Prima dell’acquisizione da parte
della Disney, la Lucasfilm era solita far uscire i film della saga
di Star Wars nel mese di maggio. I primi
sei film della saga degli Skywalker, infatti, sono stati tutti
rilasciati in quel periodo, andando così a colonizzare tutta la
stagione cinematografica estiva.
Le cose cambiarono quando la Casa di
Topolino rilanciò il franchise con Il Risveglio della Forza, uscito nelle
sale a dicembre del 2015. Anche lo spin-off Rogue One arrivò al cinema durante le vacanze
di Natale, e da allora i fan pensavano di trovarsi di fronte ad una
nuova tradizione, con i futuri film della saga che – da quel
momento in poi – sarebbero arrivati sul grande schermo sempre in
concomitanza con le festività natalizie.
Ci sarebbe dovuta essere poi
un’inversione di marcia con
Gli Ultimi Jedi, che in origine sarebbe dovuto
uscire a maggio del 2017. La Lucasfilm decise poi di posticiparne
l’arrivo in sala a dicembre dello stesso anno, in modo da bissare
il successo di Episodio VII. La tradizionale uscita a
maggio – nonostante gli innumerevoli problemi di produzione – è
stata mantenuta con lo spin-off
Solo, che ha fatto il suo debutto nel
2018.
Adesso, è emerso che il film di
Ron Howard faceva parte di una strategia molto
più grande secondo cui tutti i successivi film della saga di
Star Warssarebbe
tornati alla loro “finestra” originale, quindi sarebbero usciti
nuovamente durante il mese di maggio. Il dettaglio è emerso grazie
al libro “The Art of Star Wars: The Rise of
Skywalker” (via Screen
Rant), in cui si discute proprio dello slittamento di
Episodio IX da maggio a dicembre 2019.
Nel passaggio dedicato a Solo si
legge: “Solo: A Star Wars Story era stato
progettato per essere il primo di molti film di Star Wars a tornare
alla tradizionale data di uscita di fine maggio del
franchise.”
Inutile dire che
quel progetto è fallito sul nascere. Solo,
infatti, è stato il primo film di Star Wars a non sbancare
il botteghino, incassando soltanto 392.9 milioni in tutto il mondo.
Al contrario, il trittico composto da
Il Risveglio della Forza, Rogue
One e Gli
Ultimi Jedi ha superato il miliardo di dollari ed ogni
film si è imposto come il maggior incasso nazionale nel rispettivo
anno di uscita.
Solo porterà il pubblico a bordo del
Millennium Falcon, in una nuova avventura incentrata sulla canaglia
più amata della galassia lontana lontana. Attraverso una serie di
audaci bravate nel profondo di un mondo criminale oscuro e
pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo futuro possente
copilota Chewbacca e incontra il famigerato giocatore d’azzardo
Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà il futuro di uno
degli eroi più improbabili della saga di Star
Wars.
Scritto da Lawrence Kasdan &
Jonathan Kasdan, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Allison
Shearmur e Simon Emanuel, mentre Lawrence Kasdan, Jason McGatlin,
Phil Lord e Christopher Miller sono i produttori esecutivi.
Arriva la nona opera di uno dei
registi più apprezzati e seguiti degli ultimi anni, Nicolas
Winding Refn, che dopo l’entusiasmante Drive ritorna al cinema con
Only God Forgives, da noi Solo Dio
Perdona. E’ proprio mentre scriviamo il film è stato
presentato anche al Festival
di Cannes 2013, in Concorso nella selezione
ufficiale.
Solo Dio Perdona
racconta di Julian gestore di un boxing center, con annesso spaccio
di droga, a Bangkok. È un’attività che porta avanti col fratello
Billy, un tipo completamente diverso da lui: se Julian è chiuso,
introverso e riflessivo, Billy è prepotente e tracotante. Ed è da
lui che prende il via la catena di eventi che si sviluppa nel corso
del film.
Dopo un’incredibile sequenza di
grandi film, anche il tanto atteso Refn s’imbatte per la prima
volta in una pellicola che ad un primo sguardo delude. Forse per
colpa di una forviante comunicazione che presenta il film quasi
come un nuovo Drive, ma che si rivela essere
l’esatto opposto. Tralasciando queste mere considerazioni da poco
conto, il nuovo film del regista danese delude principalmente
perché sembra segnare un punto di involuzione nel suo
famigerato percorso autoriale che lo ha portato alla ribalta della
cinematografia mondiale. Un cinema, il suo, che si è
contraddistinto per il grande potere evocativo espresso negli anni,
costruito attraverso un impeccabile formalismo ed un’incredibile
capacità di narrare senza l’uso delle parole e senza
necessariamente far riferimento a particolari stilemi ed espedienti
che fanno del “classico” la colonna portante.
Solo Dio Perdona tra
visione e sogni reconditi
Colpisce ancor di più la visione di
questo ultimo Solo Dio Perdona, privo di ogni
forza innovatrice, che finisce per relegare l’opera ad un mero
esercizio stilistico. Esercizio che assume ancora di più i suoi
connotati nella vicenda gelida e distaccata della rappresentazione.
Tuttavia, l’opera rimane comunque di notevole fattura e regala
momenti di grande cinema, soprattutto nella rappresentazione della
violenza, del quale probabilmente Refn ne è il massimo esponente;
così come tutta la dimensione onirica della narrazione che diventa
simbolismo puro e che certamente meriterebbe più approfondimento.
Ciò nonostante, anche il fu ipnotico Ryan Gosling (capace di essere attraente e
carismatico in Drive), in questo
caso risulta poco efficace nei suoi silenzi, consegnandoci un
personaggio che si muove al limite fra il caricaturale e il
disorientato e regalando completamente la scena al suo contrario,
l’Angelo della vendetta, interpretato alla raggelante perfezione da
Vithaya Pansringarm e a sua madre, Kristin Scott Thomas, che interpreta con cruda
veridicità il suo ruolo.
Refn si conferma
essere un’incredibile narratore di sottesa inquietudine e
affascinante imbastitore di magnetica messa in scena, nonostante le
incompiutezza di questo film.
Dopo 13 film in
Concorso proiettati su 20, da Cannes le notizie sulla Selezione
Ufficiale di quest’anno sono davvero confortanti. Una media molto
alta quindi per i film scelti per l’edizione 2013, la 66esima, che
però deve ancora mostrare i titoli di registi di tutto rispetto,
come Payne, Gray, Jarmusch, Polanski.
Grande attesa oggi per
Nicolas Winding Refn, che dopo
Drive, torna a lavorare con Ryan
Gosling in Solo Dio Perdona, ma
che stando a quanto dicono i colleghi in terra cannense, pare non
sia proprio il miglior lavoro del regista di
Bronson. A breve avremo la recensione del
film, intanto però ci sono altri titoli importanti da scoprire
oggi: Grigris, altro titolo della
selezione ufficiale presentato oggi, diretto da Mahamat
Saleh-Haroun, che sembra essere uno dei favoriti dai
bookmaler.
Intanto nel fuori concorso si aspetta la super star
Robert Redford, che questa volta affida il suo
talento alla regia di J.C. Chandor e fa la parte
del rpotagonista in All is lost, una
specie di riscrittura, ambiziosa e forse pericolosa, de Il Vecchio
e il Mare.
Trama: Sullo
sfondo della Thailandia, a Bangkok, si sviluppa la storia di Julian
(Ryan Gosling), proprietario con il fratello di un club di boxe
thailandese, usato come copertura per lo spaccio di droga. A
seguito dell’assassinio del fratello, la madre Jenna (Kristin Scott
Thomas) obbliga Julian a vendicarlo. Le sue ricerche porteranno il
giovane a un poliziotto in pensione Chang, detto Angelo della
vendetta, che si erge a giudice e punitore della criminalità. Il
ragazzo lo sfida sul ring sperando di vincere, ma viene sconfitto.
Jenna allora chiederà al figlio di ucciderlo, iniziando un vortice
di sangue e vendetta.
Uscito nelle sale a maggio del 2018,
Solo è stato il secondo spin-off della saga
di Star Wars dopo Rogue
One. Nonostante la travagliatissima produzione (con
Phil Lord e Chris Miller che abbandonarono il progetto durante
le riprese e vennero sostituiti in corsa da Ron
Howard), all’epoca del suo debutto in sala il film venne
accolto abbastanza positivamente dalla critica, nonostante siano in
molti a ritenerlo uno dei film minori dell’intero franchise.
Purtroppo, il flop al box office del
film ha costretto la Disney e la Lucasfilm a fare un passo indietro
e a bloccare la produzione di eventuali altri spin-off, mettondo
così la parole fine alla saga antologica di Guerre
Stellari dopo appena due episodi. Eppure, nell’ultimo periodo,
in seguito al debutto di Disney+, si sono susseguiti una serie di rumor
a proposito di un possibile sequel di
Solo destinato proprio alla piattaforma di
streaming.
Sfortunatamente, ciò non accadrà
mai. A confermarlo è stato Joe Kasdan,
co-sceneggiatore del film, via Twitter.
Un fan ha infatti chiesto al diretto interessato aggiornamenti su
un eventuale Solo 2. Questa è stata la risposta di
Kasdan:
“Credo che al momento nessuno
stia perseguendo un sequel di Solo. A questo punto, sarebbe un
progetto davvero difficile da vendere e il catalogo Disney+ è già pieno di tantissimi
titoli legati a
Star Wars… il mio lavoro sul personaggio è finito da un pezzo,
ma sono contento che ci siano persone che vorrebbero ancora vederne
su di lui.”
Diretto da Ron
Howard,
Solo è interpretato da Alden
Ehrenreich, Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover, Thandie
Newton, Phoebe Waller-Bridge e Paul Bettany, insieme a
Joonas Suotamo che torna a interpretare Chewbacca.
Solo porterà il pubblico a bordo del Millennium
Falcon, in una nuova avventura incentrata sulla canaglia più amata
della galassia lontana lontana. Attraverso una serie di audaci
bravate nel profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso,
Han Solo fa amicizia con il suo
futuro possente copilota Chewbacca e incontra il famigerato
giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà
il futuro di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Scritto da Lawrence Kasdan &
Jonathan Kasdan, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Allison
Shearmur e Simon Emanuel, mentre Lawrence Kasdan, Jason McGatlin,
Phil Lord e Christopher Miller sono i produttori esecutivi.
Prima di iniziare a ricoprire il
ruolo di Hank Pim all’interno del Marvel Cinematic Universe, il
premio Oscar Michael Douglas si è dedicato negli
ultimi anni a recitare in alcune commedie come Alla scoperta di
Charlie, La rivolta delle Ex e Last Vegas. Un altro
titolo a riguardo è anche Solitary Man,
racconto agrodolce di un uomo di mezz’età ricco di problematiche
relazionali alla ricerca di un po’ di equilibrio nella propria
vita. Uscito nel 2009, questo è scritto da Brian
Koppelan (noto anche per i film A testa alta e
Ocean’s Thirteen) e da lui anche diretto insieme a
David Levien.
Prodotto tra gli altri dal premio
Oscar Steven Soderbergh, il film si concentra
dunque sulle vicende di un protagonista tanto seducente quanto
incasinato, dando così vita ad una vicenda che tra commedia e buoni
sentimenti si propone di raccontare una storia in cui ognuno può
ritrovare qualcosa di sé. Pur se accolto in modo positivo dalla
critica, che ha individuato proprio nell’interpretazione di Douglas
uno dei suoi punti di forza, Solitary Man è tuttavia stato
un titolo passato ingiustamente in sordina, ottenendo un riscontro
di pubblico al di sotto delle aspettative.
A distanza di oltre un decennio è un
titolo che merita di essere riscoperto, non tanto per l’originalità
o particolari caratteristiche, quanto per la capacità di raccontare
una storia genuina facendo appassionare lo spettatore anche ad un
personaggio apparentemente sgradevole. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Solitary Man: la trama del film
Protagonista del film è Ben
Kalmen, un rivenditore di auto di successo di mezza età,
la cui vita tra famiglia e lavoro sembra procedere a meraviglia.
Dopo una visita di routine, tuttavia, il medico lo mette in guardia
sullo stato del suo cuore e lo invita a fare ulteriori analisi, ma
Ben si rifiuta e decide semplicemente di cambiare le proprie
abitudini. Dopo alcuni anni, però, la vita di Ben è drasticamente
cambiata sotto molti aspetti: l’uomo ha divorziato dalla prima
moglie Nancy, ha rapporti sessuali con donne più
giovani di lui, è diventato un bugiardo, è disoccupato, non ha un
soldo e ha rischiato addirittura di finire in prigione.
In compenso, si è fidanzato con la
giovane e benestante Jordan Karsch, grazie a cui
continua a condurre una vita nell’agio e nella ricchezza. Un
giorno, proprio Jordan chiede a Ben di accompagnare la figliastra
diciottenne Allyson a visitare la sua futura
università, la stessa che frequentò l’uomo in gioventù. Lì il
patrigno e la ragazza finiscono con il consumare un rapporto
sessuale, di cui ovviamente Jordan viene a sapere. Da quel momento
Ben viene inghiottito da una spirale di degrado sempre maggiore e
capirà di dover mettere a posto la sua vita una volta per
tutte.
Solitary Man: il cast del film e la
canzone di Johnny Cash
Come anticipato, ad interpretare il
protagonista Ben Kalmen vi è l’attore Michael
Douglas, il quale ha nuovamente dimostrato le sue doti
da interprete comico, ottenendo anche una candidatura ai Satellite
Award come miglior attore. Accanto a lui, nel ruolo della moglie
Nancy vi è Susan Sarandon,
mentre Mary Louise Parker è la sua nuova
fiamma Jordan Karsch. La giovane Allyson, invece, è interpretata
da Imogen Poots,
nota in particolare per il film 28 settimane dopo.
Nel film si ritrova poi anche Jesse
Eisenbergnel ruolo di Daniel Cheston
e Danny DeVitoin
quelli di Jimmy Marino, amico di lunga data di Ben.
Douglas e DeVito, in effetti, sono
davvero amici, tanto da essere stati anche coinquilini a New York
negli anni Sessanta. I due sono inoltre qui tornati a recitare
insieme circa 20 anni dopo La guerra dei Roses, film
di cui DeVito è anche regista. Un ultima curiosità è che questo
film condivide il titolo con una canzone di Neil
Diamond cantata da Johnny Cash all’inizio
del film. Johnny Cash era conosciuto come “l’uomo in nero”
per via della sua propensione ad indossare tutto nero. Il
personaggio di Michael Douglas trascorre la maggior parte del film
indossando proprio abiti neri e solo occasionalmente indossa
qualcosa di diverso.
Solitary Man: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Solitary Man grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 20ottobre alle
ore 23:00 sul canale Paramount
Channel.
Film
fantascientifico scritto e diretto da Carl Strathie,
Solis – Trappola nello spazio è incentrato sui
tentativi di sopravvivenza di un singolo uomo, lanciato a tutta
velocità verso una fine apparentemente inevitabile. Si tratta di
una premessa che non può non far pensare a film come Gravity, Sopravvissuto
– The Martian o Moon,
in cui una singola persona è costretta a confrontarsi con un
contesto quantomai ostile e letale quale è quello dello spazio o
comunque di un pianeta con condizioni ben diverse da quelle
terrestri.
Strathie, qui al suo primo
lungometraggio dopo una serie di apprezzati e premiati
cortometraggi, costruisce dunque un racconto che condensa in un’ora
e mezza azione, tensione e claustrofobia, permettendo al
protagonista di dar vita ad un vero e proprio one man show
con cui tenere lo spettatore incollato alle proprie disavventure.
Solis – Trappola nello spazio, purtroppo, non ha
goduto di un’adeguata distribuzione ed è dunque passato grossomodo
in sordina.
Ecco perché il suo passaggio
televisivo è un’ottima occasione per riscoprire questo titolo che
non mancherà di affascinare tutti gli appassionati di questo genere
di racconti e opere. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Solis –
Trappola nello spazio. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Solis – Trappola nello
spazio
Protagonista del film è l’astronauta
Troy Holloway, che a seguito di un incidente nello
spazio si risveglia in una capsula di salvataggio che scopre essere
alla deriva verso il Sole: l’ossigeno scarseggia e ha solo novanta
minuti prima che il calore trasformi la capsula in una trappola
incandescente. L’unica speranza di salvezza per Holloway è il
comandante Roberts, che si trova in contatto radio
con lui e sta conducendo una missione di salvataggio. Insieme,
dovranno trovare un modo per uscire da quella situazione.
Il film è essenzialmente
interpretato da un attore che compare in scena e un’attrice
presente solo a livello vocale. Nel ruolo di Troy Holloway si
ritrova Steven Ogg, conosciuto principalmente per
essere il doppiatore di Trevor Philips nel videogioco Grand
Theft Auto V e per il ruolo di Simon in The Walking Dead. A dare voce al comandante Roberts vi
è invece l’attrice Alice Lowe, nota soprattutto
per il ruolo della dottoressa Haynes in Black Mirror:
Bandersnatch.
Come finisce Solis –
Trappola nello spazio? Ecco la spiegazione del finale
Nel corso del film, mentre Roberts
tenta un salvataggio con l’Hathor 18, Holloway effettua le
riparazioni alla sua capsula, riportando però diverse ferite.
Nonostante ciò, il finestrino dell’abitacolo inizia a creparsi e
l’astronauta comincia a perdere le speranze. Esorta Roberts a
tornare indietro e a evitare quel tentativo di salvataggio per
salvare invece la sua vita e quella dei suoi compagni di
equipaggio. Lei, tuttavia, lo informa che ha ordini precisi dal
Controllo di salvare almeno un membro dell’Aten 2024 DEC, la
navicella di cui faceva parte Holloway.
Mentre la capsula si avvicina sempre
di più al Sole, Holloway continua a fare riparazioni, tra cui una
all’esterno della nave. Mentre i suoi livelli di ossigeno
diminuiscono ed è prossimo a perdere conoscenza, esorta ancora una
volta Roberts a tornare indietro a causa del rischio che entrambe
le navi corrono per la vicinanza al Sole, ma lei si rifiuta di
rinunciare. I due sono finalmente pronti per il contatto che
potrebbe salvare la vita dell’astronauta, ma è a questo punto che
Solis – Trappola nello spazio diventa ambiguo.
Holloway informa infatti il
comandante Roberts che salterà dal finestrino della capsula e le
chiede di lanciarsi verso di lui per afferarlo. L’astronauta si
tuffa dunque contro il finestrino mandandolo in frantumi e
gettandosi nello spazio aperto. Proprio in quel momento, però, i
suoi livelli di ossigeno si esauriscono e il film termina senza che
si abbia una risposta chiara su ciò che accade ad Holloway.
L’opzione più probabile è che, a prescindere da sé Roberts riesce
ad afferarlo o meno, egli muoia per mancanza d’aria.
Il trailer di Solis –
Trappola nello spazio e dove vedere il film in streaming e
in TV
È possibile fruire di Solis
– Trappola nello spazio grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili
Cinema, Google Play, Apple
TV, Prime Video e Rai Play.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad
un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di martedì 25 giugno alle ore
21:20 sul canale Rai Movie.
Guarda il Trailer del nuovo film con
protagonista Checco Zalone dal titolo Sole e
catinelle, nuova commedia diretta da Gennaro Nunziante e
prodotta da Pietro
Valsecchi.Oggi è stato rilasciato
il primo trailer ufficiale del film che uscirà il 31 ottobre
2013
Trama: Se sarai promosso
con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. È questa la
promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Fin qui tutto bene, il
problema è che Checco, venditore di aspirapolvere in piena crisi
sia con il fatturato che con la moglie, non può permettersi di
regalare al figlio nemmeno un giorno al mare. E quando Nicolò
riceve la pagella perfetta, la promessa va mantenuta. Fortuna che a
Checco non manca l’ottimismo; partito con la speranza, delusa, di
vendere qualche aspirapolvere ai suoi parenti in Molise, si ritrova
a casa di Zoe, una ricchissima ragazza che ha un figlio proprio
dell’età di Nicolò. Nasce un’amicizia tra i due bambini e Zoe
“adotta” Checco e Nicolò e li fa entrare nel suo mondo: inviti a
party esclusivi, bagni in piscine fantastiche e ancora yacht,
cavalli, campi da golf, serate a Portofino. E naturalmente Checco
travolgerà lo stile compassato e in fondo ipocrita di questo mondo
con la sua travolgente simpatia e innocente
spregiudicatezza.
Daniele Vicari
sostiene di aver voluto realizzare “un film semplice, come
il verso della canzone da cui è tratto il titolo, come semplici
sono le esistenze di cui racconta la storia. La vita quotidiana di
milioni di persone che non hanno una vita assicurata
dall’appartenenza sociale è invece molto difficile.”
Lo fa con un bel piglio registico,
soprattutto con un sapiente uso della camera a mano, e riesce a
seguire bene le vite delle due protagoniste, aiutato sicuramente
dalla loro buona interpretazione. Isabella Ragonese ed Eva
Grieco si muovono bene con i caratteri dei loro
personaggi, apparendo naturali e spigliate e quindi credibili.
Anche Francesco montanari, nel ruolo del marito di Eli, offre una
buona prova. Cosa che purtroppo non sempre avviene per i tanti
personaggi di contorno, spesso ridotti a meri caratteri di
servizio, quando non cadono inesorabilmente nel solito
macchiettismo tipico di tanto cinema italiano. Forse è proprio la
troppa “semplicità” a portare il film in quel limbo del già visto,
o peggio, del televisivo.
In Sole Cuore
Amore Eli e Vale sono amiche da tanto tempo, vivono nello
stesso palazzo sul desolato litorale romano. Hanno fatto scelte di
vita completamente diverse. Eli è trentenne, ha un marito
disoccupato e quattro figli. Ogni giorno impiega due ore per andare
a lavorare in un bar, dove è sfruttata ed è costretta a tollerare
condizioni inumane. Non ha comunque scelta, è l’unico modo per
riuscire a sostenere la sua famiglia. Lei però ha un carattere
solare, il contatto con gli altri le piace ed è sempre carica di un
ottimismo inaspettato. Vale invece, sua coetanea, è una danzatrice,
vorrebbe fare danza come espressione, ma è costretta ad esibirsi in
discoteche e night club. A volte Vale aiuta Eli durante il
giorno, accudendo i bambini e aiutandoli a studiare. Ma l’ottimismo
e il buonumore non bastano da soli a far fronte all’immane
fatica e ai tanti problemi che ogni giorni si presentano,
cominciando oltretutto a minare la salute di Eli.
Sono storie e difficoltà di gente
comune e quindi proprio per questo Sole Cuore
Amore potrebbe attecchire su quel pubblico perennemente in
cerca di vicende difficili, dolorose, lacrimevoli, che nel buio di
una sala gli facciano pensare “Beh, meno male, c’è chi sta peggio
di me”.
È strano pensare che Sole
Cuore Amore sia di quella stessa mano ispirata e
coraggiosa che ha diretto Diaz, soprattutto quando
il folgorante testo della canzone di Valeria Rossi
arriva ( ce lo aspettavamo con timore fin dal titolo)e viene
canticchiato biecamente da due ragazzini nel bar in cui la
protagonista è strizzata come un limone.
Uno sguardo più personale, scelte
più coraggiose e una rottura di schemi ormai imposti e obsoleti
avrebbero certamente reso il film assai più interessante e avrebbe
spronato lo spettatore a riflettere sulle problematiche importanti
che sono alla base della storia e nelle intenzioni del regista.
Manca palesemente un’esigenza
espressiva e narrativa che avrebbe fatto la differenza, e tale
mancanza relega il film nel mero mestiere.
Sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma
2016, Sole cuore amore, il nuovo
film di Daniele Vicari. Protagonisti del
film Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco
Montanari, Francesco Acquaioli. Giulia Anchisi, Chiara Scalise
e con Giordano De Plano e Paola Tiziana Cruciani.
[nggallery id=2947]
Sole cuore amore
Sole cuore amore
racconta una amicizia tra due giovani donne in una
città bella e dura come Roma e il suo immenso interland. Due
donne che hanno fatto scelte molto diverse nella vita: Eli ha
quattro figli, un marito disoccupato e un lavoro difficile da
raggiungere; Vale invece è sola, è una danzatrice e performer, e
trae sostentamento dal lavoro nelle discoteche. Legate da un
affetto profondo, da una vera e propria sorellanza, le due donne
sono mondi solo apparentemente diversi, in realtà sono due facce
della stessa medaglia, ma la solidarietà reciproca non sempre basta
a lenire le difficoltà materiali della loro vita.
Guarda il video dal set dell’ultimo
film che vede protagonista Checco Zalone, dal
titolo Sole e catinelle, nuova commedia diretta da
Gennaro Nunziante e prodotta da Pietro
Valsecchi.Oggi è stato rilasciato
il primo trailer ufficiale del film che uscirà il 31 ottobre
2013.
Trama: Se sarai promosso
con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. È questa la
promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Fin qui tutto bene, il
problema è che Checco, venditore di aspirapolvere in piena crisi
sia con il fatturato che con la moglie, non può permettersi di
regalare al figlio nemmeno un giorno al mare. E quando Nicolò
riceve la pagella perfetta, la promessa va mantenuta. Fortuna che a
Checco non manca l’ottimismo; partito con la speranza, delusa, di
vendere qualche aspirapolvere ai suoi parenti in Molise, si ritrova
a casa di Zoe, una ricchissima ragazza che ha un figlio proprio
dell’età di Nicolò. Nasce un’amicizia tra i due bambini e Zoe
“adotta” Checco e Nicolò e li fa entrare nel suo mondo: inviti a
party esclusivi, bagni in piscine fantastiche e ancora yacht,
cavalli, campi da golf, serate a Portofino. E naturalmente Checco
travolgerà lo stile compassato e in fondo ipocrita di questo mondo
con la sua travolgente simpatia e innocente
spregiudicatezza.
E’ sempre difficilissimo superarsi,
e quando si torna alla ribalta dopo un grandissimo successo è
sempre dietro l’angolo lo spettro delle aspettative, la paura di
non farcela e di non essere all’altezza di se stessi. Così capita a
Checco Zalone, che dopo Che Bella
Giornata, stratosferico successo al botteghino
italiano (45 milioni circa, l’incasso più alto di sempre), torna
con Sole a Catinelle, una commedia
leggera, ambientata nella quotidianità della crisi economica, con
un protagonista che proprio delle crisi non vuole saperne.
“Se sarai promosso con tutti
dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. È questa la
promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Peccato però che papà
Checco mantiene sempre le promesse, e che Niccolò riesce
nell’impresa di guadagnare tutti 10 alla fine dell’anno. Che fare
visto che per Checco la situazione economica non è delle migliori?
L’uomo si imbarca in una avventura con il figlio scettico, ma si
imbatterà in Zoe, una ricca ereditiera che permetterà a lui e al
suo bimbo di vivere davvero la vacanza dei sogni. Immerso in uno
stile di vita a lui totalmente sconosciuto, Checco si troverà con
brio e ingenuità a fronteggiare situazioni che lo vedranno
perennemente fuori posto ma allo stesso tempo sempre vincente per
il suo innato ottimismo e la sua travolgente simpatia.
Scritto a quattro mani dal regista
Gennaro Nunziante e dal protagonista
Luca Medici, alias
Checco Zalone, Sole a Catinelle è il perfetto
continuum cinematografico delle precedenti storie
raccontate dal comico nato a Zelig. Adesso il personaggio Zalone è
padre, un uomo immerso nei guai economici fino al collo, che
nonostante tutto cerca nell’ottimismo la soluzione a tutto. I suoi
metodi servono a poco nella vita vera, ma la sua indole ingenua e
la sua simpatia gli permetteranno di aiutare, inconsapevolmente,
altre persone e di trovare infine una via d’uscita.
Nunziante dirige un film semplice,
che come unica pretesa ha quella di ricercare la risata a tutti i
costi attraverso la mimica del suo personaggio principale, noto per
la sua indole fondamentalmente razzista, omofobica e qualunquista,
che fa della parolaccia la sua arma segreta e dell’ottimismo la sua
bandiera. Nonostante le sue grandi pecche, Checco fa simpatia al
suo pubblico che però questa volta non ride, non abbastanza. Nel
pieno stile “zaloniano” il film è disseminato di canzoni, scritte
ed interpretate dallo stesso Checco, che appesantiscono la
narrazione e stancano con la reiterazione dei luoghi comuni e del
linguaggio volutamente scorretto, suo marchio di fabbrica.
La percezione a caldo, è che
Sole a Catinelle riuscirà a raggiungere
incassi di tutto rispetto, anche se probabilmente, dato il momento
storico, non batterà i celeberrimi 45 milioni; allo stesso tempo il
film ci mette davanti al mistero imperscrutabile dei gusti
cinematografici dello spettatore medio italiano.
Alla sua terza prova
da attore cinematografico con Sole a
Catinelle, Checco Zalone (alias
pubblico di Luca Medici) deve fare i conti con il
peggior nemico di sempre, se stesso, o meglio con il suo precedente
e travolgente successo, Che Bella
Giornata, film che ha portato a casa 45 milioni di
euro, l’incasso più alto della storia del cinema italiano, di tutti
i tempi.
A parlare per primo di questo
“nemico”, questo grande fantasma che grava sulle aspettative di
tutti, è stato Pietro Valsecchi, che produce, con
Taodue Film, il film diretto da Gennaro Nunziante
e interpretato da Checco Zalone.
“Eravamo preoccupati! – ha
detto Valsecchi – non è un caso se a scrivere questa storia
abbiamo impiegato due anni. Gli applausi che ho sentito poco
fa (a fine proiezione stampa, ndr.) mi fanno pensare che
vincerò una scommessa che abbiamo fatto Checco ed
io sugli incassi di Sole a catinelle. Se vinco io,
offro una bella vacanza a Checco, altrimenti lui mi paga una cena.
Sono contento anche della grande fiducia che ci hanno dimostrato
gli esercenti italiani, che hanno messo a disposizione del nostro
film più di 1200 sale. Sole a catinelle non è un
film pensato a tavolino, scritto per compiacere, è stato più
difficile degli altri due, più costoso, ma dopo la proiezione di
oggi, sento che potrò dormire sonni tranquilli“.
A fare i conti con le prenotazioni
registrate nelle ultime 24 ore nei due principali circuiti che
distribuiscono il film, The Space e UCI, sembra che Valsecchi possa
davvero dormire tranquillo: sono infatti 30.000 i biglietti già
prenotati. Ma in conferenza stampa il regista Gennaro
Nunziante non deve fare solo i conti con le lodi e gli
applausi. “Noi odiamo il buonismo – dice il regista, il
cui film è stato accusato di buonismo appunto – ma ancora di
più detestiamo il cinismo. Nella commedia il cinismo non è una
qualità: è una cagata che qualcuno ha incensato e che poi è
diventata di gran moda. Non accusateci di essere trash. Non siamo
mai stati trash, e se dite che il nostro film in alcuni momenti è
sboccato, ci rovinate. Noi non siamo volgari: per noi è volgare
tutto quello che è goffo. Ci opponiamo alla gag telefonata e alla
battuta scontata e abbiamo capito la cosa per noi più importante è
fare davvero quello che ci piace”.
A Checco invece non resta che
raccontare la genesi del progetto: “Ci piaceva l’idea che il
protagonista della vicenda fosse un padre – io lo sono diventato da
pochi mesi nella vita. Non è stato semplice arrivare a questa
storia: mica ci vengono sempre in mente delle cagate da farvi
vedere! Ci divertiva il fatto che il Checco del film fosse il
prodotto di 20 anni di berlusconismo: lui è uno che ci ha creduto,
uno a cui però vuoi bene. Il nostro atteggiamento nei suoi
confronti è bonario, non di condanna. Ci siamo concentrati sulla
crisi, anche se ci siamo andati leggeri. Il nostro personaggio
doveva far finta che non ci fosse. Volevamo un uomo completamente
refrattario alla crisi“.
L’attore, comico e cantante
continua, parlando della fruttifera collaborazione con Nunziante:
“Siamo una coppia di fatto, viviamo in appartamenti contigui e
praticamente facciamo tutto insieme, semplicemente non ci baciamo.
Ci capita di raccontarci un fatto, di riderci sopra e di costruirci
una storia. Questa l’abbiamo ambientata in tante diverse regioni
d’Italia, in luoghi uno più bello dell’altro. Quello che ho amato
di più è stato il Molise, a cui però non ho reso giustizia perché
l’ho descritto come un posto terribile. Quando il presidente della
regione mi ha detto: ‘Voglio ringraziarvi per tutto quello che
avete fatto per noi’, mi sono sentito una cacca“.
E mentre Checco
Zalone ancora non sa spiegare il motivo del suo successo e
Nunziante, pur provandoci, sembra dare risposte poco soddisfacenti
(“la ricetta della nostra commedia migliore, quella che ha
saputo pescare dalla realtà“), Valsecchi ritorna su toni seri,
abbozzando un discorso sui problemi del cinema italiano: “Il
cinema italiano è vecchio, bisogna cercare nuovi linguaggi,
dobbiamo ripettare le esigenze, i gusti e i desideri del pubblico
più giovane. Noi l’abbiamo fatto scommettendo su I soliti
idioti. Per un produttore portare un film in sala è una
responsabilità, dobbiamo incentivare le novità. Con la mia
Taodue avrei potuto riposare sugli allori, invece
mi sono da poco lanciato in una nuova avventura: un film con i
comici Pio e Amedeo in cui credo molto“. Insomma, un discorso
che più che cercare di individuare una soluzione sembra limitarsi
all’auto-celebrazione.
Sole a Catinelle, in cui troviamo
anche Aurore Erguy, Miriam Dalmazio e il piccolo
Robert Dancs, uscirà il prossimo giovedì 31
ottobre, distribuito da Medusa Film in circa 1200 copie.
L’ultimo film di Soldini, Cosa
voglio di più, è stato presentato ieri alla stampa italiana.
Presente il cast artistico (quasi) al completo, il regista e i
produttori.
Creato da Joe Simon e Jack Kirby,
il Soldato d’Inverno debuttò in Captain
America Comics (Vol. 1) nel 1941 come braccio destro di
Steve Rogers aka Captain America
durante la Golden Age. Dato per morto durante la Seconda Guerra
Mondiale, Bucky Barnes viene riportato in vita
sotto nuove vesti, diventando una spia per l’Unione Sovietica.
Ma per chi vuole saperne di più sul
personaggio, ecco 15 curiosità sul Soldato
D’Inverno che solo i veri fan dei fumetti Marvel:
Ha “evitato” un lavaggio del cervello
Nel
1942, quando Captain America guidò la sua squadra
di supereroi denominata Gli Invasori (composta da
se stesso, La torcia umana, Toro,
Namor e e Bucky), tutti furono
catturati e sottoposti al lavaggio del cervello dal Teschio
Rosso.
Tuttavia Bucky fu
l’unico che riuscì a fuggire, e sapendo che non avrebbe potuto
affrontare da solo i suoi avversari, richiamò tutti i supereroi
disponibili e chiese aiuto. Tra questi c’erano Patriot, Thin Man,
Trottola, Miss America, Red Raven, Diamante Blu e Jack Frost e
insieme formarono la Liberty Legion.
Ha rotto il cubo cosmico
Il cubo
cosmico è stato presentato nel MCU semplicemente come
Tesseract, uno degli oggetti più potenti
dell’universo e fondamentale ai fini della trama culminata in
Infinity War. Nei fumetti però (Captain
America vol. 5, #14), vediamo Bucky mentre lo
distrugge.
Successivamente
Steve Rogers, convinto che in lui ci fosse ancora
traccia del suo amico (e non solo il Soldato d’Inverno
post-lavaggio del cervello), usa il cubo per ripristinare la
memoria di Bucky, e l’idea funziona.
L’incontro con Batman
È
raro vedere personaggi Marvel e
DC insieme sulla stessa pagina, ma quando questo
succede si tratta sempre di scontri testa a testa e non di
collaborazioni.
Uno di quei rari
casi risale al 1996 con il crossover Batman/Captain
America, nelle realtà alternativa di Elseworld durante la
seconda guerra mondiale dove Batman e il suo
fedele compagno Robin incrociano la strada di
Steve e Bucky.
Solo per il gusto
di farlo, i due supereroi leader decidono di scambiare i rispettivi
compagni per un giorno, ma inspiegabilmente, Bucky muore nelle
pagine seguenti.
Suo figlio è diventato Teschio Rosso
Non
sappiamo molto del futuro di Bucky, tuttavia
nell’Universo di Terra-1610 i lettori hanno assistito a cambiamenti
piuttosto radicali sul personaggio. Come il fatto che Bucky diventi
un uomo anziano malato di cancro ai polmoni e sposato con
Gail.
Prima della sua
morte, il governo aveva deciso che sarebbe stato meglio per il
mondo non sapere che aveva un figlio, costringendo la madre ad
affidarlo ad una base militare. Questo figlio senza nome, credendo
di non poter mai essere all’altezza delle aspettative di suo padre,
decide invece di diventare un cattivo, o meglio, Teschio
Rosso.
Il suo passato con Wolverine
Nel passato di
Bucky si annovera l’incontro con
Wolverine, accaduto per la
prima volta dopo la fuga del mutante dalla Weapon X.Senza saperlo, il Soldato D’Inverno ha aiutato
Logan molte volte, senza he lui sapesse che era stato Bucky
ad uccidere sua moglie, Itsu.
Il significato delle sue armi
Da
quando è stato reintrodotto ai lettori di fumetti come
Soldato D’Inverno, Bucky ha
mostrato tutte le sue abilità nel maneggiare le armi, tra cui
pistole, granate, fucili e altri oggetti da lui
progettati.
Inoltre le sue armi
hanno sensori palmari esplosivi. il che significa che se qualcun
altro volesse provare a usarle, non ci riuscirebbe perché queste
esploderebbero immediatamente. L’impronta del loro padrone non
corrisponde…
La clausola Bucky
Raramente
la “morte” viene presa sul serio nei fumetti, dal momento che ci si
aspetta sempre che i personaggi vengano resuscitati in qualche
modo. Ma nel caso di Bucky, gli autori avevano hanno esposto la
cosiddetta “clausola” che diceva che fra tutti, solo Bucky
Barnes, Jason Todd o lo zio
Ben non sarebbero “sopravvissuti”.
Ironia della sorte,
sia Jason Todd che Bucky Barnes sono stati riportati in vita nel
2006 entrambi come assassini armati di pistola. Che lo zio Ben sia
il prossimo?
Il nuovo Captain America
Sulla scia
di Civil War, Steve Rogers è stato assassinato da Crossbones
e Sharon Carter per ordine di Teschio Rosso, mentre Bucky, furioso
con Tony Stark, ruba lo scudo di Cap per garantire
che non ci sarebbe stato nessun nuovo Captain America.
Tony poi diede a
Bucky una lettera che aveva ricevuto da Steve nel quale l’eroe
diceva che se fosse morto, Tony avrebbe dovuto prendersi cura di
Bucky e assicurarsi che il lignaggio di Captain America
continuasse.
Perché ha smesso di essere Captain America?
Nelle vesti del nuovo Captain America, le cose stanno andando
bene per Bucky, che nel frattempo ha guadagnato
l’approvazione del pubblico e si è unito ai Vendicatori. Tutto
cambia quando viene processato per i crimini commessi come Soldato
d’Inverno.
Dichiarato non
colpevole da un tribunale americano, viene poi accusato dai
tribunali russi di crimini contro lo stato e mandato in prigione.
successivamente però Vedova Nera lo fa uscire di
prigione e lo riporta in America, ma Bucky decide di smettere i
panni di Captain America.
Infinity Formula
Dopo aver lasciato l’identità di Captain America Bucky decide
di riprendere il ruolo durante la trama di “Fear Itself”, dove
incontra Sinthea “Sin” Schmidt, meglio conosciuta
come Skadi (la figlia del Teschio
Rosso).
Dopo esser stato
ucciso, Bucky viene riportato in vita grazie all’iniezione di una
dose di Infinity Formula, un farmaco sperimentale
creato dallo S.H.I.E.L.D. per rallentare il processo di
invecchiamento.
Il guardiano della Terra
Durante la
trama di “Original Sin”, Bucky viene incaricato di indagare sulla
morte di Uatu the Watcher, quindi viene inviato
nello spazio con Gamora e Moon
Knight per scoprire più possibile.
Successivamente
Bucky torna sulla Terra e scopre che Nick Fury è
stato segretamente nominato guardiano della terra dopo aver ucciso
Uatu per autodifesa. Nelle pagine seguenti è invece Bucky a
prendere il posto di Fury.
Non è stato “l’unico”
Pochi lo
sanno, ma Bucky non è stato solo il nome di James
Buchanan Barnes, ma è anche uno pseudonimo trasmesso a persone
diverse (un po’ come Robin).
Il primo sostituto
fu Fred Davis, quando lui e William Naslund furono nominati nuovi
Captain America e Bucky dal presidente Truman, poi ci furono Jack
Monroe, Rick Jones e Rikki Barnes, una Bucky-donna proveniente da
un universo alternativo come Julia Winters.
L’origine del suo nome
Bucky fu
creato da Joe Simon nel 1940 quando negli schizzi
su Captain America incluse un aiutante di nome Bucky. Ma perché lo
ha chiamato così? Secondo Simon, Bucky prende il nome da un
giocatore di pallacanestro e suo amico d’infanzia ai tempi del
liceo.
Cosa pensa di lui Stan Lee?
Stan Lee non ha mai nascosto una certa
perplessità riguardo alcuni personaggi di secondo piano, in special
modo riguardo gli aiutanti adolescenti degli eroi.
Lee pensava che
fosse irresponsabile da parte dell’eroe mettere in pericolo la vita
di un ragazzo permettendogli di accompagnarli in pericolose
missioni. Molti dunque ritengono che sia questa la ragione
dell’espulsione di Bucky dall’universo Marvel.
Perché è tornato?
Quando
Bucky è scomparso per la prima volta dai fumetti, non è stato a
causa di una morte ma di un’eliminazione ingiustificata dal canone
Marvel.
Come fan di Bucky,
Ed Brubaker pensò che la Marvel avesse fatto un grave errore
e nella sua fan fiction immaginò Bucky mentre era stato catturato
dai sovietici. Oggi Brubaker scrive storie per la Marvel Comics.
Come riportato da Variety, la Disney
sta lavorando per portare sulla sua piattaforma streaming una serie
tv dedicata ai personaggi del Soldato d’Inverno e
Falcon. Malcolm Spellman,
produttore e sceneggiatore di Empire, è stato
incaricato di scrivere il progetto. I due supereroi sono ormai
figure ricorrenti nel MCU, dove sono apparsi in diversi
film del franchise di Captain America e Avengers (e sono attesi il
prossimo anno in Avengers 4).
Poche settimane fa sempre Variety
aveva diffuso la notizia secondo cui
anche Loki e Scarlet
Witch saranno protagonisti di due titoli
standalone che andranno a comporre il palinsesto del nuovo
servizio streaming in arrivo nel 2019. Si tratterebbe di miniserie
da sei o otto episodi dedicate ai supereroi già apparsi negli
adattamenti cinematografici nelle quali torneranno gli attori che
li hanno interpretati sul grande schermo (in questo
caso Tom Hiddleston, Elizabeth
Olsen, Sebastian Stan e Anthony Mackie).
Sebbene non sia ancora arrivato un
commento ufficiale da parte di Disney e Marvel, Kevin
Feige dovrebbe ricoprire lo stesso ruolo di
produttore e supervisore.
Vi
ricordiamo che la piattaforma streaming Disney ha già confermato
nel suo catalogo una serie inedita su Star
Wars ideata da Jon Favreau,
un’altra basata sui film di High School
Musical e il live action di Lilli e il
Vagabondo.
Nel 2015 con Sicario il celebre
regista canadese Denis Villeneuve ha raccontato al
cinema la complessa situazione della frontiera americana, come
anche i giochi di potere che vigilano a loro modo su di essa.
Quello a cui ha dato vita, insieme al celebre sceneggiatore
Taylor Sheridan, è un vero e proprio universo
narrativo da poter facilmente espandere per raccontare punti di
vista diversi sulla vicenda. Così, nel 2018, è arrivato in sala il
sequel intitolato Soldato (qui la recensione), nuovamente
scritto da Sheridan, ma che, come regista, presenta ora l’italiano
Stefano Sollima. Questi, celebre per aver lavora a
titoli come Romanzo criminale, Suburra e Gomorra – La
serie, si è da subito imposto come la scelta più sensata per
dirigere il film.
Questo nuovo film va dunque ad
esplorare una nuova vicenda al confine tra Stati Uniti e Messico,
riproponendo e approfondendo alcuni dei personaggi già visti in
Sicario. Nonostante questi elementi in comune,
Soldado è però un sequel che risulta allo stesso tempo
anche un film a sé. La storia qui raccontata risulta infatti
fruibile anche senza aver visto il precedente film. Molti degli
elementi presenti in quello, inoltre, sono qui riproposti con
maggior brutalità, esaltando al massimo la pericolosità del
contesto in cui si muovono i personaggi, non lontano da quanto
realmente avviene in questi territori di confine.
Costruendo un film visivamente e
strutturalmente diverso da Sicario, Sollima ripropone
l’odierna complessità di distinguere tra buoni e cattivi. In un
mondo privo di morale, il confine tra questi è precario come lo è
quello tra i due Stati confinanti. Un film da non perdere dunque,
che offre tanto intrattenimento quanto più profonde riflessioni.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al suo
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Soldado: la trama del
film
Nella guerra alla droga non ci sono
regole. La lotta della CIA al narcotraffico fra Messico e Stati
Uniti si è inasprita da quando i cartelli della droga hanno
iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano. Per
combattere i narcos l’agente federale Matt Graver
dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile
Alejandro, la cui famiglia è stata sterminata da
un boss del cartello. Il sicario scatenerà una vera e propria
incontrollabile guerra tra bande, in una missione che lo
coinvolgerà in modo molto personale. Si trova infatti a
rapire Isabela Reyes, la figlia di un boss
per scatenare il conflitto. Quando la ragazza viene considerata un
danno collaterale, Alejandro si troverà però a dover compiere
scelte difficili, che evidenzieranno tutta la fragilità delle sue
operazioni.
Soldado: il cast del film
Come per il precedente film, il
personaggio di Alejandro è interpretato dall’attore premio Oscar
Benicio del
Toro. È lui ora il vero protagonista di questa
vicenda, ma ciò non ha modificato l’approccio di del Toro alla
parte. Anche per Soldado, infatti, egli ha richiesto che
il suo personaggio fosse quanto più silenzioso possibile. La
presenza di poche sue battute ha infatti permesso di rendere
ulteriormente misteriosa e controversa la sua figura. Josh Brolin,
invece, riprende il ruolo dell’agente Matt Graver, per il quale si
è come suo solito preparato attraverso un lungo addestramento
fisico. Ciò gli ha permesso di poter interpretare personalmente
anche le scene più complesse, come quelle delle sparatorie.
La giovane Isabela Moner,
celebre per la serie di Nickelodeon 100 cose da fare prima del
liceo, interpreta qui Isabela Reyes, la ragazza rapita da
Alejandro. Per il ruolo, l’attrice si è dovuta tagliare
notevolmente i capelli. Nel farlo, ha realizzato un video per
YouTube a riguardo, donando poi in beneficenza la propria chioma.
Altro nuovo personaggio è quello di Cynthia Foards, superiore di
Matt alla CIA, ed interpretata dalla nota Catherine
Keener. Matthew Modine, celebre per
essere stato il soldato Joker in Full Metal Jacket, è
invece il segretario della difesa James Riley. Sono poi presenti
gli attori Shea Whigham nei panni di Andy
Wheeldon, capo di un gruppo di militari, e David
Castañeda, celebre per The Umbrella Academy, qui presente
nei panni di Hector.
Il sequel di Soldado, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Come Sicario, anche
Soldado sembra portare a compimento la storia raccontata.
Eppure, vi sono ancora diversi aspetti dei personaggi da
raccontare, come anche ulteriori punti di vista sul tema.
L’intenzione dei produttori sembra infatti essere quella di
realizzare una vera e propria trilogia sulla contemporanea
frontiera americana. In concomitanza con l’uscita di questo primo
sequel, dunque, ha preso vita anche lo sviluppo del terzo capitolo.
Attualmente intitolato Sicario: Capos. Tuttavia, non si
hanno ancora informazioni sulla trama, né è stato annunciato quali
degli attori dei precedenti film riprenderanno i loro ruoli. Nel
2021, però, è stato confermato che il progetto è ancora in fase di
sviluppo.
In attesa di poter vedere questo
sequel, è possibile fruire di Soldado
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes, Tim
Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 28marzo alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
La 01
Distribution ha diffuso il trailer italiano ufficiale
di Soldado,
il film diretto da Stefano Sollima e sequel di
Sicario di Denis Villeneuve.
Sinossi: La lotta al narcotraffico
fra Stati Uniti e Messico si è inasprita da quando i cartelli hanno
iniziato a trasportare terroristi attraverso il confine americano.
Per combattere questa guerra, l’agente federale Matt Graver
(Josh Brolin) dovrà unire le forze con il
misterioso e impenetrabile Alejandro (Benicio Del
Toro).
Soldado
è diretto da Stefano Sollima, su una sceneggiatura
di Taylor
Sheridan (Sicario) e vede nel
cast Benicio Del Toro, Josh Brolin, Isabela
Moner, Jeffrey Donovan, Manuel Garcia-Rulfo e
Catherine Keener.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Nonostante sia confermato che
in Soldado,
sequel di Sicario di Denis
Villeneuve la cui direzione è stata affidanta
all’italiano Stefano Sollima, sarà
assente Emily Blunt, la sceneggiatrice del
film Taylor Sheridan è voluta tornare
sull’argomento, rendendo noto che ha ritenuto concluso nel primo
film l’arco narrativo dell’agente Kate Macer.
Ecco quanto rivelato
da Sheridan: “Guardate cosa ha dovuto
attraversare. È stato un ruolo difficile. Prima ho scritto il
personaggio e poi l’ho usato come surrogato per il pubblico. L’ho
resa completamente passiva contro la propria volontà in modo che il
pubblico si sentisse impotente come accade a parte delle forze
dell’ordine. L’ho condotta all’inferno e l’ho tradita alla
fine. È stata un’avventura ardua per il personaggio e per
Emily. Quel personaggio ha avuto la sua storia.”
In SoldadoBenicio
Del Toro e Josh Brolin torneranno a
interpretare rispettivamenteAlejandro
Gillick e Matt Graver, mentre la new
entry Catherine Keener interpreterà
il superiore dell’agente della CIA incarnato da Brolin.
Insieme dovranno affrontare il rischio che i tunnel usati per il
trasporto della droga siano utilizzati anche da potenziali
terroristi per introdursi negli Stati Uniti.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
C’è davvero tutto, dalle musiche ai
colori, fino ad arrivare alla violenza esplicita del primo film,
nel trailer ufficiale di Soldado,
appena rilasciato online.
Sequel diretto di Soldado(pellicola
firmata da Denis Villeneuve e uscita nelle sale
nel 2015 dopo il passaggio al Festival
di Cannes), Soldado è stato sceneggiato da
Taylor Sheridan (Hell or high water, Wind
River) e vede nel cast Benicio Del Toro e
Josh Brolin. I due attori riprenderanno i
rispettivi ruoli di Sicario, ovvero il narcotrafficante
pentito Alejandro e l’agente speciale anti droga Matt Graver.
La regia del film è del nostro
Stefano Sollima (Suburra, Gomorra – La serie).
Proprio Sheridan, intervistato
qualche mese fa, aveva parlato del film come “Qualcosa di
totalmente differente da Sicario, tanto da farlo sembrare una
commedia a confronto”.
In attesa che il suo folgorante
script possa nuovamente essere trasposto sul grande schermo, questa
volta nientemeno che dal regista italiano Stefano
Sollima, lo sceneggiatore Taylor Sheridanha partecipato
a una recente intervista per Collider durante
il Sundance Film Festival 2017, rivelando
alcune succose indiscrezioni riguardo alla trama dell’atteso
Soldado e
confessando di aver elaborato il nuovo script del sequel di
Sicario in una condizione di assoluta libertà
creativa e senza molte delle restrizioni politiche presenti nel
capitolo precedente.
Annunciando fin da subito
l’intenzione di incentrare le vicende
di Soldado sui personaggi del
killer Alejandro e del
contractor Matt Graver interpreti nuovamente
da Benicio del Toroe Josh
Brolin– e confermando che, com
molta probità, Emily Blunt non avrà modo di
tornare in questo sequel – Taylor Sheridan è sceso in profondità nella
trama del film, affermando che “uno dei produttori mi ha chiamato e i ha chiesto come
avrebbe dovuto essere strutturato secondo me un ideale sequel
di Sicario. Quando mi ha proposto
quest’idea ci ho riflettuto a lungo e in un primo momento mi sono
detto che, pur piacendomi, non ritenevo possibile realizzare un
sequel del film. Ma improvvisamente mi è venuta un’idea geniale,
cioè ho pensato che sarebbe stato
interessantissimo vedere quello che sarebbe potuto
succedere se questo gruppo di contractor non avessero
avuto un accompagnatore al loro seguito. Nel film precedente i
protagonisti agivano all’interno della giurisdizione degli Stati
Uniti sfruttando alcune leggi “limite” che gli permettevano di
operare sul filo della legalità. Ma cosa sarebbe successo se
non fossero stati negli Stati Uniti e non avessero avuto
un accompagnatore? Come avrebbero potuto lavorare fuori dai
confini? Direi che se Sicario è un film sulla
militarizzazione della polizia, Soldado rappresenta
la rimozione della polizia e della legge dall’azione
militare“.
Intervenuto
al Sundance Film Festival 2017 per presentare
Wind River, la sua ultima fatica da
sceneggiatore ed esordio da regista, Taylor
Sheridan è sicuramente debitore del successo del suo
script per Sicario, il quale gli ha permesso
di poter prestare la propria penna a un altro piccolo grande
capolavoro della passata stagione come Hell or High Water(che gli è
valso anche una candidatura agli Academy Award
2017) e ora di prendere in mano le redini di questo
complesso progetto di scrittura che è Soldado.
Taylor
Sheridanha già messo
abbondantemente le mani avanti, dichiarandosi ben disposto a
prendere parte a un ipotetico terzo capitolo di quello che potrebbe
definirsi ora un autentico “Sicario franchise“,
affermano che “so esattamente che cosa
dovrebbe essere se mai lo facessero. So per certo come
dovrebbe essere realizzato!“.
Benicio Del
Toro e Josh Brolin,
protagonisti del primo film, torneranno entrambi in Soldado.
Al momento, invece, è incerto il ritorno di Emily Blunt. La
sceneggiatura del film porterà nuovamente la firma
di Taylor Sheridan (Sons of
Anarchy), già autore dello script del primo film.
Stefano Sollima è noto soprattutto
per aver diretto serie televisive di successo
come Gomorra La
serie e Romanzo criminale La
serie. Si tratta della prima produzione hollywoodiana che
vedrà coinvolto il regista romano.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Di seguito la trama
di Sicario:
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è
un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Dopo il successo di
A.C.A.B., Gomorra – la serie e Suburra, Stefano
Sollima vola negli States firmando il suo primo e
attesissimo lavoro oltre Oceano: Soldado.
L’ intenso e serrato
action-thriller che vede protagonisti due antieroi che rischiano la
vita nello spietato mondo di frontiera del mercato della droga e
della politica estera americana, ha aperto negli Stati Uniti
incassando oltre 19 milioni di dollari, balzando così subito sul
podio del Box Office, alle spalle dei colossi Jurassic World – Il
Regno Distrutto e Gli Incredibili 2.
Soldado
primo incasso fra le nuove uscite del weekend negli USA, vede di
nuovo insieme il premio Oscar Benicio Del Toro,
nel ruolo di Alejandro, il misterioso procuratore diventato killer,
e Josh Brolin, in quello dell’agente della CIA
Matt Graver, impegnati a combattere contro i cartelli della
droga.
Nella guerra alla droga non ci sono
regole. La lotta della CIA al narcotraffico fra Messico e Stati
Uniti si è inasprita da quando i cartelli della droga hanno
iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano. Per
combattere i narcos l’agente federale Matt Graver (Josh
Brolin) dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile
Alejandro (Benicio Del Toro), la cui famiglia è
stata sterminata da un boss del cartello. Alejandro scatenerà una
vera e propria, incontrollabile guerra tra bande in una missione
che lo coinvolgerà in modo molto personale.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Catherine Keener
si unirà a Benicio Del Toro e Josh
Brolin per Soldado,
il sequel di Sicario di Denis
Villeneuve, che sarà diretto dall’italiano Stefano
Sollima e conterà sulla sceneggiatura di Taylor
Sheridan, autore della sceneggiatura del primo thriller
che aveva come protagonista Emily Blunt.
Se Benicio Del
Toro e Josh Brolin torneranno a
interpretare rispettivamenteAlejandro
Gillick e Matt Graver, Catherine Keener
sarà il superiore dell’agente della CIA incarnato da
Brolin. Insieme dovranno affrontare il rischio che i tunnel usati
per il trasporto della droga siano utilizzati anche da potenziali
terroristi per introdursi negli Stati Uniti.
Dopo la miniserie HBO
Show me a Hero, vedremo
presto Catherine Keener in November
Criminals di Sacha Gervasi al fianco
di Chloe Grace Moretz e Ansel
Elgort e in Get Out di
Jordan Peele.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Con
Soldado, Stefano Sollima segna il suo
debutto americano, realizzando un intenso e serrato
action-thriller. Capitolo secondo di una saga iniziata nel 2015 con
Sicario, diretto da Denis
Villeneuve, il film di Sollima ha per protagonisti ancora
Benicio Del Toroe
Josh Brolin, che riprendono i ruoli dei due
antieroi che rischiano la vita nello spietato mondo di frontiera
del mercato della droga e della politica estera americana.
In Soldado, la lotta della CIA al
narcotraffico fra Messico e Stati Uniti si è inasprita da quando i
cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre
il confine americano. Per combattere questa guerra, l’agente
federale Matt Graver (Josh
Brolin) dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile
Alejandro (Benicio
Del Toro).
Quello di Sollima, è un film
completamente diverso da quello diretto da Villeneuve. Per quanto
stilisticamente possano sembrare simili, esistono delle
caratteristiche ben precise che rendono questo secondo capitolo
decisamente più cupo, violento, con una moralità sempre più messa
in crisi. Qui più che mai i personaggi fuoriusciti dalla penna
dello sceneggiatore Taylor Sheridan mettono in
discussione sé stessi e il concetto di giustizia, arrivando a
combattere il male con il male.
Con Soldado
sceneggiatore e regista mirano sempre più a porre in crisi i punti
di riferimento dello spettatore, ambientando il film non solo su di
un confine geografico come quello tra Stati Uniti e Messico, ma
anche a ridosso del confine tra bene e male, concetti che
all’interno del film vengono sempre più ad annullarsi.
Il film acquista infatti, con il
procedere degli eventi, sempre più la forma di una spirale verso
l’abisso. Di contorno ai personaggi, Sollima non risparmia la
descrizione della realtà crudele in cui essi si trovano.
Contrariamente a quanto fatto da Villeneuve, che aveva optato per
il suggerire la violenza senza realmente mostrarla, Sollima la pone
in primo piano, senza sdrammatizzare né glorificare, costringendoci
a guardare negli occhi i drammi che questa gente affronta ogni
giorno.
Né deriva un ritratto lucido e
spietato del mondo contemporaneo. Attraverso una storia che
coinvolge due nazioni, il discorso si amplia su scala universale,
toccando temi come l’immigrazione, il terrorismo, ma anche il
traffico di esseri umani e il sempre più frequente abuso di potere.
Ogni personaggio del film incarna uno di questi temi, portando
sulla propria pelle le inevitabili cicatrici che essi rappresentano
per l’umanità.
All’interno di un mondo così
violento, è proprio l’umanità il sentimento su cui il regista e lo
sceneggiatore sembrano voler puntare. Umanità incarnata da un
Benicio Del Toro sempre più padrone del
personaggio, che svelerà nel film un sentimento che equivale ad un
barlume di speranza. È lui ad avere l’arco narrativo più
interessante, e sul quale tutti gli occhi sono puntati, nonostante
in lui conviva sempre l’accecante desiderio di vendetta.
Soldado è un film
a sé nella descrizione della lotta tra bene e male, tra giustizia e
ingiustizia. Sollima riesce ad imprimere la sua mano registica al
film, realizzando un’opera tesa, che coniuga a dover thriller e
action, regalando allo stesso tempo nuovi spunti di riflessione su
temi sempre più quotidiani, che il film cerca, riuscendoci in buona
parte, di sviscerare nel profondo.
Taylor Sheridan è
stato incaricato di scrivere la sceneggiatura di Soldado,
sequel di Sicario, dopo aver firmato anche lo
script del primo film.
Lo sceneggiatore, nominato
all’Oscar per Hell or High Water, ha di
recente dichiarato a Collider che la
sceneggiatura del sequel, che sarà diretto da Stefano
Sollima, fa apparire Sicario come una
commedia. “Quando ho confermato allo studio che avrei scritto
anche il sequel, hanno chiesto le solite cose e io ho detto di no,
perché il primo film era originale e questo invece è un seguito. E
loro si sono fidati di me e poi hanno letto quello che avevo
scritto e hanno capito che erano nei guai. Questo film fa sembrare
il primo una commedia. Non sono la persona a cui chiedere di
scrivere un sequel.”
Sicario era
diretto da Denis Villeneuve, con
Roger Deakins alla sceneggiatura e
con Jóhann Jóhannsson alla colonna sonora.
Per Soldado invece ci sarà l’italiano
Stefano Sollima alla regia, che debutta così in
lingua inglese, Dariusz Wolski alla
fotografia e Hildur Guðnadóttir alle musiche.
Alla sceneggiatura di entrambi i film, Taylor
Sheridan. Del cast originale, composto da Emily
Blunt, Benicio del Toro e Josh Brolin,
solo gli ultimi due hanno dato conferma.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Solaris è il film
del 1972 di Andrej Tarkovskij con
protagonisti nel cast Donatas Banionis, Natal’ja
Bondarčuk, Jüri Järvet e Anatolij Solonicyn.
Anno: 1972
Regia: Andrej
Tarkovskij
Cast: Donatas
Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn
Trama: Prossimo
alla partenza per Solaris, lo scienziato Kris Kelvin trascorre
alcuni giorni di tranquillità nella casa di campagna dell’anziano
padre, riceverà la visita indesiderata del suo ex collega ed amico
Berton reduce da una traumatizzante avventura sul pianeta che gli è
costata la carriera: l’uomo racconta di aver assistito a strani
fenomeni suscitando lo scetticismo della commissione spaziale ed
ora dello stesso Kris che appare più che mai convinto
dell’inutilità della ricerca solaristica e della doverosa fine
degli esperimenti…
Analisi:
Presentato nel 1972 da Mosca come la risposta sovietica al
capolavoro fantascientifico di Kubrick 2001
Odissea nello spazio e poco apprezzato ad occidente
quanto ad oriente della cortina di ferro Solaris
merita oggi di essere annoverato tra i più grandi film mai prodotti
nella storia.
Pellicola dalle tematiche intense,
mai scontate e –cosa non da poco se si valuta l’anno di uscita- di
totale rottura con i più diffusi stilemi cinematografici e di
pensiero. Solaris è un film dalla forte carica
filosofica postmoderna, che si interroga ed interroga lo spettatore
sulla validità del cognitivismo senza mediazioni, sulla fiducia a
costo zero nei confronti della tecnologia e sui guasti prodotti da
uno sfruttamento massiccio delle risorse naturali.
E’ proprio la
Natura nella sua duplice veste di mistero e limite invalicabile a
pervadere tutta la pellicola di Tarkovskij: memorabile la scena
iniziale in cui lo scienziato Kris Kelvin smarrisce i suoi pensieri
nell’osservazione di uno stagno in cui galleggiano sinuosamente
delle lunghe alghe; scena che ritroveremo anche nella parte finale
del film, quasi a voler sottolineare un ritorno dal pianeta
impossibile.
Il regista smantella a colpi di
dubbi l’impianto raziocinante imperante, proponendo Kris emblema di
una scienza che si è spinta oltre senza mai domandare permesso
all’etica, rimandando il quesito alla prossima scoperta: quando su
Solaris si materializzano i pensieri degli scienziati sotto forma
di affetti perduti o paure nascoste il Dottor Sartorius,
zelante ricercatore scontroso e saccente, non ferma i suoi
esperimenti, procede senza alcuna remora, pronto perfino a
sezionare il fantasma della moglie di Kris pur di rendere
giustizia alla conoscenza, cinismo che Tarkovskij sottolinea
sapientemente con un particolare inquietante:il fantasma generato
dalla mente del dottor Sartorius è un nano.
Solaris, la grandeza del film
riconosciuta
Grazie all’escamotage delle
presenze vivificate dal pianeta Solaris si pongono altri quesiti:
quando un essere è davvero umano? È sufficiente che provi dolore?
cosa succede quando l’individuo non è costituito da atomi ma è
composto di neutrini, e di fatto assume una dimensione immortale?
Può uno scienziato lasciarsi andare ai sentimenti con la
donna perduta resuscitata da un “cervello” superiore?
Un film di tale spessore non voleva
e non poteva essere compreso all’epoca in cui uscì: realismo
socialista e capitalismo occidentale non avevano ne mezzi ne voglia
per farlo, si sentì invece il bisogno di “normalizzare” un
film di “Fantacoscienza” , tagliando oltre 40 minuti di pellicola
per ottenere una versione commercialmente e filosoficamente più
vendibile.
La lungimirante giuria di Cannes
seppe comprenderne la grandezza conferendogli la menzione speciale,
il film è disponibile dal 2002 in versione integrale.
Tutti ci siamo chiesti almeno una
volta nella vita cosa penserebbero di noi gli alieni potendoci
osservare da vicino. A togliere questo dubbio, dando la propria
versione dei fatti, è la nuova serie animata Solar
Opposites, in arrivo dal 23 febbraio come uno dei
primi Star Originals sulla
piattaforma Disney+. Gli appassionati del
genere ritroveranno da subito numerose somiglianze tra questa e la
celebre Rick and Morty. Il motivo è
presto detto, dietro entrambe si nasconde la stessa mente creativa,
ovvero quella di Justin Roiland. Per questa
nuova avventura, egli è stato affiancato anche da Mike
McMahan, ideatore di Star Trek: Lower Decks.
Ha così inizio una nuova serie dettata dal desiderio di dar sfogo a
tutta una sequela di classici elementi fantascientifici in chiave
parodica, come anche una più profonda riflessione sull’umanità e il
senso della sua esistenza oggi.
Contrariamente alla prima serie da
lui ideata, con Solar Opposites Roiland non porta i suoi
spettatori ad esplorare l’Universo, bensì alla scoperta
dell’umanità, in tutti i suoi vizi e virtù. Questa è infatti
incentrata su un gruppo di quattro alieni che scappano dal loro
defunto pianeta e trovano rifugio in una piccola cittadina
statunitense. Per due di loro, Korvo e
Yumyulack, la Terra è un posto orribile,
caratterizzato dall’inquinamento e dal consumismo.
Terry e Jesse, invece, entrano
subito in sintonia con gli umani e la loro cultura. Nonostante
queste divergenze di opinione, i quattro hanno un compito ben
preciso: proteggere e far crescere Pupa. Si tratta
di un super computer vivente che un giorno si evolverà distruggendo
la terra e ricreando il pianeta natale dei quattro alieni.
L’umanità vista dagli
extraterrestri
Intraprendendo la visione di
Solar Opposites si può inizialmente rimanere frastornati
dalla quantità di eventi e informazioni che vengono forniti in
brevissimo tempo. Il rischio è di provare un certo distacco per
quanto si sta vedendo, domandandosi se ci sia qualcosa di più
dietro quella frenesia generale. Occorre dunque la visione di più
di qualche episodio per entrare davvero nel cuore del progetto, che
a quel punto si manifesterà in modo più chiaro. Con questa nuova
serie Roiland e McMahan utilizzano l’arrivo dell’alieno per poter
mettere alla berlina una serie di abitudini e stili di vita che
caratterizzano l’essere umano del nuovo millennio.
Ogni episodio appare così
incentrato a criticare o ironizzare su aspetti di questo tipo, dal
sistema scolastico al mondo dell’intrattenimento. Tutto ciò che
oggi può sembrare normale e comunemente accettato si trova qui ad
essere analizzato fino all’osso, rivelando la propria futilità o
insensatezza. La presenza di personaggi in disaccordo sulla cultura
umana permette infine di presentare due lati della stessa medaglia,
non facendo dunque schierare il progetto unicamente verso una sola
direzione. Se questo è l’argomento della serie, il contesto in cui
tutto ciò si svolge è estremamente simile a quello a cui Roiland ha
già abituato i suoi spettatori con Rick and Morty.
Pur rimanendo sulla Terra, si ha
dunque a che fare con un susseguirsi di eventi nonsense di
carattere fantascientifico. Si genera così quell’intrattenimento
senza limiti che rinuncia ad una coerenza interna in favore di gag
e battute a raffica. Elementi, questi, attraverso cui è
ulteriormente possibile ironizzare sull’essere umano. Solar
Opposites non si riduce però solo a questo. Parallelamente ad
una forte narrazione verticale ne porta avanti anche una, meno
evidente, di natura orizzontale. Ciò permette di presentare una
serie di elementi che si intuisce avranno una loro particolare
importanza nel futuro della storia.
Solar Opposites: il valore della
satira
Quella che la serie propone è una
satira forse semplice nella premessa ma certamente più accattivante
nel suo svolgimento. Risulta ormai difficile poter essere realmente
pungenti o innovativi nell’affrontare questo tipo di tematiche. Se
anche Solar Opposites non riesce sempre ad esserlo
presenta ugualmente una serie di elementi, narrativi o visivi, che
bastano a garantirgli una propria identità. Ciò risulta evidente a
partire dai quattro personaggi protagonisti, ben caratterizzati e
accattivanti, a discapito dei secondari che attualmente faticano
invece a rendersi memorabili. Da un punto di vista visivo, invece,
risulta difficile non rimanere attratti dall’esplosione di colori,
forme e invenzioni messe in gioco dagli autori.
A frenare in parte gli intenti vi è
però, come precedentemente accennato, un ritmo piuttosto
altalenante. Se è vero che vi sono momenti di grande frenesia e
follia, è anche vero che vi sono alcuni “momenti morti” che
finiscono con il rallentare la visione e il coinvolgimento. Ciò
viene tuttavia in parte superato nel momento in cui si va a
prediligere la narrazione orizzontale, che sempre più si spera
possa però intrecciarsi con quella verticale, comunque fondamentale
per un prodotto di questo tipo. La volontà di dar vita a questa
unione si manifesta già, seppur ancora in potenza. Si spera possa
concretizzarsi ulteriormente con il proseguire degli episodi.
Solace
racconta di un ex medico con le abilità psichiche di nome John
Clancy (Hopkins) che è coinvolto in un caso di un seria killer che
lo porta a scoprire un assassino (Farrell) che è anche un sensitivo
e lo porterà a scontrarsi un una prova di forza trai due. Nel cast
del film anche Jeffrey Dean Morgan, Abbie Cornish e Marley
Shelton.
Solance
si basa su una sceneggiatura scritta da Jamie
Vanderbilt, Sean Bailey, Peter Morgan e Ted Griffin e
arriverà al cinema nel corso del 2015.
Non si sa ancora molto di
Solace, prossimo film del regista
Afonso Poyart, che vede protagonista
Anthony Hopkins accanto a Jeffrey Dean
Morgan, Abbie Cornish e Colin
Farrell.
Ecco Hopkins nella prima foto ufficiale del film insieme a
Morgan e Cornish:
In SolaceAnthony Hopkins interpreta uno psicologo criminale
chiamato dall’FBI per
aiutare un agente (Morgan) e la sua giovane partner (Cornish) a
risolvere una serie di bizzarri e raccapriccianti omicidi ai danni
di donne, commessi da un killer (Farrell) con poteri
soprannaturali.
Non sappaimo ancora quando in film uscirà.Fonte: WP
Ci sono poche storie così iconiche e
piene di pathos come quella della squadra di pallanuoto maschile
spagnola che dal 1991 al 2001 ha vinto tutto (oro e argento
olimpico e due ori e due argenti mondiali) ed è diventata la prima
grande squadra dello sport spagnolo. Il film Sogno
olimpico, diretto da Álex Murull e
Dani de la Orden, ripercorre un particolare
momento di quella vicenda, ovvero l’impresa compiuta durante le
Olimpiadi di Barcellona del 1992, concentrandosi in particolare su
Manel Estiarte e Pedro García
Aguado.
Per gli appassionati di film
dedicati a celebri vicende sportive, questo è dunque un film da non
perdere, che porta alla riscoperta di una celebre ascesa
caratterizzata da numerose difficoltà. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Sogno olimpico. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Sogno
olimpico
Il film è una drammatizzazione del
percorso della nazionale maschile di pallanuoto della Spagna alle
Olimpiadi estive del 1992 a Barcellona, approfondendo le storie
personali di Pedro García Aguado (e la sua
dipendenza da sostanze) e Manel Estiarte (che
affronta la tragedia del suicidio della sorella). Nonostante le
personalità opposte, i due finiscono per raggiungere un’intesa
costruita sulla comune sofferenza sotto l’allenatore Dragan
Matutinović, caratterizzata da metodi di allenamento
disumani che gli valsero l’ostilità della squadra.
Nel cast del film ritroviamo
Álvaro Cervantes nel
ruolo di Manel Estiarte, mentre l’attore Jaime Lorente – celebre per aver interpretato
Denver in La casa di carta e Nano in Elite – interpreta qui Pedro García Aguado. Completano
il cast Christian Valencia nel ruolo di Jesús
Rollán e Tarik Filipović nel ruolo di Dragan
Matutinović, il controverso allenatore della squadra. Il vero Pedro
García Aguado, inoltre, fa un cameo come membro della federazione
sportiva dei Giochi Olimpici.
La storia vera dietro il film
Tutto ha inizio nel 1991, un anno
prima dei Giochi. Viene presentata una squadra con un compiacimento
che pone la Spagna lontana dalle medaglie. Il team viene però
dotato di un nuovo allenatore: Dragan Matutinovic,
un tecnico croato dai metodi militari. Da qui, il film gioca con
elementi reali che porta all’estremo e ne cambia la temporalità per
rendere la storia più epica. Matutinovic arriva nel settembre 1990
dopo le dimissioni del precedente allenatore, Toni
Esteller, perché non vede abbastanza sostegno per vincere
la medaglia a Barcellona.
La squadra aveva come capitano
Manel Estiarte, il miglior giocatore del mondo in
quel momento. Il film racconta poi come Matutinovic decida di
inserire quattro giocatori madrileni all’inizio della preparazione,
pochi mesi prima dei Giochi di Barcellona ’92, ad Andorra. Quattro
giocatori presuntuosi, che portano carattere e fisicità alla
squadra, poco disciplinati, soprattutto Pedro García
Aguado, che provoca attriti con il gruppo. L’arrivo dei
madrileni, in realtà, ha significato un cambio di modello e una
catarsi, soprattutto all’inizio.
Da quel momento ebbero inizio
allenamenti dall’alba al tramonto ad Andorra, con lunghezze in
piscina, corse in montagna e una competitività senza scrupoli per
trasformare i pallanuotisti in gladiatori. La preparazione
asfissiante di Matutinovic, il personaggio che meglio ricrea la
realtà dell’intero film, ha molti elementi che sono accaduti e che
spinse la squadra al limite sia fisicamente che
psicologicamente.
Il film si concentra poi su
Pedro García Aguado, che come ha raccontato nel
suo libro “Mañana lo dejo”, ha dovuto essere curato nel
2003 per una lunga dipendenza da alcol e cocaina. Nel periodo
precedente ai Giochi di Barcellona ’92 faceva già uso di alcol. Fu
lui a confessarsi al gruppo qualche mese prima, quando scoprì che
un test antidoping positivo avrebbe potuto squalificare l’intera
squadra. La soluzione di Matutinovic fu quella di mandare García
Aguado a vivere a casa di Rafa Aguilar,
l’assistente dell’allenatore, e di sottoporsi a test praticamente
ogni giorno.
Il finale è molto fedele alla
realtà. La ricostruzione della partita, il momento nel tunnel, il
ritmo, il punteggio, le frasi dei giornalisti sono un dato di
fatto. Anche il conflitto tra gli allenatori, che sono venuti
addirittura alle mani in precedenti competizioni. Il duello
Matutinovic-Rudic (questo è il suo vero nome) è ben noto negli anni
Novanta. Così come la gestione dei 42 secondi decisivi che
impedirono alla Spagna di vincere l’oro olimpico. La Spagna si era
portata sul 7-6 grazie a un rigore trasformato dallo stesso
capitano.
Le regole della pallanuoto dicono
però che dopo un rigore c’è un’esclusione nell’attacco successivo.
Matutinovic è stato fedele al suo piano e ha ordinato una difesa
pressante, ma i giocatori hanno creduto che la zona fosse migliore.
Hanno ascoltato il croato, l’esclusione è arrivata e con
superiorità hanno portato la partita ai tempi supplementari. Agli
italiani ne sono bastati tre per lasciare la Spagna sconsolata con
l’argento al collo. Molti giocatori ritengono che con una difesa a
zona avrebbero vinto l’oro.
Sebbene la permanenza di Matutinovic
in Spagna sia stata breve (solo tre anni, dal 1990 al 1993), in cui
la Spagna ha vinto le sue prime medaglie (argento mondiale, argento
olimpico, argento e bronzo europeo), per molti giocatori, è stato
lui a cambiare la mentalità della squadra e il suo duro processo di
allenamento era necessario. Per altri, Matutinovic non ha vinto
l’argento ma ha perso l’oro. E sostengono che la squadra costruita
da Toni Esteller e Mariano García fosse predestinata alla gloria,
come poi è accaduto, quando dal 1996 al 2001 ha vinto tre ori.
Dove vedere Sogno
olimpico in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 21 agosto alle ore
21:20 su Canale5. Di conseguenza, per un limitato periodo di
tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset
Infinity, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.