In principio era The Walking
Dead, la serie tv fenomeno che ha rilanciato il genere
zombie, ma ha anche promosso un sistema produttivo innovativo che
prevede la costruzione di due storie, una su carta, nei fumetti,
l’altra in tv, la serie AMC con Andrew Lincoln. Lo
stesso sistema produttivo è stato mutuato a casa nostra dalla
Sergio Bonelli Editore, che, scesa in campo nella
produzione multimediale, ha esordito al cinema lo scorso anno con
Monolith,
contemporaneamente graphic novel e film, con il supporto di partner
importanti, quali Sky e Lock and
Valentine.
Alla luce di questo esperimento,
ragionando sul coinvolgimento del fumetto negli altri media e sullo
scambio ormai aperto tra cinema e fumetto, la quarta edizione
dell’Arf Festival, manifestazione romana
completamente ed esclusivamente dedicata alla nona arte, ha deciso
di dedicare un interessante panel a questo dialogo tra il cinema
italiano, in fermento per le proposte di genere, e i fumetti
stessi, il cui bacino di utenza si sta moltiplicando negli ultimi
anni. Il titolo del panel era “E se il cinema italiano si
innamorasse del fumetto?” e, a partecipare all’incontro,
erano presenti Vincenzo Sarno della Sergio
Bonelli Editore (direttore del reparto multimedia),
Mattia Guerra di Lucky Red,
Claudio Falconi di Lock and
Valentine, e gli autori e fumettisti (ma non solo)
Giovanni Masi, Lorenzo Ceccotti e Mauro
Uzzeo.
Ad aprire le danze è stato
Dario Moccia, che ha moderato l’incontro e ha
immediatamente portato l’attenzione sullo stimolante panorama
cinematografico italiano degli ultimi anni. Gli esempi proposti
sono stati Lo chiamavano Jeeg
Robot, titolo di Gabriele Mainetti
considerato apripista, ma anche lo stesso Monolith
di casa Bonelli, diretto da Ivan Silvestrini,
Mine di Fabio Resinaro e Fabio
Guaglione e il musical anarchico Ammore e
Malavita, dei Manetti Bros,
presentato al Festival di Venezia.
In principio era Monolith
A prendere la parola è
Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ,
che ha lavorato sia alla graphic novel di Monolith
che al film diretto poi da Silvestrini. “Monolith non è un
cinecomic, è un prodotto di due mondi che intervengono
contemporaneamente per portare avanti un’operazione che è davvero
crossmediale, ovvero che vive contemporaneamente su due medium
differenti – ci tiene a specificare Ceccotti – La storia è
uscita quasi contemporaneamente al cinema e in edicola, sono due
storie che hanno una struttura in comune, ma raccontano due vicende
completamente differenti. Di conseguenza, Monolith non è nemmeno
ascrivibile a un filone specifico come, ad esempio, quello degli
adattamenti Marvel. Va però detto che è stato
possibile perché essendosi allargata di molto l’utenza del fumetto,
si è creato un pubblico differente e si è creata anche la
possibilità di realizzare un prodotto del genere, che interessa il
cinema e l’industria del fumetto legata alla forma del libro e non
a quella seriale. Infatti Monolith non è una serie, cosa che ne ha
facilitato la trasposizione.”
Monolith è dunque
un tassello fondamentale: è stata la prima esperienza della Bonelli
in cui si è attuata la realizzazione contemporanea di un film e di
una graphic novel. Alla produzione di entrambi i prodotti ha
lavorato Lorenzo Ceccotti, che Claudio
Falcone di Lock and Valentine,
co-produttrice del film, descrive così: “Di giorno, Lorenzo
lavorava con noi al prototipo della macchina protagonista del film,
e di notte disegnava il fumetto, e credo che quella sia stata una
grande sfida per la tipologia di progetto.”
Ceccotti si è poi espresso
sulla difficoltà di lavorare su due media differenti
contemporaneamente: “Con i fumetti puoi raccontare una storia
al costo di carta e penna, quindi se disegni l’Apocalisse o un uomo
che si mette le dita nel naso, il costo è lo stesso. Per il cinema
no. Se nel cinema voglio raccontare una storia sulla fine del
mondo, so già che il budget sarà elevato. Nel fumetto questo
problema non c’è. Mentre facevo Monolith, disegnando l’automobile
mi potevo permettere di cambiare le cose e aggiustarle, ma ogni
volta che provavo a cambiare uno stop del prototipo per la macchina
per il film il budget lievitava.”
Abbiamo già citato Lo
chiamavano Jeeg Robot, il film di Gabriele
Mainetti che ha stravolto la Festa di Roma del 2016. Pur
non essendo legato al mondo del fumetto come lo è stato
Monolith, il film di Mainetti presenta dal titolo
l’omaggio a quel mondo di serie tv e anime che tanto sono amati in
Italia. E proprio per questo, si è scelto di promuovere il film con
la realizzazione di un fumetto che aveva anche copertine
variant. Un altro collegamento tra cinema e fumetto,
dunque, un altro tassello che mostra al pubblico che il fumetto può
ambire a costruire un’industria. Ma perché il pubblico main
stream si è interessato al fumetto?
L’influenza dei Marvel Studio sul
pubblico dei fumetti e l’ambizione di Dragonero
A spiegarlo è Vincenzo
Sarno, direttore del reparto multimedia della
Sergio Bonelli Editore: “Stiamo vivendo un
Rinascimento per l’industria del fumetto e l’industria del cinema.
Mai come adesso si capisce che quel meraviglioso laboratorio di
idee che è un fumetto può trovare una traduzione vincente,
non fedele, nel percorso cinematografico e televisivo. La
fruizione di un prodotto come quello Marvel, nel mercato
cinematografico, ha educato generazioni e pubblico a comprendere
grammatiche narrative che sono proprie di un altro media. Il mondo
del cinema divide l’era pre Iron Man dall’era post Iron
Man. I cinecomic prima del 2008 erano concept che
trovavano traduzione in un prodotto cinematografico che era
un’opera altra rispetto alla grammatica del fumetto. È stato il
caso dello Spider-Man di Sam Raimi, ad esempio.
Con l’arrivo di una casa editrice come la Marvel, che arriva a
produrre direttamente il film, la grammatica del fumetto tipica
della Casa delle Idee, diventa elemento fondante all’interno dei
film prodotti dalla Marvel da Iron Man in poi. Questo stesso
principio sta trovando spazio in molteplici declinazioni
cinematografiche e televisive. La Sergio Bonelli Editore apre un
dipartimento per diventare media company, che non vuol dire cedere
una licenza a una società terza che può trarre ispirazione da uno
dei nostri fumetti e realizzare un bellissimo prodotto altro. Ma
vuol dire creare dei progetto che fin da principio, possano essere
sviluppati dalla Bonelli stessa in differenti media. E questo può
essere fatto perché adesso è riconosciuto al fumetto il valore
della sua grammatica, da parte dell’industria cinematografica e
televisiva.”
Sarno procede poi a esporre
il progetto di prossima uscita legato a Dragonero,
“il più ambizioso della Bonelli, al momento”, che si
svilupperà in una serie animata di “26 episodi in 2D, tecnica
tradizionale, con inserti 3D”. Il concetto fondamentale è che
la Bonelli in persona, attraverso il dipartimento dedicato alla
produzione diretta, aperto nel 2014, si occuperà di produrre la
serie, senza concedere la property per la realizzazione di un
prodotto altro. “Oggi stiamo cercando di costruire un principio
di industrializzazione intorno alla Bonelli – spiega Sarno –
Non c’è uno studio di animazione che realizza Dragonero, è la
Bonelli che contrattualizza gli storyboard artist, è la Bonelli il
luogo in cui si fanno le riunioni per decidere plot-line e decidere
i soggetti. Il regista è contrattualizzato dalla Bonelli, il
partner è Rai, che nella divisione Rai Ragazzi è anche il
finanziatore principale.” Ma l’elemento più interessante del
lungo discorso di Sarno sembra essere l’intento del progetto:
“Stiamo per realizzare un’opera che deve essere attraente per
il pubblico italiano che conosce Dragonero, ma soprattutto deve
essere uno straordinario cartone animato per coloro che ne
fruiranno sugli schermi fuori dall’Italia
(…)
La migrazione dell’utente non è
la chiave, noi vogliamo realizzare un prodotto che sia valido anche
da solo. Vogliamo fare una bellissima serie animata, deve contenere
la grammatica di Dragonero, deve essere chiaro in ogni frame che si
tratta di Dragonero, ma non vogliamo che sia qualcosa che aiuta il
fumetto o che debba essere aiutato dal fumetto. Due entità distinte
devono trovare il personale successo, coordinarle è la chiave
fondamentale, ma realizzare il più bel cartone animato possibile la
nostra missione.” Conclude Vincenzo Sarno,
professando una dichiarazione di intenti estremamente lucida,
l’intenzione che dovrebbe tramutarsi in un prodotto di
eccellenza.
Entra in scena la Lucky Red
A questo punto però entra in gioco
il principale attore cinematografico dell’incontro, ovvero la
Lucky Red, rappresentata da Mattia
Guerra. Lo studio ha acquisito i diritti di
Golem, fumetto di LRNZ, per realizzare un film
d’animazione, con la sceneggiatura di Lorenzo
Ceccotti e Mauro Uzzeo e la regia dello
stesso Ceccotti. Ha inoltre ufficializzato lo scorso
febbraio il suo coinvolgimento ne Il Confine,
un progetto top-secret, vero e proprio mistero su cui si è
incentrato l’intero incontro.
Guerra si è espresso in merito a ciò
che significa il fumetto in rapporto al lavoro in Lucky
Red: “Sono un po’ di anni che stiamo guardando al
mondo del fumetto, al rapporto con il cinema e con i manga. Noi
siamo i distributori di Miyazaki e dello
Studio Ghibli, di Dragonball e di Mazinga. Non capivamo perchè ci
fosse questo affetto del pubblico per queste property dal Giappone,
poi abbiamo visto cosa è successo con la Marvel e abbiamo iniziato
a valutare se in Italia potesse esserci la possibilità di
sviluppare property che provenissero da esperienze italiane. Poi un
giorno sono andato a una proiezione, mi avevano detto che c’era
questo ragazzo che aveva fatto un film, Lo chiamavano Jeeg Robot. E
per assonanza con ciò che distribuisce in Italia Lucky Red, mi
hanno consigliato di vederlo.Rimango impressionato dal film, una
cosa mai vista in Italia. Così ci siamo offerti di aiutare questo
ragazzo (Gabriele Mainetti, ndr) a finire il film; lo abbiamo
portato alla Festa di Roma. Sono tutti impazziti.” Il resto è
storia recente, con il trionfo ai David di Donatello, la corsa agli
Oscar, finita a vuoto e addirittura la creazione di un vero e
proprio fandom a sostegno dell’Enzo Ceccotti di Claudio Santamaria e dello
Zingaro di Luca Marinelli.
“Abbiamo capito che c’era lo
spazio per fare qualcosa di nuovo nel cinema italiano –
continua Guerra – Poi Gabriele ci porta questo ragazzo qua
(indica Ceccotti, ndr) presentandolo come l’autore della sigla
animata della Goon Films e come l’autore di una graphic novel,
Golem, invitandoci a leggerla. Dopo una settimana abbiamo deciso di
fare il film. C’era la possibilità di fare qualcosa di
rivoluzionario nel panorama italiano, ma dovevamo trovare la chiave
giusta. Così Lorenzo ha fatto un promo, straordinario, e
grazie a questo breve video il film è stato già venduto in Cina, ma
siamo stati invitati anche al Festival di Annecy. Poi ci è stato
presentato Mauro (Uzzeo, ndr) che ci ha parlato del Confine, di cui
non possiamo dire niente. Abbiamo letto il trattamento di questa
esperienza nuova che la Bonelli voleva portare avanti e abbiamo
capito che era una cosa nuova. Abbiamo immaginato un filo che
potesse unire le esperienze di Jeeg Robot, Golem e Il
Confine, per cui siamo entrati in trattativa con la
Bonelli e adesso stiamo lavorando si questa nuova property. Il
pubblico vuole vedere questi nuovi contenuti, il fumetto e il
cinema sono due linguaggi visivi simili e abbiamo capito che questa
nuova generazione di autori ha la possibilità di portare delle
storie sul grande schermo e in tv con grande successo.”
Al momento, questi progetti sono
ancora segreti, per cui sono stati molto pochi gli elementi
condivisi dai presenti, tuttavia, almeno per quello che riguarda il
film d’animazione su Golem, è chiaro che, data la natura del
fumetto di partenza, lo sforzo più grande, in fase di scrittura,
sarà quello di adattare il materiale per un altro media: il
cinema.
Il film d’animazione su Golem

Come ha spiegato lo stesso autore
LRNZ: “Golem è un fumetto che utilizza
l’oggetto libro in maniera insolita. È un fumetto ermetico e ha
tanti elementi nascosti al suo interno e la struttura del fumetto
ti dà la possibilità, volendo, di scovare e analizzare quei
contenuti nascosti tornando a sfogliare le pagine a ritroso.
Prendere questa ricchezza e portarla all’interno di un medium che
invece si sviluppa sempre nel tempo, in avanti, è un lavoro
difficile, quindi la tecnica si deve trasformare per permettere
allo stesso livello di complessità del fumetto di trovare uno
spazio e un tempo narrativo che possa funzionare al cinema. La
parte più difficile, allo stato attuale delle cose, è la scrittura.
Dobbiamo raggiungere lo stesso obbiettivo con strumenti
diversi.”
Al lavoro di scrittura su
Golem partecipa anche Mauro
Uzzeo, già tra gli sceneggiatori di
Monolith (tutto sembra connesso), che ha spiegato:
“Io e Giovanni (Masi, co-creatore de Il Confine, anche lui
presente al panel, ndr) abbiamo lavorato insieme per anni alla
Rainbow, abbiamo fatto animazione e qui abbiamo conosciuto Lorenzo,
con cui abbiamo lavorato a un progetto. Questo collegamento serviva
a uno scopo, nel momento in cui lavoravamo a fumetti, cartoni
animati, serie tv, sentivamo tutti l’esigenza di mettere insieme
quest’esperienze in dei progetti che le potessero esaltare. Poi,
Lorenzo comincia a lavorare sul film di Golem e mi chiede di
scrivere con lui la sceneggiatura. Viene a casa mia e, data la
complessità del fumetto, gli chiedo di spiegarmi tutti i simbolismi
nascosti in Golem. Lo faccio sedere e lo filmo, mentre apre la
prima pagina e comincia a spiegare. Dopo quasi due ore eravamo
ancora a pagina 1. Nella prima pagina di Golem c’è spiegata tutta
la storia, ma si tratta di un fumetto che è un viaggio iniziatico o
quasi, ti dà delle chiavi per capire una storia, scoprendo un po’
per volta un pezzetto dell’enigma. Nel film vogliamo mantenere
questa struttura di caccia al tesoro.”
Possiamo quindi ipotizzare che le
tecniche di realizzazione di Golem saranno complesse, non
l’animazione tradizionale, e che avremo un prodotto completamente
italiano che aprirà certamente nuove strade e nuovi linguaggi.
I misteri de Il Confine
Uzzeo ha poi
continuato, arrivando a Il Confine, un progetto
per cui la Lucky Red seguirà l’adattamento televisivo in forma di
serie tv. “Nel gioco di rimpalli tra Lorenzo, Golem, la Lucky
Red, è venuta fuori la possibilità del Confine – comincia
Uzzeo – Quando viene presentato un fumetto, anche anni prima,
si sa tutto in merito alla storia, si mostrano le tavole in
anteprima e si sa ciò che accade. Per quanto riguarda Il Confine,
ci è stato chiesto espressamente di non dire niente, perché
vogliamo creare un’esperienza, vogliamo far diventare la storia un
gioco che si svela man mano e mostra i suoi misteri.” Già
l’approccio al lavoro sul fumetto è quindi differente e prevede un
coinvolgimento diverso del potenziale lettore, che viene
fidelizzato già in fase di annuncio del progetto, con il
coinvolgimento diretto: di che parla Il
Confine?
Uzzeo spiega, senza in realtà
rivelare nulla: “La Bonelli non è più quella di 10 anni fa o di
5 anni fa. Ha aperto un dipartimento di ricerca e sviluppo per
declinare le sue property nei diversi media, quindi cinema romanzi,
serie tv, cartoni animati. Quindi oggi, se dobbiamo lavorare a una
serie, questa deve già nascere con la volontà di toccare tutti
questi ambiti. E qui torniamo a me e Giovanni Masi; lavoriamo
insieme da vent’anni e siamo molto diversi, io vomito idee, lui è
il re della struttura. Così abbiamo cominciato a studiare, con in
mente un modello produttivo, che potrebbe essere quello di The
Walking Dead. In quel caso, il fumetto nasce in contemporanea con
la serie tv, ma esce un po’ prima e piano piano funge da base per
la serie, che diventa un successo planetario. No, nel Confine non
ci sono zombie. Ne abbiamo parlato anche con Robert
Kirkman (autore di The Walking Dead, ndr)
che ci disse una cosa meravigliosa ‘Voi pensate che io sia
un genio perché ho fatto TWD o Outcast che sono dei successi
planetari, ma adesso vi giro la cartella del 98 progetti su 100 che
mi hanno bocciato. Per cui se posso darvi un suggerimento è
presentate 100 progetti’. Noi ci siamo concentrati su Il
Confine, l’abbiamo presentato e la Bonelli ha pensato subito a come
muoversi in ambito tv o cinema, c’è stata una trattativa lunga ma
Lucky Red è stata identificata subito come partner per spirito di
affiliazione, loro potevano lanciarsi in quest’avventura con
noi.”
Giovanni Masi
aggiunge: “Lavorare a una cosa come Il Confine, significa farsi
tantissime domande perché devi cominciare a dare le risposte appena
presenti il progetto. E questa è una cosa per cui ci vuole un po’
di tempo. Per fortuna, secondo Vincenzo Sarno eravamo stati
abbastanza bravi da aver pensato già alle risposte per la maggior
parte delle domande di produzione poste dalla storia. Per questo il
progetto è andato avanti velocemente. È figlio della nostra
esperienza, come diceva Mauro, per cui l’esperienza alla Rainbow,
l’esperienza in produzione per altre realtà ci ha permesso di
arrivare a Bonelli e poi a Lucky Red, identificando subito quali
erano le cose che volevamo portare avanti. Questo significa anche
che vi chiediamo un po’ di pazienza, vi chiediamo di giocare con
noi nei prossimi mesi. Arriveranno più dettagli, e vi vorremmo
molto partecipi nel lancio del progetto. Ma più di questo non
possiamo dirvi.”
E, anche in merito al Confine, torna
a comparire la figura di Lorenzo Ceccotti, che
sembra il vero anello di congiunzione di questi progetti.
Mauro Uzzeo infatti dichiara: “Lo stesso
Lorenzo ha realizzato la prima immagine, il primo teaser poster del
Confine. Perché lui sarà…” “… il copertinista” conclude Masi.
“Ceccotti vestirà tutti gli albi della serie e, conoscendolo,
non farà il classico lavoro del copertinista. Abbiamo già
cominciato con lui una serie di riunioni continue in cui ragioniamo
su ogni singolo aspetto di comunicazione della serie. Da questo
momento, con la prima immagine, cominciate a entrare nel gioco del
Confine.”
Ed ecco il teaser poster, diffuso
ufficialmente dal sito della Sergio Bonelli Editore:

“Si può aggiungere che il primo
numero vedrà ai testi il prode Giovanni Masi e il sottoscritto, ai
layout (anche di tutta la serie) Federico Rossi
Edrighi e ai disegni Giuseppe
Palumbo – prosegue Uzzeo – È una serie regolare,
uscirà per tanti albi (con l’etichetta Audace di Sergio
Bonelli Editore, ndr), e possiamo rivelare che il secondo
numero sarà disegnato da Bruno Cannucciari. E
posso aggiungere che la storia è ambientata ai giorni nostri, ma
nient’altro. Quando abbiamo cominciato a lavorare alla serie,
abbiamo coinvolto tutti alla Bonelli, da Michele Masiero a Davide
Bonelli e Simone Rondi, ma anche e soprattutto Vincenzo Sarno,
perché volevamo puntare tutto sulle potenzialità multimediali di
questa idea. Per questa esperienza, lascio la parola a
lui.”
E alle parole di Vincenzo
Sarno, vero e proprio Don Draper
italiano, affidiamo la conclusione di questo lungo e
interessante incontro, che ci fa tanto ben sperare per il futuro
dell’industria cinematografica e televisiva italiana. “Sono
emozionatissimo – esordisce Sarno, parlando del Confine –
Credo che qualsiasi persona in questa sala abbia un’idea per
una serie, e tantissime sono le proposte che arrivano alla Bonelli,
i lettori che si appassionano ai fumetti sono sempre di più, e
tanti provano a proporci qualcosa. Questa idea, per tutti noi della
Bonelli, non aveva prezzo, era la migliore che si potesse trovare
su un tavolo. Quando abbiamo incontrato gli autori, è stato
incredibile. Quando vedete la passione in qualcuno, il lavoro che
sta facendo diventa magico, speciale. Quando Mauro e Giovanni ci
hanno raccontato Il Confine, le loro qualità straordinarie di
professionisti del settore del fumetto, della televisione e del
cinema sono passate in secondo piano, perché la loro passione nel
raccontare questa idea era incredibile. Era come un’onda, eravamo
in una sala parto perché stavamo assistendo alla nascita di un’idea
incredibile, e quando loro sono andati via dall’ufficio, la
direzione si è riunita e ci siamo chiesti dove fare il nostro
investimento, dove puntare per il futuro della Sergio Bonelli
Editore, dove mettere le risorse per dare al pubblico italiano
un’esperienza completamente nuova e fargli percepire quella
passione. Abbiamo scelto di puntare sul Confine. Da oggi, Il
Confine diventa un’esperienza anche per voi. In questa immagine
(vedi sopra, ndr) ci sono tutti i dettagli di un enigma complesso
che soltanto voi riuscirete a risolvere. Quello che vi chiediamo è
di fare un patto, con noi, di memorizzare l’immagine e di provare a
capire quali sono gli indizi e di seguirci nei prossimi mesi per
scovare cosa si nasconde dietro tutta questa passione con cui due
persone (Masi-Uzzeo) hanno scelto di raccontarvi la più grande
avventura possibile.”