Con la diffusione del primo attesissimo trailer
di X-Men: Dark Phoenix e tutte
le speculazioni circolate in rete nell’ultimo anno, è tempo di fare
i conti con tutto ciò che sappiamo a proposito del film diretto
da Simon Kimberg e che vede protagonisti
ancora Michael Fassbender, Jennifer
Lawrence, Nicholas
Hoult,James McAvoy nel cast dei
mutanti. Come recita il titolo, la protagonista
sarà Sophie Turner nei panni
di Jean Grey/La Fenice.
Sappiamo che la saga
della Fenice Nera è stata male accennata
in X-Men: Conflitto Finale, tanto che gli
eventi raccontati in X-Men: Giorni di un Futuro
Passato hanno completamente cancellato, grazie al
viaggio nel tempo, gli effetti di quel film sulla saga,
contribuendo però a pasticciarne la continuity.
Ecco allora un breve recap su
Dark Phoenix tra le novità del trailer, i segreti
sulla realizzazione e ciò che dobbiamo aspettarci:
1Gli Accoliti di Magneto
Onorando la sua storia in tutto il franchise
sui Mutanti, anche in Dark Phoenix Magneto sarà
seguito da un nuovo gruppo di seguaci, e dal trailer sembra che
perfino Bestia ne farà parte insieme ad altri
X-Men come Loto Rosso e
Selene.
Sebbene non sia ancora chiaro come questa
alleanza verrà tessuta o spiegata all’interno del film, potrebbe
corrispondere all’originale dei fumetti degli
Accoliti, una squadra messa in piedi da Magneto
dopo che l’eroe lasciò la Confraternita dei Mutanti
Malvagi.
Chi morirà?
Come rivelato dalle prime foto trapelate e
poi confermato dal trailer ufficiale, in Dark
Phoenix assisteremo almeno a un funerale, ma non sappiamo
ancora chi sarà pianto dagli X-Men. Le clip ci hanno mostrato
Professor X, Tempesta,
Nightcrawler e Bestia intorno
alla tomba, quindi diamo per scontato che sopravviveranno, mentre
Cyclope era nella stessa scena in una delle
immagini promozionali del film.
Secondo questi calcoli resterebbero fuori
Jean Grey, Mystica,
Magneto e Quicksilver, e se ci
basiamo sui fumetti allora Jean – dopo la trasformazione in Dark
Phoenix – potrebbe non avere un destino felice. Tuttavia vederla
morire alla fine di un film che ne celebra i poteri sembra alquanto
improbabile (e Sophie Turner è uno dei membri più
giovani del cast).
Qualcuno ha fatto notare come Bestia venga
mostrato addolorato e rabbioso, esattamente come
Magneto, dunque è plausibile l’ipotesi che a
morire sarà Mystica, personaggio molto caro ai due mutanti nel
corso del franchise.
Sono stati diffusi i character
poster ufficiali italiani di Dark Phoenix, il
nuovo film sui Mutanti Marvel che arriverà in
sala il prossimo 6 giugno e che racconterà la Saga di
Fenice Nera.
1 di 9
Scritto e diretto da Simon Kinberg,
il nuovo episodio è interpretato da Sophie Turner,
James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence,
Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Alexandra Shipp e Jessica
Chastain.
X-Men: Dark Phoenix, la trama
Dark Phoenix
tratterà la storia di uno dei personaggi più amati della saga degli
X-Men, Jean Grey, che si evolve nell’iconica DARK PHOENIX.
Nel corso di una pericolosa missione nello spazio, Jean viene
colpita da una potente forza cosmica che la trasforma in uno dei
più potenti mutanti di tutti i tempi. Lottando con questo potere
sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il
controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men,
minacciando di distruggere il pianeta. Il film è il più intenso ed
emozionante della saga, mai realizzato prima. È il culmine di
vent’anni di film dedicati agli X-Men, la famiglia di mutanti che
abbiamo amato e conosciuto deve affrontare il nemico più
devastante: uno di loro.
Nonostante il futuro del film sia
quanto mai incerto, sembra che Dark Phoenix, dopo
un’accelerata risalente a dicembre 2017, quando arrivarono
le prime immagini ufficiali e a un seguente rallentamento imposto
da un processo di reshooting
massiccio, sia pronto per mostrarsi al mondo attraverso il primo
trailer.
Sembra infatti che il primo filmato
del film che dovrebbe portare sul grande schermo una delle migliori
storie a fumetti sugli X-Men possa arrivare on line addirittura la
prossima settimana, in concomitanza con l’uscita di Venom, il
prossimo 5 ottobre.
Dopo un primo trailer mostrato lo
scorso 21 settembre in Russia, durante un panel della Fox, arriva
adesso la conferma che il film, debutto alla regia di Simon
Kinberg, che fino a questo momento aveva sempre e solo
prodotto i film sui Mutanti Marvel,
sarà ufficialmente presentato con un trailer affiliato a
Venom con Tom Hardy (SONY).
Vi ricordiamo che Dark
Phoenix vedrà nel cast Michael
Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas
Hoult,James McAvoy, Alexandra Shipp, Sophie
Turner, Tye Sheridan e Kodi Smit-McPhee.
Jessica Chastain, con molte probabilità, potrebbe
indossare le vesti di un classico villain di X-Men,
ovvero Miss Sinister.
Nei fumetti la donna è un perfetto
clone genetico di Nathaniel Essex, il cui
potere di mutaforma cellulare l’ha reso celebre tra gli antagonisti
dei mutanti.
La saga della Fenice
Nera è stata male accennata in X-Men:
Conflitto Finale, tanto che gli eventi raccontati
in X-Men: Giorni di un Futuro
Passato hanno completamente cancellato, grazie al
viaggio nel tempo, gli effetti di quel film sulla saga,
contribuendo però a pasticciarne la continuity.
Di seguito
una breve sinossi del film:
Jean Grey inizia a
sviluppare poteri incredibili che la corrompono e la trasformano in
un Dark Phoenix. Ora gli X-Men dovranno decidere se la vita di un
membro del team vale più di tutte le persone che vivono nel
mondo.
Contrariamente alle aspettative, in
Dark
Phoenix – nuovo titolo del franchise sui Mutanti in
arrivo fra pochi mesi – non ci sarà l’ormai tradizionale cameo di
Stan
Lee, scomparso a Novembre, ma la sua eredità
continuerà a viaggiare dai fumetti allo schermo come spiegato dal
regista Simon Kinberg a Cinemablend.
Kinberg è stato intervistato insieme
al produttore Hutch Parker durante il WonderCon di Anaheim, in
California, ammettendo senza troppi giri di parole che nel
cinecomic non sarà presente una scena con Lee in persona ma
soltanto un omaggio alla sua icona:
“Non abbiamo un cameo. Ma
abbiamo un tributo a lui, ed è qualcosa a cui ovviamente non
stavamo pensando durante la lavorazione del film perché all’epoca
era ancora vivo. Stan è stato una parte così importante di questo
universo nel corso degli anni, ha avuto i suoi cameo, ma anche
dato input nel processo di creazione“.
Questo dettaglio riscrive dunque la
storia del franchise, essendo stato il primo X-Men
del 2000 a ospitare un cameo del fumettista in un film di
supereroi, interpretando un venditore di hot dog su una spiaggia
nella scene con il senatore Kelly (Bruce Davison) che emerge
dall’oceano. A questo seguirono le apparizioni in
Spider-Man, Daredevil,
Hulk, Spider-Man 2,
Fantastici Quattro, X-Men: Conflitto
Finale, Deadpool, e X-Men:
Apocalypse.
“Ho trascorso molto tempo con
lui e per questo mi ritengo davvero fortunato” ha dichiarato
Kinberg. “Siamo andati a casa sua per il cameo in Apocalypse,
c’era anche sua moglie, e tutta la situazione fu speciale […]
La sua morte è stato un duro colpo e abbiamo sentito il suo
peso durante tutta la post-produzione di Dark Phoenix. Ci sembrava
già un film speciale per gli X-Men, perché è il culmine di tutti
questi film in così tanti modi, e perché è l’ultima corsa degli
X-Men. Ma la scomparsa di Stan ha dato sfumature nuove, perché per
me e per molti fan i Mutanti erano l’opera massima di
Stan“
Dark Phoenix è
stato descritto da Kinberg come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.
“Lo vedo come un nuovo capitolo.
Lo vedo come qualcosa che prende il franchise e lo lancia in una
direzione diversa con toni diversi. E questo non significa che il
prossimo avrà lo stesso tono, significa solo che il prossimo può
avere un tono diverso. Penso che per molti anni, gli X-Men di Bryan
[Singer] abbiano davvero trasformato il genere dei supereroi nel
2000 o 2001 quando è uscito il primo. Questo arriva quasi 20 anni
dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo, i film sui supereroi non
erano molto popolari, in realtà. C’erano stati alcuni fallimenti a
metà degli anni ’90, e non c’erano stati molti film sui
supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli X-Men era
davvero rivoluzionario.”
L’espressione “è solo un cinecomic”
non è più applicabile ai film tratti dai fumetti, dal momento che
questo genere si è gradualmente aperto alla contaminazione con
altre tipologie di spettacolo, dalla pellicola storica
(Captain America: Il Primo Vendicatore) all’horror
(New Mutans), passando per racconti dalla forte
identità politica (Black
Panther) ad altri meno impegnati e più “teen”
(Spider-Man:
Homecoming). Insomma definire un cinefumetto con una
sola etichetta è impreciso, e sembra che questa stessa formula si
riscontrerà in Dark
Phoenix, nuovo capitolo sulle avventure dei Mutanti
Marvel.
Il produttore Hutch
Parker l’ha infatti inscritto nella categoria “thriller
hitchcockiano”, in omaggio al maestro del genere, parlandone in
un’intervista con ScreenRant durante il WonderCon di Anaheim,
California, confermando la linea editoriale del franchise che ha
sempre dato un tono specifico ad ogni film.
Ad esempio, X-Men:
L’inizio di Matthew Vaughn era una spy story alla James
Bond, X-Men:
Apocalisse un disaster movie in stile Roland Emmerich,
mentre X-Men: Giorni di
Un Futuro Passato uno sci-fi ambientato nel corso di
più piani temporali. Con Dark Phoenix, ha spiegato
Parker, il pubblico potrà godere di un’esperienza ricca di suspense
nel pieno rispetto della tradizione di Alfred Hitchcock.
Come questo tono andrà a inserirsi
nella trama della nascita e crescita della Fenice è tutto da
vedere, dunque non resta che aspettare l’uscita nelle sale fissata
al prossimo 6 giugno in Italia. C’è sicuramente un elemento di
mistero legato al personaggio misterioso di Jessica
Chastain e alla morte di uno dei protagonisti, e speriamo
vengano affrontate con la giusta tensione.
Dark Phoenix è
stato descritto da Kinberg come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.
“Lo vedo come un nuovo capitolo.
Lo vedo come qualcosa che prende il franchise e lo lancia in una
direzione diversa con toni diversi. E questo non significa che il
prossimo avrà lo stesso tono, significa solo che il prossimo può
avere un tono diverso. Penso che per molti anni, gli X-Men di Bryan
[Singer] abbiano davvero trasformato il genere dei supereroi nel
2000 o 2001 quando è uscito il primo. Questo arriva quasi 20 anni
dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo, i film sui supereroi non
erano molto popolari, in realtà. C’erano stati alcuni fallimenti a
metà degli anni ’90, e non c’erano stati molti film sui
supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli X-Men era
davvero rivoluzionario.”
Arriverà l’1 Marzo in sala Dark
Night, diretto da Tim
Sutton con Robert Jumper, Eddie
Cacciola, Aaron Purvis, Shawn Cacciola, Anna Rose
Hopkins e le musiche di Maica
Armata. A distribuire il film in
Italia Mariposa Cinematografica e
30Holding.
Ecco il trailer:
Liberamente ispirato al tragico caso
del Massacro di Aurora, Dark
Night ritrae sei personaggi, compreso il giovane killer,
nelle ore precedenti l’attentato criminale. Sei giovani individui
galleggiano in un vuoto di relazioni, ciascuno di loro potrebbe
essere l’artefice del folle gesto. Le loro azioni e il loro vissuto
sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale, lo stesso
che si consumò nel cinema Century 16 alla prima
di The Dark Knight
Rises (Il cavaliere oscuro – Il
ritorno, di Christopher Nolan).
Dark Night è stato
presentato al Sundance Film
Festival, nella selezione ufficiale 2016 e ha vinto
il Premio Lanterna Magica alla
73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia, nella sezione Orizzonti de La Biennale di Venezia
2016
Presentato nella selezione
ufficiale del Sundance Film Festival e vincitore
del Premio Lanterna Magica alla 73° Mostra
del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti,
Dark Night di Tim Sutton è
liberamente ispirato al tragico massacro di Aurora, in cui, durante
la proiezione de Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno
di Christopher Nolan, un ragazzo sparò sulla
folla ferendo e uccidendo molti dei presenti.
Dark Night
ripercorre i giorni precedenti l’evento, ritraendo e seguendo sei
personaggi, compreso il giovane killer, nella loro quotidianità. Le
loro vite, caratterizzate da solitudine, incomprensione e violenza,
sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale.
Narrare un evento come quello di
Aurora poteva essere molto rischioso, ma il regista decide di
approcciarsi alla storia nel modo meno convenzionale, e per questo
più originale e attraente. Decidendo di non dar vita né ad un
documentario né ad un film dalla narrazione classica, Sutton
costruisce una sceneggiatura il cui obiettivo principale è quello
di ricreare un’atmosfera con la quale pervadere l’intero film. È
così che questa viene lentamente a svelarsi, generando un senso di
attesa e di inquietudine per ciò che si avverte potrebbe avvenire
da un momento all’altro. Affidandosi all’anti-narratività, il
regista procede così per immagini, di grande potenza, spezzando i
punti di vista e riproponendoceli in un puzzle che costringe lo
spettatore ad essere partecipe attivo degli eventi. La sua regia è
asciutta, essenziale, non carica di significato immagini che già di
per sé ne hanno da vendere. Nonostante si parli di massacro, il
regista sceglie di raccontarlo senza mai mostrarlo. Non c’è nessuna
violenza nel film, tutto è lasciato al di fuori dell’inquadratura,
poiché l’interesse dell’autore si concentra su ben altri
protagonisti.
A still from the 2016 independent film “Dark Night,” loosely based
on the Aurora theater shooting, which will have its Colorado
premiere on Feb. 24 at the Alamo Drafthouse Littleton.
Il nucleo del film si converge sui
sei ragazzi prescelti, mostrati però sempre a distanza, con
l’intento di inquadrarli quanto più possibile nel contesto in cui
vivono e senza mai giudicarli. È così che veniamo trasportati nelle
strade e nelle abitazioni di periferia, dove essi vivono e da dove
il regista ritiene nasca il problema. All’interno delle geometrie
ordinate della città, della bellezza degli ambienti e di certi
paesaggi, si nascondono, in netto contrasto, individui dalla debole
sanità mentale, dal forte disagio esistenziale, pronti a compiere
gesti totalmente inaspettati. Sutton fotografa i sei protagonisti
cogliendo momenti di normalità nelle loro giornate. Li vediamo
alternarsi davanti ai nostri occhi, e a turno svelano ognuno
problematiche relative alla vita nei sobborghi e al contatto con i
media oggi sempre più dilaganti. Ognuno di loro incarna un aspetto
del killer, ognuno di loro da un momento all’altro potrebbe
emergere dal proprio silenzio e dar sfogo alla propria violenza
repressa.
E proprio i silenzi sono uno degli
elementi fondamentali del film. Nella sua ricerca ossessiva di
un’atmosfera il regista si avvale di questi, alternati alle
splendide musiche originali di Maica Armata, per raccontare con le
sole immagini e trasmettere con ancor più forza l’inquietudine e
l’alienazione vissuta quotidianamente da questi ragazzi.
Dark Night esplora una realtà più complessa di
quello che si crede, solo all’apparenza confortante e
confortevole.
Tra le cause di questi squilibri,
il film evidenzia quello della libera vendita di armi, della
diffusione di videogiochi violenti e dell’inadeguato aiuto per i
giovani veterani di ritorno dalla guerra. Sutton non si propone di
dare risposte, né una lezione moralistica, ma semplicemente
sottolinea i fattori che influiscono su ragazzi socialmente sempre
più instabili, dimostrando l’incapacità generale di riconoscere e
affrontare questi problemi.
Dark Night è
un’opera non convenzionale, che chiede di essere seguita e
metabolizzata, che non si adagia sulle scelte di narrazione più
ovvie, e riesce così a fornire uno spaccato di vita troppo spesso
sottovalutato. È un film che parla attraverso ogni suo elemento, e
svela così una grande potenza, visiva e comunicativa, che offre un
ritratto lucido di un gesto e di un evento per molti ancora
incomprensibile.
Sulla scia dell’avvincente
finale della prima stagione di “Dark Matter“,
Apple
TV+ ha annunciato il rinnovo per una seconda stagione
del thriller fantascientifico, che è stato salutato come
“fantascienza di prim’ordine”, “un viaggio emozionante” e “uno dei
migliori show dell’anno”. Basata sul bestseller del New York Times
di Blake Crouch e con un cast corale guidato da Joel Edgerton insieme al premio Oscar®
Jennifer Connelly, Alice Braga, Jimmi
Simpson, Dayo Okeniyi e Oakes Fegley, la
prima stagione completa di “Dark Matter” è disponibile in streaming
su Apple
TV+.
«Grazie a tutti coloro che hanno
visto la prima stagione, ai fan dei romanzi e a quelli nuovi, e
naturalmente grazie ai nostri partner di Apple e Sony, al mio
fantastico partner di produzione, Matt Tolmach,
ai nostri straordinari cast e troupe e alla
grande città di Chicago: siete stati fantastici con noi», ha
affermato lo showrunner e autore Blake Crouch. «Nel processo di
scrittura e ripresa della prima stagione, abbiamo scoperto che c’è
ancora molto da raccontare, abbiamo solo scalfito la
superficie di questi personaggi che lottano strenuamente per
sopravvivere e per trovare la strada di casa attraverso un panorama
di realtà sconvolgenti. Ci vediamo nel Box!».
«Realizzare “Dark Matter” è stato un
sogno di lunga data e sono così orgoglioso di come la visione
di Blake abbia preso forma e sia entrata in contatto con così
tante persone», ha affermato il produttore esecutivo Matt Tomach.
«Vedere il viaggio dei Dessens entrare in sintonia con il
pubblico è stato estremamente gratificante e non vediamo l’ora di
dare maggiore vita a questo mondo – e ad altri – nella seconda
stagione. Un enorme ringraziamento ad Apple TV+, Sony e al nostro
fantastico cast e troupe. Eccoci qui!».
Dark Matter rinnovata per la
seconda stagione
«L’avvincente e stimolante “Dark
Matter” si è rapidamente confermata una serie di successo,
catturando l’immaginazione del pubblico e diventando parte amata e
integrante della gamma di fantascienza di livello internazionale di
Apple TV+», ha affermato Matt Cherniss, responsabile della
programmazione per Apple TV+. «Siamo entusiasti di continuare la
nostra collaborazione con Blake Crouch, i nostri partner di Sony e
il resto del team creativo e del cast, guidati dagli straordinari
Joel Edgerton e Jennifer Connelly, in una nuova stagione che
sorprenderà gli spettatori con nuovi colpi di scena portandoli a
immergersi ancora più a fondo nei misteri del multiverso».
Definito come uno dei
migliori romanzi di fantascienza del decennio, “Dark Matter” è una
storia sulla strada non percorsa. La serie segue Jason
Dessen (interpretato da Edgerton), un fisico, professore
e padre di famiglia che una notte, mentre torna a casa per le
strade di Chicago, viene rapito in una versione alternativa
della sua vita. La meraviglia si trasforma rapidamente in incubo
quando cerca di tornare alla sua realtà in mezzo a un panorama
sconvolgente di vite che avrebbe potuto vivere. In questo labirinto
di realtà, intraprende un viaggio straziante per tornare dalla sua
vera famiglia e salvarla dal nemico più terrificante e imbattibile
che si possa immaginare: se stesso.
Crouch è creatore, produttore
esecutivo, showrunner e scrittore insieme
al produttore esecutivo Matt Tolmach. Oltre a
recitare, Edgerton è produttore esecutivo, insieme a Jacquelyn
Ben-Zekry.
Episode 1. Joel Edgerton and
Jennifer Connelly in "Dark Matter," premiering May 8, 2024 on Apple
TV+
Per funzionare al meglio
la fantascienza che ha come scenario principale lo scambio di
universi paralleli deve paradossalmente possedere un forte appiglio
con la realtà. Quanto più i personaggi principali sono persone
comuni, che condividano le gioie e dolori dell’uomo comune, tanto
più diventano oggetto di empatia nel momento in cui sono
precipitati in situazioni straordinarie.
Dark Matter, la trama della
serie Apple Tv+
La nuova serie targata
Apple TV+ possiede
specificamente tale requisito di partenza: adattamento del romanzo
omonimo scritto da Blake Crouch, Dark Matter vede
protagonista il professore Jason Dessen (Joel
Edgerton), che insegna fisica quantistica in una
sconosciuta università di Chicago. Sposato con l’ex pittrice
Daniela (Jennifer
Connelly), padre dell’adolescente Charlie
(Oakes Fegley), l’uomo vede la propria vita
sconvolta quando viene rapito e catapultato nel più impensabile dei
luoghi…
Per rappresentare
l’esistenza quieta, dimessa e leggermente malinconica di
Jason Dessen difficilmente si sarebbe potuto
trovare un attore più efficace di Joel Edgerton. La capacità di raccontare le
debolezze nascoste del personaggio e al tempo stesso delineare con
precisione i suoi lati oscuri della sua personalità, è un qualcosa
che raramente si trova in questo tipo di produzioni.
Episode 4. Joel Edgerton in “Dark Matter,” premiering May 8, 2024
on Apple
TV+.
Un protagonista tangibile
L’interprete regala al
suo ruolo una serie di sfaccettature che lo rendono tangibile,
anche quando la dimensione fantastica prende il sopravvento in
Dark Matter. Stesso discorso vale, anche se con
una dose minore di efficacia, per la co-protagonista Jennifer Connelly. Sono loro due a mantenere
costantemente il tono dello show su un livello di credibilità
accettabile, almeno nei primi episodi. Fin quando infatti la serie
mostra gli effetti che l’evento scatenante produce sulla vita
quotidiana della famiglia Dessen, la costruzione
narrativa ela
tensione del racconto sono ottimamente congegnate, e garantiscono
al cast la possibilità di lavorare sui personaggi in
profondità.
Per almeno tre episodi
Dark Matter propone quesiti esistenziali
tutt’altro che scontati, proponendo al pubblico uno spettacolo che
spinge a porsi domand einvece che rimanere passivi. Purtroppo tale
discorso inizia a perdere una certa dose di conssitenza quando
l’aspetto maggiormente sci-fi prende il sopravvento, propinando il
discoros sugli universi paralleli con poche varianti rispetto a
quanto abbiamo già ampiamente – forse fin troppo – esperito in
questi ultimi anni sul piccolo e grande schermo. Dark Matter in
questo modo si assesta su canoni di genere accettabili ma
decisament elontani dall’essere originali. Non che l’approccio
iniziale tutto sommato lo fosse, ma almneo possedeva quell’adesione
alla realtà “distorta” delle cose che lo rendeva quantomeno
corposo.
Episode 2. Jennifer Connelly in “Dark Matter,” premiering May 8,
2024 on Apple TV+.
Dark Matter si
addentra nella fantascienza
Progressivamente lo show
abbandona il contatto con il setting realistico per dirigersi
dentro i territori della fantascienza più esplicita, evaporando in
parte il fascino dell’approccio. Questo non pregiudica comunque la
riuscita di un prodotto discretamente concepito, che offre al
pubblico uno spettacolo più che degno e soprattutto capace di
intrattenere con intelligenza.
La forza primaria di
Dark Matter sono senz’ombra di dubbio due attori
carismatici come Joel Edgerton e Jennifer Connelly, che lavorano sui rispettivi
con il preciso intento di renderli credibili e “vicini” quasi a
dispetto dell’aspetto fantastico della serie. In particolar modo
Edgerton si rivela il motivo principale per vedere lo show, in cui
recitano anche un efficace Jimmi Simpson
(Westworld) e una Alice Braga invece non
troppo convincente. Grazie a un inizio ben calibrato per svelare
quello che si nasconde dietro ciò che crediamo la “nostra” realtà,
Dark Matter intriga grazie alla solidità di
storia, ambientazione e soprattutto caratterizzazioni. Il risultato
è una serie che lavora sugli stilemi di questo tipo di fantascienza
con la dovuta consapevolezza del genere. Non particolarmente
originale ma comunque valevole.
Apple TV+
ha presentato oggi il trailer del nuovo thriller fantascientifico
Dark Matter, interpretato da Joel Edgerton insieme al premio Oscar®
Jennifer Connelly, Alice
Braga, Jimmi Simpson, Dayo
Okeniyi e Oakes Fegley.
Basata sul bestseller del
New York Times di Blake Crouch,
la nuova serie Apple Original di nove episodi farà il suo debutto
l’8 maggio con i primi due episodi seguiti da un nuovo capitolo
settimanale fino al 26 giugno.
Definito come uno dei migliori
romanzi di fantascienza del decennio, Dark Matter
è una storia sulla strada non percorsa. La serie segue
Jason Dessen (interpretato da Edgerton), un
fisico, professore e padre di famiglia che una notte, mentre torna
a casa per le strade di Chicago, viene rapito in una versione
alternativa della sua vita. La meraviglia si trasforma rapidamente
in incubo quando cerca di tornare alla sua realtà in mezzo a un
panorama sconvolgente di vite che avrebbe potuto vivere. In questo
labirinto di realtà, intraprende un viaggio straziante per tornare
dalla sua vera famiglia e salvarla dal nemico più terrificante e
imbattibile che si possa immaginare: se stesso.
Crouch è creatore, produttore
esecutivo, showrunner e scrittore insieme ai produttori esecutivi
Matt Tolmach e David Manpearl per la Matt Tolmach Productions.
Anche Edgerton è produttore esecutivo. Dark Matter
è prodotto per Apple
TV+ da Sony Pictures Television.
Sebbene il finale della
stagione 1 di Dark Matter (serie Apple TV+)
porti a una chiusura completa di molte trame di fondo, fa anche
spazio per un’altra stagione lasciando intenzionalmente gli
spettatori con diversi intriganti cliffhanger. Dopo aver ripercorso
i viaggi multiversali di Jason per tutta la durata e aver
introdotto molte versioni alternative di lui nell’episodio 8,
l’episodio 9 di Dark Matter (la nostra
recensione) mette in evidenza come il Jason
“Giove” si ricongiunge con la sua famiglia mentre cerca di
proteggerla dalle sue controparti alternative. Nel frattempo, una
versione sfregiata di Jason1 tortura Jason2, ricordandogli il
disastro che ha creato.
Nonostante le numerose sfide
affrontate negli episodi 8 e 9 di Dark Matter
Jason “Jupiter” riesce a proteggere la sua famiglia. Si rende anche
conto che deve fuggire con loro in un altro mondo parallelo per
assicurarsi che possano vivere il resto della loro vita in pace.
Con questo, la stagione 1 di Dark Matter giunge al
termine, rivelando poco sul destino degli altri Jason e sul mondo
in cui Daniela, “Jupiter” Jason e Charlie finiranno. Senza svelare
troppo, si lascia intendere che l’arco narrativo di Ryan1, Amanda,
Blaire e Dawn è più ampio di quanto sembri.
In quale mondo parallelo si recano
Jason, Charlie e Amanda nel finale di Dark Matter
Il finale della stagione 1 di Dark
Matter mantiene un’aria di ambiguità riguardo all’universo in cui i
tre personaggi finiscono dopo aver lasciato il loro mondo
originale. Ciò suggerisce che Jason li abbia portati in un mondo
familiare già visitato in precedenza o che abbia manifestato un
mondo completamente nuovo per tenere la sua famiglia al sicuro
dagli altri Jason. Poiché quasi tutti i mondi incontrati in
precedenza durante i suoi viaggi multiversali erano
post-apocalittici e pericolosi per gli esseri umani, è probabile
che abbia scelto il mondo utopico in cui ha lasciato Amanda.
Se questo è vero, prima o poi
incontrerà Amanda e Ryan1. Jason potrebbe anche aver manifestato un
mondo simile al suo per garantire che Daniela e Charlie possano
adattarsi facilmente. Tuttavia, deve anche essersi assicurato che
non esistano versioni alternative di tutti e tre nel nuovo mondo in
cui sono approdati, perché questo potrebbe creare molte
complicazioni e mettere potenzialmente in pericolo la sua famiglia.
Indipendentemente da dove Jason, Daniela e Charlie finiranno negli
episodi della stagione 1 di Dark Matter, alla fine incontreranno
altre varianti malvagie di Jason che vorranno riavere Daniela e
Charlie.
Va notato che Charlie apre la porta
del nuovo universo nella scena culminante, suggerendo a Jason di
lasciargli decidere in quale mondo parallelo andare. Questo
impedirebbe agli altri Jason di rintracciarli e permetterebbe loro
di vivere in un mondo che Jason non ha mai esplorato in precedenza.
Tuttavia, sembra improbabile che sia stato Charlie a manifestare il
nuovo mondo perché, come si è visto negli episodi precedenti, ci
vuole molto allenamento per padroneggiare l’abilità di trovare una
realtà sicura attraverso la Scatola.
Spiegato l’incontro tra Ryan1 e
Amanda nel finale di Dark Matter
Prima dello scorrere dei titoli di
coda, la stagione 1 di Dark Matter presenta una
sequenza in cui Ryan1 prepara la droga centrale del suo mondo e
successivamente incontra Amanda. Nella breve scena in cui incrocia
Amanda, lei gli chiede se si conoscono. Lui risponde che, anche se
non si conoscono, la stava cercando. Dato che Jason2 non ha parlato
di Amanda a Ryan1 durante la loro breve interazione nell’universo
originale di Jason1, sembra strano che Ryan1 sappia di lei.
L’inquadratura finale di Ryan1 e
Amanda in Dark Matter sembra confermare che i due faranno squadra
in una potenziale stagione successiva.
La scena suggerisce persino che
Ryan1 sa in qualche modo che Amanda, come lui, è originaria di un
altro mondo, cosa che probabilmente verrà spiegata nella seconda
stagione. Tuttavia, poiché Ryan1 inizia a creare altra droga nel
finale della stagione 1 di Dark Matter è probabile
che abbia intenzione di tornare alla Scatola ed esplorare altri
mondi. Si rende conto dei rischi associati e probabilmente vuole
che Amanda lo guidi sul funzionamento della Scatola. L’inquadratura
finale di Ryan1 e Amanda in Dark Matter sembra
confermare che i due faranno squadra in una potenziale stagione
successiva.
Perché gli altri Jason hanno
lasciato andare Daniela e Charlie
Nel finale della stagione 1 di
Dark Matter, Jason lotta per proteggere Daniela e
Charlie mentre molte altre varianti di lui tentano di attaccarlo.
Le cose si complicano ulteriormente quando Daniela prende il
portatile di Jason, apre la bacheca degli altri Jason e li informa
che ha scelto di rimanere con il Jason con cui sta attualmente.
Mentre molti Jason non prendono bene questa notizia e si mettono a
fare la guerra al Jason scelto da “Giove”, molti altri si rendono
conto che non tutti possono avere Daniela e Charlie.
Per questo motivo, invece di lottare
l’uno contro l’altro, capiscono che devono dare priorità alla
felicità di Daniela e Charlie, invece di essere guidati
dall’egoistica ricerca di riunirsi alla loro famiglia. Di
conseguenza, i Jason, che sono convinti di lasciare andare Daniela,
si presentano vicino alla Scatola per dare l’ultimo saluto. Alcuni
Jason riconsiderano la loro decisione, ma un Jason conduce il
prescelto, Daniela e Charlie al sicuro. Dato che solo pochi Jason
accettano che Daniela starebbe meglio senza di loro, probabilmente
ci sono molti altri Jason malvagi che continueranno a cercarla.
Perché Jason2 aiuta Jason1, Daniela
e Charlie
Jason2 si rende conto di dove ha
sbagliato
Dopo essere stato il cattivo
principale per tutta la durata della stagione 1 di Dark Matter,
Jason2 cambia idea. Incontra una versione più insensibile di
Jason1, che gli fa capire come l’invenzione della Scatola sia stato
il più grande errore della sua vita. Come rivelerà in seguito la
sua nota vocale per Daniela, è stato talmente consumato dalla
ricerca di una vita che non ha mai avuto e di rimediare ai suoi
rimpianti, da ignorare completamente come le sue decisioni
avrebbero influenzato le vite di Daniela, Charlie e di tutte le
altre versioni alternative di se stesso. Capisce che Daniela non
sarà mai felice con lui perché non è mai stata la sua Daniela.
Per trovare una parvenza di
redenzione nell’arco finale dell’episodio 9 di Dark
Matter, salva i “prescelti” Jason, Daniela e Charlie da
altri Jason violenti e li aiuta a partire. Dà loro un’auto e lascia
anche diverse fiale di droga per loro, rendendosi conto che
dovranno trasferirsi in un altro mondo parallelo per trovare la
pace. Nel finale della stagione 1 di Dark Matter,
Jason 2 capisce anche quanto Amanda lo amasse, cosa che
probabilmente lo spingerà a tornare nella scatola e a riprendersela
prima che sia troppo tardi.
Cosa significa il finale di Dark
Matter per Leighton, Dawn e Blaire?
Nella sequenza conclusiva, la
stagione 1 di Dark Matter mostra anche Dawn
(presumibilmente dall’universo di Jason2), Leighton (dall’universo
di Jason1) e Blaire (dall’universo di Jason2). Mentre Dawn guarda
la Scatola e sembra pensare di usarla, Blaire si prepara finalmente
a tornare alla Scatola dopo averla temuta a lungo. Nel frattempo,
Leighton sembra divertirsi come un matto mentre viaggia da un mondo
parallelo all’altro alla ricerca della migliore realtà alternativa.
Nei libri originali di Blake Crouch, tutti e tre i personaggi hanno
a malapena un significato.
Mettendo in evidenza come anche loro
saranno parte integrante della narrazione generale, Dark
Matter crea un’intrigante espansione narrativa del suo
materiale di partenza. Poiché Leighton e Blaire sono alla ricerca
della realtà perfetta, potrebbero finire nello stesso mondo utopico
di Ryan1 e Amanda. Per vendicarsi di Jason1, Dawn potrebbe
diventare il futuro cattivo di Dark Matter dopo
aver usato la Scatola per trovarlo nel suo mondo. Tuttavia, poiché
imparare a usare la Scatola richiede pazienza e pratica, sarebbe
interessante vedere tutti i mondi che incontrerà prima di
raggiungere il mondo desiderato.
Spiegato l’entanglement quantistico
nel finale della materia oscura
Dato che l’episodio 9 di Dark Matter
si intitola “Entanglement”, vale la pena di discutere il suo
significato nella fisica quantistica e di come lo show
fantascientifico di Apple
TV+ si allinei con la sua esplorazione dei mondi
paralleli. In fisica quantistica, l’entanglement è un fenomeno in
cui due o più particelle sono collegate in modo tale che le
proprietà di una particella possono influenzare istantaneamente
quelle delle altre. Dark Matter lo descrive
mostrando come tutti i Jason pensino allo stesso modo. Quando il
“prescelto” Jason accede per la prima volta alla chat di Jason,
riceve diversi messaggi simili da molti Jason.
L'”entanglement” aiuta anche molti
Jason a capire che devono lasciare che siano Daniela e Charlie a
decidere con quale Jason vogliono stare.
In seguito chiede a Charlie e
Daniela di decidere dove andare dopo, perché ogni altro Jason è
legato a lui e penserebbe esattamente come lui. Verso l’arco finale
dell’episodio, molti Jason si presentano vicino alla Scatola perché
sono mentalmente legati l’uno all’altro e pensano esattamente come
il Jason “prescelto”. Il “legame” aiuta anche molti Jason a capire
che devono lasciare che siano Daniela e Charlie a decidere con
quale Jason vogliono stare.
Come la stagione 1 di Dark Matter
prepara la stagione 2?
Il finale della stagione 1 di Dark Matter apre perfettamente la
strada a ulteriori avventure multiversali
Non rivelando in quale mondo si
stabiliscono Jason, Daniela e Charlie, la stagione 1 di
Dark Matter lascia gli spettatori con un
importante cliffhanger che rende difficile non chiedersi se i tre
personaggi abbiano completamente scampato il pericolo dei malvagi
Jason alternativi. La sequenza conclusiva pone anche le basi per il
ritorno di Ryan1, Amanda, Blaire e Leighton nella seconda stagione,
aprendo le porte a ulteriori avventure multiversali dalle loro
prospettive individuali. Dato che la prima stagione di Dark
Matter si concentra principalmente su Jason, Daniela e
Amanda, sarebbe interessante vedere come la seconda stagione
accoglierà e bilancerà le narrazioni degli altri personaggi.
Il canale Youtube Machinima ha pubblicato un nuovo video
intitolato The Dark Knight Legacy, ovvero
una specie di mini film sequel del capitolo conclusivo della
trilogia di Christopher Nolan.
Questa è la descrizione del
video:
“Dark Knight Legacy è un film
fatto da fan ed è ambientato un anno dopo le vicende de Il
Cavaliere Oscuro il Ritorno. Il film segue le vicende di Robin/John
Blake e il suo eroico viaggio per proteggere il simbolo di Batman
da letali,incessanti attacchi di un vigilante
mascherato conosciuto solo come Red Hood”.
Dopo l’annuncio che Frank
Miller avrebbe concluso la sua trilogia
con Dark Knight III The Master Race,
i fan erano in delirio. Ebbene oggi dall’autore in persona arriva
la notizia che potrebbe esserci anche un quarto capitolo. Il che
significa che siamo difronte ad una possibile miniserie.
“Spero proprio di si” ha detto
Miller ” Dopo la prima ho detto Mai più, dopo il
secondo ho detto mai più. Ma Brian sembra che stia facendo un
ottimo lavoro; Non vedo l’ora di vederlo, quindi non c’è nessun
motivo per non andare avanti con questo. Il personaggio è immortale
e ho molte idee in mente per un tempo lungo.”
Miller ha inoltre
aggiunto che gli piacerebbe fare una serie legata a Carrie Kelley e
Robin introdotte in The Dark Knight Returns, ma alla domanda
se prevede un futuro senza il suo coinvolgimento, ha semplicemente
riposto “No”.
Dark Knight III The
Master Race sarà in tutti i negozi di fumetti dal
prossimo Mercoledì 25 Novembre ed è firmato da Miller, Azzarello,
Andy Kubert e Klaus Janson.
A settembre il il settimo
lungometraggio di Todd Solondz Dark Horse sarà presentato a Venezia
ed iniziano ad arrivare nuovi materiali. Ecco poster, foto e una
clip.
Halloween si avvicina e le
piattaforme streaming aggiungono al loro catalogo nuovi film
horror, per soddisfare la domanda degli spettatori. Proprio in
questo contesto è arrivato su Dark Harvest,
tratto da un romanzo di Norman Partridge e diretto
da David Slade, autore di successi passati come
Hard Candy e 30 giorni di buio, oltre che del terzo
capitolo della saga di Twilight, Eclipse.
L’adattamento di Dark Harvest si presenta come una
classica leggenda di Halloween trasformata in film: in una
cittadina in cui prolifera il male, ogni Halloween i giovani devono
uccidere un mostro che emerge dai campi di grano. Una sorta di
The Purge, dove tutti i ragazzi scendono in strada
per uccidere impunemente la bestia. C’è massima violenza, morti
cruente e gruppi di adolescenti pronti a morire uccidendo: la
ricetta perfetta per Halloween, pur con difetti importanti
nell’esecuzione.
Dark Harvest, la
trama
In una città maledetta del Midwest,
il raccolto annuale si trasforma in una brutale battaglia per la
sopravvivenza. La notte di Halloween del 1963, Sawtooth
Jack, un mostro leggendario e terrificante, emerge dai
campi di grano e minaccia i giovani della città. Ma i ragazzi
vengono avvertiti e si preparano a dare la caccia al mostro e a
ucciderlo, prima che raggiunga la chiesa del villaggio e passi la
mezzanotte. Il ragazzo che finisce per uccidere Jack Sawtooth
diventa l’eroe della città e lui e la sua famiglia vengono
ricompensati con una fantastica casa per i genitori e una Corvette
per permettere al ragazzo di uscire e vedere il mondo, possibilità
inedita all’interno di questa comunità chiusa in se stessa. Questa
volta, però, c’è un problema. Richie, il fratello
dell’ultimo vincitore, vuole partecipare alla Corsa, cosa che non
gli è permessa perché le altre famiglie devono avere la possibilità
di vincere il premio. Ma il nostro protagonista è determinato a
uccidere il mostro, cosa che avrà conseguenze terribili e porterà
alla luce segreti a lungo nascosti.
Un approccio suggestivo
Questo approccio originale, in cui i
ragazzi sono incaricati di dare la caccia al mostro, è il punto di
forza di un film che ricorda il The Purge di
Blumhouse Productions. Tre giorni prima di Halloween, i ragazzi
vengono chiusi nelle loro stanze, senza cibo né bevande, in modo da
essere poco più che bestie selvagge quando si tratta di affrontare
Jack Sawtooth. Questo porta a sequenze piuttosto
violente, in quanto i ragazzi non hanno il controllo di se stessi e
si attaccano l’un l’altro o saccheggiano i negozi di alimentari
della città.
David Slade e lo
sceneggiatore/produttore Michael
Gilio affrontano in maniera suggestiva temi cliché
del cinema horror come la città maledetta, la leggenda
terrificante, la città da cui non si può uscire, la realtà nascosta
dagli adulti e la sottomissione collettiva a “ciò che deve
essere fatto”, cosa che viene sottolineata dal contesto
temporale della storia, gli anni ’60, in cui il sogno americano era
qualcosa a cui aspirare, ma sempre all’interno di un quadro
ordinato. Per questo c’è anche una critica al maschilismo e al
razzismo, personificata anche dal personaggio dell’unica ragazza
(di colore) che vuole prendere parte alla Corsa e che sarà il
principale sostegno di Richie nella sua missione. Il tutto senza
dimenticare il fenomeno delle bande giovanili, così tipico
dell’epoca, che viene rispecchiato alla perfezione.
Tra coming-of-age e leggenda spettrale
Dark Harvest mette
in scena una cultura di addestramento dei giovani alla violenza,
riflessa nella sfilza di uccisioni implacabili disseminate lungo il
film. È qui che gli elementi del coming-of-age prosperano e non
hanno bisogno di ulteriori sviluppi: il tragico messaggio alla base
della Corsa è che ogni famiglia sceglie di mandare i propri figli
verso la morte potenziale per fare progressi nella società. Sono
costretti a crescere e a fare cose che nessun adolescente dovrebbe
fare.
Dark Harvest parte
da premesse interessanti, proponendo un’interpretazione tutto
sommato originale di un tema ben noto, ideale per una visione nel
weekend di Halloween. Tuttavia, fatica a bilanciare la trama
della Corsa con alcune spiegazioni coerenti sul background della
storia e dei suoi personaggi, non riuscendo a nascondere il suo
basso budget e le sue pretese di essere qualcosa di più di quello
che è. Con forte attinenza al materiale narrativo,
Slade e Gilio non si allontanano
dalle regole di base dell'”infestazione annuale”. Le rivelazioni
della trama non sorprenderanno nessuno e i personaggi poco
tratteggiati rendono gli eventi raccontati per lo più
dimenticabili. Ciononostante, il film è realizzato in modo
intelligente e ottiene risultati sufficienti con il gore,
l’ambientazione di Halloween e il suo mostro, il che potrebbe
rendere per un certo tipo di pubblico Dark
Harvest una scelta adatta per questa stagione.
Ecco il trailer italiano
di Dark Hall di Rodrigo
Cortés, nelle sale italiane dal 1 agosto
2018 distribuito da Eagle Pictures in
collaborazione con Leone Film Group.
Diretto dal regista di “Buried –
Sepolto”, il film vede come protagoniste la star Uma
Thurman, musa di Quentin Tarantino nonché una delle
attrici più amate ed eclettiche del panorama cinematografico, e
AnnaSophia Robb, nota per il ruolo della giovane
Carrie Bradshaw in “The Carrie Diares”, serie tv
incentrata sull’adolescenza della protagonista di “Sex and the
City”. Del cast fanno parte anche Isabelle Fuhrman
(Orphan) e Victoria Moroles (Teen Wolf).
Il film è tratto dall’omonimo
romanzo della poetessa e scrittrice americana Lois
Duncan, edito da Mondadori e in
libreria dal 3 luglio, con traduzione di Egle
Costantino.
Autrice di numerosi libri di
successo, Lois Duncan (1934 – 2016) è considerata una pioniera
della letteratura Young Adult soprattutto per i generi horror e
thriller. Diversi suoi romanzi, come i cult “Uccidiamo
Mr Griffin” e “So cosa hai
fatto”, sono stati adattati per il grande
schermo.
“Dark Hall”, inoltre, è
prodotto da Stephenie Meyer, acclamata autrice
della saga di Twilight.
Sul finire degli anni Novanta,
complici importanti cambiamenti tecnologici, culturali e sociali,
una serie di film hanno riportato in auge la fantascienza
distopica, offrendo visioni particolarmente cupe o illuminanti
sulle possibili derive dell’umanità. Attraverso l’uso di allegorie
più o meno criptiche, si è in particolare narrato della lotta
dell’essere umano contro l’avvento del digitale, delle intelligenze
artificiali e dei possibili pericoli che tutto ciò può
rappresentare. Film come Il tredicesimo
piano e Matrix sono
esemplari a riguardo, ma a questi si può accostare anche un altro
titolo, talvolta dimenticato, quale Dark
City (qui la recensione).
Uscito al cinema nel 1998, tale film
è diretto da Alex Proyas, già distintosi per il
cupo Il corvo, e che nel 2004
darà vita ad un altro classico fantascientifico come Io, robot. Anche
ideatore e sceneggiatore del film, Proyas ha raccontato di essere
partito, nel concepire la storia di Dark City, dai film
noir degli anni Quaranta, intenzionato a dar vita ad un film simile
a Blade Runner. Nel corso
del processo di scrittura, però, il progetto si è trasformato
radicalmente, mantenendo sì atmosfere da noir ma acquisendo aspetti
distopici, quasi tendenti all’horror. Da questo punto di vista,
Dark City ha anticipato di solo un anno molti aspetti poi
presenti in Matrix.
I toni cupi e determinati aspetti
filosofici che caratterizzano il film lo hanno tuttavia reso
un’opera particolarmente complessa, sul momento mal recepita e poco
compresa. Dark City si è infatti affermato come un
clamoroso insuccesso, vedendosi rivalutato solo in seguito. Oggi è
infatti considerato un valido esempio di quel particolare ramo
della fantascienza al cinema che usa il genere per proporre
riflessioni sul contemporaneo e numerosi sono i estimatori, tra cui
si può annoverare anche Christopher
Nolan, il quale ha indicato proprio Dark City
come una delle fonti d’ispirazione per il suo Inception, in quanto film
dove si suggerisce che il mondo intorno a noi potrebbe non essere
così come ci appare.
La trama e il cast di Dark City
In Dark City, una città
virtuale perennemente avvolta dal buio fa da sfondo all’esistenza
di uomini-cavie per gli Stranieri: alieni in grado, con la sola
forza del pensiero, di ridisegnare l’esistenza, i ricordi ed il
contesto di vita di migliaia di esseri viventi, i quali nel mentre
sono vittime di un sonno autoindotto. Protagonista del film,
all’interno di questo spaventoso contesto, è John
Murdoch, un uomo affetto da amnesia che scopre di essere
ricercato per omicidio. I suoi pochi e vaghi ricordi, però, gli
suggeriscono che qualcosa non quadra. Deciso a risolvere
l’intricato enigma, Murdoch, che scopre di possedere a sua volta
poteri telecinetici, sembra inoltre essere l’unico in grado di
opporsi al controllo psichico alieno e dunque a scoprire cosa c’è
oltre le mura di quella città.
Ad interpretare il protagonista,
John Murdoch, vi è l’attore Rufus Sewell,
fortemente voluto dal regista in quanto volto non particolarmente
noto del cinema. Per Proyas, infatti, era fondamentale che Murdoch
fosse interpretato da qualcuno che non fosse preceduto dalla
propria celebrità, coerentemente con la misteriosità del
personaggio. Accanto a lui, nel ruolo dell’ispettore Frank
Bumstead, vi è invece il premio Oscar William Hurt,
il quale a detta del regista aveva compreso il film e i suoi temi
meglio di chiunque altro. Jennifer
Connelly, invece, recita nel ruolo di Anna, mentre
Richard O’Brien e Bruce Spence
sono rispettivamente Mr. Hand e Mr. Wall.
L’attore Kiefer
Sutherland ricopre invece il ruolo del dottor
Schreber. Originariamente, l’attore ha detto di aver pensato che la
sceneggiatura fosse stata inviata per errore a lui invece che a suo
padre Donald
Sutherland. Schreber, in effetti, originariamente era
stato scritto come un personaggio più anziano, ma il regista ha poi
pensato che avrebbe funzionato meglio se fosse stato più giovane,
un qualcuno che dunque ha ancora tutta la vita davanti a sé in un
mondo però oscuro. All’inizio, però, Proyas non era molto convinto
di Kiefer come interprete di Schreber, un personaggio molto
impotante all’interno del film. Dopo averlo incontrato, però, ha
completamente cambiato opinione a riguardo.
Il design e il significato di Dark City
Come anticipato, Dark City
deve molto del suo fascino non solo alla complessa storia ideata da
Proyas, ma anche all’atmosfera che emana attraverso il cupo design
delle multiformi scenografie. Collaborando con lo scenografo
Patrick Tatopoulos, Proyas ha infatti dato vita ad
un ambiente che sembra richiamare le architetture tipiche
dell’espressionismo tedesco e del film del 1927 Metropolis. “Il
film si svolge ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. –
ha dichiarato Tatopoulos – È una città fatta di pezzi di città.
Un angolo da un posto, un altro da un altro posto. Quindi, non sai
davvero dove sei. Un pezzo sembrerà una strada di Londra, ma una
parte dell’architettura sembra New York, ma il fondo
dell’architettura sembra di nuovo una città europea. Sei lì, ma non
sai dove sei. È come se ogni volta che viaggi, ti perdi“.
Partendo da questo aspetto del film,
risulta evidente come l’intento di base sia quello di ambientare il
racconto in un ambiente cupo, che suscita allo stesso tempo
sensazioni di familiarità e di estraneità. Un luogo che sembra
uscito da un racconto di Franz Kafka, dove
l’umanità è soggetta ad una realtà che si rivela essere il frutto
di un inganno (proprio come avviene in Matrix). Il film
trova dunque un forte legame nel mito della caverna di
Platone, con Murdoch che tenta di scappare dalla
città-caverna per conoscere il vero volto del mondo e poterlo
comunicare ai suoi simili. Tuttavia, l’esito della sua missione
rimane aperta a riflessioni anche contrastanti. Se per certi versi
egli sembra riuscire a smascherare l’inganno, dall’altra la realtà
che egli propone può realmente essere considerata “reale”?
Il trailer di Dark City e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Dark City grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 9 febbraio alle ore 23:20
sul canale Rai Movie.
Cast: Rufus Sewell,
William Hurt, Kiefer Sutherland, Jennifer Connelly, Richard
O’Brien
Trama: Un uomo
privo di memoria si ritrova braccato da alcune misteriose entità,
note come gli Stranieri; qualche aiuto esterno e una buona
dose di ‘poteri psichici’ permetteranno al protagonista di giungere
alla verità su sé stesso, svelando allo stesso tempo una
terrificante realtà, celata dietro le ombre della ‘Città
Oscura’ del titolo, immersa in una sorta di notte perenne.
Analisi: Il
successo planetario arriso al Corvo
(complice il tragico destino del protagonista Brandon
Lee) aveva reso Alex Proyas
uno dei ‘nomi caldi’ del cinema sci-fi e dintorni; con le ampie
risorse a disposizione, il regista australiano gioca ancora una
volta con le ambientazioni: la città è costruita
ex-novo, Dark City è girato
interamente in studio, senza avvalersi di alcuna location ‘reale’,
per un film che fa dell’impatto visivo il suo principale punto di
forza; non a caso l’aggettivo più usato ed abusato per l’occasione
è stato ‘visionario’.
Una città che appare uscita
direttamente da un immaginario onirico, a
ricordarne tante altre senza essere direttamente conducibile ad
alcuna, in cui svolge una vicenda che finisce per avere forse
qualche contorsione di troppo, lasciando costantemente
lo spettatore nell’incertezza di cosa lo aspetterà lungo il
percorso verso la verità. Si respira già aria ‘da Matrix’, che
sarebbe giunto a distanza di un anno, riproponendone alcuni
dei temi di fondo seppur sostituendo le atmosfere plumbee di Proyas
con la grandeur da ‘supereroi in salsa cyberpunk’ dei Wachowsky, i
quali non a caso avrebbero riutilizzato parte delle scenografie
create da Darius Wolsky sui progetti di Patrick Tatopoulos.
Il protagonista ha il volto
dell’inglese Rufus Sewell, in uno dei ruoli
più importanti, di una carriera poi snodatasi senza particolari
scosse; attorno a lui, in un cast tutto sommato efficace, si fanno
ricordare Kiefer Sutherland, William Hurt e
Jennifer Connelly.
Contrastato l’esito: al botteghino
gli incassi di Dark City hanno
pareggiato a mala pena i costi, complice la contemporanea uscita
del Titanic cameroniano, ma anche per il suo essere un film lontano
dai gusti del ‘grande pubblico’, che dal ‘regista del Corvo’ forse
si aspettava nuovamente una vicenda più ‘lineare’… come spesso
succede in questi casi, il film è in seguito diventato ‘oggetto di
culto’ per gli appassionati del genere che ne hanno gradito le
atmosfere da incubo kafkiano. La critica ne ha apprezzato
soprattutto atmosfere e messa in scena.
Particolarmente curata la colonna
sonora, come d’abitudine per Proyas: alle sonorizzazioni di
Trevor Jones si affiancano i brani, tra gli altri,
di Gary Numan ed Echo and The
Bunnymen, all’insegna di quelle sonorità post-punk,
altrimenti definite ‘gotiche’, più che mai adatte alle atmosfere
del film.
E’ sempre bello quando un
rappresentate del nostro cinema trionfa nelle prestigiosissime
competizioni internazionali e questa volta tocca proprio ad uno
degli esponenti di spicco del panorama cinematografico nostrano il
compito di festeggiare per esserne stato ambasciatore. Protagonista
delle premiazioni, in occasione del recente 3D Film
Festival 2013 tenutosi a Los
Angeles, è il nostrano maestro del brivido
Dario Argento che, grazie alla sua ultima fatica
(seppur distrutta dalla critica) Dracula
3D, è riuscito a salire ben tre volte sul podio dei
vincitori per aggidicarsi il premio nelle sezioni Miglior
Film in 3D Nativo e Miglior Regia, nonchè
il premio speciale “One of the digital stars of
Hollywood”.
Il film, prodotto dall’indipendente
Multimedia Film Production di Roberto Di
Girolamo e Gianni Paolucci, porta quindi
in casa nostra un prestigioso riconoscimento grazie a uno degli
autori italiani contemporanei più apprezzati dalla critica
mondiale.
Nel cast del film ricordiamo
Asia Argento nei panni di Lucy, Rutger
Hauer in quelli di Van Helsing, la giovane Marta
Gastini (che abbiamo già visto in Io e
Marilyn e ne Il rito) in
quelli di Mina, mentre Dracula ha il volto di Thomas
Kretschmann.
Ricordiamo tra i lavori del maestro
dell’horror italico Suspiria, Profondo Rosso, La Terza
Madre, 4 Mosche di Velluto Grigio, nonchè la firma
sul soggetto originale che porto alla creazione del capolavoro
C’Era Una Volta il West di Sergio
Leone.
Il maestro dell’horror Dario
Argento torna a lavorare ad un progetto che sembra interessante
accostandosi alla tecnologia stereoscopica, già usata con buoni
risultati in altri film di genere. Dopo la produzione turbolenta di
Giallo, Argento si sposta in Ungheria dove girerà Dracula 3D.
Argento lavorerà con una troupe italo-franco-spagnola girando in
lingua inglese. Il film sarà ispirato alle vicende raccontata da
Bram Stoker nel suo grande successo letterario, Dracula.
Il Museo Nazionale del
Cinema di Torino presenta
Dario Argento The Exhibit, mostra temporanea
dedicata al Maestro del brivido a cui il cinema italiano sarà per
sempre riconoscente. La mostra – che rimarrà all’interno del Museo
fino al 16 gennaio 2023 – percorre a spirale la Mole Antonelliana,
restituendo la stessa sensazione di brivido e vertigine percepibili
nella fruizione delle pellicole argentiane.
Il cineasta, sin dal suo esordio
come regista, ha improntato i suoi film sulla predominanza di due
generi: thriller e horror. Con la sua visione del mondo e la messa
in scena delle sue paure, Argento è riuscito ad andare oltre i
limiti del possibile: le sue opere, infatti,
si trasformano in una proiezione dell’inconscio dello
spettatore ma sono anche una “rappresentazione in cui il
cinema rispecchia se stesso”. Attraverso le sue produzioni, il
regista è riuscito a far essere lo schermo la porta sinistra
attraverso cui chi è dall’altra parte, oltre la “quarta parete”,
può addentrarsi in quei territori disturbanti e inquietanti che
sono quelli del sogno e dell’incubo.
Dario Argento The Exhibit,
l’universo horror del regista
La mostra inizia con un viaggio in
L’uccello dalle piume di cristallo (1970), film con cui
Argento debutta ufficialmente come regista. La pellicola sancisce
il suo ingresso nel mondo del thriller, seppur il lungometraggio
sia un prodotto ibrido poiché contenente elementi di noir e
whodunit (giallo classico). La locandina del film è lo
start verso tutto il mondo surreale, eccentrico ed
espressionista del maestro del brivido, spesso chiamato anche
Hitchcock all’italiana. Dentro una teca è poi esposta la
sceneggiatura de L’uccello dalle piume di cristallo,
quella di lavorazione dell’aiuto regista di Argento, ossia Roberto
Pariante, con appunti, disegni e inserti manoscritti.
Mentre si prosegue nel vortice, sono
altre le locandine che il Museo ha affisse: Il gatto a nove
code (1971), Profondo rosso (1975), Suspiria (1977),
Inferno (1980) e Tenebre (1982). Accompagnate da
immagini di scena dei film, queste sono avvolte alle spalle
dal buio, illuminate solo da luci gialle che ne
risaltano i colori e la patina vintage. Tanti anche gli
oggetti di scena, i costumi e le riproduzioni; il pupazzo meccanico
di Profondo rosso che causa la morte del professor
Giordani; la testa di corvo e gli abiti di Betty nelle vesti di
Lady Macbeth in Opera; il calco in gesso per la locandina
di Tenebre, autografato dal regista Pupi Oggiano, con la
riproduzione del libro Tenebre; i topi sventrati de Il Fantasma
dell’Opera.
Dario Argento The
Exhibit mostra il cineasta anche nella sua versione di
produttore con l’esposizione dei demoni per i film di Lamberto Lava
(Demoni e Demoni 2) e di Michele Soavi (La
chiesa) da lui realizzati. Presenti anche i bozzetti per
Demoni 3, che però non sono mai stati prodotti. Sul suo
cinema dell’orrore, Argento dice: “Nel corso della mia carriera
ho imparato che se riesci a costruire un universo coerente, per
quanto folle esso sia, hai già ottenuto la sospensione
dell’incredulità necessaria a raccontare quello che vuoi.”
Suspiria, dentro il capolavoro
argentiano
Suspiria è un cult
movie, nonché vero e proprio debutto nel genere dell’orrore di
Argento. La pellicola è il primo capitolo della trilogia delle tre
madri, con i sequel Inferno e La terza madre
(2007). Il successo del lungometraggio bisogna ricercarlo nella
capacità del regista di renderlo una fiaba gotica con una
messa in scena da espressionismo cinematografico,
grazie ad uno stile visivo e sonoro surreale e deformato. La
fotografia di Luciano Tovoli, che ne caratterizza l’impronta, ha
prediletto l’uso di lenti anamorfiche e luci ad arco “davanti
alle quali venivano poste stoffe colorate invece delle gelatine, in
modo da dare l’impressione che i colori fossero gettati come
vernice sui volti degli attori, accentuando il tono
fiabesco”.
Argento, che da sempre ha basato i
suoi lavori tramutando le sue paure in “realtà”, spiega il film in
uno stralcio mostrato alla Dario Argento The
Exhibit: “Dopo Profondo rosso volevo raccontare
qualcosa di più “areo”, assolutamente non reale, volevo dirigermi
verso i miti delle favole e trasportarli nel presente. (…) Le
streghe mi hanno fatto sempre paura, quando ero piccolo ero
terrorizzato da loro, Biancaneve e i sette nani mi ha impressionato
moltissimo, non a caso Suspiria è notevolmente ispirato a quella
favola.”
Della pellicola, in una teca, è
esposta la riproduzione dello stiletto di pavone che Suzy prende,
verso la fine, per uccidere Helena Markos. Al suo fianco la
sceneggiatura con note aggiunte autografate da
Dario Argento e il suo soggetto redatto a mano.
Nella pagina in mostra, il cineasta scrive: “Sono Helena Markos
e sono morta 140 anni fa. Pensi che sarei vissuta tutto questo
tempo se fossi tu a potermi uccidere?”.
In un’intervista inedita della
mostra, il regista regala alcune curiosità su alcuni effetti
speciali di Suspiria (la scena in questione vede
protagoniste Sara e Susy, quando la prima è costretta a fuggire
dalla stanza dopo aver sentito dei rumori e notato l’accensione di
una luce): “Quando la macchina da presa si alza, in una scena
dove Susy Bannion dorme, e Sara esce dalla stanza, la macchina da
presa sale. Per questa inquadratura, ho fatto costruire una
lampadina enorme con tutti i filamenti, molto precisa, sembrava
vera. Perché volevo fosse “più presente”. Con una vera lampadina
tutto si rimpicciolisce, se invece la fai enorme, lo spettatore non
si accorge del trucco. La camera inquadra l’interno della
lampadina, che in realtà è una “lampadona”, e sullo sfondo si vede
lei che esce dalla stanza.”
Dario Argento, la sua “regola
aurea”
Le parole del cineasta costellano e
arricchiscono tutta la mostra di interessanti behind the
scenes. In esse – che raccontano un viaggio infinito,
meraviglioso e vorticoso – si delinea la storia di una vita
legata al padre. Un padre dal quale, come lui ricorda, ha appreso
tanto, e grazie al quale è riuscito a modellare la sua tecnica e il
suo inconfondibile stile autoriale. Salvatore Argento è stato
produttore delle pellicole del figlio fino a Tenebre, e
come quest’ultimo spiega, gli ha insegnato la prima regola
fondamentale sul set: l’estrema serietà.
“Io ho imparato molte cose da
mio padre. Una regola era che quando su un set tutti sono molto
felici e lavorano con gioia, il film poi sarà un disastro al
botteghino. Questo me lo insegnò perché andammo insieme sul set di
un film. Un film di Duccio Tessari. La gente era così contenta di
girare un film, tutti si abbracciavano, felici… Lui li guardava e,
al momento di andarcene, mi ha detto: “Questo film sarà un
disastro!” e io “Come fai a saperlo?” “Perché quando la gente è
tanto contenta sul set, poi il film al botteghino non funziona!”. I
film sono difficili a farsi (…) Sono opere dove la gente sul set
non è contenta. Infatti ho scoperto che è vero. Sui miei
set nessuno deve ridere, nessuno deve apparire felice.
Dobbiamo fare il film, e basta!”.
Dario Argento The
Exhibit si conclude con una serie di libri, opere e
immagini dello stesso e dei suoi capolavori cinematografici. Non
appena si scende al piano terra, il senso di “vuoto” scompare, ma
la paura resta. L’adrenalina scorre ancora prepotentemente nelle
vene. Perché i veri maestri fanno proprio questo: creano
l’illusione che dal loro mondo tu non sia mai veramente uscito. E
forse è vero.
Arriverà in edicola il 28 luglio
Profondo nero, il numero speciale di Dylan
Dog sceneggiato da Dario Argento.
L’indiscusso maestro dell’horror, celebre per film come Suspiria e
Profondo Rosso (a cui si ispira il titolo dell’albo), si è
cimentato per la prima volta nella scrittura di un fumetto dando
vita a un volume che si appresta a diventare un cult imperdibile
nella storia dell’Investigatore dell’Incubo, per la gioia di
lettori e collezionisti.
Quindici mesi di lavorazioni,
numerosi incontri, scambi e confronti con il team di Sergio Bonelli
Editore e con il curatore di Dylan Dog, Roberto
Recchioni. È da qui che nasce Profondo nero, un matrimonio
in paradiso (anzi all’inferno!) tra il re dei “gialli” horror
all’italiana e il personaggio creato da Tiziano
Sclavi.
Scritto da Dario Argento con la
collaborazione di Stefano Piani, il volume è il numero 383 della
serie regolare di Dylan Dog e i suoi disegni sono stati affidati a
Corrado Roi, una delle matite più apprezzate della scuderia
Bonelli, un Maestro delle Ombre il cui tratto resta tra i più
inquietanti, suggestivi e amati dai fan dell’Old Boy. La copertina
è invece opera dello straordinario talento di Gigi Cavenago e
arriverà in edicola con un inedito effetto argentato, per rendere
omaggio all’autore che ha dato vita alla storia.
1 di 2
In questo volume, Argento torna
infatti alle origini e propone un giallo che ricorda le prime
storie della sua carriera. Il linguaggio del suo cinema trova qui
la sua perfetta trascrizione in fumetto, ideando una storia capace,
come spiega Roberto Recchioni “di essere morbosa e romantica,
allo stesso tempo, violenta e delicata, divertente e terrorizzante,
sgangherata e sgangherabile, come avrebbe detto Umberto Eco, grande
estimatore del cinema di Argento quanto dei fumetti di
Sclavi”. L’albo racconta infatti le vicende della bellissima
Beatrix, scomparsa nel nulla all’improvviso. Ma cosa ha a che
vedere questa misteriosa sparizione con l’antica tradizione dei
whipping boy, ragazzi cresciuti accanto a coetanei di nobile casata
per essere puniti al loro posto quando questi ultimi trasgredivano
le regole? Spetterà a Dylan Dog il compito di indagare.
Spiega Michele
Masiero, Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore:
“Profondo nero è la realizzazione di un sogno. O forse sarebbe
meglio dire di un incubo, date le circostanze! Racconta l’incontro
perfetto tra due icone dell’horror italiano, nel mondo del cinema e
in quello del fumetto. Pensiamo che per i lettori non potesse
esserci sorpresa più gradita. E il nostro Dylan Dog si è mosso con
orgoglio e maestria nelle idee del Maestro Dario Argento, che
ringraziamo vivamente per questa incredibile storia. Grazie a lui e
al talentuoso avvocato Simone Morandi che ha rappresentato il
maestro Argento nelle relazioni con noi di SBE. Un ultimo grazie a
tutto il team di Profondo nero -Roberto Recchioni, Corrado Roi,
Gigi Cavenago e Stefano Piani. I fan dell’Old Boy vivranno un
incubo in piena regola!”.
Vincent
D’Onofrio sarà la prossima incarnazione televisiva di
Wilson Fisk/Kingpin nella prossima serie tv
Daredevil. L’attore ha raccontato il suo
approccio al personaggio e al tipo di lavoro svolto.
Sulla sua esperienza durante le
riprese: “Non avrei potuto lavorare per persone più gentili.
Sto passando dei momenti bellissimi. Sta andando tutto davvero
bene. Stanotte abbiamo una grande scena di combattimento, ed è la
prima volta che si vede il mio personaggio coinvolto in qualcosa di
fisico.”
Su un possibile crossover con il
Marvel Cinematic Universe:
“Credo che abbiano determinati piani. Non sono autorizzato a
parlarne, ma sicuramente hanno dei piani. Penso che l’inizio siano
queste serie per Netflix, e poi tireranno fuori dei piani più
grandi, ma non saprei dire nello specifico cosa.”
Su quello che ci possiamo aspettare
dal suopersonaggio: “Penso che non dipenda solo da me, ma anche
dagli sceneggiatori. Poi ci sono anche Stephen DeKnight e Jeph Loeb
della Marvel! Penso che sarà un nuovo modo di vedere Wilson Fisk.
Penso che non ci sarà più nessun’altra versione di Fisk dopo questa
che stiamo mettendo in piedi. E’ quello che spero.”Che ve ne
pare? Siete fiduciosi nel vedere D’Onofrio nei panni del villain
Marvel?
Nel cast di Daredevil ci sono
Charlie Cox, Elden Henson, Vincent
D’Onofrio, Peter
Shinkoda, Deborah Ann Woll e
Rosario Dawson.
Daredevil andrà in onda nel 2015 per
una prima stagione composta da 13 episodi.
Per quanto riguarda i piani
di Marvel in televisione, il piano è
composto da quattro serie distinte, di cui la prima sarà
proprio Daredevil. Le quattro serie
sono Jessica Jones, Iron Fist, Luke
Cage e il crossover The
Defenders. La
serie Daredevil sarà composta
da 13 episodi di un’ora ciascuno.
Daredevil è
un personaggio immaginario, un supereroe comparso nei fumetti
pubblicati dalla Lev Gleason Publications tra gli anni trenta equaranta, periodo definito Golden
Age. Il personaggio è separato e non
correlato con il più famoso supereroe
omonimo della Marvel Comics.
Anche se il Daredevil originale smise di comparire nelle storie
originali verso la fine del decennio, ebbe un forte impatto sulle
generazioni di futuri creatori di fumetti, influenzati dalla
capacità di raccontare, grintosa e varia, del suo prominente
scrittore e illustratore, Charles Biro.
Mentre cresce l’attesa per il
debutto di Daredevil 2, oggi arriva un
video dietro le quinte sugli VFX di
Daredevil, la prima stagione che è andata
in onda questa primavera.
Si
aggiunge un nuovo membro al cast della serie Netflix
Daredevil. Con la fine di
True Blood, serie HBO giunta alla sua
ultima stagione, i protagonisti cominciano a trovare altre strade
professionali, a così anche Deborah Ann Woll ha
trovato il suo prossimo ruolo. L’attrice sarà infatti Karen
Page in Daredevil e si unirà al cast formato da Charlie
Cox, Elden Henson, Vincent D’Onofrio, Peter
Shinkoda e Rosario Dawson.
Il personaggio di Karen Page è lo
storico love interest di Matt Murdock, alter ego di Daredevil, ed è
stata vista già sul grande schermo brevemente interpretata da
Ellen Pompeo.
Daredevil andrà in onda nel 2015 per
una prima stagione composta da 13 episodi.
Per quanto riguarda i piani
di Marvel in
televisione, il piano è composto da quattro serie distinte, di cui
la prima sarà proprio Daredevil. Le
quattro serie sono Jessica Jones, Iron Fist, Luke
Cage e il crossover The
Defenders. La
serie Daredevil sarà composta
da 13 episodi di un’ora ciascuno.
Daredevil è
un personaggio immaginario, un supereroe comparso nei fumetti
pubblicati dalla Lev Gleason Publications tra gli anni trenta equaranta, periodo definito Golden
Age. Il personaggio è separato e non
correlato con il più famoso supereroe
omonimo della Marvel Comics.
Anche se il Daredevil originale smise di comparire nelle storie
originali verso la fine del decennio, ebbe un forte impatto sulle
generazioni di futuri creatori di fumetti, influenzati dalla
capacità di raccontare, grintosa e varia, del suo prominente
scrittore e illustratore, Charles Biro.
Arrivano nuovi
dettagli su Daredevil, l’atteso nuova
serie di Netflix basata sul noto personaggio
dell’Universo Marvel. Le nuore indiscrezioni
riguarda alcuni dei personaggi che vedremo nel nuovo show. Inoltre,
c’è anche un video di un’audizione fatta dal network, che potrebbe
contenere una scena che vedremo nel pilot. Lo spezzone è sia
violento che comico.
Secondo la fonte il nome in codice
della serie sarà Bluff e gireranno il pilot dal 30 giugno al 28
Luglio. Di seguito c’è una serie di descrizioni sugli attori del
casting. Si cerca anche un pugile e attori per far interpretare
teppisti e trafficanti d’armi, oltre a molti studenti
universitari.
Ovviamente sono solo indiscrezioni quindi non c’è una conferma
ufficiale.
Dopo l’annuncio degli sceneggiatori
iniziano le conferma al cast
dell’annunciato Daredevil 2 il
secondo ciclo di episodi della serie di successo targata
Netflix e Marvel
Studios. Infatti, una delle prime conferme è il
ritorno di Rosario Dawson, l’attrice riprenderà dunque il
ruolo Claire Temple.
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Nel cast troviamo Charlie
Cox (Matt Murdock / Daredevil), Rosario
Dawson (Claire Temple), Deborah Ann Woll
(Karen Page), Elden Henson (Foggy
Nelson) e Vincent D’Onofrio (Wilson
Fisk). Produttori esecutivi e showrunner saranno
Steven S. DeKnight (Spartacus – Buffy: The
Vampire Slayer – Angel) e Drew Goddard
(Cabin in the Woods – Lost – Buffy The Vampire
Slayer).
Devil
(Daredevil), il cui vero nome è Matt
Murdock, è un personaggio dei fumetti creato dallo sceneggiatore
Stan Lee e dal disegnatore Bill Everett nel 1964, pubblicato dalla
Marvel Comics. Ha fatto il suo debutto in
Daredevil numero 1 (aprile 1964).
La storia di Devil vede il giovane Murdock vittima di un incidente
radioattivo che gli toglie il dono della vista ma migliora i suoi
quattro sensi rimanenti in maniera straordinaria. E grazie al suo
udito super sviluppato ha il cosiddetto Senso Radar incorporato,
ovvero la capacità di vedere il mondo circostante come ombre,
create dalle onde sonore che lo circondano. Queste abilità inducono
il giovane Matt a difendere i più deboli dal crimine, diventando il
supereroe Devil. Devil non è stato uno dei personaggi di spicco
della Marvel prima degli anni settanta. Infatti in quegli anni fece
il suo ingresso nel mondo dell’eroe il disegnatore e sceneggiatore
Frank Miller che lo cambiò, lo fece diventare un eroe dark e
violento e lo rese uno dei personaggi di punta dell’editore. Devil
divenne in fretta famoso e uno «dei personaggi più veri e crudeli
che la Marvel avesse creato».
La Marvel e Netflix hanno diffuso
tutti i character poster
di Daredevil, l’attesissima nuova
serie che debutterà sul network americano il prossimo 10
Aprile.
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Nel resto del cast troviamo
Deborah Ann Woll (Karen Page),
Elden Henson (Foggy Nelson) e
Vincent D’Onofrio (Wilson Fisk).
Produttori esecutivi e showrunner saranno Steven S.
DeKnight (Spartacus – Buffy: The Vampire Slayer –
Angel) e Drew Goddard (Cabin in the Woods
– Lost – Buffy The Vampire Slayer).
Devil
(Daredevil), il cui vero nome è Matt
Murdock, è un personaggio dei fumetti creato dallo sceneggiatore
Stan Lee e dal disegnatore Bill Everett nel 1964, pubblicato dalla
Marvel Comics. Ha fatto il suo debutto in
Daredevil numero 1 (aprile 1964).
La storia di Devil vede il giovane Murdock vittima di un incidente
radioattivo che gli toglie il dono della vista ma migliora i suoi
quattro sensi rimanenti in maniera straordinaria. E grazie al suo
udito super sviluppato ha il cosiddetto Senso Radar incorporato,
ovvero la capacità di vedere il mondo circostante come ombre,
create dalle onde sonore che lo circondano. Queste abilità inducono
il giovane Matt a difendere i più deboli dal crimine, diventando il
supereroe Devil. Devil non è stato uno dei personaggi di spicco
della Marvel prima degli anni settanta. Infatti in quegli anni fece
il suo ingresso nel mondo dell’eroe il disegnatore e sceneggiatore
Frank Miller che lo cambiò, lo fece diventare un eroe dark e
violento e lo rese uno dei personaggi di punta dell’editore. Devil
divenne in fretta famoso e uno «dei personaggi più veri e crudeli
che la Marvel avesse creato».
Non poteva mancare all’appello di
Cinema SinsDaredevil, il film con Ben
Affleck che, secondo il senso comune, si posizione nelle
prime posizioni della classifica dei cinefumetti più brutti di
tutti i tempi. Ecco infatti un video che raccoglie tutti gli errori
del film:
https://www.youtube.com/watch?v=aHmzQCAoRDY#t=498
Daredevil
è un film del 2003 scritto e diretto da Mark Steven
Johnson e basato sull’omonimo fumetto edito dalla Marvel Comics.
Il cast del film comprende Ben Affleck nel
ruolo del protagonista e Jennifer Garner nel ruolo
di Elektra, premiata agli MTV Movie Awards 2003 come miglior
performance rivelazione femminile. Michael Clarke
Duncan riveste il ruolo di Kingpin che, a differenza del
fumetto originale, è di colore, mentre Colin
Farrell interpreta il villain Bullseye. Dal film è stato
tratto anche un videogioco, uscito esclusivamente per la
piattaforma Game Boy. Daredevil è uscito nelle sale degli Stati
Uniti d’America il 14 febbraio 2003, mentre in quelle italiane il 4
aprile dello stesso anno. Al film seguì uno spin-off,
Elektra, distribuito nelle sale nel
2005.
Sarà niente
meno che Vincent D’Onofrio l’attore a cui sarà
affidato il compito di portare sul piccolo schermo l’iconico
villain Marvel Kingpin, alias Wilson Fisk,
nella prossima serie Marvel Daredevil.
Jeph Loeb, capo
della divisione televisiva Marvel ha dichiarato: “Siamo molto
fieri di avere nel nostro mondo un attore dal peso e dalla
versatilità di Vincent, Wilson Fisk è un cattivo la cui potenza e
astuzia lo rendono pericoloso come uno de nostri eroi.”
Il personaggio, nel film del 2003,
fu interpretato da Michael Clarke Duncan.
Il protagonista della serie, Matt
MUrdock/Daredevil, sarà interpretato da Charlie
Cox.
Cieco da quando era un ragazzino, ma dotato di
sensi straordinari, Matt Murdock combatte contro l’ingiustizia di
giorno, come avvocato, e di notte come il supereroe Daredevil, in
una moderna Hell’s Kitcher, a New York City.
Per quanto riguarda i piani
di Marvel in televisione, il piano è
composto da quattro serie distinte, di cui la prima sarà
proprio Daredevil. Le quattro serie
sono Jessica Jones, Iron Fist, Luke
Cage e il crossover The
Defenders. La
serie Daredevil sarà composta
da 13 episodi di un’ora ciascuno.
Daredevil è
un personaggio immaginario, un supereroe comparso nei fumetti
pubblicati dalla Lev Gleason Publications tra gli anni trenta equaranta, periodo definito Golden
Age. Il personaggio è separato e non
correlato con il più famoso supereroe
omonimo della Marvel Comics.
Anche se il Daredevil originale smise di comparire nelle storie
originali verso la fine del decennio, ebbe un forte impatto sulle
generazioni di futuri creatori di fumetti, influenzati dalla
capacità di raccontare, grintosa e varia, del suo prominente
scrittore e illustratore, Charles Biro.