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Quinzaine des Réalisateurs 54° edizione, ecco il poster

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Quinzaine des Réalisateurs 54° edizione, ecco il poster

Il poster ufficiale della 54a Quinzaine des Réalisateurs è tratto da “Blue Flight”, performance fotografica dell’artista multidisciplinare Cecilia Paredes. Nata a Lima, Cecilia Paredes vive e lavora tra il Perù e gli Stati Uniti. Il suo lavoro esplora i temi della natura e dell’interazione tra il corpo e il suo ambiente.

Visibile e invisibile, l’artista si fonde con l’immagine che crea, proprio come fanno i registi nei loro film. Dal 18 al 27 maggio 2022 si svolgerà la 54a edizione della Quinzaine des Réalisateurs.

54a Quinzaine des Réalisateurs – il poster

Quinzaine des Réalisateurs

Quinzaine des Réalisateurs 2025: svelato il programma per Cannes 2025

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Dopo il programma della Semaine de la Critique, anche la Quinzaine des Réalisateurs ha annunciato la sua line-up per il prossimo Festival di Cannes 2025. La sezione, lanciata nel 1969 e supervisionata dalla Gilda dei registi francesi, presenterà 21 lungometraggi e 10 cortometraggi. “In un mondo turbolento, assediato su tutti i fronti da atteggiamenti reazionari, dove i valori repubblicani e universalistici sono sotto attacco, il ruolo sovversivo dell’arte è minacciato e le grandi opere vengono cancellate, i cineasti di tutti i continenti si oppongono ferocemente a queste tendenze“, è quanto si legge nel comunicato della presentazione del programma dell’edizione 2025.

La ricchezza e il dinamismo del cinema della giovane generazione sono intatti. I film – alcuni dei quali provengono da Paesi in guerra o da regioni in cui prevalgono oscurantismo e populismo – evitano discorsi altisonanti, preferendo mostrarci un’altra realtà. Come sempre, il cinema è un passo avanti rispetto alla società. Invece di giudicare, complica. Invece di condannare, interroga. Piuttosto che fare affermazioni generali, presta attenzione alle storie su piccola scala, quelle degli individui che vivono gli eventi. Lo fa con rabbia o umorismo, e sempre con una buona dose di poesia”.

La 57a edizione della Quinzaine è pluralista, mista, ricca di scoperte. Celebra una vivacità cinematografica che è inestimabile e più che mai essenziale, anche se registi e produttori hanno sempre più difficoltà a finanziare i loro progetti. È al fianco dei registi di tutto il mondo nella lotta contro l’omogeneizzazione, la mercificazione e quindi la neutralizzazione del cinema. Siamo lieti di condividere con voi un programma che onora l’arte della messa in scena e la volontà e la generosità degli autori“, si afferma infine.

La selezione ufficiale di Quinzaine des Réalisateurs 2025

LUNGOMETRAGGI

ENZO (Film d’apertura)
Un film di Laurent Cantet
diretto da Robin Campillo

AMOUR APOCALYPSE
(Peak Everything)
di Anne Émond
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BRAND NEW LANDSCAPE (opera prima)
(見はらし世代)
di Yuiga Danzuka­
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CLASSE MOYENNE
(Middle Class)
di Anthony Cordier
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DANGEROUS ANIMALS
di Sean Byrne
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LA DANSE DES RENARDS (opera prima)
(The Foxes Round)
di Valéry Carnoy­
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L’ENGLOUTIE (opera prima)
(The Girl in the Snow)
di Louise Hémon­

LES FILLES DÉSIR (opera prima)
(The Girls We Want)
di Prïncia Car­
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GIRL ON EDGE (opera prima)
(Hua yang shao nv sha ren shi jian)
di Jinghao Zhou­
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INDOMPTABLES
di Thomas Ngijol
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KOKUHO
di Lee Sang-il
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LUCKY LU (opera prima)
di Lloyd Lee Choi­
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MILITANTROPOS
di Yelizaveta Smith, Alina Gorlova & Simon Mozgovyi
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MIROIRS No. 3
(Mirrors No.3)
di Christian Petzold
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LA MORT N’EXISTE PAS
(Death Does Not Exist)
di Félix Dufour-Laperrière
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THE PRESIDENT’S CAKE (opera prima)
(Mamlaket al-Qasab)
di Hasan Hadi­

QUE MA VOLONTÉ SOIT FAITE
di Julia Kowalski
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SORRY, BABY (Film di chiusura)
di Eva Victor

CORTOMETRAGGI

+10K
di Gala Hernández López
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BEFORE THE SEA FORGETS
di Ngọc Duy Lê
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THE BODY
di Louris van de Geer
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BREAD WILL WALK
(Le pain se lève)
di Alex Boya
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CŒUR BLEU
(Blue Heart)
di Samuel Suffren
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KARMASH
(کرمش)
di Aleem Bukhari
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LOYNES
di Dorian Jespers
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LA MORT DU POISSON
(Death of the Fish)
di Eva Lusbaronian
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NERVOUS ENERGY
di Eve Liu
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WHEN THE GEESE FLEW
di Arthur Gay
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Quinzaine des Réalisateurs 2024: svelato il programma per Cannes 2024

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Dopo il programma della Semaine de la Critique, anche la Quinzaine des Réalisateurs ha annunciato la sua line-up per il prossimo Festival di Cannes 2024. La sezione, lanciata nel 1969 e supervisionata dalla Gilda dei registi francesi, presenterà 21 lungometraggi e 10 cortometraggi. Questa selezione è la seconda per il Delegato Generale Julien Rejl, che ha assunto l’incarico lo scorso anno.

Quinzaine des Réalisateurs 2024 Line-Up

Feature Films

This Life Of Mine (Ma Vie Ma GueuleOPENING FILM
Dir.Sophie Fillières
(France)

In His Own Image (A Son Image)
Dir. Thierry de Peretti
(France)

Christmas Eve In Miller’s Point
Dir. de Tyler Taormina
(U.S)

Desert of Namibia (Namibia no sabaku)
Dir. Yôko Yamanaka
(Japan)

East of Noon (Sharq 12)
Dir. Hala Elkoussy
(Egypt)

Eat The Night
Dir. Caroline Poggi & Jonathan Vinel
(France)

Eephus *
Dir. Carson Lund
(U.S.)

Gazer *
Dir. Ryan J. Sloan
(U.S)

Ghost cat anzu (Bakeneko Anzu-chan / Anzu, chat-fantôme)
Dir. Yôko Kuno & Nobuhiro Yamashita
(Japan)

Dir. India Donaldson
(U.S.)

Mongrel (白衣蒼狗) *
Dir. Chiang Wei Liang & You Qiao Yin
(Taiwan)

Visiting Hours (La Prisonnière De bordeaux)
Dir.Patricia Mazuy
(France)

Savanna and the Mountain (A savana e a montanha)
Dir. Paulo Carneiro (Portugal)

Sister Midnight
Dir.Karan Kandhari
(India)

Something Old, Something New, Something Borrowed (Algo viejo, algo nuevo, algo prestado)
Dir. Hernán Rosselli
(Argentina)

The Falling Sky (A queda do céu)
Dir. Eryk Rocha & Gabriela Carneiro da Cunha
(Brazil)

The Hyperboreans (Los hiperbóreos)
Dir. Cristóbal León & Joaquín Cociña
(Chile)

To A Land Unknown
Dir.Mahdi Fleifel
(Palestine, Denmark)

The Other Way Around
Dir. de Jonás Trueba (Spain)

Universal Language (Une Langue Universelle)
Dir. Matthew Rankin (Canada)

Plastic Guns (Pistolets en Plastique) FIlm di Chiusura
Dir. Jean-Christophe Meurisse
(France)

Special Screening

American Stories: Food, Family and Philosophy
Dir. Chantal Akerman
(Belgium)

Short Films

Après Le Soleil (After the Sun)
Dir. Rayane Mcirdi (France, Algérie / Algeria)

Extremely short (Totemo mijikai)
Dir. Maryam Tafakory (Japon / Japan)

Immaculata
Dir. Kim Lêa Sakkal (Liban / Lebanon)

Antoine, Élise and Léandre (Les Météos d’Antoine)
Dir. Jules Follet (France)

Mulberry Fields (Một lần dang dở)
Dir. Nguyễn Trung Nghĩa (Vietnam)

Our Own Shadow (Nuestra sombra)
Dir. Agustina Sánchez Gavier (Argentine / Argentina)

The Moving Garden (O jardim em movimento)
Dir. Inês Lima (Portugal)

Very Gentle Work (Travail très soigné)
Dir.  Nate Lavey
(U.S.)

When The Land Runs Away (Quando a terra foge)
Dir. Frederico Lobo (Portugal)

Quinzaine des Réalisateurs 2024: annunciato il premio del pubblico dedicato a Chantal Akerman

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La Quinzaine des Réalisateurs di Cannes lancia un nuovo premio People’s Choice nella sua prossima edizione, che si svolgerà parallelamente al Festival di Cannes 2024 dal 15 al 26 maggio. La sezione parallela sottolinea che il premio, che prevede un premio in denaro di 7.500 euro, è in linea con lo spirito della manifestazione, che è sempre stata aperta al pubblico oltre che ai professionisti del cinema sin dal suo lancio nel 1969.

Sarà il primo premio del pubblico ad essere introdotto a Cannes, attraverso la Selezione Ufficiale e le sezioni parallele della Quinzaine des Réalisateurs, della Settimana della Critica e di Acid. “Ogni anno, oltre ai professionisti e agli altri ospiti accreditati, la Quinzaine apre le sue porte a migliaia di cinefili provenienti da tutto il mondo, per condividere la sua selezione in un ambiente accogliente, dando ai registi l’opportunità di incontrare il primo pubblico dei loro film e al pubblico la possibilità di prendere parte a domande e risposte con le troupe cinematografiche”, ha dichiarato la Quinzaine des Réalisateurs in un comunicato. È questa dimensione interattiva che vorremmo celebrare oggi invitando il nostro pubblico a votare: questo segnerà anche il primo premio del pubblico nella storia del Festival di Cannes”, ha aggiunto.

La Quinzaine des Réalisateurs ha affermato che il nuovo premio sarà collegato all’eredità di Chantal Akerman e che il premio in denaro sarà sostenuto dalla Fondation Chantal Akerman. La sezione suggeriva che “la visione pionieristica, eclettica e fieramente indipendente del defunto regista potrebbe servire da bussola per questa nuova People’s Choice”. Akerman aveva stretti legami con la Quinzaine des réalisateurs.

Il suo film classico Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce – 1080 Brussel è stato presentato in anteprima nella sezione nel 1975. Ha inoltre presentato in anteprima Golden Eighties (1986), Sud (1999), La Captive (2000) e Tombée de Nuit sur Shanghaï (2007).

Quinzaine des Realisateurs 2022: ecco la line-up

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Quinzaine des Realisateurs 2022: ecco la line-up

È stata annunciata la line up della Quinzaine des Realisateurs 2022 che si svolgerà nell’ambito del Festival di Cannes 2022 (qui il programma ufficiale). L’evento si svolgerà nella località francese dal 18 al 24 maggio. Film d’apertura di questa interessante selezione è l’italiano Scarlet, di Pietro Marcello.

  • L’ENVOL (Scarlet) by Pietro Marcello (film di apertura)
  • 1976 by Manuela Martelli
  • THE DAM (Al-Sadd, السّد , Le Barrage)  by Ali Cherri
  • LES ANNÉES SUPER 8 (The Super 8 Years) by Annie Ernaux & David Ernaux-Briot
  • ASHKAL by Youssef Chebbi
  • LES CINQ DIABLES (The Five Devils) by Léa Mysius
  • DE HUMANI CORPORIS FABRICA by Véréna Paravel & Lucien Castaing-Taylor
  • LA DÉRIVE DES CONTINENTS (AU SUD) (Continental Drift (South)) by Lionel Baier
  • EL AGUA (The Water) by Elena López Riera
  • ENYS MEN by Mark Jenkin
  • FALCON LAKE by Charlotte Le Bon
  • FOGO-FÁTUO (Will-o’-the-Wisp, Feu follet) by João Pedro Rodrigues
  • FUNNY PAGES  by Owen Kline
  • GOD’S CREATURES by Anna Rose Holmer & Saela Davis
  • LES HARKIS (Harkis) by Philippe Faucon
  • MEN by Alex Garland (proiezione speciale)
  • LA MONTAGNE (The Mountain) by Thomas Salvador
  • PAMFIR by Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk
  • REVOIR PARIS (Paris Memories) by Alice Winocour
  • TAHT ALSHAJRA  (تحت الشجرة , Under the Fig Trees, Sous les figues) by Erige Sehiri
  • UN BEAU MATIN (One Fine Morning) by Mia Hansen-Løve
  • UN VARÓN (A Male) by Fabian Hernández
  • LE PARFUM VERT (The Green Perfume) by Nicolas Pariser (film di chiusura)

Quinto capitolo per Die Hard

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Quinto capitolo per Die Hard

Lo sceneggiatore Skip Woods è in trattativa con la 20th Century Fox per scrivere un quinto capitolo della saga di Die Hard con John McClane/Bruce Willis.

Quintetto Architorti: intervista

Nato nel 1994 da un’idea del violoncellista Mario Robino, il Quintetto Architorti (due violini, viola, violoncello, contrabbasso) si è fin da subito distinto per il costante confronto con realtà musicale anche apparentemente molto lontane dal mondo della ‘musica colta’, con collaborazioni con band come Subsonica e Africa Unite, e per progetti non esclusivamente musicali, con frequenti escursioni nel mondo del teatro e del cinema: in questo senso, l’esperienza più significativa del quintetto è sicuramente quella della collaborazione, ormai decennale, con Peter Greenaway, rinnovatasi anche in occasione dell’ultimo film del regista, Goltzius and the Pelican Company, del quale il quintetto ha firmato la colonna sonora, avendo anche una parte del cast.

Partiamo subito della collaborazione con Greenaway: potete raccontarci com’è nata e come si è sviluppata, rinnovandosi costantemente?

Goltzius and the Pelican CompanyL’inizio è casuale come per tante di queste esperienze. Lo sviluppo invece è molto più complesso ed articolato sotto l’aspetto artistico; oserei dire che si tratta di un vero e proprio progetto ad ampio respiro.

Nel 2004 il mio amico Claudio Ottavi mi contattò per portare il quintetto Architorti sul set del secondo capitolo della trologia di Tulse Luper. Dovevamo fare “l’orchestrina” della festa in costume presso il castello di Racconigi. In quel frangente ascoltò una mia rielaborazione di un minuetto di Handel, gli piacque e così cominciò la nostra collaborazione.

La svolta avvenne nel 2007 con la colonna sonora dell’installazione multimediale della Reggia Della Venaria dal titolo “Ripopolare la reggia”(“Peopling the Palaces”). Con questo lavoro ebbe occasione di capire la mia volontà di mettermi in gioco su alcune specifiche da lui richieste: la possibilità di smontare e rimontare a piacimento le produzioni Architorti, la possibilità di scrivere non solo per quintetto ma anche per orchestre intere, il coraggio di avere più fiducia sulle mie possibilità compositive, facendomi capire in questo modo la sua disponibilità a darmi fiducia.

Contrariamente a quanto succede spesso tra compositore e regista, dove l’autore delle musiche si sente violentato se il regista modifica, taglia ed edita i suoi lavori, io ho in questo caso intravisto una doppia possibilità: poter imparare dal lavoro di Greenaway per crescere artisticamente, avendo egli una visione più oggettiva dei miei lavori, ed acquistare più sicurezza sulle mie potenzialità.

Come si è articolata la composizione della colonna sonora di “Goltzius”? Avete avuto modo di vedere il film prima, o è bastato conoscere il soggetto e la sceneggiatura del film?

In realtà, avendo parlato di progetto ad ampio respiro, non si realizza una musica sul film di Greenaway, ma sarà Greenaway a decidere quale brano usare per il suo film. Lui richiede costantemente del materiale musicale che valuta, confronta ed archivia per un uso coerente al progetto che realizzerà. Qualche suggerimento lo elargisce in base alle “sensazioni” di cui ha bisogno. Un esempio; per molto tempo ha insistito su un concetto di musica Ironica, dal carattere grottesco. Un lavoro di ricerca fatto in campo aperto. Trovata la soluzione nasce e si sviluppa il progetto della Danza Della Morte (“The Dance of Death – Ein Basler Totentanz”) prodotto nel 2013 a Basilea dove uno scheletro elabora una coreografia macabra sulle musiche ironiche composte e sviluppate precedentemente.

La collaborazione con Greenaway dura ormai da circa dieci anni: avete elaborato un metodo di lavoro che viene applicato sistematicamente, o ogni nuovo progetto fa storia a sé?

Quintetto ArchitortiUn po’ la risposta è stata già data alla domanda precedente. Piuttosto si può approfondire il discorso sulla Tecnica Di Produzione delle musiche che compongo, ma in questo caso lascerei parlare Marco Gentile che in veste di coautore e produttore dei progetti prodotti per Greenaway può raccontare meglio.

(Marco Gentile) In realtà non amiamo granchè parlare delle tecniche di produzione con cui creiamo le musiche per i lavori di Greenaway. Posso però affermare che il marchio di produzione Architorti garantisce alcune specifiche come la possibilità di utilizzare più lunghezze temporali dello stesso brano senza interventi di stretching dei files, la possibilità di rimodulazioni tra due o più brani, la creazione “virtuale” di orchestre vere, suonate. Oltre non voglio andare.

Come è nata l’idea di partecipare direttamente alle riprese? Non è la prima volta che vi trovate davanti alla macchina da presa (è già successo in occasione di alcune fiction televisive): il coinvolgimento nel progetto diviene molto più intenso rispetto alla sola cura della colonna sonora.

(sempre Marco Gentile) Marco Robino, avuta la proposta di far diventare il quintetto Architorti “L’orchestra del Margravio”, quindi un soggetto importante nella sceneggiatura del film, mi espose alcuni dubbi di tipo organizzativo che fugai senza possibilità di replica. Feci capire senza ombra di dubbio la grande importanza in visibilità ed accrescimento artistico che sarebbe stato per noi essere presenti sul set. Per quanto riguardava problemi di organizzazione, di lingua e di interfaccia tecnica di ripresa mi assunsi personalmente ogni responsabilità.

(Marco Robino) e devo ammettere che il ritorno a livello di esperienza ed immagine è stato molto più incisivo di quello che mi sarei aspettato.

La colonna sonora di Goltzius and the Pelican Company ha posto qualche problema particolare? Al centro del film c’è uno spettacolo che mette in scena gli episodi più ‘scabrosi’ della Bibbia, mettendo in subbuglio la corte alsaziana della fine del ‘500; la storia diviene così lo spunto per una riflessione sul sesso, la sua rappresentazione e i rapporti tra sessualità e religione. Un tema per certi versi un po’ spinoso…

Nella produzione di un film il nostro punto di vista è quello di un ingranaggio facente parte di una grande macchina. A lavoro ultimato vediamo il risultato finale e capiamo meglio in che quantità e modalità siamo presenti. Il contenuto del film non ha portato problemi alla storia degli Architorti.

Parliamo delle vostre influenze cinematografiche: alcuni brani della colonna sonora sembrano rimandare direttamente a Michael Nyman, altro storico collaboratore di Greenaway: è un’impressione esatta? C’è qualche compositore, non solo di musiche per cinema, al quale vi sentite particolarmente legati?

Michael Nyman è il compositore che più di tutti ha caratterizzato il cinema di Greenaway. Mi sembra naturale riprendere quel discorso. Ma non si pensi che io scimmiotti questo o quel compositore. Piuttosto emulo una tecnica di produzione, ed in questo caso le trascrizioni o rielaborazioni che Nyman fa delle musiche di Purcell non si avvalgono della stessa tecnica con cui creo le mie composizioni ispirandomi per esempio a Vivaldi.

Greenaway a parte, c’è qualche regista col quale vi piacerebbe collaborare prima o poi?

Sono tanti i registi che amo e che vorrei conoscere, ma preferisco citare chi sta già lavorando con noi come il grande documentarista Giosuè Boetto Cohen.

In conclusione: i vostri prossimi progetti, cinematografici e non?

Ad agosto inizieranno le riprese del prossimo film di Greenaway. Per ovvi motivi deontologici non possiamo rivelare niente, ma un indizio possiamo fornirlo per darvi la misura dell’importanza che Greenaway riserva a questo progetto: è da cinque anni che lavoriamo alle musiche!

Quijote: recensione del film con Peppe Servillo

Quijote: recensione del film con Peppe Servillo

Arriva al cinema Quijote, il Don Chisciotte di Mimmo Paladino con Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ginestra Palladino, Enzo Moscato, Alessandro Bergonzoni.

Nello spazio del pensiero l’uomo è solo e da solo si parla, si guarda. I suoi pensieri costruiscono la coscienza, divengono forti, più forti di tutto il resto… più forti di lui. Così, nei suoi pensieri, l’uomo non si trova più. Cos’è dentro di me e cos’è fuori? Chi può dirlo? Nessuno.

Il Don Chisciotte di Paladino mette in scena i luoghi e le perdizioni della mente in un’opera visiva di estrema grandezza ed originalità. Ormai radicato nell’immaginario occidentale, il capolavoro di Cervantes non necessita più di un racconto, ma di una rappresentazione: questa la tacita intenzione a cui sembra obbedire l’opera prima di Paladino, artista tra i più ammirati della transavanguardia.

Come in un teatro, gli interpreti creano spazio e tempo, incastrati in installazioni artistiche di altissimo livello evocativo. Lo spettatore assiste inerme allo spettacolo dell’uomo e si smarrisce a sua volta in esso: è sogno, è allucinazione o è realtà? Ogni fotogramma è un affresco perfettamente concluso, eppure sempre aperto e costellato di citazioni, da Kounellis a Borges a Bergman. In un periodo in cui i mondi espressivi sembrano essersi chiusi in circuiti perfettamente autosufficienti e conclusi, Paladino amalgama sapientemente tutte le arti per far sì che ritrovino il loro centro: l’emozione.

Un cast ricchissimo, a partire da Peppe Servillo a Ginestra Paladino, Angelo Curti, Remo Girone e Lucio Dalla, nel ruolo di Sancho. Nelle parole del cast lavorare con due artisti e maestri dell’ “intuizione all’improvviso”, come Paladino e Dalla è stata un’esperienza tanto strana quanto illuminante.

Presentato a Venezia nel 2006, Quijote  ha avuto uno straordinario successo di premi a livello internazionale… ora non resta che apprezzarlo in Italia a partire da Venerdì 23 Marzo nelle sale del circuito di Distribuzione indipendente.

Quiet Life: recensione del film di Alexandros Avranas – Venezia 81

Nel panorama medico esistono ancora malattie poco conosciute, la cui origine rimane in gran parte un mistero. Tra queste c’è la Child Resignation Syndrome, o Sindrome della Rassegnazione Infantile, una condizione che colpisce bambini e adolescenti rifugiati insieme alle loro famiglie. Di natura psicologica, questa sindrome compromette la coscienza, inducendo un coma profondo dal quale il soggetto potrebbe non risvegliarsi. La Svezia sembra essere l’epicentro di questo fenomeno, una scoperta inquietante che ha spinto Alexandros Avranas a sentire la necessita di portare su schermo questa storia. Nasce così Quiet Life, film che Avranas scrive e dirige, presentato in Concorso nella sezione Orizzonti alla 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ricevuto una standing ovation in Sala Darsena. La pellicola è un dramma, sia nel tono che nel taglio, ma permeato da una speranza che non cede mai e che cresce gradualmente fino a sbocciare in un finale profondamente commovente. A interpretare la famiglia protagonista Chulpan Khamatova, Grigory Dobrygin, Naomi Lamp e Miroslava Pashutina.

Quiet Life, la trama

Svezia, 2018. Sergei e Natalia sono una coppia che cerca asilo in Svezia, con a carico due figlie, Alina e Katja. L’uomo è stato minacciato diverse volte in Russia, con danni anche fisici, dopo aver distribuito agli studenti testi sulla democrazia e la libertà di espressione nella scuola in cui era preside. Non potendo più vivere nella loro terra, cercano riparo in una nazione che però chiude loro le porte. Ed è solo quando gli viene comunicato che entro dieci giorni dovranno lasciare la Svezia che la minore, Katja, ha un collasso, entrando in un misterioso stato di coma. Nella clinica la chiameranno sindrome della rassegnazione, un attacco alla psiche sottoposta a forte stress che porta a una perdita di conoscenza rischiosamente permanente. L’obiettivo della famiglia è salvare la bambina, e quando anche l’altra subirà la stessa sorte, si impegneranno al massimo andando contro qualsiasi decisione imposta per poter tornare a essere felici.

La famiglia, l’unica medicina di cui si ha bisogno

Basta poco per distruggere i sogni di una famiglia. Se guerre, repressioni politiche e povertà “non sono sufficienti” a spezzare intere popolazioni, ci pensano le istituzioni del Paese dove si cerca asilo. Errol Morris ha raccontato questa realtà con Separated, portandoci dentro una delle pagine più cupe della politica trumpiana, in cui, al confine tra Messico e Stati Uniti, i bambini venivano separati dalle loro famiglie. Ma non è necessario guardare così lontano per accorgersi che certe dinamiche e scelte governative persistono. Nascondendosi dietro la pretesa di tutelare la nazione e, in particolare, i bambini, le istituzioni creano barriere così rigide da generare traumi familiari profondi.

Nel caso di Quiet Life, il film denuncia direttamente il sistema svedese, che, come si vede nella pellicola, è il principale responsabile della disgregazione di un equilibrio familiare. Le bambine affette dalla sindrome della rassegnazione, pur vivendo in un ambiente sano, percepiscono le ripercussioni e il pericolo derivanti dal rigetto della richiesta d’asilo, e vengono ulteriormente traumatizzate da istituzioni che alimentano disagio e sofferenza. Oltre alla paura di dover tornare in Russia, ai genitori viene attribuita la colpa dello stato vegetativo delle figlie, arrivando perfino a minacciare di sottrarle loro se non seguono una terapia basata su sorrisi forzati e pensieri positivi, sostenendo che solo la serenità—che viene negata a Katia e Alina —può salvarle. Tuttavia, ciò che l’apparato non comprende è che è proprio l’amore di un padre e una madre che può rimarginare una ferita così profonda.

Nella geometria formale e nell’estetica fredda e asettica scelta dal regista—che riflettono il distacco emotivo della Svezia—la tenacia e la determinazione di Sergei e Natalia rappresentano la luce vibrante e il colore che infondono in Quiet Life una necessaria carica di positività, elevandosi a bellissimo contrasto. Il messaggio, nelle ultime battute, appare chiaro: anche quando viene indirettamente imposto di rimanere in silenzio, accettando regole e condizioni che non si condividono, è possibile alzare la testa e ribellarsi. Per i propri diritti, per la propria famiglia e per la propria dignità.

Quicksilver: un Avenger o un X-Man?

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quicksilverSembra proprio che il destino di Quicksilver, personaggio dei fumetto figlio di Magneto ma con importanti coinvolgimenti nelle storyline dei Vendicatori, sia quello di essere diviso cinematograficamente a metà.

Vi abbiamo appena detto infatti che Evan Peters, che interpreterà il personaggio in X-Men giorni di un futuro passato, durante il panel Fox al Comic Con di San Diego, ha detto che il suo personaggio è “impaziente, parla e si muove velocemente”, mentre il regista del film Bryan Singer ha specificato che Quicksilver sarà nella parte ambientata negli anni ’70.

Parallelamente SuperHeroHype ha intervistato Kevin Feige al panel Marvel, che si è pronunciato sul personaggio, quando gli è stato chiesto di commentare la doppia presenza di Quicksilver nei prossimi film (The Avengers 2 e X-Men giorni di un futuro passato):

Non posso parlare per la Fox, so che stanno facendo qualcosa, ma non siamo ancora preparati a fare qualcosa. E’ troppo presto per noi. Sappiamo per adesso che c’è abbastanza materiale sul personaggio nei fumetti, e ci sono ragioni per cui sia noi che la Fox abbiamo i diritti di sfruttamento del personaggio. Infatti lui è collagato sia con gli Avengers che con gli X-Men. Per quello che so, lo stiamo trattando in maniera molto diversa”.

Si era pensato che durante il panel di Kick Ass 2, si sarebbe fatto l’annuncio che il protagonista del film Aaron Taylor Johnson, sarebbe stato designato come Quicksilver della Marvel, stando ai rumors, ma questo non è avvenuto. Intanto il suo collega in Kick Ass 2, Evan Peters, ha già stretta a sè la parte del nuovo supereroe mutante più conteso della breve storia dei cinemafumetti.

Vi ricordiamo che tutte le notizie le trovate sul nostro speciale: Comic-con 2013. Mentre in calce trovate la fotogallery aggiornata:

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 La trama di X-Men giorni di un futuro passato, tratta dall’omonimo fumetto del 1981, ripercorre un arco temporale ambientato in un imprecisato futuro in cui gli USA sono dominati dalla Sentinelle, mentre i mutanti vivono confinati in campi di concentramento. Kitty Pride torna indietro nel tempo e impedisce dal passato che gli eventi precipitino a tal punto da trasformare la vita dei mutanti del futuro in un inferno di reclusione.

Tutte le foto del film nella nostra gallery:

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Vi ricordiamo che nel cast sono confermatissimi ,  Halle Berry, Peter Dinklage e . Il film è ispirato ai fumetti di Chris Claremont e John Byrne dal titolo: ”Uncanny X-Men” # 141 e 142 nel 1981. Tutte le info sul film nella nostra scheda: X-Men: giorni di un futuro passato. Tutte le news sul film invece sono nel nostro speciale: X-Men.

Vi Ricordiamo che tutte le info utili del film le trovate nella nostra Scheda: The Avengers 2. Mentre per tutte le notizie e news invece potete consultare il nostro speciale The Avengers. Ritorneranno nel film gli attori già confermati . L’uscita al cinema della pellicola è prevista per l’estate 2015.

Fonte: CBM

Quicksilver: Peters vs Taylor-Johnson, qual è la migliore iterazione?

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Evan Peters è ufficialmente entrato a far parte del MCU dopo la sua sconvolgente apparizione alla fine del quinto episodio di WandaVision. Peters ha interpretato Quicksilver nel franchise di Fox dedicato agli X-Men, mentre Aaron Taylor-Johnson è stato il personaggio nel MCU, nonostante sia apparso soltanto nella scena post-credits di Captain America: The Winter Soldier e in Avengers: Age of Ultron (film in cui è stato ufficialmente ucciso).

Naturalmente, ogni fan della Marvel ha la sua iterazione preferita, ma confrontando le abilità e l’uso di entrambi i personaggi nei rispettivi franchise, quale versione potrebbe davvero definirsi la migliore? Un nuovo report di Screen Rant ha provato a rispondere a questa domanda, sostenendo la tesi che la versione di Quicksilver ad opera di Peters sia quella vincente.

Essendo i diritti cinematografici della Marvel divisi, in origine, tra 20th Century Fox e Disney, i franchise di X-Men e degli Avengers hanno presentato due diverse versioni del velocista. Il MCU, non potendo utilizzare la tradizione mutante, e ha dato a Pietro un nuovo background, rendendolo un orfano dilaniato dalla guerra che riceve i suoi poteri dalla sperimentazione dell’HYDRA tramite la Gemma della mente. Dall’altra parte, il franchise di X-Men non poteva includere l’associazione di Peter con gli Avengers, ma aveva la possibilità di utilizzare senza problemi l’origine mutante per costruire il personaggio e rivelare, alla fine, che Magneto era suo padre.

Pietro ha regalato al pubblico un Quicksilver più cupo e minaccioso in Avengers: Age of Ultron; un personaggio che aveva certamente del potenziale, ma che forse è stato ucciso troppo presto. Introdotto per la prima volta in X-Men: Giorni di un Futuro Passato, Peters è stato decisamente più riconoscibile, anche in termini di comicità, al punto che anche i detrattori del franchise hanno apprezzato l’iterazione. Si potrebbe quindi dire che, in termini di simpatia, è sempre stato il Quicksilver di Peters il favorito del pubblico.

Il dibattito sul design dei personaggi, invece, è molto più soggettivo, nonostante anche in questo caso i fan si sono schierati apertamente. Alcuni trovano il costume di Pietro molto più realistico e conforme ai canoni, mentre altri sostengono che il personaggio, se messo a paragone con gli altri Vendicatori, appaia decisamente più anonimo. Anche se alcuni erano titubanti in merito allo stile anni ’80 di Peters, le sue ciocche d’argento, la giacca metallica e il merchandising dei Pink Floyd avevano sicuramente uno stile retrò che è riuscito a lasciare il segno.

Quicksilver nel MCU: cosa non ha funzionato?

Probabilmente, l’aspetto che ha deluso di più del Quicksilver di MCU è stato il poco tempo che gli è stato concesso sullo schermo. Al di là del breve cameo in Captain America: The Winter Soldier, Taylor-Johnson viene presentato e poi ucciso nell’arco di un solo film, così che ha rovinato ogni eventuale potenziale in merito allo sviluppo del suo personaggio. Sebbene non sia un personaggio canonico per i fumetti, il nuovo retroscena di Pietro avrebbe potuto creare un arco parecchio interessante. Invece, è stato utilizzato principalmente come escamotage narrativo, al fine di portare avanti le storyline di Wanda e Occhio di Falco. Anche l’uso delle sue abilità in Avengers: Age of Ultron era piuttosto privo di fantasia: correva veloce, correva bene, ma il contributo più emozionante che ha dato al film è stato – purtroppo – la sua morte.

Al contrario, il Quicksilver di Peters è partito come personaggio minore, ma ha rapidamente rubato la scena con sequenze al rallentatore che sono diventate tra le più amate e apprezzate nella storia recente dei film di supereroi. Gli X-Men hanno anche utilizzato le abilità di Quicksilver in modi veramente unici. Quando si tratta dell’uso dei suoi poteri, è facile intuire quanto il Quicksilver di Peters vinca decisamente a mani basse, dal momento che in Age of Ultron i poteri di Pietro sono meno appariscenti e impressionanti rispetto a quelli del Quicksilver di Peters. Anche nei pochi momenti in slow-motion, il Quicksilver del MCU non sembra mai raggiungere il suo pieno potenziale.

Quicksilver: le differenze tra Avengers e X-Men secondo Kevin Feige

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Tra le varie cose tra cui Kevin Feige ha discusso con IGN, nel corso della promozione dei Guardiani della Galassia, c’è stata la questione che sia i Marvel Studios che la 20th Century Fox avessero entrambe i diritti di Pietro Maximoff/Quicksilver, permettendo al personaggio ad apparire sia in X-Men Giorni di un Futuro Passato, interpretato da Evan Peters, sia in Avengers Age of Ultron, interpretato da Aaron Taylor-Johnson.

Alla domanda se Joss Whedon e la Marvel avessero intenzione di cambiare gli effetti visivi per il Quicksilver di Johnson per renderli diversi da quelli di Peters, Feige (che è produttore di Avengers Age of Ultron) avrebbe risposto così: “No, non lo abbiamo in programma. Ha inoltre aggiunto: E potrebbero esserci alcune cose somiglianti, visto che corre molto veloce, e il tempo rallenta se si vuole mantenere la sua prospettiva mentre sta correndo veloce. […] Tuttavia potrebbero anche essere due personaggi completamente diversi.”

Kevin Feige ha continuato: Stiamo concentrandoci molto su due aspetti non sottolineati in Giorni di un Futuro Passato: uno è il suo rapporto con la sorella gemella, Wanda, l’altro è la sua storia passata di bambino proveniente da un paese dell’est Europa dilaniato dalla guerra, oltre al fatto che noi seguiremo lui e Wanda per quanto riguarda i loro sentimenti e cambiamenti riguardanti gli Avengers nel corso del film. Quindi si tratterà di due personaggi molto diversi l’uno dall’altro.

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Fonte: ComicBookMovie

Quicksilver: Evan Peters parla del suo personaggio

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Quicksilver: Evan Peters parla del suo personaggio

“Sapevo che il personaggio era parecchio figo, e sapevo che in sceneggiatura avevano fatto un buon lavoro ma non avevo idea di quello che avevano intenzione di fare con gli effetti speciali.” A parlare è Evan Peters in merito al suo ruolo di Quicksilver in X-Men Giorni di un futuro passato. “Non avevo mai fatto nulla di simile, ho girato le scene e mi hanno detto poi che sarebbero state davvero belle dopo la post produzione. Sono molto felice che il risultato sia piaciuto così tanto.”

x-men-giorni-di-un-futuro-passato-quicksilver“Sono cresciuto guardando i film degli X-Men – ha continuato Peters – e quando mi sono trovato Hugh Jackman davanti come Wolverine ero un po’ nervoso. Sono stati davvero simpatici e carini con me (Hugh, James McAvoy e Nicholas Hoult).”

“Ho cercato di trovare la giusta attitudine per il personaggio, non volevo che fosse troppo folle o tipo un caffeinomane, ma è stato sulle sue qualità di malandrino che abbiamo lavorato io e Bryan. E’ più veloce della legge. E questa cosa gli permette di farla franca in ogni occasione. Bryan Singer mi chiamò e mi disse che era fan di American Horror Story e che mi voleva per un ruolo. Mi è tipo esplosa la testa, perchè faccio continuamente audizioni e nessuno mi prende, ed ecco che mi chiamano per un ruolo bello e pronto: Quicksilver in X-Men. Mi sono detto ‘cosa diavolo sta succedendo? è magnifico!’ Penso che in tutto siano stati otto o nove giorni di riprese in due sessioni differenti.”

Riguardo all’ormai celebre scena della cucina, Evan Peters ha detto che si è trattato di una scena molto fisica, nella quale ha riportato anche un paio di contusioni. “E’ stato davvero divertente, nella scena dell’ascensore io e Fassbender abbiamo un po’ improvvisato. E’ davvero un tipo cool. Nella cuicna invece p stato tutto molto tecnico. C’erano un sacco di camere per la motion capture e io ho girato con una camera fantasma che riprendeva in super slow motion. La stanza era più luminosa di una giornata di sole. E c’erano questi quattro ragazzi con gli occhi apperti che facevano finta di essere immobili, come congelati. E io correvo intorno a loro facendo finta di muoverli.

E’ probabile che vedremo Quicksilver di nuovo all’opera in X-Men Apocalypse, almeno stando a quello che ha dichiarato Simon Kinberg, intanto Evan Peters si gode il successo, confessando: “Sono felice come un bimbo in un negozio di caramelle. Sono così felice di far parte di questa cosa. Hugh Jackman ha detto che è andato a vedere il film con il pubblico, in mezzo alla folla. Credo che lo farò anche io questa settimana.”

Agli spettatori che non hanno ancora visto il film consigliamo quindi di tenere gli occhi aperti! Magari vi ritrovata accanto Quicksilver in carne e ossa!

Fonte: CBM

Quicksilver: Evan Peters disponibile a uno spin off

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Quicksilver: Evan Peters disponibile a uno spin off

Tra i componenti della nuova ondata di X-Men, il Quicksilver di Evan Peters è senz’altro uno dei migliori personaggi proposti. La presentazione divertente e scanzonata in Giorni di un Futuro Passato e lo sviluppo più drammatico (familiare) in Apocalypse, hanno permesso ai fan di simpatizzare e poi empatizzare con il personaggio.

Abbiamo visto il personaggio in una brevissima scena in Deadpool 2, in cui compare insieme a molti dei giovani X-Men, e lo vedremo sicuramente tornare in Dark Phoenix. E Peters sembra divertirsi moltissimo in questo ruolo, tanto che ha dichiarato che gli piacerebbe un film tutto suo.

Parlando con Entertainment Tonight, Peters ha detto che “amerebbe” interpretare il personaggio in un film tutto per lui. Ha dichiarato: “Penso che sarebbe davvero divertente. Amo gli effetti speciali e quelle sequenza e amo lavorare con tutti quei ragazzi, quindi lo farei in un secondo.”

C’è da dire che la produzione di un film intero con protagonista Quicksilver sarebbe davvero tecnicamente impegnativo, ma potrebbe essere anche un investimento che varrà l’accoglienza dei fan.

Deadpool 2, recensione del film con Ryan Reynolds

Vi ricordiamo che X-Men: Dark Phoenix vedrà nel cast Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, James McAvoy, Alexandra Shipp, Sophie Turner, Tye Sheridan Kodi Smit-McPhee. Jessica Chastain, con molte probabilità, potrebbe indossare le vesti di un classico villain di X-Men, ovvero Miss Sinister. 

Nei fumetti la donna è un perfetto clone genetico di Nathaniel Essex, il cui potere di mutaforma cellulare l’ha reso celebre tra gli antagonisti dei mutanti.

La saga della Fenice Nera è stata male accennata in X-Men: Conflitto Finale, tanto che gli eventi raccontati in X-Men: Giorni di un Futuro Passato hanno completamente cancellato, grazie al viaggio nel tempo, gli effetti di quel film sulla saga, contribuendo però a pasticciarne la continuity.

Di seguito una breve sinossi del film:

Jean Grey inizia a sviluppare poteri incredibili che la corrompono e la trasformano in un Dark Phoenix. Ora gli X-Men dovranno decidere se la vita di un membro del team vale più di tutte le persone che vivono nel mondo.

X-Men: Dark Phoenix, vedremo un Quicksilver “più vecchio e saggio”

Quicksilver protagonista della nuova foto di X-Men Apocalypse

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Quicksilver protagonista della nuova foto di X-Men Apocalypse

Ecco Evan Peters, interprete di Pietro Maximoff/Quicksilver, protagonista di una nuova immagine di X-Men Apocalypse, il nuovo film del franchise Marvel-Fox diretto da Bryan Singer.

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Con Bryan Singer alla regia e allo script, in X-Men Apocalypse tornerà anche Simon Kinberg a scrivere la sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer, Kinberg, Michael Dougherty e Dan Harris.

Inoltre ci sono anche già i primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà ambientato una decina di anni dopo Giorni di un Futuro Passato e rappresenta un passo successivo nella storia. L’aver alterato la storia nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles (James McAvoy), Erik/Magneto (Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence), Wolverine (Hugh Jackman) e Hank/Bestia (Nicholas Hoult) saranno raggiunti da Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere contro il formidabile menico, una antica e potente forza, determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella storia dell’umanità.Oscar Isaac è stato scelto per interpretare Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner (Jean Grey), Tye Sheridan (Ciclope), Alexandra Shipp (Tempesta), Kodi Smit-McPhee (Nightcrwaler), Lana Condor (Jubilee), Olivia Munn (Psylocke).

Quicksilver e Deadpool: Evan Peters vorrebbe un film con Ryan Reynolds

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Quicksilver e DeadpoolNonostante lo “strapotere” Marvel sui fan degli universi cinematografici condivisi in fatto di supereroi, è innegabile che, quando si arriva alla rappresentazione di Quicksilver, i favoriti dai fan sono la Fox e Evan Peters.

Il giovane attore, che aveva mostrato entusiasmo anche per il Pietro Maximof degli Avengers (Aaron Taylor Johnson), ha raccontato come sarebbe fare un film in solitaria sul mutante figlio di Magneto: “Oh, mio dio, non saprei… Ci vorrebbero tre anni per girarlo, più o meno. Non so proprio, ma sarebbe bello.” Ma più di tutto Peters vorrebbe incontrare sul grande schermo il Deadpool di Ryan Reynolds: “Credo che sarebbe molto divertente vedere un film con Deadpool e Quicksilver.”

In realtà, l’eventualità non è così remota, dal momento che la Fox sta spostando la sua attenzione dal franchise principale verso New Mutants e X-Force, oltre a portare avanti ovviamente Deadpool. Questo lascia il futuro di Quicksilver incredibilmente aperto ad altre possibilità che esulano dagli X-Men in senso proprio.

Sarebbe davvero divertente vedere un Deadpool che magari si rivolge al pubblico con qualche commento sagace durante una delle famigerate scene in slow motion di Quicksilver! Che ne pensate?

Fonte: CBM

Quicksilver devastato dalla morte di… Quicksilver!

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Quicksilver devastato dalla morte di… Quicksilver!

Durante la promozione di X-Men Apocalypse, parlando con Yahoo Movie, Evan Peters, che nel franchise degli X-Men interpreta Pietro Maximoff, alias Quicksilver, ha commentato così la morte di… Quicksilver, chiaramente parlando del personaggio interpretato da Aaron Taylor-Johnson in Avengers Age of Ultron:

“Ero devastato. Volevo che la cosa andasse avanti, non so perché l’abbiano fatto fuori. Mi piaceva, era un approccio completamente diverso al personaggio. Accento russo, una scia che si lasciava dietro… era un personaggio fico. […] Poteva esserci una bella competizione. Del tipo: ‘Oh, hanno fatto quella cosa bellissima, ora dobbiamo cercare di fare qualcosa di meglio!’. Poteva essere fonte di grande stimolo.”

Leggi la recensione di X-Men Apocalypse

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Con Bryan Singer alla regia e allo script, in X-Men Apocalypse tornerà anche Simon Kinberg a scrivere la sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer, Kinberg, Michael Dougherty e Dan Harris.

Inoltre ci sono anche già i primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà ambientato una decina di anni dopo Giorni di un Futuro Passato e rappresenta un passo successivo nella storia. X-Men ApocalypseL’aver alterato la storia nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles (James McAvoy), Erik/Magneto (Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence) e Hank/Bestia (Nicholas Hoult) saranno raggiunti da Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere contro il formidabile menico, una antica e potente forza, determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto per interpretare Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner (Jean Grey), Tye Sheridan (Ciclope), Alexandra Shipp (Tempesta), Kodi Smit-McPhee (Nightcrawler), Lana Condor (Jubilee), Olivia Munn (Psylocke).

X-Men Apocalypse arriverà il 18 maggio 2016 nelle sale italiane.

Qui: recensione del film di Daniele Gaglianone

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Qui: recensione del film di Daniele Gaglianone

Qui: dieci storie di dieci attivisti NO TAV con provenienze differenti e a volte opposte. Dieci punti di vista su di una questione che riguarda la Val di Susa, che conta sessantamila abitanti di cui più della metà hanno procedimenti giudiziari a loro carico, la media più alta di Italia. 25 anni di contestazione contro un progetto che nessuno sembra capire. Daniele Gaglianone, dopo l’ibrido tra fiction e documentario realizzato lo scorso anno, La mia classe, torna alla sua materia di sempre: il documentario classico, ma come nel suo precedente film in cui puntava l’obiettivo sui migranti, anche in questo dà voce a chi molto spesso ha lo spazio di poche righe nella cronaca nazionale o tre minuti durante un tg.

Lo fa intervistando, approfonditamente, realizzando un’opera che sfiora le due ore di durata, dieci persone diverse, per estrazione sociale, studi, lavoro, religione ma che sono unite nel riconoscersi oggetto di una prepotenza giuridica autorizzata dallo Stato: la realizzazione della ferrovia e della stazione dei treni ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione. La valle, che dista due ore e mezza da Torino, è tratto di unione con la Francia ed è già attraversata da un’autostrada e da due linee ferroviarie.

Qui, il film

Le testimonianze descrivono quella che è stata l’evoluzione del progetto in questi 25 anni e come sia diventato negli anni sempre più chiaro che la prima conseguenza della costruzione della linea ferroviaria sarebbe stata la devastazione della valle. Del suo ecosistema, delle foreste, ma anche delle persone, costrette, per sfuggire ad anni di cantiere e di polveri tossiche dal paese che avevano scelto come casa. Lo stile è molto neutro, il montaggio ad effetto o emotivo quasi assente,sono interessanti e rivelatori gli imprevisti registrati comunque dalla camera, che rivelano come gli abitanti della Val di Susa vivano in uno stato quasi di occupazione militare.

Il taglio scelto da Gaglianone non è quello della denuncia risentita e urlata, né si fa un processo alle forze dell’ordine, esecutrici di ordini superiori. Vengono espresse le testimonianze di chi nella Valle vive e vuole restare ed è disposto a un dialogo ma che sia costruttivo e non solo votato ad ottenere profitto. Sotto questo obiettivo comune si uniscono le voci di un attivista dei centri sociali, di un carabiniere in congedo, di un sindaco persone diverse che vogliono tenersi stretta la Valle così com’è evitando il compimento di un progetto di cui  al momento sembra essersi dimenticato anche la politica.

Il racconto di Qui svela che ci sono storie più complesse e che la questione non si limita ai soli tafferugli mostrati dalle televisioni e dal quale emerge la passione per la lotta per una giusta causa, e la resistenza data dal sapere di essere dalla parte giusta. Qui è stato presentato durante il Torino Film Festival di quest’anno e uscirà in sala in anteprima il 27 Novembre solo a Roma e dal 4 dicembre essere distribuito in tutta Italia.

Qui rido io: Toni Servillo è Eduardo Scarpetta, al via le riprese

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Sono iniziate le riprese di Qui Rido Io, il nuovo film di Mario Martone sul re dei comici napoletani, il grande attore e commediografo Eduardo Scarpetta, che sarà interpretato da Toni Servillo. Scarpetta, che fu padre naturale di Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, dedicò tutta la sua vita al teatro, realizzando opere che sono diventate dei classici intramontabili, come Miseria e Nobiltà.

Ottenne straordinari successi e fu protagonista della celebre disputa con Gabriele D’Annunzio per Il figlio di Iorio, parodia dell’opera del Vate, che fu oggetto di un memorabile processo. Le riprese del film si svolgono in questi giorni al Teatro Valle, storico teatro romano in cui nel 1889 debuttò Miseria e Nobiltà. Dopo una prima parte a Roma, il set si sposterà a Napoli.

Qui Rido Io scritto da Mario Martone e Ippolita di Majo, è una coproduzione italo-spagnola Indigo Film con Rai Cinema per l’Italia e Tornasol per la Spagna. La fotografia è firmata da Renato Berta, il montaggio da Jacopo Quadri, la scenografia da Giancarlo Muselli, i costumi da Ursula Patzak. Interpreti di Qui Rido Io, insieme a Toni Servillo, sono Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Paolo Pierobon, Lino Musella, Roberto De Francesco, Gianfelice Imparato e Iaia Forte. La produzione ringrazia il Teatro di Roma per la gentile concessione del Teatro Valle e per aver individuato uno spazio all’interno delle attività previste in un luogo così prestigioso e importante per tutto il teatro nazionale.

Qui rido io: recensione del film di Mario Martone con Toni Servillo

Due anni dopo aver adattato in chiave moderna per il cinema l’opera teatrale Il sindaco del rione Sanità, scritta da Eduardo De Filippo, il regista Mario Martone porta sul grande schermo la storia degli ultimi anni di vita di Eduardo Scarpetta, padre dei De Filippo e tra i più celebri commediografi e attori della scena teatrale napoletana. Il film in questione è Qui rido io (affermazione che riprende quella presente sulla facciata di Villa La Santarella, di proprietà di Scarpetta), presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e interpretato da Toni Servillo. Da Martone scritta insieme a Ippolita Di Majo, la pellicola è però ben più che un semplice racconto biografico.

La vicenda si apre infatti sui primi anni del Novecento, quando Scarpetta è un uomo di teatro già affermato e popolarissimo. Le sue repliche di Miseria e nobiltà registrano sempre il tutto esaurito e il successo sembra destinato a non dover finire mai. In questo clima di euforia, Scarpetta si concede però un pericoloso azzardo: realizza una parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. Al momento del debutto, la commedia viene interrotta tra urla e fischi e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso Vate. Inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia, che scuoterà profondamente Scarpetta e la sua ricca famiglia composta da mogli, amanti e figli legittimi e illegittimi.

L’arte di saper far ridere

Come anticipato, ad un primo impatto Qui rido io potrebbe sembrare una classica biografia di un personaggio tanto stravagante quanto importante del teatro e della cultura italiana. Addentrandosi sempre più nel racconto, tuttavia, ci si accorge come quella messa in atto da Martone sia un’operazione molto più interessante, che non solo esplora le origini di una dinastia teatrale ma si avvale di un caso storico esemplare per riflettere sul concetto di commedia e di autore. Vero punto centrale del film è infatti la causa per plagio che D’Annunzio muove contro Scarpetta. Durata dal 1906 al 1908, questa portò ad una sempre più necessaria definizione dell’odierno diritto d’autore.

Ciò che emerse durante quella causa, però, fu particolarmente interessante per la definizione della commedia stessa, all’epoca considerata un genere infimo, che distraeva dai veri problemi della vita e della gente. Quello tra D’Annunzio e Scarpetta era dunque lo scontro tra chi si ergeva intellettualmente a rappresentante del popolo e chi quello stesso popolo lo raccontava in modo molto più sincero di quanto si credesse. Non mancano le contraddizioni nello stesso Scarpetta, che Martone sceglie saggiamente di non omettere, ma ciò che affascina è il ritrovare qui quei primi segnali di riscatto che avrebbero portato la commedia ad essere uno dei generi primari dello spettacolo italiano.

E se per alcuni un altro film biografico di Martone come Il giovane favoloso, dedicato a Leopardi, poteva essere risultato particolarmente pesante, Qui rido io risulta invece essere non solo un racconto scorrevole e piacevole, ma anche una visione particolarmente divertente. Il merito va in primis ad un Toni Servillo mattatore assoluto che, in un ruolo come quello di Scarpetta che non poteva che essere interpretato da lui, dà sfogo ad un carisma eccezionale. Accanto a lui spiccano poi anche Maria Nazionale nel ruolo della moglie Rosa, Cristiana Dell’Anna in quelli dell’amante Luisa e Eduardo Scarpetta (discendente della dinastia) nel ruolo di Vincenzo, suo bisnonno e figlio dell’originale Eduardo.

Qui rido io Toni Servillo

Qui rido io: la recensione del film

Come si potrà intuire, la dinastia degli Scarpetta-De Filippo è un altro degli elementi centrali del film. Particolarmente articolata e ricca di nomi identici che si ricorrono, questa ha percorso l’intero Novecento. Seguendo anche le vicende di più membri della famiglia, molti dei quali sul punto di ottenere la fama poi cresciuta e consolidatasi nel tempo, Qui rido io diventa anche il ritratto di un uomo potentissimo al momento del suo declino. La causa in cui Scarpetta si ritrova coinvolto, e dalla quale comunque uscirà vittorioso, segnerà comunque la fine della sua carriera. A partire da quel momento il racconto si incupisce, il ritmo sembra rallentare proprio come il suo protagonista.

Proprio come nel teatro si giunge ad un ultimo atto in cui qualcosa sta finendo e qualcos’altro ha invece inizio. Si svela anche così il continuo intrecciarsi tra teatro e vita, con tutte le similitudini e le discordanze del caso. Non per nulla Martone costruisce il suo film proprio come se ci si trovasse dinanzi ad un palcoscenico, con frequenti inquadrature totali, scene corali, caos e battute pronunciate a raffica. Si tratta probabilmente del modo più interessante per far emergere tutta la forza di un film come Qui rido io, dove la vita è teatro e dove il teatro è vita, dando vita ad un cortocircuito da cui emergono spunti e riflessioni particolarmente brillanti.

Qui rido io: il film con Toni Servillo e la vera storia di Eduardo Scarpetta

Da sempre diviso tra cinema e teatro, nel 2021 il regista Mario Martone ha nuovamente coniugato le due cose con Qui rido io (qui la recensione), con il quale ha portato sul grande schermo il racconto della vita del celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta, vissuto a Napoli tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. In particolare, però, Martone si concentra sul raccontare un episodio specifico della vita di Scarpetta, quello relativo al processo per plagio di un’opera di Gabriele D’Annunzio.

Un caso che ha dato vita ad un precedente particolarmente importante nel mondo artistico e che qui riproposto permette di riflettere sul concetto di commedia e di autore. La dinastia degli Scarpetta-De Filippo è poi un altro degli elementi centrali del film. Particolarmente articolata e ricca di nomi identici che si ricorrono, questa ha percorso l’intero Novecento. Qui rido io diventa dunque anche il ritratto di un uomo potentissimo al momento del suo declino, con il vasto impero costruitosi intorno che inizia a sfaldarsi e prendere direzioni diverse.

Martone, dunque, va oltre il semplice film biografico per ricostruire un’epoca, i suoi personaggi, i suoi vizi, le sue contraddizioni e il suo lascito artistico. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Qui rido io. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera di cui narra. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Qui rido io recensione

La trama e il cast di Qui rido io

La vicenda si apre sui primi anni del Novecento, quando Eduardo Scarpetta è un uomo di teatro già affermato e popolarissimo. Le sue repliche di Miseria e nobiltà registrano sempre il tutto esaurito e il successo sembra destinato a non dover finire mai. In questo clima di euforia, Scarpetta si concede però un pericoloso azzardo: realizza una parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. Per via di tale affronto viene però denunciato e inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia, che scuoterà profondamente Scarpetta e la sua ampia famiglia.

Ad interpretare Eduardo Scarpetta vi è Toni Servillo, premiato poi con il Premio Pasinetti al miglior attor alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato. Maria Nazionale interpreta la moglie Rosa De Filippo, da cui ha avuto i figli Maria e Vincenzo, interpretati rispettivamente da Greta Esposito ed Eduardo Scarpetta, con quest’ultimo che è un reale discendente della famiglia Scarpetta. L’Eduardo Scarpetta protagonista di questo film è infatti il suo trisavolo.

Cristiana Dell’Anna interpreta invece Luisa De Filippo, nipote di Rosa e da cui Scarpetta ha avuto i figli Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, qui interpretati dai giovani Marzia Onorato, Salvatore BattistaAlessandro Manna. Si annoverano poi nel cast anche Antonia Truppo nel ruolo di Adelina De Renzis, Gianfelice Imparato in quelli di Gennaro Pantalena e Paolo Pierobon nei panni di Gabriele D’Annunzio.

Qui-rido-io-cast

La vera storia di Eduardo Scarpetta

Nato nel 1853 e morto nel 1925, Eduardo Scarpetta ha vissuto la sua intera vita a Napoli, dove godeva di una popolarità e un potere indiscussi. Non è però sulla sua formazione che si concentra Martone, bensì su uno degli ultimi episodi della sua vita nonché tra i più indiscutibilmente importanti. Come raccontato anche nel film, intorno al 1904 Scarpetta assiste a Roma ad una rappresentazione teatrale di La figlia di Iorio, dramma in tre atti di Gabriele D’Annunzio.

Rimasto colpito da quell’opera, Scarpetta decide di rendervi omaggio a suo modo, scrivendo una parodia dal titolo Il figlio di Iorio, dove sbeffeggiare il ridondante talento poetico di D’Annunzio, capovolgendone la trama e trasformando gli interpreti maschili in femminili e viceversa. Rosa, la moglie di Scarpetta, espresse tutto il suo dissenso al progetto del marito per la rappresentazione di una parodia che metteva in discussione il clamoroso successo dell’opera di un poeta alla moda e con una così alta considerazione del proprio genio.

Abbandonare le commedie con il personaggio di Felice Sciosciammocca, che tante soddisfazioni artistiche e materiali aveva loro dato, sembrava inoltre un azzardo troppo rischioso. Ma Scarpetta non si lasciò convincere dalla moglie e prima di portare in scena il nuovo testo, come novità rispetto al suo celeberrimo Miseria e Nobiltà, chiederà il benestare di D’Annunzio. Il poeta, stando a quanto riferito, avrebbe apprezzato la parodia di Scarpetta ma temendo ripercussioni sulla credibilità della propria opera negò il consenso alla rappresentazione.

Qui rido io Toni Servillo

Tale consenso, tuttavia, fu comunicato a Scarpetta quando era ormai troppo tardi per sospendere lo spettacolo. Il 3 dicembre del 1904 andò dunque in scena al teatro Mercadante di Napoli Il figlio di Iorio. In platea erano però presenti degli infatuati dannunziani che all’inizio del secondo atto, proprio nel momento dell’entrata in scena di Scarpetta in abiti femminili, iniziarono ad inveire contro l’attore, che fu costretto a far calare il sipario.

Dopo qualche giorno, inoltre, Scarpetta si trovò querelato per plagio e contraffazione da Marco Praga, direttore generale della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). La notizia suscitò subito reazioni in campo internazionale e nell’opinione pubblica italiana. Vi fu addirittura l’intervento di letterati come Salvatore di Giacomo a sostegno di D’Annunzio e filosofi come Benedetto Croce a favore di Scarpetta. La contesa di tribunale assunse ben presto i toni di uno scontro letterario fra l’arte alta della tradizione poetica italiana della Figlia di Iorio e quella plebea dialettale e volgarmente sbeffeggiatrice del Figlio di Iorio.

Questo divenne dunque il primo processo in Italia riguardante il diritto d’autore. La causa si protrasse sino al 1908, quando il tribunale emanò una sentenza in cui dichiarava il non luogo a procedere nei confronti di Eduardo Scarpetta perché il fatto non costituiva reato, dando così un’impronta di legittimità a tutte le successive parodie che avrebbero caratterizzato la storia dello spettacolo.

Il trailer di Qui rido io e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Qui rido io grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Prime Video, Netflix e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Qui rido io, il trailer del film di Mario Martone

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Qui rido io, il trailer del film di Mario Martone

Arriverà il 9 settembre al cinema Qui rido io, il nuovo film di Mario Martone che sarà presentato a Venezia 78. Nel cast del film Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon, con Gianfelice Imparato e con Iaia Forte. Il film è distribuito da 01 Distribution.

La trama di Qui rido io

Agli inizi del ‘900, nella Napoli della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. Il grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del botteghino. Il successo lo ha reso un uomo ricchissimo: di umili origini si è affermato grazie alle sue commedie e alla maschera di Felice Sciosciammocca che nel cuore del pubblico napoletano ha soppiantato Pulcinella. Il teatro è la sua vita e attorno al teatro gravita anche tutto il suo complesso nucleo familiare, composto da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Al culmine del successo Scarpetta si concede quello che si rivelerà un pericoloso azzardo. Decide di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e drammaturghi della nuova generazione che gridano allo scandalo e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia, così, la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la famiglia tanto che il delicato equilibrio che la teneva insieme pare sul punto di dissolversi. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi, ma con un numero da grande attore saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e vincerà la sua ultima partita.

Qui non è Hollywood: eliminato il nome di Avetrana dal titolo della serie Disney+

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In ottemperanza al provvedimento emesso dal Tribunale di Taranto e in attesa dell’udienza fissata per il 5 novembre, Groenlandia e Disney informano che il titolo della serie sarà ora Qui non è Hollywood. Qui non è Hollywood sarà disponibile in Italia dal 30 ottobre sulla piattaforma Disney+.

Diretta dal regista Pippo Mezzapesa, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, la serie è prodotta da Matteo Rovere, una produzione Groenlandia.

Leggi la recensione di Qui non è Hollywood

Qui non è Hollywood è interpretata da Vanessa Scalera, nel ruolo di Cosima Misseri, Paolo De Vita in quello di Michele Misseri, Giulia Perulli nei panni di Sabrina Misseri, Imma Villa in quelli di Concetta Serrano, Federica Pala nel ruolo di Sarah Scazzi; Anna Ferzetti è invece la giornalista Daniela, Giancarlo Commare è Ivano e Antonio Gerardi interpreta il Maresciallo Persichella.

La serie è basata sul libro “Sarah la ragazza di Avetrana“, scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni ed edito da Fandango Libri.

Marracash è autore e interprete di “La Banalità del Male”, end credit song di Qui non è Hollywood. Il brano nasce dalla collaborazione tra Marracash e il produttore Marz, che ne ha creato la musica.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre alla “Modalità Junior” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

Questo mondo non mi renderà cattivo: recensione della serie di Zerocalcare

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“Questo mondo non mi renderà cattivo”. Una frase di una canzone che dà il titolo alla serie Netflix, ma anche un proposito. E prendere una decisione del genere richiede coraggio, soprattutto quando un po’ il mondo lo hai girato e sai quanto può essere difficile rimanere delle persone “per bene” di fronte a ingiustizie, soprusi e sfortune varie ed eventuali a cui il suddetto mondo ci mette di fronte. È la decisione che prende Zero, alterego di Zerocalcare, nella nuova serie di Netflix, disponibile dal 9 giugno con 6 episodi di animazione prodotta ancora una volta da Movimenti Production, in collaborazione con BAO Publishing e ovviamente della piattaforma della grande N rossa.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la trama

Protagonisti di questa seconda avventura animata del fumettista di Rebibbia sono ancora una volta Zero, Secco e Sara. In una situazione sociale complicata, in cui il quartiere è teatro di forti scontri (per il momento solo ideologici) in merito alla legittimità di un centro di accoglienza vicino a una scuola, Zero ritrova Cesare, un suo vecchio amico che dopo tantissimi anni in comunità, torna a casa ma fatica a ritrovare il ritmo. Dal canto suo, Zero, che in quegli anni ha costruito una solida carriera facendo fumetti e distinguendosi, suo malgrado, dalla massa di scapestrati del quartiere, vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo, ma si rende conto che non sa più nulla di quello che una volta era un suo caro amico.

Tornare ai frame animati con le immagini e lo stile inconfondibile di Zerocalcare è confortante. Siamo in un mondo che, per quanto nuovo e per molti aspetti metaforico, ci è familiare perché come in Strappare lungo i bordi, siamo davanti a personaggi che abbiamo imparato a conoscere prima dalle tavole a fumetti. Questo mondo non mi renderà cattivo è quindi un territorio “amico” per tutti coloro che amano sia Zerocalcare che il suo modo di raccontare.

Questo mondo non mi renderà cattivo recensione serie netflixLa seconda volta nel Calcare-Verse

Questa seconda incursione nel Calcare-Verse porta con sé una serie di elementi a favore del grande investimento che Netflix, Movimenti e BAO stanno facendo su questo progetto. Questo mondo non mi renderà cattivo è infatti un perfezionamento, dal punto di vista tecnico, di quanto già visto in Strappare lungo i bordi. L’animazione ha fatto un passo in avanti, implementando diverse tecniche mixandole in maniera organica e valorizzando maggiormente espressioni e movimenti, si lavora anche più di astrazione, dato che moltissimi dei momenti migliori della serie (limitatamente alle 4 puntate visionate) sono ambientate in angoli della mente, durante le non poche elucubrazioni meditabonde del personaggio di Zero.

Immancabile è il personaggio dell’Armadillo (Valerio Mastandrea), che continua a essere per il protagonista bussola morale e ancora con la realtà; l’Armadillo non è solo un contro-campo della sua stessa coscienza, è anche quella parte di sé (molto divertente, c’è da ammettere) che lo tiene sempre con i piedi per terra e che allo stesso tempo offre i migliori momenti meta-testuali in cui lo Zero personaggio e lo Zero autore coincidono e parlano direttamente al pubblico (la parentesi sulla dizione è senza dubbio un momento molto divertente).

Il sistema di riferimento di Zerocalcare è quello popolare, condiviso, vissuto e amato da tutti i suoi lettori, un gruppo così trasversale e ricco che lo stesso autore fatica a comprenderlo (è plausibile che molti sostenitori dell’estrema destra siano anche avidi lettori delle pagine di Zerocalcare). E forse proprio per questo cerca a suo modo di farsi capire da tutti, offrendo continuamente riflessioni esistenziali su qual è il nostro posto nel mondo, quale il nostro ruolo, quali le nostre scelte.

Poco racconto, tante parentesi

Questa continua ipotassi di pensiero denuncia però una incapacità narrativa sulla lunga distanza; Questo mondo non mi renderà cattivo svela quello che forse è il difetto anche di Zerocalcare fumettista. Per quanto sia denso e interessante quello che racconta, si tratta sempre di piccole parentesi, attaccate a un flusso narrativo mai effettivamente robusto e interessante. Sono più le singole tavole a generare interesse e partecipazione, che il volume per intero. E a differenza di Strappare lungo i bordi, che era la ri-narrazione de La Profezia dell’Armadillo, la storia di Questo mondo non mi renderà cattivo sembra attingere a tanti spunti di riflessione e concetti visivi che l’autore ha seminato in tante delle sue opere (si riconosceranno sicuramente le “macerie” e il “polpo”), aumentando quindi la sensazione di trovaci di fronte a una serie di piccole storie, parentesi e discorsi brevi, messi insieme in maniera pretestuosa. Il che non toglie certo il piacere di immergerci nel Calcare-Verse, ma allo stesso tempo denota dei limiti relativi alla capacità di raccontare tout court.

Quello che invece Zerocalcare riesce a fare ancora una volta bene, forse meglio di tutti, è dare voce alla sensazione di disagio e inadeguatezza, male principe indiscusso del nostro tempo. Questo mondo non mi renderà cattivo si fa portavoce della difficoltà di “rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita”; è quello che prova a fare Zero, ritrovando Cesare, confrontandosi con Secco, discutendo con Sara. In fondo è quello che proviamo a fare tutti noi, ogni giorno, quando veniamo messi davanti al rischio di scegliere la strada facile, piuttosto che quella giusta.

Questo mondo non mi renderà cattivo: il Trailer Ufficiale

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Questo mondo non mi renderà cattivo: il Trailer Ufficiale

Ecco il trailer ufficiale di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie di Zerocalcare per Netflix, che arriva dopo il grande successo di Strappare lungo i bordi.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie di animazione per Netflix scritta e diretta da Zerocalcare,  debutterà il 9 giugno in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. Nel teaser trailer che Netflix rilascia oggi, le prime immagini dell’attesissima serie animata.

Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, sarà composta da 6 episodi, da circa mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle tematiche care all’autore.

In Questo mondo non mi renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la trama

Un vecchio amico torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. 

Questo mondo non mi renderà cattivo racconta la difficoltà di rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita. Il titolo stesso della serie, che trae ispirazione da un brano di un cantautore romano, rappresenta una sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, nei momenti più difficili, quelli in cui diventa più forte il rischio di fare scelte sbagliate e rinnegare i propri ideali pur di togliersi dai guai.

Questo mondo non mi renderà cattivo: Giancane torna a collaborare con Zerocalcare per la nuova serie

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Schietto, irriverente, dissacrante, depresso, cazzone: tutto questo è GIANCANE, al secolo Giancarlo Barbati, pronto a tornare con un nuovo lavoro discografico per Questo mondo non mi renderà cattivo. Dopo “Una vita al top” (2015) e “Ansia e disagio” (2017) e dopo “Strappati lungo i bordi” (2021), colonna sonora della serie di animazione scritta e diretta da Zerocalcare, sarà disponibile da venerdì 9 giugno sulle piattaforme digitali e in diversi formati fisici TUTTO MALE, nuovo album del cantautore romano. Il disco uscirà per Woodworm e sarà distribuito da Universal Music Italia ed è già in preorder.

Dopo l’annuncio dell’uscita dell’album e la release del primo estratto VOGLIO MORIRE, già in radio e sulle piattaforme digitali, arriva oggi per GIANCANE un’altra importante novità: si rinnova la collaborazione con ZEROCALCARE, che ha scelto i brani del cantautore romano per la sua nuova serie originale Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo, prodotta da Movimenti Production – società del gruppo Banijay – in collaborazione con BAO Publishing. Le 11 tracce saranno disponibili in digitale e in un doppio vinile – in uscita sempre il 9 giugno – che vedrà nel primo LP il nuovo album TUTTO MALE, contenente la title track nonché sigla della serie SEI IN UN PAESE MERAVIGLIOSO, che dà il nome al secondo LP, la raccolta di canzoni scelte per la serie. La cover del doppio LP è disegnata da ZEROCALCARE stesso. Anche il doppio LP è disponibile da oggi in preorder: https://giancane.lnk.to/TuttoMaleSIUPM

Così GIANCANE commenta la rinnovata collaborazione con Zerocalcare: “Sono molto onorato di aver contribuito a musicare la nuova serie di Zerocalcare: ho composto le musiche di alcune parti mentre finivo il mio nuovo disco e ho potuto metterci un po’ di depressione accumulata nel tempo, che nelle tracce del disco non ha trovato sbocchi. La cosa che mi ha divertito molto è stata quella di poter dare ad alcune canzoni, apparentemente divertenti, una veste minimale riprendendo i temi solo con il pianoforte e provando ci siamo accorti che calzavano a pennello su alcune scene”. 

GIANCANE è pronto a tornare sui palchi di tutta Italia e lo fa con le prime date annunciate di TUTTO MALE TOUR ESTIVO 2023: gli appuntamenti prenderanno il via il 9 giugno a Fiorano Modenese, MO (Quarantenna Festival), per poi proseguire il 10 giugno a Casaleone, VR (Click Park Festival), il 27 giugno a Bologna (BOtanique Festival), il 30 giugno a Torino(Flowers Festival), il 1 luglio a Teramo (Remind Festival), il 5 luglio a Padova (Sherwood Festival), il 6 luglio ad Arezzo(Men/Go Music Fest), il 7 luglio a Cenaia, PI (Melasòno Music Fest), il 14 luglio a Milano (Circolo Magnolia), l’8 agosto a Squillace Lido, CZ (Ondarock Festival), l’8 settembre a Bergamo (NTX Station).

Durante il tour i grandi classici della carriera del cantautore, ma soprattutto i brani del nuovo disco TUTTO MALE: “È il mio terzo disco di ineditiracconta GIANCANEe racchiude 5 anni di vita, di tour, di depressione, di felicità, di infelicità, di malattie, di autostrade, concerti, lutti, vabbè insomma 5 anni di vita. È un disco un po’ depresso, un po’ cazzone ed è una raccolta che racchiude anche tutto ciò che musicalmente volevo fare”.

Giancarlo Barbati torna sulle scene e lo fa in pieno stile GIANCANE, decidendo di complicarsi la vita, ma solo per regalare ai fan un disco che sia un vero e proprio oggetto di culto. Oltre al doppio vinile, TUTTO MALE sarà disponibile infatti in diversi formati, tutti corredati da un album di figurine, un booklet alternativo che comprende, oltre alla cover, 10 illustrazioni – una per ciascun brano – di 8 artisti diversi, coinvolti da GIANCANE nella realizzazione dell’apparato grafico del disco. Primo tra tutti ZEROCALCARE, con cui il sodalizio è già consolidato dal 2018 per il video di Ipocondria che ha costituito la colonna sonora degli short animati di “Rebibbia Quarantine”, prodotti nel 2020, e per la OST della serie “Strappare lungo i bordi”. Ma non solo, al team di lavoro si sono presto aggiunti anche GLISCARABOCCHIDIMAICOLEMIRKO, MARCELLO CRESCENZI, DOMENICO MIGLIACCIO (che ha disegnato la cover), TIMIDESSEN, NOVA, SILVIA SICKS e WALLIE.

L’album sarà disponibile nei seguenti formati:

  • CD + album di figurine
  • LP azzurro, in edizione limitata con sticker numerato + album di figurine
  • LP verde con cover alternativa, in edizione limitata con sticker numerato + card autografata + album di figurine (esclusiva Discoteca Laziale)
  • LP rosso, in edizione limitata con sticker numerato + album di figurine (esclusiva Amazon)
  • Doppio vinile con cover di Zerocalcare che contiene “Tutto Male” e “Sei in un Paese Meraviglioso”

Questo mondo non mi renderà cattivo: ecco il teaser trailer della nuova serie di Zerocalcare

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Ecco il primo teaser trailer di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie di Zerocalcare per Netflix, che arriva dopo il grande successo di Strappare lungo i bordi.

GUARDA IL TEASER DI QUESTO MONDO NON MI RENDERA’ CATTIVO

Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, scritta e diretta da Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo sarà composta da 6 episodi, da circa mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle tematiche care all’autore.

Il titolo dello show rappresenta una sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, in quei momenti della vita in cui ci si sente accerchiati, senza via di fuga, in cui sarebbe più facile fare scelte sbagliate, rinnegare ideali e princìpi pur di togliersi dai guai. Una frase che ciascuno, con le proprie esperienze, le proprie vite e le proprie storie, potrebbe trovare utile ripetersi.

In Questo mondo non mi renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, saranno i protagonisti di una narrazione fatta di digressioni, aneddoti,  emotività e colpi di scena.

Questo mondo non mi renderà cattivo, il teaser ufficiale della serie di Zerocalcare

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Ecco il teaser ufficiale di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie di Zerocalcare per Netflix, che arriva dopo il grande successo di Strappare lungo i bordi.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie di animazione per Netflix scritta e diretta da Zerocalcare,  debutterà il 9 giugno in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. Nel teaser trailer che Netflix rilascia oggi, le prime immagini dell’attesissima serie animata.

Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, sarà composta da 6 episodi, da circa mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle tematiche care all’autore.

In Questo mondo non mi renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la trama

Un vecchio amico torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. 

Questo mondo non mi renderà cattivo racconta la difficoltà di rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita. Il titolo stesso della serie, che trae ispirazione da un brano di un cantautore romano, rappresenta una sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, nei momenti più difficili, quelli in cui diventa più forte il rischio di fare scelte sbagliate e rinnegare i propri ideali pur di togliersi dai guai.

Questo mondo non mi renderà cattivo, ecco il titolo della nuova serie di Zerocalcare

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A un anno esatto dal debutto di Strappare lungo i bordi, il primo progetto seriale di Zerocalcare osannato da pubblico e critica, il fumettista romano annuncia, attraverso una delle sue tavole, il titolo della seconda, attesissima serie di animazione per Netflix: Questo mondo non mi renderà cattivo, un progetto completamente originale, che sarà disponibile sul servizio nel 2023.

Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, scritta e diretta da Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo sarà composta da 6 episodi, da circa mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle tematiche care all’autore.

Il titolo dello show rappresenta una sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, in quei momenti della vita in cui ci si sente accerchiati, senza via di fuga, in cui sarebbe più facile fare scelte sbagliate, rinnegare ideali e princìpi pur di togliersi dai guai. Una frase che ciascuno, con le proprie esperienze, le proprie vite e le proprie storie, potrebbe trovare utile ripetersi.

In Questo mondo non mi renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, saranno i protagonisti di una narrazione fatta di digressioni, aneddoti,  emotività e colpi di scena.

Questo mondo non mi renderà cattivo – l’annuncio del titolo

Questione di Tempo: trailer italiano del film

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Questione di Tempo: trailer italiano del film

Ecco il Trailer italiano di Questione di Tempo, la nuova commedia che parla d’amore e di un viaggio nel tempo di Richard Curtis (Love Actually) con Rachel McAdams, Domhnall Gleeson e Bill Nighy.

 

All’età di 21 anni, Tim Lake (Gleeson) scopre di essere in grado di viaggiare nel tempo … Dopo l’ennesima, deludente festa di Capodanno, il padre di Tim (Nighy) rivela a suo figlio che gli uomini della loro famiglia hanno sempre avuto il potere di viaggiare attraverso il tempo. Tim non può cambiare la storia ma può cambiare quel che accade e che è accaduto nella sua vita, perciò decide di rendere il suo mondo migliore … trovandosi una fidanzata. Sfortunatamente questa impresa non sarà facile come potrebbe sembrare.

Giunto a Londra dalla Cornovaglia per diventare avvocato, Tim incontra la bella ma insicura Mary (McAdams). I due si innamorano, ma per colpa di un fatale viaggio nel tempo, si allontanano per sempre. Ma si incontrano di nuovo, come se fosse la prima volta, e continuano ad incontrarsi ancora … fino a quando, giocando d’astuzia contro il tempo, Tim riuscirà finalmente a conquistare il suo cuore. Il giovane a quel punto usa il suo potere per dichiararsi romanticamente nel modo migliore, per tutelare il suo matrimonio dal peggiore discorso mai fatto da un testimone di nozze, per salvare il suo migliore amico da un disastro professionale e per riuscire ad arrivare in tempo in ospedale per far partorire sua moglie, nonostante un terribile ingorgo di traffico ad Abbey Road. Tuttavia, nel corso della sua insolita vita, Tim si rende conto che il suo dono straordinario non può preservarlo dalle sofferenze, e dagli alti e bassi che tutte le famiglie, ovunque, sperimentano. Sono grandi i limiti di ciò che un viaggio nel tempo può ottenere, senza contare che può rivelarsi alquanto pericoloso. Questione di Tempo è una commedia che parla dell’amore e del potere dei viaggi temporali e che insegna che in fondo, per vivere una vita piena e soddisfacente, non c’è bisogno di viaggiare nel tempo.

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