Il film horror made in Italy
Inthe Trap diretto da
Alessio Liguori e con protagonista tra gli altri
David Bailie, volto già conosciuto grazie alla saga di Pirati dei
Caraibi, e Miriam Galanti, attrice emergente del cinema
italiano, arriverà nelle sale italiane dal 26 marzo 2020.
Dopo il grande successo al Marché
du Film dell’ultimo Festival
di Cannes e dopo essere approdato anche al 76° Festival di Venezia, il film di Liguori,
regista italiano tra le promesse del cinema di genere, è diventato
un vero e proprio caso cinematografico, grazie all’interesse
dimostrato da molti paesi europei, tanto da essere in gara nella
sezione Méliès D’Argent Competition del Festival di
Trieste.
In The Trap,
il film
Scritto da Daniele Cosci e
realizzato in larga parte nella scenografia ricostruita all’interno
degli studi della Latina Film Commission, In The Trap,
girato in lingua inglese, è una pellicola prodotta da
Dreamworldmovies e Mad Rocket Entertainment.
Il film racconta la storia di
Philip, un giovane convinto che una forza oscura stia tentando di
impossessarsi di lui e da due anni vive recluso nel proprio
appartamento. Nella sua vita tuttavia irrompe Sonia, una vicina di
casa che lo farà riflettere sulle proprie paure. Da questo momento
in poi, gli eventi prenderanno una piega inaspettata e getteranno
una luce sinistra anche sul passato dello stesso protagonista.
L’intera vicenda si svolge
all’interno della casa di Philip, una vera e propria
prigione-labirinto che, grazie ad un accurato montaggio e ad una
regia claustrofobica, diventa essa stessa protagonista insieme ai
personaggi che ne entrano in contatto.
In The Trap: trama
Il film narra la storia di Philip
(Jamie Paul), un giovane correttore di bozze prigioniero da due
anni nel suo appartamento. Il ragazzo è sicuro che una forza
maligna voglia impossessarsi di lui e non riesce a liberarsi da
questa idea, nemmeno con l’intervento di Padre Andrea, il suo unico
contatto con il mondo esterno. Grazie alla conoscenza di Sonia
(interpretata da Miriam Galanti), una vicina di casa, Philip
inizierà ad aprire gli occhi, rendendosi conto che quello che sta
vivendo è forse frutto solo della sua fantasia. Ma niente è come
sembra e qualcosa o qualcuno ha infatti creato apposta una trappola
mentale per incastrarlo in maniera definitiva.
In the Soop:
Friendcation è la nuova serie coreana in arrivo su
Disney+
In the Soop: Friendcation:
quando esce e dove vederla in streaming
In the Soop: Friendcation
in streamingsarà disponibile in Italia dal 19
ottobre in esclusiva su Disney+.
In the Soop: Friendcation:
trama e cast
Con Park Seo-jun (The
Marvels), il rapper Peakboy, Choi Woo-shik
(Parasite), Park Hyung-sik (Soundtrack #1) e V
dei BTS, In the Soop: Friendcation offre al
pubblico uno sguardo ravvicinato sulla vita di questi cinque amici
famosi, che si allontanano dalla loro quotidianità per staccare la
spina in un rilassante viaggio a sorpresa.
In the Soop:
Friendcation è uno spinoff della serie IN THE SOOP ed è
l’ultima novità che si aggiunge alla library di intrattenimento, in
continua espansione, disponibile su Disney+. I fan del K-Pop possono anche
godersi BTS: PERMISSION TO DANCE ON STAGE – LA, attualmente
disponibile su Disney+. Questo esclusivo film concerto
in 4K presenta l’esibizione live dei BTS al Sofi Stadium di Los
Angeles nel novembre 2021.
Il regista Wong Kar-Wai,
figura anomala del cinema hongkonghese, si è sempre impegnato con i
suoi film a ricercare l’essenza dei sentimenti umani, facendo di
questi il motore portante di racconti che esulano dai canoni
narrativi a cui si è abituati. Kar-Wai, infatti, lavora
primariamente sul potere dell’immagine, utilizzando le possibilità
e i mezzi del cinema per far emergere i contenuti di suo interesse.
Nel suo cinema è dunque fondamentale il fluire del tempo, filtrato
attraverso una percezione sentimentale in grado di isolare e dare
forma anche alle modificazioni più impercettibili della realtà. Il
suo capolavoro, da questo punto di vista, è il film del 2000
In the Mood for Love (qui la recensione).
Questo doveva originariamente essere
uno dei capitoli di un film a episodi dedicato al cibo, che
descrivesse il modo in cui questo influisce sulla vita della
comunità cinese di Hong Kong nel corso del tempo, ma durante la sua
lavorazione l’idea originale si è evoluta progressivamente fino a
prendere la durata di un lungometraggio a sé stante. In
the Mood for Love, tuttavia, non possiede una vera e propria
sceneggiatura, ma è primariamente il frutto di una serie di
suggestioni, immagini,
sentimenti e stati d’animo.
Assolutamente esplicativo è a tal proposito il titolo, che
racchiude il desiderio d’amore dei due
protagonisti. Un desiderio che si manifesta attraverso sguardi,
incontri fugaci, parole non dette, fino a disperdersi nel tempo
senza mai concretizzarsi.
Affinché tutto ciò emerga con
maggior chiarezza e forza, Kar-Wai per In the Mood for
Love non si avvale dell’uso della macchina a mano o di luci
naturali, ma al contrario fa ampio uso di tecniche di
ripresa stranianti come carrellate,
ralenti, frammenti racchiusi fra
dissolvenze al nero e primissimi piani così
ravvicinati da essere quasi astratti, il tutto con luci
particolarmente innaturali. Così facendo egli rende chiara la
dimensione emotiva del film, con una messa in
scena che esteriorizza l’animo dei due protagonisti e costruisce
un’atmosfera di cui lo spettatore diventa parte integrante.
Sentimenti e segreti alla base del racconto vengono così condivisi
con chi guarda, con un impatto emotivo particolarmente forte.
La trama e il cast di In the Mood for Love
In the Mood for Love è
ambientato nel 1962, a Shanghai. Qui il signor Cho
e la signora Chang si scoprono vicini di casa, con
incontri brevi e fugaci, finché, un giorno, il signor Cho non
invita la vicina fuori a cena e i due trovano il coraggio di
ammettere che i rispettivi coniugi portano avanti da mesi una
relazione adulterina. Da questo
momento i due instaurano una relazione parallela: si chiedono cosa
facciano la moglie e il marito quando sono insieme, com’è iniziata,
chi ha fatto il primo passo. Ciò che comincia come un sodalizio e
un gioco malsano, si trasforma ben presto in qualcosa di più. Le
frequenti assenze dei rispetti consorti, portano i due vicini a
sviluppare sentimenti reciproci sempre più, arrivando a un punto in
cui non riescono più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Ad interpretare il signor Cho vi è
TonyLeung, tra i più noti attori
asiatici, nonché frequente collaboratore di Kar-Wai e recentemente
visto come villain nel film MarvelShang-Chi e la Leggenda dei
Dieci Anelli. Ad interpretare la signora Chang, invece, vi
è l’attrice Maggie Cheung, a sua volta
frequente collaboratrice di Kar-Wai e tra le più note attrici
asiatiche di sempre. Entrambi, con In the Mood
for Love, si sono trovati a dover improvvisare la gran parte
delle loro scene, su richiesta del regista. L’obiettivo,
coerentemente con l’intento del film, era quello di far emergere
una forte spontaneità nelle interazioni dei loro personaggi. La
Cheung, inoltre, indossa nel film oltre 40 abiti diversi e sfoggia
diverse capigliature. Attraverso questo stratagemma si può infatti
avvertire il cambiare delle stagioni e l’inesorabile trascorrere
del tempo.
La colonna sonora di In the
Mood for Love
Oltre ai sinuosi movimenti di
macchina, alle luci non naturalistiche, agli abiti e alle
interpretazioni dei due protagonisti (Leung è stato premiato per la
Miglior interpretazione maschile al Festival
di Cannes)), In the Mood for Love esprime il suo senso
più profondo anche attraverso la colonna sonora.
Questa si fa a sua volta espressione dei pensieri e degli stati
d’animo dei due (non) amanti, esprimendo quel senso di incertezza e
mistero attraverso un brano come Quizas, Quizas,
Quizas, di Nat King Cole, tra i più
noti tra quelli presenti nel film. Un tango che esprime quel senso
di danza perpetua che i protagonisti compiono senza però giungere
mai ad un concretizzarsi del loro amore. Altrettanto popolare è
Yumeji’sTheme, del compositore
Shigeru Umebayashi, che a sua volta sembra
descrivere in musica l’altalena emotiva dei due protagonisti.
Il trailer di In the Mood for
Love e dove vedere il film in streaming e in TV
Attualmente In the Mood
for Love non è presente, in Italia, su nessuna delle
principali piattaforme streaming TVOD (Transactional Video On
Demand) o SVOD (Subriscription Video on
Demand) come Netflixo PrimeVideo. Il film, tuttavia, è presente nel
palinsesto televisivo di mercoledì 15 marzo alle
ore 21:10 sul canale Rai Movie.
Sarà dunque poi possibile recuperarlo anche, per un limitato
periodo di tempo, sulla piattaforma Rai Play.
In the Mood for Love è il film culto del 2000
diretto da Wong Kar-Wai e con protagonisti Tony Leung, Maggie
Cheung, Rebecca Pan, Lai Chen, Gong Li.
La trama di In the Mood for
Love: Un uomo e una donna a Hong Kong, all’inizio degli
anni sessanta: storia dei brevi incontri ritrosi tra il signor Chow
e la signora Chan, vicini di casa che scoprono casualmente che i
rispettivi coniugi sono amanti e inscenano, come in una prova, le
rispettive rivelazioni. Si incontrano, si chiedono cosa staranno
facendo gli altri due, si parlano come se parlassero a loro, si
guardano allontanarsi, e inevitabilmente, senza dirselo mai,
finiscono per amarsi.
In the Mood for Love,
l’analisi
“Fu un momento imbarazzante.
Lei se ne stava timida a testa bassa per dargli l’occasione di
avvicinarsi, ma lui non poteva, non ne aveva il coraggio. Allora
lei si voltò e andò via.”
Nel repertorio di film
sentimentali, In the Mood for Love è
indubbiamente tra i più sofisticati ed evocativi.
I due protagonisti vivono un
rapporto inizialmente discreto, fondato sul riserbo e un comune
dolore, la condivisione implicita di un tradimento: si accorgono
della relazione fra i rispettivi coniugi attraverso piccoli indizi,
una borsa, una cravatta identici. Alla ricerca dell’equilibrio di
una verità da tacere agli altri, il signor Chow e la signora Chan
maturano progressivamente una complicità e un’empatia che diventa
amore inespresso, intrappolato nel non detto eppure intimo e
profondo. Le loro anime si muovono all’unisono, ma i due si
sfiorano appena, imprigionati nelle convenzioni che scandiscono le
loro vite.
Fra brevi incontri, cene,
passeggiate notturne in strade deserte e attese sotto la pioggia,
lo scorrere del tempo è sottolineato dagli eleganti abiti di lei e
da una colonna sonora che si fa espressione dei pensieri dei due
(non) amanti: lo struggente tema ricorrente Yumeji’s theme
dilata gli istanti fra sinuosi ralenti, le note di Quizàs,
quizàs, quizàs danno voce allo struggimento dei due
protagonisti.
Wong Kar-Wai
orchestra poeticamente questo malinconico viaggio di un amore
sospeso e intangibile attraverso una regia pronta a focalizzarsi su
ogni dettaglio, riprendendo i due da originali angolazioni e, con
un suggestivo stratagemma, lasciando sempre sullo sfondo gli
adulteri coniugi: questi ultimi sono solo una voce fuori campo o
talvolta ripresi di spalle, inconsistenti agli occhi degli
spettatori.
Tra spazi angusti in cui vive una
sensualità reticente, la calda fotografia di Christopher
Doyle, spesso soffusa, sottolinea sguardi e gesti di
estremo pudore, immortalando i due perfetti protagonisti: la
leggiadra e raffinata Maggie Cheung e uno
struggente Tony Leung, premiato come migliore
attore al Festival
di Cannes per la sua palpitante e allo stesso tempo delicata
interpretazione.
Il sentimentalismo soft di
In the Mood for Love lo rende una
pellicola indimenticabile e una riflessione sulle scelte che
condannano all’abbandono, lasciandoci prigionieri di una
malinconica memoria: “Quando ripensa a quegli anni lontani, è
come se li guardasse attraverso un vetro impolverato: il passato è
qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è
sfocato, indistinto”.
Alimentato da occasioni non colte,
il ricordo è così sublimato nel silenzio e nell’imponenza di un
edificio cambogiano che consegna l’amore irrealizzato
all’immortalità.
Lucky Red, in collaborazione con
Tucker Film, è lieta di comunicare il ritorno in sala del
capolavoro di Wong Kar Wai: a 25 anni dalla prima
uscita torna sul grande schermo
In The Mood For Love nella versione in 4K del
2021, restaurata dall’Immagine Ritrovata di Bologna e
dalla Criterion sotto lo sguardo attento del regista.
Presentato nel 2000 al Festival
di Cannes, In the Mood for Love ottenne il premio per
la miglior interpretazione maschile a Tony Leung,
e il Grand Prix tecnico per la fotografia di Christopher
Doyle. Melodramma intenso e raffinatissimo che ha fatto la
storia, il film ètratto dal romanzo breve Un incontro
di Liu Yichang.
Sulle note di una colonna sonora
ricchissima in cui domina l’inconfondibile tema musicale
Yumeji’s Theme del compositore giapponese Shigeru
Umebayashi, e con inquadrature che sembrano opere d’arte, una
storia d’amore struggente e sensuale, un racconto universale e
senza tempo diventato ormai un cult assoluto che, grazie anche alla
versione restaurata, esplode sul grande schermo in tutto il
suo fascino.
Per il 25° anniversario sarà
disponibile nei cinema sia in versione originale con i sottotitoli
che nella versione doppiata, un evento speciale solo il 17, 18
e 19 febbraio.
La trama di In the Mood for
Love
Hong Kong, 1962. Chow (Tony Leung),
redattore capo di un quotidiano locale, trasloca con sua moglie in
un nuovo appartamento situato in un immobile abitato per lo più da
persone della comunità di Shanghai. Incontra Li-zhen (Maggie
Cheung), una donna giovane e molto bella che si è appena
trasferita lì insieme a suo marito. La donna lavora come segretaria
in una ditta di esportazioni, mentre suo marito è rappresentante
per conto di una società giapponese, pertanto viaggia
frequentemente per affari. Dato che anche sua moglie è spesso fuori
casa, Chow trascorre molto tempo in compagnia di Li-zhen. Si
ritrovano spesso a giocare a mah-jong o a discutere degli ultimi
pettegolezzi. Chow e Li-zhen diventano molto amici, fino a quando
scoprono che i loro rispettivi coniugi hanno una relazione…
Quest’anno, Cannes Classics
celebrerà il 20° anniversario di In the Mood for
Love di Wong Kar-wai, prima della
sua uscita sul grande schermo nell’estate del 2020 in tutto il
mondo!
Presentato nella Selezione Ufficiale
e in Concorso nel 2000, In the Mood for
Love, diretto dal regista di Hong Kong Wong
Kar-wai, ha vinto il Premio Interpretazione maschile al
suo attore protagonista Tony Leung e si è
aggiudicato il Gran Premio della Commissione tecnica superiore.
Il restauro in 4K del film
realizzato dal negativo originale è stato condotto da Criterion e
L’Immagine Ritrovata sotto la supervisione di Wong
Kar-wai.
In the Mood for
Love, presentato per la prima volta il 20 maggio
2000, sarà proiettato al 73 ° Festival
di Cannes, con la partecipazione di Wong
Kar-wai.
In the Mood for Love di Wong
Kar-wai con Tony Leung e Maggie Cheung. Direttore della fotografia: Christopher Doyle. Musica: Shigeru Umebayashi.
Restauro 4k dal negativo originale
supervisionato da Wong Kar-wai ed eseguito da Criterion (New-York)
e L’Immagine Ritrovata (Bologna).
Il film sarà distribuito in tutto il
mondo grazie a Janus Films (USA, Regno Unito, Australia / Nuova
Zelanda), The Jokers Films (territori di lingua francese), Koch
Films (territori di lingua tedesca), Avalon DA (Spagna), Leopando
Filmes ( Portogallo), Inoekino (CIS), Asmik Ace (Giappone),
Catchplay Inc. (Taiwan), NK Contents (Corea del Sud).
Le sale cinematografiche italiane
riaprono le porte e riaccendono gli schermi. Una notizia talmente
bella, talmente attesa, che merita di accompagnarsi a una notizia
altrettanto forte: mercoledì 28 aprile sarà infatti In the
Mood for Love, il capolavoro di Wong Kar
Wai, a segnare la storica ripartenza! Il racconto più
romantico di sempre, oggi nella meravigliosa versione 4K, per una
data che non è un semplice numero sul calendario…
In the Mood for
Love, distribuito dalla Tucker Film, è stato restaurato da
L’Immagine ritrovata di Bologna e dalla Criterion di New York,
partendo dal negativo originale, e Wong Kar Wai ha supervisionato
tutte le operazioni. Wong Kar Wai, d’altronde, non è un regista
qualunque: è il geniale capofila della new wave cinese. E la Tucker
Film porterà al cinema anche le sue prime due opere, As Tears Go By
e Days of Being Wild, e le versioni 4K di Angeli perduti, Hong Kong
Express e Happy Together. Un prezioso percorso monografico
intitolato Una questione di stile e inaugurato, appunto, da In the
Mood for Love.
Hong Kong, 1962. Un uomo e una
donna, il signor Chow e la signora Chan. Due dirimpettai che si
trovano a vivere un amore casto e clandestino. Due attori
meravigliosi, Maggie Cheung e Tony Leung Chiu-wai, che hanno
spalancato le porte dell’Occidente agli splendori del nuovo cinema
asiatico (Tony Leung Chiu-wai, ricordiamo, è stato incoronato al
Festival
di Cannes nel 2000). Ecco In the Mood for Love. Un melodramma
intenso e raffinatissimo che ha davvero fatto epoca. Non tanto love
story, come spiega lo stesso Wong Kar Wai, quanto «l’analisi dei
possibili sviluppi di una vicenda sentimentale».
«I protagonisti – sono ancora
parole di Wong Kar Wai – passano gradualmente dalla posizione
iniziale di vittime, entrambi traditi dai rispettivi coniugi, a
quella opposta di amanti. Non è quindi solo un film su una
relazione extraconiugale, o sul matrimonio, bensì sulle condizioni
che un amore si trova a vivere con il passare del tempo. Possiamo
dire che In the Mood for Love è un film che parla di
segreti…».
Pochi sanno descrivere gli stati
d’animo come li descrive Wong Kar Wai, traducendoli in pura
essenzialità, e questo immenso cult (scandito dall’ormai celebre
colonna sonora di Michael Galasso) rimane un modello inimitabile.
Dopo vent’anni.
In the Mood for
Love nei cinema italiani! L’eterno capolavoro
di Wong Kar Wai, restaurato in 4K e
distribuito dalla Tucker Film, uscirà
in 27 sale (il dato è aggiornato al momento in cui
scriviamo), segnando simbolicamente la grande e attesissima
ripartenza. Del resto, ora che il bisogno di bellezza è più urgente
che mai, In the Mood for
Love rappresenta davvero il titolo perfetto…
Hong Kong, 1962. Un uomo e una
donna, il signor Chow e la signora Chan. Due dirimpettai che
si trovano a vivere un amore casto e clandestino. Due attori
meravigliosi, Maggie
Cheung e Tony Leung Chiu-wai,
che hanno spalancato le porte dell’Occidente agli splendori del
nuovo cinema asiatico (Tony Leung Chiu-wai,
ricordiamo, è stato incoronato al Festival
di Cannes nel 2000). Ecco In the Mood for
Love. Un melodramma intenso e raffinatissimo che ha
davvero fatto epoca. Non tanto love story, come spiega lo
stesso Wong Kar Wai, quanto «un film che
parla di segreti…».
La Tucker
Film , porterà al cinema anche le sue prime
due opere, As Tears Go
By e Days of Being
Wild (mai uscite in Italia!) e le
versioni 4K di Angeli
perduti, Hong Kong
Express e Happy
Together. Un prezioso percorso monografico
intitolato Una questione di
stile e inaugurato, appunto,
da In the Mood for
Love.
Tutte le sale:
Ancona – Azzurro (dal 28 aprile)
Bassano del Grappa – Metropolis (dal 29 aprile)
Belluno – Italia (solo 28 aprile)
Bologna – Lumière (dal 29 aprile)
Cremona – Po spazioCinema (dal 29 aprile)
Genova – Corallo (dal 29 aprile)
La Spezia – Controluce (dal 29 aprile)
Mestre – Dante (dal 29 aprile)
Milano – Anteo, Beltrade e Cinemino (dal 28 aprile)
In the Mood for Love
–Anno: 2000 – Regia:
Wong Kar-wai – Sceneggiatura: Wong Kar-wai –
Cast: Tony Leung, Maggi Cheung
È il 1962 e a Shanghai, il signor
Cho (Tony Leung) e la signora Chang (Maggi Cheung) si scoprono
vicini di casa, i loro incontri sono brevi e fugaci finché, un
giorno, il signor Cho non invita la vicina fuori a cena e i due
trovano il coraggio di ammettere che i rispettivi coniugi portano
avanti da mesi una relazione adulterina. Da questo momento i due
instaurano una relazione parallela: si chiedono cosa facciano la
moglie e il marito quando sono insieme, com’è iniziata, chi ha
fatto il primo passo.
Ciò che comincia come un sodalizio
e un gioco malsano, si trasforma ben presto in qualcosa di più. Le
frequenti assenze dei rispetti consorti, portano i due vicini a
fare sempre di più affidamento l’uno sull’altra. La recita, a un
certo punto, cessa di essere tale e i due protagonisti si trovano
sempre di più invischiati nei loro sentimenti e arrivano a un punto
in cui non riescono più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Sin dall’inizio sembra che le loro
vite siano destinate a incrociarsi. L’attenzione della macchina da
presa si concentra sui due protagonisti, inquadrando i rispettivi
coniugi e i caratteri che gli gravitano intorno di sfuggita, sono
dei particolari che arricchiscono la pellicola; il signor Cho e la
signora Chang, sembrano due anime affini dall’inizio. Il loro modo
nel vestire, impeccabile, li isola e li esalta, evidenziandoli
l’uno all’occhio dell’altra. Eppure, il loro incontro è sofferto e
trepidato, vi è un valzer fuori sincrono che li porta sempre a
sfiorarsi e mai a toccarsi, il regista gioca su un ritmo
esasperante di campi e controcampi, fino al momento in cui si
trovano uno di fianco all’altro in un taxi, decisi a passare almeno
una notte insieme.
Ciononostante il loro amore non è
destinato a concretizzarsi, rimane sospeso a mezz’aria, tutto ciò
che resta è un’impressione, una sensazione, un segreto sussurrato
nella cavità di un albero. Spettacolare è il montaggio di William
Chung che restituisce piccole schegge di comportamenti abituali e
gesti rituali che si ripetono senza perdere la purezza e la
perfezione con la quale vengono compiuti. Di rilievo anche la
colonna sonora di Michael Galasso e Shigeru Umebayashi che
asseconda i toni della narrazione.
Acclamato alla 53° edizione del
Festival
di Cannes per l’interpretazione di Tony Leung, In the mood
for love è considerato dalla critica una delle pellicole più
importanti del 21° secolo.
Questa nuova teoria fa pensare a
The Mandalorian & Grogu, il prossimo film di
Star
Wars, che porterà per la prima volta in live-action il
primo Jedi mandaloriano, Tarre Vizsla. The Mandalorian & Grogu sarà un enorme
passo avanti sia per il franchise di Star Wars che per
quello di The
Mandalorian, ampliando la portata della storia di Din
Djarin e Grogu come mai prima d’ora, senza perdere di vista questi
due amati personaggi. Un filone sarà particolarmente importante per
l’avanzamento della storia di The Mandalorian, soprattutto
per ciò che preannuncia sul futuro di Din e Grogu.
L’Armaiola parlò per la prima volta
della profezia del Mitosauro ne The
Book of Boba Fett, quando disse a Din Djarin che “le
canzoni degli eoni passati predicevano il sorgere del Mitosauro per
annunciare una nuova era di Mandalore”. Questo Mitosauro è
stato visto per la prima volta nella terza stagione de I
Mandaloriani da Bo-Katan Kryze nelle Acque vive di Mandalore
e, in seguito, Grogu ha percepito la stessa creatura nello stesso
luogo, presumibilmente attraverso la Forza. Poiché questa profezia
sarà senza dubbio vista nella storia di The Mandalorian,
Star Wars
dovrà tornare dove tutto è iniziato: l’antica Mandalore. Correlato
L’antica Mandalore (e i
Mandaloriani) non sono mai stati visti prima
L’Armaiola descrive la profezia di
cui sopra come risalente a “eoni”, anche se i Mandaloriani
esistono solo da circa 10.000 anni – cosa che conferma anche ne
Il libro di Boba Fett. Nonostante la storia dei
Mandaloriani, dell’antica Mandalore si è visto ben poco. A parte
alcune illustrazioni, come quella qui sopra, delle proprietà di
Star Wars Legends, l’antica Mandalore è esistita
quasi solo nel folklore. Mostrando l’antica Mandalore e i
Mandaloriani, questa profezia potrebbe diventare ancora più
significativa.
La cosa più vicina a mostrare
l’aspetto degli antichi Mandaloriani nel canone di Star
Wars è Tarre Vizsla, il primo Jedi mandaloriano e il creatore
della Darksaber. L’aspetto di Tarre Vizsla è stato finora visto
solo nelle rappresentazioni artistiche realizzate per Star Wars
Rebels, ma ci sono differenze significative tra l’armatura di
Vizsla e quella dei Mandaloriani moderni. L’elmo di Vizsla ha la
stessa visiera a forma di T, anche se non nasconde completamente il
viso, facendolo assomigliare più a un elmo da cavaliere del mondo
reale. Tuttavia, c’è un accenno all’aspetto che il pianeta poteva
avere nell’antichità.
La terza stagione ha accennato
all’aspetto dell’antica Mandalore
Il momento in cui il pubblico di
Star Wars si è avvicinato di più all’antico Mandalore è
stato nella terza stagione di The Mandalorian . C’è un
momento con il verde del pianeta nel finale della terza stagione
che deve essere significativo, poiché è stato mantenuto nel
montaggio finale per un motivo, anche se si tratta di una scena
piuttosto veloce che sembra non avere alcuno scopo reale per
l’episodio nel suo complesso, a parte continuare l’idea tematica
della speranza e della vita che persiste di fronte alla
distruzione. Questa scena avrebbe potuto preparare il primo vero
sguardo del pubblico all’antica Mandalore in The Mandalorian &
Grogu.
Molto tempo fa, tutta
Mandalore aveva questo aspetto, ma dopo continue guerre contro
avversari come i Jedi, l’intera superficie è stata
distrutta, lasciando dietro di sé solo sabbia. Una vita
del genere, come dice Bo-Katan nella terza stagione di The
Mandalorian, poteva essere promossa e sostenuta solo nelle
città a cupola di Mandalore, come il centro civico di Sundari. Dopo
che la Grande Epurazione ha distrutto anche queste città, si
pensava che anche tutta la vegetazione precedente di Mandalore
fosse stata distrutta. Questa scena della terza stagione, tuttavia,
dimostra il contrario e rimanda ai tempi antichi di Mandalore.
Il film potrebbe contenere un
flashback di Tarre Vizsla
Questo accenno all’esplorazione
dell’antica Mandalore in The Mandalorian & Grogu, insieme
all’importanza di questa antica profezia e al concept art di Tarre
Vizsla già esistente in Rebels , suggeriscono che il più
famoso guerriero antico di Mandalore potrebbe essere visto in un
flashback nel prossimo film. Vizsla sarebbe la figura
mandaloriana perfetta su cui concentrarsi quando si guarda
all’antica Mandalore, vista l’influenza che ha avuto nella
storia mandaloriana che si è poi vista in tutto Star Wars.
Inoltre, ha un legame unico con i personaggi principali.
Come Din Djarin e Grogu si
legano alla storia di Tarre Vizsla
Il motivo principale per mostrare
un flashback di Tarre Vizsla, in particolare in The Mandalorian
& Grogu, è il modo in cui la sua storia si collega a quella di
Din e Grogu. Din Djarin ha impugnato la Darksaber per un certo
periodo di tempo dopo averla vinta dal Moff Gideon e, sebbene Din
Djarin non abbia mai padroneggiato la Darksaber, è comunque parte
integrante della storia dell’arma. Quanto a Grogu, tecnicamente è
ancora un Jedi mandaloriano, poiché continuerà a usare le vie della
Forza anche quando si addestrerà come apprendista mandaloriano
sotto gli insegnamenti e la supervisione di Din Djarin.
Non solo, ma il duo fa
anche parte di un gruppo di Mandaloriani che ha tra i suoi
discendenti diretti Tarre Vizsla. Sebbene Paz Vizsla sia
morto in nome del salvataggio dei suoi compagni mandaloriani, ha un
figlio, Ragnar Vizsla, ed è probabile che Paz non fosse l’unico
Vizsla tra i Figli della Guardia. Tornare a colui che è forse il
Vizsla più famoso e mostrarlo di più nel suo periodo di massimo
splendore sarebbe una decisione saggia, che sembra particolarmente
probabile considerando che anche il regista Jon Favreau è un
Vizsla.
Il legame più significativo con
Tarre Vizsla, tuttavia, è il fatto che l’Armiere tira fuori
la profezia solo dopo aver raccontato la storia e l’eredità del
Jedi mandaloriano. Tornare al momento in cui questa
profezia è stata predetta per la prima volta, forse ai tempi di
Tarre Vizsla, le darebbe molto più peso quando alla fine la si
vedrà nelle storie future di The Mandalorian, tra cui
The Mandalorian & Grogu. Anche se è ancora da vedere se
The Mandalorian & Grogu mostrerà
effettivamente l’antica Mandalore e Tarre Vizsla o meno, è
certamente una possibilità eccitante.
Questa è la seconda collaborazione
di Liam Neeson con Robert Lorenz
dopo The Marksman nel 2019 e il primo ruolo da
protagonista importante di Kerry Condon dalla sua
nomination all’Oscar come migliore attrice non protagonista per
Gli Spiriti dell’Isola.
In the Land of Saints and
Sinners, la trama
Irlanda, anni ’70. Desideroso di
lasciarsi alle spalle il suo oscuro passato, Finbar Murphy (Liam
Neeson) conduce una vita tranquilla nella remota città costiera di
Glen Colm Cille, lontano dalla violenza politica che attanaglia il
resto del paese. Quando arriva una minacciosa banda di terroristi,
guidata da una donna spietata di nome Doireann (Kerry Condon),
Finbar scopre presto che uno di loro ha abusato di una giovane
ragazza del posto. Coinvolto in un gioco sempre più feroce del
gatto col topo, Finbar deve scegliere tra rivelare la sua identità
segreta o difendere i suoi amici e vicini.
François Ozon è uno
dei registi francesi che dopo Patrice Leconte è
considerato come uno dei massimi esponenti del cinema romantico
contemporaneo, così come ha dimostrato il suo Ptiche,
splendida antologia sull’amore femminile. Eppure non possiamo non
notare come di recente l’autore si diverta a giocare con i
turbamenti e le angosce dell’uomo, come se si trovasse a suo agio
nel ruolo di un moderno Buñuel.
Gia nel 2003 con Swimming
Pool il regista ci proponeva un torbido dramma sulla
sessualità repressa, ed oggi con il nuovo lungometraggio
In the Hose, Ozon torna
a parlarci delle aberranti relazioni omosessuali che si instaurano
tra una un’insegnante di letteratura di un liceo ed un suo allievo
brillante che aspira a diventare scrittore. Tratta dall’opera
teatrale del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga
intitolata Il ragazzo dell’ultimo banco, la pellicola
presenta un cast di eccezione che comprende nomi del calibro di
Kristin Scott Thomas,
Emmanuelle Seigner, Fabrice Luchini e
Denis Menochet. Il film ha già fatto la sua figura a
Cannes e a Venezia, uscendo in Francia in ottobre e programmato per
il prossimo 29 marzo nelle sale americane. Ecco di seguito il primo
poster ufficiale della versione internazionale rilasciato dalla
Mandarin Cinéma. Una versione surreale e grottesca de
Il laureato.
Ecco
il teaser trailer di In The Heart of the
Sea, film interpretato da Chris
Hemsworth che ritrova alla regia Ron
Howard, che già lo aveva brillantemente diretto in
Rush.
Nell’inverno del 1820, la baleniera del New England viene
attaccata da una creatura incredibile: una balena dalle dimensioni
e la forza elefantiache, ed un senso quasi umano di vendetta. Il
disastro marittimo, realmente accaduto, avrebbe ispirato Herman
Melville a scrivere Moby Dick. Ma l’autore ha descritto solo una
parte della storia. “In the Heart of the Sea” rivela le conseguenze
di quella straziante aggressione, di come i superstiti
dell’equipaggio della nave vengono spinti oltre i loro limiti e
costretti a compiere l’impensabile per poter sopravvivere. Sfidando
le intemperie, la fame, il panico e la disperazione, gli uomini
mettono in discussione le loro convinzioni più radicate: dal valore
della vita alla moralità delle loro spedizioni, mentre il capitano
cerca di riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo ufficiale
tenta di sconfiggere il capodoglio.
I
protagonisti di “In the Heart of the Sea” sono Chris
Hemsworth (“The Avengers”; “Rush”) nei panni del veterano
primo ufficiale della nave, Owen Chase; Benjamin
Walker (“La Leggenda del Cacciatore di Vampiri”) è
l’inesperto capitano, George Pollard; Cillian
Murphy (“Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”) ritrae il
secondo ufficiale, Matthew Joy; e Ben Whishaw
(“Skyfall”) è il romanziere Herman Melville, le cui indagini sul
caso hanno contribuito a portare alla luce gli eventi a distanza di
30 anni.
Ecco il teaser poster italiano di
In the Heart of the Sea, prossimo film
diretto da Ron Howard che vede protagonista
Chris Hemsworth. Regista e attore hanno rinnovato
la loro collaborazione dopo il fortunato incontro con
Rush.
Nell’inverno del 1820, la baleniera
del New England viene attaccata da una creatura incredibile: una
balena dalle dimensioni e la forza elefantiache, ed un senso quasi
umano di vendetta. Il disastro marittimo, realmente accaduto,
avrebbe ispirato Herman Melville a scrivere Moby Dick. Ma l’autore
ha descritto solo una parte della storia. “In the Heart of the Sea”
rivela le conseguenze di quella straziante aggressione, di come i
superstiti dell’equipaggio della nave vengono spinti oltre i loro
limiti e costretti a compiere l’impensabile per poter sopravvivere.
Sfidando le intemperie, la fame, il panico e la disperazione, gli
uomini mettono in discussione le loro convinzioni più radicate: dal
valore della vita alla moralità delle loro spedizioni, mentre il
capitano cerca di riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo
ufficiale tenta di sconfiggere il capodoglio.
I protagonisti di “In the Heart of
the Sea” sono Chris Hemsworth (“The Avengers”;
“Rush”) nei panni del veterano primo ufficiale della nave, Owen
Chase; Benjamin Walker (“La Leggenda del
Cacciatore di Vampiri”) è l’inesperto capitano, George Pollard;
Cillian Murphy (“Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”)
ritrae il secondo ufficiale, Matthew Joy; e Ben
Whishaw (“Skyfall”) è il romanziere Herman Melville, le
cui indagini sul caso hanno contribuito a portare alla luce gli
eventi a distanza di 30 anni.
Ecco il nuovo teaser trailer
originale di In The Heart of the Sea,
film interpretato da Chris Hemsworth che ritrova
alla regia Ron Howard, che già lo aveva
brillantemente diretto in Rush.
Nell’inverno del 1820, la baleniera del New England viene
attaccata da una creatura incredibile: una balena dalle dimensioni
e la forza elefantiache, ed un senso quasi umano di vendetta. Il
disastro marittimo, realmente accaduto, avrebbe ispirato Herman
Melville a scrivere Moby Dick. Ma l’autore ha descritto solo una
parte della storia. “In the Heart of the Sea” rivela le conseguenze
di quella straziante aggressione, di come i superstiti
dell’equipaggio della nave vengono spinti oltre i loro limiti e
costretti a compiere l’impensabile per poter sopravvivere. Sfidando
le intemperie, la fame, il panico e la disperazione, gli uomini
mettono in discussione le loro convinzioni più radicate: dal valore
della vita alla moralità delle loro spedizioni, mentre il capitano
cerca di riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo ufficiale
tenta di sconfiggere il capodoglio.
I protagonisti di “In the Heart of
the Sea” sono Chris Hemsworth (“The Avengers”;
“Rush”) nei panni del veterano primo ufficiale della nave, Owen
Chase; Benjamin Walker (“La Leggenda del
Cacciatore di Vampiri”) è l’inesperto capitano, George Pollard;
Cillian Murphy (“Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”)
ritrae il secondo ufficiale, Matthew Joy; e Ben
Whishaw (“Skyfall”) è il romanziere Herman Melville, le
cui indagini sul caso hanno contribuito a portare alla luce gli
eventi a distanza di 30 anni.
Rilasciato un nuovo trailer di In The
Heart of the Sea, il prossimo film di Ron
Howard con Chris Hemsworth. Diamogli uno
sguardo.
Nell’inverno del 1820, la
baleniera del New England viene attaccata da una creatura
incredibile: una balena dalle dimensioni e la forza elefantiache,
ed un senso quasi umano di vendetta. Il disastro marittimo,
realmente accaduto, avrebbe ispirato Herman Melville a scrivere
Moby Dick. Ma l’autore ha descritto solo una parte della storia.
“In the Heart of the Sea” rivela le conseguenze di quella
straziante aggressione, di come i superstiti dell’equipaggio della
nave vengono spinti oltre i loro limiti e costretti a compiere
l’impensabile per poter sopravvivere. Sfidando le intemperie, la
fame, il panico e la disperazione, gli uomini mettono in
discussione le loro convinzioni più radicate: dal valore della vita
alla moralità delle loro spedizioni, mentre il capitano cerca di
riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo ufficiale tenta di
sconfiggere il capodoglio.
I protagonisti di “In the Heart of
the Sea” sono Chris Hemsworth (“The Avengers”;
“Rush”) nei panni del veterano primo ufficiale della nave, Owen
Chase; Benjamin Walker (“La Leggenda del
Cacciatore di Vampiri”) è l’inesperto capitano, George Pollard;
Cillian Murphy (“Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”)
ritrae il secondo ufficiale, Matthew Joy; e Ben
Whishaw (“Skyfall”) è il romanziere Herman Melville, le
cui indagini sul caso hanno contribuito a portare alla luce gli
eventi a distanza di 30 anni.
In The Heart of the
Sea, la nuova avventurosa collaborazione tra
Ron Howard e Chris Hemsworth
arriverà in Italia il prossimo 17 dicembre 2015 distribuito da
Warner Bros.
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Nell’inverno del 1820, la
baleniera del New England viene attaccata da una creatura
incredibile: una balena dalle dimensioni e la forza elefantiache,
ed un senso quasi umano di vendetta. Il disastro marittimo,
realmente accaduto, avrebbe ispirato Herman Melville a scrivere
Moby Dick. Ma l’autore ha descritto solo una parte della storia.
“In the Heart of the Sea” rivela le conseguenze di quella
straziante aggressione, di come i superstiti dell’equipaggio della
nave vengono spinti oltre i loro limiti e costretti a compiere
l’impensabile per poter sopravvivere. Sfidando le intemperie, la
fame, il panico e la disperazione, gli uomini mettono in
discussione le loro convinzioni più radicate: dal valore della vita
alla moralità delle loro spedizioni, mentre il capitano cerca di
riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo ufficiale tenta di
sconfiggere il capodoglio.
I protagonisti di “In the Heart of
the Sea” sono Chris Hemsworth (“The Avengers”;
“Rush”) nei panni del veterano primo ufficiale della nave, Owen
Chase; Benjamin Walker (“La Leggenda del
Cacciatore di Vampiri”) è l’inesperto capitano, George Pollard;
Cillian Murphy (“Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”)
ritrae il secondo ufficiale, Matthew Joy; e Ben
Whishaw (“Skyfall”) è il romanziere Herman Melville, le
cui indagini sul caso hanno contribuito a portare alla luce gli
eventi a distanza di 30 anni.
Il fillm diretto da Ron
Howard uscirà il 17 dicembre 2015.
Dopo Cillian Murphy, Chris
Hemsworth, Tom Holland e Benjamin
Walker, anche Brendan Gleeson è
entrato nel cast di In the Heart of the Sea, avventura in alto
mare diretta da Ron Howard.
Il film sarà ispirato a una storia
vera e racconterà l’affondamento della baleniera Essex nel XIX
secolo, evento che ha ispirato Moby Dick di Herman Melville; la
ciurma della nave rimase alla deriva per ben novanta giorni
in tre piccole barche prima di soccombere.
La sceneggiatura sarà firmata da
Charles Leavitt e le riprese inizieranno a Londra a metà settembre.
Ron Howard tornerà in sala a settembre con Rush,
pellicola ispirata alla rivalità fra i piloti Niki
Lauda(Daniel Bruhl) e James Hunt(Chris
Hemsworth).
Ecco una clip esclusiva di In The
Fire, il thriller supernatural in costume che segna il
ritorno al cinema di Amber Heard. Il film è distribuito da RS Productions in
collaborazione con Mirari Vos a partire dal 14
settembre.
https://www.youtube.com/watch?v=oJe61XxdtQM
Dopo la calorosa
accoglienza del pubblico al Taormina Film Fest lo scorso giugno,
dove è stato presentato in anteprima mondiale alla presenza del
regista e del cast, arriva finalmente nelle sale l’opera
cinematografica che segna il ritorno sul grande schermo della
attrice che si è lasciata finalmente tutta la storia con l’ex
marito alle spalle. Il film è diretto da Conor Allyn e nel cast
vede anche attori italiani (è una produzione anche italiana)
Nel film
Amber Heard è Grace, una psichiatra americana
chiamata a risolvere il caso di un bambino disturbato e forse
posseduto sul finire del 1800 in Colombia quando la psicanalisi non
era ancora considerata una scienza – specie se praticata da una
donna – ma tutti preferivano credere nella superstizione e nel
maligno. Durante il viaggio la donna verrà messa alla prova
non solo come medico ma anche come persona, e nella lotta tra
scienza e fede dovrà trovare il modo per salvare il bambino e la
sua famiglia, ma anche sè stessa.
RS Productions in
collaborazione con Mirari Vos annuncia l’uscita nei cinema
italiani dal prossimo 14 settembre di In The
Fire, svelandone il trailer ufficiali.
In The Fire è un thriller supernatural in
costume prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment
in collaborazione con Paradox Studios e Angel Oak
Films, diretto da Conor Allyn e con Amber Heard, Eduardo Noriega, Lorenzo McGovern Zaini
e Luca Calvani.
Dopo la calorosa accoglienza del
pubblico al Taormina Film Fest lo scorso giugno, dove è stato
presentato in anteprima mondiale alla presenza del regista e del
cast, arriva finalmente nelle sale l’opera cinematografica che
segna il ritorno sul grande schermo di
Amber Heard.
Nel film Amber Heard è Grace, una psichiatra americana chiamata a
risolvere il caso di un bambino disturbato e forse posseduto sul
finire del 1800 in Colombia quando la psicanalisi non era ancora
considerata una scienza – specie se praticata da una donna – ma
tutti preferivano credere nella superstizione e nel maligno.
Durante il viaggio la donna verrà messa alla prova non solo come
medico ma anche come persona, e nella lotta tra scienza e fede
dovrà trovare il modo per salvare il bambino e la sua famiglia, ma
anche sè stessa.
La trama di In The Fire
Una psichiatra americana vedova e
senza figli (Heard)
viene chiamata in una ricca fattoria in Colombia, a risolvere il
caso di un bambino disturbato (McGovern Zaini). A contattarla era
stata la madre del piccolo preoccupata anche dalle sempre più
insistenti accuse da parte del prete locale e dai contadini –
tormentati da misteriosi eventi avversi – che il piccolo fosse il
diavolo. Quando la dottoressa arriva scopre che la madre del
ragazzino è morta e che il padre stesso (Noriega) ha iniziato a
credere alla possibile possessione del bambino. Mentre la donna
tenta una psicoanalisi del giovanissimo paziente, gli eventi
nefasti si intensificano e la sua “cura” diventa una corsa per
salvare il piccolo dalla furia dei concittadini… e forse anche da
sé stesso, quando ella stessa inizia a temere che quel che sta
succedendo nella “hacienda” abbia a che fare con qualcosa di
orribile e soprannaturale.
IN THE
FIREdi Conor Allyn, sarà nei cinema italiani il
prossimo 14 settembre, distribuito da RS Productions in
collaborazione con Mirari Vos.
È in uscita gratuita a dicembre su
Rakuten Tv, Amazon Prime
Video e per gli abbonati del canale
Rarovideo l’opera “In the fabulous
underground”.
Il film dei registi Mauro
John Capece(Reverse, La Scultura e La Danza
Nera) e Claudio Romano(Ananke) è
stato scritto dalla docente Betty L’Innocente e si
è avvalso della collaborazione di Marco
Fioramanti, noto artista italiano e intimo amico di Anton
Perich.
Il documentario racconta la
vita straordinaria di Anton Perich, artista, fotografo, pittore e
regista underground, attivo a New York a partire dagli anni
’70.
Perich si trasferì dalla Parigi dei
Letteristi a New York dove iniziò a collaborare insieme ad Andy
Warhol come fotografo per la rivista Interview Magazine. Assiduo
frequentatore del Max’s Kansas City e dello Studio 54 ha
immortalato nei suoi scatti la “beat generation”, la “punk
generation” e la “Warhol generation”. Nel 1978 inventò la
Painting Machine, ovvero la prima macchina al
mondo in grado di dipingere; oggi è valutata come il primo
prototipo di stampante a getto d’inchiostro e plotter. Anton
Perich, considerato un pioniere dell’arte digitale, fondò nel 1978
NIGHT, lo spazio galleria interattivo per le sue opere
fotografiche. Oggi le sue fotografie sono esposte in tutte in
mondo.
“In the Fabulous
Underground”, girato tra gli Stati Uniti e la
Croazia, è un importante documento sulla nightlife della
Factory di Warhol.
Il documentario è un viaggio tra il
passato e il presente, tra Mikulići, città natale dell’artista, e
New York, sua città d’adozione. Per raccontare il fermento di
quegli anni l’opera si affida alle testimonianze di artisti quali
Taylor Mead(scrittore e attore in
numerose pellicole di Andy Warhol),SusanBlond(attualmente produttrice discografica,
al tempo nota per essere stata la prima donna andata in onda senza
veli sulla TV americana, proprio in un film di Perich) e
Victor Bockris(biografo di Andy
Warhol, Lou Reed, Patti Smith).
A rendere unico “In the
Fabulous Underground” sono i filmati inediti girati fra lo
Studio 54 e il Max’s Kansas City che mostrano personaggi del
calibro di Salvador Dalì, Muhammad Alì, Taylor
Mead e lo stesso Andy
Warhol.
La serie australiana in otto puntate
In the Clearing, prodotta da Disney+ e andata in streaming su Hulu
negli Stati Uniti, è ispirata dalle vicende reali legate alla setta
chiamata The Family, formatasi nella metà degli anni ‘60
con a capo il leader carismatico Anne
Hamilton-Byrne. Alla base dello show troviamo il libro
In the Clearing, pubblicato da J.P.
Pomare nel 2019, versione drammatizzata degli eventi che
condussero alla dispersione della setta da parte della polizia
australiana nel 1987.
Protagonista di In the
Clearing è Freya Heywood (Teresa Palmer),
la quale in seguito alla temporanea scomparsa del figlio Billy si
trova costretta a rivivere gli orrori della gioventù legati al
culto comandato da Adrienne Beaufort (Miranda Otto) con il sostegno del
dottor Bryce Latham (Guy Pearce). Il
pilot dello show intitolato The Season of Unfoldment –
scritto da Matt Cameron e diretto da
Jeffrey Walker – risulta sicuramente l’episodio
migliore della produzione, pur evidenziando già in maniera
sostanziale una serie di problemi e limiti che minano col passare
delle puntate l’intera operazione.
In the Clearing, una serie
limitata da una narrazione singhiozzante
La volontà evidente di non
“spiegare” fin dall’inizio le coordinate della vicenda, i ruoli e
le relazioni tra i personaggi principali produce infatti un effetto
altalenante: se da una parte infatti chi guarda The Season of
Unfoldment viene costretto continuamente a chiedersi cosa stia
realmente succedendo, dall’altra diventa impossibile non notare
quanto la narrazione si faccia immediatamente confusa, spezzata,
quasi costretta di lasciare alla messa in scena il compito di
evocare situazioni e atmosfere del thriller psicologico.
E questo meccanismo quasi inceppato
col passare delle puntate si fa sempre più evidente, minando le
fondamenta stesse dello show. In molti momenti, forse addirittura
troppi, In the Clearing sembra ricalcare le orme di
un’altra miniserie con un’ambientazione simile e una storia che
abbracciava ugualmente il thriller psicologico, ovvero quella
Top of the Kale diretta da Jane Campion,
che vedeva protagonista una notevole Elisabeth Moss.
In questo caso ci troviamo però di fronte a un tentativo macchinoso
e probabilmente mal organizzato, il quale disperde tutti o quasi i
possibili spunti di interesse a causa principalmente della sua
narrazione singhiozzante.
Deboli prove d’attori
In un tale guazzabuglio anche i tre
attori protagonisti non offrono certamente il meglio delle loro
capacità: se comunque Guy Pearce riesce a
risultare almeno credibile in virtù di una prova maggiormente
soffusa, lo “scontro” di personalità e psicologie tra
Miranda Otto si risolve in qualcosa di piuttosto
deludente. L’attrice amata nella trilogia de Il Signore degli Anelli
di Peter Jackson si affida eccessivamente al
trucco e ai costumi per sorreggere un personaggio molto meno
ambiguo e ambiguamente affascinante di quanto in realtà dovrebbe
risultare.
La Palmer invece dimostra
chiaramente di non riuscire a dotare la figura di Freya della
necessaria bidimensionalità per diventare una vittima credibile che
decide di affrontare i propri demoni personali. E se le due figure
principali e antagoniste non destano realmente interesse presso il
pubblico neppure con lo scorrere delle puntate, come può l’intero
prodotto risollevarsi dalla falsa partenza? E infatti In the
Clearing non ci riesce, sbandando continuamente alla ricerca
di fascinazioni estetiche non supportate da una storia che renda il
tutto avvincente per gli spettatori. Molte immagini sono belle da
vedere, paesaggi e ambientazioni indubbiamente dotati di un fascino
selvaggio, quasi ancestrale. Ma In the Clearing possiede
davvero poco più di questo…
Dopo avervi segnalato
il trailer, oggi apprendiamo che Disney+ ha annunciato che la sua prima
serie originale australiana, In The
Clearing, debutterà il 24 maggio sulla piattaforma
streaming. Gli episodi successivi verranno rilasciati a cadenza
settimanale. In The Clearing è una
serie thriller psicologica composta da otto episodi e basata sul
best-seller poliziesco “In The Clearing” dell’autore J.P. Pomare,
ispirata all’oscurità dei culti realmente esistenti in Australia e
nel mondo.
Girato nello stato del Victoria, in Australia, In
The Clearing è un thriller drammatico e psicologico
che segue gli incubi di una setta e di una donna costretta ad
affrontare i demoni del suo passato per fermare il rapimento e la
coercizione di bambini innocenti nel futuro. La serie scava sotto
la pelle e dentro la mente, confondendo i confini tra passato e
presente, realtà e incubo in modo tormentato.
Teresa Palmer (A
Discovery of Witches – Il manoscritto delle streghe),
Miranda Otto (Unusual Suspects, Homeland – Caccia alla
spia) e Guy Pearce (Jack Irish, Mare of
Easttown) guidano una schiera stellare di attori australiani,
tra cui Hazem Shammas (Safe Harbour), Mark
Coles-Smith (Mystery Road), Kate Mulvany (The
Twelve) e anche la star emergente Julia Savage
(Blaze, Mr. Inbetween).
In The Clearing è diretta da Jeffrey
Walker (Young Rock, Lambs of God) e Gracie Otto
(Seriously Red, Bump, Deadloch). La
serie è creata e scritta da Elise McCredie (Stateless) e
Matt Cameron (Jack Irish), con il co-sceneggiatore Osamah
Sami (Il matrimonio di Ali). La serie è prodotta per
Disney+ da Jude Troy di Wooden Horse
(The Other Guy 1 & 2), mentre Richard Finlayson di Wooden
Horse ed Elizabeth Bradley di Egeria sono i produttori esecutivi
insieme a Jeffery Walker, Jude Troy, Elise McCredie e Matt
Cameron.
Un efficace sistema di parental
control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Sarà presentato in concorso
al 24. Courmayeur Noir in Festival, In the
Box, il film di Giacomo Lesina con
Antonia Liskova in concorso al 24. Courmayeur Noir
in Festival.
Una giovane donna si risveglia
dentro le quattro mura di un garage. Mura all’apparenza inoffensive
come la maggior parte dei luoghi di una grande metropoli. Ma che
ora la separano da tutto e da tutti. All’interno del piccolo
spazio, un’automobile esala anidride carbonica; un gas che ogni
giorno senza saperlo respira quando esce per strada. Un gas che
sembra così innocuo, ma che lì dentro diventerà micidiale. Ad
averla chiusa nel garage è uno sconosciuto che sa ogni cosa di lei,
del suo passato. E soprattutto di ciò che ha di più importante al
mondo: la figlia piccola che l’aspetta a casa. Non le rivela il
motivo per cui l’ha imprigionata. Solo il tempo a disposizione per
salvarsi.
Distribuito da Istituto
Luce-Cinecittà, una nuova incursione del cinema italiano nel film
di genere. Unità di luogo e tempo, per un thriller dall’azione
compatta; teso, claustrofobico, con una protagonista
sorprendente.
È per Venerdì 12 la
prima mondiale dell’unico film italiano in concorso al 24. Noir in
Festival di Courmayeur: IN THE
BOX, l’opera prima di Giacomo
Lesina, prodotta da Michelangelo Film e
distribuita da Istituto Luce-Cinecittà. Protagonista, Antonia
Liskova
Una nuova incursione del cinema italiano nel film di genere.
Unità di luogo e tempo, per un thriller dall’azione compatta; teso,
claustrofobico, con una protagonista sorprendente.
IL FILM
Una giovane donna si risveglia dentro le quattro mura di un garage.
Mura all’apparenza inoffensive come la maggior parte dei luoghi di
una grande metropoli. Ma che ora la separano da tutto e da tutti.
All’interno del piccolo spazio, un’automobile esala anidride
carbonica; un gas che ogni giorno senza saperlo respira quando esce
per strada. Un gas che sembra così innocuo, ma che lì dentro
diventerà micidiale. Ad averla chiusa nel garage è uno sconosciuto
che sa ogni cosa di lei, del suo passato. E soprattutto di ciò che
ha di più importante al mondo: la figlia piccola che l’aspetta a
casa. Non le rivela il motivo per cui l’ha imprigionata. Solo il
tempo a disposizione per salvarsi.
Quanto siamo liberi? È una domanda che ci si pone spesso, ma a
cui difficilmente riusciamo a dare risposta. Perché la maggior
parte di noi conduce una vita tranquilla, fatta di una routine che
ci protegge, tiene a bada le nostre paure. E se la nostra
esistenza, all’improvviso, sfuggisse al nostro controllo e finisse
nelle mani di un altro? [Dalle note di regia di Giacomo Lesina]
In In solitario
Yann Kermandec (François Cluzet) sostituisce
all’ultimo momento l’amico Drevil (Guillaume
Canet) nella competizione di vela più importante al
mondo. Nonostante l’età e la grande esperienza, questa è la prima
vera chance per dimostrare le sue capacità, navigando “in
solitario” da un capo all’altro del globo. Dopo una sosta
obbligata alle Canarie però, Kermandec si accorge di non essere più
solo: un giovane clandestino, Mano Ixa (Samy
Seghir) è salito a bordo. Se la giuria dovesse
accorgersene, la squalifica sarebbe immediata.
Queste le premesse di In
Solitario, film d’esordio del direttore della
fotografia Christophe Offenstein. Sullo
sfondo di un viaggio in cui l’uomo affronta da solo l’ostilità
della natura, va in scena l’incontro di due vite distanti e
l’evolversi del loro rapporto. Per non sfociare nel classico
“drammone”, Offenstein sceglie una regia asciutta, limitando
il coinvolgimento emotivo del pubblico con uno stile da “cronaca
sportiva”. Ciò è accentuato dalla fotografia piuttosto asettica;
nelle sequenze in barca si predilige l’uso di inquadrature ampie e
sintetiche, unite da un montaggio essenziale. Perfino la colonna
sonora, costruita su un singolo tema ricorrente, è puramente
decorativa, non enfatizzando le (poche) sequenze di pathos
narrativo.
Il regista dosa adeguatamente i
pochi ingredienti a sua disposizione, riuscendo ad ottenere un film
che dissimula efficacemente un soggetto così scarno. Ne deriva una
scansione ritmica e meccanica degli eventi e, soprattutto, una
cronica mancanza di tensione: secondo alcuni il viaggio di
Kermandec è metafora della vita, che non si può affrontare “in
solitario”, ma solo confrontandosi con gli altri. In realtà Yann
non si confronta con nessuno, risolvendo da solo ogni problema,
tecnico o di rapporti umani, al grido di “questa è la mia
gara!”. Vince praticamente sempre, e anche quando perde, tutti
applaudono. Vanificata così ogni possibilità di sviluppi originali,
la trama finisce per concludersi nel modo più scontato
possibile.
In
Solitario vorrebbe coniugare le chiavi del
successo di due film dell’anno scorso, il setting estremamente
evocativo di Vita Di Pi (di
Ang Lee) e l’originale storia di Quasi
Amici, con cui il film di Offenstein condivide
produttori e attore protagonista. Purtroppo però, anche per via
delle già citate scelte registiche, il film non riesce ad
eguagliare né la complessità d’intreccio della pellicola di Lee, né
la profondità emotiva e la leggerezza dei toni di Quasi
Amici.
Il regista, proprio come il
protagonista, si mette dunque in gioco senza rischiare nulla;
malgrado la bravura degli attori (spicca la recitazione rabbiosa e
diretta di Cluzet) il film risulta privo di mordente, non riuscendo
ad emozionare come ci si aspetterebbe.
Se state cercando su Netflix una
serie che per tutta la sua durata vi lasci con il fiato sospeso
In silenzio è la scelta giusta. Questa nuova
miniserie è incentrata sul personaggio di Sergio
Cisar interpretato da Aròn Piper, diventato famoso
con il ruolo di Ander Muñoz fin dalla prima stagione del teendrama
Élite. Nel numeroso cast di questo thriller psicologico, diviso
in sei parti, però c’è anche un altro talento del liceo Las
Encinas, infatti spicca il nome anche di Manu
Rìos, visto proprio in questi giorni sul red carpet del
Festival di
Cannes per
Strange Way of Life il cortometraggio di
Pedro Almodóvar.
La trama di In silenzio
In silenzio
comunque non è la solita serie spagnola ma un racconto cupo, sobrio
e ipnotico dove si studia la personalità di un ragazzo che è stato
accusato di aver ucciso entrambi i genitori. La serie parte proprio
da questo avvenimento dove vengono mostrati il cadavere di una
donna e poi di un uomo che sono precipitati dal balcone dell’ultimo
piano di una palazzina di un quartiere benestante di una
contemporanea città spagnola che non viene mai rivelata ma che
sembra Bilbao. Subito viene indagato e arrestato
Sergio il figlio adolescente che non farà
resistenza e mai collaborerà con la giustizia. Negli anni
successivi, passati in detenzione nel carcere minorile, il ragazzo
si chiude in un mutismo e mai rivelerà le motivazioni del crimine e
se veramente è stato lui a commettere il duplice omicidio.
Dopo sei anni, grazie anche alla sua
buona condotta Sergio, soprannominato da tutti come “L’assassino
del balcone”, esce dalla prigione e torna a vivere nella casa,
quella dell’omicidio, ora sua essendo l’unico erede. Oltre a
indossare alla caviglia un’apparecchio elettronico, che segna ogni
suo postamento, il ragazzo non sa che è anche sorvegliato 24 ore su
24, con delle telecamere e dei microfoni nascosti
nell’appartamento, da una psichiatra di nome Ana
(Almudena Amor) e dal suo team di investigatori, che desiderano
studiare se sia un pericolo per la società. L’operazione segreta
nel frattempo essa stessa è supervisionata dal
vicecommissario Cabrera (Aitor Luna), che come si
svela fin dall’inizio, è corrotto ed è stato mandato a
sabotarla.
Il taciturno giovane intanto non
passa le sue giornate sdraiato sul divano e recluso nella casa del
mistero, anzi viene inserito in un programma di recupero, affidato
a un pastore evangelico, molto ambiguo, che lo fa lavorare in una
serra. Il primo episodio si chiude con la presentazione di
Marta (Cristina Kovani) un’addetta alle vendite di
un negozio in centro città ma cosa più importante è una delle tante
ammiratrici di Sergio. La dottoressa Ana non perderà tempo e
chiederà aiuto alla ragazza che accetterà la missione anche
rischiando la sua relazione con il suo fidanzato
Eneko (Manu Rìos) che gestiste un’agenzia
immobilare.
Gli ulteriori cinque episodi, senza svelare troppo la trama piena
di colpi di scena, evidenziano varie dinamiche come quella
dell’abuso emotivo, la manipolazione, l’isolamento e il disprezzo
di sé che prova il protagonista su se stesso. Sergio già dal primo
incontro con Marta si apre e racconta che l’unica ragione della sua
vita è ritrovare la sorella minore Noa, data in
adozione dopo la morte dei facoltosi genitori.La qualità della trama non
annoia mai, anzi ti fa desiderare sempre di più capire chi è
veramente Sergio, del perchè Ana è ossessionata dal suo paziente e
perchè sembra che i due protagonisti, di questo perverso gioco tra
schermi e videoregistrazioni, hanno sempre di più cose in comune.
Alla fine Noa si rivelerà come la soluzione all’intricato caso che
finisce con un vero e proprio salto nel buio del ragazzo e della
sua psichiatra che finalmente si incontreranno di
persona.
Non la solita miniserie
spagnola
In silenzio è un
prodotto seriale con un cast
eccellente che per chi hafamiliarità con le varie produzioni spagnole di Netflix
riconoscerà volti noti e non parlo solo i due giovani attori di
Élite. Quelli che spiccano di più, anche merito dei ruoli
con più sfumature, sono quello del silenzioso Sergio e di Ana.
L’attrice Almudena Amor è impeccabile nel mostrare la sua vera
natura della psichiatra, quella ancora più malata del ragazzo che
vuole capire e curare.
Per concludereanche se la miniserie è piuttosto cupa fin dall’inizio,
viene mostrata sia la corruzione nella polizia che nella setta
religiosa, c’è qualche speranza per i personaggi man mano che lo
spettacolo procede e lo vediamo con il personaggio di Marta o di
Greta (Aria Bedmar) l’unica donna, oltre alla psichiatra che fa
parte del team degli investigatori.In
silenzio è una miniserie che si svela lentamente, capitolo
per capitolo, un’esperienza visiva così eccezionale anche merito
della regia uniforme dei registi Gabe Ibáñezna, Esteban Crespo e
Aitor Gabilondo.
Nell’immaginario collettivo,
Audrey Hepburn non è stata solamente una
eclettica protagonista nel panorama cinematografico
internazionale, ma anche una grande icona di
stile, riuscita a influenzare intere generazioni. La sua
bravura, accompagnata da un magnetico charme, l’ha consacrata come
diva di Hollywood fra gli anni Cinquanta e Sessanta, riflettendo
attraverso le sue pellicole anche la sua spiccata personalità.
In ricordo di Audrey Hepburn, a 30
anni dalla sua morte, ripercorriamo i suoi migliori
film, lungometraggi che hanno contribuito a renderla
immortale.
Sabrina
La pellicola del
1954, diretta da Billy Wilder, segue la storia di
Sabrina, a cui Audrey Hepburn dà il volto, figlia
dell’autista di una famiglia ricca che, dopo essere stata per due
anni a Parigi, torna a casa completamente cambiata. La sua versione
più chic ed elegante fa innamorare uno dei due rampolli della
dinastia, Linus, seppur lei sia invaghita dell’altro, David. In
questo film la Hepburn fu affiancata da due attori importanti nel
panorama di Hollywood, Humphrey Bogart e
William Holden, con il quale ultimo ebbe una
relazione nel periodo della sua produzione.
Fra l’altro, una delle curiosità più
interessanti di Sabrina, è che la produzione e Billy Winder stesso,
chiesero all’attrice di acquistare lei stessa nelle boutique
parigine alcuni capi d’abbigliamento che poi avrebbero utilizzato
sul set. Per la sua interpretazione la Hepburn ebbe una
nomination agli Oscar come miglior attrice mentre la
costumista Edith Head lo vinse per i migliori costumi.
Cenerentola a Parigi
In questa pellicola
diretta da Stanley Donen, e uscita nel 1957,
Audrey Hepburn interpreta Jo Stockton, una libraia
dalla bellezza irresistibile che strega un fotografo di moda di New
York, Dick Avery, interpretato da Fred Astaire.
Avery crede che Jo possa essere il nuovo volto della rivista di
moda Quality e così cerca di convincerla assieme alla direttrice
Maggie.
Il guardaroba della Hepburn, che nel
film finisce per essere una modella, è tutto firmato da Givenchy.
Cenerentola a Parigi fu il primo musical della diva, si ricordino
poi le famose canzoni How Long Has This Been Going On?,
brano che cantò da solista, e S’Wonderful, in duetto con
Astaire.
My Fair Lady
Un altro musical per
l’incantevole Audrey Hepburn, che in questa
pellicola interpreta una ragazza della classe operaia, la quale ben
presto si trasforma in una donna presentabile per l’alta società. A
insegnarle usi e modi corretti il professore Henry Higgins, un uomo
arrogante e presuntuoso. Il film, del 1964, ebbe in cabina di regia
George Cukor, cineasta molto famoso che diresse
anche Judy Garland nella pellicola cult È nata una
stella.
My Fair Lady è
considerato, per quegli anni, il lungometraggio su cui Hollywood
investì di più, ben 17 milioni di dollari, ma che ebbe d’altra
parte un grande successo al botteghino, incassandone 72 milioni.
Inoltre la Hepburn ebbe una nomination ai Golden Globe come
migliore attrice in un film commedia o musicale.
Colazione da Tiffany
Un titolo che non ha
bisogno di commenti.
Colazione da Tiffany è uno dei film cult per eccellenza,
prodotto nel 1961 con la regia di Black Edwards. La Holly Golightly
di Audrey Hepburn non solo è stata consacrata come
perfetta icona di una femminilità sopraffine, ma è anche diventata
un reale modello di stile da seguire. Seppur il personaggio
caratterizzato dall’attrice si discosti da quello rappresentato
nell’omonimo romanzo di Truman Capote, la sua
indole a tratti sognatrice, svampita e al tempo stesso elegante e
avvenente l’ha resa una delle migliori protagoniste nate da mamma
Hollywood.
La trama segue per l’appunto la vita
di Holly, una mondana newyorkese con l’obiettivo di trovare un uomo
ricco da sposarsi e poter così vivere da mantenuta. Nel suo stesso
palazzo incontra poi uno scrittore in piena crisi, interpretato da
George Peppard, del quale si innamora follemente.
Quando tutt’ora pensiamo alla pellicola, sono due gli elementi che
tornano alla mente; il primo è l’immagine della Hepburn che consuma
la sua colazione dinanzi al negozio di Tiffany; il secondo è la
sequenza memorabile al balcone, quando Holly intona Moon
River suonando una chitarra e ascoltata dal suo Paul.
Vacanze romane
Diretta da
William Wyler del 1953, Vacanze
romane è la pellicola che porta Audrey Hepburn
sotto le luci della ribalta, decretandone la sua fama. Qui
l’attrice si aggiudica il suo primo ruolo da protagonista in una
storia ambientata in un’Italia la cui Roma edulcorata e soleggiata
fanno da magico sfondo. La storia tesse infatti la sua tela attorno
alla principessa Ann la quale, stanca del suo calendario pieno di
incontri e appuntamenti, decide di scappare nella Capitale per
avere un momento di libertà. Lì incontra il giornalista americano
Joe Bradley, interpretato da Gregory Peck, con cui
vive un’indimenticabile avventura.
Nel panorama hollywoodiano – e non
solo – Vacanze romane è diventato un classico del cinema, e può
farsi vanto della scena iconica dei due protagonisti in sella ad
una Vespa Piaggio, diventata famosa grazie al film, mentre
attraversano Roma, da Via del Corso a Piazza del Popolo. Inoltre,
la Hepburn si aggiudicò un Oscar come migliore attrice e un
Golden Globe.
La Working Title vuole
produrre un film su Mago Merlino. C’è infatti in programma di
sviluppare un soggetto che ha come protagonista la mitica figura
del mago che tutti o quasi ricorderanno come il simpatico
vecchietto del più classico dei film Disney La Spada nella
Roccia.
Debutterà Lunedì 24 ottobre alle
21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand Sonic 2 – Il Film. Il riccio blu più
amato al mondo torna con una nuova avventura un film di
Jeff Fowler con James Marsden e Jim Carrey e le voci di Idris Elba e Ben
Schwartz.
Dopo il grande successo al
botteghino, il riccio più veloce del mondo arriva in prima
tv su Sky con
Sonic 2 – Il Film, lunedì 24 ottobre alle 21.15 su Sky
Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Il secondo capitolo cinematografico
della storia basata sul videogioco dal successo planetario targato
SEGA vede di nuovo alla regia Jeff Fowler. E
tornano nel cast James Marsden, Tika Sumpter,
Natasha Rothwell, e Jim Carrey,
ancora nei panni del malvagio Eggman. Con loro anche la new entry
Shemar Moore. Ad impreziosire questa avventura
animata anche le voci di Ben Schwartz per Sonic,
Idris Elba per Knuckles e Colleen
O’Shaughnessey per Tails. La sceneggiatura è di Pat Casey,
Josh Miller e John Whittington.
La trama del film
Il riccio blu più amato del mondo è
tornato per una nuova e spettacolare avventura. Dopo essersi
stabilito a Green Hills, Sonic non vede l’ora di dimostrare che ha
tutto ciò che serve per essere un vero eroe.
La nuova sfida non si fa attendere:
il Dr. Robotnik è tornato con un nuovo alleato, Knuckles, che lo
aiuterà nella ricerca di uno smeraldo che ha il potere di
distruggere la civiltà. Con il suo nuovo compagno d’avventura
Tails, Sonic intraprende un viaggio in giro per il mondo per
trovare lo smeraldo prima che cada nelle mani sbagliate.
SONIC 2 – IL FILM, lunedì
24 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su
NOW e disponibile on
demand.