Vediamo insieme le novità
di Gennaio al cinema di questa prima settimana del
mese
50 km all’ora
Il primo film di questo
Gennaio al cinema è la nuova commedia diretta e
interpretata dall’attore italiano
Fabio De Luigi.
50 km all’ora vede anche per protagonista
Stefano Accorsi ed è un remake di un grande
successo tedesco del 2018 intitolato 25 Km/h.
Questa trasposizione italiana racconta di Rocco e
Guido, due fratelli, che durante il funerale del padre
decidano di intraprendere il viaggio che si erano reciprocamente
promessi di fare da adolescenti. Questo viaggio dall’Emilia
alla Romagna che i due compiranno possiede però un
obbligo, quello di farlo solo a cavallo dei loro vecchi motorini.
Questo road movie regionale si rivelerà anche un
viaggio di formazione di due cinquantenni, che cercheranno di
ritrovare se stessi e il legame perduto anni prima, attraversando
la loro regione di nascita e recuperando, tappa dopo tappa, il
tempo perduto.
Perfect Days
Perfect Days premiato al
Festival di Cannes per la miglior interpretazione maschile allo
straordinario attore giapponese Koji Yakusho
è un lungo elogio alla semplicità. Questo film del
regista
Wim Wenders è il racconto di Hirayama, un uomo
che conduce una vita semplice e scandita da una routine perfetta.
Il protagonista dedica con cura e passione a tutte le attività
della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie
dei bagni pubblici di Tokyo, all’amore
per la musica, ai libri, alle piante, alla fotografia e a tutte le
piccole cose della sua semplice esistenza. Nel ripetersi del suo
ciclo quotidiano, una serie di incontri inaspettati con vari
personaggio diverdi riveleranno gradualmente qualcosa in più̀ del
passato del signore Hirayama.
Puffin Rock – Il Film
Per la prima volta arrivano al
cinema, con un loro film da protagonisti, i Puffin
Rock, le pulcinelle di mare colorate diventate
famosi grazie ad un’acclamata serie animata per bambini di
Netflix. Gli amati protagonisti
Oona, Rudy, Vera e Baba in questa avventura
cinematografica incontreranno nuovi amici che entraranno
immediatamente a far parte della numerosa famiglia.
Puffin Rock – Il Film è una storia emozionante che celebra
l’amore per la natura e i temi dell’appartenenza, del coraggio e
dell’amicizia. Oona e Baba faranno amicizia con gli ultimi arrivati
a Puffin Rock, i fratellini Isabelle e Phoenix e
scopriranno, che con un amico al proprio fianco, ogni impresa è
possibile.
The Miracle Club
The Miracle Club è ambientato in Irlanda nel
1967 e la storia di questo film diretto da
Thaddeus O’Sullivan ruota intorno a tre donne che sognano, da
sempre, di andare a Lourdes nella speranza di vedere un miracolo.
Quando alle protagoniste capita di vincere un viaggio proprio nella
città francese, grazie ad un concorso canoro, decidono di partire e
finalmente godersi il premio. Ma il ritorno inaspettato
dall’America di una vecchia amica delle tre complica decisamente le
cose, visto che fa riemergere traumi e conflitti del passato. Il
cast è composto da glorie del grande schermo come
Maggie Smith,
Kathy Bates e
Laura Linney.
Wonder: White Bird
L’ultima pellicola che consiglio in
questo Gennaio al cinema è
Wonder: White Bird diretta diretto da
Marc Forster. Tratto dalla graphic novel di R. J.
Palacio, questo film è un sequel e
spin-off di Wonder
e racconta la storia del bullo Julian che cerca di ambientarsi in
una nuova scuola. Sentendolo in difficoltà, la nonna, interpretata
da
Helen Mirren, lo sorprende e gli fa visita da Parigi per
raccontare la storia della sua infanzia. Di come lei, da ragazza
ebrea nella Francia occupata dai
nazisti, fu protetta da un compagno di classe. Infatti la
giovane verrà salvata dalla famiglia di Julien, un ragazzo affetto
da poliomielite, che lei prima a scuola teneva a distanza a causa
della sua malattia alla gamba. Durante il lungo periodo in cui
dovrà restare nascosta tra i due nascerà una forte amicizia e anche
forse l’amore. Nel cast oltre alla Mirren c’è anche
Gillian Anderson e i giovanissimi Bryce Gheisar,
Ariella Glaser e Orlando Schwerdt.
Sarà un gennaio
cinematografico come non se ne vedevano da diverso tempo quello che
è appena cominciato. La distribuzione italiana ha fatto slittare,
rispetto alle
La Roadside Attractions ha diffuso tramite Yahoo! Movies il primo trailer di
Genius, film con protagonisti
Colin Firth e Jude Law,
presentato all’ultimo Festival di Berlino, diretto da Michael
Grandage e scritto da John Logan.
Il film è il racconto della
complessa amicizia e allo stesso tempo relazione professionale tra
l’editore Maxwell Perkins (colui che tra gli altri
ha scoperto F. Scott Fitzgerald e Ernest
Hemingway) e il gigante della letteratura Thomas
Wolfe.
Basato sulla biografia di
A. Scott Berg, “Max Perkins: Editor of
Genius”, il film vede nel cast, oltre a Colin
Firth e Jude Law, nei panni
rispettivamente di Perkins e Wolfe, anche Nicole
Kidman come Aline Bernstein, la costume
designer che ebbe una turbolenta relazione con Wolfe, Laura
Linney come Louise Perkins, la moglie di
Max e una talentuosa drammaturga e Guy Pearce e
Dominic West nei panni, rispettivamente, di F. Scott
Fitzgerald e Ernest Hemingway.
Genius
arriverà nelle sale americane il 10 giugno. Speriamo di vederlo al
più presto anche in Italia.
Eagle Pictures ha diffuso il trailer ufficiale
di Genius, il film di Michael Grandage che sarà presentatoall’ XI edizione della
Festa del cinema di Roma nella sezione Tutti ne parlano.
https://www.youtube.com/watch?v=OLBWqYEEBys
Il
film, basato sulla biografia “Max Perkins. L’editor dei geni” di A.
SCOTT BERG, è diretto dall’acclamato regista teatrale MICHAEL
GRANDAGE (già direttore artistico della Donmar
Warehouse), vincitore di diversi Tony Award; la
sceneggiatura è firmata da JOHN LOGAN (Il
Gladiatore, The Aviator,
Hugo Cabret,
Skyfall), nominato agli Academy
Awards.
Genius è il commovente racconto della
complessa amicizia e dell’evoluzione del rapporto professionale tra
il celebre editorMaxwell
Perkins (che scoprì F. Scott Fitzgerald ed Ernest
Hemingway) e il leggendario gigante letterario
Thomas Wolfe.
Il
ruolo di Max Perkins è interpretato dal Premio Oscar COLIN
FIRTH (Il
discorso del re), al fianco di JUDE LAW (Anna
Karenina, Grand Budapest Hotel) nel ruolo di Thomas
Wolfe.
A completare un cast di
Genius grandi star troviamo l’attrice
premio Oscar, NICOLE
KIDMAN (Paddington,
Stoker) nel ruolo di Aline Bernstein, una
costumista che vive una burrascosa relazione con Wolfe. LAURA LINNEY (Mr. Holmes – Il mistero del caso
irrisolto,
A royal weekend)
nei panni di Louise Perkins, drammaturga di talento e moglie di
Max; GUY PEARCE (The Rover, Lawless) nel ruolo di F.
Scott Fitzgerald e DOMINIC WEST (Testament of Youth,
Pride), nei panni di Ernest Hemingway.
Genius trailer e data
del film con Jude Law e Colin Firth
Sinossi
– Genius:
Il
Premio Oscar Colin Firth è Maxwell Perkins, l’editore passato alla
Storia per aver scoperto scrittori come Ernest Hemingway e F. S.
Fitzgerald e che un giorno si imbatté in Tom Wolfe (Jude Law) un
prodigioso talento, praticamente un GENIO. Come tutti i geni, Wolfe
era talmente consumato dalla sua arte da arrivare ad isolarsi
completamente dal mondo e a sviluppare una malattia che lo porterà
alla morte a soli 38 anni. Colin Firth, Jude Law e Nicole Kidman
per la prima volta insieme in una incredibile storia
vera.
In una vita leggiamo tonnellate di
libri, o almeno dovremmo farlo, soltanto per rimanere incagliati in
storie e personaggi straordinari, capaci di portare la nostra mente
altrove, di metterci in vesti altrui. Spesso però quelle stesse
storie stampate ne hanno altre fra le righe, figlie della realtà:
Genius ne racconta una a proposito di due
uomini, a loro modo ugualmente geniali ma in modo diverso.
Max Perkins è un editor della storica casa
editrice Scribner’s Son, il suo lavoro è rendere
delle opere informi, indefinite, in libri indimenticabili da
‘regalare’ ai lettori. Thomas Wolfe è invece uno
scrittore sregolato, iperattivo, esuberante e un po’ folle, capace
di redarre 5000 battute al giorno o consegnare bozze grezze di
migliaia di pagine.
Una mole di lavoro che in un’epoca
senza computer ed elettronica significa scartabellare svariati
chilogrammi di carta, riscrivere e ristampare tutte le diverse
versioni, passare mesi con il capo chino e una matita rossa nella
mano destra. Nulla che spaventi Max e Thomas, che anzi dedicano al
lavoro più tempo del dovuto, tanto da farne un’ossessione: mentre
costruiscono una splendida amicizia, rischiano di distruggere le
loro rispettive famiglie, le loro vite al di fuori del lavoro. La
passione e la determinazione portano però alla pubblicazione di
opere classiche come Look Homeward, Angel
e Of Time and the River, che Wolfe dedica
rispettivamente alla moglie e allo stesso Max, colui che ha
cambiato e plasmato la sua carriera (non a caso conosciuto come
“l’editore dei geni”).
Genius
Realizzato in maniera molto
accademica secondo la più conforme scuola americana, con un
montaggio del racconto lineare e didascalico, molte voci off,
immagini sovraimpresse e insistente musica dall’alto tasso emotivo,
Genius naviga in un grande mare di
mediocrità. Un peccato, soprattutto alla luce del suo sceneggiatore
John Logan, scrittore di Skyfall. Si accontenta costantemente
di osservare la linea dell’orizzonte senza mai scavalcarla, senza
mai osare, lasciando fare al suo regista Michael
Grandage e al suo importante cast il minimo
indispensabile.
È infatti quasi un peccato vedere
attori del calibro di Colin Firth e Nicole Kidman tenuti al guinzaglio, al
contrario di Jude Law totalmente a briglia sciolta, forse
anche troppo sciolta. Nella direzione degli attori manca infatti un
bilanciamento, se Firth è troppo spento, la Kidman tende a
enfatizzare troppo, mentre Law esagera oltre ogni limite.
Assistiamo comunque a una storia appassionante, interessante e
intimamente umana. Come Max Perkins in fondo al viaggio, anche noi
togliamo il cappello indossato sin dall’inizio, alla ricerca di una
nuova storia in cui affondare.
Presentato già al Festival di
Berlino 2016, Genius, di Michael
Grandage, è stato scelto anche dalla Festa di Roma 2016
per far parte della selezione ufficiale. Nella sua didascalica
semplicità, il film, scritto dal quasi sempre ottimo John
Logan, racconta della tormentata storia d’amicizia tra
Maxwell Perkins, editor della celebre Charles Scribner’s
Sons che pubblicò Ernest Hemingway e
F. Scott Fitzgerald, e Thomas
Wolfe, scrittore dal torrenziale ingegno. Il film si
concentra sull’incontro trai due e sul lavoro che entrambi hanno
affrontato per portare alla luce due dei romanzi più famosi di
Wolfe, Look Homeward, Angel e Of Time and the
River. Mentre i due uomini di ingegno (di genio, come da
titolo) si lasciano prendere dal vortice delle parole, costruendo
parallelamente un’atipica ma solida amicizia, le loro vite
rischiano di dissolversi a causa della difficoltà di coltivare gli
affetti familiari.
Grandage si affida
a un tono molto rassicurante che segue servilmente la storia
cronologicamente raccontata, avvalendosi di volti noti imbrigliati
in parti che non ne sostengono il talento. In particolare Colin Firth, nei panni di Perkins, soffre di
un ruolo che lo vede costretto palesemente a recitare per
sottrazione un personaggio da cui ci si aspetterebbe più carisma.
Al contrario, Jude Law, a cui è affidato l’esuberante ruolo
di Wolfe, è eccessivo oltre ogni misura, non giustificando la
contrapposizione netta e semplicistica trai due ruoli. In mezzo a
loro una melodrammatica Nicole Kidman interpreta
la moglie di Wolfe, una donna che lasciò tutto per seguire la
passione per questo affascinante e logorroico scrittore.
Genius: trailer del film con
Jude Law e Colin Firth
Se nella prima parte il film si
concentra con efficacia sulle parole, sul loro valore e sul ruolo
fondamentale dell’editor, incaricato di razionalizzare un lavoro
d’arte che altrimenti non avrebbe spazio sul mercato e finirebbe
per essere inconcludente flusso di coscienza, la seconda parte del
film lascia andare questo vibrante tema e si focalizza sulla
vicenda personale, decisamente meno interessante. La lotta che
Wolfe e Perkins portano avanti su ogni riga, ogni descrizione, ogni
dorata parola da tagliare, salvare, spostare, è molto più potente
dei litigi e delle reciproche accuse che Max e Tom si rivolgono
nella seconda parte del racconto.
Con Genius,
Michael Grandage confeziona un biopic più
che tradizionale che troppo presto lascia andare il guizzo di
originalità cui si aggrappa all’inizio, sprecando l’occasione per
una profonda riflessione su quale sia effettivamente il
genio, se l’artista che dialoga direttamente con la Musa,
o la mente che si incarica di fare da tramite tra quell’opera e il
pubblico che accoglierà e renderà così immortale l’arte stessa.
Il debutto dietro alla macchina da
presa per Michael Grandage non poteva avere
attori migliori; dopo Michael Fassbender e Colin
Firth, Genius annovera anche
Nicole Kidman nella crew artistica andando a
completare un cast di livello assoluto.
Genius racconterà la storia del
signor Perkins interpretato da Firth, editore di successo che tra
gli altri pubblico i romanzi di Ernest Hemingway e Scott
Fitzgerald, mentre Fassbender sarà lo scrittore Thomas Wolfe.
Perkins, nel suo lavoro, aveva un ruolo molto particolare per i
suoi clienti, non solo era il loro editore ma era anche un buon
amico e qualche volta un surrogato di uno psicologo per le menti
geniali e tormentate di cui si occupava.
Ecco il trailer della serie
antologica GENIUS: MLK/X. Per la prima
volta, la docuserie esplora le vite di due geni iconici: Martin
Luther King Jr. e Malcolm X. GENIUS:
MLK/X arriverà mercoledì 13 marzo in esclusiva su
Disney+ in
Italia.
La nuova stagione della serie
antologica GENIUS: MLK/X si concentra su due
figure iconiche: Martin Luther King Jr.
(interpretato da Kelvin Harrison Jr.) e
Malcolm X(interpretato da Aaron
Pierre). La serie ripercorre gli anni della formazione,
influenzati da padri forti e ingiustizie, e le storie complesse e
complementari che hanno plasmato le loro identità, rendendoli il
cambiamento che desideravano vedere nel mondo.
Questa serie offre uno sguardo
intimo sulle loro vite, mostrandoli non solo come leader pubblici,
ma anche come mariti, padri, fratelli e figli, mettendo in luce la
loro umanità dietro le iconiche figure. Con le loro formidabili
mogli, Coretta Scott King (interpretata da Weruche Opia) e Betty
Shabazz (interpretata da Jayme Lawson), al loro fianco, King e X
emergono come due visionari che hanno guidato un movimento.
Brian Grazer, Ron Howard e
Kristen Zolner sono produttori esecutivi per Imagine
Television, mentre Reggie Rock Bythewood, Gina Prince-Bythewood e
Francie Calfo sono produttori esecutivi per Undisputed Cinema.
Raphael Jackson Jr. e Damione Macedon sono showrunner e produttori
esecutivi. Gigi Pritzker e Rachel Shane sono produttori esecutivi
per Madison Wells, mentre Sam Sokolow è produttore esecutivo per
EUE/Sokolow. Jeff Stetson (The Meeting) ha scritto
l’episodio pilota ed è produttore esecutivo. Channing Godfrey
Peoples (Miss Juneteenth) ha diretto l’episodio pilota ed
è stato anche produttore esecutivo. L’ambasciatore Shabazz ha
svolto il ruolo di consulting producer. La serie è prodotta da 20th
Television, parte dei Disney Television Studios.
A quanto sembra, Genius di
Micheal Grandage ha il suo attore protagonista! E
sarà (udite, udite) Jude Law! Law
affiancherà Colin Firth e Nicole
Kidman, per quello che si prospetta come un intensissimo
biopic.
Il film ci mostrerà i rapporti tra
il gigante della letteratura Thomas Wolfe
(interpretato proprio da Jude Law) e l’editore
Max Perkins (interpretato da
Firth). Come vedremo nel film,
Wolfe è un talento assoluto nel campo della
letteratura che, in un modo o nell’altro, dovrà cimentarsi con
l’acquisire una certa fama già in giovane età; d’altro canto,
Perkins è un editore che conosce a menadito il
proprio mestiere e si cimenta nel ricercare giovanissimi talenti
come fatto per Scott Fitzgerald o
Hemingway. I due finiranno per incontrarsi,
conoscersi e divenire amici, ma il rapporto che li legherà si
rivelrà più controverso di quanto potessero aspettarsi.
Genius
sarà prodotto da James Bierman ed è tratto dal
romanzo Max Perkins Editor of Genius di
A. Scott Berg.
Variety riporta la notizia che
Guy Pearce (Iron
Man 3) e Dominic West (300) si
sono uniti ufficialmente al cast di
Genius di Micheal
Grandage, che avrà come protagonisti Jude Law,
Colin Firth e Nicole Kidman, per quello che si prospetta
come un intensissimo biopic.
Il film ci mostrerà i rapporti tra
il gigante della letteratura Thomas Wolfe
(interpretato proprio da Jude Law) e l’editore
Max Perkins (interpretato da
Firth). Come vedremo nel film,
Wolfe è un talento assoluto nel campo della
letteratura che, in un modo o nell’altro, dovrà cimentarsi con
l’acquisire una certa fama già in giovane età; d’altro canto,
Perkins è un editore che conosce a menadito il
proprio mestiere e si cimenta nel ricercare giovanissimi talenti
come fatto per Scott Fitzgerald o
Hemingway. I due finiranno per incontrarsi,
conoscersi e divenire amici, ma il rapporto che li legherà si
rivelrà più controverso di quanto potessero aspettarsi. Guy
Pearce interpreterà F. Scott Fitzgerald, mentre
Dominic West sarà Ernest Hemmingway.
Genius
sarà prodotto da James Bierman ed è tratto dal
romanzo Max Perkins Editor of Genius di
A. Scott Berg.
Genius è
l’acclamata serie antologica di National Geographic che porta sullo
schermo le affascinanti storie dei più brillanti innovatori del
mondo, i loro straordinari successi con le loro volubili,
appassionate e complesse relazioni personali. Dopo Albert Einstein
e Pablo Picasso, questa terza stagione,
intitolata Genius: Aretha, esplora
il genio musicale e l’incomparabile carriera di Aretha Franklin,
così come l’enorme influenza che ha avuto sulla musica e sulla
cultura di tutto il mondo. Aretha Franklin è stata un prodigio del
gospel, una schietta sostenitrice dei diritti civili ed è
considerata la più grande cantante degli ultimi 50 anni, con
innumerevoli premi ricevuti durante la sua carriera.
Curata da Anthony
Hemingway e Suzan-Lori Parks, la stagione
si concentra su gran parte della vita della cantante,
focalizzandosi però su alcuni periodi in particolare. Questi
affrontano l’infanzia e il difficile rapporto con il padre, i primi
successi sul finire degli anni Sessanta, il declino negli anni
Settanta e la nuova popolarità raggiunta negli anni Ottanta. Ognuno
di questi bilancia tra vita pubblica e privata, mostrando quanto le
due si siano continuamente influenzate reciprocamente. Sullo
sfondo, si staglia un Paese in profondo cambiamento sociale e
culturale, segnato in particolare dagli scontri in nome dei diritti
civili del popolo afroamericano e dal trasformarsi dell’ambiente
musicale.
L’anno di Aretha
Non capita tanto spesso che nel
giro di un solo anno si trovino ad uscire, in streaming e al
cinema, due opere dedicate alla stessa personalità. Se il 4 giugno
sulla piattaforma Disney+ arriverà la serie
Genius: Aretha, al 7 ottobre è
attualmente fissata l’uscita in sala del film Respect, dove Aretha
Franklin sarà interpretata dalla cantante e attrice premio Oscar
Jennifer
Hudson, la quale aveva ricevuto la benedizione della
stessa Franklin. Due opere impegnate a raccontare dunque la stessa
vita e gli stessi eventi, lasciando allo spettatore il compito di
identificare le differenze con cui questi verranno trattati. Se è
ancora presto per parlare del film, della serie di imminente arrivo
è invece già possibile dire qualcosa.
I primi due episodi visti in
anteprima mostrano l’evidente volontà di raccontare quanto più
possibile della Franklin, compiendo numerosi salti temporali tra la
sua vita adulta e la sua infanzia. Da questo punto di vista
Genius: Aretha non si distingue né dalle precedenti
stagioni né da altri prodotti biografici di National Geographic
come il recente The Right Stuff. Si
tratta di opere con un’impostazione molto classica, quasi uniforme
tra loro, che rinunciano a particolari vezzi visivi per lasciare
tutte le attenzioni allo sviluppo narrativo ed alle interpretazioni
dei protagonisti.
E così facendo anche la nuova
stagione di Genius trova il suo punto di forza. Quello che
potrebbe essere un canonico racconto di ascesa alla popolarità nel
mondo della musica, diventa un racconto perfettamente aderente al
suo tempo. In Genius: Aretha c’è tutto ciò di cui si
discute anche oggi, dai diritti per gli afroamericani alle
battaglie per l’emancipazione femminile. Aretha Franklin diventa
allora non solo un’icona da celebrare, ma anche un modello per
l’attualità, con gesta compiute però ormai quasi sessant’anni
fa.
Genius: Aretha, la recensione
Per interpretare una donna tanto
forte ci voleva un’attrice a sua volta in un periodo d’oro della
sua carriera. La scelta è così ricaduta su Cynthia
Erivo, recentemente candidata agli Oscar come miglior
attrice per Harriet. Per lei interpretare una simile icona
non è stato facile, richiedendole ore di esercitazioni nel canto,
ma le ha permesso di dimostrare una volta di più la sua incredibile
intensità recitativa. La Erivo è una convincentissima Aretha
Franklin, che dà vita ad un interpretazione che dovrebbe far
preoccupare la Hudson. Sulle sue spalle si costruisce l’intera
serie, che trova dunque nella presenza magnetica dell’attrice il
suo pregio maggiore.
Realizzata non senza alcune
controversie, legate all’insoddisfazione della famiglia Franklin in
merito ad alcune scelte narrative, la serie ha saputo infine trarre
ulteriore forza da una mancanza non da poco. In Genius:
Aretha non si sentiranno infatti le canzoni più celebri della
cantante, assenti per motivi di diritti. Quello che per un film
come Stardust ha rappresentato
un grosso limite, qui è invece l’occasione per riscoprire alcuni
dei brani meno noti ma altrettanto struggenti della Franklin. Così
facendo, la serie riesce a scavare ancor più nella vita della
cantante, lasciando trasparire un’umanità, una sofferenza e una
forza non facili da affrontare.
Si è svolta ieri la prima italiana
di Genius
Einstein,la nuova serie tv
prodotta da National Geographic. Di seguito le
foto degli ospiti sul red carpet di Roma: [nggallery
id=3124]
Foto di Aurora Leone
Sebbene le sue teorie scientifiche
siano tutt’oggi considerate sbalorditive e assolutamente
fondamentali, in pochi conoscono la tumultuosa vita personale di
una delle più grandi menti del XX secolo: Albert Einstein.
National Geographic
presenta Genius Einstein la
serie che racconta come il giovane Albert divenne l’Einstein
conosciuto in tutto il mondo, uno dei più grandi innovatori di
sempre. Un viaggio alla scoperta dei suoi successi attraverso la
storia delle sue passioni e delle sue complesse relazioni
personali.
Genius
Einstein è la prima serie tv mai
prodotta da National Geographic, un vero e
proprio evento globale che sarà
trasmesso in contemporanea in 171 paesi del mondo.
In Italia la serie
sarà in onda su National
Geographic (canale 403 di Sky) in prima
visione assoluta dall’11 maggio il giovedì alle 20:55.
Genius
Einstein vanta un cast stellare che vede
protagonisti il premio Oscar Geoffrey
Rush (Il discorso del Re, La
migliore offerta, Pirati dei
Caraibi, Shine) nel ruolo del genio della fisica
e Emily
Watson(candidata all’Oscar
per Le onde del Destino e interprete
di La teoria del tutto, Storia di una ladra
di libri) nei panni della sua seconda moglie, Elsa.
Prodotto da Brian
Grazer, Ron Howard e Gigi
Pritzker, Genius:
Einstein vanta nel primo episodio la regia
di Ron Howard, segnando il suo debutto alla
direzione di una serie tv.
Genius
Einstein ripercorre la storia di Albert Einstein
da pensatore innovativo e fuori dagli schemi alla ricerca di
riconoscimenti da parte dell’establishment scientifico, a grande
scienziato di una fama mondiale. Un racconto segnato dalla sua
ruvidità nei rapporti con le persone più vicine, dai figli alle due
mogli fino alle numerose donne con cui ebbe relazioni.
La storia ha inizio quando il
giovane Albert (Johnny
Flynn,Brotherhood), decide di opporsi alla
volontà del padre, lasciare gli studi in Germania per iscriversi al
Politecnico di Zurigo. È in questo periodo che nascono la sua
passione per le donne e per la fisica teorica. Dopo aver spezzato
il cuore a Marie Winteler (Shannon Tarbet),
Einstein si invaghisce della compagna di studi Mileva Maric
(Samantha Colley, Victoria) con cui
ha una turbolenta storia d’amore che porta a una gravidanza
inaspettata.
Genius
Einstein
Il figlio in arrivo costringe
entrambi a mettere da parte i loro sogni e Einstein trova lavoro
come impiegato nell’ufficio brevetti grazie all’aiuto dell’amico
Michele Besso (Seth Gabel, Salem,
Fringe). Ma il desiderio di entrare a far parte del gotha
della scienza spinge Einstein a produrre in un solo anno 5
pubblicazioni scientifiche, catturando l’attenzione di molti
scienziati, tra cui il Dottor Philipp Lenard (Michael
McElhatton, Il trono di
spade), colui che diventerà il suo più grande
avversario.
Con l’incombere della Prima Guerra
Mondiale e lo sgretolarsi del suo matrimonio, Einstein si
invaghisce di sua cugina Elsa. Le vicende di politica
internazionale portano Einstein a duri confronti con i suoi amici e
colleghi causando la rottura di molti rapporti come quello con
Fritz Haber (Richard Topol, Covert
Affairs, Elementary) e Max Planck (Ralph
Brown, Alien 3, TURN: Washington’s
Spies).
La fama di Einstein cresce dopo la
guerra, con la sua teoria sulla relatività. Sulla soglia della
celebrità, con i riflettori puntati addosso, sposa Elsa per evitare
nuovi scandali. Quando l’onda di odio antisemita incombe, Einstein
ottiene asilo negli Stati Uniti.
Trasferitosi a Princeton, inizia una
relazione con la spia russa Margarita Konenkova (Ania
Bukstein, Il trono di Spade). In questi anni
Einstein deve anche fare i conti con i sospetti di J. Edgar Hoover
(T.R. Knight, Grey’s Anatomy),
direttore dell’FBI
convinto che il grande scienziato sia un sovversivo comunista. E’
in questo periodo che Einstein deve affrontare la sua più grande
sfida personale: mettere da parte il pacifismo che ha
contraddistinto tutta la sua vita nella speranza di fermare
l’avanzata nazista.
Diffuso il trailer e con le
prime immagini del film Sky Original,
Genitori vs Influencer diretto da
Michela Andreozzi e da lei scritto a quattro
mani con Fabio Bonifacci. Una co-produzione
Paco Cinematografica e Vision
Distribution con la spagnola Neo Art
Producciones, prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo
Paglia. Il film sarà trasmesso in prima assoluta su Sky
Cinema Uno domenica 4 aprile alle 21.15, disponibile anche on
demand e in streaming su NOW TV.
Genitori vs Influencer è una commedia per
famiglie che mette in scena lo scontro generazionale tra genitori e
figli attraverso la storia di un padre single alle prese con le
difficoltà di educare la figlia adolescente, affascinata dal mondo
dei social network.
La trama
Quanto è difficile oggi essere il
padre single di una teenager? Paolo (Michela
Andreozzi), professore di filosofia, vedovo, ha
cresciuto da solo sua figlia Simone – alla francese- (Ginevra
Francesconi), con cui ha un bellissimo rapporto. Ma quando la
ragazza entra ufficialmente nella fase dell’adolescenza, l’idillio
si rompe: come ogni teenager che si rispetti, infatti, Simone viene
“rapita” dallo smartphone, tanto che matura l’idea di voler
diventare influencer – come il suo idolo Ele-O-Nora (Giulia De
Lellis) – categoria che Paolo detesta. Pur di recuperare il
rapporto con sua figlia, Paolo inizia una campagna contro l’abuso
dei social, con l’aiuto della stessa Simone che diventa la sua web
manager. La fama inaspettata lo trasformerà suo malgrado in un
influencer… e gli farà scoprire che i social, anche se vanno
maneggiati con cura, possono regalarti una possibilità.
Nel cast Fabio
Volo, la giovanissima Ginevra Francesconi
(The Nest – Il nido, Famosa) e Giulia De
Lellis. Insieme a loro anche Paola Tiziana
Cruciani, Nino Frassica, Paola
Minaccioni, Massimiliano Vado,
Michela Andreozzi e con l’amichevole
partecipazione di Massimiliano Bruno.
Con extra, il
programma fedeltà di Sky, per i clienti Sky da più di 3 anni il
film Genitori vs Influencer è disponibile da venerdì 5
marzo on demand nella sezione extra.
Sono iniziate a Roma le riprese di
Genitori vs Influencer, la nuova commedia di
Michela Andreozzi scritta a quattro mani insieme a
Fabio Bonifacci. Al centro della vicenda un padre
single e le difficoltà che ne conseguono nel crescere da soli una
teenager ai nostri giorni. Nel cast Fabio Volo, la
giovanissima Ginevra Francesconi (The Nest –
Il nido, Famosa) e Giulia De Lellis.
Insieme a loro anche Paola Tiziana Cruciani,
Nino Frassica, Paola Minaccioni,
Massimiliano Vado, Michela Andreozzi e con
l’amichevole partecipazione di Massimiliano Bruno.
Sono previste sei settimane di riprese, tra la capitale e diverse
location del Lazio.
Genitori vs
Influencer è prodotto da Paco
Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, in
coproduzione con la spagnola Neo Art Producciones
e con Vision Distribution, che distribuirà il film
prossimamente in Italia.
SINOSSI
Quanto è difficile oggi essere il
padre single di una teenager?
Paolo (Fabio Volo), professore di
filosofia, vedovo, ha cresciuto da solo sua figlia Simone – alla
francese – (Ginevra Francesconi), con cui ha un bellissimo
rapporto. Ma quando la ragazza entra ufficialmente nella fase
dell’adolescenza, l’idillio si rompe: come ogni teenager che si
rispetti, infatti, Simone viene “rapita” dallo smartphone, tanto
che matura l’idea di voler diventare influencer – come il suo idolo
Ele-O-Nora (Giulia De Lellis) – categoria che Paolo detesta.
Pur di recuperare il rapporto con sua figlia, Paolo inizia
una campagna contro l’abuso dei social, con l’aiuto della stessa
Simone che diventa la sua web manager.
La fama inaspettata lo trasformerà
suo malgrado in un influencer… e gli farà scoprire che i social,
anche se vanno maneggiati con cura, possono regalarti una
possibilità.
Domenica 4 aprile arriva in
prima assoluta su Sky Cinema e in streaming su NOW TV il nuovo film
Sky Original
Genitori vs Influencer, diretto da
Michela Andreozzi e da lei scritto a quattro
mani con Fabio Bonifacci. Una commedia per
famiglie che racconta la storia di un padre single alle prese con
la figlia adolescente. Nel cast Fabio Volo, la
giovanissima Ginevra Francesconi (The Nest –
Il nido, Famosa) e Giulia De Lellis.
Insieme a loro anche Paola Tiziana Cruciani,
Nino Frassica,
Paola Minaccioni,, Massimiliano Vado,
Michela Andreozzi e con l’amichevole
partecipazione di Massimiliano Bruno.
Genitori vs Influencer è prodotto da Paco
Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, in
coproduzione con la spagnola Neo Art Producciones
e con Vision Distribution.
In
Genitori vs Influencer Quanto è difficile
oggi essere il padre single di una teenager? Paolo (Fabio
Volo), professore di filosofia, vedovo, ha cresciuto da solo sua
figlia Simone – alla francese- (Ginevra Francesconi), con cui
ha un bellissimo rapporto. Ma quando la ragazza entra ufficialmente
nella fase dell’adolescenza, l’idillio si rompe: come ogni teenager
che si rispetti, infatti, Simone viene “rapita” dallo smartphone,
tanto che matura l’idea di voler diventare influencer – come il suo
idolo Ele-O-Nora (Giulia De Lellis) – categoria che Paolo
detesta. Pur di recuperare il rapporto con sua figlia, Paolo
inizia una campagna contro l’abuso dei social, con l’aiuto della
stessa Simone che diventa la sua web manager. La fama
inaspettata lo trasformerà suo malgrado in un influencer… e gli
farà scoprire che i social, anche se vanno maneggiati con cura,
possono regalarti una possibilità.
«Con le sale cinema ancora
chiuse sono grata dell’opportunità che offre Sky di portare il
cinema nelle case di tutti – ha dichiarato la regista,
Michela Andreozzi -. Sono felice di poter
offrire alle famiglie un piccolo momento di svago stando seduti sul
proprio divano.
Genitori vs Influencer è la mia commedia più
family, quindi in qualche modo anche la più adatta ad essere vista
da genitori e figli insieme. Voglio considerare questo film
come il mio regalo di Pasqua per tutto il pubblico che ama il
cinema».
«La sceneggiatura ci
ha convinti subito – spiega Margherita Amedei, senior
director di Sky Cinema – una commedia adatta a tutta
la famiglia, che ha il merito di raccontare con ironia e
intelligenza il rapporto senza tempo tra genitori e figli
adolescenti, inserendolo nel contesto di oggi, con i social network
e l’avvento dei nuovi teen idol, gli influencer. Michela Andreozzi
è stata ancora una volta molto abile nel regalare emozioni e risate
affrontando un tema d’attualità con grande leggerezza e
divertimento. Ci ha particolarmente entusiasmati il cast, a partire
dai giovanissimi attori, davvero convincenti nell’interpretare
ruoli che sfuggono ai tradizionali cliché».
Come spiegano i produttori,
Isabella Cocuzza e Arturo Paglia,
quello affrontato dal film è un tema di grande attualità: «Come
genitori boomer di 4 ragazze adolescenti super social sentivamo la
necessità di trattare un tema così ingombrante e complesso. Michela
è riuscita a centrare perfettamente il punto raccontando uno
spaccato generazionale in modo divertente ironico e romantico senza
giudicare buoni e cattivi dove siamo certi ognuno troverà qualcosa
di familiare».
«In questo particolare momento
che la nostra industria sta attraversando, siamo felici di portare
al pubblico, insieme a Sky, il terzo film di Michela
Andreozzi, regista che stimiamo e con la quale abbiamo cominciato
un percorso fin dalla sua opera prima Nove Lune e
Mezza – commenta Massimiliano Orfei, COO di
Vision Distribution -. Una commedia divertente per
tutta la famiglia, Genitori Vs Influencer, nella quale si
incontrano e confrontano due generazioni sui diversi punti di vista
rispetto al presente digitale e il suo giusto uso e consumo. Fabio
Volo, Ginevra Francesconi e Giulia De Lellis insieme ad un cast
ricco e divertente ci offrirà l’occasione di ragionare con il
sorriso».
La Disney non si ferma e continua a
scomodare i suoi più grandi classici per realizzare sequel e
prequel che testimoniano, ancora, la mancanza di vere idee
originali nella casa di Topolino.
Secondo l’Hollywood Reporter, è entrato in rpoduzione un
film in live action che ci racconterà la vita del Genio della
Lampada (“Guardami un po’ di profilo, mi trovi scesciuto”
per intenderci) prima del suo incontro con lo “straccione”
Aladdin. Il film è intitolato
Genie.
La storia sarà probabilmente
ambientata nel reame dei Genii e spiegherà in che modo il
protagonista viene intrappolato nella lampada e vincolato alla sua
maledizione (“Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio
vitale”). Sembra inoltre possibile che il successo di un film
del genere possa spianare la strada a un remake di
Aladdin in live action.
La sceneggiatura è stata affidata a
Damian Shannon e Mark Swift
(Venerdì 13), mentre per la produzione è
stato coinvolto Tripp Vinson con la Vinson Films,
già coinvolta nel film sul Principe Azzurro (qui l’annuncio).
In vista della première della
seconda stagione di
The Night Agent del 23 gennaio, Genesis
Rodriguez (Lioness)
ha avviato trattative per un ruolo nella terza stagione del famoso
thriller cospirazionista.
I rappresentanti di Netflix hanno
rifiutato di commentare. Mentre i dettagli sulla parte di Rodriguez
sono ancora segreti, abbiamo sentito dire che sarà una presenza
fissa nella serie. Come Deadline ha precedentemente
riportato, la produzione della terza stagione dovrebbe iniziare a
Istanbul alla fine di quest’anno, con riprese a New York nel 2025.
Netflix
ha annunciato il rinnovo della serie per
la terza stagione a ottobre.
Adattamento del bestseller del New York Times di Matthew
Quirk, la cui prima stagione si classifica al 7° posto
nella classifica dei programmi TV più popolari di Netflix, The Night Agent vede
Peter Sutherland (Basso) dell’FBI
gestire un telefono nel seminterrato della Casa Bianca che non
squilla mai, fino alla notte in cui lo fa, spingendolo in una
pericolosa cospirazione in rapida evoluzione e che lo porta fino
allo Studio Ovale.
Lo streamer ha annunciato
l’ulteriore rinnovo condividendo le prime immagini della seconda
stagione di The Night Agent. Gabriel Basso è il
protagonista della serie, creata dal creatore Shawn Ryan (“The
Shield”) e basata sul romanzo bestseller del New York Times di
Matthew Quirk. Nella prima stagione, l’agente dell’FBI di basso
livello Peter Sutherland (Basso) ha contribuito a salvare la vita
del Presidente degli Stati Uniti, guadagnandosi la possibilità di
diventare un Agente della Notte. Secondo il titolo di Netflix,
nella seconda stagione “lavorare nell’organizzazione segreta
dell’Azione Notturna proietterà Peter in un mondo dove il pericolo
è ovunque e la fiducia scarseggia”.
Ryan è produttore esecutivo e
showrunner attraverso la sua MiddKid Productions. Tra gli altri
produttori esecutivi della seconda stagione figurano Marney
Hochman, Paul Bernard, Munis Rashid e Guy Ferland, oltre a Seth
Gordon e Julia Gunn di Exhibit A Films e David Beaubaire, Paul
Neinstein, William Sherak, Nicole Tossou e James Vanderbilt di
Project X Entertainment.
Oltre ai protagonisti della serie,
Basso e Luciane Buchanan, fanno parte del cast Amanda Warren,
Arienne Mandi, Louis Herthum, Berto Colon, Brittany Snow, Teddy
Sears, Michael Malarkey, Keon Alexander, Navid Negahban, Rob Heaps,
Marwan Kenzari, Elise Kibler e Dikran Tulaine.
Secondo Netflix, la
stagione 1 de The Night Agent è stata la serie più vista nel
2023 (per numero di visualizzazioni) e la settima serie più
popolare di tutti i tempi (98,2 milioni di visualizzazioni nei
primi 91 giorni).
Cosa hanno in comune i cercatori di
“oro bianco” nelle sperdute isole della Nuova Siberia, a largo
dell’Oceano Artico, il direttore del Museo del Mammut, un genetista
di Harvard, il pioniere sud coreano della clonazione e un centro di
sequenziamento del DNA cinese? La risposta sembra semplice quanto
bislacca: l’interesse per il mammut lanoso, un
animale preistorico vissuto 30.000 anni fa. Lo spiega in maniera
dettagliata Christian Frei nel suo nuovo documentario
Genesis 2.0, presentato nella sezione
World Cinema Documentary del Sundance
Festival, che arriva in sala dal 24
settembre.
Frei,
documentarista svizzero candidato all’Oscar per il suo
The War Photographer (2001), sceglie
questo animale preistorico che un gruppo di studiosi sta cercando
di riportare in vita attraverso le moderne tecniche di
manipolazione del DNA e la clonazione con un’operazione simile a
quella intrapresa dai protagonisti di Jurassick
Park, per illuminare l’universo dell’ingegneria
genetica moderna e il livello al quale si è spinta. Quali sono le
sue possibili implicazioni in un futuro in cui il mondo potrebbe
essere del tutto nuovo rispetto a come oggi lo si conosce, in cui
l’uomo potrebbe avere il potere di manipolare e generare
artificialmente vita umana? Siamo pronti a una sorta di nuova
genesi, appunto una Genesis 2.0?
I più fortunati e gli
ultimi nello scenario tra fascino e inquietudine di Genesis
2.0
In uno scenario che inizialmente
appare straniante e fantascientifico, ma che poco a poco, con
sorpresa dello spettatore, assume i contorni del reale, il
regista, affiancato dal giovane ma capace Maxim Arbugaev,
che si occupa della parte più ardua delle riprese, quella in Nuova
Siberia, porta alla scoperta di un mondo affascinante e
inquietante al tempo stesso. Un mondo molto polarizzato,
dove la divisione tra chi fa il lavoro più duro, rischiando anche,
paradossalmente, la vita per avere un’opportunità di guadagno e di
sopravvivenza, e chi invece opera in contesti protetti traendo i
maggiori profitti, è netta. Un aspetto questo, che
Frei aveva già indagato nei suoi precedenti lavori
e su cui continua a puntare l’obiettivo.
I primi sono i cacciatori di
zanne di mammut nella tundra siberiana che, come un tempo
i cercatori d’oro, battono le impervie isole della Nuova Siberia
palmo a palmo nella speranza di trovare zanne di mammut grosse e
integre, che possano valere abbastanza sul mercato dell’avorio da
ripagare della fatica e del rischio della vita stessa, della
lontananza dai familiari per lunghi mesi. Tra loro c’è anche
Peter Grigoriev, cacciatore di zanne non solo per
denaro, ma anche per collaborare con suo fratello Semyon
Grigoriev, direttore del Mammoth Museum
dell’Università Federale Nord Orientale di Jakutsk, in Jakuzia.
Semyon vuole riportare in vita il mammut lanoso, estinto migliaia
di anni fa. Quando il fratello Peter gli annuncia che lì, nella
tundra siberiana, ne hanno trovato uno sorprendentemente integro,
pensa che il momento è finalmente arrivato. Se riuscirà a
convincere il patron della Sooam Biotech pioniere
nel campo della clonazione, Woo Suk Hwang, che in
Corea del Sud clona animali da compagnia, e se coinvolgerà la
BGI – Beijing Genomic Institute – principale
azienda cinese e ad oggi mondiale che si occupa di sequenziare il
genoma e trasformarlo in big data, allora il suo sogno di
veder nascere un nuovo mammut lanoso potrà forse diventare realtà,
aprendo la strada ad una vera e propria rivoluzione genetica.
Tante questioni in una
visione equilibrata
È evidente come un documentario di
questo tipo ponga infinite questioni, accenda i riflettori su
tantissime realtà. Fa riflettere sui limiti della ricerca, se ce ne
debbano essere e se sia giusto spingersi fino a sfidare la natura,
riscrivendo le sue stesse leggi. Questa dicotomia è efficacemente
rappresentata dal canto epico di origini antichissime presente nel
film, che mette in guardia l’uomo dal disturbare gli spiriti della
natura. Il canto si pone come un argine ideale all’opera dei
cacciatori, che cercano di placare gli spiriti facendo delle
offerte dopo aver estratto i resti dei mammut dal terreno. I
cacciatori stessi insistono infatti sulla valenza quasi mitica di
questo animale, i cui resti sono sacri e pertanto, secondo la
tradizione, non andrebbero toccati. Essi si muovono dunque
contravvenendo ai dettami dei padri. Perciò cercano poi di placare
gli spiriti affinché non si vendichino contro di loro, portando
malasorte.
Il lavoro di Frei e
Arbugaev, però, mette anche sotto gli occhi del
pubblico gli effetti del riscaldamento globale. Oggi che i ghiacci
si stanno sciogliendo, un numero sempre maggiore di zanne affiora e
viene rinvenuto dai cacciatori. Se per loro è un bene, perché
torneranno a casa con un buon bottino, per l’ambiente ciò segna un
punto di non ritorno. Ecco, di nuovo, la dicotomia uomo – natura.
Quali sono, poi, i rischi della manipolazione della vita? Cosa
accade quando un potere così grande è in mano a persone che
inevitabilmente cercano di trarne profitto? Cosa accade se l’uomo
si fa prendere dall’onnipotenza e dimentica i suoi limiti? E
ancora: gli studenti che a Boston in una convention sulle
biotecnologie sognano di salvare il mondo con l’ingegneria genetica
tengono nella dovuta considerazione i risvolti del loro lavoro?
Frei e Abrugaev non danno
giudizi, si pongono come testimoni equidistanti, pur non
nascondendo le emozioni suscitate in loro dagli incontri
che questo progetto li ha portati a fare: dal misto di curiosità e
inquietudine raccontato da Frei alla sensazione di
essere accolto come un membro del gruppo provata da
Arbugaev, che ha condiviso molto tempo con i
cacciatori di zanne in Nuova Siberia. I registi pongono
dubbi, lanciano molteplici spunti di riflessione e soprattutto
illustrano una realtà ancora oggi misconosciuta.
Il racconto attraverso le
voci degli attori della vicenda in Genesis
2.0
I due autori riescono a
far raccontare questo mondo così particolare direttamente dai suoi
protagonisti, riprendendoli in azione, chi in
laboratorio, chi all’università e chi tra i ghiacci artici.
Siapprende quale sia il loro quotidiano e
cosa li spinga a far parte di questo progetto. Le voci off
dei documentaristi fanno solo da raccordo ai vari momenti del
racconto, portato avanti con un’efficace alternanza tra la location
siberiana e quella dei laboratori americani, cinesi e coreani.
Peter Grigoriev,
cacciatore di zanne e fratello di Semyon
Grigoriev, racconta cosa spinge lui e i suoi colleghi a
mettere in gioco tutto pur di trovare le zanne: “Una volta che
ne trovi una non smetti più. Come fai a rinunciare? I soldi servono
sempre. È la natura umana non accontentarsi mai. Se le cose vanno
bene, l’uomo non riesce a fermarsi”. Raccontano che una grossa
zanna integra di prima qualità può valere dai 45.000 ai 90.000
dollari, per essere poi venduta sul mercato cinese, dopo essere
stata cesellata ed essere divenuta un’opera d’arte, a circa un
milione di dollari.
È attraverso il giovane cercatore
Spira Sleptsov, per la prima volta alla ricerca di
zanne, che si comprende come spesso dietro a un lavoro così
rischioso e difficile vi siano condizioni disperate: Spira è in
Nuova Siberia perché ha un grosso debito in banca e una zanna di
prima qualità è la soluzione su cui ha scelto di puntare. Se ne
trovasse una da 90 kg, dice, smetterebbe.
Semyon Grigoriev
illustra entusiasta il filmato del 2013 che documenta il
ritrovamento di un giovane mammut ghiacciato in una grotta artica e
il tentativo di estrarne il DNA. Trovare un mammut integro dopo
migliaia di anni, dice, “è come il primo volo nello spazio o la
grande muraglia cinese”.
Alla Genetically Engineered
Machine Competition di Boston è evidente l’entusiasmo dei
giovani che si affacciano stupiti e galvanizzati al mondo e alle
enormi potenzialità dell’ingegneria genetica. Si inseriscono nuovi
codici genetici in organismi viventi, in quello che a un occhio
profano sembra a tutti gli effetti un gioco con il codice della
vita. Si modifica e si progetta la vita stessa.
George Church, genetista
alla Harvard Medical School di Boston, che collabora al
progetto della resurrezione genetica del mammut lanoso, è convinto
che “la biologia di sintesi cambierà tutto” e aprirà le
porte di un nuovo mondo. “Sarà la prossima grande
rivoluzione” perché, afferma, “la nostra specie è pronta a
prendersi dei rischi”. Di fronte a queste parole si resta al
contempo affascinati e spaventati.
Alla Sooam
Biotech, azienda sud coreana che clona animali da
compagnia, si fa la conoscenza del fondatore , Woo Suk
Hwang, pioniere della clonazione. Fu il primo uomo a
clonare con successo un cane nel 2005, un levriero afgano di nome
Snuppy. Ancora oggi la Sooam Biothech è l’unica azienda al mondo
che lo può fare: “per 100.000 dollari la Sooam clona il vostro
cane, e avrete un secondo clone in omaggio!”, recita uno
slogan. È impressionante vedere come le persone siano disposte a
rivolgersi all’azienda pur di riavere l’animale d’affezione che
hanno appena perso, tale e quale, pur di non affrontare
l’elaborazione di un lutto. Hwang è interessato a recuperare una
specie estinta come il mammut lanoso.
Infine c’è la BGI
uno dei più grandi centri di sequenziamento del DNA del mondo, in
Cina. Una giovane addetta ha il compito di illustrare le finalità
dell’azienda. Quando le si chiede se facciano il loro lavoro
esclusivamente per preservare il DNA, lei risponde con un’innocenza
disarmante: “Per tutto!” e resta basita di fronte al
quesito riguardo alla questione etica derivante dalla manipolazione
del genoma, questione che per l’azienda sembra non porsi affatto.
Ciò lascia intravedere gli enormi margini di profitto che si
profilano dietro a un business di questo tipo, oltre al potere che
giace nelle mani di chi possiede un patrimonio come “quasi 2
milioni di campioni sulla popolazione per la diagnosi prenatale non
invasiva”.
Più si procede nel racconto, più ci
si rende conto che si ha a che fare con persone che, intervenendo
con l’ingegneria genetica sul processo della creazione della vita,
mirano a “rendere Dio perfetto!” Inevitabilmente ci si
chiede se sia prudente lasciare un potere così grande in mano a un
ristretto gruppo di persone, che possono disporne a loro
piacimento, sebbene dichiarino di farlo per i fini più nobili di
ricerca e prevenzione delle malattie.
Lo stile di Frei e
Abrugaev
Frei è asciutto nel
documentare il mondo della comunità scientifica che si muove
attorno al tema della clonazione, ma non per questo non coinvolge.
Mostra in modo eloquente le masse di studenti invasati, come
l’alacre lavorio dei laboratori di ricerca e la noncuranza
sorprendente per i risvolti etici. Tutto ciò è efficacemente
alternato, in un continuo ping pong che mostra le due facce di una
stessa medaglia, con il lavoro di Arbugaev in
Siberia, dove colpisce e domina il grigiore delle isole in parte
ghiacciate e disabitate. I colori desaturati accentuano questo
aspetto. Della fotografiain Nuova
Siberia si occupa lo stesso Maxim
Arbugaev. La desolazione, la disperazione dei cacciatori
che rischiano la vita è costantemente presente. Nell’ultima parte
del racconto l’alternanza tra questi due mondi, apparentemente così
distanti, opposti, ma legati da un filo ormai palese, si fa più
serrata e questo accresce un senso di angoscia nello spettatore. Il
montaggio è curato da Thomas
Bachmann.
Le musiche di
Max Richter e Edward Artemyev
accompagnano con atmosfere rarefatte e plumbee questo viaggio.
Genesis
2.0è illuminante
Genesis
2.0 è senz’altro un lavoro che merita la
visione, poiché fa luce su un mondo che altrimenti resterebbe
pressoché sconosciuto. Un mondo che sembra lontano anni luce dalla
realtà quotidiana, ma che invece promette ricadute nient’affatto
secondarie su di essa. Perciò vale la pena superare le
proprie remore e iniziare a riflettere su tematiche come quella
della clonazione e più in generale dell’ingegneria genetica, le cui
implicazioni riguardano il futuro dell’umanità.
Kevin
Smith spera che Ben Affleck possa tornare nell’annunciato
sequel di Generazione X(Mallrats in
originale), il film da lui diretto nel 1995. Sembra che Smith sia
attualmente entrato in una fase piuttosto nostalgica della sua
carriera: dopo l’uscita lo scorso anno di Jay e Silent Bob
– Ritorno a Hollywood, sequel/reboot di Jay & Silent
Bob… Fermate Hollywood! del 2001, il regista e sceneggiatore
ha annunciato non solo il sequel di Generazione X, ma
anche il terzo capitolo di Clerks.
In una recente intervista con
Comicbook, Kevin
Smith ha dichiarato che oltre al ritorno del cast
originale, spera che anche
Ben Affleck – che nel film del ’95 ha interpretato il
personaggio di Shannon Hamilton – possa apparire nel sequel.
“Il personaggio di Shannon è nella sceneggiatura”, ha
spiegato Smith. “Non è presente come i personaggi principale,
che si vedono più o meno continuamente, ma è un personaggio che
aiuta a mettere in moto le dinamiche della trama. È una parte
sicuramente più bella di quella che Ben ha avuto in Jay e Silent
Bob – Ritorno a Hollywood. Se è stato disposto ad accettare quel
ruolo più ampio, il mio istinto mi dice che probabilmente accetterà
anche questa parte più piccola. Immagino che dipenderà da dove lo
gireremo e cose del genere. Però ci spero!”
Il sequel di Generazione X
affronterà le conseguenza della pandemia di Covid-19
Il primo Generazione
X raccontava la storia di T.S. (Jeremy
London) e Brodie (Jason Lee), che
trascorrono una giornata al centro commerciale dopo una brutta
rottura con le loro fidanzate. I due non si limitano a guardare le
vetrine, ma vivono una serie di avventure sbilenche, incontrano
Stan Lee della Marvel Comics e molestano incessantemente un
direttore di un negozio di abbigliamento, interpretato da Ben Affleck. Nel film Jay e il suo compagno di
vita etero, Silent Bob, riprendono i loro ruoli da impiegati.
Kevin Smith si
trova a 20 pagine dal completamento dell’ultima bozza della
sceneggiatura di Generazione X 2. La
pandemia di COVID-19 si sta facendo strada nei centri commerciali e
nelle piccole imprese di tutto il mondo, ma ha dato a Kevin Smith
il tempo di recuperare qualche progetto.
Il regista di
Dogma e Alla ricerca di
Amy ha fornito alcune notizie le notizie su
Generazione X 2, che sarà il sequel del
suo film del 1995, il quale verrà proiettato in video party su
Facebook il prossimo 20 aprile.
Smith ha trascorso il lockdown
completando le sceneggiature di Generazione X
2, Clerks 3 e altri
progetti non realizzati che ha accantonato. Il primo
Generazione X, uscito nel 1995,
raccontava la storia di T.S. (Jeremy London) e
Brodie (Jason Lee) che trascorrono una giornata al
centro commerciale dopo una brutta rottura con le loro
fidanzate.
Non si limitano a guardare le
vetrine, ma vivono una serie di avventure sbilenche, incontrano
Stan Lee della Marvel Comics e molestano incessantemente un
direttore di un negozio di abbigliamento interpretato da
Ben Affleck. Jay e il suo compagno di vita etero,
Silent Bob, riprendono i loro ruoli da impiegati.
Smith ha dichiarato all’Asbury Park
Press di essere a “20 pagine dal completamento della
sceneggiatura di un potenziale sequel di Generazione X, Twilight of
the Mallrats (in originale, ndr)”. Il prossimo sequel
affronterà il tema della disoccupazione alle stelle in America e
come la pandemia sta colpendo l’economia. La sceneggiatura “è
stata riscritta, mentre parliamo, a causa della pandemia, del
coronavirus, perché chiaramente questo è qualcosa che ci riguarderà
anche andando avanti nel tempo, da ora in poi,” ha detto
Smith. Il regista ha poi concluso: “Tutto ciò che facciamo da
qui in poi nelle arti che riflettono la vita includerà questo
episodio della nostra storia. Non è che puoi ignorarlo o qualcosa
del genere. “
Dopo il flop di Jay e Silent Bob
Reboot, era davvero necessario lavorare a un sequel di una delle
migliori commedie di Smith?
Dopo aver conquistato il mondo con
le sue opere che raccontano una Cina in continua evoluzione, il
regista Jia Zhangke – Leone d’Oro a Venezia con
Still Life – torna al cinema con il suo
nuovo Generazione Romantica (qui
la recensione), che uscirà il 17 aprile nelle sale
italiane distribuito da Tucker Film.
Il lungometraggio, interpretato
dalla moglie e musa del regista Zhao Tao e dal giovane attore Li
Zhubin, racconta una storia d’amore delicata e profonda, che si
intreccia con i mutamenti di un’intera nazione. Generazione
Romantica è infatti un’opera che attraversa quasi vent’anni di
vita privata e collettiva, seguendo le vicende amorose di Bin e
Qiaoqiao dal 2001 alla pandemia, in parallelo con la trasformazione
sociale della Cina.
Jia Zhangke, figura
centrale della Sesta Generazione del cinema cinese, continua la sua
riflessione visiva sul paese, raccontando la sua evoluzione
attraverso sentimenti individuali e collettivi. Con il suo stile
unico e coraggioso, il regista offre uno spunto di riflessione
sulla Cina contemporanea, affrontando temi universali come l’amore,
la speranza e la resilienza.
In Generazione Romantica,
Zhang Ke elabora il linguaggio dei sentimenti con la stessa
intensità e passione che lo ha contraddistinto in opere come
Platform, Still Life, Il tocco del
peccato e Al di là delle montagne.
“Generazione
Romantica – ha dichiarato il regista – una meditazione
molto personale: parla dei tempi che ho vissuto, dei luoghi in cui
sono stato e delle persone che ho incontrato. All’inizio del nuovo
millennio la Cina è stata protagonista di una forte crescita
economica: è arrivata la globalizzazione, il paese ha cominciato ad
aprirsi ed eravamo tutti pieni di entusiasmo per il futuro.
Vent’anni dopo, oggi, tutto è molto più ordinato, ma le persone
hanno perso la passione e la motivazione. Questa curva di emozioni
attraversa il film e rappresenta il mio sentimento personale, ma
credo rappresenti anche un sentimento comune tra i
cinesi”.
La trama di Generazione
Romantica
Siamo a Datong, in Cina, all’alba
del nuovo millennio. Bin e Qiaoqiao vivono una storia d’amore come
tante, fatta di piccole gioie quotidiane, danze e musica. Ma quando
Bin decide improvvisamente di partire per motivi di lavoro,
Qiaoqiao rimane a casa, fiduciosa nella promessa del suo ritorno.
Tuttavia, quando il tempo trascorre e la sua attesa sembra
infrangersi contro la realtà, Qiaoqiao intraprende un viaggio per
cercarlo, consapevole che la loro storia sta cambiando. La loro
vicenda privata è specchio di un paese che sta attraversando
cambiamenti epocali, che Jia Zhangke racconta con il suo stile
unico, sospeso tra documentario e finzione.
Lo sviluppo urbano che ha
caratterizzato la Cina a partire dal finire degli anni Settanta ha
non solo introdotto il paese nel meccanismo della trasformazione
urbanistica e della globalizzazione, ma ha anche drasticamente
destabilizzato il panorama culturale in cui è cresciuta quella che
diverrà poi la sesta generazione dei registi cinesi. Il principale
esponente di essa è Jia Zhangke, autore di film come Still
Life (2006, Leone d’oro a Venezia), Al di là delle montagne (2015) e I figli del fiume giallo (2018). Con ogni sua opera
egli ha raccontato le trasformazioni della Cina negli ultimi
decenni e con Caught by the Tides
(Generazione Romantica in italiano), il suo nuovo
film presentato in concorso al Festival
di Cannes, ritorna ancora una volta su tali
discorsi.
La trama di Generazione Romantica
Il film racconta una storia d’amore
duratura ma fragile, quella di Qiaoqiao (Zhao Tao) e Bin (Zhubin
Li), ambientata in Cina dai primi anni 2000 a oggi.
Innamorati l’uno dell’altra, i due si godono tutto ciò che la città
ha da offrire, cantando e ballando senza preoccuparsi troppo del
futuro. Questo finché un giorno Bin si ritrova a voler tentare la
fortuna in un posto più grande di Datong, andandose così senza
preavviso. Qualche tempo dopo, Qiaoqiao decide però di
intraprendere un viaggio per cercarlo ed ha così inizio un
inseguimento che si protrarrà nel tempo, con sullo sfondo una Cina
in profondo cambiamento.
Ciò che prima di ogni altra cosa
rende questo film particolarmente affascinante è il fatto che sia
stato girato nell’arco di oltre 20 anni. Le prime immagini di
Generazione Romantica sono infatti state
girate nel 2001, mentre le sequenze successive sono state
realizzate nei due decenni successivi, con infine le ultime scene
che sono state effettuate a Datong nel 2023. Il regista ha seguito
i suoi personaggi nel tempo e nello spazio, dal Nord al Sud della
Cina, utilizzando per riprenderli gli strumenti disponibili in base
al periodo. Si passa così dalle prime videocamere digitali dalla
scarsa definizione a quelle utilizzate oggi di altissima
qualità.
I modi e le tecnologie con cui il
film viene girato sono dunque esse stesse testimonianza dello
scorrere del tempo e dei cambiamenti che esso porta con sé.
Cambiamenti che naturalmente riguardano da vicino gli stessi umani
e in questo caso la Cina, al centro di importanti lavori che
nell’arco degli ultimi decenni ne hanno completamente trasformato
il volto. Aver girato Generazione
Romanticanell’arco degli ultimi
vent’anni ha dunque permesso al regista di immortalare per sempre
questi mutamenti, che ci portano da piccoli villaggi malforniti a
imponenti e ultra tecnologiche metropoli.
Il più importante di queste
trasformazioni è quello che sullo sfondo vede la costruzione della
Diga delle Tre Gole, imponente opera di
costruzione iniziata nel 1994 e terminata nel 2006 che ha portato
alla scomparsa di intere aree. Tale evento, già raccontato in
Still Life, torna qui protagonista del secondo (e più
bello) dei tre segmenti in cui il film è diviso, dove si raggiunge
la massima manifestazione del rapporto tra lo sconvolgimento
emotivo della protagonista in cerca del suo amato e una Cina
smantellata e pronta ad acquisire un nuovo volto.
Con Generazione
Romantica, duunque, Jia Zhangke attraversa tutti i suoi
film passati – da Unknown
Pleasure a Still Life, da Al di là delle montagne a I figli del fiume giallo, offrendo uno sguardo epico
sul destino romantico della sua perenne eroina, Qiaoqiao, già
comparsa in alcune di queste precenti opere. Ad interpretarla vi è
sempre Zhao Tao, musa e compagna di vita di Jia
Zhangke che porta a sua volta a compimento il percorso compiuto con
questo personaggio, regalando una delle sue prove d’attrice più
intense e commoventi pur nella sua apparente rigidità.
Certo, non è un film facile da
seguire, con le sue sequenze apparentemente prive di nessi logici,
i suoi salti temporali e il suo dare priorità ai non detti. Un film
che si può apprezzare indubbiamente di più a fronte di una
conoscenza del cinema del regista, ma che in ogni caso non è mai
respingente né indecifrabile. Occorre solo lasciarsi trasportare
dal fiume del tempo e delle emozioni, di cui il film è ricco. Si
ripercorrono così 21 anni di un paese in profonda trasformazione,
dal 2001 al 2022, facendo emergere prima di tutto una nuova
prospettiva per guardare alla Cina contemporanea.
Ma non solo, perché è questo un film
che riflette sulle esperienze individuali in un contesto di
turbolenti cambiamenti emotivi e sociali. I protagonisti si
ritrovano infatti a dover fare i conti con realtà che sembrano
sempre sfuggire alla loro comprensione (specialmente nell’ultimo
segmento, caratterizzato dall’emergenza del Covid-19 e la
diffusione di TikTok) e che mostrano dunque uno spaesamento a cui
non sembra esserci rimedio. Alla luce di ciò, seppur non sia il suo
film più bello, Generazione
Romanticapuò essere indicato – per
il pensiero che vi è dietro – come la summa del cinema di Jia
Zhangke.
Generazione
low cost è il secondo lavoro a due dei registi e
sceneggiatori Julie Lecoustre e Emmanuel
Marre, il primo insieme era stato un mediometraggio del
2018, Castle to Castle.
Presentato l’anno scorso
al Festival
di Cannes con il titolo originale Rien à
foutre, che in inglese è stato tradotto praticamente
alla lettera in Zero fucks given, nel
corrispettivo in italiano viene spostata un po’ l’attenzione da ciò
che evidentemente era il senso principale che i due autori del film
volevano indicare.
Generazione low cost la
trama
Cassandre (Adèle
Exarchopoulos) è una giovane assistente di volo della
compagnia – ovviamente – low cost Ryanair. Fa base a Lanzarote dove
abita insieme ad altre sue colleghe con cui parla solo in inglese,
perché ognuna di loro viene da un paese diverso.
Lei è belga e fa questo
lavoro in maniera meccanica, quasi serrata, trascinata da
un’inerzia blanda, raccontandolo col suo volto dall’espressione
spesso appesa, annoiata o forse, più semplicemente, alienata.
Generazione
low cost riprende in modo molto furbo le necessità di
una precisa categoria sociale, quando affronta un’altrettanta
precisa fase della vita, in un contesto solitario e sempre meno
capace di relazione.
Con un piglio che ha
molto dei tratti del documentario, il film segue e quasi pedina i
movimenti dell’attrice, fissando insistentemente il suo viso in
ogni fase appartenente a giornate scandite da ritmi freddi, che
distaccano da legami profondi. Così facendo, i registi s’infiltrano
nella vita della ragazza, che si rotola sdrucita e noncurante su
letti sfatti per pochissime ore di sonno, e offre alla macchina da
presa la naturalezza del suo corpo, pieno d’inquietudine
adolescenziale e di desiderio di trovare se stessa e la sua
vita.
La gradazione utilizzata
nella luce di scena accompagna il percorso interiore della
protagonista, e inizia con l’essere accecante e totale sulle piste
d’atterraggio e negli aeroporti, e diventa via via sempre più tenue
man mano che Cassandre torna sui propri passi andando verso casa.
Lì, nelle penombre illuminate solo dalle luci che dalla strada
penetrano nelle finestre di casa, il film crea il proprio contrasto
con le sequenze iniziali, raccontando soprattutto attraverso
l’atmosfera costruita dentro le immagini ciò che sta accadendo
attorno.
È interessante,
Generazione low cost è un prodotto
evidentemente assemblato con un linguaggio chiaro, e per nulla
didascalico, che utilizza una spontaneità che pare sempre al limite
della disorganizzazione fuori controllo mentre, al contrario, nel
suo stesso stile narrativo spiega ciò che vuole dire. Nella prima
parte della storia tutto è quasi caotico: Cassandre è inseguita
dallo spettatore nelle sue giornate da hostess vissute come
l’alunna ribelle di un liceo. Ma la realtà che viene mostrata è
presa da un piccolo mondo in disparte, molto comune nella sua
apparente originalità, dove giovani donne animate dal desiderio di
evasione, mascherato da amore per i viaggi, gettano le basi per
diventare adulte ciniche e disilluse.
La bravura di
Julie Lecoustre e Emmanuel Marre sta nel non
scivolare mai ad assecondare tali sentimenti, ma nello scorrere
oltre e mostrare di più con una punta di sarcasmo. Continuando a
seguire i passi e la faccia imbronciata della protagonista,
s’innamorano del modo in cui lei stessa, l’attrice Adèle Exarchopoulos, racconta del proprio
accennato distacco sulle cose accompagnato da picchi emotivi, che
vive ridacchiando sotto i baffi, ma cercando il supporto affettivo
della sua famiglia (Mara Taquin e
Alexandre Perrier) per ricomporre se stessa, o
iniziare ad imparare a farlo.
I registi mantengono,
dunque, quello stesso sguardo un po’ adolescenziale che spera in un
domani gettandosi in avanti non preoccupandosi troppo
dell’equipaggiamento che si ha con sé. Ma lo fanno con un grande
uso della cinepresa: sfruttandone la capacità di frugare nei volti,
nelle storie, trasformandosi da oggetto indagatore a strumento
narrativo.
Generazione
Fumetto esplora il mondo di questo universo immaginario
attraverso interviste ad alcuni degli artisti più rappresentativi e
seguiti del panorama italiano, diversi per stili e background, ma
tutti nati negli anni ’80 e che sono stati in grado di utilizzare
il proprio lavoro come veicolo di espressione personale, critica
politica e sociale e identità individuale: Mirka Andolfo,
Giacomo Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol &
Mirco, Sio e
Zerocalcare.
Video Credits Valmyn
Generazione
Fumetto permette di avvicinarsi ai fumettisti non solo
come artisti talentuosi e unici, ma anche come persone con
passioni, sogni, valori forti e particolarità: le interviste
avverranno prima nelle loro abitazioni, per coglierli nella loro
quotidianità e osservarli durante le fasi operative del processo
creativo, per poi spostarsi nelle fumetterie di fiducia, dove gli
artisti sveleranno opinioni, fonti di ispirazione e motivazioni,
creando un dialogo virtuale anche con altri nomi del mondo del
fumetto italiano e internazionale.
Ma il viaggio non
si limiterà ai soli artisti; il documentario farà conoscere da
vicino anche le loro fanbase, i loro editori, gli specialisti, i
curatori e le figure di maggiore spicco di questo mondo/industria
che, quasi unico nel panorama culturale e letterario, ogni anno
accresce la sua influenza e popolarità, rendendo il fumetto uno dei
linguaggi fondamentali per raccontare il nostro presente.
Generazione fumetto, la trama
Generazione
Fumetto è un documentario intimo e approfondito che esplora
l’evoluzione, l’influenza e le prospettive del fumetto italiano
contemporaneo. Partendo da 7 artisti emblematici della nuova
generazione – Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua (Keison), Michael
Rocchetti (Maicol & Mirco), Simone Albrigi (Sio), Mirka Andolfo,
Sara Pichelli e Rita Petruccioli – il film indaga lo status del
fumetto come linguaggio artistico, la sua evoluzione, il suo
impatto sulla cultura, e le possibili traiettorie future.
In occasione del Lucca Comics & Games è
stato presentato al pubblico Generazione Fumetto, il documentario di
Omar Rashid che racconta l’opera e il lavoro di
sette superstar del fumetto contemporaneo attraverso un racconto in
prima persona.
Ecco le nostre interviste a Giacomo
Bevilacqua, fumettista di A panda piace e
Il suono del mondo a Memoria, tra le voci protagoniste del
film, e a Omar Rashid, ideatore, sceneggiatore e
regista. Generazione Fumetto arriverà al cinema nel
2025.
Ecco i character poster e il poster di Generazione Fumetto
1 di 8
Poster di Generazione
Fumetto
Rita Petruccioli
Giacomo Bevilacqua
Mirka Andolfo
Zerocalcare
Maicol & Mirco
Sio
Sara Pichelli
Lucca Comics & Games è
stato la prima tappa fondamentale per il lancio nazionale del
documentario, inoltre, durante i giorni della manifestazione si è
svolta la fase conclusiva del progetto di Generazione
Fumetto che ha visto portare a compimento il
documentario nella sua integrità: durante la manifestazione sono
stati girati gli ultimi preziosi materiali per il montaggio
definitivo del documentario con riprese live realizzate nei luoghi
del community event e che hanno visto protagonisti i numerosi fan e
appassionati di fumetto e non solo presenti a Lucca.
Generazione Fumetto esplora il mondo di
questo universo immaginario attraverso interviste ad alcuni degli
artisti più rappresentativi e seguiti del panorama italiano,
diversi per stili e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che
sono stati in grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di
espressione personale, critica politica e sociale e identità
individuale: Mirka Andolfo, Giacomo
Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol & Mirco,
Sio e Zerocalcare.
Valmyn è lieta di
rilasciare il trailer del progetto cinematografico
Generazione Fumetto – dedicato alla
cultura del fumetto – scritto e diretto da Omar Rashid – realizzato in collaborazione con
Lucca Comics & Games (consulente artistico per
il film).
Il trailer condensa
lo spirito del documentario: Generazione
Fumetto esplora infatti il mondo di questo universo
immaginario attraverso interviste ad alcuni degli artisti più
rappresentativi e seguiti del panorama italiano, diversi per stili
e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che sono stati in
grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di espressione
personale, critica politica e sociale e identità individuale:
Mirka Andolfo,
Giacomo Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol &
Mirco, Sio e Zerocalcare.
Generazione Fumetto racconta un universo
che negli ultimi 10 anni è editorialmente esploso ed è diventato da
arte di nicchia, o addirittura considerata “minore”, a fenomeno in
ascesa e mainstream, e lo vuole raccontare non solo agli
appassionati del genere ma anche a chi di fumetto sa poco ed è
incuriosito da questo medium, fatto di immagini e testo, semplice e
complesso allo stesso tempo.
In attesa della
prossima uscita in sala Generazione
Fumetto avrà due appuntamenti importanti in fiere di
settore con panel dedicati e special preview: il primo maggio al
Comicon di Napoli e poi nuovamente a giugno a
Milano al Best Movie Comics and Games, in entrambi
i casi alla presenza del regista e di alcuni dei protagonisti.
Generazione Fumetto permette di
avvicinarsi ai fumettisti non solo come artisti talentuosi e unici,
ma anche come persone con passioni, sogni, valori forti e
particolarità: le interviste sono avvenute prima nelle loro
abitazioni, per coglierli nella loro quotidianità e osservarli
durante le fasi operative del processo creativo, per poi spostarsi
nelle fumetterie di fiducia, dove gli artisti hanno condiviso
opinioni, fonti di ispirazione e motivazioni, creando un dialogo
virtuale anche con altri nomi del mondo del fumetto italiano e
internazionale. Ma il viaggio non si limita ai soli artisti; il
documentario fa conoscere da vicino anche le loro fanbase, i loro
editori, gli specialisti, i curatori e le figure di maggiore spicco
di questo mondo/industria che, quasi unico nel panorama culturale e
letterario, ogni anno accresce la sua influenza e popolarità,
rendendo il fumetto uno dei linguaggi fondamentali per raccontare
il nostro presente.
La trama di Generazione
Fumetto
Generazione
Fumetto è un documentario intimo e approfondito che esplora
l’evoluzione, l’influenza e le prospettive del fumetto italiano
contemporaneo. Partendo da 7 artisti emblematici della nuova
generazione – Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua (Keison), Michael
Rocchetti (Maicol & Mirco), Simone Albrigi (Sio), Mirka Andolfo,
Sara Pichelli e Rita Petruccioli – il film indaga lo status del
fumetto come linguaggio artistico, la sua evoluzione, il suo
impatto sulla cultura, e le possibili traiettorie future.
Generazione Fumetto è prodotto da
Valmyn di Alessandro Tiberio, in collaborazione
con Lucca Comics & Games. Verrà
distribuito prossimamente al cinema con
Valmyn.
In occasione del Lucca Comics & Games è
stato presentato al pubblico Generazione Fumetto, il documentario di
Omar Rashid che racconta l’opera e il lavoro di
sette superstar del fumetto contemporaneo attraverso un racconto in
prima persona.
Presso l’Auditorium del Suffragio
fan e appassionati hanno potuto assistere allo special screening
dei primi 40 minuti del documentario in anteprima assoluta, seguito
da un panel dedicato all’approfondimento a cui hanno preso parte i
fumettisti Rita Petruccioli, Giacomo Bevilacqua
e Maicol & Mirco.
L’appuntamento è stato anche
l’occasione per svelare in anteprima la locandina
del documentario, un poster corale accompagnato da 7
character poster unici disegnati per mano di Mirka
Andolfo, Giacomo Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli,
Maicol & Mirco, Sio e Zerocalcare e che
rappresentano la visione a fumetti che ogni artista ha di se stesso
con il tratto caratteristico che lo contraddistingue.
Ecco i character poster e il poster di Generazione Fumetto
1 di 8
Poster di Generazione
Fumetto
Rita Petruccioli
Giacomo Bevilacqua
Mirka Andolfo
Zerocalcare
Maicol & Mirco
Sio
Sara Pichelli
Lucca Comics & Games è
stato la prima tappa fondamentale per il lancio nazionale del
documentario, inoltre, durante i giorni della manifestazione si è
svolta la fase conclusiva del progetto di Generazione
Fumetto che ha visto portare a compimento il
documentario nella sua integrità: durante la manifestazione sono
stati girati gli ultimi preziosi materiali per il montaggio
definitivo del documentario con riprese live realizzate nei luoghi
del community event e che hanno visto protagonisti i numerosi fan e
appassionati di fumetto e non solo presenti a Lucca.
Una collaborazione
speciale quella realizzata con Lucca Comics & Games di cui la
produzione Valmyn è orgogliosa e che trova in essa
affinità di intenti e passioni comuni, oltre ad un enorme bagaglio
culturale fatto di impegno e dedizione. Generazione
Fumetto racconta un mondo, quello del fumetto, che
negli ultimi 10 anni è editorialmente esploso ed è diventato da
arte di nicchia, o addirittura considerata “minore”, a fenomeno in
ascesa e mainstream, e lo vuole raccontare non solo agli
appassionati del genere ma anche a chi di fumetto sa poco ed è
incuriosito da questo medium, fatto di immagini e testo, semplice e
complesso allo stesso tempo.
Generazione Fumetto esplora il mondo di
questo universo immaginario attraverso interviste ad alcuni degli
artisti più rappresentativi e seguiti del panorama italiano,
diversi per stili e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che
sono stati in grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di
espressione personale, critica politica e sociale e identità
individuale: Mirka Andolfo, Giacomo Bevilacqua, Rita
Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol & Mirco, Sio e
Zerocalcare.
Generazione Fumetto permette di
avvicinarsi ai fumettisti non solo come artisti talentuosi e unici,
ma anche come persone con passioni, sogni, valori forti e
particolarità: le interviste sono avvenute prima nelle loro
abitazioni, per coglierli nella loro quotidianità e osservarli
durante le fasi operative del processo creativo, per poi spostarsi
nelle fumetterie di fiducia, dove gli artisti hanno condiviso
opinioni, fonti di ispirazione e motivazioni, creando un dialogo
virtuale anche con altri nomi del mondo del fumetto italiano e
internazionale.
Ma il viaggio non si limita ai soli
artisti; il documentario fa conoscere da vicino anche le loro
fanbase, i loro editori, gli specialisti, i curatori e le figure di
maggiore spicco di questo mondo/industria che, quasi unico nel
panorama culturale e letterario, ogni anno accresce la sua
influenza e popolarità, rendendo il fumetto uno dei linguaggi
fondamentali per raccontare il nostro presente.
Sinossi del film:Generazione Fumetto è un documentario intimo e approfondito che
esplora l’evoluzione, l’influenza e le prospettive del fumetto
italiano contemporaneo. Partendo da 7 artisti emblematici della
nuova generazione – Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua (Keison),
Michael Rocchetti (Maicol & Mirco), Simone Albrigi (Sio), Mirka
Andolfo, Sara Pichelli e Rita Petruccioli – il film indaga lo
status del fumetto come linguaggio artistico, la sua evoluzione, il
suo impatto sulla cultura, e le possibili traiettorie
future.
Generazione
Fumetto è prodotto da Valmyn di
Alessandro Tiberio, in collaborazione con Lucca Comics & Games. Dopo il
passaggio a Lucca verrà distribuito prossimamente al cinema con
Valmyn.
La casa di produzione e
distribuzione Valmyn di Alessandro
Tiberio è lieta di annunciare che il nuovo progetto
cinematografico Generazione Fumetto –
dedicato alla cultura del fumetto scritto e diretto da Omar
Rashid – sarà presentato in collaborazione con
Lucca Comics & Games
(consulente artistico per il film) durante la prossima edizione
della manifestazione (30 ottobre – 03 novembre 2024).
Sabato 2 novembre alle ore
17:30 presso l’Auditorium del Suffragio sarà possibile
assistere allo special screening dei primi 30 minuti del
documentario in anteprima assoluta e a seguire al panel dedicato
all’approfondimento insieme ad alcuni dei fumettisti
protagonisti.
Durante la manifestazione, inoltre,
verrà realizzata la fase conclusiva del progetto che vedrà portare
a compimento il documentario nella sua integrità: durante
Lucca Comics & Games 2024,
infatti, verranno girati gli ultimi preziosi materiali per
il montaggio definitivo del documentario con riprese live
realizzate proprio nei luoghi del community event e che vedranno
protagonisti i numerosi fan e appassionati di fumetto e non solo
presenti a Lucca.
Una collaborazione speciale quella
con Lucca Comics & Games di cui la
produzione Valmyn è orgogliosa e che trova
in essa affinità di intenti e passioni comuni, oltre ad un enorme
bagaglio culturale fatto di impegno e dedizione.
Generazione Fumetto vuole raccontare un
mondo, quello del fumetto, che negli ultimi 10 anni è
editorialmente esploso ed è diventato da arte di nicchia, o
addirittura considerata “minore”, a fenomeno in ascesa e
mainstream, e lo vuole raccontare non solo agli appassionati del
genere ma anche a chi di fumetto sa poco ed è incuriosito da questo
medium, fatto di immagini e testo, semplice e complesso allo stesso
tempo.
Generazione
Fumetto esplora il mondo di questo universo
immaginario attraverso interviste ad alcuni degli artisti più
rappresentativi e seguiti del panorama italiano, diversi per stili
e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che sono stati in
grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di espressione
personale, critica politica e sociale e identità individuale:
Mirka Andolfo, Giacomo Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara
Pichelli, Maicol & Mirco, Sio e
Zerocalcare.
Generazione
Fumetto permette di avvicinarsi ai fumettisti non
solo come artisti talentuosi e unici, ma anche come persone con
passioni, sogni, valori forti e particolarità: le interviste sono
avvenute prima nelle loro abitazioni, per coglierli nella loro
quotidianità e osservarli durante le fasi operative del processo
creativo, per poi spostarsi nelle fumetterie di fiducia, dove gli
artisti hanno condiviso opinioni, fonti di ispirazione e
motivazioni, creando un dialogo virtuale anche con altri nomi del
mondo del fumetto italiano e internazionale.
Ma il viaggio non si limita ai soli
artisti; il documentario fa conoscere da vicino anche le loro
fanbase, i loro editori, gli specialisti, i curatori e le figure di
maggiore spicco di questo mondo/industria che, quasi unico nel
panorama culturale e letterario, ogni anno accresce la sua
influenza e popolarità, rendendo il fumetto uno dei linguaggi
fondamentali per raccontare il nostro presente.
La trama di Generazione Fumetto
Generazione Fumetto è un documentario intimo e approfondito che
esplora l’evoluzione, l’influenza e le prospettive del fumetto
italiano contemporaneo. Partendo da 7 artisti emblematici della
nuova generazione – Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua (Keison),
Michael Rocchetti (Maicol & Mirco), Simone Albrigi (Sio), Mirka
Andolfo, Sara Pichelli e Rita Petruccioli – il film indaga lo
status del fumetto come linguaggio artistico, la sua evoluzione, il
suo impatto sulla cultura, e le possibili traiettorie
future.
Generazione
Fumetto è prodotto da Valmyn di
Alessandro Tiberio, in collaborazione con Lucca Comics & Games. Dopo il
passaggio a Lucca verrà distribuito prossimamente al cinema con
Valmyn.
Qual è la
Generazione 56K?
Secondo Francesco Ebbasta, che con The
Jackal, Cattleya e Netflix, ha messo in piedi la serie da una sua idea,
è la generazione cresciuta negli anni ’90, quella che ha accolto
l’arrivo di internet in casa, che ha imparato a usare i floppy e a
familiarizzare con quel rumorio del modem, che teneva occupata la
linea telefonica di casa per ore. Una generazione che, crescendo,
ha accompagnato nella sua vita, la tecnologia come protesi di se
stessa, e che adesso è schiava di cellulari, app, social media e
tutto quello che caratterizza la società di adesso.
È così per Daniel e i
suoi amici, che superati i Trent’anni non possono ancora dirsi
uomini maturi, che hanno un rapporto controverso con l’amore e le
storie romantiche e che cercano la loro strada nel mondo, alle
prese con mille problemi che, in fondo, problemi non sono. Insomma,
nessuno trai 30 e i 40 anni faticherà a immedesimarsi un questi
protagonisti, in questa Generazione
56K.
La serie parte quindi da
un presupposto molto “facile”, cerca di far presa sul pubblico
medio della piattaforma streaming, dove sarà disponibile dal 1°
luglio con 8 episodi, e si sviluppa con una canonicità
disarmante.
A cavallo tra due linee
temporali
Premesso questo,
Generazione 56K è una buona serie, con momenti di grande comicità e
che fonda il suo punto di forza sulla struttura a cavallo su due
linee temporali. La prima, ambientata ai nostri giorni, a Napoli,
in cui seguiamo il protagonista, Daniel, alla ricerca di questa
misteriosa ragazza che ha incontrato e che non riesce più a
rintracciare. La seconda, immersa negli anni ’90, a Procida, in una
comunità minuscola in cui il piccolo Daniel impara a usare
internet, a dare i primi baci e a fare i primi conti con le batoste
della vita.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
Gianluca Fru e Fabio Balsamo nel cast
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel cast anche Biagio
Forestieri (Napoli Velata) nei panni di Bruno,
Claudia Tranchese(Sotto il sole di Riccione, Gomorra la
serie 4 stagione) in quelli di Ines, Federica Pirone in
quelli di Cristina, Sebastiano Kiniger in quelli di
Enea.
Generazione
56K è una serie che non punta tanto sulla novità della
trama, o sulla scrittura articolata, quanto sull’infallibilità
dell’effetto nostalgia e la rassicurante presenza di una storia
d’amore romantica e decisamente “da film” che forse farà storcere
il naso ai più scettici ma che rappresenta quel genere di feel good
movies (series in questo caso) che tanto piace al pubblico
generalista, ormai sempre più coincidente con quello di
Netflix.
“L’idea di questa
serie è nata qualche anno fa, durante un matrimonio. Lo sposo mi
disse di essere felice, ma aveva il dubbio che entrambi fossero
cresciuti nello stesso paesino senza mai guardare fuori. Il dubbio
poi è rientrato, ma questa paura di poter desiderare altro ha fatto
crescere questo seme che si è trasformato in un racconto che parla
di una generazione a cavallo di Internet, con un piede dentro e uno
fuori dalla tecnologia. Internet ha stravolto l’amore e le
relazioni, offrendoci infinite possibilità di scelta, con la
consapevolezza di poter fare altro” A parlare è
Francesco Ebbasta, autore della nuova serie
Netflix, disponibile dal 1° luglio sulla piattaforma,
Generazione 56K.
La trama di Generazione 56K
Prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e
realizzata in collaborazione con The Jackal, gruppo
Ciaopeople la serie si concentra sulla generazione che, cresciuta
negli anni ’90, è stata la testimone dell’arrivo di internet,
mentre ancora si destreggiavano tra floppy disk, videocassette e
walkman, masticando chewingum sullo sfondo delle musiche degli 883
e dell’inconfondibile suono del modem 56K. Oggi sono cresciuti e si
sono adattati ad un mondo iper tecnologico, rendendo gli smartphone
e le app parte integrante della loro vita: alleati insostituibili
sul lavoro, nel tempo libero e negli incontri sentimentali. Come
definirli con una sola espressione? (La) Generazione 56k, vera
protagonista della serie, raccontata in 8 episodi con un continuo
ponte temporale tra gli anni Novanta e i giorni nostri, in un
costante flashback tra l’infanzia dei protagonisti e la loro vita
oggi. Anni di grandi cambiamenti in cui le relazioni umane,
l’amicizia e l’amore rimangono le uniche, vere costanti.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è una serie di genere comedy
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel
cast anche Biagio Forestieri (Napoli Velata) nei
panni di Bruno, Claudia Tranchese(Sotto il sole di
Riccione, Gomorra la serie 4 stagione) in quelli di Ines,
Federica Pirone in quelli di Cristina, Sebastiano
Kiniger in quelli di Enea.
Sul suo personaggio,
Gianluca Fru spiega: “Luca mantiene da adulto
quella totale mancanza di filtri che aveva anche da bambino. È
l’unico dei tre non ancora cresciuto, che non riesce a nascondere
quando qualcuno gli sta antipatico, vive la sua difficoltà nei
rapporti sociali che lo portano a rifugiarsi in tanti piccoli
mondi, l’isola di Procida, la casa degli amici, i videogiochi,
tende a proteggersi dal mondo esterno”. Al contrario di
Sandro, unico adulto normale del gruppo, che però dalla loro
prospettiva è “quello strano”. A parlarne è Fabio
Balsamo: “Io rappresento un po’ la controparte
rispetto alla narrativa centrale. Sono la parentesi bagnata di quei
valori del passato che potevano essere più stabili. Sono lo strano
del gruppo.”
Una nuova sfida per The Jackal
In merito alla nuova
esperienza di The Jackal con la serialità in
collaborazione con Netflix, sempre Balsamo commenta: “È un
ulteriore campo di sperimentazione in cui ci siamo messi, il corto
sul web è un contenuto molto diverso. Abbiamo dovuto studiare da
capo la serialità, ci siamo reinventati anche su questo, ripartendo
da zero con molta umiltà e con l’ipercriticità che ci
contraddistingue”. E come fanno i veri professionisti,
scelgono, di volta in volta, chi sono gli elementi del gruppo ad
essere i più adatti per i singoli progetti: “Siamo in tanti
all’interno dei The Jackal, tutti i progetti vengono decisi in
maniera professionale scegliendo di volta in volta i protagonisti.
Abbiamo tante strade che proviamo a seguire. Questa serie è ricca
di spunti, nessuna storia è di per sé autoconclusiva quando c’è la
volontà di portare avanti il progetto. E poi al racconto di Daniel
e Matilda fanno da sfondo quelle di tanti altri personaggi, per cui
la potenzialità di racconto è infinita.” E infatti chissà se
non vedremo ancora i protagonisti di Generazione
56K in azione, dopo questo primo ciclo di 8
episodi.