Robert De Niro sarà tra i protagonisti del thriller Dark Fields, il nuovo film che verrà diretto dal regista di The Illusionist Neil Burger.
Uscite al cinema 5 marzo
Shutter Island: 1954, dall’ospedale psichiatrico Ashecliffe, situato sull’isola di Shutter Island a largo di Boston, scompare misteriosamente una donna, Rachel Solando, una maniaca depressiva accusata di aver ucciso i suoi tre figli. Il fatto è inspiegabile, oltre ai vari sistemi di sicurezza, alla sorveglianza di infermieri e guardie, l’isola è circondata dall’oceano e battuta da violenti uragani il che rende impossibile qualsiasi tipo di fuga.
Indiana Jones 5 ha una storia
C’è accordo tra Steven Spielberg, George Lucas e Harrison Ford su un’idea di soggetto per un quinto film che vedrà protagonista il personaggio di Indiana Jones. A dichiararlo è stato lo stesso attore nel corso di un’intervista alla BBC, aggiungendo però che i tempi per l’eventuale realizzazione del film non saranno brevi.
“Funziona così,” ha raccontato Ford. “Ci mettiamo d’accordo su un’idea di base e poi George si occupa di svilupparla da solo per un tempo piuttosto lungo. E poi torniamo a partecipare ancora Steven e io.”
Sinceramente non sentivamo molto il bisogno di un altro film della serie, visto il risultato dell’ultimo Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, ma evidentemente i 786 milioni di dollari incassati dal quel film in tutto il mondo pesano un po’ di più del nostro giudizio personale.
Fonte:comingsoon
Marion Cotillard per Woody Allen
Ci sarà anche la splendida Marion Cotillard nel nuovo film che Woody Allen girerà a Parigi quest’estate, quello che vedrà protagonista Owen Wilson e conterà sulla partecipazione di Carla Bruni Sarkozy.
Box office Italia: Avatar perde la prima posizione!
Dopo sette weekend consecutivi in cui ha mantenuto il primato al box office italiano, Avatar perde la prima posizione. Al primo posto si è infatti classificato Genitori & Figli: Agitare bene prima dell’uso, con 2,7 milioni: un risultato non particolarmente esaltante, considerando i primi weekend delle altre pellicole di Veronesi. Segue Invictus, che tutti davano per terzo: il nuovo film di Clint Eastwood si piazza secondo con 1.941.000 euro, dimostrando l’apprezzamento del pubblico italiano per l’acclamato regista americano.
Avatar si accontenta del terzo posto: con 1,8 milioni raccolti in questo weekend, il kolossal di James Cameron diventa ufficialmente il film di maggiore incasso nella storia del cinema italiano, arrivando allo stupefacente totale di 63 milioni di euro e superando dunque il risultato di Titanic. Cameron può dunque continuare a festeggiare, dopo aver inoltre abbattuto worldwide l’incredibile somma di 2,5 miliardi!
Quarto posto per Codice Genesi: la pellicola apocalittica con Denzel Washington e Gary Oldman debutta con il buon risultato di 1,3 milioni. Calo dunque per Wolfman, arrivato a 3,5 milioni con i 883.000 euro di questo weekend. Seguono due pellicole italiane, i cui risultati si rivelano sotto le aspettative: Il figlio più piccolo arriva ancora al totale di 1,7 milioni con altri 456.000 euro; Scusa ma ti voglio sposare giunge a quota 6,5 milioni con i 453.000 euro di questo weekend.
All’ottavo posto si piazza Che fine hanno fatto i Morgan?, che raccoglie altri 420.000 euro e arriva a 1,5 milioni. Regge ancora nella top10 Il concerto, che con 254.000 euro giunge a 2,1 milioni, un risultato soddisfacente considerando il genere non particolarmente amato in Italia. Chiude la top10 Alvin superstar 2 (233.000 euro per un totale di 5,8 milioni). A partire da oggi, a cambiare sensibilmente la situazione, arriva l’attesissimo Alice in Wonderland di Tim Burton.
Chartier fuori dalla cerimonia degli Oscar
Il quarto produttore di The Hurt Locker, Nicolas Chartier, è stato punito per il suo comportamento. La scorsa settimana Chartier aveva inviato (contravvenendo alle regole dell’Academy) delle mail ad amici e conoscenti (non tutti membri dell’associazione che conferisce gli Oscar) invitandoli a votare per la sua pellicola e soprattutto facendo commenti discutibili sul budget di Avatar.
Per queste
ragioni, l’Academy (che ha saggiamente atteso la deadline per la
consegna delle schede di voto, indicando in questo modo di non
considerare responsabili tutti i realizzatori del film, ma soltanto
l’autore del gesto) ha deciso che Chartier non sarà
presente alla cerimonia di premiazione che si svolgerà
domenica 7 marzo. Questo significa che, nel caso The Hurt Locker
dovesse vincere, Chartier ovviamente non salirà sul palco per
ritirare la statuetta, che invece gli verrebbe consegnata in
seguito. La soluzione è un compromesso anche accettabile per
Chartier, considerando che qualcuno lo voleva anche eliminare dalla
lista dei nominati (in cui aveva fatto peraltro molta fatica a
entrare).
Optimus e Bumblebee cambiano look
Scott Farrar, supervisore agli effetti visivi di Transformers, ha parlato del terzo episodio ai VES Awards, e ha spiegato che attualmente la Industrial Light and Magic sta lavorando sodo per migliorare il design dei personaggi, e modificare in meglio due protagonisti come Optimus Prime e Bumblebee:
I nostri due protagonisti, Optimus e Bumblebee, dovevano essere aggiornati per il prossimo capitolo della serie. Bumblebee è maturato un po’, quindi stiamo apportando delle leggere modifiche al suo fisico, per farlo crescere.
Prime avrà molti piccoli dettagli in più che lo spettatore medio potrebbe non notare, ma che i fanboy vedranno. Darete un’occhiata in luoghi dove prima c’era una cosa, e ora vedrete che ce ne sarà un’altra. Modificheremo dei dettagli per proporzionare il personaggio e renderlo più pratico e agile, in modo da facilitare il lavoro degli animatori. Alla fine, vogliamo sempre che i robot siano più belli di quanto lo erano l’ultima volta, quindi sarà tutto un po’ più eroico.
Farrar ha aggiunto anche qualche aggiornamento sullo script di Ehren Kruger, ancora segretissimo:
C’è una bozza per la storia e l’intero script è ormai quasi pronto. Non ci è stato ancora consegnato completamente, perché vogliono tenerlo al riparo da occhi indiscreti, comunque abbiamo abbastanza. L’art department a Los Angeles è in pieno lavoro. E abbiamo un reparto alla ILM dedicato appositamente a questi film.
Bill Murray ‘odia’ Ghostbusters3 ?
Bill Murray ha già parlato di Ghostbusters 3 in passato confermando al Sunday Mail alcune voci che lo volevano ritornare nella serie sottoforma di fantasma. Ora l’attore, ospite al Late Show With David Letterman, commenta per la prima volta la notizia in pubblico, e sentendolo parlare di persona il suo atteggiamento dimostra un forte disinteresse nei confronti del film.
Murray immediatamente definisce questo sequel “il suo incubo”, e dopo aver spiegato nuovamente la richiesta fatta ai produttori di essere ucciso nella primissima parte del film per tornare come fantasma, parla del progetto come di “una follia”. Insomma, è possibile che tutta la storia del suo ritorno come fantasma altro non sia se non una beffa dell’attore nei confronti di un progetto verso il quale non nutre alcun interesse, così come è possibile che, nonostante lo scarso entusiasmo, decida infine di accettare la parte alle sue condizioni.
Cella 211 – recensione
Cella 211 – “Forse si mettono a un uomo i ferri ai piedi solo perché non fugga o ciò gli impedisca di correre? Niente affatto. I ferri non sono altro che un ludibrio, una vergogna e un peso, fisico e morale. Così almeno si presuppone. Essi non potranno mai ad alcuno impedire di fuggire.
Il più inesperto, il meno abile dei detenuti saprà ben presto, senza gran fatica, segarli o farne saltare la ribaditura con un sasso.” Così Dostoevskij, in Memorie da una casa di morti e nell’incipit di questa recensione. In Cella 211, in cui si parla proprio di detenuti che riescono a fare saltare i propri ferri, tutto inizia però con una ferita, quella di un detenuto che si taglia le vene e tutto prosegue con un buon livello di tensione emotiva. Il regista stesso Daniel Monzòn (El corazon del guerriero, El robo mas grande jamàs contado, La caja Kovak) ha parlato di ferite a proposito del film, ferita che scava dentro e fa male come poche perché “spiega la nostra fragilità e parla di come la vita di ognuno di noi sia appesa ad un filo.” Questa ferita è la storia di Juan Olivier, che dovrebbe iniziare il suo lavoro come secondino per un carcere di massima sicurezza. Dovrebbe, perché un frammento di intonaco del braccio più turbolento del carcere gli cade addosso e lo colpisce alla testa. Le guardie lo distendono temporaneamente nella cella 211, quella del detenuto morto suicida, ma non hanno il tempo di rianimarlo che i detenuti più pericolosi, guidati dal loro leader Malamadre, scatenano una rivolta e assumono il pieno controllo del carcere. Una volta rinvenuto, Juan non avrà altra scelta che fingersi detenuto a propria volta, tentando così di salvarsi, ma il gioco si rivelerà estremamente pericoloso…
Cella 211 uscirà nelle sale italiane il 16 aprile, distribuito dalla Bolero film. Il film è stato presentato all’ultimo Festival di Venezia nelle giornate degli autori e ha vinto 8 premi Goya nel suo paese d’origine, tra cui quello per Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore. Il film è tratto dal romanzo di Francisco Pèrez Gandul, che ha affascinato molto affascinato il regista con la sua tensione e i suoi colpi di scena nonché per la descrizione di un universo realistico e di grande umanità.
Per filmare questo universo, la mdp (non è mai superfluo ricordare che si tratta di una digitale) si mette a servizio dei personaggi, priva di tecnicismi lambiccati e artifici stilistici, adottando uno stile di ripresa che alterna la macchina a mano a inquadrature fisse, intensissimo ed essenziale, ma sicuramente non povero di spettacolarità, per quanto il modello registico di Monzòn fosse, a suo dire, il documentario. Del resto, il regista ha all’attivo dei film particolarmente dinamici, forti di azioni spettacolari.
C’è una parte della critica che si sente chiamata a storcere pressoché aprioristicamente il naso dinanzi a quelle opere europee che peccano nell’avere un sapore simile ai blockbuster USA (e getta). In effetti il film appartiene a un genere largamente sperimentato dall’industria hollywoodiana, quello carcerario, e c’è da dire che spesso gioca a infilare scene madri –pestaggi, morti, e il rapporto tra Juan e Malamadre – una dietro l’altra (perdonabili, comunque, perché almeno non stupidamente gratuite), ma sarebbe un errore, bollarlo negativamente solo perché in parte riconducibile a una cinematografia hollywoodiana ad alto tasso spettacolare. Del resto, perché vergognarsi di essere spettacolari (o competitivi sul mercato che è dominato dagli USA), se si riesce a fare comunque un film valido? Perché Cella 211 non è un capolavoro ma è un film interessante e teso narrativamente. Interessante, anche per come mostra luci e ombre degli esseri umani (di nuovo Dostoevskij, che certo Monzòn non ha scomodato) a contrasti forti come nella fotografia del folgorante incipit, contrasti che sono tanto dei detenuti quanto dei secondini e politicanti impegnati nelle trattative coi carcerati, tutti un po’ doppiogiochisti, chi più chi meno. Si può lamentare, in effetti, il fatto che questo film non sia sceso tanto nel profondo lì dove poteva insistere di più, cioè proprio sui rapporti tra i personaggi, che sembrano a tratti ovvi e non compiutamente sviluppati e lasciati a un cliché di amicizia virile. Ma più che lamentare quello che a un film manca, e prima di rimpiangere altri grandi oggi dimenticati che si sono cimentati con il film carcerario senza essere americani né europei (Yilmaz Guney: chissà come e che film girerebbe oggi e se fosse accusato di essere anche lui vittima dello stereotipo carcerario hollywoodiano), è bene dire di quanto invece offre.
Se condividiamo le parole di Samuel Fuller nel godardiano Pierrot le fou, secondo cui un film è un campo di battaglia con amore odio violenza morte, in una parola “emozione”, ecco che siamo confermati nella nostra prima impressione a proposito di questo film. È una ferita. Ed emoziona!
Remember Me Premiere
Ieri 1 Marzo a New York c’è stata la proiezione premiere di Remember Me, ultimo film dell’amatissimo Robert Patinson.
Ecco qualche foto della serata:
Per gli amanti del gossip…alla proiezione era presente anche Kristen Stuart, che è volata fino a NY nello stesso aereo di Rob, e ha occupato la poltrona al suo fianco in sala…
La Fox 2000 per Incarceron
La Fox 2000 è riuscita ad avere i diritti di Incarceron, primo volume della trilogia fantasy di Catherine Fisher, che quindi sbarcherà presto al cinema.
Il romanzo
dell’autrice inglese è uscito nel 2007 nel Regno Unito, diventando
subito un piccolo cult per gli appassionati del genere. Il romanzo,
rivolto a un pubblico tardo-adolescenziale, è uscito da poco anche
negli Stati Uniti, e ha suscitato l’interesse di vari studios
cinematografici.
Ora la Fox spera di avviare una saga che possa prendere il posto del franchise di Harry Potter, ormai avviato verso la sua naturale conclusione.
Nel frattempo è uscito anche il secondo volume della saga, Sapphique. I romanzi non sono ancora stati pubblicati in lingua italiana.
Di seguito la trama e il booktrailer:
Incarceron è una prigione così vasta che contiene non solo celle, ma anche foreste di metallo, città abbandonate e grandi terre selvagge. Finn, un prigioniero diciassettenne, non ha ricordi della sua infanzia, ma è sicuro di essere nato fuori da Incarceron. Ma sono in pochi a credere all’esistenza di un Fuori, quindi la fuga sembra impossibile. E poi Finn trova una chiave di cristallo che gli permette di comunicare con una ragazza di nome Claudia, che afferma di vivere Fuori: è la figlia del Guardiano di Incarceron, dice, ed è condannata a un matrimonio combinato. Finn è deciso a evadere dalla prigione, e Claudia crede di poterlo aiutare. Ma non sanno che Incarceron nasconde molti segreti, e che per fuggire servirà tutto il loro coraggio; e che la fuga costerà più di quanto possano immaginare. Perché Incarceron è vivo.
Immaginate
una prigione vivente, così vasta da contenere corridoi e foreste,
città e mari. Immaginate un prigioniero senza ricordi, certo di
provenire da Fuori, anche se la prigione è sigillata da secoli e
soltanto un uomo – per metà vero e per metà leggenda – è mai evaso.
Immaginate una ragazza in un grande maniero, in una società che ha
proibito il tempo, imprigionando tutti in un mondo seicentesco ma
controllato dai computer; condannata a un matrimonio che non vuole,
coinvolta in una congiura assassina che teme e desidera allo stesso
tempo. Uno dei due è dentro, l’altra è fuori. Ma entrambi in
catene. Immaginate una guerra che ha scavato la Luna, sette anelli
a forma di teschio che contengono anime, una nave volante e una
muraglia ai confini del mondo. Immaginate l’impensabile. Immaginate
Incarceron.
The Hobbit in 3D?
Sul forum del sito TheOneRing.net, del Toro ha mantenuto la promessa di tenere i fan aggiornati sulla questione, scrivendo che, proprio in virtù degli straordinari risultati del film di Cameron, la produzione ha iniziato a chiedere a lui e a Peter Jackson se anche i loro due film tratti dal romanzo di Tolkien possano essere girati in 3D.
127 ore per Danny Boyle
Dopo la gloria e i premi che ha raccolto con The Millionaire, Danny Boyle è stato ricoperto di importanti offerte per dirigere film grossi e importanti, ma ha deciso di dedicarsi a un progetto molto più piccolo e, sicuramente, molto complicato.
Il film in questione è 127 Hours, la storia dello scalatore Aron Ralston, che rimasto intrappolato per sei giorni sotto un macigno si è poi amputato da solo un braccio riuscendo a sopravvivere. Nel ruolo del protagonista è già stato scritturato James Franco, e se l’attore in sé è una garanzia, restano molti dubbi su come il regista riuscirà a sviluppare in modo convincente una storia che ha un unico personaggio bloccato nello stesso posto per tutta la durata del film. In un’intervista a Empire, Boyle ha ammesso la “follia” intrinseca in un progetto del genere, ma ha spiegato le sue idee per rendere la cosa interessante:
Abbiamo pensato che, dal momento che ci sono così pochi personaggi, useremo due direttori della fotografia: Anthony Dod Mantle, che ha fatto 28 giorni dopo, e Enrique Chediak, che ha fatto 28 settimane dopo. Uno è nordeuropeo e l’altro sudamericano. Daranno al film apporti differenti, come in un film convenzionale dove ci sono un personaggio comico e un cattivo.
Sicuramente un’idea interessante, che però ancora non basta a
rassicurare circa l’assenza di personaggi di supporto e di
dialoghi. Nel cast compaiono anche Amber Tamblyn e Kate Mara come
personaggi di contorno. In realtà, come ci spiega il regista,
l’assenza di dialoghi con altri personaggi non implica però
l’assenza di… monologhi:
Ci sono dialoghi all’inizio e alla fine, ovviamente, ma per tutto
il film non ha nessuno con cui parlare. Ciò che abbiamo scoperto
però è che [Ralston] aveva con sé una videocamera, e che ha
registrato sei o sette messaggi, rivolti a coloro che pensava si
sarebbero rattristati per la sua scomparsa, essenzialmente dei
messaggi di addio. Abbiamo avuto modo di vederli, anche se lui
tende a non mostrarli a nessuno. Quindi se volete sì, c’è del
dialogo, con un futuro che lui pensa di non avere.
Jolie per Aronofsky?
Dopo aver abbandonato il sequel di Wanted per recitare (forse) in Gravity di Alfonso Cuaron, Angelina Jolie è ora in trattative con Darren Aronofsky per il suo nuovo film, intitolato Serena…
Capitan America a giugno
Un nuovo casting call di The First Avenger: Captain America, ripreso da Feature Film Casting, svela altri dettagli sull’inizio delle riprese del film di Joe Johnston, che negli ultimi giorni è stato oggetto di rumors scoraggianti riguardo alla possibilità che il regista si fosse allontanato dal progetto e le riprese fossero state rinviate.
In realtà il casting call conferma le riprese per l’estate 2010, e anzi fissa una data precisa:
“Le riprese inizieranno il 28 giugno 2010, l’uscita è fissata per il 22 luglio 2011.”
Gli studios coinvolti nella produzione sono Paramount Studios, Arad Productions e Marvel Studios. Nel giro di poco tempo, dunque, dovremmo scoprire chi interpreterà il protagonista Steve Rogers.
Prime immagini dal set di Knockout
Dal set di Knockout arrivano le prime immagini, il nuovo film di Steven Soderbergh, con protagonista Gina Carano, lottatrice di arti marziali, insieme a Ewan McGregor e un barbuto Antonio Banderas…
The Wolfman: recensione del film con Benicio Del Toro
Due premi oscar riuniti per The Wolfman, il remake del celebre uomo lupo di Lon Chaney jr datato 1941 e diretto da George Waggner, Benicio Del Toro nei panni di Lawrence Talbot ed Anthony Hopkins in quelli del padre padrone John Talbot. Ormai era rimasto uno dei pochi classici senza remake e la moda di oggi non poteva risparmiarsi dal ripescarlo a dispetto di una crisi di idee che sembra circondare il settore cinematografico pieno com’è di sequel, prequel e compagnia bella.
Questa pellicola ha avuto una lavorazione difficoltosa, dal regista Mark Romanek che lascia la direzione per problemi col cast, a molte scene rigirate varie volte fino alla laboriosa e complessa resa del make up “lupesco” di Benicio Del Toro affidato al leggendario truccatore Rick Baker vincitore di ben 6 premi Oscar. The Wolfman come detto, ricalca fedelmente la sceneggiatura del predecessore, aggiungedovi elementi per così dire “modernistici”, volti forse ad avvicinare un pubblico di teenager, i riferimenti vanno alle numerose scene dal sapore splatter ad una atmosfera decisamente tetra che ricorda da vicino Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton.
The Wolfman però scorre via senza suscitare particolari entusiasmi, rimanendo sì un’opera piacevole, ma priva di particolari picchi; sarà anche colpa dell’avvicendamento alla regia, il buon Johnston non osa granché ma anzi resta sulla falsariga di un canovaccio narrativo forse troppo poco “esplosivo” per un film horror.
Restano comunque le ottime interpretazioni di un Hopkins in stato di grazia, profondamente dentro al suo ruolo, una doppia personalità resa credibile anche dal trucco che lo invecchia decisamente, ed un Benicio Del Toro che rende bene le inquietudini del suo personaggio in preda alle pulsioni animalesche, così come alle paure che ne discendono. Poteva essere un gran film ma è riuscito solo a metà restando su una sufficienza che forse farà felici solo coloro che cercano le classiche due ore da passare con un blockbuster americano.
Ancora voci su the Nolan Brothers
Christopher Nolan supervisionerà lo sviluppo di Lanterna Verde, The Man of Steel (che verrà diretto da suo fratello) e The Flash, e dopo Batman 3 dirigerà la Justice League…
Nicole Kidman e Brooklyn Decker per Sandler
Adam Sandler sta allestendo un cast femminile davvero notevole per la sua nuova commedia, intitolata Just Go With It.
Transformers 3 a Chicago e Mosca.
Il sito ufficiale del regista Michael Bay ha pubblicato la notizia su due location in cui verranno girate due scene d’azione di Transformers 3, e più precisamente Chicago e Mosca.
Il terzo capitolo della saga sarà interpretato ancora una volta dalla coppia di giovani star formata da Shia LaBeouf e Megan Fox, ed uscirà nelle sale americane il 1 luglio del 2011.
Ricordiamo che il secondo capitolo uscito lo scorso anno soltanto negli Stati Uniti ha incassato più di 400 milioni di dollari.
Conferme per Zoolander 2
Dopo anni di attesa, la Paramount ha finalmente dato il via libera al sequel di Zoolander, cult movie del 2001 con Ben Stiller, che sarà scritto e diretto dallo sceneggiatore di Iron Man 2, Justin Theroux.
Damon diventa R.F. Kennedy
L’attore Matt Damon, fresco di nomination all’Oscar per Invictus, interpreterà ora il senatore Robert F. Kennedy in un nuovo biopic, diretto dal regista di Seabiscuit Gary Ross.
Uscite al cinema 25 febbraio
Codice Genesi: diretto dai fratelli Hughes il film racconta di mondo devastato da una guerra mondiale, dove le bombe atomiche non hanno lasciato altro che desolazione. Solo i più forti sono sopravvissuti e tra questi c’è Eli(Denzel Washington) che, armato di macete e sorretto da una saldissima fede, attraversa l’America per compiere la sua missione.
Goyer, e Brothers Nolan per Superman
David S. Goyer, sceneggiatore di film come Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro, scriverà Man of Steel – il reboot di Superman – su supervisione di Christopher Nolan.
E’ LatinoReview a dare lo scoop: lo sceneggiatore di Blade, Ghost Rider 2, di Batman Begins e autore della storia del Cavaliere Oscuro David S. Goyer scriverà la storia di Man of Steel – attuale titolo del nuovo film di Superman.
Ecco i dettagli: Goyer sta solo aiutando la stesura della storia di Batman 3, proprio come fatto nel Cavaliere Oscuro, e quindi potrà occuparsi di Man of Steel. E’ stato Thomas Tull, a capo della Legendary Pictures, a decidere repentinamente di contattare Goyer chiudendo le infinite discussioni con la DC Entertainment. Goyer aveva una idea che riporta il film ai tempi dell’incarnazione di John Byrne, un film credibile e moderno. Il film non verrà chiamato Superman ma Man of Steel. Non ci sarà Brandon Routh, e neanche… Nicolas Cage. Bryan Singer non sarà il regista. Mark Millar non verrà coinvolto, principalmente perché è sempre stato antipatico a Paul Levitz.
La storia di Goyer coinvolge sia Lex Luthor che Brainiac. Non è una storia di origini: il pubblico sa già la storia di Superman. Il Daily Planet ha problemi a causa di internet, e la storia è legata immensamente alla mitologia della Kryptonite.
Inoltre a sostenere lo scoop ci sono pezzi di Variety e IGN.com che hanno contattato il responsabile dela Legendary Pictures:
Variety – l’autorevole agenzia ha confermato da subito (che, cosa assai rara, cita Latinoreview) indicando che Goyer è in trattative con la Legendary Pictures e la Warner Bros. “Secondo fonti vicine alla compagnia, Goyer ha proposto un film molto ricco di azione che coinvolge Superman contro Lex Luthor e Brainiac, molto diverso dalla storia di origini vista in Superman Returns. Probabilmente Goyer verrà aiutato da un altro sceneggiatore, proprio come per Il Cavaliere Oscuro”.
IGN.com – il sito, dopo aver riportato la parziale smentita di AICN, ha contattato le proprie fonti e ha contro-smentito Harry Knowles, sostenendo che Tull (probabilmente colto in contropiede dal trapelare della notizia) ha volutamente ridimensionato la cosa. “Goyer è davvero al lavoro nel progetto, e anche Jonah Nolan – cosceneggiatore del Cavaliere Oscuro – lavorerà a Man of Steel con lui. Christopher Nolan sarà produttore esecutivo, e non regista, proprio come rumoreggiato da giorni. Avrà carta bianca, come produttore. La Warner Bros. ha molta fretta di realizzare il film prima che i diritti possano tornare agli eredi dei creatori del personaggio. La nostra fonte sostiene che la Warner è molto soddisfatta di quello che Goyer e Nolan hanno già fatto con lo script di Batman 3, e che attualmente Superman ha la priorità su tutto.
Fonte: Variety, AGN, Badtaste; LatinoReview
Crazy Heart: recensione del film con Jeff Bridges
“Déjà vù”, è questa la prima parola che viene in mente vedendo il film Crazy Heart. Un Déjà vù che continua a protrarsi man mano che la vicenda (se pur ben raccontata) si evolve sino alla conclusione. Per citare il film stesso sembra come “quando senti una bella canzone si ha l’impressione di averla già sentita”, ed è ciò che accade sentendo(vedendo) il film.
La storia è quella di un famoso cantante country alcolizzato e caduto in disgrazia che grazie alla relazione con una giovane reporter tenta di rimettere in carreggiata sia la sua vita che la carriera. Fin qui, appunto tutto sembrerebbe già visto ma, rimanendo di questa opinione si rischia di crearsi un paraocchi che offuscherà invece le varie sfumature interessanti del film. Primo fra tutti la performance recitativa di Jeff Bridges che rimane costantemente su un livello decisamente alto di intensità emotiva. E’ con la sua bravura infatti che il personaggio esce fuori dai ranghi che fin’ora hanno caratterizzato le varie versioni di individui allo sbando(come fece del resto Mickey Rourke in The Wrestler), donando al film particolari momenti di vitalità e tenerezza; specchio di un’esistenza volutamente allontanata nella vita ma che prepotentemente si riaffaccia davanti ai suoi occhi. Ad affiancare la sua performance c’è anche la brava Maggie Gyllenhaal, che per la prima volta fa vedere qualcosa di buono e non solo scomode posizioni con cui interloquire con il resto del cast. A sostegno dei due c’è il grande Robert Duvall nei panni dell’amico che sostiene il cantante nei suoi momenti più bui. Come anche l’attore che interpreta la versione più giovane di Jeff Bridges e che da lui ha imparato tutto sulla musica e che la produzione ha tenuto nascosto nei crediti.
Le ultime parole vanno senz’altro spese per il regista Scott Cooper, che esordisce ottimamente con questa opera ben confezionata e senza ombra di dubbio ben raccontata. Resta da chiedersi se un pizzico di originalità in più avesse concesso al film maggiori trionfi. Ma comunque il film ha collezionato ben 3 nomination all’Oscar, rispettivamente una per Jeff Bridges, una per Maggie Gyllenhaal e una per la migliore colonna sonora. Niente male per un esordiente. Aspettiamo il verdetto dell’Academy.