Dopo numerosi rinvii e
decisioni davvero difficili da parte di Warner Bros, anche Wonder
Woman 1984 arriva al pubblico informato digitale. Il
25 dicembre scorso, negli Stati Uniti, il film è arrivato in
contemporanea in alcuni cinema selezionati e su HBO Max, facendo
seguito alla decisione che la Studio ha preso in merito alla
distribuzione di tutti i film ad alto budget che erano previsti per
il travagliato 2020. Adesso, anche in Italia, il film con
Gal Gadot sarà disponibile sia per il noleggio
e che per l’acquisto dal 12 febbraio su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e
Infinity.
La trama di Wonder Woman 1984
La storia, come
suggerisce il titolo, è ambientata nel cuore degli anni ’80,
preceduta da un prologo che svolge a Themyscira e vede protagonista
una giovanissima Diana che partecipa ai giochi in onore di Asteria,
l’Amazzone che, con il suo sacrificio, permise alle sue sorelle di
ritirarsi al sicuro sull’isola del paradiso. Durante le gare, la
piccola Diana è tentata di imbrogliare, per aggirare degli ostacoli
lungo la sua strada e vincere la competizione, ma viene ostacolata
da Antiope, che dà alla piccola principessa l’insegnamento che
diventerà il filo rosso intorno al quale si svolgerà la storia:
nessun eroe nasce dalla menzogna, solo nella verità risiede il
valore di un vero eroe.
Ci spostiamo poi nei
coloratissimi Eighties, in un centro commerciale, in cui
una banda di improbabili criminali stanno tentando un furto in una
gioielleria. L’intervento di Diana, nelle sembianze di Wonder
Woman, sventa la rapina ma fa venire alla luce anche un traffico
illecito di reperti archeologici, che vengono prontamente
sequestrati dalla polizia e consegnati allo Smithsonian
Institution, il musei nel quale lavora proprio Diana Prince, in
qualità di esperta di archeologia. L’istituto ha appena assunto una
nuova topologa, geologa e cripto-zoologa, Barbara Ann Minerva, che
goffamente fa amicizia con Diana e da subito resta affascinata da
questa donna incredibilmente bella, sicura e indipendente. Dal
canto suo, la nostra protagonista trova in Barbara una amica
inaspettata; dopotutto la sua vita si dipana lentamente in giornate
tutte uguali, divise tra lavoro e atti di eroismo con il costume di
Wonder Woman, e per ogni giorno che passa, Diana non smette di
pensare a Steve Trevor, il suo grande amore, morto per salvare il
mondo e aiutarla a sconfiggere la minaccia di Ares nel primo film
del 2017.
Parallelamente,
assistiamo all’ascesa di Max Lord, un rampante uomo d’affari senza
scrupoli, che cerca un misterioso talismano molto antico, che sia
Barbara che Diana hanno già incrociato a loro insaputa. L’oggetto
misterioso metterà in contatto queste tre figure che,
inevitabilmente, arriveranno a scontrarsi fino ad un esito
inaspettato.
Patty Jenkins torna a
raccontare l’Amazzone di Themyscira
A raccontare questa
seconda avventura cinematografica dell’Amazzone di Themyscira torna
Patty Jenkins, che aveva fatto un buon lavoro con
il primo capitolo e che adesso fa una scelta molto coraggiosa,
andando contro corrente e tornando ai primordi del genere,
modellando il suo Wonder
Woman 1984 sul Superman di
Richard Donner. La storia viene quindi spogliata
di sovrastrutture, scontri action con il piede calato
sull’acceleratore, riferimenti articolati alla realtà, da ogni
complessità contenutistica e visiva, e diventa una storia
semplicissima, con una trama molto lineare e dei sentimenti messi
in campo tanto puri e assoluti da risultare poco
credibili. Wonder
Woman 1984 proprio per questo richiede allo spettatore
uno sforzo fortissimo di partecipazione, di sospensione
dell’incredulità.
Spogliare la storia di
sovrastrutture permette al film di semplificare il suo approccio al
cinecomic, riportandolo da una parte alle origini dei film di
genere, e dall’altra ad omaggiare un modo di fare fumetto che
raccontava eroi puri che riuscivano a sconfiggere i loro nemici più
con gli ideali che con calci e pugni. Naturalmente il film non
ricalca nessuna storia in particolare della storia editoriale di
Wonder Woman, e pure i personaggi nuovi, Barbara Ann Minerva e Max
Lord, sono liberamente tratte dalle storie a fumetti.
Allo stesso modo, la
regia di Patty Jenkins si asciuga, si concede
pochi virtuosismi e resta incollata ai personaggi, assecondandone
proprio questa purezza e questo asservimento assoluto ai propri
desideri. E questo vale sia per i cattivi, Barbara che desidera
essere come Diana e Max che vuole il petrolio (dopotutto è un
classico villan degli anni ’80), che per l’eroina, completamente
accecata dall’amore e dal rimpianto, che ha come unico desiderio
quello di stare ancora una volta con il suo Steve.
Il cast di Wonder
Woman 1984
Le new entry di
Wonder
Woman 1984 riescono con un discreto risultato a fare la
loro parte nel corso dei 150 minuti del film:
Pedro Pascal conferisce una buona dignità al
suo cattivo, che più di ogni altra cosa desidera il potere, ma che
poi riesce ad aggrapparsi, grazie all’intervento di Diana, al
residuo di umanità che lo tiene ancorato alla realtà;
Kristen Wiig, pur apparendo fuori dalla sua
confort zone, è una Minerva affascinante e sufficientemente
assetata di potere, anche se i suoi momenti migliori sono quelli
precedenti alla trasformazione. Con loro anche
Chris Pine riesce in un compito non semplice,
quello di interpretare un uomo fuori dal proprio tempo in un modo
divertente e leggero, ma non per questo frivolo, e rinnova la
straordinaria alchimia con la splendente protagonista.
Su tutti però svetta
Gal Gadot, superba in ogni istante del film,
di una bellezza divina e austera, ma anche capace di illuminare
ogni cosa con un sorriso. La sua grande eleganza e presenza
scenica, unità alla purezza del suo sguardo fanno di lei una Diana
perfetta, foriera di messaggi di pace e di amore, e per un attimo,
vedendola a schermo (quello piccolo purtroppo), non possiamo fare
altro che credere che la bontà, la verità e l’amore possano da soli
bastare a rendere il mondo un posto migliore.
Il film paga pegno per quello che
riguarda l’aspetto visivo. Gli effetti non sembrano sviluppati al
meglio, anche se riescono a valorizzare, soprattutto grazie ad
alcune trovate di regia, i momenti in cui vero protagonista della
scena è il lazzo di Estia, che in questo film
brilla (letteralmente) in più di una sequenza.
Wonder Woman
1984 è sicuramente un film che va capito e accolto per
la sua coraggiosa scelta di tornare alle origini del genere, quando
le storie erano più semplici e dirette e gli eroi puri.
Patty Jenking, e la sua principessa amazzone
Gal Gadot raccolgono la sfida dei grandi
blockbuster di supereroi e provano a offrire al genere una nuova
strada da percorrere, che poi si mette in scia con quanto fatto in
casa Warner da Shazam!
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