In
Fino all’Ultimo Indizio il Vice Sceriffo della Kern
County, Joe “Deke” Deacon (Washington) viene mandato a Los Angeles
per quello che doveva essere un veloce incarico di raccolta di
prove. Al contrario, si trova coinvolto nella caccia al killer che
sta terrorizzando la città. A guidare l’indagine, il Sergente Jim
Baxter (Malek) che, colpito dall’istinto di Deke, richiede il suo
aiuto non ufficiale. Ma mentre danno la caccia al killer,
Baxter ignora che l’indagine sta riportando a galla alcune
situazioni vissute in passato da Deke, svelando segreti scomodi che
potrebbero mettere a repentaglio molto più che il suo caso.
Il cast principale include anche
Natalie Morales (“Battle of the Sexes”), Terry Kinney (“Mile 22”,
“Billions” per la TV), Chris Bauer (“Sully”, “The Deuce”per la TV),
Joris Jarsky ( “Bad Blood”per la TV), Isabel Arraiza ( “Pearson”per
la TV) e Michael Hyatt (“Crazy Ex-Girlfriend”).
Fino all’Ultimo Indizio è prodotto dal premio
Oscar® ed Emmy, Mark Johnson (“Breaking Bad”, “Rain Man”) e
Hancock, con Mike Drake e Kevin McCormick come produttori
esecutivi.
Dietro la cinepresa, Hancock ha
chiamato a lavorare con lui alcuni dei suoi collaboratori di lungo
corso, tra cui il direttore della fotografia candidato all’Oscar,
John Schwartzman (“Seabiscuit”, “The Founder”, “Saving Mr. Banks”),
lo scenografo candidato all’ Oscar®, Michael Corenblith (“Apollo
13”, “The Founder”, “The Blind Side”), il montatore Robert Frazen
(“The Founder”) e il costumista Daniel Orlandi (“The Founder”, “The
Blind Side”). Le musiche sono del compositore più volte candidato
all’Oscar®, Thomas Newman (“1917”, “Bridge of Spies”, “Saving Mr.
Banks”). Warner Bros. Pictures presenta una produzione Gran Via,
“Fino all’Ultimo Indizio”, che sarà distribuita in tutto il mondo
da Warner Bros. Pictures.
Dopo aver raccontato l’altra faccia
dell’iconica storia dei criminali Bonnie e Clyde
in
Highwaymen – L’ultima imboscata, John Lee
Hancock torna a proporre una storia che si immerge nelle
atmosfere del crime drama, offrendo un omaggio al noir, laddove in
precedenza aveva tenuto presente principalmente il western. Lo fa
firmando regia e sceneggiatura di
Fino all’Ultimo Indizio, il suo ultimo film che arriva
direct to digital per Warner Bros Distribution. Il film, che ha già
riscosso un discreto successo negli Stati Uniti, ha anche
conquistato una prestigiosa nomination ai Golden Globes 2021 per il
migliore attore non protagonista, Jared Leto (premio andato poi a Daniel
Kaluuya per Judas and the Black
Messiah).
La trama di Fino all’Ultimo
Indizio
Fino all’ultimo indizio racconta la
storia del vice-sceriffo di contea californiana di Kern, Joe Deacon
(Denzel
Washington), che viene inviato a Los Angeles per una
raccolta di prove. Quello che doveva essere un veloce incarico si
trasforma in un’indagine impegnativa, quando Deacon si ritrova
coinvolto nella caccia al serial killer che sta seminando il panico
in città. È lo stesso sergente Jim Baxter (Rami
Malek), che si occupa del caso, a richiedere l’aiuto
del vice-sceriffo, perché colpito dalla sua capacità di prestare
attenzione anche alle “piccole cose” e scovare indizi difficili da
intuire. Baxter, nel corso delle indagini, ignora totalmente, però,
che il caso sembra svelare alcuni segreti di Joe, appartenenti a un
oscuro passato e con cui l’uomo deve ancora fare i conti, un caso
irrisolti con risvolti tragici. La collaborazione trai due porterà
all’identificazione di un sospettato che si rivela essere molto
diverso da un criminale normale, un soggetto scaltro, intelligente,
un reietto della società che però ha delle sue regole. Contro di
lui Baxter concentrerà le sue forze. Ma nel finale a sorpresa il
giovane sergente capirà che la realtà non è sempre quella che
sembra, e che la legge e la legalità raramente vanno di pari passo
con ciò che è giusto fare.
Le dinamiche narrative
messe in scena da Hancock sono tradizionali, da una parte c’è un
detective anziano, disincantato disposto a far passare il suo
sapere anche se con una reticenza sospettosa, dall’altra un giovane
sergente, un uomo tutto d’un pezzo che ha grande fiducia nei mezzi
che la legge gli fornisce. Tra di loro un sospettato che imparerà
con un certo gusto a giocare con i suoi accusatori. Sembra la
dinamica vista in Seven di David
Fincher, o in altri mille thriller di investigazione,
eppure Fino all’ìUltimo Indizio assume una dimensione
esistenzialista seguendo da vicino i personaggi, le loro ambizioni,
le loro paure e il loro modo di approcciare alla vita, così diverso
e condizionato dalle rispettive esperienze. Più che la caccia
all’assassino, al regista sembra importare qual è lo stato d’animo
con cui i personaggi si approcciano alle loro giornate.
Un tris incredibile di
protagonisti
A questo scopo, particolare valore
assume la scelta di in trittico di attori di spessore. Denzel
Washington offre la sua quasi ovvia solidità da attore consumato e
si confronta con un Rami Malek che, nonostante sembra sia fuori
parte il più del tempo, riesce comunque a comunicare le sfumature
del carattere che gli viene affidato. Jared Leto, dal canto suo, seppure in meno
tempo, riesce a infondere tutto il suo metodo in un personaggio
affascinante e sfuggente, diverso da altri psicopatici (forse)
omicidi che abbiamo visto sullo schermo.
È interessante come, per Hancock, il
luogo prediletto per portare avanti le indagini non sembra essere
la strada, la scena del crimine, ma la mente stessa del detective.
Se il giovane e metodico Baxter si affida alle prove, ai rilievi,
alla scienza dietro l’investigazione, l’approccio di Deacon è più
intuitivo e allo stesso tempo più analitico: il personaggio
magistralmente interpretato da Denzel Washington
si ferma, immagina, soppesa, razionalizza, osserva tanto e prevede
gli scenari e i momenti nei quali è possibile cadere in fallo.
Deacon è capace di calarsi davvero nella mente dell’omicida che i
due cercano, ma allo stesso tempo è afflitto dal rimorso e da una
storia personale oscura, è un personaggio con diversi strati e
piani, e l’idea che ci dà
Fino all’Ultimo Indizio è che alla fine della storia,
Baxter sarà un po’ meno ligio e fiducioso e un po’ più simile al
suo collega anziano.
Più concentrato sull’ambiente e
sulle atmosfere che sulla narrazione intesa come progressione di
eventi, Fino
all’Ultimo Indizio è un thriller efficace ed
affascinante, che si avvale di ottime interpretazioni e di un ritmo
dilatato e ipnotico.
Fino
All’Ultimo Indizio, il thriller con protagonisti i
premi Oscar Denzel Washington (“Training Day”, “Glory”),
Rami Malek (“Bohemian Rhapsody”) e Jared Leto, che per la sua interpretazione nel
film ha ricevuto la nomination ai Golden Globe come “Miglior attore
non protagonista”, arriva in Italia in esclusiva digitale
da venerdì 5 marzo, disponibile per l’acquisto e
il noleggio premium su tutte le principali piattaforme
digitali. John Lee Hancock (“The Blind Side”,
“Saving Mr. Banks”, “The Founder”) dirige il film da una sua
sceneggiatura originale.
In Fino
All’Ultimo Indizio il Vice Sceriffo della Kern County,
Joe “Deke” Deacon (Washington) viene mandato a Los Angeles per
quello che doveva essere un veloce incarico di raccolta di prove.
Al contrario, si trova coinvolto nella caccia al killer che sta
terrorizzando la città. A guidare l’indagine, il Sergente Jim
Baxter (Malek) che, colpito dall’istinto di Deke, richiede il suo
aiuto non ufficiale. Ma mentre danno la caccia al killer,
Baxter ignora che l’indagine sta riportando a galla alcune
situazioni vissute in passato da Deke, svelando segreti scomodi che
potrebbero mettere a repentaglio molto più che il suo caso. Il cast
principale include anche Natalie Morales (“Battle of the Sexes”),
Terry Kinney (“Mile 22”, “Billions” per la TV), Chris Bauer
(“Sully”, “The Deuce”per la TV), Joris Jarsky ( “Bad Blood”per la
TV), Isabel Arraiza ( “Pearson”per la TV) e Michael Hyatt (“Crazy
Ex-Girlfriend”).
Fino
All’Ultimo Indizio è prodotto dal premio Oscar ed
Emmy, Mark Johnson (“Breaking Bad”, “Rain Man”) e Hancock, con Mike
Drake e Kevin McCormick come produttori esecutivi. Dietro la
cinepresa, Hancock ha chiamato a lavorare con lui alcuni dei suoi
collaboratori di lungo corso, tra cui il direttore della fotografia
candidato all’Oscar, John Schwartzman (“Seabiscuit”, “The Founder”,
“Saving Mr. Banks”), lo scenografo candidato all’ Oscar, Michael
Corenblith (“Apollo 13”, “The Founder”, “The Blind Side”), il
montatore Robert Frazen (“The Founder”) e il costumista Daniel
Orlandi (“The Founder”, “The Blind Side”). Le musiche sono del
compositore più volte candidato all’Oscar®, Thomas Newman (“1917”,
“Bridge of Spies”, “Saving Mr. Banks”). Warner Bros. Pictures
presenta una produzione Gran Via, Fino
All’Ultimo Indizio, che sarà distribuita in tutto il
mondo da Warner Bros. Pictures.
Fino All’Ultimo Indizio, il thriller con protagonisti
i premi Oscar Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto, che per la sua interpretazione nel
film ha ricevuto la nomination ai Golden Globe come “Miglior attore
non protagonista”, arriva in Italia in esclusiva digitale
da venerdì 5 marzo, disponibile per l’acquisto e
il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio premium su Sky
Primafila e Infinity.
In occasione dell’arrivo in Italia
della pellicola, che John Lee Hancock dirige da una sua
sceneggiatura originale, sul canale Youtube ufficiale di Warner
Bros. Italia sono già disponibili 10 minuti in anteprima
del film:
Il Vice Sceriffo della Kern County,
Joe “Deke” Deacon (Washington) viene mandato a Los Angeles per
quello che doveva essere un veloce incarico di raccolta di prove.
Al contrario, si trova coinvolto nella caccia al killer che sta
terrorizzando la città. A guidare l’indagine, il Sergente Jim
Baxter (Malek) che, colpito dall’istinto di Deke, richiede il suo
aiuto non ufficiale. Ma mentre danno la caccia al killer,
Baxter ignora che l’indagine sta riportando a galla alcune
situazioni vissute in passato da Deke, svelando segreti scomodi che
potrebbero mettere a repentaglio molto più che il suo caso.
Il cast principale di
Fino All’Ultimo Indizio include anche Natalie Morales,
Terry Kinney, Chris Bauer, Joris Jarsky, Isabel Arraiza e Michael
Hyatt. Fino All’Ultimo Indizio è prodotto dal
premio Oscar ed Emmy, Mark Johnson e Hancock, con Mike Drake e
Kevin McCormick come produttori esecutivi.
Dietro la cinepresa, Hancock ha
chiamato a lavorare con lui alcuni dei suoi collaboratori di lungo
corso, tra cui il direttore della fotografia candidato all’Oscar,
John Schwartzman, lo scenografo candidato all’ Oscar, Michael
Corenblith, il montatore Robert Frazen e il costumista Daniel
Orlandi. Le musiche sono del compositore più volte candidato
all’Oscar, Thomas Newman. Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Gran Via,
Fino All’Ultimo Indizio, che sarà distribuita in tutto
il mondo da Warner Bros. Pictures.
Ecco il nuovo trailer di
Fino a qui tutto bene, diretto da
Roan Johnson e interpretato da Alessio
Vassallo, Paolo
Cioni, Silvia
D’Amico, Guglielmo
Favilla, Melissa Anna Bartolini con
l’amichevole partecipazione di Isabella
Ragonese
Uscirà nelle sale il
prossimo 19 marzo, distribuito
da Microcinema, Fino a qui tutto
bene, il film di Roan
Johnson (I primi della lista) che ha
conquistato il Festival Internazionale del Film di
Roma vincendo il Premio del Pubblico BNL
– Cinema Italia.
Interpretato da un cast di
giovani attori (Alessio
Vassallo, Paolo
Cioni, Silvia
D’Amico, Guglielmo
Favilla, Melissa Anna Bartolini, con
l’amichevole partecipazione di Isabella
Ragonese), Fino a qui tutto bene racconta
l’ultimo weekend insieme di cinque ragazzi che hanno studiato e
vissuto nella stessa casa, dove si sono consumati sughi scaduti e
paste col nulla, lunghi scazzi e brevi amplessi, nottate sui libri
e feste all’alba, invidie, gioie, spumanti, amori e dolori. Ma
adesso quel tempo di vita così acerbo, divertente e protetto, sta
per finire e dovranno assumersi le loro responsabilità. Prenderanno
direzioni diverse, andando incontro a scelte che
cambiano tutto. Chi rimanendo nella propria città, chi
partendo per lavorare all’estero. Il racconto degli ultimi tre
giorni di cinque amici che hanno condiviso il momento forse più
bello della loro vita, di sicuro quello che non scorderanno
mai.
«Nel 2013 – spiega
Johnson – l’Università di Pisa mi chiede di fare un
documentario e mi sorprendo ad ascoltare ragazzi che, anziché
lamentarsi per la crisi, dimostrano un atteggiamento di sfida. Di
rilanciare, piuttosto che arrendersi.
Per questo, quando ci è venuta
l’idea per raccontare la fine di quel periodo protetto e acerbo,
anziché seguire il classico percorso che ci avrebbe portato a
sentirci dire che avremmo dovuto aspettare, che i soldi erano
finiti, che avremmo dovuto scendere a compromessi produttivi,
abbiamo deciso di fare da soli, di non arrenderci, di puntare in
alto.
Questo film sull’amicizia è
stato fatto grazie agli amici, alcuni professionisti del settore,
altri semplicemente amici. L’organizzatore era il proprietario di
una libreria, il data manager uno stagista del Tirreno, la
segretaria di edizione era la sceneggiatrice e mia compagna,
incinta di cinque mesi. Avevamo un solo macchinista/elettricista,
una sola costumista/scenografa. Con questa “Armata Brancaleone”
siamo stati liberi di fare un film che ci apparteneva. Gli attori
dormivano nella casa in cui stavamo girando così da essere davvero
coinquilini.
Questo clima ci ha fatto
diventare i personaggi del film: gli attori indossavano i loro veri
vestiti, le stanze erano le loro, e quando abbiamo dovuto lasciare
quella casa, avevamo tutti davvero un groppo in gola»
Fino a qui tutto bene è
prodotto da Roan Johnson con la
collaborazione
degli autori, attori e troupe del
film, con il commovente supporto di D-Vision
Italia, con la partecipazione di Regione
Toscana – Toscana Film Commission, in
collaborazione (ai sensi delle norme sul tax
credit) con Filippo Fabozzi e Associati
sas e Studio Flu, con il
supporto
di Net7. Distribuzione: Microcinema.
Il regista Roan
Johnson, insieme agli attori Alessio Vassallo,
Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Anna
Bartolini e alla sceneggiatrice Ottavia
Madeddu hanno presentato in anteprima stampa il film
Fino a Qui Tutto Bene, che ha debuttato
allo scorso Festival del Film di Roma dove ha ricevuto il premio
del pubblico BNL (oltre ad altri premi- in totale quattro- tra i
quali il Premio della giuria per la miglior interpretazione
femminile andato a Silvia D’Amico); l’uscita è
prevista per la prossima settimana, in ottanta copie, distribuito
da Microcinema.
La prima domanda riguarda il
regista: visto che il pubblico ha accolto molto bene il film, anche
dopo il passaggio al festival, è arrivato il momento di fare un
bilancio: il regista è ottimista e sorpreso dal successo insperato
che la pellicola ha ottenuto anche all’estero (con delle proiezioni
a Parigi e a Tolosa), festival dove gli spettatori hanno
apprezzato- nonostante i sottotitoli e le difficoltà nella
comprensione- soprattutto le scene vive, realistiche e
l’improvvisazione degli attori, elemento in realtà ridotto al
minimo. La sceneggiatura è stata mantenuta e seguita in modo
ferreo, è stato dato poco spazio all’improvvisazione degli attori
mentre un contributo fondamentale è stato quello fornito dalla
sceneggiatrice (compagna del regista), che ha avuto l’idea di una
commedia low budget incentrata su un gruppo di amici, pronti ad
abbandonare la casa dove hanno vissuto i loro migliori anni
universitari.
E proprio la Madeddu spiega come ha
evitato i vari cliché, raccontando una storia basata su
una precedente idea nata da lei e da Johnson e incentrata su un
documentario con protagonisti gli studenti di Pisa. Alla fine,
dalle storie raccolte, hanno ricavato un film piuttosto che una
cronaca delle vicende degli universitari.
La metafora più caratterizzante della pellicola è quella del
mare, dell’acqua: il mare aperto, la piscina, dall’inizio sono il
leitmotiv delle esistenze di questi giovani universitari,
abbandonati in alto mare dopo gli studi, pronti però a rimboccarsi
le maniche e ad investire tutto sul loro futuro e sulle loro
passioni, senza farsi fermare mai da niente o da nessuno (crisi
inclusa).
Viene chiesto a Johnson qual è il suo rapporto con la commedia:
il regista e la sceneggiatrice- diplomati entrambi al Centro
Sperimentale- hanno avuto una formazione incentrata sulla commedia
all’italiana tradizionale, che ben conoscono e molto apprezzano nei
suoi meccanismi; nel momento in cui si sono approcciati al film,
naturalmente si sono mossi in direzione dei personaggi, cercando di
arricchirli nella loro complessità ed eliminando come unico
elemento il cinismo, regalando quindi dei protagonisti
“abbracciati” (Johnson dixit) nella loro umanità, forse perché si
sono affezionati alle storie che hanno ascoltato, sviluppando una
forma di empatia incrementata dalle passate esperienze
universitarie di ciascuno di loro.
Tra gli attori- e la troupe- si è creato davvero un rapporto
unito e solido come quello che spesso si crea (realmente) tra
studenti fuorisede: Silvia D’Amico ammette di non avere modelli di
comicità specifici, ma ritiene che il realismo è nato soprattutto
dalla spontaneità nell’azione e dalla naturalezza con la quale si
sono approcciati ai personaggi.
Per quanto riguarda il già citato spettro della crisi,
quest’ultimo aleggia sulle “teste” di tutti- a maggior ragione
sulla generazione dei 30/ 40enni alla quale appartengono il cast e
la troupe- ma li ha spinti a realizzare un film dal gusto
“garibaldino”, anarchico e goliardico, strutturato come una
pellicola indipendente pur essendo- in fin dei conti- quasi un
prodotto mainstream, forse una delle rare volte in cui è
possibile, da parte di un autore, “dettare legge” affermando la
propria indipendenza creativa.
Questo film rappresenta una speranza, una possibilità di
sfuggire ad una crisi legata- in ambito cinematografico,
soprattutto- a dei meccanismi produttivi, elementi dai quali
Johnson è sfuggito a tutti i costi, scegliendo ad esempio gli
attori non in base alla notorietà o ad altri elementi, quanto in
base alla “purezza” della sua idea. Il regista descrive nei
dettagli l’iter che lo ha portato fino a questo punto: la prima
fase di trattativa con la Palomar che era
però occupata con altri nomi noti (Martone, Amelio etc.); poi
l’Università di Pisa- convinta anche da un editoriale apparso su
Il Corriere della Sera, che ha fatto
pressione per realizzare un documentario o un mediometraggio
incentrato sulle vite degli universitari; infine la nascita di un
film low budget che potesse essere svincolato da qualunque
meccanismo produttivo tradizionale (e quindi dal classico percorso
“produzioni- ministeri- fondi regionali” etc…) per
realizzare, infine, che l’unico modo per lavorare in totale libertà
era rischiare: per cui ognuno (membri della troupe e del cast)
hanno investito sul film e detengono una percentuale sulla
pellicola.
In fondo, Fino a Qui Tutto Bene è un
film sulle grandi speranze; qual è allora il consiglio che può dare
Johnson a chi vuole andare avanti in questo ambito?
Partendo dal presupposto che la sua paura più grande era
l’incertezza legata all’impossibilità di poter girare il
film, il regista consiglia di fare più cose contemporaneamente,
buttandosi fino ad arrivare al punto di verificare effettivamente
ciò che si è seminato; mettersi in gioco anche provando ad entrare
in qualche scuola o accademia, trait d’union secondo lui
necessari attraverso i quali si possono creare dei collegamenti,
dei contatti veri e propri con i quali incrementare la propria
creatività.
Il film ha avuto un budget di circa 500mila euro, e visto il suo
successo Roan Johnson è già pronto a lanciarsi
nella sua prossima avventura, un progetto ambientato a Roma e che
vedrà protagonisti due ventenni e sarà intitolato
Piuma.
Fino a Qui Tutto
Bene, prima che essere un titolo, è una sorta di
mantra. Un mantra positivo e rassicurante che i protagonisti del
film di Roan Johnson continuano a ripetersi quasi
inconsciamente, come la maggior parte degli studenti universitari
arrivati alla fine del loro percorso di studi e pronti ad essere
abbandonati nel mare aperto della vita, con solo un salvagente di
sicurezza e potendo contare esclusivamente sulle loro forze.
La pellicola immortala gli ultimi
giorni di un variegato gruppo di studenti universitari pisani
pronti ad abbandonare la loro amata casa, teatro di gioie, dolori,
successi, cadute e amori: due ragazze e tre ragazzi, ognuno col suo
mondo, le sue aspettative, ognuno pronto ad affrontare l’esterno e
ad uscire dal guscio protettivo della famiglia “improvvisata” che
si sono creati. Ma quell’inesorabile senso di fine che aleggia
sulle loro teste non fa altro che aumentare la malinconia nei
confronti di una “tarda adolescenza” che pian piano sfuma, per
scivolare nel mondo degli adulti.
Johnson, prendendo spunto
dalle storie vere confessate dagli universitari di Pisa, ha
mescolato la realtà con i suoi ricordi per realizzare questa
commedia agrodolce ed accogliente, brillante e realistica,
raccontando con occhio “incantato” il periodo spensierato
dell’università, proprio mentre si avvia verso il suo delicato
crepuscolo. “Incantato” perché i personaggi che prendono vita sullo
schermo sembrano privi di quei difetti umani che spesso rendono
impossibili anche le migliori convivenze: non c’è traccia di
egoismo, competitività, invidie o gelosie all’interno del
gruppetto, anzi, tutti sono pronti a sostenersi l’un l’altro, a
condividere esperienze, gioie e dolori anche nei momenti di
tensione, che sembrano svanire repentinamente in una bolla di
sapone; il regista immortala una “meglio gioventù” universitaria
goliardica e “garibaldina”, giovane e pronta ad affrontare il mondo
facendo leva solo sulle proprie forze e sui propri sogni, per
costruirli e far prendere loro corpo. La sceneggiatura
scoppiettante e fresca si districa con disinvoltura passando da un
registro “sopra le righe”, ad uno dal taglio documentaristico fino
ad uno più intimo destinato ai momenti di riflessione; ad
accompagnarla, una fotografia luminosa che immortala il paesaggio
toscano in estate, restituendo il calore e la spensieratezza degli
animi e delle risate; insieme alla naturalezza degli attori, calati
completamente nei loro ruoli tanto da trasmettere questa complicità
anche allo spettatore.
Fino a qui tutto
bene è stato presentato alla nona edizione del
Festival del Film di Roma riscuotendo un ottimo successo e vincendo
diversi premi: nonostante alcune debolezze drammaturgiche ed una
struttura più simile ad un collage di frammenti vari
sparsi tra ricordi ed eventi, Johnson gira una comedy dal
gusto on the road che immortala una generazione- quella
che è nata e cresciuta nella lunga ombra della crisi- e costruisce
un ideale racconto di formazione restringendolo all’arco narrativo
di un paio di giorni, sospendendo il giudizio e annullando i
pronostici, aprendo la porta alle infinite possibilità che il
destino può riservare ad ognuno di noi.
Nel corso della sua lunghissima
carriera, Clint Eastwood
si è negli anni costruito una particolare fama grazie alle sue
interpretazioni di antieroi, personaggi dal carattere duro e
scontroso, con metodi il più delle volte poco ortodossi. Film come
Una 44 Magnum per l’ispettore
Callaghan, Corda tesa, Gunny e La recluta fanno parte
di questo filone, culminato poi nel 2008 in Gran Torino.
Un personaggio ancora diverso, ma simile nel carattere, lo si
ritrova anche nel film del 1999 Fino a prova
contraria, da lui prodotto, interpretato e
diretto. Anche in questo caso, dunque, Eastwood si trova a
vestire i panni di un uomo solo contro la legge, in un crescendo di
adrenalina e tensione.
Il film è infatti basato sul romanzo
True Crime, dello scrittore Andrew
Klavan. Celebre per i suoi racconti ricchi di suspence e
incentrati sul mondo del crimine, Klavan ha pubblicato tale romanzo
nel 1995, e da subito Eastwood se ne è interessato in modo
particolare. All’interno di questo il premio Oscar ha infatti
ritrovato molte delle tematiche e delle caratteristiche ricorrenti
nel suo cinema. Per l’occasione, egli ha inoltre rispolverato anche
la sua grande passione per la musica, componendo il brano Why
Should I Care, presente poi durante i titoli di coda e cantato
dalla celebre Diana Krall.
Nonostante l’impegno profuso da
Eastwood in tale progetto, Fino a prova contraria è
arrivato ad un incasso complessivo di soli 16 milioni di dollari, a
fronte di un budget di 55. Si è trattato del secondo peggior
incasso di Eastwood negli anni Novanta, decennio altrimenti ricco
di soddisfazioni. Prima di riscoprire il film con una visione,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Fino a prova contraria: la trama
del film
Protagonista del film è
Steve Everett, anziano cronista da poco uscito
dalla dipendenza dall’alcol, a causa del quale ha rischiato di
distruggere la propria carriera e la propria vita. Ripreso così a
lavorare a pieno ritmo, egli si ritrova affidato il compito di
scrivere un articolo sull’imminente esecuzione di Frank
Beechum, un trentenne di colore accusato dell’omicidio di
una giovane donna bianca. Ricercando informazioni per scrivere il
pezzo, Everett si imbatte però in una serie di indizi e particolari
che la polizia sembra non aver preso in considerazione. Tali
elementi portano il giornalista a pensare che il giovane non sia il
vero colpevole, e che si stia per uccidere un uomo innocente.
Desiderando andare fino in fondo a
tale vicenda, Everett inizia a condurre una propria indagine,
ricercando il vero colpevole. Tale iniziativa lo porta però a
scontrarsi tanto con il suo capo quanto con la moglie. Il primo
arriva infatti a licenziarlo, mentre la seconda chiede il divorzio
stanca del suo comportamento. Nonostante i numerosi ostacoli, il
giornalista sente però di non poter lasciare che una vita venga
spezzata così, e per impedirlo dovrà dar vita ad una vera e propria
corsa contro il tempo, arrivando a poter dimostrare concretamente
l’innocenza di Beechum.
Fino a prova contraria: il cast del
film
Originariamente per il ruolo del
giornalista Steve Everett la Warner Bros. aveva ipotizzato George Clooney
come attore protagonista. Con il sempre maggiore interessaento di
Eastwood, però, fu questi ad ottenere di poter interpretare il
personaggio principale. Egli si dedicò così con grande cura a dar
vita al suo personaggio, richiedendo alcuni cambiamenti nella
sceneggiatura al fine di potersi meglio immedesimare nei panni di
Everett. Nei panni di Frank Beechum vi è invece l’attore
Isaiah Washington, noto per aver interpretato il
personaggio di Preston Burke nella serie TV Grey’s Anatomy. L’attrice Lisa
Gay Hamilton, celebre per la serie The Practice –
Professione avvocati, è invece presente nei panni di Bonnie
Beechum, moglie di Frank.
L’attore James
Woods interpreta qui Alan Mann, mentre
DenisLeary, celebre per essere
la voce americana di Diego in L’era glaciale, è Bob
Findley. Leary ha raccontato di non aver mai rivisto il film, non
riuscendo a credere di aver avuto l’occasione di recitare insieme a
Eastwood. La moglie di Everett ha qui il volto dell’attrice
Diane Venora, mentre Casey Lee è
Warren Russell, il sospettato numero uno dal protagonista. Nel film
compare inoltre, in un breve cameo, anche l’attrice Lucy Liu, nei
panni di una commessa di un negozio di giocattoli. Fino a prova
contraria segna anche il debutto cinematografico di
Francesca Eastwood, figlia del regista, e qui
presente nei panni di sua figlia Kate. Vi sono inoltre due delle ex
mogli di Clint: Dina Eastwood, nei panni di Wilma
Francis, e Frances Fisher, nei panni di Cecilia
Nussbaum.
Fino a prova contraria: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
è possibile fruire di
Fino a prova contraria grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di venerdì 17 dicembre alle ore
21:00 sul canale Iris.
Divenuto celebre grazie alla serie
NetflixStranger Things, il giovanissimo
attore Finn Wolfhard è ora pronto a conquistare il
cinema e la tv con la sua grinta e il suo talento. Dopo le numerose
lodi di critica e pubblico, l’attore è ora alla ricerca del ruolo
giusto per confermare le sue abilità e la sua versatilità.
Ecco 10 cose che non sai di
Finn Wolfhard.
Finn Wolfhard film
1. Ha recitato in un
blockbuster di successo. Il debutto cinematografico
dell’attore avviene nel 2017 nel film campione di incassi It, tratto
dall’omonimo romanzo di StephenKing. Nel film l’attore interpreta il personaggio
di Richie Tozier. Nel 2018 recita poi nel film Dog Days,
mentre nel 2019 riprende il ruolo di Richie per il film It – Capitolo
Due, sequel della fortunata trasposizione. Sempre nel 2019
l’attore recita nel film Il Cardellino, mentre è previso
un suo ruolo anche nel film Ghostbuster, diretto da
Jason Reitman.
2. È famoso grazie alle
serie TV. L’attore ha debuttato come attore in televisione
nel ruolo di Zoran nella serie televisiva The 100 (2014),
segue il ruolo di Jordie Pinsky in Supernatural (2015) e
dal 2016 ricopre il ruolo di Mike Wheeler nella serie Netflix
Stranger Things, che gli permette di raggiungere la
popolarità mondiale.
3. È anche
doppiatore. L’attore si è cimentato anche nel doppiaggio
con le serie animate Young Math Legends (2018), Howard
Lovecraft and the Kingdom of Madness (2018) e Carmen
Sandiego (2019). Presta poi la sua voce al personaggio Pugsley
Addams nel film d’animazione La famiglia Addams
(2019).
Finn Wolfhard Instagram
4. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 17,7 milioni di
persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere
fotografie scattate in momenti di svago, ma anche foto promozionali
dei suoi progetti e foto tratte dai set a cui ha preso parte.
Finn Wolfhard band
5. Ha una propria band
musicale. Oltre ad essere attore, Wolfhard è il cantante e
chitarrista della rock band Calpurnia. Nel 2018 esce il loro primo
EP, intitolato Scout, composto da 6 tracce. La band ha
raggiunto negli ultimi anni una buona popolarità, esibendosi in
numerose serate in locali in giro per gli Stati Uniti.
Finn Wolfhard Stranger Things
6. Ha sostenuto un provino
tramite video. L’attore si è candidato per una parte nella
serie Netflix attraverso un “open casting call”, inviando
semplicemente un video di sé, registrato nella propria camera e con
il proprio cellulare. I fratelli Duffer, ideatori della serie,
hanno adorato il carattere dell’attore, richiamandolo per un
colloquio conoscitivo, tramite cui poi ebbe la parte.
7. Ha dovuto guardare i
grandi classici degli anni ottanta. Gli ideatori hanno
imposto al giovane cast di attori di guardare i principali film
fantasy degli anni ottanta. Wolfhard ha dichiarato che per lui non
è stato un problema, poiché adora la cultura retrò e i film di
quegli anni come I Goonies e E.T. –
L’extraterrestre.
Finn Wolfhard It
8. È stato richiamato per il
ruolo. Il giovane attore viene inizialmente scelto per il
ruolo di Riche dal regista Cary Fukunaga,
all’epoca designato per realizzare il film. Quando Fukunaga però
lasciò il progetto per divergenze creative, l’attore perse il
ruolo. Tuttavia Andy Muschietti, subentrato alla
regia, lo richiamò per un provino, assegnandogli nuovamente il
ruolo.
9. È stato ringiovanito
artificialmente. Data la rapida crescita dell’attore, per
i flashback in It – Capitolo Due in cui questi compare si è reso
necessario un ringiovanimento tramite tecnologie digitali. Ciò ha
permesso di modificare l’aspetto fisico dell’interprete,
permettendogli di assomigliare a come appariva nel precedente film
di due anni prima.
Finn Wolfhard età e altezza
10. Finn Wolfhard è nato a
Vancouver, in Canada, il 23 dicembre 2002. L’altezza
complessiva dell’attore è di 178 centimetri.
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1
è la fine di un’era. Oggi è l’ultimo giorno delle riprese
principali di Harry
Potter. Per sempre. E’ un onore essere presente nel
momento in cui il regista grida “STOP” per l’ultima volta. Addio
Harry & Hogwarts, è stato magico! x …e aggio
Griphook!
Le riprese sono iniziate a febbraio
2009 (dopo i test il mese precedente) e sono durate un anno e
mezzo, con varie interruzioni, fino al 12 giugno 2010. Pochi giorni
fa era stato Tom Felton (Draco) ad annunciare di aver terminato la
propria porzione di riprese:
Mi aspettavo una conclusione molto
più emozionante, ma invece il primo assistente regista ha preso il
microfono e ha elencato i nomi degli attori che avevano concluso le
riprese quel giorno, chiedendo alla troupe di applaudire. Poi siamo
andati via, e questo è quanto.
Il motivo per cui non sento ancora
questa cosa totalmente “mia” è perché di solito ci richiamano
sempre per qualcosa, e sono sicuro che quella non è stata l’ultima
volta che ho visto questi studios.
Effettivamente ieri si sono
concluse le riprese ufficiali, ma dal momento in cui il secondo
film uscirà a luglio 2011, è praticamente scontato che si terranno
delle riprese di pick-up (per correggere problemi nel montaggio,
rigirare alcune sequenze o correzioni) da qui a un anno.
Apple Original Films ha annunciato
che Fingernails – Una diagnosi d’amore, l’atteso
film interpretato da
Jessie Buckley,
Riz Ahmed,
Jeremy Allen White e Luke Wilson e
già selezionato al Toronto International Film Festival, uscirà il 3
novembre su Apple
TV+.
Anna e Ryan hanno trovato il vero
amore. È stato dimostrato da una nuova e controversa tecnologia.
C’è solo un problema: Anna non è ancora sicura. Poi accetta un
posto in un istituto di sperimentazione amorosa e incontra
Amir.
Fingernails – Una diagnosi
d’amore è il secondo lungometraggio e il primo film in
lingua inglese del visionario regista/scrittore/produttore Christos
Nikou, il cui debutto alla regia è stato l’acclamato “Apples”.
Il film è scritto da
Christos Nikou con Stavros Raptis
e Sam Steiner ed è prodott, oltre allo stesso
Nikou, da Cate Blanchett, Andrew
Upton e Coco Francini per Dirty Films e
Lucas Wiesendanger per FilmNation Entertainment. Il film è prodotto
esecutivamente da Glen Basner, Milan
Popelka, Alison Cohen e Ashley
Fox della FilmNation Entertainment insieme a Kevin
Lafferty e Jerome Duboz.
Apple Original
Films ha presentato il trailer di Fingernails – Una diagnosi d’amore, il
film interpretato da Jessie Buckley,
Riz Ahmed, Jeremy Allen White e Luke
Wilson in uscita il 3 novembre su Apple
TV+. Anna (Jessie Buckley) e Ryan (Jeremy Allen White)
hanno trovato il vero amore. È stato dimostrato da una nuova e
controversa tecnologia. C’è solo un problema: Anna non ne è ancora
sicura. Poi accetta un posto in un istituto di sperimentazione
amorosa e incontra Amir (Riz Ahmed).
Fingernails – Una diagnosi d’amore è il
secondo lungometraggio e il primo film in lingua inglese del
visionario regista/scrittore/produttore Christos Nikou,
il cui debutto alla regia è stato l’acclamato “Apples”.
Fingernails – Una diagnosi d’amore è scritto da
Christos Nikou con Stavros Raptis e Sam Steiner ed è prodotto,
oltre allo stesso Nikou, da Cate Blanchett, Andrew
Upton e Coco Francini per Dirty Films e Lucas Wiesendanger
per FilmNation Entertainment. “Fingernails – Una diagnosi d’amore”
è prodotto esecutivamente da Glen Basner, Milan Popelka, Alison
Cohen e Ashley Fox della FilmNation Entertainment insieme a Kevin
Lafferty e Jerome Duboz.
Alcuni ritengono che l’Amore sia
la malattia più diffusa del mondo, nonché
incurabile. Tra gli effetti fisici che può causare ci sono
eccessiva sudorazione, battito cardiaco accelerato, contrazione
dello stomaco e perdita dell’appetito. Per non parlare, poi, degli
effetti psichici, come enorme stress, inspiegabile adrenalina,
dipendenza emotiva e tremenda confusione. Ma nonostante tutto
questo, l’Amore resta la malattia più bella, profonda e
coinvolgente di sempre. Ed è un po’ ciò che cerca di dirci il
regista greco Christos Nikou nel suo dramma
romantico Fingernails – Una diagnosi
d’amore, disponibile dal 3 novembre su
Apple TV+.
Dopo il suo esordio alla regia con
il misterioso film metafisico Apples (2020), Nikou torna
dunque ora con una tenera e intima storia d’amore che vanta un
cast di grandi interpreti: la candidata all’Oscar Jessie
Buckley (Women Talking, Sto pensando di
finirla qui), il premio Oscar Riz Ahmed
(The
Sound of Metal) e il vincitore del Golden Globe
Jeremy Allen White (The
Bear, Shameless)
Fingernails – Una diagnosi d’amore: la trama del
film
Anna (Jessie
Buckley) e Ryan (Jeremy Allen White) sono l’uno
per l’altra il vero amore. E a certificarglielo è stato il
Love Institute, un istituto scientifico che
utilizza un controverso macchinario all’avanguardia che –
attraverso l’analisi di un’unghia – è in grado di
verificare se i partners siano davvero innamorati. Ma, a distanza
di anni da quest’accurata conferma, Anna non è più certa di ciò che
prova, sentendosi sola e persa. Interessata a comprendere tutti gli
aspetti e le evoluzioni dell’amore, decide di mettere da parte la
sua professione di insegnante per accettare un lavoro presso il
Love Institute. È qui che incontra Amir (Riz
Ahmed), un ermetico e sensibile scienziato che la porterà ad
interrogarsi sui limiti del macchinario.
«Come puoi sapere con
certezza di aver trovato il vero amore? Immagina un test
che potrebbe dare una risposta definitiva a questa domanda
confrontando l’unghia di una persona con quella dell’altra.
Vorresti conoscerne il risultato? E riusciresti ad
accettarlo?» – Fingernails
Jessie Buckley e Riz Ahmed in “Fingernails – Una diagnosi
d’amore”.
L’Amore come malattia, il progresso come controllo
Con una regia poetica e
delicata, Christos Nikou racconta una triste
storia d’amore dove l’innamoramento è considerato doloroso
e terrificante quanto una malattia. Ce lo preannuncia nei titoli di
testa, dove allude anche a una breve spiegazione del titolo: “I
primi segnali dei problemi di cuore spesso si riscontrano in
macchie, fragilità o decolorazione delle unghie”. L’Amore di
Nikou, al pari di una malattia cardiaca, ritrova
nelle unghie la chiave essenziale (e metaforica) per la propria
diagnosi. I protagonisti, per sentirsi sicuri di aver trovato il
vero amore, si sottopongono a un brutale test, in cui l’estrazione
dell’unghia avviene senza alcuna anestesia né esitazione. In fondo,
niente al mondo è tanto potente da riuscire ad anestetizzare lo
straziante dolore che solo l’Amore sa provocare.
E se da un lato Nikou scava nei
sentimenti e desideri più intimi e controversi degli esseri
umani, dall’altro denuncia ed elenca le criticità
di una società algoritmica, fredda e categorica, in cui
l’evoluzione tecnologica arriva a dettare regole anche su un
sentimento così complesso e individuale. Ma per quanto la scienza
possa fare passi avanti, l’Amore scompone e
sconvolge ogni cosa, ogni verità, lasciando sempre più
domande che risposte.
Tutti, almeno una volta nella vita, come Anna
A calamitare l’attenzione del
pubblico sull’opera di Nikou – a tratti un po’ troppo lenta e
flemmatica – è senz’altro la bellissima e brillante
interpretazione di Jessie Buckley. Anna, con la sua
estrema semplicità e delicatezza, racconta i continui
tentativi e compromessi che l’Amore richiede ogni
giorno e che non sempre hanno l’effetto sperato. Mentre lei cerca
di ricreare atmosfere melense e passionali e dare nuovi stimoli
alla relazione, Ryan risponde con assordante monotonia e
indifferenza. Non coglie i segnali d’attenzione di lei e, anzi,
arriva addirittura a ignorarli quando Anna gli presenta con
sincerità tutti i dubbi in cui sta annegando. Ed è proprio ciò che
vive la goffa e irrequieta protagonista di
Fingernails a rendere la storia tristemente vera
e “universale”, al di là dell’eccessiva drammatizzazione e del tono
più fantascientifico e surreale.
Jessie Buckley in “Fingernails – Una diagnosi d’amore”
Un film d’autore stanco dei cliché
della commedia romantica
Con sottile
umorismo – espresso attraverso le curiose pratiche del
Love Institute (come, per esempio, l’uso del francese perché è
“la lingua più erotica di tutte”, o il rumore della
pioggia diffuso nell’edificio perché “stimola il
romanticismo”) – il regista gioca con i cliché e déjà
vu della commedia romantica per narrare un amore più
silenzioso, disinvolto e privo di esibizionismo. Dopo
Apples, Nikou dà dunque una nuova dimostrazione del suo
film d’autore, tanto assurdo e
incomprensibile quanto sincero e reale. Un film d’autore
quasi ossimorico nella sua essenza, che altro non
vuole che stimolare il pubblico a interrogarsi e responsabilizzarsi
sulle proprie emozioni.
Come spiega Amir ad Anna,
“Guardare una storia d’amore è rassicurante, ma
l’amore – così come questo film di Christos Nikou –
non lo è.”
E’ stata diffusa la prima foto
ufficiale del crime thriller Finestkind che vedrà
protagonista tra gli altri Jenna Ortega. Oltre all’interprete di
Mercoledì, questo film presenterà anche Tommy
Lee Jones e Ben Foster. “Due
fratelli separati stringono un accordo con un sindacato criminale
di Boston, che mette in pericolo i fratelli e il loro padre, nonché
una misteriosa giovane donna“, recita la sinossi. Guarda la
prima foto di seguito, che presenta il cast del film con
espressioni solenni:
Il cast include
Tommy Lee Jones, Ben Foster, Toby Wallace,
Jenna Ortega, Tim Daly, Clayne Crawford, Aaron Stanford, Scotty
Tovar, Lolita Davidovich, Meghan Leather, Ismael Cruz Córdova,
Fernanda Andrade, Charlie Thurston, Jackie Sandler, Rebecca Gibel,
e Kevin Craig West.Finestkind è scritto
e diretto da Brian Helgeland, che in precedenza ha scritto le
sceneggiature di LA Confidential e
Mystic River e ha diretto film come 42 e
Legend. È prodotto da Gary Foster, Russ
Krasnoff, Taylor Sheridan e David C. Glasser. Inizialmente
il film doveva essere interpretato da
Jake Gyllenhaal,
Ansel Elgort e
Zendaya, ma tutti hanno abbandonato il progetto.
L’esposizione Disney 2015, D23, ha
portato alla luce le primissime immagini di Finding
Dory, atteso sequel di Alla Ricerca di
Nemo con protagonista lo smemorato pesciolino
chirurgo doppiato in originale da Ellen
Degeneres.
Ecco le immagini: [nggallery id=1943]
Andrew Stanton
dirige con Angus MacLane il film che
uscirà il 17 giugno 2016.
Con Ellen
DeGeneres, tornano anche Albert Brooks
(Marlin) e Willelm Dafoe (Branchia) si uniscono
anche Diane Keaton e Eugene Levy
che daranno la voce ai genitori di Dory. Hayden
Rolence darà la voce a Nemo mentre Ed
O’Neil sarà il polpo Hank e Ty
Burrell il beluga Bailey.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
A dieci anni di distanza
dal successo planetario che
la Pixar raccolse
con Alla Ricerca di Nemo,
premio Oscar come miglior film d’animazione
nel 2004, gli animatori del famoso studio
sono pronti a tuffarsi nuovamente negli oceani in un sequel dal
titolo Finding Dory.
Dopo anni di lavorazione, finalmente
nel corso del Comic Con Experience in
Brasile, il presidente della Disney Pixar Jim
Morris ha ufficializzato quella che sarà la storia
alla base dell’atteso film d’animazione.
Il film seguirà le avventure di
Dory, Merlin e Nemo, trio che si lancerà alla scoperta del passato
di Dory, alla ricerca dei genitori perduti. Il film sarà ambientato
nel Marine Biology Institute of
California, un complesso adibito alla riabilitazione
della fauna marina. Dory scoprirà di essere nata e cresciuta
proprio in questa struttura prima di essere poi stata liberata
nell’oceano. Nel film esordiranno nuovi personaggi come un polpo ed
un leone marino.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish, gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
Vi ricordiamo
che Finding Dory è atteso al cinema
per il 17 giugno 2016 e che nel cast
troveremo Ellen
DeGeneres, Willem Dafoe,
Idris Elba, Diane
Keaton, Dominic
West, Albert
Brooks, Eugene
Levy e Ty Burrell.
“Lei ha continuato a nuotare…
“. Ecco il primo teaser poster per Finding
Dory, atteso sequel di Alla Ricerca di
Nemo con protagonista lo smemorato pesciolino
chirurgo doppiato in originale da Ellen
Degeneres.
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Andrew Stanton
dirige con Angus MacLane il film che
uscirà il 17 giugno 2016.
Con Ellen
DeGeneres, tornano anche Albert Brooks
(Marlin) e Willelm Dafoe (Branchia) si uniscono
anche Diane Keaton e Eugene Levy
che daranno la voce ai genitori di Dory. Hayden
Rolence darà la voce a Nemo mentre Ed
O’Neil sarà il polpo Hank e Ty
Burrell il beluga Bailey.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
Guarda il primo trailer ufficiale
di Finding Dory, l’atteso sequel
targato Disney/Pixar del film cult Alla Ricerca di Nemo, diretto
da Andrew Stanton insieme
a Angus MacLane.
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Andrew Stanton
dirige con Angus MacLane il film che
uscirà il 17 giugno 2016.
Con Ellen
DeGeneres, tornano anche Albert Brooks
(Marlin) e Willelm Dafoe (Branchia) si uniscono
anche Diane Keaton e Eugene Levy
che daranno la voce ai genitori di Dory. Hayden
Rolence darà la voce a Nemo mentre Ed
O’Neil sarà il polpo Hank e Ty
Burrell il beluga Bailey.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
Mentre sapevamo già che
Ellen DeGeneres e Albert Brooks
sarebbero tornati in Finding Dory per
dare le voci ai loro personaggi, rispettivamente Dory e Marlin, lo
status di partecipazione degli altri talento non era ancora chiaro
e Andrew Stanton è impegnato a raccogliere la
maggior parte dei componenti del cast originale.
Oggi, via Total Film,
arriva la conferma che Willem Dafoe tornerà a
prestare la voce a Branchia (Gill nella versione originale), il
minaccioso, ma infondo paterno pesce chirurgo dell’acquario che
aiuta Nemo a credere in se stesso e a scappare verso l’oceano.
“Si, ho già
cominciato – ha detto Dafoe – E’ anche meglio della prima
volta, è fantastico”.
A DeGeneres, Brooks e Dafoe si
uniscono anche Diane Keaton e Eugene
Levy che daranno la voce ai genitori di Dory.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
Vedremo presto Willem Dafoe accanto a
Ellen Page nel video game Beyond: two
souls e con Christian Bale, Casey Affleck e
Zoe Saldana nel film di Scott Cooper,
Out of the Furnace.Fonte: CS
Durante la D23 sono
stati rivelati diversi dettagli sui prossimi progetti Disney e
Pixar. Si sa finalmente qualcosa di più corposo sul tanto
annunciato Finding Dory, un sequel ideale
di Alla ricerca di Nemo
(Finding Nemo) che vedrà però
protagonista l’adorabile pesce chirurgo Dory. Nella nuova avventura
accompagneremo Dory, doppiata sempre da Ellen
DeGeneres, alla ricerca dei suoi genitori che saranno
doppiati da Diane Keaton ed Eugene
Levy.
La storia è ambientata in un parco
acquatico e sembra che a seguito di un documentario sul SeaWorld
intitolato Blackfish gli autori della
sceneggiatura avrebbero preferito modificare il finale della storia
e concludere la vicenda lasciando aperta la possibilità, ai pesci
ospiti del parco, di poterlo lasciare appena l’avessero voluto. Il
documentario infatti parla di quanto sia complicato e dannoso
tenere i pesci e i grossi mammiferi acquatici in cattività.
All’uscita del film mancano ancora
due anni, per cui tutto può ancora cambiare e per tutte le novità
vi terremo aggiornati.
Si intitolerà Drive,
Finding Carter 1×03, la nuova serie
tv targata MTV. Di seguito anticipazioni e
il promo del terzo episodio.
In questo episodio,
Carter ha tutta l’intenzione di vendicarsi di
Elizabeth e di punirla per la sua pessima
abitudine di scegliere sempre di perdere la testa per i cattivi
ragazzi o comunque per i tipi sbagliati e lo farà architettando una
strategia particolarmente subdola e raffinata, che potrebbe anche
riscuotere un certo successo.
In Finding Carter
1×01, Carter, un’adolescente la cui vita
perfetta con sua madreLori viene totalmente
rovinata quando in seguito all’irruzione della polizia durante un
party, scopre di essere stata rapita da bambina e si ritroverà così
costretta riunirsi alla sua famiglia biologica, nonostante tutto
quello che desideri sia ritornare a vivere
con Lori.
Le commedie romantiche sono spesso
tra le proposte settimanali di Netflix e l’ultima aggiunta di questo genere al
nutrito catalogo della piattaforma streaming è Find Me
Falling, rom-com prodotta negli Stati Uniti, ma ambientata
nella splendida isola di Cipro. Purtroppo, nonostante una premessa
accattivante, l’insolita location che fa da sfondo alla narrazione
è l’unica differenza sostanziale rispetto ad altre proposte di
natura simile e Find Me Falling atterra non
esattamente in piedi sul parterre delle pellicole “da piattaforma”
assai dimenticabili.
Find Me Falling, la trama: un inizio sinistro… per una
storia dimenticabile
Non lasciatevi ingannare dalla scena
d’apertura del film Netflix, che
lascia intendere di trovarsi di fronte a una commedia complicata e
un po’ cupa, con temi difficili come il suicidio. L’inizio curioso
– che sembra prelevato direttamente da un romanzo di Nick
Hornby – lascia presto il posto a una commedia romantica,
dispiace dirlo, assolutamente convenzionale. A guidare la storia,
un musicista rock americano di nome John Allman
(Harry Connick Jr.), che non ha avuto successo per
molto tempo e si è trasferito in una casa su una scogliera alla
periferia di un villaggio di Cipro dove tutti si conoscono. È
felice perché l’ha comprata a un prezzo stracciato ma, ben presto,
si rende conto del perchè: la scogliera su cui è costruito
l’edificio è un luogo in cui molti abitanti del posto vanno a
suicidarsi. Mentre John si adatta a questa nuova e inquietante
ambientazione, incontra personaggi locali che danno vita alla
comunità cipriota.
La ragazza sulla spiaggia…canzoni e note dimenticate
Il problema principale di
Find me Falling è che, una volta che si propone di
essere una commedia con un taglio leggermente sinistro, abbandona
rapidamente il suo potenziale per diventare la più convenzionale e
trita delle commedie romantiche possibili, con incidenti, problemi
e colpi di scena tanto blandi quanto poco convincenti.
Allman incontra per caso una ragazza più giovane,
Melina (Ali Fumiko Whitney), che
si diletta a cantare qualche serata nei bar di paese e tra i due
sembra nascere una sorta di legame istantaneo.
Ma tutto cambia rapidamente quando,
durante una cena, John si imbatte in
Sia (Agni Scott), una donna più
vicina a lui per età: i due si scambiano uno sguardo intenso e si
riconoscono. Solo allora, lui le racconta di essere stato a Cipro
decenni fa e di aver scritto lì la sua famosa canzone. Inutile
dirlo: gli sguardi fanno capire che la “ragazza sulla
spiaggia” è questa Sia e che forse era quello il vero motivo
del suo soggiorno lì. Quello che non sarà così semplice, al di là
dei sorrisi e della chimica iniziale tra i due, è riuscire a
ricostruire il rapporto. I motivi? A metà tra l’estroso,
l’esagerato e l’assurdo, tutti già sperimentati in mille commedie
romantiche precedenti.
Credits: Netflix
Find Me Falling conserva ogni tappa (prevedibile) delle
rom-com
Quella di Find Me
Falling è una sceneggiatura insipida e ricca di
stereotipi, che brucia l’opportunità di approfondire la cultura
locale e che tenta, a fatica, di bilanciare elementi diversi come
romanticismo, commedia, dramma personale e un’esplorazione
superficiale di temi più oscuri. La struttura narrativa della
rom-com Netflix segue uno schema familiare alle
commedie romantiche, con incomprensioni, riconciliazioni ed
epifanie personali. Se da un lato questo approccio può essere
confortante per gli appassionati del genere, dall’altro rende il
film prevedibile e, a volte, poco originale.
Per quanto riguarda le
interpretazioni, Harry Connick Jr. offre una
performance solida nel ruolo di John Allman, anche
se a tratti sembra disconnesso dal personaggio: tuttavia, il suo
carisma naturale e le sue abilità musicali compensano parzialmente
questa mancanza di profondità. Anche Ali Fumiko
Whitney brilla nel ruolo di Melina,
portando una ventata di freschezza e autenticità in ogni scena in
cui appare. Il film cerca anche di affrontare temi più seri,
come la depressione e la perdita di uno scopo, ma questi elementi
spesso risultano scollegati dal tono generale più leggero. Il
trattamento del tema del suicidio, in particolare, è problematico e
oscilla tra la commedia imbarazzante e il dramma superficiale.
In definitiva, Find Me
Falling è una storia abbastanza leggera sulle seconde
opportunità e sulla possibilità di riallacciare i rapporti con
persone che, per vari motivi, la vita ha portato su altre strade. A
parte i sorprendenti primi cinque minuti, il resto è immediatamente
dimenticabile: quasi come i successi musicali del suo
protagonista…
Netflix
ha aggiunto Find Me Falling – Un’isola dove
innamorarsi alla sua libreria il 19 luglio 2024. Diretto
da Stelana Kliris, il film ha come protagonista Harry Connick Jr.
nei panni di John, una famosa rockstar di New York che viene a
Cipro per prendersi una pausa dalla musica, ma il destino ha in
serbo per John qualcosa di meglio. A Cipro, incontra la ragazza
della spiaggia Sia (interpretata da Agni Scott) dopo decenni, e
anche sua figlia Melina (interpretata da Ali Fumiko Whitney) per la
prima volta. Il film si conclude con la canzone inedita di John
Find Me Falling – Un’isola dove innamorarsi che
riunisce finalmente la famiglia.
Il testo di Find Me Falling
– Un’isola dove innamorarsi non solo dimostra a Sia che
John vuole stare con lei e che la ama ancora, ma spinge anche
Melina a intraprendere il cammino verso la tanto attesa fama.
Il finale di Find Me Falling
spiegato
John incontra Melina per la prima
volta
Il film inizia con John Allman, un
famoso musicista di New York che è venuto a Cipro per prendersi una
pausa dalla sua carriera musicale.
John ha comprato la casa sbagliata
vicino a una scogliera a Cipro, che è un luogo di suicidio. John
cerca di costruire una recinzione intorno alla scogliera per
impedire altri suicidi. A Cipro incontra per la prima volta Melina,
che viene a consegnargli la spesa. Lei dice a John che ha bisogno
di una nuova amante per imparare una nuova lingua.
John si riunisce con Sia e
incontra di nuovo Melina
John incontra Sia a una festa dopo
decenni John incontra Manoli, l’agente di polizia, che sembra
colpito da lui dopo che ha impedito a una signora di suicidarsi.
Più tardi, quella sera, Manoli porta John a una festa a Cipro, dove
incontra nuovamente Melina. Mentre Manoli presenta John ai suoi
ospiti alla festa, John incontra Sia, la ragazza sulla spiaggia,
che l’ha lasciata e la stessa ragazza che è rimasta indietro.
Mentre John chiama la ragazza del
suo colpo una ragazza immaginaria, sa che sta mentendo a se stesso
e a Sia.Presto, quando John sta per andarsene, Sia corre da lui e
lo ferma. I due si baciano e passano la notte insieme, rievocando
vecchi ricordi e ricordando come John pronunciasse erroneamente il
suo nome Athanasia come Euthanasia. La stessa sera Sia chiede a
John perché è tornato, ma John non risponde: Sia pensa che la
musica sia l’amore della sua vita. I due innamorati parlano poi dei
motivi per cui non si sono ancora sposati. John rivela di non aver
trovato la persona giusta e Sia sostiene la stessa cosa.
La mattina dopo, John vibra ancora
una volta con la ragazza della drogheria Melina. Le rivela di aver
incontrato la ragazza sulla spiaggia prima di ottenere tutta la
fama. John rivela anche che Sia (la ragazza sulla spiaggia) lo
amava per quello che era. Poco dopo, John imbraccia la chitarra e
canta per la prima volta Find Me Falling, su
richiesta di Melina.
Il primo appuntamento
Il primo caotico appuntamento John
non è ancora a conoscenza della figlia di Sia, Melina. Melina, che
si è recata a casa di John per consegnare la spesa, convince John a
prendere la sua chitarra e a suonare qualche canzone, dopodiché
cucinerà la cena per lui e il suo accompagnatore.Tuttavia, Sia si
presenta in anticipo all’appuntamento mentre Melina è ancora a casa
di John. Anche la sorella di Manoli arriva nello stesso momento,
mandando all’aria l’appuntamento di John, poiché c’è una confusione
totale tra le tre donne e John che si trovano sotto lo stesso
tetto.
Melina è la figlia di Sia e John.
Sia dice a John che era persino andata a New York per parlargli di
Melina anni fa, ma vedendo lo stile di vita da rockstar di John e
tutte le ragazze che lo circondavano per la sua fama, non gli aveva
detto di Melina. Aggiunge che in precedenza aveva detto a Melina
che suo padre era solo la sua scappatella estiva.
Si torna al bar con grandi
rivelazioni
John crea una scena al bar Ancora
una volta, John, Sia e Melina sono tutti sotto lo stesso tetto.
Melina canta la canzone di John
The Girl on the Beach davanti agli ospiti e a Sia. John è
inebetito quando prende il microfono e rivela a tutti i presenti al
bar il segreto della figlia; ora Melina sa di essere la figlia di
John e Sia. Quando il segreto dei geni canori di Melina viene
finalmente svelato, Sia cerca di spiegare a Melina come le rockstar
non siano dei buoni padri. Tuttavia, Melina non è d’accordo con
Sia. Vuole che lei dia una possibilità a John, cosa che non ha mai
fatto in passato. Più tardi nel film, John riceve una telefonata
dal suo produttore che gli dice come la sua nuova canzone possa
fargli riguadagnare tutta la fama, e forse essere il prossimo
successo in classifica.
John fa ancora una volta il
salvatore
John salva Anna John salva una
ragazza incinta dal suicidio e la fa stare a casa sua mentre lei
rivela di non avere un posto dove andare. Mentre lei dorme sul
divano, John veglia su di lei. La mattina dopo, mentre entrambi
fanno colazione, la ragazza parla della sua vita e sembra anche
incuriosita dal tatuaggio di John athanasia. Più tardi, John va a
lasciarla a casa e scopre che è Anna, la figlia di Manoli. Anna
rivela come John le abbia salvato la vita, ma Manoli definisce il
nipote non ancora nato una catastrofe. Mentre la madre accoglie la
figlia, Manoli continua a maledirla. Presto la scena si sposta su
Anna che è in travaglio. Sia, che è un medico, fa nascere il
bambino.
John decide di lasciare Sia ancora
una volta
John dice a Sia di averla lasciata.
Quando John si reca in ospedale per incontrare Manoli e Co, vi
trova Sia. Qui John rivela a Sia che presto se ne andrà. Parla
anche della sua grande opportunità a New York, con il suo nuovo
album. Sia non è contenta della sua decisione. Più tardi, la scena
si sposta su John che tiene in braccio il nipotino di Manoli che
ora porta il suo nome.Più tardi, John rompe la recinzione e, mentre
il sole splende, va da Melina. Si scusa con lei e le dice che non
sa come può diventare un buon padre durante la notte, ma ci
proverà. John canta una canzone d’amore greca per Sia John cerca di
impressionare Sia John va fuori dalla finestra di Sia e canta una
canzone d’amore greca, la stessa che Melina aveva cantato nel bar
prima. Melina si unisce a lui per impressionare Sia insieme.
Sia finalmente si impressiona,
pronta a perdonare John, che l’aveva umiliata davanti a tutti al
bar e aveva anche abbandonato lei e la figlia non ancora nata
l’ultima volta. A questo punto, sembra che la loro storia d’amore
abbia una fine perfetta. Tuttavia, Sia impedisce alle sue emozioni
di aprire la porta e di ricongiungersi con John. John è deluso per
il suo tentativo fallito. Consegna a Melina la trascrizione della
sua canzone inedita Find Me Falling e se ne va. Più tardi Sia
rivela a Melina come non creda che John sia cambiato, anche se ha
aspettato una vita e attraversato un oceano, finché Melina non le
consegna il testo di Find Me Falling.
Sia torna da John La mattina dopo,
Sia va a casa di John e i due si ricongiungono finalmente con un
bacio infinito. Il film si conclude con la fama di Melina che
registra Find Me Falling in studio per la prima volta nella sua
carriera musicale. John e Sia la chiamano su Facebook e le rivelano
quanto amano la sua nuova canzone. Il film si conclude con John,
Sia e Manoli che festeggiano.
La canzone di John Find Me Falling
non solo lo riunisce a Sia, ma lo rende anche un padre perfetto per
Manila. Melina registra Find Me Falling in uno studio di New York
Con la lontananza di John per i primi anni, Manila non aveva
nessuno che guidasse la sua carriera musicale e Sia non aveva
nessuno che la amasse. Con John tornato sull’isola senza alcuna
speranza di ricongiungersi con la sua ragazza sulla spiaggia, alla
fine si ricongiunge con lei e la loro storia ha un finale perfetto.
Il film si chiude con Sia e John finalmente insieme e Manila pronta
a conquistare il mondo con la canzone del padre Find Me Falling.
Find Me Falling è ora in streaming su Netflix
L’accoppiata vincente che diede
vita a Seven, tra il regista David Fincher e lo sceneggiatore Kevin
Walker potrebbe riformarsi in occasione del nuovo adattamento
cinematografico del capolavoro di Giulio Verne. Del progetto si
parla da tempo, ma i passi in avanti non sono stati molti: diversi
sono stati gli scrittori presi in esame, ma Fincher non sembra
essere stato convinto fino in fondo di nessuna delle possibilità
valutate: per questo, si sarebbe pensato a Walker (che negli ultimi
anni ha sceneggiato, tra gli altri Sleepy Hollow e The Wolfman),
riformando il team che fu alle spalle del capolavoro con Pitt e
Freeman: certo c’è da domandarsi come si troveranno i due a
cooperare sulle avventure del Capitano Nemo & Co. a bordo del
Nautilus, così lontane dal precedente thriller.
A produrre il film sarà la Disney,
cui peraltro si deve il precedente adattamento del libro, negli
anni ’50. Gli appassionati di Giulio Verne potrebbero però
dover pazientare: diversi sono infatti i progetti attualmente al
vaglio di Fincher, fresco reduce dalla lavorazione di The Girl With
The Dragon Tattoo, adattamento di Uomini che odiano le donne, primo
capitolo della ‘Millennium Trilogy’ di Stieg Larsson.
È online il trailer di
Finché notte non ci separi di Riccardo
Antonaroli, brillante commedia dolce amara con
protagonisti Pilar Fogliati e Filippo
Scicchitano che sarà presentata in anteprima alla
70° edizione del Taormina Film Festil 19
luglio come film di chiusura e uscirà al
cinemail 29 agosto con 01
Distribution.
Finché notte non ci separi,
la trama
Si sono scambiati le fedi e giurato
amore eterno solo poche ore fa ed ora eccoli qui, Eleonora e
Valerio, mano nella mano nell’albergo più lussuoso di Roma, pronti
a godersi la luna di miele. Non sanno che invece di lì a poco
verranno catapultati nella notte di una Roma affascinante e
misteriosa, in cerca di qualcosa… e forse di loro stessi.
Il film, prodotto da Rodeo
Drive e Life Cinema con Rai
Cinema, è tratto da Honeymood di
Talya Lavie (2020), la commedia di successo
presentata al BFI London Film Festival, al
Tribeca Film Festival e in concorso alla 67esima
edizione del Taormina Film Fest.
Dopo essere stato presentato alla
70° edizione del Taormina Film Fest arriva
al cinema dal 29 agosto con 01
Distribution, Finché notte non ci separi di
Riccardo Antonaroli, brillante commedia dolce
amara con protagonisti Pilar Fogliati e Filippo
Scicchitano.
Pilar Fogliati, dopo l’exploit del suo primo
film da protagonista e regista
(Romantiche), che le è valso il
Nastro d’Argento e due Globi
d’Oro, e Filippo Scicchitano, attore
rivelazione di Scialla! (Francesco Bruni,
2011), interpretano una coppia di novelli sposi alle prese con una
prima notte di nozze che si tramuterà in un viaggio notturno capace
di far riflettere – tra una risata e l’altra – sul matrimonio, i
suoi compromessi e sull’eterno mistero dell’amore.
Si sono scambiati le fedi e giurato
amore eterno solo poche ore fa ed ora eccoli qui, Eleonora e
Valerio, mano nella mano nell’albergo più lussuoso di Roma, pronti
a godersi la luna di miele. Non sanno che invece di lì a poco
verranno catapultati nella notte di una Roma affascinante e
misteriosa, in cerca di qualcosa… e forse di loro stessi.
Dopo il fortunato film d’esordio
La Svolta (2022) distribuito in tutto il
mondo da Netflix, Riccardo
Antonaroli firma la sua seconda regia al lungometraggio
con una raffinata commedia degli equivoci in cui i suoi personaggi
si muovono fra le luci di una Roma notturna, segreta e
affascinante.
Il film, prodotto da Rodeo
Drive e Life Cinema con Rai
Cinema, dal 10 al 20 agosto sarà
proiettato in anteprima in numerose arene italiane.
Finché notte non ci
separi è tratto da
Honeymood di Talya Lavie
(2020), la commedia di successo presentata al BFI London
Film Festival, al Tribeca Film Festival e
in concorso alla 67esima edizione del Taormina Film
Fest.
La commedia horror Finché
morte non ci separi (qui
un nostro approfondimento) si è rivelata un grande successo per
il pubblico di genere, offrendo anche alla star Samara
Weaving il suo ruolo d’esordio. La natura aperta del
finale del film e la mitologia che la narrazione ha stuzzicato
hanno lasciato i fan a chiedersi se fosse possibile avere un
seguito che esplorasse ulteriormente questo mondo.
All’inizio dell’anno è dunque stato annunciato un sequel e,
mentre si ipotizzava un ritorno di Weaving, l’attrice ha confermato
di essere “all in” dal progetto in arrivo.
Mentre su Finché morte
non ci separi 2 non si ha ancora una data di uscita, la
Weaving potrà essere vista in Azrael, che arriverà
in alcune sale selezionate degli Stati Uniti il 27 settembre.
Parlando con ComicBook a sostegno di Azrael e
alla domanda sullo stato del sequel di Finché morte non ci
separi, Weaving ha confermato: “Ci sto. Penso che ci
siamo tutti, non lo so. Penso che ci siamo tutti. Non so se abbiamo
avuto la nostra stretta di mano con il sangue, ma più o meno.
Abbiamo fatto la stretta di mano con lo sputo, ma non ci siamo
tagliati le mani e non abbiamo sfregato il nostro sangue”.
Per quanto riguarda la data in cui
il progetto potrebbe andare avanti, Weaving ha scherzato: “Sono
appena tornato a casa, devo fare qualche telefonata”.
Fortunatamente per il suo personaggio Grace, nel primo film è
sopravvissuta allo scontro, mentre i suoceri sono morti in
un’enorme esplosione di sangue. Nel 2019, la Weaving aveva detto
che pensava che le autorità non le avrebbero creduto quando fossero
venute a indagare su ciò che era accaduto alla famiglia
benestante.
“Mi chiedo cosa succederà dopo.
Andrà in prigione? Va in un manicomio per un aiuto psichiatrico?
Eredita tutto? Non lo so”, aveva rivelato Weaving a ComicBook.
“Oppure la polizia dirà che l’ha fatto di proposito. Non lo so…
Seduta in una cella per 90 minuti, impazzirebbe”. Con la
certezza di poter prima o poi vedere il sequel, non resta dunque
che attendere di poter scoprire di più a riguardo.