Il nuovo film adattamento della Disney deIl libro della Giunglasta procedendo
con il casting e ed è statofinalmente trovato il suo protagonista. Si tratta diNeel Sethi, il quale reciterà
appunto nel ruolo diMowgli nella
pellicola.
Sethiha 10 anni, è di New
York ma ha origini indiane ed è stato scelto tra migliaia di
bambini che hanno fatto il provino per questo ruolo negli Stati
Uniti, in Gran Bretagna, in Nuova Zelanda e in Canada.Il libro della Giunglasarà dunque il primo ruolo che il bambino
interpreterà.
Il regista del film è Jon Favreau, mentre lasceneggiatura sarà opera diJustin Marks. “Il casting è
l’elemento più importante di un film e trovare il ragazzo giusto
per interpretare Mowgli era indispensabile”, ha dettoFavreauin un comunicato. Il regista ha inoltre aggiunto
che“Neel ha enorme talento e carisma
sulle sue piccole spalle.”
Sethisarà l’unico attore
visibile sullo schermo nel film, visto che il resto dei personaggi
interpreteranno creature generate al computer. Questo cast di
creature deIl libro della
Giunglasarà animato
niente meno che daScarlett Johansson, Idris Elba, Lupita
Nyong’oeBen
Kingsley.
La Disney distribuirà Il libro della
Giunglanelle sale
cinematografiche statunitensi a partire dal 9 ottobre
2015.
Sfrutteranno l’ultimo giorno dei
Cinemadays i film che arrivano al cinema oggi, 14
aprile 2016. Tra le uscite al cinema di questo giovedì segnaliamo
Il Libro della Giungla,
nuova avventura in live action della Disney diretta con grande
ritmo e coinvolgimento da Jon Favreau. Oltre al
blockbuster per i più piccoli, arriva al cinema anche Les Souvenirs, tenero
racconto del rapporto tra nonna e nipote, diretto da
Jean-Paul Rouve.
Tante donne sul grande schermo e nei
titoli che vediamo esordire oggi: Mistress America di
Noah Baumbach, con protagonista Greta
Gerwig e Nemiche per la Pelle,
dell’italiano Luca Lucini che dirige la coppia
Claudia Gerini/Margherita Buy.
Arriva sempre oggi The Idol, la storia vera di
Mohammed Assafstar che arriva a trionfare sul
palco dell’omonimo talent. Il film è diretto dal pluripremiato
Hany Abu-Assad. Chiude l’opera prima di
Gianclaudio Cappai, Senza Lasciare Traccia, con
protagonista Michele Riondino.
Dopo il grande successo del film di
Jon Favreau, continua la produzione de Il
Libro della Giungla di Andy Serkis, che
sarà invece una produzione Warner Bros.
Durante un’intervista
con Variety, il
capo della Warner Bros. Pictures, Toby Emmerich, ha fornito diversi
dettagli riguardo al futuro dello studio, e tra questi c’erano
ovviamente anche dichiarazioni sul film di Serkis. “Sono
molto curioso di vedere come lo accoglierà il mondo. Si basa sullo
stesso materiale di partenza del film Disney, ma questa è una
differente interpretazione. Se Kipling vedesse questo film, lo
riconoscerebbe maggiormente come un adattamento del suo
libro.”
Il film arriverà al cinema il 19
ottobre 2018. Il Libro della Giungla è
stato scritto da Callie Kloves e co-prodotto da
Serkis e lo sceneggiatore di Harry Potter Steve
Kloves. Nel cast Freida Pinto,
Matthew Rhys e Rohan Chand,
mentre Christian Bale, Cate Blanchett, Benedict
Cumberbatch, Jack Reynor e Tom Hollander
presteranno i loro movimenti, con la performance capture, agli
animali del film. Andy Serkis inoltre interpreterà
anche Baloo.
Il successo della versione in live
action de Il Libro della Giungla, diretto da
Jon Favreau, ha spinto la Disney ad
annunciare un sequel che racconterà altre avventure del cucciolo di
uomo Mowgli.
Nel progetto, oltre a Favreau
alla regia, tornerà anche Justin Marks, che
ha firmato la prima sceneggiatura. Parlando con Slashfilm, lo
sceneggiatore ha spiegato che la storia che sta scrivendo prenderà
spunto da alcune idee scartate per il film d’animazione originale
del 1967:
“Nel secondo film, l’idea è di
andare avanti con il materiale di Kipling, ma anche quella di
sfruttare delle risorse Disney del film del ’67, che non sono state
utilizzate nel primo film. Se si guarda al materiale di Bill Peet
per il primo film, scartato dalla Disney, si nota che l’archivio è
pieno di cose interessanti e io e Jon ci siamo detto che abbiamo
bisogno di queste idee per il film, quindi lo abbiamo costruito a
partire da quello.”
Jon Favreau
parla de Il Libro della Giungla 2 e Il Re Leone 3D
Proprio in merito alla sceneggiatura
del film, Jon Favreau aveva dichiarato che la sua attenzione
era tutta “per Il Libro della Giungla
2 la nostra attenzione è tutta
per la storia, per la sceneggiatura, è per i personaggi e
il loro mondo che stiamo lavorando e stiamo facendo un
sacco di progressi, perché vogliamo che lo spettatore possa
sentirsi come nel primo film. Noi stessi volgiamo
sentirci non come se stessimo facendo un altro film ma
piuttosto una continuazione, perché stiamo realizzando un
altro capitolo e vogliamo sentire in contatto con
l’originale“.
Non si ha ancora una data d’uscita
per Il Libro della Giungla 2, ma con Il Re Leone in live action
previsto per la prossima estate, si suppone che si dovrà aspettare
almeno il 2019.
Si chiama Gian Marco
Oddo, uno dei più famosi parkouristi italiani, atleta di
spicco nel panorama mondiale, Guinness World Recordman. In
occasione dell’uscita al cinema de Il Libro della Giungla, Gian
Marco, con il suo Team Jestion, ha realizzato un video speciale che fa
luce su un paragone molto interessante che fa riflettere, quello
tra la giungla in cui vive Mowgli e la giungla in cui tutti noi
viviamo ogni giorno nelle città metropolitane come Milano o
Roma.
Potete vederlo di seguito:
“Il libro della Giungla è stato
uno dei miei film preferiti fin quando ero piccolo. Con il mio team
abbiamo voluto fare un omaggio a questo film perché sposa i
movimenti acrobatici presenti nel nostro sport il parkour: muoversi
come Mowgli nella giungla e quello che facciamo noi ogni giorno
nella nostra “giungla” urbana”.Gian Marco
Oddo.
Team Jestion, nasce nel 2013 quando,
dopo aver dato vita a diversi progetti, è nata l’esigenza di
costruire qualcosa che li rappresentasse davvero, e capace di fare
la differenza nel mondo del Parkour. Viaggiare, scoprire, questo è
il desiderio che, in un solo anno, li ha fatti vivere esperienze
indimenticabili in Marocco, in Spagna, giungendo fino ai confini
dell’Asia, in Malesia entrando in contatto con culture totalmente
diverse e creando un vero e proprio stile che oggi li
contraddistingue e che rende unico il nome Jestion. Proprio in
Asia, hanno girato il loro primo film che uscirà alla fine di
quest’anno.
Broad Green Pictures adatterà
per il cinema il romanzo bestseller Oprhan
Train, di Christina Baker. A produrre il
progetto gli Academy Award nominee Michael London
e Janice Williams, di Groundswell Productions. A
occuparsi della sceneggiatura invece lo scrittore Award-winning
Christopher Monger, già autore di
Temple Grandin, The Englishman Who Went Up a Hill
But Came Down a Mountain.
Fra il 1854 e il 1929 era normale
vedere piccoli orfani attraversare gli USA sui treni, dall’East
Coast fino alle fattorie del Midwest, abbandonati al loro destino e
alla fortuna. Nel libro si racconta la storia l’amicizia
fra Vivian Daly, un’immigrata irlandese di 91 anni che fu per
l’appunto una piccola orfana in viaggio da New York al Minnesota, e
Molly Ayer, una diciassettenne incaricata di aiutare la signora a
mettere ordine nella sua soffitta. Fra le due si scopriranno molti
parallelismi, perché in fondo molte cose non sono ancora cambiate
ai nostri giorni.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il
Legionario, il nuovo film di Hleb Papou
con protagonisti Germano Gentile e Maurizio
Bousso.
Ecco le città in cui sarà possibile
partecipare alle anteprime:
ROMA – Cinema GREENWICH – 20 inviti (40 biglietti)
ROMA – Cinema EDEN – 10 inviti (20 biglietti)
PADOVA – Cinema PORTO ASTRA – 20 inviti (40
biglietti)
NAPOLI – Cinema MODERNISSIMO – 10 inviti (20
biglietti)
TORINO – Cinema GREENWICH – 25 inviti (50
biglietti)
I biglietti saranno validi per
qualsiasi spettacolo di giovedì 24, venerdì 25, sabato 26 e
domenica 27 febbraio e potranno essere richiesti, fino ad
esaurimento, inviando una email a [email protected] in cui andranno
specificati il giorno in cui si intende utilizzare
i biglietti e un secondo giorno alternativo nel
caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di
posto.
Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui
siti dei cinema.
È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato
che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei
cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un
documento di identità ed al Green Pass.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il
Legionario, il nuovo film di Hleb Papou
con protagonisti Germano Gentile e Maurizio
Bousso.
MILANO – Anteo Palazzo del
Cinema – domenica 27 febbraio (5 biglietti x2)
I biglietti saranno validi per
domenica 27 febbraio e potranno essere richiesti, fino ad
esaurimento, inviando una email a [email protected]in cui andrà specificato
che si stachiedendo l’invito via CINEFILOS.
Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui
siti dei cinema.
I biglietti vengono distribuiti da una hostess all’ingresso del
cinema a partire dalle 19,00, presentando la email di conferma
ricevuta unitamente ad un documento di identità ed al Green
Pass.
Quando nel 1967 il film
Il laureato arrivò al cinema, questo
rappresentò una vera e propria rivoluzione. Non solo consacrò il
regista Mike Nichols e l’attore
Dustin Hoffman come due dei più importanti nomi
della loro generazione, ma rappresentò anche un primo segnale di
rottura nella società, che di lì a poco sarebbe stata sconvolta
dalle contestazioni giovanili del 1968. Scritto da Calder
Willingham, la pellicola è la trasposizione dell’omonimo
romanzo di Charles Webb ed è ancora oggi
considerata uno dei più grandi capolavori cinematografici di tutti
i tempi.
Candidato a ben sette Oscar e
vincitore di quello per la miglior regia, Il laureato ha
da subito avuto un successo straordinario, consolidatosi poi sempre
di più negli anni. Con il tempo è infatti diventato un titolo di
culto, rivisto, citato e analizzato sotto ogni punto di vista. In
particolare, rimane forte ancora oggi il senso di incomunicabilità
che vi è tra i giovani protagonisti e i loro adulti genitori. Il
film divenne il manifesto di una generazione che non si sentiva più
compresa, anticipando dunque le già citate rivolte. Allo stesso
modo è memorabile ancora oggi il finale, estremamente aperto alle
incertezze della vita e alle paure che questa genera.
Con la colonna sonora arricchita dai
brani The Sound of Silence e Mrs. Robinson del
duo Simon & Garfunkel, Il laureato presenta ancora oggi
elementi di grande attualità, che lo rendono un film eterno e
sempre pronto a raccontare qualcosa di nuovo. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il laureato: la trama del
film
La vicenda si svolge sul finire
degli anni Sessanta, Benjamin Braddock è un
giovane spensierato da poco laureatosi in un college sulla East
Coast. Tornato a casa per festeggiare con i suoi genitori il
termine degli studi, egli si ritrova circondato da adulti che non
fanno che chiedergli quali siano i suoi progetti per il futuro.
Tutto ciò non fa che accentuare il disagio provato da Benjamin, il
quale non sembra molto convinto di volersi iscrivere
all’Università. A complicare ancor di più la sua situazione arriva
poi l’affascinante Mrs. Robinson, la moglie del
partner legale di suo padre. Senza mezzi termini, la donna inizia a
sedurre il giovane, che finisce con l’accettare il gioco della
donna.
Intraprende dunque con lei una
relazione segreta, trascurando sempre di più i suoi doveri e la
ricerca di un’Università da frequentare. Il rapporto con la signora
Robinson, però, inizia ad incrinarsi nel momento in cui Benjamin
viene costretto ad uscire con Elaine, la figlia di
lei. Coetanea di Benjamin, questa inizia a sviluppare dei veri
sentimenti per il giovane e allo stesso modo lui inizierà sempre
più a sentirsi attratto da lei. Il rapporto segreto con la madre di
Elaine e l’incombenza di un futuro opprimente, rischieranno però di
essere la rovina del giovane.
Il laureato: il cast del
film
Per il ruolo del protagonista
Benjamin Braddock i produttori volevano un attore bello, alto e
biondo, che avrebbe così soddisfatto la descrizione del personaggio
nel libro. Il primo nome ad essere considerato fu quello di
Robert Redford. Nichols
però era convinto che un interprete di questo tipo non avrebbe
potuto dar vita al meglio alle nevrosi e alla goffaggine del
personaggio. Fu a questo punto che si imbatté in Dustin Hoffman,
all’epoca totalmente sconosciuto e non corrispondente ai canoni
inizialmente ricercati. Per la parte egli venne pagato appena
diciassette mila dollari, ma grazie al successo ottenuto vide la
sua carriera intraprendere una vera e propria svolta.
Accanto a lui, nei panni della
signora Robinson, vi è la celebre attrice Anne
Bancroft. Nonostante il personaggio sia descritto come
molto più grande in età di Benjamin, la Bancroft aveva all’epoca
delle riprese solo 6 anni in più a Hoffman. Grazie a questo film,
l’attrice divenne una vera e propria icona, ottenendo anche una
nomination all’Oscar come miglior attrice. Per il ruolo della
giovane Elaine furono invece considerate numerose attrici, ma alla
fine fu Katharine Ross ad ottenere la parte. Nei
panni dei genitori di Benjamin si ritrovano gli attori
William Daniels ed Elizabeth
Wilson, mentre Murray Hamilton è il
signor Robinson. Prima delle riprese, tutti gli attori vennero
coinvolti in prove di carattere teatrale, al fine di far sviluppare
tra loro un’ottima chimica, poi riportata nel film.
Il laureato: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il
laureato è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes, Infinity+, Now, Prim
Video e Paramount+. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di domenica 16 luglio alle ore
21:00 sul canale
Iris.
Si intitola the Wilde Side il nuovo
fim che avrà per protagonista Cage, un road – thriller che vedrà
l’attore nel ruolo di un killer. Diretto da Jesse Baget (con
all’attivo horror e commedie non memorabili) che ha scritto la
sceneggiatura assieme a Stefania Moscato, il film vedrà
protagonista Juno Temple che decide di dare una svolta alla sua
vita e scappare dalla nativa New Orleans, usando come
‘assicurazione’ dei diamanti rubati al criminale Cage, da lui
a sua volta precedentemente trafugati.
Il problema sarà che Odel
(questocil nome del personaggio interpretato da Cage) non se ne
resterà certo con le mani in mano, mettendosi alla ricerca del suo
bottino. Sulle tracce dela protagonista si metteranno inoltre la
polizia e un giornalista (Jimmy Knoxville). L’inizio delle riprese
è previsto per luglio, in Louisiana. Dopo essere tornato a
interpretare il marvelliano Ghost Rider nel secondo fim dedicato al
personaggio (se possibile, ancora meno convincente del primo), Cage
sarà prossimamente nel crime Stolen e nel thriller Frozen; farà
inoltre parte del cast de musical Frank Or Francis, firmato da
Charlie Kaufman. La Temple apparirà prossimamente in un piccolo
ruolo in The Dark Knight Rises.
Il Lato Positivo
ha trionfato all’ultimo Festival di Toronto,
portandosi dietro uno strascico di successo e gradimento non
comuni, il suo regista è stato plurinominato agli Oscar (regia,
film e sceneggiatura) così come il poker di attori che ne
rappresentano i principali personaggi.
Il film in questione è
Il Lato Positivo – Silver Lining
Playbook, e potrebbe davvero essere il protagonista
della prossima (domenica) notte degli Oscar. Il protagonista è Pat,
un Bradley Cooper davvero in forma, che soffre di
bipolarismo e sta cercando di uscirne grazie all’aiuto della sua
famiglia, del suo terapista e di Tiffany (Jennifer
Lawrence), una donna che come lui vive un grande
disagio emotivo. In mezzo a loro ci sono Robert De Niro e Jackie
Weaver, rispettivamente i genitori di Pat, che cercano in
tutti i modi di fargli togliere dalla testa la moglie Nikki,
vittima di un’aggressione proprio da parte del marito in preda ad
uno dei suoi attacchi di rabbia.
David O.
Russell parte dal romanzo di Matthew
Quick e realizza una sceneggiatura basata su dialoghi
rapidi e brillanti, efficaci soprattutto grazie alla straordinaria
bravura di tutti gli attori, la Lawrence su tutti, che questa volta
corre davvero il rischio di vincere il suo primo Oscar da
protagonista, dopo la nomination per Un Gelido
Inverno. La scelta di Russell nell’adattare per lo
schermo il romanzo di Quick è stata quella di semplificare e
rendere lineari delle dinamiche psicologiche che nella realtà
risultano invece ostiche, difficili da comprendere figuriamoci da
superare.
I personaggi, alle prese
con profonde nevrosi, si liberano così come d’incanto da tutto il
loro bagaglio di dolore e ritrovano la serenità grazie alla
condivisione della reciproca compagnia. Il finale del film, per
quanto romantico, rischia però di essere troppo semplicistico, di
banalizzare la malattia mentale, vero e proprio gigante mostruoso
da affrontare. Ma questa è stata probabilmente la scelta registica
di voler realizzare una commedia, che nonostante le difficoltà
vissute dai personaggi, riesce a condurli sani e salvi alla fine (o
all’inizio?) della loro storia. Come al solito la regia di Russell
segue i suoi personaggi, li pedina nei loro spostamenti esagerando
talvolta con carrellate rapide che sembrano più adatta ad altri
generi cinematografici.
Il Lato
Positivo è un film godibile, forse sopravvalutato, ma
che concede una felice compagnia per un paio d’ore; non aspettatevi
un grande capolavoro, perché il finale melenso mina quello che
poteva essere davvero un gioiello, ma senza dubbio si tratta di un
buon film che fa della grandissima recitazione il suo punto
forte.
A diversi mesi
dall’uscita de Il Lato Positivo campione
di incassi e vincitore di un Oscar per la migliore interpretazione
femminile, ecco che da Youtube arriva un video in cui i super sexy
protagonisti del film provano il divertentissimo ballo che hanno
dovuto imparare per recitare i ruoli di Pat e Tiffany.
Ecco Jennifer
Lawrence, vincitrice della statuetta, e Bradley
Cooper, “solo” nominato, che provano. A questo
link il video!
Rivedremo questa splendida coppia
sul set di Serena, di Susanne
Bier, in cui interpretano un marito e una moglie
decisamente sui generis, e di nuov diretti da David O.
Russell in American
Hustle.
Rai Cinema e
Indigo Film hanno diffuso il teaser trailer di
Il
Ladro di Giorni, il film di Guido Lombardi con
protagonista
Riccardo Scamarcio che verrà presentato in anteprima
alla Festa del Cinema di Roma, all’interno del
concorso ufficiale.
Sarà distribuito in Italia da
Vision Distribution. È in libreria il libro “Il ladro di giorni”
scritto da Guido Lombardi ed edito da Feltrinelli.
Il Ladro di Giorni: la trama
Salvo, undici anni, vive con gli
zii in Trentino. Il giorno della sua Prima Comunione, mentre gioca
a pallone con gli amici, compare inaspettatamente a bordo
campo un uomo, è suo padre Vincenzo.
Salvo a stento lo riconosce, non lo
vede, infatti, da sette anni, da quando due carabinieri lo
avevano portato via dalla loro casa in Puglia. Ora Vincenzo è
uscito di prigione, dice di voler passare qualche giorno con
il figlio e parte con lui verso il sud. Durante questo viaggio
lungo l’Italia, scandito da molti incontri e ricordi, Salvo
imparerà a conoscere suo padre ma dovrà fare i conti anche con i
suoi segreti e il suo passato.
Il Ladro di Giorni: cast
Protagonisti de Il
Ladro di Giorni sono Riccardo Scamarcio, Massimo
Popolizio, Augusto Zazzaro, Giorgio Careccia, Vanessa Scalera,
Carlo Cerciello e Rosa Diletta Rossi. Diretto da Guido Lombardi e
scritto da Luca De Benedettis, Marco Gianfreda e Guido
Lombardi.
Il film è prodotto da
Indigo Film, Bronx Film con Rai
Cinema e Minerva Pictures Group con il
sostegno di Trentino Film Commission, Film Commission Regione
Campania e Apulia Film Commission.
Il ladro di
giorni, nuovo film di Guido
Lombardo, è stato presentato nella selezione ufficiale
della Festa del cinema di Roma 2019.
Salvo ha 11 anni e vive in Trentino
con gli zii, sua madre è morta qualche anno prima, suo padre è in
prigione per aver ferito un carabiniere sette anni prima. È quindi
quasi impossibile per lui riconoscere quell’uomo che si presenta a
casa e che dice di essere suo padre. Per passare dalla diffidenza a
capire di aver perso per uno stupido comportamento molti giorni e
molti anni ci vorrà un viaggio verso la Puglia.
Tratto dall’omonimo romanzo che
Guido Lombardi stesso ha scritto, Il ladro di
giorni segna il ritorno del regista alla Festa del cinema di Roma,
dopo che qui era stato presentato il suo secondo lungometraggio,
Take five. Come già nel suo esordio, Là-bas che
raccontava della vita e della rivolta dei migranti a Rosarno, per
questo film con protagonista Riccardo Scamarcio,
Lombardi si tiene vicino al bordo estremo della società, quelli che
non si integrano con le regole e che finiscono in prigione.
Il ladro di giorni, recensione del film di Guido Lombardi
Il padre interpretato da Scamarcio
ricorda per indole un altro padre che ora è in sala, e che anche
lui dopo anni di coraggio mancato, torna per vedere suo figlio. A
differenza però del “Modugno della Dalmazia” interpretato da
Claudio Santamaria nel film di Salvatores
Tutto il mio folle amore, il personaggio di
Scamarcio, Vincenzo, vuole usare suo figlio per chiudere i conti
con il suo passato, non torna da lui per rimorso o semplice
affetto.
All’inizio del film il piccolo
Salvo è un mezzo che permette a Vincenzo di dare meno
nell’occhio, ma più va avanti il percorso insieme, più affiorano,
inevitabilmente, le assonanze e le similitudini tra padre e
figlio.
Il rimpianto più che il rimorso per
le azioni fatte è ciò che è più evidente nel personaggio di
Vincenzo che nonostante tutto, non può completamente liberarsi dal
suo passato.
Scamarcio offre una buona
interpretazione e trova un buon affiatamento con il piccolo
Augusto Zazzaro, che interpreta Salvo. È da notare
anche il ruolo da padre scapestrato ma accudente interpretato da
Massimo Popolizio.
Ron Howard e Brian
Grazer hanno opzionato i diritti di Il ladro di corpi, quarto
romanzo della serie, pubblicato nel 1992 da Anne Rice (Saga da cui
è tratto il film Intervista Col Vampiro), in cui Lestat, depresso e
solo dopo secoli come vampiro, decide di scambiare la sua anima per
un giorno con un medium, che dopo lo scambio rivela di non avere
intenzione di restituirgliela.
Con la chiusura dei cinema prevista
dal nuovo Decreto, Il ladro di Cardellini sarà
disponibile in streaming. Il film, Premiato con il Premio Miglior
Attore Protagonista alla 17ª edizione del Monte-Carlo
Film Festival de la Comèdie, è diretto da Carlo
Luglio (Capo Nord, Sotto la stessa luna)
ed è ambientato in una Napoli senza spazio e senza tempo, a tratti
inedita e mai stereotipata, che fa da sfondo ad una commedia
agrodolce, definita dallo stesso regista “mediterranea”.
Al centro del racconto una guardia
forestale che si ritroverà, paradossalmente, in una banda di
ultraottantenni bracconieri di pregiati cardellini. Ad interpretare
gli iperrealistici e picareschi personaggi del film, Nando
Paone, Ernesto Mahieux, Pino
Mauro, Antonella Attili eYulia
Mayarchuk. Il ladro di Cardellini,
distribuito e prodotto da Minerva Pictures, insieme a Bronx Film e
P.F.A. Films, è disponibile in streaming su Sky Primafila,
Chili; Apple TV, The Film Club.
Il ladro di Cardellini: la trama
Pasquale Cardinale, maresciallo
della forestale, vedovo e padre di una figlia problematica, per
ripianare i suoi debiti di gioco commette alcuni fatali errori che
ne causano il licenziamento quando è ormai prossimo alla pensione.
Privo di alternative e pressato dagli strozzini, si ritrova
costretto a passare dall’altro lato della barricata, entrando a far
parte di una banda di bracconieri ultraottantenni, specializzati
nella cattura di cardellini di pregio: i cardellari. Per
conto di un veterinario e collezionista di specie protette, il
gruppo dovrà impossessarsi di duecento pregiatissimi cardellini
bianchi, sostituendoli con dei cardellini comuni preventivamente
dipinti. Con il passare delle settimane, Pasquale comincia ad
avvicinarsi al mondo di quei piccoli volatili, fino quasi a
stabilire con loro una sorta di comunicazione interiore.
Germania, 1958. Il giovane ed
inesperto pubblico ministero Johann Radmann (Alexander
Felhing) viene incaricato dal Pubblico Ministero Generale,
Fritz Bauer (GertVoss), di
condurre una serie di indagini con una finalità del tutto
particolare: portare sotto processo tutte le SS che hanno lavorato
ad Auschwitz e che nel campo si sono rese responsabili di crimini
accertati. Il giovane ed idealista Radmann si inoltrerà così in un
labirinto fatto di silenzi, ostruzionismo, negazionismo e
diffidenza perchè la Germania del miracolo economico non ha nessuna
voglia di riaprire le ferite del recente quanto drammatico passato.
Con tenacia e volontà Radmann arriverà sino in fondo ma ciò che
scoprirà lungo il cammino metterà in discussione tutto il suo
mondo, anche nella sfera più intima.
Il labirinto del
silenzio è un film di produzione tedesca, con cast
tutto tedesco, ma diretto da un regista italiano, Giulio
Ricciarelli, pluripremiato autore di diversi
cortometraggi. Ricciarelli, che del film è anche co-produttore e
co-sceneggiatore insieme a Elisabeth Bartel, colei
da cui è partito il progetto, dirige con grande bravura un film
intenso e coinvolgente il quale intreccia una storia realmente
accaduta con alcuni elementi di fiction. Il processo ai 20
carnefici di Auschwitz, di cui poi 17 condannati per omicidio e
crimini di guerra, è storia così come è storia il lungo e
difficilissimo lavoro che l’equipe del Procuratore Generale Fritz
Bauer dovette affrontare per portare alla sbarra gli
imputati. Il protagonista invece,
Johann Radmann, interpretato dal bravissimo e convincente Alexander
Felhing, è personaggio di fantasia ma che conferisce alla
sceneggiatura quel lato umano e intimista che completa un film mai
pedante o esclusivamente cronicistico. Reidmann ed i suoi tormenti
interiori, il suo stupore sempre crescente nel realizzare quanto la
società civile tedesca fosse coinvolta nelle atrocità del nazismo,
sono esemplificative di una nuova generazione di tedeschi che si
decide a chiedere conto ai propri padri delle loro responsabilità
storiche. La Germania della fine degli anni ’50, gli anni del boom
economico e dallo sguardo rivolto al futuro, non ha per nulla
voglia di voltarsi ancora indietro ed affrontare il proprio
terribile passato, nemmeno troppo lontano. Così Reidmann dovrà
affrontare mille difficoltà frapposte fra lui e le sue indagini che
un intera società, un intero sistema, vedono con antipatia. Solo il
Procuratore Bauer, interpretato da uno straordinario Gert Voss,
icona del teatro tedesco, lo spinge a perseverare e a proseguire
nel suo lavoro; non sono i gerarchi che si vogliono perseguire, per
loro c’è stata Norimeberga, ora tocca agli insegnati, ai falegnami
o ai panettieri che meno di vent’anni prima indossavano le lugubri
e nere divise delle SS.
Il labirinto del
silenzio è interpretato da ottimi attori, basato su
una sceneggiatura solida e scorrevole e ben diretto, un film che ci
permette di saperne di più su una pagina di storia non troppo
conosciuta e che l’ottimo cinema tedesco di questi ultimi anni, ha
avuto l’apprezzabilissima intenzione di voler svelare.
Sono numerosi i film dedicati agli
orsi, in cui essi hanno spesso un ruolo se non da protagonisti
quantomeno da motore scatenante degli eventi. Dal celebre
Grizzly Man, il documentario del 2005 di Werner
Herzog fino ai teneri Koda, fratello orso e Paddington,
senza dimenticare l’orso di Revenant
– Redivivo e fino al più recente Cocainorso.
Tra questi, un altro film che fa di questo imponente animale il
proprio elemento primario è Il labirinto del
grizzly, film diretto nel 2015 da David Hackl, noto per
aver collaborato alla realizzazione di Saw II – La soluzione
dell’enigma, Saw III – L’enigma senza fine e Saw
IV e per aver diretto Saw V.
Come si può immaginare da questi
titoli, Hack è un esperto di cinema horror, genere che è tornato a
praticare anche con questo Il labirinto del
grizzly, dove la minaccia è naturalmente il possente orso
grigio. La trama del film è in realtà molto lontanamente ispirata
alla vera storia di Timothy Treadwell, detto
Grizzly Man, ambientalista e documentarista statunitense che visse
per molti anni a stretto contatto con i grizzly e che rimase ucciso
proprio da uno di loro insieme alla sua fidanzata Amie
Huguenard nel 2003 all’interno del Parco nazionale e
riserva di Katmai (sulla sua vicenda si concentra il documentario
poc’anzi citato di Herzog).
Con Il labirinto del
grizzly ci si trova dunque di fronte ad un titolo che pone
ancora una volta l’uomo contro la natura, ignorando le criticità
che questa contrapposizione può generare per puntare sull’offrire
un’esperienza di grande intrattenimento, governata da emozioni
forti quali la paura e l’orrore. In questo articolo approfondiremo
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle location. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Il labirinto del grizzly
Il film vede protagonisti due
fratelli cresciuti nella natura selvaggia dell’Alaska, dove il
padre ha insegnato loro a rispettare l’ambiente che li circonda e
le creature pericolose che lo abitano. Crescendo, però, i due si
sono allontanati e hanno finito per perdere i contatti. Anni dopo,
Rowan, appena uscito di prigione, decide però di
tornare alla casa natale in Alaska per tentaree di riallacciare i
rapporti con il fratello Beckett, che non vede da
anni ed è diventato nel frattempo vice-sceriffo, con la missione
principale di proteggere gli orsi della zona dai bracconieri senza
scrupoli. In un certo senso, dunque, Beckett ha mantenuto il legame
con la natura inculcatogli dal padre.
Nonostante l’ostilità iniziale di
Beckett nei confronti di Rowan, i due fratelli si vedono presto
costretti a unire le forze quando vengono a sapere che un
gigantesco orso grizzly ha attaccato e ucciso diverse persone nella
zona. Con l’aiuto della moglie di Beckett, l’ambientalista
Michelle, Rowan e Beckett devono rintracciare
l’orso prima che faccia del male a qualcun altro e prima che
l’implacabile cacciatore Douglass lo trovi prima
di loro. Per riuscire nell’impresa, dovranno però introdursi nelle
profonde foreste dell’Alaska, anche note come “il labirinto del
grizzly”, luogo dove è facile perdersi e imbattersi in pericoli di
ogni sorta.
Il cast del film e le location
In un primo momento, a interpretare
i due fratelli Rowan e Beckett erano stati presi in considerazione
gli attori Adrian Brody e Gerard Butler. I ruoli sono però poi stati
affidati rispettivamente agli attori
James Marsden e Thomas Jane. Il primo
è noto per il ruolo di Ciclope nei film degli X-Men, per la serie tv Westworld – Dove tutto è concesso e per Sonic – Il
film, mentre il secondo è noto per essere stato
protagonista del film
The Punisher. L’attrice Piper Perabo, nota per il film Le ragazze
del Coyote Ugly e la serie Covert Affair, interpreta
invece Michelle. Recitano poi nel film Michaela
McManus nel ruolo di Kaley, Scott
Glenn in quello di Sully e Adam
Beach in quello di Johnny Cadillac. Il premio
Oscar
Billy Bob Thorntoninterpreta invece il
cacciatore Douglas.
Benché sia ambientato in Alaska,
dove è particolarmente diffuso l’orso grizzly, il film è in realtà
stato girato altrove. Gli scenari dell’Alaska sono infatti stati
ricreati tra Squamish, la zona a nord di
Vancouver e altre località della provincia
canadese della Columbia Britannica. Alcune scene
sono state realizzate invece a Los Angeles in
California. L’Alaska, infatti, per via del suo
clima rigido, avrebbe comportato sfide e problematiche che la
produzione del film non era pronta a sostenere. Si è dunque
preferito svolgere le riprese in un contesto diverso ma che potesse
avere somiglianze con quello previsto dal luogo in cui il racconto
è effettivamente ambientato.
Il finale del film
Nel finale del film, Rowan rimane
indietro per distrarre l’orso mentre Beckett porta le ragazze sulla
barca. Il trio arriva intanto sulla barca e viene incontrato da
Sully, che rivela di aver preso i soldi e di aver lasciato i
bracconieri nel labirinto. Dopo che Rowan si rivela vivo, i
fratelli combattono l’orso e Beckett gli versa benzina attorno dà
fuoco al cerchio, sperando di intrappolarlo. Tuttavia, l’orso
attraversa le fiamme e abbatte la barca. Alla fine, però, Rowan
salva Kaley uccidendo il grizzly squarciandogli la gola con un
coltello. Il gruppo, quindi, si riprende e può finalmente lasciare
il labirinto.
Il trailer di Il labirinto
del grizzly e dove vedere il film in streaming e in
TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 30 luglio alle ore 21:20
sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Considerata la più bella tra le
favole di Guillermo Del Toro, Il Labirinto del
Fauno è ricco di magia, amore e speranza, ma non
manca anche la sofferenza, il dolore e la paura, elementi dati dal
contesto storico in cui il film è ambientato. Il regista, come suo
solito, rielabora un dato periodo arricchendolo di elementi
fantastici, sempre simbolici e funzionali al racconto. Con questo
film del 2006, uno dei suoi più apprezzati e premiati, egli porta
lo spettatore nel bel mezzo della guerra civile spagnola. La
pellicola, insieme al precedente La spina del
diavolo, fa infatti parte di un duologia informale ambientata
proprio in tale contesto.
La storia del film si è formata
nella mente del suo autore nel corso di oltre vent’anni. Per tutto
questo tempo, infatti, Del Toro ha avuto con sé un prezioso
taccuino che riempì di aneddoti, bozzetti e appunti vari. Molto di
quanto si ritrova nel suo film proviene da eventi di violenza
realmente accaduti davanti ai suoi occhi, come anche da sogni da
lui fatti o antiche leggende popolari. Con il tempo, il tutto ha
iniziato ad assumere una forma sempre più organica, trovando poi
concretezza al momento della scrittura. Questa subì comunque
diverse modifiche nel corso del tempo, con il regista che però si
batté fino all’ultimo contro i produttori affinché il film venisse
realizzato così come l’aveva immaginato lui.
Nonostante fosse un progetto
difficile da commercializzare, data l’atmosfera sinistra e la
lingua spagnola, il film si rivelò un grande successo di pubblico e
critica. A fronte di un budget di circa 19 milioni di dollari, la
pellicola riuscì ad incassare globalmente circa 83 milioni.
Inoltre, ottenne riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui sei
nomination al premio Oscar, dove vinse nelle categoria per la
miglior fotografia, miglior scenografia e miglior trucco. Con il
tempo, è diventato il titolo più celebre nella filmografia del
regista, e ancora oggi è considerato il film dove egli ha potuto
meglio infondere tutta la propria affascinante poetica.
Il Labirinto del Fauno: la trama
del film
La vicenda del film è ambientata
nel 1944, in Spagna, dove sono in corso gli scontri tra i ribelli e
i fedeli alla dittatura di Francisco Franco. Tra le fila di questi
ultimi vi è il crudele capitano Vidal, che ha il compito di
eliminare senza pietà i dissidenti. Questi, situatosi in un
avamposto nel bosco, ordina a sua moglie Carmen di raggiungerlo per
dare alla luce il loro bambino. La donna porta con sé anche la
figlia Ofelia, nata dal precedente matrimonio. Quest’ultima,
spaventata dal clima angosciante che abita in quel luogo, inizia a
ricercare una fuga dalla realtà nella fantasia. Ben presto,
scoprirà che quanto da lei immaginato è più reale del previsto.
Durante un’escursione nel bosco, infatti, si ritrova ad entrare in
un misterioso e antico labirinto.
Qui, dopo averne percorso le
disorientanti vie, si imbatte nel Fauno che vi abita. La creatura
si rivela però pacifica, e le confessa una serie di verità su un
passato che la bambina non sembra ricordare. Egli sostiene infatti
che Ofelia sia la reincarnazione della principessa di un mondo
fatato, smarritasi secoli prima. Per poter tornare in quel luogo, e
ricongiungersi con la sua vera famiglia, dovrà però superare tre
prove. Per lei non sarà facile eseguire quanto richiestole,
specialmente alla luce degli eventi che avvengono intorno a lei.
Quando il conflitto si farà più acceso, infatti, il tempo per
portare a termine la sua missione sembrerà venire meno. Tutto
sembra allora perduto, ma un macabro sacrificio potrebbe essere
l’unica salvezza per la giovane.
Il Labirinto del Fauno: il cast
del film
Il film è interpretato
prevalentemente da soli attori spagnoli, poco conosciuti
all’estero. Anche per questo i produttori erano preoccupati, non
avendo nomi di particolare richiamo su cui puntare. Per Del Toro
però, era important dar voce ai personaggi, e non ai volti di chi
li interpretava. Procedette così nel ricercare i giusti interpreti.
Per il ruolo della piccola Ofelia, in particolare, il regista
ricercava un’attrice tra gli 8 e i 9 anni. Dopo aver provinato
oltre cento candidate, rimase però colpito dall’allora undicenne
Ivana Baquero. Convintosi che fosse la giusta
attrice per il ruolo, le assegnò la parte, che riscrisse affinché
si adattasse alla sua età. Inoltre, l’attrice ricevette dal regista
diversi libri e fumetti di fiabe, con i quali poteva entrare
ulteriormente nel ruolo e nel mondo narrato.
Per la fondamentale parte del Fauno
e dell’Uomo Pallido, Del Toro si affidò ad un suo storico
collaboratore. Questi è l’attore Doug Jones, noto
per la sua capacità di dar vita alle creature più strane e
incantevoli. Egli aveva già lavorato con il regista per
Mimic ed Hellboy, e tornò in seguito a recitare
per lui anche in Crimson Peak
e La forma
dell’acqua. Jones accettò subito il doppio ruolo, ma fu
intimorito dal fatto che il film sarebbe stato recitato in sola
lingua spagnola. Egli decise allora di sfruttare le cinque ore
giornaliere di trucco per imparare i propri dialoghi. Il regista,
alla fine, preferì comunque farlo doppiare da un attore spagnolo,
ma gli sforzi di Jones resero certamente più semplice il lavoro di
questi.
Altro personaggio rimasto celebre
del film è quello del capitano Vidal. Del Toro, nonostante la
contrarietà dei produttori, offrì la parte all’attore Sergi
López, divenuto noto in quegli anni grazie ad alcuni film
internazionali. Lopez ottenne la parte un anno e mezzo prima delle
riprese del film, ed iniziò così a lavorarvi sopra. Rimase
impressionato dalla malvagità del personaggio, considerandolo
talmente tanto ben scritto da non dovervi aggiungere altro. Per lui
la sfida fu quella di rappresentare la sua natura risultando
realistico in questa. Gli fu anche difficile comprendere le sue
motivazioni, cosa che gli rese naturalmente complesso il processo
di immedesimazione.
Il Labirinto del Fauno: la
spiegazione del film
Il Labirinto del Fauno è
una favola, e va guardato tenendo bene a mente questo principio.
Ciò non significa però che quanto avviene nel film sia frutto
dell’immaginazione della protagonista, ma l’esatto opposto. Per Del
Toro, infatti, era importante lasciare una serie di indizi che
permettessero di capire la realtà di quanto avviene alla
protagonista, e lo stretto rapporto che c’è tra il mondo magico e
quello terrestre infestato dai conflitti bellici. Sapendo ciò, ci
si può approcciare alla visione con occhi diversi, specialmente in
vista di quanto avviene nello svolgersi della narrazione.
Tra le tante tematiche trattate, il
regista si è in particolare concentrato sul concetto di immortalità
e sulla necessità di guadagnarsi tale possibilità. Alla giovane
protagonista vengono infatti richieste tre prove da superare se
vuole tornare nel suo regno incantato. Le prove, come suggerisce lo
stesso fauno, sono pensate per stabilire se l’essenza della
principessa non sia andata perduta, e non sia quindi diventata una
mortale. Per quanto Ofelia si trovi a disubbidire a molte delle
raccomandazioni del fauno, fallendo di conseguenza le proprie
missioni, ella dimostra invece quanto si sperava. La disobbedienza,
che per il regista è una virtù, è infatti ciò che le permette di
manifestare le proprie qualità.
Lo scopo delle prove, infatti, si
rivela essere non il recuperare ciò che il fauno le chiede, quanto
prendere delle decisioni difficili se messa alle strette. Quando le
viene chiesto di uccidere per avere salva la propria anima, Ofelia
preferisce sacrificare sé stessa, e così facendo le viene concessa
l’immortalità. Alla luce di ciò, Del Toro sembra dunque raccontare
la necessità di perseguire la disobbedienza in un mondo di regole
dittatoriali, e, ancor di più, di agire secondo una morale umana,
caritatevole, volta al bene. Solo perseguendo tali valori, infatti,
si può pensare di sconfiggere il male, incarnato nel film dai
feroci fascisti spagnoli.
Il Labirinto del Fauno: il libro,
i premi, il trailer e dove vedere il film in streaming
Da sempre legato al film e alla sua
storia, Del Toro non manca mai di tornarvi su, approfondendone
aspetti e dettagli. Nel 2019, inoltre, ha annunciato la
pubblicazione di un’antologia di racconti che permetteranno di
approfondire ed espandere la mitologia alla base del film. Il libro
viene scritto dallo stesso Del Toro insieme alla scrittrice
Cornelia Funkle, celebre per i suoi racconti di
genere fantasy e d’avventura. Pubblicato poi in Italia nell’ottobre
dello stesso anno, il libro è diventato un oggetto particolarmente
imperdibile per i fan del film, che potranno grazie a questo
conoscere molti retroscena sulle fiabe narrate o accennate nel
lungometraggio.
Come anticipato in apertura, il
film è stato accolto con grande entusiasmo a livello globale, ed è
indicato come uno dei migliori film del 2006. Presentato
inizialmente all’interno del concorso ufficiale del Festival
di Cannes, il film è stato poi protagonista della stagione dei
premi di quell’anno, arrivando infine a vincere i già citati tre
premi Oscar. Prima di ciò, però, Il Labirinto del fauno
fece incetta di vittorie anche al premio Goya (gli Oscar spagnoli),
dove si aggiudicò 7 premi su 13 nomination. Si annoverano anche 3
BAFTA Awards su 8 nomination, e 8 Ariel Award (gli Oscar messicani)
su 12 nomination. Numerosissimi sono poi i riconoscimenti ricevuti
dai premi dedicati al cinema di genere fantasy.
Per gli amanti del film, o per chi
volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Il Labirinto del Fauno è
infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video.
Il
Labirinto del Fauno è il film del 2006 diretto
da Guillermo del Toro e con
protagonisti Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi Lopez,
Maribel Verdu e Alex Angulo.
Il Labirinto del
Fauno trama
Spagna 1944: Francisco
Franco ha ormai vinto con le sue truppe la guerra civile,
scatenando repressioni e persecuzioni. La piccola Ofelia va a
vivere con la mamma incinta e il patrigno, lo spietato capitano
Vidal, in un avamposto sulle montagne dove permangono ancora dei
nuclei di partigiani. Mentre intorno a lei si scatenano violenze e
morti, Ofelia entra in contatto con un mondo fantastico, in cui un
fauno le rivela che lei è la principessa perduta di un regno
sotterraneo e che, per diventarlo, dovrà superare alcune prove
particolarmente dure. Ofelia non si perde d’animo, mentre il mondo
reale intorno a lei, precipita, fino al sacrificio finale.
Analisi – Il Labirinto del
Fauno
Lontano da Hollywood e dalle sue
regole e affidandosi come cast e staff, salvo che per l’ottimo
caratterista Doug Jones, a professionisti
spagnoli, bravi ma al momento decisamente poco noti,
Guillermo del Toro costruisce una fiaba nera e
struggente, con parecchie suggestioni, a cominciare dal tema
ricorrente ma qui riletto in maniera abbastanza originale delle
prove da superare per conquistare qualcosa, qui un regno perduto
che è metafora di altro, della felicità scomparsa, dell’innocenza,
dell’assenza del male.
Scegliendo di ambientare la vicenda
sul fondo di un’epoca con cui la Spagna non ha ancora fatto tutti i
conti, in una guerra dove andarono a combattere contro Franco molti
degli esponenti della meglio gioventù dell’epoca non solo iberica,
Guillermo del Toro compie un’operazione
coraggiosa, non nascondendo nulla della realtà di violenze e
repressioni dell’epoca, contraltare al mondo magico di Ofelia,
tanto che il film è giustamente vietato ai minori di 14 anni, e non
solo appunto perché recupera l’aspetto orrorifico e spaventoso
delle fiabe tradizionali, troppo spesso sacrificato in nome del
politically correct, ma perché mette in scena anche orrori di cui
si parla meno ma che sono successi, distruggendo le speranze e le
vite di più di una generazione.
Ofelia, dolce e tragica novella
Alice in un paese delle meraviglie, porta gli
spettatori in un mondo reale e fantastico, dove agli scenari
naturali delle montagne spagnole, più nordiche e meno mediterranee,
fanno da contraltare suggestioni fantastiche prese dalle tavole del
disegnatore vittoriano Arthur
Rackham, ma che rievocano anche, in una delle sequenze
più terrificanti e riuscite, la pittura di Francisco Goya.
Coraggiosa anche la
scelta di Guillermo Del Toro di dare un finale
decisamente traumatico e non necessariamente lieto alla vicenda,
anche se dipende tutto in fondo dal punto di vista. Una fiaba per
adulti di varie età, che esalta la fantasia, ma anche la lotta
contro ogni forma di sopraffazione, l’amore per i più deboli, il
valore della memoria: e nella scena finale, come non pensare a
tutte le altre piccole Ofelia che ci sono al mondo, in cerca di un
universo di fantasia per evadere da realtà di violenza e
guerra.
Tanti strati di lettura, da quello
dell’avventura fantastica a quello fiabesco a quello politico e
militante, per un film, Il Labirinto del Fauno,
che non lascia comunque indifferenti e che dimostra quanto si possa
realizzare dell’ottimo cinema di genere lontano dalle major e
puntando innanzitutto sui contenuti.
Enrico Melozzi è un
compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo
e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente
musica elettronica.
Ha realizzato le colonne
sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di
Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco
e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha
recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.
Come sei arrivato a
realizzare colonne sonore?
Sono partito dalla mia
piccola Teramo 9 anni fa, e già da piccolino sognavo di diventare
un compositore di colonne sonore. Era un mondo che mi affascinava
tantissimo, ed ero un fan scatenato di Ennio Morricone e Bernard
Herrmann. Ed effettivamente ancora oggi il cinema per un
compositore è il luogo ideale dove sperimentare e arrivare
contemporaneamente al grande pubblico. E’ uno dei mezzi
culturalmente più evoluti. E’ divertente concepire la musica anche
sfruttando i mezzi tecnologici che la sala cinema ti mette a
disposizione. Come ad esempio il surround. Scrivere una musica
sapendo che il suono verrà dalle spalle dell’ascoltatore ti cambia
un po’ la prospettiva! Poi ho iniziato lentamente lo studio di
questa materia frequentando i corsi di Morricone e Franco
Piersanti. La cosa mi piaceva tantissimo e un giorno ho incontrato
Marco Chiarini, anche lui teramano, e mi propose di comporre la
musica per un suo corto in pellicola (Lo spazzolino da denti,
2001). Accettai immediatamente,e grazie a lui sono entrato in
contatto con il Centro Sperimentale, dove registravamo insieme al
grande Federico Savina (fonico di Nino Rota, Mina, etc). Ancora
frequento il Centro, la sento un po’ come un posto di famiglia.
Sono passati 9 anni dal mio primo lavoro, ne sono seguiti tanti
altri. Il sogno si è fatto realtà.
Quanto é diverso dallo
scrivere la propria musica?
Comporre per il cinema e
comporre cose “proprie” può essere radicalmente diverso ma anche la
stessa cosa.
Il mio desiderio è quello di
servire sempre il film cercando sempre di scrivere un pezzo che
possa funzionare anche separato dall’immagine per cui è stato
composto. In questo modo c’è la fusione delle arti, e così un film
è davvero di qualità. E’ molto triste scrivere musica “di
commento”, di “sottofondo”…preferisco allora scrivere musica da
ascensori o roba finta elettronica o Electro-Ikea.
Hai
realizzato le musiche per Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi e
L’ Uomo fiammifero di Marco Chiarini, con il quale hai recentemente
vinto un premio al festival di Sulmona. Sono due tipi di film molto
diversi tra loro: il film di Giovannesi ha un approccio
documentario con una realtá variegata e dura come quella della
periferia romana, il film di Chiarini é una
favola.
Come ti
sei posto nella realizzazione delle musiche? Hai letto i soggetti o
le sceneggiature cercando di creare dei temi
musicali?
Claudio Giovannesi è anche
musicista oltre che regista, e abbiamo firmato insieme la musica
del suo primo film, La Casa Sulle Nuvole, mentre nel suo secondo
Fratelli d’Italia, ho avuto più la funzione di arrangiatore e
direttore musicale, firmando anche un paio di brani. Quindi
Giovannesi, che si affida a me per la realizzazione delle sue
musiche in uno scambio interessantissimo di idee musicali, è
padrone della parte musicale, la domina.
Con lui il lavoro è più
facile apparentemente, perchè sappiamo già perfettamente quando
inizia una musica e quando finisce, il carattere il sapore e lo
stile. Il difficile sta nel realizzare poi il prodotto
perfettamente come lo pensa lui. E lì ci vuole olio di
gomito!
Con Chiarini invece , come
con tutti gli altri, che non sono musicisti, il discorso è più
complesso nella comunicazione tecnica, anche se dopo anni di
esperienza ho imparato il vocabolario dei registi. Non si sa di
preciso dove entra una musica, dove finisce…ma questo rende il
gioco interessante. Io sono convinto che la musica è già nel film
che sto lavorando. Si deve lavorare come uno scultore, il suono,
scavando dentro come la pietra, e liberare la musica già impressa
nel film da tutto il resto che la copre e la imprigiona. E non si
può prescindere dall’immagine. Una sceneggiatura ti dice il sapore
generale, ma l’organico musicale e il suono, aldilà dei suoi
contenuti armonici e melodici, lo stabilisce solo il peso della
fotografia e la potenza della scena. Un altro regista con cui mi
diverto moltissimo è Adriano Giannini. Con il suo “Gioco” abbiamo
vinto il Nastro D’Argento e il Grifone D’Argento a Giffoni.
Un’esperienza unica!
“Il saltarello piú veloce del
mondo” come ti é venuta l’idea?
Per la musica dell’Uomo
Fiammifero si è reso indispensabile l’uso dell’organetto diatonico,
che rappresenta il folklore abruzzese. Argomento a cui sia io che
Chiarini siamo molto legati. La mia collaborazione con il
pluricampione del mondo di organetto, Danilo Di Paolonicola, un
talento esplosivo, mi ha fatto scattare questa idea. Ho pensato:
visto che Danilo è davvero il più bravo del mondo…facciamo un
record! Lo costrinsi a suonare così veloce che lui stesso che ha
girato il mondo col suo organetto (e parla molto poco) mi ha detto:
questo effettivamente così veloce non l’ho mai sentito! Da lì “il
saltarello più veloce del mondo”, e sfido chiunque…dico chiunque a
suonare tutte quelle note in meno tempo di Danilo! E sanza
sbagliare un colpo!
I tuoi progetti
futuri?
Sto componendo un balletto
classico sul tema di Pinocchio, per la compagnia di ballo
australiana WAB, con la coreografia di Ivan Cavallari e le scene di
Edoardo Sanchi. Cercavano un compositore italiano per una
fiaba…hanno visto l’Uomo Fiammifero…e il resto è venuto da
sè.
La Luna è uno dei primi pianeti
ad essere apparsi al cinema, ne Le voyage dans la
lune di Georges Meliès, sul pianeta si atterrava in modo
un po’ brusco. Nella realtà questo avveniva solo nel 1969.
Pochi anni dopo, nel 1971, David Bowie si chiedeva se ci fosse vita
su Marte nell’album Hunky Dory, e poi l’anno
successivo lo dava per scontato, raccontando le avventure di Ziggy
Stardust e gli Spiders from Mars.
Marte è un pianeta che ha sempre affascinato il
cinema in chiave esplorativa e di minaccia, ma anche con un occhio
alla commedia come accade per gli alieni di Le ragazze
della terra sono facili, diretto da Julien Temple, in cui
Jeff Goldblum e altri due alieni atterrano per un’avaria sulla
Terra e nel tempo che passa per la riparazione della navicella
riescono a sedurre un trio di terrestri tra le quali troviamo la
sua futura compagna, ora ex moglie Geena Davis. Anche qui
però il cinema si collega alla musica visto che il regista Julien
Temple è specializzato in documentari e film con protagonisti le
rockstar inglesi anni ’70 tra cui ovviamente Bowie e i Sex Pistols,
di cui anni fa è stato distribuito uno dei film realizzati da
Temple, Sex pistols: Oscenità e furore.
Il prossimo 5 Agosto, chi lo sa, forse verrà
data una risposta a questa domanda che attanaglia musicisti e
cinefili, visto che una sonda della NASA atterrerà proprio sul
pianeta rosso che alla storia del cinema ha fornito tanti ipotetici
nemici del genere umano, alcuni allergici alla musica country, come
in Mars Attacks! di Tim Burton. Per
festeggiare l’evento a livello planetario si sono organizzati
diversi Mars
Landing parties, in luoghi approvati dalla stessa
organizzazione internazionale, in cui verrà proiettato anche un
video di presentazione delle possibili difficoltà dell’atterraggio,
intitolato 7
minutes of terror. A casa nostra la festa sarà
ospitata dal Kino nell’arena del Parco di S.
Sebastiano, ormai uno dei pochi baluardi vivaci dell’Estate romana
caduta in catalessi, che celebrerà l’evento in modo
cinematografico unendo i puntini; ci sarà infatti la proiezione del
primo film in cui appare Bowie in versione aliena: L’uomo
che cadde sulla terra diretto da Nicholas Roeg nel 1976,
in cui appunto l’alieno si ritrova catpultato in un pianeta in cui
non pensava di arrivare e al quale dovrà adattarsi, fisicamente e
mentalmente.
La sera successiva è previsto un altro evento
unico, visto che verrà presentato il film inedito
Actrices, la seconda opera di Valeria Bruni
Tedeschi che risale al 2007, dopo E’ più facile per un
cammello, del 2003, che sarà presente in sala con la
protagonista Valeria Golino. L’attrice, regista e illustre
sorella sta anche terminando il suo terzo film da
regista, Un chateau en Italie, la cui
distribuzione è prevista per l’anno prossimo.
Proseguono anche le CineCene,
questa volta si cena a tema Martedì 7 Agosto guardando Io
sono l’amore di Luca Guadagnino, con Tilda Swinton.
Dalla sua residenza estiva, presso
il parco di San Sebastiano, all’interno della manifestazione Roma
Vintage, il Kino, cineclub con bistrot di
Roma ribadisce la sua origine cinefila proponendo il 25 Giugno la
proiezione di un classico della storia del cinema:
Metropolis di Fritz Lang. La
pellicola, del 1927, film muto che fu sonorizzato successivamente
da Giorgio Moroder e da Philip Glass, è uno dei primi esempi di
film di fantascienza di lunga durata.
In questa occasione, si rispetterà l’usanza del cinema prima
del sonoro: il film verrà sonorizzato live dai due
musicisti jazz Leonardo Cesari alla batteria ed elettronica e
Daniele Pozzovio al pianoforte. L’ingresso per la serata è di 5
euro. Nelle prossime serate il Kino tornerà invece ai giorni nostri
proponendo i corti finalisti del premio Solinas “Talenti in
corto” (che l’anno scorso portò alla ribalta il corto
“Sotto casa“) , il 4 Luglio, mentre il 10 Luglio
ci sarà una proiezione a sorpresa di capolavori del cinema italiano
selezionati dall’associazione formata da addetti ai lavori del
cinema 100 autori.
È stato rilasciato oggi il trailer italiano del film Sky
OriginalIl Kaiser – Franz Beckenbauer,
che dal 16 dicembre 2022 sarà in esclusiva su Sky Cinema e
NOW. Prodotto da Bavaria Fiction per
conto di Sky Studios, il film racconta l’ascesa
del più grande campione del calcio tedesco – Franz Beckenbauer
– e la sua carriera ricca di successi: da asso del calcio
a leggendario allenatore, dagli anni ’60 fino alla memorabile
finale della Coppa del Mondo a Roma nel 1990.
Il film è diretto da Tim Trageser ed
interpretato da Klaus Steinbacher, con lui nel
cast anche Ferdinand Hofer, Teresa
Rizos, Stefan Murr, Oliver
Konietzny, Bettina Mittendorfer,
Heinz-Josef Braun, Christine
Eixenberger e Sina Tkotsch. La
sceneggiatura è di Martin Rauhaus mentre il
direttore della fotografia è Eckhard Jansen.
L’attore protagonista Klaus Steinbacher ha dichiarato: Poter
interpretare Franz Beckenbauer è stato un grande onore. Il suo
talento calcistico e la sua affascinante disinvoltura mi hanno
sempre attratto. È stato un ruolo assolutamente da sogno: mi è
stato permesso di giocare a calcio e di diventare due volte
campione del mondo. Un divertimento incredibile, che spero che gli
spettatori percepiranno.
La trama Il Kaiser – Franz
Beckenbauer
Lontano dal biopic agiografico, il film è un viaggio nel tempo
ironico e accurato, che non perde mai di vista l’essere umano Franz
dietro al giocatore Beckenbauer: il calciatore del secolo, che ha
rivoluzionato il modo in cui gli atleti trattavano i media, ma che
ha anche fatto più volte notizia della sua vita privata. Franz crea
problemi quando qualcosa non gli va bene e si innamora perdutamente
quando incrocia lo sguardo della ragazza giusta. Lascia la Germania
per qualche anno e al suo ritorno dalla “Operetta League” negli
USA, il famoso programma televisivo “Das Aktuelle Sportstudio” lo
accoglie con ballerini di aerobica in sgargianti tutine di acetato.
Nel 1984, il calcio è protagonista della televisione privata, i
media hanno un ruolo sempre più importante. Franz conosce il gioco
e dice: “Sono pronto”. Il resto è storia. Fino al prato verde di
Italia 90, quando Kaiser Franz – giacca melanzana e pantaloni color
crema – marcia trionfalmente verso la Coppa del Mondo.
Anche se il regista Christopher
Nolan ha escluso che il Joker sia il cattivo del terzo film della
sua saga di Batman, The Dark Knight Rises, sarebbe ancora deciso a
collegare in qualche modo la trama del terzo atto a quella del
secondo.
Suicide
Squad si concentrerà sulle gesta di un gruppo di
supercattivi dei fumetti DC che accettano di svolgere incarichi per
il governo in modo da scontare le loro condanne. Suicide
Squad arriverà al cinema il 5 agosto del 2016,
mentre la data d’uscita italiana sarà probabilmente spostata
nell’autunno. Nel cast vedremo Will Smith nei panni di
Deadshot, Margot
Robbie in quelli di Harley Quinn, Jai
Courtney nel ruolo di
Capitan Boomerang, Cara
Delevingne sarà Enchantress, Joel
Kinnaman nei panni di Rick Flag, Viola
Davis nel ruolo di Amanda Waller e Jared Leto sarà l’atteso Joker.
Disney+ ha diffuso il trailer
della nuova serie Il Gusto di Casa,
che debutterà il 24 febbraio su Disney+. Questa docuserie accattivante
invita gli spettatori a unirsi ad Antoni Porowski, esperto culinario e star
di Queer Eye, vincitore di un Emmy Award, mentre
accompagna ospiti famosi in viaggi coinvolgenti alla scoperta delle
loro radici gastronomiche ancestrali.
Dalle strade italiane alle
lussureggianti giungle del Borneo, ogni episodio esplora il ricco
patrimonio legato alle amate ricette di famiglia. La serie propone
un delizioso mix di cibo, cultura e scoperta personale, vantando un
cast composto da star come l’attrice vincitrice dell’Emmy
Awkwafina (A Real Bug’s Life –
Megaminimondo, Awkwafina è Nora del Queens),
l’attore candidato ai SAG Henry Golding (Crazy
& Rich, Il ministero della guerra sporca),
l’attore candidato all’Emmy James Marsden (Paradise, Sonic 3: Il film),
l’attrice candidata all’Academy Award Florence Pugh (We Live in Time – Tutto il
tempo che abbiamo, Dune:
Parte due), l’attrice nominata agli Emmy Issa
Rae (Insecure, American Fiction) e
l’attore vincitore di un Emmy Justin Theroux (The Leftovers – Svaniti
nel nulla, Beetlejuice Beetlejuice).
“È una bellissima avventura
scoprire il nostro passato attraverso quel grande filo conduttore
che è il cibo”, ha dichiarato Porowski. “Sono onorato di
intraprendere questo viaggio alla scoperta di noi stessi con nuovi
e vecchi amici al fianco di National Geographic, imparando insieme
a conoscere i modi in cui le diverse culture celebrano il cibo e
vivono le loro tradizioni”.
In ogni episodio, Antoni e i suoi
ospiti scoprono le storie uniche che si celano dietro i piatti più
amati della tradizione familiare, come le origini della pasta di
casa Theroux in Italia o le prelibatezze dell’eredità coreana di
Awkwafina. Il percorso, arricchito dai racconti di viaggiatori
locali tra storie di famiglia e tradizioni culinarie, termina a
tavola con un piatto classico del posto che risalta la bellezza di
ogni cultura. Dalla cena con i reali al giro in fuoristrada, ogni
avventura gastronomica è carica di momenti toccanti, sapori vivaci
e rivelazioni sorprendenti che approfondiscono le storie delle
origini di ogni ospite.
Gli episodi di Il Gusto di
Casa
“FLORENCE PUGH’S ENGLISH ODYSSEY” (Titolo originale)
–Antoni aiuta Florence a indagare sulla passione della sua
famiglia per il cibo mentre viaggiano tra Oxford, la
costa dello Yorkshire e Londra. Insieme, scoprono piatti deliziosi
e le storie degli antenati il cui lavoro ha permesso questo
incontro con il cibo tramandato per generazioni.
“AWKWAFINA’S KOREAN HOMECOMING” (Titolo originale)
– Awkwafina ha perso la madre da giovane. Desideroso di
aiutarla a riconnettersi con la sua eredità culinaria e ancestrale
sudcoreana, Antoni crea un viaggio alla scoperta di nuove
esperienze, rivelazioni familiari e sapori evocativi, che si
combinano per dare ad Awkwafina una nuova prospettiva sulla propria
identità.
“JUSTIN THEROUX’S ITALIAN QUEST” (Titolo originale)
– Indagando sulle origini di un piatto di pasta di
famiglia, Antoni accompagna Justin in un viaggio
italiano ricco di scoperte e rivelazioni
sorprendenti. Dall’inseguimento delle galline alla
raccolta delle vongole, i due assaggiano i migliori piatti
locali e scoprono come le radici italiane di Justin siano
legate a una ricetta di famiglia che ha attraversato
l’Atlantico.
“JAMES MARSDEN’S GERMAN DISH UP” (Titolo originale)
– Antoni porta James dalle pianure del Texas alla
Germania, per scoprire come è nata l’amata bistecca di pollo fritta
della famiglia Marsden. Insieme, si rendono conto di quanto le
esperienze dei suoi antenati tedeschi abbiano plasmato la storia
della famiglia di James. Tra cene con i reali e scalate delle Alpi
bavaresi, i due portano alla luce i drammatici segreti che si
celano dietro la decisione degli antenati di James di
emigrare.
“ISSA RAE’S SENEGALESE ROYAL ROOTS” (Titolo originale)
– Antoni porta Issa in Senegal, terra d’origine del padre,
dove scoprono storie ancestrali di donne potenti e legami reali.
Attraverso questo viaggio culinario, Issa impara di più sulla
storia della sua famiglia e su come tutto si colleghi alla sua
identità.
“HENRY GOLDING’S MALAYSIAN ADVENTURE” (Titolo
originale) – Nel Borneo, Antoni ed Henry scoprono storie
di famiglia e, attraverso i sapori, giungono a un legame
più profondo con l’eredità Iban della madre di Henry. Mentre
cucinano con parenti ritrovati e nuovi amici, Henry impara che
la genealogia in questa tradizione orale va ben oltre la
narrazione.
Tra storie commoventi e sapori
indimenticabili, Il Gusto di Casa propone un
viaggio toccante su cosa significhi essere connessi al
nostro passato attraverso il cibo.
Il Gusto di
Casa è prodotta da Studio Ramsay Global, sulla base
del rapporto professionale di programmi di cucina tra la casa di
produzione di Gordon Ramsay e National Geographic, una
collaborazione che ha avuto origine dalla creazione di quattro
stagioni del pluripremiato food travelogue Gordon Ramsay –
Fuori menù. Oltre a presentare, Porowski è executive producer
della serie insieme a Ramsay e Lisa Edwards. La showrunner è Robin
O’Sullivan, mentre la responsabile esecutiva della produzione è
Jill Greenwood. La serie è diretta da Leo McRea, Jenny Dames e
Graeme Hart. Per National Geographic, Betsy Forhan è executive
producer, Charlie Parsons è senior vice president of Development,
Bengt Anderson è senior vice president of Unscripted Production e
Tom McDonald è executive vice president of Global Factual and
Unscripted Content.
Scadono il prossimo 30
agosto i termini per le iscrizioni alla quarta edizione del
festival di cinema vintage “Il gusto della memoria,”
rassegna di film ispirati alle immagini d’archivio che si terrà – a
ingresso gratuito fino ad esaurimento posti – a Roma il
30 e 31 ottobre 2015 . Per il terzo anno è aperto il contest
per registi appassionati di immagini d’archivio e il tema di
quest’anno è “La Storia dal Basso”. Attraverso le immagini presenti
su Nos Archives si invitano registi, aspiranti tali, studenti di
scuole di cinema, studenti dei licei a raccontare la Storia da un
punto di vista alternativo a quello ufficiale. Per il secondo anno
consecutivo viene anche lanciato il contest Junior,
dedicato a agli studenti under 18 delle scuole medie e
superiori a iscrizione gratuita: tutti sanno ripetere ciò che è
scritto sui libri, ma chi potrebbe raccontare piccoli episodi della
vita quotidiana di 90 anni fa? Con una storia anche inventata e con
i materiali cinematografici realizzati dal 1922 al
1970, presenti in nosarchives.com e nell’archivio
dell’Istituto Luce. La scadenza per l’iscrizione è
fissata al 30 agosto, mentre i materiali possono essere inviati
entro il 30 settembre 2015 . Tutte le informazioni per partecipare
al bando si trovano al linkwww.ilgustodellamemoria.it Il contest è
articolato in tre sezioni: Fiction, per cortometraggi
della durata massima di 12 minuti; Documentari, per
opere di reportage o di docufiction della durata massima di 30
minuti e infine la sezione Pubblicità, dedicata a
spot pubblicitari per prodotti attuali o vintage, della durata
massima di 45 secondi. Tutti i lavori devono contenere almeno il
60% di immagini d’archivio: max 1 minuto dall’Archivio Luce e il
resto da nosarchives.com, che custodisce in full HD film
realizzati tra il 1922 ed il 1984 girati in formato ridotto (8mm,
9,5mm, 16mm, 17,5mm e Super8). Oltre al materiale scaricabile
dall’archivio, si potranno usare immagini vecchie e nuove girate
con qualsiasi supporto tecnologico. Il festival, fondato e
diretto dalla montatrice e regista Cecilia Pagliarani e
dall’artista Manuel Kleidman è organizzato dall’Associazione
per la salvaguardia della memoria filmica amatoriale Come
Eravamo , in collaborazione con l’archivio di cinema amatoriale
nosarchives.com. Un evento unico, ispirato
dall’opera di salvaguardia della memoria dell’archivio
nosarchives, che possiede, restaura e digitalizza
secondo i più innovati dispositivi dagherrotipi, negativi su vetro,
diapositive, Polaroid, filmini familiari e di viaggi e di fatto
costituisce il primo archivio mondiale di video ed
immagini amatoriali . Il portale ospita più di 10mila
filmati e un innumerevole repertorio di immagini che hanno fatto la
Storia del Ventesimo secolo.
Link per scaricare il
bando: http://www.ilgustodellamemoria.it/
Si tiene a Roma il 7 e l’8
novembre 2015 al Cinema Trevi (vicolo del Puttarello, 25)
– a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti –
la Quarta edizione del festival di cinema vintage “Il gusto
della memoria,” rassegna di film ispirati alle immagini
d’archivio il cui tema di quest’anno è “La Storia
dal Basso”. Attraverso le immagini presenti sull’archivio Nos
Archives (che custodisce in full HD 25mila filmati realizzati tra
il 1922 ed il 1984 girati in formato ridotto 8mm, 9,5mm, 16mm,
17,5mm e Super8) registi, studenti di scuole di cinema, studenti
dei licei raccontano la Storia da un punto di vista alternativo a
quello ufficiale. Il festival, diretto dalla montatrice e regista
Cecilia Pagliarani e dall’artista Manuel Kleidman, ha ottenuto
quest’anno il patrocinio della Commissione Nazionale
Italiana per l’Unesco e avrà come presidente di giuria il
regista Pupi Avati. La giuria è anche formata da
Roger Odin, professore emerito di Scienze
dell’informazione e della comunicazione all’Università
Paris III Sorbonne Nouvelle;Marco
Giusti, critico cinematografico, saggista,
autore televisivo e regista; Enrico
Bufalini, Direttore dell’Archivio Storico
dell’Istituto Luce;Manuel
Kleidman, decoratore di teatro, creatore di
marionette e carri teatrali, pittore, incisore su legno e bronzo,
collezionista ed esperto in arte palestinese;Anaïs la Rocca, regista e art director
eAlessio Santoni, fonico e
tecnico del suono. Per il secondo anno consecutivo sarà di
scena il contest Junior, dedicato a agli
studenti under 18 delle scuole medie e superiori:
tutti sanno ripetere ciò che è scritto sui libri, ma chi potrebbe
raccontare piccoli episodi della vita quotidiana di 90 anni fa? Con
una storia anche inventata e con i materiali cinematografici
realizzati dal 1922 al 1970, presenti in nosarchives.com e
nell’archivio dell’Istituto Luce. Sabato 7
novembre sarà proiettato, tra gli altri, il documentario
di Alessandro Piva,Pasta Nera, che,
attraverso rari filmati e fotografie d’archivio, racconta uno
dei migliori esempi di solidarietà tra Nord e Sud del nostro Paese,
nell’immediato Dopoguerra. Domenica 8
novembre, invece, due
proiezioni accompagneranno i film in concorso:
un film inedito ritrovato dai direttori
del festival, firmato da Carlo Ludovico
Bragaglia e il documentario di Gianni
Amelio e Cecilia
Pagliarani, Registro di classe, che
attraverso immagini d’archivio, racconta la scuola italiana dal
1900 al 1960.
Il contest del festival è articolato
in tre sezioni: Fiction, per
cortometraggi della durata massima di 12 minuti;
Documentari, per opere di reportage o di
docufiction della durata massima di 30 minuti e infine la sezione
Pubblicità, dedicata a spot pubblicitari
per prodotti attuali o vintage, della durata massima di 45 secondi.
Tutti i lavori contengono almeno il 60% di immagini d’archivio.
“Il 2015 è l’anno – sottolinea la
direzione artistica – dei grandi anniversari: il centenario
dell’ingresso italiano nella Grande Guerra, i 70 anni dalla fine
della Seconda Guerra Mondiale, ma anche i 50 anni dalla prima
passeggiata spaziale e i 40 dalla nascita di Microsoft. Che
documenti ci faranno rivivere questi eventi? La storia ufficiale ci
offrirà sicuramente bellissimi film e approfondimenti. Ma cosa
sappiamo degli uomini in trincea nel 1917? Come si viveva a Roma
nel 1945? Chi ricorda i colori delle divise dei nazisti a passeggio
per le città italiane? E quante limonate sono state consumate
ascoltando la radiocronaca della prima passeggiata lunare? La
Storia ora si può raccontare anche grazie alle immagini che i
privati hanno lasciato in custodia a nosarchives.com, foto e
filmini amatoriali”.
Il festival, fondato e diretto dalla montatrice e regista
Cecilia Pagliarani e dall’artista Manuel
Kleidman è organizzato dall’Associazione per la
salvaguardia della memoria filmica amatoriale Come
Eravamo, in collaborazione con l’archivio di cinema amatoriale
nosarchives.com. Un evento unico, ispirato dall’opera di
salvaguardia della memoria dell’archivio
nosarchives, che possiede, restaura e
digitalizza secondo i più innovati dispositivi dagherrotipi,
negativi su vetro, diapositive, Polaroid, filmini familiari e di
viaggi e di fatto costituisce il primo archivio mondiale di
video ed immagini amatoriali. Il portale ospita più di
25mila filmati e un innumerevole repertorio di immagini che hanno
fatto la Storia del Ventesimo secolo.
Chi non ha ancora visto
Avengers Age of Ultron potrebbe incorrere
in uno spoiler dal film, per cui è avvertito.
Siete stati
avvertiti
Nell’unica scena
dopo i titoli di coda dell’ultimo film di casa Marvel, vediamo Thanos, il Titano
Folle, prendere il Guanto dell’Infinito, privo di gemme, e dice:
“Ci penserò da solo”.
In Thor the Dark
World abbiamo visto un altro Guanto, ma, rivela
Kevin Feige, non si tratta dello stesso oggetto.
“Ci sono due
guanti differenti. Quello che avete visto (nella scena di
Age of Ultron, ndr) non è quello nella cripta di
Odino“.
Questa nuova informazione potrebbe
essere preziosa. Potrebbe infatti rappresentare un ulteriore
problema per gli eroi più potenti della Terra, o potrebbe invece
essere la soluzione adatta ai molti conflitti che questi dovranno
affrontare nei prossim racconti cinematografici, vedi
Avengers Infinity War I e
II.
Il Grinta dei Coen
è certamente uno dei film più attesi di questo inizio di nuovo anno
come del resto gran parte dei loro film da Fratello
dove sei? in poi. E tornano in grande spolvero dopo
la parentesi un po’ sottotono di A serious
Man. Tratto dal romanzo di Charles
Portis, da cui fu tratto anche l’omonimo classico del
cinema western che nel lontano 1969 fruttò l’unico Oscar della sua
carriera all’icona hollywoodiana John Wayne, il
film è un’avventurosa storia di vendetta e coraggio impregnata del
loro schietto umorismo e da un capacità narrativa coraggiosa,
supportata da un intreccio classico di genere che impreziosisce il
tutto rendendolo un film di raffinato gusto.
La storia racconta le vicende della
quattordicenne Mattie Ross (Hailee
Steinfeld) che ha perso di recente il padre ucciso
vigliaccamente da un certo Tom Chaney (Josh
Brolin), uno sbandato col vizio del gioco e
dell’alcool che dopo avergli sparato a bruciapelo fugge per unirsi
ad una banda di rapinatori di treni. Spinta dalla sete di vendetta
la piccola Mattie si rivolge ad un vecchio sceriffo federale di
nome Marshall Rooster Cogburn (Jeff
Bridges), che oltre ad avere una passione smodata per
la bottiglia ha anche un pessimo carattere, ma in quanto ad
acciuffare criminali sa il fatto suo. I due accompagnati da un
terzo personaggio, un Texas Ranger chiamato LaBoeuf (Matt
Damon), anch’egli in cerca di Chaney per un omicidio
commesso in Texas, daranno la caccia al fuorilegge per le strade
dell’America di Frontiera.
Il Grinta, il western secondo i
Fratelli Coen
Uno dei punti forti è senza dubbio
una messa in scena di grande levatura che ha il pregio di
facilitare il processo immersivo e accompagna con algida spinta le
vicende narrate, impreziosita ancora di più dalla stupenda
fotografia di Roger Deckins, ormai avvezzo a casa
Coen e che ci ha abituato a splendidi colori nella sua
straordinaria carriera. Sono degne di nota anche le notevoli
interpretazioni di tutto il cast a partire dalla piccola
Hailee Steinfeld, coraggiosa e naturale, per
passare dal Jeff Bridge e il sempre verde
Matt Damon. Una nota di merito va anche a Barry
Pepper che riesce sempre ad essere strepitoso nonostante i ruoli da
comprimario.
Dal canto loro i Coen non sono da
meno. La loro regia è sobria ed attenta, meticolosa ed equilibrata,
accorta al susseguirsi delle vicende dando sempre un impronta
leggera e visibile, facilitati anche da una buona sceneggiatura che
è dosata al punto giusto, arricchita da un umorismo che non invade
mai ma rimane sempre in un perfetto equilibrio. Il tutto su uno
sfondo classico di un genere, quello western, che tanto splendore
ha dato alla storia del cinema e che, ahimè, è un po’ dimenticato
oggi giorno, anche se recentemente ci ha regalato bei film come
l’Appaloosa
di Ed Harris.
In conclusione i Fratelli
Coen sono capaci di regalarci splendidi film quando
decidono di abbandonare un atteggiamento un po’ presuntuoso e
pretenzioso nei confronti del cinema e del pubblico che finora in
alcuni loro film li ha accompagnati. Il grande cinema che è in loro
si mostra proprio in questi momenti, celato da un loro apparente
capriccio.