Ecco il trailer italiano
di The Equalizer 2 – Senza perdono, il film
con Denzel Washington diretto
da Antoinie Fuqua, sequel del film
ispirato alla serie TV anni ’80 Un giustiziere a
New-York.
The Equalizer 2 – Senza perdono – il trailer
italiano
Denzel Washington
di nuovo nei panni dell’ex-agente della CIA Robert McCall nel primo
trailer italiano di The Equalizer 2 – Senza perdono,
seconda pellicola ispirata alla serie TV anni ’80 Un
giustiziere a New-York. La regia è firmata da Antoinie Fuqua,
già regista di The Equalzer – Il Vendicatore e autore di
numerosi successi in coppia con Denzel Washington tra cui
Training Day, che valse all’attore statunitense il secondo
Premio Oscar®, e I Magnifici Sette. Nel cast anche Pedro
Pascal, Ashton Sanders, Bill Pullman e Melissa Leo. Il film sarà
nelle sale italiane dal 14 agosto distribuito da Warner Bros.
Enterteinment Italia.
Sinossi: Denzel
Washington torna ad interpretare uno dei suoi ruoli più
significativi, nel primo sequel della sua carriera. Robert McCall
e’ l’inflessibile giustiziere in difesa delle persone oppresse
e sfruttate, ma cosa sarà disposto a fare quando una di queste
persone è proprio quella che lui ama?
Il due volte premio Oscar
Denzel Washington (Miglior attore non protagonista per
Glory, 1989; Miglior attore protagonista per Training
Day, 2001) fa ritorno in uno dei suoi ruoli chiave nel primo
sequel della sua carriera, con il thriller The Equalizer 2 –
Senza perdono, crudo e dal cuore pulsante, dal 9 gennaio
2019 in Dvd, Blu-ray, 4K Ultra HD e Digital HD insieme a Universal
Pictures Home Entertainment Italia.
Insieme al regista Antoine
Fuqua (Training Day), Denzel
Washington torna nei panni di Robert McCall, che serve
giustizia imparziale per gli oppressi e i meno fortunati, ma quanto
in là si spingerà nella sua vendetta senza esclusione di colpi
quando la vittima è qualcuno che lui ama? The Equalizer 2 –
Senza perdono vede all’interno del cast anche Pedro
Pascal (Kingsman:
Il cerchio d’oro), Ashton Sanders (Moonlight),
Bill Pullman (Independence Day) e la
vincitrice del premio Oscar Melissa Leo (Miglior
attrice non protagonista,
The Fighter, 2010).
Le edizioni di The Equalizer
2 – Senza perdono contengono oltre un’ora di contenuti
extra ricchi di azione, tra cui “Modalità Punizione”, scene estese
ed eliminate ed esclusive featurette del dietro-le-quinte.
“Modalità punizione”, il seguito di “Modalità vendetta” contenuto
in The Equalizer, permette ai fan di guardare il film
insieme a Denzel Washington e Antoine Fuqua, portandoli insieme a
loro nel processo di produzione delle loro scene d’azione
preferite, con commenti e conversazioni esclusive. Nella featurette
“Denzel nei panni di McCall: Secondo round”, Denzel Washington
descrive il suo ritorno nei panni di Robert McCall e il perché
questo sequel era tanto importante per lui”.
Altre quattro featurette sono
disponibili nelle edizioni di The Equalizer 2 – Senza
perdono, tra cui lo spot TV della NBA. Questo sequel
conviene più pugni, esplosioni e proiettili dell’originale, ed in
“A pochi secondi dalla morte: descrizione dell’azione” il cast e la
troupe analizza alcuni dei momenti più intensi e ricchi d’azione,
dalle prove alla produzione. Ci vuole un certo tipo di attore per
stare di fronte alla cinepresa insieme a Denzel Washington e in
“Attraverso l’obiettivo di Antoine: il cast” Antoine e Denzel
parlano del ritorno del cast e del perché questa fosse una parte
tanto importante del successo di questo sequel, così come lo è
stato lavorare con la parte nuova del cast e con nuovi
personaggi.
Diretto da Antoine Fuqua e scritto
da Richard Wenk, The Equalizer 2 – Senza perdono, è
tratto da una serie televisiva di Michael Sloan e Richard Lindheim.
Il film è prodotto da Todd Black, Jason Blumenthal,
Denzel Washington, Antoine Fuqua, Alex Siskin, Steve Tisch,
Mace Neufeld, Tony Eldridge e Michael Sloan, con Molly Allen e
David Bloomfield serving nel ruolo di produttore esecutivo.
Per non perdersi neanche un attimo
d’azione, Universal Pictures Home Entertainment Italia ha
realizzato delle imperdibili collection di The
Equalizer, con entrambi i film del vendicatore Denzel
Washington disponibili sempre dal 9 gennaio nei formati DVD,
Blu-ray e 4k Ultra HD.
Sia The Equalizer 2 – Senza
perdono che le The Equalizer collection
rientrano nel concorso Ready For Action, lo speciale concorso di
Universal Pictures Home Entertainment per gli amanti
dell’adrenalina e del migliore cinema d’azione.
All’interno di ogni confezione dei
tre titoli home video oggetto della promozione (Skyscraper,
Mission: Impossible – Fallout e The Equalizer 2 – Senza
perdono), segnalata da uno sticker on-pack, è inserita una
cartolina contenente le indicazioni per partecipare al concorso e
un codice univoco necessario per la partecipazione. Valido dal
14/11/2018 al 15/03/2019, partecipare è semplicissimo: basterà
recarsi sul sito www.vinciconuniversal.it,
accedere alla sezione dedicata al concorso, ed eseguire la
registrazione inserendo il codice di partecipazione.
Universal Pictures Home
Entertainment Italia mette in palio 10 droni TwoDots Falcon Pro, 5
hoverboard TwoDots WildBoard XL Camo ed 1 e-bike TwoDots E-X-Cycle
Black Edition.
Con il film del 2014 The
Equalizer – Il vendicatore il noto personaggio Robert
McCall è arrivato per la prima volta al cinema. Con lui prende vita
un’adrenalinica storia d’azione incentrata su un vero e proprio
giustiziere impegnato nella difesa dei più deboli, il quale se non
può difenderli di certo può vendicarli. A dirigere il film vi è il
regista Antoine Fuqua, esperto del genere, che
torna qui per la seconda volta dopo Training Day a
collaborare con il premio Oscar Denzel Washington.
I due avrebbero poi nuovamente collaborato anche per I magnifici 7 e
The Equalizer 2 – Senza
perdono, sequel uscito nel 2018.
Quello di The Equalizer è
un adattamento dei personaggi e delle vicende della serie
televisiva degli anni Ottanta nota come Un giustiziere a New
York. Composta da 4 stagioni, per un totale di 88 episodi,
divenne uno dei capisaldi del genere poliziesco in televisione. A
voler trarre un film da questa fu inizialmente l’attore
Russell Crowe, che però decise poi di abbandonare
il progetto in favore di Washington. Questi, che negli ultimi anni
aveva preso parte anche a thriller d’azione come Pelham 123 – Ostaggi in
metropolitana e Safe House – Nessuno è al sicuro,
decise da subito di accettare la parte, ricoprendo poi anche il
ruolo di produttore.
Per gli amanti di film d’azione, con
trame intricate, personaggi criptici e imprevisti risvolti si
tratta di un film imperdibile. Washington e Fuqua si confermano
infatti una coppia esplosiva, capaci di dar vita ad opere
particolarmente avvincenti. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Equalizer – Il
vendicatore: la trama del film
Il film racconta di Robert
McCall, un agente della D.I.A. ormai andato in pensione.
Per mantenere una promessa fatta alla moglie morente, Robert si è
lasciato alle spalle la sua vecchia professione per vivere una vita
tranquilla a Boston, dove lavora in un negozio di articoli per la
casa. Incapace di dormire, McCall trascorre molte notti a leggere
in una tavola calda. Qui finisce per fare amicizia con
Alina “Teri”, una prostituta adolescente alle
dipendenze della mafia russa. Una sera, Alina viene ricoverata
d’urgenza in ospedale a seguito di un brutale pestaggio da parte
del suo protettore, Slavi.
Dopo aver scoperto quanto accaduto,
McCall rintraccia il boss mafioso nel suo ufficio e si offre di
pagare una somma di denaro per la libertà dell’adolescente.
L’accordo però non va a buon fine, e Robert si ritrova a dover
infrangere la promessa fatta alla moglie. Dopo aver ucciso Slavi e
i suoi uomini, dimostrando una forza fisica ancora straordinaria
nonostante l’età, l’uomo comprende di essersi cacciato in guai più
grossi di quanto immaginava. In cerca di vendetta, il capo della
mafia russa Vladimir Pushkin decide infatti di
inviare il suo killer più spietato, Teddy Rensen,
per eliminare Robert. Quest’ultimo non ha però intenzione di essere
una preda, e allo stesso modo iniziare la sua caccia in cerca di
giustizia.
The Equalizer – Il vendicatore: il cast del film
Ad interpretare il vendicatore del
titolo, Robert McCall, vi è come anticipato il due volte premio
Oscar Denzel
Washington. Poiché il personaggio non presentava una
informazioni sulla propria storia precedente agli eventi del film,
per calarsi nei suoi panni l’attore decise di inventarne da sé una.
Uno degli elementi da lui aggiunti fu quello che McCall soffre di
disturbo ossessivo compulsivo. Al fine di rappresentare questo al
meglio, Washington ha incontrato diverse persone realmente affette
da tale disturbo, cercando di comprendere come poterlo
rappresentare al meglio. Allo stesso tempo, l’attore si sottopose
ad un allenamento intensivo, con lo scopo di ottenere la massa
muscolare richiesta.
Accanto a lui, nei panni della
giovane prostituta Alina Teri, vi è l’attrice Chloe Grace
Moretz. Il personaggio era inizialmente scritto come
una ventiquattrenne, ma l’attrice, che all’epoca aveva 16 anni,
insistette a lungo per poter ottenere la parte. Colpito dalla sua
perseveranza, il regista decise di affidarle il ruolo, facendo
riscrivere l’età del personaggio. Per prepararsi a questo l’attrice
ha poi incontrato vere prostitute, che le hanno dato consigli su
come poter avere un aspetto più convincente. L’attrice Melissa Leo
interpreta l’agente CIA Susan Plummer, mentre Bill
Pullman è suo marito Brian. Ad interpretare il pericoloso
leader mafioso Vladimir Pushkin vi è Vladimir
Kulich, mentre Marton Csokas è il killer
Teddy Rensen.
The Equalizer – Il
vendicatore: il sequel, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Dato il successo del film, con a
fronte di un budget di 55 milioni di dollari è arrivato a
guadagnarne circa 192 in tutto il mondo, è infine stato realizzato
un suo sequel. Arrivato in sala nel 2018 con il titolo The
Equalizer 2 – Senza perdono, questo vede nuovamente l’ex
agente Robert McCall intento stavolta a salvare la collega Susan
Plummer da un pericolo intrigo internazionale. Ad aggiungersi al
cast, oltre a Washington ed alla Leo, vi è l’attore Pedro Pascal,
che ricopre il ruolo del controverso agente Dave York. Anche questo
secondo titolo si è rivelato un grande successo, replicando il
risultato economico del primo. Ciò ha permesso di lasciare aperta
la porta ad un ipotetico terzo capitolo.
In attesa di un nuovo sequel, è però
possibile fruire di The Equalizer – Il
vendicatore grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 20 agosto alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
E’ uscito ieri l’atteso nuovo film
con Denzel Washington,
The Equalizer – Il Vendicatore, nel quale interpreta
un letale ex agente CIA che semina cadaveri di mafiosi russi
nel tentativo di salvare una giovane prostituta interpretata
da Chloe Moretz.
TUTTE LE FOTO: [nggallery
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The Equalizer – Il Vendicatore racconta la vita di un
ex militare che ha finto la sua morte per vivere una vita
tranquilla. Quando però esce allo scoperto per salvare una giovane
ragazza, si ritrova faccia a faccia con violentissimi gangster
russi; da qui il militare vivrà una vita quasi super-eroistica che
consisterà nel vendicare quelle persone che sono state brutalizzate
da questi individui.
Nel cast del film oltre
a Denzel Washington, ci sono
anche Chloë Moretz, Melissa
Leo e Bill Pullman.
Pochi show televisivi
negli ultimi anni hanno affrontato il western con successo:
pensiamo alla serie Hell on Wheels che purtroppo in Italia è
arrivata con discreto ritardo e non troppo clamore, oppure alla
notevole miniserie Godless realizzata da Netflix. Amazon Prime Video in collaborazione con BBC
tenta di seguire questa strada grazie a The
English, un progetto in sei puntate che conferma e al
tempo stesso ribalta le coordinate del genere.
Se a livello puramente
estetico infatti troviamo molti degli archetipi stessi del genere –
soprattutto per come lo ha inteso e a suo modo “creato”
Sergio Leone – nel contenuto invece The
English propone un’angolazione diversa e originale.
Protagonisti della vicenda sono infatti una donna inglese venuta in
America per vendicare la morte del figlio e il nativo americano
incontrato per caso all’inizio del suo percorso sul suolo
straniero. Cornelia Locke (Emily
Blunt) ed Eli Whipp (Chaske Spencer)
fanno della loro convivenza prima forzata e successivamente sempre
più voluta il punto di forza per continuare a lottare in una terra
ostile e violenta, dove solo la legge del più forte sembra contare
veramente.
The English, la trama della serie
Per almeno tre puntate
The English è una miniserie erratica, divertente
da seguire, generosa anche quando appare vagamente scoordinata nel
seguire diversi percorsi narrativi, oppure influenze derivanti da
altri generi: molto spesso infatti lo show interamente scritto e
diretto da Hugo Blick (The
Honorable Woman con Maggie Gyllenhaal) flirta coraggiosamente con
il genere, soprattutto quando vuole mettere in scena sotto forma di
metafora quanto l’America delle pianure sia stata un luogo
selvaggio e violento, capace di portare l’essere umano ai limiti
della propria natura animale, e molto spesso anche superarli. Gli
insieme al proprio cast sembra in un certo modo divertirsi a
giocare col western, ad inserire toni che nel DNA storico non gli
appartengono.E tutto questo all’interno di una confezione che però
sfrutta i grandi spazi alla maniera dei classici, oppure le musiche
dirompenti come faceva Sergio Leone.
Insomma, The
English possiede una sua energia particolare, sprigionata
da molteplici influenze tenute insieme nella prima parte da una
messa in scena frizzante. Poi il quarto episodio cambia le carte in
tavola, in quanto compatta la trama e la indirizza verso un
traguardo ben preciso, e allo stesso tempo conferisce uno spessore
emotivo – leggete pure drammatico – all’intera operazione. Questo
perché dopo un percorso a tappe che ha proposto vari antagonisti
sacrificabili al fluire della trama, il reale “villain” di
The English si palesa in maniera poderosa e
terrificante. Nell’episodio di cui è assoluto protagonista, un
Rafe Spall in versione assolutamente inedita offre
una prova che lascia il segno, regalandoci una versione del suo
personaggio capace in un paio di momenti di gelare il sangue nelle
vene. Bisogna scrivere che, quando c’è lui in scena, i pur molto
efficaci Emily Blunt e Chaske
Spencer insieme a tutti gli altri attori del cast
francamente scompaiono. Davvero da applausi.
Come anticipato, una
volta incanalata la tram nella direzione principale The
English eleva il tono esplicitando la sua anima
melodrammatica, impreziosendo le figure principali – soprattutto
Cornelia – con una backstory dolorosa e capace di scuotere. Blunt
si trasforma in una notevole eroina tragica, segnata da un destino
di cui non è responsabile ma che abbraccia senza paura. È lei a
diventare suo malgrado emblema di quanto l’America sia stata
costruita (anche) sull’abuso, sul dolore dei più deboli, sull’idea
che il singolo sia più importante della comunità e il suo benessere
condiviso. Sotto questo punto di vista la miniserie targata
Amazon/BBC è molto più contemporanea di quanto l’ambientazione non
riveli. Purtroppo…
Non c’è che dire, ci si
diverte molto e con uno strano senso del tragico a seguire
The English: bisogna forse lasciargli il tempo di
svilupparsi, di trovare la propria strada, ma ne vale assolutamente
la pena. E nel frattempo, in questo cammino fatto di sangue,
pallottole, serpenti a sonagli e “mostri” che indossano una divisa
dell’esercito, si può gustare di episodio in episodio l’arte di
grandi caratteristi come ad esempio Ciarán Hinds,
Toby Stephens e soprattutto il mai dimenticato
Stephen Rea, uno degli attori più raffinati e
malinconici che il cinema britannico ha prodotto negli ultimi
quarant’anni. Lui e tutti gli altri vanno accomunati in un applauso
sentito, capaci di intrattenere e dopo un secondo colpire al cuore.
Proprio come The English.
The English
Teacher è una simpatica commedia diretta da
Craig Zisk, una commedia con un intento ben
preciso ed una strada ben delineata, sin dalle prime battute, che
ci viene raccontata e trasmessa tra ironia e serietà. Mai
abbattersi, mai mollare, perseverare sempre e comunque contro ogni
avversità se si crede davvero in ciò che si insegue. Potremmo
sintetizzare e forse banalizzare così il messaggio che Zisk vuole
recapitare nel cuore degli spettatori e per farlo si avvale di una
storia semplice e piuttosto diretta che ha il suo neo più grande in
un finale troppo scontato.
In The English
Teacher Linda Sinclair (Julianne
Moore) è una timida ed introversa professoressa che ha
ormai superato la quarantina e che, nonostante un aspetto ancora
piacente, vive sola e senza troppe illusioni di trovare un’anima
gemella. Nel piccolo e tranquillo liceo della Pennsylvania, dove
essa lavora, le giornate e le lezioni di letteratura inglese
procedono tutto sommato felici; Linda è comunque soddisfatta della
sua vita fatta di libri, buoni film e lavoro. Ma un giorno,
improvvisamente, questa placida quotidianità viene interrotta,
squassata dall’apparizione di Jason (Micheal
Angarano), un suo ex studente che ha tentato invano la
carriera di drammaturgo. Jason, ottimo allievo e promettentissimo
scrittore, è ormai sfiduciato ed intende ascoltare papà, il dottor
Sherwood (Greg Kinnear), che lo spinge ad
iscriversi a legge. Linda non lo può permettere e, per impedire un
tale spreco di talento, convince Jason a far sì che la compagnia
teatrale della scuola, guidata dall’eccentrico prof. Kapinas
(Nathan Lane), rappresenti il suo grande dramma
autobiografico. La tragicommedia può avere così inizio…e non solo
sul palco.
The English Teacher, il
film
La brava protagonista,
Julianne Moore, tenta faticosamente di immergersi in
un ruolo a tratti grottesco, nel quale deve divincolarsi tra
sequenze al limite del comico con altre dalla forte connotazione
drammatica. Ed è forse questa incerta e opaca linea di demarcazione
tra il comico ed il drammatico che disorienta, in alcuni momenti,
lo spettatore. La Moore regge buona parte del film dove è comunque
circondata da una serie di personaggi dai tratti ben definiti; su
tutti citiamo il giovane artista tormentato impersonato dal
convincente Micheal Angarano e l’istrionico Nathan Lane perfetto
nelle vesti del frustato professore di recitazione.
Come detto poco sopra l’intreccio
narrativo è abbastanza semplice sebbene, ad un certo punto, illude
prendendo strade impreviste ed intriganti che purtroppo abbandona
per un più ovvio quanto rassicurante epilogo. In
ogni caso The English Teacher è una
commedia che, pur non strabiliando, non deluderà chi si recherà al
cinema per trascorrere una simpatica oretta e mezza all’insegna del
sorriso.
Julianne Moore è la
protagonista della commedia romantica The English
Teacher, distribuita da Adler Entertainment e
in arrivo nelle sale italiane l’8 maggio.
Nei panni di una moderna eroina di
Jane Austen – sognatrice, romantica e alquanto pasticciona –
Julianne Moore interpreta Linda Sinclair,
insegnante single nella sperduta cittadina di Kingston,
Pensylvania.
Linda ha quarantacinque anni,
insegna inglese alle superiori e conduce una vita ordinata, condita
di abitudini rassicuranti, buone letture, sogni romantici e
sentimenti tenuti a debita distanza. La sua tranquilla routine
subisce uno scossone improvviso quando un suo ex studente, Jason
Sherwood (Michael Angarano), torna a casa dopo
aver tentato senza successo la carriera di drammaturgo a New
York.
Jason è deciso ad
abbandonare tutto e a seguire i voleri del padre, lo scorbutico
dottor Sherwood (Greg Kinnear) che lo vorrebbe
brillante avvocato tra le aule di un tribunale e non sfaccendato
scrittore su un improbabile palcoscenico. La sentimentale Linda non
può che prendersi a cuore i sogni infranti del povero Jason e
decide di mettere in scena il suo testo con gli studenti del liceo
di Kingston e la direzione del ridondante Carl Kapinas
(Nathan Lane), teatrante mancato e insegnante di
regia della scuola. Col procedere delle prove, però, la situazione
si complica, i guai si moltiplicano e Linda si troverà a
fronteggiare imprevisti professionali e sentimentali dagli esiti
disastrosi, mentre lo spettacolo pare avviarsi verso un comico
sfacelo.
Licenziata dalla scuola, dileggiata
dagli studenti, con l’allestimento teatrale, la reputazione e la
carriera ormai in rovina, la mite e sempre meno ordinata Linda
riuscirà a trovare, in un’improbabile alleanza con se stessa, la
giusta conclusione alla sua personale storia.
The English
Teacher è diretto da Craig
Zisk, sceneggiato da Dan Chariton e
Stacy Chariton e interpretato da Julianne
Moore (Lontano dal paradiso, The Hours, I ragazzi
stanno bene, A Single Man), Michael Angarano
(Knockout-Resa dei conti, Red State), Greg Kinnear
(Little Miss Sunshine, Qualcosa è cambiato, C’è
posta per te), Lily Collins (Biancaneve), Nathan Lane
(The Producers)
Julianne Moore è
la protagonista della commedia romantica The English
Teacher, distribuita da Adler Entertainment e
in arrivo nelle sale italiane l’8 maggio.
Nei panni di una moderna eroina di
Jane Austen – sognatrice, romantica e alquanto pasticciona –
Julianne Moore interpreta Linda Sinclair,
insegnante single nella sperduta cittadina di Kingston,
Pensylvania.
Linda ha quarantacinque anni,
insegna inglese alle superiori e conduce una vita ordinata, condita
di abitudini rassicuranti, buone letture, sogni romantici e
sentimenti tenuti a debita distanza. La sua tranquilla routine
subisce uno scossone improvviso quando un suo ex studente, Jason
Sherwood (Michael Angarano), torna a casa dopo
aver tentato senza successo la carriera di drammaturgo a New
York.
Jason è deciso ad
abbandonare tutto e a seguire i voleri del padre, lo scorbutico
dottor Sherwood (Greg Kinnear) che lo vorrebbe
brillante avvocato tra le aule di un tribunale e non sfaccendato
scrittore su un improbabile palcoscenico. La sentimentale Linda non
può che prendersi a cuore i sogni infranti del povero Jason e
decide di mettere in scena il suo testo con gli studenti del liceo
di Kingston e la direzione del ridondante Carl Kapinas
(Nathan Lane), teatrante mancato e insegnante di
regia della scuola. Col procedere delle prove, però, la situazione
si complica, i guai si moltiplicano e Linda si troverà a
fronteggiare imprevisti professionali e sentimentali dagli esiti
disastrosi, mentre lo spettacolo pare avviarsi verso un comico
sfacelo.
Licenziata dalla scuola, dileggiata
dagli studenti, con l’allestimento teatrale, la reputazione e la
carriera ormai in rovina, la mite e sempre meno ordinata Linda
riuscirà a trovare, in un’improbabile alleanza con se stessa, la
giusta conclusione alla sua personale storia.
The English
Teacher è diretto da Craig
Zisk, sceneggiato da Dan Chariton e
Stacy Chariton e interpretato da Julianne
Moore (Lontano dal paradiso, The Hours, I ragazzi
stanno bene, A Single Man), Michael Angarano
(Knockout-Resa dei conti, Red State), Greg Kinnear
(Little Miss Sunshine, Qualcosa è cambiato, C’è
posta per te), Lily Collins (Biancaneve), Nathan Lane
(The Producers)
Paramount+ presenta The English, la nuova serie originale
interpretata da Emily Blunt che sarà disponibile sul servizio
di streaming a partire da mercoledì 8 marzo.
The English è un western epico in sei
episodi con protagonisti Emily Blunt (“A Quiet Place”, Sicario) e
“Chaske Spencer” (“The Twilight Saga”, “Banshee”) ed è scritto e
diretto dal pluripremiato Hugo Blick (“The Honourable Woman”,
“Black Earth Rising”, “The Shadow Line”).
La serie prende i
temi centrali dell’identità e della vendetta per raccontare una
parabola unica e avvincente sulla razza, il potere e l’amore.
Un’aristocratica inglese, Lady Cornelia Locke, interpretata da
Emily Blunt, e un ex scout di cavalleria di Pawnee, Eli Whipp
(Chaske Spencer), si incontrano nel 1890 in America centrale per
attraversare un territorio violento costruito sui sogni e sul
sangue. Cornelia vuole vendicarsi dell’uomo che considera
responsabile della morte del figlio e convince Eli Whipp a
lasciarla viaggiare con lui, il quale scopre che la ragazza è molto
più capace e intraprendente in materia di sopravvivenza di quanto
ci si potesse aspettare.
Entrambi hanno un
chiaro senso del loro destino, ma nessuno dei due è consapevole che
esso è radicato in un passato comune. Devono affrontare ostacoli
sempre più terrificanti che li metteranno a dura prova, fisicamente
e psicologicamente. Ma ogni ostacolo li avvicina alla loro
destinazione finale, la nuova città di Hoxem, Wyoming. È qui che,
dopo un’indagine da parte dello sceriffo locale Robert Marshall
(Stephen Rea) e della giovane vedova Martha Myers
(Valerie Pachner) su una serie di bizzarri e
macabri omicidi irrisolti, che si comprenderà veramente tutta la
portata della loro storia intrecciata e si affronterà il futuro che
dovranno vivere.
Tra gli interpreti
anche Rafe Spall nel ruolo di David Melmont; Tom Hughes nel ruolo
di Thomas Trafford; Ciarán Hinds nel ruolo di Richard M Watts e
Toby Jones nel ruolo di Sebold Cusk.
The English è una serie prodotta dalla
pluripremiata casa di produzione Drama Republic (“Doctor Foster”,
“Us”) per BBC Two e BBC iPlayer nel Regno Unito, e Prime Video negli Stati Uniti, Canada, Australia
e Nuova Zelanda, in associazione con All3Media international.
Colin Wratten è
produttore; co-Produttore è Daniel Toland; Arnau Valls Colomer è il
direttore della fotografia; Phoebe de Gaye, costumista; Lesley
Lamont-Fisher è Hair and Make-Up Designer mentre Chris Roope è
Production Designer; il compositore è Federico Jusid.
Apple TV+ ha svelato il
trailer del nuovo documentario in quattro parti The Enfield
Poltergeist, che racconta l’avvincente storia della più
famosa infestazione di poltergeist di sempre. Combinando più di 250
ore di rari audio d’archivio, la ricostruzione meticolosa
dell’ambientazione dell’infestazione e interviste inedite con le
persone coinvolte nel caso, la docuserie è un’ambiziosa storia di
genere che esplora il fascino dell’inspiegabile e il suo impatto su
coloro che lo hanno vissuto personalmente. Tutti gli episodi
saranno trasmessi in anteprima mondiale il 27 ottobre su Apple TV+.
Nel 1977, la terrificante
infestazione paranormale che ha coinvolto una famiglia di Enfield,
a Londra, ha dominato i titoli dei giornali di tutto il Regno Unito
con il conseguente, enorme impatto su un’intera generazione di
bambini. Il misterioso caso cambiò per sempre le idee sul
soprannaturale e sul fatto che non fosse limitato a castelli e case
signorili, ma che potesse essere vissuto da chiunque, ovunque.
L’agghiacciante storia ha ispirato versioni romanzate del caso, tra
cui il film
The Conjuring – Il caso Enfield, una serie televisiva e due
opere teatrali.
Nel corso di quattro episodi, gli
eventi di Enfield vengono ricostruiti utilizzando le registrazioni
reali catturate da Maurice Grosse, un investigatore del paranormale
che ha archiviato tutte le interviste raccolte con le persone
colpite dal fenomeno. Grazie alla costruzione di una replica della
casa in cui si sono verificati gli episodi, gli interpreti mettono
in scena ciò che si sente nei nastri delle registrazioni reali
dell’epoca, consentendo un’interazione tra le voci d’archivio e le
apparizioni delle persone originariamente coinvolte nell’incidente
attraverso interviste attuali.
The Enfield
Poltergeist è prodotto per Apple TV+ da MetFilm e
Concordia Studio, gli stessi produttori di STILL: la storia
di Michael J. Fox, il documentario più nominato agli Emmy
di quest’anno. La docuserie è diretta da Jerry
Rothwell. I produttori esecutivi sono Al Morrow, il
vincitore del BAFTA Stewart le Maréchal, il premio Oscar® Davis
Guggenheim, Jonathan Silberberg e Nicole Stott.
Ricordate i titoli di testa di un
capolavoro immortale come Via col Vento? Le scritte dal carattere
enorme, i campi sterminati sullo sfondo, i puntini fra i nomi del
cast tecnico e la loro mansione? The Endless
River inizia praticamente allo stesso modo, con la
medesima patina fine anni trenta, tanto da sembrare un vecchio film
restaurato. Siamo però in Sud Africa nella cittadina dal nome quasi
impronunciabile di Riviersonderend, che significa appunto Fiume
Infinito. Sono tempi molto difficili, nei quali la delinquenza
scorrazza impunita per le strade, senza che le forze di polizia
abbiano le risorse (e forse nemmeno la voglia) di reprimerla. I
giovani del luogo entrano ed escono di prigione, ogni quartiere ha
la sua gang e ogni squadra ha il suo personalissimo rito di
iniziazione. E niente che si fermi al furtarello, sulla terra vi è
un’autentica scia di sangue, frutto di efferati omicidi senza
movente, compiuti per il gusto di farli. Proprio il triplice
omicidio di una giovane madre e dei suoi due figli innesca un
meccanismo di vendetta nel padre di famiglia, che va a sommarsi
alla già dilagante violenza del posto.
Oliver
Hermanus con The Endless River dirige un lavoro confuso,
diviso a capitoli (dunque una forma narrativa non proprio
innovativa) e caratterizzato da una regia statica che condiziona
l’intera esperienza. Risulta infatti difficile appassionarsi al
progetto, rimanere incastrati negli ingranaggi della storia, con
tanti personaggi tratteggiati e una sceneggiatura che percorre
sentieri diversi senza che nessuno venga approfondito. Il contrasto
dei due protagonisti, che paradossalmente finiscono per legarsi, è
interessante e curioso, resta però sullo sfondo di una relazione
travagliata, creata soltanto dalle ceneri del dolore e null’altro.
Come se la solitudine e la rabbia ci rendessero spiriti vuoti,
incapaci a reagire; una chiave di lettura legittima, peccato solo
che gli elementi di trama, i vari twist abbandonati sul percorso
come sassi di Pollicino, vengano lasciati al loro destino.
Linee circolari che non si chiudono
mai esplicitamente, che mettono lo spettatore nella scomoda
posizione di chi non riesce a capire tutto fino in fondo, di chi
resta col dubbio. Difetti che rendono l’intero progetto
trascurabile, la prova generale di un concerto sinfonico eseguita
con strumenti scordati e gestita da un direttore d’orchestra con la
mente altrove, non ancora pronto al debutto.
Nella sezione Grand
Public della 18esima edizione della
Festa del Cinema di
Roma arriva The End We Start
From, survival movie prevalentemente al
femminile, diretto da Mahalia Belo. Il film è traspozione
cinematografica dell’omonimo romanzo di Megan Hunter, e fra i
produttori – nonché interpreti – troviamo Benedict
Cumberbatch insieme a Liza Marshall, Adam Ackland e
Sophie Hunter. È una storia dai tratti aspri, quella di
The End We Start From, che segue il
tipico schema del genere di sopravvivenza in cui si inscrive, ma al
tempo stesso cerca anche di affrontare tematiche importanti, una
fra queste l’empowerment femminile, sfruttando un’attrice di spicco
sulla quale la pellicola si costruisce per intero: Jodie Comer. È
lei, infatti, a reggere il peso della narrazione, pur a volte non
riuscendo del tutto ad essere convincente in una performance che,
con molta probabilità, rischia di essere una di quelle più
facilmente dimenticabili della sua carriera.
The End We Start From, la
trama del film
In una Londra abbattuta da
un’alluvione devastante, che ha costretto migliaia di persone a
scappare via per trovare riparo altrove, una donna insieme al
compagno e al figlio appena nato si ritrova senza casa e senza un
posto in cui andare. La carestia, lentamente, inizia a dilagare in
Inghilterra, duramente colpita da questi fenomeni metereologici
estremi, che hanno preso il sopravvento sulla nazione non dandole
alcuna tregua. Molte le famiglie in difficoltà che cercano di
sopravvivere non solo alla fame, ma anche alla vulnerabilità delle
persone che, sotto pressione, non hanno più il controllo di loro
stesse. La protagonista si ritroverà così a intraprendere un
viaggio in cui dovrà affrontare una serie di situazioni spiacevoli,
dal freddo al digiuno, e cercherà in tutti i modi di rimanere viva
e lucida per poter dare una speranza al suo bambino, pur ad un
certo punto dovendosela cavare da sola poiché costretta a separarsi
dal suo partner.
La riflessione (mancata) sul
clima
The End We Start
From, sin dal suo incidente scatenante, stimola
immediatamente nel suo pubblico una riflessione. L’alluvione, che è
pretesto della storia e della partenza della protagonista, vuole
subito parlarci del cambiamento climatico a cui stiamo assistendo
oggi, di cui purtoppo ci dimentichiamo la reale gravità. È su
questo che si fonda almeno tutto il primo atto, sfruttando una
tematica quanto più attuale e sentita nel nostro quotidiano. E che
cerca di ricordarci quale sia la condizione (critica) del nostro
pianeta al momento, suggerendoci quasi cosa potrebbe accadere in un
prossimo futuro – come una sorta di presagio – se non iniziamo ad
agire davvero.
Ma la prima vera incrinatura della
pellicola sta proprio qui: pur con tutte le sue buone intenzioni
nel volerci parlare di qualcosa che, a ben pensarci, tocchiamo già
con mano (basti pensare agli sbalzi termici anomali che attualmente
viviamo o alle forti e devastanti piogge), non riesce mai
ad approfondirne la questione, che rimane in superficie e
sullo sfondo, fino però a scomparire del tutto. Una mancanza,
questa, che dipende da una sceneggiatura troppo debole, non curata,
la quale cerca di toccare più tematiche e, nel tentativo d’essere
memorabile, deraglia totalmente perdendo di vista i suoi
obiettivi.
Un film dalle troppe tematiche
In parallelo alla questione
climatica, infatti, The End We Start From
mette al centro il potere femminile raccontato attraverso la forza
della protagonista nell’affrontare le avversità incontrate lungo il
cammino, il concetto di maternità e le sue difficoltà, il senso del
viaggio, la lotta per la sopravvivenza, l’amore a cui aggrapparsi
per superare le difficoltà della vita. Sono tutti ingredienti che
sistema sulla tavola, ma che alla fine non vengono utilizzati mai a
pieno a causa di una trama ingolfata, che inevitabilmente non
riesce a dare spazio a nessun elemento dal grande potenziale (se
solo fosse stato sviluppato con più attenzione). Nel voler seguire
troppe strade, dunque, The End We Start
From non riesce ad esplorarne nessuna e, di
conseguenza, il risultato è avere una narrazione priva sia di
pathos che di picchi emozionali o narrativi.
Molte sequenze sono frettolose,
molte domande non trovano risposta. Tante sono le scene che fanno
sorgere numerose domande, ma che poi non vengono mai spiegate,
finché quello di cui si voleva parlare perde di senso e di
importanza. Il film, in sostanza, non osa pur avendo un terreno
fertile su cui muoversi e una protagonista dalle buone qualità, che
si presta fra l’altro bene per una storia di empowerment femminile.
Che però, a livello di psicologia, non viene strutturata come si
deve, non dandole così né lo spessore che merita né la possibilità
allo spettatore di empatizzare con lei per lasciarsi coinvolgere
meglio. Forse l’errore di tutto The End We Start
From è non aver fatto essere il finale – che si
rivela l’unica parte accattivante e funzionale – il vero centro del
film. E quindi, purtroppo, finisce per essere dimenticato.
Alla Festa del Cinema di
Roma 2015 è stato presentato The End of the
Tour, film di James Ponsoldt, un preciso
ritratto dello scrittore David Foster Wallace
tragicamente scomparso nel 2008. La storia è tratta dal libro
autobiografico “Come diventare se stessi” di
David Lipsky, che nel 1996 si ritrovò a passare 5
giorni in compagnia di Wallace durante l’ultima tappa del tour
promozionale di Infinite Jest, per raccogliere
materiale per un intervista per il Rolling
Stones.
Ad interpretare il novellista
americano troviamoJason
Segel, al suo primo grande ruolo drammatico, che con
bandana e look trasandato si trasforma alla perfezione
distaccandosi dal suo famoso personaggio televisivo. A
guidarci all’interno della vita dello scrittore, Jesse Eisenberg che porta in scena il
giornalista Lipsky, un giovane nervoso, preciso e molto ambizioso.
Joan Cusack, Anna Chlumsky, Mamie Gummer e Mickey
Summer completano il cast.
The End of the tour, il film
Un duetto continuo, uno scambio di
parole e emozioni. Lento, pensato ma spontaneo, molto intelligente:
il discorso tra Lipsky e Wallace è il vero protagonista della
storia. Se si pensa che, tutto quello che esce dalla bocca di Jason
Segel è stato realmente detto nel ’96 da Wallace (il libro di
Lipsky è basato proprio sulle trascrizioni dell’intervista, quindi
nessuna “attualizzazione” è stata fatta e si spera nessuna
manipolazione in fase di stesura della sceneggiatura) si rimane a
bocca aperta. Grazie a gli appunti di Lipsky si scoprono le manie,
le debolezze e le passioni di Wallace: la persona dietro lo
scrittore.
Ponsoldt dirige un film intimista,
senza troppe pretese, ma che intrattiene e mai annoia su due
menti simili ma anche molto distanti. Un film che di certo non
deluderà i lettori di uno degli scrittori più influenti degli
ultimi 20 anni.
Alla Festa del Cinema di
Roma 2015 è stato presentato The End of the
Tour, film di James Ponsoldt, un
preciso ritratto dello scrittore David Foster
Wallace tragicamente scomparso nel 2008. La storia è
tratta dal libro autobiografico “Come diventare se stessi”
di David Lipsky, che nel 1996 si ritrovò a passare
5 giorni in compagnia di Wallace durante l’ultima tappa del tour
promozionale di Infinite Jest, per raccogliere
materiale per un intervista per il Rolling
Stones.
Ad interpretare il novellista
americano troviamo Jason Segel, al suo primo grande ruolo
drammatico, che con bandana e look trasandato si trasforma alla
perfezione distaccandosi dal suo famoso personaggio televisivo. A
guidarci all’interno della vita dello scrittore, Jesse Eisenberg che porta in scena il
giornalista Lipsky, un giovane nervoso, preciso e molto ambizioso.
Joan Cusack, Anna Chlumsky, Mamie Gummer e
Mickey Summer completano il cast.
Un duetto continuo, uno scambio di
parole e emozioni. Lento, pensato ma spontaneo, molto intelligente:
il discorso tra Lipsky e Wallace è il vero protagonista della
storia. Se si pensa che, tutto quello che esce dalla bocca di
Jason Segel è stato realmente detto nel ’96 da Wallace
(il libro di Lipsky è basato proprio sulle trascrizioni
dell’intervista, quindi nessuna “attualizzazione” è stata fatta e
si spera nessuna manipolazione in fase di stesura della
sceneggiatura) si rimane a bocca aperta. Grazie a gli appunti di
Lipsky si scoprono le manie, le debolezze e le passioni di Wallace:
la persona dietro lo scrittore.
Ponsoldt dirige un film intimista,
senza troppe pretese, ma che intrattiene e mai annoia su due menti
simili ma anche molto distanti. Un film che di certo non deluderà i
lettori di uno degli scrittori più influenti degli ultimi 20
anni.
Pubblicato il primo trailer italiano
del film biografico The End of the
Tour, diretto da James
Ponsoldt, e con Jesse Eisenberg
e Jason Segel. Nelle nostre sale uscirà l’11
febbraio.
Il film, basato sul libro
Come diventare se stessi di David
Lipsky edito in Italia da Minumum Fax,
parla dei cinque giorni che Lipsky, interpretato
da Jesse Einsenberg, passò con lo scrittore
David Foster Wallace, un irriconoscibile
Jason Segel, in occasione del tour promozionale
diInfinite Jest la cui pubblicazione è
avvenuta nel 1996.
Il primo trailer di The
End of the Tour è online: il film, basato sul libro
Come diventare se stessi di David
Lipsky edito in Italia da Minumum Fax,
parla appunto dei cinque giorni che Lipsky,
interpretato da Jesse Einsenberg, passò con lo
scrittore David Foster Wallace, un irriconoscibile
Jason Segel, in occasione del tour promozionale di
Infinite Jest la cui pubblicazione è
avvenuta nel 1996.
Presentato a gennaio al
Sundance Festival, The End of the
Tour, diretto da
James Ponsoldt e scritto da Donald
Margulies, ha raccolto consensi positivi da
parte della critica e uscirà il 31 luglio.
Ma com’era prevedibile il film ha
colpito i nervi scoperti della famiglia Wallace
(per chi non lo sapesse lo scrittore si suicidò nel 2008) e
dell’editore, infatti, ancora prima del via alla riprese, hanno
affermato in un comunicato stampa pubblicato sul Los
Angeles Times che “non abbiamo alcuna relazione
né approviamo né supportiamo The End of the Tour. Questo film è
vagamente basato su un’intervista che David acconsentì diciotto
anni fa sulla pubblicazione del suo romanzo Infinite Jest. Tale
articolo non è stato mai pubblicato e David non avrebbe mai
acconsentito che le trascrizioni salvate potessero essere
utilizzate come la base di un film”.
Vi lasciamo con il primo trailer
del film, buona visione:
Lunedì 8 febbraio
2016 al Cinema Odeon di Bologna e Martedì 9
febbraio al Cinema Colosseo di Milano, Sala Bio
nell’ambito di Be Original presenta l’anteprima in versione
originale sottotitolata di The End of the
Tour, il film di James Ponsoldt che
racconta i cinque giorni di intervista tra il giornalista di
Rolling Stone David Lipsky (Jesse Eisenberg) e
l’acclamato scrittore David Foster Wallace (Jason
Segel), a seguito della pubblicazione nel 1996 del
rivoluzionario romanzo di Wallace Infinite Jest.
Il film si basa sull’apprezzato
libro di Lipsky, “Come diventare se stessi”, pubblicato dopo che
Wallace si tolse la vita nel 2008.
L’evento si svolge in collaborazione
con l’Archivio David Foster Wallace Italia:
introdurranno l’anteprima Andrea Plazzi (Bologna,
1962), editor e traduttore, ed Emanuele Rosso,
operatore culturale e fumettista, autore di due saggi brevi a
fumetti sull’opera di Wallace.
THE END OF THE TOUR sarà
presentato in anteprima anche a Sala Bio Milano (Cinema Colosseo)
martedì 9 febbraio e uscirà nelle sale italiane a partire dall’11
febbraio per Adler Entertainment.
The End of the Tour
di James Ponsoldt (USA / 2015 / 106’)
I cinque giorni di intervista tra il
giornalista di Rolling Stone David Lipsky (Jesse Eisenberg) e “la
rockstar della letterature americana” David Foster Wallace (Jason
Segel), realizzata durante il tour promozionale del
rivoluzionario romanzo di Wallace “Infinite Jest”. In questi cinque
giorni nasce e si sviluppa una profonda amicizia tra i due
protagonisti. I due scrittori si scoprono, condividono momenti
divertenti e reciproche fragilità nascoste, ma non si saprà mai
quanto realmente sinceri siano stati l’uno con l’altro.
Incredibilmente, l’intervista non fu mai pubblicata, e le cassette
audio su cui vennero impressi quei cinque giorni, finirono nello
scantinato di Lipsky. I due non si incontrarono più.
“Ho appena compiuto 18 anni, e
credo di aver capito cosa significano le persone per le
altre”. Su queste parole, e su un colpo di pistola su
schermata nera, si concludeva la prima stagione della
serie
originale Netflix, distribuita per la prima volta sul
servizio nel gennaio 2018. Con The End of the F***ing
World 2, seconda stagione della serie ideata da
Jonathan Entwistle e basata sull’omonimo fumetto,
i due protagonisti James e Alyssa sono pronti a raccontare cosa
accadde, dopo quel finale aperto.
Ambientata a due anni di distanza
dagli eventi della prima stagione, la storia vede Alyssa (Jessica
Barden) e James (Alex
Lawther) alle prese con la difficile reintegrazione
nella società dopo la loro spericolata fuga e l’omicidio commesso.
Il passato tuttavia non li lascerà in pace, e tornerà nelle loro
vite per una inevitabile resa dei conti.
The End of the F***ing World 2:
dalla fuga all’ingresso nel mondo adulto
Stando alle parole del suo
ideatore, la prima stagione della serie era concepita nella sua
struttura come un vero e proprio lungometraggio. Ciò appare ancora
più vero alla luce dei nuovi episodi, concepiti allo stesso modo e
assimilabili per contenuti ad un vero e proprio sequel. Non si
parte da immediatamente dopo lo sparo sentito nel finale della
precedente stagione, bensì si compie un salto in avanti di due
anni, proprio quelli intercorsi tra la realizzazione delle prime e
delle nuove puntate. Un salto che ci porta a incontrare i due
protagonisti nel momento in cui hanno già affrontato le conseguenze
di quanto compiuto, ritrovandoli ora alle prese con la difficoltà
di dover tornare alle loro vite di sempre.
Non vi sono dunque vere e proprie
nuove avventure da affrontare, che avrebbero rischiato di rendere
ripetitiva la serie, bensì si tende a riflettere su quanto accaduto
nel passato dei protagonisti, e così facendo si assiste al loro
continuo evolvere come personaggi. L’evento fondamentale della
prima stagione, l’omicidio del malintenzionato Clive Koch, ritorna
ora come spettro del passato che tormenta i due protagonisti, mai
realmente usciti dalla casa dove tutto è avvenuto. Un evento che
acquista ora maggior significato, e si rivela essere il scoglio da
superare per i due ragazzi.
Se la prima stagione si incentrava
sul loro tentativo di fuga da un’età adulta, dove quasi tutti gli
adulti apparivano come personaggi deplorevoli, questa seconda
appare invece avere il suo cuore nell’inevitabilità dell’ingresso
in questo mondo. Per compiere questo passaggio i due incasinati
protagonisti avranno bisogno di fare i conti con il proprio passato
e con sé stessi, superando le crisi che li affliggono e che tanto
li hanno caratterizzati all’inizio della loro storia.
The End of the F***ing World 2:
l’importanza delle persone per le altre
I novelli Bonnie e Clyde si svelano
così più profondi di quello che si pensava, manifestando paure
universali e sentimenti nascosti per paura della fragilità che
questi comportano. Alla dinamicità e all’esplosività della prima
stagione, subentra dunque un velo di malinconia, presente
sull’intera serie ma qui particolarmente accentuato, proprio per le
tematiche trattate. Una malinconia che tuttavia non spegne la
natura politicamente scorretta dei due personaggi, che brillano
nuovamente grazie alla scrittura della serie e alle interpretazioni
dei due fantastici interpreti.
Né tantomeno vengono a mancare le
sue ormai celebri caratteristiche, dalla colonna sonora ricercata e
adeguata ad ogni momento, alla messa in scena che valorizza ogni
scena e inquadratura, regalando immagini di grande impatto che
sanno spesso raccontare ben più di quel che viene detto.
The End of the F***ing
World, che tanto aveva avuto successo come serie cinica e
dirompente, porta ora a maturazione la sua natura, particolarmente
devota ai sentimenti che hanno contribuito a cambiare e salvare i
due problematici protagonisti. Ripartendo proprio dall’ultima
battuta della scorsa stagione, si esplora il suo significato
dimostrando cosa significano le persone per le altre, e di quanto
questi legami possano essere importanti nel percorso di
crescita.
La seconda stagione di The
End of the F***ing World è in uscita su Netflix dal 05 Novembre.
La 20th Century
FOX ha diffuso il primo spaventoso trailer di The
Empty Man, l’annunciato adattamento dell’omonimo horror di
successo BOOM! Studios La pellicola uscirà il 23 ottobre negli USA,
anticipando così l’uscita nelle sale.
The Empty Man è un adattamento della
serie a fumetti di BOOM! Studios creata da Cullen Bunn e Vanesa R.
Del Ray nel 2014. Secondo la sinossi della serie, Empty Man non si
riferisce a un essere o una persona specifica, ma è invece una
malattia orribile che ha travolto la nazione, provocando “follia e
violenza”.
The Empty Man segue il poliziotto in
pensione James Lasombra (James Badge Dale) mentre indaga sulla
scomparsa di un gruppo di adolescenti da una piccola città del
Midwest. Come vediamo dal trailer, la loro scomparsa è
apparentemente collegata a una vecchia leggenda metropolitana nota
come The Empty Man, un’orribile entità ultraterrena che può essere
evocata soffiando in una bottiglia vuota e pensando a lui mentre si
trova su un ponte.
James Badge
Dale ha appena firmato per il ruolo di protagonista
di The Empty Man, trasposizione
cinematografica targata 20th Century Fox dell’omonimo fumetto dei
Boom! Studios di Ross Richie
e Stephen Christy, produttori del film.
Il regista David Britten
Prior ha lavorato anche sulla sceneggiatura di
The Empty Man, prendendosi qualche
libertà dalla graphic novel scritta da Cullen
Bunn e illustrata da Vanesa R. Del
Rey.
La storia segue le vicende di un ex
poliziotto tormentato dalla morte della moglie e del figlio che
intraprende la ricerca di una ragazza scomparsa fino a quando non
percepisce una presenza sinistra attorno a lui. James
Badge Dale, che abbiamo visto in Iron
Man 3 e The Pacific, ha
recentemente partecipato a The Walk di
Robert Zemeckis e 13
Hours di Michael Bay.
The Hollywood
Reporter annuncia che James Badge
Dale (Iron Man 3) ha
firmato per interpretare il protagonista nell’adattamento per il
cinema di The Empty Man, graphic novel di
Cullen Bunn & Vanessa Del
Rey.
La storia
segue le vicende di un poliziotto, afflitto dalla violenta morte
della moglie e del figlio, che si batte per ritrovare una ragazza
scomparsa e che presto scoprirà delle sinistre presenze che lo
circondano. Il film sarà diretto da David Britten
Prior che ha anche curato la sceneggiatura, la quale, in
alcune parti, divergerà dalla storia in sei volumi. Ross
Richie & Stephen Christy di BOOM! Studios
produrranno il film le cui riprese si svolgeranno in Sud
Africa.
James
Badge Dale è noto per aver interpretato il villain
Eric
Savin in Iron
Man 3, ma lo abbiamo visto anche in 24, The Departed,
Shame, The Grey, World
War Z, The Lone Ranger, The
Walk, e di recente in 13 Hours: The
Secret Soldiers Of Benghazi di Michael Bay.
Il progetto si chiama Star
Wars Uncut e consiste nel rifare i film della saga tramite gli
spezzoni del film rifatti dai fan e selezionati e montati dalla
LucasFilm.
Ecco di seguito la versione
integrale di The Empire Strikes Back Uncut.
Star Wars Episodio VII uscirà sul
grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include il
ritorno di Mark Hamill, Harrison
Ford, Carrie
Fisher, Mark Hamill,Anthony
Daniels, Peter
Mayhew e Kenny Panettiere con
le nuove aggiunte John
Boyega, Daisy
Ridley, Adam
pilota, Oscar
Isaac, Andy
Serkis, Domhnall
Gleeson, Lupita
Nyong’o, Gwendoline Christie e
Max von Sydow.
Dopo il primo trailer, ecco i
character poster delle faccine protagoniste di The Emoji
Movie, il film basato sulle emoji di Whatsapp e Messenger
e commentato da T.J. Miller nella versione
originale.
I primi dettagli sulla trama del
film suggeriscono un’avventura divertente e personale: Gene è una
Emoji multiespressiva che intraprende un viaggio pericoloso per
diventare una Emoji normale.
La commedia l’animazione è diretta
da Anthony Leondis e prodotta da Michelle
Raimo Kouyate. Emojimovie Express
Yourself è scritto da Anthony
Leondis e Eric Siegel.
Voce originale del film è
T.J. Miller che abbiamo visto quest’anno in
Deadpool. L’attore è molto noto ai fan della
HBO, canale che produce Silicon Valley, divertente
serie che lo vede trai protagonisti.
Per quanto potesse sembrare
impossibile, alla fine è stato portato a termine: l’11 agosto 2017
arriverà nelle sale americane The Emoji Movie, il
film basato sulle emoji (le faccine) di Whatsapp e Messenger. Di
seguito vi proponiamo il primo trailer via @SonyPictures.
La commedia l’animazione è diretta
da Anthony Leondis e prodotta da Michelle
Raimo Kouyate. Emojimovie Express
Yourself è scritto da Anthony
Leondis e Eric Siegel.
Voce originale del film è
T.J. Miller che abbiamo visto quest’anno in
Deadpool. L’attore è molto noto ai fan della
HBO, canale che produce Silicon Valley, divertente
serie che lo vede trai protagonisti.
The Elephant Man è
il film cult del 1980 diretto da David Lynch e con
protagonisti nel cast Anthony
Hopkins e John Hurt.
Trama del film The
Elephant Man
In The Elephant
Man una cupa Inghilterra ottocentesca, il Dottor Frederick
Treves, durante uno spettacolo di strada gestito dal cinico signor
Bytes, vede per la prima volta John Merrick, utilizzato dal suo
padrone come fenomeno da baraccone. John infatti presenta numerose
deformazioni in gran parte del corpo, soprattutto nella testa,
tanto da venire soprannominato The Elephant Man
per la sua curiosa somiglianza con il mammifero. Per non
essere deriso circola portando in testa perennemente un cappuccio
cucito ad un cappello. Il Dr. Treves vorrebbe analizzarlo per scopi
medici, ma Bytes si ritiene il proprietario di Merrick, al punto da
voler essere pagato per cederlo al medico. Appena Merrick fa
ritorno dal suo proprietario, il quale è in stato di ebbrezza,
questi lo picchia violentemente. Treves giunge in suo aiuto e
decide di portarlo con sé in ospedale per tenerlo in cura e se
possibile aiutarlo. Anche in ospedale regna un’atmosfera ostile nei
confronti dell’Elephant man, il quale deve essere messo in una
stanza di quarantena per non essere cacciato. Ma a poco a poco
conquista il cuore di quanti ivi lavorano, e il suo caso giunge
fino all’orecchio della Regina Vittoria, la quale apre un fondo per
permettere di dare adeguate cure all’uomo. Man mano John Merrick
viene considerato sempre più un uomo e non più una bestia, al punto
da entrare in contatto anche con l’alta borghesia e l’aristocrazia
locale. Impara gradualmente a parlare, ragionare. Ma la sorte torna
ad essergli avversa.
Analisi – The Elephant
Man
The Elephant Man è
un film biografico del 1980 diretto da David Lynch
e ispirato ai libri The Elephant Man and Other Reminiscences
(Frederick Treves) e The Elephant Man: A Study in Human
Dignity (Ashley Montagu); volumi che trattano del curioso
caso del deforme Joseph Merrick, la cui testa aveva la
vaga forma di un elefante. Trattasi della seconda fatica
cinematografica del regista, che intervalla il surrealista
Eraserhead – La mente che cancella (1970) e il
fantascientifico Dune (1984). In questo lungometraggio non è il
taglio visionario tipico del regista a prevalere – che viene fuori
solo nel finale – bensì una inaspettata dimensione umana e
sentimentale,s ebbene non manchino sequenze angosciose e oniriche,
immagini crude.
La storia di John Merrick è infatti
triste e malinconica, ma anche cruda e angosciosa; su quell’uomo
deformato dalla nascita si scaglia tutto il cinismo e la perfidia
dell’umanità, abituata a giudicare e relazionarsi con gli altri
esseri umani basandosi prevalentemente sull’aspetto superficiale.
Nel povero John il relativismo ottocentesco inglese ci vede solo un
mostro, il perfido Bytes perfino una macchina per far soldi; alcune
scene sono così esplicite da ferire il cuore dello spettatore, come
ad esempio quella che si consuma nel bagno della stazione, dove
Merrick scoppia in lacrime implorando i suoi aggressori, e
affermando che è un uomo come loro.O ancora, quando il guardiano
della clinica porta in stanza alcune prostitute, per uno squallido
gioco erotico con “la bestia”. Per fortuna, tra tanta cattiveria
c’è anche un po’ di sensibilità: il dottor Treves appare come un
raggio di sole che squarcia il grigiore di una società che ha perso
ogni sensibilità umana. Certo, inizialmente si pone a John con mero
interesse scientifico, ma poi è il lato umano a prevalere, perché
comprende che egli non è una cavia ma una persona come le altre in
cerca della propria legittima dignità.
The Elephant Man è
in bianco e nero, il che ha una duplice, ben riuscita funzione: da
un lato evidenziare l’aspetto cupo e malinconico della storia;
dall’altro dare ad essa il sapore retrò di una storia del passato.
Varie sono le imprecisioni e le variazioni rispetto alle biografie
scritte sul caso di John Merrick, partendo proprio dal nome di
quest’ultimo, nella realtà chiamato Joseph.
Mel Brooks, il
produttore di The Elephant Man, non volle apparire
tra i crediti per evitare l’associazione del film (da parte del
pubblico) ad una delle sue commedie. Per realizzare il trucco di
The Elephant Man su John Hurt, il
regista David Lynch ottenne il permesso di
prelevare dei calchi del corpo di Merrick, conservati tuttora nel
museo del Royal London Hospital.
The Electric
State è una spettacolare avventura ambientata in una
versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90.
Millie Bobby Brown (Stranger
Things, Enola Holmes,
Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che
affronta la vita in una società in cui robot senzienti simili a
cartoni animati e mascotte, che un tempo collaboravano
pacificamente al fianco degli esseri umani, ora vivono in esilio a
seguito di una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di
sapere sul mondo viene sconvolto una notte quando riceve la visita
di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato
da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei
credeva morto.
Determinata a trovare
l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte
attraverso il sud-ovest americano con Cosmo e si ritrova presto a
collaborare con riluttanza insieme a Keats (Chris Pratt,Guardiani della Galassia, Jurassic
World), un contrabbandiere di basso rango, e al suo spassoso
assistente robot, Herman (doppiato nella versione originale da
Anthony Mackie). Mentre si avventurano nella Zona di Esclusione, un
angolo delimitato nel deserto dove i robot sopravvivono per proprio
conto, Keats e Michelle trovano uno strano e colorato gruppo di
nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze
dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto si
aspettassero.
The Electric
State è diretto da Anthony e Joe Russo e
ha come protagonisti Millie Bobby Brown,
Chris Pratt, il premio Oscar® Ke Huy Quan, Jason Alexander,
Giancarlo Esposito, il candidato all’Oscar®
Stanley Tucci, e Woody
Norman. Anthony Mackie, Woody Harrelson, Brian
Cox, Jenny Slate, e Alan Tyduk prestano
il loro talento come voci dei robot. Il film è basato sulla graphic
novel di Simon Stålenhag e ha una sceneggiatura di Christopher
McFeely e Stephen Markus.
The Electric State sarà disponibile
solo su Netflix nel 2025.
INFORMAZIONI SU THE ELECTRIC STATE
DIRETTO DA: Anthony e Joe Russo
SCENEGGIATURA DI: Christopher Markus e Stephen
McFeely
BASATO SULLA GRAPHIC NOVEL DI: Simon Stålenhag
PRODOTTO DA: Joe Russo, p.g.a.; Anthony Russo,
p.g.a.; Mike Larocca, p.g.a.; Angela Russo-Otstot; Chris Castaldi;
Patrick Newall
PRODUTTORI ESECUTIVI: Christopher Markus, Stephen
McFeely, Tim Connors, Nick van Dyk, Jake Aust, Geoffrey Haley,
Jeffrey Ford, Simon Stålenhag, Julia Angelin, Russell Ackerman,
John Schoenfelder, Anthony Muschietti, Barbara
Muschietti
CO-PRODUTTORI: Anthony J. Vorhies,
Joseph Micucci, Murtaza Kathawala
CAST
PRINCIPALE: Millie Bobby Brown, Chris Pratt, Ke Huy Quan, Jason
Alexander, Woody Norman, con Giancarlo Esposito e Stanley Tucci.
Con le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie, Brian Cox, Jenny
Slate, Hank Azaria, Colman Domingo, Alan Tudyk.
Immagina una Eleven ancora più
solitaria e arrabbiata, con un biondo ossigenato da vera ribelle e
un’energia da outsider in rotta col mondo. Affiancale ora uno
Star-Lord più trasandato e disilluso del solito, spogliato della
sua ironia sfacciata, e catapulta entrambi in un universo dove il
retrò e il futuristico si fondono in un’estetica nostalgica e
intrigante. Sulla carta, The Electric State dei fratelli
Russo sembrerebbe un mix esplosivo, il perfetto road movie
sci-fi capace di conquistare cuore e mente. Eppure,
qualcosa non torna del tutto.
Basato sull’omonimo romanzo
illustrato del 2018 di Simon Stålenhag, The Electric
State è il nuovo emozionante film Netflixdiretto da Anthony e Joe
Russo, con una sceneggiatura firmata da Christopher Markus
e Stephen McFeely. Il cast è stellare: accanto a Millie Bobby Brown e Chris Pratt troviamo il premio
Oscar® Ke Huy Quan, Jason Alexander, Giancarlo Esposito, il
candidato all’Oscar® Stanley Tucci e Woody Norman. The Electric
State è disponibile dal 14 marzo su Netflix.
The Electric State è
ambientato in un’America rétro-futuristica degli anni ’90, segnata
dalle conseguenze di una guerra devastante tra umani e
robot. In questa versione alternativa del passato, le
macchine senzienti erano state inizialmente accolte come strumenti
essenziali per la società, occupandosi di compiti di pubblica
utilità e supportando gli esseri umani nella vita quotidiana.
Nonostante ciò, la loro richiesta di diritti e riconoscimento ha
scatenato un conflitto inevitabile tra umani e macchine, culminato
nella sconfitta di questi ultimi e nel loro esilio.
Il
mondo che ne è scaturito è profondamente mutato: la tecnologia
permea ogni aspetto della vita, ma invece di avvicinare le persone,
le ha rese sempre più isolate, immerse in realtà digitali
attraverso i loro neurocaster. In questo scenario,
Michelle (Millie Bobby Brown – Stranger Things, Enola Holmes, Damsel), un’adolescente
segnata dalla perdita dei genitori e del fratellino Christopher in
un incidente stradale avvenuto anni prima, fatica ad adattarsi a
una società ormai disumanizzata. Nel frattempo, i robot senzienti,
un tempo pacifici e dalle sembianze quasi giocose, sono stati
relegati in un fatiscente paesino, un limbo di rottami e sogni
infranti dopo la loro ultima, fallita ribellione.
Ma la vita di Michelle cambia di
nuovo quando, all’improvviso, riceve la visita di
Cosmo, un misterioso e affettuoso robot che sostiene di
essere controllato da Christopher, il fratellino che ha perduto.
Con lui si riaccende la speranza di riunire la sua famiglia, o
almeno ciò che ne resta. Determinata a scoprire la verità, Michelle
intraprende un viaggio pericoloso verso la Zona Interdetta nel
sud-ovest americano, decisa a capire chi li ha separati e perché,
dopo quel tragico incidente. Ad accompagnarla in questa avventura
sarà Cosmo, ma anche Keats (Chris Pratt, Guardiani della
Galassia, Jurassic World), un
contrabbandiere dal carattere ruvido, e il suo inseparabile
compagno robotico Herman, doppiato nella versione
originale da Anthony Mackie.
Può un ammasso di metallo e
circuiti provare più empatia e lealtà di un essere umano?
D’istinto, verrebbe da rispondere con un no secco. Eppure, la
storia nata dall’immaginazione di Simon Stålenhag ci porta a
riconsiderare questa certezza. La commovente avventura di Michelle
e Keats dipinge un mondo in cui gli esseri umani si sono fatti più
freddi, distanti e alienati di qualsiasi macchina. Nel loro lungo
viaggio attraverso un’America fatiscente e nostalgica, i due
trovano ben poco calore tra le persone, ad eccezione di Keats
stesso, che condivide con Michelle un senso di inadeguatezza,
ribellione e solitudine.
Paradossalmente, il vero rifugio lo
scopriranno in un villaggio dimenticato, un luogo dove i robot
dotati di coscienza sono stati esiliati e abbandonati, scartati
dalla società umana nonostante il loro desiderio di restare accanto
alle persone. In questo angolo di rottami e malinconia,
Michelle e Keats realizzeranno che forse l’umanità non risiede più
nelle persone, ma in ciò che loro stesse hanno creato e poi
respinto.
Ed è proprio attraverso la tragica
storia familiare di Michelle che Stålenhag sembra rivolgere al
pubblico una domanda silenziosa ma potente: quando abbiamo
smesso di essere umani? Mentre la giovane determinata
protagonista cerca di ricostruire ciò che ha perduto, il film
invita lo spettatore a guardare dentro se stesso e riflettere su
quanto l’umanità abbia sacrificato sull’altare della tecnologia. In
un mondo dove le connessioni reali si sono assottigliate e
l’empatia sembra sempre più un’illusione, The Electric State diventa un monito: forse
non sono i robot a voler essere più umani, ma siamo noi a dover
riscoprire cosa significhi davvero esserlo.
Al di là della sua emozionante
storia e del profondo messaggio sottostante, The Electric
Stateconferma ancora una volta la maestria dei
fratelli Russo nel miscelare sentimentalismo, avventura e
azione, regalando due ore di puro intrattenimento. Il film
scorre con un equilibrio perfetto tra emozione e spettacolo
visivo, riuscendo a coinvolgere il pubblico sia a livello
narrativo che estetico.
Il cast hollywoodiano brilla, con
una coppia protagonista che funziona alla perfezione. Millie Bobby
Brown e Chris Pratt dimostrano fin dalle prime scene un’alchimia
vincente, riuscendo a conquistare la scena grazie al loro carisma e
talento. I loro personaggi, apparentemente opposti, si rivelano in
realtà molto più simili di quanto sembri inizialmente, dando vita a
un rapporto che evolve in modo naturale e convincente.
Ma non sono solo gli eroi a
spiccare: anche gli antagonisti lasciano il segno.
Stanley Tucci
(Amabili resti, Il diavolo veste Prada) è impeccabile nel
ruolo di Ethan Skate, il folle magnate della tecnologia a capo
della Sentre, una corporazione tanto potente quanto inquietante. Al
suo fianco, Giancarlo
Esposito (Captain
America: Brave New World,Breaking Bad)
regala un’interpretazione memorabile nei panni del Colonnello
Bradbury, detto Il Macellaio, un uomo spietato che ha
guadagnato il suo soprannome sterminando robot senzienti durante la
guerra. Il loro carisma e la loro presenza scenica elevano il film,
offrendo antagonisti credibili e sfaccettati, che incarnano
perfettamente le tematiche di potere e disumanizzazione esplorate
dalla storia.
Anche l’ambientazione gioca un ruolo
chiave nell’immergere il pubblico in un mondo che mescola
passato e futuro con un tocco di malinconia. La nostalgia
degli anni ’90 – un decennio ormai mitizzato da un’intera
generazione – si intreccia con un futuro distopico fin troppo
plausibile, creando un’atmosfera unica. La fusione tra
elementi vintage, colonna sonora pop e tecnologie obsolete si
integra perfettamente con la presenza di dispositivi
futuristici come i neurocaster e le imponenti
macchine da guerra telecomandate dagli umani, comodamente seduti
nel salotto di casa. Il risultato è un universo visivo che non solo
affascina, ma che fa anche riflettere sul rapporto sempre più
alienante tra uomo e tecnologia.
Non è tutto oro ciò che luccica
Che i
fratelli Russo sappiano come sfruttare al meglio il mezzo
cinematografico per dare vita a storie che restano impresse è ormai
una verità consolidata. Con The
Electric State, continuano a dimostrare il loro talento nel
creare un’esperienza visiva coinvolgente, arricchita da emozioni
forti e momenti che lasciano il segno. Tuttavia, nonostante
la bellezza estetica e l’intensità delle emozioni che cercano di
suscitare, il film manca di quella profondità e della tensione
drammatica che ci si aspetterebbe da una storia così ricca e un
cast altrettanto vincente.
Il
film, purtroppo, sembra seguire la stessa sorte di un
soufflé: cresce e si eleva nelle prime scene, mostrando la
sua forma più affascinante e ben costruita, per poi sgonfiarsi e
perdere di consistenza nel corso della narrazione. Il viaggio
emotivo e di formazione che Michelle intraprende all’inizio,
segnato da una ricerca di riscatto e dalla necessità di elaborare
il lutto, trova nella seconda parte del film una trasformazione
che, seppur significativa, manca di quella potenza che ci si
aspetterebbe in un racconto così carico di potenziale. La sua presa
di coscienza e l’accettazione del dolore sembrano troppo snelle e
prive di un percorso davvero coinvolgente, lasciando lo spettatore
con una sensazione di incompiutezza.
Pur toccando le corde giuste, The Electric State fallisce nel mantenere alta la
tensione emotiva necessaria per trasformare questo viaggio in una
vera e propria rivelazione.
The Electric
State è una spettacolare avventura ambientata in una
versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90.
Millie Bobby Brown (Stranger
Things, Enola Holmes,
Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che
affronta la vita in una società in cui robot senzienti simili a
cartoni animati e mascotte, che un tempo collaboravano
pacificamente al fianco degli esseri umani, ora vivono in esilio a
seguito di una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di
sapere sul mondo viene sconvolto una notte quando riceve la visita
di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato
da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei
credeva morto.
Determinata a trovare
l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte
attraverso il sud-ovest americano con Cosmo e si ritrova presto a
collaborare con riluttanza insieme a Keats (Chris Pratt,Guardiani della Galassia, Jurassic
World), un contrabbandiere di basso rango, e al suo spassoso
assistente robot, Herman (doppiato nella versione originale da
Anthony Mackie). Mentre si avventurano nella Zona di Esclusione, un
angolo delimitato nel deserto dove i robot sopravvivono per proprio
conto, Keats e Michelle trovano uno strano e colorato gruppo di
nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze
dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto si
aspettassero.
The Electric
State è una spettacolare avventura ambientata in una
versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90.
Millie Bobby Brown (Stranger
Things, Enola Holmes,
Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che
affronta la vita in una società in cui robot senzienti simili a
cartoni animati e mascotte, che un tempo collaboravano
pacificamente al fianco degli esseri umani, ora vivono in esilio a
seguito di una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di
sapere sul mondo viene sconvolto una notte quando riceve la visita
di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato
da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei
credeva morto.
Determinata a trovare
l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte
attraverso il sud-ovest americano con Cosmo e si ritrova presto a
collaborare con riluttanza insieme a Keats (Chris Pratt,Guardiani della Galassia, Jurassic
World), un contrabbandiere di basso rango, e al suo spassoso
assistente robot, Herman (doppiato nella versione originale da
Anthony Mackie). Mentre si avventurano nella Zona di Esclusione, un
angolo delimitato nel deserto dove i robot sopravvivono per proprio
conto, Keats e Michelle trovano uno strano e colorato gruppo di
nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze
dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto si
aspettassero.
The Electric
State è diretto da Anthony e Joe Russo e
ha come protagonisti Millie Bobby Brown,
Chris Pratt, il premio Oscar® Ke Huy Quan, Jason Alexander,
Giancarlo Esposito, il candidato all’Oscar®
Stanley Tucci, e Woody
Norman. Anthony Mackie, Woody Harrelson, Brian
Cox, Jenny Slate, e Alan Tyduk prestano
il loro talento come voci dei robot. Il film è basato sulla graphic
novel di Simon Stålenhag e ha una sceneggiatura di Christopher
McFeely e Stephen Markus.
The Electric State sarà disponibile
solo su Netflix nel 2025.
INFORMAZIONI SU THE ELECTRIC STATE
DIRETTO DA: Anthony e Joe Russo
SCENEGGIATURA DI: Christopher Markus e Stephen
McFeely
BASATO SULLA GRAPHIC NOVEL DI: Simon Stålenhag
PRODOTTO DA: Joe Russo, p.g.a.; Anthony Russo,
p.g.a.; Mike Larocca, p.g.a.; Angela Russo-Otstot; Chris Castaldi;
Patrick Newall
PRODUTTORI ESECUTIVI: Christopher Markus, Stephen
McFeely, Tim Connors, Nick van Dyk, Jake Aust, Geoffrey Haley,
Jeffrey Ford, Simon Stålenhag, Julia Angelin, Russell Ackerman,
John Schoenfelder, Anthony Muschietti, Barbara
Muschietti
CO-PRODUTTORI: Anthony J. Vorhies,
Joseph Micucci, Murtaza Kathawala
CAST
PRINCIPALE: Millie Bobby Brown, Chris Pratt, Ke Huy Quan, Jason
Alexander, Woody Norman, con Giancarlo Esposito e Stanley Tucci.
Con le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie, Brian Cox, Jenny
Slate, Hank Azaria, Colman Domingo, Alan Tudyk.
Scopri le prime immagini
di The Electric State, uno dei titoli più attesi
in arrivo prossimamente solo su Netflix che segna il ritorno di Anthony e Joe Russo, le menti dietro ad
Avengers: Endgame
e The Gray Man, questa volta alla regia di un
film sci-fi con protagonisti Millie Bobby Brown e Chris Pratt.
Di cosa parla The Electric
State?
The Electric
State è una spettacolare avventura ambientata in una
versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90.
Millie Bobby Brown (Stranger
Things, Enola Holmes,
Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che
affronta la vita in una società in cui robot senzienti simili a
cartoni animati e mascotte, che un tempo collaboravano
pacificamente al fianco degli esseri umani, ora vivono in esilio a
seguito di una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di
sapere sul mondo viene sconvolto una notte quando riceve la visita
di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato
da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei
credeva morto.
Determinata a trovare
l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte
attraverso il sud-ovest americano con Cosmo e si ritrova presto a
collaborare con riluttanza insieme a Keats (Chris Pratt,Guardiani della Galassia, Jurassic
World), un contrabbandiere di basso rango, e al suo spassoso
assistente robot, Herman (doppiato nella versione originale da
Anthony Mackie). Mentre si avventurano nella Zona di Esclusione, un
angolo delimitato nel deserto dove i robot sopravvivono per proprio
conto, Keats e Michelle trovano uno strano e colorato gruppo di
nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze
dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto si
aspettassero.
The Electric
State è diretto da Anthony e Joe Russo e
ha come protagonisti Millie Bobby Brown,
Chris Pratt, il premio Oscar® Ke Huy Quan, Jason Alexander,
Giancarlo Esposito, il candidato all’Oscar®
Stanley Tucci, e Woody
Norman. Anthony Mackie, Woody Harrelson, Brian
Cox, Jenny Slate, e Alan Tyduk prestano
il loro talento come voci dei robot. Il film è basato sulla graphic
novel di Simon Stålenhag e ha una sceneggiatura di Christopher
McFeely e Stephen Markus.
The Electric State sarà disponibile
solo su Netflix nel 2025.
INFORMAZIONI SU THE ELECTRIC STATE
DIRETTO DA: Anthony e Joe Russo
SCENEGGIATURA DI: Christopher Markus e Stephen
McFeely
BASATO SULLA GRAPHIC NOVEL DI: Simon Stålenhag
PRODOTTO DA: Joe Russo, p.g.a.; Anthony Russo,
p.g.a.; Mike Larocca, p.g.a.; Angela Russo-Otstot; Chris Castaldi;
Patrick Newall
PRODUTTORI ESECUTIVI: Christopher Markus, Stephen
McFeely, Tim Connors, Nick van Dyk, Jake Aust, Geoffrey Haley,
Jeffrey Ford, Simon Stålenhag, Julia Angelin, Russell Ackerman,
John Schoenfelder, Anthony Muschietti, Barbara
Muschietti
CO-PRODUTTORI: Anthony J. Vorhies,
Joseph Micucci, Murtaza Kathawala
CAST
PRINCIPALE: Millie Bobby Brown, Chris Pratt, Ke Huy Quan, Jason
Alexander, Woody Norman, con Giancarlo Esposito e Stanley Tucci.
Con le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie, Brian Cox, Jenny
Slate, Hank Azaria, Colman Domingo, Alan Tudyk.