Il
Trono di Spade (Game of Thrones) è la
serie tv creata da David Benioff e D. B.
Weiss e adattamento dell’omonimo romanzo di G. R. R.
Martin. con Sean
Bean nei panni di Eddard Stark, Peter
Dinklage nei panni Tyrion
Lannister, Emilia
Clarke nei panni Daenerys
Targaryen, Mark Addy nei panni Robert
Baratheon, Maisie
Williams nei panni Arya Stark e Jack
Gleeson nei panni Joffrey Baratheon.
La trama di Game of
Thrones
Sette regni, guidati da altrettante
potenti famiglie formano le terre del Westeros, immaginario e
continente dove gli inverni e le estati possono durare decenni,
uniti sotto la corona dell’ormai stanco e trascurato conquistatore
Robert Baratheon: quando Lord Eddard Stark, signore di Grande
Inverno (Winterfell), verrà chiamato ad Approdo del Re (King’s
Landing) per diventare primo cavaliere del sovrano, scoprirà di
essere una pedina dello spietato e infido gioco di potere per la
conquista del trono di spade, portando alla luce un terribile
segreto che scatenerà la vendetta della regina e del suo terribile
clan, i Lannister. Nel frattempo Daenerys, figlia del precedente
sovrano della decaduta dinastia Targaryen, vive al di là del Mare
Stretto in esilio quando viene data in sposa dal crudele fratello
Vyresis a Khal Drogo, signore del selvaggio popolo dei Dothraki, in
cambio di supporto militare per riconquistare Westeros.

La serie tv
Il fantasy (un genere che o si ama
o si odia), un romanzo complesso dalla ricchezza di trame
difficilmente eguagliabile e un budget ingente: molte erano le
rischiose premesse a “Game of Thrones” nuovo investimento
della HBO, che nel trasporre sullo schermo le
Cronache del viaggio e del fuoco (A Song of Ice and Fire) di G. R.
R. Martin è riuscita a realizzare un prodotto non solo di
grandissima qualità ma anche un notevole successo di pubblico.
Dopo una sigla di apertura che con
furbizia ci mostra immediatamente la mappa politica di Westeros, la
serie esordisce con l’ingrato compito di introdurre le regole del
gioco, frenando l’azione nel tentativo di risolvere l’inevitabile
smarrimento iniziale dato dalla varietà di nomi appartenenti alle
varie famiglie; basta poco però per capire che, nonostante sia
priva di scontri epocali e le forze sovrannaturali al di là del
confine intervengano assai poco nelle vicende degli uomini, la vera
forza di questo fantasy atipico viene da ben altro.
Da molti considerato l’erede
americano del re del fantasy J.R..R.Tolkien, Martin ha scritto
un’epopea che ha in realtà ben poco in comune con le atmosfere del
Signore degli Anelli: in un medioevo cupo e violento non troppo
diverso dal nostro dove congiure e tradimenti danzano a ritmo di
sesso e morte, la scacchiera del gioco dei troni è governata da dei
che non hanno gli occhi per vedere e che difficilmente lasciano che
il bene trionfi sul male: come pedine, i personaggi fanno la loro
parte nel disegno con straordinaria e profonda umanità,
difficilmente etichettabili dietro la classica trincea dei buoni e
dei cattivi, cavalieri e dame di onore antico o terribile crudeltà,
coraggiosi e temerari ma anche corrotti e opportunisti.
L’ottima sceneggiatura di David
Benioff (La
25esima Ora, Troy)
e D.B. Weiss con la collaborazione dello stesso Martin ci regala
una galleria di caratteri curati con un’attenzione che raramente di
vede per una serie televisiva: il nobile Lord Eddard “Ned Stark”,
signore di Grande Inverno che trova in Sean
Bean (già Boromir nel Il
Signore degli Anelli) l’interprete ideale è la forza più
positiva della serie, guidato sempre dall’onore e dalla lealtà al
proprio dovere e alla famiglia (non per niente è protagonista
dell’episodio più bello e sconvolgente della stagione), eppure a
restare più impresse sono soprattutto figure ambigue
come Peter
Dinklage nel ruolo di Tyrion, figlio minore del
clan Lannister detto “il folletto” perché affetto da nanismo,
dotato di arguzia e intelligenza oltre che della spietatezza tipica
della sua casata e soprattutto Daenerys Targaryen, nell’ottima
interpretazione dell’esordiente Emilia
Clarke: cresciuta senza una patria e venduta in sposa
dall’inquieto fratello al forte capo Tribù Khal Drogo, dovrà
intraprendere un percorso di crescita fatto di errori e sofferenza
per guadagnarsi l’appartenenza all’unico popolo che abbia mai
conosciuto e la consapevolezza del suo ruolo di ultima e vera erede
al trono di spade.
Per quanto eccellenti siano le
prove dei numerosi adulti coinvolti, la vera sorpresa resta
comunque il giovanissimo cast, nel quale spiccano Jack Gleeson nei
panni dell’insopportabile e odioso figlio adolescente del re
Joffrey Baratheon e la bravissima Maisie
Williams che con Arya Stark, indomita figlia
undicenne di Ned, ci regala una principessa guerriera degna del
coraggio di Eowyn e della forza di Giovanna D’Arco.
Girato fra Irlanda, Malta e
Marocco, Game of Thrones dirige la sua complessa orchestra con
grande mestiere sulle note di tema di Ramin Djawadi (già un cult
nella rete a suon di remix e variazioni) senza sfuggire ad alcune
stonature (una certa crudeltà gratuita verso gli animali, la rapida
trasformazione di Daenerys da sposa violentata a moglie innamorata,
l’ingiusta scelta di stordire Tyrion prima della battaglia per
evidenti esigenze economiche togliendogli il suo momento di gloria,
alcune scene di sesso abbastanza trash) ma che poco tolgono
all’armonia generale: Westeros prende vita dalle fredde foreste del
nord ai torridi campi di Vaes Dothrak e diventa un grande ventaglio
di popoli lontanissimi fra loro per usi, costumi, acconciature e
armature come solo un grande continente reale e palpabile può
essere.
In arrivo su Sky Cinema 1 il
prossimo autunno, la serie ci lascia quindi in trepidante attesa
per la seconda stagione (già ordinata per la primavera 2012) che
senza dubbio non dimenticherà il gusto per l’intrigo, sperando che
nel frattempo il pigro G.R.R. Martin si decida a completare la saga
letteraria, lasciata senza un nuovo capitolo dal 2005.