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The Death and Life of John F. Donovan: Portman e Tremblay nei nuovi poster

In esclusiva su Vanity Fair sono stati diffusi altri due character poster di The Death and Life of John F. Donovan, il debutto in lingua inglese di Xavier Dolan, che vede protagonisti Natalie Portman e Jacob Tremblay.

Alla rivista, Xavier Dolan ha raccontato che Tremblay sarà un giovane fan ossessionato da John Donovan (Kit Harington), mentre Natalie Portman interpreterà la madre del ragazzino.

Guarda le prime foto da set di The Death and Life of John F. Donovan

Nel cast del film compaiono Kit HaringtonJessica Chastain, Natalie PortmanSusan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Michael Gambon, Bella Thorne, Thandie Newton, Chris Zylka, Jacob Tremblay e Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.

La storia verte intorno alla carriera della star televisiva John F. Donovan (Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.

 
 

The Death and Life of John F. Donovan: le foto dal set di Xavier Dolan

Continuano le riprese dal set di The Death and Life of John F. Donovan, il primo film in lingua inglese di Xavier Dolan, che vede schierato per lui un cast di stelle di prim’ordine.

Le prime foto dal set di The Death and Life of John F. Donovan

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Nel cast del film compaiono Kit HaringtonJessica Chastain, Natalie PortmanSusan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Michael Gambon, Bella Thorne, Thandie Newton, Chris Zylka, Jacob Tremblay e Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.

La storia verte intorno alla carriera della star televisiva John F. Donovan (Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.

 
 

The Death and Life of John F. Donovan: Jessica Chastain nel primo poster

The Death and Life of John F. Donovan

Via Instagram, Xavier Dolan ha diffuso il primo poster di The Death and Life of John F. Donovan, il suo debutto in lingua inglese, che vede al centro della scena Jessica Chastain.

Guarda le prime foto da set di The Death and Life of John F. Donovan

Nel cast del film compaiono Kit HaringtonJessica Chastain, Natalie PortmanSusan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Michael Gambon, Bella Thorne, Thandie Newton, Chris Zylka, Jacob Tremblay e Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.

La storia verte intorno alla carriera della star televisiva John F. Donovan (Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.

UPDATE

La Lucky Red ha appena condiviso la versione italiana del poster del film, che da noi si intitolerà La mia vita con John F. Donovan. Eccolo di seguito:

 
 

The Death and Life of John F. Donovan: il trailer del nuovo film di Xavier Dolan

È stato finalmente diffuso il primo trailer di The Death and Life of John F. Donovan, il nuovo film di Xavier Dolan, il primo in lingua inglese del regista canadese.

Nel cast del film compaiono Kit HaringtonNatalie PortmanSusan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Michael Gambon, Bella Thorne, Thandie Newton, Chris Zylka, Jacob Tremblay e Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.

La storia verte intorno alla carriera della star televisiva John F. Donovan (Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.

Jessica Chastain tagliata da The Death and Life of John F. Donovan di Xavier Dolan

 
 

The Death and Life of John F. Donovan di Xavier Dolan al TIFF

The Death and Life of John F. Donovan

Ha scelto Instagram, Xavier Dolan, per annunciare che il tanto chiacchierato The Death and Life of John F. Donovan, suo primo film in lingua inglese, sarà presentato in anteprima al Toronto International Film Festival 2018, il prossimo settembre.

Il film, che si sapeva non sarebbe stato a Cannes ma che si aspettava a Venezia, sarà quindi presentato in Canada, alla presenza del regista e del cast al completo (presumibilmente).

Nel cast del film compaiono Kit HaringtonNatalie PortmanSusan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Michael Gambon, Bella Thorne, Thandie Newton, Chris Zylka, Jacob Tremblay e Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.

La storia verte intorno alla carriera della star televisiva John F. Donovan (Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.

Jessica Chastain tagliata da The Death and Life of John F. Donovan di Xavier Dolan

 
 

The Dead don’t Die: recensione del film di Jim Jarmusch

the dead don't die i morti non muoiono

In apertura di Cannes 2019, presentato in Concorso, The Dead don’t Die è il nuovo film di Jim Jarmusch, che sulla carta si presentava come un instant cult. Uno zombie movie hipster, apparentemente stralunato, che piuttosto che seguire la lezione vincente di Shaun of the Dead o dei classici di Romero, traccia una propria strada, perfettamente in linea con lo stile del suo autore.

Siamo a Centerville, “un posto davvero carino”, come recita l’insegna all’ingresso della cittadina, un luogo comune di ogni piccolo centro ddella provincia americana, con una tavola calda, un motel, una stazione di benzina, una centrale di polizia, un carcere, tutti i “luoghi comuni” nel senso stretto della parola, che caratterizzano questi centri abitati. I protagonisti sono una coppia di poliziotti, Cliff e Ronnie (Bill Murray e Adam Driver); i due, di pattuglia, si accorgono che gli strumenti elettronici sono in tilt. La causa è il fracking polare che ha spostato l’asse di rotazione della Terra, una motivazione scientifica che però dà inizio all’apocalisse zombie, evento che sembra non sorprendere troppo il razionale Ronnie.

Gli zombie di The Dead don’t Die sono esattamente come la storia del cinema ce li ha raccontati prima, solo che non fanno eccessivamente paura, sono piuttosto degli stereotipi delle abitudini e dei vizi della società contemporanea, non solo dell’America Trumpiana, una società pigra, spinta dall’inerzia. E questo sembra essere il ritmo del film stesso, che procede lentamente come i nostri amici zombie, per i quali non si può non provare simpatia, soprattutto se sono interpretati da Iggy Pop. Il nodo, se così possiamo chiamarlo, del film di Jarmusch arriva proprio nella contrapposizione tra la volontà di raccontare la contemporaneità, senza farlo con la dovuta cattiveria, e la tranquillità con cui il regista traccia un ritratto con toni apparentemente svogliati ma che risultano fedeli al suo modo di comunicare con pubblico, attori e generi.

Il risultato è la dichiarazione, inequivocabile, che per Jarmusch quella che stiamo vivendo noi adesso sia già un’Apocalisse e che gli zombie siamo affettivamente noi. La metafora, inevitabile per un film sui non morti, è lapalissiana, forse meno incisiva di quanto il genere ci ha mostrato all’inizio della sua storia cinematografica con Romero. Forse c’è dell’autocompiacimento nei riferimenti meta-testuali, nelle gag che strizzano l’occhio alla cultura pop, nello giocare a carte scoperte con una scrittura che infrange non solo la comunicazione tra personaggi e pubblico, ma anche quella tra personaggio e attore che lo interpreta. Tuttavia si può comunque godere di un sorriso compiaciuto per buona parte del film.

Certo, la sostanza sembra latitare e il film si riduce proprio a questo, a un sorriso soddisfatto per aver colto l’ennesima citazione, condizione che in assoluto non rappresenta un male, ma che senza dubbio lascia una sensazione di insoddisfazione rispetto a ciò che ci si aspetta dal regista. Resta, del film, la bellezza di un cast che sebbene non è sfruttato al 100% delle possibilità, regala personaggi incredibili, tra cui spiccano quelli interpretati da Tilda Swinton e da Adam Driver.

Guarda il trailer di The Dead don’t Die

 
 

The Dead Don’t Die: il trailer del nuovo film di Jim Jarmusch

La Focus Features ha diffuso il primo trailer di The Dead Don’t Die, il nuovo film di Jim Jarmusch che è trai titoli più attesi e papabili per il prossimo Festival di Cannes 2019.

È plausibile per il regista tornare a Cannes 2019, dopo esserci stato appena tre anni fa con il delicatissimo Paterson. Il film potrebbe essere una sorta di approfondimenti di quanto già realizzato con Solo gli amanti sopravvivono, e il film prevede la presenza della stessa Swinton.

Il film è scritto e diretto da Jarmusch e nella prima sinossi si legge: il più grande cast di zombie mai smembrato, con Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Rosie Perez, Iggy Pop, Sara Driver, RZA, Selena Gomez, Carol Kane, Austin Butler, Luka Sabbat e Tom Waits

Fonte: Focus Features

 
 

The Day Of The Jackal: trailer della nuova serie di spionaggio con Eddie Redmayne

Eddie Redmayne in The Day Of The Jackal

Un uomo dai mille volti, un professionista insospettabile e silenzioso, celebre per essere assolutamente infallibile nel suo lavoro: lo Sciacallo, uno spietato assassino, si ritrova ora nel mirino dei servizi segreti inglesi. Il racconto della sua leggendaria, incredibile fuga e della caccia all’uomo che ne seguirà è al centro della nuova serie Sky Original The Day Of The Jackal, dall’8 novembre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, di cui Sky e Peacock rilasciano oggi il trailer ufficiale. Rivisitazione contemporanea in 10 episodi dell’iconico thriller, la serie vede protagonisti il vincitore del premio Oscar®, del Tony e del BAFTA Award Eddie Redmayne (The Good Nurse, La Teoria del Tutto), la vincitrice del BAFTA Rising Star Award Lashana Lynch (Bob Marley: One Love, The Woman King, No Time To Die) e la star internazionale Úrsula Corbero (La Casa di Carta).

Assassino solitario, sfuggente e implacabile, lo Sciacallo (Eddie Redmayne) si guadagna da vivere uccidendo su commissione. Ma mentre è al lavoro per il suo prossimo incarico, si trova ad affrontare un avversario inaspettato, Bianca (Lashana Lynch), una tenace ufficiale dell’MI6, l’intelligence britannica, che si impegnerà in una implacabile caccia all’uomo in giro per l’Europa per riuscire a catturarlo.

Il cast di The Day Of The Jackal

Nel cast anche Charles Dance (Il Trono di Spade, The King’s Man) nel ruolo di Timothy Winthrop,Richard Dormer (Blue Lights, Fortitude, Il Trono di Spade) in quello di Norman, Chukwudi Iwuji (Guardiani della Galassia Vol.3, The Split) nei panni di Osita Halcrow, Lia Williams (The Capture, The Crown) in quelli di Isabel Kirby, Khalid Abdalla (The Crown, Il Cacciatore di Aquiloni) che sarà Ulle Dag Charles, Eleanor Matsuura (The Walking Dead, I Used To Be Famous) nel ruolo di Zina Jansone, Jonjo O’Neill (Andor, Bad Sisters) in quello di Edward Carver, Nick Blood (Slow Horses) che interpreterà Vince e Sule Rimi (Classified, Andor) e  Florisa Kamara (Eastenders) nei ruoli di – rispettivamente – Paul e Jasmin Pullman.

L’adattamento in 10 episodi è basato sull’influente romanzo di Frederick Forsyth e sul successivo pluripremiato film del 1973 della Universal Pictures. La serie, prodotta da Carnival Films, parte di Universal International Studios, una divisione di Universal Studio Group, è stata commissionata da Sky Studios e Peacock.

The Day Of The Jackal è scritta e adattata dallo showrunner Ronan Bennett, creatore e sceneggiatore dell’acclamato Top Boy. Lead director della serie è Brian Kirk, regista pluripremiato a livello internazionale (Il Trono di Spade, Luther, Boardwalk Empire).

Gareth Neame e Nigel Marchant sono produttori esecutivi per Carnival Films. Redmayne e Lynch sono anche, rispettivamente, produttore esecutivo e co-produttrice esecutiva. Sam Hoyle è produttrice esecutiva per Sky Studios. Sue Naegle è produttrice esecutiva e Marianne Buckland è co-produttrice esecutiva. Christopher Hall è produttore, Emily Shapland è co-produttrice. Frederick Forsyth è consulting producer.

La serie arriverà su Sky e NOW nel Regno Unito, in Irlanda, in Italia, in Germania, in Svizzera e in Austria e su Peacock negli Stati Uniti. NBCUniversal Global TV Distribution si occupa delle vendite internazionali.

 
 

The Day Of The Jackal dall’8 novembre su SKY e NOW

Eddie Redmayne in The Day Of The Jackal

Un uomo dai mille volti, un assassino insospettabile e altamente qualificato infallibile nel suo lavoro: è lo Sciacallo, spietato cacciatore che diventa preda quando, portato a termine l’ennesimo incarico di alto profilo, si ritrova nel mirino dei servizi segreti inglesi. Il racconto della sua leggendaria fuga e della caccia all’uomo in giro per l’Europa che ne seguirà è al centro della nuova serie Sky Original The Day Of The Jackal, dall’8 novembre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Rivisitazione contemporanea in 10 episodi dell’influente romanzo di Frederick Forsyth “Il giorno dello sciacallo” e del successivo pluripremiato film del 1973 della Universal Pictures, la serie vede protagonisti il vincitore del premio Oscar®, del Tony e del BAFTA Award Eddie Redmayne (The Good Nurse, La Teoria del Tutto), la vincitrice del BAFTA Rising Star Award Lashana Lynch (Bob Marley: One Love, The Woman King, No Time To Die) e la star internazionale Úrsula Corbero (La Casa di Carta).

Assassino solitario, sfuggente e implacabile, lo Sciacallo (Eddie Redmayne) si guadagna da vivere uccidendo su commissione. Ma mentre è al lavoro per il suo prossimo incarico, si trova ad affrontare un avversario inaspettato, Bianca (Lashana Lynch), una tenace agente dell’MI6, l’intelligence britannica, che si impegnerà in una implacabile caccia all’uomo in giro per l’Europa per riuscire a catturarlo.

Nel cast anche Charles Dance (Il Trono di Spade, The King’s Man) nel ruolo di Timothy Winthrop,Richard Dormer (Blue Lights, Fortitude, Il Trono di Spade) in quello di Norman, Chukwudi Iwuji (Guardiani della Galassia Vol.3, The Split) nei panni di Osita Halcrow, Lia Williams (The Capture, The Crown) in quelli di Isabel Kirby, Khalid Abdalla (The Crown, Il Cacciatore di Aquiloni) che nella serie è Ulle Dag Charles, Eleanor Matsuura (The Walking Dead, I Used To Be Famous) nel ruolo di Zina Jansone, Jonjo O’Neill (Andor, Bad Sisters) in quello di Edward Carver, Nick Blood (Slow Horses) che interpreta Vince e Sule Rimi (Classified, Andor) e  Florisa Kamara (Eastenders) nei ruoli di, rispettivamente, Paul e Jasmin Pullman.

Prodotta da Carnival Films, parte di Universal International Studios, una divisione di Universal Studio Group, The Day Of The Jackal è stata commissionata da Sky Studios e Peacock. La serie è scritta e adattata dallo showrunner Ronan Bennett, creatore e sceneggiatore dell’acclamata Top Boy. Lead director della serie è Brian Kirk, regista pluripremiato a livello internazionale (Il Trono di Spade, Luther, Boardwalk Empire).

Gareth Neame e Nigel Marchant sono produttori esecutivi per Carnival Films. Redmayne e Lynch sono anche, rispettivamente, produttore esecutivo e co-produttrice esecutiva. Sam Hoyle è produttrice esecutiva per Sky Studios. Sue Naegle è produttrice esecutiva e Marianne Buckland è co-produttrice esecutiva. Christopher Hall è produttore, Emily Shapland è co-produttrice. Frederick Forsyth è consulting producer.

La serie arriverà su Sky e NOW nel Regno Unito, in Irlanda, in Italia, in Germania, in Svizzera e in Austria e su Peacock negli Stati Uniti. NBCUniversal Global TV Distribution si occupa delle vendite internazionali.

 
 

The Day Of The Jackal – Stagione 2: la prossima missione dello sciacallo anticipata dai produttori esecutivi

The Day Of The Jackal - Stagione 2

Gli EP di The Day Of The Jackal anticipano le missioni della seconda stagione dello Sciacallo (Eddie Redmayne) e le sue motivazioni dopo il colpo di scena della prima stagione, che ha portato il remake televisivo su una strada diversa rispetto al film di Fred Zinnemann del 1973 e al romanzo di Frederick Forsyth del 1971. Non solo lo Sciacallo riesce a portare a termine un altro colpo quasi impossibile, ma sopravvive anche all’incontro faccia a faccia con l’agente dell’MI6 Bianca Pullman (Lashana Lynch), che avrebbe dovuto catturarlo.

Gareth Neame e Nigel Marchant, i produttori esecutivi della serie, spiegano a The Hollywood Reporter cosa succederà allo sciacallo nella seconda stagione, che ha già ricevuto il via libera. Neame rivela che “c’è una questione importante in sospeso” per lo sciacallo , con la moglie e il figlio dispersi e un debito da saldare. Marchant aggiunge che “sanno qual è la sua priorità, in termini di quale sarà la sua prossima missione”, ovvero la sua famiglia, ma se lo sciacallo avrà successo lo scopriremo nella seconda stagione. Ecco cosa hanno detto:

Neame: C’è una questione importante in sospeso.

Marchant: In realtà sappiamo qual è la sua priorità, in termini di quale sarà la sua prossima missione. Sta cercando di trovare [la sua famiglia]. Se ci riuscirà o meno, staremo a vedere.

Cosa significa questo per The Day Of The Jackal – Stagione 2

Eddie Redmayne in The Day Of The Jackal

Lo sciacallo è impegnato in una missione diversa

Sembra che la seconda stagione riprenderà da dove si è conclusa la prima. Lo sciacallo ha dovuto lottare molto durante la sua ultima missione per eliminare un miliardario del settore tecnologico, Ulle Dag Charles, alias UDC (Khalid Abdalla). Assoldato dal concorrente Dance Timothy Winthrop (Charles Dance), l’assassino avrebbe dovuto impedire il lancio di River. Tuttavia, lo sciacallo non riesce a sparare al momento del lancio. Ci riprova nel finale di due episodi e porta a termine il lavoro.

La complicazione è seguita da un altro problema quando lo sciacallo incontra Zina (Eleanor Matsuura), che dovrebbe consegnargli il resto del compenso, ma Winthrop non ha intenzione di pagare per l’omicidio e ha messo entrambi nel mirino. C’è un debito da saldare, ma lo sciacallo lascia l’incontro, lasciando intendere che prima andrà a cercare sua moglie e suo figlio. Il commento dei produttori esecutivi conferma la destinazione del soldato d’élite diventato assassino di Redwayne e il diverso tipo di missione che condurrà nella seconda stagione.

 
 

The Day Of The Jackal – Stagione 2: cast, trama e tutto quello che sappiamo

The Day Of The Jackal - Stagione 2

Peacock ha fatto centro con il suo nuovissimo adattamento del classico romanzo thriller, e ora The Day of the Jackal è stato rinnovato per una seconda stagione. Basato sull’omonimo libro di Frederick Forsyth, l’avvincente storia di spionaggio modernizza il racconto e riguarda il famigerato assassino britannico, lo Sciacallo, e il determinato agente dei servizi segreti incaricato di catturarlo. Mantenendo tutte le caratteristiche del genere thriller di spionaggio che rendono così avvincenti le opere di Forsyth, la nuova versione di The Day Of The Jackal o aggiunge il giusto tocco di modernità per mantenere la storia fresca e nuova.

Coproduzione britannica e americana, la prima stagione di The Day Of The Jackal  va in onda quasi contemporaneamente su entrambe le sponde dell’Atlantico e ha ottenuto ottimi voti dalla critica. Con Eddie Redmayne nel ruolo del protagonista, la storia si svolge nel tipico stile thriller, ma la serie ha aggiunto nuovi colpi di scena per mantenere viva l’attenzione. Il successo della prima stagione ha reso chiaro fin dall’inizio che The Day Of The Jackal non era destinato a essere una miniserie. Detto questo, Peacock e Sky hanno rinnovato preventivamente la serie per una seconda stagione.

Ultime notizie su The Day Of The Jackal – Stagione 2

Con la seconda stagione già ordinata, le ultime notizie arrivano sotto forma di un’anteprima della trama di The Day of the Jackal – stagione 2. L’aggiornamento arriva direttamente dai produttori esecutivi Gareth Neame e Nigel Marchant, che hanno lasciato alcune anticipazioni su ciò che accadrà a The Jackal nella prossima stagione. Loro “sanno qual è la sua priorità, in termini di quale sarà la sua prossima missione”, e ha qualcosa a che fare con la ricerca della sua famiglia. Dato che lo Sciacallo è una figura così misteriosa, questo probabilmente costituirà la parte principale della stagione.

Leggi qui i commenti di Neame e Marchant:

Neame: C’è una questione importante in sospeso.

Marchant: Sappiamo effettivamente qual è la sua priorità, in termini di quale sarà la sua prossima missione. Sta cercando di trovare [la sua famiglia]. Se ci riuscirà o meno, staremo a vedere.

La seconda stagione di The Day of the Jackal è confermata

A differenza della serie stessa, ricca di suspense, non c’era molta tensione riguardo al rinnovo di The Day of the Jackal per la seconda stagione. Sky e Peacock hanno messo fine alle speculazioni quando a novembre 2024 è stato annunciato che la serie era stata rinnovata. L’annuncio è arrivato a poche settimane dalla fine della prima stagione, il che suggerisce che la seconda stagione fosse già in programma. Sebbene non si conoscano ancora molti dettagli sulla seconda stagione, si presume che il cast e il team creativo torneranno a ricoprire i loro ruoli.

The Day of the Jackal è stato trasmesso per la prima volta il 7 novembre 2024 nel Regno Unito e il 14 novembre 2024 negli Stati Uniti.

Dettagli sul cast della seconda stagione di The Day Of The Jackal

Prevedere il cast della seconda stagione di The Day of the Jackal è difficile in questo momento perché non è chiaro quale direzione prenderà la seconda stagione. Sebbene la stagione sia stata confermata, non si sa se sarà una continuazione diretta della trama della prima stagione o se ci saranno dei cambiamenti. Pertanto, è lecito supporre che i protagonisti principali saranno presenti nella seconda stagione, almeno fino a quando non saranno disponibili ulteriori informazioni. Eddie Redmayne è confermato nel ruolo del protagonista Jackal, mentre Lashana Lynch è praticamente certa di interpretare la tenace agente dell’MI6 Bianca Pullman.

Osita Halcrow, interpretato da Chukwudi Iwuji, è il diretto superiore di Bianca all’MI6 e probabilmente tornerà anche lui. Nel frattempo, dovrebbero tornare anche altri alti funzionari dell’organizzazione governativa, come Lia Williams nel ruolo del vice capo dell’MI6 Isabel Kirby e Jonjo O’Neill nel ruolo del fixer dell’MI6 Edward Carver. Personaggi più oscuri come Timothy Winthrop, interpretato da Charles Dance, potrebbero non tornare per assumere lo Sciacallo nella seconda stagione, ma tutto dipenderà da come si svilupperà la trama.

Dettagli sulla trama della seconda stagione di The Day Of The Jackal

Non è facile prevedere la trama della seconda stagione di The Day of the Jackal, poiché si prevede che la prima stagione concluderà la trama classica, ma modernizzata, del romanzo di Forsyth. Tenendo questo a mente, la seconda stagione probabilmente inventerà una nuova storia per il micidiale assassino e continuerà la caccia al Jackal da parte dell’MI6. Questo sarebbe l’approccio più logico per la seconda stagione e permetterebbe alla trama di Bianca di svilupparsi man mano che lei diventa sempre più determinata a catturarlo.

D’altra parte, la seconda stagione di The Day of the Jackal potrebbe essere un prequel che esplora le origini del personaggio principale e mostra le missioni precedenti che lo hanno reso un killer così temibile. Qualunque cosa accada, rimarrà un mistero fino a quando non sarà stata pubblicata l’intera prima stagione di questo thriller dal ritmo serrato.

 
 

The Day Of The Jackal – stagione 2 riceve un nuovo entusiasmante aggiornamento da Eddie Redmayne

Eddie Redmayne in The Day Of The Jackal

Eddie Redmayne ha stuzzicato i fan con un nuovo entusiasmante aggiornamento sul suo imminente ritorno nella seconda stagione di The Day of the Jackal. Basato sull’omonimo romanzo di Frederick Forsyth del 1971, Redmayne è il terzo attore a interpretare il misterioso assassino noto come lo Sciacallo, dopo che i precedenti adattamenti cinematografici hanno visto il personaggio interpretato da Edward Fox nel 1973 e Bruce Willis nel The Jackal del 1997. Accolto con recensioni largamente positive e valse a Redmayne numerose nomination, The Day of the Jackal è stato rinnovato per una seconda stagione poco dopo il suo debutto in streaming nel novembre 2024.

In un’intervista a The Hollywood Reporter, Redmayne ha espresso il suo entusiasmo per il ruolo in Il giorno dello sciacallo. Descrivendo la serie come un “parco giochi per attori”, la star ha spiegato che sono stati la natura clandestina del personaggio e la sua propensione ad adottare travestimenti e accenti diversi a rendere il ruolo così attraente per lui. Ecco i suoi commenti:

È il sogno di ogni attore. Descrivo questa serie come una sorta di parco giochi per attori, tutte quelle cose che quando sei piccolo e ti fanno appassionare alla recitazione, come cambiare voce, usare accenti diversi, parlare altre lingue, cambiare aspetto, truccarsi, fare acrobazie, tutto questo, ma anche un’intensità emotiva molto profonda. C’era tutto. Per me è stato molto facile dire di sì.

Redmayne è stato anche interrogato sui piani per la seconda stagione di The Day of the Jackal, e sebbene non abbia potuto rivelare dove porterà il suo personaggio, ha rivelato di aver già letto alcune sceneggiature della nuova stagione. Ha anche suggerito di essere entusiasta di vedere se la prossima stagione della serie riuscirà a superare i limiti raggiunti finora. Ecco i suoi commenti finali:

Non posso dire letteralmente nulla [sulla seconda stagione]. Sono molto orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto e sono entusiasta di vedere se riusciremo a portarlo a un livello superiore.

Cosa significano i commenti di Eddie Redmayne per la seconda stagione di The Day of the Jackal

Con il finale della prima stagione di The Day of the Jackal che ha lasciato molte trame irrisolte, i recenti commenti di Redmayne sono una buona notizia per i fan ansiosi di vedere se il suo assassino protagonista riuscirà a vendicarsi del suo ex datore di lavoro. Abbandonato dalla sua famiglia e tradito da Timothy Winthrop, interpretato da Charles Dance, il potente finanziere responsabile dell’assassinio del magnate della tecnologia Ulle Dag Charles, il Jackal avrà probabilmente un compito arduo davanti a sé quando la serie tornerà finalmente in onda.

Con la rivelazione di Redmayne di aver già letto alcune sceneggiature della seconda stagione di The Day of the Jackal, è possibile che la data ufficiale di inizio delle riprese non sia troppo lontana. Cosa questo significhi esattamente in termini di data di uscita è ancora incerto. Tuttavia, dato che le riprese della prima stagione sono iniziate nel giugno 2023, il pubblico potrebbe ancora avere la possibilità di vedere la serie sui propri schermi entro la fine del 2026, anche se una data di uscita nel 2027 sembrerebbe più probabile.

 
 

The Day Of The Jackal – stagione 1: spiegazione del finale

Eddie Redmayne in The Day Of The Jackal

Il finale emozionante della prima stagione di The Day Of The Jackal ha concluso gran parte della trama della stagione, gettando le basi per la seconda stagione, già approvata. The Day of the Jackal è una rivisitazione moderna del film del 1973, a sua volta basato su un libro di Frederick Forsyth. La serie vede Eddie Redmayne nei panni del protagonista Jackal e Lashana Lynch in quelli della determinata agente dell’MI6 Bianca Pullman, che gli dà la caccia. Mentre le versioni precedenti sono ambientate in periodi molto precedenti alla serie TV, l’ultima versione offre una versione altamente contemporanea.

Nel corso della prima stagione, la serie ha creato una tensione incredibile, con il gioco del gatto e del topo tra lo Sciacallo e l’MI6 che si avvicinava sempre più alla conclusione. Nell’episodio 10, questa è arrivata e il destino dello Sciacallo è stato deciso, ma forse non nel modo in cui avrebbero immaginato coloro che conoscono le versioni precedenti della storia. In questo caso, The Day Of The Jackal ha un finale decisamente più luminoso, con spazio per il proseguimento della storia.

Come lo Sciacallo è sfuggito alla cattura nel finale della prima stagione

Nell’ultimo episodio della prima stagione di The Day Of The Jackal, il Sciacallo riesce a evitare la cattura. Nonostante la squadra di sicurezza di Ulle Dag Charles fosse proprio alle sue calcagna nel precedente episodio, la barca del Sciacallo riesce a seminare tutti e lui riesce a fuggire. Non è chiaro come o perché ciò sia accaduto, perché l’episodio 10 riprende con il Jackal già tornato sulla terraferma dopo aver evitato la cattura in mare.

Nonostante ciò, un superiore del capo dell’MI6 che stava dando ordini a Bianca arriva e dice loro di riaprire il caso. Con Bianca così vicina alla cattura dello Sciacallo, i potenti miliardari che lo hanno assunto per uccidere UDC stanno ora spingendo per catturarlo e ucciderlo, per evitare di dover pagare la ricompensa di 100 milioni di dollari per un lavoro ben fatto. Ma quando lo Sciacallo viene affrontato a casa sua, ha il vantaggio di giocare in casa e riesce a uccidere rapidamente ed efficacemente i suoi potenziali rapitori.

Perché la moglie dello Sciacallo è fuggita con il figlio

Tuttavia, il motivo per cui Jackal era tornato a casa era per prendere sua moglie Nuria e il loro figlio. Jackal aveva promesso che dopo questo lavoro avrebbe abbandonato la vita da assassino e avrebbe portato Nuria in qualsiasi parte del mondo. Nuria inizialmente voleva rimanere nella loro bella casa in Spagna, vicino a sua madre e suo fratello, ma quando Jackal la chiama, sente il panico nella sua voce. Non sono più al sicuro nella loro casa, il che probabilmente significa che tutti i suoi cari sono al sicuro.

Nuria ama suo marito, ma dopo la notizia bomba che Charles non era chi diceva di essere e che quello non era nemmeno il suo vero nome, ha deciso di tagliare i ponti e proteggere suo figlio. Ha preso i fondi di emergenza dalla sua cassaforte segreta e si è precipitata all’aeroporto prima che suo marito tornasse. Nonostante il suo affetto, la fiducia è andata perduta e la sicurezza di suo figlio doveva venire prima di tutto.

La spiegazione della morte di Bianca Pullman

Bianca Pullman ha lasciato il suo lavoro dopo che le è stato chiesto di rinunciare al caso Jackal. Dopo aver dedicato la sua vita a questa missione, al punto da rovinarsi la vita privata, le è stato detto di smettere. Poi è stata minacciata che, se avesse continuato, avrebbe perso il lavoro. Tuttavia, essendo testarda e ostinata, Bianca ha deciso di dimettersi prima che potessero mandarla via e cercare di ricostruire la sua vita familiare.

È riuscita a convincere il marito e la figlia a tornare a casa, ma quando il suo capo si è presentato alla sua porta dicendole che aveva ragione e che voleva rimandarla in missione, Bianca ha rifiutato. Nonostante ciò, suo marito ha capito quanto quell’offerta fosse importante per sua moglie e l’ha spinta ad andare comunque. Partì per la Spagna, cercando di seguire l’ultima pista, che la condusse proprio alla porta di casa dello Sciacallo. Dopo aver sorvegliato la casa, aver visto Nuria uscire con suo figlio e aver finalmente individuato lo Sciacallo, entrò in casa per catturarlo e affrontarlo. Tuttavia, lo Sciacallo aveva il sopravvento nella sua casa sicura e uccise Bianca rapidamente mentre lei era in piedi nella sua casa.

La vera identità dello Sciacallo svelata

Non è chiaro quanto sia sicura l’identità dello Sciacallo dopo tutti questi eventi. Bianca ha espresso la sua teoria sul fatto che lui fosse in Spagna al suo capo, che poi si è rivelato lavorare sotto l’autorità del miliardario. Ma quando ha mandato Bianca a finire il Jackal, le ha detto di farlo in modo discreto. Ciò significa che le tracce potrebbero perdersi. Tuttavia, c’è una domanda sul corpo di Bianca lasciato nella sua casa. Il Jackal non era solitamente così negligente e avrebbe potuto dare fuoco alla casa, ma con l’avvicinarsi della fine della stagione, ha corso più rischi ed è diventato imprudente nel tentativo di agire rapidamente.

Non è chiaro quanto sia sicura l’identità dello Sciacallo dopo tutti questi eventi.

Sebbene il suo nome e il suo volto siano ancora un mistero, ci sono più collegamenti che mai con lo Sciacallo, e i miliardari o l’MI6 potrebbero avere un’idea molto chiara di chi sia. Inoltre, l’MI6 ha interrogato le persone della piccola comunità di Cadice, in Spagna, dove viveva. Lo conoscevano con un nome diverso, e ora la morte e i guai sono arrivati nella loro comunità. Una potenziale fonte di informazioni è anche il fratello di Nuria, che crede che Charles sia il Sciacallo e ha accesso alle foto dell’uomo.

Come il finale della prima stagione prepara la trama della seconda stagione di The Day Of The Jackal

La seconda stagione de The Day Of The Jackal ha ancora molto da raccontare

La prima stagione di The Day Of The Jackal conclude molti dettagli, con la rivelazione della vera fedeltà dei vertici dell’MI6, l’uccisione dell’UDC e la sopravvivenza dello Sciacallo, ma c’è ancora molto da raccontare. Lo Sciacallo sta ora cercando di ritrovare sua moglie e suo figlio e ha reclutato Zina, la donna che ha fatto da intermediaria tra lui e i miliardari, per aiutarlo a trovarli. Anche Zina è ricercata, quindi collaborare è vantaggioso per entrambi.

Inoltre, lui ha un debito enorme con alcune élite aziendali disoneste che lo hanno messo in grave pericolo per il proprio tornaconto e ora stanno evitando di pagare il conto. E come se non bastasse, è più esposto che mai, con la sua identità segreta rivelata a diverse parti. Ci sono molti nodi da sciogliere e The Day of the Jackal – stagione 2 sarà sicuramente emozionante quanto la prima, se riusciranno ad affrontare bene questi elementi.

Come il finale della prima stagione di The Day Of The Jackal si confronta con il film e il libro

Tuttavia, il finale della serie The Day Of The Jackal è stato in realtà piuttosto diverso dal libro e dal film precedente. Mentre la storia è stata modernizzata, con armi, travestimenti, tecnologia e altro ancora, anche lo sciacallo è stato trasformato in un antieroe. I suoi metodi non giustificano necessariamente i mezzi, ma ci sono delle motivazioni e in generale sembra avere buone intenzioni.

Qui, i miliardari e i loro rapporti con i membri corrotti dell’MI6 sembrano essere i veri cattivi, mentre Bianca, la cui moralità era anch’essa ambigua, rimane coinvolta nella vicenda. Nelle storie originali, tuttavia, è lo Sciacallo a morire alla fine. Questo cambiamento significativo ha aperto la strada alla seconda stagione e fa sorgere la domanda: lo Sciacallo verrà ucciso nella seconda stagione di The Day Of The Jackal?

 
 

The Day After Tomorrow: trama, cast e curiosità sul film catastrofico

The Day After Tomorrow film

Da sempre impegnato a portare al cinema storie di carattere catastrofico come Independence Day, Godzilla e 2012, il regista tedesco Roland Emmerich è oggi sinonimo per il grande schermo di distruzione, invasione aliena o attacchi terroristici. Uno dei suoi titoli più famosi a riguardo è senza dubbio The Day After Tomorrow, uscito in sala nel 2004 e incentrato sui disastri causati dal cambiamento climatico. Quella qui raccontata è infatti una storia che pone nuovamente al centro di tutto il conflitto l’uomo e la natura, e di come la mancata conservazione di quest’ultima possa portare ad effetti spaventosi per l’esistenza sul pianeta terra.

Ancora oggi indicato come uno dei principali film incentrati sul tema dell’ambientalismo, questo vanta in realtà numerose inaccuratezze scientifiche. Se il cambiamento climatico sta infatti portando ad un surriscaldamento dell’atmosfera, nel film avviene invece l’esatto opposto. I personaggi protagonisti si trovano infatti a doversi confrontare con un’imminente nuova era glaciale. Tali critiche non hanno però scalfito il fascino del film, divenuto da subito un grande successo di pubblico. A fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, The Day After Tomorrow è infatti arrivato ad incassarne nel mondo ben 552.

Ciò ha dimostrato una volta di più come questo genere susciti un grande fascino negli spettatori, riuscendo anche a suo modo a sensibilizzare su tematiche ogni giorno più attuali. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e agli effetti speciali. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Day After Tomorrow: la trama del film

Protagonista del film è il paleoclimatologo Jack Hall, il quale durante una campagna di ricerche sulla composizione degli strati di ghiaccio antartici giunge ad un’inquietante scoperta. Riportando quanto scoperto ad una conferenza delle Nazioni Unite, egli minaccia l’arrivo di una nuova glaciazione, che porrà fine alla vita umana così come è conosciuta. Un evento che, in modo inequivocabile, sarebbe causato dal surriscaldamento globale e dai cambiamenti climatici causati dall’attività umana. Ciò che Jack non sa, però, è che la sua profezia è destinata ad avverarsi molto prima del previsto. Nel momento in cui la natura inizierà a ribellarsi, allagando e distruggendo intere città, Jack dovrà raggiungere e tentare di salvare il figlio Sam, cercando allo stesso tempo di avvertire le autorità politiche di quanto deve ancora accadere.

The Day After Tomorrow cast

The Day After Tomorrow: il cast del film

Ad interpretare il protagonista del film, Jack Hall, vi è l’attore Dennis Quaid, noto per film come Uomini veri e Dragonheart. Per interpretare al meglio il personaggio, questi raccontò di aver condotto numerose ricerche sull’attività dei paleoclimatologi, al fine di poter risultare più realistico in tali panni. Nei panni del figlio Sam vi è invece l’attore Jake Gyllenhaal. Reduce dal successo di Donnie Darko, l’attore venne scelto da Emmerich in persona. Il regista era infatti rimasto colpito dalla sua bravura dopo averlo visto recitare in Cielo d’ottobre. L’attore Ian Holm, noto per aver dato volto a Bilbo Baggins in Il Signore degli Anelli, interpreta qui il professor Terry Rapson, collega di Jack. Dash Mihok e Jay O. Sanders sono invece presenti nei panni di Jason Evans e Frank Harris, anche loro colleghi di Jack.

L’attrice Emmy Rossum, divenuta celebre grazie al film Mystic River, interpreta invece Laura Chapman, amica di Sam. L’attrice accettò il ruolo dopo che Lindsay Lohan, originariamente scelta, dovette rinunciarvi per via di altri impegni. Una particolare controversia legata al cast di attori è quella legata a Kenneth Welsh. Questi interpreta nel film il vicepresidente Becker, ed è stato scelto dal regista per via della sua somiglianza con l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney (poi raccontato in Vice). Con questo personaggio, Emmerich voleva infatti dar vita ad un aperta critica nei confronti di Cheney, colpevole di aver sminuito l’importanza della salvaguardia ambientale durante il suo mandato.

The Day After Tomorrow: gli effetti speciali, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Fiore all’occhiello del film sono senza ombra di dubbio i suoi colossali effetti speciali. Questo vanta infatti un utilizzo della computer grafica particolarmente avanzato, e sono ben 416 le inquadrature che prevedono l’utilizzo di questi particolari effetti. Affinché risultassero il più credibili e sconvolgenti possibile, il regista decise di rivolgersi a ben nove case di produzione diverse, tra cui la celebre Industrial Light & Magic, autrice degli effetti speciali per le saghe di Star Wars e Il Signore degli Anelli. Oltre mille artisti hanno così lavorato alla realizzazione di quanto necessario. Per la scena della distruzione di New York, ad esempio, il team decise di ricorrere ad un modello digitale in 3D, risultato poi estremamente realistico.

È possibile fruire di The Day After Tomorrow grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 12 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 
 

The Day After Tomorrow: profezia di una catastrofe

The Day After Tomorrow

The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo (The Day After Tomorrow) è il film del 2004 diretto da Roland Emmerich con protagonisti Dennis Quaid, Jake Gyllenhaal, Emmy Rossum e Ian Holm.

NEMO PROPHETA IN PATRIA

Analisi di The Day After Tomorrow

 

  • IN PRINCIPIO, FU UNA CATASTROFE

La frase che dà il titolo a questa disquisizione affonda le sue radici nei Vangeli (i tre sinottici più Giovanni) ed è parte di una locuzione, più estesa, latina: “Nemo propheta acceptus est in patria sua”, tradotto come “nessun profeta è gradito in patria”, frase pronunciata dal Messia Gesù in persona, che si riferisce a tutti coloro che vengono disprezzati- o comunque sottovalutati- nella loro terra natia, tra la loro gente[1]. Un po’ come accadeva all’omerica Cassandra, sacerdotessa condannata dal Dio Apollo al dono della profezia, ma destinata a restare inascoltata proprio dalla sua stessa gente.

Anche il libro dell’Apocalisse, uno dei testi più immaginifici del nostro mondo occidentale giudaico- cristiano, è ispirato (oltre che dall’Esodo anche dal Libro dei Salmi) soprattutto dai libri dei Profeti contenuti nell’Antico Testamento: Daniele, Ezechiele, Isaia e Zaccaria[2].

Qual è, a questo punto, il legame tra “profezia” e “catastrofe”?

Spesso le grandi calamità che si sono realmente abbattute sull’umanità potevano essere in qualche modo scongiurate: le tracce delle incombenti sciagure catastrofiche erano ben visibili, solo che nessuno è riuscito a decifrarle in tempo o, semplicemente, tutti si sono finti sordi per resistere al loro lugubre richiamo.

Nel film The Day After Tomorrow la lunga ombra del rischio della profezia mancata e del profeta ripudiato dalla propria gente si estende fin dai primi minuti del film, per poi sciogliersi nel classico happy- ending finale. Un profeta, una profezia, ma soprattutto un’apocalisse che veglia sull’umanità dalla notte dei tempi, perché tutto ha avuto inizio… proprio da una catastrofe.

The Day After Tomorrow filmSecondo i testi sacri alle grandi religioni monoteiste e secondo la mitologia degli antichi popoli vissuti prima dell’avvento di Cristo sulla terra, tutto ha avuto origine dalla distruzione primordiale.

In realtà, perfino nel Bereshit – Rabbà[3] L’altissimo, prima di creare questo mondo, ne aveva già creati altri per poi distruggerli subito dopo perché imperfetti: il nostro sarebbe il risultato del ventottesimo tentativo;[4]

nella Bibbia stessa, la storia delle peregrinazioni umane ha inizio con la catastrofica cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, per poi proseguire con il Diluvio Universale, Sodoma e Gomorra, fino al trionfo macabro e visionario descritto nella già citata Apocalisse di Giovanni; come ha ben espresso Alberto Asor Rosa, “La catastrofe non solo vive da sempre nell’immaginario collettivo umano ma ne rappresenta la genesi”[5].

Analizzando The Day After Tomorrow, possiamo notare come esso usufruisca di una solida morale giudaico- cristiana, caposaldo della civiltà occidentale, per mettere in scena questi topoi mitici calandoli nella realtà cinematografica dell’industria mainstream hollywoodiana.

Il personaggio del dottor Jack Hall (Dennis Quaid), come un novello profeta biblico o una Cassandra vessata dall’antica maledizione, esprime il suo greve monito sulle condizioni climatiche del nostro pianeta pochi minuti dopo l’inizio del film: ovviamente nessuno lo prende davvero sul serio- riconfermando la tesi dei Vangeli che Nemo Propheta…- nessuno lo appoggia, a parte gli storici membri della sua squadra, che a costo di andare incontro al drammatico sacrificio supremo, si immolano in nome della causa per seguire il loro “capo” (un retaggio degli Apostoli biblici? Plausibile, visto il gioco dei riferimenti).

Jack cerca di avvertire i potenti della terra, riunitisi in India per trovare una soluzione alle emissioni di gas nocivi nell’atmosfera[6], ma le sue parole vengono accolte tra lo stupore e lo scetticismo, soprattutto da parte del vice presidente degli Stati Uniti il quale, solo in un secondo momento, sarà costretto davanti alla catastrofe ad ammettere i propri errori e quelli di un’intera classe dirigente, mostratasi cieca e ottusa nei confronti dei segnali provenienti dall’esterno che avrebbero potuto sventare una distruzione di massa.

The Day After Tomorrow, il tema della colpa

Il tema della colpa, così pregnante nel finale del film e nel discorso tenuto dal nuovo presidente- reo colpevole- è legato a doppio filo alla natura della tragedia di massa: “La Catastrofe si presenta come la punizione di un peccato, di un’infrazione commessi. L’uomo paga per una colpa talmente grande da non poter essere cancellata con una normale espiazione”.[7]

Nel film un leitmotiv citazionista è quello del topos del Diluvio Universale, dell’inondazione pantagruelica che sommerge la vita umana fino ad estinguerla; se pensiamo alla data d’uscita del film- il 2004- e ci fermiamo a fare un bilancio, possiamo notare come molte delle profezie climatiche compiute da Roland Emmerich[8] in questa pellicola si siano poi avverate, e a solo undici anni di distanza: siamo quasi abituati, oggi, a sentir parlare di bombe d’acqua improvvise[9] e rovinose, frane causate dal terreno che cede indebolito dalla deforestazione e dalla longa manus dell’uomo, chicchi di grandine grossi come sassi, nevicate abbondanti e improvvise, uragani e tornado, tsunami, terremoti e incendi non sempre dolosi.

Basti pensare, per esempio, all’uragano Irene, che si è abbattuto proprio sulla costa Atlantica degli Stati Uniti nel 2011: fino a quel momento nessun uragano si era più abbattuto sulla Grande Mela da molto tempo, ma a partire da quell’anno, quando le correnti fredde dell’Atlantico provenienti dal Canada e quelle calde che soffiavano dal Messico si sono incontrate, anche New York si è ritrovata nell’occhio del ciclone come più della metà degli stati nordamericani; e dopo Irene ne sono susseguiti altri ben peggiori, come Sandy o Arthur, e chissà quanti altri colpiranno la città nei prossimi anni.

Anche gli Tsunami sono prepotentemente entrati nel nostro immaginario collettivo, col loro nome esotico che, a dispetto della morbidezza corallina del suono, non promette niente di buono[10] e rappresenta la vera e propria materializzazione de “L’incubo di Noè”: si tratta di un’onda spaventosa, con un’altezza in media compresa tra i 6 e i 12 metri che si abbatte rovinosamente su tutto quello che incontra, cancellando ogni traccia di vita durante la sua folle corsa. Immediatamente i nostri ricordi vanno alle immagini dello Tsunami che ha colpito il sud- est asiatico nel 2006, oppure quello che si è abbattuto sul Giappone nel 2011, a Fukushima, riaccendendo inoltre il sinistro barlume della minaccia nucleare.

Noè, la sua figura mitica, sembra essere lo psicopompo ideale di questo macabro viaggio tra le macerie delle catastrofi, visto che ogni cultura- occidentale e non- ne ha avuta, fin dalla notte dei tempi, la sua personale versione, atta a spiegare razionalmente una forza naturale altresì impossibile da gestire, controllare e fermare.

The Day After Tomorrow

I primi a parlarne furono i Babilonesi intorno al Cinquecento a.C, anche se sono state rinvenute delle tavolette più antiche risalenti addirittura al Duemila a.C che contenevano sempre la narrazione dello stesso mito: Gilgamesh ne è l’eroe protagonista, che si mette alla ricerca della fonte dell’immortalità dopo la morte del suo amico Enkidu.

Tra i tanti episodi narrati, quello con protagonista Utnapistim (la versione sumera di Noè) ricalca da vicino la trama della vicenda biblica, così come noi la conosciamo[11]: lo stesso si può rintracciare nel patrimonio mitologico greco, col mito di Deucalione e Pirra, o in quello della tradizione Indù Puranica con la storia di Manu, passando attraverso l’Europa, risalendo l’Asia intera, l’Oceania e perfino le Americhe: insomma, tutte le culture sembrano aver sviluppato, alla base della loro tradizione culturale orale- e poi scritta- il racconto drammatizzato di una catastrofe primigenia, forse telecronaca e reportage di fatti realmente accaduti, o antico monito di una punizione estrema inflitta da una divinità superiore per la stoltezza degli uomini?

ROLAND EMMERICH: IL PROFETA DELLA CATASTROFE

Roland Emmerich[12], regista tedesco, è- a tutti gli effetti- nel panorama hollywoodiano il “profeta della catastrofe”, l’uomo che con la sua ricca filmografia ha dato corpo agli incubi immaginifici della cultura pop americana, da sempre in bilico tra cupio dissolvi, desiderio di spettacolarizzazione, cinico disincanto e voyeurismo mediatico.

Già dal suo primo film “studentesco”, 1997- Il principio dell’Arca di Noè[13], il regista mostra la sua predisposizione per il genere catastrofico e le rappresentazioni apocalittiche destinate a distruggere l’umanità in genere e, in particolare, la sua roccaforte nell’avamposto dell’Impero Occidentale: gli Stati Uniti, con la svettante fortezza della solitudine newyorkese.

Il suddetto film, in realtà, mantiene un legame con Noè solo a livello semantico- catastrofico, perché la diegesi si snoda nello spazio profondo, ricreato abilmente negli studi cinematografici della Germania Ovest- ancora ben lontana dall’unificazione del 1989; ma Emmerich pone i capisaldi della sua filmografia futura, che ben si espliciteranno in veri masterpiece del genere come Independence Day, Godzilla e il “nostro” The Day After Tomorrow.

Questi tre titolo costituiscono quasi una ideale “trilogia della consapevolezza della catastrofe”, se così possiamo ribattezzarla, dove lo sguardo del regista è cresciuto gradualmente, velandosi sempre più di un alone profetico riguardo alle sorti della nostra società e del nostro pianeta.

Roland Emmerich realizza il primo di questi film nel 1996: gli Stati Uniti sono ancora la prima super potenza al mondo, gli spettri della crisi economica sono lontani come pure i pozzi di petrolio bruciati nel Kuwait e in Iraq nei primi anni ’90, durante la prima guerra del golfo, una delle prime guerre prettamente mediatica, dove l’azione- e l’apporto- dei media nella comunicazione di massa di informazioni è stato fondamentale; i tempi della guerra fredda erano ormai lontani, la Russia non incarnava più il volto storico del nemico “rosso”, la distensione era palpabile e l’unica guerra potenzialmente pericolosa si stava combattendo su un terreno distante ed esotico, come il set di un film hollywoodiano.

Così, con questo senso di onnipotenza incrementato dalla politica reaganiana degli anni ’80, le speculazioni economiche crescevano in modo sconsiderato, gli yuppies colonizzavano la società americana culturalmente, socialmente, politicamente e sul piano dei consumi e agli americani non restava che far valere la loro potenza… con il nemico alieno. Sì, perché la nuova minaccia alla florida potenza a stelle e strisce non viene più dall’interno o dai vicini più prossimi, bensì dallo spazio remoto e siderale. Gli alieni sono tra noi, e non hanno buone intenzioni: spetta al solito manipolo di sparuti eroi, i classici scienziati nemo propheta in patria, personaggi borderline difficilmente incasellabili, come il marine interpretato da Will Smith, salvare la terra dalla catastrofe. E, come in ogni film degli anni ’90 che si rispetti, la vittoria è già scritta dai titoli di testa.

In Godzilla, remake di un originale giapponese diretto da Ishirō Honda nel 1954, il trionfo del più classico American Way of Life è funestato dalle ombre della minaccia nucleare: il “mostro” del titolo, un lucertolone preistorico tornato dalle profondità degli abissi, è stato risvegliato dagli sperimenti atomici condotti dagli americani al largo delle coste del Pacifico; è come se Emmerich volesse ricordare agli statunitensi- e in particolare alla loro casta politica- che un uso sconsiderato di un’energia potenzialmente innovativa ma difficile da gestire, se non attraverso una costante- e costosa!- manutenzione poteva avere delle conseguenze incalcolabili e catastrofiche, e il lucertolone squamoso faceva comunque sempre meno paura delle vittime di Chernobyl o di tutti coloro contaminati dalle radiazioni.

La visione profetica del tedesco Emmerich –un profeta involontario della catastrofe non americano, non a caso- trova il suo acme proprio nella realizzazione di The Day After Tomorrow: il film esce tre anni dopo i tragici fatti dell’11 Settembre, fatti che hanno sconvolto il mondo ma che hanno sancito, contemporaneamente, il crollo e la morte del grande Sogno Americano.

The Day After Tomorrow 1Il riferimento al dramma del World Trade Center si presenta qui in duplice veste: da una parte la consapevolezza che il “nemico” può colpire in ogni momento, dall’interno, nel momento più inaspettato e mietendo vittime tra gli innocenti; dall’altra, la lettura religiosa del classico happy- ending comune a tutti i film a base di catastrofi e calamità naturali, soprattutto in una società americana sempre più vicina ai dettami della fede cattolica evangelica (in grande rilancio a partire dagli anni ’90, conta oggi quasi 70 milioni di fedeli sparsi in tutti gli States):

“[…] In un approccio catastrofico intrecciato con quello religioso il lieto fine è necessario. Certi esiti politici e geopolitici, in primis quelli elaborati durante l’amministrazione Bush, si spiegano anche così: il popolo di Dio sottoposto all’attacco delle forze del Male, il percorso nel deserto e la battaglia finale (riferendosi al dramma dell’11/09/2001, NdA) […] La città di Dio, la “casa sulla collina”, ha bisogno dell’azzeramento della situazione precedente per concretizzarsi”[14].

Il lungo discorso finale della pellicola, tenuto dal vicepresidente chiamato dalle necessità a sostituire il suo capo in pectore morto durante la catastrofe climatica, è una tirata d’orecchi vigorosa alla politica statunitense, sorda ai richiami internazionali riguardo al consumo eccessivo e spregiudicato delle risorse naturali e ai mancati accordi del protocollo di Kyoto (2004) a proposito dell’emissione dei gas serra: tutto questo potrebbe portare a un tracollo rovinoso delle condizioni climatiche mondiali, le stesse simulate dal regista nella pellicola, con un’unica soluzione plausibile- dopo la necessaria espiazione delle gravi colpe: ricominciare tutto da zero, con una nuova consapevolezza, in quei paesi che sono da sempre stati bollati come “terzo mondo”, l’ultimo avamposto sopravvissuto del mito della frontiera.

  • L’AMERICA TRA IL MITO DELLA FRONTIERA E LO SPETTACOLO DELLA CATASTROFE[15]

La frontiera; gli spazi desolati, sconfinati, dove è la natura a farla da padrone, là dove l’impronta dell’uomo ancora non si è estesa; spazi da conquistare, addomesticare, plasmare, per seguire fino in fondo quel messaggio affidato da Dio all’uomo: l’americano medio ha radicato nel sangue questo spirito, lo stesso che ha spinto i primi padri pellegrini ad abbandonare la vecchia Inghilterra a bordo della Mayflower per colonizzare una terra oltreoceano, ignota ed immensa; lo stesso spirito che li ha supportati durante l’espansione verso ovest, alla conquista del famoso vecchio “west” mitico, futuro caposaldo dell’industria hollywoodiana, anche quella spostatasi nei primi anni del ‘900 dal polo propulsivo di New York in un sobborgo collinare di Los Angeles, la fabbrica dei sogni e degli incubi di un intero mondo.

Il mito della frontiera affascina da sempre gli statunitensi, ma anch’esso ha dei limiti: nei loro sconfinati spazi hanno sempre provato a proiettare- per poi realizzarle- le loro utopie, i loro sogni individuali; però un po’ d’oceano può essere contenuto in un bicchiere, e proprio la distesa d’acqua del Pacifico ha posto fine all’avanzata selvaggia del progresso, del capitalismo, del consumismo, della società di massa “made in USA”.

Dopo essersi resi conto di questo brusco ostacolo insormontabile, e che nemmeno quegli spazi potevano rendere realizzabili tutti i sogni individuali che venivano coltivati, gli americani hanno cominciato ad andare in cerca di sempre nuove frontiere da occupare: l’esterno, altre terre, lo spazio siderale. L’impresa ha rivelato solo la caducità delle utopie, e ha accresciuto nella società statunitense l’ammirazione nei confronti del concetto di catastrofe, intesa come l’unica possibilità rimasta per demolire e ricostruire, a partire da uno spazio vergine.

The Day After Tomorrow, pur essendo la creatura di un regista tedesco- ergo dotato di una sensibilità europea- ma dotato di un gusto americano per l’opulenza visiva e l’immaginario catastrofico, immortala proprio questo pensiero: l’improvvisa e letale glaciazione che si abbatte sull’emisfero nord cancella, nell’arco di nemmeno una settimana, tutte le tracce della vita occidentale così come si era stratificata nel corso dei secoli. Ai pochi superstiti lungimiranti non resta che affrontare un viaggio di ri- colonizzazione di alcune terre da sempre bollate come “terzo mondo” e che adesso, per una sorta di ironia tragica, si apprestano a dare rifugio a loro, profughi e fossili di un impero che hanno distrutto con le proprie mani, masticando l’amara polvere del fallimento. Come scrive Ilardi, “[…] nella cultura americana, la catastrofe non avrebbe tanto la funzione di mettere in guardia sui pericoli del progresso e delle tecnologie o di esorcizzare le grandi paure collettive, quanto piuttosto di obbligare gli americani a immaginare nuove dimensioni spaziali, nuove forme di vita e di associazione. Ricorda loro che la vera identità dell’America sta nella frontiera, non negli spazi affollati e promiscui della metropoli, che l’americano è prima di tutto un pioniere e poi, disgraziatamente, un cittadino”[16].

Il cittadino è un pioniere, un esploratore dell’ignoto, pronto a compiere questo viaggio in solitaria attraverso il nulla degli spazi sterminati: come nel vecchio west dove ci si spostava riuniti in piccoli gruppi che nascevano da esigenze religiose, culturali, sociali, e poi da queste carovane nomadi nascevano i primi nuclei cittadini, nei film catastrofici a salvarsi non è mai la moltitudine, l’intera umanità, ma sempre un manipolo di sparuti sopravvissuti; ricollegandoci al mito del Diluvio Universale biblico (dove- animali a parte- a salvarsi erano Noè, sua moglie, i loro tre figli Sem, Cam e Iafet con le rispettive consorti) a salvarsi nei vari disaster films sono sempre i migliori, i più forti, i più intelligenti, i più buoni- come ha fatto notare Fabio Tarzia- coloro che corrispondono all’archetipo americano dell’equipe specializzata pronta a salvare l’umanità dall’estinzione, persone normali, con le loro debolezze, che si trasformano però in eroi (o super- eroi, visto che parliamo di cultura “pop” americana):

“[…] c’è lo scienziato isolato osteggiato dalle autorità, il poliziotto animato da un sovrumano senso di giustizia, il militare che in nome del bene è disposto a disobbedire agli ordini e poi persone normali i cui hobby, interessi, inclinazioni diventano improvvisamente utili per far fronte all’emergenza”[17].

In effetti, l’immaginario della catastrofe si stratifica nella cultura pop americana proprio a cavallo tra ‘800- ‘900, quando gli spazi si esauriscono e il mito della frontiera rivela pian piano le sue insidie, perdendo il proprio fascino.

È in quel periodo che nasce anche la spettacolarizzazione di questo desiderio recondito, di questo cupio dissolvi latente nell’animo dell’americano medio, questa consapevolezza che solo distruggendo radicalmente e ricominciando tutto da zero, si può iniziare una nuova corsa all’oro volta a consolidare- ancora una volta- la forza e la potenza del più grande impero occidentale. Fino alla tragedia dell’11 Settembre gli statunitensi hanno sempre vissuto tutti i conflitti più sanguinosi di riflesso, mai in prima persona, osservandoli dall’alto di una remota collina, proprio come accadeva a Jack London durante il terremoto- e il successivo incendio- che distrussero la città di San Francisco nel 1906[18]; si sono sempre posti nei confronti degli eventi apocalittici come degli spettatori privilegiati e intoccabili, supportati da nuovi media via via sempre più rapidi ed efficienti nel trasmettere informazioni utili a soddisfare la curiosità morbosa e voyeuristica di un pubblico di guardoni affamati di nuove emozioni adrenaliniche, pronti ad immergersi in quegli eventi- proprio come in una realtà virtuale- per simularli, provando a viverli in prima persona.

L’attentato che ha segnato il XXI secolo ha ceduto il posto ad un nuovo tipo di consapevolezza, perché i media hanno immortalato in diretta quello che accadeva in “casa propria”, negli USA, superando di gran lunga l’immaginazione iperattiva e dirompente di qualunque regista esperto di disaster films. Solo che l’orrore lucido che veniva esibito sugli schermi di miliardi di televisioni, rimbalzando ad una velocità impressionante da continente in continente, non era simulato da moderni effetti speciali o dalla computer grafica: era tutto disastrosamente vero, e l’americano medio non si sentiva più così al sicuro sulla sua collina remota.

  • LOTTA DI CLASSE TRA NUOVI E VECCHI MEDIA

Dare corpo all’immaginario catastrofico connaturato al DNA dei pionieri americani è stato possibile solo grazie all’avvento del cinema. Non è un caso, infatti, se questa percezione si è radicata a partire dalla fine dell’ottocento, data simbolica che ha sancito la fine della corsa alla frontiera ma anche la nascita del cinematografo ad opera dei fratelli Lumière nel 1895[19]; Donatella Capaldi in un suo saggio illustra bene l’atteggiamento dei media novecenteschi nei confronti dell’argomento:

Spettacolari ma senza atarassia, i media del secondo Novecento tendono invece a rappresentare, patire e controllare al tempo stesso la paura dell’estinzione inscenando il gioco del sopravvissuto. Vale a dire: la sciagura viene presentata come ineluttabile e incontrollabile, la paura viene oggettivata e tradotta in azione […]; il piccolo eroe che si presume sia in noi dovrà rappresentare la capacità individuale di governarla e gestirla […] l’io si proietta in player di se stesso e si guarda muovere in una mappa mediale allargata dove tutti divengono partecipi”[20].

Insomma, il superstite della tragedia si sente come un giocatore di un videogioco, proiettato in una realtà virtuale credibile, realistica ma totalmente astratta e distante; la realtà parallela lo avvolge e lo include, sviluppando una mimesi talmente impressionante con la quotidianità da spingere lo spettatore/ “attore” ad una sorta di pigra indolenza voyeuristica, attraverso la quale assiste impotente al tracollo della civiltà, senza poter- o voler- fare niente.

Sicuramente il cinema, classificato da McLuhan come un medium caldo[21], “inonda” letteralmente lo spettatore, sommergendolo di informazioni, in una vera e propria “doccia emotiva” di dati e sensazioni. Nell’era del digitale e degli effetti speciali il cinema si è visto costretto a reinventarsi per sopravvivere, per distinguersi rispetto ad altri media ma, soprattutto, per difendersi dall’avvento di un medium dalle potenzialità infinite come internet: l’unica soluzione è stata rintracciata nel potenziamento degli effetti legati allo “shock visivo” al quale viene sottoposto lo spettatore, grazie ad effetti speciali sempre più realistici che assottigliano il labile confine tra reale e immaginario; e sempre per questo motivo il 3D è tornato così di moda nelle sale odierne, per restituire- almeno, in teoria- allo spettatore un’esperienza completa che lo immerga sempre più nella realtà.

Per McLuhan il cinema è un sistema “mediante il quale arrotoliamo il mondo reale su una bobina per poi srotolarlo come un tappeto magico della fantasia, è un sensazionale connubio tra la vecchia tecnologia meccanica e il nuovo mondo elettrico”[22] e forse è il medium che per eccellenza ha incarnato il passaggio dell’uomo dal tempo della macchina a vapore- feticcio dell’era meccanica- all’avvento dell’era elettrica, epoca post- moderna sancita dall’avvento dei nuovi media interconnessi tra loro e dalla base del concetto di “villaggio globale”, enorme agglomerato tribale del quale facciamo tutti, volente o nolente, parte.

Lo spettatore di un film è come sotto l’influsso di un incantesimo, scagliato dall’immensa macchina dei sogni- e degli incubi- chiamata Hollywood che riesce a rendere possibile… anche l’impossibile, trasportando così il pubblico in un mondo “altro”, fuori da sé, un simulacro simile- sotto ogni aspetto- a quello che ci circonda ogni giorno, ma che vive entro i limiti dell’inquadratura; e lo spettatore si è subito adattato a questo passaggio, molto simile in fondo alla logica del libro, colto nella sua ritualità solitaria.

Sempre citando McLuhan:

In quanto fonde il meccanico e l’organico in un mondo di forme ondulanti, il cinema si collega anche alla tecnologia della stampa. Il lettore, proiettando- per così dire- le parole, deve seguire quelle sequenze di <<fotogrammi>> bianchi e neri che costituiscono la tipografia e aggiungervi una sua colonna sonora personale. […] sarebbe difficile sopravvalutare il legame tra stampa e cinema per quanto concerne la loro capacità di suscitare fantasie nello spettatore o nel lettore”[23] il massmediologo canadese, quindi, marca molto stretto il legame tra cinema e carta stampata, ergo parola scritta: un film, in fondo, non parte da un testo per essere poi sviluppato e codificato in una sequenza di immagini?

Nella pellicola the Day After Tomorrow uno sparuto manipolo di sopravvissuti si muove in una New York post apocalittica lambita dalle acque bibliche; tra questi c’è anche Sam (Jake Gyllenhaal)- “Sam” ha una curiosa assonanza con il nome del figlio di Noè, Sem: un’altra semplice coincidenza?- il figlio dello scienziato Jack Hall che suggerisce di barricarsi nella Biblioteca Centrale, l’unico posto dove potranno essere al sicuro. Forse non è una coincidenza se Emmerich ha scelto proprio questo luogo come ultimo rifugio di una porzione d’umanità sopravvissuta ad una catastrofe: uno spazio che contiene libri, libri stampati, frutto del progresso e della meccanizzazione della società che ha spinto l’uomo ad abbandonare una struttura tribale, abbracciare la modernità e sancire il passaggio alla città, divenuta in seguito metropoli con l’avvento della famosa era elettrica. La parola scritta, la possibilità di fissare- tramite la stampa a caratteri mobili- sulla carta i discorsi tramandati fino a quel momento solo oralmente o copiati a mano dai monaci, ha permesso alla civiltà di virare verso una diffusione democratica e massificata della cultura[24], resa disponibile e reperibile per tutti, preparando il terreno all’avvento di tutti gli –ismi che hanno segnato il Novecento: nazionalismo, capitalismo, consumismo, industrialismo, alfabetismo etc… capisaldi- nel bene e nel male- dell’impero occidentale, costruito proprio sulle lettere meccaniche create da Gutenberg: il più grande passaggio nella storia dell’uomo che ha permesso la nascita della società moderna così come la concepiamo noi oggi; è per questo che Emmerich salva come unico medium la stampa, il libro, la parola scritta perché- come fa dire ad uno dei personaggi- bruciare una Bibbia di Gutenberg sarebbe come distruggere, definitivamente, l’unica traccia rimasta della civiltà occidentale.

L’avvento dell’era elettrica ha portato ad un’incertezza vacillante nei confronti del cambiamento, ma “un nuovo medium non è mai un’aggiunta al vecchio e non lascia il vecchio in pace. Non cessa mai di opprimere i media precedenti fin quando non trova per loro forme e posizioni nuove”[25] per cui cinema e stampa possono convivere entrambi pacificamente, continuando ad influenzarsi a vicenda in quanto capisaldi nella costruzione della società moderna occidentale.

  • VERSO OCCIDENTE L’IMPERO DIRIGE IL SUO CORSO

Rubando il titolo ad un racconto di David Foster Wallace, ci avviamo verso l’inesorabile parabola discendente di questo viaggio. The Day After Tomorrow rappresenta il monito di un regista nei confronti di un impero- quello occidentale- che rischia di avviarsi da solo lungo la strada del fallimento catastrofico, vittima delle sue stesse voglie e dei suoi desideri inarrestabili: non è un caso se in questo film- come in altri del genere disaster movies-vengano distrutti sistematicamente proprio i simboli stessi del potere: in primis la città di New York, The Big Apple, il cuore pulsante della modernità, abbattuto o sommerso; ma soprattutto i suoi feticci, come la Statua della Libertà[26] emblema della modernità incontrastata di inizio Novecento, oppure l’Empire State Building, il grande gigante in acciaio, vetro e cemento preso di mira fin dal mostruoso King Kong per poi passare agli alieni invasori fino alla natura debordante, che distrugge l’opera ideale simbolo dell’ingegno umano, “un semplice surrogato della frontiera; con la sua verticalità che riproduce le gerarchie della politica, dell’economia, dei rapporti sociali è una falsa frontiera […] la vera frontiera non può che essere orizzontale”[27] , simbolo che tradisce quindi un desiderio atavico- e tutto occidentale- di vedersi sparire lentamente, annaspando tra i flutti del nulla catastrofico:

[…] la società occidentale è solo spettatrice e incapace di intervenire davanti alla progressiva aggressione dell’ambiente, il potere (la politica e i media) non si orienta verso la sostenibilità, ma il pianeta vivente può fare comunque a meno della presenza umana. Così, rinverdendo i miti del Diluvio, la Terra sommerge gli uomini con le acque e i ghiacci, e li inghiotte con inarrestabili maremoti nei film ecocatastrofici di Roland Emmerich. Giganteschi e spettacolari esorcismi in videogame”[28] .

 

 

 

[1] Significato e spiegazione tratti da http://www.treccani.it/vocabolario/nemo-propheta-in-patria/

[2]Informazioni tratte da http://it.wikipedia.org/wiki/Apocalisse_di_Giovanni

[3]   Bereshit- Rabbà: trattato del Talmud- “libro” sacro degli ebrei che contiene la spiegazione orale della Torah- che riguarda la Genesi

[4] Moni Ovadia, L’ebreo che ride Einaudi, Torino, 1998 p. 17

[5] Alberto Asor Rosa, Catastrofe e Apocalissi: Riflessioni intorno ad alcuni concetti fondativi dell’Occidente da Giovanni Ragone, Lo spettacolo della fine- le catastrofi ambientali nell’immaginario e nei media, Guerini e Associati, 2012, p. 60

[6] Proprio come accadde a Kyoto nello stesso anno dell’uscita del film- il 2004- quando gli americani presero posizione, insieme ad altri paesi dall’economia emergente, per non sottoscrivere nessun accordo e non ridurre l’emissione dei gas nocivi.

[7] Ivi, p. 60

[8] Classe 1955, è il regista di questo film e di altri come Independence Day, Stargate, Il Patriota, Godzilla, Anonymous e 2012. Di alcuni parleremo dopo.

[9] Bombe d’Acqua, ovvero “un violento nubifragio in cui la quantità di pioggia caduta supera i 30 millimetri all’ora, o – secondo altri climatologi – quando le precipitazioni superano i 50 millimetri nell’arco di due ore” Fonte: http://www.focus.it/scienza/scienze/che-cos-e-una-bomba-d-acqua

[10] Tsunami in Giapponese vuol dire “Onda del Porto”, Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Tsunami

[11] Fabio di Pietro, I Soggetti della catastrofe tra immaginario e società globale del rischio: da Gilgamesh ai supereroi dei fumetti, da Giovanni Ragone, Lo Spettacolo della fine- Le catastrofi ambientali nell’immaginario e nei media, p.68- 71

[12] Per tutte le informazioni sulla sua filmografia completa, vedere http://www.imdb.com/name/nm0000386/

[13] Datato 1984

[14] Fabio Tarzia, Tra apocalissi e catastrofi: la messa in scena del “tragico” e il crepuscolo della civiltà dello spettacolo in Giovanni Ragone, Lo spettacolo della fine- Le catastrofi ambientali nell’immaginario e nei media p. 83

[15] Un contributo fondamentale mi è stato fornito dal saggio di Emiliano Ilardi Una modernità senza catastrofe: il grande sogno dell’immaginario americano contenuto nel già citato testo di Ragone.

[16] Ivi, p. 120

[17] Fabio Tarzia, Mondi Minacciati. La letteratura contro gli altri media, citato da Emiliano Ilardi nel suo saggio contenuto in Ragone, Lo spettacolo della fine p. 121

[18] Ivi, p. 114

[19] Informazioni ricavate da http://www.france.fr/it/arti-e-cultura/i-fratelli-lumiere-e-la-nascita-del-cinema.html

[20] Donatella Capaldi, “Poi venne il tutto, vacuo e imprevedibile”. Immaginari della catastrofe da Ragone, Lo spettacolo della fine p. 105

[21] La distinzione tra media caldi e freddi è contenuta nel testo di McLuhan Gli strumenti del comunicare; è una classificazione soggetta a delle variazioni, perché lo stesso medium può variare in base alle situazioni o ai contesti, ma in generale si definiscono caldi tutti quei media che riversano un numero ingente di informazioni sul soggetto (cinema e radio); freddi, invece, quelli a bassa definizione che necessitano dell’apporto del soggetto per la loro comprensione (televisione e telefono).

[22] Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore 2008; p. 257

[23] Ivi, p. 257

[24] Riferimento a Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica da Davide Borrelli, Dalla riproducibilità tecnica al remixing digitale in M. Pireddu, M. Serra Mediologia- una disciplina attraverso i suoi classici, Liguori Editore, 2012 p. 61

[25] McLuhan, p. 166

[26] Era già stata protagonista dell’angoscioso finale regalatoci da Franklin Schaffner nella sua prima versione de Il Pianeta delle scimmie (1968)

[27] Emiliano Ilardi, Una modernità senza catastrofe: Il grande sogno dell’immaginario americano in Ragone, p. 121

[28] Donatella Capaldi, “Poi venne il tutto, vacuo e imprevedibile”. Immaginari della catastrofe. Da Ragone, Lo spettacolo della fine, p. 107

 
 

The Darkness: un motion poster del film con Kevin Bacon

The Darkness pellicola horror diretta da Greg McLean ed interpretata da Kevin Bacon, Rhada Mitchell e David Mozouz si presenta in un nuovo ed inquietante motion poster.

Il film non ha ancora una data d’uscita italiana, ma arriverà negli USA il prossimo 13 maggio. The Darkness racconta di una famiglia che, di ritorno da una vacanza sul Gran Canyon, riporta a casa, inconsapevolmente, una forza soprannaturale che farà leva sulle loro paure e punti deboli, minacciandoli di distruggerli. Le loro vite saranno messe a dura prova e le conseguenze saranno terribili. Il cast del film, oltre i già citati Kevin Bacon, Rhada Mitchell e David Mozouz, si compone di Jennifer Morrison, Lucy Fry e Matt Walsh.

Fonte: Collider

 
 

The Darkness: la spiegazione del finale del film horror

The Darkness spiegazione finale

Il regista Greg McLean si è fatto notare per gli horror Wolf Creek (2005), Wolf Creek 2 (2007) e il survival movie Jungle (2017). Tra questi titoli, nel 2016, ha diretto un altro film horror, non più incentrato su un assassino come nei primi due poc’anzi citati, bensì su maligne manifestazioni soprannaturali. Si tratta di The Darkness, da lui anche scritto insieme a Shayne Armstrong e S.P. Krause.

Questo lungometraggio propone dunque una storia sì già vista e narrata in film simili come Ouija, Hereditary – Le radici del male o alcuni dei capitoli della saga di The Conjuring (tanto per citarne solo alcuni), ma presenta anche una serie di elementi che gli permettono di distinguersi. The Darkness fa infatti riferimento alla cultura dei nativi indiani e alle loro credenze religiose per dar vita ad un racconto che affonda le proprie radici nella storia di queste popolazioni.

Sono proprio questi elementi a conferire fascino al film, portandolo ad un finale tutto da scoprire. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Darkness. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Darkness trama

La trama di The Darkness

Protagonista del film è la famiglia Taylor, composta da Peter, Bronny e dai loro figli Stephanie e Michael, un bambino autistico. È proprio quest’ultimo che, dopo una gita al Grand Canyon, porta a casa alcune pietre rinvenute in una grotta sotterranea accanto a pitture rupestri. Da questo momento in poi nella casa dei Taylor iniziano a manifestarsi diversi fenomeni paranormali e la famiglia inizialmente non sa a cosa attribuirne la causa.

Inoltre, Mickey racconta di avere una nuova amica immaginaria che vive tra le mura dell’abitazione e inizia a comportarsi in modo anomalo. I Taylor, ben presto, scopriranno che il figlio minore ha scatenato le ire di un’antica forza che minaccia la loro vita e per liberarsene dovranno fare affidamento sul legame che li unisce.

La spiegazione del finale

Il finale di The Darness sembra essere abbastanza semplice: un lieto fine. Tuttavia, c’è un significato più profondo riguardo a ciò che avviene. Per cominciare, si scopre che gli spiriti Anasazi che perseguitano la famiglia Taylor sono noti per far emergere il lato più oscuro di ogni persona. Si scopre che fanno sì che le persone che perseguitano si rivoltino contro i loro cari. Nel corso del film, la famiglia Taylor viene infatti rappresentata come in progressiva disintegrazione.

Stephanie diventa sempre più angosciata e consapevole del proprio peso, diventando bulimica. Michael, invece, inizia a comportarsi in modo più strano che mai. Anche i litigi tra Peter e Bronny peggiorano. Questo dimostra che i membri della famiglia Taylor si stavano piano piano mettendo l’uno contro l’altro e che gli spiriti Anasazi stavano facendo emergere il loro lato più oscuro.

The Darkness finale

Tuttavia, una volta che gli spiriti sono stati affrontati, la famiglia è tornata a uno stato di normalità. Il finale, che vede i Taylor insieme nel parco, lascia dunque intendere che la famiglia si è sempre amata e che è stata solo colpa degli spiriti se si sono messi l’uno contro l’altro. Ma come vengono affrontati questi spiriti e perché prendono di mira proprio la famiglia Taylor?

Per cominciare, viene rivelato che la tribù degli Anasazi risiedeva nel Grand Canyon, dove i Taylor erano andati in vacanza. Gli spiriti animali che la tribù era solita venerare si rivoltarono contro di loro, portando scompiglio. Spesso portavano con sé anche i bambini. Per eliminare la minaccia, la tribù aveva compiuto alcuni rituali per intrappolare gli spiriti nelle rocce. Queste rocce venivano poi seppellite, per evitare di risvegliare nuovamente gli spiriti.

Se le rocce vengono spostate, gli spiriti ritornano e possono essere sconfitti solo rimettendo le cose al proprio posto, da qualcuno che non ha paura. Inoltre, Bronny legge anche che i bambini autistici sono “calamite per il soprannaturale”. Nel corso del film, Michael viene dunque raffigurato come “in contatto” con gli spiriti. Inoltre, era l’unico a non avere paura degli spiriti.

Verso il finale, la cavità nel muro si svela dunque essere un portale che conduce Michael e Peter in un luogo simile a quello in cui il bambino aveva trovato le pietre. Qui, quindi, le pietre possono essere rimesse al loro posto. Tuttavia, Peter non è in grado di farlo perché ha paura degli spiriti. Michael, invece, che è sempre stato impavido, si scopre capace di rimetterle a posto e così facendo salva la propria famiglia.

Il trailer di The Darkness e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Darkness grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 30 maggio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

 
 

The Darkness: il film horror è tratto da una storia vera?

The Darkness storia vera
Kevin Bacon, Radha Mitchell, David Mazouz e Lucy Fry in The Darkness. Foto di BH Tilt

Molto spesso i film di genere horror rielaborano eventi, leggende o teorie esistenti nella realtà per i propri racconti. Di particolare interesse di questo filone sono i lungometraggi incentrati su vicende paranormali, tra cui si annovera anche il film del 2016 The Darkness, diretto da Greg McLean, regista fattosi notare per gli horror Wolf Creek (2005), Wolf Creek 2 (2007) e il survival movie Jungle (2017).

Da lui anche scritto insieme a Shayne Armstrong e S.P. Krause, il film propone infatti una storia che è sì originale e frutto della fantasia dei suoi autori, ma che presenta inaspettate radici in reali racconti e leggende. Questi sono legati ad un luogo degli Stati Uniti particolarmente ricco di storia, fascino ma anche elementi capaci di incutere timore: il Grand Canyon. McLean fa di esso la base a partire da cui si anima questo suo film, oggi poco ricordato ma decisamente meritevole di essere riscoperto.

Si tratta infatti di un film horror che non manca di entusiasmare i fan del genere, capace di offrire grandi spaventi e timori che rimangono sottopelle. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Darkness. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui il regista si è ispirato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Darkness cast
David Mazouz in The Darkness. © The Darkness(2016)

La trama e il cast di The Darkness

Protagonista del film è la famiglia Taylor, composta da Peter, Bronny e dai loro figli Stephanie e Michael, un bambino autistico. Proprio quest’ultimo, dopo una gita al Grand Canyon, porta a casa con sé alcune pietre rinvenute in una grotta sotterranea. Da questo momento in poi nella casa dei Taylor iniziano a manifestarsi diversi fenomeni paranormali e ben presto i Taylor scopriranno che un’antica e maligna forza minaccia la loro vita e che per liberarsene dovranno fare affidamento sul legame che li unisce.

Ad interpretare Peter Taylor vi è l’attore Kevin Bacon, mentre sua moglie Bronny è interpretata dall’attrice Radha Mitchell. Stephanie e Michael, invece, sono interpretati da Lucy Fry e David Mazouz. Mentre lei è nota per aver interpretato Vasilisa Dragomir nel film Vampire Academy, Mazouz è conosciuto principalmente per il suo ruolo di Bruce Wayne nella serie televisiva statunitense Gotham. Recitano poi nel film anche gli attori Matt Walsh e Jennifer Morrison nel ruolo di Gary e Joy Carter.

La storia vera dietro il film

Il co-sceneggiatore e regista del film, Greg McLean, ha tratto la storia per questo film da reali testimonianze di terrificanti avvenimenti legati al Grand Canyon. McLean ha infatti rivelato a Entertainment Weekly di aver letto di persone che avevano preso oggetti dal Grand Canyon e che in seguito sono state perseguitate da una serie di sfortune. “Erano storie davvero agghiaccianti che non avrei mai potuto dimenticare e che ritenevo sarebbero state perfette per un film“.

The Darkness trama
David Mazouz in The Darkness. © The Darkness(2016)

Anche se non ha non ha rivelato quali storie specifiche abbiano ispirato il film, è emerso che ci sono numerose storie di fantasmi che provengono dal Grand Canyon. Il Parco Nazionale è infatti ricco di storie soprannaturali e spaventose. Si parla ad esempio di bambini scomparsi, di fantasmi di lavoratori del canyon schiacciati dai massie, più comunemente, di spiriti di persone morte in incidenti aerei.

Secondo Michael P. Ghiglieri, autore di Over the Edge: Death in Grand Canyon “in totale, ci sono stati 65 gli incidenti mortali di vari velivoli all’interno e nei dintorni del canyon e che hanno causato 379 vittime“, ha dichiarato al Los Angeles Times nel 2012. “Di questi, 259 sono morti all’interno del canyon, e altri 120 sono morti sui bordi adiacenti mentre cercavano di salvarsi”. Oltre a ciò, sono molti gli incidenti che si verificano ogni anno in tale luogo e che hanno portato alle teorie sulle maledizioni da parte di antiche popolazioni.

Il trailer di The Darkness e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Darkness grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 30 maggio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

 
 

The Darkness 2 – Trailer

Arriva online l’avvincente  Trailer di lancio dell’attesissimo ‘The Darkness II’, videogioco in stile horror destinato a scrivere un importante pagina della storia di questo genere. 

 
 

The Darkest Minds: da Hunger Games arriva la giovane protagonista

Sappiamo ormai da diverso tempo che ci sarà un adattamento cinematografico di The Darkest Minds, il primo romanzo della trilogia scritta da Alexandra Bracken. A dirigere il film sarà Jennifer Yuh Nelson, co-regista di Kung Fu Panda 3 assieme ad Alessandro Carloni, qui al suo debutto con un live-action.

La notizia di oggi, riportata in esclusiva dall’Hollywood Reporter, riguarda la scelta della giovane protagonista del film. Sarà infatti l’attrice statunitense Amandla Stenberg a vestire i panni della ragazza telecinetica al centro della storia narrata nel libro.

La Stenberg è stata lanciata dal personaggio di Rue interpretato in Hunger Games, primo film della saga con Jennifer Lawrence basato sulla trilogia di Suzanne Collins. Attualmente è nel cast della serie Fox Sleepy Hollow, adattamento in chiave moderna del racconto La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving.

the darkest minds

The Darkest Minds: da Hunger Games arriva la giovane protagonista

The Darkest Minds sarà sceneggiato da Chad Hodge e prodotto da Shawn Levy per la 21 Laps. Il romanzo originale è stato descritto come un incrocio tra le storie dei supereroi, quelle di crescita/formazione alla Stand by Me e i racconti apocalittici alla The Walking Dead.

I fatti narrati nella trilogia letteraria hanno luogo dopo una terribile epidemia che ha causato la morte della maggior parte dei bambini e degli adolescenti americani. In seguito alcuni sopravvissuti cominceranno a sviluppare alcuni superpoteri, ma verranno etichettati come un pericolo per la società e internati in campi di prigionia. Il primo libro si focalizza su ragazzina di 16 anni con poteri telecinetici che riesce a scappare da uno dei campi unendosi a un gruppo di ragazzi come lei in fuga dal Governo.

Fonte: ScreenRant

 
 

The Dark Tower: Stephen King ha dato la sua approvazione alla serie!

The Dark Tower

The Dark Tower del 2017 aveva il potenziale per essere un grande film e doveva essere l’inizio di un nuovo franchise che avrebbe raccontato storie ambientate in quel mondo sia nei cinema che in streaming. Sfortunatamente, è stato un disastro totale che nemmeno i protagonisti di indiscusso talento Idris Elba e Matthew McConaughey sono riusciti a salvare.

Di conseguenza, la proprietà – che si basa su una fenomenale serie di romanzi di Stephen King – è caduta nel dimenticatoio e l’interesse di Hollywood è diminuito. Il regista Mike Flanagan (The Haunting of Hill HouseDoctor Sleep), tuttavia, sta ritentando la strada dell’adattamento per produrre una serie televisiva in streaming che spera di realizzare.

Il regista ha acquisito i diritti dell’epico racconto fantasy fantascientifico di Stephen King lo scorso dicembre, quindi è chiaramente ancora agli inizi di uno sviluppo. In precedenti interviste, il diretto interessato ha confermato che la sceneggiatura del primo episodio è stata completata e ha rivelato che il suo adattamento sarebbe durato per un totale di cinque stagioni. Questo, potrebbe essere un dettaglio che ci suggerisce che una serie così concepita possa essere il modo migliore per portare sul piccolo schermo una visione fedele dei romanzi.  Di questo parere è stato anche l’autore del materiale originale Stephen King che ha dato la sua approvazione attraverso recente Tweet:

Cosa sappiamo sulla serie The Dark Tower (La torre nera)

Ad oggi nessun canale o piattaforma streaming è collegato al progetti di serie de The Dark Tower (La torre nera) firmato da Mike Flanagan (The Haunting of Hill HouseDoctor Sleep). Inoltre, con lo sciopero WGA in corso, Flanagan ha probabilmente interrotto tutti i lavori su questo e su qualsiasi altro progetto a cui è legato.

In una recente intervista il diretto interessato ha spiegato: “[L’adattamento di My Dark Tower] non potrebbe essere più diverso [dal film]. Questo è stato l’approccio sbagliato al materiale, un po’ su tutta la linea, ed è stato un approccio talmente sbagliato che penso che abbia in qualche modo salato la terra per chiunque altro volesse piantare qualcosa sotto lo stendardo della Torre Nera per chissà per quanto.”

 
 

The Dark Tower: Nikolaj Arcel dirigerà il primo film della saga di Stephen King

Dovrebbe essere Nikolaj Arcel, regista di A Royal Affair, a dirigere l’adattamento del primo libro della saga horror-fantasy targata Stephen King, La Torre Nera (The Dark Tower).

La sceneggiatura sarà scritta a quattro mani dallo stesso regista e dal danese Anders Thomas Jensen. Il film, distribuito dalla Sony, sarà seguito anche da una serie tv, che dovrebbe fare da ponte fino al film successivo.

the-dark-towerLa saga della Torre Nera è composta la sette libri, in un mix tra western-horror e fantasy. Il protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero errante, ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo quello di trovare la mitica Torre Nera.

La Entertainment di Ron Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione.

Fonte: Deadline

 
 

The Dark Tower: Mike Flanagan aggiorna sul progetto e promette di non deludere i fan di Stephen King

The Dark Tower

The Dark Tower del 2017 aveva tutte le carte in regola per essere un grande film e avrebbe dovuto dare il via a un nuovo franchise che si sarebbe espanso tra cinema e streaming. Purtroppo, si è rivelato un disastro che nemmeno i protagonisti di serie A Idris Elba e Matthew McConaughey sono riusciti a salvare.

Di conseguenza, la saga, basata su un’incredibile serie di romanzi di Stephen King, è finita nel dimenticatoio. Con un incasso mondiale di 113,2 milioni di dollari a fronte di un budget dichiarato di 66 milioni di dollari, è facile capire perché la maggior parte degli studios abbia avuto scarso interesse a riprendere da dove il film si era interrotto.

Il regista Mike Flanagan, che in precedenza ha adattato i romanzi di King “Gerald’s Game”, “Doctor Sleep” e “The Life of Chuck”, ha annunciato di aver opzionato i diritti per una potenziale serie Prime Video alla fine del 2022. Da allora ha condiviso alcuni aggiornamenti minori, confermando di aver scritto le sceneggiature per la serie. Ora, Flanagan non ha fornito una tempistica precisa per l’inizio della produzione, ma ha assicurato ai fan che sta continuando a lavorare duramente a quello che sembra un adattamento ambizioso.

“Non è che l’abbia messo da parte. È solo che è una cosa così grande, è come costruire una petroliera”, ha detto Flanagan a proposito del suo approccio a The Dark Tower. “Abbiamo continuato a lavorarci per tutto questo tempo. È solo che, è così grande. È in continua lavorazione, e potete star certi che, per quanto vorrete chiederglielo, Stephen King me ne chiederà sempre di più, e non lo deluderò.”

Nel 2022, Flanagan ha confermato che la sua versione di The Dark Tower durerà “almeno cinque stagioni“. Ha aggiunto: “Ho una sceneggiatura pilota di cui sono entusiasta e una scaletta molto dettagliata per la prima stagione e una più ampia per le stagioni successive.”

“L’ho sognato. Quella prima inquadratura, che arriva proprio dalla prima incredibile frase del primo libro, The Gunslinger, ho quell’immagine che mi ronza in testa da quando ero studente universitario”, ha continuato Mike Flanagan. “Prima o poi dovrò uscirne, devo davvero togliermela dalla testa. La sceneggiatura dell’episodio pilota è una delle cose su cui ho preferito lavorare.”

The Dark Tower dovrà essere un successo perché qualsiasi streamer si impegni a raccontare questa storia in più stagioni, e Flanagan dovrà probabilmente consegnare un lotto di episodi alla volta. È una storia complessa che richiederà probabilmente un budget elevato; fortunatamente, è passato abbastanza tempo dal film del 2017 da far sembrare questa versione qualcosa di nuovo. Flanagan, tuttavia, ha ottenuto un enorme successo in streaming con le sue serie Netflix, The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor, Midnight Mass e La caduta della casa degli Usher.

Incorporando temi tratti da diversi generi, tra cui dark fantasy, fantascienza, horror e western, The Dark Tower racconta la storia di un “pistolero” e della sua ricerca di una torre, la cui natura è sia fisica che metaforica. La serie ha creato il Multiverso di King e, così facendo, collega molti dei suoi altri romanzi (molto prima che Hollywood si accorgesse dell’idea).

 
 

The Dark Tower: fissata la data d’uscita

“Childe Roland alla Torre Nera giunse”, così recitava il poema firmato da Robert Browning che ispirò a Stephen King la realizzazione de La Torre Nera. Ebbene è ora giunto il momento per Roland e compagni di giungere al cinema in un adattammento che, in base a quanto ufficializzato dalla Sony, vedrà la luce nel primo capitolo The Dark Tower il  13 gennaio 2017.

A dirigere la pellicola, come vi avevamo già anticipato, sarà Nikolaj Arcel. La sceneggiatura sarà scritta a quattro mani dallo stesso regista e dal danese Anders Thomas Jensen. Il film, distribuito dalla Sony, sarà seguito anche da una serie tv, che dovrebbe fare da ponte fino al film successivo.

La saga della Torre Nera è composta la sette libri, in un mix tra western-horror e fantasy. Il protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero errante, ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo quello di trovare la mitica Torre Nera.

La Entertainment di Ron Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione.

Fonte: Coming Soon

 
 

The Dark Tower: confermato Idris Elba nel cast

Dopo la conferma della data d’uscita, si comincia seriamente a delineare il progetto che vedrà arrivare sullo schermo The Dark Tower, tratto dalla serie di romanzi di Stephen King.

Sia lo scrittore che il regista e co-sceneggiatore del film, Nikolaj Arcel, hanno riferito a EW che le riprese del film cominceranno in Sud Africa e soprattutto hanno confermato la presenza di Idris Elba nel cast, al fianco di Matthew McConaughey, nel ruolo di Roland.

Di seguito lo scambio di tweet tramite social di cui sono stati protagonisti lo scrittore e i due attori:

A dirigere la pellicola sarà Nikolaj Arcel. La sceneggiatura sarà scritta a quattro mani dallo stesso regista e dal danese Anders Thomas Jensen. Il film, distribuito dalla Sony, sarà seguito anche da una serie tv, che dovrebbe fare da ponte fino al film successivo.

the-dark-towerLa saga della Torre Nera è composta la sette libri, in un mix tra western-horror e fantasy. Il protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero errante, ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo quello di trovare la mitica Torre Nera.

La Entertainment di Ron Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione. The Dark Tower arriverà nei cinema USA il 13 gennaio 2017.

Fonte: EW

 
 

The Dark Tower: Carla Gugino conferma di aver parlato con Mike Flanagan

La caduta della casa degli Ushern Verna Carla Gugino

Ad alcuni registi piace molto utilizzare gli stessi interpreti in tutti i loro film e show televisivi. Lavorare con Cillian Murphy e Michael Caine è una cosa che Christopher Nolan sembra apprezzare molto. I fratelli Coen e Frances McDormand condividono un legame simile e Quentin Tarantino collabora notoriamente con Samuel L. Jackson in ogni occasione.

L’attrice preferita di Mike Flanagan sembra essere Carla Gugino. L’attrice è apparsa in Gerald’s Game (adattamento di Stephen King), The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor, Midnight Mass e La caduta della casa degli Usher. Flanagan è attualmente impegnato a sviluppare i piani per un ambizioso adattamento della saga fantasy The Dark Tower di Stephen King e sembra che stia pensando di lavorare di nuovo con Carla Gugino.

In una nuova intervista a The Playlist, la Gugino ha confermato di aver avuto colloqui con Flanagan per la partecipazione all’adattamento, ma ha rifiutato di condividere ulteriori dettagli.

Si è parlato di ‘The Dark Tower’, ma non ho altre informazioni da condividere. Spero che tutto si risolva. So che è una cosa che lo appassiona moltissimo. Voglio dire, penso che sia un grande interprete di Stephen King. Ma ha anche una sua voce così forte che in qualche modo è bellissima, sapete?

Il gioco di Gerald’ è così fedele al libro, anche al punto che il finale, che credo sia davvero imperativo, era una parte del libro a cui la gente rispondeva davvero o non rispondeva. E Mike è stato così chiaro nel dire: “Beh, comunque è così”. Eppure, mi è sembrato che l’abbia fatto in modo così fluido“.

Cosa sappiamo sulla serie tv di Flanagan sulla saga The Dark Tower

Secondo Flanagan, il piano per la saga di The Dark Tower prevede cinque stagioni televisive, che saranno seguite da due lungometraggi indipendenti.

Questo ha senso, dato che la saga fantasy di King si estende su 8 libri: Il pistolero (1982), Il disegno dei tre (1987), Le terre desolate (1991), Mago e vetro (1997), Le piccole sorelle di Eluria (1998), I lupi della Calla (2003), Il canto di Susannah (2004), La torre oscura (2004) e Il vento dal buco della serratura (2012). È ispirato al poema Childe Roland to the Dark Tower Came” del poeta e drammaturgo inglese Robert Browning.

Durante lo sciopero della WGA e della SAG-AFTRA nell’agosto dello scorso anno, Flanagan ha dichiarato di essere soddisfatto dei progressi dell’adattamento e che il progetto sarebbe diventato la sua massima priorità una volta terminato lo sciopero.

Ha detto Flanagan: “Abbiamo dei partner fantastici di cui non posso parlare, e abbiamo degli attori davvero eccitanti che ci girano intorno e di cui non posso parlare, e abbiamo degli approcci potenzialmente innovativi alla realizzazione del film di cui non posso proprio parlare… ma quello che posso dire è che i miei timori che qualsiasi slancio che avevamo sviluppato sarebbe stato cancellato [dallo sciopero], beh, non me ne preoccupo affatto“.

 
 

The Dark Tower di Stephen King: ecco chi si sarà il regista

The Dark Tower
The dark tower, Stephen King

Non sarà Ron Howard – come inizialmente ventilato – a dirigere il primo film della serie che si ispira alla nota raccolta di libri firmata Stephen King, The dark tower (La torre nera). Mentre il regista si occuperà della produzione del progetto (insieme a Brian Grazer ed Erica Huggins, tramite la sua Entertainment), pare che a mettersi dietro la macchina da presa sarà infatti Nikolaj Arcel (Royal Affair).
La Sony Pictures, al momento ancora in fase di trattative, avrebbe assegnato ad Arcel anche la riscrittura della sceneggiatura, che si baserà su uno script curato da Akiva Goldsman (A Beautiful Mind) e Jeff Pinker (The Amazing Spider-Man 2) ispirato principalmente al primo libro della serie , “The Gunslinger”.

stephen_kingI libri di King, ambientati in un futuro senza tecnologia simile al Far West, raccontano le avventure di Roland di Gilead, ultimo pistolero di un ordine cavalleresco i cui membri sono tutti morti in guerra che si trova ad inseguire un potente stregone (“l’uomo in nero”) attraverso un deserto popolato da mutanti e demoni, fino a una misteriosa Torre Nera.
“Sono entusiasta che ‘The Dark Tower’ stia finalmente per apparire sullo schermo,” ha fatto sapere lo scrittore. “Coloro che hanno viaggiato con Roland e i suoi amici alla ricerca della Torre Nera vedranno realizzate le loro speranze. Si tratta di un approccio brillante e creativo ai miei libri “.

Ancora non si sa a chi andrà il ruolo del pistolero protagonista della serie, anche se numerose star sono già state prese in considerazione per il ruolo, tra cui Javier Bardem e Russell Crowe.

Fonte: Superherohype

 
 

The Dark Knight: il capolavoro di Nolan in un fan-trailer animato

Non vi è alcun dubbio sul fatto che, grazie a The Dark Kinight di Christopher Nolan, il personaggio Batman abbia toccato il vertice più alto di tutta la propria carriera, contribuendo a porre le basi per lo sviluppo di quello che sarebbe in seguito divenuto il DCEU.

Cercando di celebrare degnamente la mitologia dell’Uomo Pipistrello rielaborata dal regista di Inception e nel frattempo ponendo l’attenzione sulla grande quantità di trasposizioni animate del celebre eroe DC, il canale fandom YouTube Stryder HD ha deciso di realizzare e postare un interessante trailer che unisce alcune famose sequenze di film e puntate seriali d’animazione in cui compare il personaggio di Batman, il tutto accompagnato dall’ormai iconica colonna sonora composta da Hans Zimmer per la trilogia di Nolan.

https://youtu.be/wyMomfpQQT8

All’interno di questo video grassroots denominato The Dark Knight Animated Trailer è possibile notare la presenza di estratti molto noti provenienti da alcuni famosi prodotti d’animazione che hanno come protagonista proprio l’Uomo Pipistrello – Batman Gotham Knight, Batman Under the Red Hood, Batman The Killing Joke, Batman The Dark Knight Returns Part 1 & 2, Batman Bad Blood, Batman Assault on Arkham, Son of Batman e Batman vs Robin – il tutto condito con le suggestioni musicali che rimandano direttamente alle atmosfere cupe e postmoderne volute da Christopher Nolan per la sua trilogia di The Dark Knight e dalle voci dei principali protagonisti, tra cui Christian Bale, Michael CaineGary Oldman.

Unica perla che manca in questo coraggioso prodotto fandom è però la performance vocale del Joker di Heath Ledger, anche se forse appare proprio come una scelta voluta dall’autore del video.

The Dark Knight Returns The Last Crusade: prime tavole del prequel di Frank Miller

Il video in questione fa sicuramente riflette sul possibile esito di una rielaborazione in forma animata di The Dark Knight, soprattutto qualora le voci di Batman Joker potrebbero essere interpretati dalla coppia storica formata da Kevin Conroy e Mark Hamill.

Fonte: screenrant

 
 

The Dark Knight: Donald Trump cita Bane nel discorso d’insediamento?

Sembra non esserci davvero limite alle contaminazioni e alle influenze che il cinema può esercitare sulla vita reale e sui grandi protagonisti che in essa vivono e operano, soprattutto dopo un recente report ad opera di EW in cui viene fatto scherzosamente notare come Donald Trump, durante il suo lungo discorso inaugurale in occasione della cerimonia d’insediamento come 45° presidente degli Stati Uniti, avrebbe forse involontariamente citato un noto monologo ad opera del celebre villain Bane interpretato da Tom Hardy in The Dark Knight (per la precisione in The Dark Knight Rises) di Christopher Nolan.

The Dark Knight è il miglior cinecomics di sempre

Parlando a lungo di come sia necessario liberare gli Stati Uniti dalla corruzione e dall’eccesso di opulenza derivante da un capitalismo disorganizzato e dannoso per i più deboli, Donald Trump sembra quantomeno aver visto in maniera approfondita la performance di Tom Hardy in The Dark Knight, dove appunto Bane esordiva dall’altro di una macchina blindata verso un gruppo di criminali fuggitivi, affermando: “libereremo Gotham dai corrotti! Dal ricco! Dagli oppressori che per generazioni che vi hanno tenuto succubi con i miti della facile opportunità e dell’oppotunismo, e ridaremo questa città a voi, la sua gente, i suoi abitanti!“. Di sicuro, dall’alto del podio che domina la scalinata del Campidoglio, Donald Trup avrà succitato qualche reminiscenza cinefila per tutti gli appassionati della saga di Nolan.

Di seguito un divertente video virale postato sul canale YouTube Film Gob che propone un montaggio delle sequenze con protagonisti il presidente Donald Trump e il villan Bane.

https://www.youtube.com/watch?v=1Oeu7SBvPaQ

Per avere un confronto ulteriore a riguardo di questa teoria – in realtà probabilmente più una semplice e divertente coincidenza – è possibile citare nuovamente le parole di Donald Trump, che durante il discorso ha affermato che “oggi, non stiamo solo trasferendo il potere da un’amministrazione all’altra o da un partito all’altro, ma stiamo trasferendo il potere da Washington e lo stai dando di nuovo a voi, la gente!“. Il tycoon sembra avere dunque una sincera ammirazione per il villain di The Dark Knight.

Fonte: EW

 
 

The Dark Knight: 10 cose che non sapevate sulla trilogia

Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno

Sette anni fa The Dark Knight Rises (in Italia tradotto con Il ritorno del cavaliere oscuro) chiudeva in gran stile la trilogia su Batman di Christopher Nolan iniziata con Batman Begins e proseguita con Il cavaliere oscuro, cambiando per sempre il modo di approcciare il genere.

Ecco di seguito 10 cose che, forse, non sapevate sul dietro le quinte dei tre film:

1Joker doveva apparire nel capitolo finale della trilogia

joker

La tragica morte di Heath Ledger ha completamente scombinato i piani originali della Warner Bros, che inizialmente aveva previsto il ritorno del Joker anche nel terzo e conclusivo capitolo della trilogia, continuando a raccontare la sua storia mentre Bane saliva al potere.

Leggi anche – Il cavaliere oscuro: 10 cose che non avevi notato nel film di Nolan

Fonte: Screenrant

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