Sarà disponibile dal 1° gennaio
2022 la nuova serie targata Netflix dal titolo Incastrati,
che segna l’esordio di Ficarra & Picone con la
serialità. Ecco l’intervista a Marianna di Martino e Anna
Favella, co-protagoniste della serie.
Un omicidio, due amici capitati nel posto sbagliato al momento
sbagliato e tanti malintesi che li porteranno in situazioni
surreali. Questo il mix di ingredienti, tra comicità e genere
crime, della nuova serie Incastrati,
che debutterà, in Italia, il 1° gennaio 2022 solo
su Netflix.
Scritta, diretta e interpretata da
Salvo Ficarra e Valentino Picone,
che per la prima volta si cimentano con la serialità, Incastrati è
prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited ed
è interamente girata in Sicilia.
Incastrati, la
trama
Incastrati
è una serie comedy in 6 episodi che, attraverso il linguaggio e
l’ironia tipici di Ficarra & Picone, racconta, in perfetto stile
commedia degli equivoci, una vicenda criminosa. Al centro della
storia due amici che rimangono coinvolti nelle vicende di un
omicidio eccellente. Cercando di scappare dalla scena del crimine,
i due si mettono sempre più nei guai in un crescendo di eventi che
li porterà addirittura a dover fare i conti con la mafia.
Nel cast, oltre a Salvo
Ficarra (Salvo) e Valentino Picone
(Valentino), Marianna di Martino (Agata Scalia),
Anna Favella (Ester), Tony
Sperandeo (Tonino Macaluso, detto “Cosa Inutile”),
Maurizio Marchetti (Portiere Martorana),
Mary Cipolla (Signora Antonietta),
Domenico Centamore (Don Lorenzo, detto “Primo
Sale”) e Sergio Friscia (Sergione). La serie vede
tra gli scrittori anche Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli,
Maddalena Ravagli. Tra i produttori Nicola
Picone per Tramp Limited.
Sarà disponibile dal 1° gennaio
2022 la nuova serie targata Netflix dal titolo Incastrati, che segna l’esordio di
Ficarra & Picone con la serialità. Ecco la nostra
intervista.
Un omicidio, due amici capitati nel
posto sbagliato al momento sbagliato e tanti malintesi che li
porteranno in situazioni surreali. Questo il mix di ingredienti,
tra comicità e genere crime, della nuova serie Incastrati,
che debutterà, in Italia, il 1° gennaio 2022 solo
su Netflix.
Scritta, diretta e interpretata da
Salvo Ficarra e Valentino Picone,
che per la prima volta si cimentano con la serialità, Incastrati è
prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited ed
è interamente girata in Sicilia.
Incastrati, la
trama
Incastrati
è una serie comedy in 6 episodi che, attraverso il linguaggio e
l’ironia tipici di Ficarra & Picone, racconta, in perfetto stile
commedia degli equivoci, una vicenda criminosa. Al centro della
storia due amici che rimangono coinvolti nelle vicende di un
omicidio eccellente. Cercando di scappare dalla scena del crimine,
i due si mettono sempre più nei guai in un crescendo di eventi che
li porterà addirittura a dover fare i conti con la mafia.
Nel cast, oltre a Salvo
Ficarra (Salvo) e Valentino Picone
(Valentino), Marianna di Martino (Agata Scalia),
Anna Favella (Ester), Tony
Sperandeo (Tonino Macaluso, detto “Cosa Inutile”),
Maurizio Marchetti (Portiere Martorana),
Mary Cipolla (Signora Antonietta),
Domenico Centamore (Don Lorenzo, detto “Primo
Sale”) e Sergio Friscia (Sergione). La serie vede
tra gli scrittori anche Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli,
Maddalena Ravagli. Tra i produttori Nicola
Picone per Tramp Limited.
INCASTRATI, la serie che ha segnato il fortunato
esordio di Ficarra & Picone nel mondo della serialità, torna con
una seconda stagione, in sei episodi, il 2 marzo solo su Netflix, in tutti i Paesi in cui il servizio è
attivo. I nuovi episodi ritroveranno Salvo Ficarra e Valentino
Picone sia dietro che davanti alla macchina da presa, in qualità di
registi, sceneggiatori e attori.
INCASTRATI, la
trama
La seconda stagione di
INCASTRATI comincia laddove era finita la prima: Salvo e Valentino
sono in pericolo di vita. I nostri due “eroi” si ritrovano, ancora,
incastrati e intrappolati in una serie di vicende all’interno delle
quali è arduo districarsi senza ferire i sentimenti delle persone
che amano. A complicare le cose una sequenza infinita di colpi di
scena e novità tra cui un duplice omicidio dietro il quale si
nasconde un uomo misterioso, l’ingresso in scena di malavitosi
stranieri, le complesse indagini sul “caso dell’omicidio Gambino”
che non trovano soluzioni, i rapporti di coppia sempre più
burrascosi fra Salvo, Valentino e le rispettive compagne.
Anche questa nuova
stagione sarà sempre in bilico fra la comicità tipica di
Ficarra&Picone e i codici canonici del genere thriller su cui è
basata tutta la serie.
Prodotta da Attilio De
Razza per Tramp Limited, la seconda stagione manterrà la stessa
squadra di scrittura della prima, oltre a Salvo Ficarra e Valentino
Picone, Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli.
Confermato il cast
principale. Oltre a Salvo Ficarra (Salvo) e
Valentino Picone (Valentino), Anna Favella (Ester), Marianna di
Martino (Agata Scalia), Tony Sperandeo
(Tonino Macaluso, detto “Cosa Inutile”), Maurizio
Marchetti (Portiere Martorana), Domenico
Centamore (Don Lorenzo, detto “Primo Sale”),
Sergio Friscia (Sergione), Mary
Cipolla (Signora Antonietta) e con la partecipazione di
Leo Gullotta (Procuratore Nicolosi).
Salvo
Ficarra e Valentino Picone ci tengono a sottolineare
che
Incastrati 2è l’ultimo capitolo, in sei
episodi, del loro primo esperimento nella serialità televisiva.
Dunque, non si faccia illusioni su un possibile proseguimento, chi
ha apprezzato questo lavoro. Quello che è certo, è che sarà
possibile seguire le vicende di Salvo e Valentino, sempre
invischiati in questioni di mafia più grandi di loro e non solo,
dal 2 marzo in esclusiva su Netflix.
La trama di Incastrati 2
Salvo (Salvo
Ficarra) e Valentino (Valentino Picone)
cercano di riprendere la loro vita di sempre. Mentre stanno andando
a lavoro col furgone, però, una distrazione è fatale e succede
qualcosa di inaspettato. I due incroceranno la latitanza di Padre
Santissimo (Maurizio Marchetti), accompagnato da
Tonino – Cosa Inutile (Tony Sperandeo) e da lì
prenderà il via una nuova girandola di vicende. I due si troveranno
di nuovo in pericolo, a doversi districare tra i dictat del boss e
la volontà di proteggere le donne che amano, con le quali i
rapporti non sono affatto facili. Salvo ed Ester (Anna
Favella) sono separati, in seguito al tradimento di
lei, ma entrambi non hanno abbandonato le speranze di ricostruire
la loro storia. Mentre, Valentino e Agata (Marianna
di Martino) stanno per andare a vivere insieme, ma non
saranno soli. Assieme a loro ci sarà, infatti, anche Robertino
(Luca Morello), il figlio di Agata. La donna è
impegnata, poi, nelle indagini sull’ omicidio Gambino e a questo si
aggiunge l’uccisione di due operai, ancora avvolta nel mistero.
Anche la mafia di Padre Santissimo, poi, avrà i suoi rompicapi,
dovendo estinguere un debito niente meno che coi messicani.
Incastrati
2 ha un buon ritmo, anche grazie al montaggio di
Claudio Di Mauro. Gode, certo, dell’affiatamento
ormai trentennale della coppia Ficarra –
Picone. Le gag divertono e si ride, i tempi comici
sono buoni e più che rodati. Ma non è solo per questo che sono
efficaci. Mentre si ride, infatti, spesso si riflette, il che non
guasta. Merito anche della scrittura, che ha visto il duo comico
collaborare con Leonardo Fasoli, Maddalena
Ravagli e Fabrizio Testini in un lavoro
d’equipe riuscito.
Un’ironia trasversale, che non
risparmia nulla
L’ironia e lo sberleffo in
Incastrati 2 spaziano su ogni argomento e
spesso sono ficcanti. Si ride sulla mafia, ma anche sulla
collusione mafiosa, ben più sottile, sulla sanità, col balletto tra
pubblico e privato – il dottor Tantillo, interpretato da
Gino Astorina, ne è esempio perfetto. Si ironizza
sul circo mediatico, ovvero sul giornalismo sensazionalistico,
esemplificato perfettamente dai due caratteri opposti di Sergione
(Sergio Friscia) e Bellomo (Matteo
Contino). Non vengono risparmiate neanche le stesse serie
tv – se nella prima serie c’era The touch of the killer,
in questa seconda c’è il prequel, The look of the killer.
La comicità e l’ironia non risparmiano neppure i rapporti di
coppia, quelli genitori-figli, e ovviamente, gli stereotipi legati
al sud.
La commistione dei generi in
Incastrati 2
Diversi sono i generi
cinematografici che si fondono in Incastrati 2, ognuno
evidentemente amato e ripreso con precisione nei codici. Thriller,
ovviamente, ma anche western, action movie, film romantico, vanno
ad arricchire la commedia. Si potrebbe pensare che questa sorta di
insalata di generi disturbi, invece è ben orchestrata e
diverte.
Le musiche di Paolo Buonvino e la
fotografia di Daniele Ciprì
Le musiche di Paolo
Buonvino sono trascinanti e si percepisce come si sia
divertito a spaziare tra i generi. I violini accompagnano
egregiamente tutta la serie, a partire dalla sigla iniziale,
fumettistica. Ogni situazione ha musiche appropriate: da quella
romantica, con canzoni d’amore, al western, all’azione, alla
suspense. La fotografia di Daniele Ciprì ha i
colori vividi che si adattano alla commedia ed esaltano il sole
della Sicilia, richiamato dal furgone giallo dei protagonisti.
Gli omaggi in Incastrati 2
Del tributo al genere western si è
detto sopra e lo spettatore lo apprezzerà senz’altro. Ma tra gli
omaggi schietti a capolavori e artisti del nostro cinema, spicca
sicuramente quello a
Massimo Troisi. In particolare, a
Non ci resta che piangere. Si parte dal Padre
Santissimo, che non può non ricordare il Santissimo Savonarola,
fino ad arrivare al “Grazie Salvo!”, che riprende il “Grazie
Mario!” di Non ci resta che piangere. I due autori,
registi e sceneggiatori assicurano poi che vi sarà un’altra, più
corposa, citazione del genio di Massimo Troisi, voluta per
omaggiare il regista e attore da loro tanto amato.
Incastrati 2 ha dunque gli ingredienti
giusti per offrire un buon intrattenimento da vedere sul piccolo
schermo, divertendosi, ma anche riflettendo. Prodotta da
Tramp Limited, la serie originale
Netflix, che sarà distribuita in 190 paesi, è
disponibile sulla piattaforma dal 2 marzo.
Arrivano finalmente le prime
proiezioni e incassi USA per il lungo week end del 4 Luglio. A
sorpresa primato per il sorprendente La Notte del
Giudizio Election Year, mentre deludono The
Legend of Tarzan e Il GGG.
Tuttavia il venerdì sera è andato
a La Notte del Giudizio – Election Year, che
con 14.4 milioni di dollari ha battuto tutti. Secondo posto invece
per The Legend of Tarzan che ha
superato 14 milioni di dollari e dovrebbe chiudere a quota 40
nei quattro giorni. Terzo posto per Alla Ricerca di
Dory, con 13.4 milioni di dollari e 343 milioni
complessivi. Brutto esordi per IL GGG di Steven Spielberg, che incassa solo 7 milioni
e non dovrebbe superare i 25 milioni totale. In
fine Independence Day: Rigenerazione che
incassa altri 4.6 milioni e che dovrebbe raggiungere gli 80 milioni
nella seconda settimana, molto al disotto delle aspettative della
FOX.
Incassi da record per
Spider-Man:
No Way Home che ha esordito ieri con 3
milioni di euro in 600 cinema. Un risultato straordinario che segna
la miglior apertura di sempre in Italia per Sony Pictures, il
miglior debutto di tutti gli Spider-Man e anche il miglior primo
giorno di sempre per un film di supereroi non corale. Thomas J.
Ciampa, Senior Vice President di Warner Bros. Entertainment Italia
ha dichiarato: «Un esordio straordinario per il supereroe più
amato di sempre che conferma ancora una volta, in un momento
complesso come quello che stiamo vivendo, la grande voglia di
cinema e l’unicità dell’esperienza in sala che riesce con la sua
magia a trasportare le persone nelle storie, in un modo che non
conosce eguali. Sono certo che, con il Natale alle porte, questo
debutto sia solo il primo miglio di una lunga corsa che ci vedrà
protagonisti verso un incredibile risultato finale».
Spider-Man:
No Way Homedi Jon Watts, con
Tom
Holland, Benedict
Cumberbatch,
Marisa Tomei, Zendaya,
Jacob Batalon,
Jamie Foxx e Willem
Dafoe, prodotto da Sony Pictures e distribuito solo
al cinema da Warner Bros. Entertainment.
Incassi al cinema nel 2023 al 30
giugno 2023 hanno registrato un incasso complessivo di circa 221.3
milioni di € per un numero di presenze pari a 31.6 milioni di
biglietti venduti dall’inizio dell’anno. Si tratta di un risultato
in termini di presenze del 54% superiore allo stesso periodo del
2022.
In netto miglioramento anche il
confronto con i risultati del periodo pre-pandemico 2017-2019:
negli ultimi due mesi il mercato ha recuperato quasi 10 punti
in percentuale scendendo al 30 giugno ad un differenziale negativo
del 27,9% in incassi (-35% invece le presenze). Al 31/12/22 la
differenza negativa era del 48,2% in incassi e del 51,6% in
presenze.
Per quanto riguarda le produzioni
italiane, incluse le co-produzioni, si evidenzia un incasso di
oltre 48.2 milioni di € per un numero di ingressi pari a circa 7.3
milioni di biglietti venduti ed una quota sul totale delle presenze
di circa il 23,3% (nel 2022 era del 17,8% mentre nel periodo
pre-pandemico 2017-2019 la media era del 22,5%). Positivi anche i
dati emersi da CinExpert, il monitoraggio sulle caratteristiche
sociodemografiche del pubblico realizzato per CINETEL dalla società
Ergo Research.
Crescono, in maniera determinante,
il pubblico femminile (+80% rispetto al 2022) e gli ingressi dei
“35-49enni” (+63% rispetto all’analogo periodo del 2022). Ancora
più netta la crescita, seppure con una % inferiore sul totale, dei
“50-59enni” (+95%) e “60+” (+73%). Notizie positive visto che lo
scorso anno le fasce più colpite dalle restrizioni pandemiche
furono proprio quelle rappresentate dal pubblico più adulto in
generale e femminile in particolare.
Il recupero di queste fasce
rappresenta un elemento fondamentale anche guardando al confronto
con il mercato francese: in un mercato con un totale presenze 2,5
volte quello italiano, siamo competitivi sulle fasce centrali
(25-49 anni), più deboli nelle altre fasce di età, in particolare
nel segmento 60+ che rappresenta il 27% del mercato francese, con
un rapporto quasi 7 a 1 con l’Italia. In generale il mercato
conferma quindi il trend di crescita dei periodi precedenti facendo
ben sperare per i prossimi mesi che vedono grandi titoli italiani e
internazionali in uscita e diverse iniziative di promozione per il
pubblico.
Arriva l’8 febbraio in sala
Incarnate, film con protagonista Aaron
Eckhart prodotto dalla Blumhouse. In Incarnate
Reduce da un tragico incidente che lo ha lasciato paraplegico e
privo dei più cari affetti, il dottor Seth Ember è divenuto col
tempo un “incarnato”, un individuo dotato della particolare
capacità di immergersi nella psiche di soggetti posseduti da entità
demoniache ed esorcizzarli mediante una complessa strategia
onirica. Inizialmente riluttante nell’accogliere direttamente dal
Vaticano il caso di un bambino tormento da una feroce entità
malefica, Seth decide di accettare quando scopre che il demone
potrebbe essere lo stesso che ha causato la morte della moglie e
del figlio.
Incarnate, il film
Pochi attori possono vantare una
carriera cinematografica tanto schizofrenica quanto quella di
Aaron Eckhart, bizzarro oggetto hollywoodiano
capace di passare apparentemente senza alcuna difficoltà né ritegno
da un piccolo capolavoro d’autore come Sully di Clint Eastwood a un imbarazzante aborto
spontaneo di genere qual è Incarnate, ennesimo
maldestro e mancato tentativo di rivitalizzare un filone ormai
privo di sbocchi degni di nota come quello delle possessioni
demoniache. L’ormai collaudata formula Blumhouse
(rapidità, risparmio, competenza) capace di ottime sorprese in ben
altre sedi qui non riesce a replicare il consueto miracolo,
generando un prodotto privo di qualunque ragion d’essere che
scivola viscoso fra le impacciate dita registiche di un
Brad Peyton decisamente anonimo e alquanto
ridimensionato dai fasti apocalittici di San Andreas, seppur ben preparato a livello
tecnico.
Cercando pietosamente di amalgamare
la filosofia dei viaggi astrali di Insidious con la meccanica visionaria degli
innesti onirici di The Cell e Inception
(facendo un ben magro servizio al capolavoro di
Nolan) Incarnate dà origine a una
narrazione a metà strada fra i cliché classici del genere diabolico
e stantie suggestioni ateo-scientifiche, con il risultato di creare
un ibrido che non appare né carne né pesce, nonostante alcune
interessanti premesse per una fresca novità tematica fossero
obbiettivamente presenti.
Il comparto attoriale – con
Aaron Eckhart ai minimi storici da I,
Frankenstein affiancato dal giovane David
Mazouz e dall’affascinante Carice van Houten – di per sé non può
essere accusato di alcun crimine, se non forse di una piattezza
generale indirettamente generata dalla mancanza di convincimento
per uno script, quello di Ronnie Christensen,
farraginoso e privo della materia di base per dare sostanza alla
seppur ottima e suggestiva fotografia di Dana
Gonzales, capace in più occasioni di occhieggiare a
classici come Silent Hill e a gran parte della
produzione targata Jason Blum. Peyton tenta il
tutto e per tutto sfoderando urli, volti sfigurati, contorsionismo
ultraterreno e l’immancabile voce gutturale dal profondo inferno,
ma, a conti fatti, Incarnate non può far altro che
accartocciarsi su sé stesso senza portare nulla di veramente degno
e necessario da giustificare novanta minuti di visione, rivelando
ingenuità e difetti dai quali, parafrasando il sottotitolo
italiano, sarà davvero impossibile nascondersi.
Protagonista della storia è il
dottor Seth Ember, un uomo che è costretto su una
sedia a rotelle in seguito ad un incidente d’auto. Questo suo
handicap però lo ha dotato di un’abilità che gli consente di
“esorcizzare dall’interno” i posseduti, entrando con il pensiero
nelle loro menti. Arruolato dal Vaticano per esorcizzare un
ragazzo, l’uomo rimane sconvolto quando scopre che dentro il
giovane c’è lo spirito maligno che aveva provocato la morte di sua
moglie e di suo figlio un anno prima. Ember cercherà di redimersi e
di distruggere il demone prima che possa scatenare la sua furia nel
mondo.
Al fianco di Aaron
Eckhart, a completare il cast del film, ci sono anche
Carice van Houten (Il Trono di
Spade), David Mazouz (Gotham) e
Catalina Sandino Moreno.
Torna a mostrarsi in un nuovo
trailer ufficiale Incarnate, la pellicola
horror prodotta dalla Blumhouse Picture e diretta da
Brad Peyton. Protagonista della pellicola, come
appare ben visibile dal trailer a seguire, la coppia composta da
Aaron Eckhart e Carice Van
Houten.
https://www.youtube.com/watch?v=jOp75JYzcSg
Protagonista della storia è il
dottor Seth Ember, un uomo che è costretto su una
sedia a rotelle in seguito ad un incidente d’auto. Questo suo
handicap però lo ha dotato di un’abilità che gli consente di
“esorcizzare dall’interno” i posseduti, entrando con il pensiero
nelle loro menti. Arruolato dal Vaticano per esorcizzare un
ragazzo, l’uomo rimane sconvolto quando scopre che dentro il
giovane c’è lo spirito maligno che aveva provocato la morte di sua
moglie e di suo figlio un anno prima. Ember cercherà di redimersi e
di distruggere il demone prima che possa scatenare la sua furia nel
mondo.
Al fianco di Aaron
Eckhart, a completare il cast del film, ci sono anche
Carice van Houten (Il Trono di
Spade), David Mazouz (Gotham) e
Catalina Sandino Moreno.
Incarnate arriverà nelle sale USA
il prossimo 2 dicembre.
Standing ovation per ”Biutiful” di
Alejandro Iñarritu. Infinita, il pubblico in piedi applaude
imperterrito nonostante il film di oltre due ore sia tutt’altro che
allegro, cogliendo di sorpresa regista e cast.
Le storie di imprese sportive hanno
sempre un certo fascino, perché ci ricordano di cosa può essere
capace l’essere umano anche – se non soprattutto – quando si trova
a doversi confrontare con mastodontiche difficoltà, che siano
esterne o interne a sé. Film come
Million Dollar Baby, Tonya,
Invictus – L’invincibile o The Blind Side sono solo alcuni dei più brillanti
esempi a riguardo, con il capolavoro del 1976
Rocky quale esempio perfetto di underdog che ribalta i
pronostici e ottiene la propria rivincita. Ed è proprio al film con
Sylvester Stallone che William
Goldenberg si è ispirato per dar vita alla sua opera prima
come regista: Inarrestabile.
Il film, distribuito direttamente su
Prime Video e basato sul libro
Unstoppable: From Underdog to Undefeated: How I Became a
Champion, ci presenta infatti un giovane con il sogno di
diventare un campione di wrestling nonostante la sua condizione
fisica apparentemente inconbiliabile con questo desiderio: la
mancanza di una gamba. Se si considera che quella narrata è una
storia vera, quella di Anthony Robles, ecco che si
comprende di essere davanti ad un film di questo genere con tutte
le caratteristiche per emozionare, intrattenere e ispirare.
D’altronde, a fare da garanti sulla
qualità del progetto ci sono anche i grandi amici-colleghi Matt Damon e BenAffleck. I due si
riuniscono qui in veste di produttori dopo aver realizzato nel 2023
un altro film che in modo tangenziale toccava l’ambito sportivo:
Air – La
storia del grande salto. Non compaiono dunque in scena ma
supervisionano un film che segue passo passo le coordinate di
questa tipologia di racconto, talvolta fin troppo pedissequamente
ma riuscendo a far emergere non solo il desiderio del protagonista
e i tentativi di concretizzarlo quanto anche le ragioni dietro di
esso.
La trama di Inarrestabile: crederci sempre,
mollare mai
La storia è dunque quella di
Anthony Robles (Jharrel Jerome),
giovane nato senza una gamba con la passione per il wrestling,
attività che porta avanti nonostante la sua mancanza. Anzi, proprio
in vista di questa, Anthony si allena il doppio dei suoi coetani e
affronta sforzi maggiori con l’obiettivo di rendere quel suo
“difetto” un vantaggio. Mentre cerca di consolidare la propria
reputazione in questo sport, però, deve anche fare i conti con una
situazione familiare tutt’altro che idilliaca, con la madre
Judy (Jennifer
Lopez), afflitta da problemi economici e da un
compagno violento (Bobby Cannavale).
Storia di una madre e di un figlio in cerca di rivalsa
Partiamo proprio da questi ultimi
dettagli di trama. Inarrestabile ci propone un
racconto che si muove su due binari, che spesso e volentieri si
incrociano tra loro. Il primo è quello degli allenamenti e
dell’attività sportiva di Anthony, mentre il secondo è quello
legato alla sua sfera privata e alle dinamiche famigliari. Queste
ultime hanno un peso molto importante all’interno del film,
fungendo sostanzialmente da motore per la volontà del protagonista
di affermarsi a livello sportivo. Il rapporto con la madre è dunque
il vero cuore di Inarrestabile, che pur
mantenendosi sempre allineato con il punto di vista di Anthony si
configura quasi come un racconto a due voci.
Entrambi sono infatti personaggi in
cerca di un riscatto per qualcosa che gli è stato tolto o per il
modo in cui sono sempre stati trattati dalla società. Degli
underdog, a punto, come afferma lo stesso Robles con il
titolo della sua autobiografia. Ecco allora che si può ritrovare
grande emozione nei loro scambi, grazie in particolare ad una
Jennifer Lopez che rinuncia ai panni da diva
per mettersi a disposizione di questa madre fragile e disposta ad
ogni sacrificio pur di vedere trionfare suo figlio. È dunque nella
costruzione del loro rapporto – più che nella rappresentazione
della disabilità – che il film trova quella chiave per garantirsi –
o perlomeno provarci – l’attenzione dello spettatore.
Inarrestabile trova la propria forza nei suoi
protagonisti
Come si diceva,
Inarrestabile non riesce ad evitare – forse anche
volutamente, per non andare su territori incerti – tutta una serie
di prevedibili tappe e stereotipi. Cosa che a suo modo impedisce al
film di avvalersi di elementi degni di nota che gli permettano di
essere ricordato, pur riuscendo a regalare più di qualche emozione
durante la visione, cosa che per certi versi può bastare. Sono però
diversi gli sprechi all’interno del film, dai grandi attori qui
sottoutilizzati, come avviene per Don Cheadle nel ruolo dell’allenatore di
Anthony, ad una serie di imput narrativi poi non sviluppati.
Inoltre, bisogna anche tener
presente che il tipo di wrestling praticato da Anthony non è fonte
di particolare spettacolo, svolgendosi quasi del tutto al suolo e
basandosi su prese e sottomissioni. Per questo motivo, quando il
film si concentra sull’animo dei due protagonisti – dove oltre a
Lopez spicca anche un valido Jharrel Jerome
(attore visto in Moonlight e
voce originale di Miles Morales in
Spider-Man: Un nuovo universo e i suoi sequel) – trova
terreno solido per giungere al suo finale e regalare una visione
che, senza dubbio, motiva a non arrendersi davanti alle
difficoltà.
Il film biografico sportivo
Inarrestabile (Unstoppable) racconta la
straordinaria storia vera di Anthony Robles, che ha affrontato
ostacoli e sfide sia dentro che fuori dal campo di wrestling,
diventando campione NCAA di wrestling nel 2011. Diretto dal
montatore William Goldenberg, vincitore di un premio Oscar e al suo
debutto come regista, Unstoppable è basato sul
libro del 2012 di Robles,
Unstoppable:From Underdog to
Undefeated:Come sono diventato un
campione.
Il vincitore dell’Emmy Jharrel
Jerome guida un cast eccezionale di Inarrestabile
(Unstoppable) che comprende
Jennifer Lopez,
Michael Peña,
Don Cheadle e Bobby Cannavale.
Inarrestabile (Unstoppable) ha
ricevuto recensioni per lo più positive, ottenendo un punteggio di
critica su Rotten Tomatoes del 74%.
Ben Affleck,
Matt Damon e il vero Anthony Robles hanno
prodotto il film. Robles appare anche nel film come suo doppio in
alcune scene. Unstoppable è stato reso disponibile
in streaming esclusivamente su Prime Video il 16
gennaio 2025.
Come dimostrato alla
fine di Inarrestabile (Unstoppable),
Robles rimane l’unico lottatore NCAA con una gamba sola a vincere
un campionato nazionale e il primo atleta a essere ingaggiato da
Nike dopo il ritiro da uno sport. Dato che Robles ha partecipato
direttamente alla creazione e alla produzione del film,
Unstoppable descrive accuratamente la sua ispirante storia
vera. Ci sono tuttavia alcune piccole modifiche, come il nome del
patrigno violento e l’apparizione fittizia di Robles nel
campionato di wrestling NCAA del 2010.
Anthony Robles ha preferito
l’Arizona State all’Università di Drexel
Dopo aver ottenuto 96-0 nei suoi
anni da junior e senior alla Mesa High School di Mesa, Arizona,
Anthony Robles è rimasto sorpreso dal fatto che nessuno dei suoi
migliori college lo abbia reclutato. Tra questi, Iowa, Oklahoma
State e Columbia. Dopo aver rifiutato una borsa di studio completa
per lottare alla Drexel University di Philadelphia, Pennsylvania –
che avrebbe fatto parte della NCAA Division I Coastal Athletic
Association – Robles si è iscritto come matricola e ha
iniziato a gareggiare per la ASU nel 2007-2008 con un record di
25-11. Nell’anno da secondo anno Robles è salito a 29-8. È
stato nominato All-American. È stato nominato All-American, ha
vinto il campionato Pac-10 e si è classificato quarto al campionato
NCAA nella divisione 125 libbre.
Anthony Robles ha vinto il
Campionato NCAA di wrestling 2011 con un record imbattuto di
36-0
La storica stagione 2010-2011 di
Robles è stato il suo ultimo anno di eleggibilità ad Arizona State.
Come si legge in Unstoppable, Robles ha ottenuto un
perfetto 36-0 e si è laureato campione nazionale NCAA di lotta
libera nel 2011. Inoltre, Robles ha ottenuto numerosi altri
risultati ad Arizona State, tra cui quattro partecipazioni
al campionato Pac-10 e tre vittorie consecutive nella
divisione 125 libbre. In carriera ha totalizzato 122 vittorie
all’ASU, l’ottavo posto nella storia della scuola, e ha stabilito i
record stagionali di vittorie con punti bonus (31) e cadute
tecniche (24). Robles è entrato a far parte dei più grandi
lottatori dell’Arizona State di tutti i tempi, che comprendono
anche Dan St. John, Zahid Valencia e Markus Mollica, tutti due
volte campioni NCAA.
Il 2 volte campione NCAA Matt
McDonough non ha sconfitto Anthony Robles nel 2010
Robles ha vinto il campionato NCAA
di wrestling 2011 nella divisione 125 libbre contro Matt McDonough
dell’Università dell’Iowa, che ha vinto il titolo NCAA nel 2010 e
nel 2012. Il filmato afferma che McDonough ha sconfitto Robles nel
campionato nazionale del 2010, ma non è esatto. Quell’anno
McDonough ha sconfitto la matricola Andrew Long di Iowa
State. Il filmato afferma anche che McDonough ha vinto due
campionati nazionali consecutivi, il che è falso. Tuttavia, ha
vinto due titoli NCAA nel 2010 e nel 2012 e ha perso contro Robles
nel 2011. Nel 2010 Robles è stato nominato All-American dopo aver
ottenuto un punteggio di 32-4. Alla fine si è classificato settimo
nella categoria di peso NCAA 125 libbre dopo aver vinto il
campionato Pac-10.
Anthony Robles aveva un
patrigno violento di nome Ron, non Rich, Robles
Il più grande conflitto fuori dal
campo di Robles in Unstoppable e nella realtà era il suo patrigno
violento. Chiamato Ron, non Rich, nella vita reale, il patrigno di
Robles era verbalmente violento con Robles e fisicamente violento
con sua madre Judy. Ron alla fine lasciò Judy per un’altra donna,
come si vede nel film. Secondo
Deadspin, “Ron criticava il figliastro senza pietà e a
volte abusava fisicamente di Judy in sua presenza”. Nella vita
reale, l’astio di Ron nei confronti di Anthony era più razziale di
quanto suggerisca Unstoppable. “Judy ha detto che Ron
non poteva perdonare a suo figlio il colore della sua pelle – il
padre biologico di Anthony è nero – né perdonarle l’amore che prova
per Anthony“.
Robles è in contatto con loro
ancora oggi
Sia l’allenatore del liceo di
Anthony Robles, Bobby Williams (Michael Peña), che Shawn Charles
(Don Cheadle), continuano a essere dei grandi sostenitori. In
un’intervista a
TODAY, Robles ha rivelato: “Bobby Williams è sempre stato
una figura paterna per me.Quando sono entrato nella
stanza del wrestling per la prima volta, mi ha trattato come se
fossi già un campione nazionale”. Robles attribuisce a
Williams il merito di averlo aiutato a trovare il suo stile di
lotta unico che ha contribuito a renderlo un campione nazionale.
Per quanto riguarda l’allenatore Shawn Charles, Robles apprezza la
sua costante fonte di motivazione. “Mi ha costretto a uscire
regolarmente dalla mia zona di comfort.Mi ha sfidato a
pensare a un livello diverso e a migliorarmi”.
Judy Robles è davvero
fieramente protettiva nei confronti del figlio e della
famiglia+
Jennifer Lopez e Jharrel Jerome in Inarrestabile
(Unstoppable)
Judy Robles è una vittima di abusi
domestici che fa di tutto per mantenere l’equilibrio e un senso di
pace e normalità nella sua casa distruttiva. Si spinge fino
a donare troppo sangue per mettere in tavola il cibo per i suoi
figli, sostenendo in ogni modo l’impegno di Anthony nel
wrestling. La scena all’inizio di Unstoppable in cui
rimprovera i disturbatori di Anthony è basata su eventi reali ed
esemplifica perfettamente la sua feroce lealtà verso il figlio e la
famiglia. Jennifer Lopez, che interpreta Judy nel film, ha invitato
la vera Judy e Anthony Robles a casa sua per saperne di più sulla
sua storia nel 2021 (via
ESPN).
I messaggi dei fan dei bambini
hanno motivato Anthony Robles dopo la sconfitta nei quarti di
finale del 2010
Sebbene Robles non abbia
effettivamente gareggiato e perso la finale del campionato NCAA
2010 nella sua categoria di peso, si è scoraggiato dopo la
sconfitta nei quarti di finale, passando dal quarto posto del 2009
al settimo. Robles ha ricevuto un mucchio di lettere di fan da
parte di bambini dopo la straziante sconfitta che
lo hanno ispirato non solo a vincere per
se stesso, ma anche a ispirare quei bambini a seguire i loro
sogni. Secondo
USA Today, le lettere dei fan, che ancora oggi conserva in una
teca per i trofei, “hannocambiato completamente la traiettoria
della mia vita”. Robles ha rivelato che diventare campione
nazionale “non era importante per me.In realtà, ciò
che mi importava ora è che volevo mostrare a questi ragazzi che
tutto è possibile”.
La squadra di wrestling
dell’Arizona State è stata tagliata nel 2008 ma è stata reintegrata
da donatori privati
Come illustra Unstoppable,
l’Arizona State University intendeva tagliare il suo
programma di lotta libera NCAA Division I, così come il
nuoto e il tennis, per motivi finanziari (via
The Daily). Ciò è avvenuto nel 2008 ed è durato solo poco più
di una settimana, dopo che una serie di donatori privati ha
permesso all’ASU di continuare con tutti e tre i programmi. In
Unstoppable, sembra che il taglio e il ripristino del
programma di wrestling dell’ASU sia avvenuto poco prima del terzo
anno di Robles, il che significa che sarebbe avvenuto prima della
sua stagione 2009-2010. Unstoppable
modifica leggermente la tempistica del taglio del programma di
wrestling dell’ASU per ottenere un effetto drammatico.
Il finale del film biografico
sportivo Inarrestabile
(Unstoppable) racconta la straordinaria storia vera di Anthony Robles,
che ha affrontato ostacoli e sfide sia dentro che fuori dal campo
di lotta prima di diventare campione di wrestling NCAA nel 2011.
Diretto dal montatore William Goldenberg, vincitore di un premio
Oscar e al suo debutto come regista, Inarrestabile
(Unstoppable) è basato sul libroUnstoppabledi Robles del
2012:From Underdog
to Undefeated:Come sono diventato un
campione.
Il vincitore dell’Emmy
Jharrel Jerome guida un cast eccezionale di
Inarrestabile (Unstoppable) che
comprende
Jennifer Lopez,
Michael Peña,
Don Cheadle e Bobby Cannavale.
Inarrestabile (Unstoppable) ha
ricevuto recensioni per lo più positive, ottenendo un punteggio di
critica su Rotten Tomatoes del 74%.
Ben Affleck,
Matt Damon e il vero Anthony Robles hanno prodotto il
film. Robles appare anche nel film come suo doppio in alcune scene.
Inarrestabile (Unstoppable) è stato
reso disponibile in streaming esclusivamente su
Prime
Video il 16 gennaio 2025.
Come dimostrato alla fine di
Unstoppable, Robles rimane l’unico lottatore NCAA con una
gamba sola a vincere un campionato nazionale e il primo atleta a
essere ingaggiato da Nike dopo il ritiro da uno sport. Dato che
Robles ha partecipato direttamente alla creazione e alla produzione
del film, Unstoppable descrive accuratamente la sua
ispirante storia vera. La fine di Inarrestabile
(Unstoppable) mette in evidenza la vittoria
ispiratrice di Robles e la fine di un percorso difficile
pieno di sacrifici, sostegno e determinazione che hanno giocato un
ruolo fondamentale nel portarlo a destinazione.
Anthony Robles ha sconfitto
Matt McDonough per diventare campione NCAA 2011
Il finale di
Inarrestabile (Unstoppable) si concentra
sulla meritata vittoria di Robles contro il campione nazionale in
carica di 125 libbre Matt McDonough dell’Università dell’Iowa. La
storica stagione 2010-2011 di Robles è stato il suo ultimo anno di
eleggibilità all’Arizona State. Come si vede in
Inarrestabile (Unstoppable),
Robles ha ottenuto un perfetto 36-0 e si è laureato
campione nazionale di wrestling NCAA 2011, sconfiggendo
McDonough e impedendogli di diventare un tre volte campione
NCAA.
All’inizio del film, Robles guarda
scioccato dopo essere stato ignorato dal capo allenatore dell’Iowa,
Tom Brands, dopo aver vinto il campionato liceale. L’Iowa era una
delle scelte migliori di Robles per l’università e probabilmente
credeva che arrivare primo gli avrebbe procurato l’attenzione che
meritava da parte di uno storico programma di wrestling
universitario come l’Università dell’Iowa. Anche se in
Inarrestabile (Unstoppable) Robles
non si mostra vendicativo, è probabile che la vittoria del titolo
NCAA 2011 sia stata ancora più bella di quella del campione in
carica dell’università che non lo aveva scelto. Nonostante questo,
Robles è un campione onorevole e festeggia la sua vittoria
con la madre Judy, che per molti versi è la sua
campionessa personale.
Anthony Robles ha perso contro
McDonough nelle finali NCAA del 2010?
Anthony Robles non ha affrontato
McDonough nella finale del campionato NCAA di wrestling del 2010
nella divisione 125 libbre, e questo è probabilmente il più grande
errore di fatto del film. Sebbene McDonough abbia vinto il titolo
NCAA nel 2010 e nel 2012, non si è trattato di un campione
ininterrotto come affermato nel film. Al contrario, quell’anno
McDonough ha sconfitto la matricola Andrew Long di Iowa State,
mentre Robles si è classificato settimo dopo aver perso ai
quarti di finale. Si trattò di un calo per Robles, che
l’anno precedente si era classificato quarto al secondo anno.
Inarrestabile (Unstoppable) ha
probabilmente esagerato lo slancio di McDonough per renderlo un
avversario più temibile per Robles nel 2011, anche se il suo record
nella vita reale e i suoi riconoscimenti erano certamente
abbastanza impressionanti.
La spiegazione della storia del
wrestling dell’Università dello Iowa e diTom
Brands
L’allenatore di wrestling
dell’Università dell’Iowa Tom Brands viene dipinto come un
antagonista in Inarrestabile
(Unstoppable). In realtà, Brands è un lottatore e una
persona piuttosto impressionante, avendo vinto una medaglia
d’oro olimpica nel 1996 dopo essere diventato campione del mondo
nel 1993. Brands ha anche avuto una stagione da imbattuto
nel 1991, quando è arrivato a 45-0, aggiungendo un record di
158-7-2 nella sua carriera di lottatore collegiale all’Università
dell’Iowa. Inoltre, Brands è stato 4 volte All-American e 3 volte
campione NCAA. È stato assistente allenatore dell’Iowa per 12
stagioni, dal 1993 al 2004, prima di diventare allenatore capo a
Virginia Tech e poi all’Iowa nel 2006. È stato il capo allenatore
di wrestling dell’Iowa per 19 anni.
Perché Anthony Robles è tornato
sui gradini del Rocky Steps prima del suo incontro di
campionato
Quando Robles ha partecipato al
campionato liceale all’inizio di Inarrestabile
(Unstoppable), ha fatto in modo di salire in cima alla
famosa Rocky Steps di Philadelphia, cosa che il vero Robles ha
fatto davvero. Prima del suo incontro di campionato del 2011,
Robles è tornato nel luogo storico e ha messo un piede sopra le
impronte incise di Rocky, creando così un’immagine duratura in
Inarrestabile (Unstoppable) che
dimostra le caratteristiche fisiche uniche di Robles e il
suo desiderio di essere un campione. Robles porta questa
energia da “occhio della tigre” nella sua battaglia per il
campionato, riallacciandosi al periodo in cui ha vinto l’ultimo
grande campionato al liceo.
Cosa è successo ad Anthony
Robles dopo la vittoria del titolo nazionale 2011
Come viene mostrato prima dei
titoli di coda di Inarrestabile
(Unstoppable), la storia di Anthony Robles ha ispirato
milioni di persone, tra cui il fondatore e CEO di Nike Phil Knight,
che ha dichiarato: “Dopo quello che ha realizzato, Anthony
Robles sarà un atleta Nike per tutta la vita”. Robles si è
ritirato dal wrestling dopo aver vinto il titolo NCAA nel 2011 ed è
diventato un oratore motivazionale, attualmente in collaborazione
con Keppler Speakers e Washington Speakers Bureau. Nel 2011 Robles
ha vinto il prestigioso Jimmy Valvano ESPY Award per la sua
perseveranza. Nel 2012 è diventato analista di wrestling NCAA per
ESPN, prima che il Presidente Obama lo nominasse membro del
President’s Council on Fitness, Sports & Nutrition nel
2013.
Robles ha scritto il suo libro
Unstoppable subito dopo la vittoria del titolo NCAA 2011.
Il libro è stato pubblicato nel 2012 e ha ispirato l’omonimo film.
Negli ultimi anni, Robles ha assunto il ruolo di allenatore di
wrestling presso la Mesa High School, dove è rimasto imbattuto e ha
ottenuto un impressionante record di 96-0 durante il suo anno da
junior e da senior sotto la guida dell’allenatore Bobby Williams.
Sua madre, Judy Robles, si è laureata all’Arizona State University
nel 2014 e ha conseguito il dottorato in Educazione nel 2022.
Attualmente è assistente del decano degli studenti dell’ASU. In
questo modo, Unstoppableè
diventato una storia di successo non solo per Anthony Robles, ma
anche per sua madre Judy.
Il vero significato del finale
di Inarrestabile (Unstoppable)
Inarrestabile
(Unstoppable) è una storia di speranza, resa ancora più
palpabile perché in gran parte vera. In Unstoppable e nella vita
reale di Robles ci sono molti momenti in cui avrebbe potuto perdere
la concentrazione sul suo sogno di wrestler e crollare sotto il
peso della pressione e delle aspettative. Se Robles stesso è un
incredibile faro di ispirazione, Inarrestabile
(Unstoppable) dimostra che non avrebbe potuto farcela da
solo, soprattutto senza l’incrollabile sostegno di sua madre Judy,
la fiducia iniziale in lui da parte dell’allenatore del liceo Bobby
Williams e le sfide che l’allenatore dell’ASU Shawn Charles
presentava a Robles ogni giorno. Inarrestabile
(Unstoppable) è un promemoria di come un campione si
costruisca attraverso l’abilità e la determinazione, ma anche
attraverso la forza del proprio carattere.
La notizia che farà felici tutti i
fan di Joss Whedon si chiama In your
eyes: questo nuovo lavoro, prodotto dalla casa
indipendente di Whedon, la
Bellweather, era stato quasi interamente
realizzato già nel 2012 ma, dopo alcuni intoppi tecnici di varia
natura, ecco che verrà ufficialmente presentato nel 2014, al
Tribeca Film Festival.
Il film narra le vicende di
Dylan (Micheal Stahl-David in
Cloverfield) e Rebecca
(Ruby Spark Zoe Kazan), due persone completamente
diverse (i classici opposti) che, in realtà, sono collegati in modi
del tutto imprevedibili, che nessuno potrebbe facilmente
immaginare. Com’è chiaramente intuibile, In your
eyes racconta una storia d’amore che strizza l’occhio
ripetutamente alla fantascienza ; un film pregno di tensione e
condito da atmosfere degne delle più torbide storie d’amore.
Una buona notizia per chi, amando
Whedon, dovrà aspettare per forza il 2015 per
potersi godere Avengers Age of
Ultron.
Nei primi nove anni del suo
pontificato, Papa Francesco ha compiuto 37 viaggi
visitando 53 Paesi: nel documentario In Viaggio,
presentato fuori concorso a
Venezia 79, questi itinerari diventano per
Gianfranco Rosi viatico per riunire il cammino di
un uomo con molte delle terre che aveva esplorato nei suoi
documentari precedenti. Povertà, migrazione, ambiente, solidarietà
e guerra sono solo alcune delle tematiche che In
Viaggio affronta, cercando di mettere in relazione la Via
Crucis del Papa con gli itinerari degli “uomini di Fuoco” di Rosi,
tracciati da Fuocoammare (2016) e Notturno (2020).
L’umanità di Papa Francesco
Il 13 marzo 2013 Jorge Mario
Bergoglio si presentò ufficialmente al mondo come
Papa Francesco con una frase memorabile, ma
umilissima: “Fratelli e sorelle, buonasera!“. Gianfranco
Rosi estende la propensione alla cordialità di Francesco decidendo
di incentrare In Viaggio sull’umanità del papa,
relegando alla documentazione – la maggior parte del prodotto
finito è composto da filmati d’archivio – il mistero della visione,
che avrebbe potuto disvelarsi in tutta la sua potenza se ci fossero
stati mostrati scorci più inediti del Pontefice oltre la sfera
religiosa, nel suo attaccamento all’incontro con l’altro, alla
parola, alla cordialità come vero significato di fede.
Il viaggio del Papa è un’esperienza
in divenire, di cui però ci sfugge l’immediatezza: non ci mostra
nulla che già non sappiamo, nessun contatto di
Francesco che non sia già stato immortalato da
giornalisti e televisioni. L’impatto semiologico della sua figura
rimane invariato: Francesco è veicolo di comunicazione, è un papa
che ammette l’errore ma non smette mai di provare.
Gianfranco Rosi sposta la cinepresa dalle guerre e
dai rifugiati, centro propulsore delle sue precedenti narrazioni,
per soffermarsi sull’incontro dello straniero con popoli
altri, sulla sua predisposizione all’adattamento
fiducioso, in totale opposizione all’indisponenza spesso mostrata
dai vertici nei riguardi di questioni così spinose. È un Papa che
parla nella lingua della gente che va a visitare ma, soprattutto,
guarda dritto negli occhi chi ha di fronte, siano –
indifferentemente – proseliti, capi di stato, bambini e adulti.
Si può sognare viaggiando in alto
Forse questo Papa vorrebbe solo
qualcuno che, a sua volta, gli rispondesse con lo sguardo, compito
a cui il controcampo silenzioso di Rosi non riesce ad adempiere.
Resta la figura di un pontefice solitario e in solitudine che,
nonostante la continuità verbale e solidale che garantisce ai
fedeli, fatica a trovare il destinatario ultimo dell’appello che
reitera diffusamente: “Non abbiate paura di sognare“. Un
Papa che porta su di sè il peso dei conflitti e catastrofi che
invadono la Terra, la cui fisicità muta col passare dei viaggi e la
constatazione che le distanze concettuali sono molto più difficili
da abbattare rispetto a quelle fisiche.
Forse la vicinanza partecipe – a
dispetto della lontananza geografica – non conosce limiti sopra di
noi, dove regna il Divino e dove si trovano gli astronauti della
Stazione Spaziale Internazionale con cui
Papa Francesco instaura il dialogo più memorabile
di In Viaggio. Nella distanza della ricezione
della parola con gli astronauti, negli attimi di tempo necessari
per decifrare un messaggio che arriva da lontanissimo, solo allora
la solitudine del Pontefice trova un appiglio: in cielo, lontani
dalla nostra Terra, c’è ancora spazio per il sogno e
la sofferenza terrena può assumere un senso, nell’abbraccio umano
di chi viaggia nello spazio con curiosità e, soprattutto,
speranza.
Inizialmente previsto per la sala
cinematografica, anche il film In viaggio verso un
sogno – The Peanut Butter Falcon è infine approdato
ad una distribuzione in
streaming, trovando il proprio spazio in piattaforme come
Chili, Rakuten TV e Tim Vision. Scritto e diretto dagli esordienti
Tyler Nilson e Michael Schwartz,
questo è un buddy movie di puro stampo indie, che porta con sé
l’onere e l’onore di aver per protagonista un attore affetto da
sindrome di Down. Una novità non indifferente all’interno
dell’industria, che negli ultimi anni ha tuttavia visto il fiorire
di opere con al centro persone e personaggi troppo spesso
dimenticati.
La vicenda è quella di Zak
(Zack Gottsagen),
ragazzo affetto da tale sindrome e un grande sogno nel cassetto:
diventare un famoso lottatore di wrestling. Fuggito dall’ospizio
dove la sua famiglia lo aveva abbandonato anni prima, questi
intraprenderà un lungo viaggio attraverso i selvaggi territori
della Carolina del Nord, con l’intenzione di incontrare il
leggendario Salt Water Redneck, da cui spera di imparare l’arte del
combattimento. Ad accompagnarlo nella sua avventura vi è Tyler
(Shia
LaBeouf), pescatore buono di cuore ma con numerosi
problemi alle spalle, con il quale stringerà una sincera
amicizia.
In viaggio verso un sogno,
consapevoli dei propri limiti
Quando i due aspiranti registi
incontrarono il giovane Gottsagen ad un laboratorio per attori con
disabilità, rimasero particolarmente colpiti da lui e dal suo
carisma. Questi raccontò loro del suo grande desiderio di diventare
un attore, e su tale sogno Nilson e Schwartz basarono la storia
divenuta poi film. Decidendo di scrivere il ruolo del protagonista
per un ragazzo affetto dalla nota sindrome, i due debuttanti si
sono evidentemente assunti tutti i rischi del caso, ricercando la
giusta chiave con cui poter dar vita al tutto.
Ne è così nato un film che sfoggia
la possibilità per la settima arte di rappresentare con successo
quelle diversità che spesso non hanno voce, inserendo il suo
protagonista in un contesto tradizionalmente consolidato. Descritto
come una moderna rivisitazione della storia di Huckleberry Finn,
In viaggio verso un sogno riesce così allo stesso tempo
sia a mantenersi aggrappato a solidi riferimenti preesistenti, sia
a proporre una novità meno scontata di quanto si potrebbe
immaginare.
Il rischio maggiore per tale
progetto poteva essere quello di sfociare in un pietismo fuori
luogo e controproducente, come spesso accade in questi casi. I due
registi, così come lo stesso attore protagonista, sono consapevoli
dei limiti imposti dalla sindrome, e riescono a parlarne sia senza
sottolineature sia senza il bisogno di dover nascondere qualcosa
già di suo evidente. Ciò permette allo spettatore di non vedersi
sbattuti in faccia motivi per cui dovrebbe sentirsi a disagio, con
la diversità che appare essere soltanto un altro colore nel dipinto
dell’umanità. Sorretto da LaBeouf e dall’attrice Dakota
Johnson, qui nei panni della dipendente dell’ospizio
alla ricerca del giovane Zak, il protagonista riesce a distogliere
l’attenzione dalla sua caratteristica principale per catturare
invece con le sue notevoli doti da interprete.
In viaggio verso un sogno: la
recensione
Il giovane Gottsagen è dunque il
punto d’originalità del film, inserito in un viaggio dell’eroe pur
sapendo di non potersi definire tale. “Io non posso essere un
eroe, perché ho la sindrome di Down”, esclama il protagonista
in una delle poche ed esplicite dichiarazioni d’intenti. Eppure,
ogni evento è costruito per lui, per esaltarne le reali capacità
prima di ogni altra cosa. Con In viaggio verso un sogno si
riscrive dunque la fisionomia dell’eroe tipo, e dato il successo
dell’opera, che negli Stati Uniti è stata eletta come il film
indipendente dal maggior incasso del 2019, sembra che tale
riscrittura sia stata ampiamente apprezzata e premiata.
C’è da dire che la storia scritta
dai due autori può anche essere vista come un’arma a doppio taglio,
poiché se da una parte aspira ad esaltare, sempre con discrezione,
il proprio protagonista, dall’altra finisce per poter vantare pochi
altri spunti di particolare interesse. Il viaggio compiuto dai due
è infatti ovviamente parte di una tradizione che, per quanto
funzionante, ci si può stufare di rivedere per l’ennesima volta.
Con un ritmo nella prima parte piuttosto sottotono ed alcune
ripetizioni di espedienti stilistici, in questo caso di alcune
sequenze di montage, si rischia infine di eccedere con l’ormai
inflazionata “estetica indie”.
Dalla metà in poi, fortunatamente,
gli eventi permettono al film di ottenere un maggior
coinvolgimento, e grazie alla chimica tra i due attori protagonisti
si riesce ad affezionarsi all’amicizia tra loro, raccontata in modo
prima di tutto genuino. La speranza è che film del genere possano
dunque diventare sempre più presenti, e che per ogni tipo di
spettatore possa esserci un eroe in cui ritrovarsi.
E’ da oggi disponibile on demand in
prima visione In viaggio verso un sogno– The peanut butter falcon, il
film rivelazione negli Stati Uniti diretto da Tyler Nilson e
Michael Schwartz che vede protagonisti l’emergente
Zack Gottsagen e le star hollywoodiane Shia LaBeouf e Dakota Johnson, e che sarà disponibile a partire dal
primo giugnoin PRIMA VISIONE ON DEMAND sulle principali
piattaforme digitali. Nel cast del film anche John
Hawks,
Jon Bernthal, Bruce Dern.
In viaggio verso un
sogno– The peanut butter
falcon ha fatto parlare molto di sé fin dalla
première allo scorso South by Southwest (Texas), dove il
passaparola generato dalla calorosa accoglienza ricevuta da parte
di pubblico e critica gli ha permesso di raggiungere oltre 20
milioni di dollari al box office, diventando il maggiore incasso di
un film indipendente nel 2019 negli Stati Uniti. É un’originale
storia di amicizia on the road raccontata con leggerezza,
umorismo e sensibilità, che saprà conquistare il cuore degli
spettatori grazie anche alla straordinaria interpretazione di Zack
Gottsagen.
Grazie a Officine UBU,
In viaggio verso un sogno– The
peanut butter falcon è disponibile ON
DEMAND sulle principali piattaforme digitali, inclusa Vativision,
la nuova piattaforma che debutterà nella prima decina di giugno, su
SKY Primafila Premiere e sulla nuova piattaforma digitale
#iorestoinSALA, fortemente voluta e gestita dagli
esercenti cinematografici colpiti dalla fase emergenziale che ha
imposto la chiusura delle sale. #iorestoinSALA è la nuova
iniziativa digitale nata dalla volontà comune di un gruppo di
Esercenti cinematografici che gestiscono circa 70 strutture per un
totale di circa 170 schermi e che, in attesa di poter tornare a
riempire fisicamente le sale, hanno deciso di creare una soluzione
on-line per mantenere vivo il rapporto i propri spettatori,
offrendo anche una serie di attività collaterali quali
presentazioni, dibattiti e promozioni.
In viaggio verso un sogno – The peanut butter falcon, la
trama
Zak (Zack Gottsagen), un giovane
ragazzo con la sindrome di Down, scappa dalla casa di cura dove
vive per inseguire il sogno di allenarsi con il suo eroe e
diventare un wrestler professionista. In un’imprevista svolta del
destino, la strada di Zak s’incrocia con quella di Tyler (Shia
LaBeouf), un burbero fuorilegge in fuga. Tra i due nascerà
un’amicizia così forte da riuscire persino a convincere Eleanor
(Dakota Johnson), amorevole ma determinata tutrice di Zak, a unirsi
al loro viaggio verso la Florida. Un’avventura moderna in stile
Mark Twain per sognare senza limiti.
In viaggio verso un sogno – The peanut butter falcon: il
trailer
Tenetevi forte: i simpaticissimi
protagonisti a quattro e due zampe di Madagascar stanno per tornare
nelle sale italiane. Il 22 agosto per l’esattezza. In questo
episodio Alex, Marty, Gloria, Melman, i mitici Pinguini, ma anche
Lemuri e Scimmie ripartono dall’Africa per giungere Montecarlo in
cerca di Skipper (in luna di miele con la bambolina che ha sposato
nel secondo episodio), e altri amici. Riescono a trovarli, ma
vengono scoperti da Capitan DuBois e la sua squadra di agenti di
polizia. Raggiunta la stazione si uniscono a un circo viaggiante
per l’Europa, ma purtroppo per loro la Francia ha spedito a tutta
l’Europa le immagini del gruppo e adesso sono ricercati in ogni
Paese.
Erano anni che Pedro Almodovar
non tornava a visitare le pittoresche stanze create dalla sua
immaginazione. Quei mondi ultra pop dai colori sgargianti
sembravano essere stati messi da parte in favore di altri orizzonti
narrativi, votati agli intensi drammi umani in bilico tra esistenze
borderline (il bellissimo Tutto su mia madre),
ambigui viaggi nel desiderio e nella sessualità (La mala
educacion), microcosmi femminili a tinte forti
(Volver) oppure torbidi noir (La pelle che
abito, la sua ultima pellicola) dove ritrova addirittura il
suo attore feticcio Antonio Banderas, prestato per un
decennio alla grande industria di Hollywood.
Approda finalmente nelle sale
cinematografiche italiane In viaggio con mio
figlio (titolo originale Ezra). La pellicola, prodotta,
diretta e interpretata dall’attore e regista Tony
Goldwyn (Una
famiglia vincente- King Richard, il presidente Grant nella
serie
Scandal), era già stata presentata in Italia in anteprima tra
le proiezioni speciali all’Alice
nella città, una sezione della Festa del cinema di Roma.
L’anteprima mondiale si era invece svolta durante il Toronto Film
Festival il 9 ottobre 2023. Il film, portatore di importanti
tematiche come la consapevolezza sull’autismo e il rapporto padre-
figlio, vede la partecipazione di un cast d’eccellenza.
Bobby Cannavale (Blue
Jasmine, Blonde) qui
interpreta Max, un padre che fa di tutto per essere presente per
suo figlio Ezra, mentre Rose Byrne (Come un
tuono,
Marie Antoinette) è nel ruolo di Jenna, ex moglie di Max. Altre
importanti figure nel cast sono
Robert De Niro (The
Alto knights,
Taxi Driver), padre di Max nel film, e
Vera Formiga (The departed- il bene e il male,
Hawkeye),
che è nei panni di Grace, un’amica di Max.
In viaggio con mio figlio: un amore
senza limiti
Max lavora come stand up comedian:
sta cercando di farsi notare il più possibile dai “pezzi grossi”
della comicità come Jimmy Kimmel per poter finalmente essere il
padre che suo figlio, Ezra, merita. Ezra vive con la madre,
in quanto i genitori sono divorziati: per quanto il bambino si
diverta col padre, tutto viene un po’ complicato dal fatto che lui
sia molto facilmente influenzabile e abbia delle difficoltà sociali
dovute all’autismo.
Dopo un’atto di ribellione, Ezra
viene espulso da scuola, con il consiglio delle insegnanti di
utilizzare psicofarmaci per calmarlo e di iscriverlo in una scuola
privata specializzata per bambini autistici. Max non accetta di
chiudere Ezra in una campana di vetro, di non farlo crescere nel
pluralismo di una scuola pubblica; dopo il litigio con Jenna, madre
di Ezra, il bambino sente un pezzo di discussione tra la donna e il
suo nuovo compagno Bruce in cui in due ipotizzavano di “togliere di
mezzo” Max. Pensando che il proprio padre fosse in pericolo, Ezra
fugge di casa e viene accidentalmente investito da una
macchina.
Pensando che non si
trattasse di un incidente, il medico prescrive dei farmaci al
bambino: alla violenta reazione di Max, scatta per il padre un
ordine restrittivo nei confronti di Ezra. Ma l’amore e
l’impulsività porteranno Max a fare la qualsiasi pur di poter
continuare a stare con suo figlio.
In viaggio con mio figlio:
discriminazione o best interest?
L’azione che da inizio al climax di
sfortunati eventi presentati in In viaggio con mio
figlio è l’espulsione da scuola di Ezra, dopo che il
bambino ha incitato altri compagni ad uscire da scuola. Pur
trattandosi certamente di un fatto potenzialmente pericoloso,
ci si chiede se le raccomandazioni delle maestre a spostare Ezra
in una scuola “speciale” e di dargli psicofarmaci siano fatte
nell’interesse del minore (in gergo giuridico best
interest of the minor) o piuttosto perché si tratta di un
bambino più difficile, che necessita più tutele e attenzioni di
altri.
La questione quindi diventa un
ottimo spunto di riflessione: per un bambino come Ezra, è meglio
essere escluso a priori da un contesto pluralista come la scuola
pubblica o continuare a farne parte, con tutte le difficoltà che ne
possono derivare? Un ruolo fondamentale in questa scelta lo
potrebbero giocare delle maestre in grado di dedicare maggiori
attenzioni a un alunno come Ezra, ma in una scuola pubblica questo
non è sempre possibile.
La crescita di Ezra
All’inizio del film Ezra è possibile
per il pubblico notare tutte le piccole fissazioni che
caratterizzano il personaggio: citare sempre frasi di film,
parlare in maniera diretta e sincera e l’odio per il contatto
fisico.
Proprio durante il road trip con
Max, tutte queste sue caratteristiche emergono in maniera più
chiara e problematica, come l’odio per le banane e la paura per le
posate di metallo. Piano piano però Ezra riesce a superare tutte
queste cose, grazie al supporto del padre e anche grazie alla
gentilezza di un altra bambina: sembra quasi commuovente
l’abbraccio tra quest’ultima e Ezra, il quale, con uno sforzo
incredibile, cerca anche di ricambiare.
Il rapporto padre- figlio
In viaggio con mio
figlio è certamente una pellicola che tratta in maniera
anche profonda il rapporto padre-figlio, questa volta sviluppato su
tre generazioni. A legare nonno, padre e nipote sembra anche essere
lo spettro autistico: proprio nei tre questo sembra manifestarsi in
maniera differente. Stan, il nonno, non riesce neanche a dire la
parola autismo, evitando di parlare di questo come di altre
questioni serie e fortemente emotive; Max invece, nonostante cerchi
di esserci per suo figlio più di quanto suo padre fece con lui, è
dominato da una rabbia incontrollato e da una certa impulsività che
lo porta a prendere decisioni irrazionali in nome dell’amore.
Nonostante tutto, Max e Stan riusciranno a risanare il loro
rapporto, avendo finalmente una discussione sincera sul passato,
sul presente e sul futuro.
In viaggio con mio
figlio è in definitiva una pellicola che riesce a
integrare tematiche delicate come il rapporto padre- figlio in una
famiglia con genitori divorziati con un contesto comunque allegro e
a tratti comico.
Oggi, Apple TV+
ha annunciato il rinnovo della terza stagione di “In
viaggio con Eugene Levy“, la serie di viaggi condotta e
prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy (“Schitt’s Creek”). La nuova
stagione di otto episodi seguirà il celebre conduttore in
un’avventura in giro per il mondo con l’obiettivo di stilare la sua
“lista definitiva dei viaggi da fare”. Se vuole avvicinarsi sempre
più a diventare un vero viaggiatore, dovrà spuntare dal suo elenco
alcune delle esperienze più imperdibili al mondo… Il problema è che
non ha la minima idea da dove cominciare!
Sin dal suo debutto, “In viaggio con
Eugene Levy” ha ricevuto grandi consensi dalla critica di tutto il
mondo. Salutata come “abbagliante, deliziosa… e magnificamente
girata”, “forse la miscela perfetta di documentario di viaggio e
commedia pura”, è condotta da un Levy che è “un vero piacere da
guardare” ed è “infinitamente divertente”. La serie è stata anche
recentemente premiata come Miglior spettacolo di viaggio/avventura
e Miglior serie non strutturata ai Critics Choice Real TV Awards.
La prima e la seconda stagione complete sono disponibili in
streaming su Apple
TV+.
«Apprezzo davvero ciò che
questo show sta cercando di fare per me», ha detto il conduttore e
produttore esecutivo Eugene Levy. «Ma per essere un vero
viaggiatore esperto, devi avere un forte senso di avventura e
curiosità e mi vergogno di dire che nelle ultime due stagioni non
ho sviluppato nessuna di queste qualità, però devo ammettere che mi
sto divertendo molto a impegnarmici. Quindi il viaggio continua, a
quanto pare».
Dopo aver sconfitto alcune delle sue
più grandi paure nel corso della prima e della seconda stagione,
Levy ammette che i suoi viaggi lo hanno cambiato in meglio. Ora è
di nuovo pronto per un’avventura che promette di ampliare i suoi
orizzonti più di ogni altra. Unisciti a lui per questo nuovissimo
viaggio sorprendente!
La serie è prodotta per Apple TV+ da
Twofour e i produttori esecutivi sono Levy, David Brindley, Nic
Patten, Sara Brailsford, Iain Peckham e Lily Fitzpatrick.
“In viaggio con Eugene
Levy” si aggiunge alla sempre più numerosa gamma di docuserie
acclamate dal pubblico e premiate dalla critica presenti su Apple
TV+, tra cui “The Dynasty: New England Patriots”, la docuserie sui
New England Patriots, di Brian Grazer. e Imagine Documentaries di
Ron Howard, in associazione con NFL Films; “Hollywood Con Queen”,
il documentario che racconta la storia incredibile di una delle più
grandi truffe di Hollywood del produttore esecutivo Chris Smith;
“Il mondiale di Messi: l’apice di una leggenda”, la docuserie in
quattro parti che offre uno sguardo inedito ed esclusivo sul dietro
le quinte delle cinque partecipazioni di Messi alla Coppa del Mondo
FIFA e della sua trionfale vittoria nel 2022 con la Nazionale
argentina e molto altro ancora.
In viaggio con Eugene
Levy, la
seconda stagione della serie di viaggi condotta e prodotta dal
vincitore dell’Emmy Eugene Levy, torna domani, 8 marzo, su
Apple
TV+.
Dopo aver affrontato alcune delle sue paure più grandi nel corso
della prima stagione, Eugene Levy esce ancora una volta dalla sua
zona di comfort. Questa volta si imbarca in un viaggio
“imperdibile” per ogni giramondo che si rispetti: un grande tour
dell’Europa. La seconda stagione in sette parti segue Levy nel suo
viaggio dal nord al sud del continente. Lungo il percorso, si
imbatte in splendide gemme locali nascoste, scopre il suo albero
genealogico e cerca di ampliare il suo palato sperimentando le
specialità del posto.
Unitevi a lui nel viaggio di una vita che non sapeva di dover
fare.
Gli episodi di In viaggio
con Eugene Levy 2
Episodio 1 – Svezia:
Midsommar – Festa di mezza estate (uscita 8
marzo)
Eugene dà il via alla sua epica avventura con una celebrazione
festosa, si esercita a chiamare le alci e scende in kayak uno dei
fiumi più lunghi del Paese.
Episodio 2 – Scozia: Il Paese di mia madre
(uscita 8 marzo)
Il passato incontra il presente: Eugene esplora la sua emozionante
storia familiare a Glasgow e vive come un reale nello splendido
castello di Candacraig.
Episodio 3 – Francia: I segreti di Saint-Tropez
(uscita15 marzo)
Eugene ha un assaggio di glamour con Joan Collins, amplia il suo
palato con le ostriche e si cimenta nell’arte dell’apicoltura in
Provenza.
Episodio 4 – Germania: Health Resort (uscita 22
marzo)
Fuori dai sentieri battuti, a Sylt, Eugene esplora un mondo di
benessere, con tanto di bagni di fieno e digiuno al rifugio
olistico Lanserhof.
Episodio 5 – Italia: La Dolce Vita (uscita 29
marzo)
Eugene approfondisce la conoscenza del suo paese europeo preferito
da visitare. In programma: la caccia al tartufo, la raccolta del
vino e le giostre.
Episodio 6 – Grecia: Island-Hopping nell’Egeo (uscita: 5
aprile)
Sulla piccola isola di Milos, Eugene riflette sul valore della
famiglia quando fa amicizia con una coppia padre-figlio che vive il
proprio sogno.
Episodio 7 – Spagna: Avventure in Andalusia (uscita: 12
aprile)
Il viaggio di Eugene si conclude in Spagna, dove incontra l’icona
del calcio Héctor Bellerín e si gode l’epica sfida tra Real Betis e
Sevilla FC.
Eugene Levy è il
viaggiatore riluttante di In viaggio con Eugene
Levy (in originale The Reluctant
Traveller), disponibile su Apple TV+
dal 24 febbraio 2023. Ecco cosa ha raccontato della sua esperienza
in questa serie atipica.
In viaggio con Eugene
Levy è prodotto per Apple TV+
da Twofour e lo stesso Levy, oltre a essere protagonista, è
produttore esecutivo insieme a David Brindley. La
serie si aggiunge alla crescente gamma di docuserie acclamate dal
pubblico e premiate dalla critica presenti su Apple TV+,
tra cui la serie di documentari “The Big Conn”, che racconta la più
grande frode previdenziale della storia; il pluripremiato
documentario evento “Prehistoric Planet”, con la voce narrante del
nominato agli Oscar Sir David Attenborough; “Make or Break”, la
docuserie sulla World Surf League; la docuserie sull’home-design
nominata agli Emmy “Home”; la docuserie sulla guerra moderna
nominata agli Emmy “The Line”; la serie di documentari in quattro
parti “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del
due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic”
Johnson; la docuserie “Watch the Sound with Mark Ronson”, nominata
agli Emmy; “Gutsy”, il documentario delle produttrici esecutive e
conduttrici Hillary e Chelsea Clinton che è un viaggio intimo alla
scoperta di alcune delle donne più straordinarie del mondo.
Apple TV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+
è diventato il primo servizio di streaming completamente originale
a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più
successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di
qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i
documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 299
vittorie e 1.274 nomination ai premi, tra cui la commedia
pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso”
e il vincitore dell’Oscar come Miglior film di quest’anno “CODA“.
In occasione del
Television Critics Association Winter Press Tour
2024, Apple Tv+ ha svelato il trailer della
seconda stagione di “In viaggio con Eugene Levy“,
la serie di viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy
Eugene Levy. La nuova avventura tutta europea
del più improbabile dei viaggiatori farà il suo debutto su Apple
TV+ l’8 marzo con i primi due episodi seguiti da nuove puntate
ogni settimana fino al 12 aprile.
Dopo aver affrontato alcune delle
sue paure più grandi nel corso della prima stagione, il vincitore
delll’Emmy Eugene Levy esce ancora una volta dalla sua zona di
comfort. Questa volta si imbarca in un viaggio “imperdibile” per
ogni giramondo che si rispetti: un grande tour dell’Europa. La
seconda stagione in sette parti segue Levy nel suo viaggio dal nord
al sud del continente. Lungo il percorso, si imbatte in splendide
gemme locali nascoste, scopre il suo albero genealogico e cerca di
ampliare il suo palato sperimentando le specialità più uniche del
posto. Unitevi a lui nel viaggio di una vita che non sapeva di
dover fare.
In questa stagione, Levy si spinge
ancora più lontano dai sentieri battuti, ispirato a sperimentare
pratiche locali e fughe con amici vecchi e nuovi, tra cui la
preparazione per la mezza estate secondo la tradizione svedese in
un’avventura di inseguimento di alci; la prima volta nella terra
d’infanzia di sua madre – la Scozia; una cena con un luminare per
assaggiare la cucina francese a Saint-Tropez; il benessere di un
“bagno di fieno” sotto i tetti di paglia tedeschi sull’isola di
Sylt; una battuta di pesca intorno a Milo; conoscere le usanze
medievali e raccogliere l’uva in Italia; giocare a calcio con un
giocatore di caratura internazionale a Siviglia, in
Spagna.
“In viaggio con Eugene Levy” è prodotto per Apple TV+ da Twofour ed
è prodotto esecutivamente da Levy, David Brindley, Nic Patten e
Sara Brailsford.
Apple TV+
ha annunciato oggi che In viaggio con Eugene Levy,
una nuova serie sui viaggi condotta e prodotta dal vincitore
dell’Emmy Eugene Levy (“Schitt’s Creek”), farà il
suo debutto il 24 febbraio. La serie, composta da otto episodi,
segue Levy in viaggio verso alcune delle destinazioni più belle e
spettacolari del mondo: Costa Rica, Finlandia, Italia, Giappone,
Maldive, Portogallo, Sudafrica e Stati Uniti, alla scoperta di
hotel straordinari e dei luoghi e le culture che li circondano.
Pur consapevole di non essere il
tipico conduttore di programmi itineranti, di non avere solitamente
uno spirito avventuroso, né di essere un esperto di viaggi in giro
per il mondo, Eugene Levy è convinto che sia finalmente arrivato il
momento di allargare i suoi orizzonti. Così prepara la valigia con
una certa trepidazione e con la speranza che quest’esperienza possa
aprire un capitolo completamente nuovo della sua vita, anche se ciò
potrebbe comportare l’affrontare alcune delle sue paure più grandi.
Unitevi a lui mentre si allaccia la cintura alla volta di avventure
sorprendenti e illuminanti!
In viaggio con Eugene
Levy è prodotto per Apple TV+
da Twofour e lo stesso Levy, oltre a essere protagonista, è
produttore esecutivo insieme a David Brindley. La
serie si aggiunge alla crescente gamma di docuserie acclamate dal
pubblico e premiate dalla critica presenti su Apple TV+,
tra cui la serie di documentari “The Big Conn”, che racconta la più
grande frode previdenziale della storia; il pluripremiato
documentario evento “Prehistoric Planet”, con la voce narrante del
nominato agli Oscar Sir David Attenborough; “Make or Break”, la
docuserie sulla World Surf League; la docuserie sull’home-design
nominata agli Emmy “Home”; la docuserie sulla guerra moderna
nominata agli Emmy “The Line”; la serie di documentari in quattro
parti “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del
due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic”
Johnson; la docuserie “Watch the Sound with Mark Ronson”, nominata
agli Emmy; “Gutsy”, il documentario delle produttrici esecutive e
conduttrici Hillary e Chelsea Clinton che è un viaggio intimo alla
scoperta di alcune delle donne più straordinarie del mondo.
Apple TV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+
è diventato il primo servizio di streaming completamente originale
a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più
successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di
qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i
documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 299
vittorie e 1.274 nomination ai premi, tra cui la commedia
pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso”
e il vincitore dell’Oscar come Miglior film di quest’anno “CODA“.
La pandemia del 2020 ha
messo in pausa il mondo, soprattutto ha interrotto per molti mesi
in maniera totale, l’abitudine al viaggio. Aeroporti, porti e
stazioni chiuse non hanno visto più passeggeri, viaggiatori,
persone che si spostano da una parte all’altra della Terra per
dovere o per piacere, per festeggiare, per scoprire, per
raggiungersi.
E mentre il mondo
finalmente ha ripreso a muoversi, prima con cautela e sospetto, poi
sempre più freneticamente, di nuovo come nel pre-pandemia, arriva
su Apple Tv+ una
nuova docu serie che ha proprio nel valore del viaggio e della
scoperta il suo cuore pulsante. Si intitola In viaggio con
Eugene Levy ed è condotto proprio dall’attore vincitore
dell’Emmy per Schitt’s Creek che ci fa da guida in
otto location del mondo.
Dal Nord Europa al cuore
desertico degli Stati Uniti fino a Venezia o alla foresta pluviale,
Levy raggiunge posti inesplorati, location lussuose, capanne in
mezzo al nulla, deserti, pianure, ghiacciai, boschi, lagune e
vulcani. Insomma viaggia (sempre in tutta sicurezza, si intende)
alla scoperta di posti particolari e usi e costumi del posto, con
la cauta curiosità che,
come ha lui stesso dichiarato, non è mai stata una sua
caratteristica predominante. Tuttavia, la chiave della serie è
proprio qui, nella riluttanza del suo protagonista al viaggio.
In viaggio con Eugene Levy,
le avventure di un viaggiatore riluttante
Il concetto chiave dello
show è meglio espresso infatti nel titolo originale che recita:
The Reluctant Traveller, il viaggiatore
riluttante, appunto. Ma perché dovremmo seguire le avventure di un
uomo che non vuole averne? Perché Levy si mette continuamente fuori
dalla sua zona di conforto per provare esperienze nuove e
incontrare non solo persone ma modi di vita differenti.
Ogni episodio è
un’avventura nuova, tutta raccontata con il tono sempre elegante,
composto, ironico e gentile di Levy, che, dentro una lussuosa suite
sul Canal Grande, o una cuccetta di legno dentro a una foresta
lappone, approccia ogni momento con la stessa distaccata curiosità.
È come se si ponesse di fronte a tutte le circostanze con grande
scetticismo, pur rimanendo sempre possibilista. Dopotutto solo
provando delle esperienze si può capire se fanno per noi o meno, ed
è quello che fa Eugene Levy in ognuno degli otto
episodi di cui è composta la serie, in ognuna delle otto location
in cui la serie ci accompagna.
L’immersione in un bagno
di suoni alle Maldive, il galleggiamento sul ghiaccio in Finlandia,
il contatto con la Nazione Navajo nello Utah, il comando di una
barca a vela a Lisbona, l’assaggio della cultura culinaria di Tokyo
e il viaggio nella giungla della Costa Rica sono solo alcune delle
esperienze di cui Levy gode nella serie, ed è chiaro che In viaggio
con Eugene Levy ha uno scopo molteplice.
Perché se da una parte la
serie può anche soltanto mostrare dei luoghi che per alcuni restano
delle mete irraggiungibili e da sogno, può essere anche un invito
al viaggio vero e proprio, un modo per scegliere la prossima
vacanza, ma anche la conferma che solo uscendo dalla propria zona
di conforto si può imparare ad apprezzare e amare quello che ci
circonda. Perché viaggiare apre la mente, allarga gli orizzonti e
ci fa diventare cittadini del mondo, anche se magari non siamo
proprio appassionati di avventura e non abbiamo particolari
curiosità nemmeno per quello che mangia il nostro vicino di
casa.
Il sito Collider ha condiviso una notizia molto interessante,
che potrebbe senza dubbio interessare nerd e fan della serie
cinematografica sull’Uomo Pipistrello targata
Nolan. E’ stato infatti costruito un modello
funzionante, che può legalmente circolare in strada, della celebre
Batmobile, la Tumbler, che vediamo per la prima volta in
Batman Begins. L’automobile è
regolarmente in vendita alla modica cifra di 1 milione di dollari.
Si tratta di un veicolo legale, che può circolare sulle strade
normali accanto alle altre normali autovetture.
L’auto è provvista di pneumatici da
44 pollici, telecamere di assistenza alla guida (necessarie per un
tale veicolo) e uno stereo con Bluetooth e iPod integrato, così
mentre guidate di notte potete ascoltare la colonna sonora di
Batman di Hans Zimmer, e andare a caccia di
criminale da contrastare.
Certo, non è ancora chiaro se il
possessore sarà in grado di saltare da un edificio all’altro o di
sparare fuoco dalla parte posteriore, ma a pensarci bene queste
caratteristiche è meglio non inserirle, per evitare che un pivello
del volante molto ricco possa distruggere la città!
Un gadget particolare per gli appassionati di
Hayao Miyazaki, ma in generale un bel progetto di
beneficenza. L’idea è venuta a Martin Hsu, designer nato a
Taiwan, che ora vive e lavora in California, curriculum di
eccellenza ed esperienza, ora alle prese con un lavoro di
modellazione molto particolare.
Hsu ha infatti deciso di lavorare ad una
tiratura limitata di figure collezionabili di Hayao Miyazaki,
celebre fondatore dello Studio Ghibli, che saranno note col nome di
Miya –san. Le figure saranno di sei pollici di altezza,
appositamente progettate come tributo al fumettista, sceneggiatore,
regista, produttore giapponese, che ha recentemente annunciato il
suo ritiro. Oltre a questo aspetto, a rendere ancora più
impressionante il lavoro del designer, è l’intenzione di donare i
proventi delle figure all’organizzazione Karakuwa –Maru,
concentrata sul restauro delle aree della città giapponese di
Kesennuma, dopo il terremoto e devastazioni dello tsunami nel 2011.
Eccovi l’immagine:
La tiratura della figurina sarà pari solo a 300
esemplari e in totale costerà 95 dollari ciascuna, un prezzo
all’apparenza alto ma compensato dalla sua particolarità e dalla
fattura completamente artigianale, da collezione. I fans possono
pre-ordinare una di queste figure sul sito Tenaciuos Toys, che le
avrà disponibili fino alla fine di gennaio. La collection-figure
saranno poi spedire in Aprile. Hsu ha collaborato con il
pluripremiato Bigshot Toyworks, con circa 20 anni di esperienza nel
campo del design di prodotto basata sui caratteri.
Gli appassionati di Miyazaki saranno quindi
doppiamente contenti di questa opportunità, sapendo le intenzioni
nobili del lavoro di Martin Hsu.
Il regista livornese Irish
Braschi ha deciso di omaggiare una delle più grandi scrittrici
italiane, Dacia Maraini, in un docufilm biografico, Io
sono nata viaggiando.
L’attrice è una delle più conosciute
intellettuali italiane viventi ed è davvero nata viaggiando,
trasferitasi subito dopo la nascita nel 1936 a Fiesole da
un’aristocratica famiglia cosmopolita, visse l’infanzia in Giappone
durante la Seconda Guerra Mondiale, dove è stata in un campo di
concentramento con i genitori prima di tornare in Italia. Ha
vissuto in Sicilia, terra natìa della madre, e poi a Roma col
padre, viaggiando per tutto il mondo , per lavoro ma anche per
diletto.
L’attrice dice di sé stessa che
realmente è nata viaggiando:
“Io sono nata viaggiando. Il
primo sapore che ho conosciuto, e di cui conservo la memoria, è il
sapore del viaggio. Un gusto di bagagli appena aperti: naftalina,
lucido da scarpe e quel profumo che impregnava i vestiti di mia
madre in cui affondavo la faccia con delizia.”
Il regista Braschi, ex
assistente di Paolo Virzì, ha girato questo docufilm che
uscirà nelle sale italiane solo per tre giorni, L’ 11, il 12 e il
13 Novembre, prima di essere proiettato su Sky in occasione del
compleanno dell’attrice. La voce narrante del film sarà Maria
Pia di Meo, celebre doppiatrice di Meryl Streep e
Audrey Hepbrun.