IFC Films ha appena diffuso il primo
trailer ufficiale di Wildlife, debutto alla regia
di Paul Dano presentato in anteprima al Sundance
Film Festival e pochi giorni fa a Cannes alla Semaine de la
Critique come titolo di apertura.
In attesa che venga trovata una
distribuzione italiana per il film, vi ricordiamo
che Wildlife – scritto a quattro mani
da Paul Dano e Zoe
Kazan – vede nel cast Carey Mulligan
e Jake Gyllenhaal.
Di seguito la sinossi:
Il quattordicenne Joe Brinson è
testimone del naufragio del matrimonio dei suoi genitori, Jeanette
e Jerry, una casalinga e un giocatore di golf, in una cittadina del
Montana degli anni ’60. Sul vicino confine canadese infuria un
incontrollato incendio boschivo e Jerry decide di unirsi ai
volontari per fronteggiare il fuoco, lasciando da soli moglie e
figlio. Joe si vede improvvisamente costretto a diventare adulto
per aiutare la madre, che nel frattempo ha trovato l’amore tra le
braccia di un altro uomo.
In concorso alla XXX edizione del Noir in Festival,
Wildland è il primo lungometraggio della
regista danese Jeanette Nordahl, già assistente
alla regia nella fortunata serie tv Borgen – Il
potere, oltre che di film danesi come
Carl Mørk – 87 minuti per non morire e il
successivo The absent one – Battuta di
caccia. In quest’edizione del Festival,
Nordahl è tra le più attese della nutrita pattuglia al
femminile. Ci si aspetta molto da questo giovane talento, classe
1985. Il suo film, ultimato nel 2019, infatti ha già convinto alla
Berlinale 2020, dove è entrato a far parte della
sezione Panorama.
Wildland, la trama
La diciassettenne Ida,
Sandra Guldberg Kampp, perde la madre in un
incidente d’auto. Viene così affidata alla zia materna, Bodil,
Sidse Babett Knudsen, che la accoglie a casa sua,
dove vive con i figli Jonas, Joachim Fjelstrup, e
Mads, Besir Zeciri, la moglie di Jonas, Marie,
Sofie Torp, e la nipotina. Poco dopo si unisce a
loro anche il terzo figlio di Bodil, David, Elliot Crosset
Hove, con la sua ragazza Anna, Carla Philip
Røder. Ida li osserva, non sa cosa aspettarsi da loro.
Presto si rende conto che Bodil ha un legame morboso con i figli. I
tre fanno tutto ciò che dice la madre, che dirige letteralmente le
loro vite. In più, la famiglia ha dei loschi affari e mentre Bodil
si occupa della parte “amministrativa”, i tre figli fanno il lavoro
sporco. Presto anche Ida viene coinvolta, come nuovo membro della
famiglia e sperimenta su di sé quanto sia complicato svincolarsi da
quel legame malato. Quando la situazione si complica ulteriormente,
Ida è costretta a una scelta difficile.
La famiglia è una terra selvaggia e
pericolosa
A prima vista il titolo del
film, Wildland, “terra selvaggia”,
sembrerebbe in aperto contrasto con l’immagine che lo accompagna:
una famiglia apparentemente normalissima seduta su un divano. Non
vi è infatti nessun segno di catastrofi, di minacce incombenti
legate al mondo della natura, una natura che si riveli un pericolo
per l’uomo e lo metta a dura prova. È proprio questo che la regista
vuole mostrare: come una famiglia, che dovrebbe essere il luogo più
sicuro, in cui ci si sente più protetti, possa essere invece quello
in cui si è più in pericolo, peggio di una giungla. Soprattutto se,
come nel caso dei protagonisti, si tratta di una famiglia
disfunzionale, dedita ad attività criminali. Jeanette
Nordahl dunque si mostra ben più interessata ai meccanismi
emotivi, relazionali e psicologici che possono innescare una
situazione di tensione, di suspense e di pericolo, piuttosto che a
indagare pericoli esterni.
Wildland
entra a pieno nella contraddizione e ne esplora i paradossi, grazie
anche a un gruppo di buoni attori che riescono a incarnarne le
varie sfumature. Tra questi spicca, nel ruolo della matriarca
Bodil, Sidse Babett – già protagonista della
serie tvBorgen – il
Potere, ha lavorato con Susan Bier,
Emmanuelle Bercot e con RonHoward per Inferno.
La giovane Ida, timida e
indecifrabile, è invece interpretata da Sandra Guldberg
Kampp, con la sua fresca grazia. Ella si pone inizialmente
come outsider che osserva questo gruppo e le sue dinamiche, ma ne
viene presto risucchiata, proprio a causa della natura perversa dei
legami in gioco. Se da una parte la ragazza percepisce come assurdo
il funzionamento di questa famiglia e vorrebbe staccarsene,
dall’altra ne trae un senso di protezione e appartenenza e si
fa lusingare dalle attenzioni di una madre ossessivamente
protettiva, a suo modo perfino amorevole, che non si rende conto di
danneggiare i figli proprio mentre cerca di proteggerli, essendo al
tempo stesso manipolatrice. Una splendida Sidse
Babett sa abilmente incarnare entrambi gli aspetti
di questa sorta di mostro a due teste che è Bodil. I tre
figli maschi rappresentano in vario modo le tre declinazioni
dell’essere succubi: Jonas sembra il più responsabile, ma è un
burattino nelle mani della madre, David è il più fragile, vorrebbe
ribellarsi ma non ne ha la forza e così annulla sé stesso nella
dipendenza, Mads è un bambinone. Ma i veri punti di forza del film
sono le figure femminili. Sono le giovani donne quelle che
potrebbero in qualche modo sovvertire questo ordine malato. Non
tanto Marie, quanto la stessa Ida ed anche Anna, la compagna di
David. Sembrano quelle più forti e più in grado di
autodeterminarsi, ma qui la regista delude in parte le aspettative,
non dando a queste tre figure lo slancio che sembravano promettere.
Forse una su tre prenderà una strada diversa. Lasciamo allo
spettatore scoprire chi sarà.
Ad ogni modo,
l’ambiguità, l’ambivalenza dei legami morbosi al centro del film
avvince lo spettatore, alimenta la sua curiosità, insieme a un
sentimento di angoscia crescente, dovuto all’aggravarsi della
situazione, man mano che una vera e propria trappola si stringe
attorno all’ultima arrivata, Ida. Dunque, il film funziona, pur con
qualche sbavatura in scrittura: qualche traccia narrativa accennata
e poi abbandonata, dunque prescindibile. Il film è scritto da
Ingeborg Topsøe e basato su un’idea della regista
assieme alla stessa Topsøe. Un evento tragico nel sottofinale e il
finale aperto lasciano sul piatto più di un interrogativo, e se
quest’indeterminatezza può non piacere a tutti, si tratta di una
scelta d’impatto, che spinge lo spettatore ad immaginare un
possibile futuro.
Wildland
conferma quindi in Jeanette Nordahl un talento da
seguire.
Presentato all’ultimo
Festival di Torino e all’Irish
Film Festa Silver Stream, Wildfire è l’esordio
al lungometraggio di Cathy Brady, che, dopo
essersi fatta le ossa con il linguaggio dei cortometraggi, si
cimenta con una storia dolorosa e complessa, che unisce il dramma
familiare alla situazione sociopolitica dell’Irlanda che,
nonostante gli anni e l’apparente pace, continua a lottare per
un’unità difficile da ottenere.
La trama di
Wildfire
Dopo essere sparita nel
nulla per un anno, Kelly torna una notte, come se nulla fosse, a
casa della sorella Lauren. Provata dalla lunga assenza della
sorella, che credeva morta, ora Lauren farebbe di tutto per lei,
purché Kelly non lasci mai più la casa di famiglia. Un desiderio
che la porterà sempre più all’estremo, compreso compromettere il
suo matrimonio, le sue poche amicizie, il suo lavoro. Ma le due
donne non sono sole come sembrano: aleggia tra loro lo spettro
della follia della madre. In particolare Lauren, per via della sua
somiglianza fisica e caratteriale con la madre morta, viene
guardata con sospetto e spinta da tutto e tutti a dubitare del
proprio equilibrio.
Senza mai allontanarsi
davvero dalla madre Irlanda, Brady racconta un dramma intimo che ha
per protagoniste due donne alle prese con il loro passato familiare
conflittuale e doloroso.
Per molti versi, però, il
trauma privato non fatica a diventare trauma sociale, non a caso il
film si apre con delle riprese dal vero di scene di rivolte per le
strade per la liberazione dell’Irlanda del Nord.
La politica violenta
della rivolta entra a gamba tesa nel racconto nella scena in cui le
due donne incontrano l’assassino del padre, momento in cui si
trasformano in divinità della vendetta e lasciano la sfera privata
per diventare voce del pubblico.
Lo sfasamento tra
pubblico e privato diventa sempre più impalpabile man mano che il
film si addentra nel passato tormentato delle protagoniste, che
sempre più si trovano invischiate in una eredità materna difficile
e instabile. Una madre biologica che diventa dunque anche la madre
Irlanda, una dicotomia dalla quale non si scappa e che si
ripresenta sempre più forte fino al finale.
Il fuoco selvaggio
(Wildfire) del titolo diventa quindi correlativo
oggettivo di una condizione tormentata che sfrutta il privato per
diventare pubblico e per raccontare una questione sociale che non è
ancora risanata, nonostante gli anni, i conflitti, i morti e le
vendette.
Amazon Studios ha
rilasciato le foto ufficiali di Wilderness,
il suo prossimo thriller psicologico, con protagoniste
Jenna Coleman di The
Sandmane Oliver
Jackson-Cohen di The
Haunting of Hill House. Al momento, la data di uscita di
Prime
Video per Wilderness non è stata ancora annunciata, ma
dovrebbe debuttare entro la fine dell’anno.
Le foto ritraggono Coleman e
Jackson-Cohen come una coppia che intraprende un viaggio durante un
periodo difficile del loro matrimonio. Unendosi a loro nella
loro esplorazione della natura selvaggia c’è un’altra coppia
formata da Cara interpretata da Ashley Benson e Garth interpretato da
Eric Balfour.
1 di 6
“Wilderness segue la coppia
britannica Liv (Coleman) e Will (Jackson-Cohen) che sembrano avere
tutto: un matrimonio solido come una roccia; una
nuova vita affascinante a New York a migliaia di miglia dalla loro
città natale di provincia; e ancora abbastanza giovane da
sentire che tutta la loro vita è davanti a loro. Finché Liv
non viene a sapere della relazione di Will”, si legge nella
sinossi.“Il dramma è rapidamente seguito da un’altra forte
emozione: la rabbia.La vendetta è la sua unica opzione, e
quando Will propone un viaggio negli epici parchi nazionali
d’America per dare un nuovo inizio alla loro relazione, Liv sa come
ottenerlo… Wilderness è una storia d’amore contorta, dove una
vacanza da sogno e un presunto per sempre’ si trasforma rapidamente
in un incubo vivente.
Basata sull’omonimo romanzo di BE
Jones, la serie Wilderness è scritta e creata da
Marnie Dickens, con So Young Kim come regista. I
produttori esecutivi sono Kim ed Elizabeth
Kilgarriff, con Firebird Pictures che produce il
progetto.
Il due volte premio Oscar Christoph Waltz (Bastardi
senza gloria, Django
Unchained) si è unito insieme agli attori Maya Hawke (Stranger Things), John Turturro (Il
grande Lebowski) e Jon Hamm (Mad Man) al nuovo film del
regista Stephen Frears, dal titolo
Wilder & Me. Come riportato da Deadline, Hawke
interpreterà Calista, una giovane musicista la cui vita assume un
significato completamente nuovo mentre lavora sul set del film
Fedora di Billy Wilder. Waltz
interpreterà proprio il leggendario regista Wilder, noto per
classici come A qualcuno piace caldo, Viale del
tramonto e L’appartamento.
Turturro interpreterà invece il suo
amico di sempre e partner di sceneggiatura I.A.L.
Diamond, mentre Hamm avrà il ruolo del famoso attore
William Holden. Descritto come un “dramma
agrodolce”, questo progetto basato sul popolare romanzo
Mr Wilder and Me di Jonathan
Coe, è stato adattato per lo schermo dal due volte premio
Oscar Christopher Hampton (The Father),
con il premio Oscar Jeremy Thomas (L’ultimo
imperatore). Il progetto riunisce dunque Hampton e Frears dopo
Le relazioni pericolose e Cheri. L’inizio delle
riprese è ad ora previsto per i primi mese del 2025 in Grecia.
Wilder & Me: qual è la
storia del film
La storia inizia durante
un’inebriante estate greca e vede Calista innamorarsi del cinema e
della vita in un viaggio alla scoperta di sé stessa. Entusiasta
della sua nuova avventura, Calista segue il regista Billy Wilder a
Monaco e a Parigi per continuare le riprese con l’attore
protagonista William Holden e vive lì il suo primo amore.
Consapevole che la sua stella sta tramontando, Wilder naviga nel
mutevole mondo del cinema al crepuscolo della sua carriera, mentre
la carriera di Calista è appena agli inizi. Il tempo che trascorre
in questa nuova vita affascinante e sconosciuta la cambierà per
sempre.
Ecco tutte le uscite al cinema del
12 maggio 2016, tra cui spiccano Money
Monster, di Jodie Foster, presentato
oggi stesso al Festival di Cannes, con George
Clooney e Julia Roberts, e
Wilde Salomè, film del 2011 che
finalmente arriva nei nostri cinema, di e con Al
Pacino, e con una straordinaria Jessica
Chastain.
Wilde
Salomè di Al Pacino: Wilde Salome
proietta il pubblico nella vita personale di Al Pacino come mai era
successo prima, offrendo un ritratto intimo e profondo della più
grande icona del cinema alle prese con il ruolo più impegnativo mai
interpretato: se stesso e il re Erode. Traboccante di verità e
candore, Wilde Salome conduce Pacino in giro per il mondo, a Londra
Parigi, Dublino, New York, Los Angeles, e dentro il suo camerino;
niente appare off limits mentre Pacino esplora le complessità del
dramma di Wilde, nonché i processi e le tribolazioni che hanno
segnato la vita dello scrittore, offrendo al tempo stesso uno
sguardo senza precedenti anche sulle proprie.
La sposa
bambina di Khadija Al-Salami: Il
film racconta la storia di Nojoom, una bambina yemenita che riesce
a fuggire dal suo sposo aguzzino, ottenendo il divorzio all’età di
10 anni. Nojoom è stata costretta dalla sua famiglia a sposare un
uomo 20 anni più grande di lei nel fiore della sua infanzia,
obbligata a ogni sorta di violenza fisica e psicologica. Una
pratica tristemente diffusa nello Yemen come in tanti altri Paesi
del mondo quella del matrimonio tra una bambina e un adulto,
considerata legittima e soddisfacente per la dote derivante.
Un’usanza arcaica, figlia di ignoranza e povertà, a cui Nojoom si è
opposta rifiutandosi di avere rapporti con l’uomo che l’ha
riportata dai genitori, come si fa con un “elettrodomestico
difettoso”. La bambina è riuscita a fuggire dalla sua famiglia, a
frequentare la scuola e ad ottenere, la più giovane al mondo, il
divorzio. Basato su una storia vera, raccontata nel libro “I am
Nujood, age 10 and divorced” di Nojoud Ali e della giornalista
Delphine Minoui il film è fortemente autobiografico poiché
ripercorre il vissuto della stessa regista, Khadija Al Salami.
Money
Monster di Jodie Foster: Nel
thriller Money Monster – L’altra faccia del denaro, George Clooney
e Julia Roberts vestono rispettivamente il ruolo del presentatore
televisivo finanziario Lee Gates e della sua produttrice Patty che
si trovano in una situazione d’emergenza assoluta quando un
investitore, infuriato per aver perso tutto a causa di un
investimento suggerito dal programma, sequestra il presentatore
nello studio televisivo con l’uso delle armi. Durante una diretta
seguita da milioni di persone, Lee e Patty lottano furiosamente
contro il tempo per svelare cosa si nasconde dietro una
cospirazione all’interno del mercato dell’alta tecnologia globale
odierno che viaggia a velocità della luce.
Pericle il
Nero di Stefano Mordini: Pericle
Scalzone, detto Il nero, di lavoro “fa il culo alla gente” per
conto di Don Luigi, boss camorrista emigrato in Belgio. Durante una
spedizione punitiva per conto del boss, Pericle commette un grave
errore. Scatta la sua condanna a morte. In una rocambolesca fuga
che lo porterà fino in Francia, Pericle incontra Anastasia, che lo
accoglie senza giudicarlo e gli mostra la possibilità di una nuova
esistenza. Ma Pericle non può sfuggire a un passato ingombrante e
pieno di interrogativi.
The Boy di
William Brent Bell: Alla ricerca di un nuovo
inizio dopo un passato travagliato, una giovane donna americana si
rifugia in un isolato villaggio inglese. E’ qui che Greta (Lauren
Cohan) viene assunta da una coppia di anziani genitori in una
maestosa villa vittoriana per fare da babysitter al loro figlio di
otto anni, Brahams. Ben presto Greta scoprirà che quel ragazzo
altri non è che una bambola a grandezza naturale che i signori
Heelshire trattano come un bambino vero. Tutto comincia ad
incupirsi quando Greta, rimasta sola, ignora le rigide regole
imposte dalla coppia e inizia un flirt con un bell’uomo del
villaggio, Malcolm (Rupert Evans). Una serie di eventi inquietanti
e inspiegabili, ai limiti del soprannaturale, la convincono che è
circondata da un mistero terrificante.
Tini – La nuova vita di
Violetta di Juan Pablo Buscarini:
Nel corso di un’estate interminabile, Tini vivrà un’avventura che
la aiuterà a definire la propria personalità e a diventare
un’artista completa e sicura di sé: una vera donna. Quando una
notizia sconvolgente la costringe a mettere in discussione tutto
quello che conosce sulla vita e sull’amore, Violetta (Martina
Stoessel) accetta un invito misterioso per viaggiare intorno al
mondo alla ricerca di risposte, alla scoperta di se stessa. Questo
comporterà un risveglio artistico, musicale e personale. Mentre il
suo passato, il suo presente e il suo futuro si scontrano, Violetta
scoprirà la sua vera identità in un’emozionante storia di crescita
che aprirà la strada a un nuovo ed entusiasmante futuro.
Un poliziotto ancora in
prova di Tim Story: Il sequel
riprende le vicende circa un anno dopo dalla loro ultima avventura.
Il programma per un rapido viaggio a Miami va storto quando le loro
indagini poco ortodosse li catapultano in una situazione molto
compromettente, che rischia di danneggiare un caso molto
importante…e soprattutto far saltare l’incombente matrimonio di Ben
e Angela. Non soddisfatto per il suo lavoro da poliziotto semplice,
Ben, appena diplomato all’Accademia, aspira a diventare un
detective come il suo futuro cognato. Purtroppo, James ancora non è
convinto che abbia le giuste qualità per quel ruolo. Anche se il
matrimonio è alle porte, il giovane poliziotto, un po’ pasticcione,
non vuole perdere l’occasione di affiancare nuovamente il proprio
mentore in un viaggio da Atlanta a Miami che dovrebbe essere di
semplice perlustrazione. Dopo la richiesta di Angela e il
riluttante permesso del tenente Brooks, James porta con sé Ben a
Miami per seguire una pista connessa a un traffico di droga che sta
cercando di interrompere.
Viaggio da
Paura di Ali F. Mostafa: Omar, Ramy
e Jay, dopo anni di allontanamento a seguito della morte di Hadi,
decidono di finalmente intraprendere il viaggio che avrebbero
dovuto fare a suo tempo, da Abu Dhabì a Beirut, per visitare la
tomba dell’amico. Omar è un personal trainer è quasi neo-papà, Jay
è un playboy aspirante DJ, e Ramy un blogger attivista politico con
737 followers su Twitter! I tre devono partire di nascosto, chi
dalla moglie prossima al parto, chi dalla madre ansiosa e
oppressiva, chi da un padre-padrone. I tre guideranno da Abu Dhabi
a Beirut attraversando l’Arabia Saudita, la Giordania e la Siria.
Sequestrati da un gruppo di ribelli, rischieranno la vita e
cominceranno a riconsiderare la loro visione del mondo. Tra
avventure rocambolesche, esilaranti e rischiose giungeranno infine
a Beirut più forti e più uniti di prima.
Ethan Hawke ha
iniziato la produzione di Wildcat, uno sguardo
alla vita di Flannery O’Connor con Maya Hawke nei panni della scrittrice.
Ethan Hawke ha messo insieme un ensemble di
grandi interpreti che include anche la candidata all’Oscar
Laura Linney, Philip Ettinger,
Rafael Casal, Steve Zahn,
Cooper Hoffman, Willa Fitzgerald,
Alessandro Nivola e Vincent
D’Onofrio.
Oltre a dirigere il film,
Ethan Hawke produce e scrive la sceneggiatura
insieme a Shelby Gaines. Wildcat
è prodotto da Joe Goodman di Good Country
Pictures, Ryan Hawke ed Ethan
Hawke di Under the Influence Productions, Cory
Pyke di Renovo Media Group e Kevin Downes, Jon
Erwin e Daryl Lefever di Kingdom Story
Company. I produttori esecutivi includono Eric
Groth e David Kingland di Renovo Media
Group insieme a Maya Hawke attraverso Under the
Influence Productions. Le riprese principali sono iniziate il 10
gennaio a Louisville, Ky. Renovo sta finanziando
completamente il film. UTA Independent Film Group e CAA Media
Finance gestiscono i diritti di distribuzione in tutto il mondo.
Wildcat seguirà la scrittrice mentre lotta per
pubblicare il suo primo romanzo.
“Maya ha lavorato duramente per
anni per mettere insieme questo progetto e siamo grati per
l’opportunità di presentare a una nuova generazione di spettatori
il genio di Flannery O’Connor”, afferma Ethan Hawke.
“Il suo lavoro esplora temi importanti per tutti gli artisti:
l’intersezione tra creatività e fede, il rapporto sfocato tra
immaginazione e realtà”. Ethan
Hawke ha già lavorato con la figlia Maya Hawke nella serie limitata The
Good Lord Bird, ma la dirigerà per la prima volta in
Wildcat.
Arriva al cinema distribuito da
20th Century Fox, Wild diretto da Jean-Marc Vallée, con
Reese Witherspoon e Laura Dern. In Wild dopo la
morte prematura della madre, il traumatico naufragio del suo
matrimonio, una giovinezza disordinata e difficile, Cheryl Strayed
a soli ventisei anni si ritrova con la vita sconvolta. Alla ricerca
di sé oltre che di un senso, decide di attraversare a piedi
l’America selvaggia per oltre quattromila chilometri tra montagne e
il deserto, tra il caldo torrido e il freddo estremo.
Wild, la trama
Con Wild,Jean-Marc Vallée, torna ad esplorare con un’altra
biografia la fragilità umana attraverso le esasperazioni personali
e sociali. Dopo il successo di
Dallas Buyer Club, adattata sul grande schermo il
libro omonimo della Strayed attraverso la sceneggiatura di
Nick Hornby (noto al cinema per About a boy, An
Education e Alta Fedeltà).
Dopo un forte incipit, in cui ci viene mostrata già la natura
complessa e il grande lavoro di Martin Pensa al
montaggio, la storia si presenta con dei pesanti echi a film quali
Tracks di Curran e Into
The Wild di Sean Penn, in cui i suggestivi campi lunghi e
panoramiche spesso si contrappongono ai flashback della
protagonista.
Riscoperta per i valori umani
Nei 115 minuti assistiamo alla
classica avventura di formazione in cui conosciamo e viviamo un
personaggio già provato che ha trovato la forza e il coraggio per
fare tabula rasa della sua vita riscoprendo anche sé
stessa. Il tutto però passa in maniera attutita ed ovattata, dato
che il regista canadese sembra preferire gli estetismi della camera
usando i campi incontaminati e i primi piani drammatici solo per
descrivere e raccontare i fatti più salienti, senza sospendersi tra
le sfumature del personaggio.
Da qui nascono i grandi raccordi
sonori e visivi che ci fanno spaziare nella testa di Cheryl, in
alcune sequenze sembra addirittura trascurata l’esperienza
straordinaria che sta compiendo per focalizzarsi sulla strada della
punizione (e non della bellezza) per arrivare a quella grande
voglia di perdono che la protagonista cerca intensamente. Nella
prova attoriale si conferma la bravura del premio Oscar Reese Witherspoon nel saper gestire in
completa autonomia la scena e i forti contrasti interiori della
protagonista; seppur la caratterizzazione migliore è riservata a
Laura Dern, che riesce ad essere pura ed
eterea come solo un ricordo legato ad una forte emozione può
evocare.
Wild è un
film classico, che si collega perfettamente nel genere dei film di
rinascita e di riscoperta per i valori umani. Buono nella prima
parte di caratterizzazione e formazione ma estremamente ridondante
nell’ultima, dando voce ad un’altra importantissima storia ma che
stilisticamente non riesce a contribuire al genere cercando solo il
dramma e “l’azione” per lo spettatore e non il riscatto del
protagonista.
Dopo il successo
di Dallas Buyers
Clubil regista
canadese Jean-Marc Vallée è pronto a
tornare al cinema con Wilduna
pellicola dalle venature drammatiche che condurrà la
protagonista Reese Witherspoon in un
viaggio attraverso le bellezze della natura selvaggia che il
panorama degli Stati Uniti può offrire.
In attesa della pellicola il cui
debutto cinematografico è programmato per il 5 dicembre nelle sale
americane, è stato da poco reso pubblico il primo trailer della
pellicola.
Basato sul best
seller Wildfirmato
da Cheryl Stranded, la pellicola racconterà
la storia di Strayed (Reese Witherspoon)
un’escursionista che, in seguito alla dolorosa perdita della madre
ed alla fine del proprio matrimonio, deciderà di lanciarsi in un
viaggio, privo di speranza, lungo il Pacific Crest
Trail, un itinerario lungo oltre 4.000 chilometri che si
rivelerà essere un vero e proprio percorso curativo.
Diffuso in esclusiva da Empire, ecco il nuovo poster di
Wild, film che vede protagonista
Reese Witherspoon. Il film è stato diretto da
Jean-Marc Vallée, il regista di Dallas
Buyers Club, che l’anno scorso regalò l’Oscar ai suoi
due protagonisti, Matthew McConaughey e
Jared Leto. Quest’anno con Wild sembra che ci
siano buonissime probabilità anche per la Witherspoon di gareggiare
trai favoriti nella stagione dei premi.
Ecco il poster:
Basato sul best
seller Wildfirmato
da Cheryl Stranded, la pellicola racconterà
la storia di Strayed (Reese Witherspoon)
un’escursionista che, in seguito alla dolorosa perdita della madre
ed alla fine del proprio matrimonio, deciderà di lanciarsi in un
viaggio, privo di speranza, lungo il Pacific Crest
Trail, un itinerario lungo oltre 4.000 chilometri che si
rivelerà essere un vero e proprio percorso curativo.
Nel corso della sua storia il
western è stato rielaborato in modi sempre nuovi e diversi. Uno
degli esperimenti più originali e memorabili è il film del 1999
Wild Wild West (qui la recensione), che contiene
tanto elementi di questo genere quanto altri relativi alla
fantascienza, all’azione e alla commedia. Un miscuglio
particolarmente esplosivo che ha dato vita ad un film apprezzato
nella sua stranezza, che nel corso degli anni ha guadagnato
maggiori consensi proprio per la sua natura di “scult“.
Questo è diretto dal regista Barry Sonnenfeld,
noto per i due film su La famiglia Addams e la trilogia di
Men In Black, esperto nel fondere generi diversi tra loro
per dar vita ad opere insolite e destinate ad un ampio
pubblico.
Quella di Wild Wild West
non è però una storia originale, bensì è ispirata alla serie
televisiva Selvaggio west, andata in onda dal 1965 al
1969. Già in essa si ritrovavano elementi fantascientifici, resi
ancor più evidenti e presenti nel film del 1999. Il progetto di dar
vita ad un adattamento cinematografico di questa risale ai primi
anni Novanta, e vi era legato l’attore Mel Gibson come
protagonista e Shane Black per la
sceneggiatura. A causa di loro altri impegni, il film passò a quel
punto nelle mani di Sonnenfeld, che stravolse quanto fino a quel
momento previsto. A causa del suo budget particolarmente elevato,
stimato intorno ai 170 milioni di dollari, il film faticò ad
affermarsi come un buon successo, arrivando ad un incasso di 222
milioni.
Al momento della sua uscita,
inoltre, Wild Wild West vantò un’accoglienza critica
particolarmente negativa. Il film ottenne infatti ben 9 nomination
ai Razzie Awards, vincendo 5 premi, tra cui peggior film. Pur
consapevoli dei limiti del film, ad oggi questo rimane una visione
divertente e a suo modo affascinante, perfetta per serate in cui si
è in cerca di svago. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
sue location. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Wild Wild West: la trama
del film
Ambientato al termine della guerra
di secessione, il film ha per protagonisti due agenti speciali del
vecchio West, i quali ricevono dal Presidente degli Stati Uniti
Ulysses S.Grant l’incarico di
catturare il pericolosissimo e sanguinario dottor Arliss
Loveless. Questi è un rancoroso reduce della guerra,
reazionario e sudista convinto, privo di gambe e ridotto su una
carrozzella a vapore, che sta costruendo una macchina gigante,
chiamata Tarantola, per distruggere la nazione che tanta sofferenza
gli ha arrecato. A tentare di sventare i suoi piani ci penseranno
l’agente speciale James West e l’agente speciale
Artemius Gordon, due caratteri a dir poco diversi
e inconciliabili che si ritrovano forzatamente a lavorare insieme
per evitare la catastrofe imminente architettata da Loveless.
Wild Wild West: il cast
del film
Ad interpretare il personaggio di
James West vi è l’attore Will Smith, in quegli
anni all’apice della popolarità. Per potergli affidare il ruolo,
questo è stato riscritto come afroamericano, apportando di
conseguenza una serie di altre modifiche all’intera storia.
Inizialmente entusiasta del film, l’attore nel corso degli anni ha
completamente cambiato la sua opinione a riguardo, considerandolo
ora il peggiore della sua carriera. Per recitare in questo, Smith
ha inoltre rifiutato il ruolo di Neo in Matrix, e ancora
oggi considera questa la decisione più sbagliata mai presa. Accanto
a lui, nei panni dell’agente Artemius Gordon, vi è il premio Oscar
Kevin Kline. Per il film, il suo personaggio ha
subito modifiche affinché manifestasse una certa rivalità con West,
elemento invece assente nella serie originale.
L’attrice messicana Salma Hayek è
invece presente nel ruolo di Rita Escobar, seducente e misteriosa
cantante che si unirà alla missione dei due protagonisti. Come
Smith, anche l’attrice è nota avere un’opinione negativa del film,
affermando di essersi sentita mal sfruttata per questo. Il celebre
Kenneth Branagh
è invece lo spietato dottor Loveless. Come West, anche tale
personaggio subì diversi cambiamenti, passando dall’essere un nano
ad un reduce di guerra privato delle gambe. L’attore ebbe non pochi
problemi a dar vita a tale menomazione, costretto a stare diverso
tempo in pose poco agevoli. Branagh decise inoltre di studiare in
modo approfondito la Guerra Civile degli Stati Uniti, al fine di
entrare in quella mentalità.
Wild Wild West: le
location, la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Per ricostruire l’ambientazione da
vecchio west, si decise si avvalersi tanto di set ricostruiti
quanto di luoghi più naturali. In particolare, le sequenze
ambientate all’interno dei treni si sono svolte negli studios della
Warner Bros. Le riprese esterne, invece, si sono svolte nello stato
Idaho e nella città di Santa Fe, in Nuovo Messico. Alcune scene si
sono svolte anche nel set di Cooke Movie Town, finito poi quasi
interamente distrutto a causa di un incendio scaturito in seguito a
dei fuochi d’artificio mal gestiti. A fare ancor più da contrasto
con questi luoghi vi è la colonna sonora del film. Questa, in
particolare si avvale di due brani poi divenuti buoni successi. Si
tratta di Bailamos, di genere pop latino, cantato da
Enrique Iglesias, e Wild Wild West, brano
rap eseguito dallo stesso Smith.
È possibile fruire di
Wild Wild West grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
Tv, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Netflix. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato 7 gennaio alle ore
23:10 sul canale TwentySeven.
Wild Wild West è
il film del 1999 diretto da Barry Sonnenfeld e con
protagonisti nel cast Will Smith, Kevin Kline e Salma
Hayek .
Anno: 1999
Regia: Barry
Sonnenfeld
Cast: Will Smith
(James West), Kevin Kline (Artemus Gordon/Presidente Ulysses
Grant), Kenneth Branagh (Dr. Arliss Loveless), Salma Hayek (Rita
Escobar), M. Emmet Walsh (Coleman), Musetta Vander (Munitia), Bai
Ling (Miss East), Frederique Van Der Wal (Amazonia), Sofia Eng
(Miss Lippenreider), Ted Levine (Generale Mcgrath)
Trama: Al termine
della guerra di secessione due agenti speciali del vecchio West
vengono incaricati dal Presidente degli Stati Uniti, Ulysses S.
Grant (Kevin Kline) di catturare il
pericolosissimo e sanguinario dottor Arliss Loveless
(Kenneth Branagh). Loveless è un rancoroso reduce
della guerra, reazionario e sudista convinto, privo di gambe e
ridotto su una carrozzella a vapore, che sta costruendo una
macchina gigante, chiamata Tarantola, per distruggere la nazione
che tanta sofferenza gli ha arrecato.
Ad occuparsi dell’affare Loveless
vengono chiamati in causa l’agente speciale James West
(Will Smith) e l’agente speciale Artemius Gordon
(di nuovo Kevin Kline), due caratteri a dir poco
diversi e inconciliabili che si ritrovano forzatamente a lavorare
insieme per evitare la catastrofe imminente architettata da
Loveless.
Analisi: Ispirato
alla serie televisiva Selvaggio West, Wild Wild
West è un film la cui gestazione è durata quasi un
decennio. Inizialmente l’adattamento cinematografico della serie
doveva essere affidato a Richard Donner con
Mel Gibson protagonista e Shane
Black alla sceneggiatura, sulla scia del grande successo
di Arma Letale. Sulla scia di un altro grande
successo, quello di Men in Black, il film è stato
commissionato a Barry Sonnefeld e costruito
intorno a Will Smith, modificando il protagonista
in un agente speciale afroamericano e arricchendo il corredo
western con stilemi tipici del genere fantascientifico.
Wild Wild West è
in realtà un’occasione sprecata: invece che rivisitare i miti del
western in chiave postmoderna, il film si abbandona ad un
gigionismo hi-tech divertito, ma mai veramente divertente,
ammiccante e privo di qualsiasi parvenza di originalità,
saccheggiando a piene mani da immaginari cinematografici a dir poco
eterogenei (passando dal cinema di Hong Kong allo sci-fi di
Men in Black o
Independence Day).
Nonostante il gran numero di
talenti coinvolti (un premio Oscar come Kevin
Kline, l’attore shakespeariano contemporaneo per
eccellenza Kenneth Branagh, il direttore della
fotografia Michael Ballhaus, il compositore Elmer
Bernstein), Wild Wild West si rivela un prodotto
studiato a tavolino, freddo, fagocitato dall’abbondanza di effetti
digitali e senza una vera e propria direzione che ne giustifichi la
sua ragione d’essere.
Will Smith rifiutò
di interpretare Neo in Matrix per
girare questo film, e in seguito dichiarò che fu la peggiore
decisione della sua carriera.
Wild Wild West ha
vinto ben cinque Razzie Awards, ovvero i premi
riservati ai peggiori film dell’anno. Wild Wild
West ha “trionfato” nelle categorie peggior film, peggior
regista, peggiore coppia (Kevin Kline e
Will Smith), peggiore sceneggiatura e peggiore
canzone originale (premio andato a Will Smith e
Stevie Wonder per il pezzo che dà il titolo al
film).
Aspettative e doveri
possono diventare macigni da portare per chi non riesce a trovare
il proprio posto nella società, o nel proprio nucleo familiare, a
patto di fare i conti con le frustrazioni quotidiane… o di fuggire.
Queste le premesse dell’avventura raccontata da Wild Men –
Fuga dalla civiltà di Thomas Daneskov, che
sarà nelle sale da giovedì 20 ottobre con ARTHOUSE, nuovo progetto
editoriale di I Wonder Pictures dedicato al cinema d’essai
in collaborazione con Valmyn.
Wild Men – In
fuga da se stessi
Al centro della scena,
Martin, uomo adulto in piena crisi di mezza età, per sfuggire alla
quale decide di darsi alla macchia. All’insaputa della famiglia va
a vivere sulle montagne e nei boschi norvegesi come un autentico
vichingo. La caccia e l’adattamento all’ambiente circostante,
dovrebbero essere la sua via di salvezza e la sua unica fonte di
sussistenza, come lo erano per i suoi antenati migliaia di anni fa,
ma le cose sembrano essere piuttosto diverse…
E non solo perché i suoi
piani di riconnessione con la natura vengono stravolti
dall’incontro casuale con un fuggitivo di nome Musa. Un incontro
che diventa per entrambi l’occasione per intraprendere un assurdo
viaggio tra i fiordi della Norvegia, con alle calcagna la
scombinata e disorganizzata polizia locale, due ‘spietati’
trafficanti di droga e la sua stessa moglie. E con l’utopica
speranza di trovare altrove le risposte che non possono che essere
dentro di sé.
Consigli utili per la
vita in prigione
Difficile vivere al di
fuori della società nella quale siamo cresciuti, ancora più
complicato far capire a chi ci è più vicino il bisogno di farlo,
finendo con lo stare alle regole di un gioco che non prevede per
noi la possibilità di uscirne vincitori. Una condizione, ormai,
umana, che non a caso spinge molti a scelte estreme, o a una lunga
psicoterapia. E che il regista danese – autodidatta – di Joe Tech e
del corto Puff, Puff Pass (nel quale era il padre
del protagonista a uscire di testa durante un campeggio fornendo al
figlio Rasmus a la scusa per eludere le routine familiari) declina
in maniera sarcastica e paradossale. Non surreale, che la realtà è
un compagno di viaggio costante dei nostri due anti-eroi.
In fuga da un ruolo e da
una mascolinità per una volta soffocante e non tossica, gli
stereotipi qui vengono superati nella ricerca di una umanità che
offre una via d’uscita sofferta, ma condivisibile. Nel sacrificio
che tutti compiono – ognuno a modo suo, chi più e chi meno – c’è la
speranza di trovare un modo di accettare le insicurezze e convivere
con le proprie emozioni, magari al di fuori di un contesto
consumistico e capitalista. E tanto nella ricerca iniziale quanto
nella soluzione finale, un tono poetico e intimo che nulla toglie
al divertimento di questo anomalo buddy movie scandinavo ricco di dialoghi surreali e
situazioni ridicole.
National Geographic
Documentary Films e Picturehouse hanno annunciato che
Wild Life: una storia d’amore, l’ultimo
documentario dei registi vincitori dell’Academy Award Chai
Vasarhelyi e Jimmy Chin (Free Solo – Sfida Estrema),
debutterà il 26 maggio su Disney+. Il film è stato
proiettato a sorpresa al Telluride Film Festival del 2022 e durante
il SXSW Film Festival del 2023.
Wild Life: una storia
d’amore verrà presentato in anteprima per l’Italia in
Concorso Internazionale sabato 29 aprile, nella giornata di
apertura del 71esimo Trento Film Festival, che si
svolgerà da venerdì 28 aprile fino a domenica 7 maggio.
Wild Life: una storia d’amore di National
Geographic Documentary Films e del distributore statunitense
Picturehouse vede protagonista Kristine Tompkins, ex CEO di
Patagonia e presidente e co-fondatrice di Tompkins Conservation, in
un’epica storia d’amore che attraversa i decenni, selvaggia come i
paesaggi che si è impegnata a proteggere per tutta la vita.
Dopo essersi innamorati, Kris e
l’imprenditore Doug Tompkins si sono lasciati alle spalle il mondo
dei brand di grande successo di cui sono stati pionieri –
Patagonia, The North Face ed Esprit – e si sono concentrati su un
progetto visionario: creare parchi nazionali in Cile e Argentina.
Wild Life: una storia d’amore racconta il
loro viaggio per realizzare la più grande donazione di terreni
privati della storia.
Il film abbraccia decenni di lavoro imprenditoriale e di
salvaguardia ambientale e offre uno sguardo unico sugli
alti e bassi sia professionali che personali della vita di
Kristine. Girato nella natura selvaggia del Cile, il film è ricco
di momenti toccanti e di splendide riprese cinematografiche,
insieme a filmati d’archivio. Il documentario racconta anche lo
stretto rapporto di Kris e Doug con Yvon Chouinard, il fondatore di
Patagonia, e il periodo in cui Kris ha lavorato agli inizi della
sua azienda di attrezzature per l’arrampicata, Chouinard Equipment,
che si è rapidamente evoluta ed è diventata il marchio che oggi
tutti conoscono come Patagonia.
La Lionsgate ha rilasciato una prima foto
dell’action-thriller Wild Card,
con Jason Statham.
Sinossi: Nick Wild (Jason Statham)
è una guardia del corpo di Las Vegas con abilità professionali
letali e un problema personale di gioco d’azzardo. Quando un amico
viene pestato da un delinquente sadico, Nick reagisce, solo per
scoprire che il delinquente è il figlio di un potente boss mafioso.
Improvvisamente Nick è immerso nella malavita, inseguito da sicari
e ricercato dalla mafia. Dopo aver alzato la posta in gioco,
Nick ha un ultima chance per cambiare la sua fortuna…
e questa volta, è tutto o niente.
Scritto dal due volte premio Oscar
William Goldman (Butch
Cassidy, 1969; Tutti gli uomini del
presidente, 1976) e diretto da Simon
West, Wild Card è interpretato
anche da Michael Angarano, Milo Ventimiglia, Dominik García-Lorido,
Anne Heche, Sofia Vergara, Max Casella, Jason Alexander, Francois
Vincentelli, Davenia McFadden, Chris Browning, Matthew Willig,
Greice Santo, con Hope Davis e Stanley Tucci.
Sinossi: Nick Wild (Jason Statham) è
una guardia del corpo di Las Vegas con abilità professionali letali
e un problema personale di gioco d’azzardo. Quando un amico viene
pestato da un delinquente sadico, Nick reagisce, solo per scoprire
che il delinquente è il figlio di un potente boss mafioso.
Improvvisamente Nick è immerso nella malavita, inseguito da sicari
e ricercato dalla mafia. Dopo aver alzato la posta in gioco,
Nick ha un ultima chance per cambiare la sua fortuna…
e questa volta, è tutto o niente.
Scritto dal due volte premio Oscar
William Goldman (Butch
Cassidy, 1969; Tutti gli uomini del
presidente, 1976) e diretto da Simon
West, Wild Card è interpretato
anche da Michael Angarano, Milo Ventimiglia, Dominik García-Lorido,
Anne Heche, Sofia Vergara, Max Casella, Jason Alexander, Francois
Vincentelli, Davenia McFadden, Chris Browning, Matthew Willig,
Greice Santo, con Hope Davis e Stanley Tucci.
A metà strada tra Ken
Loach e una commedia famigliare dai toni grotteschi,
Wild Bill di Dexter Fletcher ha
chiuso la sezione “Occhio sul mondo” del Festival Internazionale
del film di Roma con una vera e propria standing ovation.
In Wild Bill in
libertà vigilata, dopo otto anni di carcere, Bill Hayward torna a
casa, in un difficile quartiere dell’East End di Londra dove
violenza, droga e bullismo sono all’ordine del giorno, e qui
ritrova i due figli, Dean di quindici anni, e Jimmy di undici,
abbandonati dalla madre e determinati a cavarsela da soli. Bill,
restio a ricoprire il ruolo di padre, vorrebbe trasferirsi da solo
in Scozia ma si ritrova costretto ad occuparsi dei suoi due ragazzi
per non farli finire nell’inferno dei servizi sociali. Impaurito ed
immaturo tanto quanto i suoi figli, il selvaggio Bill affronta un
difficile percorso di redenzione e crescita.
Wild Bill, il film
La protagonista di Wild Bill è la città, o
meglio i sobborghi di una metropoli dove solitudine ed
emarginazione si mescolano creando architetture fredde e
inospitali. East London, in questo caso, con i suoi quartieri
degradati, il cemento armato, visto come cappa dalla quale non può
decollare alcun tipo di aspirazione, riduce tutto in un grumo di
malessere e smog. Ma il regista Dexter Fletcher non è Loach, e non
che questo sia per forza un male. Anzi il suo punto di vista, per
niente scontato o banale, getta una nuova luce sul cinema
inglese.
La storia prende il via quando Bill
Hayward (Charlie Creed-Miles) viene rilasciato di
prigione con la condizionale. Alle spalle, un passato di
delinquenza che gli ha regalato il nome di “Wild Bill”. Tornando
ritrova i suoi due figli di quindici e undici anni Dean e Jimmy
(Will Poulter e Sammy Williams), abbandonati dalla
madre che è scappata in Spagna con la sua nuova fiamma. Deciso
all’inizio a rimanere solo finché i servizi sociali si saranno
convinti a non dare in affidamento i ragazzi, Bill pian piano
ritrova l’orgoglio perduto e impara, a tentoni e con molte gaffe, a
fare il padre. E i figli che prima lo odiavano o lo trattavano con
indifferenza cominciano ad apprezzare l’idea di avere di nuovo in
casa una figura di riferimento che si prenda cura di loro. Ma i
vecchi compari di Bill (tra cui
Andy Serkis) vorrebbero che lasciasse la città, e il
piccolo Jimmy rischia di venir risucchiato dal mondo che il suo
vecchio desidera lasciarsi alle spalle.
Da questo connubio tra cinema
sociale di ambiente working class, tipicamente britannico, e una
storia tutta famigliare commovente e toccante nasce un film molto
godibile che non sprofonda mai nel dramma tout court, ma lascia
aperto non solo uno spiraglio di ottimismo ma che non rinuncia
neanche ad uno sguardo ironico sulla vita. Ricominciare è
possibile, e non a caso Dean lavora in un cantiere per la
costruzione di un velodromo. Particolarmente eccezionali
Creed-Miles e Poulter che riescono a rendere perfettamente il
risveglio morale e umano di Bill soprattutto attraverso i loro
occhi, prima spenti e disillusi poi teneri ed emozionati. Una
distribuzione italiana non dovrebbe farsi attendere.
La coscienza è un lusso quando si
tratta di sopravvivere e chi giudica può permettersi di farlo solo
a posteriori: a dichiararlo con rassegnazione è Wil, il
protagonista dell’omonimo film di Tim Mielants disponibile sulla piattaforma
Netflix dal 1
febbraio. Il film, adattamento cinematografico del pluripremiato
romanzo di Jeroen Olyslaegers (scrittore e autore di testi
teatrali che ha firmato la sceneggiatura con lo stesso regista e
con Carl Joos), è un drammatico racconto di (de)formazione
individuale e una collettiva discesa agli inferi.
Wil: scegliere da che parte stare
quando ogni punto di riferimento è perduto
Wil, interpretato dall’attore belga
Stef Aerts, si muove per tutta la durata del film sulla
labile linea di confine tra che cosa può ancora dirsi una vita
umanamente degna di essere vissuta e quella forma di esistenza che,
privata della speranza, dell’empatia, della sicurezza di poter
agire secondo valori stabiliti in autonomia, non rimane che un mero
sopravvivere agli eventi. E gli eventi, nel Belgio del 1942
occupato dai nazisti, investono gli uomini senza possibilità di
controllo, neanche quando indossano una divisa che dovrebbe
garantire il rispetto della demarcazione tra il Bene e il Male.
Wil e il compagno Lode, interpretato
da Matteo Simoni – l’attore belga di origini italiane già
visto nella serie TV The Rookie – sono reclute della
polizia di Anversa, assegnate alla divisione incaricata della
mediazione nei rapporti tra i tedeschi e la popolazione locale,
incaricata, cioè, di supportare l’invasore nelle azioni di
rallestramento e di persecuzione degli ebrei. L’illusione di poter
restare estranei ai fatti che li circondano non durerà il tempo di
una notte: alla fine del primo turno di pattuglia non ci saranno
più isole di sicurezza, né per i giovani militari, né tantomeno per
lo spettatore.
‘Scegliere da che parte
stare’ è il mantra che Wil si sente ripetere in continuazione
mentre ogni cosa attorno a lui vortica furiosamente e il suo unico
desiderio sembra essere arrestarsi, quale che sia la riva a cui è
approdato. La storia, ammonisce il protagonista, non è un insieme
di nomi e date mandati a memoria e gli uomini e le donne che hanno
provato a fare la differenza con la loro resistenza e che sono
scomparsi nei luoghi di tortura accuratamente rappresentati nel
film non sempre trovano spazio nei libri scolastici. Qualcuno si è
chiesto se poteva fare la differenza, qualcun altro ha chiuso gli
occhi come chi non riesce a far altro che abbandonarsi al sonno in
mezzo all’infuriare di una tormenta.
Una fotografia gotica segue la
storia nel suo inabissarsi verso l’orrore
Sotto una pioggia senza ritorno i
protagonisti di Wil sembrano entrare in una dimensione
parallela che sarebbe confortante poter definire distopica, quando
invece sappiamo che dal punto di vista storico è tutto vero. La
fotografia gotica di Robrecht Heyvaert costruisce
una cappa opprimente intorno alla narrazione e diventa sempre più
cupa nel suo seguire l’inabissarsi della vicenda fino ad un orrore
indicibile, mostrato con una dovizia di dettagli che non può essere
definita un’esagerazione stilistica. Le scelte di regia si muovono
infatti lungo un duplice filone: la visione ravvicinata delle
atrocità naziste che colpiscono il corpo con tecniche da tortura
medievale battono alla porta della mente del protagonista, si
chiamano all’assalto, ne sfondano la percezione finché, di lui, non
rimane che una parvenza dell’essere umano che aveva creduto di
essere.
In un orizzonte tanto compromesso,
solo l’amore riesce a mantenere la sua forza in un contesto saturo
di paura e a riscattare, anche solo a tratti, l’incedere curvo del
protagonista attraverso le strade di una città che non riconosce
più. La stretta relazione che si instaura tra Wil, Lode e la
sorella di quest’ultimo, Yvette, interpretata da Annelore
Crollet, ricorda a tratti la connessione profonda tra i giovani
di The Dreamers di Bernardo Bertolucci,
solo che qui non ci sono né il tempo né lo spazio per sognare e
nessuna relazione può dirsi davvero al sicuro dalle insidie della
follia nazista.
Sono stati diffusi online da
Impawards quattro character poster della nuova pellicola di
Bill Condon dal titolo Wikileaks
Quinto potere (The Fifth Estate). I poster,
giocando sul contrasto tra “eroe” e “traditore”, raffigurano i
protagonisti del film Benedict Cumberbatch e
Daniel Daniel Bruhl.
Il film, che vede nel cast fra gli altri
anche Laura
Linney (The Big C), Carice van
Houten (Game of Thrones), Dan
Stevens(Downton Abbey)
e Alicia Vikander (A Royal Affair, Anna
Karenina), racconterà la storia della nascita di Wikileaks e
del controverso rapporto fra i suoi fondatori, Julian Assange
(Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg (Bruhl).
Wikileaks Quinto
potere uscirà nelle sale italiane il 17
ottobre 2013.
Ecco il trailer dell’originale dark
comedy Wiener-Dog, scritta
da Todd Solondz (Happiness, Fuga
dalla Scuola Media). Il film uscirà in USA il 24
giugno. Potete vedere di seguito il video diffuso in rete da
Amazon Studios e IFC Films.
Wiener-Dog
ha esordito al Sundance Film Festival.
Il film segue le vicende di un
singolo cane e delle diverse persone con cui entra in contatto
durante la sua breve vita. Dopo aver dato alcune lezioni di vita ad
un giovane ragazzo, il miglior amico dell’uomo viene preso in
custodia da una compassionevole veterinaria di nome Dawn Wiener.
In seguito ad un
ricongiungimento col passato il cane della ragazza passa nelle mani
di un professore e poi in quelle di una donna anziana e della sua
giovane nipote.
A interpretare questi personaggi che
interagiscono con il cagnolino protagonista ci sono tanti volti
noti e amati del cinema e della tv: Ellen Burstyn
(Interstellar), Kieran
Culkin (Scott Pilgrim vs. the
World), Julie Delpy, Danny DeVito, Greta
Gerwig (Mistress America),
Tracy Letts (La Grande
Scommessa) e Zosia Mamet
(Girls).
La 20th Century Fox ha diffuso il
primo trailer ufficiale di Widows, il nuovo film di Steve
McQueen che torna alla regia cinque anni dopo 12
anni schiavo traducendo sul grande schermo la
sceneggiatura di Gyllian Flinn (Gone
Girl, Dark Places), a sua volta ispirata alla serie
televisiva Le vedove.
Nel cast della pellicola, la cui
uscita è fissata al 16 novembre 2018, Viola Davis,
Michelle Rodriguez, Elizabeth
Debicki, Colin Farrell e Liam
Neeson.
Il film racconterà
la storia di quattro donne che, dopo la morte dei rispettivi
mariti coinvolti nella stessa rapina, decideranno di regolare
i conti con i loro assassini.
Con appena quattro lungometraggi in
tredici anni, il regista inglese Steve McQueen si
è affermato come uno dei più interessanti cineasti del panorama
internazionale. I suoi primi tre film Hunger,Shame e 12 anni schiavo si
concentrano sul raccontare le ferite del corpo, dell’anima e la
ricerca di libertà, per la quale è molto spesso necessario opporsi
ai soprusi della legge. Con il suo quarto film, un heist
movie puro, McQueen sembra solo apparentemente allontanarsi da
queste tematiche, raccontandole invece sotto un punto di vista
nuovo. Intitolato Widows – Eredità
criminale e uscito nel 2018, anche questo si è
affermato come un altro gioiello del regista premio Oscar.
Scritto dallo stesso McQueen insieme
a Gillian Flynn, scrittrice nota per aver
sceneggiato anche Gone Girl – L’amore bugiardo, il film è
basato sull’omonima serie televisiva degli anni Ottanta, in Italia
conosciuta come Le vedove. Nel proporre una propria
versione di quella storia, McQueen vi inserisce però anche numerose
tematiche sociali come la condizione femminile, la corruzione
politica e il valore della diversità. Questo suo nuovo film,
coerentemente con i precedenti realizzati, si rivela dunque essere
un’opera fortemente politica, capace tanto di intrattenere con i
canoni del genere quanto di spingere a riflessioni particolarmente
profonde.
Widows – Eredità criminale
(qui la recensione) conferma
dunque il talento di McQueen, il quale trova ancora una volta lo
stile giusto per raccontare una storia tematicamente complessa in
un modo particolarmente godibile per gli occhi. Per gli amanti del
suo cinema e non, si tratta di un film imperdibile. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Widows – Eredità
criminale
Protagonista del film è
Veronica Rawlins, felicemente sposata con
Harry. La sua tranquillità, tuttavia, viene
tragicamente spezzata quando il marito rimane ucciso durante un
tentativo di rapina nei confronti del gangster Jamal
Manning. Quest’ultimo si è da poco candidato per il
distretto di Chicago contro Jack Mulligan, figlio
del politico corrotto Tom, e non è intenzionato a
lasciarsi mettere i bastoni tra le ruote. Poiché, oltre alla morte
della banda composta da Harry e i suoi uomini, i soldi di Jamal
finiscono bruciati in un incendio, egli decide di chiedere un
risarcimento proprio a Veronica.
Non potendosi permettere di perdere
più di quanto abbia già perso con la morte del marito, Veronica
decide di mettere a segno un nuovo colpo, uno che Harry stava
preparando e di cui aveva lasciato solo alcuni appunti. Per farlo,
deciderà di coinvolgere anche Alice e
Linda, anche loro rimaste vedove per lo stesso
motivo di Veronica. A loro si unisce poi anche Belle
O’Reilly e insieme iniziano ad organizzare il furto.
Mettendo da parte le differenze e le tensioni tra di loro, le
quattro si troveranno a dover dar prova della loro forza e
indipendenza, sconfiggendo quel mondo maschile che sembra volerle
tagliare fuori.
Widows – Eredità
criminale: il cast del film
Ad interpretare Veronica Rawlins vi
è la premio Oscar Viola Davis,
qui in uno dei suoi ruoli da protagonista più memorabili. Al
momento di prepararsi per il ruolo, l’attrice ha ricordato con
grande sollievo il momento in cui McQueen le comunicò che avrebbe
recitato senza utilizzare parrucche o simili, potendo dunque
sfoggiare finalmente i suoi veri capelli. Accanto a lei, nel ruolo
di Linda vi è invece l’attrice Michelle
Rodriguez. Inizialmente, tuttavia, la Rodriguez non
era interessata alla parte, credendo che Widows sarebbe
stato un classo film di vendetta. Dopo aver incontrato McQueen,
però, cambiò idea e assunse il ruolo. Per prepararsi al ruolo,
l’attrice è stata seguita da un insegnante di recitazione, che l’ha
aiutata a gestire le scene più emotivamente forti. Cynthia
Erivo, attrice e cantante candidata all’Oscar è è Belle
O’Reilly.
Ad interpretare il personaggio di
Alice vi è invece Elizabeth
Debicki, la quale fu fortemente voluta da McQueen dopo
che questi la vide recitare a teatro. Poiché l’attrice è alta un
metro e novanta, in molte scene la si vede seduta o inquadrata in
modo tale da non risultare troppo più alta delle colleghe. Nel film
recitano poi Liam Neeson nei
panni di Harry Rawlins, mentre Manuel Garcia-Rulfo
è Carlos, marito di Linda. Jon Bernthal è
Florek Gunner, marito di Alice, mentre Jacki
Weaver è la madre di lei, Agnieska. Nel ruolo di Jamal
Manning si ritrova Brian Tyree Henry, mentre
Daniel Kaluuya
è suo fratello Jatemme. In ulimo, Colin Farrel e
Robert Duvall recitano nei panni di Jack e Tom
Mulligan, entrambi politici di Chicago.
Widows – Eredità
criminale: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Widows – Eredità
criminale è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play e Rai Play. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 10febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 2.
Steve McQueen deve
aver preso molto sul serio il detto che dice “il cinema imita la
vita” quando ha messo mano alla serie tv anni ’80 Le
Vedove per realizzare il suo nuovo film: Widows –
Eredità Criminale. Adattata per il cinema insieme a
Gillian
Flynn, la stessa de L’Amore
Bugiardo (e relativo film di David
Fincher), il film di McQueen, che arriva a cinque anni da
12 Anni
Schiavo, è un riassunto delle più grandi questioni
sociali che gli Stati Uniti, e il mondo in generale, stanno
affrontando negli ultimi anni.
La trama di Widows – Eredità Criminale
Temi caldi come la condizione
femminile, la corruzione politica, il valore della diversità etnica
trovano tutti spazio nella storia che vede un cast corale di alto
profilo che porta al centro un diamante nero: Viola Davis. La
storia è quella di quattro donne che, rimaste vedove, dovranno
trovare il modo di sopravvivere senza i loro compagni e mariti.
Donne diverse, per estrazione sociale e carattere, che trovano uno
scopo comune nella ricerca di un’indipendenza che non hanno mai
avuto.
Londinese di
nascita, già con 12 Anni SchiavoSteve
McQueen si è spostato negli Stati Uniti. Adottando uno
stile più “commerciale”, McQueen allarga il suo sguardo e il suo
pubblico, senza rinunciare alla personalità registica, e
rivelandosi attento anche a dinamiche pubbliche non strettamente
legate a ciò che ha sempre raccontato, e riuscendo con lucidità a
inserire riflessioni e ossessioni che appartengono al suo
linguaggio.
Widows – Eredità
Criminale si muove in una terra di mezzo che abbraccia
l’heist movie, il thriller, il dramma, rivelandosi anche
riflessione sociale sul riscatto e la forza delle donne che, messe
alle corde, trovano dal nulla la forza di sopravvivere e di porre
rimedio, qui in modo fortunoso, agli errori commessi dai mariti,
irrimediabilmente egoisti e miopi. Il maschio non ne esce certo
bene, e questo forse è un limite per il film che si schiera troppo
nettamente nella “lotta trai sessi”.
Un lucido sguardo alla contemporaneità
Questo non impedisce al
film di essere un quadro lucido e spesso cinico della
contemporaneità, un approccio che eleva il film dalla sua oggettiva
appartenenza ai generi e lo rende un saggio di quello che succede
oggi negli Stati Uniti e un po’ in tutto il mondo. Non si rinuncia,
ovviamente, alla riflessione anche politica e in questo
Gillian Flynn dimostra la sua bravura
nell’intagliare con pochi dialoghi dinamiche di potere legate a un
maschilismo cieco, principale nemico del dialogo.
A questo unidirezionale patriarcato
che agisce a tutti i livelli della società, alla luce del sole
delle elezioni e all’ombra dei colpi da milioni di dollari, le
protagoniste si ergono come eroine tragiche, guidate dalla Veronica
di Viola Davis che giganteggia, senza però mettere
in ombra le bravissime
Elizabeth Debicki, Michelle Rodriguez e l’esordiente
Cynthia Erivo.
Per mettere in scena quest’apparato
tematico stratificato, McQueen si serve di una storia al quarzo,
che intreccia piani narrativi, trame individuali e svolte non
troppo sorprendenti ma comunque efficaci, che fanno di
Widows – Eredità Criminale, non solo un buon
saggio sulla società contemporanea, ma anche un ottimo e solido
film.
In occasione dell’uscita di Widows – Eredità Criminale, la 20Th Century
Fox ha organizzato una lezione di KravMaga. Di
seguito il video della nostra esperienza:
Widows – Eredità Criminale è il nuovo film di
Steve McQueen, che torna alla regia cinque anni
dopo 12 anni schiavo traducendo sul grande schermo
la sceneggiatura di Gyllian Flinn (Gone
Girl, Dark Places), a sua volta ispirata alla serie
televisiva Le vedove.
Nel cast della pellicola, la cui
uscita è fissata al 16 novembre 2018, Viola Davis,
Michelle Rodriguez, Elizabeth
Debicki, Colin Farrell e Liam
Neeson.
Il film racconterà
la storia di quattro donne che, dopo la morte dei rispettivi
mariti coinvolti nella stessa rapina, decideranno di regolare
i conti con i loro assassini.
Il 14 Novembre 20th Century Fox
Italia in collaborazione con Fondazione Prada ha presentato in
anteprima nazionale Widows – Eredità Criminale, il nuovo
folgorante thriller del Premio Oscar Steve McQueen
in uscita al cinema dal 15 novembre. Una serata
speciale ad inviti per 200 selezionati ospiti, accolti alle ore
19:30 con un cocktail al Bar Luce seguito dalla proiezione del film
al Cinema della Fondazione Prada che nel 2005 ha presentato la
prima personale in Italia del regista e artista inglese.
Tra i partecipanti all’esclusivo
evento, oltre alla speaker radiofonica di Radio DeeJay La
Pina e alla “Iena” Nina Palmieri, il
regista Premio Oscar® Gabriele Salvatores, gli
artisti Lupo Borgonovo e Gió Marconi e la
blogger Tamu McPherson. Gli ospiti hanno potuto
visitare privatamente anche la mostra “Sanguine. Luc Tuymans on
Baroque”, attualmente in corso negli spazi della
fondazione.
Di seguito, le immagini della
serata:
Il thriller diretto dal Premio Oscar Steve
McQueen (12 Anni Schiavo, Shame) e scritto da
Gillian Flynn (Sharp Objects, L’Amore Bugiardo
– Gone girl) racconta la storia di quattro donne che si
cimentano in un’impresa di cui nessuno le riteneva in grado. Il
Premio Oscar® Viola Davis (The Help, Le Regole Del Delitto
Perfetto) guida un gruppo eccezionale di donne formato da
Michelle Rodriguez (Sin City, Avatar), Cynthia Erivo
(7 Sconosciuti A El Royale) ed Elizabeth Debicki (Il
Grande Gatsby, Guardiani della Galassia Vol.2).
Film d’apertura del London Film Festival,
Widows – Eredità Criminale è stato acclamato dalla critica
internazionale per aver saputo combinare in maniera magistrale
suspense, azione e tematiche sociali.
SINOSSI
Ambientato nella Chicago dei nostri giorni, in un periodo di
agitazione e tumulti, quattro donne, senza nulla in comune tranne
il debito lasciato dalle attività criminali dei mariti, uccisi
durante un colpo andato male, decidono di unirsi e prendere in mano
le redini dei loro destini.
Bianco e nero. Vita e lutto. Due
colori che simboleggiano lo stato d’animo di Barbe-Nicole
Ponsardin Clicquot, la vedova Clicquot, vissuta tra il
1777 e il 1866. Widow Clicquot di
Thomas Napper racconta la storia
vera della “Grande Dame della Champagne”, che sposando
François Clicquot divenne poi ereditiera dei vuoi
vitigni e della sua attività, dopo la sua morte, in un momento
storico in cui alle donne era severamente vietato dalla legge
gestire attività di così alto profitto. Haley Bennett e Tom Sturridge guidano il cast del film di
Thomas Napper che sarà proiettato alla Festa del
Cinema di Roma dopo aver ricevuto l’anteprima al Tiff
2023 dove ha riscosso un discreto successo.
Widow Clicquot, la
trama
Determinata a portare avanti le
teorie del marito sulla chimica del suolo, sulla configurazione
delle viti e sulle tecniche rivoluzionarie di imbottigliamento,
Barbe-Nicole scommette sulla prossima vendemmia e
sul proprio blend di spumanti. Sfidando la capricciosità delle
stagioni, l’aggressivo concorrente Monsieur Moët e
il codice napoleonico del 1804 che vieta alle donne di gestire le
aziende, l’elegante e luminosa vedova si gioca il tutto per tutto.
Una donna imprenditrice che diventa il punto di riferimento di un
marito visionario, incompreso e volubile. Thomas
Napper – con il contributo di Joe Wright – realizza un film dove gli
altopiani francesi si mescolano alla brughiera inglese, mani e dita
che si toccano e intrecciano, in questa storia d’amore tormentata
ma romantica. La prima sequenza iniziale di Widow
Clicquot, infatti, ricorda molto Orgoglio e Pregiudizio del 2005 – film per altro
diretto da Wright.
Dopo la morte prematura del coniuge
Barbe-Nicole è ancora innamorata e affascinata
dagli esperimenti d’avanguardia di François.
Chiamata Veuve (la parola francese per indicare la
vedova) all’età di 27 anni, è determinata a proteggere l’eredità
della sua famiglia e a sfidare con coraggio gli uomini – e lo Stato
– intenzionati a privarla dei suoi vigneti. Più volte nel corso di
Widow Clicquot viene sottovalutata, messa in discussione e
additata come la rovina dell’azienda e del buon nome della famiglia
del marito. Ancora una volta, come molte volte è successo nelle
filmografie di questo ultimo anno (da Women Talking – Il diritto di scegliere a Tàr), il cinema viene utilizzato come specchio della
contemporaneità portando storie di donne intraprendenti e audaci
che devono combattere in un ambiente prettamente maschile.
Il segreto della perfetta
felicità
Mentre la storia di
Barbe-Nicole come imprenditrice di vino e
champagne cresce, parallelamente tramite dei flashback assistiamo
all’inizio del declino della storia d’amore tra lei e il marito. Il
giovane François Clicquot è un visionario
tormentato e come tale è sopraffatto dalle sue stesse idee. Dalla
continua ricerca della perfezione, la telecamera che si sofferma su
ogni singolo chicco di uva e una storia d’amore che viene
raccontata come un diario a cuore aperto tra due anime affini che
incontrano in un balletto di parole. La continua ricerca della
perfezione nel lavoro come anche nella vita cercando di manipolare
tutto dalla racconta all’imbottigliamento. Alla fine di Widow
Clicquot per quanto il personaggio di Tom Sturridge cerchi di appoggiarsi alla
moglie si ritrova solo a combattere contro i suoi stessi demoni dai
quali alla fine viene vinto.
Barbe-Nicole, invece, si dimostra
non solo meno volubile del marito ma anche in grado di gestire il
peso di tutta una azienda e di intere famiglie che lavorano per
lei. Rimasta vedova a ventisette anni, la sua unica colpa è non
essere un uomo, non far parte di quella cerchia di ricchi
viticoltori che si avvicinano a lei per esortarla a vendere un
pezzo delle sue proprietà. Il pugno duro con chiunque osi
avvicinarsi alle sue terre e alle sue creazioni faranno di Barbe
una delle prime imprenditrici del settore dell’enologia le cui
creazioni saranno copiate e prese come riferimento dai posteri.
Sei sempre stata tu
La narrazione di Widow
Clicquot oscilla tra presente e passato e mette anche al
centro la figura di Barbe come giovane donna.
Prima in bianco mentre vive l’amore giovanile con cui condivide
sogni e speranze. Poi in nero, la morte dell’amore della sua vita,
partner sul lavoro. Un lavoro che impara ad amare grazie allo
sguardo visionario del marito che la rende partecipe di ogni nuova
miscela innovativa. Lui stesso è consapevole dell’importanza della
moglie nella sua vita, tanto da affidarle dopo la sua morte tutta
l’azienda. Una donna resiliente che anche alla fine, durante il
processo alla quale è sottoposta davanti agli occhi di una giuria
composta da uomini giudicanti, non si lascia sopraffare rimarcando
il punto sulla sua indipendenza e sulla mutevolezza degli esseri
umani, fortunatamente, mai uguali a sé stessi.
“Sono felice di essere una donna
anche se questo significa perdere i diritti degli uomini”
Widow Clicquot, il nuovo film di Thomas Napper, ci porta a Champagne dove
Barbe-Nicole Clicquot, rimasta vedova deve affrontare un mondo
governato da soli uomini, ereditando l’azienda di famiglia del
marito. Purtroppo, in un periodo storico dove anche le leggi sono a
suo sfavore, Barbe-Nicole (interpretata da Haley Bennett, che è anche produttrice del
film) dimostrerà grande determinazione e spirito di innovazione che
la faranno contraddistinguere ancora oggi per le sue importanti
scoperte. La protagonista ha raccontato il suo personaggio
definendolo un incontro, “come se ci si innamorasse” paragonando
questa esperienza ai suoi precedenti ruoli e sentendosi arricchita
di qualcosa di più di una semplice interpretazione.
“Il ruolo di Barbe è un ruolo
particolare perché non si parla solo di femminismo ma anche di
lutto. Ci sono pochi ruoli che cercano di raccontare questo tipo di
esperienza femminile e pochi uomini che hanno il coraggio e si
prendono le responsabilità di raccontarla. Nel personaggio c’è
tutta me stessa, ma è quello che cerco di fare con tutti i miei
personaggi. Io amo recitare ma amo ancora di più preparare e in un
certo senso innamorarmi dei ruoli che vado a fare perché quando
prepari un personaggi instauri una relazione con esso”, ha
detto Haley Bennett per poi continuare: “Ho conosciuto
la storia della vedova Clicquot mentre stavo girando un altro film.
Ero in Sicilia per le riprese di Cyrano e una mia amica, che lavora
come sommelier, mi ha dato un libro che raccontava la storia dei
Clicquot e di Barbe-Nicole. L’ho letto e sono rimasta incantata
dalla storia di questa donna che, rimasta vedova, ha preso in mano
l’azienda del marito e l’ha resa la più grande”.
Thomas Napper: “Ci sono diversi riferimenti artistici”
Quali sono i riferimenti a
cui ti sei ispirato per il film?
Thomas Napper: “Vengo da una
famiglia di pittori. La mia casa ha sempre profumato di questo
particolare aroma di pittura ad olio. Un dipinto che invece mi ha è
stato d’ispirazione è la Danza della vita di Edvard Munch. Al
centro una giovane coppia danza. Sembrano essersi fusi insieme. Il
vestito rosso della donna si avvolge intorno alla gamba dell’uomo.
Ai lati della coppia c’è una donna. Da sinistra viene verso di noi
una giovane donna vestita di bianco, luminosa e felice. A destra si
trova una donna vestita di nero, rigida e seria. Che sono le due
anime che descrivono Barbe-Nicole all’interno del film. Mi piaceva
che il film fosse “massimalista”, al contrario nella mia famiglia
sono minimalisti.”
“Mi piace che ci siano libri e
oggetti vari ma quello che abbiamo che abbiamo cercato di fare
durante le riprese del film è effettivamente togliere tutti gli
oggetti che non fossero necessari. Un’altra cosa che abbiamo voluto
portare nel film è proprio il cambiamento nella vita di
Barbe-Nicole. Inizia tutto in questa casa borghese e andando avanti
tutto assume un’estetica ben precisa, sempre più asciutta. Mi sono
accorto che più toglievo, più il personaggio risaltava. Anche il
fatto che il film si riduca a una sola ambientazione, dice molto
sul personaggio, perché volevo che tutti fossero vicini alla casa e
all’azienda, che si percepisse il legame con il
territorio”.
Tom Sturridge interpreta Francois in Widow Clicquot, un
personaggio vittima della perfezione
Dopo la prima stagione di
Sandman torni a
interpretare un personaggio complicato. Da Morfeo, il dio dei
sogni, a Francois che invece ha un sogno e cerca la perfezione.
Quali credi che siano le connessioni tra questi due
personaggi.
Tom Sturridge: “Sono entrambi connessi ai
sogni. Francois è un sognatore e ha una forte connessione con la
sua fantasia che lo disconnette dal reale che è quello che lo rende
un personaggio meraviglioso ma che, come vediamo, alle volte può
essere frustante. Diciamo che entrambi sono i custodi dei loro
sogni.”
Il film Wicked,
l’adattamento tanto atteso prodotto da Universal del musical di
successo di Broadway, ha trovato un grosso ostacolo sulla sua
strada. Il regista Stephen Daldry ha lasciato il
film a causa di conflitti di programmazione. Wicked è in
sviluppo da oltre un decennio ed è stato recentemente tolto dal
programma delle uscite della Universal a causa della pandemia. I
membri del cast non sono stati annunciati.
La Universal aveva inizialmente
previsto che il film uscisse durante le vacanze nel 2019, ma alla
fine ha distribuito l’adattamento di Cats di Tom Hooper in quella
data e ha spostato Wicked a dicembre 2021. Dopo che la pandemia di
coronavirus ha colpito e costretto le sale cinematografiche e la
produzione cinematografica a chiudere, lo studio ha dovuto
rimescolare di nuovo il suo programma, spostando ancora Wicked sul
suo tabellone.
L’uscita del regista dal progetto
rende la situazione ancora più grave e il rischio per il film è che
passerà ancora molto tempo prima che possa raggiungere la sala.
A distanza di anni dalla prima
notizia che il musical di successo sarebbe arrivato al cinema,
finalmente Wicked – Parte
1 è disponibile in sala,
con Universal Pictures Italia, per incantare
sia i fan dello spettacolo di Broadway sia il pubblico generalista,
portato in sala dalla magica (e massiccia) promozione che sta
accompagnando il film. Cynthia
Erivo e Ariana Grande guidano
un progetto ambiziosissimo, come accennato, la prima delle due
parti previste per il maestoso progetto che però è in grado di
reggere benissimo anche da sola. Wicked è un adattamento sontuoso e
sorprendentemente attuale, che offre una nuova prospettiva sulla
dicotomia tra buoni e cattivi, interrogandosi sulle ragioni del
male.
Come mai esiste il male?
La grande domanda esistenziale di Wicked
Come sappiamo
da Il Mago di Oz, la Strega Cattiva
dell’Ovest è la villain della storia, d’altronde il nome è
inequivocabile! Tuttavia, in Wicked cerchiamo di capire cosa l’ha
resa tale, tanto che la domanda che fa detonare la storia è: come
mai esiste il male? È una cosa che nasce con noi o che ci viene
instillata? L’enormità, la complessità della risposta che una tale
domanda richiede ci porta dentro la storia, in cui la cattiveria di
Elphaba (la futura Wicked Witch, appunto) e la bontà di Galinda
(quella che diventerà la Strega Buona del Nord) vengono in qualche
modo ribaltate, diventando caratteristiche sfumate e mutevoli.
Basato sul romanzo
di Gregory Maguire e sull’iconico
musical di Broadway del 2003, il film esplora i temi di
discriminazione, paura dell’altro e manipolazione politica. Questi
motivi, già potenti al debutto teatrale, risultano ancora più
incisivi in un clima politico globale sempre più polarizzato e
incerto.
Wicked è un
trionfo visivo e musicale
Diretto da Jon M.
Chu, già noto per In the
Heights, Wicked è un trionfo visivo e
musicale. Il regista abbraccia un’estetica massimalista che combina
il tecnicolor degli anni ’30 con le moderne tecniche di CGI. Dai
campi di papaveri digitali alla strada di mattoni gialli, ogni
fotogramma è un’esplosione di dettagli e colori che incanta e
sovrasta, oltre a essere una vera e propria coccola per gli
appassionati del mondo di Oz. Questa attenzione al dettaglio si
riflette anche nei costumi di Paul Tazewell e nelle scenografie art
déco della Città di Smeraldo, magnificenza pura. Il risultato è un
film che sembra un’opera d’arte in movimento, progettata per il
grande schermo e destinata a lasciare senza fiato.
Cynthia
Erivo e Ariana Grande sono
mozzafiato
Così come senza fiato
lasciano le performance di Cynthia
Erivo e Ariana Grande. La
prima, nei panni neri e nella pelle verde di Elphaba, è il cuore
del film. Con il suo carattere complesso, Elphaba viene
interpretata con una profondità emotiva straordinaria. Erivo non si
limita a impressionare vocalmente; la sua performance offre
sfumature che invitano lo spettatore a comprendere il dolore e
l’isolamento del personaggio. Laddove Idina
Menzel ha dato un’interpretazione epica e teatrale a
Broadway, Erivo opta per un approccio più intimo e cinematografico,
che si adatta perfettamente al mezzo e entra a fondo dentro la
particolarità di chi a “troppo a cuore” le ferite del mondo che la
circonda. La sua versione di “Defying Gravity“, momento
iconico del musical, è emozionante e visivamente spettacolare.
Ariana
Grande, invece, affronta il compito impegnativo di
reinterpretare Glinda, la Strega Buona. Grande, con il suo look da
bambola di porcellana e una intonazione impeccabile, incarna
l’apparente perfezione del personaggio. Si cimenta con coraggio in
una performance comica che però non regge il confronto con quella
che Kristin Chenoweth ha reso celebre a
Broadway. La sua Glinda è rigida, il che potrebbe anche essere una
scelta consapevole per enfatizzare l’ipocrisia e l’egocentrismo del
personaggio, in attesa di una trasformazione redentrice.
Il cast di supporto regge il
confronto
Anche i comprimari fanno
grande sfoggio di sé. Michelle
Yeoh è una presenza magnetica come Madame
Morrible, mentre Jeff
Goldblum, nei panni del Mago di Oz, porta il
giusto equilibrio tra fascino e inquietudine. Jonathan
Bailey si distingue come Fiyero, un personaggio
che promette molte più sfaccettature di quante questa prima parte
abbia mostrato.
Dal punto di vista
musicale, Wicked rimane fedele al
materiale originale, pur con degli aggiustamenti che il cambio di
linguaggio richiedeva: la sequenze di “Dancing Through
Life” e “Popular” in particolare, sono state
arricchite con coreografie spettacolari e una regia lucida e
ordinata, che non rinuncia a evoluzioni ardite e che riesce a
sfruttare a pieno la dinamicità del cinema, rispetto alla staticità
del teatro.
Alcuni
punti in sospeso
Considerato che la durata
di questa prima parte coincide con la durata del musical, e
soprattutto visto che il film si interrompe su un arco narrativo
principale apparentemente chiuso, sarà interessante capire in che
modo la seconda parte affronterà quel che rimane della storia e
soprattutto in che modo farà luce su alcuni dettagli che sono
rimasti volutamente in ombra, come l’origine della pelle verde di
Elphaba oppure la sua vulnerabilità all’acqua. Ci aspettiamo anche
che il discorso politico del film venga portato avanti e
approfondito: già in questa prima parte, la persecuzione degli
animali parlanti sembra un’allegoria, neanche troppo velata, della
discriminazione razziale e della xenofobia. Ma forse il discorso
potrebbe assumere dei contorni più definiti.
Wicked è un’esperienza cinematografica
gloriosa ed emozionante, che non solo rende giustizia al musical
originale, ma lo espande, rendendolo accessibile a una nuova
generazione di spettatori. Con performance memorabili, una colonna
sonora senza tempo e una produzione visivamente sbalorditiva, il
film di Jon M. Chu si conferma uno dei musical
imperdibili degli ultimi anni.
Durante il Super
Bowl, è stato rilasciato il primo trailer di
Wicked: Parte
Uno, che anticipa la prima parte dell’adattamento
cinematografico dell’iconico musical. L’uscita del film è prevista
per mercoledì 25 novembre 2024.
L’imminente adattamento
cinematografico è basato sull’acclamato musical di Broadway, a sua
volta tratto dal romanzo di Gregory Maguire del 1995 Wicked: The
Life and Times of the Wicked Witch of the West (La vita e i tempi
della strega cattiva dell’Ovest), a sua volta basato sul classico
romanzo di L. Frank Baum del 1900 Il meraviglioso mago di
Oz e sul film del 1939 Il mago di Oz.
Wicked racconta la storia di due
amiche, Elphaba e Glinda, che lottano per mantenere la loro
amicizia mentre si allontanano. La storia è un prequel de Il mago
di Oz, ma la trama contiene anche eventi successivi all’arrivo di
Dorothy a Oz.
“Wicked, la storia mai
raccontata delle streghe di Oz, vede protagonista la star
vincitrice di Emmy, Grammy e Tony Cynthia Erivo
(Harriet, The Color Purple a Broadway) nel ruolo di Elphaba, una
giovane donna incompresa a causa della sua insolita pelle verde,
che deve ancora scoprire il suo vero potere, e l’artista
multi-platino e superstar globale vincitrice di Grammy
Ariana Grande nel ruolo di Glinda, una giovane
donna popolare, dorata dal privilegio e dall’ambizione, che deve
ancora scoprire il suo vero cuore“, si legge nella descrizione
ufficiale.
“Le due si incontrano come
studenti della Shiz University nella fantastica Terra di Oz e
stringono un’improbabile ma profonda amicizia. Dopo un incontro con
il meraviglioso Mago di Oz, la loro amicizia giunge a un bivio e le
loro vite prendono strade molto diverse. Il desiderio di popolarità
di Glinda la vede sedotta dal potere, mentre la determinazione di
Elphaba a rimanere fedele a se stessa e a coloro che la circondano
avrà conseguenze inaspettate e sconvolgenti sul suo futuro. Le loro
straordinarie avventure a Oz le vedranno infine realizzare i loro
destini come Glinda la Buona e la Strega Malvagia
dell’Ovest“.
Il musical teatrale Wicked ha vinto
tre Tony Award ed è adattato dal romanzo bestseller di Gregory
Maguire dalla scrittrice Winnie Holzman e dal compositore e
paroliere tre volte premio Oscar Stephen Schwartz. Holzman e
Schwartz stanno attualmente collaborando all’adattamento della
sceneggiatura.