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Step Up 6 sarà ambientato in Cina

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Step Up 6 sarà ambientato in Cina

La Lionsgate ha annunciato di voler continuare a sviluppare il suo franchise ballerino con Step Up 6, che sarà girato e ambientato in Cina, in lingua cinese, per il mercato orientale.

Step Up 6 sarà girato in Cina

Alla regia è stato scelto Ron Yuan che dirigerà un giovane cast tutto orientale che parteciperà alle riprese in Oriente e anche, per minima parte, a Los Angeles. Yuan è un esperto di arti marziali che ha già una carriera da coreografo per scene d’azione e coordinazione di stuntmen. Ha anche lavorato come regista di seconda unità.

Il franchise ha incassato in tutto il mondo circa 600 milioni ed è stato inaugurato nel 2006 e ha lanciato la carriera di Channing Tatum, tra gli altri.

Di seguito il teaser poster di Step Up 6

Step Up 6

Step Up 5: riuniti gli attori dell’intera serie?

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Via libera al quinto episodio della ‘saga’ di Step Up: la  Summit Entertainment è già in corso di negoziati con John Swetnam per stendere la sceneggiatura: l’idea sarebbe di riunire personaggi e attori provenienti dai film precedenti.

La serie è nata nel 2006: il primo film aveva come protagonisti Channing Tatum e Jenna Dewan; nel 2008 il primo sequel, Step Up 2: The Streets, in cui lo stesso Tatum appariva in un breve cameo; del 2010 è  Step Up 3D, seguito l’estate scorsa da Step Up Revolution. Se il progetto del quinto film decollerà definitivamente, l’uscita potrebbe essere programmata per il 2014.

Trai prossimi progetti di Swetnam, ci sono Evidence e Black Sky.

Fonte: ComingSoon.Net

Step Up 4 Revolution 3D: recensione del film

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Step Up 4 Revolution 3D: recensione del film

Nel 2006 Channing Tatum otteneva uno dei suoi primi successi cinematografici ballando in Step Up. A distanza di sei anni, lui continua a ballare e si spoglia in Magic Mike, mentre il franchise che l’ha lanciato è arrivato al quarto capitolo. Step Up 4 Revolution 3D si conferma, sulla scia dei capitoli precedenti, un film che mostra la danza nelle sue inflessioni più varie e spettacolari.

In Step Up 4 Revolution 3D Sean ed Eddy, amici d’infanzia, lavorano come camerieri nell’elegantissimo Dimont Hotel di Miami, di proprietà del costruttore Bill Anderson. Quando non sono in servizio i due sono a capo di una trasgressiva crew conosciuta come “The Mob”, un gruppo di ballerini, musicisti e artisti d’avanguardia che si sta mettendo in mostra per gli spettacolari flash mob che mette in atto. Le esibizioni dei The Mob attraggono l’attenzione della figlia di Anderson, Emily, anche lei talentuosa ballerina, che decide di unirsi al gruppo. Quando Anderson annuncia un piano per radere al suolo il quartiere dove vivono i ragazzi della crew per costruirci un gigantesco centro residenziale, il gruppo prepara il suo flash mob più coraggioso, costringendo Emily e Sean a scegliere tra i legami di sangue e il loro amore.

Step Up 4 Revolution 3D, il film

Step Up 4 Revolution 3D, nella sua esile trama, rappresenta un costrutto pretestuoso per mettere in scena gli straordinari numeri di ballo, questa volta ambientati per strada, alla ricerca dell’originalità e della forma d’espressione più personale che si possa conoscere oggi.

La differenza principale con gli altri film della serie Step Up, è che qui il ballo non è più visto con uno strumento di rivalsa sociale, ma come un mezzo d’espressione all’inizio e di protesta in un secondo momento, sollevando, forse involontariamente, la questione dell’utilità dell’arte, che però rimane sospesa. A troneggiare su questo gruppo di ballerini professionisti ci sono due giovani attori al loro esordio cinematografico: Ryan Guzman e Kathryn McCormick. Il maggiore limite dei due ragazzi è una scarsa preparazione cinematografica, entrambi non sono a loro agio con la recitazione, tuttavia sulla scena tra loro si crea una particolare e innegabile alchimia che li rende credibili nella parte dei due giovani innamorati.

Il film è fondamentalmente costituito da una serie di momenti musicali trascinanti e straordinari, molto al di là dei limiti dell’hip hop ai quali ci aveva abituato il franchise, che in questo quarto episodio si apre a tutti gli stili di danza. Step Up 4 Revolution 3D è un film senza pretese, molto divertente per chi ama la musica e la danza e senza dubbio pensato in un 3D abbastanza luminoso che rende giustizia alle splendide coreografie grazie ad una regia, firmata da Scott Speed, servizievole e funzionale.

Stelle sulla Terra di Aamir Khan

Stelle sulla Terra di Aamir Khan

Stelle sulla Terra è il film di Bollywood del 2007 di Aamir Khan con protagonisti Darsheel Safary, Aamir Khan, Tisca Chopra e Vipin Sharma

  • Anno: 2007
  • Regia: Aamir Khan
  • Cast: Darsheel Safary, Aamir Khan, Tisca Chopra, Vipin Sharma

Ishaan è un bambino di otto anni che incontra molte difficoltà a scuola: ripete la terza elementare a causa delle sue scarse capacità di apprendimento. Gli insegnanti lo mettono sempre in punizione, i genitori sono frustrati dalla mancanza di progressi del bambino, così decidono di mandarlo in collegio. Qui Ishaan soffrirà la solitudine e si chiuderà ancor più in se stesso, soffocando il suo ricco mondo interiore e il suo amore per la pittura. La sua drammatica situazione andrà incontro a una svolta con l’arrivo di Nikumbh, il nuovo insegnante di disegno. Egli mostra di comprendere il piccolo, dando un nome alle sue difficoltà: Ishaan soffre di dislessia. Sarà il primo passo verso un nuovo inizio, che potrà essere consacrato dalla riscoperta del talento artistico di Ishaan…

Stelle sulla Terra, il film d’esordio di Aamir Khan

Stelle sulla TerraStelle sulla Terra è un esempio del meglio che la cinematografia indiana sa offrire. Una trama insolita, priva di storie d’amore a lieto fine, focalizzata invece sulla solitudine di un bambino incompreso: dagli adulti, dalle istituzioni scolastiche, dai suoi stessi compagni. C’è chi associa questo film alla dislessia, tema centrale certo, ma non esclusivo: Ishaan è affetto da questo disturbo che ha caratterizzato anche grandi menti come Einstein e Newton; nessuno mostra sensibilità nei confronti delle sue difficoltà, attribuendole a un’indole pigra e ostile. Ma il film mostra anche la complessità del mondo interiore di Ishaan,  le sue capacità di osservazione, la sua passione per i colori… un mondo cui dà voce con i suoi dipinti. 

Stelle sulla Terra è dunque un inno alla creatività, che può trovar voce solo grazie alla condivisione con gli altri: il baratro della solitudine può infatti essere superato solo con la comprensione del prossimo, di un animo sensibile… del maestro Nikumbh. La grande star del cinema indiano Aamir Khan interpreta un personaggio gentile ed altruista, in grado di comprendere quanto agli altri sfugge. La sua performance è accompagnata da quella dell’ottimo protagonista, Darsheel Safary, alle prese con il suo primo ruolo cinematografico, in cui mostra grande naturalezza; merito anche dell’eccellente regia.

Stelle sulla TerraQuest’ultima porta la firma di Aamir Khan, che si è dedicato con tenace dedizione al progetto: oltre a interpretare il maestro Nikumbh, l’attore ha prodotto e diretto il film.
Il risultato è un gioiello che ha conquistato critica e pubblico, e non solo in India: Stelle sulla Terra, candidato indiano agli Oscar 2008, ha ammaliato anche le platee internazionali, persino i più scettici. Anche qui ci sono canzoni, ma in questo caso memorabili, come la prima apparizione del maestro (la divertente Bum Bum Bole) e Mera Jahan (“il mio mondo”), la solitaria passeggiata per Mumbai del piccolo Ishaan: una vera lezione di cinema. Da non dimenticare la splendida parte finale, commovente e liberatoria, con una sequenza in crescendo che fa venire i brividi dall’emozione.

Decisamente un ottimo prodotto, il debutto di Aamir Khan alla regia. Trasmesso dalla Rai nel luglio 2010 (benché abbia subito diversi tagli), Stelle sulla Terra è disponibile anche in italiano. Un’occasione da non perdere, per commuoversi con un film che non offre retorica né semplicismo, bensì empatia e autentiche emozioni.

Stellan Skarsgård: 10 cose che non sai sull’attore

Stellan Skarsgård: 10 cose che non sai sull’attore

Considerato uno degli attori svedesi più popolari e di maggior talento degli ultimi decenni, Stellan Skarsgård ha negli anni imposto il proprio volto partecipando ad alcuni tra i più popolari film di Hollywood, distinguendosi tanto in opere d’autore quanto in blockbuster. I suoi ruoli sono spesso divenuti iconici, e tutt’oggi continua a regalare grandi interpretazioni. Ecco 10 cose che non sai di Stellan Skarsgård.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Stellan Skarsgård Chernobyl

Stellan Skarsgård: i suoi film e le serie TV

10. Ha una lunga carriera cinematografica. L’attore intraprende la propria carriera recitando per alcuni film svedesi, ma la fama internazionale arriva con il film L’insostenibile leggerezza dell’essere (1988), con Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche. Negli anni seguenti continuerà ad affermarsi recitando in pellicole come Caccia a Ottobre Rosso (1990), con Alec Baldwin e Sam Neill, Will Hunting – Genio ribelle (1997), con Matt Damon, Ben Affleck e Robin Williams, Dancer in the Dark (2000), Dogville (2003), Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma (2006), Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo (2007), con Johnny Depp, Mamma mia! (2008), con Meryl Streep, Thor (2011), Melancholia (2011), Millennium – Uomini che odiano le donne (2011), con Rooney Mara, The Avengers (2012), Nymphomaniac: volume I e Nymphomaniac: volume II (2013), In ordine di sparizione (2014), Cenerentola (2015), Borg McEnroe (2017), L’uomo che uccise Don Chisciotte (2018) e Mamma mia! Ci risiamo (2018).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Nei primi anni della sua carriera l’attore ha recitato in numerose produzioni televisive svedesi, mentre recentemente è tornato sul piccolo schermo per recitare nella serie River (2015) e Chernbyl (2019), acclamata produzione dove Skarsgård ricopre il ruolo di Boris Šcerbina, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e capo dell’Ufficio per il Combustibile e l’Energia.

8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. Da sempre apprezzato per il suo talento, Skarsgård ha nella sua carriera ricevuto diversi prestigiosi riconoscimenti all’interno dell’industria cinematografica. Nel 2020 vince infatti il suo primo Golden Globe come miglior attore non protagonista per serie Chernobyl, e per la stessa categoria verrà nominato anche agli Emmy Awards e ai Satellite Awards. Vanta inoltre tre candidature come miglior attore agli European Film Awards.

Stellan Skarsgård: chi sono i suoi figli

7. Ha diversi figli divenuti attori. Dal suo primo matrimonio, l’attore dà alla luce sei figli. Di questi, tre avrebbero seguito le orme del padre divenendo attori. Si tratta di Alexander Skarsgård, noto per il suo ruolo in Big Little Lies, Gustaf Skarsgård, celebre per aver recitato in Vikings, e Bill Skarsgård, divenuto celebre per essere stato il pagliaccio Pennywise in It – Capitolo uno e It – Capitolo due.

6. Ha avuto altri figli. Nel 2007 l’attore divorzia dalla prima moglie, con cui era sposato dal 1975 e nel gennaio del 2009 contrae nuove nozze con la produttrice Megan Everett. Da lei l’attore avrebbe poi avuto altri due figli, nati rispettivamente nel 2009 e nel 2012, raggiungendo così un totale di otto figli.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Stellan Skarsgård Pirati dei Caraibi

Stellan Skarsgård in Pirati dei Caraibi

5. Ha dovuto sottoporsi ad ore di trucco. Nel 2006 l’attore raggiunge la fama mondiale grazie al ruolo di Sputafuoco Bill Turner. Per ricoprire tale parte, l’attore dovette sottoporsi a numerose ore di trucco per dar vita alle sembianze deformi del personaggio. Inizialmente si pensò di amplificare il trucco tramite la CGI, ma l’idea venne abbandonata. Il suo è così stato l’unico personaggio ad indossare del make-up all’interno dell’equipaggio dell’Olandese Volante.

Stellan Skarsgård in Mamma mia!

4. Ha sorpreso la regista. Nel film Mamma mia!, l’attore ricopre il ruolo di Bill, uno dei possibili padri del personaggio interpretato dall’attrice Amanda Seyfried. Durante una scena, l’attore avrebbe dovuto cucinare sulla barca del personaggio. Egli tuttavia sorprese la regista indossando solo un grembiule, il quale però gli lasciava scoperto il sedere. Quando si mostrò pronto per le riprese, la cosa colse di sorpresa la troupe, il quale dovette interrompere le riprese per via delle risate.

Stellan Skarsgård in Chernobyl

3. Ha accettato la parte per il suo attivismo ambientale. Da anni l’attore è uno strenuo difensore dell’ambiente, e in più occasioni ha espresso duri giudizi su quelle attività umane che ne minano la sostenibilità. Per questa sua vocazione, Skarsgård ha deciso di ricoprire il ruolo offertogli nella serie, desiderando da tempo di partecipare ad un progetto che ricordi la pericolosità di catastrofi simili e spinga a ricercare fonti di energia alternative e sostenibili.

2. I truccatori lo hanno aiutato a vincere il Golden Globe. Nel suo ironico discorso di ringraziamento per la vittoria del Golden Globe, l’attore ci ha tenuto a ringraziare i suoi truccatori. Per recitare nella serie, questi lo hanno fornito di un  paio di sopracciglia finte, elemento che a detta di Skarsgård gli ha permesso di ottenere un volto più memorabile ed espressivo.

Stellan Skarsgård: età e altezza

1. Stellan Skarsgård è nato a Göteborg, in Svezia, il 13 giugno 1951. L’attore è alto complessivamente 205 centimetri.

Fonte: IMDb

Stellan Skarsgård si è divertito sul set di Thor: “Non è un crimine fare cose non intellettuali”

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Mentre lo vediamo nei panni disgustosi del Barone Vladimir Harkonnen in Dune: Parte Due, Stellan Skarsgård è una sorta di veterano del MCU in cui interpreta l’intelligente e bonario dottor Erik Selvig, Lo abbiamo visto in Thor, The Avengers, Thor: The Dark World, Avengers: Age of Ultron e Thor: Love and Thunder. Nel film del 2011 che introduceva il Dio del Tuono, la maggior parte delle scene di Skarsgård erano con Natalie Portman e Kat Dennings.

In una nuova intervista, Stellan Skarsgård ha condiviso quanto sia stata per lui un’esperienza divertente e ha ammesso che il tempo trascorso con le sue co-protagoniste è stata una sorta di esperienza di apprendimento per lui.

“Il film è stato divertente. Vivevamo a Santa Fe, dove hanno più Birkenstock e code di cavallo grigie che in qualsiasi altro posto negli Stati Uniti. No, non ero eccitato. Ero, ‘Che ca**o?’ Non sapevo molto di Thor, o conoscevo il vero Thor, ma non sapevo molto dei fumetti. Quindi il fatto era che Kenneth Branagh lo stava dirigendo, e lui è bravo. Ho detto ‘OK, lo farò’ ma il fatto è che, quando firmi per uno di questi, firmi per quattro, quindi mi sono sentito come se avessi venduto l’anima al diavolo, ma non l’ho fatto, perché soprattutto per il primo mi sono divertito molto.”

“Eravamo io, Kat Dennings e Natalie Portman, il trio. Eravamo costantemente insieme in tutte le scene, mi divertivo tantissimo e imparavo tantissimo sulle ragazze perché la maggior parte del tempo eravamo bloccati in macchina, e stavamo aspettando, e ho semplicemente ascoltato quelle due ragazze parlare di uomini. Sì, voglio dire, non pensavo che fosse così impari.”

“Perché ho continuato a lavorare con la Marvel dopo? Avevo un contratto ed era divertente fare quelle piccole cose. Non devi essere troppo pretenzioso riguardo a quello che fai. Non è un crimine fare cose non intellettuali.”

Per quanto sia divertente pensare a Skarsgård che fa il terzo incomodo nelle conversazioni tra Portman e Dennings, è piacevole sentire un attore parlare in modo così positivo della sua esperienza cinematografica sui supereroi, il tutto difendendo il genere da coloro che lo guardano dall’alto in basso.

Non sappiamo se e quando Stellan Skarsgård potrebbe tornare nel MCU come Selvig, soprattutto perché un altro film di Thor deve ancora essere confermato.

Stellan Skarsgard nel cast di The Girl with the Dragon Tattoo

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Stellan Skarsgard nel cast di The Girl with the Dragon Tattoo

Per il suo remake di The Girl with the Dragon Tattoo (Uomini che odiano le donne) il regista David Fincher ha scritturato due attori europei.

Stellan Skarsgard in Cenerentola di Kenneth Branagh

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Stellan Skarsgard in Cenerentola di Kenneth Branagh

Si sta completando il cast di Cenerentola, il nuovo adattamento live action della favola della Walt Disney Pictures che sarà diretto da Kenneth Branagh e le cui riprese cominceranno il prossimo autunno. Le ultime notizie parlano di una nuova aggiunta di gran classe nel cast del film, l’attore svedese Stellan Skarsgard, che interpreterà il messaggero del Re, il Gran Duca Monocolao (nella versione italiana del classico d’animazione).

Skarsgard è apparso in tantissimi film, sia americani che europei, a partire dai grnadi film d’autore come Melancholia, L’ultimo Inquisitore o Dogville, ma lo ricordiamo anche in grosse produzione ad alto budget come Angeli e Demoni, o gli episodi due e tre della saga dei Pirati dei Caraibi, o ancora il grandissimo successo al botteghino Mamma Mia! e tanti altri ancora. Il suo volto è diventato familiare al pubblico più vasto da quando nel 2011 ha preso parte a Thor, film nel quale interpreta il Dr. Erik Selvig. L’attore è tornato in quel personaggio per The Avengers e sarà di nuovo lui per Thor: The Dark World. Skarsgard si riunirà anche con il suo caro amico Lars Von Trier, che già lo ha diretto altre volte, per il controverso film del regista Nymphomaniac.

L’attore svedese si unisce al cast formato già da Lily James (Downton Abbey) che sarà la protagonista Cenerentola, a Richard Madden (Il trono di spade) che sarà invece il principe, a Cate Blanchett che interpreterà Madame Tremaine la cattiva matrigna, a Helena Bonham Carter che sarà invece la fata madrina e alla coppia Sophie McShera e Holliday Grainger, le due sorellastre.

Il film sarà prodotto da Simon Kinberg, Allison Shearmur e David Barron.

Fonte: CS

Stellan Skarsgard diventa un vichingo in The Long Ships

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Stellan SkarsgardStellan Skarsgard sarà il protagonista del nuovo film prodotto da Zentropa e Nordisk, ambientato nel mondo leggendario dei Vichinghi e intitolato The Long Ships.

Scritto da Tobias Lindholm e diretto da Hans Petter Moland, il film è basato sul romanzo Rode Orm, scritto dallo scrittore svizzero Frans Gunnar Bengtsson, che racconta le avventure di Red Serpent, un vichingo vissuto nel decimo secolo.

The Long Ships è prodotto da Peter Aalbaek Jensen e Marie Gade per Zentropa, e vedrà nel ruolo di produttore esecutivo Lone Korslund per Nordisk, con il supporto di TV2 Denmark, Film i Vast e Copenhagen Film Fund.

Il film entrerà in produzione nel 2016 e uscirà al cinema nel 2017.Abbiamo visto Stellan Skarsgard di recente sul grande schermo per Nymphomaniac Volume I e II, diretto da Lars Von Trier.
Fonte: Variety

Stella è innamorata: recensione del film di Sylvie Verheyde

Stella è innamorata: recensione del film di Sylvie Verheyde

Nel 2008, all’interno delle Giornate degli Autori della 65esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Sylvie Verheyde aveva presentato Stella, film di stampo autobiografico che ripercorreva l’infanzia della regista. Nel 2022, con Stella è innamorata, Verheyde torna sui passi della bambina che fu, ora diventata adolescente. Siamo ancora a Parigi, nel pieno degli anni ’80. Stella ha 17 anni, ha fame di vita e vuole scoprire chi è davvero e cosa ne sarà del suo futuro. Come ogni giovane a quell’età comincia a sentire il sangue che le ribolle nelle vene a causa di un ragazzo, a sperimentare il desiderio sessuale e a gestire i suoi ormoni ballerini.

È il tempo della spensieratezza, che si alterna alle crisi esistenziali giovanili, dettate dalla poca consapevolezza di quel che si vuole fare da adulti. Stella è innamorata ha debuttato al Locarno Film Festival del 2023, ed è in concorso nella selezione ufficiale dell’edizione 2025 del Prix Palatine (il premio giovani del cinema europeo in collaborazione con Unifrance). Nei panni della protagonista l’ottima Flavie Delangle. La pellicola arriva al cinema il 21 novembre distribuita da No.Mad Entertainment.

La trama di Stella è innamorata

1985. Siamo in Italia, a Napoli. Stella scende da una vespa rossa e dà un bacio al ragazzo che le ha fatto compagnia per tutto il tempo trascorso lì, dove era andata a passare le vacanze estive con le amiche. È tempo ora di tornare a casa, a Parigi, e affrontare il temibile anno della maturità. A Stella però sembra non importare molto dell’ultimo anno di liceo, nonostante sia conscia del fatto che i risultati che raggiungerà decreteranno il suo futuro. Nel bar dei genitori, poi, dove oramai lavora solo la madre lasciata dal padre, non ne vuole proprio sapere di stare. Una sera decide di accompagnare una compagna di classe in discoteca, al Les Bains-Douches, dove scopre la passione per il ballo e il ritmo e un ragazzo, André, di cui si innamora. Da qui cerca di rimettere in prospettiva tutta la sua vita, alla ricerca del suo posto nel mondo, che spera di trovare prima della fine della scuola.

Stella è innamorata

Un sofisticato racconto di formazione

L’adolescenza è il momento più delicato della propria vita. Sono gli anni dell’indecisione, delle insicurezze più radicate, dei dubbi e della fame di libertà. Talmente forte da offuscare il resto. È il periodo in cui i colori sono più vividi che mai, rappresentativi di un momento di transizione fatto di esplosione e curiosità. Difficile trattenersi quando si incrocia lo sguardo di qualcuno che ci piace, e all’improvviso ci si ritrova fra i banchi di scuola a sognare a occhi aperti ripensando al primo incontro. Lo stomaco si controce, le farfalle svolazzano, il desiderio di sapere cosa succede una volta scivolati via i vestiti dal corpo cresce a dismisura. C’è poi l’esigenza di capire cosa ne sarà di sé una volta chiuse le porte della scuola, quando l’ingresso nel mondo degli adulti e delle responsabilità arriva e si è chiamati a compiere delle scelte.

Crescere vuol dire anche chiarirsi le idee, fare i conti con se stessi non prima, però, di essersi lasciati guidare dalle proprie sensazioni. Ed è quello che accade a Stella: da un lato costretta a diplomarsi per non rimanere indietro mentre le sue amiche vanno avanti, dall’altro bisognosa di seguire quell’istinto che la porta a comunicare con il corpo. E così arriva la discoteca, l’impellente esigenza di ballare, ondeggiare con il bacino, assorbire la musica fin dentro le ossa. Un destino che sa appartenerle, nonostante i diversi ostacoli che incontra lungo il cammino, e che dipendono anche dal confronto con le sue compagne di viaggio, ben lontane da lei sia nel pensiero che nelle intenzioni future.

Vivere ascoltando se stessi

La scelta dei primi piani di Sylvie Verheyde sulla sua attrice protagonista è funzionale e necessaria per cogliere le trasformazioni del corpo e della mente che passano prima dal suo viso. Dalle labbra che si inarcano in un sorriso a mezzalunga, dagli occhi pieni di amore e bramosia, dalla fronte corruciata e dalle guance che accolgono lacrime amare. Il campo si restringe spesso su lei e sul sul microcosmo, per cogliere gli attimi catartici di Stella e quell’epifania avuta la prima sera alla discoteca Les Bains-Douches. Attraverso questa ponderata scelta registica il pubblico è ancor più a contatto con lei, vivendo in prima persona l’atmosfera trasognata tipica dell’adolescenza. La regista accarezza con tenerezza la sua Stella, la insegue e la analizza amorevolmente, lasciando solo intuire quel che le accade nel privato, senza mai essere troppo esplicita.

Un racconto elegante ma al tempo stesso frenetico, accentuato da una fotografia dai colori saturi, che si legano alla forza dominante di quegli anni belli quanto complessi. Flavie Delangle recita con talmente tanta naturalezza da avere a volte l’impressione che non lo stia facendo affatto, rendendola una bella promessa per il cinema francese. L’unica pecca è il doppiaggio italiano, attraverso cui si perde un po’ di quella autenticità che caratterizza Stella è innamorata, soprattutto perché Stella, con la voce fuori campo, ci accompagna in tutto il suo viaggio. La sua voce, come quella dei suoi comprimari, è stata affidata a una professionista itaiana che non le rende giustizia come dovrebbe, e questo è un vero peccato ai fini della completa riuscita dell’opera. Avrebbero dovuto fare come accaduto con Chien de la casse: proporre la visione con la versione originale, sottotitolata.

Stefano Sollima torna a raccontare la sua Roma in Adagio, in concorso a Venezia

Dopo la parentesi statunitense, durante la quale ha realizzato i film Soldato e Senza rimorso, il regista Stefano Sollima torna in Italia per concludere una sua trilogia spirituale sulla criminalità romana. Lo fa con Adagio, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, proponendo una storia che ha per protagonista Manuel, un ragazzo di sedici anni che si ritrova suo malgrado invischiato in questioni ben oltre la sua portata. Inseguito da alcuni ricattatori, che si rivelano essere estremamente pericolosi e determinati a eliminare quello che ritengono uno scomodo testimone, i ragazzo dovrà chiedere protezione a due ex-criminali, vecchie conoscenze del padre.

Quello in Adagio è un clima apocalittico, che sembra annunciare la fine di un certo mondo e dei suoi personaggi ma anche l’arrivo di una nuova generazione. “Alcuni elementi drammaturgici, come gli incendi o i blackout, hanno una funzione tutt’altro che distopica all’interno del film. – spiega Sollima aprendo la conferenza stampa – In realtà è parte della città e di come io la vivo. Volevo tornare a raccontare Roma, trasfigurandola certo, ma con situazioni proprie della sua realtà. Adagio, insomma, è un mio modo di vederla e di annotare i suoi cambiamenti nel tempo”.

Adagio, tra lavoro sul corpo e ricerca di redenzione

Nel film ritroviamo un cast composto da alcuni dei più grandi interpreti del cinema italiano: Piefrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini e Francesco Di Leva. A raccontare per primo della sua esperienza sul set è stato Toni Servillo, il quale ha raccontato che questo “è il mio primo film con Sollima. Sono rimasto ammaliato dalla sceneggiatura e poi dal lavoro sul set. Daytona, il mio personaggio, recita nella recita, quindi è particolarmente affascinante per un attore. Abbiamo a che fare con personaggi criminali che hanno vissuto entro certe regole e che intendono rispettarle fino alla fine, consapevoli di sbattare così contro un destino inevitabile”.

È una storia di uomini che fanno i conti con sé stessi e quella libertà che si immagina abbiano avuto cercano di mantenerla fino all’ultimo, rilanciando sui giovani“, conclude Servillo. La parola passa poi a Piefrancesco Favino, che descrive ulteriormente il film e i suoi protagonisti affermando che “lavorare per Stefano vuol dire occupare lo spazio con il corpo in modo diverso dal solito. C’è sempre un senso di invenzione, per cui anche se ci sono elementi storici precisi era possibile aggiungere qualcosa in più. Per questi personaggio io ho sempre pensato a quei cani che quando stanno per morire cercano la solitudine. Poi però può capitare che arrivi la chiamata ad una guerra antica che risveglia l’adrenalina, la voglia di vivere”.

Adagio Valerio Mastandrea Piefrancesco Favino Stefano Sollima

Stefano è un regista punk, nei suoi film non c’è redenzione. Non sono storie di bene o male, ma storie di uomini che c’hanno delle cose da fare. I personaggi sono falene impazzite che ruotano attorno alla propria ossessione. Il messaggio però è che per fortuna le colpe dei padri non sempre si tramando ai figli“, conclude Favino, lasciando la parola a Valerio Mastandrea che riguardo il suo coinvolgimento afferma “quando Stefano mi ha fatto leggere la sceneggiatura ho pensato ‘che bella storia di vecchi, mi piacerebbe vederla al cinema’, non avevo capito che mi stava offrendo un ruolo”. Sollima spiega allora che “Adagio era un soggetto di poche pagine con tre vecchie leggende della Roma criminale. Alla fine però volevo lavorare con persone che amo e stimo, quindi abbiamo rivisto un po’ l’età dei personaggi”.

Adriano Giannini torna invece sul discorso del corpo nello spazio e spiega che “tutti noi attori abbiamo fatto un lavoro sul corpo, perché il tipo di linguaggio cinematografico scelto ci obbligavano a creare delle grandezze, delle deformità fisiche per entrare meglio in quell’immagine che Stefano aveva in mente. Da attore non sempre hai la percezione di poter lavorare così”. Nel film recita anche il giovanissimo Gianmarco Franchini, nel ruolo di Manuel. L’attore ha ricordato l’esperienza affermando che “per me è stato come essere un bambino al luna park. Sono un fan di Stefano e ho potuto recitare con alcuni dei migliori attori oggi in Italia. E Stefano teneva molto alla mia opinione, voleva sapere cosa ne pensavo, cosa potevo aggiungere. È stato un lavoro in sinergia“.

Adagio chiude la trilogia su Roma di Sollima

Come riportato in apertura, Adagio conclude la trilogia di Sollima che ha come argomento centrale la criminalità romana. Dopo ACAB – All Cops Are Bastards e Suburra, con Adagio si va dunque a rappresentare la decadenza di quel mondo e l’estinzione dei suoi rappresentanti. “Questo genere che tratto, il crime, continuerà a piacermi. Adagio è sì una chiusura della trilogia su Roma vista e traslata in chiave criminale. Ma questo non vuol dire che sicuramente cambierò genere di racconto con il mio prossimo progetto. Magari farò altri film di questo tipo, anche se non necessariamente a Roma“. In attesa di scoprire cosa riserva il futuro per Sollima, Adagio uscirà in sala il 14 dicembre, distribuito da Vision Distribution.

Stefano Sollima presenta Soldado, il suo esordio in lingua inglese

In sala dal 18 ottobre, Soldado, primo film americano per il regista Stefano Sollima (Gomorra – la serie, Suburra) e seguito del film Sicario, diretto nel 2015 da Denis Villeneuve. La pellicola, ancora con protagonisti Benicio Del Toro e Josh Brolin, esplora nuovamente i temi del bene e del male, del labile confine tra queste due forze.

“L’idea non era quella di fare un sequel – esordisce il regista Stefano Sollimama un nuovo capitolo all’interno di una saga. I due film non hanno un legame temporale, né punti di contatto se non quello della presenza in entrambi dei due attori protagonisti. Tanto è vero che risulta anche difficile capire se sia un sequel o un prequel.”

Dopo aver analizzato il rapporto tra i due film, il regista passa a parlare della base del progetto, ovvero la sceneggiatura scritta da Taylor Sheridan, autore già del precedente Sicario. Così, ben presto, la conferenza stampa si trasforma in una vera e propria lezione di cinema.

“La prima cosa che mi ha colpito della sua sceneggiatura è il sentimento di cui sono intrisi i personaggi. Questi vivono un arco narrativo che li porta a far uscire fuori cose di loro che mai ci saremmo immaginati. Quella scritta da Sheridan è sostanzialmente una storia corale che parla del concetto di umanità al giorno d’oggi. Ci sono linee narrative all’interno del film che spesso neanche si intrecciano, ma capaci allo stesso tempo di influenzarsi reciprocamente. La seconda cosa che mi ha colpito è che pur essendo un film di grande intrattenimento, svela anche uno sguardo profondo e attento a quello che è il nostro mondo.”

“Nell’approccio al film, – continua Sollima – ho fatto ciò che ho sempre fatto nella mia vita: ho rispettosamente ignorato. Non volevo essere influenzato dalla precedente pellicola. Volevo fare un film strutturalmente diverso. Sicario trovo che sia un film molto più delicato, ha un punto di vista morale che lo rende più morbido, meno provocatorio, e visivamente più lento, ma questo perché ha volutamente una costruzione diversa. Io ho fatto il mio film, ma assolutamente non era nelle intenzioni del progetto realizzare un nuovo capitolo copia del primo. Il film che vedrete, infine, è la mia director’s cut, a cui ho tagliato giusto dieci minuti nel finale. Minuti nei quali ciò che accadeva sarebbe stato solo una superflua spiegazione di quanto era accaduto ai personaggi.”

Soldado, la recensione del film di Stefano Sollima

Nel parlare dei temi del film, profondamente attuali, Sollima dichiara che l’intento provocatorio del suo film è insito nella struttura del racconto. “Ad un certo punto ti trovi a perdere qualsiasi riferimento per distinguere bene e male. I protagonisti cominciano a fare un’operazione per vendicarsi di una strage, e mano a mano, cercando di contrastare il male, iniziano ad esercitarlo. I personaggi non sono filtrati da uno sguardo morale, li vedi agire e ad un certo punto perdi completamente il senso dell’orientamento, perché tutti loro cambiano. È un discorso sul confine e sul suo oltrepassarlo, tema che all’interno del film è rappresentato concretamente in senso geografico, ma che ritroviamo anche a livello morale. Quanto male puoi fare per perseguire il bene?”

Stefano Sollima conclude poi la conferenza condividendo le sue riflessioni sul debutto cinematografico americano, descrivendo le differenze incontrate rispetto all’esperienza italiana.

“In Europa il regista ha un controllo creativo che è molto più forte. Questo perché il sistema produttivo in Europa è più semplice. Negli Stati Uniti questo è invece molto più complesso, ci sono più parti in causa e devi condividere il progetto con ognuna di loro. È molto più facile perdersi, perdere il tuo tocco. In questo contesto il ruolo del regista rischia e può essere marginale. Questa è la cosa che mi terrorizzava di più. Il passaggio dall’Italia agli Stati Uniti mi ha costretto a sentirmi come se dovessi ricominciare da capo con la mia carriera. Fortunatamente penso di essere riuscito a non perdere una caratteristica fondamentale che è quella della specificità.”

Stefano Sollima in USA per dirigere il Thriller I.T.

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Stefano SollimaDopo Gabriele Muccino un altro regista italiano tenta la fortuna in america. Infatti secondo quanto riferisce Deadline la Voltage Films e la Friendly Films hanno ingaggiato il regista

Stefano Sollima alla regia dell’action-thriller Sugar Bandits con Will Smith

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Come riportato da Deadline, alla vigilia del mercato di Cannes, Westbrook Studios e AGC Studios hanno affidato al regista italiano Stefano Sollima – noto per aver diretto Senza rimorso, Soldado e la serie di successo Gomorra – il compito di dirigere l’action-thriller a grande budget dal titolo Sugar Bandits.

Basato sulla sceneggiatura e sul romanzo Devils In Exile di Chuck Hogan (già autore di The Town, portato poi al cinema da Ben Affleck), il film vedrà il premio Oscar Will Smith interpretare un ex soldato delle forze speciali che dirige una squadra di vigilantes d’élite impegnata a eliminare il traffico di droga a Boston. Il casting per gli altri personaggi del film è ancora in corso.

Smith e Jon Mone produrranno Sugar Bandits attraverso i Westbrook Studios con la supervisione di Ryan Shimazaki; Stuart Ford produrrà per gli AGC Studios, che sta finanziando interamente il film, e Richard Abate (13 Hours) produrrà per la 3 Arts Entertainment. I soci produttori di Sollima, Gina Gardini, saranno produttori esecutivi e Ludovico Purgatori sarà co-produttore.

Gli altri lavori di Stefano Sollima

Stefano Sollima è noto per aver esplorato le complesse dinamiche tra la legge e l’ordine e la malavita in diversi progetti cinematografici e televisivi. Di recente, ha co-scritto, prodotto e diretto la serie italiana in quattro parti di Netflix, Il Mostro, basata sul serial killer noto come Il Mostro di Firenze.

Il suo ultimo film, co-scritto, prodotto e diretto, è l’italiano Adagio, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso. In precedenza, ha diretto il film di Amazon Senza rimorso con Michael B. Jordan e Soldado, il sequel di Sicario con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener e Isabela Moner. È stato regista dell’acclamata serie drammatica poliziesca italiana Gomorra e della miniserie sul traffico di droga di Amazon ZeroZeroZero con Gabriel Byrne, Dane DeHaan e Andrea Riseborough.

Dove vedremo prossimamente Will Smith?

Sugar Bandits va dunque ad aggiungersi ai prossimi progetti di Smith, il cui ultimo film importante – e il primo dopo il suo famigerato schiaffo agli Oscar – è stato “Emancipation” di Antoine Fuqua, venduto ad Apple TV+ a Cannes per un accordo record di mercato di 120 milioni di dollari, ma che non ha avuto un impatto significativo al momento della sua distribuzione.

Prossimamente Smith sarà anche nel quarto film, ancora senza titolo ufficiale, “Bad Boys 4“, di cui sono recentemente terminate le riprese, insieme a Io sono leggenda 2″ sequel del celebre film di zombie, che sarà interpretato anche da Michael B. Jordan e vedrà Smith riprendere il suo ruolo dall’originale del 2007 (ma utilizzare la scena finale alternativa nel DVD in cui il suo personaggio sopravvive).

Stefano Piccoli, Direttore di ARF!, eletto Presidente di RIFF la “Rete Italiana Festival del Fumetto”

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Stefano “S3Keno” Piccoli, direttore di Arf! Festival del Fumetto di Roma, è stato eletto nuovo Presidente di RIFF • Rete Italiana Festival di Fumetto.

La nomina è stata decisa con votazione unanime a Lucca Comics & Games, durante l’annuale Assemblea Nazionale di RIFF, l’associazione di categoria fondata nel 2020 da ARF! Festival, Comicon, Etna Comics, Treviso Comic Book Festival e la stessa Lucca C&G e che negli anni ha raggiunto la quota di 40 soci. Durante lo svolgimento della stessa Assemblea, sono inoltre entrate a far parte della rete dei festival cinque nuove manifestazioni: Albissola Comics (Albissola Marina), Messina Con (Messina), il Piccolo Festival dell’Animazione (San Vito al Tagliamento, PN) il Piccolo Festival del Fumetto (Cremona) e il Paw Chew Go Festival (Milano), a cui tutti i 35 Festival già associati danno il loro benvenuto!

Stefano Piccoli succede a Claudio Curcio, al vertice della Rete nel primo triennio di vita RIFF giunge quindi a 40 Festival associati che – nella loro eterogeneità – esprimono a tutto tondo il linguaggio del Fumetto e delle culture pop, oltre che promuovere e valorizzare le eccellenze creative e le ricchezze artistiche e culturali dei propri territori, operando da nord a sud in ogni regione d’Italia!

“Ringrazio i festival soci per la fiducia accordatami e ringrazio infinitamente Claudio Curcio per il lavoro svolto sinora: in pochissimi anni, tre, abbiamo realizzato davvero tanto” è il primo commento del neo presidente Stefano Piccoli.Sono pronto a lavorare in continuità e a riprendere in mano tutte le sfide che ci attendono, dal dialogo col Ministero per il rilancio dei bandi e occasioni di finanziamento, oltre alla promozione degli eventi che fanno parte della Rete. I 40 associati di RIFF, nella loro eterogeneità, esprimono a tutto tondo il linguaggio del Fumetto e delle culture pop, oltre a promuovere e valorizzare le eccellenze creative e le ricchezze artistiche e culturali dei propri territori, operando da nord a sud in ogni regione d’Italia! Ancora una volta i festival vogliono essere gli alfieri della filiera fumettistica italiana, dialogando con enti, associazioni, editori, autori, addetti ai lavori e soprattutto… il pubblico”.

RIFF – Rete Italiana Festival di Fumetto conta 40 associati ed è attualmente composta da: ARF! Festival (Roma), Comicon (Napoli/Bergamo), Etna Comics (Catania), Lucca Comics & Games (Lucca), Treviso Comic Book Festival TCBF (Treviso) – soci fondatori – e poi Ad occhi aperti (Bologna), il nuovo format che sostituisce lo storico BilBolBul Festival, Albissola Comics (Albissola Marina, SV), ALEcomics (Alessandria), ArtMaySound (Bolzano), B-Geek (Bari), Balloon (Policoro, MT), Be Comics! (Padova), Bergomix (Bergamo), Betty B (Savignano sul Panaro, MO), Cesena Comics & Stories (Cesena), San Donà Fumetto (San Donà di Piave, VE), Lanciano nel Fumetto (Lanciano, CH), Le Strade del Paesaggio (Cosenza), Festival del Nerd (Foggia), Lucca Collezionando (Lucca), Ludicomix (Empoli), Messina Con (Messina) Palermo Comic Convention (Palermo), Paw Chew Go (Milano), Paff! (Modena), Pescara Comix & Games (Pescara), Piccolo Festival Animazione (San Vito al Tagliamento, PN), Porte Aperte Festival (Cremona), Piccolo Festival del Fumetto (Cremona) Prato Comics + Play (Prato), Rapalloonia! (Rapallo, GE), Rovigo Comics (Rovigo), San Beach Comix (San Benedetto del Tronto, AP), San Marino Comics (San Marino), Smack! (Genova), Tiferno Comics (Città di Castello, PG), Trapani Comix (Trapani),  Varchi Comics (Montevarchi. AR), Venezia Comics (Venezia) e Vitercomix (Viterbo).

Stefano Fresi: 10 cose che non sai sull’attore

Stefano Fresi: 10 cose che non sai sull’attore

Eclettico e generoso, Stefano Fresi si è nel corso degli anni affermato come uno dei nuovi più interessanti attori del panorama italiano. Spaziando dalla commedia al dramma, Fresi ha fatto sfoggio del suo talento, dimostrando di poter sostenere differenti tipi di ruoli. Non solo attore, ma anche compositore, nasconde ben più doti di quante si potrebbe immaginare.

Ecco 10 cose che non sai di Stefano Fresi.

Stefano Fresi film

1 I film.  La carriera cinematografica dell’attore ha inizio nel 2005, quando Michele Placido lo sceglie per interpretare il Secco nel film Romanzo criminale. Successivamente lavora nei film Riprendimi (2007), Nessuno mi può giudicare (2011), Viva l’Italia (2012). Ed ottiene il successo popolare con il film Smetto quando voglio (2014), dove interpreta Alberto Petrelli. Prende poi parte ai film Noi e la Giulia (2015), Gli ultimi saranno ultimi (2015), Forever Young (2016), Smetto quando voglio – Masterclass (2017), Smetto quando voglio – Ad honorem (2017), Sconnessi (2018), La Befana vien di notte (2018), dove recita accanto a Paola Cortellesi, e C’è tempo (2019).

2 Le serie TV. Noto anche per alcune partecipazioni televisive, l’attore appare infatti in Un medico in famiglia (2004-2007), Intelligence – Servizi & segreti (2009), In arte Nino (2017), I delitti del BarLume (2018), e Il nome della rosa (2019).

3 Doppiaggio. Nel 2019 Stefano Fresi presta la sua voce per il personaggio Pumpaa nella versione live-action de Il Re Leone della Disney. In originale la voce del personaggio è dell’attore Seth Rogen.

Smetto Quando Voglio – Ad Honorem

Stefano Fresi compositore

4 Ha composto diverse colonne sonore. Fresi nutre da sempre una passione per la musica, che coltiva parallelamente a quella per la recitazione. Compone infatti le musiche per il film Visions (2009), e per i cortometraggi L’amore non esiste (2009) e Il Mago di Esselunga (2011), diretto da Giuseppe Tornatore. Fresi è inoltre il compositore del jingle della Rai, in onda dal 2010.

Stefano Fresi musica

5 E’ membro di un trio musicale. Insieme a sua sorella Emanuela Fresi, e a Toni Fornari, forma il trio comico-musicale “Favete Lingus”, con cui sin dai 17 anni si è esibito in locali e matrimoni. L’attore ha dichiarato che la loro specialità è il repertorio del Quartetto Cetra.

Stefano Fresi Instagram

6 Ha un proprio account personale. L’attore dispone si un proprio profilo sul social network Instagram, dove è seguito da 53,2 mila persone. Qui l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia della propria famiglia o di amici e colleghi. Non mancano inoltre le foto promozionali dei progetti a cui prende parte.

Stefano Fresi vita privata

7 E’ sposato. L’attore è sposato con la cantante e sassofonista Cristiana Polegri. I due hanno un figlio di nome Lorenzo. Pur mantenendo prevalentemente privata la loro vita sentimentale, non mancano alcune fotografie sul profilo Instagram dell’attore scattate insieme alla famiglia durante vacanze o momenti di svago.

Stefano Fresi premi

8 E’ stato nominato ai David di Donatello. Per il suo ruolo nel film Smetto quando voglio, l’attore viene nominato ai David di Donatello come miglior attore non protagonista. Riceve inoltre il premio come miglior attore in un film commedia, assegnato da Sindacato Nazionale dei Giornalisti di Cinema, per i suoi ruoli nei film C’è tempo, L’uomo che comprò la luna e Ma cosa ci dice il cervello.

Stefano Fresi e Giuseppe Battiston

9 I due attori vengono spesso confusi l’uno con l’altro. Data la loro somiglianza, che Fresi sintetizza con “uomo panciuto con la barba”, Battiston e Fresi vengono spesso confusi dai fan per strada, e numerose volte si sono trovati a firmare autografi in nome dell’altro. I due attori sono ovviamente grandi amici, e hanno dichiarato di sperare di poter lavorare insieme un giorno.

Stefano Fresi età e altezza

10 Stefano Fresi è nato a Roma, in Italia, il 16 luglio 1974. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, le foto della mostra!

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Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, le foto della mostra!

Il Museo Nazionale del Cinema propone Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, a cura di Stefano Bessoni e Domenico De Gaetano, la prima grande mostra dedicata al genio creativo del regista, illustratore e animatore, ospitata dal 10 maggio all’11 settembre 2023 al piano di accoglienza delle Mole Antonelliana, con ingresso libero negli orari di apertura del museo.

Le oltre 150 opere esposte – per lo più provenienti dall’archivio privato di Bessoni e dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema – raccontano gli ambiti in cui si muove la sua ricerca espressiva: dalle fiabe al mondo della scienza, dalle illustrazioni all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di puppets, fino al grande amore per il cinema.

Tra fantastico e fiabesco, in un percorso popolato da burattini, illustrazioni, filmati, reperti e preparati scientifici, ci si ritrova immersi nel mondo di Stefano Bessoni, un’affascinante Wunderkammer all’interno della più maestosa e imponente fra le “camere delle meraviglie” torinesi, la Mole Antonelliana.

Oltre alla mostra sono previste una serie di iniziative che vedono protagonista Stefano Bessoni e la sua arte.

Venerdì 12 maggio 2023 alle ore 10:00 nella sala Blu del Palazzo del Rettorato, Stefano Bessoni dialogherà con Domenico De Gaetano nel corso della Masterclass Stop-motion. L’anima nera dell’animazione, realizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e la Scuola Holden, a cui seguirà la visita guidata alla mostra (partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti).

Sempre venerdì 12 maggio al Cinema Massimo alle ore 20:30 verrà proiettato il lungometraggio Krokodyle, che sarà introdotto dal regista Stefano Bessoni e dal direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

Sono inoltre previsti, nei mesi di giugno e luglio, una serie di workshop organizzati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Scuola Holden in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, a Torino la mostra dedicata al regista

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Il Museo Nazionale del Cinema propone Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, a cura di Stefano Bessoni e Domenico De Gaetano, la prima grande mostra dedicata al genio creativo del regista, illustratore e animatore, ospitata dal 10 maggio all’11 settembre 2023 al piano di accoglienza delle Mole Antonelliana, con ingresso libero negli orari di apertura del museo.

Le oltre 150 opere esposte – per lo più provenienti dall’archivio privato di Bessoni e dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema – raccontano gli ambiti in cui si muove la sua ricerca espressiva: dalle fiabe al mondo della scienza, dalle illustrazioni all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di puppets, fino al grande amore per il cinema.

Tra fantastico e fiabesco, in un percorso popolato da burattini, illustrazioni, filmati, reperti e preparati scientifici, ci si ritrova immersi nel mondo di Stefano Bessoni, un’affascinante Wunderkammer all’interno della più maestosa e imponente fra le “camere delle meraviglie” torinesi, la Mole Antonelliana.

“La mostra di Stefano Bessoni rende omaggio a tutto quello che il cinema rappresenta per Torino – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. È racconto in forma divertente e affasciante della storia del museo, che è anche la storia della nostra città, oltre che un omaggio alla nostra fondatrice Maria Adriana Prolo. Proprio quest’anno ricorrono i 70 anni dall’istituzione della sua associazione, cuore fondante di tutto quello che oggi rappresenta la nostra istituzione, da sempre attenta a conservare e valorizzare il patrimonio delle proprie collezioni”.

“Stefano Bessoni è un vero talento del cinema italiano – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. La sua libertà creativa e il suo stile hanno costruito un universo fiabesco personale, affascinante e inquietante al tempo stesso. Il suo stile visivo unico, paragonabile ai grandi della storia del cinema, è perfetto per raccontare Maria Adriana Prolo, studiosa, collezionista e visionaria, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, che con la sua determinazione e dedizione ha dato vita a un sogno che solo il linguaggio onirico e fiabesco di Bessoni poteva tratteggiare così bene”.

Il percorso espositivo prende forma attorno a cinque figure illustri, Antonelli, Prolo, Darwin, Lombroso e Greenaway, che, seppur in epoche e ambiti diversi, sono unite fra loro da una medesima vocazione: raccogliere e catalogare oggetti e idee. Bessoni le interpreta, le traduce in tratto grafico e in oggetti, in una alternanza di colori e bianco e nero tra reale e immaginario. L’arte e l’opera di Stefano Bessoni raccontano questo fil rouge.

“Ho voluto raccontare la Mole Antonelliana come una mastodontica camera delle meraviglie, progettata e costruita da quell’architetto visionario che era Alessandro Antonelli, sognatore di un’architettura colossale e dal simbolismo drammatico. E come per magia, La Mole si trasforma veramente in wunderkammer della Settima Arte quando, all’inizio del nuovo secolo, viene destinata a Museo del Cinema, includendo tra le tante meraviglie il frutto della raccolta instancabile di Maria Adriana Prolo autentica e sincera cacciatrice di mirabilia e memorabilia legate all’arte del cinema e fondatrice del museo. Nella mostra, come nelle antiche wunderkammer, ho seguito la logica libera dello stupore e della meraviglia. Così, un sottile filo conduttore, costituito dalle mie personali fascinazioni, unisce le varie stanze tematiche dedicate a Maria Adriana Prolo, Alessandro Antonelli, Charles Darwin, Cesare Lombroso e Peter Greenaway in un percorso suggestivo fatto di illustrazioni, burattini, oggetti, reperti, preparati scientifici. La visita si amplia inoltre in estrose ramificazioni e suggestioni scaturite dai tanti elementi della mia ricerca espressiva, dal mondo della scienza e della falsa scienza fino alle fiabe e le tradizioni occulte. Considero il mio lavoro, in ogni sua accezione, una camera delle meraviglie dove rinchiudere tutto quello che in me desta stupore e meraviglia e trovo peculiare che la cinepresa sia chiamata camera, perché permette di catturare, immagazzinare e conservare, vincendo, in maniera del tutto aleatoria, il concetto di morte.”

Numerose teche completano l’allestimento, e contengono puppets realizzati da Bessoni per la tecnica di stop-motion, oltre che scheletri, animali tassidermizzati, conchiglie e preparati zoologici provenienti dalle collezioni naturalistiche del Liceo Classico e Linguistico “V. Gioberti” di Torino, ripuliti, studiati, catalogati e rivalorizzati dagli studenti e dagli insegnanti del liceo. Nella sezione dedicata a Lombroso, sono esposti busti frenologici francesi con compassi antropometrici, modelli didattici sull’anatomia e sulle razze umane, antiche fotografie identificative dei criminali provenienti dalle collezioni Nautilus e un’elaborazione grafica dei disegni originali di tatuati conservati dall’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”.

Al centro del percorso, la scrivania originale che Maria Adriana Prolo utilizzava a Palazzo Chiablese, prima sede del Museo Nazionale del Cinema, con esposto l’originale del volume Storia del cinema muto italiano, scritto dalla Prolo e edito nel 1951, la cui ristampa anastatica (revisionata ed edita in cofanetto) verrà presentata al Salone del Libro il 18 maggio alle ore 18:30.

A completamento della mostra, vedono la luce due volumi. Un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con le opere in mostra, le introduzioni di Enzo Ghigo e Martino Gozzi e i testi di Domenico De Gaetano, Alfredo Accatino, Santo Alligo, Ivan Cenzi e Telmo Pievani, ai quali si aggiunge un’intervista a Stefano Bessoni realizzata da Claudia Gianetto e Marco Grifo.

Contestualmente, la Logos Edizioni ha pubblicato il volume di Stefano Bessoni Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo, edito in due lingue e che racconta la storia di colei che ha portato alla nascita del Museo Nazionale del Cinema.

Oltre alla mostra sono previste una serie di iniziative che vedono protagonista Stefano Bessoni e la sua arte.

Venerdì 12 maggio 2023 alle ore 10:00 nella sala Blu del Palazzo del Rettorato, Stefano Bessoni dialogherà con Domenico De Gaetano nel corso della Masterclass Stop-motion. L’anima nera dell’animazione, realizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e la Scuola Holden, a cui seguirà la visita guidata alla mostra (partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti).

Sempre venerdì 12 maggio al Cinema Massimo alle ore 20:30 verrà proiettato il lungometraggio Krokodyle, che sarà introdotto dal regista Stefano Bessoni e dal direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

Sono inoltre previsti, nei mesi di giugno e luglio, una serie di workshop organizzati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Scuola Holden in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

Stefano Bessoni protagonista di Cult+ dal titolo Roma città macabra

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Stefano Bessoni, filmmaker e illustratore italiano, massimo esperto della stop motion nel nostro Paese, è trai protagonisti di Roma città macabra, avventura nella Capitale nascosta e oscura seguita da Cult+.

Stefano Bessoni costruisce strani burattini. Non parla mai con loro, ha troppa paura che gli rispondano! Grazie alla tecnica dello stop motion, quei burattini prendono vita nei suoi film. Fotogramma dopo fotogramma, si muovono in mondi surreali e macabri, che hanno la consistenza un po’ della paura e un po’ della risata grottesca.

Gli stessi mondi si trovano anche negli altri film di Bessoni, quelli con veri attori in carne e ossa. In queste pellicole, lo spettatore viene gettato in un vortice di pseudo-scienze, terrore, paure, meraviglie macabre. Riuscirà ad uscirne?

(…)

Appena si entra nell’appartamento romano di Stefano Bessoni ci si scontra con degli scaffali pieni di cose strane: teschi, un pipistrello imbalsamato, uova, scheletri di coccodrillo, tanti pupazzi inquietanti. Benvenuti nella Wunderkammer di un regista con gusti fuori dagli schemi.”

A questo link trovate i contenuti video.

Stefano Bessoni presenta a Torino ‘Greenaway, morte e decomposizione del cinema’

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Nella cornice dello splendido Museo del Cinema di Torino, il regista, animatore e illustratore Stefano Bessoni presenta il suo ultimo libro, dedicato a uno dei maestri della settima Arte, ‘Greenaway, morte e decomposizione del cinema’.

Peter Greenaway al Museo Nazionale del Cinema di Torino

Nella descrizione ufficiale, il volume è “Un quaderno di appunti, riflessioni e illustrazioni su Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che un film altro non è che un contenitore illimitato, nel quale rinchiudere concetti, teorie e ossessioni. È uno degli autori più importanti del cinema contemporaneo, un artista che si nutre di pittura, scrittura, musica, teatro, danza e di ogni forma espressiva che si possa immaginare. Il suo cinema complesso, enciclopedico e artificioso, è un gioco creativo infinito che strizza l’occhio a Lewis Carroll, Jorge Luis Borges e Italo Calvino, un territorio fiabesco, spesso crudele, sconcertante, nel quale smarrirsi per esplorare le sfaccettature più inattese dell’animo umano, dell’intelletto e del corpo.”

Greenaway, morte e decomposizione del cinema di Stefano Bessoni

Questo volume di Stefano Bessoni è una guida assolutamente originale per addentrarsi nella “complessità controllata” del cinema di Greenaway. Sfogliandone le pagine, si ripercorrono la vita e la carriera di Greenaway, le sue influenze e le sue ossessioni, e allo stesso tempo si scopre di più sull’autore del libro, il cui immaginario stravagante e visionario si è nutrito delle stesse inquietudini formali e della stessa sostanza artistica del maestro gallese. La sua duplice prospettiva di profondo conoscitore della materia e di appassionato artista appare chiaramente nel libro e si traduce in un racconto ricco di aneddoti, episodi e soprattutto di volti e personaggi. Tra grana e pixel, carta e matita, la narrazione procede in parallelo tra l’interpretazione dei suoi film e la creazione dei disegni, per mettere in luce ciò che Greenaway ha saputo alimentare e arricchire con il suo sguardo d’artista, per celebrare la morte di “un” cinema e la nascita di molto altro.

Bessoni, regista e illustratore oltre che amico, vive il suo essere artista con tale intensità ed entusiasmo da dedicare a due suoi maestri – Tim Burton e Peter Greenaway – un omaggio profondo e appassionato. Per questo insieme alle parole sono le illustrazioni a fornire un catalogo ragionato di ritratti dei personaggi che popolano l’immaginario surreale e intrigante di Greenaway.

E potrebbero e dovrebbero intrigare anche voi.

Domenico De Gaetano

Greenaway, the Death and Decomposition of Cinema

  • Di Stefano Bessoni – testo e illustrazioni
  • 120 pagine
  • 60 illustrazioni a colori
  • Testo bilingue italiano e inglese
  • Formato 17 x 24 cm
  • Copertina cartonata
  • Prefazione di Domenico De Gaetano
  • Realizzato e pubblicato da Bakemono Lab in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino
  • 1° edizione: maggio 2024
  • ISBN 978-88-94826-86-9

Stefano Bessoni ospite allo IED di Milano giovedì 28 Giugno

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Stefano Bessoni ospite allo IED di Milano giovedì 28 Giugno

Il regista e illustratore Stefano Bessoni sarà ospite allo IED di Milano, giovedì 28 giugno, ore 18.30 in aula magna S10 per presentare il suo ultimo libro “Le Scienze Inesatte” con l’animatore stopmotion e puppetmaker.

Stefano Bessoni ha iniziato a immaginare questa storia quando ancora studiava all’Accademia, negli anni in cui scopriva il cinema di Peter Greenaway e si appassionava al concetto di wunderkammer ascoltando le ballate macabre di Nick Cave. A queste influenze si aggiungevano altre suggestioni: Jan Svankmajer, i Quay Brothers, Joel Peter Witkin….fino al delinearsi del primo nucleo di una favola macabra che avrebbe accompagnato l’autore diventando il taccuino aperto della sua poetica espressiva. Dopo una gestazione di trent’anni tale poetica ha preso forma in quattro libri illustrati e un film in animazione stop motion.

…lo spettro di Rachel, figlia dell’anatomista, morta in tragiche circostanze spinse Giona a realizzare una Wunderkammer e a intraprendere un astruso esperimento…

Per partecipare all’incontro, é necessario registrarsi compilando interamente il modulo al seguente link.

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSevcdi4OqWiEXzylxp7sZtCSI0PX2GWLJk9s2T-CNWErro5RA/viewform?usp=sf_link

Stefano Bessoni in Spagna insegna a costruire burattini per la Stop Motion [Foto]

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Si è tenuto in Spagna l’ennesimo workshop di Stop Motion di Stefano Bessoni, diventato ormai celebre per l’utilizzo della tecnica nel suo cinema indipendente e sperimentale. Dopo le tappe tutte italiane, il regista e illustratore romano approda, o meglio, ritorna nel Paese che lo ha premiato ai tempi di Krokodyle per insegnare la tecnica del Passo-uno agli allevi della scuola Estación Diseño di Granada. Il corso ha riservato delle sorprese anche allo stesso regista, dato che tra gli iscritti c’era una personalità di grande rilievo nell’ambiente di questa particolare tecnica, l’animatrice belga Kristien Vanden Bussche (The Boxtrolls, Frankenweenie), arrivata dal suo Paese appositamente per partecipare alle lezioni. Durante l’evento, Bessoni ha anche anticipato che è in sviluppo finanziario con una società di produzione francese un nuovo cortometraggio in stop-motion tratto dalla sua ultima fatica illustrata Pinocchio (pubblicato a fine ottobre da Logos Edizioni) e proprio Kristien Vanden Bussche sarà nel team che realizzerà il film. Il film dovrebbre essere realizzato in Francia nella seconda metà del 2015. Ecco tutte le foto con i favolosi  risultati del corso:

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Stefano Bessoni e Kristen Y

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Stefano Bessoni e la Stop-Motion alla Scuola Holden di Torino

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Stefano Bessoni e la Stop-Motion alla Scuola Holden di Torino

Nuovo corso di alta formazione alla Scuola Holden di Torino, al centro l’animazione stop-motion con Stefano Bessoni a partire da Gennaio 2020. Il nuovo corso si svolterà il venerdì dalle 13.30 alle 19.30; il sabato dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 18; la domenica dalle 9.30 alle 14. A giugno ci sarà una settimana intensiva (da mercoledì a domenica) con questi orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 18; la domenica dalle 9.30 alle 14.

Immagina di poter realizzare un film d’animazione, di inventare un mondo e poi costruirlo davvero. Prima esisteva solo nella tua mente, o dentro il tuo computer, mentre ora è lì, intorno a te. Con case, personaggi, oggetti, vestiti. È la magia della stop-motion: poter creare una nuova realtà, renderla viva e infondervi emozioni e poesia attraverso la cura dei dettagli. E se in questo momento stai pensando ad attrezzature costose, tempi biblici e mille difficoltà nell’organizzazione dei materiali, dovrai ricrederti. Adesso, grazie al digitale, per ottenere buoni risultati ti basterà una fotocamera, un computer e una storia.

Per realizzare il tuo primo video in stop-motion avrai bisogno, innanzitutto, di allenare l’occhio. Studierai come fanno i più grandi, da Tim Burton a Wes Anderson. E non solo. Perché questa tecnica è usata anche nei programmi televisivi, nei videoclip musicali e negli spot pubblicitari. Guardare per credere. Studierai cosa serve durante le varie fasi fino a comporre un modellino: ne progetterai uno, costruirai lo scheletro, sceglierai le resine modellabili e così via. Stiamo proprio parlando di personaggi tridimensionali snodabili, inseriti in un vero e proprio set in miniatura, illuminato e gestito come nelle riprese dal vero.

Ma non ti limiterai a questo. Imparerai come si scrive un cortometraggio e realizzerai un primo progetto animato insieme al tuo modellino. Potrai così definire un tuo stile personale che rispecchi la tua sensibilità artistica e le tue sensazioni. Non importa se l’ultima volta che hai usato la colla o il DAS eri alle elementari, non ci sono prerequisiti per partecipare al corso. Basta che tu abbia voglia di sporcarti le mani. Chi lo sa, magari un domani potresti fare della stop-motion la tua nuova professione.

Alla fine del corso:

  • Se già avevi provato la stop-motion e avevi delle lacune, le avrai colmate.
  • Se per te era un mondo alieno, ora sarai in grado di muoverti con sicurezza.
  • Se stai pensando di intraprendere la stop-motion come percorso professionale, se sei uno studente di Belle Arti, di una scuola di illustrazione e fumetto o un film-maker, avrai un nuovo mezzo espressivo a tua disposizione.
  • Se hai intenzione di iscriverti a una scuola di animazione di alta specializzazione all’estero, avrai qualche asso in più nella manica

STEFANO BESSONI

È regista, illustratore e animatore. Ha realizzato film sperimentali, installazioni video, performance e documentari, ricevendo premi in festival nazionali e internazionali. Ha lavorato per società di produzione cinematografica e televisiva e ha collaborato con Pupi Avati come assistente, storyboard artist e digital effect artist. Ha insegnato regia cinematografica alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma e all’Accademia Griffith. Oggi insegna animazione stop-motion alla scuola di illustrazione Ars in Fabula, nell’ambito del Master di illustrazione editoriale, e allo IED Roma, dove è anche coordinatore del corso di illustrazione. È redattore per la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e per la Festa del Cinema di Roma; inoltre, dirige la collana Wunderkammer della casa editrice Bakemono Lab. Tiene workshop in Italia e in Brasile.

Stefano Bessoni al lavoro su Alice Sottoterra

Stefano Bessoni al lavoro su Alice Sottoterra

Pochi sanno che oltre ad essere un regista visionario, fra i pochi in Italia, se non l’unico da un po’ di anni a questa parte, è anche un formidabile illustratore. Infatti, giunge notizia che il regista è attualmente al lavoro su un nuovo libro illustrato ispirato alla famosa favola ideata da Lewis Carroll: Alice nel paese delle meraviglie.

Stefano Accorsi: 10 cose che non sai sull’attore

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Stefano Accorsi: 10 cose che non sai sull’attore

Stefano Accorsi è uno di quegli attori che ha contribuito a fare grande il cinema e il mondo del piccolo schermo italiano, grazie alle sua incredibili, quanto incisive interpretazioni. L’attore, che ha iniziato a recitare sin da ragazzo, si è sempre distinto per la sua capacità nell’interpretare i personaggi in maniera profonda e meticolosa, dimostrandosi versatile e capace di scegliere i ruoli migliori per la sua persona.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Stefano Accorsi.

Stefano Accorsi: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. La carriera cinematografica dell’attore è iniziata nel 1991 con Fratelli e sorelle, per poi proseguire con Un posto (1992), Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996), Vesna va veloce (1996), Radiofreccia (1998), L’ultimo bacio (2001), Le fate ignoranti (2001) e La stanza del figlio (2001). In seguito, recita in Un viaggio chiamato amore (2002), L’amore ritrovato (2004), Romanzo criminale (2005), Saturno contro (2007), Baby Blues (2008), Baciami ancora (2010), La vita facile (2011) e Ruggine (2011). Tra i suoi ultimi lavori, vi sono L’arbitro (2013), Viaggio sola (2013), La nostra terra (2014), Veloce come il vento (2016), Fortunata (2017), Made in Italy (2018), A casa tutti bene (2018), Il campione (2019), La dea fortuna (2019), Lasciami andare (2020) e Marilyn ha gli occhi neri (2021).

2. Ha recitato in diversi progetti televisivi. Oltre ad aver prestato la propria carriera di attore per il cinema, l’attore ha partecipato a molti progetti destinati al piccolo schermo. Infatti, ha recitato nella serie Voci notturne (1995), per poi proseguire con Come quando fuori piove (2000), Le ragioni del cuore (2002), Il clan dei camorristi (2013), 1992 (2015), The Young Pope (2016), 1993 (2017), 1994 (2019) e Vostro onore (2022). Inoltre, ha anche recitato nei film tv Più leggero non basta (1999) e Il giovane Casanova (2002).

3. È anche doppiatore, sceneggiatore e regista. Nel corso della sua carriera, l’attore ha sperimentato anche ambiti diversi, come quello del doppiatore, prestando la propria voce per i film Emraan Hashmi (2011) e Il piccolo principe (2015). Inoltre, ha svolto l’attività di regista e sceneggiatore per il cortometraggio Io non ti conosco (2013).

stefano accorsi

Stefano Accorsi: la moglie Bianca Vitali e Latetitia Casta

4. È sposato da qualche anno. L’attore si è sposato nel novembre del 2015 con Bianca Vitali, con cui aveva una relazione dal 2013, anno in cui si è separato dalla sua storica compagna Laetitia Casta. I due hanno circa vent’anni di differenza e lei, attrice e modella, è la figlia del noto giornalista Aldo Vitali.

5. Ha avuto una lunga storia. Prima di sposare la sua attuale moglie, l’attore è stato fidanzato a lungo con la ex modella ed attrice francese Laetitia Casta. I due, infatti, sono stati fidanzati dal 2003 al 2013, anno in cui si sono detti definitivamente addio. Sui motivi di tale rottura, i due hanno affermato semplicemente che l’amore che li univa si è dissolto e che la loro è stata una separazione tutto sommato pacifica.

Stefano Accorsi: i figli

6. È padre di tre figli. Dall’unione con la Casta, l’attore è diventato padre di Orlando, nato nel settembre del 2006, e di Athena, nata nell’agosto del 2009. Da Bianca, la sua attuale moglie, invece, è diventato padre di Lorenzo, nato nell’aprile del 2017, e di Alberto, nato il 28 agosto 2020.

Stefano Accorsi è su Instagram

7. Ha un profilo ufficiale su Instagram. L’attore, come tanti suoi colleghi, ha deciso di aprire un proprio account Instagram, seguito oggi da 664 mila persone. L’attore è molto attivo sul social e con oltre mille posto, le foto che pubblica raccontano la sua vita artistica, la sua passione per ogni forma d’arte e la voglia di farne parte. Inoltre, sono molte le foto che lo vedono protagonista tra momenti di lavoro e momenti di vita quotidiana e di svago.

stefano accorsi

Stefano Accorsi in Veloce come il vento

8. È rimasto affascinato dalla sceneggiatura. L’attore ha dichiarato di essere rimasto colpito dalla bellezza e dall’accuratezza della sceneggiatura, ancora più per il fatto che fosse un film di genere con una storia familiare alle spalle. Egli ha così deciso di accettare subito il ruolo di Lori De Martino.

9. È stata la sua interpretazione più difficile. Secondo l’attore, quella di Veloce come il vento è stata la sua più alta prova d’attore, tanto da essere dimagrito 12 chili e trovandosi continuamente a spingersi oltre i propri limiti. Lasciatosi trasformare anche dal trucco, Accorsi ha raggiunto un aspetto molto lontano da quello con cui è noto. La passione riposta in questo personaggio gli ha poi permesso di vincere un David di Donatello come miglior attore.

Stefano Accorsi: età e altezza

10. Stefano Accorsi è nato il 2 marzo del 1971 a Bologna, in Emilia Romagna. La sua altezza complessiva corrisponde a 178 centimetri.

Fonti: IMDb

Stefano Accorsi protagonista del nuovo spot Peugeot

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Stefano Accorsi protagonista del nuovo spot Peugeot

Dopo il trionfo ai David di Donatello 2017, per la sua straordinaria performance in Veloce come il Vento, Stefano Accorsi è il protagonista del nuovo spot Peugeot. L’attore è il  “brand Ambassador” del Leone, che per l’occasione si mette in gioco con divertimento e spontaneità.

L’azienda, parte integrante di Groupe PSA – secondo gruppo automotive in Europa- con eccellenti risultati commerciali in Italia conseguiti nell’anno appena concluso (+16,3% rispetto al 2016), per affrontare con energia il nuovo anno ha deciso di realizzare una produzione cinematografica italiana, per sfruttare al meglio la creatività e la sensibilità tipica del nostro paese.

La campagna è stata ideata e realizzata da Peugeot Italia in collaborazione con Havas Milanodal direttore creativo Francesca De Luca con i copywriter Antonio De Santis e Rajiv Olivato e l’art Eva Rainone. Il regista è un’altra eccellenza italiana, Ago Panini, già vincitore di un oro a Cannes nella categoria “automobili”, che ha lavorato per la casa di produzione Akita.

Una produzione che ha visto coinvolta sul set milanese una troupe di 41 persone che si è mossa tra le locations intorno all’elegante via Serbelloni ed alla modernissima via Joe Colombo.

2 giorni di shooting, 26 ore di set senza pause per approfittare al massimo della luce diurna. Notevoli anche i mezzi di scena con 2 macchine da presa in contemporanea, stedaycam e quad; 25 attori come comparse e 10 auto Peugeot in scena, oltre a quella protagonista e ad una di scorta. Infine, Debora Franchi, l’affascinante co-protagonista dello spot insieme a Stefano Accorsi, ha recitato in “the Comedians” con Claudio Bisio.

Peugeot ha realizzato un “corto” di 60 secondi divertente e per certi versi tutto da scoprire. Il debutto – anticipato da un teaser di 30” in puro stile cinematografico – è avvenuto il 16 gennaio, in prime time sulle principali reti televisive.

Nello spot Stefano Accorsi è al volante di una affascinante Peugeot 208, un’auto che, con la sua tecnologia innovativa, sorprende tutti, anche la bella car valet di un Hotel di lusso.

Nonostante sia abituata a parcheggiare le auto lussuose dei clienti, la ragazza viene conquistata dal rivoluzionario Peugeot i-Cockpit della 208. Anzi, troverà la vettura così irresistibile che non saprà opporsi alla tentazione di buttarsi nel traffico, rischiando un tamponamento, evitato solo dall’intervento della tecnologia avanzata dell’Active City Brake, il sistema di frenata automatica anticollisione di cui è dotata la 208.

A questo punto la ragazza viene raggiunta da un trafelato Stefano Accorsi che, dopo aver ripreso possesso della vettura, le fa una proposta davvero insolita, da scoprire

La “storia” fra Stefano e la bella car valet non finisce qui, perché si svilupperà in altri inediti spot di 15” di futura programmazione su media tv e digital. Gli spot tv saranno veicolati anche sui profili social Peugeot e sul sito peugeot.it.

Per la radio è stata realizzata una campagna multisoggetto studiata per esaltare le caratteristiche tecnologiche della 208, come Active City Brake, Park Assist, Retrocamera e, ovviamente, Peugeot i-Cockpit.

Anche in questo caso il protagonista radio è Stefano Accorsi, che si diverte in modo molto autoironico con i fan della Peugeot 208 e della sua tecnologia.

Si rafforza così il rapporto del Marchio con Stefano Accorsi, una relazione che rappresenta un caso del tutto unico nel mondo della comunicazione.

Inizialmente, l’attore bolognese si è avvicinato al mondo dell’automobile e a quello Peugeot in particolare per ragioni prettamente professionali, prima come “voce”, in seguito come “volto” in alcuni dei più suggestivi spot promozionali del Marchio, poi come produttore-protagonista di alcuni corti con soggetto vetture Peugeot. Ora è l’apprezzato “Ambassador” del Leone, partecipe attivo di numerose iniziative di comunicazione.

Stefania Spampinato: 10 cose che non sai sull’attrice

Stefania Spampinato: 10 cose che non sai sull’attrice

Negli anni ottanta Gianni Morandi cantava “Uno Su Mille Ce La Fa”; ebbene Stefania Spampinato è proprio una di quei mille fortunati. Nata e cresciuta nella bella Sicilia, prima dei trent’anni è riuscita a conquistare gli States, diventato un’attrice amata e affermata.

Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su Stefania Spampinato, sulla sua vita privata e sulla sua incredibile carriera.

Stefania Spampinato biografia

10. Nata il 17 luglio 1982 a Catania, in Sicilia, Stefania Spampinato ha subito mostrato interesse per il mondo dello spettacolo. Da piccola inizia a studiare danza classica e sviluppa una grande passione per l’arte, grazie anche agli incoraggiamenti della madre.

9. Studiando al liceo classico, Stefania è convinta da grande di voler diventare un avvocato di successo ma i suoi piano cambiano quando a 15 anni si appassiona al mondo della danza. Decisa a diventare una ballerina professionista, dopo il diploma si trasferisce a Milano dove studia danza, recitazione e canto in accademia, laureandosi a pieni voti.

Grazie all’istruzione ricevuta e al suo grande talento, comincia a viaggiare per il mondo collaborando con artisti come Joaquin Cortez, Kylie Minogue e Leona Lewis e partecipando anche The Voice UK e X Factor US e UK.

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8. Dopo aver vissuto per cinque anni a Londra, Stefania compra un biglietto di sola andata per Los Angeles dove si trasferisce per lavorare come ballerina. Una volta arrivata a L.A però la Spampinato si rende conto di non essere preparata a sufficienza per una realtà così competitiva. Per poter sfondare nel mondo della danza in California avrebbe dovuto cominciare la sua istruzione daccapo a 29 anni d’età, età già avanzata per una ballerina professionista.

Così Stefania cambia direzione alla sua carriera e comincia a studiare recitazione, lavorando come cameriera per mantenersi a Los Angeles.

Stefania Spampinato film e serie tv

7. Negli States, Stefania Spampinato comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo accettando piccoli ruoli o comparsate in film e serie tv di successo come La Strana Coppia (2007), Glee (2017) – episodio 5×09 Frenemies -, Less is More (2015), Il Buono, Il Brutto e Il Morto (2015) e Satisfaction (2015).

6. Tra i suoi lavori più importanti e recenti, datati 2019, troviamo i film Le Mans ’66 – La Grande Sfida (Ford vs. Ferrari), diretto da James Mangold, e Il Giorno Più Bello del Mondo, diretto da Alessandro Siani.

Stefania Spampinato Ford vs Ferrari
Stefania Spampinato in Ford vs Ferrari – Fonte: IMDB

Ford vs. Ferrari, presentato al Telluride Film Festival e al Toronto International Film Festival, racconta delle vicende della scuderia Ford e della grande sfida contro la Ferrari a Le Mans nel 1966. Il progettista Carroll Shelby (Matt Damon) e il suo pilota Ken Miles (Christian Bale), ingaggiati da Henry Ford II (Tracy Letts) e Lee Iacocca (Jon Bernthal), sono a capo della scuderia Ford con il compito di costruire una vettura, la Ford GT40, in grado di competere e battere la Ferrari sul circuito di Le Mans.

Nel film, che ha ricevuto quattro candidature agli Oscar 2020, Stefania Spampinato ha un ruolo minore e interpreta la traduttrice inglese di Enzo Ferrari (Remo Girone).

Il Giorno Più Bello del Mondo è invece una divertente commedia fantastica che ha come protagonista Alessandro Siani. Il film racconta la storia di Arturo Meraviglia (Alessandro Siani), un gestore di un teatro ormai sull’orlo della crisi. Indebitato fino al collo, un giorno Arturo riceve l’eredità di un lontano zio defunto. Convinto di ricevere fondi per poter pagare i debiti e riaprire il teatro, Arturo riceve invece in eredità l’affidamento dei due figli dello zio, Gioele e Rebecca.

La convivenza dei tre diventa difficile soprattutto quando Arturo si accorge che Giole è dotato di poteri sovrannaturali…

Stefania Spampinato Grey’s Anatony

5. Dopo aver interpretato tantissimi ruoli minori in film e serie tv di vario genere, nel 2017 per Stefania arriva la svolta. Il suo agente le procura infatti un provino per la fortunatissima serie medical drama Grey’s Anatomy. Sembra che Shonda Rhimes, ideatrice e produttrice della serie, fosse alla ricerca proprio di un’attrice italiana che interpretasse un nuovo personaggio. Nel giro quindi di ventiquattrore Stefania fa il provino e viene subito scritturata per la parte della dottoressa Carina DeLuca.

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Per tutti coloro che finora hanno vissuto rinchiusi in una caverna e non conoscono Grey’s Anatomy, facciamo un piccolo recap.

Creata da Shonda Rhimes, sua maestà delle serie televisive statunitensi, Grey’s Anatomy è un medical drama incentrato sulla vita della dottoressa Meredith Grey (Ellen Pompeo), tirocinante di chirurgia al Seattle Grace Hospital di Seattle. La serie segue la carriera di Meredith e degli altri specializzandi e delle loro rispettive vite sentimentali.

Dopo il suo debutto nel 2005 sul canale Fox Life, Grey’s Anatomy oggi è ancora in produzione e conta 17 stagioni e la bellezza di 364 episodi.

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Il ruolo di Stefania Spampinato in Grey’s Anatomy è quello della dottoressa Carina DeLuca, ginecologa e ostetrica, sorella di Andrew DeLuca, ricercatrice del Grey Sloan Memorial Hospital. Carina è inoltre la ex fidanzata di Arizona Robbins (Jessica Capshaw) e attuale compagna di Maya Bishop (Danielle Savre).

4. Nel 2020, inoltre, Stefania Spampinato compare in alcuni episodi della serie Station 19, spinoff di Grey’s Anatomy e che racconta delle vicende dei vigili del fuoco di Seattle.

Stefania Spampinato curiosità

3. In più di un’intervista Stefania Spampinato ha dichiarato di amare molto il mondo delle serie tv e di essere sempre stata una grande fan di Grey’s Anatomy, ancor prima che le venisse offerto il ruolo di Carina DeLuca. Tuttavia, la serie preferita in assoluto da Stefania è Friends, sit-com che guarderebbe all’infinito e che spesso la aiuta a staccare la spina e a rilassarsi.

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2. Oltre alle serie tv, Stefania ha tanti altri interessi e uno tra questi è senza dubbio lo sport. La Spampinato, come ogni siciliana che si rispetti, ama molto il cibo e quindi dedica molto del suo tempo libero a tenersi in forma. Tuttavia non sembra essere una grande appassionata di palestra; per Stefania stare chiusa in una sala piena di attrezzi è abbastanza noioso. E’ per questo motivo che si è appassionata al Taekwondo.

Si tratta di una particolare arte marziale coreana, nata tra gli anni quaranta e cinquanta del novecento, e che unisce tecniche di combattimento e difesa personale a tecniche del gioco del calcio. Per pratica questo sport serve forza, disciplina e meditazione.

Stefania utilizza il taekwondo per tenersi in forma e per scaricare tutto lo stress accumulato con il lavoro.

1. Oltre al taekwondo, la danza, il cibo e le serie tv, Stefania si dedica molto a progetti per la salvaguardia del pianeta. Tempo fa è stata anche ambasciatrice, insieme a Fiorello, di un progetto del WWF, “Arricugghiemu a Plastica” che in dialetto siciliano significa “raccogliamo la plastica”.

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Tramite il suo account Instagram, Stefania Spampinato, lo scorso 3 giugno ha invitato tutti i suoi follower siciliani e non a dedicare qualche ora del loro tempo alla raccolta di rifiuti plastici dalle spiagge siciliane.

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom, Grazia

Stefania Sandrelli racconta Christine

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Emozionatissima e con molta umiltà Stefania Sandrelli presenta il suo primo film che la vede come regista,accompagnata dalla figlia Amanda che interpreta la protagonista Cristina, Stefania inizia subito col raccontare come è nata l’idea del film.

 

Steadycam: una storia lunga 40 anni – video

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Steadycam: una storia lunga 40 anni – video

Nel 1975, Garrett Brown, geniale operatore, inventò la steadycam, un particolare marchingegno a cui si collega tutt’oggi la macchina da presa e che consente di effettuare riprese a mano fluide e senza scossoni. Il primo film a giovarne fu Questa terra è la mia terra, e fu poi adottata su alcuni dei set più famosi del mondo, dando vita alle riprese più belle della storia del cinema.

Da Rocky a Shining, fino a Revenant Redivivo, in questi giorni al cinema, ecco un amaggio ai primi 40 anni della steadycam:

Staying Alive come stile di vita: John Travolta

Staying Alive come stile di vita: John Travolta

Staying Alive come stile di vita – Come sarebbe stata la sua vita, John Travolta, nato il 18 Febbraio 1954, lo aveva scritto nella sua stessa tradizione familiare. Con i sei fratelli ogni settimana metteva in scena una recita per il padre giocatore semi-professionista di football e la madre cantante. Quindi verso i 17 anni lasciò la scuola per andare a recitare direttamente a Broadway.

La biografia di John Travolta

In questa prima fase della carriera incontra la prima donna della sua vita: Diana Hyland, di molti anni più grande di lui. La loro storia è tristissima, visto che lei morirà di cancro dopo pochi anni.

A teatro porta in scena quello che negli anni ’80 sarà il film che lo renderà famoso definitivamente: Grease, mentre in televisione interpreta un ruolo in una serie televisiva che anticipa un altro suo personaggio iconico; la serie si intitola I ragazzi del sabato sera.

La febbre del Sabato sera del 1978 lo consacra sugli schermi, viene nominato, senza vincere, sia per l’Oscar che per il Golden Globe per la sua interpretazione del giovane proletario ambizioso Tony Manero.

La vita artistica di John Travolta prende subito la forma delle montagne russe; già dagli esordi picchi di notorietà e riconoscimenti si alterneranno a cadute nel dimenticatoio e fallimenti inaspettati.

Staying Alive come stile di vita: John Travolta

Dopo la conferma del successo con la trasposizione cinematografica di Grease, la cui colonna sonora ci accompagna ancora in molte serate revival e non, arrivano gli anni ’80 e un calo di notorietà, dal quale si salva solo la bella prova in Blow out di Brian De Palma, mentre il declino è sancito nel 1983 da Staying alive, seguito del film di John Badham diretto però da Sylvester Stallone che è un flop al botteghino.

Passano quindi alcuni anni di scelte sbagliate ed ecco che Travolta torna sulla breccia con un film caso della fine degli anni ’80; la saga di Senti chi parla, in cui l’attore inizia ad assumere la forma più rotondeggiante che lo caratterizzerà negli anni a seguire e che lo allontana decisamente dalla silhouette di Tony Manero e di Danny Zuko.

Le origini italiane lo attraggono inevitabilmente nel nostro paese; l’attore presenzia spesso a diverse manifestazioni televisive nostrane come testimonial o ospite che viene perennemente costretto a parlare bene delle donne, del cibo e della gente, per poi chiudere il tutto con lo stacchetto del balletto con Uma Thurman in Pulp Fiction.

John Travolta filmografia

Infatti, da Senti chi parla, del 1989, John Travolta finisce nuovamente per essere messo da parte; alcuni dicono che ha declinato ruoli che poi sono stati accettati e hanno reso famoso Richard Gere, per altri si tratta solo di una fase storica dell’attore che appunto viene recuperato e portato nuovamente in gloria da Quentin Tarantino che lo propone grasso e con i capelli lunghi come killer nel suo film spartiacque che vinse la Palma d’oro a Cannes nel 1994.

In quegli stessi anni, John Travolta sposa la sua attuale moglie, Kelly Preston, che gli resta accanto nonostante Scientology, che viene additata anche come causa della morte del figlio Jett, avvenuta tre anni fa e nonostante le voci più o meno accreditate di una presunta molestia ai danni di un ragazzo in una sauna e diverse relazioni omosessuali. Le voci sono state messe a tacere anche per vie legali, anche se la moglie ha una volta affermato di sapere di questa tendenza del marito.

John Travolta segue e promuove Scientology addirittura dal 1975, e visto che questa religione non concepisce la malattia, essendo i corpi degli umani già infestati dagli alieni, non accetta neanche la cura con medicine, fatto che ha portato il figlio Jett, che probabilmente soffriva di autismo mai diagnosticato, a morire per attacco cardiaco nel 2009 a soli 16 anni.

Dalla riscoperta ad opera di Quentin Tarantino, la carriera di John Travolta si assesta in maniera positiva, alternando film importanti ad altri che è meglio dimenticare, fino ad arrivare ad oggi dove interpreta un poliziotto che combatte il cartello della droga in Messico in Le belve di Oliver Stone, primo film che l’attore fa con il regista e che desiderava fare a tutti i costi.

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