Nuovo poster online per
The Finest Hours, thriller d’azione della
Disney.
Ispirato ad una storia
vera, il film racconta la straordinaria avventura di uno dei
più grandi salvataggi nella storia della Guardia Costiera. Il 18
febbraio 1952, violente sferzate di vento che colpiscono il New
England e varie città lungo la costa orientale, coinvolgono
numerose imbarcazioni nel loro percorso mortale. Tra queste, una
petroliera diretta a Boston, che viene letteralmente spezzata a
metà, intrappolando più di 30 marinai all’interno della sua poppa
in affondamento. L’ufficiale più anziano a bordo Ray Sybert
(Casey Affleck) si rende conto ben presto che
spetta a lui prendere in carico l’equipaggio spaventato e ispirare
gli uomini a mettere da parte le loro differenze e lavorare insieme
per superare una delle peggiori tempeste che abbia mai colpito la
East Coast. Nel frattempo, il maresciallo della guardia costiera
Daniel Cluff (Eric Bana) ordina un’ardita
operazione di salvataggio. Quattro uomini, guidati dal capitano
Bernie Webber (Chris Pine), si troveranno a dover
fronteggiare, con una scialuppa di salvataggio di legno mal
equipaggiata, temperature fredde, onde alte 60 piedi e uragani.
La regia del film è di Craig
Gillespie (Million Dollar Arm).
Nel cast, Chris Pine, Casey Affleck, Ben Foster, Holliday
Grainger, John Ortiz ed Eric Bana. Presentato in Digital
3D e IMAX 3D, il film trasporterà il pubblico nel cuore
dell’azione, in una sorta di esperienza cinematografica in scala
epica.
È online il primo trailer di
The Final Girls, commedia horror in
stile anni Ottanta. In The Final
Girls, Max (Taissa Farmiga) e i suoi
amici assistono alla proiezione di “Camp Bloodbath”, film
horror di culto anni ’80 interpretato dalla madre di Max, ma
durante la proiezione finiscono accidentalmente sullo schermo,
rimanendo intrappolati dentro il film.
Ecco il trailer:
Il film diretto da Todd
Strauss-Schulson è stato presentato al SXSW Film Festival
e probabilmente arriverà nelle sale americane nel periodo di
Halloween. Tra i protagonisti ci sono Malin Akerman,
Alexander Ludwig, Alia Shawkat, Thomas Middleditch e
Adam DeVine.
Nel 2000 al cinema esce il film
Final
Destination, primo capitolo di una
pentalogia che si è imposta come un cult sia per le sue tematiche,
legate alla predestinazione e all’inevitabilità della morte, quanto
per diverse sequenze entrate nell’immaginario collettivo. Diretto
da James Wong, noto anche come regista della serie
X-Files, il film ha conquistato da subito un grande
seguito di fan, che hanno reso tale pellicola sempre più celebre
nel corso degli anni. Dopo i primi due sequel, nel 2009 è poi
arrivato al cinema The Final Destination
3D (qui la recensione), diretto
stavolta da David R. Ellis, il quale aveva già
firmato la regia del secondo capitolo.
Dopo il successo di Final Destination 3,
per questo nuovo titolo della serie si decise di puntare sulla
tecnologia del 3D, in quel momento particolarmente diffusa e in
voga. Per il regista e i produttori, però, questa avrebbe dovuto
significativamente aggiungere qualcosa di nuovo al film e alla sua
storia, non fungendo dunque da mero effetto speciale per
sorprendere gli spettatori. Questa novità non impedì però al film
di essere accolto in modo piuttosto freddo dalla critica. Il
pubblico però premiò The Final Fantasy 3D, portandolo ad
un guadagno di circa 186 milioni di dollari.
Tale successo spinse poi a dar vita
ad un nuovo film, Final Destination 5, arrivato nel 2011.
Questo, però, è stato concepito e realizzato come un prequel al
primo capitolo della serie. Ciò rende di fatto The Final
Destination 3D l’ultimo titolo secondo la cronologia degli
eventi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Final Destination 3D:
la trama del film
Il film ha inizio durante una corsa
di auto, quando Nick O’Bannon ha una terribile
visione: per via di un incidente, quasi tutta l’arena sarà
distrutta uccidendo moltissime persone, tra cui lui, la sua
fidanzata Lori e i due amici Hunt
e Janet. Terrorizzato che ciò possa accadere
davvero, riesce a convincere i ragazzi del suo gruppo e qualche
altra persona a uscire. Non appena fuori, la tragedia che Nick
aveva previsto avviene davvero. Il gruppo di fortunati scampati
alla morte, però, si troverà ad aver soltanto ritardato ciò che è
inevitabile. Quella di Nick, infatti, è stata solo la prima di una
lunga serie di visioni sul destino dei sopravvissuti di quel
giorno.
Tra questi vi è
Carter, un uomo che voleva rientrare in arena per
salvare sua moglie, ma a cui George, la guardia,
lo ha impedito. Mosso dal desiderio di vendicarsi, questi muore
vittima del suo stesso piano. Il giorno seguente anche
Samantha, un’altra sopravvissuta, muore a causa di
un incidente quantomai impensabile e imprevedibile. A poco a poco,
dunque, la morte sembra trovare il modo di andare incontro a tutti
i superstiti al disastro dell’arena, nei modi più cruenti e
sanguinari possibili. Per Nick e i suoi amici, dunque, ha inizio
una sfida che non sembra poter essere vinta in alcun modo.
The Final Destination 3D:
il cast del film
Protagonista di questo capitolo, nel
ruolo di Nick O’Bannon, è l’attore Bobby Campo,
divenuto celebre proprio grazie a tale film ma noto anche per aver
interpretato Seth Branson nella serie tv Scream. Accanto a
lui, nel ruolo della fidanzata Lori Milligan vi è invece l’attrice
Shantel VanSanten, nota prevalentemente per le
serie One Tree Hill, The
Flash e Shooter. Gli amici di Nick, Hunt e Janet,
sono invece interpretati da Nick Zano e
Haley Webb. Il primo è noto per il ruolo di Vince
nella serie Le cose che amo di te, mentre la Webb è
celebre come Jennifer Blake in Teen Wolf.
Nel ruolo di George, la guardia
dell’arena dove si svolge la corsa d’auto di inizio film, vi è
l’attore Mykelti Williamson, divenuto estremamente
celebre per aver recitato nel ruolo di Bubba, l’amico afroamericano
di Forrest Gump nell’omonimo film. Samantha Lane è invece
interpretata da Krista Allen, conosciuta per serie
come Baywatch, Il tempo della nostra vita e A
proposito di Brian. Per questo stesso ruolo si era proposta
anche l’attrice Ashley Tisdale,
senza però riuscire ad ottenerlo. Infine, Carter Daniels è
interpretato da Justin Welborn.
The Final Destination 3D:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. TheFinal Destination 3D è infatti
disponibile nei cataloghi di Google Play, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 27
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
In un periodo dove sbucano come
funghi trilogie, remake e prequel, non poteva mancare un nuovo
pargolo come Final Destination 3D, ultimo
capitolo dell’omonima serie sulla morte composta ad oggi da ben
quattro pellicole.
C’era quindi bisogno di questa nuova
pellicola? E’ fuori di dubbio che il primo Final
Destination avesse già detto tutto (risultando anche
piuttosto gradevole e ben fatto), detto ciò , l’ultimo arrivato
arriva trainato dal carrozzone sfavillante degli effetti 3d, qui
usati per la prima volta ed in modo massiccio.
I personaggi cambiano ma la storia
ricalca fedelmente quelle passate: Nick O’Bannon (Bobby
Campo) ha una visione mentre assiste ad una gara
automobilistica, di lì a pochi minuti ci sarà un incidente che
ucciderà molti spettatori tra cui lui, la sua ragazza Lori
(Shantel van Santen) e una coppia di amici; Hunt
(Nick Zano) e Janet (Haley
Webb).
The final destination 3D –
recensione
Nick riesce appena in tempo e con
difficoltà a portare fuori dall’autodromo i suoi compagni, che
nello stadio si conferma la sua tragica visione. Dopo alcune
morti sospette, Nick si convince che tutti coloro che sono scampati
all’incidente, siano destinati comunque a morire seguendo l’ordine
cronologico con cui perivano nella sua visione.
L’unico modo per salvare lui ed i
suoi amici è quello di “spezzare” la catena salvando la vita ad
almeno una persona destinata a morire prima di loro, Nick avrà ogni
volta una visione che gli darà alcuni indizi sul modo in cui sarà
colpita la prossima vittima.
Come marchio di fabbrica della serie
non mancano momenti di puro splatter, così come sono sempre
presenti le morti più assurde ed il salvataggi all’ultimo istante,
ciò nonostante la pellicola soprattutto per chi ha già visto i
precedenti Final Destination sa di trito e ritrito
lontano un miglio. I personaggi sono tutti preconfezionati,
dal classico spavaldo che se ne infischia del pericolo a Nick
ragazzo coraggioso dal cuore d’oro (pure troppo); alla fine il
divertimento si riduce esclusivamente nel capire in quale modo
bislacco sopraggiungerà la morte dello sfortunato di turno.
E se questo poteva bastare nel primo
film della serie nel trasmettere un po’ di pathos, giunti ormai
alla quarta “riedizione”, si fa una fatica tremenda a trovare un
motivo valido per vederlo sino alla fine. Il prodotto (perché di
questo si tratta) è confezionato per gli adolescenti in vena di
emozioni facili, con attori bellocci e inquadrature che esaltano le
curve delle bellone di turno e non bastano purtroppo dei buoni (e
tamarrissimi) effetti 3d a rendere Final Destination
3D un horror che sarà ricordato in futuro.
In un periodo dove sbucano come
funghi trilogie, remake e prequel, non poteva mancare un nuovo
pargolo come The Final Destination 3D, ultimo
capitolo dell’omonima serie sulla morte composta ad oggi da ben
quattro pellicole. C’era quindi bisogno di questa nuova
pellicola?
E’ fuori di dubbio che il primo
Final Destination avesse già detto tutto
(risultando anche piuttosto gradevole e ben fatto), detto ciò ,
l’ultimo arrivato arriva trainato dal carrozzone sfavillante degli
effetti 3d, qui usati per la prima volta ed in modo massiccio.
I personaggi cambiano ma la storia
ricalca fedelmente quelle passate: Nick O’Bannon (Bobby Campo) ha
una visione mentre assiste ad una gara automobilistica, di lì a
pochi minuti ci sarà un incidente che ucciderà molti spettatori tra
cui lui, la sua ragazza Lori (Shantel van Santen) e una coppia di
amici; Hunt (Nick Zano) e Janet (Haley Webb).
Nick riesce appena in tempo e con
difficoltà a portare fuori dall’autodromo i suoi compagni, che
nello stadio si conferma la sua tragica visione. Dopo alcune morti
sospette, Nick si convince che tutti coloro che sono scampati
all’incidente, siano destinati comunque a morire seguendo l’ordine
cronologico con cui perivano nella sua visione.
L’unico modo per salvare lui ed i
suoi amici è quello di “spezzare” la catena salvando la vita ad
almeno una persona destinata a morire prima di loro, Nick avrà ogni
volta una visione che gli darà alcuni indizi sul modo in cui sarà
colpita la prossima vittima.
Come marchio di fabbrica della
serie non mancano momenti di puro splatter, così come sono sempre
presenti le morti più assurde ed il salvataggi all’ultimo istante,
ciò nonostante la pellicola soprattutto per chi ha già visto i
precedenti Final Destination sa di trito e ritrito lontano un
miglio.
I personaggi sono tutti
preconfezionati, dal classico spavaldo che se ne infischia del
pericolo a Nick ragazzo coraggioso dal cuore d’oro (pure troppo);
alla fine il divertimento si riduce esclusivamente nel capire in
quale modo bislacco sopraggiungerà la morte dello sfortunato di
turno.
E se questo poteva bastare nel
primo film della serie nel trasmettere un po’ di pathos, giunti
ormai alla quarta “riedizione”, si fa una fatica tremenda a trovare
un motivo valido per vederlo sino alla fine.
Il prodotto (perchè di questo si
tratta) è confezionato per gli adolescenti in vena di emozioni
facili, con attori bellocci e inquadrature che esaltano le curve
delle bellone di turno e non bastano purtroppo dei buoni (e
tamarrissimi) effetti 3d a rendere Final Destination 3d un horror
che sarà ricordato in futuro.
Così come la teoria degli opposti
insegna, in campo amoroso i contrari sono destinati ad attrarsi.
Arnaud e Madeleine hanno davvero
poche cose in comune, una manciata di anni sulle spalle (venti) e
un futuro incerto. Il primo è impegnato insieme al fratello
nell’azienda di legnami ereditata dal padre, all’orizzonte
un’estate piatta e tranquilla fatta di mare e lavoro. Benestante e
viziata, invece, la seconda, tremendamente appassionata di forza
fisica e profezie catastrofiche: non fa altro che attendere
l’apocalisse e prepararsi ad essa, allenandosi e bramando una vita
militare. Proprio una campagna di reclutamento dell’esercito
francese li fa incontrare e scontrare, fra scazzottate e morsi
della prima ora.
Nonostante le linee di
trama possano far pensare a una comune commedia romantica, l’opera
prima di Thomas Cailley va subito ben oltre
pescando elementi da generi diversi e disparati. Spaziando dal
romanzo di formazione al dramma apocalittico, Les
Combattants – tradotto in italiano The
Fighters Addestramento di Vita – è una finestra
aperta sulla giovinezza più scanzonata, ribelle, fiera e
presuntuosa, desiderosa di scontrarsi con la vita e gli eventi.
Giovinezza osservata da un punto di vista decisamente moderno
che rovescia il pensare comune – ormai datato – dell’uomo virile e
della donna debole: Arnaud è infatti un ragazzo fragile, guidato
dai sentimenti, Madeleine è al contrario fredda e statuaria,
irremovibile e spesso insensibile.
Il percorso dei due
protagonisti prende le sembianze di una ricerca disperata di
autonomia, di libertà in senso ampio e materiale, un cammino
lontanissimo dalle convenzioni, dai binari sui quali i fattori
sociali ci costringono talvolta a procedere. Una conquista tanto
importante richiede però sacrificio, dedizione e un pizzico di
irresponsabilità, senza escludere l’onestà di riconoscere i propri
limiti e accettare i fallimenti, quando per forza di cose vi si
inciampa. Il giovane regista francese classe 1980 racconta tutto
questo non solo tramite una sceneggiatura ben scritta (a quattro
mani con Claude Le Pape) e ricca di battute
taglienti, messe soprattutto in bocca al personaggio di Madeleine,
anche tramite delle atmosfere quasi ‘surreali’ come intere foreste
a un passo dalla civiltà, paesi fantasma e una punteggiatura
filmica del tutto anarchica.
A spezzare le scene infatti nessuna
partitura sinfonica a mo di tappeto, bensì musica elettronica
originale a volume sfrenato. Un’ottima prova che ha conquistato
pubblico e critica francese, sino alla consacrazione di tre
fondamentali premi Cèsar durante l’edizione 2015: miglior attrice
Adèle Haenel, nonostante la sua recitazione
cantilenante e il suo fare scontroso non convinca in molti, miglior
attore emergente Kévin Azaïs, che ha davvero un
futuro roseo in patria e non solo, e migliore opera prima.
Certamente un inizio di carriera di carattere, che fa ben
sperare per il prossimo futuro.
Oggi pluricandidato all’Oscar e noto
per film come Il lato
positivo,American Hustle – L’apparenza
inganna e Joy, il regista
David O. Russell ha intrapreso una più decise
scalata ai vertici di Hollywood già con il suo film del 2010
The Fighter (qui la recensione). Questo è
arrivato dopo una pausa di ben sei anni dal suo precedente
lungometraggio, I Heart Huckabees – Le strane coincidenze della
vita. Il film in questione è un biopic dedicato a due fratelli
attivi nel mondo del pugilato, una storia vera che trova qui grande
forza narrativa tanto per la bravura degli interpreti quanto per la
capacità di Russell di sottolineare il cuore emotivo del film.
Scritto da Paul Tamasy, Eric
Johnson e Scott Silver, il film è stato
ispirato dal documentario del 1995 intitolato High on Crack
Street: Lost Lives in Lowell, dedicato proprio alla famiglia
Eklund-Ward, della quale fanno parte i due fratellastri qui
protagonisti. A dirigere il film doveva inizialmente esserci
Darren Aronofsky, già distintosi nel 2008 per un
film simile quale The Wrestler. Il regista preferì però
rinunciare però a The Fighter per concentrarsi su Il
cigno nero, lasciando dunque il posto libero a Russell. Una
volta uscito in sala, il successo fu straordinario.
The Fighter guadagnò
infatti circa 130 milioni di dollari a livello mondiale e ottenne
sette nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior regia.
Ancora adesso è indicato come uno dei migliori lungometraggi di
Russell, dove si evince la sua bravura nel coniugare tecnica ed
emozioni. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio
catalogo.
The Fighter: la trama del film
Protagonisti del film sono
Dicky Eklund, ex pugile di successo ora caduto in
disgrazia, e il suo fratellastro Micky Ward, a sua
volta un puglie, la cui carriera è appena agli esordi ed è gestita
dalla madre Alice. Nonostante il suo
impressionante gancio sinistro, Micky continua però a perdere sul
ring. L’ultimo combattimento da lui affrontato finisce quasi per
ammazzarlo, e a quel punto viene persuaso dalla sua ragazza,
Charlene, a tentare qualcosa di estremo: dividersi
dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi e allenarsi senza
l’inquieto fratello. Così facendo Micky si ritrova ad avere
l’opportunità di combattere per il titolo. Sarà però a quel punto
che capirà di aver bisogno del fratello e di tutta la sua famiglia
per poter vincere.
The Fighter: la storia vera dietro
al film
Richard Eklund Jr.
passò dall’essere un pugile amatoriale all’essere un boxeur
professionista il 26 agosto del 1975. Dopo aver perso il suo
incontro di debutto contro Joe DeFayette, vinse
dieci incontri consecutivi e assunse il nome di Dick
Eklund. Il 18 luglio del 1978 si batté contro il grande
Sugar Ray Leonard uscendone però sconfitto.
Eklund continuò poi a frequentare il ring fino al
1985. Nella sua carriera totalizzò 19 vittorie e, quando smise
i guantoni cominciò ad allenare il suo fratellastro Micky
Ward. Al momento Dicky lavora come
personal trainer e allenatore di boxe nel New England e, insieme a
Micky, viaggia per gli Stati Uniti facendo
discorsi motivazionali agli studenti di college.
Allo stesso Dicky
Eklund è stato poi dedicato il documentario
High on Crack Street: Lost Lives in
Lowell, che racconta il declino dell’ex puglie a
causa della dipendenza da crack. Numerosi furono infatti i guai che
hanno caratterizzato la vita del boxeur un tempo soprannominato
L’orgoglio di Lowell. Al 2013 egli era stato arrestato circa 66
volte, nella maggior parte dei casi per possesso di droga. Quando
cominciò ad allenare Micky, aveva appena scontato
5 anni di carcere per rapimento e rapina a mano armata. Infine,
l’uomo fu coinvolto, nel maggio del 2006, in un omicidio avvenuto
fuori da un bar. Ad oggi, però, egli sembra essersi ripulito
dedicandosi unicamente all’attività di allenatore.
The Fighter: il cast del film
Ad interpretare il promettente
pugile Micky Ward vi è l’attore Mark Wahlberg,
il quale chiese di poter ottenere la parte in quanto vero amico di
Ward. Per interpretare al meglio il pugile, le sue abitudini e i
suoi modi di fare, Wahlberg si avvalse della presenza di Ward sul
set, studiandolo in ogni sua particolarità. Per aggiungere realismo
al film, Wahlberg ha inoltre rifiutato una controfigura e ha preso
pugni veri durante le scene di combattimento, il che lo ha portato
quasi a rompersi il naso un paio di volte. Wahlberg, inoltre, si è
sottoposto a un rigoroso regime di esercizi di bodybuilding,
dedicando oltre quattro anni di allenamento per ottenere un fisico
muscoloso e interpretare in modo convincente Ward.
Accanto a lui, nel ruolo del
problematico Dicky Eklun vi è invece Christian Bale,
che proprio grazie a questa interpretazione ha vinto un Oscar come
miglior attore non protagonista. Fu Walhberg a suggerire Bale,
desiderando di poter lavorare con lui. Data la tossicodipendenza di
Eklund, Bale ha dovuto perdere molto peso, cosa già fatta in
passato per L’uomo senza sonno.
Bale ha inoltre studiato la parte prendendo appunti sui manierismi
di Eklund e registrando conversazioni per acquisire il
caratteristico accento di Boston del personaggio. Nel film vi è poi
l’attrice Amy Adams nel
ruolo di Charlene Felming, fidanzata di Micky, mentre Melissa Leo è
la madre dei due, Alice.
The Fighter: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
The Fighter grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 11 ottobre alle ore 21:15
sul canale Cielo.
In The
Fighter Dicky, orgoglio dell’ intera cittadina
per il suo passato da pugile, è ora caduto in disgrazia. Nel
frattempo, suo fratello Micky è diventato a sua volta un pugile, la
sua carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice.
Nonostante il suo impressionante gancio sinistro, Micky continua a
perdere sul ring.
L’ultimo combattimento affrontato
da Micky finisce quasi per ammazzarlo, e a quel punto viene
persuaso dalla sua ragazza, Charlene, a tentare qualcosa di
estremo: dividersi dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi
e allenarsi senza l’inquieto fratello, prigioniero della dipendenza
da crack.
Questa è la storia vera di
The Fighter, film raccontato con nervosi
e rapidi movimenti da David O. Russell, e
interpretato da un ottimo gruppo di attori, sui quali brilla uno
sfolgorante Christian Bale, emaciato e sdentato tossico
con manie di protagonismo. Lui è Dicky che accompagna il fratello
minore, Micky, sul ring. Ad interpretare la giovane speranza del
pugilato c’è Mark Wahlberg, attore ritrovato dopo la sua
bella interpretazione in The Departed di
Martin Scorsese, che anche qui mette in piedi un
buon personaggio con una fisicità che per natura (e cultura) gli
appartiene ma che con dedizione viene messa a disposizione del
ruolo.
The
Fighter di Russell racconta con
sobrietà una storia importante e potente, interessante soprattutto
nella misura in cui è tratta da una storia vera e mostra la
difficoltà umana laddove l’ambiente fa di tutto per far affogare
l’individuo. Proprio la realtà di Lowell, la cittadina di origine
dei nostri protagonisti, è lo sfondo socio-culturale all’interno
del quale su muovono i giovani, le donne e i bambini che rischiano
di affogare nel grande degrado che li circonda. Micky diventerà ciò
che per un periodo è stato il fratello maggiore, una speranza, un
orgoglio comune, un’immagine che possa in qualche modo risollevare
le aspettative di quelli che nascono e crescono in quel luogo.
David O. Russell come già detto non si dilunga nei
drammi personali, analizza, racconta e si limita a mostrare i
personaggi, le dinamiche familiari claustrofobiche e la realtà in
cui questi sono incastonati.
Quello che David O.
Russell racconta davvero bene invece sono gli incontri,
rapidi, dinamici, ci accompagna a colpire la mascella del pugile
insieme alla telecamera, ci fa combattere e ci fa vincere insieme
ai personaggi. Ma il film si distingue per i fighters, i veri
combattenti, questi due attori così diversi, ma che si amalgamano
così bene: da un lato c’è il solido Christian Bale, mimetico fino
all’inverosimile, sfodera un’interpretazione magistrale e dolente
di un uomo in conflitto con se stesso; dall’altro lato troviamo
Wahlberg, più giovane e meno pretenzioso che con il suo sguardo
dolce e il suo fisico violento mette in piedi una bella figura di
uomo in cerca di riscatto, di ragazzo pulito che non vuole finire
nel dimenticatoio della sua sporca città.
A supportare queste belle
interpretazioni due attrici di generazioni diverse ma che si
dividono due bei ruoli, forti e allo stesso tempo molto femminili;
Amy Adams e
Melissa Leo regalano al pubblico due bei
personaggi che contribuiscono alla buona riuscita del
film. The Fighter è un buon film,
forse meno bello di quanto si è tanto detto, ma sicuramente
interessante e per molti aspetti anche godibile.
Dopo il trailer di 12
Years A Slave di Steve McQueen, nel
giro di poche ore i riflettori sono di nuovo puntati su
Benedict Cumberbatch grazie al trailer di The
Fifth Estate di Bill Condon(Demoni e Dei, Dreamgirls, The
Twilight Saga Breaking Dawn), appena diffuso online dalla
Dreamworks.
Il Film, che vede nel cast fra gli
altri anche Daniel Bruhl (presto in sala con
Rush di Ron Howard),
Laura Linney (The Big
C), Carice van Houten
(Game of Thrones), Dan Stevens(Downton Abbey) e
Alicia Vikander(A Royal Affair, Anna
Karenina), racconterà la storia della nascita di
Wikileaks e del controverso rapporto fra i suoi fondatori, Julian
Assange( Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg(Bruhl). The Fifth
Estate uscirà nelle sale americane il 7 novembre 2013.
E’ l’uomo più ricercato di
Hollywood e con The Fifth EstateBenedict Cumberbatch ha segnato una svolta nella
sua carriera interpretando per la prima volta un personaggio reale
e vivente, Julian Assange. Lo stesso attore in un’intervista ha
confermato di quanto questo ruolo sia stato importante per lui.
E’ il mio primo ruolo in carriera
nel quale ritraggo una persona reale che fa cose realmente
accadute. E questo ha cambiato molto la dinamica del mio approccio
ad un personaggio. Con Assange, si tratta di una storia che va
avanti oltre il film, cosa che per me è straordinaria,
sinceramente. C’è un’energia differente qui”.
Sicuramente Cumberbatch offrirà una
performance interessante, come abbiamo subodorato già dal trailer
del film, intanto ricordiamo che i suoi prossimi appuntamenti sono
con la terza stagione di Sherlock, con Lo
Hobbit la Desolazione di Smaug, in cui darà voce e
movimenti al drago Smaug in persona e ritroverà il compagno di set
di SherlockMartin Freeman; con
12 Years a Slave di Steve
McQueen, in cui ha recitato accanto a Michael
Fassbender e Brad Pitt; e con
August: Osage County in cui ha incrociato
sul set la leggendaria Meryl Streep.
La Dreamworks
Pictures ha diffuso online un nuovo poster ufficiale di
The Fifth Estate, pellicola di
Bill Condon con protagonisti Benedict
Cumberbatch e Daniel Bruhl. Eccolo di
seguito, insieme ad una serie di immagini esclusive.
The Fifth Estate
nuovo poster
The Fifth Estate nuove immagini
Il film, che vede nel cast fra gli
altri anche Daniel Bruhl (presto in sala
con Rush di Ron
Howard), Laura
Linney (The Big
C), Carice van
Houten (Game of Thrones), Dan
Stevens(Downton
Abbeye Alicia Vikander (A Royal
Affair, Anna Karenina), racconterà la storia della nascita
di Wikileaks e del controverso rapporto fra i suoi fondatori,
Julian Assange (Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg (Bruhl).
The Fifth
Estate uscirà nelle sale americane il 7
novembre 2013.
Peyton Reed,
regista di Abbasso l’amore – Down with Love, Ti, odio, ti
lascio, ti… e Yes Man, dirigerà l’adattamento
cinematografico della graphic novel di Vivek J.
Tiwary dal titolo The Fifth
Beatle.
Il biopic (così come la graphic
novel) racconterà la vita di Brian Epstein,
storico manager dei Beatles, artefice del loro
successo mondiale, scomparso all’età di 32 anni a causa di un
overdose di anticonvulsivi e alcool. Il progetto è stato descritto
come una pellicola in cui si mescoleranno musica, sogni, successi e
tragedie; un racconto umano che porta con sé un messaggio di amore
e di pace. La pellicola sarà prodotta dallo stesso Tiwary in
collaborazione con Bruce Cohen. La produzione
comincerà il prossimo anno.
Di seguito vi mostriamo il trailer
ufficiale della graphic novel.
Prime Video ha
annunciato oggi la data di uscita e svelato il trailer ufficiale
dello show non-fiction Original italiano
The Ferragnez: Sanremo Special, un episodio
speciale che segue l’imprenditrice digitale e icona della moda
Chiara Ferragni nella sua avventura come
co-conduttrice al 73° Festival di Sanremo, tra lezioni di public
speaking, fitting d’alta moda, nuove esperienze e paura da
palcoscenico. The Ferragnez: Sanremo
Special è prodotto da Banijay Italia per Amazon
Studios e debutterà in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo il prossimo 14 settembre.
The Ferragnez: Sanremo Special, il trailer
La settimana del Festival di Sanremo
sta per cominciare. Chiara, dopo essersi preparata per mesi, è
pronta per la sua prima esperienza come co-conduttrice televisiva
del Festival di Sanremo. L’imprenditrice racconta i lunghi mesi di
lavoro necessari per calcare un palco così importante. Anche
Fedez è nella “città dei fiori”, il seguitissimo
podcast Muschio Selvaggio approda a Sanremo, ma non è l’unico
impegno lavorativo che lo vede coinvolto durante la settimana del
Festival. Infine, un inaspettato colpo di scena scombina
l’equilibrio della coppia che si confronta su passato e futuro.
L’unico modo per scoprire davvero il dietro le quinte della vicenda
sarà vedere l’episodio speciale.
La giovane coppia più celebre del
panorama contemporaneo, ribattezzata i Ferragnez, è seguita da
milioni di follower su Instagram. Chiara Ferragni
è imprenditrice digitale e icona della moda con oltre 29 milioni di
follower su Instagram, incoronata da Forbes “Most Powerful Fashion
Influencer” a livello globale; Fedez è un
imprenditore e artista poliedrico con all’attivo oltre 86 dischi di
platino e più di 14,7 milioni di follower su Instagram, già
protagonista di Celebrity Hunted – Caccia all’UomoS1 e host del grande successo LOL:
Chi ride è fuori. Grazie alle due stagioni dello show
docu-reality Original The Ferragnez – La serie, pubblico e
fan hanno imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un
accesso esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un
periodo speciale e straordinario della loro vita insieme.
Prime Video ha
svelato oggi il poster ufficiale dello show non-fiction Original
italiano The Ferragnez: Sanremo Special, un
episodio speciale che segue l’imprenditrice digitale e icona della
moda Chiara Ferragni nella sua avventura come
co-conduttrice al 73° Festival di Sanremo, tra lezioni di public
speaking, fitting d’alta moda, nuove esperienze e paura da
palcoscenico. The Ferragnez: Sanremo Special è
prodotto da Banijay Italia per Amazon Studios e debutterà in
esclusiva su Prime Video in
oltre 240 Paesi e territori nel mondo giovedì 14 settembre.
La settimana del
Festival di Sanremo sta per cominciare. Chiara, dopo essersi
preparata per mesi, è pronta per la sua prima esperienza come
co-conduttrice televisiva del Festival di Sanremo. L’imprenditrice
racconta i lunghi mesi di lavoro necessari per calcare un palco
così importante. Anche Fedez è nella “città dei fiori”, il
seguitissimo podcast Muschio Selvaggio approda a Sanremo, ma non è
l’unico impegno lavorativo che lo vede coinvolto durante la
settimana del Festival. Infine, un inaspettato colpo di scena
scombina l’equilibrio della coppia che si confronta su passato e
futuro.
La giovane coppia più celebre del
panorama contemporaneo, ribattezzata i Ferragnez, è seguita da
milioni di follower su Instagram. Chiara Ferragni è imprenditrice
digitale e icona della moda con oltre 29 milioni di follower su
Instagram, incoronata da Forbes “Most Powerful Fashion Influencer”
a livello globale; Fedez è un imprenditore e artista poliedrico con
all’attivo oltre 86 dischi di platino e più di 14,7 milioni di
follower su Instagram, già protagonista di Celebrity Hunted –
Caccia all’UomoS1 e host del grande successo
LOL: Chi ride è fuori. Grazie alle due stagioni dello show
docu-reality Original
The Ferragnez – La serie, pubblico
e fan hanno imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un
accesso esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un
periodo speciale e straordinario della loro vita insieme.
The Ferragnez: Sanremo
Special si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel
catalogo di Prime Video, tra
cui le produzioni italiane Original The Ferragnez – La serie
S1 e S2, The Bad Guy, Prisma, Bang Bang Baby, Gianluca
Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di conoscerti, All or
Nothing: Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e S2, Vita
da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S1, S2 e
S3, e LOL: Chi ride è fuori S1, S2 eS3;
le serie pluripremiate The Marvelous Mrs. Maisel e
Lizzo’s Watch Out for the Big Girls, la serie satirica sui
supereroi The
Boys e grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack
Ryan di Tom Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici
Vite, The Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani,
Reacher e Il principe cerca figlio,
oltre a contenuti in licenza disponibili in più di 240 paesi e
territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle
migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions League,
oltre che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri
titoli Original italiani già annunciati sono le serie Gigolò
per caso, Antonia, No Activity – Niente da segnalare, Sul più bello
– La serie, gli show Karaoke Night – Talenti Senza
Vergogna, LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, AMAZING – FABIO
DE LUIGI, i film Elf Me, Il migliore dei mondi, Pensati Sexy,
oltre ai rinnovi per nuove stagioni di Monterossi, Sono Lillo,
Prova Prova Sa Sa e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È
stata inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il
capitolo italiano dell’universo Citadel.
Prime Video ha svelato oggi il trailer ufficiale
dello show non-fiction italiano Original
The Ferragnez – La serie, che per la seconda
stagione riporta sullo schermo l’imprenditrice digitale e icona
della moda Chiara Ferragni e il poliedrico artista
e imprenditore Fedez per raccontare il loro mondo professionale e
privato, e la loro famiglia, oltre che con il primogenito Leone,
ora anche con la piccola Vittoria. La seconda stagione di
The Ferragnez – La serie, prodotta da Banijay
Italia per Amazon Studios, debutterà in esclusiva su Prime Video in
oltre 240 Paesi e territori nel mondo con i primi quattro episodi
il 18 maggio 2023, per poi concludersi il 25 maggio con gli ultimi
tre. La seconda stagione di
The Ferragnez – La serie è l’ultima novità per i
clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni
veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video,
con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
La giovane coppia più celebre del panorama contemporaneo,
ribattezzata i Ferragnez, è seguita da milioni di follower su
Instagram. Chiara Ferragni è imprenditrice digitale e icona della
moda con oltre 29 milioni di follower su Instagram, incoronata da
Forbes “Most Powerful Fashion Influencer” a livello
globale; Fedez è un imprenditore e artista poliedrico con
all’attivo oltre 86 dischi di platino e più di 14,6 milioni di
follower su Instagram, già protagonista di Celebrity Hunted –
Caccia all’Uomo S1 e host del grande successo LOL – Chi
ride è fuori. Grazie allo show docu-reality Original
The Ferragnez – La serie, pubblico e fan hanno
imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un accesso
esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un periodo
speciale e straordinario della loro vita insieme. Chiara
Ferragni e Fedez torneranno dopo il
successo della prima stagione, per raccontare nuove sfide e nuovi
traguardi, ma anche il loro rapporto come giovane coppia e come
genitori, accettando ancora una volta con coraggio di mettersi a
nudo, scavare a fondo e aprire agli spettatori le porte della loro
casa.
Con la seconda stagione di
The Ferragnez – La serieprosegue
la collaborazione tra la coppia e Prime Video, dopo una prima
stagione di grande successo uscita a dicembre 2021: Fedez è brand
ambassador di Prime Video, il primo a rivestire questa carica in
Europa, oltre ad essere stato uno dei fuggitivi di Celebrity
Hunted – Caccia all’Uomo S1, primo show Original italiano, e
arbitro e conduttore di LOL: Chi ride è fuori; mentre
Chiara è stata una dei giudici della prima stagione di
Making The Cut, fashion contest condotto da Heidi Klum e
Tim Gunn, e protagonista del documentario Chiara Ferragni
Unposted, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 e
disponibile in esclusiva su Prime Video.
Inoltre, come precedentemente annunciato, dopo l’estate sarà
disponile in esclusiva su Prime Video The Ferragnez: Sanremo
Special, un episodio speciale che segue Chiara
Ferragni nella sua avventura come co-conduttrice al 73°
Festival di Sanremo, tra lezioni di public speaking, fitting d’alta
moda, nuove esperienze e paura da palcoscenico.
Entertainment Weekly ha diffuso
online la prima immagine tratta da The Fault in Our
Stars, la nuova pellicola della 20th Centurty Fox che
vede protagonisti Shailene Woodley e Ansel
Elgort. Insieme alla prima immagine, vi presentiamo anche
il poster ufficiale del film.
Basato sul best seller omonimo di
John Green, The Fault in Our
Stars racconta la storia d’amore tra Hazel
(Woodley) e Augustus (Elgort). Hazel è una ragazzina sedicenne
malata di cancro che viene costretta dai genitori a frequentare un
gruppo di sostegno. Un giorno conosce Augustus, con il quale
inizierà una bellissima amicizia che ben presto si trasformerà in
qualcosa di più. Il cast del film include anche Willem
Dafoe, Nat Wolff, Laura Dern, Sam Trammell, Mike Birbiglia
e Emily Peachey. Il film uscirà al cinema, in
America, il 6 Giugno 2014.
Arriva il primo atteso trailer del
film The Fault In Our Stars,
adattamento cinematografico del romanzo di John
Green, in Italia conosciuto come Colpa
delle stelle.Protagonisti Shailene
Woodley, Ansel Elgort, Nat Wolff, Willem Dafoe e
Laura Dern.
Colpa delle
stelle (The Fault in Our Stars) è il quarto romanzo
scritto dall’autore John Green e pubblicato nel gennaio 2012. La
storia è narrata da Hazel, una sedicenne affetta dal cancro. che è
obbligata dai genitori a frequentare un gruppo di supporto. Qui
incontra e si innamora del diciassettenne Augustus, un ex giocatore
di basket con una gamba amputata. Sul suo blog di Tumblr e sul suo
vlog di Youtube, Green ha dichiarato che “il titolo è ispirato alla
famosa frase del Giulio Cesare di Shakespeare (Atto 1, scena 2),
dove il nobile Cassio dice a Bruto: “La colpa, caro Bruto, non è
delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni”.
Ecco la prima clip di
The Fault in Our Stars prossimo drama
teen che vede protagonisti Shailene Woodley e
Ansel Elgort, già Co-star in
Divergent, in quella che si preannuncia
essere una tormentata e romantica storia d’amore tra teenagers.
Il film è tratto dal
romanzo Colpa delle Stelle e vede protagonisti
Shailene Woodley, Ansel Elgort, Nat Wolff, Willem
Dafoe e Laura Dern.
Colpa delle
stelle (The Fault in Our Stars) è il quarto romanzo
scritto dall’autore John Green e pubblicato nel gennaio 2012. La
storia è narrata da Hazel, una sedicenne affetta dal cancro. che è
obbligata dai genitori a frequentare un gruppo di supporto. Qui
incontra e si innamora del diciassettenne Augustus, un ex giocatore
di basket con una gamba amputata. Sul suo blog di Tumblr e sul suo
vlog di Youtube, Green ha dichiarato che “il titolo è ispirato alla
famosa frase del Giulio Cesare di Shakespeare (Atto 1, scena 2),
dove il nobile Cassio dice a Bruto: “La colpa, caro Bruto, non è
delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni”.
Uno dei grandi protagonisti della
stagione dei premi cinematografici del 2020/2021 è stato il film
The Father – Nulla è come sembra (qui
la recensione), opera d’esordio del drammaturgo francese
Florian Zeller
basata su un suo testo teatrale già portato sul grande schermo da
Philippe Le Guay con il film francese
Florida (2015). Con questo adattamente in lingua inglese,
Zeller ha poi vinto il premio Oscar come Miglior sceneggiatura non
originale, diventando il 16esimo scrittore a vincere un Oscar per
l’adattamento di una propria opera.
Il film è l’adattamento
cinematografico dell’omonima opera teatrale di Zeller il quale ha
poi incaricato Sir Christopher Hampton di adattare
l’opera per il cinema e di tradurla in inglese. Hampton, come
Zeller, è un drammaturgo, ma è diventato noto anche come
sceneggiatore di film come Espiazione (2007) e Le
relazioni pericolose (1988). Nel lavoro di adattamento, i due
hanno in particolare dovuto ridurre la quantità di dialoghi. Ciò si
riflette nelle numerose scene in cui il protagonista Anthony Hopkins si guarda intorno sconcertato.
Invece di far parlare il personaggio, ci si è dunque affidati
all’abilità facciale dell’attore per raccontare la storia.
Un film dunque incentrato fortemente
sulle interpretazioni dei protagonisti, chiamati a dar voce a
personaggi estremamente complessi e ricchi di sfumature, attraverso
i quali si affrontano temi delicati come la malattia, i ricordi e i
legami famigliari. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di The Father –
Nulla è come sembra
Protagonista del film è
Anthony, un uomo di 80 anni, che nonostante l’età
avanzata e la necessità di cure rifiuta l’assistenza di sua figlia
Anne. A causa della demenza senile, però, la mente
di Anthony vacilla sempre di più, fino a portarlo a perdere la
percezione stessa della realtà, che davanti ai suoi occhi inizia a
mutare in qualcosa di estraneo. Giorno dopo giorno, Anthony atica a
riconoscere anche la stessa Anne, che gli appare diversa e
sconosciuta e inizia a dubitare della sua mente, dei suoi cari e di
tutto ciò che ha intorno. Per padre e figlia ha così inizio un
viaggio alla riscoperta del loro rapporto, ora segnato dalla
malattia.
Il cast del film: perché più attori
interpretano gli stessi ruoli?
Nel film il nome del personaggio
principale è Anthony perché il ruolo è stato scritto appositamente
per Sir Anthony Hopkins. Florian Zeller ha dichiarato
che il suo grande sogno è diventato finalmente realtà. Per la sua
interpretazione, Hopkins ha poi vinto il suo secondo Oscar come
Miglior attore protagonista. Accanto a lui, nel ruolo della figlia
Anne, vi è la premio Oscar Olivia Colman, che per la sua interpretazione
è poi stata nominata all’Oscar come Miglior attrice non
protagonista. Completano il cast Rufus Sewell nel ruolo del compagno di Anne,
Paul, Mark Gatiss in quelli di Bill e Imogen Poots in quelli di Laura, mentre
Olivia Williams è l’infermiera Catherine.
Per quanto riguarda il cast, il team
creativo ha fatto una scelta di unica e sorprendente quando ha
deciso di far interpretare lo stesso personaggio a più attori. Uno
dei modi principali in cui The Father – Nulla è come sembra aiuta il
pubblico a vedere il mondo attraverso gli occhi di Anthony è quello
di far interpretare a più attori lo stesso personaggio, in modo che
anche il pubblico non sia mai del tutto sicuro di chi sia.
All’inizio del film, Olivia Colman (The
Crown) interpreta la figlia di Anthony, Anne, che è la sua
principale custode, e gli dice che si sta trasferendo a Parigi per
stare con un uomo.
La mattina dopo, Anthony trova un
uomo di nome Paul, interpretato da Mark
Gatiss (Sherlock), che vive nella sua casa e dice
di essere il marito di Anne. Questa volta, quando Anne ritorna, è
interpretata da un attrice completamente diverso, Olivia
Williams (An Education). La stessa dinamica si
verifica conImogen
Poots (French Exit), che appare per la prima
volta nel ruolo della nuova badante Laura, che ricorda ad Anthony
l’altra figlia, Lucy. In seguito, anche la Williams assume il ruolo
di Laura, prima della sua ultima apparizione come infermiera
dell’ospedale.
Più avanti, quando Anthony è
convinto che l’infermiera gli abbia rubato l’orologio e che la
figlia gli stia rubando l’appartamento, Paul è interpretato da un
altro attore, Rufus Sewell (L’uomo nell’alto
castello). Poi, Gatiss torna nel ruolo di un altro infermiere
di Anthony, Bill, in ospedale. Se tutto questo scambio di ruoli è
confuso, è perché è stato pensato per esserlo. Il pubblico può
probabilmente intuire che la Colman è la “vera” Anne, ma non si
chiarisce mai chi siano i “veri” Paul, Laura, Lucy, ecc. Chi guarda
questo film si chiede, con una strana sensazione di essere sospeso
nella realtà e nel tempo, cosa sia “vero” e cosa “inventato”.
Questo rispecchia il fatto che Anthony perde il contatto con la
realtà nel corso del film, non sapendo mai a cosa credere.
Il trailer di The Father –
Nulla è come sembra e dove vedere il film in streaming e
in TV
È possibile fruire di The
Father – Nulla è come sembra grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 23
febbraio alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
Il finale di The Father – Nulla è come sembra (qui
la recensione) è un viaggio tortuoso ed emozionante che lascia
il film su una nota straziante. Il film è stato il debutto alla
regia di Florian Zeller ed è
caratterizzato da un’interpretazione magistrale di Anthony Hopkins (che ha per questo ruolo vinto
il suo secondo Oscar), oltre che da una sceneggiatura sapientemente
congegnata da Zeller, la cui regia conferisce poi al film una
prospettiva che richiama le complesse opere d’arte di M.C.
Escher. Ma la storia dell’acclamato film del 2020 inizia
nel 2012 con la prima di Le Père.
Questa pièce ha procurato a Zeller
un ampio successo di critica nella comunità teatrale. Ha poi
riscritto il ruolo del protagonista, Anthony, appositamente per
Hopkins, ritenendolo il “più grande attore vivente”. Nel film, la
figlia dell’anzinao, Anne (Olivia
Colman), sta cercando di trovare una soluzione di
assistenza a lungo termine per il suo ostinato ma spesso confuso
genitore. The Father – Nulla è come sembra è
infatti raccontato in soggettiva dal punto di vista di Anthony,
influenzato dalla sua progressiva demenza senile, facendo sì che
alcuni fatti sembrino cambiare nel corso della narrazione. Queste
frustrazioni culminano nella scena finale.
Cosa succede nella scena finale del
film?
Alla fine di The Father –
Nulla è come sembra, l’appartamento di Anthony ha
raggiunto la fine delle sue diverse iterazioni ed è diventato una
casa di riposo, dove viene assistito dall’infermiera
Catherine (Olivia Williams) e dal
suo assistente Bill (Mark
Gatiss). Il film, però, fa interpretare agli attori più
personaggi come rappresentazione tematica della demenza. Questi
custodi sono volti che Anthony ha già visto in passato, avendo
percepito la figlia e il genero come somiglianti a Catherine e Bill
in un momento o nell’altro. Nella scena finale, è chiaro che la
presa di Anthony sulla realtà è scivolata fino al punto in cui non
riesce più a stabilire quali dei suoi ricordi sono reali e quali
invece falsi.
In una scena emotivamente straziante
che costituisce il culmine del film, Anthony ricorda sua madre e
improvvisamente desidera tornare a casa mentre le lacrime lo
sommergono. Confida a Catherine che sente di “perdere tutte le
foglie” nel suo crepuscolo. Mentre piange tra le braccia di
Catherine, lei lo tranquillizza e gli dice che presto non si
ricorderà più di queste cose spiacevoli, che più tardi andranno a
fare una passeggiata e che tutto andrà bene. Alla fine del film, la
macchina da presa si avventura quindi fuori dalla finestra,
osservando gli alberi le cui foglie frusciano al vento. È un
momento straziante e personale del film che eleva gli aspetti
emotivi della storia del suo personaggio.
Cos’è reale e cosa no in
The Father – Nulla è come sembra
A causa della qualità soggettiva e
labirintica di The Father – Nulla è come sembra, è
facile chiedersi cosa sia realmente accaduto ad Anthony e cosa
abbia immaginato o erroneamente messo insieme nella sua mente. Il
film mette l’anziano in primo piano, invitando il pubblico a
empatizzare con lui in un modo che rispecchia la sensazione del
personaggio di essere vittima di ciò che lo circonda. Spesso
sbaglia a ricordare i volti, in particolare Anne come Catherine e
Paul come Bill. In un’inquadratura, viene soffocato da Anne nel
sonno. In un’altra scena, Paul lo aggredisce fisicamente.
In un’altra ancora, Anthony scopre
che la figlia e il genero parlano male di lui, per poi unirsi a
loro, andarsene e tornare allo stesso scenario in cui si era
imbattuto. Certamente, come minimo, il soffocamento è stato
immaginato, visto che poi è ancora vivo. Ciò enfatizza però il
senso di vulnerabilità che Anthony prova per mano di Paul, che
molto probabilmente lo ha schiaffeggiato e ha parlato
sfacciatamente contro di lui. C’è poi la questione della visita di
mezzanotte con la figlia più giovane, Lucy. È
implicito che la ragazza ha avuto un grave incidente e
probabilmente è deceduta.
Anthony, non riuscendo a
ricordarsene, tira continuamente fuori l’argomento, soprattutto per
quanto la sua più recente badante le assomigli. In una delle scene
successive, il padre esplora l’appartamento e scopre che è
diventato un ospedale, dove trova Lucy, insanguinata e con un
tutore, distesa in un letto con ogni sorta di macchinario medico
intorno a lei. All’improvviso si sveglia da quello che era un sogno
o un ricordo e si ritrova nella sua struttura di assistenza, dove
trascorrerà il resto del film.
Il fatto che Lucy sia deceduta ha
senso, considerando l’emozione che Anthony prova nel ricordarla.
Inoltre, il trattamento che riserva alla figlia vivente, Anne, è
duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere sopravvissuta
mentre la figlia favorita non c’è più. Questi momenti sono molto
gravi, anche se si può dire che Anne è allo stremo delle forze per
prendersi cura del padre, che spesso è crudele con lei a causa
della sua demenza, ma anche del suo risentimento di fondo nei
confronti di lei e di ciò che è accaduto a Lucy.
Anthony muore alla fine del
film?
Nel momento in cui viene affidato a
una casa di riposo, la comprensione di Anthony del mondo che lo
circonda si è deteriorata al punto da richiedere un monitoraggio
costante. Nonostante l’ovvia destinazione di un film incentrato su
un genitore affetto da demenza, l’ultima scena non termina con
un’inquadratura di Anthony che si allontana pacificamente
nell’aldilà, ma con gli alberi fuori dalla sua stanza. Sebbene il
suo destino sia ormai determinato, l’ultima scena ha molto di più
da dire sulla sua situazione finale che non semplicemente sulla sua
vita o sulla sua morte.
Il vero significato del finale di
The Father – Nulla è come sembra
È difficile trovare
un’interpretazione positiva in una storia il cui soggetto è
fondamentalmente terminale come quella di The Father –
Nulla è come sembra, ma Zeller riesce a sostenere il
significato del film con l’aiuto di una metafora. Mentre Catherine
consola un Anthony sconvolto e disconnesso, gli dice che anche se
attualmente sta soffrendo sotto il peso della sua fine,
fortunatamente la sua demenza significa non ricordare neanché la
sua sofferenza. Invece di lottare contro la vecchiaia o di trovare
un ovvio finale affermativo in cui la figlia rimane con lui fino
alla fine, Zeller affronta la demenza momento per momento, con
Catherine che incoraggia Anthony a concentrarsi su ciò che è
immediato per lui.
È interessante anche il modo in cui
Il padre affronta i ricordi, con Anthony che si perde per lo più
nei momenti che gli hanno procurato dolore emotivo: è spesso
terrorizzato, con il cuore spezzato, con la paura di essere
attaccato a causa della sua confusione o di sentirsi fuori posto.
In questo senso, il significato del film è profondo per il modo in
cui esplora la demenza come un viaggio labirintico nella mente di
chi ne è affetto. Alla fine, l’albero ha ancora le sue foglie, e
forse questa è la dichiarazione più ottimistica sulla condizione di
Anthony. Ha vissuto una vita indipendentemente dal fatto che fosse
considerata buona o cattiva (o entrambe le cose), e le foglie
dell’albero indicano la crescita e la fioritura della vita, che va
avanti nonostante tutto.
La scena finale del film spiegata
dal regista
Nel corso di un’intervista, Zeller
ha parlato in particolare del lavoro svolto con Hopkins e Olivia
Colman nella scena finale e della sua importanza. Poiché l’intera
storia è imperniata su questo finale, Zeller spiega: “abbiamo
girato quella scena in modo un po’ nervoso, anche perché sapevamo
che le emozioni che dovevamo raggiungere erano crude, brutali,
veritiere e non facili da ottenere. È stato un momento molto
intenso per noi“. Zeller ha anche chiesto agli attori di non
fare prove, in modo da poter raggiungere i momenti emotivi con la
macchina da presa.
Quando Colman lascia il film e
Anthony ha il suo crollo finale, la battuta che pronuncia sul
“perdere tutte le mie foglie” è stata una parte
fondamentale per Zeller. Proprio come l’infermiera non capisce cosa
Anthony stia dicendo con questa battuta, Zeller ammette di averla
scritta come una battuta che non significa nulla, ma allo stesso
tempo il pubblico avrebbe capito esattamente cosa Anthony sta
cercando di comunicare. Ha spiegato che la battuta doveva
riassumere ciò che l’intera esperienza del film avrebbe dovuto
essere per il pubblico: “Non capisci cosa sta succedendo e allo
stesso tempo, su un altro livello, emotivamente, capisci
tutto”.
“È un padre saggio
quello che conosce il proprio figlio”. Ad asserirlo con
coscienza e zelante genio è William Shakespeare
tra le pagine del suo Il mercante di Venezia. Ma cosa
succede se gli occhi di un padre guardano e la mente non riconosce?
Tra i meccanismi fallaci del pensiero umano, mentre la saggezza
scivola via, possiamo davvero ritrovare ancore di salvezza a cui
aggrapparsi, ristabilendo un rapporto mandato in tilt come quello
tra padre e figlia, oppure tutto è destinato a perdersi, come neve
al sole?
In The Father a rimanere in piedi è un gioco
delle parti abitato non più da maschere, ma da silenzi tangibili.
L’osservare la propria figlia e non riconoscerla, guardarla e
confonderla sotto mentite spoglie, crea un cortocircuito azionato
da lacrime e singhiozzi trattenuti all’interno di una fitta rete di
paura, tradimenti, manipolazioni, o disperata perdita.
La trama di The
Father
Tratto dall’omonima
pièce teatrale, sempre diretta da Florian Zeller,
The Father pone al centro del suo intreccio un
uomo deciso a rifiutare tutta l’assistenza di sua figlia mentre
invecchia. Impegnato a dare un senso alle sue mutevoli circostanze,
l’uomo inizia addirittura a dubitare dei suoi cari, della sua mente
e persino del tessuto della sua realtà.
Vestirsi di
thriller, vivere di dramma
Che qualcosa di
angosciante sia pronto a farsi largo tra i respiri esalati in casa
di Anthony, lo anticipa profeticamente il commento musicale che dà
ritmo alla prime battiture del film. I secondi passano e una mano
a forma di note si blocca sul capo di Anne (Olivia Colman) per poi
afferrare le esistenze della sua famiglia e scuoterle, facendo
cadere dalle loro tasche una tranquillità domestica già in precario
equilibrio. Un ponte associativo che collega le battute sincopate
dell’aria che apre l’opera con quella più iconica, insidiatasi nei
meandri della nostra mente, dell’hitchcockiano
Psyco.
Ma se la pellicola
diretta da Alfred Hitchcock non ha mai fatto
segreto della sua natura misteriosa e orrorifica, il film con
protagonista Anthony Hopkins è una scatola cinese
che si mostra in un modo, per poi raccogliere al suo interno mille
e altri mondi, altri generi, altre tempeste emotive pronte a
colpire il mare calmo dello spettatore.
Tutto il mondo è un
palcoscenico
È un puzzle della mente,
The Father. Un’opera ricoperta da abiti
del thriller, che ama farsi ammirare dai propri spettatori sulla
passerella dello schermo cinematografico (ora ridottosi a quello
televisivo) ma a ogni sequenza, un brandello di vestito inizia a
staccarsi e perdersi, lasciando nudo, nella sua essenza drammatica
e introspettiva, il film diretto da Florian
Zeller. L’alito di vita che si genera sulle assi del
palcoscenico teatrale, colpisce in pieno petto questo
kammerspiel ombroso, illuminato da piccoli bagliori di luce,
simboli di barlumi di una razionalità che va a perdersi tra i
labirinti di una mente (dis)funzionale. E se è vero che “tutto il
mondo è teatro”, gli attori di The Father si muovono sul palcoscenico della
vita in punta di piedi, nell’eterna paura di svegliare un pensiero
rimosso, un ricordo confusionario, uno sprazzo di memoria
modificato.
Ma l’essenza teatrale c’è
e si sente. Investe lo schermo ammantando di significati secondari,
metafore, e associazioni perturbanti, ogni singolo dettaglio. Nulla
è come sembra, tanto in queste esistenze diegetiche, quanto in
quelle pensate, manipolate da una memoria che arranca a tentoni. Ma
il cinema ha uno strumento magico in più rispetto all’arte
teatrale. In questo gioco di ambiguità, il montaggio esacerba con
un sapiente impiego del campo contro-campo la lontananza tra padre
e figlia, e con essa il distacco da ciò che reale, e immaginato.
Gli sguardi tra Anthony Hopkins e Olivia
Colman, intermezzati da quelli di Rufus
Sewell e Mark Gatiss, sono palline
lanciate in una partita di tennis. Incapaci di condividere gli
spazi di una medesima inquadratura, i personaggi si scrutano a
debita distanza, enfatizzando le distanze sociali, quasi con il
terrore che violando lo spazio personale altrui, cada quella bolla
di sapone che si sono creati, ed entro cui vivere la propria
esistenza alternativa.
Gli incontri del padre
con la propria figlia sono scanditi da arrivederci e gesti
reiterati all’ombra di un’inquietudine velata dai contrasti
fotografici di poche luci e tante ombre. Il buio che adombra lo
spazio è lo stesso che disorienta il pensiero del protagonista.
Privi di segnali e indicazioni con cui orientarsi, i suoi pensieri
perdono la strada. Immersi nel buio abbagliato da poche lingue di
luce, i suoi (pseudo)ricordi tornano indietro, vanno avanti, si
muovono tentennando, alla ricerca di una via di uscita razionale
che non pare ritrovarsi.
Ambienti come
proiezioni mentali
Lo stesso appartamento è
la perfetta proiezione visiva e architettonica della mente di
Anthony. Tutto sembra immacolato, ma tra i suoi vani le parole si
muovono nel tentativo di mettere in ordine cocci di momenti passati
e presenti che sembrano non combaciare. I lenzuoli che ricoprono
divani, i quadri che scompaiono, o le sedie che compaiono
all’improvviso, sono la metafora perfetta di una mente che
rallenta, nasconde ciò che è in disuso e ripropone flash mnemonici
di eventi immaginati, o confusi. Le stanze dell’appartamento vivono
di polvere e ambiguità, di polli cucinati e gesti ripetuti ad
libitum, sempre uguali e sempre così diversi. La casa di Anthony è
il contenitore adatto per raccogliere tutti quei momenti in cui il
protagonista ricorre a formulazioni sensate, avanzando pretese
assurde per nascondere pensieri e ricordi lineari. Ogni ambiente è
vissuto da fantasmi di un pensiero passato, annunciati non più da
campane, o
brividi, ma da campanelli, fischi di teiere, arie di opere
classiche. Sono impronte sonore di un’identità che si va
dissolvendo, e che lascia a questi piccoli e grandi dettagli il
ruolo di contenitori di una vita frammentata in varie tessere di un
puzzle ormai impossibile da completare.
Tutto è in ordine ma
tutto è confuso; ogni piccolo pezzo di Anthony è come il suo
orologio, rubato dalle grinfie del tempo e della malattia.
Attori (magistrali)
alla seconda
Per ergersi al centro
della città, imponente ed elegante, ogni teatro ha bisogno di
fondamenta solide su cui basarsi, e colonne portanti che lo tengano
in piedi. Nel teatro della vita messo in scena da Florian
Zeller, è la performance di Anthony Hopkins a sostenere un dramma
interiore vestito di oscuri pensieri e ambigui eventi. Ogni sua
piccola espressione, o mutamento facciale, è un fendente che
colpisce con perfezione chirurgica l’anima dello spettatore. Angelo
e demone di un aldilà personale, la sua interpretazione è una
commistione perfetta di reazioni sottomesse, e urla strazianti,
lasciate libere di mostrarsi, lontane dallo spettro della
macchietta o dell’overacting. A ruotargli intorno, un corollario di
comprimari capaci di alimentare la sua forza interpretativa,
attraverso performance altrettanto convincenti ed emotivamente di
impatto. C’è la dolcezza della figlia Anne (Olivia
Colman), l’esasperazione del genero Paul (Rufus
Sewell), la pazienza della badante Laura (Imogen
Poots), l’ambiguità di un uomo dai mille volti e nomi
(Mark Gatiss). Maschere dell’arte, queste
esistenze si improvvisano riverberi di uno specchio rotto rivolto
al passato, attori ingaggiati per interpretare a loro insaputa un
ruolo nel teatro messo in scena da un regista disattento e
smemorato, come il cervello di Anthony.
È un sadico burattinaio
la nostra mente. Ci tiene in pugno, facendoci muovere tra realtà e
immaginazione, speranze e razionalità. Ma nel momento in cui decide
di recidere uno dei fili che ci tengono saldi a sé, eccoci cadere
senza forze e senza bussola nel buio dell’esistenza. Camminiamo
arrancando sul palcoscenico della vita nella speranza che un occhio
di bue ci illumini, ritrovando un briciolo di lucidità e con essa
speranza, ricordo, saggezza.
BiM Distribuzione
annuncia che The Father – Nulla è come sembra arriva
in Italia solo al cinema dal 20 maggio in lingua
originale (con sottotitoli in italiano) e dal 27
maggio in versione italiana. Un passo importante per
supportare la riapertura delle sale e offrire al pubblico
l’opportunità di vedere il film di Florian Zeller
con protagonisti Anthony Hopkins e Olivia Colman, premiato agli Oscar
2021 per l’interpretazione di Anthony Hopkins come
Migliore Attore Protagonista e per la
Migliore Sceneggiatura Non Originale di Florian
Zeller e Christopher Hampton.
The Father – Nulla è come sembra è tratto dall’opera
teatrale Il padre (Le père) scritta da Florian Zeller e
andata in scena per la prima volta a Parigi nel 2012, conquistando
il premio Molière per la Miglior commedia, prima di debuttare a
Broadway e nel West End londinese, dove ha ottenuto premi Tony e
Olivier per il Miglior attore (rispettivamente a Frank Langella e
Kenneth Cranham). Zeller firma la regia dell’adattamento
cinematografico – il suo esordio nel lungometraggio – girato a
Londra da una sceneggiatura che ha scritto a quattro mani con
Christopher Hampton (Espiazione, Le relazioni pericolose). Accanto
ai premi Oscar Anthony Hopkins e Olivia Colman, completano il cast
del film Mark Gatiss (La favorita, la serie televisiva Sherlock),
Imogen Poots (Green Room, Non buttiamoci giù), Rufus Sewell (Judy,
la serie televisiva L’uomo nell’alto castello) e Olivia Williams
(Victoria e Abdul, An education).
La trama
Anthony ha 81 anni. Vive da solo
nel suo appartamento londinese e rifiuta tutte le persone che sua
figlia Anne cerca di imporgli. Presto però Anne non potrà più
andarlo a trovare tutti i giorni: ha preso la decisione di
trasferirsi a Parigi con un uomo che ha appena conosciuto…Ma se è
così, allora chi è l’estraneo che piomba all’improvviso nel
soggiorno della casa di Anthony, sostenendo di essere sposato con
Anne da oltre dieci anni? E perché afferma con tanta convinzione
che quella dove vive è casa sua e della figlia? Eppure Anthony è
sicuro che quello sia il suo appartamento. Sembra esserci nell’aria
qualcosa di strano, come se il mondo ad un tratto avesse smesso di
seguire le regole abituali. Smarrito in un labirinto di domande
senza risposta, Anthony cerca disperatamente di capire che cosa
stia succedendo attorno a lui. The father – Nulla è come sembra è
il racconto di un uomo la cui realtà si sgretola pian piano davanti
a nostri occhi.
È finalmente arrivato on-line il
primo trailer di The Fate of the Furious, ottavo
capitolo della saga di Fast and Furious e primo
senza Paul Walker. Il trailer ci mostra non solo
una famiglia divisa ma anche la nuova splendida villain:
Charlize Theron.
Diretto da F. Gary
Gray, The Fate of the Furious arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Fast and Furious
7 ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Ricordiamo che Fast and
Furious 9 arriverà al cinema il 19 aprile 2019,
mentre Fast and Furious 10
uscirà il 2 aprile 2020.
Fast and Furious è
una famosa saga cinematografica basata sulle corse e sulle
battaglie d’auto, che narra le gesta di Brian O’Conner,
interpretato da
Paul Walkere Dominic Toretto,
interpretato da Vin Diesel. Tuttavia, dopo la
morte di
Paul Walker in un incidente d’auto, il personaggio di
Brian viene ritirato dalla serie e non apparirà nei film successivi
al settimo, che quindi saranno completamente incentrati sul
personaggio di Dominic Toretto.
The Fate of The
Furious, ottavo capitolo della fortunata
saga Fast and Furious, sta
riscuotendo un notevole successo al botteghino, spingendo così
la Universal non solo a portare avanti
la serie principale, ma anche a valutare l’ipotesi di realizzare
uno spinoff che potrebbe vedere protagonista il duo composto
da Dwayne Johnson e Jason
Statham.
Secondo alcune fonti sembrerebbe
che questo spinoff, la cui sceneggiatura sarà ancora una volta
da Chris Morgan, sarà solo il primo di una
lunga serie, così da realizzare una sorta di universo
cinematografico sulla falsariga di quello realizzato
dalla Marvel. Vi ricordiamo che
Fate of The Furious, ottavo capitolo
diretto da F. Gary Gray, è giunto al cinema lo
scorso 14 aprile. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Ecco il primo poster di The
Fate of the Furious, ovvero Fast and the Furious
8, in cui vediamo Vin Diesel e
Dwayne Johnson, che tornano nei ruoli di
Toretto e Hobbs.
Diretto da F. Gary
Gray, The Fate of the Furious arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Fast and Furious
7 ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Ricordiamo che Fast and
Furious 9 arriverà al cinema il 19 aprile 2019,
mentre Fast and Furious 10
uscirà il 2 aprile 2020.
Fast and Furious è
una famosa saga cinematografica basata sulle corse e sulle
battaglie d’auto, che narra le gesta di Brian O’Conner,
interpretato da
Paul Walkere Dominic Toretto,
interpretato da Vin Diesel. Tuttavia, dopo la
morte di
Paul Walker in un incidente d’auto, il personaggio di
Brian viene ritirato dalla serie e non apparirà nei film successivi
al settimo, che quindi saranno completamente incentrati sul
personaggio di Dominic Toretto.
Da quando si sono accesi i motori di
Fast & Furious, nel lontano 2001, la saga
è cresciuta film dopo film, arrivando ad essere uno dei franchise
più redditizi della storia del cinema. Inizialmente incentrata
sulle corse d’auto, la serie ha poi progressivamente mutato le
proprie caratteristiche, aggiungendo elementi che l’accomunano
sempre di più ai fortunati filoni di film action e di spionaggio.
Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento
del pubblico. Questo attende infatti come un vero e proprio evento
l’uscita di ogni nuovo capitolo. Dopo i primi due, nel 2006 è poi
uscito The Fast and the Furious: Tokyo
Drift.
Diretto da Justin
Lin, il quale avrebbe poi diretto anche i successivi tre
film della saga e l’ultimo Fast & Furious 9, questo terzo
capitolo si configura come un titolo della serie a suo modo unico.
È infatti un vero e proprio spin-off, ambientato molto avanti
rispetto agli eventi dei precedenti due film, collocandosi dopo
quanto avviene in Fast & Furious 6. Tokyo
Drift si distingue inoltre anche per cast e location, diversi
rispetto agli altri film della serie. Solo in seguito questo è
stato integrato in modo più chiaro nella serie, attraverso una
serie di camei e rivisitazioni di alcune scene chiave. Da molti è
anche considerato l’ultimo capitolo con l’identità originale della
saga, legata alle auto elaborate e alle corse illegali
Lo scarso entusiasmo generato dal
film, il quale ha incassato appena 160 milioni in tutto il mondo,
ha poi spinto gli ideatori della serie a riproporre le
caratteristiche classiche con il successivo Fast & Furious –
Solo parti originali. Prima di intraprendere una visione di
questo terzo film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, la trama del film
Protagonista del film è Sean
Boswell, un ragazzo che cerca di affermarsi come pilota
nelle corse illegali d’auto. Sebbene queste gli forniscano una
temporanea fuga dall’infelice situazione familiare e dal mondo
superficiale che lo circonda, hanno anche la non trascurabile
conseguenza di renderlo decisamente antipatico alle autorità
locali. Per evitargli di finire in carcere, la madre decide di
mandarlo a Tokyo dal padre. Anche qui, però, Sean non può resistere
alla sua passione, e grazie a nuove conoscenze viene introdotto nel
mondo delle corse clandestine giapponesi.
In particolare è
Twinkie a permettergli di cimentarsi in queste
pericolose attività, trovando l’appoggio di Han
Lue, ex membro del team del celebre Dominic
Toretto. Quest’ultimo, però, ha non pochi problemi con il
campione di corse e membro della Yakuza Takashi
Kamata, detto D.K.. A peggiorare le cose,
vi è l’interesse sentimentale di Sean per la bella Neela
Ezar, compagna proprio di D.K. Come prevedibile, i guai
non tarderanno ad arrivare e per il ragazzo e i suoi amici si
renderà necessario dar prova di tutte le loro capacità al fine di
poter sopravvivere alla furia del criminale.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, il cast del film
In assenza di Vin Diesel e Paul Walker
come protagonisti, tale onore spetta qui a Lucas
Black, che va ad interpretare Sean Boswell, ruolo poi
ripreso anche in Fast & Furious 7 e Fast & Furious
9. Scelto al posto di Channing Tatum, egli si
esercitò a lungo al fine di poter compiere personalmente alcune
delle spericolate acrobazie con auto presenti nel film. Accanto a
lui, nei panni di Twinkie vi è il noto rapper Bow
Wow, mentre Nathalie Kelley è Neela, la
ragazza di Takashi che sviluppa poi un sentimento per Sean. Per
l’attrice, poi vista anche nelle serie The Vampire Diaries
e Dynasty, questo è stato il film di debutto sul grande
schermo. Lynda Boyd compare nei panni della
madre di Sean, mentre Brian Goodman è suo
padre.
Altro debutto nella serie è quello
di Han Lue, interpretato da Sung Kang. L’attore
aveva già dato vita a tale personaggio nel film Better Luck
Tomorrow, film diretto da Lin e scollegato dalla saga di
Fast & Furious. Si tratta dunque di un rarissimo caso di
personaggio uguale per opere cinematografiche diverse.
Particolarmente apprezzato dai fan, questi è poi ricomparso anche
nei successivi film della saga. Brian Tee, noto
per essere il dottor Ethan Choi in Chicago Med, interpreta
invece qui lo spietato Takashi, mentre Sonny Chiba
è Kamata, suo zio e leader della Yakuza. Al termine del film,
tuttavia, compare con un cameo nei panni di Toretto anche Diesel,
che accettò in cambio di poter realizzare un sequel di Pitch
Black.
The Fast and the Furious: Tokyo
Drift, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati della saga è
possibile fruire di TheFast and the Furious: Tokyo Drift grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 10 luglio alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
In attesa dell’arrivo in sala di
Fast and Furious 8, Screen Junkies torna
indietro nel tempo e ci propone l’honest trailer
di The Fast and the Furious Tokyo Drift, il
terzo capitolo del franchise a quattro ruote.
The Fast and the Furious
Tokyo Drift è un film del 2006 diretto da Justin
Lin. È il terzo capitolo della serie The Fast and
the Furious. Sebbene sia uscito nel 2006, l’ordine
temporale della serie vuole che gli eventi di Tokyo Drift siano
accaduti dopo Fast & Furious 6, del 2013.
Il prossimo capitolo della saga, il
numero 8, diretto da F. Gary Gray, arriverà al
cinema il 14 aprile del 2017. Il film aprirà una nuova trilogia del
franchise con protagonista Vin Diesel.
Il settimo capitolo del
franchise ha avuto un grande successo al box-office. In Nord
America la pellicola ha raccolto $352,786,830 e $1,162,040,651 nel
resto del mondo, di cui $20,797,031 in Italia.
Con un guadagno complessivo di
$1,516,045,911, è l’unico film della saga ad aver raggiunto e
superato il miliardo d’incassi, diventando il 6° film di maggiore
incasso della storia del cinema.
Arriverà al cinema dal 24 Dicembre
distribuito da Bim
DistributionThe Farewell – Una Bugia Buona,
diretto da Lulu Wang e con protagonista
Awkwafina.
Con The Farewell – Una
bugia buona, premio del pubblico al Sundance London e
applaudito all’ultima Festa del Cinema di Roma, la
sceneggiatrice/regista Lulu Wang ha creato un’intima celebrazione
del ruolo che ognuno di noi ha nella famiglia e, insieme, del modo
in cui la viviamo nel profondo, intrecciando con maestria il
ritratto garbatamente ironico della bugia in azione e il racconto
toccante di ciò che nella famiglia può unirci e renderci più forti,
spesso a dispetto di noi stessi.
The Farewell – Una Bugia Buona: trailer
La trama del film The Farewell – Una Bugia Buona
Billi (Awkwafina), nata in Cina e
cresciuta negli Stati Uniti, tornata a malincuore a Changchun,
scopre che in famiglia tutti sanno che alla sua amata nonna restano
solo poche settimane di vita, ma hanno deciso di tenere nascosta la
verità alla diretta interessata.
Per proteggere la sua serenità, si
riuniscono con il festoso espediente di un matrimonio affrettato.
Avventurandosi in un campo minato di aspettative e convenevoli di
famiglia, Billi scopre che, in realtà, ci sono molte cose da
festeggiare: l’occasione di riscoprire il Paese che ha lasciato da
bambina, il meraviglioso spirito di sua nonna e i legami che
continuano ad unire anche quando c’è molto di non detto.
The Farewell – Una Bugia Buona, il film
Tutto inizia quando Bill,
un’aspirante artista di New York che a stento conosce la Cina dove
è nata, si unisce al viaggio dei suoi genitori e dei parenti venuti
da ogni parte del mondo per rendere l’estremo saluto alla matriarca
della famiglia. I dottori li hanno informati che a Nai-Nai
(mandarino per nonna) restano solo pochi mesi di vita, la diretta
interessata ignora però la sua sorte, e la famiglia si adopera
affinché lei ne resti assolutamente all’oscuro. Invece di dirle
come stanno le cose, fingono che vada tutto bene, e spiegano a
Nai-Nai di essersi riuniti tutti non certo per dirle addio, ma per
festeggiare un felice, sebbene alquanto repentino, matrimonio.
Per Bill, imbevuta di cultura e
indipendenza americane, il piano contravviene sicuramente ad ogni
logica e probabilmente anche ad ogni etica. Eppure eccola lasciare
New York, nel peggiore dei momenti, spinta dal bisogno di vedere
Nai-Nai un’ultima volta, ma impossibilitata a spiegarle la ragione
della sua visita improvvisa. I maldestri tentativi di Bill di
tener fede alla bugia, mentre naviga in un mare di differenze
generazionali e culturali, creano momenti di comicità dal gusto
secco e spumeggiante come lo champagne per il brindisi del
matrimonio. Ma c’è anche una corrente più profonda che scorre
sotto la superficie: perché l’espediente del viaggio di Bill ritrae
ciò che le famiglie tengono celato e ciò che invece rivelano, ciò
che la famiglia esige da ognuno, e ciò che ognuno, in cambio, ne
riceve.
Wang tratta il tema con un misto di
leggerezza e gravità che rispecchia le emozioni che si
provano in certe riunioni familiari a cui non si è sicuri di
riuscire a sopravvivere, e che pure restano indimenticabili.