La Lionsgate ha annunciato di voler
continuare a sviluppare il suo franchise ballerino con Step
Up 6, che sarà girato e ambientato in Cina, in lingua
cinese, per il mercato orientale.
Step Up 6 sarà girato in Cina
Alla regia è stato scelto
Ron Yuan che dirigerà un giovane cast tutto
orientale che parteciperà alle riprese in Oriente e anche, per
minima parte, a Los Angeles. Yuan è un esperto di arti marziali che
ha già una carriera da coreografo per scene d’azione e
coordinazione di stuntmen. Ha anche lavorato come regista di
seconda unità.
Il franchise ha incassato in tutto
il mondo circa 600 milioni ed è stato inaugurato nel 2006 e ha
lanciato la carriera di Channing Tatum, tra gli
altri.
Via libera al quinto episodio della
‘saga’ di Step Up: la
Summit Entertainment è già in corso di
negoziati con John Swetnam per stendere la
sceneggiatura: l’idea sarebbe di riunire personaggi e attori
provenienti dai film precedenti.
La serie è nata nel 2006: il primo
film aveva come protagonisti Channing Tatum e
Jenna Dewan; nel 2008 il primo sequel,
Step Up 2: The Streets, in cui lo stesso
Tatum appariva in un breve cameo; del 2010 è
Step Up 3D, seguito
l’estate scorsa da Step Up
Revolution. Se il progetto del quinto film decollerà
definitivamente, l’uscita potrebbe essere programmata per il
2014.
Trai prossimi progetti di Swetnam,
ci sono Evidence e Black
Sky.
Nel 2006 Channing Tatum otteneva uno dei suoi primi
successi cinematografici ballando in Step Up. A
distanza di sei anni, lui continua a ballare e si spoglia in
Magic Mike, mentre il franchise che l’ha lanciato è
arrivato al quarto capitolo. Step Up 4 Revolution
3D si conferma, sulla scia dei capitoli precedenti, un
film che mostra la danza nelle sue inflessioni più varie e
spettacolari.
In Step Up 4 Revolution
3D Sean ed Eddy, amici d’infanzia, lavorano come camerieri
nell’elegantissimo Dimont Hotel di Miami, di proprietà del
costruttore Bill Anderson. Quando non sono in servizio i due sono a
capo di una trasgressiva crew conosciuta come “The Mob”, un gruppo
di ballerini, musicisti e artisti d’avanguardia che si sta mettendo
in mostra per gli spettacolari flash mob che mette in atto. Le
esibizioni dei The Mob attraggono l’attenzione della figlia di
Anderson, Emily, anche lei talentuosa ballerina, che decide di
unirsi al gruppo. Quando Anderson annuncia un piano per radere al
suolo il quartiere dove vivono i ragazzi della crew per costruirci
un gigantesco centro residenziale, il gruppo prepara il suo flash
mob più coraggioso, costringendo Emily e Sean a scegliere tra i
legami di sangue e il loro amore.
Step Up 4 Revolution 3D, il
film
Step Up 4 Revolution
3D, nella sua esile trama, rappresenta un costrutto
pretestuoso per mettere in scena gli straordinari numeri di ballo,
questa volta ambientati per strada, alla ricerca dell’originalità e
della forma d’espressione più personale che si possa conoscere
oggi.
La differenza principale con gli
altri film della serie Step Up, è che qui il ballo non è più visto
con uno strumento di rivalsa sociale, ma come un mezzo
d’espressione all’inizio e di protesta in un secondo momento,
sollevando, forse involontariamente, la questione dell’utilità
dell’arte, che però rimane sospesa. A troneggiare su questo gruppo
di ballerini professionisti ci sono due giovani attori al loro
esordio cinematografico:
Ryan Guzman e Kathryn McCormick. Il maggiore limite
dei due ragazzi è una scarsa preparazione cinematografica, entrambi
non sono a loro agio con la recitazione, tuttavia sulla scena tra
loro si crea una particolare e innegabile alchimia che li rende
credibili nella parte dei due giovani innamorati.
Il film è fondamentalmente
costituito da una serie di momenti musicali trascinanti e
straordinari, molto al di là dei limiti dell’hip hop ai quali ci
aveva abituato il franchise, che in questo quarto episodio si apre
a tutti gli stili di danza. Step Up 4 Revolution
3D è un film senza pretese, molto divertente per chi ama
la musica e la danza e senza dubbio pensato in un 3D abbastanza
luminoso che rende giustizia alle splendide coreografie grazie ad
una regia, firmata da Scott Speed, servizievole e funzionale.
Stelle sulla Terra
è il film di Bollywood del 2007 di Aamir Khan con
protagonisti Darsheel Safary, Aamir Khan, Tisca Chopra
e Vipin Sharma.
Anno: 2007
Regia: Aamir
Khan
Cast: Darsheel
Safary, Aamir Khan, Tisca Chopra, Vipin Sharma
Ishaan è un bambino di otto anni
che incontra molte difficoltà a scuola: ripete la terza elementare
a causa delle sue scarse capacità di apprendimento. Gli insegnanti
lo mettono sempre in punizione, i genitori sono frustrati dalla
mancanza di progressi del bambino, così decidono di mandarlo in
collegio. Qui Ishaan soffrirà la solitudine e si chiuderà ancor più
in se stesso, soffocando il suo ricco mondo interiore e il suo
amore per la pittura. La sua drammatica situazione andrà incontro a
una svolta con l’arrivo di Nikumbh, il nuovo insegnante di disegno.
Egli mostra di comprendere il piccolo, dando un nome alle sue
difficoltà: Ishaan soffre di dislessia. Sarà il primo passo verso
un nuovo inizio, che potrà essere consacrato dalla riscoperta del
talento artistico di Ishaan…
Stelle sulla Terra, il film d’esordio di Aamir
Khan
Stelle sulla
Terra è un esempio del meglio che la cinematografia
indiana sa offrire. Una trama insolita, priva di storie d’amore a
lieto fine, focalizzata invece sulla solitudine di un bambino
incompreso: dagli adulti, dalle istituzioni scolastiche, dai suoi
stessi compagni. C’è chi associa questo film alla dislessia, tema
centrale certo, ma non esclusivo: Ishaan è affetto da questo
disturbo che ha caratterizzato anche grandi menti come Einstein e
Newton; nessuno mostra sensibilità nei confronti delle sue
difficoltà, attribuendole a un’indole pigra e ostile. Ma il film
mostra anche la complessità del mondo interiore di Ishaan, le
sue capacità di osservazione, la sua passione per i colori… un
mondo cui dà voce con i suoi dipinti.
Stelle sulla Terra
è dunque un inno alla creatività, che può trovar voce solo grazie
alla condivisione con gli altri: il baratro della solitudine può
infatti essere superato solo con la comprensione del prossimo, di
un animo sensibile… del maestro Nikumbh. La grande star del cinema
indiano Aamir Khan interpreta un personaggio gentile ed altruista,
in grado di comprendere quanto agli altri sfugge. La sua
performance è accompagnata da quella dell’ottimo protagonista,
Darsheel Safary, alle prese con il suo primo ruolo cinematografico,
in cui mostra grande naturalezza; merito anche dell’eccellente
regia.
Quest’ultima
porta la firma di Aamir Khan, che si è dedicato con tenace
dedizione al progetto: oltre a interpretare il maestro Nikumbh,
l’attore ha prodotto e diretto il film.
Il risultato è un gioiello che ha conquistato critica e pubblico, e
non solo in India: Stelle sulla Terra, candidato
indiano agli Oscar 2008, ha ammaliato anche le platee
internazionali, persino i più scettici. Anche qui ci sono canzoni,
ma in questo caso memorabili, come la prima apparizione del maestro
(la divertente Bum Bum Bole) e Mera Jahan (“il
mio mondo”), la solitaria passeggiata per Mumbai del piccolo
Ishaan: una vera lezione di cinema. Da non dimenticare la splendida
parte finale, commovente e liberatoria, con una sequenza in
crescendo che fa venire i brividi dall’emozione.
Decisamente un ottimo prodotto, il
debutto di Aamir Khan
alla regia. Trasmesso dalla Rai nel luglio 2010 (benché abbia
subito diversi tagli), Stelle sulla Terra
è disponibile anche in italiano. Un’occasione da non perdere, per
commuoversi con un film che non offre retorica né semplicismo,
bensì empatia e autentiche emozioni.
Considerato uno degli attori svedesi
più popolari e di maggior talento degli ultimi decenni,
Stellan Skarsgård ha negli anni imposto il proprio
volto partecipando ad alcuni tra i più popolari film di Hollywood,
distinguendosi tanto in opere d’autore quanto in blockbuster. I
suoi ruoli sono spesso divenuti iconici, e tutt’oggi continua a
regalare grandi interpretazioni. Ecco 10 cose che non sai
di Stellan Skarsgård.
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nei primi anni della sua carriera
l’attore ha recitato in numerose produzioni televisive svedesi,
mentre recentemente è tornato sul piccolo schermo per recitare
nella serie River (2015) e Chernbyl (2019),
acclamata produzione dove Skarsgård ricopre il ruolo di Boris
Šcerbina, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e capo
dell’Ufficio per il Combustibile e l’Energia.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Da sempre apprezzato per il suo talento,
Skarsgård ha nella sua carriera ricevuto diversi prestigiosi
riconoscimenti all’interno dell’industria cinematografica. Nel 2020
vince infatti il suo primo Golden Globe come miglior attore non
protagonista per serie Chernobyl, e per la stessa
categoria verrà nominato anche agli Emmy Awards e ai Satellite
Awards. Vanta inoltre tre candidature come miglior attore agli
European Film Awards.
Stellan Skarsgård: chi sono i suoi
figli
7. Ha diversi figli divenuti
attori. Dal suo primo matrimonio, l’attore dà alla luce
sei figli. Di questi, tre avrebbero seguito le orme del padre
divenendo attori. Si tratta di Alexander
Skarsgård, noto per il suo ruolo in Big Little
Lies,GustafSkarsgård,
celebre per aver recitato in Vikings, e Bill
Skarsgård, divenuto celebre per essere stato il pagliaccio
Pennywise in It – Capitolo uno e It – Capitolo
due.
6. Ha avuto altri
figli. Nel 2007 l’attore divorzia dalla prima moglie, con
cui era sposato dal 1975 e nel gennaio del 2009 contrae nuove nozze
con la produttrice Megan Everett. Da lei l’attore avrebbe
poi avuto altri due figli, nati rispettivamente nel 2009 e nel
2012, raggiungendo così un totale di otto figli.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Stellan Skarsgård in Pirati dei
Caraibi
5. Ha dovuto sottoporsi ad
ore di trucco. Nel 2006 l’attore raggiunge la fama
mondiale grazie al ruolo di Sputafuoco Bill Turner. Per ricoprire
tale parte, l’attore dovette sottoporsi a numerose ore di trucco
per dar vita alle sembianze deformi del personaggio. Inizialmente
si pensò di amplificare il trucco tramite la CGI, ma l’idea venne
abbandonata. Il suo è così stato l’unico personaggio ad indossare
del make-up all’interno dell’equipaggio dell’Olandese Volante.
Stellan Skarsgård in Mamma
mia!
4. Ha sorpreso la
regista. Nel film Mamma mia!, l’attore ricopre il
ruolo di Bill, uno dei possibili padri del personaggio interpretato
dall’attrice Amanda
Seyfried. Durante una scena, l’attore avrebbe dovuto
cucinare sulla barca del personaggio. Egli tuttavia sorprese la
regista indossando solo un grembiule, il quale però gli lasciava
scoperto il sedere. Quando si mostrò pronto per le riprese, la cosa
colse di sorpresa la troupe, il quale dovette interrompere le
riprese per via delle risate.
Stellan Skarsgård in Chernobyl
3. Ha accettato la parte per
il suo attivismo ambientale. Da anni l’attore è uno
strenuo difensore dell’ambiente, e in più occasioni ha espresso
duri giudizi su quelle attività umane che ne minano la
sostenibilità. Per questa sua vocazione, Skarsgård ha deciso di
ricoprire il ruolo offertogli nella serie, desiderando da tempo di
partecipare ad un progetto che ricordi la pericolosità di
catastrofi simili e spinga a ricercare fonti di energia alternative
e sostenibili.
2. I truccatori lo hanno
aiutato a vincere il Golden Globe. Nel suo ironico
discorso di ringraziamento per la vittoria del Golden Globe,
l’attore ci ha tenuto a ringraziare i suoi truccatori. Per recitare
nella serie, questi lo hanno fornito di un paio di
sopracciglia finte, elemento che a detta di Skarsgård gli ha
permesso di ottenere un volto più memorabile ed espressivo.
Stellan Skarsgård: età e
altezza
1.Stellan
Skarsgård è nato aGöteborg, in Svezia,
il 13 giugno 1951. L’attore è alto complessivamente 205
centimetri.
In una nuova intervista,
Stellan Skarsgård ha condiviso quanto sia stata per
lui un’esperienza divertente e ha ammesso che il tempo trascorso
con le sue co-protagoniste è stata una sorta di esperienza di
apprendimento per lui.
“Il film è stato divertente.
Vivevamo a Santa Fe, dove hanno più Birkenstock e code di cavallo
grigie che in qualsiasi altro posto negli Stati Uniti. No, non ero
eccitato. Ero, ‘Che ca**o?’ Non sapevo molto di Thor, o conoscevo
il vero Thor, ma non sapevo molto dei fumetti. Quindi il fatto era
che Kenneth Branagh lo stava dirigendo, e lui è bravo. Ho detto
‘OK, lo farò’ ma il fatto è che, quando firmi per uno di questi,
firmi per quattro, quindi mi sono sentito come se avessi venduto
l’anima al diavolo, ma non l’ho fatto, perché soprattutto per il
primo mi sono divertito molto.”
“Eravamo io, Kat Dennings e
Natalie Portman, il trio. Eravamo costantemente insieme in tutte le
scene, mi divertivo tantissimo e imparavo tantissimo sulle ragazze
perché la maggior parte del tempo eravamo bloccati in macchina, e
stavamo aspettando, e ho semplicemente ascoltato quelle due ragazze
parlare di uomini. Sì, voglio dire, non pensavo che fosse così
impari.”
“Perché ho continuato a
lavorare con la Marvel dopo? Avevo un contratto ed
era divertente fare quelle piccole cose. Non devi essere troppo
pretenzioso riguardo a quello che fai. Non è un crimine fare cose
non intellettuali.”
Per quanto sia divertente pensare a
Skarsgård che fa il terzo incomodo nelle conversazioni tra Portman
e Dennings, è piacevole sentire un attore parlare in modo così
positivo della sua esperienza cinematografica sui supereroi, il
tutto difendendo il genere da coloro che lo guardano dall’alto in
basso.
Non sappiamo se e quando
Stellan Skarsgård potrebbe tornare nel MCU come Selvig, soprattutto perché
un altro film di Thor deve ancora essere confermato.
Si sta completando il cast di
Cenerentola, il nuovo adattamento live
action della favola della Walt Disney Pictures che sarà diretto da
Kenneth Branagh e le cui riprese cominceranno il
prossimo autunno. Le ultime notizie parlano di una nuova aggiunta
di gran classe nel cast del film, l’attore svedese Stellan
Skarsgard, che interpreterà il messaggero del Re, il Gran
Duca Monocolao (nella versione italiana del classico
d’animazione).
Skarsgard è apparso in tantissimi
film, sia americani che europei, a partire dai grnadi film d’autore
come Melancholia, L’ultimo Inquisitore o
Dogville, ma lo ricordiamo anche in
grosse produzione ad alto budget come Angeli e
Demoni, o gli episodi due e tre della saga dei
Pirati dei Caraibi, o ancora il
grandissimo successo al botteghino Mamma
Mia! e tanti altri ancora. Il suo volto è diventato
familiare al pubblico più vasto da quando nel 2011 ha preso parte a
Thor, film nel quale interpreta il Dr.
Erik Selvig. L’attore è tornato in quel personaggio per
The Avengers e sarà di nuovo lui per
Thor: The Dark World. Skarsgard
si riunirà anche con il suo caro amico Lars Von Trier, che già lo
ha diretto altre volte, per il controverso film del regista
Nymphomaniac.
L’attore svedese si unisce al cast
formato già da Lily James (Downton Abbey) che sarà
la protagonista Cenerentola, a Richard Madden
(Il trono di
spade) che sarà invece il principe, a Cate
Blanchett che interpreterà Madame Tremaine la cattiva
matrigna, a Helena Bonham Carter che sarà invece
la fata madrina e alla coppia Sophie McShera e
Holliday Grainger, le due sorellastre.
Il film sarà prodotto da
Simon Kinberg, Allison Shearmur e David
Barron.
Stellan
Skarsgard sarà il protagonista del nuovo film prodotto
da Zentropa e Nordisk, ambientato nel mondo leggendario dei
Vichinghi e intitolato The Long
Ships.
Scritto
da Tobias Lindholm e diretto da Hans
Petter Moland, il film è basato sul romanzo
Rode Orm, scritto dallo
scrittore svizzero Frans Gunnar
Bengtsson, che racconta le avventure di Red
Serpent, un vichingo vissuto nel decimo secolo.
The Long Ships è
prodotto da Peter Aalbaek
Jensen e Marie Gade per Zentropa, e vedrà nel ruolo di
produttore esecutivo Lone Korslund per Nordisk, con il
supporto di TV2 Denmark, Film
i Vast e Copenhagen Film
Fund.
Il film entrerà in produzione nel
2016 e uscirà al cinema nel 2017.Abbiamo visto Stellan
Skarsgard di recente sul grande schermo per
Nymphomaniac Volume I e II,
diretto da Lars Von Trier.
Fonte: Variety
Nel 2008, all’interno delle Giornate
degli Autori della 65esima edizione della Mostra
del Cinema di Venezia, Sylvie Verheyde aveva
presentato Stella, film di stampo autobiografico che
ripercorreva l’infanzia della regista. Nel 2022, con
Stella è innamorata, Verheyde
torna sui passi della bambina che fu,ora
diventata adolescente. Siamo ancora a Parigi, nel pieno
degli anni ’80. Stella ha 17 anni, ha fame di vita e vuole scoprire
chi è davvero e cosa ne sarà del suo futuro. Come ogni giovane a
quell’età comincia a sentire il sangue che le ribolle nelle vene a
causa di un ragazzo, a sperimentare il desiderio sessuale e a
gestire i suoi ormoni ballerini.
È il tempo della spensieratezza, che
si alterna alle crisi esistenziali giovanili, dettate dalla poca
consapevolezza di quel che si vuole fare da adulti. Stella è
innamorata ha debuttato al Locarno Film Festival del
2023, ed è in concorso nella selezione ufficiale
dell’edizione 2025 del Prix Palatine (il premio giovani
del cinema europeo in collaborazione con Unifrance). Nei panni
della protagonista l’ottima Flavie Delangle. La pellicola arriva
al cinema il 21 novembre distribuita da No.Mad
Entertainment.
La trama di Stella è
innamorata
1985. Siamo in Italia, a Napoli.
Stella scende da una vespa rossa e dà un bacio al ragazzo che le ha
fatto compagnia per tutto il tempo trascorso lì, dove era andata a
passare le vacanze estive con le amiche. È tempo ora di tornare a
casa, a Parigi, e affrontare il temibile anno della maturità. A
Stella però sembra non importare molto dell’ultimo anno di liceo,
nonostante sia conscia del fatto che i risultati che raggiungerà
decreteranno il suo futuro. Nel bar dei genitori, poi, dove oramai
lavora solo la madre lasciata dal padre, non ne vuole proprio
sapere di stare. Una sera decide di accompagnare una compagna di
classe in discoteca, al Les Bains-Douches, dove scopre la passione
per il ballo e il ritmo e un ragazzo, André, di cui si innamora. Da
qui cerca di rimettere in prospettiva tutta la sua vita, alla
ricerca del suo posto nel mondo, che spera di trovare prima della
fine della scuola.
Un sofisticato racconto di
formazione
L’adolescenza è il momento più
delicato della propria vita. Sono gli anni dell’indecisione, delle
insicurezze più radicate, dei dubbi e della fame di libertà.
Talmente forte da offuscare il resto. È il periodo in cui i colori
sono più vividi che mai, rappresentativi di un momento di
transizione fatto di esplosione e curiosità. Difficile trattenersi
quando si incrocia lo sguardo di qualcuno che ci piace, e
all’improvviso ci si ritrova fra i banchi di scuola a sognare a
occhi aperti ripensando al primo incontro. Lo stomaco si controce,
le farfalle svolazzano, il desiderio di sapere cosa succede una
volta scivolati via i vestiti dal corpo cresce a dismisura. C’è poi
l’esigenza di capire cosa ne sarà di sé una volta chiuse le porte
della scuola, quando l’ingresso nel mondo degli adulti e delle
responsabilità arriva e si è chiamati a compiere delle scelte.
Crescere vuol dire anche chiarirsi
le idee, fare i conti con se stessi non prima, però, di essersi
lasciati guidare dalle proprie sensazioni. Ed è quello che accade a
Stella: da un lato costretta a diplomarsi per non
rimanere indietro mentre le sue amiche vanno avanti,
dall’altro bisognosa di seguire quell’istinto che la porta
a comunicare con il corpo. E così arriva la discoteca,
l’impellente esigenza di ballare, ondeggiare con il bacino,
assorbire la musica fin dentro le ossa. Un destino che sa
appartenerle, nonostante i diversi ostacoli che incontra lungo il
cammino, e che dipendono anche dal confronto con le sue compagne di
viaggio, ben lontane da lei sia nel pensiero che nelle intenzioni
future.
Vivere ascoltando se stessi
La scelta dei primi piani di
Sylvie Verheyde sulla sua attrice protagonista è funzionale e
necessaria per cogliere le trasformazioni del corpo e della mente
che passano prima dal suo viso. Dalle labbra che si
inarcano in un sorriso a mezzalunga, dagli occhi pieni di amore e
bramosia, dalla fronte corruciata e dalle guance che accolgono
lacrime amare. Il campo si restringe spesso su lei e sul sul
microcosmo, per cogliere gli attimi catartici di Stella e
quell’epifania avuta la prima sera alla discoteca Les
Bains-Douches. Attraverso questa ponderata scelta registica il
pubblico è ancor più a contatto con lei, vivendo in prima persona
l’atmosfera trasognata tipica dell’adolescenza. La regista
accarezza con tenerezza la sua Stella, la insegue e la analizza
amorevolmente, lasciando solo intuire quel che le accade nel
privato, senza mai essere troppo esplicita.
Un racconto elegante ma al tempo
stesso frenetico, accentuato da una fotografia dai colori saturi,
che si legano alla forza dominante di quegli anni belli quanto
complessi. Flavie Delangle recita con talmente tanta
naturalezza da avere a volte l’impressione che non lo stia
facendo affatto, rendendola una bella promessa per il cinema
francese. L’unica pecca è il doppiaggio italiano, attraverso cui si
perde un po’ di quella autenticità che caratterizza Stella è
innamorata, soprattutto perché Stella, con la voce fuori
campo, ci accompagna in tutto il suo viaggio. La sua voce, come
quella dei suoi comprimari, è stata affidata a una professionista
itaiana che non le rende giustizia come dovrebbe, e questo è un
vero peccato ai fini della completa riuscita dell’opera. Avrebbero
dovuto fare come accaduto con Chien de la casse: proporre la visione con la versione
originale, sottotitolata.
Dopo la parentesi statunitense,
durante la quale ha realizzato i film Soldato e Senza rimorso, il regista
Stefano Sollima torna in Italia per
concludere una sua trilogia spirituale sulla criminalità romana. Lo
fa con Adagio, presentato in concorso
alla Mostra del Cinema di Venezia, proponendo una
storia che ha per protagonista Manuel, un ragazzo di sedici anni
che si ritrova suo malgrado invischiato in questioni ben oltre la
sua portata. Inseguito da alcuni ricattatori, che si rivelano
essere estremamente pericolosi e determinati a eliminare quello che
ritengono uno scomodo testimone, i ragazzo dovrà chiedere
protezione a due ex-criminali, vecchie conoscenze del padre.
Quello in Adagio è un clima
apocalittico, che sembra annunciare la fine di un certo mondo e dei
suoi personaggi ma anche l’arrivo di una nuova generazione.
“Alcuni elementi drammaturgici, come gli incendi o i blackout,
hanno una funzione tutt’altro che distopica all’interno del
film. – spiega Sollima aprendo la conferenza stampa – In
realtà è parte della città e di come io la vivo. Volevo tornare a
raccontare Roma, trasfigurandola certo, ma con situazioni proprie
della sua realtà. Adagio, insomma, è un mio modo di vederla e di
annotare i suoi cambiamenti nel tempo”.
Adagio, tra lavoro sul corpo e ricerca di
redenzione
Nel film ritroviamo un cast composto
da alcuni dei più grandi interpreti del cinema italiano: Piefrancesco
Favino, Toni Servillo,
Valerio
Mastandrea, Adriano
Giannini e Francesco Di
Leva. A raccontare per primo della sua esperienza sul
set è stato Toni Servillo, il quale ha raccontato
che questo “è il mio primo film con Sollima. Sono rimasto
ammaliato dalla sceneggiatura e poi dal lavoro sul set. Daytona, il
mio personaggio, recita nella recita, quindi è particolarmente
affascinante per un attore. Abbiamo a che fare con personaggi
criminali che hanno vissuto entro certe regole e che intendono
rispettarle fino alla fine, consapevoli di sbattare così contro un
destino inevitabile”.
“È una storia di uomini che
fanno i conti con sé stessi e quella libertà che si immagina
abbiano avuto cercano di mantenerla fino all’ultimo, rilanciando
sui giovani“, conclude Servillo. La parola passa poi a
Piefrancesco Favino, che descrive ulteriormente il
film e i suoi protagonisti affermando che “lavorare per Stefano
vuol dire occupare lo spazio con il corpo in modo diverso dal
solito. C’è sempre un senso di invenzione, per cui anche se ci sono
elementi storici precisi era possibile aggiungere qualcosa in più.
Per questi personaggio io ho sempre pensato a quei cani che quando
stanno per morire cercano la solitudine. Poi però può capitare che
arrivi la chiamata ad una guerra antica che risveglia l’adrenalina,
la voglia di vivere”.
“Stefano è un regista punk, nei
suoi film non c’è redenzione. Non sono storie di bene o male, ma
storie di uomini che c’hanno delle cose da fare. I personaggi sono
falene impazzite che ruotano attorno alla propria ossessione. Il
messaggio però è che per fortuna le colpe dei padri non sempre si
tramando ai figli“, conclude Favino, lasciando la parola a
Valerio Mastandrea che riguardo il suo
coinvolgimento afferma “quando Stefano mi ha fatto leggere la
sceneggiatura ho pensato ‘che bella storia di vecchi, mi piacerebbe
vederla al cinema’, non avevo capito che mi stava offrendo un
ruolo”. Sollima spiega allora che “Adagio era un
soggettodi poche pagine con tre vecchie leggende della
Roma criminale. Alla fine però volevo lavorare con persone che amo
e stimo, quindi abbiamo rivisto un po’ l’età dei
personaggi”.
Adriano Giannini
torna invece sul discorso del corpo nello spazio e spiega che
“tutti noi attori abbiamo fatto un lavoro sul corpo, perché il
tipo di linguaggio cinematografico scelto ci obbligavano a creare
delle grandezze, delle deformità fisiche per entrare meglio in
quell’immagine che Stefano aveva in mente. Da attore non sempre hai
la percezione di poter lavorare così”. Nel film recita anche
il giovanissimo Gianmarco Franchini, nel ruolo di
Manuel. L’attore ha ricordato l’esperienza affermando che “per
me è stato come essere un bambino al luna park. Sono un fan di
Stefano e ho potuto recitare con alcuni dei migliori attori oggi in
Italia. E Stefano teneva molto alla mia opinione, voleva sapere
cosa ne pensavo, cosa potevo aggiungere. È stato un lavoro in
sinergia“.
Adagio chiude la trilogia su Roma di Sollima
Come riportato in apertura,
Adagio conclude la trilogia di Sollima che ha come
argomento centrale la criminalità romana. Dopo ACAB – All Cops Are
Bastards e Suburra, con Adagio si
va dunque a rappresentare la decadenza di quel mondo e l’estinzione
dei suoi rappresentanti. “Questo genere che tratto, il crime,
continuerà a piacermi. Adagio è sì una chiusura della trilogia su
Roma vista e traslata in chiave criminale. Ma questo non vuol dire
che sicuramente cambierò genere di racconto con il mio prossimo
progetto. Magari farò altri film di questo tipo, anche se non
necessariamente a Roma“. In attesa di scoprire cosa riserva il
futuro per Sollima, Adagio uscirà in sala il 14
dicembre, distribuito da Vision
Distribution.
In sala dal 18 ottobre, Soldado,
primo film americano per il regista Stefano Sollima (Gomorra
– la serie, Suburra) e seguito del film Sicario, diretto nel
2015 da Denis Villeneuve. La pellicola, ancora con
protagonisti Benicio Del Toro e Josh
Brolin, esplora nuovamente i temi del bene e del male, del
labile confine tra queste due forze.
“L’idea non era quella di fare
un sequel – esordisce il regista Stefano
Sollima – ma un nuovo capitolo all’interno di una
saga. I due film non hanno un legame temporale, né punti di
contatto se non quello della presenza in entrambi dei due attori
protagonisti. Tanto è vero che risulta anche difficile capire se
sia un sequel o un prequel.”
Dopo aver analizzato il rapporto
tra i due film, il regista passa a parlare della base del progetto,
ovvero la sceneggiatura scritta da Taylor
Sheridan, autore già del precedente
Sicario. Così, ben presto, la conferenza stampa si
trasforma in una vera e propria lezione di cinema.
“La prima cosa che mi ha
colpito della sua sceneggiatura è il sentimento di cui sono intrisi
i personaggi. Questi vivono un arco narrativo che li porta a far
uscire fuori cose di loro che mai ci saremmo immaginati. Quella
scritta da Sheridan è sostanzialmente una storia corale che parla
del concetto di umanità al giorno d’oggi. Ci sono linee narrative
all’interno del film che spesso neanche si intrecciano, ma capaci
allo stesso tempo di influenzarsi reciprocamente. La seconda cosa
che mi ha colpito è che pur essendo un film di grande
intrattenimento, svela anche uno sguardo profondo e attento a
quello che è il nostro mondo.”
“Nell’approccio al film, –
continua Sollima – ho fatto ciò che ho sempre fatto nella mia
vita: ho rispettosamente ignorato. Non volevo essere influenzato
dalla precedente pellicola. Volevo fare un film strutturalmente
diverso. Sicario trovo che sia un film molto più delicato, ha un
punto di vista morale che lo rende più morbido, meno provocatorio,
e visivamente più lento, ma questo perché ha volutamente una
costruzione diversa. Io ho fatto il mio film, ma assolutamente non
era nelle intenzioni del progetto realizzare un nuovo capitolo
copia del primo.Il film che vedrete, infine, è la mia
director’s cut, a cui ho tagliato giusto dieci minuti nel finale.
Minuti nei quali ciò che accadeva sarebbe stato solo una superflua
spiegazione di quanto era accaduto ai personaggi.”
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Nel parlare dei temi del film,
profondamente attuali, Sollima dichiara che l’intento provocatorio
del suo film è insito nella struttura del racconto. “Ad un
certo punto ti trovi a perdere qualsiasi riferimento per
distinguere bene e male. I protagonisti cominciano a fare
un’operazione per vendicarsi di una strage, e mano a mano, cercando
di contrastare il male, iniziano ad esercitarlo. I personaggi non
sono filtrati da uno sguardo morale, li vedi agire e ad un certo
punto perdi completamente il senso dell’orientamento, perché tutti
loro cambiano. È un discorso sul confine e sul suo oltrepassarlo,
tema che all’interno del film è rappresentato concretamente in
senso geografico, ma che ritroviamo anche a livello morale. Quanto
male puoi fare per perseguire il bene?”
Stefano Sollima conclude poi la
conferenza condividendo le sue riflessioni sul debutto
cinematografico americano, descrivendo le differenze incontrate
rispetto all’esperienza italiana.
“In Europa il regista ha un
controllo creativo che è molto più forte. Questo perché il sistema
produttivo in Europa è più semplice. Negli Stati Uniti questo è
invece molto più complesso, ci sono più parti in causa e devi
condividere il progetto con ognuna di loro. È molto più facile
perdersi, perdere il tuo tocco. In questo contesto il ruolo del
regista rischia e può essere marginale. Questa è la cosa che mi
terrorizzava di più. Il passaggio dall’Italia agli Stati Uniti mi
ha costretto a sentirmi come se dovessi ricominciare da capo con la
mia carriera. Fortunatamente penso di essere riuscito a non perdere
una caratteristica fondamentale che è quella della
specificità.”
Dopo Gabriele Muccino un altro regista
italiano tenta la fortuna in america. Infatti secondo quanto
riferisce Deadline la Voltage Films e la Friendly
Films hanno ingaggiato il regista
Come riportato da Deadline, alla vigilia del
mercato di Cannes, Westbrook Studios e AGC Studios hanno affidato
al regista italiano Stefano Sollima – noto
per aver diretto Senza
rimorso, Soldado e
la serie di successo Gomorra – il compito di dirigere
l’action-thriller a grande budget dal titolo Sugar
Bandits.
Basato sulla sceneggiatura e sul
romanzo Devils In Exile di Chuck Hogan
(già autore di The Town, portato poi al cinema da
Ben Affleck), il film vedrà il premio Oscar
Will Smith interpretare un ex soldato delle
forze speciali che dirige una squadra di vigilantes d’élite
impegnata a eliminare il traffico di droga a Boston. Il casting per
gli altri personaggi del film è ancora in corso.
Smith e Jon Mone produrranno Sugar
Bandits attraverso i Westbrook Studios con la supervisione di Ryan
Shimazaki; Stuart Ford produrrà per gli AGC Studios, che sta
finanziando interamente il film, e Richard Abate (13 Hours)
produrrà per la 3 Arts Entertainment. I soci produttori di Sollima,
Gina Gardini, saranno produttori esecutivi e Ludovico Purgatori
sarà co-produttore.
Gli altri lavori di Stefano Sollima
Stefano Sollima è
noto per aver esplorato le complesse dinamiche tra la legge e
l’ordine e la malavita in diversi progetti cinematografici e
televisivi. Di recente, ha co-scritto, prodotto e diretto la serie
italiana in quattro parti di Netflix, Il Mostro, basata sul serial killer
noto come Il Mostro di Firenze.
Il suo ultimo film, co-scritto,
prodotto e diretto, è l’italiano Adagio,
presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno
scorso. In precedenza, ha diretto il film di Amazon Senza
rimorso con Michael B. Jordan e Soldado, il
sequel di Sicario con
Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener
e Isabela Moner. È stato regista dell’acclamata
serie drammatica poliziesca italiana Gomorra e della
miniserie sul traffico di droga di Amazon ZeroZeroZero con
Gabriel Byrne, Dane DeHaan e Andrea Riseborough.
Dove vedremo prossimamente Will Smith?
Sugar Bandits va
dunque ad aggiungersi ai prossimi progetti di Smith, il cui ultimo
film importante – e il primo dopo il suo famigerato schiaffo agli
Oscar – è stato “Emancipation”
di Antoine Fuqua, venduto ad Apple TV+ a Cannes
per un accordo record di mercato di 120 milioni di dollari, ma che
non ha avuto un impatto significativo al momento della sua
distribuzione.
Prossimamente Smith sarà anche nel
quarto film, ancora senza titolo ufficiale, “Bad Boys
4“, di cui sono recentemente terminate le riprese, insieme
a “Io sono
leggenda 2″ sequel del celebre film di zombie, che sarà
interpretato anche da Michael B. Jordan e vedrà Smith riprendere il
suo ruolo dall’originale del 2007 (ma utilizzare la scena finale
alternativa nel DVD in cui il suo personaggio sopravvive).
Stefano
“S3Keno” Piccoli, direttore di Arf! Festival del
Fumetto di Roma, è stato eletto nuovo
Presidente di RIFF • Rete Italiana Festival di
Fumetto.
La nomina è stata
decisa con votazione unanime a Lucca Comics &
Games, durante l’annuale Assemblea Nazionale di
RIFF, l’associazione di categoria fondata nel 2020 da ARF!
Festival, Comicon, Etna Comics, Treviso Comic Book Festival e la
stessa Lucca C&G e che negli anni ha raggiunto la quota di 40
soci. Durante lo svolgimento della stessa Assemblea, sono
inoltre entrate a far parte della rete dei festival cinque nuove
manifestazioni: Albissola
Comics (Albissola Marina), Messina
Con (Messina), il Piccolo Festival
dell’Animazione (San Vito al Tagliamento, PN)
il Piccolo Festival del
Fumetto (Cremona) e il Paw Chew Go
Festival (Milano), a cui tutti i 35 Festival già
associati danno il loro benvenuto!
Stefano Piccoli
succede a Claudio Curcio, al vertice della Rete
nel primo triennio di vita RIFF giunge quindi a 40 Festival
associati che – nella loro eterogeneità – esprimono a tutto tondo
il linguaggio del Fumetto e delle culture pop, oltre che promuovere
e valorizzare le eccellenze creative e le ricchezze artistiche e
culturali dei propri territori, operando da nord a sud in ogni
regione d’Italia!
“Ringrazio i
festival soci per la fiducia accordatami e ringrazio infinitamente
Claudio Curcio per il lavoro svolto sinora: in pochissimi anni,
tre, abbiamo realizzato davvero tanto” èil
primo commento del neo presidente Stefano
Piccoli. “Sono pronto a lavorare in continuità e a
riprendere in mano tutte le sfide che ci attendono, dal dialogo col
Ministero per il rilancio dei bandi e occasioni di finanziamento,
oltre alla promozione degli eventi che fanno parte della Rete. I
40 associati di RIFF, nella loro eterogeneità,
esprimono a tutto tondo il linguaggio del Fumetto e delle culture
pop, oltre a promuovere e valorizzare le eccellenze creative e le
ricchezze artistiche e culturali dei propri territori, operando da
nord a sud in ogni regione d’Italia! Ancora una volta i festival
vogliono essere gli alfieri della filiera fumettistica italiana,
dialogando con enti, associazioni, editori, autori, addetti ai
lavori e soprattutto… il pubblico”.
RIFF – Rete
Italiana Festival di Fumetto conta 40 associati ed è attualmente
composta da: ARF!
Festival (Roma), Comicon (Napoli/Bergamo), Etna
Comics (Catania), Lucca Comics &
Games(Lucca), Treviso Comic Book
Festival TCBF (Treviso) – soci fondatori – e
poi Ad occhi aperti (Bologna), il nuovo
format che sostituisce lo storico BilBolBul
Festival, Albissola Comics (Albissola Marina,
SV), ALEcomics (Alessandria),
ArtMaySound (Bolzano), B-Geek
(Bari), Balloon (Policoro,
MT), Be Comics! (Padova),
Bergomix (Bergamo), Betty
B (Savignano sul Panaro, MO), Cesena
Comics & Stories (Cesena), San Donà
Fumetto (San Donà di Piave,
VE), Lanciano nel Fumetto (Lanciano, CH),
Le Strade del
Paesaggio (Cosenza), Festival del
Nerd (Foggia), Lucca
Collezionando (Lucca), Ludicomix (Empoli), Messina
Con (Messina) Palermo Comic
Convention (Palermo), Paw Chew
Go (Milano), Paff! (Modena), Pescara
Comix & Games (Pescara), Piccolo
Festival Animazione (San Vito al Tagliamento,
PN), Porte Aperte
Festival (Cremona), Piccolo Festival del
Fumetto (Cremona) Prato Comics +
Play (Prato), Rapalloonia! (Rapallo,
GE), Rovigo
Comics (Rovigo), San Beach
Comix (San Benedetto del Tronto,
AP), San Marino Comics (San Marino),
Smack! (Genova), Tiferno
Comics (Città di Castello, PG), Trapani
Comix (Trapani),Varchi
Comics (Montevarchi. AR), Venezia
Comics (Venezia) e Vitercomix (Viterbo).
Eclettico e generoso,
Stefano Fresi si è nel corso degli anni affermato
come uno dei nuovi più interessanti attori del panorama italiano.
Spaziando dalla commedia al dramma, Fresi ha fatto sfoggio del suo
talento, dimostrando di poter sostenere differenti tipi di ruoli.
Non solo attore, ma anche compositore, nasconde ben più doti di
quante si potrebbe immaginare.
Ecco 10 cose che non sai di
Stefano Fresi.
Stefano Fresi film
1 I film. La
carriera cinematografica dell’attore ha inizio nel 2005, quando
Michele Placido lo sceglie per interpretare il
Secco nel film Romanzo criminale. Successivamente lavora
nei film Riprendimi (2007), Nessuno mi può
giudicare (2011), Viva l’Italia (2012). Ed ottiene il
successo popolare con il film Smetto quando voglio (2014),
dove interpreta Alberto Petrelli. Prende poi parte ai film Noi
e la Giulia (2015), Gli ultimi saranno ultimi (2015),
Forever Young (2016), Smetto quando voglio –
Masterclass (2017), Smetto quando voglio – Ad honorem
(2017), Sconnessi (2018), La Befana vien di notte
(2018), dove recita accanto a Paola
Cortellesi, e C’è tempo (2019).
2 Le serie TV.
Noto anche per alcune partecipazioni televisive, l’attore appare
infatti in Un medico in famiglia (2004-2007),
Intelligence – Servizi & segreti (2009), In arte
Nino (2017), I delitti del BarLume (2018), e Il
nome della rosa (2019).
3 Doppiaggio. Nel
2019 Stefano Fresi presta la sua voce per il personaggio Pumpaa
nella versione live-action de Il Re Leone della Disney. In
originale la voce del personaggio è dell’attore Seth
Rogen.
Stefano Fresi compositore
4 Ha composto diverse
colonne sonore. Fresi nutre da sempre una passione per la
musica, che coltiva parallelamente a quella per la recitazione.
Compone infatti le musiche per il film Visions (2009), e
per i cortometraggi L’amore non esiste (2009) e Il
Mago di Esselunga (2011), diretto da Giuseppe
Tornatore. Fresi è inoltre il compositore del jingle della
Rai, in onda dal 2010.
Stefano Fresi musica
5 E’ membro di un trio
musicale. Insieme a sua sorella Emanuela Fresi, e a Toni
Fornari, forma il trio comico-musicale “Favete Lingus”, con cui sin
dai 17 anni si è esibito in locali e matrimoni. L’attore ha
dichiarato che la loro specialità è il repertorio del Quartetto
Cetra.
Stefano Fresi Instagram
6 Ha un proprio account
personale. L’attore dispone si un proprio profilo sul
social network Instagram, dove è seguito da 53,2 mila persone. Qui
l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di
svago, in compagnia della propria famiglia o di amici e colleghi.
Non mancano inoltre le foto promozionali dei progetti a cui prende
parte.
Stefano Fresi vita privata
7 E’ sposato.
L’attore è sposato con la cantante e sassofonista Cristiana
Polegri. I due hanno un figlio di nome Lorenzo. Pur mantenendo
prevalentemente privata la loro vita sentimentale, non mancano
alcune fotografie sul profilo Instagram dell’attore scattate
insieme alla famiglia durante vacanze o momenti di svago.
Stefano Fresi premi
8 E’ stato nominato ai
David di Donatello. Per il suo ruolo nel film Smetto
quando voglio, l’attore viene nominato ai David di Donatello
come miglior attore non protagonista. Riceve inoltre il premio come
miglior attore in un film commedia, assegnato da Sindacato
Nazionale dei Giornalisti di Cinema, per i suoi ruoli nei film
C’è tempo, L’uomo che comprò la luna e Ma cosa ci dice
il cervello.
Stefano Fresi e Giuseppe
Battiston
9 I due attori vengono
spesso confusi l’uno con l’altro. Data la loro
somiglianza, che Fresi sintetizza con “uomo panciuto con la
barba”, Battiston e Fresi vengono spesso confusi dai fan per
strada, e numerose volte si sono trovati a firmare autografi in
nome dell’altro. I due attori sono ovviamente grandi amici, e hanno
dichiarato di sperare di poter lavorare insieme un giorno.
Stefano Fresi età e altezza
10 Stefano Fresi è nato a
Roma, in Italia, il 16 luglio 1974. L’attore è alto
complessivamente 180 centimetri.
Il Museo Nazionale del
Cinema propone Stefano Bessoni. La Mole delle
Meraviglie, a cura di Stefano Bessoni e
Domenico De Gaetano,la prima grande
mostra dedicata al genio creativo del regista,
illustratore e animatore, ospitata dal 10 maggio all’11 settembre
2023 al piano di accoglienza delle Mole Antonelliana, con ingresso
libero negli orari di apertura del museo.
1 di 17
Stefano Bessoni
Stefano Bessoni e Domenico
De Gaetano
Le oltre 150 opere
esposte – per lo più provenienti dall’archivio privato di Bessoni e
dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema – raccontano gli
ambiti in cui si muove la sua ricerca espressiva: dalle fiabe al
mondo della scienza, dalle illustrazioni all’animazione
stop-motion e alla fabbricazione di puppets, fino
al grande amore per il cinema.
Tra fantastico e fiabesco, in un
percorso popolato da burattini, illustrazioni, filmati, reperti e
preparati scientifici, ci si ritrova immersi nel mondo di Stefano
Bessoni, un’affascinante Wunderkammer
all’interno della più maestosa e imponente fra le “camere delle
meraviglie” torinesi, la Mole Antonelliana.
Oltre alla mostra sono previste una
serie di iniziative che vedono protagonista Stefano Bessoni
e la sua arte.
Venerdì 12 maggio 2023 alle ore
10:00 nella sala Blu del Palazzo del Rettorato, Stefano Bessoni
dialogherà con Domenico De Gaetano nel corso della
MasterclassStop-motion. L’anima nera
dell’animazione, realizzata dal Museo Nazionale del
Cinema in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e
la Scuola Holden, a cui seguirà la visita guidata alla mostra
(partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti).
Sempre venerdì 12 maggio al
Cinema Massimo alle ore 20:30 verrà proiettato il
lungometraggio Krokodyle, che sarà
introdotto dal regista Stefano Bessoni e dal direttore del Museo
Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.
Sono inoltre previsti, nei mesi di
giugno e luglio, una serie di workshop organizzati
dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Scuola Holden in
collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.
Il Museo
Nazionale del Cinema propone
Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, a cura di
Stefano Bessoni e Domenico De
Gaetano,la prima grande mostra
dedicata al genio creativo del regista, illustratore e animatore,
ospitata dal 10 maggio all’11 settembre 2023 al piano di
accoglienza delle Mole Antonelliana, con ingresso libero negli
orari di apertura del museo.
Le oltre
150 opere esposte – per lo più provenienti dall’archivio
privato di Bessoni e dalle collezioni del Museo Nazionale del
Cinema – raccontano gli ambiti in cui si muove la sua ricerca
espressiva: dalle fiabe al mondo della scienza, dalle illustrazioni
all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di
puppets, fino al grande amore per il cinema.
Tra fantastico e
fiabesco, in un percorso popolato da burattini, illustrazioni,
filmati, reperti e preparati scientifici, ci si ritrova immersi nel
mondo di Stefano Bessoni, un’affascinante
Wunderkammer all’interno della più
maestosa e imponente fra le “camere delle meraviglie” torinesi, la
Mole Antonelliana.
“La mostra di
Stefano Bessoni rende omaggio a tutto quello che il cinema
rappresenta per Torino – sottolinea Enzo
Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. È
racconto in forma divertente e affasciante della storia del museo,
che è anche la storia della nostra città, oltre che un omaggio alla
nostra fondatrice Maria Adriana Prolo. Proprio quest’anno ricorrono
i 70 anni dall’istituzione della sua associazione, cuore fondante
di tutto quello che oggi rappresenta la nostra istituzione, da
sempre attenta a conservare e valorizzare il patrimonio delle
proprie collezioni”.
“Stefano
Bessoni è un vero talento del cinema italiano – afferma
Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale
del Cinema. La sua libertà creativa e il suo stile hanno
costruito un universo fiabesco personale, affascinante e
inquietante al tempo stesso. Il suo stile visivo unico,
paragonabile ai grandi della storia del cinema, è perfetto per
raccontare Maria Adriana Prolo, studiosa, collezionista e
visionaria, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, che con la
sua determinazione e dedizione ha dato vita a un sogno che solo il
linguaggio onirico e fiabesco di Bessoni poteva tratteggiare così
bene”.
Il percorso
espositivo prende forma attorno a cinque figure illustri,
Antonelli, Prolo,
Darwin, Lombroso e
Greenaway, che, seppur in epoche e ambiti diversi,
sono unite fra loro da una medesima vocazione: raccogliere e
catalogare oggetti e idee. Bessoni le interpreta, le traduce in
tratto grafico e in oggetti, in una alternanza di colori e bianco e
nero tra reale e immaginario. L’arte e l’opera di Stefano Bessoni
raccontano questo fil rouge.
“Ho voluto
raccontare la Mole Antonelliana come una mastodontica camera delle
meraviglie, progettata e costruita da quell’architetto visionario
che era Alessandro Antonelli, sognatore di un’architettura
colossale e dal simbolismo drammatico. E come per magia, La Mole si
trasforma veramente in wunderkammer della Settima Arte quando,
all’inizio del nuovo secolo, viene destinata a Museo del Cinema,
includendo tra le tante meraviglie il frutto della raccolta
instancabile di Maria Adriana Prolo autentica e sincera cacciatrice
di mirabilia e memorabilia legate all’arte del cinema e fondatrice
del museo. Nella mostra, come nelle antiche wunderkammer, ho
seguito la logica libera dello stupore e della meraviglia. Così, un
sottile filo conduttore, costituito dalle mie personali
fascinazioni, unisce le varie stanze tematiche dedicate a
Maria Adriana Prolo, Alessandro
Antonelli, Charles Darwin, Cesare
Lombroso e Peter Greenaway in un percorso
suggestivo fatto di illustrazioni, burattini, oggetti, reperti,
preparati scientifici. La visita si amplia inoltre in estrose
ramificazioni e suggestioni scaturite dai tanti elementi della mia
ricerca espressiva, dal mondo della scienza e della falsa scienza
fino alle fiabe e le tradizioni occulte. Considero il mio lavoro,
in ogni sua accezione, una camera delle meraviglie dove rinchiudere
tutto quello che in me desta stupore e meraviglia e trovo peculiare
che la cinepresa sia chiamata camera, perché permette di catturare,
immagazzinare e conservare, vincendo, in maniera del tutto
aleatoria, il concetto di morte.”
Numerose teche
completano l’allestimento, e contengono puppets realizzati
da Bessoni per la tecnica di stop-motion, oltre che
scheletri, animali tassidermizzati, conchiglie e preparati
zoologici provenienti dalle collezioni naturalistiche del Liceo
Classico e Linguistico “V. Gioberti” di Torino, ripuliti, studiati,
catalogati e rivalorizzati dagli studenti e dagli insegnanti del
liceo. Nella sezione dedicata a Lombroso, sono esposti busti
frenologici francesi con compassi antropometrici, modelli didattici
sull’anatomia e sulle razze umane, antiche fotografie
identificative dei criminali provenienti dalle collezioni Nautilus
e un’elaborazione grafica dei disegni originali di tatuati
conservati dall’Archivio del Museo di Antropologia criminale
“Cesare Lombroso”.
Al centro del
percorso, la scrivania originale che Maria Adriana Prolo utilizzava
a Palazzo Chiablese, prima sede del Museo Nazionale del Cinema, con
esposto l’originale del volume Storia del cinema muto
italiano, scritto dalla Prolo e edito nel 1951, la cui
ristampa anastatica (revisionata ed edita in cofanetto) verrà
presentata al Salone del Libro il 18 maggio alle ore 18:30.
A completamento
della mostra, vedono la luce due volumi. Un catalogo, edito
da Silvana Editoriale, con le opere in mostra, le
introduzioni di Enzo Ghigo e Martino
Gozzi e i testi di Domenico De Gaetano,
Alfredo Accatino, Santo Alligo,
Ivan Cenzi e Telmo Pievani, ai
quali si aggiunge un’intervista a Stefano Bessoni realizzata da
Claudia Gianetto e Marco
Grifo.
Contestualmente, la
Logos Edizioni ha pubblicato il volume di
Stefano BessoniMaria Adriana Prolo.
La signorina del cinematografo, edito in due lingue e
che racconta la storia di colei che ha portato alla nascita del
Museo Nazionale del Cinema.
Oltre alla mostra
sono previste una serie di iniziative che vedono
protagonista Stefano Bessoni e la sua arte.
Venerdì 12
maggio 2023 alle ore 10:00 nella sala Blu del Palazzo del
Rettorato, Stefano Bessoni dialogherà con Domenico De Gaetano nel
corso della MasterclassStop-motion.
L’anima nera dell’animazione, realizzata dal Museo
Nazionale del Cinema in collaborazione con l’Università degli Studi
di Torino e la Scuola Holden, a cui seguirà la visita guidata alla
mostra (partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti).
Sempre venerdì
12 maggio al Cinema Massimo alle ore 20:30 verrà proiettato il
lungometraggio Krokodyle, che sarà introdotto dal
regista Stefano Bessoni e dal direttore del Museo Nazionale del
Cinema Domenico De Gaetano.
Sono inoltre
previsti, nei mesi di giugno e luglio, una serie di
workshop organizzati dal Museo Nazionale del
Cinema di Torino e la Scuola Holden in collaborazione con
l’Università degli Studi di Torino.
Stefano Bessoni,
filmmaker e illustratore italiano, massimo esperto della stop
motion nel nostro Paese, è trai protagonisti di Roma città
macabra, avventura nella Capitale nascosta e oscura
seguita da Cult+.
“Stefano
Bessoni costruisce strani burattini. Non parla mai con
loro, ha troppa paura che gli rispondano! Grazie alla tecnica dello
stop motion, quei burattini prendono vita nei suoi film. Fotogramma
dopo fotogramma, si muovono in mondi surreali e macabri, che hanno
la consistenza un po’ della paura e un po’ della risata
grottesca.
Gli stessi mondi si trovano anche negli altri film di
Bessoni, quelli con veri attori in carne e ossa. In queste
pellicole, lo spettatore viene gettato in un vortice di
pseudo-scienze, terrore, paure, meraviglie macabre. Riuscirà ad
uscirne?
(…)
Appena si entra
nell’appartamento romano di Stefano Bessoni ci si scontra con degli
scaffali pieni di cose strane: teschi, un pipistrello imbalsamato,
uova, scheletri di coccodrillo, tanti pupazzi inquietanti.
Benvenuti nella Wunderkammer di un regista con gusti fuori dagli
schemi.”
Nella cornice dello splendido
Museo del Cinema di Torino, il regista, animatore e
illustratore Stefano Bessoni presenta il suo
ultimo libro, dedicato a uno dei maestri della settima Arte,
‘Greenaway, morte e decomposizione del cinema’.
Nella descrizione ufficiale, il
volume è “Un quaderno di appunti, riflessioni e illustrazioni su
Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che un film altro non
è che un contenitore illimitato, nel quale rinchiudere concetti,
teorie e ossessioni. È uno degli autori più importanti del cinema
contemporaneo, un artista che si nutre di pittura, scrittura,
musica, teatro, danza e di ogni forma espressiva che si possa
immaginare. Il suo cinema complesso, enciclopedico e artificioso, è
un gioco creativo infinito che strizza l’occhio a Lewis Carroll,
Jorge Luis Borges e Italo Calvino, un territorio fiabesco, spesso
crudele, sconcertante, nel quale smarrirsi per esplorare le
sfaccettature più inattese dell’animo umano, dell’intelletto e del
corpo.”
Greenaway, morte e decomposizione
del cinema di Stefano Bessoni
Questo volume di
Stefano Bessoni è una guida assolutamente originale per addentrarsi
nella “complessità controllata” del cinema di Greenaway.
Sfogliandone le pagine, si ripercorrono la vita e la carriera di
Greenaway, le sue influenze e le sue ossessioni, e allo stesso
tempo si scopre di più sull’autore del libro, il cui immaginario
stravagante e visionario si è nutrito delle stesse inquietudini
formali e della stessa sostanza artistica del maestro gallese. La
sua duplice prospettiva di profondo conoscitore della materia e di
appassionato artista appare chiaramente nel libro e si traduce in
un racconto ricco di aneddoti, episodi e soprattutto di volti e
personaggi. Tra grana e pixel, carta e matita, la narrazione
procede in parallelo tra l’interpretazione dei suoi film e la
creazione dei disegni, per mettere in luce ciò che Greenaway ha
saputo alimentare e arricchire con il suo sguardo d’artista, per
celebrare la morte di “un” cinema e la nascita di molto
altro.
Bessoni, regista e
illustratore oltre che amico, vive il suo essere artista con tale
intensità ed entusiasmo da dedicare a due suoi maestri – Tim Burton
e Peter Greenaway – un omaggio profondo e appassionato. Per questo
insieme alle parole sono le illustrazioni a fornire un catalogo
ragionato di ritratti dei personaggi che popolano l’immaginario
surreale e intrigante di Greenaway.
E potrebbero e
dovrebbero intrigare anche voi.
Domenico De
Gaetano
1 di 8
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and Decomposition of
Cinema
Di Stefano Bessoni – testo e illustrazioni
120 pagine
60 illustrazioni a colori
Testo bilingue italiano e inglese
Formato 17 x 24 cm
Copertina cartonata
Prefazione di Domenico De Gaetano
Realizzato e pubblicato da Bakemono Lab in
collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino
Il regista e
illustratore Stefano Bessoni sarà ospite allo
IED di Milano, giovedì 28 giugno, ore 18.30
in aula magna S10 per presentare il suo ultimo libro “Le
Scienze Inesatte” con l’animatore stopmotion e puppetmaker.
Stefano
Bessoni ha iniziato a immaginare questa storia quando
ancora studiava all’Accademia, negli anni in cui scopriva il cinema
di Peter Greenaway e si appassionava al concetto di wunderkammer
ascoltando le ballate macabre di Nick Cave. A queste influenze si
aggiungevano altre suggestioni: Jan Svankmajer, i Quay Brothers,
Joel Peter Witkin….fino al delinearsi del primo nucleo di una
favola macabra che avrebbe accompagnato l’autore diventando il
taccuino aperto della sua poetica espressiva. Dopo una gestazione
di trent’anni tale poetica ha preso forma in quattro libri
illustrati e un film in animazione stop motion.
…lo spettro di Rachel, figlia
dell’anatomista, morta in tragiche circostanze spinse Giona a
realizzare una Wunderkammer e a intraprendere un astruso
esperimento…
Per partecipare all’incontro, é
necessario registrarsi compilando interamente il modulo al seguente
link.
Si è tenuto in Spagna l’ennesimo workshop di Stop Motion di
Stefano Bessoni, diventato ormai celebre per
l’utilizzo della tecnica nel suo cinema indipendente e
sperimentale. Dopo le tappe tutte italiane, il regista e
illustratore romano approda, o meglio, ritorna nel Paese che lo ha
premiato ai tempi di Krokodyle per
insegnare la tecnica del Passo-uno agli allevi della
scuola Estación
Diseño di Granada. Il corso ha riservato
delle sorprese anche allo stesso regista, dato che tra gli iscritti
c’era una
personalità di grande rilievo nell’ambiente di questa particolare
tecnica, l’animatrice belga Kristien Vanden
Bussche (The Boxtrolls, Frankenweenie),
arrivata dal suo Paese appositamente per partecipare alle lezioni.
Durante l’evento, Bessoni ha anche anticipato che
è in
sviluppo finanziario con una società di produzione
francese un nuovo cortometraggio in
stop-motion tratto dalla sua ultima fatica illustrata
Pinocchio (pubblicato a fine ottobre da Logos Edizioni) e
proprio Kristien Vanden Bussche sarà nel team che
realizzerà il film. Il film dovrebbre essere realizzato in
Francia nella seconda metà del 2015. Ecco tutte le foto con i
favolosi risultati del
corso:
Nuovo corso di alta formazione alla Scuola
Holden di Torino, al centro l’animazione stop-motion con
Stefano Bessoni a partire da Gennaio 2020. Il
nuovo corso si svolterà il venerdì dalle 13.30 alle 19.30; il
sabato dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 18; la domenica dalle
9.30 alle 14. A giugno ci sarà una settimana
intensiva (da mercoledì a domenica) con questi orari:
tutti i giorni dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 18; la domenica
dalle 9.30 alle 14.
Immagina di poter realizzare un
film d’animazione, di inventare un mondo e poi costruirlo davvero.
Prima esisteva solo nella tua mente, o dentro il tuo computer,
mentre ora è lì, intorno a te. Con case, personaggi, oggetti,
vestiti. È la magia della stop-motion: poter creare una nuova
realtà, renderla viva e infondervi emozioni e poesia attraverso la
cura dei dettagli. E se in questo momento stai pensando ad
attrezzature costose, tempi biblici e mille difficoltà
nell’organizzazione dei materiali, dovrai ricrederti. Adesso,
grazie al digitale, per ottenere buoni risultati ti basterà una
fotocamera, un computer e una storia.
Per
realizzare il tuo primo video in stop-motion avrai bisogno,
innanzitutto, di allenare l’occhio. Studierai come fanno i più
grandi, da
Tim Burton a Wes Anderson. E non solo. Perché questa tecnica è
usata anche nei programmi televisivi, nei videoclip musicali e
negli spot pubblicitari. Guardare per credere. Studierai cosa serve
durante le varie fasi fino a comporre un modellino: ne progetterai
uno, costruirai lo scheletro, sceglierai le resine modellabili e
così via. Stiamo proprio parlando di personaggi tridimensionali
snodabili, inseriti in un vero e proprio set in miniatura,
illuminato e gestito come nelle riprese dal
vero.
Ma non ti limiterai a questo. Imparerai come si scrive un
cortometraggio e realizzerai un primo progetto animato insieme al
tuo modellino. Potrai così definire un tuo stile personale che
rispecchi la tua sensibilità artistica e le tue sensazioni. Non
importa se l’ultima volta che hai usato la colla o il DAS eri alle
elementari, non ci sono prerequisiti per partecipare al corso.
Basta che tu abbia voglia di sporcarti le mani. Chi lo sa, magari
un domani potresti fare della stop-motion la tua nuova
professione.
Alla fine del corso:
Se già avevi provato la stop-motion e avevi delle lacune, le
avrai colmate.
Se per te era un mondo alieno, ora sarai in grado di muoverti
con sicurezza.
Se stai pensando di intraprendere la stop-motion come percorso
professionale, se sei uno studente di Belle Arti, di una scuola di
illustrazione e fumetto o un film-maker, avrai un nuovo mezzo
espressivo a tua disposizione.
Se hai intenzione di iscriverti a una scuola di animazione di
alta specializzazione all’estero, avrai qualche asso in più nella
manica
STEFANO BESSONI
È regista, illustratore e
animatore. Ha realizzato film sperimentali, installazioni video,
performance e documentari, ricevendo premi in festival nazionali e
internazionali. Ha lavorato per società di produzione
cinematografica e televisiva e ha collaborato con Pupi
Avati come assistente, storyboard artist e digital effect
artist. Ha insegnato regia cinematografica alla Nuova Università
del Cinema e della Televisione di Roma e all’Accademia Griffith.
Oggi insegna animazione stop-motion alla scuola di illustrazione
Ars in Fabula, nell’ambito del Master di illustrazione editoriale,
e allo IED Roma, dove è anche coordinatore del
corso di illustrazione. È redattore per la Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e per la
Festa del Cinema di Roma; inoltre, dirige la collana
Wunderkammer della casa editrice Bakemono
Lab. Tiene workshop in Italia e in Brasile.
Pochi sanno che oltre
ad essere un regista visionario, fra i pochi in Italia, se non
l’unico da un po’ di anni a questa parte, è anche un formidabile
illustratore. Infatti, giunge notizia che il regista è attualmente
al lavoro su un nuovo libro illustrato ispirato alla famosa favola
ideata da Lewis Carroll: Alice nel paese delle meraviglie.
Stefano Accorsi è
uno di quegli attori che ha contribuito a fare grande il cinema e
il mondo del piccolo schermo italiano, grazie alle sua incredibili,
quanto incisive interpretazioni. L’attore, che ha iniziato a
recitare sin da ragazzo, si è sempre distinto per la sua capacità
nell’interpretare i personaggi in maniera profonda e meticolosa,
dimostrandosi versatile e capace di scegliere i ruoli migliori per
la sua persona.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Stefano Accorsi.
Stefano Accorsi: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera cinematografica dell’attore è iniziata
nel 1991 con Fratelli e sorelle, per poi proseguire con
Un posto (1992), Jack Frusciante è uscito dal
gruppo (1996), Vesna va veloce (1996),
Radiofreccia (1998), L’ultimo bacio (2001),
Le fate ignoranti (2001) e La stanza del figlio
(2001). In seguito, recita in Un viaggio chiamato amore
(2002), L’amore ritrovato (2004), Romanzo criminale
(2005), Saturno contro (2007),
Baby Blues (2008), Baciami ancora (2010), La
vita facile (2011) e Ruggine (2011). Tra i
suoi ultimi lavori, vi sono L’arbitro (2013),
Viaggio sola (2013),
La nostra terra (2014), Veloce come il vento
(2016), Fortunata (2017),
Made in Italy (2018),
A casa tutti bene
(2018), Il campione (2019),
La dea fortuna (2019),
Lasciami andare (2020)
e Marilyn ha gli occhi neri
(2021).
2. Ha recitato in diversi
progetti televisivi. Oltre ad aver prestato la propria
carriera di attore per il cinema, l’attore ha partecipato a molti
progetti destinati al piccolo schermo. Infatti, ha recitato nella
serie Voci notturne (1995), per poi proseguire con
Come quando fuori piove (2000), Le ragioni del
cuore (2002), Il clan dei camorristi (2013),
1992 (2015), The Young Pope (2016),
1993 (2017), 1994 (2019) e Vostro onore
(2022). Inoltre, ha anche recitato nei film tv Più leggero non
basta (1999) e Il giovane Casanova (2002).
3. È anche doppiatore,
sceneggiatore e regista. Nel corso della sua carriera,
l’attore ha sperimentato anche ambiti diversi, come quello del
doppiatore, prestando la propria voce per i film Emraan
Hashmi (2011) e Il piccolo principe (2015). Inoltre, ha svolto
l’attività di regista e sceneggiatore per il cortometraggio Io
non ti conosco (2013).
Stefano Accorsi: la moglie Bianca Vitali e Latetitia Casta
4. È sposato da qualche
anno. L’attore si è sposato nel novembre del 2015 con
Bianca Vitali, con cui aveva una relazione dal
2013, anno in cui si è separato dalla sua storica compagna
Laetitia Casta. I due hanno circa vent’anni di
differenza e lei, attrice e modella, è la figlia del noto
giornalista Aldo Vitali.
5. Ha avuto una lunga
storia. Prima di sposare la sua attuale moglie, l’attore è
stato fidanzato a lungo con la ex modella ed attrice francese
Laetitia Casta.
I due, infatti, sono stati fidanzati dal 2003 al 2013, anno in cui
si sono detti definitivamente addio. Sui motivi di tale rottura, i
due hanno affermato semplicemente che l’amore che li univa si è
dissolto e che la loro è stata una separazione tutto sommato
pacifica.
Stefano Accorsi: i figli
6. È padre di tre
figli. Dall’unione con la Casta, l’attore è diventato
padre di Orlando, nato nel settembre del 2006, e
di Athena, nata nell’agosto del 2009. Da Bianca,
la sua attuale moglie, invece, è diventato padre di
Lorenzo, nato nell’aprile del 2017, e di
Alberto, nato il 28 agosto 2020.
Stefano Accorsi è su
Instagram
7.Ha un
profilo ufficiale su Instagram. L’attore, come tanti suoi
colleghi, ha deciso di aprire un proprio account Instagram, seguito
oggi da 664 mila persone. L’attore è molto attivo sul social e con
oltre mille posto, le foto che pubblica raccontano la sua vita
artistica, la sua passione per ogni forma d’arte e la voglia di
farne parte. Inoltre, sono molte le foto che lo vedono protagonista
tra momenti di lavoro e momenti di vita quotidiana e di svago.
Stefano Accorsi in Veloce come
il vento
8. È rimasto affascinato
dalla sceneggiatura. L’attore ha dichiarato di essere
rimasto colpito dalla bellezza e dall’accuratezza della
sceneggiatura, ancora più per il fatto che fosse un film di genere
con una storia familiare alle spalle. Egli ha così deciso di
accettare subito il ruolo di Lori De Martino.
9. È stata la sua
interpretazione più difficile. Secondo l’attore, quella di
Veloce come il vento è stata la sua più alta prova
d’attore, tanto da essere dimagrito 12 chili e trovandosi
continuamente a spingersi oltre i propri limiti. Lasciatosi
trasformare anche dal trucco, Accorsi ha raggiunto un aspetto molto
lontano da quello con cui è noto. La passione riposta in questo
personaggio gli ha poi permesso di vincere un David di Donatello
come miglior attore.
Stefano Accorsi: età e
altezza
10. Stefano Accorsi è nato
il 2 marzo del 1971a Bologna, in Emilia
Romagna. La sua altezza complessiva corrisponde a 178
centimetri.
Dopo il trionfo
ai David di Donatello 2017, per la sua straordinaria performance in
Veloce come il Vento, Stefano Accorsi è il
protagonista del nuovo spot Peugeot. L’attore è il “brand
Ambassador” del Leone, che per l’occasione si mette in gioco con
divertimento e spontaneità.
L’azienda, parte
integrante di Groupe PSA – secondo
gruppo automotive in Europa- con eccellenti risultati commerciali
in Italia conseguiti nell’anno appena concluso (+16,3% rispetto al
2016), per affrontare con energia il nuovo anno ha deciso di
realizzare una produzione cinematografica italiana, per sfruttare
al meglio la creatività e la sensibilità tipica del nostro
paese.
La campagna è
stata ideata e realizzata da Peugeot
Italia in collaborazione con Havas
Milanodal direttore creativo Francesca De Luca con i
copywriter Antonio De Santis e Rajiv Olivato e l’art Eva Rainone.
Il regista è un’altra eccellenza
italiana, Ago Panini,
già vincitore di un oro a Cannes nella
categoria “automobili”, che ha lavorato per la casa di produzione
Akita.
Una produzione
che ha visto coinvolta sul set milanese una troupe di 41 persone
che si è mossa tra le locations intorno all’elegante via Serbelloni
ed alla modernissima via Joe Colombo.
2 giorni di
shooting, 26 ore di set senza pause per approfittare al massimo
della luce diurna. Notevoli anche i mezzi di scena con 2 macchine
da presa in contemporanea, stedaycam e quad; 25 attori come
comparse e 10 auto Peugeot in scena, oltre a quella protagonista e
ad una di scorta. Infine, Debora Franchi, l’affascinante
co-protagonista dello spot insieme a Stefano Accorsi, ha recitato
in “the Comedians” con Claudio Bisio.
Peugeot ha
realizzato un “corto” di 60 secondi divertente e per certi versi
tutto da scoprire. Il debutto – anticipato da un teaser di 30” in
puro stile cinematografico – è avvenuto il 16 gennaio, in prime
time sulle principali reti televisive.
Nello spot
Stefano Accorsi è al volante di una
affascinante Peugeot 208, un’auto che, con la sua
tecnologia innovativa, sorprende tutti, anche la bella car
valet di un Hotel di lusso.
Nonostante sia
abituata a parcheggiare le auto lussuose dei clienti, la ragazza
viene conquistata dal rivoluzionario Peugeot
i-Cockpit della 208. Anzi, troverà la vettura così
irresistibile che non saprà opporsi alla tentazione di buttarsi nel
traffico, rischiando un tamponamento, evitato solo dall’intervento
della tecnologia avanzata dell’Active City
Brake, il sistema di frenata automatica anticollisione di
cui è dotata la 208.
A questo punto la
ragazza viene raggiunta da un trafelato Stefano Accorsi che, dopo
aver ripreso possesso della vettura, le fa una proposta davvero
insolita, da scoprire
La “storia” fra
Stefano e la bella car valet non finisce qui, perché si svilupperà
in altri inediti spot di 15” di futura programmazione su media tv e
digital. Gli spot tv saranno veicolati anche sui profili social
Peugeot e sul sito peugeot.it.
Per la radio è
stata realizzata una campagna multisoggetto studiata per esaltare
le caratteristiche tecnologiche della 208, come Active
City Brake, Park Assist, Retrocamera e,
ovviamente, Peugeot i-Cockpit.
Anche in questo
caso il protagonista radio è Stefano Accorsi, che si diverte in
modo molto autoironico con i fan della Peugeot 208 e della sua
tecnologia.
Si rafforza così
il rapporto del Marchio con Stefano Accorsi, una relazione che
rappresenta un caso del tutto unico nel mondo della
comunicazione.
Inizialmente,
l’attore bolognese si è avvicinato al mondo dell’automobile e a
quello Peugeot in particolare per ragioni prettamente
professionali, prima come “voce”, in seguito come “volto” in alcuni
dei più suggestivi spot promozionali del Marchio, poi come
produttore-protagonista di alcuni corti con soggetto vetture
Peugeot. Ora è l’apprezzato “Ambassador” del Leone, partecipe
attivo di numerose iniziative di comunicazione.
Negli anni ottanta Gianni Morandi
cantava “Uno Su Mille Ce La Fa”; ebbene Stefania
Spampinato è proprio una di quei mille fortunati. Nata e
cresciuta nella bella Sicilia, prima dei trent’anni è riuscita a
conquistare gli States, diventato un’attrice amata e affermata.
Scopriamo insieme tutto
quello che c’è da sapere su Stefania Spampinato, sulla sua
vita privata e sulla sua incredibile carriera.
Stefania Spampinato biografia
10. Nata il 17
luglio 1982 a Catania, in Sicilia,
Stefania Spampinato ha subito mostrato interesse
per il mondo dello spettacolo. Da piccola inizia a studiare
danza classica e sviluppa una grande passione per
l’arte, grazie anche agli incoraggiamenti della madre.
9. Studiando al
liceo classico, Stefania è convinta da grande di voler
diventare un avvocato di successo ma i suoi piano
cambiano quando a 15 anni si appassiona al mondo della danza.
Decisa a diventare una ballerina professionista, dopo il diploma si
trasferisce a Milano dove studia danza, recitazione e canto in
accademia, laureandosi a pieni voti.
Grazie all’istruzione ricevuta e al
suo grande talento, comincia a viaggiare per il mondo collaborando
con artisti come Joaquin Cortez, Kylie
Minogue e Leona Lewis e partecipando
anche The Voice UK e X Factor US
e UK.
8. Dopo aver
vissuto per cinque anni a Londra, Stefania compra
un biglietto di sola andata per Los Angeles dove
si trasferisce per lavorare come ballerina. Una
volta arrivata a L.A però la Spampinato si rende conto di non
essere preparata a sufficienza per una realtà così competitiva. Per
poter sfondare nel mondo della danza in California avrebbe dovuto
cominciare la sua istruzione daccapo a 29 anni d’età, età già
avanzata per una ballerina professionista.
Così Stefania cambia direzione alla
sua carriera e comincia a studiare recitazione,
lavorando come cameriera per mantenersi a Los Angeles.
Stefania Spampinato film e serie
tv
7. Negli States,
Stefania Spampinato comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo
accettando piccoli ruoli o comparsate in film e serie tv di
successo come La Strana Coppia (2007), Glee
(2017) – episodio 5×09 Frenemies -, Less
is More (2015), Il Buono, Il Brutto e Il
Morto (2015) e Satisfaction (2015).
Stefania Spampinato in Ford vs Ferrari – Fonte: IMDB
Ford vs.
Ferrari, presentato al Telluride Film
Festival e al Toronto International Film
Festival, racconta delle vicende della scuderia Ford e
della grande sfida contro la Ferrari a Le Mans nel 1966. Il
progettista Carroll Shelby (Matt
Damon) e il suo pilota Ken Miles (Christian
Bale), ingaggiati da Henry Ford II (Tracy
Letts) e Lee Iacocca (Jon
Bernthal), sono a capo della scuderia Ford con il
compito di costruire una vettura, la Ford GT40, in grado di
competere e battere la Ferrari sul circuito di Le Mans.
Nel film, che ha ricevuto quattro
candidature agli Oscar 2020, Stefania Spampinato ha un ruolo minore
e interpreta la traduttrice inglese di Enzo Ferrari (Remo
Girone).
Il Giorno Più
Bello del Mondo è invece una divertente commedia
fantastica che ha come protagonista Alessandro Siani. Il film
racconta la storia di Arturo Meraviglia (Alessandro
Siani), un gestore di un teatro ormai sull’orlo della
crisi. Indebitato fino al collo, un giorno Arturo riceve l’eredità
di un lontano zio defunto. Convinto di ricevere fondi per poter
pagare i debiti e riaprire il teatro, Arturo riceve invece in
eredità l’affidamento dei due figli dello zio, Gioele e
Rebecca.
La convivenza dei tre diventa
difficile soprattutto quando Arturo si accorge che Giole è dotato
di poteri sovrannaturali…
Stefania Spampinato Grey’s
Anatony
5. Dopo aver
interpretato tantissimi ruoli minori in film e serie tv di vario
genere, nel 2017 per Stefania arriva la svolta. Il suo agente le
procura infatti un provino per la fortunatissima serie medical dramaGrey’s
Anatomy. Sembra che Shonda
Rhimes, ideatrice e produttrice della serie, fosse
alla ricerca proprio di un’attrice italiana che interpretasse un
nuovo personaggio. Nel giro quindi di ventiquattrore Stefania fa il
provino e viene subito scritturata per la parte della dottoressa Carina
DeLuca.
Per tutti coloro che finora hanno
vissuto rinchiusi in una caverna e non conoscono Grey’s Anatomy, facciamo un piccolo recap.
Creata da Shonda
Rhimes, sua maestà delle serie televisive
statunitensi, Grey’s
Anatomy è un medical drama incentrato sulla
vita della dottoressa Meredith Grey (Ellen
Pompeo), tirocinante di chirurgia al Seattle Grace
Hospital di Seattle. La serie segue la carriera di Meredith e degli
altri specializzandi e delle loro rispettive vite sentimentali.
Dopo il suo debutto nel 2005 sul
canale Fox Life, Grey’s Anatomy oggi è ancora in
produzione e conta 17 stagioni e la bellezza di
364 episodi.
Il ruolo di Stefania
Spampinato in Grey’s Anatomy è quello
della dottoressa Carina
DeLuca, ginecologa e ostetrica, sorella di Andrew
DeLuca, ricercatrice del Grey Sloan Memorial Hospital. Carina è
inoltre la ex fidanzata di Arizona Robbins (Jessica
Capshaw) e attuale compagna di Maya Bishop (Danielle
Savre).
4. Nel 2020, inoltre, Stefania
Spampinato compare in alcuni episodi della serie Station 19,
spinoff di Grey’s
Anatomy e che racconta delle vicende dei vigili del
fuoco di Seattle.
Stefania Spampinato curiosità
3. In più di
un’intervista Stefania Spampinato ha dichiarato di amare molto il
mondo delle serie tv e di essere sempre stata una grande fan di
Grey’s
Anatomy, ancor prima che le venisse offerto il ruolo
di Carina DeLuca. Tuttavia, la serie preferita in assoluto da
Stefania è Friends,
sit-com che guarderebbe all’infinito e che spesso la aiuta a
staccare la spina e a rilassarsi.
2. Oltre alle
serie tv, Stefania ha tanti altri interessi e uno tra questi è
senza dubbio lo sport. La Spampinato, come ogni
siciliana che si rispetti, ama molto il cibo e quindi dedica molto
del suo tempo libero a tenersi in forma. Tuttavia non sembra essere
una grande appassionata di palestra; per Stefania stare chiusa in
una sala piena di attrezzi è abbastanza noioso. E’ per questo
motivo che si è appassionata al Taekwondo.
Si tratta di una particolare arte
marziale coreana, nata tra gli anni quaranta e cinquanta del
novecento, e che unisce tecniche di combattimento e difesa
personale a tecniche del gioco del calcio. Per pratica questo sport
serve forza, disciplina e meditazione.
Stefania utilizza il taekwondo per
tenersi in forma e per scaricare tutto lo stress accumulato con il
lavoro.
1. Oltre al taekwondo, la danza, il
cibo e le serie tv, Stefania si dedica molto a progetti per la
salvaguardia del pianeta. Tempo fa è stata anche ambasciatrice,
insieme a Fiorello, di un progetto del WWF,“Arricugghiemu a
Plastica” che in dialetto siciliano significa “raccogliamo
la plastica”.
Tramite il suo account Instagram, Stefania
Spampinato, lo scorso 3 giugno ha invitato tutti i
suoi follower siciliani e non a dedicare qualche ora del
loro tempo alla raccolta di rifiuti plastici dalle spiagge
siciliane.
Emozionatissima e con molta umiltà
Stefania Sandrelli presenta il suo primo film che la vede come
regista,accompagnata dalla figlia Amanda che interpreta la
protagonista Cristina, Stefania inizia subito col raccontare come è
nata l’idea del film.
Nel 1975, Garrett
Brown, geniale operatore, inventò la steadycam, un
particolare marchingegno a cui si collega tutt’oggi la macchina da
presa e che consente di effettuare riprese a mano fluide e senza
scossoni. Il primo film a giovarne fu Questa terra è la
mia terra, e fu poi adottata su alcuni dei set più
famosi del mondo, dando vita alle riprese più belle della storia
del cinema.
Da Rocky a
Shining, fino a Revenant
Redivivo, in questi giorni al cinema, ecco un amaggio
ai primi 40 anni della steadycam:
Staying Alive come stile di
vita – Come sarebbe stata la sua vita, John
Travolta, nato il 18 Febbraio 1954, lo aveva scritto nella
sua stessa tradizione familiare. Con i sei fratelli ogni settimana
metteva in scena una recita per il padre giocatore
semi-professionista di football e la madre cantante. Quindi verso i
17 anni lasciò la scuola per andare a recitare direttamente a
Broadway.
La biografia di John
Travolta
In questa prima fase della carriera
incontra la prima donna della sua vita: Diana
Hyland, di molti anni più grande di lui. La loro storia è
tristissima, visto che lei morirà di cancro dopo pochi anni.
A teatro porta in scena quello che
negli anni ’80 sarà il film che lo renderà famoso definitivamente:
Grease, mentre in televisione interpreta
un ruolo in una serie televisiva che anticipa un altro suo
personaggio iconico; la serie si intitola I ragazzi del
sabato sera.
La febbre del
Sabatosera del 1978 lo consacra sugli schermi,
viene nominato, senza vincere, sia per l’Oscar che per il Golden
Globe per la sua interpretazione del giovane proletario ambizioso
Tony Manero.
La vita artistica di John
Travolta prende subito la forma delle montagne russe; già
dagli esordi picchi di notorietà e riconoscimenti si alterneranno a
cadute nel dimenticatoio e fallimenti inaspettati.
Staying Alive
come stile di vita: John Travolta
Dopo la conferma del successo con
la trasposizione cinematografica di Grease, la cui colonna
sonora ci accompagna ancora in molte serate revival e non, arrivano
gli anni ’80 e un calo di notorietà, dal quale si salva solo la
bella prova in Blow out di Brian De
Palma, mentre il declino è sancito nel 1983 da
Staying alive, seguito del film di John
Badham diretto però da Sylvester Stallone che è un flop al
botteghino.
Passano quindi alcuni anni di
scelte sbagliate ed ecco che Travolta torna sulla breccia con un
film caso della fine degli anni ’80; la saga di Senti chi
parla, in cui l’attore inizia ad assumere la forma più
rotondeggiante che lo caratterizzerà negli anni a seguire e che lo
allontana decisamente dalla silhouette di Tony Manero e di Danny
Zuko.
Le origini italiane lo attraggono
inevitabilmente nel nostro paese; l’attore presenzia spesso a
diverse manifestazioni televisive nostrane come testimonial o
ospite che viene perennemente costretto a parlare bene delle donne,
del cibo e della gente, per poi chiudere il tutto con lo stacchetto
del balletto con Uma Thurman in Pulp
Fiction.
Infatti, da Senti chi
parla, del 1989, John
Travolta finisce nuovamente per essere messo da
parte; alcuni dicono che ha declinato ruoli che poi sono stati
accettati e hanno reso famoso Richard Gere, per
altri si tratta solo di una fase storica dell’attore che appunto
viene recuperato e portato nuovamente in gloria da Quentin
Tarantino che lo propone grasso e con i capelli lunghi
come killer nel suo film spartiacque che vinse la Palma d’oro a
Cannes nel 1994.
In quegli stessi
anni, John Travolta sposa la sua attuale
moglie, Kelly Preston, che gli resta accanto
nonostante Scientology, che viene additata anche come causa della
morte del figlio Jett, avvenuta tre anni fa e nonostante le voci
più o meno accreditate di una presunta molestia ai danni di un
ragazzo in una sauna e diverse relazioni omosessuali. Le voci sono
state messe a tacere anche per vie legali, anche se la moglie ha
una volta affermato di sapere di questa tendenza del marito.
John Travolta
segue e promuove Scientology addirittura dal 1975,
e visto che questa religione non concepisce la malattia, essendo i
corpi degli umani già infestati dagli alieni, non accetta neanche
la cura con medicine, fatto che ha portato il figlio Jett, che
probabilmente soffriva di autismo mai diagnosticato, a morire per
attacco cardiaco nel 2009 a soli 16 anni.
Dalla riscoperta ad opera di
Quentin Tarantino, la carriera
di John Travolta si assesta in maniera
positiva, alternando film importanti ad altri che è meglio
dimenticare, fino ad arrivare ad oggi dove interpreta un poliziotto
che combatte il cartello della droga in Messico in Le belve di Oliver Stone, primo film che
l’attore fa con il regista e che desiderava fare a tutti i
costi.