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The Morning Show 4: Marion Cotillard nel cast della nuova stagione

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Apple TV+ ha ufficialmente accolto l’attrice francese premio Oscar Marion Cotillard (La Vie en Rose, The Dark Knight Rises) nel cast di The Morning Show 4, l’annunciata quarta stagione e prossimo ciclo di episodio dell’acclamato dramma sul posto di lavoro del Morning show.

Chi interpreterà Marion Cotillard in The Morning Show 4?

Secondo Deadline, la Cotillard ha firmato per interpretare un ruolo chiave durante un importante arco narrativo della quarta stagione di The Morning Show. Il suo personaggio si chiama Celine Dumont, che viene descritta come “un’esperta operatrice proveniente da una famiglia europea di grande prestigio“.

Questa è la prima serie importante della Cotillard dopo una breve apparizione nella serie antologica Extrapolations del 2023. La vedremo poi nel prossimo film biografico Lee, con Kate Winslet nel ruolo di una fotoreporter che racconta la Seconda Guerra Mondiale.

The Morning Show 2 stagione

The Morning Show è una serie drammatica e sincera che analizza il posto di lavoro moderno attraverso la lente delle persone che aiutano a svegliare l’America. La Cotillard si unirà ai protagonisti della serie,  Jennifer AnistonReese Witherspoon e Billy Crudup. La serie vede anche il ritorno delle star Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen Pittman, Bel Powley, Desean Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e Marcia Gay Harden.

La serie è creata e prodotta esecutivamente da Michael Ellenberg (The Leftovers), con Kerry Ehrin come sceneggiatore. I produttori esecutivi sono Witherspoon, Aniston, Ehrin, Mimi Leder, Kristin Hahn, Lauren Levy Neudstadter, Adam Milch ed Erica Lipez.

The Morning Show 3: recensione dei primi due episodi della serie Apple TV+

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Jennifer Aniston torna alla conduzione di The Morning Show 3, la serie Apple TV+, come Alex Levy. In questa nuova stagione rivediamo la troupe al completo: Reese Witherspoon è Bradley Jackson e insieme a Billy Crudup come Cory Ellison e Julianna Margulies nei panni di Laura Peterson completano il cast. Una stagione che abbraccia gli argomenti di grande attualità così come le precedenti. Se, infatti, nella scorsa stagione al centro di tutto c’era il COVID-19, in The Morning Show si parla di tecnologia, acquisizioni, elezioni politiche. Sembra quasi di essere in un episodio di Succession solo senza Logan e la famiglia Roy al completo.

The Morning Show 3, la trama

In questi primi due episodi di The Morning Show 3 lasciamo i protagonisti dove li avevamo lasciati. Alex conduce l’edizione delle news della mattina e si sta preparando a volare nello spazio a bordo di una navicella spaziale turistica, mentre il proprietario miliardario della tecnologia, Paul Marks (interpretato da Jon Hamm) sta negoziando l’acquisto della rete insieme a Cory. Nel giro di poco cogliamo uno dei riferimenti all’attualità: un miliardario che cerca di acquisire un’importante azienda che si occupa di comunicazione. Avvenuto tutto alle spalle di Alex, la giornalista fa saltare la trasmissione all’ultimo minuto, costringendo Bradley a lanciarsi in orbita senza alcun addestramento o preparazione precedente.

Al personaggio interpretato da Reese Witherspoon è lasciata l’edizione della sera a cui cerca di dare un’identità ben precisa nello stile giornalistico d’assalto per il quale è diventata famosa. Ma anche se possiede diverse libertà deve continuare a far fronte alla censura che il network le mette davanti quando vuole parlare di argomenti di attualità rilevanti. Bradley è stata in prima linea all’assalto al Campidoglio nel 2021 e mentre la sua vita privata va in mille pizze, lasciando intendere che qualcosa di scandaloso e importante sia successo nella sua vita, la giornalista viene premiata per il suo lavoro.

The Morning Show 3 Billy Crudup, Reese Witherspoon e Jon Hamm

Tra finzione e realtà

L’arrivo del personaggio di Jon Hamm non lascia molti dubbi su quella che sarà una stagione concentrata sì sull’attualità e grandi e importanti eventi che scuotono l’opinione pubblica degli Usa ma anche su una lotta per il controllo dell’azienda e sul suo futuro. Succession lo ha spiegato bene: ci sono accordi sottobanco e pugnalate alle spalle, chi cambia bandiera in base a dove soffia il vento e chi invece giocherà il suo gioco in solitaria. Due episodi di The Morning Show 3 sono ancora troppo poco per comprendere l’andamento delle storie in corso ma per quel poco che abbiamo visto la serie non si allontana molto dal suo problema principale: troppe storie, troppa carne al fuoco senza centrare mai davvero il focus, fatta eccezione per la prima stagione.

Il risultato, soprattutto in questi due episodi, è un guazzabuglio di storie, di stili e di generi dove trovare il bandolo della matassa è davvero complicato. The Morning Show 3 è allo stesso tempo critica alla società americana, critica al sistema politico, alle istituzioni, ai poteri forti, il tutto condito con note velatamente mistery e thriller. Abbandonando il lato che l’ha resa un punto di forza del palinsesto di Apple TV+, il lato più The Newsroom, la serie ha perso parte della sua identità. Il cambiamento è sacrosanto ma bisogna anche scegliere una linea narrativa e seguirla. Questo aspetto rispecchia anche e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi soprattutto quello Bradley che appare senza uno scopo.

The Morning Show 3 Greta Lee e Karen Pittman

Il potere è donna

Abbracciato però questo nuovo lato di The Morning Show 3 gli aspetti positivi che la serie mette in scena sul piccolo schermo sono comunque fonte continua di riflessione. Pensiamo alla relazione complicata tra Alex e Bradley nella prima stagione. Tra alti e bassi le due hanno reso la trama avvincente all’inizio. Poi però la serie si è divertita a trovare una zona franca tra le due, il rapporto lavorativo ha preso una piega diversa e così anche quello personale. Adesso Alex e Bradley sono due amiche e confidenti che nel tempo libero parlato di tappezzeria e arredamento per la casa. I loro continui scambi di battute è quello che fin da subito ha convinto di The Morning Show, e anche quello che mancava dalla seconda stagione.

Quasi la stessa dinamica si è poi riflessa su tutte le protagoniste femminili della serie che hanno tutte una posizione di potere. La stessa amicizia tra Mia e Stella è sorprendente ma non inaspettata. D’altro canto, The Morning Show parlando fin da subito delle tematiche femminista ha posto l’accento sui toni della serie. Il problema della serie è quello di mettere tante storie sul tavolo e talvolta concentrarsi su quelle sbagliate. Ma questo è solo l’inizio, i primi due episodi – su dieci – sono disponibili su Apple TV+ e l’uscita seguirà il rilascio settimanale.

The Morning Show 2: “We’re Back” Featurette

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The Morning Show 2: “We’re Back” Featurette

Apple TV+ ha diffuso la nuova featurette “We’re Back” di The Morning Show 2, la seconda stagione della serie The Morning Show è l’attesa serie targata Apple TV+ che vede protagonisti Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Steve Carell

Da un’idea di Kerry Ehrin, che è anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.

The Morning Show 2 in streaming debutterà da venerdì 17 settembre su Apple TV+.

The Morning Show 2 stagione: uscita, trama, cast e streaming

The Morning Show 2 stagione: uscita, trama, cast e streaming

The Morning Show 2 è la seconda stagione della serie tv The Morning Show è l’attesa serie targata Apple TV+ che vede protagonisti Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Steve Carell La serie svela le dinamiche di potere sul posto di lavoro del network televisivo UBA.

Da un’idea di Kerry Ehrin, che è anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.

The Morning Show 2: quando esce e dove vederla in streaming

The Morning Show 2 in streaming debutterà da venerdì 17 settembre su Apple TV+.

The Morning Show 2: trama e cast

Nella seconda stagione di 10 episodi – che sarà presentata con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio settimanale, ogni venerdì – il team del Morning Show riemerge dalle macerie delle azioni di Alex (Jennifer Aniston) e Bradley (Reese Witherspoon), con una UBA rinnovata e un mondo in mutamento, dove l’identità è tutto e dove entra in gioco la differenza tra come ci presentiamo e chi siamo veramente.

Nel cast di The Morning Show 2 insieme a Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, nel cast ritroviamo Steve Carell, Billy Crudup, Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen Pittman, Bel Powley, Desean Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e Marcia Gay Harden. Ad unirsi a loro nella seconda stagione ci sono anche Greta Lee nei panni di “Stella Bak”, un prodigio del mondo tecnologico che si è unito al team di UBA; Ruairi O’Connor nei panni di “Ty Fitzgerald”, una star di YouTube intelligente e carismatica; Hasan Minhaj che interpreta ‘Eric Nomani’, un nuovo membro del team del Morning Show; il vincitore dell’Emmy Award Holland Taylor nei panni di “Cybil Richards”, l’esperta presidente del consiglio di amministrazione dell’UBA; Tara Karsian come ‘Gayle Berman’, una produttrice; Valeria Golino nel ruolo di ‘Paola Lambruschini’, regista di documentari; e la vincitrice dell’Emmy e del SAG Award Julianna Margulies nei panni di “Laura Peterson”, una nuova presentatrice di UBA.

The Monuments Men: George Clooney e Matt Damon a Milano

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Arriva anche in Italia il tour promozionale di The Monuments Men, il nuovo film di George Clooney e dopo l’ospitata di ieri sera a Che tempo che fa ecco il cast del film in visita al Museo di Milano. Presenti George Clooney, Matt Damon, Bill Murray e  Jean Dujardin. In attesa del nostro resoconto della conferenza gustiamoci queste foto.  

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Monuments-Men-MilanoCon The Monuments Men, la sua ultima fatica nelle vesti di regista, sceneggiatore, produttore e attore, George Clooney non parteciperà alla stagione dei premi in corso a causa di tempistiche difficilmente conciliabili con le ultime fasi della post-produzione del film. Così l’uscita della pellicola è slittata al 2014, ma il trampolino di lancio sarà comunque prestigioso: The Monuments Men debutterà infatti alla 64^ edizione del Festival di Berlino per poi uscire in tutto il mondo.

Oggi possiamo ammirare il nuovo trailer internazionale del film che, oltre Clooney, vanta un cast stellare composto da Matt DamonCate BlanchettJohn Goodman, Jean DujardinHugh BonnevilleBill Murray e Bob Balaban.

Basato sul romanzo The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

La sceneggiatura del film è stata scritta da George Clooney e Grant Heslov.

The Monuments Men arriverà in Italia il 13 febbraio 2014.

 

The Monuments Men: Clooney, Goodman, Dujardin, Murray, Bonneville sul set

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Nuovi scatti dal set di The Monuments Men di George Clooney con gran parte del cast in missione sulla costa inglese…

Sono giunti online nuovi scatti tratti dal set di The Monuments Men, il nuovo film diretto da George Clooney le cui riprese sono in corso da diverse settimane. In queste foto scattate sulla costa meridionale britannica, vediamo gran parte delle star del film nei panni di coraggiosi volontari nell’atto di mettere in salvo alcune opere d’arte sottraendole ai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le nuove foto tratte dal set di The Monuments Men mostrano George Clooney, John Goodman, Jean Dujardin, Bill Murray e Hugh Bonneville. Il cast di The Monuments Men include inoltre Matt Damon, Cate Blanchett e Bob Balaban. Tratto da una storia vera, il film è scritto e prodotto da George Clooney e Grant Heslov. L’uscita americana della pellicola è prevista per la fine dell’anno.

The Monuments Men trailer del film di George Clooney

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the-monuments-men-prima-immagineEcco il primissimo trailer di The Monuments Men, il prossimo film da regista di George Clooney che interpreta anche uno dei protagonisti accanto a Matt Damon e John Goodman.

The Monuments Men trailer su Vimeo

Basato sul romanzo The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Al fianco di George Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett, John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo 18 dicembre, mentre in Italia arriverà il 30 gennaio 2014.

Vi ricordiamo che prima di The Monuments Men, vedremo George Clooney sugli schermi italiani il 3 ottobre con Gravity, sci-fi di Alfonso Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova edizione del Festival del Cinema di Venezia.

 

 

The Monuments Men Trailer del film di George Clooney

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The Monuments Man

Ecco presentato il nuovo trailer del film diretto da George Clooney, The Monuments Men:

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La trama: in una corsa contro il tempo, un team di storici dell’arte e curatori di musei tentano di recuperare celebri opere d’arte trafugate dai nazisti prima che Adolf Hitler possa distruggerle. Il thriller sarà composto da un cast di primissimo ordine: oltre a Clooney, infatti, avremo il piacere di vedere all’opera attori del calibro di Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray e John Goodman.

Il film, prodotto dalla Columbia Pictures in associazione con la Smokehouse Pictures e Studio Babelsberg, uscirà nelle sale cinematografiche a partire dal prossimo 18 dicembre.

Fonte: Worstpreviews

The Monuments Men prima immagine dal film di e con George Clooney

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Arriva da Entertainment Weekly la prima foto ufficiale di The Monuments Men, il nuovo dramma co-sceneggiato, prodotto, interpretato e diretto da George Clooney.

the-monuments-men-prima-immagine

Basato sul romanzo The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Al fianco di George Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett, John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo 18 dicembre, mentre in Italia arriverà il 30 gennaio 2014.

Vi ricordiamo che prima di The Monuments Men, vedremo George Clooney sugli schermi italiani il 3 ottobre con Gravity, sci-fi di Alfonso Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova edizione del Festival del Cinema di Venezia.

The Monuments Men prima immagine

Fonte: Coming Soon

The Monuments Men poster del film di George Clooney

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Ecco il primo poster di The Monuments Men, film che segna il ritorno alla regia di George Clooney dopo la felice parentesi produttiva con Argo.

the momuments men poster

Basato sul romanzo The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Al fianco di George Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett, John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo 18 dicembre, mentre in Italia arriverà il 30 gennaio 2014.

Vi ricordiamo che prima di The Monuments Men, vedremo George Clooney sugli schermi italiani il 3 ottobre con Gravity, sci-fi di Alfonso Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova edizione del Festival del Cinema di Venezia.

Fonte: CS.net

The Monuments Men nuovo trailer internazionale

The Monuments Men nuovo trailer internazionale

The Monuments Men uscirà nel 2014, ma nel frattempo un nuovo trailer internazionale ci proietta nuovamente nella pellicola di George Clooney con un cast stellare.

The Monuments Men di Clooney foto di Jean Dujardin

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Dopo le prime foto ufficiali e il trailer, ecco nuovi scatti promozionali di The Monuments Men, il nuovo film diretto da George Clooney, incentrati su Jean Dujardin.

The Monolith: la Lionsgate prepara l’adattamento del fumetto DC

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The Monolith: la Lionsgate prepara l’adattamento del fumetto DC

Stando a quanto riportato dall’Hollywood Reporter, The Monolith arriverà sul grande schermo. Secondo la fonte, la Lionsgate si occuperà dell’adattamento cinematografico del fumetto DC di Jimmy Palmiotti e Justin Gray, pubblicato originariamente tra il 2004 e il 2005.

La trasposizione cinematografica sarà diretta da Dave Wilson, il direttore creativo della Blur Studios di Tim Miller (Deadpool), mentre la sceneggiatura porterà la firma di Barnett Brettler. Il film segnerà il debutto dietro la macchina da presa di Wilson. Erwin Stoff (13 Hours, Il sapore del successo) si occuperà della produzione.

the monolith

The Monolith ha come protagonista il personaggio di Alice Cohen, un’ex-tossicodipendente che riceve in eredità dalla nonna defunta una casa a Brooklyn. Nella casa Alice scopre il suo diario, imbattendosi in una storia di amore e di vendetta che inizia nelle fabbriche di New York durante la depressione e che mostra la creazione di un mostro in cerca di vendetta per l’uccisione di un uomo buono e onesto.

La serie The Monolith durò dodici numeri. Dopo la pubblicazione da parte della DC Comics, i diritti tornarono a Jimmy Palmiotti e Justin Gray.

Tutte le news sul mondo dei film della DC COMICS nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.

Fonte: CS

The Monkey: Theo James protagonista del prossimo horror prodotto da James Wan

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Secondo Deadline, la star di The White Lotus Theo James è stata scelta per essere il protagonista del prossimo adattamento di una storia di Stephen King, The Monkey. Il progetto proviene dal creatore di The Conjuring James Wan, che produrrà il film attraverso il suo società Atomic Monster.

Stephen King è il padrino del genere horror. Ha avuto un’enorme influenza su di me da bambino e per tutta la mia carriera, ed è sempre stato un sogno contribuire a dare vita a una delle sue storie“, ha dichiarato Wan in una nota. “The Monkey è uno dei miei preferiti, con la sua presunzione semplice, iconica e incredibilmente commerciabile. E non riesco a immaginare nessuno migliore di un fan del genere visionario e da una vita come Osgood per dare vita a questo.

Questo è la seconda notizia di un adattamento di Stephen King in una settimana. Tom Hiddleston e Mark Hamill hanno firmato per recitare in The Life of Chuck di Mike Flanagan, basato su un altro racconto di King. Il film Monkey sarà scritto e diretto dall’attore-regista Osgood Perkins. Perkins è meglio conosciuto per il suo lavoro su film horror come The Blackcoat’s DaughterI Am the Pretty Thing That Lives in the House e Gretel & Hansel. La storia è incentrata su due fratelli gemelli le cui vite cambiano dopo aver scoperto una misteriosa scimmia giocattolo che suona i piatti. Il casting è ancora in corso per il progetto.

Quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono la vecchia scimmia giocattolo del padre in soffitta, intorno a loro iniziano una serie di morti raccapriccianti”, si legge nella sinossi. “I fratelli decidono di buttare via la scimmia e andare avanti con le loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma quando le morti misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi per trovare un modo per distruggere la scimmia per sempre prima che tolga la vita a tutti quelli a loro vicini.

The Monkey è prodotto da Brian Kavanaugh-Jones, Fred Berger, Chris Ferguson, Peter Luo, Nancy Xu e John Friedberg. Proviene da Atomic Monster, Stars Collective e Black Bear International, con C2 Motion Picture Group che finanzia il progetto.

The Monkey: recensione del nuovo film del regista di Longlegs

The Monkey: recensione del nuovo film del regista di Longlegs

Dopo aver trasformato Nicolas Cage nel suo incredibile LonglegsOsgood – detto Oz – Perkins rilancia con il nuovo The Monkey, distribuito al cinema da Eagle Pictures a partire dal 20 marzo 2025. Un film che riunisce parte di un ipotetico Gotha dell’horror, nel quale non potrebbero mai mancare James Wan (il padre delle saghe di The Conjuring e Saw, qui produttore) e Stephen King, autore del racconto (contenuto nella raccolta “Scheletri“) dal quale nasce questo adattamento, interpretato da Theo James, nel doppio ruolo del tormentato e disperato protagonista, e diretto appunto dal figlio dell’Anthony Perkins di Psycho.

Da Psycho a Stephen King

Che abbiamo visto muovere i primi passi su un set nel 1983, come ‘giovane Norman’ nel Psycho II di Richard Franklin, ed esordire alla regia nel 2015, con February – L’innocenza del male nel 2015, prima dell’interessante Sono la bella creatura che vive in questa casa nel 2016 e la versione personale del poco fiabesco Gretel e Hansel nel 2020, prima del citato Longlegs. E che per questo gradito ritorno sceglie di attingere alla storia “La scimmia“, pubblicata dal Re del Brivido nel novembre del 1980, dopo che in passato era stato Kenneth J. Berton, nel 1984, a farne un film con il suo Il dono del Diavolo (The Devil’s Gift).

La trama di The Monkey

Nel 1999, Petey Shelburn tenta di restituire, e distruggere, una scimmia giocattolo in un negozio di antiquariato, ma il congegno meccanito tutto è tranne che un gioco. Come dimostra la reazione a catena che si scatena, solo la prima stazione di una interminabile via crucis disseminata di morti incredibili che sembrano funestare la famiglia Shelburn e i due piccoli figli di Petey, Hal e Bill. Sono loro a sospettare del potere nefasto della scimmia e a disfarsene… ma per quanto? Venticinque anni dopo, infatti, i due, ormai separati dalla vita e dalla precisa intenzione di non avere nulla a che fare l’uno con l’altro, sono costretti a riavvicinarsi dall’inatteso riapparire del “giocattolo”. Ma se non fosse un caso? Come potrebbe Hal evitare che la maledizione ricada su suo figlio Petey?

Il destino è quel che è

Tutti muoiono, il film ce lo ricorda, ma accettato questo assunto tanto vale sbizzarrirsi. Chissà che non sia stato questo il pensiero di Oz Perkins nell’architettare questo adattamento infarcendolo di invasioni di vespe assassine, donne che esplodono e incidenti mortali di ogni tipo, nel quale il pericolo è dietro ogni angolo, dalla piscina al ristorante, sia che si resti in casa sia che si vada a fare shopping. Morti talmente assurde, esagerate ed esplicite da fargli andare stretto persino il collegamento – spontaneo, a vedere il film – con il franchise di Final Destination, e che probabilmente faranno la gioia di molti appassionati del genere.

Il Dark Humour in The Monkey

Questo senso dell’umorismo ‘malato’ è in fondo la cifra principale del film, nel bene e nel male, visto che spesso, a fronte della grande creatività omicida e dell’abilità del regista a costruire gradualmente la tensione, viene a mancare proprio quella che dovrebbe essere la spina dorsale dell’horror. La forza evocativa e inquietante del giocattolo ha molta meno intensità e presa di altri suoi simili, sostanzialmente ridotto a osservatore silente e trasformato in una sorta di innesco di quello che è il vero conflitto, quello tra i due fratelli.

Una scelta spiazzante, che spezza in due il film, dopo un prologo avvincente e una premessa promettente, affidandosi spesso a cliché e a una storia debole nella sua rappresentazione, anche come mero tessuto connettivo tra sequenze emozionanti e visivamente di impatto, che finisce per dilungarsi eccessivamente prima della definitiva conclusione. Anche questo effetto della libertà che Perkins dimostra di prendersi nella trasposizione del racconto, insieme alla fondamentale aggiunta di un fratello gemello, elemento che gli permette di fare proprio il film e approfondire le dinamiche familiari (dal rifiuto della paternità al senso di colpa per quanto vissuto nell’infanzia) e i traumi che uniscono Hal e Bill, fino ad assumere i tratti di una vera e propria maledizione, da affrontare, accettare o scontare.

Un tentativo di catarsi personale per Perkins

Tutto ciò, unito alla relazione fratturata affidata al doppio Theo, aggiunge profondità al racconto e un peso specifico particolare al cercarsi e confrontarsi dei due gemelli. Forse non quella desiderata dallo spettatore medio, che certo non si aspetterà Bergman, ma si ritroverà di fronte a un progetto decisamente personale per il regista, che ha pubblicamente ammesso di continuare a sfruttare i propri film – almeno Longlegs e The Monkey – per affrontare la depressione causata dalla morte “mediatica” dei suoi genitori (il padre a causa dell’AIDS e la madre Berinthia “Berry” Berenson negli attentati dell’11 settembre 2001) e mettere in scena genitori assenti, le drammatiche conseguenze di certi segreti familiari, il desiderio di vendetta e la paura di una distruttiva coazione a ripetere il passato.

Attenti al gorilla

Attenzione a fraintendere, The Monkey è sufficientemente divertente, splatter e grottesco da appartenere a buon titolo al genere e da poter essere apprezzato dallo stesso King (nonostante il tradimento del suo originale), a patto di possedere lo stesso humour del regista e sceneggiatore. Che, come detto, a scelte convincenti di stile (dai titoli ‘western’ a una fotografia desaturata e un commento musicale ben calibrato) e una pletora di personaggi di contorno surreali, unisce uno sviluppo non sempre di livello. Per ritmo e coerenza. Che rischierà di annoiare qualcuno, forse i poco impressionabili, ma che per lo meno non si prende sul serio. Decisamente.

The Monkey: concluse le riprese del film tratto dal racconto di Stephen King

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Come riportato da Deadline, si sono ufficialmente concluse le riprese del film The Monkey, adattamento dell’omonimo racconto di Stephen King contenuto nella raccolta Scheletri. Il progetto, annunciato per la prima volta nel maggio del 2023, è scritto e diretto da Osgood Perkins di Longlegs e prodotto da James Wan. Protagonista del film è Theo James (The White Lotus, The Gentleman), il quale recita accanto a Tatiana Maslany (She-Hulk: Attorney at Law), Elijah Wood (Il Signore degli Anelli), Christian Convery (Sweet Tooth), Colin O’Brien (Wonka), Rohan Campbell (The Hardy Boys) e Sarah Levy (Schitt’s Creek).

Di cosa parla The Monkey?

In The Monkey quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono in soffitta la vecchia scimmia giocattolo del padre, una serie di morti raccapriccianti inizia a verificarsi intorno a loro. I fratelli decidono dunque di buttare via la scimmia e di andare avanti con le loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma quando le morti misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi per trovare un modo per distruggere definitivamente la scimmia prima che si prenda le vite di tutti i loro cari.

Stephen King è il padrino del genere horror“, ha detto Wan a proposito del progetto. “Ha avuto un’enorme influenza su di me da bambino e nel corso della mia carriera ed è sempre stato un sogno contribuire a portare in vita una delle sue storie. ‘The Monkey’ è una delle mie preferite, con la sua idea semplice, iconica e incredibilmente vendibile. E non posso immaginare nessuno meglio di un visionario e appassionato di genere da sempre come Osgood per dare vita a questa storia“.

Non potremmo essere più entusiasti di collaborare con Osgood, James, Brian Kavanaugh-Jones e i nostri amici della Black Bear International per presentare ‘The Monkey’ di Stephen King. Questo film è perfettamente in linea con ciò che sta funzionando sul mercato in questo momento e sarà un prodotto di grande successo“, hanno aggiunto i produttori Jason Cloth e Dave Caplan. “Non vediamo l’ora che il pubblico veda Theo James in questo ruolo che lo ha messo a dura prova portandolo però a dar vita ad un’interpretazione straordinaria“.

The Monkey King: tutto quello che c’è da sapere sul film Netflix

The Monkey King: tutto quello che c’è da sapere sul film Netflix

Uno dei più celebri romanzi della letteratura cinese è Il Viaggio in Oriente, un racconto epico che mescola le tradizioni della Cina con le sue leggende più importanti. Ormai parte della cultura popolare, ne tempo sono stati numerosi gli adattamenti più o meno liberi di tale opera, tra cui una recente serie live action di Netflix dal titolo The New Legends of Monkeys. Ora, però, sempre su Netflix è arrivato il film d’animazione The Monkey King, che riprende quel racconto per riproporlo sotto forma di commedia d’azione, nella quale si possono naturalmente ritrovare tutti gli insegnamenti più importanti del romanzo.

È dunque questo uno dei nuovi film d’animazione dello streamer intorno al quale si è generata molta attesa. In particolare perché i recenti film animati dell’azienda, da Klaus fino a Il mostro dei mari e il vincitore agli Oscar Pinocchio hanno saputo affascinare grazie a tecniche d’animazione nuove, da cui si sprigionano numerose novità estetiche. The Monkey King va ad inserirsi in questo elenco, riproponendo dunque una storia d’avventura con forti elementi esistenziali alla sua base. A dirigerlo, d’altronde, vi è un esperto d’animazione come Anthony Stacchi, già regista di Boxtrolls, sceneggiatore del Pinocchio di del Toro e animatore di Missing Link.

Stacchi è dunque una garanzia e anche in questo caso ha realizzato un film visivamente gioioso, curato fino al minimo dettaglio. Basti pensare che la pelliccia del protagonista è caratterizzata da ben 390,302 peli, a dimostrazione di quanta cura si possa ritrovare in The Monkey King. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile approfondire alcuni dettagli relativi ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare informazioni sulla trama e il cast di doppiatori, ma anche il suo rapporto con il romanzo Il Viaggio in Oriente. Infine, si elencheranno i passaggi da compiere per poter vedere il film su Netflix.

La trama di The Monkey King

The Monkey King narra la storia di Sun Wukong, meglio conosciuto come Monkey King, una scimmia estremamente orgogliosa a cui è stato rubato il suo bastone magico da combattimento. Il colpevole è Dragon King e per riprenderselo Wukong dovrà prima affrontare e sconfiggere centinaia di demoni. Ma l’ostacolo più grande è dentro di sé, si tratta del suo ego smisurato. L’incontro con una ragazzina di un villaggio, di nome Lin, gli farà capire che ogni azione, anche la più insignificante, ha grandi conseguenze e che dovrà mettere da parte il suo orgoglio per raggiungere il suo scopo.

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The Monkey King e Il Viaggio in Oriente

Come anticipato, il film è liberamente ispirato ad uno dei più celebri classici della letteratura cinese, ovvero Il Viaggio in Occidente. Pubblicato intorno al 1590, il romanzo racconta, in versione mitizzata, il viaggio di un monaco buddhista, ispirato al personaggio storico Xuánzàng. Costituisce una riflessione su quanto il buddhismo cinese avesse unito le genti, fondendo aspetti del Taoismo e del Confucianesimo in Cina. Rappresenta, inoltre, un vero e proprio percorso di purificazione dei vari personaggi, che alla fine del viaggio giungeranno all’illuminazione.

Il monaco è accompagnato nel suo viaggio da tre discepoli: il re scimmia Sun Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone fluviale Sha Wujing. Insieme, in un’avventura che varrà a ciascuno una purificazione, combattono decine di mostri e demoni. Un’avventura dunque ripresa dal film, dove proprio Sun Wukong figura come personaggio principale con l’obiettivo di sconfiggere centinaia di demoni per potersi guadagnare il rispetto degli dei. I primi capitoli del romanzo, d’altronde, sono tutti dedicati alla storia di Sun Wukong, cosa che fa di lui l’effettivo protagonista del racconto.

The Monkey King è dunque un libero adattamento proprio di quei primi capitoli, cosa confermata ulteriormente anche dal finale, dove Wukong incontra poi il monaco, il maiale e il demone fluviale, collegandosi dunque a quella parte del romanzo in cui i quattro intraprendono un’unica epica avventura. Non è dato sapere se ci sarà un sequel di The Monkey King, che adatterà dunque i rimanenti capitoli del romanzo Il Viaggio in Oriente, ma se il film dovesse avere successo ciò potrebbe invogliare Netflix ad investire ulteriormente in tale racconto.

The-Monkey-King-doppiatori

Il cast di doppiatori di The Monkey King

A dare voce al personaggio Sun Wukong, vi è l’attore hongkonghese Jimmy O. Yang, noto per aver recitato anche in Crazy & Rich, Fantasy Island, Love Hard e nella serie Space Force. L’umana Lin ha invece la voce di Jolie Hoang-Rappaport, mentre il Dragon King è doppiato dall’attore Bowen Yang, noto per la sua partecipazione al Saturday Night Live. Vi sono poi Jo Koy come voce di Benbo, Ron Yuan nel ruolo di Babbo e Andrew Pang per il personaggio del sindaco. L’attrice Stephanie Hsu, candidata all’Oscar per Everything Everywhere All at Once dà invece voce alla moglie del sindaco.

Il trailer di The Monkey King e dove vedere il film in streaming e in TV

Come anticipato, è possibile fruire di The Monkey King unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 3° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nella piattaforma.

Fonti: IMDb, Netflix

The Monk and the Gun: recensione del film di Pawo Choyning Dorji – #RoFF18

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The Monk and the Gun è il nuovo film di Pawo Choyning Dorji che torna alla ribalta internazionale, la Festa del Cinema di Roma 2023, dopo il successo del suo film precedente, Lunana, candidato agli Oscar come miglior film Internazionale. Questa nuova avventura cinematografica si muove abilmente tra la tradizione e la modernità del Bhutan, offrendo uno sguardo critico e multiforme, ma sempre ironico, sulla democratizzazione e la globalizzazione. Il regista costruisce una trama con più punti di vista, ed esplora il conflitto, profondo ma mai esternato in toni aspri o battaglieri, tra l’antica spiritualità del Bhutan e l’influenza sempre più invadente della cultura occidentale.

The Monk and the Gun, la trama

The Monk and the Gun è ambientato nel 2006, in un Bhutan rurale e ancora dall’animo monarchico che ha appena appreso la decisione del re di abdicare in favore della democrazia. Questo cambiamento radicale ha portato con sé l’introduzione nel Paese di una serie di innovazioni, tra cui la televisione, Internet e il cinema, spaccati di Occidente, di quel mondo consumistico che fino a quel momento non era arrivato sin lì. In questo contesto storico-geografico, seguiamo le vicende di diversi personaggi, dalle storie e dagli scopi diversissimi, che in modi più o meno goffi devono imparare a navigare le acque della novità.

Pawo Choyning Dorji decide di assumere un punto di vista esterno, da osservatore, servendosi principalmente dell’ironia per mettere in scena l’impatto che democrazia e consumismo hanno sulla popolazione locale. La prima viene vista come un oggetto strano, qualcosa da imparare ad amministrare, di cui prendersi cura in qualche modo e che richiede impegno, tant’è che vengono organizzati dei veri e propri corsi di democratizzazione dell’elettorato, con istruzioni per votare, per manifestare e per sostenere un partito invece che un altro. Il consumismo, invece, viene semplicemente accolto, abbracciato e subito con grande facilità e felicità: sono numerosi i momenti che il film spende a inquadrare gruppi di persone sedute davanti alla tv, a guardare Quantum of Solace e a sorseggiare “acqua nera” (la Coca-Cola).

Ron, il collezionista d’armi americano

In questa dualità, assume spessore il personaggio di Ron, il collezionista d’armi statunitense che arriva in Bhutan per acquistare un fucile d’epoca. Interpretato da Harry Rorton, Ron rappresenta l’occhio esterno che osserva con stupore questo mondo arcaico. La sua ricerca del cimelio del XIX secolo si scontra però con la mancanza di avarizia della popolazione locale, e con la sua devozione al Lama e allo spiritualismo buddhista che per loro regola i tempi e i momenti della vita. La trama principale si sviluppa quindi intorno a una cerimonia della Luna Piena, durante la quale il Lama, che cerca con insistenza una o più armi, organizzerà una cerimonia. Questa sua decisione si scontra con i desideri di Ron di entrare in possesso di quella che sembra l’unica arma presente nell’intera regione, ma si incontra con le esigenze dei funzionari che cercano di convincere le persone ad aderire alle liste elettorali per votare.

Pawo Choyning Dorji gioca con il paradosso tra modernizzazione e ruralità, e, sempre armato di ironia, racconta l’ammirazione con cui la popolazione locale osserva l’americano, un sentimento di stima ingiustificato agli occhi dello spettatore Occidentale smaliziato, che conosce bene invece le contraddizioni della società americana (in particolare in merito alla diffusione e all’uso delle armi). Siamo ovviamente molto vicini alla dualità netta e manichea che vede contrapporsi un Oriente sano e vitale, legato allo spiritualismo, con in Occidente viziato da denaro e desiderio di possesso. Tuttavia, i toni sempre leggeri che il regista sceglie di adottare sottolineano quanto, in fondo, questa contrapposizione sia realistica, senza scadere nella maniera.

Democratizzare il Buthan

The Monk and the Gun sottolinea anche un aspetto insolito alle orecchie di quei Paesi che hanno lottato per libertà e democrazia e cioè che il Buthan ha accolto questo nuovo status con grande diffidenza, quasi con fatica, dal momento che la coscienza civile, in circostanze così pacifiche e virtuose, difficilmente è un sentimento dirompente, ma ha bisogno del suo tempo per crescere e diventare duratura. Il film mette in dubbio l’idea che democrazia e modernità possano attecchire rapidamente in luoghi con tradizioni profonde.

La riflessione sociale si accompagna poi a un ventaglio di volti molto espressivi, tutti attori per circostanza, e contempla un apparato visivo, che si avvale di un linguaggio cinematografico moderno e accattivante e di paesaggi mozzafiato.

The Monk and the Gun è un’opera audace e provocatoria, che sfida il concetto di democrazia istantanea e suggerisce che la vera democratizzazione richiede tempo e una base solida di valori condivisi. Con una varietà di sentieri narrativi e una sceneggiatura affinata dallo stesso regista, il film invita a riflettere sulla complessità della modernizzazione in una società tradizionale.

The Mole Song Undercover Agent Reiji recensione del film di Takashi Miike

takashi miike the mole songE’ uno dei veri maestri del cinema orientale, riconosciuto in tutto il mondo per il suo talento, la sua linea autoriale e soprattutto per la grande prolificità artistica, è Takashi Miike che dopo aver partecipato lo scorso anno al Festival di Roma come ospite d’onore, quest’anno si presenta alla stessa manifestazione con un film in concorso che ha letteralmente folgorato la platea di spettatori. Stiamo parlando di The Mole Song Undercover Agent Reiji, straordinario ed eclettico viaggio di Miike nel mondo della yakuza giapponese. Il protagonista della storia è Reiji, un agente di polizia senza nessuna qualità, che viene scelto per diventare un agente sotto copertura per cercare di stanare un noto boss dell’organizzazione mafiosa. Il ragazzo, pasticcione, rumoroso e molto lontano dall’ideale di agente infiltrato, riesce in qualche modo ad entrare nelle grazie dei boss minori, sviluppando un certo legame con Crazy Papillon, un uomo particolarmente pericoloso che ha una passione smodata per la farfalle. Presto però il suo legame con questo personaggio losco lo metterà davanti a scelte difficili che il nostro dovrà compiere mentre su di lui pende la minaccia di una sanguinosa guerra tra clan.

The Mole Song Undercover Agent Reiji recensioneA prima vista la trama del film fa pensare ad un ‘classico’ di Miike, che da sempre nei suoi film si cimenta con storie di mafia e di faide, caratterizzate da una violenza chiara e manifesta, senza mezzi termini. Questa volta però i fan del regista giapponese devono prepararsi ad una sorpresa, perchè The Mole Song Undercover Agent Reiji è un viaggio delirante a metà tra cinema e fumetto, o meglio manga. Infatti la storia è tratta dal manga di Noboru Takahashi, che ha supervisionato la storia, e racconta le vicende del protagonista in toni decisamente comici e grotteschi, senza badare alla credibilità. La violenza, raccontata qui attraverso scenografie colorate e costumi fuori dall’ordinario, assume contorni comici e il protagonista (Toma Ikuta) è un rutilante vulcano di invenzioni. Strizzando l’occhio a noti personaggi provenienti dallo stesso mezzo di comunicazione, il film si divide in due parti: all’inizio prevalgono i toni grotteschi, pieni di inserti animati e di trovate registiche straordinarie e innovative; poi il registro, senza perdere il suo tono beffardo, si fa più serio e il film diventa un (quasi) tradizionale film sulla mafia.

Con The Mole Song Undercover Agent Reiji, Takashi Miike si conferma un vero e proprio maestro del cinema, capace di spaziare trai generi e gli stili senza perdere mai la sua verve creativa e ammaliando, e in questo caso in particolare facendo molto ridere, un pubblico che sempre più numeroso si avvicina alla sua arte.

The Mist: recensione del film di Frank Darabon

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The Mist: recensione del film di Frank Darabon

Dopo un tremendo nubifragio, una fittissima ed anomala nebbia (mist del titolo) scende su una cittadina americana. Questo il misterioso prologo di The Mist, che vede tornare alla regia Frank Darabon (Le ali della libertà), dopo quasi dieci anni dall’uscita di Il Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il regista si occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen King, anche se ne modifica l’andamento e soprattutto il finale, con l’entusiasta approvazione di King stesso.

La pubblicità di The Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo splatter-horror fantascientifico con disgustosi mostri che divorano indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve affatto in questo. Con un lavoro di scrittura molto accurato, anche se a tratti didascalico, Darabon entra nel supermercato, scena principale del film, ed osserva le persone da vicino. Frequenti infatti, molto più del necessario, i primi piani. Quello che viene fuori è l’incondizionata e ingiustificabile cattiveria umana. In The Mist, oltre ai terribili mostri nascosti nella nebbia, sono gli esseri umani che mostrano la loro peggiore essenza, la loro mostruosità. Numerose le caratteristiche del racconto che ricordano la presenza di King alla base della storia, come l’esistenza di un mondo parallelo ed ostile, oppure come la figura della fanatica religiosa (una Marcia Gay Harden particolarmente in forma, inquietante), che genera il panico e che scatena la violenza degli uomini contro i loro simili, indice efficace di quello che nella cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.

I tipi, i caratteri umani vengono messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello spettatore.

Con un discreto risultato al box office il film si posiziona al quinto posto nella classifica italiana dei film più visti. La resa del film è basata esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso quadro, ma che non sono al servizio della storia.

The Mist potrebbe essere molto di più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo umano, prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel voler spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la storia mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la violenza, mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere spiegate, si mostrano autonomamente nella loro incomprensibilità.

The Mist, il film diretto da Frank Darabont

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The Mist, il film diretto da Frank Darabont

Dopo un tremendo nubifragio, una fittissima ed anomala nebbia (The Mist del titolo) scende su una cittadina americana. Questo il misterioso prologo diThe Mist , che vede tornare alla regia Frank Darabont (Le ali della libertà), dopo quasi dieci anni dall’uscita di Il Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il regista si occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen King, anche se ne modifica l’andamento e soprattutto il finale, con l’entusiasta approvazione di King stesso.

La pubblicità di The Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo splatter – horror fantascientifico con disgustosi mostri che divorano indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve affatto in questo.

The Mist, tra suspance e fantascienza

The MistCon un lavoro di scrittura molto accurato, anche se a tratti didascalico, Darabont entra nel supermercato, scena principale del film, ed osserva le persone da vicino. Frequenti infatti, molto più del necessario, i primi piani. Quello che viene fuori è l’incondizionata e ingiustificabile cattiveria umana. In The Mist, oltre ai terribili mostri nascosti nella nebbia, sono gli esseri umani che mostrano la loro peggiore essenza, la loro mostruosità. Numerose le caratteristiche del racconto che ricordano la presenza di King alla base della storia, come l’esistenza di un mondo parallelo ed ostile, oppure come la figura della fanatica religiosa (una Marcia Gay Harden particolarmente in forma, inquietante), che genera il panico e che scatena la violenza degli uomini contro i loro simili, indice efficace di quello che nella cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.

I tipi, i caratteri umani vengono messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello spettatore.

Con un discreto risultato al box office il film si posiziona al quinto posto nella classifica italiana dei film più visti. La resa del film è basata esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso quadro, ma che non sono al servizio della storia.

Il film potrebbe essere molto di più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo umano, prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel voler spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la storia mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la violenza, mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere spiegate, si mostrano autonomamente nella loro incomprensibilità.

The Mission: recensione del film di Roland Joffè

The Mission: recensione del film di Roland Joffè

The Mission un film del 1986 diretto da Roland Joffé, vincitore della Palma d’oro al 39º Festival di Cannes e che vede protagonista Robert De Niro.

La trama di The Mission – Sud America, anno 1750. Il mercenario e mercante di schiavi don Rodrigo Mendoza (Robert De Niro) decide di rinchiudersi in una cella della prigione locale per lasciarsi morire di inedia. A tormentare il suo animo, il terribile senso di colpa generato dall’aver assassinato il fratello Felipe (Aidan Queen) sorpreso a letto con la bella Carlotta (Cherie Lunghi), amata dallo stesso Rodrigo.

Per salvare l’anima di Rodrigo e impedire che si lasci morire, viene chiamato padre Gabriel (Jeremy Irons) missionario gesuita che ha appena creato una nuova “missione” tra gli indios Guaranì nascosti sopra le grandi cascate. Padre Gabriel convincerà Rodrigo a seguirlo nella sua missione, facendogli percorrere il travagliato e pericoloso tragitto appesantito di un carico d’armi, per espiare così i suoi peccati. Giunto a gran fatica, e dopo un pellegrinaggio drammatico, nella missione di San Miguel, l’ex mercenario si sente liberato dal suo fardello interiore ed è così pronto ad iniziare una nuova vita.

The Mission tramaChiede ed ottiene da padre Gabriel di diventare egli stesso missionario gesuita e da prete novizio collabora alla vita della missione al fianco di quegli stessi indigeni che erano stati preda delle sue battute di caccia. Ma sulla vita pacifica e felice della missione incombe l’ombra dell’uomo bianco, del colonizzatore europeo che vede in queste missioni un pericolo per la sua opera di sfruttamento che perdura, ormai, già da oltre due secoli. Il vescovo spagnolo Luis Altamirano (Ray Mc Anally) dovrà suo malgrado, e per la sopravvivenza stessa dell’ordine gesuitico, dare il via agli eserciti portoghesi e spagnoli intenzionati a smantellare tutte le missioni e anche per la comunità di San Miguel si prospetta un’ultima battaglia per la sopravvivenza.

E’ l’anno 1987 quando Roland Joffè dirige questo meraviglioso film celebrato e riconosciuto al Festival di Cannes con l’assegnazione della Palma d’oro. Un film storico di una completezza e profondità analitica straordinaria e che non si vedrà più per molti anni forse, sino al recentissimo Lincoln di Steven Spielberg. The Mission è un film che ha la pazienza di affrontare un tema storicamente delicato e complesso in modo preciso e ragionato, alternando sequenze d’azione o dalla grande suggestione visiva, con altre più riflessive e introspettive di quel dramma che fu lo sfruttamento e il conseguente sterminio delle popolazioni pre-colombiane.

The Mission è un film capace di incantare, istruire, addirittura far sorridere ma soprattutto commuovere

The Mission 3Un montaggio ed una fotografia da mozzare il fiato, aiutati da un paesaggio maestoso e sublime come quello delle cascate dell’Iguazù, incredibile regione pluviale al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile. Ennio Morricone, che ha scritto le indimenticabili note che compongono una delle colonne sonore più riuscite nella storia del cinema, tentennò inizialmente nell’accettare l’incarico offertogli da Joffè; il film era tanto perfetto e compiuto che non necessitava dell’ausilio musicale, solo l’insistenza del regista lo fece recedere dal suo iniziale rifiuto. Una perfetta ricostruzione scenografica nella quale si muovono attori impeccabili ed eccellenti nelle loro rispettive interpretazioni: De Niro è, al solito, magistrale nel passare dal duro e cinico schiavista al pacato e sereno uomo convertito nella fede e nel suo animo; Jeremy Irons eccelle nelle vesti del missionario vero portatore di pace e amore, che rifugge la violenza e le armi anche quando tutto attorno è morte e pericolo.

The Mission è un film capace di incantare, istruire, addirittura far sorridere ma soprattutto commuovere…sino alle lacrime. Un film di un’intensità incredibile e struggente che come pochi altri trasmette un messaggio di pace e civiltà in risposta alle brutture che hanno accompagnato la storia dell’uomo, in particolar modo dell’uomo bianco.

The Missing: tutte le curiosità sul film con Cate Blanchett

The Missing: tutte le curiosità sul film con Cate Blanchett

Nel corso della sua carriera il premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia di film di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al thriller Il codice Da Vinci. Tra questi non manca poi il western, rappresentato dal suo film del 2003 The Missing. Con questo, Howard sovverte diversi canoni del genere, dando vita ad un racconto che ha per protagonista una figura femminile forte in un contesto tipicamente maschile e selvaggio. Scritto da Ken Kaufman, questo non è però una storia originale, bensì l’adattamento di un noto romanzo.

Si tratta di The Last Ride, scritto nel 1996 da Thomas Eidson. Il libro è il seguito di St. Agnes’ Stand ed ha a sua volta avuto un sequel intitolato All God’s Children. In quanto più popolare e apprezzato degli altri due, però, solo The Last Ride ha avuto la sua trasposizione cinematografica e poiché le storie dei tre romanzi sono pressocché distinte tra loro, l’adattamento non ha richiesto particolari modifiche. Il film The Missing è però principalmente noto per via dell’autentica presenza del linguaggio degli indiani Apache, che viene qui proposto e in certo qual modo salvato dall’oblio.

Nonostante tali elementi che lo distinguono da altri western più canonici, The Missing non ha incontrato un ampio favore di critica né di pubblico, finendo con l’essere pressoché dimenticato. Si tratta però di un film da riscoprire, tanto per il suo valore narrativo quanto per le bellezze che il suo genere di riferimento offre. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Missing: la serie TV

Prima di parlare del film, però, è bene sottolineare come questo non abbia nessun rapporto con la serie omonima The Missing. Di carattere antologico, questa è stata ideata da Harry e Jack Williams per il canale britannico BBC One e per il canale statunitense Starz. Ad oggi questa si compone di due stagioni, uscite rispettivamente nel 2014 e nel 2016 e in Italia trasmesse sul canale Giallo, facente parte del gruppo Discovery. In ogni stagione si affronta un caso di scomparsa, dando così vita ad intricate indagini che mirano alla soluzione del tutto. Particolarmente apprezzata da critica e pubblico, la serie The Missing non va dunque confusa con il film western di Howard.

The Missing: la trama del film

La vicenda narrata in The Missing si svolge nel 1885, nel Nuovo Messico, ed ha per protagonista Maggie Gilkeson, donna rispettata e apprezzata dagli abitanti del luogo. Oltre a gestire la propria fattoria, ella è infatti in grado di parlare fluentemente lo spagnolo e di fornire la propria competenza medica a chiunque ne abbia bisogno. Con lei ci sono le sue due figlie, l’adolescente Lilly e la piccola Dot, ma anche i collaboratori Emiliano e, soprattutto, Brake, con il quale ha una relazione segreta. La tranquilla routine di Maggie viene un giorno stravolta dal ritorno di suo padre Samuel, che vent’anni prima aveva abbandonato la famiglia per andare a vivere con gli Apaches.

L’uomo, ora anziano, è in cerca di cure, che Maggie si offre di fornirgli a patto che poi non si faccia più vedere. Quando però la figlia Dot verrà rapita da una banda di disertori dell’esercito e indiani rinnegati, guidata dallo sciamano Pesh-Chidin, per Meggie avranno inizio i veri problemi. Nessuno sembra disposto ad aiutarla e la sua unica possibilità è fare affidamento sul padre, che conosce come nessun altro le usanze degli indiani. Prima che la piccola possa essere venduta come schiava in Messico, padre e figlia dovranno riuscire a ritrovarla, intraprendendo un viaggio difficile sotto più punti di vista.

The Missing cast

The Missing: il cast del film

Nel ruolo della protagonista Maggie vi è l’attrice Cate Blanchett, qui in una delle sue ultime interpretazioni prima di vincere l’Oscar nel 2005 per il film The Aviator. Per prepararsi alla parte per questo western, la Blanchett ha approfondito molto il ruolo della donna in quel contesto storico e ha fatto pratica con diverse delle attività che le si vedono compiere nel film, al fine di risultare più realistica. Nel ruolo delle sue due figlie vi sono invece le attrici Jenna Boyd, nota per la serie Atypical, nel ruolo di Dot, e Evan Rachel Wood, celebre invece per Westworld – Dove tutto è concesso, nel ruolo di Lilly. Aaron Eckhart, oggi noto per essere stato Harvey Dent in Il cavaliere oscuro, è invece Brake.

Ad interpretare Emiliano, l’altro aiutante di Maggie, vi è Sergio Calderon, mentre Clint Howard (fratello minore del regista) è lo sceriffo del luogo. L’attore Val Kilmer, possessore di un vero ranch nel Nuovo Messico, ha un cameo nei panni del tenente Jim Ducharme. Nel ruolo di Samuel, padre di Maggie, si ritrova qui Tommy Lee Jones. L’attore, che avrebbe poi a sua volta diretto un western, The Homesman, si è preparato al ruolo studiando la lingua degli Apache, prendendo lezione da due dei tre rimanenti discendenti che la parlano fluentemente. Allo stesso modo Eric Schweig, già noto per il film L’ultimo dei Mohicani, si è cimentato con tale linguaggio per interpretare Pesh-Chiding.

The Missing: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Missing è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Rai Play, Chili e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 20 giugno alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

The Missing 2: Teaser promo dello show

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Arriva il primo teaser promo di The Missing 2, l’attes secondo ciclo di episodi della serie televisiva prodotta per il canale britannico BBC One e il canale statunitense Starz.

The Missing 2La serie antologica, la cui prima stagione è stata accolta da recensioni molto positive, è una co-produzione internazionale di società indipendenti, per lo più britanniche. Ha esordito il 28 ottobre 2014 su BBC One. Il 16 dicembre 2014 è stata rinnovata per una seconda stagione, la quale sarà incentrata su un nuovo giallo.

Trama: Nell’estate del 2006, durante i campionati mondiali di calcio, Tony e Emily, una coppia sposata inglese, si reca per una breve vacanza in Francia con il piccolo figlio Oliver. Non molto tempo dopo essere entrati in territorio francese, la loro auto ha un guasto che li costringe a pernottare in una piccola città. Qui, in un locale, Oliver viene rapito mentre era in compagnia del padre, il quale lo perde di vista senza rendersi conto di quanto accaduto, in un locale affollato in cui i presenti sono tutti distratti dalla partita di calcio trasmessa in tv. Nel frattempo la madre li attendeva in una camera d’albergo. Otto anni dopo Oliver non è ancora stato ritrovato, la polizia ha smesso di occuparsene, Tony e Emily sono divorziati. Lei ha provato a rifarsi una vita, formando una nuova famiglia, mentre lui non ha mai smesso di cercare il figlio. L’avvistamento di una sciarpa appartenuta al bambino fa emergere una nuova traccia; Julien Baptiste, il detective, ora pensionato, che conduceva le indagini nel 2006, lo aiuta a mettere insieme i pezzi mentre la polizia riapre ufficialmente il caso.

The Miseducation of Cameron Post: il trailer del vincitore del Sundance Film Festival

È online il primo trailer ufficiale di The Miseducation of Cameron Post, vincitore del gran premio della giuria all’ultimo Sundance Film Festival e secondo lungometraggio della regista americana Desiree Akhavan.

Nel cast della pellicola figurano Chloe Grace Moretz, la “Star” di American Honey Sasha Lane e Forrest Goodluck.

L’uscita nelle sale americane è fissata al 10 Agosto, sperando che venga distribuito anche in Italia.

The Miseducation of Cameron Post – il trailer

https://youtu.be/VEdngvMGjg0

La sinossi:

Basato sul romanzo omonimo di Emily M. Danforth, The Miseducation of Cameron Post racconta la vicenda di Cameron (Chloe Grace moretz), adolescente che dopo esser stata sorpresa insieme ad una sua compagna di scuola, viene inviata dalla sua famiglia molto religiosa in un campo di terapia per “curare” la sua omosessualità. L’esperienza porta Cameron a conoscere per la prima volta una comunità gay e a stringere amicizia con due compagni interpretati da Sasha Lane e Forrest Goodluck.

The Miseducation of Cameron Post: Chloe Grace Moretz sarà la protagonista

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Chloe Grace Moretz (La Quinta Onda, Cattivi Vicini 2) sarà protagonista di The Miseducation of Cameron Post, tratto dall’acclamato romanzo del 2012 di Emily M. Danforth.

Il film sarà diretto da Desiree Akhavan, che avrà anche il compito di co-scrivere la sceneggiatura con Cecilia Frugiuele.

Il libro racconta la storia di una ragazza dodicenne del Montana, rimasta improvvisamente orfana dopo un incidente stradale che le ha portato via entrambi i genitori, proprio nel periodo in cui stava scoprendo la propria omosessualità. La ragazza viene affidata alla cure della nonna e della zia, dalla visioni molto conservatrici, fino a che verrà obbligata a frequentare un centro specializzato, dove seguirà una terapia studiata per “convertire” le persone omosessuali.

Fonte: CS

The Mirror Thief: Peter Chelsom dirigerà l’adattamento

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The Mirror Thief: Peter Chelsom dirigerà l’adattamento

Secondo Variety il regista Peter Chelsom, che quest’anno ha diretto The Space Between Us, scriverà è dirigerà l’adattamento cinematografico di The Mirror Thief.

Tinker Lindsay, che ha scritto anche The Space Between Us con Chelsom, co-scriverà la sceneggiatura.

the mirror thiefBasato sul romanzo di Martin Seay, la trama segue le vicende di tre diversi uomini, tutti collegati da un libro misterioso. La storia spazia dalla Venezia del sedicesimo secolo, dove celebri vetrai perfezionarono una delle invenzioni più meravigliose del mondo, lo specchio, la spiaggia di Venice Beach del 1950 e la Las Vegas degli anni Duemila.

Fonte: Variety

The Miracle Club: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

The Miracle Club è stato un progetto che ha appassionato lo sceneggiatore Jimmy Smallhorne per tutta la vita. Egli ha infatti trascorso circa due decenni a cercare di realizzare il film, nato con il titolo Pushers Needed nel 1999. Il progetto è passato alla HBO nel 2005, con Smallhorne alla regia e all’epoca egli reclutò Maggie Smith, Kathy Bates, Joan Allen, Claire Danes e Brenda Blethyn per i ruoli principali. Sebbene il film non sia mai andato avanti con la HBO e il cast originale, il produttore Joshua D. Maurer non ha mai perso le speranze e ha continuato a cercare finanziamenti.

Alla fine, dopo una significativa riscrittura da parte di Maurer e dello sceneggiatore Timothy PragerThe Miracle Club è stato preso e finanziato da Lionsgate UK e Embankment Films. Sebbene la pandemia COVID-19 abbia ritardato la produzione, la sceneggiatura rielaborata era abbastanza forte da attirare nuovamente i membri del cast originale Smith e Bates nel progetto quasi 20 anni dopo il loro primo legame. Nel frattempo, il regista Thaddeus O’Sullivan – autore di Niente di personale Un perfetto criminale – è stato assunto per dirigere il film.

Ha così preso vita un racconto appassionante su tre donne intente a realizzare un sogno comune, che nel perseguirlo riscoprono non solo la loro amicizia ma anche il senso delle loro esistenze. Si tratta di un film da non perdere, emozionante, divertente e carico di un contagioso senso di speranza. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Miracle Club. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attrici e ad altre curiosità ancora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Miracle Club cast

La trama di The Miracle Club

Ambientato nel 1967, The Miracle Club racconta la storia di tre donne, Chrissie, Eileen e Lily, che hanno un sogno comune nel cassetto: andare a Lourdes. Le tre sperano inoltre che durante la loro visita nel luogo sacro possano assistere a un miracolo. Quando Chrissie, Eileen e Lily riescono a vincere un viaggio che ha per meta proprio la cittadina francese, partono con grande entusiasmo. Una volta giunte a Lourdes, si imbattono però in una inaspettata sorpresa: la figlia di una di loro si aggiunge inaspettatamente al viaggio. La giovane new entry non solo complica le cose, ma porta a galla diversi conflitti e traumi fino ad allora rimasti sopiti.

Il cast del film

Ad interpretare le tre protagoniste, Chrissie, Eileen e Lily vi sono rispettivamente le attrici Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith. I media irlandesi hanno leggermente criticato il fatto che due delle protagoniste (Maggie Smith e Kathy Bates), che interpretano qui donne irlandesi, non sia in realtà irlandesi (la Smith è scozzese e la Bates americana). Anche Laura Linney è americana, ma l’accento del suo personaggio viene spiegato nella storia. Nel ruolo di Dolly Dunne, figlia di Eileen, vi è invece l’attrice Agnes O’Casey, mentre Mark McKenna è suo marito George Hennessy. L’attore Stephen Rea, invece, interpreta Frank Dunne, marito di Eileen.

Kathy Bates e Stephen Rea avevano 74 e 77 anni durante le riprese, ma nel film sono genitori di sei bambini che sembrano avere un’età compresa tra i 10 e i 21 anni. Si tratta in realtà di un residuo di quando i produttori tentarono di realizzare il film quasi vent’anni fa. Quando il progetto è stato finalmente concretizzato, piuttosto che rifare le parti con attori più giovani, i produttori hanno mantenuto le loro scelte originali del 2005, ma gli attori sono stati pesantemente truccati perché sembrassero molto più giovani di quanto sono in realtà.

The Miracle Club location

Le location del film: ecco dove è stato girato

Le riprese del film si sono svolte in varie località, a partire da Dublino, capitale dell’Irlanda, dove le tre protagoniste vivono e da dove ha inizio il loro viaggio. The Miracle Club è poi stato girato anche a Wicklow, sempre in Irlanda, e presso la Ardmore Film Factory, dove sono stati ricreati alcuni luoghi iconici, tra cui la famosissima Grotta di Lourdes. Per quest’ultima ambientazione, dunque, la produzione non si è recata alla vera grotta, dove sarebbe stato difficile se non impossibile ottenere i permessi per le riprese, optando dunque per una sua ricostruzione in studio.

The Miracle Club è basato su una storia vera?

È facile chiedersi se il film sia basato su una storia vera o se sia stato inventato di sana pianta. La risposta è una via di mezzo tra le due cose, in quanto lo sceneggiatore Jimmy Smallhorne, cresciuto in una pittoresca cittadina irlandese, ha riproposto nel film il contesto storico in cui è cresciuto, ovvero quello dell’Irlanda degli anni Sessanta. “Il film si basa sui ricordi della famiglia di Smallhorne e della sua crescita in una piccola città dell’Irlanda, ma l’enfasi è chiaramente sulle donne di quella famiglia”, viene riportato da Deadline. Le tre protagoniste, però, non sono realmente esistite.

Smallhorne ha poi dichiarato al Pat Kenny Show Podcast che: “La prima metà di questo film è avvenuta quando avevo 8 anni, sono uscito da scuola e ho visto una madre che penzolava da uno sgabello, appendendo la carta da parati con un paio di mutandine in testa per proteggersi dal soffitto appena dipinto. Ho guardato questa donna e ho detto: “Questa donna è una star”. E tutte le donne della strada di Ballyfermont erano così. E in quel momento ho pensato: questo è un grande film“. Il film è dunque “un omaggio alle resilienti e realmente esistite donne di una generazione della classe operaia che sostenevano famiglie numerose”.

Il trailer di The Miracle Club e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Miracle Club grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Infinity+, Rai Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 aprile alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

The Miracle Club: dal 4 gennaio al cinema il film con Maggie Smith

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The Miracle Club, il film di Thaddeus O’ Sullivancon un leggendario trio di attrici di diversa generazione – i premi Oscar Maggie Smith e Kathy Bates, e la candidata all’Oscar Laura Linney – dopo l’anteprima al Tribeca Film Festival, arriva in sala in Italia il 4 gennaio distribuito da Europictures.

Un altro bellissimo ruolo per tre attrici straordinarie, affiancate da un cast di prim’ordine di cui fanno parte Agnes O’Casey, il candidato all’Oscar Stephen Rea e Mark O’Halloran.

Ambientato nel 1967, The Miracle Club segue la storia di tre amiche, Lily (Maggie Smith), Eileen (Kathy Bates) e Dolly (Agnes O’Casey). Da Ballygar, una comunità operaia della periferia di Dublino che marcia al proprio ritmo, radicata in tradizioni di lealtà, fede e unione, sognano di vincere un pellegrinaggio alla città sacra di Lourdes per assaporare la libertà e sfuggire alla routine della vita domestica. Poco prima del viaggio, la loro vecchia amica Chrissie (Laura Linney) arriva a Ballygar per il funerale della madre, dopo un lungo esilio negli Stati Uniti. Il suo ritorno riapre vecchie ferite e le quattro devranno confrontarsi con il loro passato, anche quando viaggiano alla ricerca di un miracolo.

The Ministry Of Ungentlemanly Warfare: trailer del film di Guy Ritchie con Henry Cavill

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Ecco il trailer di The Ministry of Ungentlemanly Warfareil nuovo film di Guy Ritchie con protagonista Henry Cavill. L’ex Superman si fa ancora strada sul grande schermo interpretando una spia, mentre al cinema lo aspettiamo in Argylle di Matthew Vaughn.

Basato su una storia realmente accaduta raccontata da Damien Lewis nel suo libro omonimo, The Ministry of Ungentlemanly Warfare segue un’organizzazione segreta fondata da Winston Churchill e dall’autore di James Bond Ian Fleming per indebolire e infine far deragliare il regime nazista attraverso “sgarbate azioni non da gentiluomini”. Atti di sabotaggio. Precursore delle moderne organizzazioni di operazioni segrete, questo gruppo era composto da personale militare d’élite, ma apparentemente disadattato, specializzato in attività non convenzionali, cogliendo di sorpresa i nazisti e svolgendo un ruolo importante nello sradicarli. Henry Cavill è stato nominato leader di questo gruppo, anche se in questo caso il suo look non è quello della superspia.

L’ex star di Superman salperà con un talentuoso ensemble nell’ultimo film di Ritchie, con Hero Fiennes Tiffin, Henry Golding, Alan Ritchson e Alex Pettyfer tra coloro che si uniranno a lui in acqua. Eiza González, Babs Olusamokun, Henrique Zaga, Til Schweiger e Cary Elwes completano il gruppo costellato di stelle.