Home Blog Pagina 1086

Pacific Rim – La rivolta: tutte le curiosità sul film

Pacific Rim - La rivolta film
Una scena del film Pacific Rim - La rivolta. © 2018 - Universal Pictures

Nel film del 2013 Pacific Rim, diretto dal premio Oscar Guillermo Del Toro, prende vita la battaglia per la supremazia tra la razza umana e gli spaventosi Kaijū. Questi sono colossali creature, appartenenti alla cultura giapponese, qui intente a devastare ogni cosa si trovi lungo il loro cammino, con l’obiettivo di reclamare il dominio del pianeta. A distanza di cinque anni, nel 2018, è infine arrivato al cinema anche il sequel Pacific Rim – La rivolta (qui la recensione), diretto ora da Steven S. DeKnight e da Del Toro solo prodotto. Questo riprende le vicende del primo film, introducendo nuovi personaggi, nuovi scontri e, soprattutto, nuovi kaijū.

Quello di Pacific Rim è un universo narrativo che offre un sentito omaggio alla cultura popolare giapponese, facendo scontrare mostri e grandi robot, personaggi presenti in diverse opere nipponiche come film, manga, anime e videogiochi. Con questo sequel, inoltre, si è cercato di espandere e raccontare qualcosa di nuovo sul mondo degli umani e su quello dei kaijū. L’idea, infatti, era con questo secondo capitolo di dar vita ad un nuovo approfondimento a riguardo, da poter poi espandere grazie ad ulteriori film. Dati gli incassi al di sotto delle aspettative, tuttavia, questo sembra ad oggi non essere in programma.

Pacific Rim – La rivolta è infatti stato considerato inferiore rispetto al suo predecessore, per quanto gli effetti speciali e le interpretazioni dei protagonisti abbiano ricevuto diverse lodi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama al cast di attori e ai sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Pacific Rim - La rivolta cast
John Boyega e Scott Eastwood in Pacific Rim: La rivolta. © 2018 – Universal Pictures

La trama di Pacific Rim – La rivolta

Ambientato dieci anni dopo gli eventi del primo film, questo secondo capitolo si apre su un mondo che sembra essersi liberato dei devastanti attacchi dei kaijū. Protagonista del racconto è ora Jake Pentecost, figlio del leggendario Stacker, il quale un tempo era un promettente pilota di Jaeger ma ora è finito a bazzicare nel mondo del crimine. L’occasione per redimersi e rendere giustizia al nome del padre, che si era sacrificato nella lotta contro le creature, è però finalmente dietro l’angolo. Una nuova ondata di kaijū sembra infatti pronta a dar vita a nuovi violenti attacchi, facendo sorgere il bisogno di una nuova generazione di piloti di Jaeger in grado di contrastarli.

Capitanati da Mako Mori, questi sono lo stesso Jake, il suo ex rivale Lambert, la coraggiosa Jules Reyes e la giovane hacker Amara. A loro spetta il compito di assumere il comando dei giganteschi robot, respingendo i mostri in arrivo dagli abissi del mare. Ciò che i piloti e gli scienziati Hermann Gottlieb e Newt Geiszler non sanno, però, è che stavolta si troveranno a combattere contro delle classi particolarmente avanzate e pericolose di queste creature. Ciò che credevano di sapere su di loro deve ora essere riformulato e i nuovi nemici si presentano come più indistruttibili che mai. Per salvare di nuovo l’umanità occorrerà dunque trovare nuove soluzioni.

 

Il cast e i kaijū del film

Ad interpretare il protagonista Jake Pentecost vi è l’attore John Boyega, divenuto celebre per aver interpretato Finn nella nuova trilogia di Star Wars. Accanto a lui, nei panni del rivale e co-pilota Nathan Lambert vi è invece Scott Eastwood. Cailee Spaeny interpreta Amara Namani, mentre Adria Arjona è Jules Reyes. L’attrice candidata all’Oscar Rinko Kikuchi riprende invece il ruolo di Mako Mori, presente già nel primo film. Altri due attori che tornano dal primo film sono Burn Gorman e Charlie Day nei panni degli scienziati Hermann Gottlieb e Newt Geiszler. Completano il cast gli attori Jing Tian nei panni di Shao Liwen e Max Zhang in quelli di Marshal Quan.

Per quanto riguarda invece i kaijū presenti nel film, vengono qui naturalmente introdotti nuovi esemplari. Tra i più noti vi sono Shrikethorn e Hakuja, entrambi di categoria 4, mentre Mega-Kaiju è un incrocio tra un mostro di categoria 4 e uno di categoria 5. Viene poi qui introdotta la figura del Rippers, creatura in grado di dar vita ad un nuovo kaiju manipolando il loro DNA. Tale processo, stando a quanto dichiarato dal regista, è estremamente complesso e pertanto nel film rimane grossomodo inesplorato. In ultimo, come nel primo film vi era un kaiju di categoria 5 quale Slattern, in questo sequel vi è Raijin. Si tratta di una creatura estremamente potente, alta oltre 100 metri e fortemente radioattiva.

Pacific Rim - La rivolta sequel
Una scena del film Pacific Rim – La rivolta. © 2018 – Universal Pictures

Il sequel del film e il futuro del franchise

Come anticipato, prima dell’uscita di questo film si parlava di un terzo capitolo in cui esplorare ulteriormente l’universo dei kaiju. Stando ad alcune indiscrezioni, questo terzo capitolo avrebbe dovuto anche collegare la serie di Pacific Rim al MonsterVerse, composto dai film dedicati a Godzilla, il più celebre tra i kaiju. Lo scarso successo economico ha però sospeso i progetti a riguardo, portando soltanto nel 2021 a far rilasciare su Netflix una serie animata intitolata Pacific Rim – La zona oscura, che espande la storia dei primi due film. Questa, composta ad oggi da 7 episodi, è una co-produzione tra Stati Uniti e Giappone, molto fedele allo spirito originale dei kaiju.

Il trailer di Pacific Rim – La rivolta e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Pacific Rim – La rivolta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 23 luglio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: secondo trailer italiano

La Universal Pictures ha diffuso il secondo trailer ufficiale italiano di Pacific Rim – La Rivolta, l’atteso sequel di Pacific Rim

Diretto da Steven S. DeKnight vede protagonisti nel cast John Boyega, Scott Eastwood, Jing Tian, Cailee Spaeny, Rinko Kikuchi, Burn Gorman, Adria Arjona e Charlie Day.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

Pacific Rim – La Rivolta – trama

Il conflitto che ha coinvolto il nostro pianeta tra mostri alieni e super macchine pilotate dall’uomo e costruite per annientarli è stato solo il preludio ad un nuovo devastante assalto nei confronti dell’umanità che vedremo in Pacific Rim – La Rivolta. John Boyega (Star Wars: Il risveglio della forza) veste i panni del ribelle Jake Pentecost, un tempo promettente pilota Jaeger il cui leggendario padre diede la vita per assicurare la vittoria dell’uomo sui mostruosi “Kaiju”. Jake decide poi di abbandonare il suo addestramento, per ritrovarsi coinvolto nel mondo della criminalità.

Quando però una minaccia ancora più inarrestabile rischia di abbattersi sulle nostre città e di mettere in ginocchio l’umanità, la sorella Mako Mori (Rinko Kikuchi) —adesso a capo di una nuova e coraggiosa generazione di piloti cresciuti all’ombra della guerra— dà a Jake un’ultima possibilità per dimostrarsi all’altezza dell’eredità lasciata dal padre. Mentre cercano giustizia per i caduti, la loro unica speranza è unire le forze in una rivolta globale contro l’estinzione.

Jake verrà affiancato da Lambert, un talentuoso pilota rivale (interpretato da Scott Eastwood, Fast & Furious 8), e dalla quindicenne Amara (Cailee Spaeny, al suo debutto), un’hacker di Jaeger. Ribellandosi per diventare la più potente linea di difesa mai esistita, faranno rotta verso una nuova, spettacolare avventura di gigantesca portata.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 22 marzo 2018.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: scene inedite nel trailer IMAX

Il canale Youtube IMAX ha diffuso il nuovo trailer di Pacific Rim – La Rivolta con diverse scene inedite dal film diretto da Steven S. DeKinght con protagonisti John Boyega e Scott Eastwood.

Diretto da Steven S. DeKnight vede protagonisti nel cast John Boyega, Scott Eastwood, Jing Tian, Cailee Spaeny, Rinko Kikuchi, Burn Gorman, Adria Arjona e Charlie Day.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

Pacific Rim – La Rivolta – trama

Il conflitto che ha coinvolto il nostro pianeta tra mostri alieni e super macchine pilotate dall’uomo e costruite per annientarli è stato solo il preludio ad un nuovo devastante assalto nei confronti dell’umanità che vedremo in Pacific Rim – La Rivolta. John Boyega (Star Wars: Il risveglio della forza) veste i panni del ribelle Jake Pentecost, un tempo promettente pilota Jaeger il cui leggendario padre diede la vita per assicurare la vittoria dell’uomo sui mostruosi “Kaiju”. Jake decide poi di abbandonare il suo addestramento, per ritrovarsi coinvolto nel mondo della criminalità.

Quando però una minaccia ancora più inarrestabile rischia di abbattersi sulle nostre città e di mettere in ginocchio l’umanità, la sorella Mako Mori (Rinko Kikuchi) —adesso a capo di una nuova e coraggiosa generazione di piloti cresciuti all’ombra della guerra— dà a Jake un’ultima possibilità per dimostrarsi all’altezza dell’eredità lasciata dal padre. Mentre cercano giustizia per i caduti, la loro unica speranza è unire le forze in una rivolta globale contro l’estinzione.

Jake verrà affiancato da Lambert, un talentuoso pilota rivale (interpretato da Scott Eastwood, Fast & Furious 8), e dalla quindicenne Amara (Cailee Spaeny, al suo debutto), un’hacker di Jaeger. Ribellandosi per diventare la più potente linea di difesa mai esistita, faranno rotta verso una nuova, spettacolare avventura di gigantesca portata.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 22 marzo 2018.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: le prime immagini ufficiali

Pacific Rim: La Rivolta

Ecco le prime immagini ufficiali di Pacific Rim – La Rivolta, in attesa del primo trailer che arriverà domani in rete. [nggallery id=3096]

La prima sinossi di Pacific Rim – La Rivolta

Il conflitto mondiale tra mostri distruttori di massa dall’altro mondo e robot costruiti e pilotati dall’uomo allo scopo di distruggerli era solo il preludio all’assalto totale all’umanità di Pacific Rim Uprising.

John Boyega è il ribelle Jake Pentecost, un pilota promettente il cui leggendario padre ha dato la vita per salvare l’umanità e garantire la vittoria contro i mostruosi Kaiju.

Jake ha abbandonato il suo allenamento solo per essere catturato in un sottomondo criminale. Ma quando una minaccia ancora superiore si scatena contro le città e porta il mondo in ginocchio, gli viene data l’ultima possibilità per far rivivere l’eredità paterna dalla sua sorella estranea, Mako Mori, che è a capo di una nuove coraggiosa generazione di piloti che sono cresciuti all’ombra della guerra.

Cercando giustizia per i caduti, la loro unica speranza è di guidare un’insurrezione globale contro la minaccia dell’estinzione. A Jake si uniranno il suo rivale Lambert e la hacker di Jaegar di 15 anni, Amara, come unica famiglia che gli rimane.

Nel cast di Pacific Rim – La Rivolta sono confermati John Boyega, nel ruolo del figlio del personaggio di Idris Elba. Nel cast tornano Charlie Day e Burn Gorman. Confermate le news entry di Scott Eastwood, Jian Tian, Levi Meaden e Adria Arjona.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 23 marzo 2018. Legendary e Universal avevano inizialmente previsto l’uscita del sequel per l’estate 2017, facendo poi un deciso passo indietro e rimuovendolo dalla programmazione. L’acquisto della Legendary da parte del gruppo cinese Wanda ha invece cambiato le carte in tavola, accelerando la messa in produzione del sequel. Del resto, Pacific Rim incassò bene in Cina.

 
 

Pacific Rim – La rivolta: la spiegazione del finale del film

Una scena del film Pacific Rim - La rivolta. © 2018 - Universal Pictures

Nel film del 2013 Pacific Rim, diretto dal premio Oscar Guillermo Del Toro, prende vita la battaglia per la supremazia tra la razza umana e gli spaventosi Kaijū. Questi sono colossali creature, appartenenti alla cultura giapponese, qui intente a devastare ogni cosa si trovi lungo il loro cammino, con l’obiettivo di reclamare il dominio del pianeta. A distanza di cinque anni, nel 2018, è infine arrivato al cinema anche il sequel Pacific Rim – La rivolta (qui la recensione), diretto ora da Steven S. DeKnight e da Del Toro solo prodotto. Questo riprende le vicende del primo film, introducendo nuovi personaggi, nuovi scontri e, soprattutto, nuovi kaijū.

Questo sequel presenta ovviamente alcune modifiche fondamentali rispetto all’originale. Non solo un cambio in cabina di regia, ma anche il precedente protagonista, Charlie Hunnam, è stato qui sostituito da John Boyega di Star Wars, che interpreta Jake Pentecost, figlio di Stacker, interpretato da Idris Elba nell’originale. Il film è quindi ambientato 10 anni dopo gli eventi del precedente film, dove l’umanità ha goduto di un periodo felice senza attacchi di mostri giganti. Trattandosi di un sequel, quella pace ovviamente non può durare, e presto Jake e la sua squadra devono affrontare nuove minacce.

Ancor più grave, però, i protagonisti si renderanno conto che qualcuno dalla loro parte potrebbe voler favorire i mostri nel passaggio dalla loro realtà alla terra, anche se ciò significherebbe l’estinzione della specie umana. Pacific Rim – La rivolta si conclude poi con una grande battaglia tra Kaiju e Jaeger in Giappone, ma lascia intendere che la vera guerra per il futuro dell’umanità deve ancora arrivare. Dopo aver esplorato i vari colpi di scena del finale del precedente film, in questo approfondimento analizziamo il finale dell’epico sequel sui mostri ed esploriamo cosa potrebbe riservare il futuro al franchise.

Pacific Rim - La rivolta cast
John Boyega e Scott Eastwood in Pacific Rim: La rivolta. © 2018 – Universal Pictures

Cosa vogliono veramente i Precursori

Pacific Rim ha rivelato che i Kaiju sono stati in realtà creati da una razza di esseri alieni chiamati Precursori. Queste creature hanno aperto una Breccia sul fondo dell’Oceano Pacifico dal loro mondo natale, l’Anteverso, e hanno inviato mostri sempre più grandi con l’intento di spazzare via l’umanità e colonizzare la Terra. Stavano andando piuttosto bene, finché Raleigh Becket, interpretato da Charlie Hunnam, non ha sganciato una bomba nucleare sul loro universo durante il finale, uccidendo i Precursori presenti e sigillando la Breccia.

Si credeva che i Precursori avrebbero continuato a inviare mostri giganti per indebolire l’umanità al punto da poterla semplicemente conquistare, ma Pacific Rim – La rivolta rivela che c’era un metodo nella loro follia. Si scopre che le creature erano in realtà dirette al Monte Fuji in Giappone, perché una volta che il sangue iper-volatile di un Kaiju si fosse mescolato con un vulcano attivo, avrebbe innescato un evento di estinzione che avrebbe spazzato via ogni creatura vivente sulla Terra e avrebbe anche terraformato l’atmosfera per i Precursori (un colpo di scena che crea una strana incongruenza nella trama).

Come l’umanità sconfigge i Precursori (e la loro talpa umana)

Nel film precedente, lo scienziato Newt Geiszler (Charlie Day) “entra in contatto” (ovvero forma una connessione psichica) con il cervello di un Kaiju per comprenderne lo scopo e scopre il complotto dei Precursori. Nel decennio tra i due film, Newt è diventato il capo di un programma che sostituirà i piloti Jaeger con droni telecomandati, insieme alla scienziata Liwan Shao (Jing Tian). Questi droni combinano la tecnologia Jaeger con cellule Kaiju clonate, ma a metà della storia, questi droni ibridi lanciano un attacco alla base principale dei Jaeger e aprono delle brecce in tutto il mondo che consentono a tre enormi Kaiju di attraversare l’Anteverso. La storia rivela poi che c’è Newt dietro a tutto, poiché le sue esperienze di deriva nel film originale lo hanno reso vulnerabile all’influenza psichica dei Precursori.

Pacific Rim - La rivolta sequel
Una scena del film Pacific Rim – La rivolta. © 2018 – Universal Pictures

Questi lo hanno quindi usato per elaborare un piano per porre fine al mondo una volta per tutte. Alla fine, Jake guida la sua squadra di piloti alle prime armi in Giappone, dove tutti e quattro i Jaeger ingaggiano un combattimento distruttivo contro i Kaiju. Osservando il caos da un tetto, Newt scatena uno sciame di robot che fondono i mostri feriti in un unico Kaiju gigante, praticamente immortale. Tutti i Jaeger vengono quindi sconfitti in combattimento tranne il Gypsy Avenger di Jake, e la squadra escogita un piano folle per saldare un razzo gigante al Gypsy e lanciarlo proprio sul Kaiju mentre sale sul Monte Fuji. Jake e la sua giovane copilota Amara ce la fanno appena in tempo, uccidendo il mostro con un pugno ad alta velocità. Nate Lambert, interpretato da Scott Eastwood, non volendo essere da meno, abbatte Newt.

La scena finale anticipa un Pacific Rim 3

La scena finale di Pacific Rim – La rivolta sembra essere stata pensata come un vero e proprio cliffhanger post-credits, ma i realizzatori del film hanno deciso che era un po’ troppo debole come tale e l’hanno quindi inserita alla fine del film. In questa scena Jake affronta Newt, che è stato catturato ed è ancora posseduto, il quale insiste che i Precursori continueranno a provarci e alla fine distruggeranno l’umanità. Jake allora insiste che invece di aspettare un altro attacco, l’umanità porterà la lotta ai Precursori. È un finale che ricorda in modo inquietante Independence Day – Rigenerazione, che prometteva anch’esso di portare la lotta agli alieni in un terzo film che probabilmente non vedrà mai la luce.

Questo teaser a Pacific Rim 3 promette quindi almeno un nuovo ambiente in cui i mostri giganti e i robot potranno scatenarsi. Stando ad alcune indiscrezioni, questo terzo capitolo avrebbe dovuto anche collegare la serie di Pacific Rim al MonsterVerse, composto dai film dedicati a Godzilla, il più celebre tra i kaiju. Lo scarso successo economico del sequel ha però sospeso i progetti a riguardo, portando soltanto nel 2021 a far rilasciare su Netflix una serie animata intitolata Pacific Rim – La zona oscura, che espande la storia dei primi due film. Questa, composta ad oggi da 7 episodi, è una co-produzione tra Stati Uniti e Giappone, molto fedele allo spirito originale dei kaiju. Ad oggi, non ci sono piani per un sequel diretto.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: Kaiju Vs Jaeger nel nuovo spettacolare trailer

Pacific Rim - La Rivolta

La Universal Pictures ha diffuso un nuovo intenso trailer di Pacific Rim – La Rivolta nel quale vediamo combattere Kaiju Vs Jaeger: 

https://www.youtube.com/watch?v=ieamEmNDCIQ&feature=push-fr&attr_tag=wEO0kTVV-sqOhbrx-6

Diretto da Steven S. DeKnight vede protagonisti nel cast John Boyega, Scott Eastwood, Jing Tian, Cailee Spaeny, Rinko Kikuchi, Burn Gorman, Adria Arjona e Charlie Day.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

Pacific Rim – La Rivolta – trama

Il conflitto che ha coinvolto il nostro pianeta tra mostri alieni e super macchine pilotate dall’uomo e costruite per annientarli è stato solo il preludio ad un nuovo devastante assalto nei confronti dell’umanità che vedremo in Pacific Rim – La Rivolta. John Boyega (Star Wars: Il risveglio della forza) veste i panni del ribelle Jake Pentecost, un tempo promettente pilota Jaeger il cui leggendario padre diede la vita per assicurare la vittoria dell’uomo sui mostruosi “Kaiju”. Jake decide poi di abbandonare il suo addestramento, per ritrovarsi coinvolto nel mondo della criminalità.

Quando però una minaccia ancora più inarrestabile rischia di abbattersi sulle nostre città e di mettere in ginocchio l’umanità, la sorella Mako Mori (Rinko Kikuchi) —adesso a capo di una nuova e coraggiosa generazione di piloti cresciuti all’ombra della guerra— dà a Jake un’ultima possibilità per dimostrarsi all’altezza dell’eredità lasciata dal padre. Mentre cercano giustizia per i caduti, la loro unica speranza è unire le forze in una rivolta globale contro l’estinzione.

Jake verrà affiancato da Lambert, un talentuoso pilota rivale (interpretato da Scott Eastwood, Fast & Furious 8), e dalla quindicenne Amara (Cailee Spaeny, al suo debutto), un’hacker di Jaeger. Ribellandosi per diventare la più potente linea di difesa mai esistita, faranno rotta verso una nuova, spettacolare avventura di gigantesca portata.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 22 marzo 2018.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: domani il primo trailer

Pacific Rim - la rivolta Uprising

Attraverso la pagina ufficiale di Facebook di Pacific Rim – La Rivolta, abbiamo la conferma che domani arriverà il primo trailer del film e che il sottotitolo italiano sarà, appunto, La Rivolta, a fronte del titolo originale che riporta Uprising.

La prima sinossi di Pacific Rim – La Rivolta

Il conflitto mondiale tra mostri distruttori di massa dall’altro mondo e robot costruiti e pilotati dall’uomo allo scopo di distruggerli era solo il preludio all’assalto totale all’umanità di Pacific Rim Uprising.

John Boyega è il ribelle Jake Pentecost, un pilota promettente il cui leggendario padre ha dato la vita per salvare l’umanità e garantire la vittoria contro i mostruosi Kaiju.

Jake ha abbandonato il suo allenamento solo per essere catturato in un sottomondo criminale. Ma quando una minaccia ancora superiore si scatena contro le città e porta il mondo in ginocchio, gli viene data l’ultima possibilità per far rivivere l’eredità paterna dalla sua sorella estranea, Mako Mori, che è a capo di una nuove coraggiosa generazione di piloti che sono cresciuti all’ombra della guerra.

Cercando giustizia per i caduti, la loro unica speranza è di guidare un’insurrezione globale contro la minaccia dell’estinzione. A Jake si uniranno il suo rivale Lambert e la hacker di Jaegar di 15 anni, Amara, come unica famiglia che gli rimane.

Nel cast di Pacific Rim – La Rivolta sono confermati John Boyega, nel ruolo del figlio del personaggio di Idris Elba. Nel cast tornano Charlie Day e Burn Gorman. Confermate le news entry di Scott Eastwood, Jian Tian, Levi Meaden e Adria Arjona.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 23 marzo 2018. Legendary e Universal avevano inizialmente previsto l’uscita del sequel per l’estate 2017, facendo poi un deciso passo indietro e rimuovendolo dalla programmazione. L’acquisto della Legendary da parte del gruppo cinese Wanda ha invece cambiato le carte in tavola, accelerando la messa in produzione del sequel. Del resto, Pacific Rim incassò bene in Cina.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta: clip esclusiva in occasione dell’arrivo in home video

Pacific Rim - La Rivolta

Ecco una clip in esclusiva dal backstage di Pacific Rim – La Rivolta, in occasione dell’uscita, a partire dal 4 luglio, del film in 4K Ultra HD, Blu-rayTM 3D, Blu-rayTM,, DVD  e Digital HD .

https://www.facebook.com/cinefilos.it/videos/1995814323762237/

Dieci anni dopo le vicende del primo film, i Kaiju fanno ritorno in Pacific Rim – La Rivolta con una nuova letale minaccia che riaccende il conflitto tra questi mostri alieni di distruzione di massa e i Jaegers, le super-macchine pilotate da esseri umani costruite per distruggerli.

Costruito a partire dallo straordinario mondo visivo del primo film, Pacific Rim – La Rivolta mostra un campo di battaglia di nuova generazione, con Jaeger modificati e migliorati e nuovi Kaiju, e offre uno spettacolo affascinante e all’avanguardia, perfetto per una serata da passare a casa con adrenalina. Vivi l’esperienza di effetti speciali unici nel suo genere e oltre quaranta minuti di contenuti speciali disponibili nel nuovo capitolo del film.

Ecco i pack delle edizioni in Home Video:

Pacific Rim – La Rivolta, recensione del film con John Boyega

Pacific Rim – La Rivolta CONTENUTI EXTRA NEL FORMATO BLU-RAY E 4K ULTRA HD :

  • Scene eliminate con Commento del regista Steven S. DeKnight
  • Hall of Heroes – John Boyega ci porta attraverso l’incredibile armeria e gli innovativi potenziamenti dell’ultima generazione di Jaeger all’interno del film.
  • Il collegamento a La Rivolta – Il cast e la troupe parlano di come il mondo di Pacific Rim sia cambiato nei dieci anni dopo le vicende del primo film.
  • Il mondo nascosto di La Rivolta – L’umanità ha vinto la Guerra Kaiju, ma ogni guerra ha le sue vittime. John Boyega e Steven S. DeKnight ci fanno fare un tour della “Relief zones” costiere.
  • Diventare cadetti – Entra nello Shatterdome e scopri la sfiancante preparazione fisica e mentale richiesta dai giovani attori che hanno interpretato i cadetti PPDC.
  • Un cattivo inaspettato – Scopri le motivazioni segrete che hanno spinto uno degli eroi più amati del film originale a diventare un cattivo ossessionato dalla distruzione dell’umanità.
  • I Jaegers di livello superiore – Il cast e la crew discutono le fantastiche migliorie del programma Jaeger negli anni rispetto al primo film.
  • Sono Scrapper – L’attrice Cailee Spaeny racconta la storia di Scrapper, l’incredibile Jaeger che ha costruito da sola e le sue numerose abilità.
  • Diventare Mega – I realizzatori del film ci portano all’interno delle sfide tecniche e creative della creazione più letale che la Pan Pacific Defense Corp abbia mai affrontato: il Mega Kaiju!
  • I segreti di Shao – Vieni a conoscere la donna dietro la Shao Industries. L’attrice Tian Jing condivide le sue opinioni sull’enigmatica magnate tecnologica Liwen Shao.
  • Il ritorno di Mako – L’attrice Rinko Kikuchi ed il regista Steven S. DeKnight ci spiegano il significato del ritorno di Mako Mori e l’importanza degli eventi di Pacific Rim – La rivolta.
  • Commento al film con il regista Steven S. DeKnight

Pacific Rim – La Rivolta CONTENUTI EXTRA NEL FORMATO DVD:

  • Scene eliminate con Commento del regista Steven S. DeKnight
  • Hall of Heroes – John Boyega ci porta attraverso l’incredibile armeria e gli innovativi potenziamenti dell’ultima generazione di Jaeger all’interno del film.
  • Il collegamento a La Rivolta – Il cast e la troupe parlano di come il mondo di Pacific Rim sia cambiato nei dieci anni dopo le vicende del primo film.
  • Il mondo nascosto di La Rivolta – L’umanità ha vinto la Guerra Kaiju, ma ogni guerra ha le sue vittime. John Boyega e Steven S. DeKnight ci fanno fare un tour della “Relief zones” costiere.
  • Diventare cadetti – Entra nello Shatterdome e scopri la sfiancante preparazione fisica e mentale richiesta dai giovani attori che hanno interpretato i cadetti PPDC.
  • Un cattivo inaspettato – Scopri le motivazioni segrete che hanno spinto uno degli eroi più amati del film originale a diventare un cattivo ossessionato dalla distruzione dell’umanità.
  • I Jaegers di livello superiore – Il cast e la crew discutono le fantastiche migliorie del programma Jaeger negli anni rispetto al primo film.
  • Sono Scrapper – L’attrice Cailee Spaeny racconta la storia di Scrapper, l’incredibile Jaeger che ha costruito da sola e le sue numerose abilità.
  • Diventare Mega – I realizzatori del film ci portano all’interno delle sfide tecniche e creative della creazione più letale che la Pan Pacific Defense Corp abbia mai affrontato: il Mega Kaiju!
  • I segreti di Shao – Vieni a conoscere la donna dietro la Shao Industries. L’attrice Tian Jing condivide le sue opinioni sull’enigmatica magnate tecnologica Liwen Shao.
  • Il ritorno di Mako – L’attrice Rinko Kikuchi ed il regista Steven S. DeKnight ci spiegano il significato del ritorno di Mako Mori e l’importanza degli eventi di Pacific Rim – La rivolta.
  • Commento al film con il regista Steven S. DeKnight
 
 

Pacific Rim – La Rivolta trailer, John Boyega in azione

In occasione del New York Comic Con, ecco l’esplosivo primo trailer di Pacific Rim – La Rivolta, diretto da Steven D. Knight con protagonisti John Boyega e Scott Eastwood.

La prima sinossi di Pacific Rim – La Rivolta

Il conflitto mondiale tra mostri distruttori di massa dall’altro mondo e robot costruiti e pilotati dall’uomo allo scopo di distruggerli era solo il preludio all’assalto totale all’umanità di Pacific Rim Uprising.

John Boyega è il ribelle Jake Pentecost, un pilota promettente il cui leggendario padre ha dato la vita per salvare l’umanità e garantire la vittoria contro i mostruosi Kaiju.

Jake ha abbandonato il suo allenamento solo per essere catturato in un sottomondo criminale. Ma quando una minaccia ancora superiore si scatena contro le città e porta il mondo in ginocchio, gli viene data l’ultima possibilità per far rivivere l’eredità paterna dalla sua sorella estranea, Mako Mori, che è a capo di una nuove coraggiosa generazione di piloti che sono cresciuti all’ombra della guerra.

Cercando giustizia per i caduti, la loro unica speranza è di guidare un’insurrezione globale contro la minaccia dell’estinzione. A Jake si uniranno il suo rivale Lambert e la hacker di Jaegar di 15 anni, Amara, come unica famiglia che gli rimane.

Nel cast di Pacific Rim – La Rivolta sono confermati John Boyega, nel ruolo del figlio del personaggio di Idris Elba. Nel cast tornano Charlie Day e Burn Gorman. Confermate le news entry di Scott Eastwood, Jian Tian, Levi Meaden e Adria Arjona.

CORRELATI:

Pacific Rim – La Rivolta è il sequel del film di Guillermo del Toro che resta in veste di produttore ma cede il posto in cabina di regia a Steven DeKnight, showrunner di Spartacus e Daredevil di Netflix.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 23 marzo 2018.

 
 

Pacific Rim – La Rivolta in arrivo in homevideo

Pacific Rim - La Rivolta

Dieci anni dopo le vicende del primo film, i Kaiju fanno ritorno in Pacific Rim – La Rivolta con una nuova letale minaccia che riaccende il conflitto tra questi mostri alieni di distruzione di massa e i Jaegers, le super-macchine pilotate da esseri umani costruite per distruggerli.

Pacific Rim – La Rivolta arriva nelle versioni 4K Ultra HD, Blu-ray 3D, Blu-ray,, DVD  e Digital HD il 4 luglio 2018 e con Universal Pictures Home Entertainment. Costruito a partire dallo straordinario mondo visivo del primo film, Pacific Rim – La Rivolta mostra un campo di battaglia di nuova generazione, con Jaeger modificati e migliorati e nuovi Kaiju, e offre uno spettacolo affascinante e all’avanguardia, perfetto per una serata da passare a casa con adrenalina. Vivi l’esperienza di effetti speciali unici nel suo genere e oltre quaranta minuti di contenuti speciali disponibili nel nuovo capitolo del film.

LEGGI ANCHE Pacific Rim: La Rivolta, recensione del film con John Boyega

In Pacific Rim – La Rivolta diretto da Steven S. DeKnight, John Boyega (Star Wars: Il risveglio della forza) veste i panni del ribelle Jake Pentecost, un tempo promettente pilota Jaeger il cui leggendario padre diede la vita per assicurare la vittoria dell’uomo sui mostruosi “Kaiju“. Jake decide poi di abbandonare il suo addestramento, per ritrovarsi coinvolto nel mondo della criminalità. Quando però una minaccia ancora più inarrestabile rischia di abbattersi sulle nostre città e di mettere in ginocchio l’umanità, gli viene concessa un’ultima possibilità per dimostrarsi all’altezza dell’eredità lasciata dal padre.

A Jake si unisce il talentuoso pilota rivale Lambert (Fast & Furious 8, Scott Eastwood), l’hacker di Jaeger 15enne Amara (la giovane Cailee Spaeny, al suo debutto), i veterani Charlie Day (C’è sempre il sole a Philadelphia), Rinko Kikuchi (Pacific Rim), Burn Gorman (Il cavaliere oscuro – Il ritorno) ed un talentuoso gruppo di coraggiosi giovani cadetti. Il cast internazionale include anche Tian Jing (Kong: Skull Island) e Adria Arjona (Emerald City). Ribellandosi per diventare la più potente linea di difesa mai esistita, faranno rotta verso una nuova, spettacolare avventura di portata gigantesca.

Pacific Rim – La Rivolta CONTENUTI EXTRA NEL FORMATO BLU-RAY E 4K ULTRA HD :

  • Scene eliminate con Commento del regista Steven S. DeKnight
  • Hall of Heroes – John Boyega ci porta attraverso l’incredibile armeria e gli innovativi potenziamenti dell’ultima generazione di Jaeger all’interno del film.
  • Il collegamento a La Rivolta – Il cast e la troupe parlano di come il mondo di Pacific Rim sia cambiato nei dieci anni dopo le vicende del primo film.
  • Il mondo nascosto di La Rivolta – L’umanità ha vinto la Guerra Kaiju, ma ogni guerra ha le sue vittime. John Boyega e Steven S. DeKnight ci fanno fare un tour della “Relief zones” costiere.
  • Diventare cadetti – Entra nello Shatterdome e scopri la sfiancante preparazione fisica e mentale richiesta dai giovani attori che hanno interpretato i cadetti PPDC.
  • Un cattivo inaspettato – Scopri le motivazioni segrete che hanno spinto uno degli eroi più amati del film originale a diventare un cattivo ossessionato dalla distruzione dell’umanità.
  • I Jaegers di livello superiore – Il cast e la crew discutono le fantastiche migliorie del programma Jaeger negli anni rispetto al primo film.
  • Sono Scrapper – L’attrice Cailee Spaeny racconta la storia di Scrapper, l’incredibile Jaeger che ha costruito da sola e le sue numerose abilità.
  • Diventare Mega – I realizzatori del film ci portano all’interno delle sfide tecniche e creative della creazione più letale che la Pan Pacific Defense Corp abbia mai affrontato: il Mega Kaiju!
  • I segreti di Shao – Vieni a conoscere la donna dietro la Shao Industries. L’attrice Tian Jing condivide le sue opinioni sull’enigmatica magnate tecnologica Liwen Shao.
  • Il ritorno di Mako – L’attrice Rinko Kikuchi ed il regista Steven S. DeKnight ci spiegano il significato del ritorno di Mako Mori e l’importanza degli eventi di Pacific Rim – La rivolta.
  • Commento al film con il regista Steven S. DeKnight

Pacific Rim – La Rivolta CONTENUTI EXTRA NEL FORMATO DVD:

  • Scene eliminate con Commento del regista Steven S. DeKnight
  • Hall of Heroes – John Boyega ci porta attraverso l’incredibile armeria e gli innovativi potenziamenti dell’ultima generazione di Jaeger all’interno del film.
  • Il collegamento a La Rivolta – Il cast e la troupe parlano di come il mondo di Pacific Rim sia cambiato nei dieci anni dopo le vicende del primo film.
  • Il mondo nascosto di La Rivolta – L’umanità ha vinto la Guerra Kaiju, ma ogni guerra ha le sue vittime. John Boyega e Steven S. DeKnight ci fanno fare un tour della “Relief zones” costiere.
  • Diventare cadetti – Entra nello Shatterdome e scopri la sfiancante preparazione fisica e mentale richiesta dai giovani attori che hanno interpretato i cadetti PPDC.
  • Un cattivo inaspettato – Scopri le motivazioni segrete che hanno spinto uno degli eroi più amati del film originale a diventare un cattivo ossessionato dalla distruzione dell’umanità.
  • I Jaegers di livello superiore – Il cast e la crew discutono le fantastiche migliorie del programma Jaeger negli anni rispetto al primo film.
  • Sono Scrapper – L’attrice Cailee Spaeny racconta la storia di Scrapper, l’incredibile Jaeger che ha costruito da sola e le sue numerose abilità.
  • Diventare Mega – I realizzatori del film ci portano all’interno delle sfide tecniche e creative della creazione più letale che la Pan Pacific Defense Corp abbia mai affrontato: il Mega Kaiju!
  • I segreti di Shao – Vieni a conoscere la donna dietro la Shao Industries. L’attrice Tian Jing condivide le sue opinioni sull’enigmatica magnate tecnologica Liwen Shao.
  • Il ritorno di Mako – L’attrice Rinko Kikuchi ed il regista Steven S. DeKnight ci spiegano il significato del ritorno di Mako Mori e l’importanza degli eventi di Pacific Rim – La rivolta.
  • Commento al film con il regista Steven S. DeKnight
 
 

Pachinko: recensione della seconda stagione della serie Apple TV+

Pachinko – La moglie coreana è senza dubbio una delle creazioni televisive più emozionanti, audaci e significative degli ultimi anni. Attraverso il toccante racconto di un’epopea familiare, l’opera presenta con straordinaria dignità e cura un frammento cruciale della storia della Corea del Sud. Tra vita e morte, amore e conflitto, coraggio e perdita, Pachinko racchiude il dolore e la memoria di un popolo che ancora oggi continua a lottare per preservare le proprie radici e la propria voce.

Ed è proprio per la sua profonda e autentica bellezza e i nobili intenti che, fin dal suo debutto, il pluripremiato dramma storico di Apple TV+, tratto dall’intenso bestseller del 2017 di Min Jin Lee, ha incantato ed emozionato sia il pubblico che la critica internazionale. Ora, dopo oltre due anni di attesa, torna con la tanto sospirata seconda stagione. Prodotta da Media Res e ideata dalla scrittrice e showrunner americana Soo Hugh, nota per la curiosa serie antologica The Terror (co-prodotta da Ridley Scott e tratta dal bestseller di Dan Simmons), la seconda stagione di Pachinko è composta da otto episodi di circa un’ora ciascuno (come la prima stagione) ed è disponibile sulla piattaforma streaming di Apple dal 23 agosto 2024.

Pachinko | In foto gli attori Sungkyu Kim, Eunchae Jung e Minha Kim nell’episodio 3 della Stagione 2.

Quattro generazioni per raccontare la storia di un Paese

Dalla piccola Busan del 1915 alla caotica e luminosa Tokyo del 1989, attraversando la violenta occupazione giapponese, la Seconda Guerra Mondiale, la guerra di Corea e la ripresa economica degli anni ’80, Pachinko accompagna il pubblico in un intenso viaggio che, attraverso la saga familiare di quattro generazioni, racconta la tragica storia di tutto il popolo coreano. La seconda stagione, diretta da Leanne Welham, Arvin Chen e Sang-il Lee, riprende il filo del racconto lasciato in sospeso (qui il recap dettagliato della Stagione 1 di Pachinko), intrecciando nuovamente le vicende ambientate nell’Osaka del 1989 con quelle del 1945, nel pieno della guerra.

Dopo l’arresto del marito Baek Isak (Steve Sanghyun Noh), Sunja (Kim Min-ha) si assume la responsabilità di sostenere la famiglia vendendo kimchi al mercato, mentre cresce i suoi figli, Noa e Mozasu, con l’aiuto della cognata Kyunghee (Jung Eun-chae). Tuttavia, gli anni ’40 in Giappone si rivelano ancora più difficili dei precedenti: mentre reperire il cavolo per preparare il kimchi diventa sempre più arduo, il paese vive nella crescente paura di un attacco imminente da parte dell’esercito americano. In questa situazione critica, Sunja – non senza esitazione – accetta l’aiuto del ricco Koh Hansu (Lee Minho), ex amante e padre biologico del figlio maggiore, per mettere in salvo tutta la famiglia, allontanandola dalle città che sarebbero presto diventate teatri di guerra. Lasciandosi i bombardamenti alle spalle, Sunja, Kyunghee, Noa e Mozasu si trasferiscono nella tranquilla campagna giapponese, nella speranza di poter tornare presto a Osaka e ricominciare a vivere degnamente.

Nel frattempo, nella Osaka del 1989, Solomon (Jin Ha), dopo l’ultimo licenziamento, cerca di farsi strada in un contesto di incertezza economica, mentre affronta i sensi di colpa per un passato che non sente davvero suo.

Pachinko - In foto Minha Kim (Sunja) e Lee Minho (Hansu) nell'episodio 3 della Stagione 2.
Pachinko | In foto Minha Kim (Sunja) e Lee Minho (Hansu) nell’episodio 3 della Stagione 2.

La profondità di Pachinko risiede nei suoi valori

Amore, famiglia, memoria e identità sono dunque i temi cardine di una storia potente in cui le voci femminili risuonano con forza e decisione. Pachinko è, infatti, un racconto corale costruito principalmente attorno ai suoi personaggi femminili, alle loro paure, preoccupazioni e desideri. Yangjin, Sunja e Kyunghee sono la linfa vitale e rappresentano rispettivamente le radici, la forza e la vulnerabilità di un popolo rimasto per troppo tempo nell’ombra. In un mondo oscuro e corrotto, dove la guerra ridefinisce i confini e l’identità di un popolo, mentre gli uomini, sempre più forti e ostinati, sono mossi da un profondo senso di ribellione, appartenenza e rivendicazione; le donne appaiono al pubblico in tutto il loro silenzioso dolore e dignitosa integrità. Le madri, le figlie e le sorelle di Pachinko incarnano dunque l’essenza della Corea del passato, portando con sé tutti i suoi sapori, i profumi e i suoni.

Anche il cibo, nel corso del racconto, assume un ruolo e un valore sentimentale e identitario, tanto importante quanto lo è tutt’oggi nella cultura coreana. Questo valore emerge fin dalla prima stagione, quando Yangjin si impegna con tutte le sue forze per procurarsi una porzione di riso bianco da servire alla piccola cena di matrimonio di Sunja. All’epoca, il riso bianco era un alimento riservato al popolo giapponese, e quel sapore pregiato diventa un simbolo di amore e sacrificio, che commuove Sunja e rimarrà impresso nella sua memoria anche decenni dopo. Oppure, il kimchi (piatto tradizionale coreano fatto con cavolo fermentato), preparato da Sunja con grande attenzione, diventa un mezzo attraverso il quale riesce a sostenere la sua famiglia, rappresentando una connessione profonda con le sue radici e una forma di resilienza. E, ancora, il tofu, condito con una varietà di salse, e il saporito ramen, che Sunja vede e assapora per le strade di quel mercato mentre sogna di poter aprire un ristorante, riflettendo la sua ambizione e i suoi desideri per un futuro migliore.

In Pachinko, il cibo non è solo quindi nutrimento, ma si trasforma in un vero rifugio emotivo e in una memoria vivente. Ogni piatto e ogni sapore raccontano storie di speranze e sogni, contribuendo a delineare l’identità dei personaggi e arricchendo il racconto con una dimensione aggiuntiva di significato che tocca profondamente la tradizione e le radici culturali di un popolo.

Pachinko | In foto il piccolo Eunseong Kwon nell’episodio 1 della Stagione 2.

Pachinko e Minari: la resilienza di un popolo

Sotto molti aspetti, Pachinko richiama la significativa opera cinematografica Minari, di Lee Isaac Chung, che pochi anni fa ha portato con orgoglio la Corea del Sud agli Oscar 2021. Proprio come Pachinko, Minari racconta, attraverso il coraggio e le sfide di una famiglia sudcoreana emigrata in America negli anni ’80, uno spaccato cruciale della storia e dell’esperienza di quel popolo. E mentre Pachinko prende il nome dal gioco d’azzardo giapponese che si diffuse globalmente alla fine della Seconda Guerra Mondiale, simboleggiando le incertezze e le sfide della vita, invece Minari esalta ulteriormente il valore del cibo attraverso il suo stesso titolo. Il termine “minari”, infatti, si riferisce a un ortaggio comune nella cucina asiatica, che simboleggia la resilienza e l’adattamento durante i periodi di difficoltà e povertà.

Ma, oltre alla presenza della grandiosa “halmeoni” Yuh-Jung Youn, ciò che accomuna davvero e profondamente le due opere, nonostante le loro differenze di forma e medium, è la capacità di evocare sentimenti intensi e universali nel pubblico. Entrambe le narrazioni esplorano temi come l’impotenza, la perdita, il desiderio di rinascita e il dolore legati al dover lasciare la propria casa e i propri cari in cerca di un futuro migliore, senza però dimenticare mai chi si è veramente, senza mai dimenticare le proprie radici e la propria storia.

Pachinko – In foto gli attori Yuh-Jung Youn e Jun Kunimura nell’episodio 3 della Stagione 2.

Pachinko si riconferma un capolavoro

Se pubblico e critica temevano che un’opera così ben scritta ed elaborata come Pachinko potesse perdere il suo fascino, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. La seconda stagione non solo mantiene, ma innalza ulteriormente il livello, confermando Pachinko come un autentico capolavoro della serialità televisiva degli ultimi anni. La qualità della regia e della sceneggiatura è impeccabile, sostenuta da un cast straordinario che cattura l’attenzione del pubblico sin dai primi istanti. Ogni dettaglio, grande o piccolo, è meticolosamente curato e contribuisce a una narrazione ricca e sfumata, meritando una visione attenta e appassionata.

La scelta della sigla è un esempio ulteriore della cura e della precisione con cui ogni elemento è stato selezionato per arricchire l’esperienza visiva. Il passaggio dalle note energiche di “Let’s Live for Today” dei The Grass Roots a quelle più decise e autoritarie di “Wait a Million Years” della stessa band sottolinea l’evoluzione e la maturazione della trama e dei personaggi.

Nonostante alcuni interrogativi e spunti interpretativi rimasti aperti, la seconda stagione di Pachinko offre una conclusione soddisfacente e ben strutturata di una storia che ha saputo toccare profondamente il pubblico. La serie non solo completa il suo arco narrativo con eleganza, ma fornisce anche una chiusura che riflette l’intelligenza emotiva e la qualità rara che la distinguono dalle numerose produzioni televisive spesso superficiali disponibili negli ultimi anni sulle piattaforme di streaming. In conclusione, Pachinko ha raggiunto un livello di perfezione che fa sperare che i creatori non cedano alla tentazione di prolungare un’opera che ha già dato e fatto molto più di quanto ci si potesse aspettare.

 
 

Pachinko: cosa ricordare prima della seconda stagione

Dopo aver ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui prestigiosi premi come il Peabody Award, l’American Film Institute Award e il Critics Choice Award, la serie originale Apple TV+ Pachinko ritorna il 23 agosto 2024 con l’attesissima seconda stagione. Basata sull’acclamato romanzo omonimo (finalista al Nation Book Award) dell’autrice coreano-americana Min Jin Lee, Pachinko si è affermata come una delle serie più apprezzate degli ultimi anni, grazie alla sua capacità di intrecciare con cura e delicatezza la storia di un popolo con la sua cultura e le sue emozioni.

Ambientato in un arco narrativo che attraversa diversi decenni, dagli anni ’30 fino al 1989, questo dramma epico e commovente segue la saga di una famiglia di immigrati sudcoreani durante un periodo di grandi turbolenze storiche. Fin dal debutto della prima stagione, Pachinko ha conquistato il pubblico mondiale grazie a una narrazione profonda e coraggiosa e a un cast di talenti, tra cui la giovane Minha Kim e la tanto amata “halmeoni” dei k-drama, Yuh-Jung Youn, entrambe interpreti della protagonista femminile, Sunja.

Dal 1910 agli anni ’30: la storia della prima (i genitori di Sunja) e seconda generazione (Sunja)

Tutto ebbe inizio nel 1915 a Yeongdo, un piccolo isolotto nella baia della grande città portuale di Busan, durante l’occupazione giapponese della Corea, seguita all’annessione del 1910. Nelle scene iniziali del primo episodio, Yangjin (Jeong In-ji), incinta, si recò da una sciamana per chiedere che venisse annullata la maledizione che incombeva sulle sue gravidanze. Era sposata con Hoonie, il giovane “storpio del paese”, un uomo gentile e diligente, nato con il labbro leporino. Da lui aveva avuto tre figli, ma nessuno di loro era sopravvissuto oltre il primo anno di vita. Le preghiere di Yangjin furono infine ascoltate, e dalla sua quarta gravidanza nacque la forte e bella Sunja. I tre iniziarono così a vivere felicemente come una vera famiglia, nonostante la povertà e il duro lavoro nella loro locanda. Tuttavia, quando Sunja era ancora una bambina, Hoonie morì in silenzio, stroncato dalla tubercolosi.

In foto l’attrice Minha Kim nei panni della giovane Sunja in Pachinko.

Yangjin, insieme alla figlia e ad alcune giovani donne, si prese carico della locanda per garantire alla sua famiglia un posto sicuro e del cibo. Sunja crebbe audace e sveglia, aiutando la madre con la gestione della locanda e andando al mercato ogni giorno per acquistare il poco che potevano permettersi per sé e per i loro ospiti. Fu proprio al mercato che, un giorno, lo sguardo della bella e innocente Sunja incrociò quello di Hansu (interpretato dal celebre attore Lee Minho), un ricco imprenditore coreano. Poco dopo, i due iniziarono una breve e appassionata storia d’amore, vissuta in segreto, che si interruppe bruscamente quando Sunja, dopo aver confessato di essere rimasta incinta, scoprì che Hansu era già sposato e aveva tre figlie. L’uomo le propose di dare alla luce suo figlio e di continuare a essere la sua amante, offrendole in cambio protezione e ricchezza. Ma Sunja, disillusa e addolorata, decise di allontanarsi da lui, dimenticarlo e affrontare la gravidanza da sola.

Quella stessa notte, mentre Sunja, tradita da Hansu, tornava a casa in lacrime, alla locanda arrivò Baek Isak (Steve Sanghyun Noh), un giovane prete anch’egli gravemente malato di tubercolosi. Nonostante il medico le avesse consigliato di abbandonarlo a causa della gravità della malattia, Yangjin decise di accoglierlo e prendersi cura di lui. Nel frattempo, Sunja, col cuore infranto e piena di vergogna, confessò alla madre tutta la verità: la sua relazione clandestina con Hansu e la gravidanza. In quel periodo, Sunja e sua madre portavano già il peso della reputazione di essere la figlia e la moglie di uno storpio, e la gravidanza fuori dal matrimonio avrebbe ulteriormente danneggiato la loro posizione nel villaggio, compromettendo anche i loro affari. Quella sera, Isak ascoltò la dolorosa confessione di Sunja alla madre preoccupata e, il giorno seguente, propose di sposare Sunja e di riconoscere il bambino come suo, per ripagare loro di averlo accolto e di avergli salvato la vita.

In foto gli attori Minha Kim (Sunja), Steve Sanghyun Noh (Isak) e Junwoo Han (Yoseb) in Pachinko – La moglie coreana, disponibile su Apple TV+.

Sunja accettò il matrimonio e partì per Osaka con Isak, dove andarono a vivere insieme ai cognati Yoseb (Junwoo Han) e Kyunghee (Eunchae Jung). La sua vita sembrava finalmente trovare un nuovo equilibrio e, dopo la nascita del piccolo Noa, Sunja e Isak furono benedetti dall’arrivo di un secondogenito, Mozasu. Tutto pareva andare per il meglio, finché il destino non si accanì di nuovo su di loro: un giorno, Isak venne arrestato con l’accusa di aver cospirato contro l’imperatore giapponese. Improvvisamente, Sunja si ritrovò a dover affrontare la vita senza il sostegno del marito. Determinata a provvedere alla sua famiglia, decise quindi di rimboccarsi le maniche e iniziare a vendere da sola kimchi al mercato, per guadagnarsi da vivere e assicurare un futuro ai suoi preziosi figli.

Dal 1960 agli anni ’80: la storia della quarta generazione (Solomon)

La narrazione delle origini di Sunja si intreccia con una storia familiare più recente, ambientata nel 1989, quando Solomon (Jin Ha), un giovane uomo d’affari coreano-americano, si reca in Giappone per far visita al padre, Baek Mozasu, e alla cara nonna Sunja, oltre che per concludere un importante affare. Determinato a ottenere una promozione a vicepresidente nella sua azienda a New York, Solomon si offre coraggiosamente di portare a termine l’impossibile acquisto di una casa da milioni di dollari, appartenente a una determinata e testarda donna anziana, emigrata dalla Corea durante la guerra. Nonostante la sua ferma opposizione alla vendita della fatiscente abitazione, Solomon chiede alla nonna di accompagnarlo per farle visita, nella speranza di riuscire a intenerire la donna e a convincerla, ma i suoi tentativi si rivelano vani.

In foto (da sinistra a destra) gli attori Yuh-Jung Youn (l’anziana Sonja) e Soji Arai (Mozasu) in Pachinko – La moglie coreana.

Mentre Solomon è concentrato sul lavoro, Mozasu e la sua compagna Etsuko (Kaho Minami) sono alla disperata ricerca della figlia di lei, Hana, fuggita di casa anni prima. Improvvisamente, Solomon inizia a ricevere telefonate da Hana, in cui la ragazza sembra chiedergli aiuto, sola e malata. Nei giorni successivi, Sunja deve affrontare la perdita di Kyunghee, la cognata che le è sempre rimasta accanto. Desiderosa di onorare l’ultima volontà di Kyunghee, Sunja chiede al figlio di accompagnarla nella sua terra natia, in Corea del Sud, per poter seppellire la vecchia amica nella loro casa. Il ritorno in Corea diventa per Sunja un toccante tuffo nei ricordi, ma tutto è ormai cambiato, e solo i profumi e i sapori sembrano essere rimasti gli stessi di un tempo.

Poco dopo il loro ritorno, Hana viene trovata in condizioni critiche: malata di AIDS e senza possibilità di cura, è costretta a rimanere in una fredda e triste clinica, sognando di poter morire alle Hawaii. La consapevolezza di aver ritrovato Hana solo per vederla morire, l’aver fallito nell’affare e il conseguente licenziamento, gettano Solomon in un vortice di emozioni contrastanti, spingendolo a considerare una strada più rischiosa e controversa per raggiungere il successo. Con l’aiuto di un ricco ed enigmatico nuovo socio, Solomon riesce infine a ottenere un elicottero privato per portare Hana alle Hawaii, concedendole un ultimo momento di felicità prima della fine.

In foto l’attore Jin Ha che interpreta Solomon in Pachinko.

Pachinko: da dove riprenderà la stagione 2?

Come prosegue la storia della giovane Sunja? Cosa è successo al primogenito Noa? E in quale nuova situazione rischiosa si troverà Solomon con il suo losco socio? Secondo la sinossi ufficiale, la seconda stagione di Pachinko riprenderà le storie familiari parallele, a partire da ciò che accadde a Sunja a Osaka nel 1945, quando fu costretta a occuparsi da sola della sua famiglia durante il drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale. La narrazione poi si sposterà nuovamente nella Tokyo del 1989, dove Solomon, ignorando i rischi di cui il padre ha cercato di metterlo in guardia, proseguirà il suo cammino verso una nuova opportunità di carriera.

 
 

Pachinko – stagione 2: le generazioni si scontrano nel trailer ufficiale

Pachinko - stagione 2

Apple TV+ ha appena rilasciato il trailer dell’attesissima seconda stagione di Pachinko, la serie drammatica pluripremiata e acclamata in tutto il mondo creata e prodotta da Soo Hugh. La stagione di otto episodi sarà presentata in anteprima mondiale venerdì 23 agosto, con nuovi episodi in uscita ogni venerdì fino all’11 ottobre, e continuerà ad affascinare il pubblico con la sua ricca narrazione, presentata in coreano, giapponese e inglese.

Il nuovo trailer presenta un’inedita ed emozionante cover di “Viva La Vida” dei Coldplay eseguita da Rosé, superstar mondiale del gruppo K-pop da record BLACKPINK. Oltre a debuttare come inno del trailer della serie, la cover di Rosé sarà presente nel finale della seconda stagione della serie, in onda l’11 ottobre.

Basata sul romanzo bestseller del New York Times, Pachinko continua a tessere una storia profondamente commovente di amore e sopravvivenza attraverso quattro generazioni, incentrata sulla straordinaria matriarca Sunja. Basato sulla storia scritta da Min Jin Lee, Pachinko è un romanzo vasto e profondamente toccante che racconta la storia di una famiglia coreana attraverso quattro generazioni. Ambientato sullo sfondo di importanti eventi storici, il romanzo inizia all’inizio del XX secolo e si estende per quasi 80 anni, seguendo le lotte e i trionfi della famiglia durante la sua vita in Corea e in Giappone.

Chi c’è nella seconda stagione di “Pachinko”?

La seconda stagione riprende le storie parallele in due linee temporali distinte: Il 1945 a Osaka, dove Sunja affronta scelte pericolose per la sopravvivenza della sua famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale, e il 1989 a Tokyo, dove Solomon cerca di affrontare un nuovo inizio. La prima stagione di Pachinko è stata molto apprezzata dalla critica e ha ottenuto 11 premi internazionali, tra cui un Peabody Award, un American Film Institute Award, un Critics Choice Award e un Gotham Independent Film Award.

La serie è stata elogiata per la sua potente narrazione, per le immagini straordinarie e per le interpretazioni convincenti. La seconda stagione vanta un cast impressionante, che comprende Lee Minho, Yuh-Jung Youn, Minha Kim, Jin Ha, Anna Sawai, Eunchae Jung, Soji Arai, Junwoo Han e Sungkyu Kim.

La seconda stagione di Pachinko promette di essere un viaggio indimenticabile, mescolando drammi storici e storie personali di resilienza e speranza, proprio come ha dimostrato la prima stagione. Non perdetevi la première di due episodi il 23 agosto, e assicuratevi di sintonizzarvi ogni venerdì per gli ultimi episodi fino alla conclusione della stagione, l’11 ottobre.

 
 

Pacchetto Arancione – recensione

Il cortometraggio, si usa dire, è il trampolino di lancio di chi vuol poi passare alla sfida del lungometraggio.

Questo negli Stati Uniti, e nel resto d’Europa, è un dato di fatto. In Italia, come spesso accade, questa arte è un po’ bistrattata per varie ragioni, prima fra tutte quella più evidente: la mancanza di un mercato e di un conseguente ritorno economico.

 
 

Pablo Trapero gira il suo primo film in inglese!

Pablo Trapero, uno dei registi sudamericani più importanti degli ultimi tempi, è pronto a fare il suo debutto nella Hollywood di lingua inglese

 
 

Pablo Larrain racconta Pinochet in El Conde: “Nessuna forma di empatia era accettabile”

Pablo Larrain Venezia 80

Sanguigno eppure chirurgico, Pablo Larrain, come il suo cinema, riesce sempre a scuotere ed emozionare. Prova a farlo anche a Venezia 80, con il suo El Conde, presentato in Concorso, una satira sulla vita di Pinochet, reso vampiro immortale dalla sua impunità, come ha avuto modo di spiegare lo stesso regista nel corso della conferenza stampa di presentazione del film al Lido.

“Volevo trovare il miglior modo per rappresentare l’uomo Pinochet. Non era mai stato rappresentato prima al cinema o in tv, quindi il cercare l’approccio giusto ci ha condotti al genere, la combinazione tra una farsa e una satira, con elementi che derivano dalla leggenda, dalla logica e del personaggio del Conte, il Vampiro. E credo fosse l’unico modo per raccontarlo. Se non si percorre la via della satira, potrebbe essere facile scivolare verso una forma di empatia, e questo non era accettabile.” Spiega Pablo Larrian ad una platea attenta.

“Tutte le scelte sono state guidate dalla consapevolezza che Pinochet non ha mai affrontato la giustizia e questo gli ha permesso di vivere e morire in libertà, e anche molto ricco. Quella impunità lo ha reso in qualche modo eterno, per questo lo abbiamo rappresentato come un vampiro.” 

Le scelte estetiche di El Conde sono, come sempre nella filmografia del regista cileno, molto definite e in molti modi aiutano la narrazione, sostenendo la tesi che nel film porta avanti Pablo Larrain: “Il film si svolge in una grande casa isolata, all’estremità del Cile, in Patagonia. Pensavamo che il bianco e nero facilitasse la prospettiva teatrale e che potesse essere considerato più lontano e fantasioso, rispetto a dei colori realistici. Il lavoro con Edward Lachman, il nostro direttore della fotografia, è stato rilevante, non solo per l’aspetto estetico, naturalmente molto bello, ma anche perché sentivo, mentre giravamo, che avendo lui come DOP, le nostre immagini sarebbero sembrate universali. Avere uno straniero, un non cileno, che ci ha aiutato a tenere insieme la storia, probabilmente ha contribuito molto a rendere il film universale, anche se questo lo deciderà il pubblico. Ma con il suo anche il lavoro di scenografia, costumi e trucco hanno reso questo film unico.”

Il film si avvale della distribuzione di Netflix, sostegno che Pablo Larrain ha elogiato in conferenza, non dandolo per scontato: “Penso sia bellissimo che Netflix abbia supportato un film come questo, non solo un film coraggioso e insolito, ma che dà voce alla cinematografia cilena che, attraverso lo streamer, può parlare al mondo intero. Non lo avrei mai dato per scontato, soprattutto in un mondo che cambia così velocemente.”

 
 

Pablo Larraìn e il suo Neruda, poeta e politico di un tempo che non c’è più

Pablo Larraìn

Sorridente, gentile, simpatico, ha lavorato per cinque anni al suo Neruda e odia che la gente gli chieda spiegazioni sul suo stesso film. “Non mi piacciono i registi che devono spiegare i loro stessi film” dice. Pablo Larraìn si presenta così a Roma, a presentare il film che ha esordito al Festival di Cannes quest’anno e in uscita il prossimo 13 ottobre in Italia in 80 copie, distribuito da Good Films.

nerudaNeruda, candidato cileno alla cinquina del miglior film straniero agli Oscar 2017, racconta del grande poeta cileno, politico di spicco nell’immediato dopoguerra, e senatore comunista nel parlamento cileno. Una realtà sociale, politica e artistica difficilmente paragonabile a quella di oggi, come spiega Larraìn stesso: “Nel ‘47, due anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, 10 anni prima della Rivoluzione Cubana, 30 anni prima del colpo di stato in Cile, c’era un sogno. Il mondo era diverso, la società cilena era modernista. Allende si era candidato tre volte e la quarta volta doveva essere la volta Neruda. Ma lui ha ceduto il posto ad Allende che è stato eletto. Sarebbe stato un altro film, un’altra storia. Ma il confronto con oggi è difficile, perché nel ‘47 più della metà del Pianeta era comunista, il fascismo era stato sconfitto da poco.” E sull’approccio al periodo storico, Pablo Larraìn ha spiegato: “Quando fai un film d’epoca non puoi far finta di non sapere che è successo dopo. Abbiamo il vantaggio della Storia, della conoscenza di ciò che è stato. Questo è un film sul dopoguerra, racconta di un Paese che sognava, un sogno che non si mai realizzato perché quando Allende è andato al potere è stato per poco tempo e poi è stato il turno del bastardo Pinochet.”

Nonostante la bellezza del film e del racconto cinematografico a metà tra biografia filmata e racconto fantastico, il regista si confessa sopraffatto dalla figura eroica del poeta: “Quando Neruda ha vinto il premio Nobel ha parlato di questo periodo della sua vita e della sua fuga, raccontando  che non sapeva più se quel periodo l’ha vissuto, l’ha sognato o l’ha scritto. Il film è non è su una parte della vita di Pablo Neruda, ma sull’universo nerudiano. Sarebbe stato troppo vasto e un film era troppo poco per contenere tutto.”

Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larraìn

Raccontare un uomo con una vita così ricca e complessa ha necessitato di una preparazione certosina, per stessa ammissione di Larraìn, che ha letto tanto e intervistato anche testimoni diretti: “Ho letto molte biografie, ho studiato tanto. Alla fine abbiamo scelto la sua autobiografia e abbiamo intervistato chi lo ha conosciuto. Ma la verità, venuta fuori da questi studi e ricerche è che Neruda era un ottimo cuoco, un amante della cucina, del vino, delle donne, era un diplomatico che ha viaggiato in tutto il mondo, un politico, era un senatore del partito comunista, il portavoce del partito. Un esperto di letteratura, amante delle lettere, un poeta trai più grandi, il più grande in Cile. Tutto questo mi ha spaventato, non sapevo come fare a raccontare una tale personalità in un film, poi però ho avvertito un senso di liberazione. In Cile Neruda è ovunque, nella terra, nell’acqua, tutti lo conoscono, ha scritto lui nostra terra, e io me lo porto nella pelle, nel sangue, nella carne. Questo film è il mio desiderio di fare un poema su di lui, qualcosa che lui stesso avrebbe avuto piacere di leggere.”

Ma come si coniuga, in Neruda, la duplice natura, per noi in contrasto, di poeta e politico? “Non puoi separare il poeta dal politico. Quello in cui lui è vissuto era un mondo diverso. Oggi, per esempio, immaginiamo un poeta americano che scrive poesia contro donale Donald Trump, nessuno penserebbe a lui come a un poeta, nessuno penserebbe a quel testo come poesia. ‘Il canto general’ è un poema scritto durante la fuga raccontata nel film. Nel poema parla ai suoi e dei suoi contemporanei politici, ed è un’opera letteraria a tutti gli effetti. Faceva parte di un’epoca in cui i poeti volevano cambiare il mondo e lui voleva che l’opera avesse un’influenza diretta su chi la leggeva. Io e la mia generazione non possiamo farlo perché il mondo è diverso.”

Pablo LarraìnIn No – I giorni dell’arcobaleno, Larraìn ha raccontato la comunicazione asservita alla politica, e anche in Neruda la comunicazione e il potere che essa comunica sono legati. In che modo la comunicazione influenza il mondo di oggi? “Nel mondo di oggi il modo in cui si comunicano i messaggi è molto più importante dei messaggi stessi.Qui ho cercato di vedere un personaggio in un momento cruciale della sua vita. Il film infatti non è solo una storia, ma anche un road-movie, un anti-biopic, un western, un noir e offre riflessioni interessanti anche sulla comunicazione.”

 
 

Pablo Larraín dirigerà la miniserie horror My Sad Dead

Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Netflix ha annunciato ufficialmente “My Sad Dead“, titolo internazionale di “Mis muertos tristes“, una nuova miniserie horror drammatica in quattro parti diretta dall’acclamato regista cileno Pablo Larraín e coprodotta dalla sua etichetta cilena Fabula e dall’argentina K&S Films, già produttrice del recente successo mondiale della piattaforma di streaming “L’Eternauta”.

La nuova serie, basata sull’omonimo racconto dell’autrice argentina Mariana Enríquez, inizierà le riprese a fine giugno. Le riprese si svolgeranno a Buenos Aires per gli esterni e a Santiago del Cile per gli interni. Descritto come un racconto horror psicologico e soprannaturale radicato nel trauma sociale, “My Sad Dead” attinge non solo al racconto omonimo di Enríquez, ma incorpora anche personaggi e temi tratti da altre sue opere, tra cui “Julie”, “A Sunny Place for Shady People” e “Back When We Talked to the Dead”. La storia è stata adattata per il grande schermo dalla stessa Enríquez, insieme al celebre scrittore cileno Guillermo Calderón (“Neruda”,Il Club“), Anastasia Ayazi e Pablo Larraín.

“My Sad Dead” vanta un cast argentino di tutto rispetto, guidato da Mercedes Morán (“Neruda”, “La palude”), Dolores Fonzi (“Paulina”, “Truman”) e Alejandra Flechner (“Argentina 1985”, “Il fratello perduto”), a cui si uniscono Carlos Portaluppi, Germán de Silva, Luz Jiménez e l’esordiente Carolina Sánchez Álvarez.

La sinossi ufficiale di Netflix recita: “Ema, una dottoressa sessantenne, può vedere e sentire i morti. Li chiama ‘presenze’ e ha vissuto tutta la vita evitando che questo dono la collegasse alla sofferenza altrui. Ma quando sua nipote Julie, una giovane donna disturbata che può comunicare anche lei con i morti, ma in un modo molto più intenso e sessuale, arriva a casa sua, Ema è costretta a farsi coinvolgere. Quella che inizia come una riunione di famiglia si trasforma in una inquietante catena di eventi che altera l’equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, contagiando un intero quartiere con voci dall’aldilà. Mentre i confini tra vita, morte e desiderio si confondono, Ema dovrà confrontarsi con il suo passato, sua figlia e i fantasmi che non ha mai abbandonato.”

Riguardo al prossimo adattamento, Pablo Larraín ha dichiarato: “La scrittura di Mariana è particolarmente visiva, sempre brillante e sempre pericolosa. È un horror informale e familiare che ispira e ispirerà molti adattamenti cinematografici e televisivi. Sono grato a Netflix per l’opportunità di lavorare con questo team di persone che ammiro e che senza dubbio faranno tutto il possibile per realizzare la migliore miniserie possibile”.

My Sad Dead” è prodotto da Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín e Ángela Poblete, con la produzione esecutiva di Álvaro Cabello e Cristián Donoso. Tra i principali responsabili di reparto figurano Sergio Armstrong (direttore della fotografia), Rodrigo Bazaes (scenografia), Waldo Salgado (aiuto regista) e Alejandro Wise (direttore di produzione).

 
 

Pablo Larraìn alla regia di The True American con Tom Hardy

Pablo Larraìn

Sarà Pablo Larraìn a dirigere The True American, film che vede protagonista Tom Hardy.

Il progetto, da tempo nelle mani di Kathryn Bigelow, è passato di mano, almeno per quello che riguarda la regia, dal momento che la regista premio Oscar compare ancora trai produttori del film.

Pablo Larraìn dirigerà The True American

Il film si svolge durante i giorni immediatamente successivi all’attentato dell’11 settembre 2001 e racconta di Mark Stroman, auto proclamatosi “terrorista Americano”, che uccise due immigrati in Texas e ne ferì gravemente un altro. Quest’ultimo, veterano dell’Air Force del Bangladesh, lavorava in un ferramenta di Dallas e fece di tutto, secondo le sue convinzioni religiose, per impedire che Stroman venisse condannato a morte, invano.

Larrain ha recentemente dimostrato, di nuovo, il suo incredibile talento e Tom hardy è senza dubbio uno dei migliori attori in circolazione. Il progetto diventa così molto interessante, uno dei più attesi della stagione.

Fonte: ThePlaylist

 
 

Pablo Larraín al lavoro sul nuovo film con Gael García Bernal

Inarrestabile Pablo Larraín. A due anni da Jackie e a pochi mesi dall’annuncio ufficiale della sua seconda produzione americana (The True American, dal romanzo “The True American: Murder and Mercy in Texas“ di Anand Giridharadas) il regista cileno tornerà presto sul set con il suo attore feticcio Gael García Bernal per le riprese di Ema, storia originale scritta insieme a Guillermo Calderon (Neruda) e Alejandro Moreno.

Bernal interpreterà il coreografo di una compagnia di danza mentre Mariana Di Girolamo – al suo debutto cinematografico – vestirà i panni di sua moglie, un’insegnante di ballo. Nel cast anche Paola Yanini e Santiago Cabrera. Tutto ruoterà intorno alle conseguenze di un’adozione andata male mentre questa famiglia va in pezzi.

Volevo mettere in crisi l’idea di ciò che davvero rappresenta la famiglia al giorno d’oggi“, ha dichiarato Larraín, “E penso che questa idea sia cambiata in un modo unico e sorprendente. C’è una nuova comprensione della dinamica familiare che vorrei affrontare come un riflesso del mondo contemporaneo“.

The True American: Kumail Nanjiani e Mark Ruffalo nel nuovo film di Pablo Larraín

Vi ricordiamo che l’altro progetto che lo vedrà alla regia è The True American, dove sono stati già confermati Mark Ruffalo e Kumail Nanjiani. Amy Adams è entrata in trattative per ottenere un ruolo nel film. 

Pubblicato nel 2014, il romanzo omonimo racconta la storia di Raisuddin Bhuiyan, un ufficiale dell’aeronautica del Bangladesh che sogna di emigrare in America e di lavorare nel campo tecnologico. Pochi giorni dopo l’11 settembre però, un dichiarato “terrorista americano” di nome Mark Stroman, in cerca di vendetta, entra nel minimarket di Dallas dove Bhuiyan ha trovato un impiego temporaneo e gli spara, mutilandolo e lasciandolo in fin di vita.

Fonte: Indiewire

 
 

P.S. Burn This Letter Please dal 26 marzo in esclusiva su discovery+

P.S. Burn This Letter please

In uno storage abbandonato di Los Angeles viene ritrovata una scatola che porta alla luce una serie di corrispondenze di un’epoca dimenticata: la scena drag underground nella New York degli anni ’50. Questo è l’incipit dei registi Michael Seilgman e Jennifer Tiexiera che con il docu-film P.S. Burn This Letter please, dal 26 marzo in esclusiva su Discovery+, rivelano un mondo nascosto in un periodo in cui essere gay era un tabù e esibirsi travestiti era una vocazione potenzialmente pericolosa.

“Pensavamo di farlo per noi stessi. Non avevamo idea di farlo per la prossima generazione.” Miss Rita George, una delle protagoniste del docu -film commenta così il suo modo di vivere negli anni 50. Grazie a  Miss Rita George, Daphne, Josephine, Di Di Laroux e tutti gli individui che hanno vissuto quel periodo si sono potute diffondere e conservare le storie LGBTQ con l’obiettivo di educare e responsabilizzare i giovani LGBTQ, aiutare i giovani a rischio che sono ancora alla ricerca della propria identità e tutti coloro che si sforzano ogni giorno di condurre una vita più integrata. Attraverso filmati in super 8, immagini di repertorio e interviste alle “female performers” dell’epoca si  raccontano le storie più intime della comunità drag di quegli anni,  una comunità che il governo USA ha cercato di distruggere e la storia ha cercato di cancellare. P.S. Burn This Letter please è una commovente storia di amicizia e perseveranza formata da persone che hanno superato rischi insormontabili per perseguire le loro passioni. Chi ha conservato questo archivio privato di lettere? Chi e’ il misterioso destinatario? La vera identità del misterioso Reno verrà fuori e sarà per tutti del tutto inaspettata.

Presentato con successo allo scorso Tribeca Film Festival, P.S. Burn This Letter please, che secondo Hollywood Reporter “ha sottolineato gli aspetti più affascinanti della scena drag di New York” ed ha contribuito ad abbattere certe barriere grazie alle sfide che sono state combattute in quel periodo, sarà disponibile su Discovery+ dal 26 marzo.

 
 

P.O.E Poetry of Eerie recensione

P.O.E Poetry of EerieNegli otto corti selezionati da Distribuzione Indipendente per la versione cinematografica di P.O.E Poetry of Eerie che uscirà in sala il 7 giugno, la letteratura del terrore di Edgar Allan Poe si presenta come un semplice spunto narrativo da cui partire per costruire qualcosa di diverso, di estremamente personale e  contemporaneo. Se infatti permane il tema dell’ironia  della sorte che si abbatte tragicamente sull’esistenza dei protagonisti, questo elemento stesso è ricalcato sul versante del grottesco e, a tratti, della parodia. E’ il caso della Verità sul caso Valdemar, diretto da Edo Tagliavini, in cui il personaggio originario, un ammalato di tisi sottoposto alla pratica sperimentale della vesmerizzazione (dal nome del medico tedesco Franz Anton Mesmer), si trasforma, nella visione del regista, in una sorta di ambulante redivivo che si aggira indisturbato in un paese di provincia, in cerca di un fattucchiere da strapazzo che sia in grado di restituirgli la pace eterna. Sembra quasi si tratti di un manichino coperto di cerone sfuggito al set dell’Alba dei morti dementi di Edgar Wright, cui spetta una fine  pseudo-splatter e liqueforme. Si distingue, fra gli altri, l’episodio di Domiziano Cristopharo, il responsabile del progetto lanciato sulla rete,  e quello di Paolo Gaudio, esperto in tecniche d’animazione.

P.O.E Poetry of Eerie porterIl primo, Il giocatore di scacchi di Maelzel, riflette sul rapporto inquietante uomo-macchina proponendo una soluzione visiva e narrativa  riconducibile all’immaginario orrorifico cronenberghiano, per quanto qui in modalità ridotte e semplificate; nel secondo, Il gatto nero, tra le novelle più note dell’Autore ottocentesco, la trama, oltre a essere rivisitata, è trasposta in un cartoon in stop motion in cui il protagonista omicida è lo stesso Poe.

Un’opera corale insomma, costruita sui contributi di autori giovani ed emergenti (insieme a quelli già citati sono Le avventure di Gordon Pym di Giovanni Pianigiani e Bruno di Marcello, La sfinge di Alessandro Giordani, L’uomo della Folla di Paolo Fazzini, Il silenzio dei Fratelli Capasso e, infine, Canto sempre di Edo, sotto pseudomino giapponese) offerti nonostante il pochissimo tempo a disposizione (parametro volontariamente adottato nella selezione) e un badget inesistente, per il semplice piacere di sfidarsi sul campo della creatività e senza presunzione. Il risultato è altalenante e, certamente, ancora acerbo, nelle forme e nell’espressione, ma  certo interessante sia per ingegno che ideazione e meritevole, dunque, di essere considerato e, soprattutto, incoraggiato, per lasciare spazio a nuove leve e possibilità. E’ bene anche precisare, giusto per sottolineare il contesto ridicolo in cui i cineasti italiani sono costretti a lavorare, che il film è stato vietato ai minori di 18 anni, nonostante sia privo di scene di sangue e di violenza.

 
 

P-Valley: recensione della serie di Katori Hall

P-Valley recensione serie tv

Katori Hall, famosa drammaturga americana, porta in forma di serie tv, in veste di showrunner e produttore esecutivo, una delle sue pièce più famose, P-Valley, il racconto di un gruppo di spogliarelliste che lavora al Pynk, un locale nel Delta del Mississippi, nel profondo sud degli Stati Uniti. La serie arriverà su StarzPlay dal prossimo 12 luglio.

La storia segue le vite delle ballerine dello strip club, donne che hanno una vita difficile ma combattono ogni giorno per inseguire dei sogni che forse sono un po’ troppo grandi per il luogo e per la situazione sociale in cui si trovano, non certo per le loro forze. C’è la femmina alfa, Mercedes (Brandee Evans), che dopo anni di pole dance e strip ha finalmente messo da parte abbastanza soldi per aprire una palestra e allenare le bambine del suo quartiere. C’è Keyshawn (Shannon Thornton), che invece fa i salti mortali per gestire sua figlia neonata, il suo lavoro al club e un compagno violento, che spesso le lascia segni su quel corpo che le serve per vivere e lavorare. C’è zio Clifford (Nicco Annan), il gestore del locale, protettore, confidente, rappresentante estremo e bellissimo della non appartenenza al gender, che ama giocare con parrucche, trucco e abiti stravaganti come le sue ballerine, dice di conoscere troppi uomini e donne queer uccisi nella Città del Mississippi per sentirsi completamente al sicuro lì. Poi c’è l’attrazione più recente del club, Autumn (Elarica Johnson), l’unica che, nonostante lo spaesamento iniziale, potrebbe essere l’unica ad essere davvero a suo agio su quel palco e attorno a quel palo, nonostante un disturbo post traumatico che la assale improvvisamente, e che lei combatte con un eccesso di alcol.

P-Valley e lo sguardo femminile sui corpi di donna

La storia di P-Valley si dipana lungo dieci episodi da circa un’ora, tutti diretti, raccontati, inquadrati da un occhio femminile eforse proprio per questo la sovraesposizione dei corpi delle protagoniste non è mai serva di pruriginoso voyeurismo ma sempre latore di potenziamento. E si parte dal corpo perché è lo strumento principale con cui queste donne vengono raccontate: corpi così belli da non sembrare di questa Terra eppure tutt’altro che perfetti popolano il Pynk e tutte le notti gli avventori del club sono lì, vittime di questi corpi, di queste donne che esercitano con grande consapevolezza il loro potere. Tuttavia, il potere che viene dal corpo costa fatica, in termini di emozioni, in termini di duro lavoro e anche in termini di energie spese ad allenarsi appese a quel palo, che per pochi minuti, ogni sera, è migliore amico, sostegno e àncora per ognuna di loro.

Nel primo episodio, Mercedes si esibisce, sale sul palco, si arrampica al palo e comincia la sua danza, tra forza e grazie. Sotto di lei volano biglietti da un dollaro o più, uomini eccitati, musica assordante riempie la sala, luci al neon e proiettori illuminano di fucsia e blu l’aria, ma noi siamo nella testa di Mecedes: c’è silenzio, concentrazione, e l’unico suono che sentiamo è il suo respiro, il suo corpo che si sfrega contro il palo a cui è aggrappata, il suo sforzo atletico. Si tratta di una sequenza molto breve ma estremamente significativa, rappresentativa della forza di volontà di questa donna che ha un obbiettivo preciso ed usa coscientemente il suo corpo per realizzarlo.

p-valley recensioneUn’umanità che combatte a denti stretti per un posto al sole

In maniera più dura e drammatica rispetto a The Hustlers, uscito lo scorso inverno, P-Valley mette in scena un’immagine di donna molto estrema, oltre a gettare una luce sull’ambiente degli strip club e su forme di razzismo ed emarginazione tanto radicate quanto feroci. Dall’ecosistema economico al rapporto di sorellanza conflittuale delle protagoniste, P-Valley si fa spaccato di una realtà che fatichiamo a credere sia vera per quanto è difficile.

Visivamente sontuoso ed accattivante, P-Valley ricopre con una patina glamour un discorso sociale, etnico, politico ed economico che altrimenti sarebbe tanto atroce da risultare insostenibile. La bellezza delle immagini e dei corpi è un contraltare necessario a mostrare la realtà, il dolore, i tagli, i lividi sotto al trucco.

Ma la serie non si focalizza soltanto su queste donne, quindi lo sguardo femminile, per quanto fondamentale non è determinante. Dal rapporto con la fluidità di genere alla realtà proibitiva per qualunque tipo di sogno che possa in qualche modo sollevare il singolo dalla miseria in cui si trova, P-Valley è un racconto disincantato e crudo di una umanità che combatte a denti stretti per un posto al sole. Ma di questi posti, sembra chiaro, non ce ne sono abbastanza per tutti.

 
 

P!nk per la colonna sonora di Alice Attraverso lo Specchio

Alice attraverso lo specchio

In occasione dell’uscita cinematografica del nuovo film Alice Attraverso lo Specchio, i Walt Disney Studios annunciano la collaborazione con P!nk, la cantautrice vincitrice di tre GRAMMY®.

P!nk scriverà e inciderà un brano inedito per la colonna sonora del film composta da Danny Elfman, l’affermato musicista, plurinominato all’Academy Award®. La cantante ha inoltre inciso una cover del noto brano “White Rabbit”, che ne accompagnerà la campagna promozionale.

Alice Attraverso lo Specchio è il nuovo film Disney avventuroso e spettacolare, popolato dagli indimenticabili personaggi creati da Lewis Carroll e interpretati per il grande schermo da Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska, Rhys Ifans, Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen. Il film uscirà nelle sale italiane il 25 maggio 2016.

P!nk

Dal suo debutto, avvenuto nel 2000, P!nk (Alecia Moore) ha pubblicato sette dischi; ha venduto oltre 60 milioni di album,  130 milioni di singoli,  2.4 milioni di DVD in tutto il mondo e vanta 14 singoli nella Top Ten della classifica Billboard Hot 100 (di cui quattro al primo posto). Ha ricevuto numerosi premi, fra cui tre GRAMMY® Award, tre Billboard Music Award, sei MTV Video Music Award, due MTV Europe Award, due People’s Choice Award e nel 2013 Billboard l’ha eletta Donna dell’Anno.  La sua tournée mondiale “The Truth About Love” ha messo in scena 142 spettacoli in 13 paesi. Nell’autunno del 2014 ha presentato un progetto in collaborazione con Dallas Green, dal titolo “You+Me”. L’album dei due artisti, dal titolo, “rose ave.,” si è piazzato immediatamente al primo posto della classifica Billboard degli Album Folk e al secondo posto nella classifica degli Album Digitali. Nel 2015 P!nk è diventata Ambasciatrice UNICEF; si adopera a sostegno di numerose associazioni a scopo benefico fra cui: Make a Wish Foundation, Autism Speaks, Human Rights Campaign e No Kid Hungry. È la portavoce di COVERGIRL e ha esordito come attrice nel film di Lionsgate Tentazioni (Ir)resistibili, al fianco di Gwyneth Paltrow e Mark Ruffalo.

GUARDA IL TRAILER ITALIANO DI

ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO

Il film si basa su una specie di romanzo sequel, Attraverso lo Specchio, che Lewis Carroll scrisse proprio come seguito ideale a Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Nel cast, oltre a Mia Wasikowska (Alice), anche Johnny Depp (il Cappellaio Matto), Helena Bonham Carter (La Regina Rossa), Matt Lucas (PincoPanco, PancoPinco), Stephen Fry (Stregatto), Alan Rickman (Brucaliffo), Michael Sheen (Bianconiglio), Timothy Spall (Bayard), Paul Whitehouse, Barbara Windsor, Rhys Ifans (Zanik Hightopp, il padre del Cappellaio), Sacha Baron Cohen (Time), Ed Speelers (James Harcourt) e Toby Jones (la voce di Wilkins).

 
 

P!NK – All I Know So Far: trailer del film in arrivo su Prime Video

Amazon Prime Video ha diffuso il trailer ufficiale del documentario P!NK – All I Know So Far, il film su P!NK che arriverà su Prime Video il 21 maggio 2021. Diretto da Michael Gracey prodotto da Michael Gracey e Isabella Parish.

Unisciti alla pluripremiata cantante e performer P!NK e alla sua “famiglia acquisita” nel viaggio realizzato durante il world tour da record del 2019 “Beautiful Trauma” e segui la cantante mentre cerca di dividersi tra il suo ruolo di madre, moglie e performer. Tra filmati on the road e dietro le quinte, interviste e materiali personali, il regista Michael Gracey (The Greatest Showman) offre al pubblico in uno sguardo inedito sulla vita della diva.

 
 

O’ Cumpagn Mij: intervista al co-regista Matteo Dell’Angelo

Disponibile sulle principali piattaforme dal 23 luglio, O’ Cumpagn Mij è il film documentario diretto da Matteo Dell’Angelo e Camillo Cutolo che racconta la parabola atletica di due amici e compagni: sono Clemente Russo e Mirko Valentino, pugili iridati che il documentario coglie nel momento in cui si svolgono le qualificazioni per le Olimpiadi di Rio 2016.

In questa occasione, la qualificazione di Clemente Russo per la sua quarta Olimpiade, alla caccia di quel’Oro che ancora gli mancava dopo due Argenti, e la squalifica di Mirko Valentino, costretto a rimanere a casa con il suo rimorso, diventano due facce della stessa medaglia. Un percorso atletico e umano che dimostra quanto il vero nemico, molto spesso, non sia l’avversario ma qualcosa di oscuro e profondo che si nasconde dentro la testa. Seguendo questo misterioso nemico, Matteo Dell’Angelo e Camillo Cutolo hanno seguito i due atleti, uno a Rio e l’altro a Marcianise, raccontando questo momento della loro storia.

Nell’afa di agosto, abbiamo raggiunto al telefono Matteo Dell’Angelo che ci ha raccontato la sua esperienza e la genesi del progetto.

Da dove nasce O’ Cumpagn Mij

“È il frutto di una serie di circostanze e incontri fortunati. Il mio primo istinto, da quando ho cominciato a riprendere, e avevo 17 anni, è stato sempre quello di conoscere le persone, per cui per me il cinema non è un fine ma un mezzo, una chiave che mi permette di accedere a delle realtà – ha raccontato Dell’AngeloAvevo appena finito di girare una pubblicità per una piccola palestra di Caserta. A fine riprese eravamo andati a cena con Clemente e con la famiglia Maddaloni, e Clemente ci stava raccontando che si apprestava a partecipare alla sua quarta Olimpiade e aveva tutta l’intenzione di vincere, perché voleva l’Oro dopo aver vinto già due Argenti. Noi per scherzo gli abbiamo detto che sarebbe stato bello se qualcuno avesse documentato questo viaggio e ci siamo proposti di partecipare, e lui ha accettato con entusiasmo.”

A questo punto era stato coinvolto un campione nel progetto, ma come si arriva a Valentino?

“La settimana dopo c’era il primo torneo di qualificazione e lì abbiamo assistito alla qualificazione di Clemente Russo e alla squalifica di Mirko Valentino, momento che è diventata la prima scena del film. Quando Mirko ha perso, la tristezza è scesa nel cuore di tutti, perché abbiamo percepito che si spezzava un sogno. Quella sera, chi aveva vinto è rimasto in albergo perché il giorno dopo aveva gli incontri, chi aveva perso, aveva libera uscita, e così con Mirko siamo andati a cena. Durante quel primo incontro mi sono affezionato a Mirko, e gli ho detto che sarei rimasto con lui a Marcianise, allo stesso tempo però volevamo essere insieme a Clemente alle mitiche Olimpiadi di Rio.

Mi sono organizzato molto velocemente con un mio amico, che poi è diventato il co-regista del film, Camillo Cutolo, un videomaker romano che sapevo appassionato di boxe e gli ho chiesto se voleva partire al posto mio. Addirittura il biglietto aereo lo abbiamo comprato promettendo all’agenzia Algymar travel che avremmo pagato successivamente. Così sono rimasto a Marcianise, mentre Camillo seguiva Clemente a Rio, e qui ho cominciato a capire che la vera sfida non era per la vittoria, contro l’avversario, ma con la propria mente.”

Una breccia nell’intimità del campione sconfitto

Seguire Valentino a casa sua è stata una specie di “invasione di campo” che comunque hai intrapreso con grande delicatezza e tatto. Com’è stato entrare dentro a questa intimità?

“Per una coincidenza, quando ho incontrato Valentino, anche io ero reduce da un momento della mia vita che mi ha portato tanta rabbia, e questa cosa ci ha uniti parecchio. Quindi prima di tutto è nata l’amicizia, poi lui mi ha permesso di entrare in casa sua e di conoscere la sua famiglia che mi ha accolto molto calorosamente. Inoltre il fatto che girassi praticamente da solo, senza il fonico, con una telecamera molto piccola, mi ha permesso di essere molto discreto. Così facendo ho ripreso un sacco di materiale, ore e ore che poi è stato difficilissimo razionalizzare al montaggio, tanto che abbiamo quasi 20 versioni differenti del film.”

Per quanto riguarda la produzione, mi hai già detto che avete comprato il biglietto  a credito, quindi immagino che sia stato difficile portare a termine tutto il progetto. Qual è stato il vostro iter?

“Siamo un gruppo piccolo, la Palzom Films, e negli ultimi anni ci eravamo specializzati in video corporativi business to business, lavoravamo per delle aziende tessili internazionali che ci mandavano in giro per il mondo a realizzare video promozionali. Con i soldi di questi lavori, siamo stati capaci di produrre il film, che è stato il primo progetto della casa di produzione. La vera chiave però è stata la collaborazione, abbiamo avuto il supporto di tantissime persone e insieme abbiamo capito, man mano che si procedeva nel lavoro, quale dovesse essere il passo successivo, andando avanti fino alla fine.”

Nel tuo lavoro precedente di filemaker avevi già palesato un interesse per raccontare le storie vere. Hai un amino da documentarista o c’è dell’altro?

“Ho l’interesse verso l’essere umano e la sua mente, per certi versi mi sembra di essere partito dalla fiction per poi essere approdato al documentario, ma il lavoro con gli attori mi sembra un punto di arrivo di un processo che rispetto totalmente, quello che mi interessa è il cinema, non mi sento un documentarista.”

Le musiche di O’ Cumpagn Mij firmate da Enzo Avitabile

Il film si fregia della collaborazione di Enzo Avitabile alle musiche. Come ci siete arrivati e com’è stato collaborare con un artista di fama tanto affermata?

“Anche in questo caso sono stati incontri fortunati. Lavorando al montaggio, stavo appoggiando le musiche di Avitabile come references, poi, a una festa, un mio amico Gonzalo Borondo mi ha presentato Giuseppe Grant architetto del collettivo Orizzontale, anche lui casertano. Gli ho parlato del film e lui mi ha raccontato che il padre aveva disegnato una copertina di un disco di Avitabile, da qui ho avuto il contatto del suo manager. Lui si è dimostrato da subito super interessato e ci ha dato il permesso di usare le sue musiche. Ci ha ospitati al suo concerto il 24 luglio, quando c’è stata anche la prima del film, a Villa Ada, mi ha preso la mano e, mentre io cercavo di ringraziarlo, era lui che ringraziava me per il film. È stata un’esperienza incredibile per me.”

In aria di Olimpiadi e di storie straordinarie, chiediamo a Matteo Dell’Angelo se il prossimo film si farà su Tamberi e Jacobs, i due atleti che nella giornata dell’1 Agosto 2021 hanno scritto la storia dello sport italiano vincendo rispettivamente l’Oro nel salto in alto e nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma a quanto pare il prossimo progetto è già pronto, e si presenta davvero in maniera interessante: “Il prossimo film è già pronto. Durante la pandemia ci siamo interessati insieme alla regista romana Karen di Porto alla vita di un gruppo di clochard che vivono a Roma, tra Trastevere e via della Conciliazione. Questa volta ho raccontato una sfida con la propria mente, la possibilità di rialzarsi, davvero difficile; spesso quando si finisce per strada si subisce uno strappo quasi irrimediabile. Si intitola ‘Tutta mia la città’ e l’ho girato completamente durante la pandemia.”

In attesa di vedere questa nuova storia di Matteo Dell’Angelo, O’ Cumpagn Mij è disponibile su tutte le piattaforme di streaming.

O’ Cumpagn Mij poster

 
 

Ozi – La voce della foresta al cinema dal 19 settembre

Ozi - La voce della foresta

Dopo essere stato presentato alla 54° edizione del Giffoni Film Festival nella sezione Premiere fuori concorso, arriva al cinema dal 19 settembre il film d’animazione green Ozi – La voce della foresta di Tim Harper, prodotto da Leonardo DiCaprio e distribuito al cinema da Notorious Pictures.

Il film, prodotto dalla star hollywoodiana nota per il suo impegno ecologista, è ambientato nella foresta pluviale e racconta la storia di Ozi, una giovane orangotango il cui habitat viene distrutto dall’uomo. Salvata da un gruppo di volontari, impara a comunicare con la lingua dei segni e diventa un’influencer. Un giorno per caso, scopre che i genitori potrebbero essere ancora vivi e parte alla loro ricerca, ma il paesaggio attorno a lei è cambiato: la deforestazione ha distrutto l’ambiente che lei conosceva. Ozi decide così che la sua nuova missione, oltre a quella di trovare i suoi genitori, è far sapere al mondo cosa sta succedendo nella foresta pluviale.

Ozi – La voce della foresta, quindi, è un film che attraverso un racconto avvincente e un linguaggio capace di parlare ad un pubblico più giovane, ma non solo, affronta tematiche dall’enorme rilevanza sociale e di estrema attualità, come quella ambientalista.

Il film è un invito a cambiare il mondo in modo sostenibile, con un tocco di umorismo e avventura ogni giorno.

Con ingegnosi espedienti narrativi, la storia mostra le disavventure dei piccoli protagonisti che vedono il loro habitat scomparire, offrendo una prospettiva inaspettata sulla crisi ambientale e riflettendo, tra risate e riflessioni, sul nostro rapporto con la natura e l’importanza di proteggerla.

 
 

Ozark: tutto quello che c’è da sapere sulla serie originale Netflix

Ozark

Ozark è la originale Netflix creata da Bill Dubuque e Mark Williams per Netflix e prodotta da Media Rights Capital. La serie vede Jason Bateman e Laura Linney nei panni di Marty e Wendy Byrde, una coppia sposata che trasferisce la propria famiglia al Lago degli Ozarks per riciclaggio di denaro sporco.

Ozark in streaming? ecco dove vederla

Ozark in streaming è disponibile in esclusiva su Netflix.

Ozark, la trama

La serie racconta del Dopo che uno schema di riciclaggio di denaro per un cartello della droga messicano è andato storto, il consulente finanziario Martin “Marty” Byrde propone di fare ammenda offrendo di avviare un’operazione di riciclaggio più grande nella regione del Lago degli Ozarks nel Missouri centrale . Marty trasferisce improvvisamente la sua famiglia dal sobborgo di Chicago di Naperville alla remota comunità di villeggiatura estiva di Osage Beach, nel Missouri.  Quando i Byrde arrivano nel Missouri, si immischiano con i criminali locali, comprese le famiglie Langmore e Snell, e in seguito con la Kansas City Mafia.

Le stagioni di Ozark

Ozark 1 stagione

Nella prima stagione di Ozark Marty Byrde e il suo partner Bruce Liddell sono consulenti finanziari con sede a Chicago che riciclano denaro per un cartello della droga messicano. Bruce e i proprietari della società di autotrasporti che spostano i soldi sfiorano $ 8 milioni, il che fa sì che il loro cartello contatti Del per uccidere Bruce, la fidanzata di Bruce Liz e i proprietari dell’azienda di autotrasporti padre-figlio. Per salvarsi la vita, Marty usa un volantino promozionale che Bruce gli ha mostrato come ispirazione per un’affermazione improvvisata che gli Ozarksono un buon luogo potenziale per il riciclaggio e che, se gli sarà permesso di vivere, laverà 500 milioni di dollari in cinque anni. Parzialmente convinto, Del concede a Marty alcuni giorni per sostituire gli 8 milioni di dollari rubati da Bruce, cosa che fa liquidando tutti i suoi beni personali e chiudendo tutti i conti dell’azienda. Del quindi dice a Marty di trasferire la sua famiglia negli Ozarks e dimostrare la sua affermazione riciclando gli 8 milioni di dollari in tre mesi. La moglie di Marty, Wendy, ha una relazione con Gary “Sugarwood” Silverberg. Segue il suo consiglio di lasciare Marty e prendere i loro due figli e tutto il denaro che può mettere al sicuro, il che fa uccidere Silverberg a Del come avvertimento a Wendy per tenere unita la famiglia.

Ozark 2 stagione

La seconda stagione di Ozark si apre con Darlene e Ash che cremano il corpo di Del nella fattoria Snell. Marty e Jacob mandano Ash a Chicago con l’auto e le carte di credito di Del per stabilire la presenza di Del lì, permettendo loro di affermare che non era negli Ozark. Senza Del lì per negoziare, Marty e gli Snell si incontrano con Helen Pierce, l’avvocato del cartello di Navarro, per discutere del casinò.

Marty discute con il senatore statale Brock Mercer la possibilità di introdurre una legislazione per consentire la costruzione di casinò. Mercer dice a Marty di andare alla “casa sul lago”. Marty e Wendy scoprono che questa è la casa dell’uomo d’affari e donatore politico Charles Wilkes. Si incontrano con Wilkes e cercano di convincerlo a sostenere la legislazione. Helen mostra il video di Byrdes di Ash che usa la carta di credito di Del a Chicago. Trascurerà la morte di Del (e di Garcia) in cambio di “riparazioni” dagli Snell ma non dice a Marty cosa sarà soddisfacente. Su insistenza di Darlene, gli Snell si rifiutano di offrire denaro, ma Jacob capisce che una vita deve essere pagata, quindi uccide Ash per salvare Darlene. Marty e Wendy nascondono la verità a Charlotte e Jonah, ma si riconoscono l’un l’altro che la morte di Ash ha soddisfatto i Navarros, il che significa che il progetto del casinò è ancora vivo.

Ozark 3 stagione

Nella terza stagione di Ozark sono passati sei mesi e il casinò è stato aperto. Ora Marty e Wendy si affrontano per il controllo del destino della famiglia: Marty vorrebbe mantenere la situazione così com’è, mentrezWendy prepara un ampliamento, aiutata da Helen e dal narcoboss Omar Navarro. L’arrivo in città del fratello di Wendy getta tutti nel caos. Scopri di più su Ozark 3.

Ozark 4 stagione

La quarta stagione di Ozark è stata l’ultima e ha chiuso la serie originale Netflix che nel 2021.  Ozark 4 è composta da 7 episodio. Scopri di più su Ozark 4.

Nella quarta stagione Marty e Wendy si rimpallano la responsabilità della morte di Javi. Mentre Marty giustifica il gesto di Ruth, ammettendo che sono stati loro a portare il caos nella sua famiglia, Wendy accusa il marito di aver compromesso le loro possibilità di vittoria a pochi metri dall’agognato traguardo.

Il cast di Ozark

Nel cast di Ozark protagonisti sono Jason Bateman come Martin “Marty” Byrde , il marito di Wendy e il padre di Charlotte e Jonah. È un consulente finanziario autonomo con sede a Chicago nel 2007, quando lui e il suo socio in affari iniziano a riciclare denaro per un cartello della droga messicano. Laura Linney come Wendy Byrde (nata Davis), la moglie di Marty e la madre di Charlotte e Jonah. È un’operatrice di pubbliche relazioni per campagne politiche. Sofia Hublitz come Charlotte Byrde, figlia adolescente di Marty e Wendy. Skylar Gaertner come Jonah Byrde, il figlio adolescente di Marty e Wendy. Julia Garner come Ruth Langmore, una giovane donna che fa parte di una famiglia criminale locale. Jordana Spiro come Rachel Garrison, proprietaria dell’hotel e bar Blue Cat. Jason Butler Harner come Roy Petty, un agente dell’FBI che indaga su Marty.

Il trailer ufficiale di Ozark

 
 

Ozark 2: recensione della serie Netflix

Ozark 2 stagione recensione

Torna su Netflix a partire dal 31 agosto Ozark 2, la seconda stagione di Ozark, serie tv ideata da Bill Dubuque e Mark Williams. Nei nuovi dieci episodi ritroviamo Jason Bateman e Laura Linney nei panni di Marty e Wendy Byrde, intenti a perpetrare nella loro attività di riciclaggio di denaro per i cartelli della droga messicani, e allo stesso tempo costretti a fare i conti con i criminali locali, i quali desiderano ottenere la propria parte nella storia.

Le nuove puntate di Ozark 2 tolgono sin da subito ogni dubbio: la coerenza tra le due stagioni è stata mantenuta intatta. A conservare questa coesione è prevalentemente il carattere estetico, dalla ricorrenza di determinati elementi al tono cupo con cui ogni episodio è affrontato. Nel corso della stagione vediamo tornare in scena tutti i personaggi già incontrati precedentemente, con la narrazione che si concentra esclusivamente su di loro, senza introdurne di nuovi. Cosa, questa, che se da un lato avrebbe potuto portare freschezza alla serie, avrebbe allo stesso tempo rischiato di rendere ancor più complesso il già intricato puzzle della storia.

Tra gli episodi della stagione spiccano quelli diretti da Jason Bateman stesso, che appare sempre più pervaso dalla natura della serie, riuscendo così a realizzare una regia elegante e attraente, che spesso sopperisce lì dove la scrittura si fa cedevole.

Ozark 2Tuttavia, nonostante questa coerenza di fondo e il grande interesse per i propri protagonisti, Ozark 2, la seconda stagione si rivela essere, con il procedere degli episodi, decisamente sottotono. Complice una ridotta presenza di eventi significativi e un’eccessiva dilatazione del tempo, diventa sempre più difficile venire coinvolti attivamente nella narrazione, che già di per sé intricata non facilita la visione. La conseguenza è una quasi totale mancanza di ritmo che pervade la stagione, fatta eccezione per alcuni specifici momenti che rivelano un maggior fascino.

Allo stesso modo i personaggi non sembrano vivere una particolare evoluzione, risultando così difficile poterli apprezzare più di quanto si era ottenuto con la prima stagione. Risultano comunque convincenti  le prove attoriali di Jason Bateman e Julia Garner, mentre a rubare la scena a tutti è Laura Linney, sempre più donna di potere e vero e proprio personaggio centrale della stagione. Occasione mancata, dunque, per Ozark 2, che non riesce a riprodurre l’attrattiva della precedente né ad approfondirne la vicenda, risultando così essere poco più che una divagazione sulla storia e sui temi presentatici inizialmente.

 
 

Oxygen: recensione del film con Mélanie Laurent

Oxygen recensione film

Disponibile su Netflix dal 12 Maggio, l’ultima fatica del regista francese Alexandre Aja è Oxygen, un thriller claustrofobico con protagonista assoluta Melanie Laurent. Si tratta del primo film in lingua francese del regista dai tempi di Alta Tensione del 2003 e segue il risveglio della protagonista Liz in una camera criogenica, spazio angusto e con una riserva di ossigeno che diminuisce rapidamente, incerta su chi lei sia o come sia arriva li. Girato la scorsa estate nel mezzo della pandemia COVID, la pellicola ambisce a proporsi come un’opera soffocante e architettata tecnicamente di tutto punto, esaurendo tuttavia nel concreto la componente di suspense e colpi di scena raccolti lungo la via.

Un one-woman show con una superba Melanie Laurent

Melanie Laurent è soggetto unico dell’occhio cinematografico e restituisce una performance ottimale, che mira a sottolineare la condizione incerta e precaria della donna, attraverso svariate intuizioni registiche encomiabili, tra cui una panoramica a 360 gradi degna di nota. I primi piani fissi sul volto irrequieto della protagonista riescono a mettere in luce l’intimità insita a una vicenda che abbraccia l’universale e che, da serratamente enigmatica all’inizio, si svela nel corso dell’opera attraverso un’ indagine condotta con pochi strumenti tecnici, ma tanti ricordi. E’ il ricordo che si configura come veicolo di conoscenza del sé, come traccia immanente di un’esistenza labile che tenta disperatamente di fissarsi nel flusso incessante quotidiano, oltre una realtà futuristica marchiata da una sorte infausta.

L’esordio di Oxygen ci mostra una figura che prende improvvisamente conoscenza: il corpo è avvolto in un bozzolo, ha un tubo inserito nel braccio destro e cinghie di contenimento che ne serrano il petto. Rapidamente la donna intuisce di trovarsi all’interno di una camera criogenica ad alta tecnologia; tuttavia, non riesce a ricordare il suo nome o il suo passato e si affida a M.I.L.O, un programma di bordo programmato per monitorarla, per poter sopravvivere. Inizia cosi la sfida incessante di Liz nel capire come rimanere in vita e utilizzare la quantità residua di ossigeno in maniera ottimale, oltre al cercare di capire come sia finita in quello stato.

Oxygen: la debole linea narrativa lo rende un prodotto derivativo

Oxygen film 2021

Sebbene gli ultimi 15 anni di lavoro ad Hollywood del regista lo hanno visto impegnato in film horror, in Oxygene – la cui sceneggiatura è curata da Christie LeBlanc – il focus narrativo sembra essere il tentativo di generare un’ansia crescente soffocante. L’orologio del tempo che passa e dell’ossigeno che diminuisce ticchetta in maniera beffarda, mentre Liz cerca di contattare disperatamente il mondo esterno per ottenere risposte. Inizialmente lo stato confusionale in cui è immersa Liz risulta funzionale in termini di creazione e mantenimento della suspense, per ricostruire la storia del personaggio. La discrepanza tra realtà dei fatti e memoria fallace è rilevante alla presa di coscienza di una verità personale, più che univoca, e identitaria per il singolo. Il tutto è sottolineato da una superba prova attoriale della Laurent, che riesce a drammatizzare la situazione di panico in cui si trova la protagonista, senza inutili virtuosismi melodrammatici.

La debolezza drammaturgica della pellicola risiede nel fatto che altri prodotti precedenti hanno trovato un baricentro narrativo nell’unità spazio temporale capeggiata da un unico personaggio, che tenta di salvarsi in un contesto altamente ansiogeno. Questo è decisamente un one woman show, eppure la prestanza attoriale non è sufficiente per differenziare un prodotto che, al di là di qualche intuizione formale riconoscibile, fa leva su snodi e sviluppi narrativi poco efficaci e forzati.

Oxygen film netflixLa dimensione del mistero non riesce dunque ad essere sostenuta da una tensione significativa e non riesce a svettare completamente, se non per l’intuizione del percorso di riappropriazione della memoria di Liz, memoria nebulosa avvolta dall’ipersonno e dalla mancanza di consapevolezza del proprio essere. Una rilettura della pandemia che cerca di configurarsi come una commistione di genere ambiziosa, tuttavia derivativa e piuttosto approssimativa nel suo epilogo. Il bozzolo della crisalide che avvolge la protagonista la ricopre anche metaforicamente nel finale, che rappresenta una chiusura narrativa ulteriore, ben lontana da alcune riflessioni affascinanti, come la teoria delle emozioni, impulsi chimici che rappresentano reazioni alle esperienze e, in quanto tali, possono essere conservate come memorie muscolari e trasformate in dati.

Indubbiamente Oxygen si presenta come un prodotto notevole rispetto all’offerta ordinaria del catalogo Netflix e sostanzialmente un buon film d’intrattenimento, coadiuvato da una fotografia affascinante e da un montaggio piuttosto ritmato, che fa si che il pubblico non sappia mai troppo rispetto a Liz, piuttosto che l’indagine proceda di pari passo. Appurato ciò, le grandi rivelazioni fondamentalmente non arrivano: la sceneggiatura scopre delle carte deboli e il motivo di reclusione della protagonista appare piuttosto bizzarro e dai tratti ben poco avveniristici, a dispetto di come l’impianto filmico vorrebbe porsi.