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Freaks Out, recensione del film di Gabriele Mainetti

Freaks Out, recensione del film di Gabriele Mainetti

Gabriele Mainetti è tornato. L’attesa è stata sfibrante: nel 2015 Lo chiamavano Jeeg Robot era stato un successo clamoroso ricevendo valanghe di riconoscimenti, facendo accedere Ilenia Pastorelli al fatato mondo del cinema (e dei David di Donatello), e confermando una volta in più la sacralità folle delle doti attoriali di Luca Marinelli, così come di Claudio Santamaria – per quanto, quest’ultimo, imbolsito e con l’occhio a mezz’asta, sfruttato in chiave positiva, da eroe ruvido ma dal cuore di panna.

Freaks (sono) out!

Freaks Out è una tra le gemme del cinema italiano in Concorso a Venezia alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, e regala uno spettacolo pirotecnico, proprio come il “Circo Mezzapiotta” di Israel (Giorgio Tirabassi), che non si risparmia in luci, colori e bagliori di fuliggine volante.

Avvalendosi, infatti, sempre della scrittura di Nicola Guaglianone, Gabriele Mainetti confeziona un fantasy intensamente nostrano, ma con l’intelligenza e l’acume dell’elaborazione e la mescolanza di una tecnologia decisamente ben utilizzata, che volge lo sguardo anche verso il cinema del resto del mondo.

Freaks Out parla in maniera perfetta e ritmata di un gruppo di scalcagnati – neanche a dirlo – romanacci d.o.c., che fanno parte, appunto, del “Circo Mezzapiotta” di proprietà di Israel. Cencio (Pietro Castellitto), Fulvio (Claudio Santamaria), Matilde (Aurora Giovinazzo) e Mario (Giancarlo Martini) sono quattro adorabili fenomeni da baraccone, amati come figli dal loro presentatore e gestore d’esibizioni itineranti, che possiedono però realmente dei poteri soprannaturali e che diventeranno, loro malgrado, oggetto d’interesse di un malvagio nazista che prevede il futuro (Franz Rogowski), a sua volta a capo di un sanguinario circo tedesco.

Freaks OutL’ambientazione storica di Freaks Out

Perché, a condimento di tutto questo fantastico carrozzone, il contesto scelto dagli autori è il 1943, anno di grande sofferenza e rastrellamenti, che subiranno tutti i protagonisti della nostra storia, soprattutto per le qualità che li contraddistinguono. E in effetti quasi ogni personaggio del film con cui si entra in contatto è caratterizzato da qualcosa per certi aspetti di orrorifico, dunque le persecuzioni naziste, dopotutto, simboleggiano tutto ciò che in assoluto si vorrebbe distruggere, quando non rientra entro i ranghi dell’accettabilità. Ma non è certo solo questo ad interessare al regista.

Tutta l’architettura di Freaks Out rappresenta in realtà lo spasso di un ragazzo che mette insieme i suoi supereroi, inserendoli in un ambiente a lui caro e conferendogli quel giusto senso di “imbranatezza” che soltanto noi, da bravi italiani un po’ malandati, possiamo conoscere. E nel farlo si diverte un mondo.

Mainetti è un creatore che ha colto l’essenza di come unire l’utile al dilettevole: ciò che si desidera fortemente mettere in scena partendo, però, dalla precisa consapevolezza di chi si è personaggi un po’ storti, bucherellati, ma tremendamente geniali, simpatici e passionali.

Personaggi passionali e “storti”

Tant’è che un altro degli elementi che fa perdutamente innamorare del film, è l’ardore traboccante che trasuda sempre dai suoi protagonisti, anche i cattivi. Il desiderio scalpitante, continuo, che muove ogni interprete della storia: partendo dalla voglia di giustizia, d’amore, di conquista del mondo o dell’attenzione del proprio fratello, ognuno freme per arrivare ad agguantare ciò che agogna.

E il regista sa raccontarlo con un’efficacia così fluida, da renderla vera e incredibilmente attraente. Perché se c’è una cosa che questi supereroi conoscono bene, è la difficoltà a convivere con l’ingombro di loro stessi. Ed così perfetto quando nella scrittura di una storia si combinano insieme l’impaccio e la bellezza, l’artista con l’arte, senza rinunciare mai ai difetti, agli aspetti – naturalmente – un po’ freak.

La spettacolarità del cinema italiano incarnato dalla seconda opera di Gabriele Mainetti, racconta la scaltrezza del non rigettare mai quel che sembra malconcio, ma incorniciarlo con attori che siano dei fuoriclasse, una fotografia e dei suoni calibrati e studiati al millimetro, e da lì far iniziare la magia.

Freaks Out, il trailer infiamma la rete

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Freaks Out, il trailer infiamma la rete

Quanto abbiamo bisogno di un film che ci riporti in sala? Quanto è grande la responsabilità di chi si carica del compito di far uscire un film attesissimo in questo momento storico nella tradizionale forma della distribuzione al cinema? Ebbene, nessun film più di Freaks Out poteva essere scelto per questo difficilissimo compito.

Dopo il grande clamore suscitato dal suo film d’esordio, il semplice eppure geniale Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti si è preso tutto il tempo che gli era necessario per confezionare il film migliore con tutti i mezzi del caso, un film che porta sullo schermo una storia e una visione che sembrano assolutamente travolgenti, divertenti, cinematografici nella scala e nello scopo.

Il trailer di Freaks Out che ha infiammato la rete nelle ore di questo pomeriggio ha dimostrato che il film riserva meraviglie e sicuramente ha generato moltissime aspettative anche nei più scettici. Mainetti ha una mente che pensa in grande e, grazia al suo primo film, è stato messo in grado di realizzare esattamente il film che voleva.

L’attesa per il 16 dicembre adesso è spasmodica. Di seguito, vi lasciamo alcune immagini dal trailer di Freaks Out, che mostrano i misteriosi ed affascinanti protagonisti del film che troveremo prestissimo sugli schermi di tutta Italia:

Guarda il trailer ufficiale di Freaks Out

Nel cast di Freaks Out protagonisti sono Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, con la partecipazione di Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski. Freaks Out è prodotto da Lucky Red e Goon Films con Rai Cinema, in coproduzione con Gapfinders (Belgio).

Freaks Out, la trama

Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede libero” in una città in guerra.

Fraulein: trailer del film con Christian De Sica e Lucia Mascino

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Fraulein: trailer del film con Christian De Sica e Lucia Mascino

Guarda il trailer di Fraulein, il nuovo film con protagonista Christian De Sica e Lucia Mascino in uscita nelle sale dal 26 Maggio.

https://www.youtube.com/watch?v=40suhM0p_JY&feature=youtu.be

Diretto da Caterina CaroneFraulein, racconta della più grande tempesta solare che l’uomo ricordi si abbatte sulla Terra provocando sbalzi di corrente e blackout. Una ben più profonda tempesta si scatena nell’animo di Regina, scontrosa e solitaria zitella da tutti chiamata Fräulein, dopo che un misterioso turista sui sessanta, uomo smarrito e infantile, oltrepassa il cancello del suo albergo chiuso da anni. Quello che doveva essere il fugace “scontro” di una notte, si trasformerà ben presto in una tempestosa e sorprendente convivenza. 

 «Ho sentito sin dall’inizio la necessità di lavorare sullo specifico registro di un certo tipo di commedia, – afferma Caterina Carone – quel tipo di commedia che riesce ad essere al tempo stesso leggera e profonda, divertente e drammatica.»

In sala dal 26 maggio con Videa 

Fratello, dove sei?: tutte le curiosità sul film dei fratelli Coen

Sin dal loro esordio, avvenuto nel 1984 con Blood Simple, i fratelli Joel ed Ethan Coen si sono affermati con una serie di opere cinematografiche che coniugano genere e autorialità, presentando spesso e volentieri situazioni e personaggi grotteschi, a cui ogni etichetta o possibile definizione sembra stare stretta. Dopo aver realizzato negli anni Novanta celebri titoli come Barton Fink, Fargo e Il grande Lebowski, sono entrati nel nuovo millennio con Fratello, dove sei?, dove come al solito si mescolano elementi diversi, dalla commedia al drammatico, dall’avventura all’epica. Uscito in sala nel 2000, è ancora oggi uno dei loro film più amati.

L’idea per Fratello, dove sei? era tra le mani dei Coen già verso la metà degli anni Novanta. Entrambi sapevano di voler realizzare una satira moderna liberamente basata sul poema omerico l’Odissea, pur non avendolo mai letto. I due registi si ispirarono infatti solo agli eventi divenuti più noti attraverso la cultura popolare per dar vita ad un racconto satirico nei confronti della politica e delle campagne elettorali negli Stati Uniti. Lo stesso titolo del film è un riferimento alla pellicola del 1941 I dimenticati, in cui un regista aspira a girare un film intitolato Fratello, dove sei? in cui dar vita ad un commento storico sulla condizione moderna dell’essere umano.

Il film venne inizialmente considerato un’opera minore dei Coen, ma negli anni ha poi acquistato il valore che gli spetta, forte anche di diversi riconoscimenti tra cui una nomination agli Oscar come miglior sceneggiatura non originale. Per gli appassionati dei Coen, è un film imprescindibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla colonna sonora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Fratello, dove sei?: la trama del film

La storia si svolge nel Mississippi all’inizio degli anni Trenta, nel pieno della Grande depressione. Ulysses Everett McGill, Delmar O’Donnell e Pete Hogwallop sono tre galeotti riusciti miracolosamente ad evadere dai lavori forzati. Sotto la guida di Ulyssess, l’unico dei tre con un po’ di buon senso e capacità oratorie, i fuggiaschi si mettono alla ricerca del tesoro da un milione di dollari nascosto prima di essere arrestati. Tale somma è stata sepolta nei pressi di un fiume dove ora sta per essere costruita una diga e ciò spinge i tre ex galeotti a doversi sbrigare per arrivare lì prima che il denaro sia irrecuperabile. Da quel momento, prima di arrivare a ciò che cercano, i tre vivranno una sequenza di imprevedibili incontri e rocambolesce avventure, fino a trovare molto più di quel che cercavano.

Fratello, dove sei?: il cast del film

Per il ruolo di Ulysses Everett i due registi avevano da subito pensato all’attore George Clooney, con il quale desideravano lavorare da tempo. Lo stesso Clooney non vedeva l’ora di recitare in un loro film, accettando la parte senza neanche voler prima leggere la sceneggiatura. L’attore decise poi di far leggere quessta ad un suo zio del Kentucky, sperando di comprendere meglio il personaggio attraverso la lettura di un uomo di campagna. Poiché lo zio è un devoto Battista, egli omise tutte le parolacce. Arrivato sul set, Clooney si trovò così a scoprire un lato inaspettato del personaggio. Egli si esercitò poi anche nel canto per settimane, ma alla fine si decise di farlo doppiare per le scene dove il suo personaggio canta.

Nel ruolo del lestofante Pete Hogwallop vi è invece l’attore John Turturro, qui al suo quarto film insieme ai Coen dopo Crocevia della morte, Barton Fink e Il grande Lebowski. Tim Blake Nelson, da qui in poi divenuto anch’egli un attore ricorrente nel cinema dei Coen, era il vicino di casa di Joel e quando ricevette la sceneggiatura pensò che il regista volesse solo qualche parare. Ritrovatosi invece ad interpretare il ruolo di Delmar O’Donnell, egli praticò un accento del sud recandovisi in vacanza e parlando con gente del posto. Nel film compaiono poi anche John Goodman nel ruolo di Daniel Teague, ladro con un occhio solo, e Holly Hunter nei panni di Penny Wharvey-McGill, moglie di Ulysses.

Fratello, dove sei cast

Fratello, dove sei?: la colonna sonora del film

La colonna sonora del film è diventata negli anni estremamente popolare, superando persino il successo del film. All’inizio del 2001, questa aveva venduto cinque milioni di copie, ha generato un film documentario, tre album successivi (“O Sister” e “O Sister 2“), due tournée e ha vinto i Country Music Awards per Album of the Year e Singolo dell’anno (per “Man of Constant Sorrow“). Ha anche vinto cinque Grammy, tra cui Album of the Year, e ha raggiunto il primo posto nelle classifiche degli album di Billboard la settimana del 15 marzo 2002, 63 settimane dopo la sua uscita e oltre un anno dopo l’uscita del film.

Questa è composta da brani tradizionali statunitensi, ma include anche musica folk, religiosa e gospel. Tutte le canzoni scelte, infatti, riflettono gli stili musicali più popolari dell’epoca in cui è ambientato il film. All’interno di questo, inoltre, i protagonisti formano un fittizio gruppo musicale chiamato Soggy Bottom Boys. Le canzoni da loro eseguite sono però cantate in playback dagli attori, tranne per il caso di In the Jailhouse Now, che venne realmente eseguita da Tim Blake Nelson con la sua voce. Oltre a questi titoli, nella colonna sonora del film si ritrovano anche popolari brani come You Are My Sunshine, Down the River to Pray e Keep On the Sunny Side.

Fratello, dove sei?: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Fratello, dove sei? è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 3 settembre alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

 

Fratelli unici: recensione del film con Raoul Bova

Dopo Stai lontana da me del 2013, Alessio Maria Federici torna alla regia con Fratelli unici, portando insieme per la prima volta sul grande schermo la coppia Bova-Argentero. Nei panni di Pietro e Francesco, i due attori danno vita ad un soggetto apparentemente semplice e leggero che si traduce però in una sceneggiatura eccessivamente attorcigliata.

In Fratelli unici Pietro (Raoul Bova) è un uomo affermato che non sa più come si ama, Francesco (Luca Argentero) è invece un eterno ragazzino che non ha mai amato. Sono fratelli, ma hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici. Un incidente fa perdere completamente la memoria a Pietro: ora è come un bambino. La sua ex moglie Giulia (Carolina Crescentini) sta per sposarsi e non ne vuole sapere di lui, così Francesco è costretto a portarselo a casa e, per la prima volta, a fare la parte dell’adulto. Ha inizio una folle convivenza che si svolge davanti agli occhi di Sofia (Miriam Leone), la giovane e bella vicina di casa di Francesco.

Fratelli unici adotta una pluralità di punti di vista: non solo il rapporto tra questi due fratelli che nel corso della loro vita hanno desiderato tutto tranne che essere tali, ma anche le dinamiche relazionali che si vengono ad instaurare con la controparte femminile. Difficile, dunque, stabilire il filo conduttore di una pellicola in cui confluiscono non una, ma ben due, anzi tre storie: il tema delle seconde opportunità si fonde all’impossibilità di riuscire a perdonare sia se stessi che gli altri, ma c’è anche spazio per l’amore, tra chi sostiene che non esiste e chi, invece, proclama che sia “l’unica cosa che non dipende dai punti di vista” – che nel film di Federici sono anche troppi. Fratelli unici cerca di intrecciare tra loro più visioni, risultando in perenne bilico tra dramma e commedia (con immancabili punte di gratuito sentimentalismo) e alla costante ricerca di un ritmo inesistente.

Raoul Bova e Luca Argentero dimostrano una buona alchimia , nonostante si faccia piuttosto fatica ad accettare la credibilità del primo nei panni di un uomo maturo la cui mente diventa improvvisamente quella di un bambino di quattro anni che scopre ogni giorno qualcosa di nuovo – siamo più o meno ai livelli di improbabilità raggiunti con il personaggio di Francesco interpretato da Bova in Indovina chi viene a Natale? di Brizzi. Dal canto loro, Carolina Crescentini e Miriam Leone, oltre all’indubbia bellezza, offrono nel complesso due buone interpretazioni e oscurando in più di un’occasione i colleghi maschi.

Fratelli unici, in uscita nelle sale il 2 ottobre, è una commedia che cerca più volte l’incursione nel dramma con scarsi risultati. Un film che vuole apparire più di quello che è, con uno script che analizzando varie storie da differenti angolazioni risulta materia quasi intrattabile per lo spettatore.

Fratelli Unici: la sinossi del film con Raul Bova

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Fratelli UniciEcco la sinossi ufficiale di Fratelli Unici, prossimo film diretto da Alessio Maria Federici con un cast di volti notissimi e amatissimi del cinema italiano. Protagonisti della vicenda sono infatti Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini e Miriam Leone. Il film è prodotto da Lux Vide con RAI Cinema.

Ecco la sinossi:

Il regista di Stai lontana da me dirige un’ inedita coppia comica in un film sulle insolite alchimie tra fratelli. Pietro è il fratello di Francesco e per colpa di un incidente se lo è dimenticato, Francesco è il fratello di Pietro e per colpa dell’incidente è costretto a ricordarsene.

Un uomo affermato che non sa più come si ama, un eterno ragazzino che non ha mai amato.  Hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici e ora sono obbligati a  riscoprirsi fratelli. E forse a scoprire l’amore…

Fratelli Unici: la conferenza stampa del film con Raoul Bova e Luca Argentero

E’ stato presentato oggi alla stampa, presso il Cinema Barberini di Roma, Fratelli Unici, la nuova commedia del regista Alessio Maria Federici (Stai lontana da me) che segna la prima collaborazione di Raoul Bova e Luca Argentero. Presenti in conferenza stampa, oltre ai due attori protagonisti, anche Carolina Crescentini e Miriam Leone – la controparte femminile -, la sceneggiatrice del film Elena Bucaccio, e i produttori Matilde e Luca Bernabei. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Come giudichereste i vostri personaggi?

Luca Argentero: “E’ un film che ha avuto una genesi travagliata. All’inizio delle riprese né io né Raul eravamo veramente in forma. Però c’è stata da subito una grande sintonia tra di noi… anche Alessio l’ha notato. Ai fini della storia del film era molto importante che tra di noi si venisse a creare una certa complicità. Onestamente non stimo molto il mio personaggio, soprattutto all’inizio. E’ un irresponsabile, uno che non vuole responsabilità. Inoltre, non ha un buon rapporto con i sentimenti. Penso che non ci sia nulla di stimabile in merito a lui. E’ però un personaggio che cambia, che cambia grazie al rapporto con questo fratello e alle sue parole che sono in qualche modo salvifiche”.

Raul Bova: “Credo che questi due fratelli siano complementari. L’uno trasforma l’altro. Penso che il filo conduttore del film siano le secondo opportunità. E’ un film che da speranza. Molto spesso nella vita tendiamo ad allontanarci dalle persone che amiamo, quando in realtà basterebbe davvero poco per sentirle più vicine a noi”.

Carolina Crescentini: “Il personaggio di Giulia ha perso l’amore della sua vita, il padre di sua figlia… insomma, ha persona tutto. E’ una donna che sta cercando di iniziare una nuova vita con un uomo che non ama ma che le da serenità e stabilità. Penso che sia il simbolo di chi si accontenta, come molto spesso accade oggi. L’incidente di Pietro è quasi un evento “magico”, perché dimenticandosi della sua vita passata, si innamora nuovamente di lei, scegliendola ancora una volta. Da qui tutto viene rimesso in discussione… Giulia è costretta a mettersi in discussione ancora una volta”.

Miriam Leone: “Sofia è un personaggio contraddittorio. E’ forte ma allo stesso tempo molto fragile. Si inserisce in questo rapporto tra fratelli e riesce a far valere la sua visione dell’amore, facendo capire ad entrambi che l’amore vero può esistere”.

Com’è stato dirigere questo quartetto di attori?

Alessio Maria Federici: “E’ stato un grandissimo gioco. Li conoscevo già tutti. Avevamo già lavorato insieme in altre occasioni. Abbiamo cercato di approcciarci a questa storia nella maniera più semplice possibile. E’ una storia di vita. Raccontiamo come si può ripartire dopo un errore, e farlo con loro è stato facile e divertente”.

Quali sono state le difficoltà incontrate nel raccontare questa storia? Ci sono degli elementi che potrebbero far pensare ad una serie tv?

Elena Bucaccio: “Scrivere questo film è stato come fare una serie tv. Ci ha coinvolto tanto, ci ha tenuto sul pezzo fino all’ultimo secondo. Abbiamo consegnato le pagine con il set che stava per aprire. Il bello di questo film è che ha tanti personaggi, e quindi tanti punti di vista. Forse questo lo accomuna ad una serie tv. Sì, sicuramente. Non parla di un solo percorso, ma di tanti percorsi”.

Perché avete accettato di produrre questo film?

Luca Bernabei: “Io e Matilde siamo fratelli, quindi è come se ci fosse un pezzo di noi in questa pellicola. Ci siamo trovati e ritrovati tante volte. E’ un film che parla di perdono, del concedere e concedersi una seconda opportunità. Non la diamo a noi stessi, non la diamo a chi amiamo, non la diamo a nostri fratelli. Credo che il tema forte di questo film sia anche una necessità della nostra società: darsi una seconda opportunità, tornare a perdonarsi”.

Com’è stato lavorare con due “prime donne” come Luca e Raoul?

Carolina Crescentini: “Luca e Raoul non sono affatto delle prime donne. Anzi, sono due brave persone. E’ stato un piacere lavorare con loro. In giro c’è tantissimo ego; loro, invece, sono due ragazzi favolosi. Non c’è stato mai un momento “strano”… non c’era competizione tra di noi, ci siamo trovati benissimo sul set. Il cinema è un gioco di squadra… le “prime donne” rallentano il gioco, e questo non è possibile”.

Miriam Leone: “Siamo stati dei compagni di classi. Ci siamo divertiti tantissimo”.

Che rapporti avete nella vita reale con i vostri fratelli o sorelle?

Luca Argentero: “Sono orgogliosamente un fratello maggiore. Ho una sorella alla quale sono molto affezionato, e anche lei è molto affezionata a me. Adoro questo ruolo di fratello più grande. Abbiamo un bellissimo rapporto”.

Raoul Bova: “Io ho due sorelle molto più grandi di me. Sono cresciuto un po’ come figlio unico, non avendo mai avuto un fratello maschio ed essendoci questa grande differenza d’età con loro. Ciononostante, sono molto legato alle mie sorelle. Ad ogni modo, andando avanti mi sono accorto che si possono anche incontrare tante altre persone, amici, che possono davvero diventare come fratelli”.

Fratelli unici uscirà al cinema il prossimo 2 ottobre, distribuito in 400 copie.

Fratelli Unici: clip del con Raul Bova e Luca Argentero

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Il regista di “Stai lontana da me” dirige i due sex symbol del cinema italiano, per la prima volta insieme sullo schermo. Pietro (Raoul Bova) è un uomo affermato che non sa più come si ama, Francesco (Luca Argentero) è un eterno ragazzino che non ha mai amato. Sono fratelli, ma hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici.

Un incidente fa perdere completamente la memoria a Pietro: ora è come un bambino. La sua ex moglie Giulia (Carolina Crescentini) sta per risposarsi e non ne vuole sapere di lui, così Francesco è costretto a portarselo a casa e, per la prima volta, a fare la parte dell’adulto.

Ha inizio una folle convivenza le cui punte tragicomiche si svolgono davanti agli occhi di Sofia (Miriam Leone), la vicina di casa giovane, bella ma soprattutto irritata dalla superficialità di maschio alfa con la quale Francesco cerca di rieducare il fratello.

Per lei “l’amore è l’unica cosa che non dipende dai punti di vista”, mentre per Francesco il punto di vista è uno solo: l’amore non esiste…

Ma il giorno in cui Pietro, uscendo di casa, incontra lo sguardo di una ragazza che gli fa battere il cuore, scopriremo che anche quando si è dimenticato tutto, non si può dimenticare chi si è amato veramente.

Fratelli Unici: character poster e video dal set con Luca Argentero e Raoul Bova

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Ecco i character poster di Fratelli Unici, in cui possiamo vedere i due protagonisti Luca Argentero e Raul Bova, rispettivamente nei panni del fratello playboy e del fratello romantico.

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FRATELLO BOVA CRESCENTINI 28x40 BOVA NEWProtagonisti della vicenda sono infatti Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini e Miriam Leone. Il film è prodotto da Lux Vide con RAI Cinema.

Il regista di Stai lontana da me dirige un’ inedita coppia comica in un film sulle insolite alchimie tra fratelli. Pietro è il fratello di Francesco e per colpa di un incidente se lo è dimenticato, Francesco è il fratello di Pietro e per colpa dell’incidente è costretto a ricordarsene.

Un uomo affermato che non sa più come si ama, un eterno ragazzino che non ha mai amato.  Hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici e ora sono obbligati a  riscoprirsi fratelli. E forse a scoprire l’amore…

Di seguito potete invece vedere alcuni video dal set e dietro le quinte del film:

Fratelli Russo: Secret Wars, Avengers e tutto ciò che è accaduto al panel del Comic-Con

In un anno in cui al Comic-Con molti dei principali studi cinematografici non presenteranno progetti, i Fratelli Russo hanno entusiasmato i fan e hanno portato virtualmente al loro panle una serie di ospiti d’eccezione. Presenti via FaceTime all’incontro con i registi di Avengers: Endgame ci sono stati infatti Mark Ruffalo, Chris Evans, Chris Hemsworth, Paul Rudd, Robert Downey Jr e Tom Holland.

Holland, in particolare, che ora è in sala con Spider-Man: Far From Home, ha partecipato all’incontro per parlare di Cherry, il suo prossimo film, che arriverà ad ottobre, e che Joe e Anthony Russo stanno girando, vicino alla loro città natale, a Cleveland, nell’Ohio. Il progetto è basato sul romanzo di Knopf, e si avvicina alla vera storia di vita dell’autore, un ex medico dell’esercito tornato dall’Iraq con un PTSD (disturbo da stress post-traumatico) non diagnosticato, che, caduto in dipendenza da oppiacei, ha iniziato a rapinare le banche. I fratelli hanno dichiarato, in occasione del panel, che il film sarà vietato ai minori (Rating-R).

“È una storia sulla tossicodipendenza e la crisi degli oppioidi. Ci ha toccato entrambi, è un film profondamente personale per noi. L’uomo che ha scritto il libro ha attraversato lo stesso percorso di crescita che abbiamo affrontato noi, nella stessa parte della città in cui siamo cresciuti – ma con diverse esperienze” ha detto Joe Russo.

“Sarà Rating-R –  ha aggiunto Anthony Russo a proposito di CherryÈ un film complicato e maturo. Non è un film di intrattenimento come per i film Marvel, ma queste sono storie che devono essere raccontate, e io e Joe siamo nella posizione per realizzare queste storie”.

All’inizio del panel, ai Russo è stato chiesto se potevano essere interessati a dirigere un film su Secret Wars per la Marvel. “Il nostro percorso alla Marvel è stato un momento creativo trai migliori e ci piacerebbe lavorare ancora con loro, forse proprio su Secret Wars – ha detto Joe Russo – Si tratta di uno dei nostri racconti preferiti di quando eravamo giovani e l’ho letto d’un fiato quando avevo 12 anni”, ha aggiunto.

Ma sembra che se dovessero portare avanti un film su Secret Wars, i fratelli Russo dovrebbero programmarlo molto in avanti con gli anni, visto che il loro studio, AGBO Studios, ha in cantiere tutta una serie di film più piccoli, tra cui  21 Bridges, Electric State e un film per Netflix, Dhaka, con Chris Hemsworth e la loro serie animata Magic The Gathering.

Inoltre, i Russo hanno anche annunciato di aver acquisito l’IP per la serie anime giapponese, Battle of the Planets, per trasformarla in un film d’azione che dirigeranno loro, mentre in co-produzione con Amazon, lavoreranno alla serie Grimjack.

L’incontro ha anche visto, come dicevamo, il collegamento via FaceTime di molti Vendicatori, che hanno contribuito ad alleggerire i toni e a fare ai registi domande sciocche sui colleghi, come Paul Rudd che ha chiesto quale Chris (Evans o Hemsworth) avesse il fondoschiena migliore (il pubblico ha votato per Evans). O ancora, all’intervento di Mark Ruffalo, Joe Russo ha chiesto al pubblico della Hall H chi è il Il Vendicatore più astuto: Bruce Banner o Tony Stark? Tutti hanno urlato Tony Stark.

Robert Downey Jr. ha chiesto al duo di commentare il cambiamento di Stark tra la prima e la seconda volta che ha pronunciato la battuta “io sono Iron Man“, ovvero tra la fine del primo Iron Man, alla fine di Endgame.

Il panel è cominciato con un video tributo a tutto il lavoro che i Russo hanno svolto fino a questo momento, quindi non solo i grandi successi Marvel, ma anche le esperienze in tv, in particolar modo con Community.

Fonte: Deadline

Fratelli Russo: la sala cinematografica è “elitaria”, dire che sia un luogo sacro è una “cazzata”

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I Fratelli Russo sono intervenuti sul dibattito relativo allo scontro tra sala cinematografica e cinema con una risposta molto netta, definendo “elitaria” l’idea di poter andare al cinema e affermando che l’idea dell’esperienza cinematografica concepita come sacra è una “cazzata”. Sostengono che i cinema sono costosi e che possono ostacolare l’idea di “permettere a tutti di entrare sotto la tenda”. Si pronunciano anche sulla condivisione di account, pratica che consente a più persone di vedere più contenuti senza la spesa aggiuntiva di pagarli “a pezzo”. I filmmaker rifiutano apertamente l’idea di una guerra culturale tra sala e streaming, definendola “cavolate”.

“Il cinema d’autore ha ormai 50 anni. È stato concepito negli anni ’70. Siamo cresciuti con questa idea. Eravamo bambini, per noi era davvero importante. Ma siamo anche consapevoli che il mondo ha bisogno di cambiare e più cerchiamo di impedirgli di cambiare, più creiamo caos. Non spetta a nessuno rifiutare le idee della prossima generazione. Siamo in crisi in questo momento perché tutti sono in guerra tra loro. È triste da vedere, dal momento che siamo ragazzi che sono cresciuti amando il cinema. Una cosa da ricordare, inoltre, è che è un concetto elitario poter andare al cinema. È fottutamente costoso. Quindi, questa idea che è stata creata – a cui ci aggrappiamo – che il cinema sia uno spazio sacro, è una cazzata. E rifiuta l’idea di far entrare tutti sotto la tenda. Laddove la distribuzione digitale è preziosa, a parte quanto ho detto prima su come ha contribuito alla diversificazione dei contenuti, è che le persone possono condividere account; possono ottenere 40 film al costo di un film. Ma avere una sorta di guerra culturale sul fatto che ci sia valore o meno per noi è da pazzi.”

E voi cosa ne pensate di questa posizione insolita per dei registi?

I Fratelli Russo sono al cinema con The Gray Man, il prodotto più costoso della storia di Netflix, che arriverà sulla piattaforma dal 22 luglio.

Fratelli nemici – Close Enemies: recensione del film di David Oelhoffen

Altro giorno, altro film. Dopo aver visto commedie brillanti, biopic ‘spaziali’, remake horror e film western, la 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ci propone un thriller, portando sul grande schermo l’ultimo film di David Oelhoffen, dal titolo Fratelli nemici – Close Enemies, presentato in concorso.

In Fratelli nemici – Close Enemies Nati e cresciuti nei sobborghi di Parigi, Manuel (Matthias Schoenaerts) e Driss (Reda Kateb), un tempo quasi fratelli più che semplici amici, hanno poi preso strade diverse, anzi, opposte. Mentre il primo per poter sopravvivere in quel quartiere malfamato ha scelto la strada della criminalità diventando un narcotrafficante, l’altro, al contrario, è diventato un poliziotto. Ma qualcosa di terribile farà incrociare di nuovo le loro vite. In attesa di un grande carico di droga proveniente dal Portogallo da consegnare ad un certo Reyes, il SUV di Manuel viene attaccato e la sua banda sterminata. Costretto a darsi alla macchia per sopravvivere, si troverà a dover chiedere aiuto proprio al suo peggior nemico.

Freres Ennemis

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C’è chi dice che thriller e action movie siano appannaggio esclusivo degli americani. Oelhoffen, invece, con il suo Fratelli nemici – Close Enemies, si diverte a dare del filo da torcere ai suoi colleghi a stelle e strisce. Utilizzando l’ormai collauda struttura di genere, il regista imbastisce un film classico nel senso più stretto del termine. Abbiamo infatti un cattivo ragazzo dal cuore tenero che di giorno gioca a pallone con il figlio e di notte spaccia e un cattivo ragazzo che invece ha cambiato vita; non mancano inoltre droga, poliziotti, inseguimenti e tante sparatorie.

Fratelli nemici - Close Enemies

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Quella di David Oelhoffen sembrerebbe la ricetta per il perfetto thriller/action movie ma in realtà anche Freres Ennemis presenta non pochi problemi. Nonostante il genere cinematografico di appartenenza, il film in alcuni momenti sembra soffrire a causa del suo ritmo altalenante; si alternando, infatti, momenti d’azione davvero avvincenti che tengono lo spettatore incollato allo schermo ad altri invece fin troppo lenti e quasi statici. Ma a risollevare le sorti di un film tutto sommato abbastanza banale, ci pensano i due meravigliosi protagonisti; Matthias Schoenaerts è perfettamente a suo agio nel ruolo nel ruolo del cattivo in cerca di vendetta laddove Reda Kateb invece è il suo perfetto antagonista.

Fratelli nemici – Close Enemies non brilla certo per originalità sia nel contenuto che nella forma ma è un film godibile proprio per la sua semplicità, pieno di interessanti spunti di riflessione e che metterà d’accordo gran parte del pubblico in sala.

Fratelli d’Italia – recensione

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Fratelli d’Italia – recensione

Fratelli d’Italia – Tre storie di tre adolescenti immigrati che frequentano l’Istituto Tecnico Toscanelli di Ostia, tre vite raccontate in 90 minuti nel documentario di Claudio Giovannesi, regista di “La casa sulle nuvole” e del documentario “Welcome Bucarest”. Alin Delbaci, 17 anni, rumeno, vive in Italia da quattro anni, ha un rapporto difficile con i compagni di classe e con la professoressa di italiano.

Masha Carbonetti, 18 anni, bielorussa, è stata adottata quando aveva 4 anni da una famiglia italiana, si è integrata completamente nella nostra società, ha da poco ritrovato il fratello e vorrebbe andarlo a trovare in Bielorussia. Nader Sarhan, 16 anni, di origine egiziana ma nato a Roma, oltre ad avere problemi scolastici deve affrontare l’ostilità dei genitori (fortemente legati alla loro religione e molto tradizionalisti) che non accettano il suo legame con una ragazza italiana.

Fratelli d’Italia

Sicuramente il tema trattato, i problemi di integrazione legati anche ai classici problemi adolescenziali che rendono ogni ragazzo uguale anche se di nazionalità differente, è molto attuale e molto interessante, soprattutto per il modo in cui è trattato. Non c’è una trama, una sceneggiatura da seguire che rischia di non essere realistica, ma è un racconto di vite vere, un girato di mesi e mesi, tagliato ed adattato per il grande schermo che segue passo passo i protagonisti del documentario. Un grande fratello, che ha si dei problemi di audio e di fotografia, ma che riesce a tenere alta l’attenzione, a portare gli spettatori ad immedesimarsi con i ragazzi e cercare di capire i loro problemi e i loro pensieri. Certo il modo di affrontare il tema è originale o quanto meno poco visto in Italia, un documentario che non solo spiega il problema dell’integrazione (che a quanto pare non è tanto posto dai giovani italiani, quanto piuttosto dall’idea che gli immigrati hanno di noi italiani e di come si pongono nei confronti della società), ma mostra anche come la scuola cerca di aiutare questi ragazzi e come i loro problemi somiglino a quelli di qualsiasi altro ragazzo adolescente. Alin per esempio non vuole comunicare con i suoi compagni di scuola ne tantomeno con la professoressa di italiano, sono loro invece che cercano in tutti i modi di parlare con lui e di farlo ragionare; mentre, nella storia di Nader sono i genitori di lui, che essendo islamici tradizionalisti, non vogliono mischiare la loro cultura con la cultura italiana. Masha invece, ormai pienamente integrata, cerca di ascoltare i consigli di genitori e insegnanti per affrontare il suo problema, che non è solo quello di partire per la Bielorussia ma anche quello di un ragazzo geloso che non la vorrebbe far partire da sola.

Beh, quale ragazzo non ha avuto problemi con la scuola? Chi non ha mai litigato con i professori? Chi non ha mai discusso con i proprio genitori per il/la ragazzo/a? Insomma ragazzi come gli altri ma con in più il problema dell’integrazione, ma tutti e tre aiutati e supportati dalla scuola e dalle proprie famiglie. Anche se a volte sembra che la storia sia forzata o quantomeno ci sia lo zampino del regista che sperava in qualcosa in più (anche se lo stesso Claudio afferma che di forzato non ci sia niente o comunque nulla di rilevante) non risulta essere un problema, non è un aspetto negativo che distrugge la credibilità del documentario. Credibilità che risulta non solo  dalle modalità di ripresa ma anche dal linguaggio (a volte anche molto forte!) e dai fatti raccontati (basta pensare alla scena dove Nader afferma di essere razzista!). In conclusione quindi si può dire che sia un ottimo lavoro che, anche se girato con pochi mezzi e con un badget limitato, è interessante e a tratti anche divertente, una piacevole novità che si spera abbia il successo che merita.

Fratellanza – Brotherhood: recensione del film

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Fratellanza – Brotherhood: recensione del film

Tutti ne parlano, nessuno ne racconta. L’omosessualità è senza dubbio un tema inflazionato e talvolta banalizzato. Ecco che dalla Danimarca arriva un piccolo gioiello e ogni racconto visto ao ascoltato in precedenza sullo stesso tema diventa banale. Fratellanza – Brotherhood di Nicolo Donato racconta la storia di due ragazzi, Jimmy e Lars, che si uniscono ad un gruppo di neo-nazi, salvo poi scoprire tra loro una passione ardente e autentica che collide violentemente con l’ideologia che i due dovrebbero abbracciare. La scelta sarà presto inevitabile: seguire i propri sentimenti o scegliere il gruppo?

Fratellanza – Brotherhood con una gestazione di quattro anni, arriva al Festival di Roma sorprendendo ed emozionando, ma soprattutto facendo riflettere sul tema dell’ identità sessuale, ma anche su quello più profondo della scelta, del cambiamento della vendetta e della punizione. Brotherhood è un film fatto bene, costruito con attenzione e diligenza, con una fotografia notevole e degli interpreti eccezionali. Vince il Gran Premio della Giuria e Marc’Aurelio d’oro.

Fratellanza – Brotherhood, il film

Fratellanza – Brotherhood segue linee guida apparentemente convenzionali ponendo nella parte finale l’accento sulle conseguenze delle proprie scelte e delle proprie azioni presenti e passate. Con un misto di delicatezza narrativa e durezza delle immagini e dei temi trattati il film di Donato arriva al cuore e al cervello spingendo oltre la naturale organizzazione narrativa riguardo ai film sull’omosessualità che si vedono in giro. E’ prima di tutto una storia di crescita, una storia d’amore, una storia dura che svolta nel finale in maniera tanto interessante quanto inaspettata anche se annunciata.

Le conseguenze delle proprie azioni si pagano nel bene e nel male, si esce cambiati dai traumi della vita, ma tante volte la sofferenza non riesce a scalfire quelle che sono convinzioni assurde e tante volte simulate, il rimorso non attecchisce lì dove non c’è terreno fertile e tante volte l’amore si trova nei momenti, nei posti e con le persone mai immaginate. Tutto questo è Fratellanza – Brotherhood, un ritratto bellissimo di una storia d’amore.

Frasi romantiche: le migliori dai film più belli

Frasi romantiche: le migliori dai film più belli

Alcuni di noi cinefili vivono nei film. Alcuni di noi fanno collezione di frasi e citazioni, per ispirarsi, per capirsi, per esprimersi. La sceneggiatura e lo scrivere per il cinema è un mestiere complesso: servono ritmo e credibilità, intuito, fantasia. Ma servono anche sensibilità e un certo orecchio per le frasi memorabili, perché il pubblico le cerca. Vuole essere ispirato dal cinema, avere qualcosa da ricordare e portare con sé, magari trasmettere, e usare. Ecco le migliori frasi romantiche dai film: dieci film d’amore scelti per voi, quelli meglio scritti e con le frasi da ricordare e da usare, quelli più profondi, sorprendenti, intensi.

Frasi romantiche

frasi romantiche

Tra le frasi romantiche migliori del cinema, ce ne sono alcune di film recentissimi: due film delicati che vanno dritti al punto, a cosa sia essere umani, avere sentimenti, amare, avere il cuore spezzato.

Lei, Spike Jonze (2013)

  • Io dico che chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia. È come se fosse una forma di follia socialmente accettabile. (Amy)
  • Ma il cuore non è una scatola che viene riempita, aumenta di volume ad ogni nuovo amore. (Samantha)
  • E come se stessi leggendo un libro… è un libro che amo con tutta me stessa, ma lo leggo lentamente ora, le parole sono distanti tra loro gli spazi tra le parole sono quasi infiniti. Riesco ancora a sentire te e le parole della nostra storia, ma è in questo spazio infinito tra le parole che sto trovando me stessa ora. È un posto che non appartiene al mondo fisico, dove ci sono cose che neanche sapevo esistessero. Ti amo tantissimo. Ma ora sono qui, e ora sono questa, e devi lasciarmi andare, per quanto io lo voglia, non posso più vivere nel tuo libro. (Samantha)
  • Va bene. Stasera, dopo che sei andato via, ho pensato tanto. A te e a come mi trattavi e ho pensato “Ma perché lo amo?”. E poi ho sentito che dentro di me mi stavo liberando da tutto quello a cui ero aggrappata e ho capito che non c’è un motivo razionale, non ne ho bisogno. Mi fido di me stessa, mi fido di quello che sento. Non cercherò più di essere diversa da quella che sono, e spero che tu lo possa accettare. (Samantha)

Chiamami col tuo nome, Luca Guadagnino (2017)

  • Vedrete che ci dirà addio così, quando arriverà il momento: “a dopo!” (Elio)
  • Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio (Oliver)
  • Io non ho mai avuto ciò che avete avuto voi. Ci sono andato molto vicino ma c’era sempre qualcosa che mi bloccava (Mr. Perlman)
  • Quando meno te lo aspetti la natura ha dei modi astuti per trovare il nostro punto debole. Ricorda solo: io sono qui. In questo momento potresti non voler sentire nulla. Forse non hai mai desiderato sentire niente. E forse non è a me che vorresti parlare di queste cose. Ma ovviamente qualcosa l’hai provato. Hai avuto una splendida amicizia. Forse più di un’amicizia. E io t’invidio. Al mio posto, molti genitori spererebbero che tutto questo scompaia, pregando che i loro figli si rimettano in piedi. Ma io non sono quel genere di genitore. Asportiamo così tanto di noi stessi per cercare di guarire prima, che quando poi arriviamo a trent’anni siamo già falliti, e ogni volta che ricominciamo con qualcun altro abbiamo sempre meno da offrirgli. Ma costringersi a non provare niente per non provare niente, che spreco! Ne ho parlato abbastanza? Allora dirò solo un’altra cosa per schiarirti le idee. Io non ho mai avuto ciò che avete avuto voi. Ci sono andato molto vicino ma c’era sempre qualcosa che mi bloccava. Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Solo ricorda, i nostri cuori e i nostri corpi ci vengono donati una volta sola. E prima che tu te ne renda conto, il cuore si logora, e quanto al tuo corpo, a un certo punto arriva il momento in cui nessuno lo guarderà, né tanto meno vorrà avvicinarvisi. Adesso c’è il dispiacere. Il dolore. Non ucciderlo, perché assieme ad esso se ne andrebbe pure la gioia che hai vissuto. (Mr. Perlman)

Frasi romantiche brevi

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Lunghissimi monologhi, ma anche brevi frasi romantiche che tutti ricordiamo. Che usiamo come tatuaggi, che scriviamo alle altre persone, piccoli messaggi. Ecco alcune frasi romantiche brevi: nello stile dei famosi cartelli di Love Actually.

Love Actually: L’amore davvero, Richard Curtis (2003).

  • Io ho la strana sensazione che – se lo cerchi – l’amore davvero è dappertutto.
  • Ti amo anche quando stai male e hai una faccia che fa… schifo! (Jamie)
  • Soprattutto perché (se non lo dici a Natale quando lo dici, eh?) sono veramente tua. Con amore. La tua Natalie.
  • Ma sì, papà, facciamolo. Andiamo a sputtanarci per amore. (Sam)
  • Ma per ora lasciami dire, senza speranza né intenzioni, solo perché è Natale (e a Natale si deve dire la verità): tu per me sei perfetta.

Orgoglio e Pregiudizio, Joe Wright (2005)

  • Mi avete stregato anima e corpo e vi amo… vi amo… vi amo. E d’ora in poi non voglio più separarmi da voi. (Mr. Darcy)
  • Ma lei lo corrisponde? Pochi di noi sono abbastanza sicuri di amare sul serio qualcuno senza un appropriato incoraggiamento. (Mrs. Lucas)
  • Siamo tutti folli in amore. Egli non conosce il suo carattere quanto noi. E lei dovrebbe sbrigarsi, intrappolarlo. (Mrs. Lucas)
  • Vi amo con grande ardore… Vi prego, concedetemi la vostra mano. (Mr. Darcy)

Frasi romantiche da dedicare

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Chi lo dice che usare frasi tratte da film è sbagliato? Ecco delle frasi romantiche tratte da due film memorabili, perfette da dedicare:

La vita di Adèle, Abdellatif Kechiche (2013)

  • Io sono felice. Sono felice con te. Sono felice come sto. È questa la mia maniera di essere felice. (Adele)
  • Dove vado senza di te? (Adele)
  • Ho te e mi basta. (Adele)
  • Mi manchi. Sto male a non toccarti più, a non vederti più, a non respirarti più. Ho voglia di te continuamente. Non ho voglia di nessun altro. Mi manca tutto. (Adele)

Le pagine della nostra vita, Nick Cassavetes (2004)

  • L’amore più bello è quello che risveglia l’anima e ci fa desiderare di arrivare più in alto… è quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente… questo è quello che tu mi hai hato e che spero di darti per sempre. (Noah)
  • E allora non sarà facile anzi sarà molto difficile. E dovremo lavorarci ogni giorno. Ma io voglio farlo perché io voglio te! Io voglio tutto di te, per sempre. Io e te ogni giorno della nostra vita. (Noah)
  • Ti amo, Allie, perché grazie a te sono l’uomo che sono. In te si concentrano tutte le mie ragioni di vita,tutte le mie speranze,tutti i miei sogni,e qualunque cosa accada in futuro ogni giorno trascorso assieme sarà il più bello della mia esistenza . io sarò tuo per sempre. E tu tesoro, sarai mia per sempre. (Noah)
  • Sei l’esaudimento di ogni mia preghiera. Sei un sogno, una musica, e non so come mi sia stato possibile vivere tanto a lungo senza di te. Ti amo, Allie, piu’ di quanto tu immagini. Ti ho sempre amato. Ti amerò per sempre. (Noah)

Frasi romantiche canzoni

frasi romantiche

E al cinema, alcune delle frasi più belle si trovano nei musical. Ecco allora le frasi più romantiche da alcune delle canzoni d’amore più famose della storia del cinema (tradotte dall’inglese).

Moulin Rouge, Baz Luhrmann (2001)

  • La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare! (Christian)
  • L’amore è come l’ossigeno! L’amore è una cosa meravigliosa, ci innalza verso il cielo! Tutto quello che ci serve è amore! (Christian)
  • Che bella la vita, ora che il mondo mi ha dato te. (Christian)
  • E ti prego credimi quando dico che ti amo… (Christian)
  • Non ricordo più se i tuoi occhi sono verdi o blu… comunque sia voglio dirti che per me hai gli occhi più dolci che abbia mai visto. (Christian)
  • Comunque vada, ti amerò fino al giorno in cui morirò. (Christian e Satine)

Dirty Dancing – Balli proibiti, Emile Ardolino (1987)

  • Resta, solo per un po’. Per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, Dimmi che resterai.
  • Adesso ho vissuto il momento più bello della mia vita, non mi sono mai sentito così prima. Giuro, è la verità, e lo devo tutto a te.
  • Ho aspettato per così tanto, e ora finalmente ho trovato qualcuno che mi stia accanto.
  • Segretamente, così ci siamo presi per mano, perché sembrava avessimo capito l’urgenza. Solo ricorda, sei l’unica cosa di cui non posso fare a meno.
  • La notte in cui ci siamo conosciuto, ho capito che avevo bisogno di te.
  • Ti farò felice, piccola, aspetta e vedrai. Per ogni bacio che mi dai, io te ne darò tre. Ti ho aspettata dal giorno in cui ti ho incontrata. So che ti adorerò per l’eternità.

Frasi romantiche per lei e per lui

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Parlare d’amore è per tutti. Senza freni, senza vergogna, senza stereotipi. Ecco frasi romantiche per lei e frasi romantiche per lui. Dichiarazioni da Notting Hill, dove parla lei; e da Bridget Jones, dove parla lui.

Notting Hill, Roger Michell (1999)

  • “Per June, che amava questo giardino. Da joseph, che le sedeva sempre accanto”… Certe persone passano la loro vita insieme… (Anna)
  • Oggi devo partire, ma mi chiedevo… Se non lo facessi, insomma tu mi lasceresti frequentarti un po’? O molto, magari, per vedere se ti piaccio ancora. (Anna)
  • Sono anche una semplice ragazza che sta di fronte a un ragazzo e gli sta chiedendo di amarla… (Anna)

Il diario di Bridget Jones

  • Non penso affatto che tu sia un’idiota. Oddio, è vero che c’è qualche cosa di ridicolo in te, nei tuoi modi e tua madre è piuttosto imbarazzante. E devo ammettere che sei veramente pessima quando ti capita di parlare in pubblico, e tutto quello che ti passa per la testa lo fai uscire dalla bocca senza tener tanto conto delle conseguenze. Certo mi rendo conto che quando ti ho conosciuta al buffet di tacchino al curry di Capodanno sono stato imperdonabilmente scortese e avevo addosso quel maglione con la renna sopra… che mi aveva regalato mia madre il giorno prima. Ma il punto è… quello che cerco di dirti… in modo molto confuso… è che, in effetti, probabilmente, malgrado le apparenze… tu mi piaci. Da morire. (Mark)
  • Tu mi piaci da morire, Bridget, così come sei. (Mark)

Frasi de Il Piccolo Principe: le più celebri sull’amicizia

La raccolta di frasi da Il Piccolo Principe, il romanzo che ha emozionato intere generazioni di lettori. Tra tanti capolavoro della letteratura Il Piccolo Principe è senz’altro un vero e proprio capostipite, e proprio per questa ragione le frasi de Il Piccolo Principe hanno segnato intere generazioni di lettori. Dai dialoghi tra il piccolo principe e la volpe o semplici passaggi del libro possiamo trarre frasi celebri sull’amicizia, sul tramonto, sulla vita e sull’amore.

Le frasi celebri sull’amicizia da Il Piccolo Principe

  • E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per piacere… e i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai” Sì, le stelle mi fanno ridere! “E ti crederanno pazzo. T’avrò fatto un brutto scherzo…”
  • “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro … dalle tre io comincerò ad essere felice.”
  • “È il tempo che si è per
  • “Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica.”
  • duto per una persona a determinare la sua importanza.”
  • “Ho fatto di te mio amico e ora sei per me unico al mondo.”

Il piccolo Principe, le frasi più belle

  • Ecco il mio segreto. È molto semplice: si vede solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
  • Gli adulti da soli non capiscono niente, ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto.
  • Dinanzi a un mistero assoluto, nessuno ha il coraggio di disobbedire.
  • Agli adulti piacciono i numeri. Quando raccontate loro di un nuovo amico, non vi chiedono mai le cose importanti. Non vi dicono: «Com’è il suono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Le loro domande sono: «Quanti anni ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Solo allora pensano di conoscerlo.
  • Se dite agli adulti: «Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con gerani alle finestre e colombi sul tetto…», loro non riescono a immaginarsi la casa. Dovete dire: «Ho visto una casa di centomila franchi». Allora esclamano subito: «Oh, che bella!»
  • Devo pur sopportare due o tre bruchi se voglio conoscere le farfalle. Pare che siano bellissime.
  • L’autorità si fonda in primo luogo sulla ragione. Se ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, quello farà la rivoluzione. Ho il diritto di pretendere l’obbedienza perché i miei ordini sono ragionevoli.
  • Non è il geografo che fa il conto delle città, dei fiumi, delle montagne, dei mari, degli oceani e dei deserti. Il geografo è troppo importante e non può andare a zonzo. Non esce mai dal suo studio. Ma lì riceve gli esploratori. Li ascolta e trascrive i loro ricordi. E se i ricordi di uno di loro gli sembrano interessanti, il geografo fa fare un’indagine sulla moralità dell’esploratore.
  • «Mi domando» disse «se le stelle brillano perché un giorno ciascuno possa ritrovare la propria.»
  • Se per esempio verrai alle quattro del pomeriggio, già dalle tre io comincerò a essere felice. Più il tempo passerà e più mi sentirò felice. Finché alle quattro sarò tutta agitata e in apprensione: scoprirò il valore della felicità! Ma se vieni quando capita, non saprò mai a che ora vestirmi il cuore…

Frantic: tutto quello che c’è da sapere sul film con Harrison Ford

Il regista premio Oscar Roman Polanski ha realizzato numerosi thriller e noir di grande valore artistico nel corso della sua carriera. Titoli come Chinatown, L’inquilino del terzo piano o i più recenti L’uomo nell’ombra e Quello che non so di lei sono solo alcuni magnifici esempi. Un altro film di questa tipologia, troppo spesso poco citato, è Frantic, realizzato nel 1988. Si tratta di un racconto di spionaggio ambientato in una Parigi quantomai ostile, dove il regista era tornato a vivere dopo il successo hollywoodiano di Chinatown. Frantic, inoltre, è un sentito omaggio ad uno dei maestri del genere, ovvero Alfred Hitchcock.

Numerose analisi hanno infatti sottolineato nel corso del tempo i numerosi elementi narrativi e di regia che richiamano lo stile e le opere del maestro del brivido, autore di capolavori come La donna che visse due volte e L’uomo che sapeva troppo. Proprio con quest’ultimo titolo si ritrovano le maggiori somiglianze, benché Frantic viva poi di proprie originalità, scritte dallo stesso Polanski insieme al suo collaboratore abituale Gérard Brach. Ad arricchire il film vi sono poi non solo le interpretazioni di celebri interpreti, ma anche la colonna sonora (apprezzata come sempre) di Ennio Morricone.

Oggi Frantic è considerato un cult nella filmografia di Polanski, ricordato più dalla critica che non dal pubblico, ma ad ogni modo sempre molto gradito agli appassionati delle opere del regista polacco. Per chi non l’avesse ancora visto, si tratta dunque di un titolo da recuperare assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Frantic: la trama del film

Protagonista del film è il dottor Richard Walker, che con sua moglie Sondra arriva a Parigi da San Francisco per un importante convegno medico. I due si ripromettono però di passare un disteso e tranquillo soggiorno, in ricordo della luna di miele di vent’anni prima, in un albergo al centro della capitale francese. Tale desiderio viene però subito ostacolato dall’improvvisa scomparsa di Sondra. Dopo ore di attesa, Richard capisce che potrebbe essere capitato qualcosa di spiacevole e si mobilita subito per ritrovare la moglie. La polizia lo tratta però con scetticismo e nessuno sembra dare importanza alla cosa.

Richard decide allora di indagare da solo e scopre che la valigia ritirata dalla moglie in aeroporto non è in realtà la loro. Seguendo una serie di indizi riuscirà a risalire a Michelle, la vera proprietaria dell’oggetto. La giovane si occupa di trafficare droga per un criminale ed è in cerca dei soldi che quest’ultimo le deve. Richard e Michelle sono dunque entrambi in cerca di qualcosa e capiranno ben presto di essere finiti al centro di un perverso gioco, popolato da spie e agenti segreti. La loro sarà dunque una corsa frenetica contro il tempo, nel tentativo di risolvere gli enigmi generatisi.

Frantic-cast

Frantic: il cast del film

Ad interpretare il dottor Richard Walker vi è l’attore Harrison Ford, il quale ottenne il ruolo battendo la concorrenza di Kevin Costner, Nick Nolte e William Hurt. Come in seguito rivelato, Harrison Ford pensava che Frantic fosse un titolo fuorviante per il film poiché la sceneggiatura non aveva un ritmo frenetico. Egli affermò invece che Moderately Disturbed (Moderamente disturbato) sarebbe stato un titolo più appropriato. Roman Polanski non rimase però divertito dalla battuta. Nel ruolo di Sondra si può invece ritrovare l’attrice Betty Buckley, principalmente nota come interprete di musical di Broadway.

Emmanuelle Seigner, che all’epoca delle riprese aveva 22 anni, interpreta invece la giovane Michelle. L’attrice rivelò in seguito di non aver avuto alcuna idea di chi fosse Harrison Ford prima di conoscerlo sul set, ma di essere rimasta colpita dalla sua gentilezza. In seguito a questo film, la Seigner sposerà Polanski, di cui è ancora oggi la moglie. Recitano poi nel film gli attori John Mahoney nei panni di Williams, David Huddleston in quelli di Peter e Yves Rénier in quelli dell’ispettore. Come suo solito, Polanski compare anche in questo film con un breve cameo: è il tassista che porge i fiammiferi al protagonista.

Frantic: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Frantic grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 3 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Franny: recensione del film con Richard Gere

Franny: recensione del film con Richard Gere

Andrew Renzi, giovane filmaker di Philadelphia, a soli 31 anni è pronto a compiere il grande salto verso Hollywood e le produzioni low- budget disseminate di star con il film Franny, pellicola difficile da decifrare ed etichettare che vede come protagonisti Richard Gere, Dakota Fanning e Theo James.

Tre generazioni diverse di attori, con percorsi diversi alle spalle, ma che vengono orchestrati dal regista con grazia e tatto per raccontare la storia di Franny (appunto) un miliardario filantropo pronto a portare gioia a tutti coloro che lo circondano, forse semplicemente per rimediare ai sensi di colpa che lo divorano da quando la coppia di amici fraterni, Mia e Bobby – genitori di Olivia – sono morti in un incidente nella stessa auto dove viaggiava anche lui. Ma la sua precaria “fortezza della solitudine” viene messa a repentaglio con il ritorno inaspettato di Olivia, giovanissima ma già sposa e in procinto di diventare madre, che chiede all’eccentrico miliardario un favore: trovare un lavoro per il marito Luke, medico. Da quel momento per Franny si prospetteranno due scelte di vita, in biblico tra redenzione e lenta discesa nel turbinio delle sue follie e dei suoi mostri del passato.

FrannyFranny è sfaccettata e ricca di spunti narrativi, e proprio per questo va incontro – a braccia aperte – al tremendo rischio di raccontare, diegeticamente, “tutto e niente”: troppi spunti interessanti di riflessione vengono solo abbozzati, facendola ricadere dell’oblio delle opere prime ambiziose ma caotiche. A salvarla in corner, però, ci sono le ottime interpretazioni maschili, soprattutto di Gere – mattatore assoluto, tocco barocco trasudante metodo Strasberg – ma anche il “novizio” James, carattere e lineamenti decisi, che riesce a duettare con il veterano leone senza soccombere durante le scene più intense.

È la forza attoriale a conferire al film quella complessità, salvandolo dalle semplici macchiette, portate in scena come marionette; la sceneggiatura di Renzi, personale e complessa, riesce a mantenere un buon ritmo costante dividendosi abilmente tra alti e bassi, climax e anti – climax, sovvertendo le percezioni dello spettatore proprio quando si trova ad accettare – rassegnato – ciò che vede sullo schermo, creando il curioso effetto di un giro sull’ottovolante della vita.

Il focus intorno al quale ruota tutta la vicenda di Franny e dal quale, alla fine, derivano anche le azioni che cambiano il corso degli eventi è l’enigmatico Franny: miliardario dal misterioso passato, dal carattere inquieto, afflitto da dipendenze fisiche, psichiche ed emotive, morfinomane e invadente fino ai limiti dell’ossessione, il risultato del lavoro in tandem tra Gere e Renzi è un curioso mix tra Hemingway e Howard Hughes, una sorta di leggenda “umana, troppo umana” succube della propria grandezza e del proprio potere, minato nella propria fragilità dal peso del passato e dai sensi di colpa zavorranti che rendono l’arte del vivere una sfida verso sé stessi.

Franklyn: trama, cast e curiosità sul film

Franklyn: trama, cast e curiosità sul film

Un film tanto intrigante quanto poco noto è Franklyn, opera fantasy con toni da thriller ed elementi drammatici, scritto e diretto nel 2008 da Gerald McMorrow, qui al suo primo e ad oggi unico lungometraggio. Presentato al London Film Festival, il film non ha sul momento ottenuto grande successo, guadagnandosi però nel tempo lo status di cult. Un numero sempre crescente di spettatori hanno infatti fatto crescere i discorsi intorno al film, che si configura oggi più che mai come un’opera noir di grande fascino, tanto per il suo contesto narrativo quanto per i complessi personaggi e le loro intricate vicende.

Particolarmente memorabile del film è il suo aspetto visivo, per cui McMorrow si è ispirato all’iconografia religiosa che ha visto a Città del Messico. A partire da queste suggestioni egli ha così costruito un contesto particolarmente devoto alla fede, all’interno del quale si verificano però eventi quantomai spiacevoli. Quella che viene raffigurata è dunque una distopia, particolarmente simile a quella che il regista aveva già rappresentato nel suo celebre cortometraggio del 2002 Thespian X. Ulteriori fonti di ispirazione, su sua ammissione, è stata anche la graphic novel Watchmen, da cui sono ripresi i toni cupi e il carattere controverso del protagonista.

Per gli amanti dei film distopici, cupi e con elementi basati sulla figura del giustiziere quale eroe del bene, Franklyn è senza dubbio un film da riscoprire. Tanto poco noto quanto suggestivo, è ancora oggi un’opera che lascia il segno. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Franklyn: la trama del film

La vicenda del film si svolge in due realtà parallele: nella Londra dei nostri giorni e in una imprecisata “Città di Mezzo”, governata da una forza di polizia che pretende che ogni residente abbia una religione in cui credere. Ciò permette di rendere prevedibile ogni individuo che, seguendo i dettami della propria religione, può dunque essere facilmente catturabile se venisse emesso su di lui un mandato di arresto. In questi mondi paralleli si districano simultaneamente i destini di quattro persone. Il primo è Jonathan Preest, un vigilante mascherato ateo della Città di Mezzo, alla ricerca di un criminoso capo di una setta religiosa chiamata “L’Individuo”.

A Londra, invece, vaga Peter, il quale è alla disperata ricerca del figlio fuggito da un manicomio. Milo, un anonimo trentenne, ritrova dopo anni il suo primo amore, trovandovi un porto sicuro per le sue pene di cuore. Emilia, invece, è una problematica studentessa d’arte con tendenze suicide. Pur appartenendo a mondi e contesti lontani, questi quattro personaggi sono destinati ad una convergenza dei loro destini particolarmente pericolosa. Nel momento in cui i loro mondi collideranno per motivi inaspettati, tutto delle loro vite cambierà per sempre, portando a risvolti quantomai imprevedibili.

Franklyn cast

Franklyn: il cast del film

Il cast di attori che compare nel film non è quello che sarebbe dovuto esservi inizialmente. A ricoprire il ruolo di Jonathan Preest doveva originariamente esserci Ewan McGregor, il quale dovette però rinunciare in seguito ad un brutto infortunio. Al suo posto è così stato scelto Ryan Philippe, attore già noto per i film So cosa hai fatto, Cruel Intentions e Crash – Contatto fisico. Per interpretare il giustiziere mascherato, egli si è poi sottoposto ad un lungo allenamento, al fine di sviluppare il fisico richiesto. Nel ruolo di Milo, invece, doveva esserci Paul Bettany, oggi noto per il personaggio di Visione nell’MCU. Nel momento in cui questi rinunciò alla parte, venne chiamato Sam Riley, attore scelto dopo essere stato visto come protagonista in Control.

Ad interpretare l’anziano Peter, era inizialmente previsto John Hurt. Al suo posto è però poi stato scelto Bernard Hill. Questi è meglio noto per essere stato il comandante del Titanic Edward Smith in Titanic e re Théoden nella trilogia de Il Signore degli Anelli. L’unica a non aver ceduto ad altri il proprio ruolo è stata Eva Green, presente qui nei panni di Emilia. Per questo ruolo, l’attrice si è ispirate alle vere artiste Sophie Calle e Tracey Emin. Nel film sono poi presenti gli attori James Faulkner nel ruolo del Pastore Bone e Art Malik in quelli di Tarrant, il capo della Città di Mezzo.

Franklyn: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Franklyn è infatti disponibile nei cataloghi di Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 18 maggio alle ore 23:00 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Frankie: recensione del film di Ira Sachs

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Frankie: recensione del film di Ira Sachs

Presentato in Concorso a Cannes 2019, Frankie è il nuovo film di Ira Sachs, che si avvale di Isabelle Huppert nei panni di splendida protagonista. È la storia di una diva del cinema, un’attrice altera e schietta, sembra in effetti proprio la Huppert stessa. La donna è malata di tumore all’ultimo stadio e indice una riunione di famiglia a Sintra, in Portogallo, un luogo bellissimo e silenzioso.

La donna sembra volere tutta la sua famiglia allargata accanto a sé, non è chiaro però il motivo: vuole lasciare una grande eredità ai figli, vuole fare un qualche annuncio misterioso, vuole commettere suicidio davanti a tutti, o forse semplicemente ha bisogno di avere accanto i suoi affetti ora che la fine si avvicina. Il racconto è rarefatto e gira intorno ai personaggi, tutti alle prese con delle vite un po’ sbilenche che ne catalizzano l’attenzione, c’è chi pensa alla separazione, chi flirta con i ragazzi del luogo, che cerca l’amore e chi la propria identità, e tutti gravitano intorno a Frankie, sfacciata ed elegante, superiore agli affanni del mondo, apparentemente.

Frankie, il film

Meno brillante degli altri lavori che ci ha proposto negli anni, Ira Sachs si concentra principalmente sui personaggi e sul paesaggio, immergendo i primi nel senso e raccontandoli con grande affetto e leggerezza. Sembra voler fotografare la fugacità dell’esistenza in punta di piedi, l’amore e la morte che accomunano tutti gli esseri viventi, senza però prendere posizioni o offrire conclusioni, semplicemente accertandone l’esistenza. Forse troppo esile per un concorso a Cannes, Frankie rivendica la sua dignità di storia leggera e scorrevole, di quelle che si lasciano raccontare e ascoltare senza fatica, mettendo a proprio agio gli interlocutori. Si rivolge all’uomo e alla vita, all’amore, alla morte.

Frankenweenie: recensione del film di Tim Burton

Frankenweenie: recensione del film di Tim Burton

Il regista di fama Tim Burton torna al cinema con un film in animazione stop-motion (passo a uno) Frankenweenie, adattamento in stop motion di un cortometraggio omonimo realizzato dallo stesso Burton nel 1984, chiaramente ispirato al romanzo Frankenstein di Mary Shelley.

In Frankenweenie il piccolo Victor Frankenstein assiste alla tragica morte del suo amato cagnolino Sparky, investito da un automobile per recuperare una palla finita in strada. Dopo momenti di tristezza profonda, Victor ha un idea folgorante, scaturita durante le lezioni di scienze di un arcigno professore dai metodi strampalati. Emulando gli esperimenti di Galvani sulle rane, Victor appronta un laboratorio in soffitta e restituisce la vita a Sparky sfruttando l’elettricità dei fulmini. Ma qualcuno lo spia, è invidioso, e darà il via ad un gioco strambo e molto pericoloso per la tranquilla cittadina di New Holland.

Frankenweenie riporta Tim Burton nell’animazione stop-motion

Terza incursione di Tim Burton nell’universo dell’animazione stop-motion dopo Nightmare before Christmas e La Sposa Cadavere, bisogna dire che quando questo avviene ci troviamo veramente di fronte all’anima più profonda e spontanea dell’autore. A differenza degli ultimi suoi film con attori, qui tutto funziona alla perfezione, il racconto cattura e avvince, si provano sentimenti sinceri per i vari personaggi, anche per quelli meno importanti, e soprattutto si sogna. Frankenweenie è il rifacimento ampliato di uno dei suoi primi lavori. Si trattava di un mediometraggio in bianco e nero prodotto dalla Disney, con Shelly Duvall come protagonista e già pregno di tutta la poetica e lo stile di Tim Burton. Nella nuova versione la storia rimane la medesima, ma viene arricchita e popolata di un riuscito microcosmo di personaggi, ognuno perfettamente caratterizzato.

FrankenweenieOltre a Victor, Sparky e ai genitori, c’è un odioso vicino con la nipote Elsa e la sua cagnolina Persefone (con la stessa acconciatura di Elsa Lancaster in La moglie di Frankenstein), Edgar, un ragazzino disadattato, maligno e pasticcione, il signor Rzykruski, l’insegnate di scienze, dalle fattezze incredibilmente simili a quelle di Vincent Price, il Signor Baffino, il gatto di Stranella. E poi ci sono una serie di mostri che omaggiano tutto il cinema di fantascienza degli anni 50-60, ma anche quello più recente di Joe Dante; come non riconoscere nelle scimmiette d’acqua un affettuoso omaggio ai Gremlins?

L’animazione, ad opera di Trey Thomas, è strepitosa, anche se non perfetta come nel precedente film La Sposa Cadavere. Alcuni materiali, come lana, pelo, erba, non obbediscono agli animatori e si ribellano. Ma sono proprio queste piccole imperfezioni, sottolineate da uno splendido bianco e nero, a conferire all’opera il pregio dell’artigianalità, elevandola così a qualcosa di unico e personale, dando scacco matto all’animazione di sintesi 3D, ormai, in una fase di stallo. I disegni semplici ed elementari di Tim Burton acquistano tridimensionalità, e si arricchiscono di delicate texture che caratterizzano la loro pelle, piccoli graffi o segni di spatola che ricordano il tratteggio delle opere di Edward Gorey. I materiali dei costumi sono strepitosi e sembra di poter toccare i maglioni di lana grossa fatti a mano e i cenci da laboratorio intrisi di ripugnanti sostanze. E’ un film da vedere assolutamente, andando prima però a riscoprire il Burton delle origini e i suoi primi lavori, in particolare il cortometraggio Vincent.

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Il film verrà presentato

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Ecco il primotrailer dell’ultimo film di Tim Burton, realizzato in stop motion 3D e in bianco e nero: Frankenweenie, la tenera storia di un bambino che non si rassegna alla lontananza dal proprio animaletto domestico.

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Frankenweenie, ultima fatica di Tim Burton, debutterà alla 56ma edizione London Film Festival con uno speciale red carpet a Leicester Square.

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Arrivano da ShockTillYouDrop le prime foto dal set di Frankenweenie, il film in animazione stop-motion 3D in bianco e nero diretto da Tim Burton e tratto dal suo celebre cortometraggio in live action.

Frankenweenie di Tim Burton: affascinanti Concept!

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tim burton

Frankenweenie, il film in stop-motion che Tim Burton è attualmente in fase di riprese in sterioscopia. Ora dal sito dell’illustratore Dennis Greco arrivano alcuni concept realizzati per progettare le scene, le scenografie, le atmosfere di Frankenweeni.