Kate Winslet
sarebbe in trattative per entrare nel cast di
Divergent, sci-fi tratto dal romanzo di Veronica
Roth e ambientato in un futuro distopico.
Il film, diretto da Neil Burger,
racconterà la storia di Beatrice( interpretata
da Shailene Woodley) che in una Chicago
spaccata in 5 frazioni contrastanti sarà costretta a scegliere a
quale gruppo aderire e quale ideale abbracciare: la sapienza, il
coraggio, l’amicizia, l’altruismo, l’onestà. Non si sa ancora per
quale ruolo stia trattando la Winslet, anche se si sospetta possa
essere quello della madre di Beatrice.
La trama: Divergent è ambiento
nella Chicago del futuro, un futuro controllato e rigidamente
ordinato, tipicamente distopico e racconta della sedicenne Tris,
intrappolata nella necessità di compiere la scelta che le cambierà
la vita. Il mondo è diviso in cinque fazioni e per Tris è arrivato
il momento di scegliere a quale appartenere. La scelta che la
ragazza compierà segnerà l’inizio di una serie di prove, che
la condurranno a percorrere una strada tortuosa e inattesa. In un
mondo in cui gli istinti umani vengono soppressi e tutto e regolato
e controllato, Tris imparerà che c’è sempre un’altra faccia della
medaglia. Lei è diversa da tutti gli altri, è una Divergente, la
sua natura le impone la ribellione e quando scoprirà di non
potervisi opporre il suo destino e quello del mondo in cui vive
cambierà per sempre.
Ecco il primo sguardo a
Mood Indigo, ultimo film di
Michel Gondry che possiamo vedere di seguito in un
trailer del film in francese. Protagonisti di questa pellicola
sono
Arnold Schwarzenegger è arrivato
a Roma a presentare il suo ultimo film,che sigla il suo ritorno al
cinema dopo la “pausa politica”. In The Last
Stand Schwarzenegger
Le pagine della nostra
vita è il film del 2004 di Nick
Cassavetes con protagonista nel cast Rachel
McAdams, Ryan Gosling, James Marsden, Sam Shepard, Joan Allen,
David Thornton, Kevin Connolly, Heather Wahlquist, Jamie Brown,
Matthew Jamison III, Lindy Newton, Tim O’Brien, Meredith
O’Brien e Matt
Barry.
Trama: In una casa di
riposo, un uomo anziano legge una storia a una donna affetta da
demenza senile. Il racconto narra la storia d’amore tra Noah, umile
ragazzo, e Allie, appartenente a una facoltosa famiglia. I due si
conoscono e si innamorano nel giro di un’estate, ma ingenui come
sono non sanno che dovranno affrontare molti ostacoli che la vita
gli metterà di fronte.
Analisi: Se dovessimo
descrivere in poche parole Le pagine della nostra
vita (The Notebook) la definiremo la classica
storia d’amore che non aggiunge niente al panorama del genere
romantico. Senza contare poi la trascuratezza per l’ambientazione
storica (la seconda guerra mondiale, la Guerra Fredda), che può
evincersi soltanto dai costumi e avrebbe potuto sottolineare
l’amore straniante dei due protagonisti.
Le pagine della nostra vita in streaming su
Infinity
Le pagine della nostra vita, il
film
Le pagine della nostra
vita è tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks, che ha
ormai monopolizzato la narrativa romantica in America e nel mondo.
I dialoghi portati all’estremo della stuggenza e del romanticismo
risultano inverosimili facendo parlare i personaggi come un libro
stampato. Forse è proprio questo che piace al pubblico (soprattutto
femminile): riuscire ad astrarsi dalla realtà.
La storia non dice
niente di nuovo: un amore giovane e profondo tediato dalla
differenza di classe, a seguire un allontanamento e l’inevitabile
lieto fine volto a confermare la natura di un sentimento oltre ogni
dire.
Qualcosa di nuovo in realtà c’è, ma
viene mal utilizzato ai fini della vicenda: la storia parallela dei
due anziani nella casa di riposo che, è chiaro sin da subito, andrà
oltre il semplice ruolo di narratori degli eventi.
In compenso la regia di
Nick Cassavetes rende la pellicola scorrevole, non
solo grazie alle parti narrate ma anche alle interpretazioni dei
due principali protagonisti che ha portato al successo mondiale.
Ryan Gosling è a suo agio nei panni
dell’intrigante Noah Calhoun e Rachel McAdams (Allie Hamilton) interpreta una
ragazza che pagherà anche da grande la sua insicurezza.
Le pagine della nostra
vita rimane un film impossibile da trasferire nella realtà
e per questo è un film adatto per sognare.
Le pagine della nostra vita: frasi
memorabili
Noah: «… la negligente
lista di uno dopo l’altro, quando mi capita di chiamarli a me o di
bere a loro, | le vere poesie, essendo ciò che chiamiamo poesie
mere immagini, | le poesie dell’intimità notturna, di uomini, |
questa poesia pendula, timida e celata che sempre porto con me, che
tutti gli uomini portano con sé…» Frank: Non male per essere Whitman! Ehi, credo che tu
abbia visite! Allie: Scusate, io non volevo interrompervi! Frank: Non ti scusare accomodati pure, cara! Fa bene sentire
qualcosa oltre all’odore del legno, può essere piacevole.
Duke: So che ti senti
perduta adesso ma non ti preoccupare. «Niente è mai perduto o
può essere perduto. Il corpo lento, vecchio, freddo, ceneri rimaste
dai fuochi del tempo, tornerà a splendere ancora.» Allie: Ma l’hai scritta tu? Duke: No, è di Walt Whitman!
Le pagine della nostra vita, il libro
Le pagine della nostra
vita è basato sull’omonimo libro scritto dal noto
scrittore statunitense Nicholas Sparks, che negli anni ha
regalato molteplici storia da adattare per il cinema. Infatti sono
numerose le pellicole tratte dal suo lavoro letterario, il più
delle volte incentrate si storie d’amore.
Nel libro Le pagine
della nostra vita le differenze con il romanzo
rispetto al film sono davvero poche. La storia di per sé sembra
quasi una sceneggiatura scritta che ha bisogno giusto della qualità
d’interpretazione di un buon regista. Tra le curiosità più
interessanti c’è senz’altro il fatto che nel libro vengono citate
delle poesie di Walt
Whitman raccolte nel volume Foglie
d’erba.
Nel 2003 l’autore ha scritto un
sequel del libro dal titolo Come la prima volta, in inglese esce
invece con il titolo originale (The Wedding).
Questa nuova storia ha come protagonista Jane Calhoun, figlia
di Noah ed Allie. Nel 2003 invece sempre sul
romanzo Le pagine della nostra vita è stato
fatto un secondo adattamento meno noto diretto dal regista
bollywoodiano Zindagi Tere Naam, che è però liberamente ispirato al
romanzo.
Lancette di orologio e ticchettii
di ingranaggi. Looper, scritto e diretto da
Rian Johson, è uno degli sci-fi
più attesi del momento, soprattutto perché tutto il resto del mondo
l’ha già visto a settembre e dai noi arriverà finalmente il
prossimo 31 gennaio. Ma meglio tardi che mai, soprattutto quando il
tempo è la componente fondamentale.
I viaggi nel tempo sono possibili
e, ovviamente, fuorilegge. I looper sono killer professionisti che
vengono assoldati nel presente per assassinare persone che nel
futuro si vogliono eliminare. Così ai nostri non resta che
presentarsi al posto prescelto all’ora stabilita e gli spunterà dal
nulla la vittima, con tanto di borsa con pagamento in argento per i
servizi prestati. Ammazzi il cattivo, lo elimini e incassi
l’argento. Quando però il pagamento viene fatto in oro vuol dire
che chiudi il loop: l’uomo che hai ucciso è il te stesso del
futuro, il che vuol dire che ti restano altri 30 anni per goderti
la vita, fino a che non verrai fatto fuori dal te stesso del
passato. A Joe la sua vita di looper sta fin troppo bene, ma non ha
fatto i conti con gli imprevisti, e soprattutto con il tempo che
scorre e che spesso fa cambiare idea.
I paradossi temporali sono una
continua fonte d’ispirazione per il cinema di genere: viaggi nel
tempo, doppioni in giro nella stessa città, destini cambiati e
strategie sovvertite, tutti gli elementi che rendono una trama
complessa e avvincente sono presenti in questo film che dalle
premesse si presenta come uno dei migliori sci-fi degli ultimi
anni. Purtroppo però non sempre le premesse mantengono le
aspettative e così fa Looper, che lasciandosi alle spalle una prima
mezz’ora di tutto rispetto, prende poi una piega inaspettata che ne
annacqua un po’ il principio di base per diventare una caccia
all’uomo, o meglio, al bambino, come semplice espediente per
portare a casa il film.
Cambiando il passato si può
modificare anche il futuro, ma se le interferenze del passato non
ci fossero state quel futuro sarebbe si sviluppato allo stesso
modo? Sono domande che i più lucidi riescono a porsi alla fine del
film, ma che il film stesso non esaurisce pienamente. A condurre la
storia c’è una coppia di attori inedita: da una parte un giovane
Joseph Gordon-Levitt, “brucewillizzato” a
dovere per l’occasione con protesi e plastiche che ne fanno
rimpiangere i lineamenti delicati e dolci del ragazzo di 500 giorni
insieme; dall’altra appunto Bruce Willis, granitico caposaldo del cinema
action con le sue espressioni accigliate e le impossibili prodezze
balistiche con pistole fucili et similia. Chiude il cerchio una
Emily Blunt spaventata ma volitiva, che supporta
il pretesto filmico con la solita bravura.
Looper si
presenta bene e si sviluppa a ribasso, rivelandosi un prodotto di
genere che pur non essendo del tutto campato in aria, presenta dei
momenti di debolezza.
Ecco due clip del film Anna
Karenina, tratto dal romanzo omonimo do Tolstoj e diretto dal
regista inglese Joe Wright. Nel film Anna è interpretata da Keira
Knightley,
È in arrivo nelle sale
italiane un film che promette di radunare i cinefili più accaniti.
Tratto dal libro di Stephen Rebello (uscito in Italia con il titolo
“Come Hitchcock ha realizzato Psycho”) la pellicola si
concentra sulla lavorazione e l’uscita del film più importante e
apprezzato del regista inglese. A impersonare il ruolo del geniale
regista inglese troviamo il premio oscar Sir Anthony Hopkins
accanto alla “regina” Helen Mirren.
Una natura ostile e crudele, l’uomo
che combatte contro di essa e in essa per sopravvivere, il
coraggio, la libertà, le proprie radici da conservare e difendere.
Questo e molto altro racconta Re della Terra
Selvaggia (Beasts of the Southern
Wild) film rivelazione del 2012 che, a un anno esatto
dalla sua vittoria inaspettata al Sundance Film Festival e dopo una
trionfale cavalcata attraverso i principali eventi cinematografici
internazionali (vincitore tra le altre cose della Caméra d’Or
a Cannes 2012), arriverà nelle nostre sale il prossimo 7 febbraio,
pronto per scoprire se le sue candidature agli Academy Awards 2013
(miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale
e migliore attrice protagonista) si tramuteranno in statuette.
In Re della Terra
Selvaggia Hushpuppy è una bambina di 5 anni, che vive
nella Grande Vasca con il suo papà. Il posto in cui vive è soggetto
a tremende tempeste e straordinari cicloni che devastano
periodicamente l’habitat naturale e allagano ripetutamente tutta la
zona. Quando però il papà di Hushpuppy scopre di essere malato,
decide che è tempo di istruire la figlia a sopravvivere (e a
convivere) in (e con) un territorio tanto ostile quanto
profondamente radicato nelle loro vite.
Il trentenne Benh
Zeitlin, regista pluripremiato al suo esordio
cinematografico, racconta una storia di sopravvivenza e coraggio di
chi vive veramente in condizioni di incertezza, completamente in
balia della furia della natura. Zeitlin comprende pienamente la
portata di ciò che ha intenzione di raccontare e sceglie la via più
difficile, fuggendo dalla rappresentazione documentaristica, e
approdando in un una sorta di neorealismo fantastico, non estraneo
al De Sica di più alta ispirazione. La protagonista del film, la
tenera Hushpuppy, interpretata dalla giovanissima
Quvenzhane Wallis, è una creatura della foresta,
che vive in simbiosi con il battito cardiaco degli animali che
popolano il cortile della sua baracca, continuamente combattuta tra
l’amore e la paura verso un padre estremamente duro, ma allo stesso
tempo tanto premuroso, un uomo che potrebbe essere nient’altro che
la reincarnazione del territorio stesso che attraverso la sua
asprezza non manca di fornire anche sostentamento a tutti coloro
che hanno il coraggio di continuare a combattere. Nel
momento in cui la realtà diventa troppo difficile da affrontare,
ecco che la piccola protagonista si rifugia in un sogno, in una
favola archetipica che la innalza a Re della natura, capace di
guidare il suo “branco” assoggettando le bestie feroci che vogliono
attaccarlo. La regia di Zeitlin pervade la natura scossa da se
stessa, senza mai invadere la realtà che essa ospita offrendo un
ritratto che si muove in bilico tra la difficoltà della
sopravvivenza e la chiara concezione che ogni essere vivente è
collegato all’altro da un complesso meccanismo di causa ed effetto
che non può che determinare la vita dell’uomo e la sua stessa
sopravvivenza nel mondo. Il fango, l’acqua e i pesci morti non sono
mai stati così densi di poesia, come quelli che Zeitlin racconta
con la sua macchina da presa, accompagnando ogni momento con una
colonna sonora travolgente, della quale lui stesso è autore.
Benh Zeitlin
realizza un film piccolo e prezioso, che attraverso la semplicità
di sentimenti genuini e primitivi racconta l’interminabile lotta
dell’uomo per la sopravvivenza, attraverso gli occhi di una bambina
incantati dalla realtà.
“E’ fatta!” così Deadline sancisce la questione tramite una non
meglio identificata fonte. Di cosa si tratta? Del settimo episodio
di Star
Wars e del suo regista. Ebbene sarà JJ
Abrams.
E’ finalmente online il primo trailer di
Inside Llewyn Davis, il nuovo film dei
fratelli Coen. Completo da tempo ma misteriosamente privo di una
release americana,
Anna
Karenina, adattamento dell’omonimo romanzo di Lev
Tolstoj, diretto da Joe Wright e distribuito dalla
Universal Pictures, uscirà nelle sale italiane il prossimo 21
Febbraio. Wright, dopo aver realizzato doversi cortometraggi
(Crocodile Snap, The End) e film per la tv, è balzato
agli onori delle cronache grazie all’acclamato Orgoglio e
Pregiudizio, suo primo lungometraggio.
Non sorprende, quindi, che il
regista abbia voluto, per Anna Karenina, proprio
quegli attori che, insieme a lui, sono stati artefici del successo
dell’adattamento del noto romanzo della Austen: Keira
Knightley e Matthew MacFadyen. Ai due si sono poi
affiancati, tra gli altri, Kelly Macdonald, Aaron
Johnson e Jude Law. La Knightley e
MacFadyen, rispettivamente Elizabeth Bennet e
Fitzwilliam Darcy in Orgoglio e Pregiudizio
(2005), interpretano in questo caso due personaggi legati da
tutt’altro vincolo, dal momento che la prima veste i panni della
protagonista mentre l’attore britannico quelli di Oblonskij,
il fratello della stessa. Il ruolo dell’affascinante quanto
temibile Conte Vronskij è andato infatti ad Aaron
Johnson, il quale dopo aver esordito ne
L’Illusionista (2006), ha conquistato sicuramente
popolarità partecipando a film come Albert Nobbs
(2011) e Le Belve (2012). Jude Law interpreta
invece Alexei Karenin, il marito di
Anna. Anna Karenina, storia di una passione
adultera consumata nella Russia zarista che finisce con
l’emarginare la protagonista trascinandola in un vortice di
depressione e nevrosi fino al tragico epilogo, è stato oggetto di
un gran numero di adattamenti cinematografici. Nel corso degli anni più di
una decina di attrici si sono misurate con il personaggio di
Anna: da Vivien Leigh a Jennifer Jones, fino a
Jacqueline Bisset e Sophie Marceau, passando per
Greta Garbo. A Joe Wright, il suo sceneggiatore
Tom Stoppard (L’Impero del sole, Shakespeare in
Love) e naturalmente a Keira Knightley va quindi
riconosciuto, in primis, il merito di essersi voluti mettere alla
prova, lavorando ad una storia che vanta un così grande numero di
riduzioni, alcune delle quali, come quella di Clarence Brown
del 1935, di grande valore.
La visione del film di
Wright, non appena uscirà nelle sale, ci saprà poi dire il
resto riguardo al suo lavoro che, intanto, ha guadagnato quattro
nomination agli Oscar 2013: miglior fotografia, migliori costumi,
miglior scenografia e miglior colonna sonora.
Continuano ad arrivare notizie sul
prossimo X-Men: Giorni di un
futuro passato, come molti di voi sapranno il film
riunirà il cast di X-men: l’inizio con gli storici attori della
saga, ovvero Ian McKellen, Patrick Stewart, Hugh
Jackman. Tutt’ora però non sappiamo cosa ne sarà dei
personaggi di contorno del film di Matthew Vaughn,
come ad esempio quello di Emma Frost, interpretato
dalla bionda January
Jones. Oggi arrivano le dichiarazioni della diretta
interessata, intervistata durante il Sundance Film
Festival da Collider:
L’attrice come molti temevano ha
rivelato che il suo personaggio potrebbe non essere nel film:
“Io non so se sarò
nel film, non credo che il personaggio di Emma sia coinvolta nella
nuova storia. Beh, non vorrei essere io a dirlo prima di loro. Si
chiama Days of Future Past penso, e penso che sia più su James
[McAvoy] e Michael [Fassbender] e poi Patrick [Stewart] e Ian
[McKellen], e penso che andra ‘avanti e indietro nel tempo, quindi
non penso che Emma sia nella storia. Non lo so, davvero non lo so.
“
Nel cast del film oltre ai già
citati ci saranno anche James
McAvoy, Jennifer
Lawrence, Michael Fassbender, Nicholas
Hoult e Jason Flemyng. X-Men: Giorni di
un futuro passato uscirà il 18 luglio 2014, e
si baserà su uno scaneggiatura scritta da Simon Kinberg e si
dice ispirato al fumetto di Chris Claremont e John
Byrne “Uncanny X-Men” # 141 e 142 del 1981, dove al centro della
narrazione c’è l’idea di un futuro alternativo per i mutanti
Marvel in cui tutti i mutanti sono
cacciati da sentinelle. Il personaggio di Wolverine nella versione
a fumetti della storia gioca un ruolo chiave. Per tutte le info sul
film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: X-Men: Giorni di un
futuro passato. Per tutte le news sul film vi segnaliamo il nostro
speciale: Gli X-Men
Guai in vista per James
Cameron! Un giudice Usa gli ha infatti ordinato di
consegnare le bozze di Avatar, dal
momento che il regista è stato accusato di plagio da tale Eric
Ryder che ha sostenuto che il film campione di incassi è frutto di
una scopiazzatura dal suo romanzo, K.R.Z. 2068, che il signore ha
impiegato due anni per scrivere. La denuncia fu sporta nel 2011 e
solo ora il giudice Alan Rosenfield, della Corte Superiore di Los
Angeles, ha ordinato agli avvocati di Cameron di tirar fuori le
bozze, mentre ha negato l’accesso all’agenda personale del
regista.
Dal momento che la trama di
Avatar
è quanto di più banale possa esistere (senza nulla togliere alla
grandezza del film), quanto può mai aver ragione l’autore di questo
fantomatico romanzo?
Lincoln:
Il film analizza gli ultimi tumultuosi mesi in carica del
sedicesimo presidente degli Stati Uniti. In una nazione divisa
dalla guerra e spazzata dai venti del cambiamento, Lincoln osserva
una linea di condotta che mira a porre fine alla guerra, unire il
paese e abolire la schiavitù. Avendo il coraggio morale ed essendo
fieramente determinato ad avere successo, le scelte che compirà in
questo momento critico cambieranno il destino delle generazioni
future.
C’è del marcio in Danimarca:
presentato al Festival di Berlino e scelto per
rappresentare il suo paese agli Oscar 2013 come miglior
film straniero, A Royal Affair (En
kongelig affære) possiede tutti gli ingredienti che
non dovrebbero mai mancare ad un film in costume, ma riesce
comunque a offrire qualcosa in più del semplice gusto per la
rievocazione.
L’incipit del film di
Nikolaj Arcel sembrava piuttosto indicativo della
scelta di seguire per il dramma un registro simile a quello di
The Duchess, pellicola diretta da Saul
Sibb e dedicata alla Duchessa del Devonshire: chiamata a
vivere nel secolo dei Lumi come il personaggio interpretato da
Keira Knightley, la quindicenne Caroline si
presenta subito come un’adolescente pronta ad andare incontro alle
incertezze del futuro con tutta la speranza possibile, anche se
questo significa dover lasciare la sua amata Inghilterra per
sposarsi. La nuova patria è però assai più fredda di quanto si
aspettasse: oltre a dover fare i conti con una corte ostile il suo
sposo Christian VII di Danimarca si rivela subito viziato e
instabile, tormentato da un’ apparente schizofrenia che gli
impedisce di avere rispetto della moglie e naturalmente di essere
un vero re.
L’arrivo a corte del tedesco Johann
Struensee come medico personale del re porta una graduale ventata
di aria fresca nella vita dell’infelice regina; ad essere più
interessante nel ritratto del carismatico riformatore, ricordato
per aver trasformato la Danimarca nel tempio delle idee
illuministe, è il suo essere qui elemento catalizzatore non tanto
nella relazione con Caroline quanto nel legame quasi paterno
instaurato con Christian: il duello a base di citazioni
shakespeariane che i due combattono durante il loro primo incontro
è qualcosa di prezioso e si rivela in fine indispensabile per
scavare nella mente del re e leggerne i tormenti più segreti.
A Royal Affair, il film
L’interpretazione dell’ormai
lanciatissimo Mads Mikkelsen come Struensee è magnetica e
ammaliante al punto giusto, ma le nostre simpatie vanno tutte alla
prova di Mikkel Boe Følsgaard nei panni di
Christian, meritatamente premiata con l’Orso D’argento al Festival
di Berlino: quasi impossibile non provare pena per questo ragazzo
odioso e viziato ma condannato con altrettanta costanza ad essere
manipolato da tutti quelli che lo circondano( per quanto la cosa
avvenga per il bene della Nazione, è incontestabile), costretto a
recitare la sua parte al punto da scadere nella pantomima.
Narratrice degli eventi ma mai lontana dal palcoscenico, Caroline
ci commuove con tutta la passione e le ingenuità della sua giovane
età grazie alla performance di una brava Alicia Vikander, presto in sala nei panni di
Kitty con Anna Karenina di Joe Wright; in un ottimo cast poco noto fuori
dalla madre patria non sfuggirà inoltre David
Dencik come Høegh-Guldberg, ministro cospiratore già visto
ne La Talpa di Tomas
Alfredson.
Reverente verso il curatissimo
contesto storico, la camera indulge con cautela sui protagonisti
stringendosi in inquadrature morbide e sinuose, fino a danzare
intorno ai protagonisti durante un ballo di corte per chiuderli
nell’incanto con una sequenza che pare strizzare l’occhio
all’Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright.
A Royal Affair scalda e avvince
meglio di molti altri film del genere ma la coltre gelida che copre
La Danimarca e le sue anime più inquiete avvolge il film di una
magia destinata a perdurare: contro Amour le
speranze di vittoria sono pressoché nulle, ma A Royal
Affair competerà egualmente con tutta l’eleganza e la
regalità che gli spettano.
Quando l’emerito signor nessuno
Wynand Mullins si è vestito per prendere l’aereo diretto in Nuova
Zelanda, non avrebbe sicuramente mai pensato di diventare un
pericolo
Il Cavaliere Oscuro Il
Ritorno ha sancito la fine del fruttuoso matrimonio
tra Christopher Nolan e Batman. Tuttavia la Warner
Bros ha in programma di continuarea sfruttare l’immagine dell’Uomo
Pipistrello senza il regista e senza Chistian
Bale. E’ infatti noto che entro il 2015 avremo un nuovo
Batman che si unirà alla Justice League, mentre per avere
un altro film interamente dedicato all’eroe in nero dovremo
aspettare il 2017.
Inutile dirlo, ci sono un sacco di
rumors più o meno fondati su chi interpreterà il nuovo Batman. I
più insistenti e autorevoli sono quelli che vorrebbero
Joseph Gordon-Levitt erede di Bale, cosa che è
stata però smentita dallo stesso attore. Non resta quindi che
aspettare e vedere quale sarà il fortunato attore a ricevere in
eredità la tuta nera di Batman.
La Paramount ha messo in
circolazione un nuovo trailer action per G.I.
Joe – La Vendetta che ci permette di dare uno sguardo
alla grande quantità di azione ninja che vedremo nel prossimo film
in uscita a fine marzo.
E’ stato anche annuniciato che i
primi minuti del film verranno mostrati in testa all’uscita di
Hansel e Gretel: cacciatori di streghe,
che uscirà questo venerdì in USA.
Ecco il trailer:
Il film è diretto da Jon Chu
(Justin Bieber: Never Say Never) ed uscirà il 28 marzo.
Manca poco per vedere
L’Uomo
d’Acciaio sul grande schermo, eppue continuano a
fioccare novità riguardo al film che vedrà tornare al cinema
Superman. E’ notizia recente che il film abbia ricevuto un rating
PG-13 (vietato ai minori di 13 anni non accompagnati) a causa di
“sequenze di intensa violenza, azione e distruzione, e per
linguaggio inappropriato”.
Nel film non apparirà il
personaggio iconico di Jimmy Olsen, il fotografo del Daily Planet,
ma stando a quanto dice IMDb c’è un parsonaggio che si chiama Jenny
Olsen, interpretato da Rebecca Buller. Da uno screen shot del
trailer sembra inoltre che Perry White, sia diventato … balck! E’
infatti interpretato da Laurence Fishburne, e così Snyder non solo
ha trasformato Olsen in una donna ma ha anche fatto cambiare razza
a White.
Inoltre la London Toy Fair ha
svelato la versioni Lego dei personaggi del film e tra quelli
canonici spunta anche Tor-An, un nuovo villain kryptoniano mai
visto prima al cinema che nel fumetto viene portato da Zod sulla
Terra.
Dakota Fanning si è unita al
cast di The Last of Robin Hood, il biopic su
Errol Flynn, la laggenda hollywoodiana che ha
interpretato il fuorilegge Robin Hood. La Fanning
“Non è possibile avere quelle
labbra!”: è inutile, quando pensiamo a Scarlett Johansson è la prima
cosa che ci viene in mente. Colpa dello star system hollywoodiano,
che vede costrette le ‘povere bellissime ragazze’ a faticare sempre
il doppio per vedere riconosciuto il proprio talento.
Scarlett Johansson
biografia
Ex bambina prodigio,
Scarlett Johansson, nata a New York il 22 novembre
del 1984, fece il suo a dir poco brillante ingresso nel mondo del
cinema a soli 14 anni con L’uomo che sussurrava ai
cavalli.
Nel film, Scarlett prestava il
volto a Grace MecLean, una cavallerizza costretta all’amputazione
della gamba in seguito ad un brutto incidente, beccandosi subito
svariate nomination come miglior attrice esordiente.
Ma Scarlett non fa parte di
quell’esercito di bambini prodigio visti per strada da un
produttore/regista/talent scout e approdati “casualmente” su un
set: la sua vocazione per la recitazione è fortissima sin dalla più
tenera età e, a soli 8, è nel cast della pièce teatrale
Sofistry, e divide il palco con Ethan
Hawke. Scarlett Johansson è alta
1,60 centimetri ed il marito è il critico
cinematografico Romain Dauriac.
Scarlett Johansson
Filmografia
La vera e propria scalata al
successo inizia nel 2003, con Lost in
Translation e La ragazza con l’orecchino di
perla. Un successo meritato, che certo il suo
bell’aspetto avrà aiutata ad ottenere, ma un più grande merito va
al suo talento, del quale ci dà conferma soprattutto in
Scoop di Woody Allen, nel
2006.
Nella commedia, la Johansson
dimostra di essere a proprio agio anche in altri ruoli, oltre a
quello che gli viene quasi naturale della femme fatale, e di avere
un notevole talento comico: Sandra Prensky è una studentessa di
giornalismo, occhialuta e un po’ impacciata, nei panni della quale
la nostra Scarlett è più che convincente. Non sarà l’unico ingaggio
da parte del genio comico degli ultimi anni: ai tempi di
Scoop, la Johansson aveva già lavorato con
Allen nel meraviglioso Match Point e
lavorerà ancora con lui per Vichy Cristina
Barcelona, divenendo la nuova ‘musa’ del regista
americano.
Ma tra le sue passioni non c’è solo
il cinema: la sua avventura nel mondo della musica non si limita
solo alla partecipazione nel videoclip di What Goes
Around… Comes Around di Justin
Timberlake. Nel 2009, infatti, Scarlett incide una cover
di Last Goodbye di Jeff
Buckley per la colonna sonora del film La
verità è che non gli piaci abbastanza, ed esce il suo
album in collaborazione con il cantautore Pete
Yorn intitolato Break Up, che si
ispira ai duetti di Serge Gainsbourg con
Brigitte Bardot.
Il 2011 è un anno burrascoso per la
nostra beniamina: coinvolta in uno scandalo a causa di autoscatti
in déshabillé destinati all’allora marito Ryan
Reynolds e rubati dal suo smartphone, oltre alla tempesta
mediatica, si è beccata anche le incombenze di una causa
giudiziaria che alla fine ha visto colpevole il 36enne
Christopher Chaney, condannato a ben 10 anni di
carcere.
Ma Scarlett si riprende in fretta
dallo scandalo: risale infatti al novembre 2011 la notizia secondo
cui starebbe lavorando al suo primo lungometraggio da regista,
basato su Incontro d’Estate, un romanzo di Truman
Capote edito postumo. Non si tratterebbe della prima
esperienza di regia per la nostra, che aveva già diretto un corto,
finito però solo tra gli extra del DVD del collettivo
New York, I Love You che, tra le altre
cose, ha segnato il debutto alla regia di Natalie
Portman (sua collega di set in L’altra donna
del Re).
Più recentemente, abbiamo visto
Scarlett al cinema nei panni della Vedova Nera nel fortunatissimo
The Avengers: a proposito del futuro
dell’eroina della Marvel, l’attrice si è
lasciata scappare che le piacerebbe entrare ancora
nell’attillatissimo costume di Natasha Romanoff per una
pellicola interamente dedicata a lei, della quale non possiamo far
altro che sperare la realizzazione.
Notting Hill è il
film di enorme successo del 1999 diretto da Roger Michell e con
protagonisti
Hugh Grant,
Julia Roberts,
Rhys Ifans, Emma Chambers, Tim McInnerny, Gina McKee, Hugh
Bonneville, James Dreyfus, Lorelei King, Julian Rhind-Tutt, John
Shrapnel, Alec Baldwin, Richard McCabe, Mischa Barton, Emma
Bernard, Dylan Moran, Emily Mortimer.
La trama di Notting
Hill: William Thacker è il proprietario della Travel
Book, una libreria che si trova nel caratteristico quartiere di
Londra, Notting Hill. La sua tranquilla routine viene spiazzata
dalla visita di una famosa attrice, Anna Scott, che un giorno entra
nel negozio per acquistare un libro. Un gesto tanto normale che
William razionalizzerà solo in seguito, quando la inviterà a casa
dopo un secondo fortuito incontro.
Notting Hill,
l’analisi
Chi pensa che Parigi sia
l’unica città dell’amore, ormai si sbaglia. Siamo abituati a
pensare a Londra definendola La City, la città
dell’economia, fredda e piovosa come la gente che la abita. Ma
dobbiamo ricrederci perché, come ogni città, nasconde angoli
caratteristici e romantici. Basta saperli trovare. Ad aiutarci in
questo c’è Hugh Grant (William Thacker), perfetto per il ruolo. Il
suo personaggio entra subito in un’ottica quotidiana, a noi
familiare, configurandosi come “uomo normale”. Un uomo dedito al
suo lavoro, il cui andamento incerto non nasconde la sua timidezza.
Fin quando la sua vita entra in un sogno come abbiamo fantasticato
noi tante volte. L’incontro con un’attrice (Julia
Roberts) non gli sembra neanche reale, per non parlare poi
di quel bacio che lei le ruba dopo pochi minuti che si sono
conosciuti.
Forse è per la sua sensibilità,
forse è perché ha appena divorziato dalla moglie, ma è impossibile
far pensare a William di aver elevato la sua vita da anonima a
speciale. Prendiamo le sue parti e ci lasciamo cullare dal sogno,
anche se le contraddizioni sono sin da subito evidenti. Il mondo
dello spettacolo e quello dei “comuni mortali” rivelano le loro
differenze: da un lato c’è la genuinità e la dura realtà che
significano vita per William e il suo gruppo di eccentrici amici,
dall’altro c’è la volontà di fuga da un mondo artificiale e cinico.
Sai cosa accade ai mortali che si legano agli dei? La
domanda che un amico fa al protagonista troverà risposta solo
durante il film.
Lo sceneggiatore Richard
Curtis si trova a suo agio con Hugh Grant con cui aveva lavorato per il
famoso Quattro matrimoni e un funerale. La
storia gli è venuta in mente da un’idea strampalata: si è chiesto
come avrebbero reagito i suoi amici se avesse portato a casa un
personaggio famoso. Da questo punto di partenza la continuazione è
venuta da sé, con poche sbavature e imperfezioni. Forse la storia
d’amore tra i due doveva essere approfondita, ma unita alla regia
dà un risultato accettabile. Il regista di
Persuasione,Roger Michell, è
apparso il più adatto per rendere al meglio la verosimiglianza dei
personaggi. Notting Hill è diventata una
classica commedia romantica, una di quelle che si consigliano ogni
San Valentino, da apprezzare proprio per la sua semplicità.
L’appartamento è
il film cult del 1960 di Billy
Wilder con protagonisti nel cast Shirley
MacLaine, Jack Lemmon, Fred MacMurray, Ray Walston e
Jack Kruschen.
Trama del
film L’appartamento:
C. C. Baxter, detto
Ciccibello, impiegato in una grossa compagnia
d’assicurazioni americana, con una vita solitaria e tutta lavoro,
fa carriera in fretta grazie al fatto che presta il suo
appartamento ai dirigenti dell’azienda per le loro avventure
extraconiugali.
Del “servizio” usufruisce anche il
capo del personale, Sheldrake, che porta nell’appartamento Miss
Fran Kubelik, una delle addette agli ascensori dell’azienda, sua
ennesima amante. In uno di questi incontri, Fran si rende conto che
Sheldrake non ha nessuna intenzione di divorziare come le ha
promesso, e tenta il suicidio a casa di Baxter. Questi interviene
in tempo a salvarla, i due hanno occasione di conoscersi meglio.
Baxter è un uomo in fondo buono e gentile, molto solo. La stessa
solitudine caratterizza Fran, cui Sheldrake non dedica mai tutte le
attenzioni che meriterebbe, dimostrandosi a volte del tutto
insensibile ed egoista.
Baxter s’innamora pian piano di
Fran. Ciò lo porterà a inevitabili frizioni con Sheldrake. Prenderà
decisioni impegnative, comportandosi finalmente da uomo, anche a
costo di mettere a repentaglio la propria carriera.
L’appartamento, il fil culto
con Shirley MacLaine e Jack Lemmon
Questa commedia del 1960 diretta da
Billy Wilder, riconosciuto maestro statunitense
del genere brillante, è considerata a buon diritto tra i suoi
lavori più riusciti. Non accusa infatti per nulla il trascorrere
del tempo. Il merito va senza dubbio a una serie di fattori:
l’abilità di Wilder regista, ma anche sceneggiatore accanto ad A.
L. Diamond, che riesce a tenere insieme l’anima più comica del film
(la comicità di situazione in cui il talento di Lemmon regala
momenti assai spassosi) con una riflessione acuta sulla società
americana, chiusa nell’individualismo e arrivismo, quasi contro la
sua stessa volontà, come accade a Baxter/Lemmon. L’impiegato
sfrutta il proprio appartamento e le debolezze dei superiori per
far carriera, loro sfruttano lui per le loro scappatelle col
ricatto-promessa della promozione, il capo del personale tiene
legata a sé l’amante (Fran/Shirley MacLaine)
con la fantomatica promessa del divorzio.
Alcune donne dipendenti
dell’azienda, sfruttano la loro relazione coi dirigenti a fini
economici e di carriera (Fran invece sembra davvero innamorata di
Sheldrake). Tutto ciò pare normale amministrazione, quasi
inevitabile, mentre invece basterebbe, come accade al protagonista,
trovare il coraggio di essere “uomini” per sottrarsi a questa
logica e riscoprire valori autentici, oltre che una vita forse meno
agiata, ma più soddisfacente. Quanto poi sia universale e
“sempreverde” il tema del tradimento e tutto ciò che ruota attorno
ad esso, è inutile dire.
Ne L’appartamento
l’azione si sviluppa in modo vivace, il tono generale è leggero e
l’happy end è garantito. Lo spettatore, però, non ha fretta di
giungervi, perché coinvolto dal ritmo del racconto e da dialoghi
arguti. La scelta di Lemmon e MacLaine è poi più che appropriata: i
due attori mostrano qui al meglio le loro doti interpretative
rivelandosi capaci di estrema leggerezza, autentica comicità
(specie Lemmon), ma caratterizzando con la stessa efficacia i
tratti più sconsolati e malinconici dei loro personaggi.
Il regista, che aveva già lavorato
con Lemmon in A qualcuno piace caldo, li rivorrà con sé
entrambi nel ’63 per Irma la dolce, mentre sarà
sempre Wilder ad inaugurare il fortunatissimo sodalizio artistico
tra Lemmon e Matthau nel ’66.
L’appartamento si aggiudicò
diversi Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura, scenografia e
montaggio. Shirley MacLaine fu premiata a Venezia per la
sua interpretazione, ma ricevette anche il Golden Globe e il
BAFTA. Gli
ultimi due premi furono assegnati anche a Lemmon.
Superherohype ci
racconta un po’ di novità sul casting di Guardians of
the Galaxy, che sta creando parecchio scompiglio
soprattutto tra chi cerca di capire quali siano
Arriva a Roma Benh
Zeitlin, il regista che ha appena ricevuto 4
candidature agli Oscar per il suo Re della terra selvaggia (Beasts of
the Southern Wild), il film rivelazione dell’anno,
Guarda l’intervista sottotitolata in
Italiano a Hugh Jackman, protagonista di Les Misérables, l’adattamento cinematografico
dello spettacolo teatrale più amato dalle platee