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Stephen King e il cinema: la mostra dei Mostri [FOTO]

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E’ tra gli autori che maggiormente hanno ispirato il cinema. Dai suoi romanzi sono stati tratti capolavori della storia del cinema, cult generazionali e anche film da dimenticare, ma quello che accomuna tutte le storie nate dalla mente di Stephen King è il terrore, la paura di ciò che è sconosciuto e occulto, e che spesso si cela all’interno dell’uomo stesso. Ecco le foto dell’esposizione che mette in mostra i … mostri cinematografici di Stephen King: [nggallery id=478]

La mostra, organizzata da The Hero Complex King è in California, a Los Angeles, e si intitola King for a Day. Gli artisti esposti sono Martine Johanna, Sam Gilbey e Zombie Yeti, ma anche altri, che si sono ispirati alla storie del brivido di King.Stephen King 02

Fonte: io9

Stephen Hawking: su Infinity la scienza e il cinema nella vita del grande scienziato

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Stephen Hawking, fisico teorico tra i più importanti al mondo e fra gli scienziati più noti anche al mondo del cinema e della serialità televisiva, ci ha lasciato oggi all’età di 76 anni. Per celebrare la vita del luminare inglese su Infinity molti dei lavori legati alla vita del grande scienziato.

Una vera e propria forza della natura Stephen Hawking, che ha lasciato un segno non solo per i suoi risultati e meriti scientifici, anche per le sue apparizioni nel mondo della cultura pop. A favorire ciò la sua ironia e il suo innato umorismo.

Celebri sono le puntate in cui è comparso in “The Big Bang Theory” lasciando Sheldon (Jim Parsons) letteralmente senza fiato. Il fisico teorico è infatti comparso nei panni di sé stesso per incontrare il suo collega Sheldon Cooper, che considera Hawking come una vera e propria leggenda.

Nel catalogo di Infinity disponibile anche “La Teoria del tutto”, con protagonista Eddie Redmayne. Grazie a tale interpretazione nei panni dello scienziato, l’attore inglese ha vinto un Oscar come miglior attore protagonista nel 2015, anno in cui il film è stato candidato al prestigioso premio.

Uno spaccato della vita di Hawking, dalla gioventù alla vita adulta, passando per ogni fase della sua brillante carriera e della sua vita privata.

Stephen Hawking, morto a 76 anni lo scienziato della “teoria del tutto”

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Si è spento, all’età di 76 anni, il professor Stephen Hawking, fisico teorico inglese, autore e direttore della ricerca presso il Center for Theoretical Cosmology presso l’Università di Cambridge. Lo ha confermato un portavoce della sua famiglia nella serata di martedì.

Hawking, specialista in cosmologia e gravità quantistica, ha introdotto il mondo a un modo completamente nuovo di pensare all’universo, in gran parte grazie alla sua pubblicazione del 1988, Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, che ha venduto più di 10 milioni di copie e ha ispirato un documentario. Hawking è riuscito a incarnare un personaggio pubblico raro, che coniugava familiarità con il grande pubblico e eccellenza nel mondo della scienza.

Era il fisico vivente più famoso del mondo, oltre a essere anche molto decorato: era un comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico e onorato con premi come la Medaglia d’oro della Royal Astronomical Society, la Paul Dirac Medal, il Wolf Prize, il Julius Edgar Lilienfeld Prize, la Copley Medal, il Russian Fundamental Physics Prize e la Presidential Medal of Freedom.

Stephen Hawking morto a 76 anni

A questa eccellenza professionale si univa un carattere mite e ironico che gli ha permesso di avvicinarsi alla cultura pop, tanto che ha partecipato a moltissimi programmi televisivi come The Simpsons, The Big Bang Theory, Futurama e Star Trek: The Next Generation, interpretando sempre se stesso. La sua ispirazione si estese molto alla cultura popolare: David Gilmour dei Pink Floyd ha campionato Hawking per la canzone “Keep Talking” sull’album della band, Division Bell, e Philip Glass ne ha incluso una versione nella sua opera del 1992, The Voyage.

La diagnosi di Hawking, a 21 anni, di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e la storia della sua giovinezza è stata raccontata nel film La Teoria del Tutto del 2014 (per il quale Eddie Redmayne ha vinto un Oscar), e ha trascorso quasi tutta la sua vita adulta legato a una sedia a rotelle, dipendente da un sistema vocale computerizzato per la comunicazione. Ha detto che voleva “dimostrare che le persone non devono essere limitate da handicap fisici purché non siano disabilitate nello spirito” e ha mantenuto frequenti le sue apparizioni pubbliche, a sostegno di questa tesi.

Stephen Gaghan ha riscritto One Thousand A.E. di M. Night Shyamalan

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La travagliata elaborazione della sceneggiatura di One Thousand A.E. di M. Night Shyamalan sembra esser finalmente giunta alle battute finali grazie alla nuova stesura operatane da Stephen Gaghan, sceneggiatore di film come Traffic e Syriana (che Gaghan ha anche diretto).

La prima versione dello script era stata realizzata da Gary Whitta; in seguito, l’aveva riscritta Shyamalan, senza restarne soddisfatto. L’inizio delle riprese è previsto per febbraio. Nel cast, da protagonisti, Will Smith e il figlio tredicenne Jaden; interpreteranno padre e figlio che, in seguito ad un atterraggio di fortuna, si ritrovano sulla Terra mille anni dopo che il genere umano ha abbandonato il pianeta.

Fonte: Variety

Stephen Fry parla del suo Holmes

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Stephen Fry parla del suo Holmes

Il personaggio che Stephen Fry interpreta nel sequel di  Sherlock Holmes è il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft: “Il fratello più intelligente, ci terrei a precisare. Ma è così pigro che non è riuscito a costruirsi una reputazione pari a quella di Sherlock.”

Stephen Fry nel cast di Tomorrow

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Stephen Fry nel cast di Tomorrow

Stephen Fry (Lo Hobbit La desolazione di Smaug) si è unito ufficialmente, insieme a Paul Kayne e Joss Stone, al cast di Tomorrow, la nuova pellicola che vedrà Martin Scorsese nelle vesti di produttore, per la prima volta alle prese con una produzione completamente inglese.

Il film, che sarà diretto da Martha Pinson (che aveva già collaborato con Scorsese per The Aviator e Hugo Cabret), racconterà le difficoltà dei militari al loro ritorno dal fronte e dei loro problemi a reintegrarsi nella società. Le riprese del film sono iniziete ieri in Inghilterra. Stephen Fry riprenderà il suo ruolo del Governatore di Pontelagolungo nell’atteso Lo Hobbit La battaglia delle cinque armate, che uscirà in Italia il 17 dicembre 2014.

Fonte

 

Stephen Frears, passaggio in India

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La 20th Century Fox ha acquisito i diritti del documentario indiano The Bengali Detective di Philip Cox per trarne

Stephen Frears e Ben Foster presentano The Program a Roma

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Dopo Philomena, dove ha diretto Judi Dench, e in attesa di vedere Florence Foster Jenkins, dove dirige Meryl Streep, Stephen Frears si è preso una parentesi sportiva con un protagonista maschio, Ben Foster, per raccontare sul grande schermo la più grande storia di sport e menzogna che il mondo abbia mai conosciuto: la vicenda di Lance Armstrong.

Frears, insieme al suo protagonista, è venuto a Roma a presentare The Program, quello che ha definito non un film sportivo ma un film su una cultura che ha in effetti creato il fenomeno Armstrong. Ma per realizzare il film c’è stato un apporto da parte del diretto interessato, il sette volte campione truffaldino del Tour de France?

Stephen Frears: “Non mi sono avvicinato a lui, perché è una persona che mente. Non so se abbia visto il film. Quello che so è che è una persona che tende a controllare, per cui sapevo che avrebbe voluto controllare anche il mio film, per questo non l’ho avvicinato”.

Diversa la risposta di Ben Foster, che ha confessato di aver tentato un approccio: “Contro i desideri di Stephen, io ho cercato di contattarlo. Per me era importante raccogliere informazioni sul ruolo e tutto poteva servirmi, ma lui non ne ha voluto sapere”.

the programQuando dice che per lui era importante raccogliere materiale, Foster intende davvero una ricerca a 360 gradi, tanto che si è addirittura sottoposto a un “programma” di doping.

“Abbiamo avuto solo sei settimane per studiare e prepararci al film, ho imparato andare in bicicletta e non ci ero mai andato. Ho studiato l’aspetto della nutrizione, dell’allenamneto fisico e dello stile di vita, ma anche la somiglianza. Dal mio punto di vista privato, sotto stretto controllo medico, ho seguito anche un programma di doping per capire il mondo che dovevo rappresentare. Non ero mai andato in bicicletta né avevo indossato mai quelle scarpette che si attaccano ai pedali. Ho imparato tanto e quello che ho capito è che il doping funziona. Ha cambiato il mio corpo rapidamente. Il doping insieme a un programma di allenamento e alimentazione ti permette di andare oltre i tuoi limiti. E non è difficile seguire il programma, è difficile smettere. Per me c’è voluto un po’ di tempo per abituarmi a smettere, sotto strettissima assistenza medica”.

Frears ha insistito sulla natura del film, non un biopic ma un crime in cui si indaga una truffa spaventosa, che il regista ha paragonata a quella attuale di Volkswagen, un gigantesco caso di corruzione. “Una volta voi italiani li facevate i film sulla corruzione – ha poi continuato il regista – penso a Il caso Mattei, Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, Cadaveri eccellenti”.

E l’opinione personale che Foster e Frears hanno su un personaggio così controverso?

The Program“Armstrong per me è stato sia molto intelligente che molto stupido. Ha sconfitto il cancro, ha aiutato le persone a combattere la malattia. Poi c’era l’altra cosa, era un santo è un diavolo allo stesso tempo” ha dichiarato Frears. Mentre Ben Foster è più tenero nel giudizio: “Dobbiamo ricordare che nell’epoca in cui Lance correva, tutti mentivano. Tutti imbrogliavano. Magari su 18 corridori solo 1 non mentiva. Verso di lui ho dei sentimenti complicati. In fondo ha raccolto moltissimi soldi per la ricerca contro il cancro e penso che questo sia stato per lui un impegno sincero. Non tutto ciò che ha fatto non era sincero. Il film fa un’accusa alla società che ha creato personaggi come Armstrong”.

 

Stephen Frears dirigerà il biopic su Freddie Mercury?

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Arrivano aggiornamenti sul biopic di Freddie Mercury che, ricordiamo è in sviluppo da diversi mesi con Sacha Baron Cohen come protagonista e produttore. Secondo Variety Stephen Frears (The Queen) è attualmente il primo linea per dirigere il film.

Stephen Dorff spara a zero su Black Widow: “Sono imbarazzato per Scarlett!”

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Nonostante abbia preso parte al primo Blade uscito nel 1998, Stephen Dorff non sembra essere un fan dei film basati sui fumetti, in particolare né del MCU né di Black Widow.

In una recente intervista con Independent, infatti, l’attore statunitense – che nel 2019 è stato protagonista della terza stagione di True Detective – ha parlato della sua carriera e ha spiegato che mai e poi mai accetterebbe di prendere parte ad un film di supereroi, tirando in ballo proprio il cinecomic con protagonista Scarlett Johansson

“Continuo ad andare a caccia di roba buona perché non voglio partecipare a film come Black Widow. Secondo me è spazzatura”, ha dichiarato Dorff senza troppi giri di parole. “Sembra un brutto videogioco. Provo imbarazzo per quelle persone. Provo imbarazzo per Scarlett! Sono sicuro che sia stata pagata cinque, sette milioni di dollari, ma provo comunque imbarazzo. Non voglio prendere parte a quei film, davvero. Preferisco trovare un regista alla prime armi che forse diventerà il prossimo Kubrick e recitare per lui.”

Chiaramente, questa non è la prima volta che un membro dell’industria di Hollywood si scaglia contro i film di supereroi, con i commenti di Martin Scorsese del 2019 che hanno fatto in qualche modo da apripista ad una tendenza che, di lì a poco, sarebbe diventata molto diffusa.

Sarebbe interessante capire se Dorff pensa lo stesso anche della sua esperienza con Blade e, soprattutto, se si è fatto un’idea in merito all’annunciato reboot dei Marvel Studios che avrà come protagonista Mahershala Ali, con cui ha lavorato proprio nella sopracitata terza stagione di True Detective

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Stephen Dorff nel prequel di Non aprite quella porta

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Non aprite quella porta 3DStephen Dorff in trattative per interpretare il ruolo del ranger Hal Hartman in Leatherface, prequel di Non aprite quella porta, affidato alla regia dei francesi Julien Maury e Alexandre Bustillo. L’ottavo capitolo del franchise (l’ultimo film – Non aprite quella porta 3D di John Luessenhop – è del 2013) vedrà un giovane e violento Jedidiah Sawyer fuggire assieme ad altri pazienti dall’ospedale psichiatrico in cui è rinchiuso e rapire una malcapitata infermiera. A sua volta, il gruppo sarà seguito da uno squilibrato, un uomo di legge in cerca di vendetta.

La sceneggiatura, che racconterà i fatti precedenti al primo Non aprite quella porta diretto da Tobe Hooper nel 1974, è scritta da Seth M. Sherwood e il film è prodotto da Christa Campbell Lati Grobman e Carl Mazzocone, già produttori del film di Luessenhop.
Nel cast della pellicola per ora confermati Angela Bettis (Carrie), Sam Strike (EastEnders) e James Bloor (Hansel & Gretel).

Stephen Dorff, che sugli schermi italiani è comparso l’ultima volta con The Motel Life (premiato al Festival internazionale del Cinema di Roma nel 2012), ha appena finito di girare American Hero, scritto e diretto da Nick Love (The Sweeney, The Football Factory).

Fonte: Deadline

Stephen Dorff chiede scusa per i suoi commenti su Black Widow e Scarlett Johansson

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All’inizio del mese, l’attore Stephen Dorff (Blade, Immortals, True Detective) aveva parlato del suo scarso interesse nei confronti dei cinecomics, sparando a zero su Black Widow e definendo il film con Scarlett Johansson una sorta di “brutto videogioco”.

“Continuo ad andare a caccia di roba buona perché non voglio partecipare a film come Black Widow. Secondo me è spazzatura”, aveva dichiarato Dorff senza troppi giri di parole. “Sembra un brutto videogioco. Provo imbarazzo per quelle persone. Provo imbarazzo per Scarlett! Sono sicuro che sia stata pagata cinque, sette milioni di dollari, ma provo comunque imbarazzo. Non voglio prendere parte a quei film, davvero. Preferisco trovare un regista alla prime armi che forse diventerà il prossimo Kubrick e recitare per lui.”

Adesso Dorff sembra essere tornato sui suoi passi, ammettendo di essersi “sentito in colpa” per quello che ha detto su Johansson durante una recente intervista con TMZ. “Adoro Scarlett. Penso che le mie parole siano state estrapolate dal contesto, ma è una grande attrice”, ha chiarito l’attore. “Ho sentito che diventerà mamma, quindi le auguro il meglio. È una vecchia amica, quindi mi sono sentito in colpa per quei commenti. Penso che mi abbiano beccato in un momento particolare, ma mi sono sentito davvero in colpa. A volte succede.”

Dorff ha però ribadito di non essere un grande fan dei film di supereroi, e di non aver ancora visto Black Widow. “Non vado a vedere quel genere di film”, ha aggiunto. “Mi è piaciuto Iron Man. Mi piace quando diventano un po’ più dark… ho adorato Joker, ad esempio. Non vedo l’ora che arrivi il nuovo Batman, il film di Matt Reeves.”

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Stephen Daldry: l’uomo delle nomination

Stephen Daldry: l’uomo delle nomination

Stephen Daldry è un uomo di teatro, un produttore, con una carriera relativamente breve da regista cinematografico. Ma coi suoi 4 film finora si è sempre (solo) guadagnato delle nomination all’Oscar. La ragione di questo, checché si dica delle pellicole, alcune delle quali hanno suscitato e suscitano dibattiti e talvolta aspre critiche e polemiche, va ricercata nella sua capacità di fondere le vicende private, personali dei protagonisti su cui si sofferma il suo acuto sguardo, approfondendole e facendo appassionare ad esse lo spettatore, con la dimensione pubblica, lo sfondo storico sociale di quelle storie, che finisce per essere in qualche misura protagonista e non resta mai esclusivamente uno sfondo.

È stato questo, ad esempio, uno dei punti di forza del suo esordio cinematografico: Billy Elliot, che inquadrava perfettamente la vicenda personale del piccolo Billy, in lotta per diventare un ballerino contro il volere della sua famiglia di minatori, nel contesto sociale dell’Inghilterra thatcheriana degli anni ’80. Ma in altri casi, per questo è stato anche criticato. C’è chi lo ha accusato di utilizzare la leva dei sentimenti per “ammorbidire” il giudizio storico sull’Olocausto col suo The Reader, e chi ha definito eccessivamente retorico il suo sguardo nell’ultima fatica Molto forte, incredibilmente vicino, nonché  poco rispettoso nell’accostarsi a un evento tragico della nostra storia recente come l’11 settembre. Ad ogni modo, questo gentleman inglese di cinquantun anni è riuscito nella non facile impresa di conquistare l’Academy di Hollywood, che gli ha sempre riservato un posto in lizza per gli Oscar, tributandogli un indiscusso riconoscimento. Ed è anche grazie a lui se due talentuose attrici come Nicole Kidman e Kate Winslet hanno potuto stringere tra le mani l’ambita statuetta hollywoodiana.

Stephen Daldry e il teatro

Gli inizi della carriera di Stephen Daldry, inglese del Dorset, sono tutti teatrali. Dopo la laurea all’università di Sheffield, infatti, dirige spettacoli in numerosissimi teatri inglesi, fino ad approdare, nel 1992, al londinese Royal Court Theatre, che dirigerà per molti anni. Alcuni dei suoi spettacoli approdano anche a Broadway, come accade per An Inspector Calls , che tra ’93 e ’94 gli frutta il Laurence Olivier Award, il Drama Desk Award e il Tony Award come miglior regista teatrale. E poi con altri successi come  Via Dolorosa, mentre il nome di Daldry comincia a risuonare in tutto il mondo. In Inghilterra è anche al Gate Theatre e al Royal National Theatre, dove ottiene grande riscontro di critica e pubblico con Machinal.

Nel 2000, dopo il cortometraggio Eight, arriva l’esordio cinematografico vero e proprio, che rivela sensibilità e acutezza del regista inglese. Billy Elliot è uno riuscitissimo esordio, che diventa anche un piccolo caso cinematografico. Ottiene il BAFTA Award come miglior film e nomination all’Oscar per la regia di Stephen Daldry,  per l’attrice non protagonista (Julie Walters) e per la sceneggiatura di Lee Hall. Il  film è così fortunato che Daldry deciderà di portarlo anche nei teatri sotto forma di musical. Riscuoterà ancora un grande successo, vincendo il Tony Award nel 2009 e sbarcando a Broadway. Ciò che ha fatto la fortuna di questa pellicola, che potremmo definire un piccolo capolavoro, è proprio l’abile connubio di cui abbiamo parlato in apertura.

Tanti infatti i temi che vengono affrontati grazie alla doppia prospettiva individuale e sociale: la forza della passione che porta a realizzare ciò che sembrava irrealizzabile (in questo caso la passione è quella di Billy per la danza); la libertà individuale e la possibilità di emancipazione, contro ogni determinismo sociale; il tema dell’omosessualità e del pregiudizio all’interno delle piccole comunità, anche della civilissima Inghilterra; una riflessione sulla necessità di trovare nuove strade, quando un modello sociale ed economico (come quello dell’Inghilterra fatta di industrie e miniere, prima dell’era Thatcher) entra in crisi; le contraddizioni e le difficoltà messe in luce da questa crisi. Per raccontare tutto ciò, Stephen Daldry si avvale di un’ottima sceneggiatura, di un giovane e talentuoso protagonista come Jamie Bell, di una grande attrice inglese come Julie Walters, che interpreta la maestra  di danza di Billy, colei che lo incoraggerà a seguire la sua passione, ma anche di un bravissimo Gary Lewis, nel ruolo del padre. La colonna sonora a base di Clash e quant’altro sia attinente all’epoca e al tema trattato fanno il resto, permettendo a Daldry di confezionare una commedia godibilissima e che fa riflettere al tempo stesso.

Il drammatico e toccante The Hours

Due anni dopo il regista del Dorset tenta il bis con un’operazione ambiziosa: la trasposizione cinematografica di un romanzo di Michael Cunningham da cui trae il drammatico e toccante The Hours: tre donne in epoche diverse, accomunate da un libro, Mrs. Dalloway, e non solo, sono il pretesto per riflettere sulla condizione femminile, ma più in generale su ciò che accade quando l’esistenza che conduciamo non ci soddisfa più, ci sentiamo schiacciati da essa, oppressi da ruoli che interpretiamo, ma che non ci appartengono. Le tre protagoniste della pellicola si trovano quindi a fare scelte importanti, in un contesto sociale che non sembra aver subìto grandi mutamenti nel corso dei decenni. Si tratta di Nicole Kidman nei panni della scrittrice Virginia Woolf, in un’interpretazione che le vale l’Oscar, di Julianne Moore che interpreta Laura, mentre una Meryl Streep sempre in ottima forma è Clarissa. Tutte e tre le attrici ottengono l’Orso d’Oro a Berlino e l’operazione può considerarsi ottimamente riuscita. Per Daldry un’altra nomination all’Oscar come miglior regista.

Fa molto discutere, coniugando ancora una volta grandi eventi storici e “piccole” storie private il successivo The Reader, che pone al centro la vicenda di un adolescente e la sua storia d’amore con una donna vent’anni più grande di lui, ma tratta anche il tema dell’Olocausto. Nella seconda parte del film, infatti, la donna, Hanna/Kate Winslet, si scopre essere una ex SS, che deve subire un processo per la morte di trecento ebrei. Dunque una realtà complessa che ha per protagonisti personaggi altrettanto complessi, di cui Stephen Daldry indaga le molte sfaccettature e ci mostra l’evoluzione nel tempo. Hanna è allo stesso tempo donna avvinta da passione per il giovane Michael, come per i libri; ma anche aguzzina, assieme ad altre colleghe, di trecento donne ebree; e poi ancora vittima di un sistema che fa di lei il capro espiatorio (le  colleghe del campo fanno in modo che ogni responsabilità cada su di lei); e donna schiacciata da sensi di colpa e debolezze. Kate Winslet le dà corpo magistralmente, meritando senza dubbio la statuetta  che le viene assegnata dall’Academy, così come il Golden Globe e l’EFA. L o stesso Michael, interpretato da David Kross (e, da adulto, da Ralph Fiennes) è un personaggio con luci ed ombre: si lascia prendere dalla passione per questa donna, che sembra amare, ma allo stesso tempo è colui che può scagionarla e sceglie di non farlo. È in un certo senso un altro percorso di formazione, come era stato quello di Billy Elliot, seppur in un contesto del tutto diverso. Grande Storia e storie di singoli individui, ma siamo in ogni caso di fronte a un film e ad un regista che senza dubbio vogliono farci riflettere, come già era accaduto in passato, e restituirci una realtà che va oltre ogni rigido schematismo, tornando ad affrontare ancora una volta, con sguardo problematico, il tema dell’Olocausto. Anche stavolta arriva per Daldry la nomination all’Oscar come miglior regista, ma il nostro non acciuffa il premio.

Nel 2011 Stephen Daldry, non pago delle sfide raccolte finora, decide di cimentarsi con un altro grande evento tragico della nostra storia, l’attentato alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre. E per farlo sceglie la chiave che ormai conosciamo. Protagonista del suo Molto forte, incredibilmente vicino, ancora tratto da un testo come i due lavori precedenti, è un ragazzino, Oskar/Thomas Horn, che si trova alle prese con quanto di più difficile e doloroso ci sia da accettare nella vita, specie se si è così giovani: la morte del proprio genitore. Infatti il padre di Oskar, interpretato da Tom Hanks, è morto proprio nelle Torri l’11 settembre. Dunque, un pezzo importante di storia, visto attraverso la lente di un percorso individuale, di un’esperienza formativa di crescita per un giovane ragazzo. Il film, presentato fuori concorso al Festival di Berlino e poi candidato agli Oscar come miglior pellicola e per la migliore interpretazione da non protagonista (Max Von Sydow), è stato tacciato da alcuni di eccessiva retorica e di solleticare un po’ troppo le corde sentimentali dello spettatore, anche potenziando il riferimento all’11 settembre rispetto al romanzo di Jonathan Safran Foer da cui la pellicola è tratta. Staremo a vedere quale sarà il giudizio del pubblico italiano, che la vedrà in sala dal prossimo 23 maggio.

Stephen Daldry: intervista al regista di Trash

E’ il regista delle grandi attrici, colui che consegna sempre alle dive del mondo del cinema ruoli che le porteranno lontano, come possono confermare Nicole Kidman e Kate Winslet, ma questa volta, Stephen Daldry sposta l’attenzione dalle storie di uomini e donne ambientate (prevalentemente) in Europa e va oltreoceano, in Brasile, per raccontarci Trash, un’avventura emozionante e divertente che vede protagonisti tre ragazzini delle favelas di Rio De Janiero. ma quanto ci è voluto a Daldry per trovare i giusti protagonisti in una realtà così caotica?

“Scegliere le location per il film è stato un processo molto lungo. Siamo stati in Brasile e nelle Filippine, perché sono i Paesi dove la scrittrice del libro da cui è tratto Trash è stata in questi posti, ma il Brasile ci è sembrata la scelta migliore. Per trovare i tre protagonisti ci abbiamo messi davvero tanto tempo e ci siamo fatti aiutare da Fernando Meirelles che ha organizzato diversi workshop di cinema e recitazione con i ragazzi del posto. Alla fine abbiamo trovato questi tre ragazzini, il che è stata una vera benedizione perché sono persone così positive, allegre e coltivano una grande speranza e un radicato senso di giustizia. Ci abbiamo messo davvero tanto a sceglierli perché volevamo essere sicuri che fossero quelli giusti.”

stephen daldryLa location principale del film è una grande discarica, dove lavorano i piccoli protagonisti. Come è stata scelta proprio quella discarica?

“Girare nelle discariche reali non sarebbe stato possibile, sarebbe stato troppo pericoloso, ci sono un sacco di rifiuti tossici e ospedalieri, così abbiamo costruito una discarica appositamente per il film, un set completo.”

I ragazzini protagonisti sono una vera forza della natura, oltre ad essere estremamente credibili nella parte. Come si sono approcciati al progetto essendo non professionisti?

“I tre ragazzi sono cresciuti in un ambiente normale, nonostante vivano spesso in condizioni difficili il senso di normalità con cui vive queste persone è davvero straordinario. Anche in condizioni complicate, che spesso si trovano ad affrontare, loro si trovano comunque a professare un senso di giustizia molto forte, sanno ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e hanno chiaro il cambiamento che vogliono per il loro Paese. Bisogna fare molta attenzione a raccontarli sul grande schermo, perché per loro, nonostante le difficoltà, la loro realtà è bellissima e quindi pur mostrando la realtà dei fatti, spesso molto violenta, non dovevo assolutamente giudicare quello che raccontavo. Il film è una favola avventurosa e alla fine parla di problemi concreti, di come questi ragazzi vorrebbero cambiare il loro Paese, e non era una cosa che era in sceneggiatura ma l’ho tenuta, perchè loro volevano parlarne.”

Avete girato il film durante un periodo di relativa instabilità a Rio. Vi siete mai sentiti in pericolo?

“No, non è stata un’esperienza rischiosa. Ho passato dei giorni magnifici, soprattutto perché ho lavorato in un modo molto diverso con la troupe completamente brasiliana. Hanno un approccio completamente diverso al lavoro. Sono molto creativi.”

Il film vede tra gli interpreti anche due attori di spicco del panorama hollywoodiano, Rooney Mara e Martin Sheen. Entrambi si sono lasciati coinvolgere anche se il loro ruolo nel film era molto piccolo.

“Sì, entrambi sono molto impegnati nel sociale e nelle attività umanitaria. Per loro è stato interessante, anche perchè si sono approcciati ad una realtà che ha richiesto semplicemente la loro presenza in scena.”

Trash racconta una realtà dura. E’ un film di impegno sociale?

“Abbiamo voluto ambientare tutto nel contesto più realistico possibile, ma si tratta comunque di una favola, di un film d’avventura per ragazzi che tocca inevitabilmente argomenti di impegno sociale.”

Stephen Colbert e l’intervista con il drago Smaug [video]

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In occasione della presentazione de Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate il drago Smaug si è prestato ad un’intervista con Stephen Colbert che già in passato avevadimostrato il suo attaccamento al franchise.

Leggi anche: Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate: Stephen Colbert diventa Bilbo, Gandalf e Legolas

Ecco il video dell’intervista:

Stephen Colbert avrà un cameo nella trilogia de Lo Hobbit

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The Hollywood Reporter ha reso nota la possibilità che Stephen Colbert, comico e presentatore molto noto negli USA, possa partecipare ad uno dei film della prossima trilogia dedicata allo Hobbit di Peter Jackson.

Colbert è noto per amare molto il lavoro di Tolkien e soprattutto per parlare effettivamente l’elfico tolkieniano.

Che il regista possa sfruttare questa sua abilità per utilizzarlo in qualche modo in uno dei film?

Fonte: twitchfilm.com

Stephen Amell: 10 cose che non sai sull’attore

Stephen Amell: 10 cose che non sai sull’attore

Protagonista dal fisico e dalle abilità eccezionali di Arrow, Stephen Amell è in circolazione da un bel po’. Ha recitato in The Vampire Diaries, Beautiful People, Heartland, CSI e NCIS, 90210, Hung – Ragazzo Squillo, New Girl, Private Practice, The Flash, Legends of Tomorrow, e molto altro. Cosa non sapete su di lui? Ecco dieci curiosità su Stephen Amell.

Stephen Amell in The Vampire Diaries

Stephen Amell in The Vampire Diaries1. Stephen Amell ha mancato due ruoli in The Vampire Diaries. Inizialmente, aveva fatto l’audizione per il ruolo di Mason Lockwood, e poi per quello di Elijah. Entrambe le volte, fu preso in considerazione, per poi essere però scartato. Ma riuscì ad entrare nel cast del telefilm, quando fu scelto per il ruolo del lupo mannaro Brady nella seconda stagione.

Stephen Amell: fisico

stephen amell

2. Stephen Amell: il fisico e il body-shaming. Stephen Amell è famoso per il proprio fisico, per la propria forza, e per la capacità di sottoporsi costantemente ad allenamenti intensissimi per mantenere una forma smagliante, soprattutto per Arrow. Ad un certo punto, però, una fan dell’attore ha commentato una fotografia nella quale l’attore sembra avere un po’ di “pancetta”, e in modo offensivo: “Questo non è il mio Oliver Queen, lui non è così grasso. Rimettiti in forma”. Ovviamente, Stephen Amell, su Twitter, si è difeso dicendo: “Quindi, mi prendo due mesi di pausa dopo aver lavorato senza sosta dal luglio 2014 fino all’aprilo 2017… Una fotografia compare su internet… E le persone mi scrivono sulla timeline per prendere in giro la mia pancia in una foto a distanza. A chi pensate di stare scrivendo?”

3. Stephen Amell ha interpretato un prostituto. Se pensate che, in Arrow, Stephen appaia molto spesso senza maglietta, sappiate che non è niente in confronto a Hung, lo show televisivo nel quale Stephen Amell ha sfoggiato il proprio fisico parecchie volte nel corso di dieci puntate. Ovviamente, le scene di sesso facevano parte del contratto: già dal primo giorno sul set.

Stephen Amell: Instagram e Twitter

4. Stephen e i social media. Su Twitter, lo trovate come @StephenAmell, e ha 2.35 milioni di follower. Anche l’account certificato di Stephen Amell su Instagram si chiama @stephenamell. Qui, l’attore ha al momento 5.2 milioni di follower. Sul profilo, vediamo tante (tantissime) foto dell’allenamento di Stephen Amell (più o meno quotidiano, nonché tante di momenti passati con gli amici e scatti adorabili con la figlia.

Stephen Amell: Facebook e la causa LGBT

5. Stephen Amell su Facebook e il Pride. Nel 2017, Stephen Amella a Vancouver quando l’annuale Pride ebbe luogo: lui non mancò di partecipare insieme alla moglie Cassandra e postò tantissime fotografie su Facebook. Ma i commenti negativi e assurdi cominciarono ad arrivare. Lui, però, ha risposto con un post a parte, dicendo di essere sorpreso dalla quantità di messaggi negativi e di odio. E ha chiesto agli autori di andare a “stare dalla parte sbagliata della storia” da un’altra parte.

6. Stephen Amell fa tantissima beneficienza. Supporta attivamente diverse cause e diverse associaizoni, tra cui F**k Cancer. è qui che va a finire la maggior parte del ricavato della sua azienda vinicola. Non solo: Stephen a prestato la propria faccia per realizzare delle magliette, poi vendute con lo scopo di raccogliere fondi per l’organizzazione. Ha lanciato, poi, una campagna per le due associazioni Stand For Silence e Paws&Stripes. insieme ad una nuova parola: “sinceriously” (“sinceriamente”), e significa “la capacità di parlare apertamente, in materia aperta e onestamente, di qualsiasi cosa”. A detta sua: cosa c’è di maglio per far parlare le persone di una parola nuova?

Stephen Amell: Arrow

Stephen Amell Arrow7. Stephen Amell in Arrow: il tic di Oliver. Amell ha dato molto al ruolo di Oliver Queen in Arrow, soprattutto per quanto riguarda le differenze tra i due. Uno dei modi nei quali l’attore ha sottolineato la duplicità del personaggio, è stato attraverso un tic delle mani. È un movimento che arriva all’improvviso, uno scatto con il quale le mani si muovono come per allungarsi a prendere una freccia. Amell ha confermato che questo tratto appartiene solamente ad Oliver, ed è stato una sua idea: quando il personaggio è stressato o non a suo agio, l’azione ha l’effetto di calmarlo, sottolineando quanto sia a proprio agio nei panni di Arrow piuttosto che in quelli di Oliver Queen.

8. Stephen Amell e Arrow: i supereroi sono di famiglia. Se avete visto The Flash, avrete notato che c’è un tizio che assomiglia molto a Stephen Amell: ecco, è proprio lui. E l’altro tizio che assomiglia a lui chi è? È suo cugino Robbie, che nello show interpreta Ronnie/Firestorm. A quanto pare, i due sono cresciuti insieme, erano molto vicini, e dei campioni di beer pong.

Allenamento di Stephen Amell

9. L’allenamento di Stephen Amell in Arrow è reale. L’attore si è preparato come si deve per il rule di Oliver Queen, e molte delle sequenza d’allenamento fatte da Stephen Amell sono reali (inclusa la routine di esercizio che vediamo nel primo episodio”. “È uno dei momenti più discussi del pilot”, ha raccontato Guggenheim all’Huffington Post. Stephen Amell è diventato un tale fenomeno dell’esercizio chiamato “salmon ladder”, da partecipare ad America Ninja Warrior, completando il difficilissimo percorso senza problemi.

10. A proposito di allenamento, Stephen Amell è istruttore di spinning. Stephen Amell ha un fisico incredibile, ma non solamente grazie ad Arrow. All’inizio della carriera, infatti, per guadagnarsi da vivere l’attore faceva anche l’istruttore di spinning. Ora che è famoso, riceve parecchi messaggi sui social media da parte di vecchi allievi. Ed è stato istruttore anche sullo schermo, per la serie del 2004 Queer As Folk.

Fonti: hmv, Mental Floss, UpWorthy, WhatCulture

Stephen Amell sul ring mette KO Stardust [video]

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Provocato dal wrestler Stardust, Stephen Amell ha fatto irruzione sul ring del WWE Monday Night Raw e ha messo KO l’avversario.

Tutto è cominciato quando Stardust si è avvicinato a Amell, durante un incontro tra Neville e King Barrett e l’ha provocato, picchiandolo sul viso. La risposta dell’attore è stata immediata. Il wrestler aveva tempo fa minacciato la star di Arrow e Amell, via social, l’aveva sfidato a uno scontro. L’occasione è stata anche ghiotta per fare un po’ di pubblicità allaprossima stagione di Arrow, in questi giorni in lavorazione.

Stephen Amell spiega perché “non ha apprezzato” la battuta su Arrow in PEACEMAKER

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Stephen Amell ha spesso parlato candidamente di come ritiene che all’Arrowverse non sia stato dato il rispetto che meritava da parte della Warner Bros. La serie di show televisivi DC della CW non è mai stata incorporata nel DCEU e alla fine ha raggiunto una fine senza cerimonie con le cancellazioni di Batwoman e Legends of Tomorrow.

Nella prima stagione di Peacemaker, il Christopher Smith di John Cena ha preso a male parole diversi supereroi DC, tra cui Freccia Verde. Confermando di non essere un fan dell’Arciere di Smeraldo, l’ex membro della Task Force X ha detto: “Quel tizio va alle convention dei brony vestito come la metà posteriore di Twilight sparkling con un buco del culo largo quattro pollici trapanato nel costume”.

Amell ha chiarito di non aver apprezzato la battuta quando l’episodio è andato in onda e ha ribadito la sua frustrazione durante una recente intervista con Chris Van Vliet.

“È stato un po’ inutile. Non l’ho apprezzato per niente”, ha esordito l’attore. “Ok, lo dico chiaro e tondo. C’è stato un tale… tra i film e Peacemaker un po’… il nostro show è stato trattato come una merda. Lo capisco, siamo sulla CW, lo capisco, è la TV”.

“Ma capisco anche il fatto che quando la gente pensa alla più recente iterazione della DC, non pensa allo Snyder Cut – pensa all’Arrowverse”, ha continuato Amell. “Siamo stati presi per il culo per anni, e anni, e anni, e questo mi è sembrato eccessivo. Non sono arrabbiato, ma ricordo di aver sentito questa frase e di aver pensato: ‘Fanculo a quei ragazzi’, sul serio”.

Cosa ha detto Stephen Amell su James Gunn ?

Nonostante queste ovvie frustrazioni, Amell ha tenuto a precisare che non ha alcun problema con Cena. James Gunn invece? “Se dovessi essere arrabbiato con qualcuno, dovrebbe essere James Gunn per aver scritto quella storia. Ma [Cena] non potrebbe essere un ragazzo più gentile. Non è una vendetta personale contro [Cena]”.

La sensazione è che la star di Arrow abbia preso la cosa un po’ troppo sul serio, soprattutto quando Aquaman è stato un altro bersaglio frequente degli insulti di Peacemaker. La differenza, ovviamente, è che Jason Momoa ha fatto un cameo nel finale, mentre Amell è stato lasciato a languire su The CW.

Potete vedere l’intervista completa ad Amell nel player sottostante.

Stephen Amell protagonista di un nuovo video di Tartarughe Ninja Fuori dall’Ombra

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La Universal Pictures Italia ha distribuito una nuova featurette di Tartarughe Ninja Fuori dall’Ombra con protagonista Stephen Amell, nuova entrata del film e interprete di Casey Jones. Il film diretto da David Green e in arrivo nelle nostre sale a partire dal 7 luglio prossimo.

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La Platinum Dunes di Michael BayBrad Fuller e Andrew Form tornerà a produrre il sequel, che avrà uno script realizzato ancora dagli sceneggiatori Josh Appelbaum e André Nemec.Tartarughe Ninja Fuori Dall'Ombra poster Megan Fox riprende il suo ruolo di April O’Neil insieme a William Fichtner come Eric Sacks. Il film originale aveva tra i protagonisti anche Will Arnett, Alan Ritchson, Jeremy Howard, Pete Ploszek, Noel Fisher, Danny Woodburn, Johnny Knoxville e Tony Shalhoub. Ha incassato più di 477 milioni dollari al box office in tutto il mondo.

Bebop e Rocksteady faranno il loro debutto al cinema in questo nuovo adattamento e con loro ci sarà anche di Krang nei panni dell’antagonista.

Trama: Michelangelo, Donatello, Leonardo, Raffaello tornano al cinema per combattere il più cattivo dei cattivi, al fianco di April O’Neil, Vern Fenwick e di un nuovo arrivato: il vigilante mascherato da gocatore di hockey Casey Jones. Dopo la sua fuga il supercriminale Shredder unisce le proprie forze allo scienziato pazzo Baxter Stockman e ai due sciocchi scagnozzi, Bebop e Rocksteady, per scatenare un piano diabolico alla conquista del mondo. Quando le tartarughe si preparano ad affrontare Shredder e il suo nuovo team, si trovano di fronte ad un male ancora più grande ma con simili intenzioni: il famigerato Krang.

Tartarughe Ninja Fuori dall’Ombra è previsto in uscita il 7 luglio 2016.

Stephen Amell protagonista dello spin-off di Suits

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Stephen Amell protagonista dello spin-off di Suits

Stephen Amell sarà il protagonista della serie spin-off di Suits della NBC, Suits: LA, nel ruolo di Ted Black, “una carismatica forza della natura che mette i propri bisogni al di sopra degli altri”.

Prodotto da UCP, Suits è andato in onda su USA Network dal 2011 al 2019, per nove stagioni. La serie, interpretata da Patrick J. Adams, Gabriel Macht, Rick Hoffman, Meghan Markle, Gina Torres e Sarah Rafferty, è ritornata alla ribalta nel 2023 quando è arrivata in streaming su Netflix, finendo in cima alle classifiche per diverse settimane. Ha superato i 45 miliardi di minuti trasmessi in streaming su Netflix e Peacock messi insieme.

All’inizio di questo mese, lo spin-off ha ottenuto un ordine pilota alla NBC, con l’inizio della produzione a marzo a Vancouver. La nuova serie, creata dal creatore originale Aaron Korsch, seguirà un nuovo gruppo guidato da Ted Black, un ex procuratore di New York che ha creato uno studio legale a Los Angeles specializzato in diritto penale e dell’intrattenimento.

Secondo il logline ufficiale, “La sua azienda è a un punto di crisi e per sopravvivere deve abbracciare un ruolo che ha ricoperto con disprezzo per tutta la sua carriera. Ted è circondato da un gruppo stellare di personaggi che mettono alla prova la loro lealtà sia verso Ted che verso gli altri mentre non possono fare a meno di mescolare le loro vite personali e professionali. Tutto questo sta accadendo mentre si svelano lentamente eventi accaduti anni fa che hanno portato Ted a lasciarsi alle spalle tutto e tutti quelli che amava.”

David Bartis, Doug Liman, Gene Klein e Victoria Mahoney sono i produttori esecutivi. Mahoney dirigerà il pilot. Beatrice Springborn, presidente degli Universal International Studios e dell’UCP, aveva precedentemente rivelato che lo spettacolo è ambientato nello stesso universo dell’originale, con “la stessa energia e le stesse belle persone dell’originale”.

Stephen Amell parla del ruolo di Oliver Queen in Arrow di The CW e dell’onere di interpretare il ruolo di protagonista

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Stephen Amell ripercorre il periodo in cui ha interpretato Oliver Queen nella serie Arrow della CW e l’impatto che il personaggio della DC ha avuto sulla sua vita. Arrow è andata in onda per otto stagioni su The CW e ha dato il via a un ampio franchise che comprende altre sette serie TV e un enorme multiverso che si collega a innumerevoli film e spettacoli DC. Arrow è stata una serie così influente che il suo franchise ha preso in prestito il nome: l’Arrowverse. Mentre l’Oliver Queen di Stephen Amell ha appeso arco e frecce al chiodo molto prima della conclusione dell’Arrowverse, Oliver è tornato in vita in Crisis on Infinite Earths per un’ultima avventura insieme ai suoi compagni supereroi e vigilanti.

In un’intervista con Variety, Stephen Amell, star di Arrow, riflette sulla sua esperienza di interpretazione di Oliver Queen per più di sette anni. Amell sottolinea il suo apprezzamento per lo show, ma ammette che le riprese estremamente lunghe e “le persone ipercritiche” sui social media hanno messo alla prova la sua pazienza. Girando quasi tutto l’anno, la star di Arrow ha continuato a pensare “Quanto tempo abbiamo?”. Amell spiega:

“I primi due o tre anni di ‘Arrow’ ero molto teso. Avevo le mani e i polsi bianchi. Le ore erano lunghe. Quando siamo arrivati al quinto episodio della prima stagione, avevo lavorato a quello show più di quanto avessi mai lavorato in tutta la mia vita. Non sono mai stato un mostro. Non sono mai stato irrispettoso, ma avevo la miccia corta. E si impara man mano che si va avanti.

“C’erano molte persone ipercritiche, soprattutto con ‘Arrow’. La guardavo e cercavo quasi di controllarla. (…) I social media sono diventati un gioco a somma zero, non c’è vincitore. L’ho imparato a mie spese.”

Cosa significano i commenti di Stephen Amell su Arrow

Stephen Amell

Le serie DC della CW sono intrinsecamente lunghe serie televisive

Mentre le serie DC come Peacemaker e The Penguin spendono milioni di dollari per otto o nove episodi, le serie televisive come Arrow e The Flash hanno budget notevolmente inferiori e un numero di episodi molto più elevato. Di conseguenza, i cast e le troupe di serie come Arrow sono legati a un singolo progetto per molto più tempo e le riprese si protraggono per tutto l’anno. Aggiungiamo questo approccio a un franchise di supereroi in cui gli eroi devono rimanere attivi mentre ne spuntano molti altri e si svolgono crossover sempre più grandi come Crisis on Earth X e Crisis on Infinite Earths nella stessa continuità.

Più di sei anni dopo che Arrow ha iniziato a seguire le buffonate da vigilante di Oliver Queen a Star City, l’Arrowverse è giunto al termine.

Grant Gustin di The Flash e Melissa Benoist di Supergirl hanno dato l’addio ai loro eroi dell’Arrowverse, e la DCU di James Gunn è arrivata per sostituire sia l’Arrowverse che la DCEU. Sebbene la DCU comprenda sia film che serie, ogni progetto richiede molto meno tempo per essere completato, poiché ogni film e serie è una parte molto più breve del franchise, rispetto a una stagione completa di una serie dell’Arrowverse.

Stephen Amell in Cinquanta Sfumature di Grigio?

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La notizia arriva attraverso la pagina Facebook dell’attore Stephen Amell, già protagonista della serie tv Arrow, che sta conquistando il pubblico. Amell ha pubblicato un video nel quale rivela di aver incontrato i produttori di Cinquanta sfumature di grigio, per parlare del ruolo del protagonista maschile Christian Grey. Amell ha dichiarato di ricevere costantemente domande sul ruolo ma ha anche sottolineato come “Quel progetto è decisamente lontano. Lo so bene, perché ho partecipato a una riunione a riguardo. E’ molto distante. O meglio, non troppo distante, ma nemmeno vicino. Non direi né lontano nè vicino.”

Ascoltando le parole dell’attore, dunque, un primo vero approccio c’è sicuramente stato. Vedremo nei prossimi giorni quanto sia lontano l’accordo, mentre Kelly Marcel è ancora alle prese con la stesura dello script.

Stephen Amell e Robbie Amell nel teaser trailer del film Code 8: Parte II

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Il primo teaser trailer di Code 8: Parte II è stato rilasciato nell’ambito della Geeked Week, presentando in anteprima l’annunciato film sequel fantascientifico di Netflix. Il film uscirà sulla  piattaforma di streaming nel 2024.

In un mondo in cui il 4 percento degli abitanti possiede poteri insoliti ed è controllato da robot altamente tecnologici, un ex detenuto si allea con un narcotrafficante che disprezza per proteggere una ragazza da un sergente di polizia corrotto.

In questo sequel di “Code 8”, Connor (Robbie Amell) è uscito di prigione e lavora come inserviente in un centro ricreativo dopo aver tagliato i ponti con il suo ex complice Garrett (Stephen Amell). Il tentativo di Connor di tenersi lontano dai guai naufraga quando è costretto ad aiutare la quattordicenne Pav (Sirena Gulamgaus) a fuggire da un gruppo di agenti corrotti guidati dal sergente King (Alex Mallari Jr.). King usa i nuovi cani robot per rintracciare Pav, mentre Connor si ritrova ancora una volta a chiedere aiuto a Garrett e alla sua squadra. Ma potrà fidarsi dell’uomo che lo ha fatto finire dietro le sbarre?

Code 8: Parte II vede protagonisti Robbie AmellStephen Amell, Sirena Gulamgaus, Alex Mallari Jr., Jean Yoon e Aaron Abrams. È stato scritto e diretto da Jeff Chan, nonché scritto da Jesse LaVercombe, Sherren Lee e Chris Pare. Robbie Amell, Stephen Amell, Jeff Chan e Chris Paré produrranno ancora una volta il progetto. XYZ Films è il produttore esecutivo.

Stephen Amell e Megan Fox sul set di Tartarughe Ninja 2

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Arrivano le prime foto rubate dal set di Tartarughe Ninja 2 di Stephen Amell nei panni di Casey Jones e al fianco di Megan Fox, nell’annunciato sequel del film prodotto da Michael Bay.

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Tartarughe Ninja 2Michael Bay, Brad Fuller, e Andrew Form ritorneranno a produrre il sequel, con una storia scritta da Josh Appelbaum and André NemecMegan Fox dovrebbe riprendere il suo ruolo di April O’Neil insieme a William Fichtner come Eric Sacks. Il film originale aveva tra i protagonisti anche Will Arnett, Alan Ritchson, Jeremy Howard, Pete Ploszek, Noel Fisher, Danny Woodburn, Johnny Knoxville e Tony Shalhoub. Ha incassato più di 477 milioni dollari al box office in tutto il mondo.

Stephen Amell e la beneficenza: due statue di Oliver Queen in palio!

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Oltre ad essere bello è anche impegnato, parliamo dell’attore Stephen Amell, protagonista della serie tv di successo Arrow targata The CW. Infatti, il noto personaggio tramite il suo profilo Facebook ha messo in palio due statue del suo Oliver Queen tramite un’asta su ebay. L’attore fece qualcosa di molto simile qualche mese fa con ottimi risultati. Lo scopo è quello di aiutare due genitori e la sua bambina che lotta contro un tumore  al cervello da quando aveva otto mesi e mezzo.

L’attore ha anche postato un video che trovate di seguito.

http://youtu.be/l5JB5lujNL0

Stephen Amell è Casey Jones sul set delle Tartarughe Ninja 2

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Ecco Stephen Amell nei panni, o meglio nella maschera, di Casey Jones. L’attore protagonista amatissimo della serie The CW Arrow se la dovrà vedere sul set delle Tartarughe Ninja 2 con i quattro protagonisti verdi del film.

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Stephen Amell
Stephen Amell

Michael Bay, Brad Fuller, e Andrew Form ritorneranno a produrre il sequel, con una storia scritta da Josh Appelbaum and André NemecMegan Fox dovrebbe riprendere il suo ruolo di April O’Neil insieme a William Fichtner come Eric Sacks. Il film originale aveva tra i protagonisti anche Will Arnett, Alan Ritchson, Jeremy Howard, Pete Ploszek, Noel Fisher, Danny Woodburn, Johnny Knoxville e Tony Shalhoub. Ha incassato più di 477 milioni dollari al box office in tutto il mondo.

Fonte: CBM

Stephen Amell aperto alla possibilità di lavorare con Marvel

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I fan della DC potrebbero anche sentirsi traditi, ma Stephen Amell è abbastanza sveglio da non farsi sfuggire l’occasione, qualora si presentasse. L’attore, volto televisivo di Arrow, ha confessato che sarebbe aperto all’eventualità di interpretare un eroe della Marvel.

A domanda diretta, Amell ha risposto: “Certo, perché no? Sono disponibile per ruoli in film, anche se non ho mai letto fumetto della Marvel e sono sempre stato un tipo da DC. Ma se mi venisse offerto un bel ruolo alla Marvel certo non direi di no”.

Che ve ne pare? Quale personaggio potrebbe essere offerto a Stephen Amell?

Fonte: CBM

Step Up: tutti i film del franchise cinematografico

Step Up: tutti i film del franchise cinematografico

Nel corso della storia del cinema, il mondo del ballo ha da sempre dimostrato uno stretto legame con la settima arte. Sono numerosi i film incentrati su tale arte performativa, e in tempi recenti è esemplare il caso di Step Up. Divenuto con gli anni un vero e proprio franchise, composto da cinque film e una serie televisiva, questo ha raccolto numerosi fan in tutto il mondo, affermandosi come uno dei maggiori successi di pubblico per questo genere.

Con nuove storie ad ogni capitolo, la serie è arrivata al cinema in un arco temporale che va dal 2006 al 2014, coinvolgendo il grande pubblico con alcune delle migliori sequenze di ballo viste sul grande schermo. Le coreografie, curate da alcuni dei più rinomati ballerini statunitensi, sono divenute in breve tempo estremamente famose, attirando la curiosità di sempre nuovi appassionati. I film hanno inoltre contribuito a lanciare la carriera di alcuni interpreti oggi particolarmente famosi.

Con l’arrivo di una serie TV basata sugli omonimi film, il mondo narrativo si è espanso ulteriormente, e con il rinnovo ad una seconda e terza stagione si è confermato il grande favore che il genere tutt’oggi riscuote. Al di là del ballo, infatti, la serie riesce a catturare gli appassionati anche grazie ai sentimenti e alle storie d’amore messe in gioco. Ad oggi, il franchise cinematografico vanta un incasso globale di oltre 630 milioni, e con potenziali futuri capitoli tale cifra potrebbe continuare a crescere ancora.

Step Up (2006)

Tyler Gage (Channing Tatum) e Nora Clark (Jenna Dewan) sono due giovani della città di Baltimora. Questa è l’unica cosa che sembrano avere in comune, poché lui ha un passato problematico ed è cresciuto per strada, mentre lei viene da una ricca famiglia benestante. Le loro vite si incrociano alla Maryland School of the Arts, dove Nora è prima ballerina. Tyler si trova invece lì per scontare ore di lavoro socialmente utile dopo essersi messo nei guai con la giustizia.

Ritrovati senza il proprio partner di danza, Nora sembra impossibilitata a partecipare a un’importante competizione, per la quale si allenava da molto tempo. Fortunatamente, imbattutasi in un’esibizione di ballo di Tyler, la ragazza non può fare a meno di notare il grande talento di lui. Ritrovatisi con questa passione in comune, i due decidono allora di fare coppia e gareggiare insieme. Allo stesso tempo, però, dovranno fare i conti con diverse difficoltà, come con i sentimenti che iniziano a provare l’uno per l’altra.

Step Up 2 – La strada per il successo (2008)

Il secondo capitolo della serie, ambientato sempre a Baltimora, ha per protagonista Andie (Briana Evigan), giovane ballerina di strada. Con un’infanzia problematica alle spalle, Andie è una ribelle facente parte di una crew chiamata “410”, con la quale si sta preparando per l’evento di street dance più importante della città. Sono ormai sei anni che Andie partecipa, senza successo, a questa competizione illegale, e questa volta è determinata a vincere. Per poter rimanere in città, viene però costretta dalla sua tutrice a frequentare la Maryland School of the Arts, prestigiosa scuola di danza.

Qui si ritrova a dover lottare per adattarsi a questo nuovo mondo, cercando allo stesso tempo di rimanere legata alla sua vecchia vita di strada. Tuttavia, il suo doversi dividere tra le due realtà, la porta a venir ciacciata dalla sua crew. Costretta ad abbandonare i suoi sogni di gloria, Andie conoscerà però Chase (Robert Hoffman), ballerino talentuoso che aiuterà la giovane a realizzare il proprio sogno di fondare una crew tutta sua con cui gareggiare all’importante competizione.

Step Up 3D (2010)

Con Step Up 3D si narra ancora una nuova storia incentrata nel mondo del ballo. Protagonista è Luke (Rick Malambri) ballerino di strada orfano, il quale è impegnato nel disperato tentativo di non perdere la sua unica “casa”. Questa è in realtà un vecchio magazzino decadente, divenuto luogo di allenamento ed esibizione per i ballerini di strada provenienti da tutto il mondo. Per non essere sfrattati, lui e la sua banda dovranno impegnarsi a vincere la World Jam Competition, dove i migliori ballerini del mondo si ritrovano per competere e decretare chi sia il più forte.

Tutto cambia nel momento in cui Luke incontra Natalie, ballerina di talento che lui convincerà ad entrare a far parte della banda. In breve, il ragazzo si innamorerà di lei, arrivando però a scoprire che questa è la sorella del suo grande nemico Julian, il quale l’ha mandata soltanto per spiarli. Innamoratasi però a sua volta, Natalie cerca in tutti i modi di farsi perdonare, e, ricomposta la squadra che nel frattempo si era sciolta, insieme si preparano per la grande competizione.

https://www.youtube.com/watch?v=JkVQ6Wn_sMY

Step Up Revolution (2012)

Protagonisti di Step Up Revolution sono Sean (Ryan Guzman) ed Eddy, amici d’infanzia i quali lavorano come camerieri nell’elegantissimo Dimont Hotel di Miami. Quando non sono in servizio, però, i due sono i leader di una spavalda crew conosciuta come i “MOB”. Questa è composta da ballerini, musicisti e artisti d’avanguardia, i quali guadagnano sempre più popolarità grazie ai loro spettacolari flash mob. Le esibizioni del gruppo attraggono l’attenzione della figlia di un ricco uomo d’affari, Emily (Kathryn McCormick), che il suo talento per il ballo decide di unirsi al gruppo.

Quando però suo padre annuncia un piano per radere al suolo il quartiere dove vivono i ragazzi della banda, al fine di costruirvi un gigantesco centro residenziale, il gruppo deve escogitare un piano per evitare che ciò avvenga. Decidono pertanto di organizzare il loro flash mob più coraggioso. Allo stesso tempo, Emily e Sean, innamoratisi, si trovano costretti a scegliere tra i legami di sangue e il loro amore appena nato.

Step Up All In (2014)

Ad oggi l’ultimo capitolo uscito al cinema, Step Up All In ha per protagonista di nuovo Sean, il quale si è ora trasferito a Hollywood per inseguire il suo sogno di notorietà e successo. Qui si renderà però conto che il nuovo ambiente non è come se lo immaginava, e che per ottenere popolarità nel mondo della danza professionista dovrà scontrarsi con grandi difficoltà. Non tutti sono pronti a sacrificarsi per queste, e molti membri della bandi di Sean, i MOB, decideranno di tornare a Miami. Sean però decide di non seguirli, non avendo intenzione di rinunciare al suo sogno.

Ritrovatosi però senza un gruppo e senza amici, dovrà ora trovare un modo per reinventarsi. L’occasione arriva nel momento in cui decide di partire per Las Vegas e partecipare a un’imminente gara di ballo in un reality tv. Qui entrerà a far parte di una nuova crew formata insieme alla bella e testarda Andie, già protagonista del secondo film della serie. Arrivati alle fasi finali del reality, Sean si troverà ora ad un passo dal raggiungere il proprio sogno. Per guadagnarsi la vittoria, tuttavia, sarà costretto a mettere da parte vecchie rivalità, dedicando anima e corpo alla danza

Step Up: High Water

Basata sul franchise, nel 2018 è stata realizzata la serie intitolata Step UP: High Water. Prodotta anche da Tatum e Dewan, protagonisti del primo film, questa si concentra su di un gruppo di studenti della High Water, scuola di ballo dove la competizione è all’ordine del giorno. Tra di loro spiccano Janelle e Tal, due gemelli trasferitisi da poco nel nuovo ambiente. Per realizzare il loro sogno di diventare ballerini professioni, si ritroveranno ben presto a doversi scontrare con il duro contesto della scuola, dove dovranno continuamente dar prova del loro valore.

La prima stagione della serie, composta da 10 episodi, è stata rilasciata sulla piattaforma YouTube Premium nel gennaio del 2018. Rinnovata poi per una seconda stagione, composta sempre da 10 episodi, la serie viene tuttavia cancellata per via degli ascolti al di sotto delle aspettative. Nel maggio del 2020 la serie viene però acquistata dall’emittente Starz, che l’ha così rinnovata per una terza stagione di prossima uscita.

Step Up: dove vedere i film in streaming

Per gli amanti del franchise, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. I film di Step Up sono infatti presenti nei cataloghi di Netlix, Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederli, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardarli in totale comodità e al meglio della qualità video. La serie Step Up: High Water è invece interamente disponibile su YouTube Premium.

Fonte: IMDb

Step Up All In: Teaser trailer originale

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Step Up All In: Teaser trailer originale

Ambientato nell’elettrizzante Las Vegas, Step Up All In è diretto dalla coreografa e regista Trish Sie, vincitrice di un Grammy Award per il video ” Here It goes Again” degli OK Go.

Questo nuovo film riunisce molti degli attori che sono stati già protagonisti degli episodi precedenti a partire da Ryan Guzman (Step Up 4 Revolution 3D) e Briana Evigan (Step Up 2 – La strada per il successo) che ritorneranno nei panni di Sean e Andie.

Ma non è tutto, perché ritroveremo anche molti degli altri attori beniamini dei fans come Adam G. Sevani ovvero “Muso”, l’unico alla sua quarta performance nella saga, Misha Gabriel (Eddy), Alyson Stoner (Camille), Stephen ‘tWitch’ Boss (Jason), Mari Koda (Jenny Kido), Chris Scott (Hair), Luis Rosado (Monster), Chadd Smith (Vladd AKA Robot Guy).

Tra i volti nuovi spiccano invece Izabella Miko protagonista de Le Ragazze del Coyote Ugly, Save the Last Dance 2, Scontro tra Titani, e Boyd Holbrook, già visto in The Host e che sarà nel nuovo film di David Fincher Gone Girl.

In STEP UP ALL IN ci sarà anche una sorpresa tutta italiana: la ballerina finalista di AMICI 2013 e presentatrice dell’ultima edizione di COLORADO Lorella Boccia. La giovane ballerina napoletana è infatti la prima italiana ad essere stata scelta per ballare in uno dei film della serie. Con quasi 600 milioni di dollari incassati finora nel mondo, quella di STEP UP è diventata la saga dance più remunerativa di sempre. STEP UP ALL IN sarà distribuito in Italia da M2 Pictures.

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