A distanza di 13
anni dal film Alla Ricerca di Nemo,
esce nelle sale italiane il 14 settembre il sequel
tanto atteso, che vede come protagonista la pesciolina
Dory in Alla ricerca di
Dory.
Andrew Stanton torna dietro la
macchina da presa raccontandoci le origini della pesciolina blu, la
cui storia si incontra e si scontra letteralmente con quella del
pesce pagliaccio Marlin, le cui avventure erano
oggetto del film precedente.
Stavolta lo script si avvale di
numerosi flashback, atti a richiamare l’uso della memoria e dei
ricordi che tanto fanno penare la pesciolina con l’amnesia.
Attraverso un viaggio per capire da dove viene e ritrovare i propri
genitori, Dory attraverserà quel consueto percorso
di formazione – tanto caro alla morale Disney – che la porterà a
conoscere nuovi amici.
Le tematiche rimangono le medesime
dell’immaginario cartooniano ormai noto: le paure dei genitori che
si riversano sui figli; la libertà di potersi scegliere una propria
famiglia; la morale finale rassicurante.
Se quindi in molte cose
Alla ricerca di Dory poco si discosta dal
suo predecessore (lo sviluppo della storyline rimane inalterato:
trauma iniziale – svolgersi dell’avventura – happy ending finale),
stavolta la trattazione di tematiche più adulte sembra prendere il
sopravvento. Mettendo da parte le gag dal puro sapore ridanciano,
in numero inferiore rispetto al prequel, la storia che si dipana
attorno a Dory preferisce concentrarsi
maggiormente sul trauma di quest’ultima, rendendola di fatto una
sorta di portatrice di handicap.
Per l’intera durata del film, Dory
ammette con candore la propria “invalidità”, causata dalla perdita
di memoria a breve termine. L’incapacità di trattenere i ricordi ne
fa un pesce “diversamente abile”, irriso da molti e causa di
preoccupazioni genitoriali.
Ma nel percorso di crescita
spirituale, che è sapientemente rappresentato di pari passo con
quello fisico e sociale, la piccola pesciolina chirurgo saprà
imparare ad accettarsi per come è, comprendendo l’importanza del
far sentire forte la sua voce che – seppur fuori dal coro – sa
toccare le corde del cuore di chi la ode.
Visivamente ineccepibile,
l’animazione virtuale si fa sempre più realistica, arrivando a far
intravedere le squame sul dorso dei pesci, e rappresentando le
profondità marine tramite eccezionali colori e sfumature.
Di indescrivibile poesia il corto
che procede il film: Piper, che narra i
primi istanti di vita di una piccola uccellina di
piovanello.
Powered by 