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Magic Valley: recensione del film di Jaffe Zinn

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Magic Valley: recensione del film di Jaffe Zinn

In Magic Valley la cittadina di Buhl sembra fuori dal tempo. In quel posto sperduto ed isolato i giorni si susseguono tutti uguali, immersi nell’immobilità e le persone conducono la loro tranquilla vita di provincia come se nulla fosse. Ma tutti loro non sanno che quella che sta per trascorrere è una giornata particolare, che riserverà sorprese, per lo più brutte, ad alcuni di loro. Un allevatore di pesce trova i suoi animali morti, soffocati dalla mancanza di ossigeno perchè qualcuno ha deviato il ruscello che immette acqua nelle sue vasche, un ragazzo torna a casa stanco e tormentato, non si capisce subito cosa abbia, due bambini che giocano ai super eroi trovano il cadavere di una ragazza e decidono di seppellirlo.

Magic Valley, che da subito assume dei toni estetici alla Van Sant, si rivela nella struttura un mosaico di vita di provincia, in cui diverse storie si intrecciano senza però riuscire a dare di sè una definita linea comune. Se altri film ben noti nella storia del cinema con una struttura simile, vedi America Oggi oppure Magnolia, riescono nella loro frammentazione a coinvolgere lo spettatore ad ognuno dei personaggi di cui seguiamo le vicende, in questo caso non si riesce ad empatizzare con nessuno dei personaggi laddove anche la regia si limita a documentare con freddezza quello che succede. La musica poco empatica contribuisce a questa sensazione di straniamento, nonostante poi in molte occasioni il regista Jaffe Zinn metta da parte i campi larghi e segua i suoi personaggi con la macchina a mano.

Quello in cui però Magic Valley riesce a dare un’impronta molto personale è l’analisi spietata e scientifica di vizi e virtù di una società addormentata, o almeno assopita, dalla propria routine, immersa nella provincialità di una vita fatta di visite del veterinario, di giochi pericolosi e di vendette meschine tra vicini di proprietà. Il male del film diventa un gioco, una provocazione, una scusa per sfuggira da una realtà stagnante e allo stesso tempo i giochi sono inconsapevolmente perversi.

Il mio Domani: recensione del film di Marina Spada

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Il mio Domani: recensione del film di Marina Spada

Il mio domani, primo film italiano in concorso a Festival del Film di Roma 2011, si presenta come un lungo viaggio interiore che lo spettatore vive attraverso gli occhi di Monica (Claudia Gerini), donna manager che improvvisamente decide di allontanarsi dalla vita costruita attorno alla sua routine, mettendo in discussione lavoro e affetti famigliari. Questo ultimo lavoro di Marina Spada (Poesia che mi guardi, Metafisica delle scimmie) affronta tematiche importanti che però durante tutto la svolgimento del film vengono solamente sfiorate e mai toccate con profondità: questo è il più grande limite di questo lungometraggio.

Al termine lo spettatore è assalito da un senso di vuoto, proprio quel vuoto che la Monica tenta di spiegare ai suo colleghi nella parte iniziale della pellicola, ma che contrariamente alle sue parole non potrà mai essere riempito in questi 88 minuti. L’interpretazione di Claudia Gerini risulta essere appropriata al suo personaggio, ma ben lontana dallo spessore che richiederebbe una Monica, il cui viaggio introspettivo andrebbe intrapreso anche dall’attrice romana per dare più valore ai suoi caratteri. Il mio domani si sforza di raggiungere quindi un livello altro di consapevolezza di sè di una donna che ha perso la sua stabilità e che nei piccoli particolari va ricercando quell’equilibrio ormai svanito. Peccato che puntualmente fallisca in questa impresa.

Nonostante l’esito finale, non felicissimo, del film, Il Mio Domani si caratterizza comunque per un’ottima collaborazione artistica, Spada/Gerini, che nella complicità e nell’amicizia ha trovata anche un ritmo artistico comune che si spera possa portare un domani a risultati migliori, importantissimi per il cinema italiano.

Poongsan – recensione

Poongsan – recensione

Presente nella selezione ufficiale in concorso del Festival Internazionale del Film di Roma, Poongsan, scritto da Kim Ki-Duk e diretto dal suo ex assistente Jun Jae-Hong, è un thriller politico ad alto impatto emotivo che palesa i rapporti tra la Korea del Sud e quella del Nord attraverso la brutalità e il nichilismo.

The eye of the Storm – recensione

Una madre malata, che comincia a vaneggiare vuole al suo fianco i due figli, ma questi faticano a farsi vivi, troppo immersinei rimpianti e nei tristi ricordi d’infanzia. Dorothy è sommersa dal risentimento e dal rimpianto di una vita senza amore, negato dagli altri e da se stessa, Basil è perso in una vita senza fondamenta, entrambi dissipano la ricchezza familiare alla quale tendono senza troppo nascondere il disprezzo per una madre carismatica e ingombrante, che non si decide a morire.

Nikki Reed e Jackson Rathbone: vampiri romani

Nikki Reed e Jackson Rathbone: vampiri romani

Come ormai da tradizione anche quest’anno la Saga di Twilight con Breakind Dawn parte I ha portato al Festival di Roma centinaia di fan da tutta Italia.

Hotel Lux – recensione

Hotel Lux – recensione

Hans e Siegfried sono due comici che nella Berlino del 1933 rappresentano un numero di satira politica: lo Stalin-Hitler-Show. Con il passare del tempo la situazione politica non permetterà più loro di andare avanti con lo spettacolo, mettendoli in situazioni spinose.

Twitt dal Festival: L’Indutriale!

Arriva uno dei decani del cinema italiano al Festival del Film di Roma, Giuliano Montaldo con il suo L’industriale. Ecco il twitt con le prime impressioni sulla pellicola.

Twitt dal Festival: The eye of the storm!

Eccoci al quarto giorno del Festival del film di Roma. Fra i titoli più attessi della giornata c’è senz’altro The Eye of the Storm di Fred Schepisi, con Geoffrey Rush e Charlotte Rampling. Ecco i primi Twitt del giorno per la nostra rubrica curata da Marco Stancati.

Incontro con Stewart Stern: “Come feci incontrare Jimmy Dean e Nick Ray”

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Nella saletta preparata per l’incontro con Stewart Stern, storico sceneggiatore di Gioventù bruciata,  per il quale vinse un Oscar, l’atmosfera è raccolta e intima.

E’ uno dei protagonisti del documentario prodotto da Studio Universal e diretto da Francesco Zippel, Hollywood bruciata,che andrà in onda sul canale del digitale terreste il prossimo 7 Novembre.

Siamo seduti accanto ad uno degli ultimi “vecchi” della vecchia Hollywood, se escludiamo Kirk Douglas, ormai ultranovantenne dotato di parlantina un po’ disconnessa come abbiamo visto alla più recente cerimonia degli Oscar, che quindi è tesoriere di un passato che ora è nei libri ma che non ha prezzo se raccontato dalla viva voce di chi lo ha vissuto.

Infatti la prima domanda non può che cadere su come fosse lavorare con James Dean e con Nicholas Ray:

James Dean non si fidava di nessuno, è stato un lavoro fargli capire che si poteva fidare di Nicholas Ray, lui non lo conosceva, ma sapeva che era stato assistente di Elia Kazan, quindi andò a parlare con lui, che gli disse che c’erano tre registi ad Hollywood con cui valeva la pena lavorare: lui stesso, George Stevens e Nicholas Ray. Perfetto, Jimmy stava per iniziare le riprese de Il gigante, la cui regia era appunto affidata a Stevens, quindi Ray rappresentava la chiusura del trittico. Così, per rendere più facile a loro di capirsi, una volta sul set li ho lasciati da soli, con la promessa fatta da Nick, che mi avrebbe chiamato se avesse cambiato anche una virgola nella sceneggiatura, o se avesse avuto problemi di qualunque tipo. Ovviamente non lo ha mai fatto.

Una delle caratteristiche di Nick come regista, è che credeva molto nei giovani attori, e li lasciava liberi sulla scena, quasi permettendogli di dirigerla, questo è avvenuto con Jimmy, ed è stato un buon metodo visto che sul set non era molto malleabile”

Lei ha lavorato con attori indimenticabili della Hollywood degli anni ’50, quale era il loro approccio alla recitazione, improvvisavano per entrare nei personaggi o c’era un lavoro alle spalle?

Quasi tutti gli attori che emersero in quegli anni venivano dalle scuole di recitazione, e in particolare, erano attivi 5 insegnanti, Stanislavsky era ancora vivo e ancora recitava, quindi i punti di riferimento erano diversi. In pratica esistevano due categorie di attori: quelli che lavoravano sul personaggio da dentro a fuori, come Paul Newman, che andava a cercare le emozioni che avrebbe dovuto provare il suo personaggio, e quelli che erano totalmente esterni, e che dovevano lavorare un minimo di più per trasmettere emozioni. Mi ricordo che fu così con Robert Wagner, bello da far svenire tutte le donne, ma assolutamente incapace finchè non lavorammo su come fare per far suo  un personaggio. Poi c’era anche chi era naturalmente dotato, come Liz Taylor, che nel momento in cui veniva dato il ciak, sapeva esattamente cosa doveva fare il suo personaggio, come piangere ed emozionare.

Quali sono le maggiori differenze che nota tra la Hollywood in cui ha lavorato lei e quella di oggi?

Beh, quella di oggi è più tenera con tutti. Veramente. Certo, ci sono dei veri intoccabili, Leo DiCaprio, protetto da Scorsese, è intoccabile, Matt Damon è protetto dal suo grande talento e da uno staff molto organizzato, George Clooney è praticamente uno studio a sè stante. A parte ciò, Hollywood mi sembra molto meno cinica di un tempo, ora quello che interessa è essenzialmente che il film incassi il più possibile nel primo weekend. Non si pensa ad altro.

Jack Warner, negli anni ’50 invece, era un personaggio che discriminava parecchio, in tempi di lotte per i diritti civili, lui continuava a non gradire le persone di colore, tanto che, quando mi propose di scrivere Hotel, un film ad episodi, io inserì un personaggio di colore che non riusciva a farsi dare una stanza a causa della segregazione razziale.

Ero appena tornato dalla marcia da Selma fino all’Alabama, quella a sostegno di Rosa Parks, la domestica che diede il via alla lotta alla segregazione nel 1955, e i diritti civili mi sembravano l’unica cosa buona di cui parlare.

A Jack invece non sembrava, tant’è che mi bandì dagli studios della Warner Bros.

Mi venne fatta giustizia proprio da James Dean, che un giorno prese la targhetta che pendeva fuori dall’ufficio di Warner e che diceva “Jack Warner, responsabile di produzione” e la sostituì con quella della toilette maschile. La povera segretaria di Warner si vide entrare una serie di uomini con la patta aperta, prima che tutto fosse messo di nuovo a posto.

Stewart Stern ha poi incontrato il pubblico dopo la proiezione del documentario Hollywood bruciata, presentato al Festival del Film di Roma.

La Premiere di The Hobbit in Nuova Zelanda!

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La Premiere di The Hobbit in Nuova Zelanda!

La Premiere di Lo Hobbit – un viaggio inaspettato avrà luogo in Nuova Zelanda alla fine del 2012.

Ad annunciarlo Peter Jackson in una breve conferenza stampa sul set del film insieme al Primo Ministro Neozelandese, che dopo alcune controversie iniziali con la produzione ha abbracciato con entusiasmo che la Premiere si svolgesse nella patria nello stesso Jackson e di gran parte della Crew che sta lavorando al progetto,  un luogo quasi incontaminato che tutto il mondo ormai identifica con la mitica Terra di Mezzo.

Il video dell’annuncio (che potete vedere qui sotto) riporta anche alcune interessanti e suggestive immagini dal set. Lo Hobbit – un viaggio inaspettato  arriverà nei cinema il 14 dicembre 2012.

La sinossi ufficiale di Lo Hobbit – un viaggio inaspettato:

Lo Hobbit – un viaggio inaspettato segue il viaggio del protagonista Bilbo Baggins che viene catapultato in un’epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor caduto in preda allo spaventoso drago Smaug. Sollecitato da Gandalf il Grigio, Bilbo si trova all’improvviso in compagnia di tredici nani guidati da un guerriero leggendario: Thorin Scudodiquercia. Il loro viaggio li condurrà nelle Terre Selvagge, attraverso infide lande brulicanti di Goblin e Orchi, letali Mannari, Ragni Giganti, Mutapelle e Stregoni.

Anche se la loro meta risiede a Est, tra le steppe della Montagna Solitaria, dovranno prima trovare alla svelta una via di fuga dai tunnel dei goblin, in cui Bilbo incontra la creatura che cambierà la sua vita per sempre… Gollum.

Qui, da solo con Gollum, sulle rive di un lago sotterraneo, l’ignaro Bilbo Baggins non solo scopre – con sua grande sorpresa – di possedere  una notevole dose di astuzia e coraggio ma entra in possesso del “tesoro” di Gollum, un anello dotato di insolite qualità molto utili… un semplice anello d’oro cui è legato il destino della Terra di Mezzo in modi che Bilbo non può ancora comprendere.

African Women: In viaggio per il Nobel della Pace – recensione

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African Women: In viaggio per il Nobel della Pace – recensione

Walking Africa è un progetto che vuole promuovere il lavoro quotidiano di ogni donna africana come oggetto di attenzione per la giuria del Nobel per fare in modo che venga loro assegnato un collettivo premio Nobel per la pace.

Like Crazy: recensione del film con Anton Yelchin

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Like Crazy: recensione del film con Anton Yelchin

Like Crazy è il film del 2011 diretto da Drake Doremus, ed interpretato da Anton Yelchin, Felicity Jones e Jennifer Lawrence.

In Like Crazy Anna (Felicity Jones) e Jacob (Anton Yelchin) si incontrano all’Università di Los Angeles. Si innamorano, ma troppo presto, finiti gli studi, Anna deve ritornare a casa, Londra, perché il suo visto di studio è scaduto. La ragazza non se la sente di lasciare il suo amato e così, violando il permesso studio, resta in America. Ritornata a Londra e di nuovo in partenza per Los Angeles, all’aeroporto americano viene messa in stato di fermo per la sua violazione di qualche settimana prima, e le viene impedito di rientrare negli States. Comincia così per i due giovani un rapporto a distanza, straziante e frustrante, che avrà diversi stravolgimenti e numerose evoluzione, fino ad un finale che lascia interdetto lo spettatore.

Like Crazy, il film

Like Crazy film

Like Crazy ovvero ‘da pazzi’, è questa la definizione che il titolo da dei due ragazzi, della forza del loro amore prima e delle condizioni della loro relazione poi. Nessuno dei due riesce a lasciar andare l’altro e così finiscono per impedirsi a vicenda una vita normale.

Il regista Drake Doremus racconta la storia con grande competenza, riservando a tutta la parte iniziale del racconto dei toni delicati e caldi che davvero riescono a dare la dimensione della passione della tenerezza e del trasporto di questi due giovani, davvero persi l’uno nell’altra. A mano a mano che il tempo passa e la loro relazione si complica, anche il ritmo cambia, si dilata e anche la fotografia si raffredda. La musica e il racconto procedono senza via d’uscita e i protagonisti sembrano sempre più invischiati in una situazione spinosa e così lo spettatore si chiede come la vicenda si possa risolvere positivamente, o comunque avere un compimento.

I due giovani protagonisti, Anton Yelchin e Felicity Jones, riescono con grande efficacia e naturalezza a mettere insieme una vasta gamma di emozioni senza risultare mai forzati. Ottima l’alchimia anche con lo sfondo. Le stanze, gli arredi, tutto sembra raccontare questa vicenda. Tutto tende a convogliare l’attenzione e i piccoli gesti diventano importanti, fondamentali quasi. Like Crazy è stato acclamato al Sundance Film Festival con il premio per il Miglior Film, gran premio della giuria e Miglior attrice, premio speciale della giuria.

Nuit Blanche – recensione

Nuit Blanche – recensione

Tutto in una notte. E quello che accade in Nuit Blanche, lungometraggio di fiction – fuori concorso della sezione L’Altro Cinema/Extra. Racconta la storia di un poliziotto corrotto che si ritrova a dover salvare la vita del proprio figlio in seguito ad un colpo andato molto male.

Il full trailer italiano di Immortals!

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A due settimane dall’uscita italiana, o1 Distribution ha finalmente diffuso il full trailer italiano di “Immortals”, il nuovo film a sfondo mitologico di Tarsem Singh.

La pellicola, ambientata in Grecia e visivamente vicina all’estremo 300 di Zack Snyder, racconta le imprese dell’eroe Teseo e della sacerdotessa Phaedra, impegnati a scongiurare una terribile guerra fra gli Dei dell’Olimpo e i temibili Titani.

Attesa nuova prova del futuro Superman Henry Cavill, “Immortals” uscirà al cinema l’11 novembre 2011 in 3D.

 

3 spot tv e nuova immagine per Breaking Dawn-parte 1

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3 spot tv e nuova immagine per Breaking Dawn-parte 1

Per la gioia di tutti i fan che attendono con impazienza l’uscita di “Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 1” sono stati diffusi dalla Summit 3 nuovissimi spot tv e una nuova immagine per pubblicizzare il lancio del film diretto da Bill Condon.

Gli spot di breve durata contengono alcune interessanti scene inedite, come la comparsa di Aro dei Volturi(nuovamente interpretato da Michael Sheen) e alcune sequenze della luna di miele, rovinata dalla scoperta della gravidanza di Bella e dalle devastanti conseguenze fisiche per quest’ultima.

Ultimo capitolo della fortunata serie di romanzi creata da Stephenie Meyer, “The Twilight Saga: Breaking Dawn” uscirà nei cinema italiani il 16 novembre.



 

Twitt dal Festival: Nuit Blanche – Hotel Lux – Like Crazy!

Ecco altri titoli per la rubrica Twitt dal Festival: Nuit Blanche – Hotel Lux – Licke Crazy.

Twitt dal Festival: Il mio domani – A Few Best Men!

Arrivano altri Twitt dal Festival del film di Roma per la nostra speciale rubrica. E’ la volta di Il mio domani e A Few Best Men.

Une Vie Meilleure: recensione del film con Guillaume Canet

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Une Vie Meilleure: recensione del film con Guillaume Canet

In Une Vie Meilleure Yann e Nadia si incontrano e si innamorano. Entrambi poveri ma molto appassionati decidono di comprare un vecchio locale sul lago per farne un ristorante, investendo nel progetto ogni goccia del loro sangue e del loro soldi. Lui cuoco e lei cameriera, sono convinti di riuscire in qualche modo a portare a termine la loro impresa, ma ben presto le spese diventano insostenibili e anche i debiti si ingigantiscono, rischiando di diventare permanenti e oberare sui nostri per tutta la loro vita. Yann ha la possibilità di vendere, ma vuole portare avanti il progetto e questo scatena le proteste di Nadia. La donna va via, in Canada, verso un lavoro migliore, lasciando al compagno il figlio di 9 anni con la promessa di spedirgli presto un biglietto aereo per raggiungerla oltreoceano. Ma le cose si complicano per entrambi, i tempi di allungano e Nadia sparisce senza dare più sue notizie.

Una vita migliore è l’aspettativa di ogni essere umano, e Yann, con i suoi progetti, i suoi sogni, la sua tenacia e anche la sua onestà può rappresentare tante persone che cercano di dare una svolta alla propria vita anche osando e facendo ‘il passo più lungo della gamba’.

La drammatica attualità del film è attenuata dal racconto molto freddo che il regista Cédric Kahn ci propone, offrendo sempre un punto di vista distanziato, non indulgendo mai nei dettagli e riuscendo con sobrietà a raccontare la tristezza e la miseria, ma anche l’integrità di un’anima che cerca di non affondare.

Protagonista del film è un bravo Guillaume Canet, già regista e protagonista lo scorso anno di The Last Night, che si cimenta in un ruolo sofferto dell’uomo in difficoltà che cerca anche di improvvisarsi padre e che nella sua miseria riesce, con misure estreme, a raggiungere un luogo ed uno scopo che lo metteranno davanti ad altre difficoltà impreviste.

Il film si chiude però con un sorriso, una speranza, un obbiettivo che, nonostante tutto, potrebbe portare di nuovo la felicità.

Il Paese delle Spose Infelici: recensione del film

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Il Paese delle Spose Infelici: recensione del film

In Il Paese delle Spose Infelici Zazà e Veleno sono due ragazzini, amici per la pelle, ma molto diversi per famiglia e condizione. Figlio di medio borghesi Veleno, con un futuro e prospettive, e soprattutto dei genitori che lo seguono, figlio della strada invece Zazà, orfano che vive con un fratello delinquente e con una sola via di fuga dal degrado della periferia tarantina: il calcio. L’arrivo di Annalisa nelle loro vite crea aspettative e tensioni, ma anche attimi di pura estasi in cui i due maldestri amici riesacono ad assaporare un po’ di felicità, riuscendo a sfuggire per poco al loro destino segnato.

Il Paese delle Spose Infelici si rivela un prodotto strana, atipico e difficile da classificare. Sembra il classico film italiano che racconta il malessere giovanile, ma la presenza di questa figura femminile, sorta di Malena alla Tornatore, ma meno patinata, introduce un velo di mistero, quasi un’evasione dalla realtà per rifugiarsi in un sogno di bellezza e dolcezza, cose che per i due ragazzini sembrano impossibili da trovare nella vita vera.

Il Paese delle Spose Infelici, il film

Il racconto procede da lontano, senza creare una vera e propria empatia con lo spettatore, mostrando il calore e l’arsuro, la vittoria e la violenza, la possibilità di riscatto da una vita dura e ingiusta, possibilità che puntualmente sfugge a chi, come Zazà, è cresciuto in un ambiente malato. I giovani protagonisti Luca Schipani e Nicolas Orzella hanno quell’aspetto ruvido, di chi vuole atteggiarsi a uomo, ma con gli occhi colmi di stupore e dolcezza. I loro personaggi sono avidi di immagini e di corpi e la bella Annalisa (Aylin Prandi), l’apparizione volante che piomba nelle loro vite, rappresenta l’incarnazione dei loro desideri, la sposa infelici che loro in qualche modo desiderano curare.

Il titolo stesso del film Il Paese delle Spose Infelici, rimanda però a qualcosa di più del singolo caso di Annalisa, non è solo lei la sposa infelice, ma forse tutte quelle donne la cui vita si svolge in quell’ambiente ricco solo di miseria droga e inquinamento. La sposa infelice diventa quindi una metafora del malessere di una terra che non riesce a guarire, malata dalle fondamenta, incapace di accogliere nel sue grembo speranze e sogni di giovani uomini.

The Deep Blue Sea: recensione del film con Rachel Weisz

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The Deep Blue Sea: recensione del film con Rachel Weisz

In The Deep Blue Sea Hester è sposata con un giudice della corte suprema e vive tutti i privilegi che la sua vita fortunata le offre nella Londra degli anni ’50. Il suo equilibrio borghese viene a spezzarsi quando incontra Freddie, ex pilota della RAF, affascinante ma profondamente segnato dalla guerra. Hester lascia il marito per farsi travolgere dalla passione che prova per Freddie, ma non tutti amano allo stesso modo e con intenti comuni, e l’effimera, nuova felicità di Hester si scontrerà presto con la dura realtà e con i turbamneti di Freddie.

L’amore è un sentimento universale, profondo e talvolta distruttivo, soprattutto quando a sovrastare il sentimento è la passione folle e cieca verso qualcuno che sappiamo non potrà mai renderci felici. Hester è un’eroina romantica, abbandona tutto per il suo folle amore, e rifiuta la salvezza quando le viene offerta dal legittimo marito, uomo degno di fiducia e rispetto ma, a quanto pare, rappresentante di quelle relazioni borghesi e ipocrite dalle quali Hester fugge. Terence Davis ci porta con quante delicatezza in questo mondo così sospeso, fatto di musica e attese, di canti popolari che rievocano la guerra non troppo lontane e di colori cupi e caldi, a sottolineare i caratteri oscuri e passionali dei protagonisti. I lunghi silenzi, i delicati movimenti di macchina e le interpretazioni misurate e delicate fanno di The Deep Blue Sea un film ricercato, elegante, forse troppo sospeso per permettere allo spettatore più svogliato di farsi seguire con attenzione.

Il volto di Hester è quello bellissimo, anche nella sofferenza, di Rachel Weisz, donna incredibilmente intensa e capace di far passare con una recitazione sempre contenuta grandi cariche emotive. Insieme a lei Simon Russell Beale e il bravissimo Tom Hiddelston. Lui è Freddie, l’amante che dimentica il compleanno, che ama molto la sua compagna ma che riesce a vivere anche saenza di lei. E proprio questa sarà la ragione del definitivo crollo di Hester, la diversa ‘quantità’ di amore che i due investono nella storia sarà alla fine determinante per il destino di entrambi.

The Deep Blue Sea è una silenziosa riflessione sulla coppia, sulla passione, sulla diversità dell’amore che ci coglie improvvisamente e che per qualcuno è fatale.

Robert De Niro sul set con Sean Penn

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Sembra essere finalmente decollato il progetto di “The Comedian”, il film che vedrà protagonista Robert De Niro, affiancato da Kristen Wiig, con Sean Penn dietro la macchina da presa. De Niro vestirà i panni di un comico – intrattenitore con problemi caratteriali alla ricerca della fama perduta, precedentemente raggiunta interpretando un popolare personaggio televisivo; l’attore verrà condannato ai servizi sociali dopo aver picchiato con un microfono uno spettatore del pubblico; a portare un pò di serenità nella sua vita sarà il personaggio interpretato da Kristen Wiig (vista recentemente ne “Le amiche della sposa”).

Il film, soprattutto per l’ambientazione (il mondo dell’intrattenimento televisivo), può ricordare alla lontana “Re per una notte”, che vid protagonista lo stesso De Niro, insieme a Jerry Lewis: del resto il produttore è lo stesso, Art Linson, anche autore della sceneggiatura assieme a Jeffrey Ross; secondo le ultime notizie pubblicate da Empire, Sean Pen punterebbe a cominciare le riprese in primavera.

Incontro con Whoopi Goldberg: l’attrice a Milano per presentare Sister Act – Il Musical

In occasione della prima italiana di “Sister act. Il musical”, in scena giovedì sera presso il Teatro Nazionale di Milano, l’attrice premio Oscar Whoopi Goldberg ha incontrato la stampa per presentare lo spettacolo di cui lei stessa è co-produttrice.

Lo scenario è quantomai azzeccato essendo quel Grand Hotel de Milan, nell’elegantissima via Manzoni, dove Giuseppe Verdi era solito alloggiare durante i suoi frequenti soggiorni meneghini. Quindi una location storica fortemente legata alla storia della musica è un luogo più che adatto per fare da cornice alla presentazione di un musical moderno e innovativo come appunto “Sister Act”.

Assoluta protagonista dell’happening è la grande attrice statunitense Whoopi Goldberg che domina la scena con la sua bizzarra acconciatura a treccioline, un lungo maglione grigio e occhialini rotondi appena adagiati sul naso.

L’attrice premio Oscar, protagonista di “Sister Act” nella sua versione cinematogragfica, si presenta ai giornalisti nei panni di co-produttrice del musical che il 20 aprile scorso ha debuttato a Broadway ottenendo immediatamente uno straordinario successo di pubblico.

La Goldberg ha prodotto lo spettacolo in collaborazione con la Stage Entertainment, una società fondata dall’olandese Joop Van den Ende, che nel giro di pochi anni ha portato in Italia musical incredibilmente apprezzati come “MAMMA MIA”, “La bella e la bestia” e non ultimo “Flashdance”.

Come conferma la stessa Whoopi Goldberg, “Sister Act. Il musical”, ha uno script molto diverso rispetto la versione cinematografica pur mantenendone, ovviamente, lo stesso canovaccio narrativo. Seguendo una precisa e vincente politica già sperimentata con i recenti successi prima accennati, la Stage Entertainement propone il musical nella sua versione originale ma con un cast ed una produzione tutta italiana.

A vestire i panni di Deloris Van Cartier, il personaggio che fu della Goldberg, è Loretta Grace una delle voci nere più interessanti del nostro panorama musicale; invece il ruolo della madre superiora è interpretato da Dora Romano, grande attrice di teatro cresciuta con grandi maestri quali Gassman, Edoardo ed Ermanno Olmi.

Di fronte ai giornalisti eccitati e desiderosi di strapparle qualsiasi tipo di curiosità, Whoopi Goldberg si è mostrata sorridente, di buon umore ed estremamente disponibile. In una delle prime domande le si chiede se si aspettasse una tale popolarità per quel suo personaggio diventato famoso ormai da quel lontano 1992.

“ Deloris è un personaggio di grande impatto e molto particolare” afferma la Goldberg, “essa combatte per salvare se stessa e per trovare una propria collocazione. Tutti noi lottiamo per questo e forse è il motivo per cui è così amata. Tutti i miei personaggi hanno sempre avuto un grande impatto sul pubblico…allora forse sono io ad avere un grande impatto sulla gente!”, chiosa sorridendo e strappando un applauso generale.

Una collega dell’Avvenire, quotidiano cattolico, le chiede se il film così come il musical ha avuto un riscontro importante anche nel mondo religioso. L’attrice americana conferma che “molte chiese cattoliche e non hanno preso spunto dalle musiche dello spettacolo per integrarle alle loro musiche sacre. Molte suore si sono recate alle varie rappresentazioni, una miriade di suore accodate ai botteghini come lunghe file di pinguini” scherza la Goldberg. Quando un giornalista le chiede se sia vero che anche il presidente Obama abbia visto lo spettacolo, lei conferma con soddisfazione: “ sì ma solo la seconda metà dello show, prima era occupato in una raccolta fondi. Il musical gli è piaciuto per lo stesso motivo per cui piace alla gente: c’è divertimento, intrattenimento ed è per tutti”.

Quando interpretò per la prima volta il personaggio di Deloris Von Cartier, testimone oculare di un delitto nascosta in un convento per essere protetta, la Goldberg sentiva di avere analogie con quel personaggio?

“In realtà mi aspettavo che un fulmine mi colpisse da un momento all’altro!” risponde ironica l’attrice, “ io non vado spesso in chiesa ma sono impegnata in molte attività socialmente utili e credo che una storia come questa che parla d’amore e di valori positivi non possa far male a nessuno”.

Quindi per l’attrice protagonista de “Il colore viola” giunge immancabile una domanda riguardante il colore della sua pelle e se esso abbia rappresentato un ostacolo alla sua brillantissima carriera. La Goldberg conferma che “ qualche fastidio e complicazione può averlo creato ma in fin dei conti ho avuto una carriera piena di riconoscimenti e tutt’ora sono fortunata ad essere ancora molto richiesta nonostante il fisico e l’età non più giovanissime”.

La Goldberg parla della versione londinese del musical, quella a cui lei stessa ha fatto parte interpretando solo per alcune recite il ruolo della madre superiora, una versione comunque differente rispetto a quella attuale presentata in Italia in quanto oggetto ad una robusta revisione.

“Sister Act. Il Musical” andrà in scena al Teatro Nazionale di Milano a partire dal 27 ottobre con otto repliche a settimana. Se la presa sul pubblico sarà la stessa degli ultimi musical proposti dalla Stage Italia negli anni recenti, il successo al botteghino sarà garantito e totale confermando così che il mercato italiano è diventato ormai una nuova frontiera di guadagno per questo genere di intrattenimento.

Prime immagini da Frankenweenie!

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Prime immagini da Frankenweenie!

è Entertaiment weekly a regalarci in esclusiva le prime immagini da Frankenweenie,  prossimo film d’animazione in stop motion e 3d di Tim Burton.

Visti Le Avventure di TinTin e Hysteria: ecco i Twitt!

Dopo i primi due titoli di oggi, arrivano le prime impressioni su i due titoli più attesi della giornata di domani: Le avventure di TinTin, diretto da Steven Spielberg e prodotto da Peter Jackson e Hysteria, diretto da Tanya Wexler con protagonista Maggie Gyllenhaal. 

Nuova immagine di Moriarty!

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Dopo una lunghissima attesa è finalmente disponibile una nuova immagine del Professor Moriarty,  storico antagonista di Sherlock Holmes che presto vedremo nel nuovo film di Guy Ritchie “Sherlock Holmes: gioco di ombre(A game of Shadows)”.

A interpretare il nemico numero uno dell’investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle c’è l’attore inglese Jared Harris, scritturato appena una settimana prima dell’inizio delle riprese quando numerose indiscrezioni, alimentate da alcuni concept art per la pellicola, davano ormai per certo che  la parte fosse stata assegnata a Daniel Day Lewis; confermato gran parte del cast del primo film della serie, con Robert Downey Jr nei panni di Sherlock Holmes, Jude Law in quelli del Dottor Watson e Keilly Reilly come Mary Morstan, mentre si aggiungono oltre ad Harris anche Noomi Rapace(Lisbeth Salander nella versione svedese della trilogia Millennium)nei panni della zingara Sim e Stephen Fry che interpreta Mycroft, fratello di Holmes.

“Sherlock Holmes: gioco di ombre” uscirà in Italia e negli USA l’11 dicembre 2011.

Here we go! Primi Twitt dal Festival The Lady e La Brindille!

Si è aperto questa mattina il Festival del film di Roma con le prime proiezioni stampa. A iniziare la giornata è stato il film La Brindille, per la sezione Alice nella città,

Gli Hobbit dopo dieci anni!

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Gli Hobbit dopo dieci anni!

In occasione del decennale dell’uscita del Signore degli Anelli che ricorrerà il prossimo dicembre, Empire Magazine ha deciso di dedicare un lungo speciale alla trilogia nel prossimo numero in uscita con contenuti e interviste esclusive.

Per promuovere l’evento, il sito empire.com ha pubblicato una foto esclusiva e un breve video con una vera e propria reunion di tutti gli hobbit della compagnia: Elijah Wood, Billy Boyd, Sean Austin e Dominic Monaghan.

Lo Hobbit – un viaggio inaspettato, prima parte dell’atteso prequel del Signore degli Anelli, uscirà nei cinema per la regia di Peter Jackson il 14 dicembre 2012.

La sinossi ufficiale di Lo Hobbit – un viaggio inaspettato:

Lo Hobbit – un viaggio inaspettato segue il viaggio del protagonista Bilbo Baggins che viene catapultato in un’epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor caduto in preda allo spaventoso drago Smaug. Sollecitato da Gandalf il Grigio, Bilbo si trova all’improvviso in compagnia di tredici nani guidati da un guerriero leggendario: Thorin Scudodiquercia. Il loro viaggio li condurrà nelle Terre Selvagge, attraverso infide lande brulicanti di Goblin e Orchi, letali Mannari, Ragni Giganti, Mutapelle e Stregoni.

Anche se la loro meta risiede a Est, tra le steppe della Montagna Solitaria, dovranno prima trovare alla svelta una via di fuga dai tunnel dei goblin, in cui Bilbo incontra la creatura che cambierà la sua vita per sempre… Gollum.

Qui, da solo con Gollum, sulle rive di un lago sotterraneo, l’ignaro Bilbo Baggins non solo scopre – con sua grande sorpresa – di possedere  una notevole dose di astuzia e coraggio ma entra in possesso del “tesoro” di Gollum, un anello dotato di insolite qualità molto utili… un semplice anello d’oro cui è legato il destino della Terra di Mezzo in modi che Bilbo non può ancora comprendere.

Cruz/Castellitto: duetto pre-festivaliero all’Auditorium di Roma

In serata la kermesse romana ha accolto le sue due prime star, aprendo in via ancora non ufficiale la sesta edizione del Festival Internazionale del film di Roma. Ad aprire i battenti o a presiedere l’aperitivo del Festival, come ha precisato scherzosamente il curatore Mario Sesti, c’erano Penelope Cruz e Sergio Castellitto, protagonisti del primo Duetto in programma nella sezione L’Altro Cinema | Extra.

Dead man talking – recensione

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Dead man talking – recensione

Cosa passa nella mente di un condannato a morte nessuno può saperlo, se non chi vive quest’esperienza sulla propria pelle. E’ questo l’argomento di Interviews Before Execution, un famoso format in onda in prima serata su Henan TV, in Cina. La cosa che lascia basiti è che qui non siamo di fronte ad un reality finto, con attori e un copione studiato a tavolino. Qui è tutto verissimo e i condannati a morte che vengono filmati sono condannati veri.

Daniel Radcliffe legge The Woman in Black!

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Daniel Radcliffe legge The Woman in Black!

In attesa dell’arrivo di “The Woman in Black” nelle sale, la produzione ha lanciato un’interessante iniziativa per i futuri spettatori promossa proprio dal protagonista Daniel Radcliffe.

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