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Solaris: recensione del film di Andrej Tarkovskij

Solaris: recensione del film di Andrej Tarkovskij

Solaris è il film del 1972 di Andrej Tarkovskij con protagonisti nel cast Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet e Anatolij Solonicyn.

  • Anno: 1972
  • Regia: Andrej Tarkovskij
  • Cast: Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn

SolarisTrama: Prossimo alla partenza per Solaris, lo scienziato Kris Kelvin trascorre alcuni giorni di tranquillità nella casa di campagna dell’anziano padre, riceverà la visita indesiderata del suo ex collega ed amico Berton reduce da una traumatizzante avventura sul pianeta che gli è costata la carriera: l’uomo racconta di aver assistito a strani fenomeni suscitando lo scetticismo della commissione spaziale ed ora dello stesso Kris che appare più che mai convinto dell’inutilità della ricerca solaristica e della doverosa fine degli esperimenti…

Analisi: Presentato nel 1972 da Mosca come la risposta sovietica al capolavoro fantascientifico di Kubrick 2001 Odissea nello spazio e poco apprezzato ad occidente quanto ad oriente della cortina di ferro Solaris merita oggi di essere annoverato tra i più grandi film mai prodotti nella storia.

Pellicola dalle tematiche intense, mai scontate e –cosa non da poco se si valuta l’anno di uscita- di totale rottura con i più diffusi stilemi cinematografici e di pensiero. Solaris è un film dalla forte carica filosofica postmoderna, che si interroga ed interroga lo spettatore sulla validità del cognitivismo senza mediazioni, sulla fiducia a costo zero nei confronti della tecnologia e sui guasti prodotti da uno sfruttamento massiccio delle risorse naturali.

Solaris filmE’ proprio la Natura nella sua duplice veste di mistero e limite invalicabile a pervadere tutta la pellicola di Tarkovskij: memorabile la scena iniziale in cui lo scienziato Kris Kelvin smarrisce i suoi pensieri nell’osservazione di uno stagno in cui galleggiano sinuosamente delle lunghe alghe; scena che ritroveremo anche nella parte finale del film, quasi a voler sottolineare un ritorno dal pianeta impossibile.

Il regista smantella a colpi di dubbi l’impianto raziocinante imperante, proponendo Kris emblema di una scienza che si è spinta oltre senza mai domandare permesso all’etica, rimandando il quesito alla prossima scoperta: quando su Solaris si materializzano i pensieri degli scienziati sotto forma di affetti perduti o paure nascoste il Dottor Sartorius, zelante ricercatore scontroso e saccente, non ferma i suoi esperimenti, procede senza alcuna remora, pronto perfino a sezionare il fantasma della moglie di Kris pur di  rendere giustizia alla conoscenza, cinismo che Tarkovskij sottolinea sapientemente con un particolare inquietante:il fantasma generato dalla mente del dottor Sartorius  è un nano.

Solaris, la grandeza del film riconosciuta

Grazie all’escamotage delle presenze vivificate dal pianeta Solaris si pongono altri quesiti: quando un essere è davvero umano? È sufficiente che provi dolore? cosa succede quando l’individuo non è costituito da atomi ma è composto di neutrini, e di fatto assume una dimensione immortale? Può uno scienziato  lasciarsi andare ai sentimenti con la donna perduta resuscitata da un “cervello” superiore?

Un film di tale spessore non voleva e non poteva essere compreso all’epoca in cui uscì: realismo socialista e capitalismo occidentale non avevano ne mezzi ne voglia per farlo, si sentì invece il bisogno di  “normalizzare” un film di “Fantacoscienza” , tagliando oltre 40 minuti di pellicola per ottenere una versione commercialmente e filosoficamente più vendibile.

La lungimirante giuria di Cannes seppe comprenderne la grandezza conferendogli la menzione speciale, il film è disponibile dal 2002 in versione integrale.

Solar Opposites: recensione della nuova serie animata di Disney+

Solar Opposites: recensione della nuova serie animata di Disney+

Tutti ci siamo chiesti almeno una volta nella vita cosa penserebbero di noi gli alieni potendoci osservare da vicino. A togliere questo dubbio, dando la propria versione dei fatti, è la nuova serie animata Solar Opposites, in arrivo dal 23 febbraio come uno dei primi Star Originals sulla piattaforma Disney+. Gli appassionati del genere ritroveranno da subito numerose somiglianze tra questa e la celebre Rick and Morty. Il motivo è presto detto, dietro entrambe si nasconde la stessa mente creativa, ovvero quella di Justin Roiland. Per questa nuova avventura, egli è stato affiancato anche da Mike McMahan, ideatore di Star Trek: Lower Decks. Ha così inizio una nuova serie dettata dal desiderio di dar sfogo a tutta una sequela di classici elementi fantascientifici in chiave parodica, come anche una più profonda riflessione sull’umanità e il senso della sua esistenza oggi.

Contrariamente alla prima serie da lui ideata, con Solar Opposites Roiland non porta i suoi spettatori ad esplorare l’Universo, bensì alla scoperta dell’umanità, in tutti i suoi vizi e virtù. Questa è infatti incentrata su un gruppo di quattro alieni che scappano dal loro defunto pianeta e trovano rifugio in una piccola cittadina statunitense. Per due di loro, Korvo e Yumyulack, la Terra è un posto orribile, caratterizzato dall’inquinamento e dal consumismo. Terry e Jesse, invece, entrano subito in sintonia con gli umani e la loro cultura. Nonostante queste divergenze di opinione, i quattro hanno un compito ben preciso: proteggere e far crescere Pupa. Si tratta di un super computer vivente che un giorno si evolverà distruggendo la terra e ricreando il pianeta natale dei quattro alieni.

L’umanità vista dagli extraterrestri

Intraprendendo la visione di Solar Opposites si può inizialmente rimanere frastornati dalla quantità di eventi e informazioni che vengono forniti in brevissimo tempo. Il rischio è di provare un certo distacco per quanto si sta vedendo, domandandosi se ci sia qualcosa di più dietro quella frenesia generale. Occorre dunque la visione di più di qualche episodio per entrare davvero nel cuore del progetto, che a quel punto si manifesterà in modo più chiaro. Con questa nuova serie Roiland e McMahan utilizzano l’arrivo dell’alieno per poter mettere alla berlina una serie di abitudini e stili di vita che caratterizzano l’essere umano del nuovo millennio.

Ogni episodio appare così incentrato a criticare o ironizzare su aspetti di questo tipo, dal sistema scolastico al mondo dell’intrattenimento. Tutto ciò che oggi può sembrare normale e comunemente accettato si trova qui ad essere analizzato fino all’osso, rivelando la propria futilità o insensatezza. La presenza di personaggi in disaccordo sulla cultura umana permette infine di presentare due lati della stessa medaglia, non facendo dunque schierare il progetto unicamente verso una sola direzione. Se questo è l’argomento della serie, il contesto in cui tutto ciò si svolge è estremamente simile a quello a cui Roiland ha già abituato i suoi spettatori con Rick and Morty.

Pur rimanendo sulla Terra, si ha dunque a che fare con un susseguirsi di eventi nonsense di carattere fantascientifico. Si genera così quell’intrattenimento senza limiti che rinuncia ad una coerenza interna in favore di gag e battute a raffica. Elementi, questi, attraverso cui è ulteriormente possibile ironizzare sull’essere umano. Solar Opposites non si riduce però solo a questo. Parallelamente ad una forte narrazione verticale ne porta avanti anche una, meno evidente, di natura orizzontale. Ciò permette di presentare una serie di elementi che si intuisce avranno una loro particolare importanza nel futuro della storia.

Solar Opposites recensione

Solar Opposites: il valore della satira

Quella che la serie propone è una satira forse semplice nella premessa ma certamente più accattivante nel suo svolgimento. Risulta ormai difficile poter essere realmente pungenti o innovativi nell’affrontare questo tipo di tematiche. Se anche Solar Opposites non riesce sempre ad esserlo presenta ugualmente una serie di elementi, narrativi o visivi, che bastano a garantirgli una propria identità. Ciò risulta evidente a partire dai quattro personaggi protagonisti, ben caratterizzati e accattivanti, a discapito dei secondari che attualmente faticano invece a rendersi memorabili. Da un punto di vista visivo, invece, risulta difficile non rimanere attratti dall’esplosione di colori, forme e invenzioni messe in gioco dagli autori.

A frenare in parte gli intenti vi è però, come precedentemente accennato, un ritmo piuttosto altalenante. Se è vero che vi sono momenti di grande frenesia e follia, è anche vero che vi sono alcuni “momenti morti” che finiscono con il rallentare la visione e il coinvolgimento. Ciò viene tuttavia in parte superato nel momento in cui si va a prediligere la narrazione orizzontale, che sempre più si spera possa però intrecciarsi con quella verticale, comunque fondamentale per un prodotto di questo tipo. La volontà di dar vita a questa unione si manifesta già, seppur ancora in potenza. Si spera possa concretizzarsi ulteriormente con il proseguire degli episodi.

Solace: Anthony Hopkins contro Colin Farrell nel Trailer ufficiale

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Guarda il Trailer ufficiale di Solace, il thriller soprannaturale che vede Anthony Hopkins opporsi ad uno spietato Colin Farrell.

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Solace racconta di un ex medico con le abilità psichiche di nome John Clancy (Hopkins) che è coinvolto in un caso di un seria killer che lo porta a scoprire un assassino (Farrell) che è anche un sensitivo e lo porterà a scontrarsi un una prova di forza trai due. Nel cast del film anche Jeffrey Dean Morgan, Abbie Cornish e Marley Shelton.

Solance si basa su una sceneggiatura scritta da Jamie Vanderbilt, Sean Bailey, Peter Morgan e Ted Griffin e arriverà al cinema nel corso del 2015.

Solace Anthony Hopkins nella prima foto

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Solace Anthony Hopkins nella prima foto

Non si sa ancora molto di Solace, prossimo film del regista Afonso Poyart, che vede protagonista Anthony Hopkins accanto a Jeffrey Dean Morgan, Abbie Cornish e Colin Farrell.

Ecco Hopkins nella prima foto ufficiale del film insieme a Morgan e Cornish:

Solace Anthony Hopkins

In Solace Anthony Hopkins interpreta uno psicologo criminale chiamato dall’FBI per aiutare un agente (Morgan) e la sua giovane partner (Cornish) a risolvere una serie di bizzarri e raccapriccianti omicidi ai danni di donne, commessi da un killer (Farrell) con poteri soprannaturali.

Non sappaimo ancora quando in film uscirà.Fonte: WP

Sogno olimpico: la vera storia dietro il film

Sogno olimpico: la vera storia dietro il film

Ci sono poche storie così iconiche e piene di pathos come quella della squadra di pallanuoto maschile spagnola che dal 1991 al 2001 ha vinto tutto (oro e argento olimpico e due ori e due argenti mondiali) ed è diventata la prima grande squadra dello sport spagnolo. Il film Sogno olimpico, diretto da Álex Murull e Dani de la Orden, ripercorre un particolare momento di quella vicenda, ovvero l’impresa compiuta durante le Olimpiadi di Barcellona del 1992, concentrandosi in particolare su Manel Estiarte e Pedro García Aguado.

Per gli appassionati di film dedicati a celebri vicende sportive, questo è dunque un film da non perdere, che porta alla riscoperta di una celebre ascesa caratterizzata da numerose difficoltà. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Sogno olimpico. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Sogno olimpico

Il film è una drammatizzazione del percorso della nazionale maschile di pallanuoto della Spagna alle Olimpiadi estive del 1992 a Barcellona, approfondendo le storie personali di Pedro García Aguado (e la sua dipendenza da sostanze) e Manel Estiarte (che affronta la tragedia del suicidio della sorella). Nonostante le personalità opposte, i due finiscono per raggiungere un’intesa costruita sulla comune sofferenza sotto l’allenatore Dragan Matutinović, caratterizzata da metodi di allenamento disumani che gli valsero l’ostilità della squadra.

Sogno olimpico cast

Nel cast del film ritroviamo Álvaro Cervantes nel ruolo di Manel Estiarte, mentre l’attore Jaime Lorente – celebre per aver interpretato Denver in La casa di carta e Nano in Elite – interpreta qui Pedro García Aguado. Completano il cast Christian Valencia nel ruolo di Jesús Rollán e Tarik Filipović nel ruolo di Dragan Matutinović, il controverso allenatore della squadra. Il vero Pedro García Aguado, inoltre, fa un cameo come membro della federazione sportiva dei Giochi Olimpici.

La storia vera dietro il film

Tutto ha inizio nel 1991, un anno prima dei Giochi. Viene presentata una squadra con un compiacimento che pone la Spagna lontana dalle medaglie. Il team viene però dotato di un nuovo allenatore: Dragan Matutinovic, un tecnico croato dai metodi militari. Da qui, il film gioca con elementi reali che porta all’estremo e ne cambia la temporalità per rendere la storia più epica. Matutinovic arriva nel settembre 1990 dopo le dimissioni del precedente allenatore, Toni Esteller, perché non vede abbastanza sostegno per vincere la medaglia a Barcellona.

La squadra aveva come capitano Manel Estiarte, il miglior giocatore del mondo in quel momento. Il film racconta poi come Matutinovic decida di inserire quattro giocatori madrileni all’inizio della preparazione, pochi mesi prima dei Giochi di Barcellona ’92, ad Andorra. Quattro giocatori presuntuosi, che portano carattere e fisicità alla squadra, poco disciplinati, soprattutto Pedro García Aguado, che provoca attriti con il gruppo. L’arrivo dei madrileni, in realtà, ha significato un cambio di modello e una catarsi, soprattutto all’inizio.

Sogno olimpico trama
Álvaro Cervantes, Cristian Valencia, Jaime Lorente e Joan Sentís in Sogno olimpico. Foto di Manel Masferrer – © 42 segundos

Da quel momento ebbero inizio allenamenti dall’alba al tramonto ad Andorra, con lunghezze in piscina, corse in montagna e una competitività senza scrupoli per trasformare i pallanuotisti in gladiatori. La preparazione asfissiante di Matutinovic, il personaggio che meglio ricrea la realtà dell’intero film, ha molti elementi che sono accaduti e che spinse la squadra al limite sia fisicamente che psicologicamente.

Il film si concentra poi su Pedro García Aguado, che come ha raccontato nel suo libro “Mañana lo dejo”, ha dovuto essere curato nel 2003 per una lunga dipendenza da alcol e cocaina. Nel periodo precedente ai Giochi di Barcellona ’92 faceva già uso di alcol. Fu lui a confessarsi al gruppo qualche mese prima, quando scoprì che un test antidoping positivo avrebbe potuto squalificare l’intera squadra. La soluzione di Matutinovic fu quella di mandare García Aguado a vivere a casa di Rafa Aguilar, l’assistente dell’allenatore, e di sottoporsi a test praticamente ogni giorno.

Il finale è molto fedele alla realtà. La ricostruzione della partita, il momento nel tunnel, il ritmo, il punteggio, le frasi dei giornalisti sono un dato di fatto. Anche il conflitto tra gli allenatori, che sono venuti addirittura alle mani in precedenti competizioni. Il duello Matutinovic-Rudic (questo è il suo vero nome) è ben noto negli anni Novanta. Così come la gestione dei 42 secondi decisivi che impedirono alla Spagna di vincere l’oro olimpico. La Spagna si era portata sul 7-6 grazie a un rigore trasformato dallo stesso capitano.

Sogno olimpico pallanuoto

Le regole della pallanuoto dicono però che dopo un rigore c’è un’esclusione nell’attacco successivo. Matutinovic è stato fedele al suo piano e ha ordinato una difesa pressante, ma i giocatori hanno creduto che la zona fosse migliore. Hanno ascoltato il croato, l’esclusione è arrivata e con superiorità hanno portato la partita ai tempi supplementari. Agli italiani ne sono bastati tre per lasciare la Spagna sconsolata con l’argento al collo. Molti giocatori ritengono che con una difesa a zona avrebbero vinto l’oro.

Sebbene la permanenza di Matutinovic in Spagna sia stata breve (solo tre anni, dal 1990 al 1993), in cui la Spagna ha vinto le sue prime medaglie (argento mondiale, argento olimpico, argento e bronzo europeo), per molti giocatori, è stato lui a cambiare la mentalità della squadra e il suo duro processo di allenamento era necessario. Per altri, Matutinovic non ha vinto l’argento ma ha perso l’oro. E sostengono che la squadra costruita da Toni Esteller e Mariano García fosse predestinata alla gloria, come poi è accaduto, quando dal 1996 al 2001 ha vinto tre ori.

Dove vedere Sogno olimpico in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 21 agosto alle ore 21:20 su Canale 5. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset Infinity, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Sogno o realtà? I film che ci portano nella mente dei personaggi [foto]

Il cinema non è estraneo a esplorare il sogno, il ricordo e la fantasia. Capita a tutti, guardando un film, di essere ingannati da una sequenza onirica messa in posizione strategica o di essere depistati da un flashback posizionato al momento giusto. Ma visivamente parlando, come facciamo a sapere che stiamo assistendo a qualcosa che avviene nella mente del personaggio? Ecco 68 film in cui la sequenza mostrata avviene solo nella mente del protagonista:

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Sognare è Vivere: trailer del film di e con Natalie Portman

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Sognare è Vivere: trailer del film di e con Natalie Portman

Artista straordinaria e dal talento poliedrico, Natalie Portman sarà dal 1° giugno sul grande schermo con Sognare è Vivere nel ruolo di regista e attrice. Il film, distribuito da Altre Storie in collaborazione con Giorgio e Vanessa Ferrero, si basa su Una storia di amore e di tenebra, romanzo autobiografico di uno dei più grandi scrittori contemporanei, Amos Oz, pubblicato in Italia da Feltrinelli.

La Portman, nata e cresciuta a Gerusalemme, è stata affascinata e ispirata dal libro e ha raccontato: ‘Sin da quando ho letto il libro, avrei voluto farne un film. Il romanzo è così commovente e ben scritto. Ho sentito tante storie sui miei nonni, sulla loro passione per la cultura e per le lingue, per l’Europa e per Israele. Il libro mi era familiare ed ero molto interessata ad approfondirne i temi”.

Sognare è Vivere, la trama

Sognare è Vivere è basato quindi sui ricordi di Amos Oz, cresciuto a Gerusalemme negli anni precedenti alla nascita dello Stato di Israele con i suoi genitori: il padre Arieh, studioso e intellettuale e  la madre Fania, sognatrice e poetica. La sua è una delle tante famiglie ebree scappate dall’Europa in Palestina tra il 1930 e il 1940  per sfuggire alle persecuzioni. Il padre Arieh è cautamente ottimista nei confronti del futuro. Fania invece vuole molto di più.  Dopo la paura della guerra e della fuga, la noia della quotidianità opprime il suo animo.

Infelice della vita matrimoniale e intellettualmente soffocata, per rallegrare le sue giornate e divertire suo figlio Amos di dieci anni, Fania inventa storie di avventure e di viaggi nel deserto. Amos è completamente affascinato quando sua madre gli legge poesie, gli spiega le parole e la lingua in un modo che avrebbe poi influenzato la sua scrittura e la sua stessa vita.

Quando l’indipendenza non porta il rinnovato senso della vita che Fania aveva sperato, la donna scivola nella solitudine e nella depressione. Incapace di aiutarla, Amos deve imparare a dirle addio prima del tempo. Mentre assiste alla nascita di una nazione, deve cominciare ad affrontare un suo personale nuovo inizio.

Il film ha inizio nel 1945, prima della guerra di indipendenza in Israele, quando il territorio è ancora sotto il mandato britannico. Si arriva poi al 1953, diversi anni dopo il riconoscimento dello Stato e quando Amos Oz si trasferisce in un kibbutz. “Si tratta della nascita di uno scrittore, dovuta al vuoto che sua madre ha lasciato”, aggiunge la Portman, “un vuoto che lui deve riempire con parole e storie”.  E proprio alla figura complessa di Fania, madre di Amos, la Portman dedica un’intensa  interpretazione, focalizzando sul rapporto con il figlio Amos una particolare attenzione da regista.

 Il film è stato presentato al Festival di Cannes nella selezione ufficiale fuori concorso.

Sognando Parigi: dal cast alle location, tutto quello che c’è da sapere sul film

Il ciclo di film di Rai 1 intitolato “Destinazione amore” offre una serie di film di carattere sentimentali che presentano di volta in volta variazioni sul tema dell’amore: amori inaspettati che sbocciano durante viaggi verso destinazioni idilliache o ancora incontri sorprendenti che nascono intorno alla buona cucina, e così via. I viaggi proposti da questi film sono però spesso anche dei viaggi interiori attraverso il tempo, durante i quali i protagonisti prendono coscienza dei propri sentimenti e ritrovano sé stessi, imparando a vivere pienamente il presente. Il primo film di questo ciclo è Sognando Parigi, diretto nel 2021 dalla regista Clare Niederpruem.

Già celebre per film televisivi come Piccole donne, L’autunno dei ricordi, Amore tra i ghiacci, La sinfonia del cuore e Di nuovo in sella, la Niederpruem si è, come si può intuire da questi titoli, distinta proprio per opere di genere sentimentale. Sognano Parigi rappresenta dunque un altro tassello in questo puzzle che ha l’obiettivo di offrire sempre nuove sfumature e punti di vista sull’amore. In particolare qui si parla di amori passati, che possono far ancora male nel futuro oppure caricarsi di nuova energia per risollevare il presente di chi li vive.

Per gli appassionati di questa tipologia di film, dunque, Sognando Parigi è un appuntamento imperdibile, tanto con una storia che fa bene all’animo quanto con la città dell’amore per eccellenza. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ad alcune delle location in cui si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Sognando Parigi

Protagonista del film è Victoria, una giovane wedding planner di alto livello. La sua migliore amica Tracy sta per sposarsi a Parigi con Mike, ed è proprio lei a organizzare le nozze, nonché a fare da damigella d’onore per la sposa. Quando però Victoria scopre che a fare da testimone allo sposo sarà il suo ex fidanzato, accompagnato dalla sua nuova fiamma, la cosa la lascia emotivamente turbata. I suoi piani di passare una favolosa settimana nella capitale francese rischiano infatti di fallire rovinosamente. L’incontro tra i due si rivela infatti devastante per Victoria, la quale, in preda allo sconforto, decide di ricontattare un suo vecchio amico di penna parigino, Jacques.

Con questi Victoria si scriveva quando era solo una ragazzina e da tempo ormai non si sentono più, troppo presi dalle loro vite. Ritrovatisi, il tempo trascorso insieme si rivela ora essere molto più stimolante e divertente del previsto e i due passano l’intera settimana a confrontarsi sulle loro vite, le aspettative, le paure e l’amore. Quello che doveva essere un semplice chiodo scaccia chiodo, si rivelarà piano piano essere invece la riconferma di una bella amicizia che finisce per trasformarsi in qualcosa di più. Sul percorso perché ciò avvenga, però, non mancheranno degli ostacoli, che Victoria dovrà necessariamente imparare a superare.

Sognando-Parigi-cast

Il cast di Sognando Parigi e le location del film

Ad interpretare i due protagonisti vi sono due attori particolarmente conosciuti della TV statunitense. Victoria è interpretata da Mallory Jansen, mentre Jacques è Joshua Sasse, ed entrambi si conoscevano già prima di questo film, in quanto sono stati protagonisti della commedia musicale Galavant, inedita in Italia. Anche per questo tra i due si nota molta alchimia, che rende ancor più veritiero il racconto della storia d’amore tra i loro personaggi. Sasse è stato anche in Monarch, passato su Sky, mentre la Jansen la si può ritrovare anche in  Agents Of SHIELD, The Big Leap e Baby Daddy.

Nel cast del film si ritrovano poi anche Lachlan Nieboer nei panni di Cameron, Jayne Wisener in quelli di Tracy Cook, amica di Victoria, e Greg Haney per il ruolo di Mike Halstrom, lo sposo di Tracy. Amy Pemberton interpreta Nathalie, mentre John Macdonald è Seth Moore e Manal El-Feitury è Mia Moss. Janis Ahern, attrice vista anche nei film Guardiani della GalassiaBorg/McEnroe Tom & Jerry: Il film, è Beth. Naturalmente, grande protagonista del film è anche Parigi, dove si è svolta la maggior parte delle riprese.

Nel film si possono dunque ritrovare alcuni dei luoghi e dei simboli più celebri della capitale francese, a partire dall’Arco di Trionfo, l’architettura neoclassica situata in Place Charles de Gaulle. Dal momento che parliamo di un romantico, impossibile perdere l’occasione di girare alcune scene cruciali nella famosissima Torre Eiffel situata a Champ de Mars. Alcune riprese, però, si sono svolte anche a Sofia, in Bulgaria. Qui le riprese del film si sono svolte all’interno o intorno alla Cattedrale di Sant’Alexander Nevsky,

Il trailer di Sognando Parigi e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7 giugno alle ore 21:30 sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Fonte: IMDb, TheCinemaHolic

Sognando a New York: intervista al cast

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Sognando a New York: intervista al cast

Ecco la nostra intervista a Corey Hawkins, Melissa Barrera, Leslie Grace, Jimmy Smits, Olga Merediz e Gregory Diaz, protagonisti di Sognando a New York, al cinema dal 22 luglio.

Diretto da Jon M. Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo musical di Lin Manuel Miranda.

Candidata a 13 Tony Awards (e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo stesso Miranda), il proprietario di una bottega.

Sognando a New York: intervista a Lin Manuel Miranda

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Sognando a New York: intervista a Lin Manuel Miranda

Arriva al cinema il 22 luglio Sognando a New York, il film basato sul musical In the Heights, di Lin Manuel Miranda, che partecipa anche alla pellicola. Ecco la nostra intervista all’autore di Hamilton e a Quiara Hudes.

Diretto da Jon M. Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo musical di Lin Manuel Miranda.

Candidata a 13 Tony Awards (e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo stesso Miranda), il proprietario di una bottega.

Sognando a New York – In the Heights: il primo trailer ufficiale del film dell’estate

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Una musica in crescendo, un ritmo forte, vibrante, il volume che si alza sempre di più e si snoda fra le vie della città, partendo dal ponte di Brooklyn fin sui tetti e poi nelle strade di Washington Heights, a Manhattan. L’acqua che esplode, l’estate, la gente per strada che balla, che guarda i fuochi d’artificio, la voglia di evadere e il senso di comunità. Questo e molto di più è il nuovo, emozionante, trailer di Sognando a New York, l’atteso film Warner Bros che arriverà in estate. 

Una volta visto difficilmente riesci a dimenticarlo, un’esplosione di colori, di allegria, di gioia e di voglia di stare insieme che ti contagia, ti mette di buon umore e ti da speranza. E proprio alla speranza e alla voglia di credere in un futuro migliore, fanno riferimento le tematiche del film che farà il suo debutto a giugno. La pellicola racconta le storie che si avvicendano nel quartiere di Washington Heights, a Manhattan, di natura ispanico. C’è Usnavi che passa le sue giornate a sognare di poter tornare nella sua Repubblica Domenicana per aprire un bar sulla spiaggia, Nina che nasconde un segreto, decide di tornare a casa da Stanford e si innamora del suo vecchio amico d’infanzia Benny. In tutto questo Claudia, sua nonna che ha fatto da genitore anche ad Usnavi, vince alla lotteria. 

Sognando a New York – In the Heights: il primo trailer

La pellicola sarebbe dovuta uscire lo scorso anno, ma a causa della pandemia è stata rinviata, qualche giorno fa in un grande evento virtuale il regista Jon M. Chu (Crazy, Rich, Asian), Lin-Manuel Miranda e la sceneggiatrice Quiara Alegría Hudes, hanno presentato il trailer del film alla stampa insieme a tutti gli attori Anthony Ramos, Leslie Grace, Melissa Barerra, Corey Hawkins, Stephanie Beatriz, Dascha Polanco, Daphne Rubin-Vega, Jimmy Smits, Gregory Diaz e Olga Merediz.

Forse non tutti sanno che, prima di diventare celebre in tutto il mondo con Hamilton, Lin-Manuel Miranda, aveva portato a teatro nel 2005 il musical “In the Heights” che poi sarebbe divenuto anni dopo questo film. L’opera ottenne un successo straordinario fu candidato a tredici Tony Awards, vincendone quattro tra cui quello per il miglior musical. Il progetto subì diversi ritardi, fino all’acquisto di Warner qualche anno fa. 

Non appena inizia a parlarne si commuove Miranda, qui in veste di sceneggiatore, autore delle musiche, produttore e attore: “Non eravamo tutti insieme da più di un anno, e trovarci qui per assistere alla visione del nuovo trailer mi commuove ‘- e ancora- “abbiamo speso l’estate del 2018 a girare nel quartiere dove siamo cresciuti, e questo ci ha dato moltissima autenticità, ma parlando in termini di produzione è stato un set enorme, è un musical gigantesco, e lo dobbiamo a Joh che ha avuto una visione in grande, più di tutti noi, su come doveva essere realizzato il film. La pellicola è una lettera d’amore a questo quartiere, il primo capitolo di una storia che è la storia americana di origine di ogni comunità, è questo che la rende universale.”

Jon M. Chu è d’accordo con lui: “Sono stato così fortunato di aver avuto l’opportunità di esplorare Washington Heights attraverso le loro case, le persone che ci vivono, rivederle, come nel musical, la mia casa, pur non essendo di quel quartiere ma di tutt’altra parte del paese, con una famiglia cinese con un ristornate cinese, ho riconosciuto le dinamiche familiari, come ci si esprima attraverso il cibo, la comunità, come ti aiuti a prendere il volo, a formare il tuo destino. Questa storia non ha cattivi, ma solo un gruppo di persona che vuole arrivare a realizzare i suoi sogni, a trovare una risposta alla domanda “dov’è casa” e ogni risposta va bene, ognuno cerca di farlo a suo modo. Questo abbiamo cercato di comunicare.”

Quiara Alegría Hudes, premio pulizer alla drammaturgia per la sua opera Water by the Spoonful, nel 2012, ha detto di aver pensato a questi personaggi come:” a progetti d’arte. Il musical si svolge in un quartiere e il film fa lo stesso, ma puoi concepire questi personaggi come arte, grazie alla telecamera abbiamo avuto la possibilità di esplorare nuove cose, sono potuta andare oltre i loro sogni, le loro aspettative, questo film è un’opportunità soprattutto per chi ama già i musical, per scoprire nuove cose, si impara molto da questi ragazzi.”  

Gli attori invece sono vogliosi di dire la loro, aspettavano questo momento da tanto, nella speranza di poter affrontare la stampa in estate dal vivo, sono scintillanti anche da casa, per primo inizia Anthony Ramos (già protagonista di Hamilton) che qui interpreta uno dei protagonisti Usnavi de la Vega: “Io sono cresciuto in un quartiere simile a quello del film, e vi assicuro che al cinema non ho mai visto personaggi così simili alla mia realtà latina. Questo film parla di orgoglio, dei piccoli sogni di ognuno di noi e come a modo proprio si cerchi di perseguirli”. Le attrici Stephanie e Dascha che nel film sono Carla e Cuca, concordano sui valori e sull’importanza che ricopre la pellicola: “Il senso del film è far capire che casa è dove sono le persone che ami, non è un luogo, ma un sentimento” –esordisce la prima -“c’è molta autenticità, aver avuto l’opportunità di interpretare un ruolo che mi rappresenti, significherà molto per tante persone che conosco, potersi identificare e rispecchiarsi, far parte di questo gruppo di donne è stato d’ispirazione.”

Prima di terminare l’incontro viene mostrato un altro trailer, questa versione si concentra di più sulla musica, la spettacolarità delle scene di ballo e sulla scenografia che dedica gran parte delle inquadrature al ponte di Brooklyn e alla sua New York, protagonista indiscussa del film. Definito un “feel good movie” da tutti i protagonisti, di sicuro dopo la visione del trailer non si può contraddirli. 

La pellicola arriverà nelle sale in estate, preparatevi a ballare. 

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

“Ho un sogno”; “Se puoi sognarlo puoi farlo”; “I sogni son desideri”. C’è un fil-rouge di natura onirica che lega l’essere umano. Chiudiamo gli occhi e sogniamo, ci perdiamo nei nostri obiettivi, nei mondi che auspichiamo di abitare e fare nostri, ci immaginiamo la vita che vogliamo avere, toccare con mano. Sognare fa parte di noi, non fa distinzione. È un concetto così universale e allo stesso tempo così lontano, inafferrabile, il sogno. La sua natura ci sfugge, ritrovandocelo addosso, impresso nei libri di storia, o posto sul trono delle grandi affermazioni. Lo stesso cinema è un sogno a occhi aperti. Ed è proprio un sueñito, un piccolo sogno, a fare da apripista all’universo cangiante, colorato, ottimista, di Sognando a New York – In the Heights. Ispirato all’omonimo spettacolo di Broadway di Lin-Manuel Miranda (vincitore di due Tony Awards come “miglior musical” e “miglior colonna sonora”), il musical è il fratello maggiore di Hamilton; un banco di prova su cui Miranda ha potuto lavorare, migliorarsi, affinare la propria scrittura e sete creativa, per creare il capolavoro dei musical, capace di seguire con orgoglio le orme del proprio predecessore, riuscendo a ricavare al contempo una propria identità senza scadere nella mera copia. 

Sognando a New York – In the Heights, la trama

Il quasi trentenne Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una piccola “bodega” a Washington Heights, il quartiere a nord di Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica. Usnavi ha un sueñito, un piccolo (e grande) sogno: restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e abbandonare la vita di New York per abbracciare le proprie origini, e con esse “i suoi ricordi più belli”. Ma il ragazzo appartiene al quartiere, che è come una seconda famiglia: dalla “abuela” Claudia che ha adottato tutto il barrio al cugino Sonny a Vanessa, l’estetista sospinta dal sogno di diventare stilista e di cui Usnavi è da sempre innamorato. Lasciare tutto alle proprie spalle, abbandonando le strade di The Heights non sarà per lui così facile, e il sogno ben presto cozzerà con la realtà.

Musica(l) nell’aria

È un musical a tutti gli effetti Sognando a New York – In the Heights. Le battute lasciano spazio alle note, i movimenti a coreografie dinamiche, le emozioni a musiche che riescono a tradurre in canzoni pensieri e sentimenti altrimenti sottaciuti. Il film diretto da Jon M. Chu (Step Up 2, Now You See Me 2) recupera e sfrutta appieno tutti gli aspetti canonici previsti dal genere, eppure – come capitato anche con Hamilton – c’è un ingrediente segreto che trascina il film fuori dai confini dell’opera, facendolo apprezzare anche ai detrattori dei musical. Ogni più piccolo dettaglio, o ampio passaggio, presenta una particolarità che lo rende irriducibile all’omologazione, ribaltando emotivamente gli stereotipi narrativi. È come se Miranda prima, e Chu poi, avessero scoperto il Sacro Graal dell’immedesimazione spettatoriale sotto forma di canzoni. I dettagli della scenografia si legano con cura maniacale ai movimenti degli attori, fino a piegarsi, ribaltarsi, adattandosi perfettamente alla loro libertà di amarsi, abbracciarsi,

Musiche che vanno a impersonare sentimenti, aspirazioni, timori. La forza del sentimento e delle interpretazioni (ottimo Anthony Ramos) bucano lo schermo fino a rendere la cornice visiva, a volte al limite del kitsch (con tanto di richiamo allopera di Baz Luhrmann) unorpello di qualità. Pulsa il sangue delle vene, e si sente il battito cardiaco dei propri personaggi tra le pause delle note; vivono i personaggi di In the Heights – Sognando a New York, sono esseri reali, catapultati in un universo magicamente irreale dove i dialoghi sono cantati e i balli compiuti a testa in giù. Gli occhi, il cuore, i corpi sono meccanismi attivati all’unisono che si muovono in scena allo stesso ritmo di quelli che li ammirano al di là dello schermo cinematografico, seduti ma con la mente altrove, verso il quartiere di Washington Heights.

Sognando a New York - In the HeightsEsagerando di ingegno

“Tanto”, ecco com’è Sognando a New York: è “tanto” colorato, “tanto” urlato, “tanto” gesticolato. Ogni carattere personale, aspetto psicologico, o caratteristica culturale viene esacerbata, sottolineata ed enfatizzata al limite della caricatura. Una volontà che collega il musical all’opera precedente di Chu, Crazy & Rich, e figlia di quell’interesse tutto particolare del regista nei confronti delle minoranze etniche in America. La denuncia per un mondo visto di sottecchi, con sguardi carichi di pregiudizio, si allinea e abbraccia lo stereotipo. Un’esagerazione, questa, che posta nel contesto musicale funziona in maniera impeccabile, risultando coerente con il filtro sfruttato per registrare il mondo del quartiere newyorchese.

Ed è proprio nel momento in cui ci si stacca dal musical, per abbracciare una narrativa più canonica, fatta di dialoghi parlati, che la magia si spezza. Si insinua silente una certa dose di stucchevole retorica. Una patina presto spazzata via dal respiro delle canzoni, lasciapassare su mondi interiori ora aperti nella loro totalità e resi unici e accessibili dal lato empatico e umano dai testi di Miranda, commistione esplosiva di lirica, ritmi sudamericani, rap e hip-hop. Ogni rivoluzione ha bisogno di un piano che la preceda, e quella messa in atto da Hamilton nel 2015 nel campo del musical teatrale (e poi cinematografico) ritrova in Sognando a New York la perfetta carta carbone su cui ricalcare i punti di forza di melodie, passati culturali e ritmi contemporanei, storia e voci inascoltate, già sperimentati nello spettacolo del 2005. 

Ma la vera chiave di successo è da ritrovarsi nella struttura stessa su cui si fonda l’opera diretta da Chu. Quella di Miranda è una mente che pensa nei termini della settima arte e lavora affidandosi alla polvere del palcoscenico teatrale. Ma è proprio questa prefigurazione cinematografica che rende così coinvolgenti le sue opere. Chu non ha dovuto far altro che prelevare l’essenza dell’opera immaginata e portata in scena da Miranda e trasformarla in linguaggio audiovisivo. 

Musica come denuncia sociale

Un sogno, grande o piccolo che sia, rimane cullato nell’interiorità, mentre un quartiere, per non scomparire, ha bisogno di essere pronunciato ad alta voce e cantato a pieni polmoni. È il potere della parola, quello di far rinascere dalle ceneri della memoria un interno mondo. E quello di In the Heights è un luogo che ha bisogno di vivere, ballare, con le proprie idiosincrasie, pazzie, genialità, aspirazioni e delusioni. Che l’intero quartiere eserciti un’influenza maniacale sui propri abitanti, modificandoli come burattinai, e segnandone sogni e limiti, ci viene sottolineato sin dall’inizio, con una galleria di dettagli del quartiere, corpo disseminato nelle sue parti, per coglierne le diverse anime. 

Un concetto di collettività e di unione, tra chi guarda e chi balla, ricordato anche dai numerosi riflessi e da una catena di immagini sovrimpresse che legano in un solo gioco di complice visione, due mondi mai separati, ma sempre abbracciato. Perché nel mondo di The Heights non c’è limite di confine a separare il tuo dal mio, ma tutto vige sotto l’etica del nostro. Dietro la danza sfrenata, i colori sgargianti, Miranda ancora una volta lascia che avanzino i fantasmi della denuncia sociale. 

Sognando a New York – In the Heights non vuol essere, dunque, la storia di uno, ma quella di un intero quartiere, e con esso, di una comunità. I suoi sono ambienti intrisi di soggettività, un’interiorità sprezzante che fuoriesce da ogni metro quadrato di asfalto e più piccola crepa sui muri di casa. Secondo la cultura popolare i media visivi, con il loro appeal delle emozioni, possono eccitare l’immaginario collettivo della maggioranza silenziosa, aprendo gli occhi su tematiche di particolare interesse e urgenza quanto mai attuale. 

Ogni passaggio musicale si fa dunque transfert delle aspirazioni tanto personali, quanto di un’intera comunità, troppo volte soffocata dalla forza di mani che tengono le bocche chiuse, i polmoni senza aria e i corpi bloccati, in nome di una superiorità inesistente.

Girandola caleidoscopica di suggestioni accumulate per eccesso che si animano al ritmo di palpiti lirico-sinfonici uniti alle rime dello stile hip-hop, il quartiere di Washington Heights come luogo topografico, riconoscibile, si fa archetipo, simbolo e metafora di una comunità. Film sintomatico del contemporaneo, Sognando a New York – In the Heights diventa il pretesto della vita e della provincialità di una comunità latino-americana, oggetto di attacchi discriminatori, soprattutto ai tempi della presidenza Trump.

Le condizioni collettive, attraverso le storie degli uni, attraverso la finzione riflessiva di un cinema hollywoodiano sgargiante e infinitamente illuminato piuttosto che per mezzo di un linguaggio di matrice neorealista, rende queste esistenze reali, uno spettacolo della vita di un intero mondo che è teatro e musical.

Sofiane Bennacer accusato di stupro, Valeria Bruni Tedeschi si schiera: “Questo è linciaggio mediatico”

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Comincia con una dichiarazione imprevista la conferenza stampa di presentazione di Forever Young, il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi. La regista e interprete coglie l’occasione pubblica che le si è presentata a Roma per condividere con la stampa la dichiarazione che lei stessa ha lasciato alle agenzie stampa francesi questa stessa mattina. L’argomento è l’accusa di stupro rivolta a Sofiane Bennacer, giovane interprete francese e protagonista di Forever Young, nonché attuale compagno di Bruni Tedeschi che ha intrecciato una relazione con lui “molto dopo la fine delle riprese”.

La dichiarazione della regista è stata rilasciata a seguito della prima pagina di Libération di oggi, che vede una foto di Sofiane Bennacer a tutta pagina: “Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Tengo ad esprimere, innanzitutto, il mio grande rispetto per la libertà di parola delle donne e il mio profondo attaccamento al fatto che possano essere ascoltate. Sono stata io stessa vittima di abusi durante la mia infanzia e conosco il dolore di non essere stata presa sul serio. Ho dei figli ed è fondamentale per me, più di ogni altra cosa, che vivano in una società che li ascolti e li protegga – comincia così la dichiarazione di Valeria Bruni Tedeschi, che continua – Ciò non mi impedisce, tuttavia, di essere sbalordita, leggendo il quotidiano Libération di oggi, di vedere il trattamento riservato a un giovane uomo oggetto di un’indagine penale in corso, senza alcun rispetto per le persone che stanno lavorando su questa indagine, né per il principio di presunzione di innocenza. Sono rimasta artisticamente impressionata da Sofiane Bennacer sin dal primo secondo del casting del mio film e ho fortemente voluto che ne fosse l’attore principale nonostante le voci che circolavano, di cui ero a conoscenza. I miei produttori hanno espresso timori e riserve, ma gli ho comunicato che queste voci non dovevano mettere in discussione questa scelta e che era impensabile per me fare il film senza di lui. Mi hanno dato fiducia, nel rispetto che dimostrano per le scelte artistiche delle loro registe e dei loro registi. Li ringrazio e mi assumo la piena responsabilità della mia scelta”.

“Successivamente, abbiamo saputo che era stata presentata una denuncia. Le riprese erano allora iniziate, e cambiare attore avrebbe creato ostacoli giuridici insuperabili. Per quel che mi riguarda, avevo avuto modo di conoscere Sofiane Bennacer da diversi mesi sul lavoro, in particolare durante il lungo periodo delle prove, ed ero completamente sicura delle sue qualità umane: quando filmi qualcuno, “vedi” chi hai di fronte a te. Questa mattina, sono indignata nel vedere che un giornale come Libération possa calpestare a tal punto il principio della presunzione di innocenza, ostentare vergognosamente questa vicenda, e mettere in prima pagina la foto di un giovane uomo con del sangue sulle mani. Ad oggi, è chiaro a tutti che non è stato ancora giudicato, e questa scelta editoriale non è secondo me altro che un puro linciaggio mediatico, ben lontano dalla volontà di informare in modo obiettivo e imparziale. Aggiungerei che decine e decine di persone si sono dedicate con passione e impegno totale al film, e che questo approccio è profondamente irrispettoso di tutto il loro meraviglioso lavoro. Non devo esprimermi sulla mia vita privata, ma visto che sono tenuta a renderne conto, voglio dire che abbiamo effettivamente una relazione amorosa, ma questo rapporto è iniziato molto dopo la fine delle riprese, ed è basato innanzitutto su un’amicizia profonda. Ora, non vorrei più parlare di questo, parliamo del film”.

Le presunte violenze sarebbero avvenute tra il 2018 e il 2019 e da subito Sofiane Bennacer si è dichiarato innocente di quanto viene accusato. Al momento del casting per Forever Young, sia la regista che la produzione erano a conoscenza delle denunce.

Qualunque sia l’esito delle indagini relative alla condotta di Sofiane Bennacer, al momento in cui scriviamo, affermiamo la nostra vicinanza a tutti coloro che subiscono dei processi pubblici, fuori dalle aule dei tribunali. L’opinione pubblica non dovrebbe in alcun modo sancire la colpevolezza o l’innocenza di una persona.

Sofia Vergara: 10 cose che non sai sull’attrice di Modern Family

Sofia Vergara: 10 cose che non sai sull’attrice di Modern Family

Sofia Vergara ha un accento fantastico, una grande vena comica ed un corpo invidiabile. È nata in Colombia ed ha avuto una lunga carriera prima di diventare famosa nel mondo grazie a Modern Family. È una modella dalle forme invidiabili, ed è una donna decisa che ha saputo combattere le proprie battaglie.

Sofía Margarita Vergara Vergara è nata e cresciuta a Barranquilla, in Colombia. Ha cinque sorelle, ed ha ricevuto la propria istruzione in una scuola privata bilingue, dove si parlava sia spagnolo che inglese. La sua carriera è cominciata quando è stata scovata sulla spiaggia da un fotografo. Da allora, ha lavorato come modella e in televisione. Tra il 1995 e il 1998 è diventata famosa per aver condotto un programma di viaggi chiamato Fuera de serie, che le diede una certa fama negli Stati Uniti. Il suo primo ruolo al cinema, invece, è arrivato nel 2002 con Big Trouble – Una valigia piena di guai. La conosciamo tutti per il ruolo di Gloria in Modern Family, grazie al quale si è aggiudicata una nomination all’Emmy come miglior attrice non protagonista in una commedia.

Sofia Vergara ne ha di cose da raccontare: ecco 10 fatti che non sapevate sull’attrice.

Sofia Vergara: film e carriera

sofia vergara

1. Sofia Vergara ha cominciato la propria carriera televisiva in lingua spagnola, sia come attrice che come modella e conduttrice televisiva. Il suo primo ruolo in televisione? In una soap opera in lingua spagnola, Acapulco, Cuerpo y Alma, nel 1995. Nello stesso anno cominciò a condurre il programma di viaggi Fuera de Serie. Al 2002 risale il suo primo ruolo cinematografico, ma non solo: anche la sua comparsa un episodio della famosissima serie tv Tutto in famiglia. Per anni la carriera di Sofia Vergara ha continuato a procedere a gonfie vele: si è aggiudicata un ruolo dopo l’altro, sia in televisione che al cinema, sia in inglese che in spagnolo. La svolta è arrivata nel 2009, con Modern FamilyLo show l’ha resa davvero celebre non solamente negli Stati Uniti, ma nel mondo intero.

Da lì, sono arrivati tantissimi ruaoli di alto profilo. Prima di tutto come doppiatrice: in una puntata di The Cleveland Show, ne I PuffiHappy Feet 2, Emoji – Accendi le emozioni, una puntata de I Simpson e a più riprese ne I Griffin. Al cinema, poi, si è dedicata alla commedie: come Fuga in tacchi a spillo, e Bent – Polizia criminale. Nel 2019 è stata Angela Ramirez in Stano e nel 2020 ha concluso nei panni di Gloria Delgado-Pritchett la serie diventata cult Modern Family che ha chiuso i battenti proprio nel 2020. Sofia Vergara nel 2021 presterà la voce a Zaina nel film Koati.

Sofia Vergara: hot

2. Sofia Vergara è la più hot. Non lo diciamo noi, ma lo dicono anche le classifiche di parecchi magazine nel mondo. Nelle classifiche delle donne più hot, Sofia Vergara non solo compare costantemente, ma si aggiudica anche posizionamenti notevoli. Nel 2002, si è aggiudicata il 23esimo posto nella classifica delle donne più hot dell’anno di Maxim, il 25esimo posto nel 2005 e il 39esimo nel 2008. Nella classifica di donne più desiderabili dagli uomini di Ask del 2002, Sofia Vergara apparve al 30esimo posto nel 2002, e si è aggiudicata il primo posto nel 2012.

3. Sofia Vergara è famosa per le proprie curve: chi l’avrebbe detto che, crescendo, abbia avuto dei problemi con il proprio corpo. Infatti, durante la propria adolescenza, si convinse di essere troppo magra, ed arrivò a indossare due paia di jeans, uno sopra l’altro, per rimediare.

4. Sofia Vergara non si è mai sottoposta a chirurgia plastica. Sembra che lo facciano tutti, ad Hollywood, ma non nè così per Sofia. Il suo viso e il suo corpo sono talmente perfetti che qualcuno si è posto il dubbio, ma la risposta è no: niente aghi per Sofia. E lei ha intenzione di starne alla larga per un bel po’ di tempo.

5. L’educazione religiosa di Sofia Vergara le ha causato qualche problema. L’attrice, infatti, ha ricevuto un’educazione cattolica, e una piuttosto rigida. A detta dell’attrice, la religione l’ha trattenuta, almeno inizialmente, dall’accettare alcuni lavori in quanto modella e attrice, per paura di imbarazzare i propri genitori. Fu quando un’insegnante della scuola cattolica che frequentava le consigliò di accettare il suo primo ruolo in una pubblicità televisiva, che si mise l’anima in pace a riguardo.

Sofia Vergara nuda per Women’s Health

6. Sofia Vergara ha posato nuda a 45 anni per Women’s Health. E sembra che Sofia Vergara non ami mostrarsi nuda, ma che abbia fatto un’eccezione per il primo numero mondiale Naked della rivista. Originariamente, il suo agente l’aveva incoraggiata a farlo perché “sembra una ventenne”. Ma Sofia sa che il corpo di una donna di 45 anni è ben diverso, ed ha deciso di mostrarlo con orgoglio: per quanto il suo corpo sia invidiabile, è stata felice di spogliarsi per la rivista in quanto e con il corpo di una donna matura, e non di finta ragazzina.

7. Sofia Vergara è in realtà bionda. È latina, e i capelli castani le donano. Ma non sono naturali: è infatti bionda naturale, ed ha deciso di tingersi i capelli castani all’inizio della sua carriera per conformarsi di più alla percezione di Hollywood delle donne latine.

8. Sofia Vergara ha combattuto la propria battaglia contro il cancro. Sofia Vergara è una donna con un corpo e una carriera invidiabile, ma ha avuto le proprie difficoltà da affrontare. Nel 2000, infatti, le fu diagnosticato un cancro alla tiroide, che si fece poi rimuovere per curarsi.

Sofia Vergara: Instagram

9. Sofia Vergara su Instagram con il marito Joe Manganiello. I due si sono sposati nel 2015, ma niente è davvero ufficiale finché non compare sui social media, giusto? E Sofia Vergara non ha deluso i fan, rendendoli partecipi del suo giorno speciale, passo per passo. Abbiamo visto il figlio di Sofia, Manolo Gonzalez-Ripoll Vergara, accompagnarla all’altare. Abbiamo visto la coppia scambiarsi i voti, percorrere la navata come marito e moglie, ballare insieme per la prima volta. Abbiamo visto il cast di Modern Family festeggiare con la collega, e la performance di Pitbull. Ovviamente, sono diventati velocemente una delle coppie più seguite e amate di Hollywood. E di Instagram.

10. Sofia Vergara è diventata madre al 19 anni. Ora è sposata con Joe Manganiello, ma il suo primo matrimonio risale a molti anni prima. Infatti, Sofia Vergara si è sposata a 18 anni, ed ha dato alla luce il figlio Manolo all’età di 19 anni. Ora, Manolo ha 24 anni.

Fonti: TVOverMind, PPcorn, Women’s Health, IMDb

Sofia Vergara protagonista in Heat

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Sofia Vergara protagonista in Heat

Sofia Vergara, recentemente salita all’attenzione mondiale con il nuovo prorompente poster di Machete Kills diretto da Robert Rodriguez, è in trattativa per un ruolo di primo piano accanto a Jason Statham nel nuovo film Heat, un progetto a cui Simon West avrebbe dato il via libera per la regia.

Il film sarebbe un remake del lungometraggio omonimo del 1987 interpretato da Burt Reynolds e sceneggiato dal due volte premio oscar William Goldman, autore del romanzo di riferimento e dunque interpellato per questa nuovo adattamento della sua opera. L’action-thriller racconta la storia di una persona dedita di gioco (Statham), che si guadagna da vivere fornendo protezione nei ghetti e nelle periferie. Il protagonista però si rifiuta di ricorrere a scontri con armi da fuoco, usando rigorosamente solo un’arma da taglio. Quando un caro amico viene brutalmente picchiato da un mafioso, lui l’aiuta a ottenere la sua vendetta e finisce in guai seri. Per il momento siamo ancora in fase di elaborazione, ma il progetto appare ben avviato.

Fonte: comingsoon.net

Sofia Vergara prosperosa nel poster di Machete Kills

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Nuovo Character Poster per il sequel Machete Kills, il nuovo film diretto da Robert Rodriguez. Protagonista della locandina questa volta è Sofia Vergara nei panni della prosperosa Desdemona: 

Sofia Vergara e Joe Manganiello si sono sposati [foto]

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Domenica sera Sofia Vergara e Joe Manganiello si sono sposati a Palm Beach, davanti ad amici e parenti. L’attrice, famosa per la serie tv Modern Family e il film Fuga in tacchi a spillo, ha postato subito le foto sul suo account Instagram, mostrando il bellissimo abito, firmato Zuhair Murad Couture.

Sofia Scalia: 10 cose che non sai di lei

Sofia Scalia: 10 cose che non sai di lei

Meglio noto come la Sofì dei Me contro Te, Sofia Scalia è oggi una vera e propria celebrità, divisa tra il mondo di YouTube, il cinema, la televisione e numerose altre attività nel mondo dello spettacolo. Sempre di più il duo di cui fa parte è una solida certezza nel mondo dell’intrattenimento, capace come pochi di far presa sulle fasce più giovani degli spettatori.

Ecco 10 cose che non sai di Sofia Scalia.

Sofia Scalia: i suoi film e l’attività su YouTube

1. È diventata celebre grazie al canale YouTube. La fonte principale della fama dei Me contro Te è il loro canale YouTube, aperto nel 2014. Caricando qui i loro video, il duo ha formato un proprio riconoscibilissimo stile, guadagnando nel giro di pochi anni un numero di iscritti attualmente pari a 5,12 milioni. Nei loro video, pubblicati con grande frequenza, i due sono soliti dar vita ai contenuti più disparati, pensati, anche nel linguaggio, per intrattenere un pubblico di bambini.

2. Ha recitato in alcuni film per il cinema. Il 17 gennaio del 2020 è uscito in sala il lungometraggio Me contro Te – Il film: La vendetta del Signor S. Scritto dagli stessi Calagna e Scalia, il film è stato prodotto dalla Warner Bros., in collaborazione con la Me Contro Te Production. La trama ruota intorno alla celebre coppia, che si trova a dover fronteggiare il malvagio e misterioso Signor S., il quale aspira a diventare il padrone del Mondo. Nel 2021 è poi uscito il sequel, intitolato Me contro Te – Il film: Il mistero della scuola incantata. Il 1° settembre 2021 hanno poi annunciato il terzo ed ultimo capitolo della trilogia, Me contro Te – Il film: Persi nel tempo, il quale uscirà in sala il 1° gennaio del 2022.

3. La TV ha contribuito al successo. Dopo aver ottenuto un buon successo su YouTube, i Me contro Te sono stati assunti come protagonisti della serie Like Me, distribuita su Disney Channel, e pressocché adattata ai personaggi di Luì e Sofì. I due hanno in seguito svolto il ruolo di conduttori per il game show Disney Challenge Show – Me contro Te, dove diversi bambini venivano sfidati attraverso diverse prove da superare. Queste significative incursioni televisive hanno contribuito all’ulteriore popolarità della coppia.

Sofia Scalia film

Sofia Scalia è su Instagram

4. Ha un account personale. Sofia Scalia è presente su Instagram con un proprio account verificato il cui nome è semplicemente @sofi.scalia. All’interno di questo vanta attualmente 727 mila follower, ed è solita pubblicare post di vario genere. Questi ad oggi sono più di 270 e spaziano da momenti di svago in compagna di amici o della sua famiglia sino alla promozione dei suoi progetti cinematografici e televisivi. Seguendo il suo profilo, dunque, si potrà essere sempre aggiornati sulle sue attività.

5. È presente anche sul profilo dei Me contro Te. Oltre al profilo personale di Sofia, è possibile trovare su Instagram anche l’account ufficiale dei Me contro Te, seguito ad oggi da 1,5 milioni di persone. In questo, con oltre 1.600 post, il duo è solito condividere fotografie inerenti alle loro attività, dai viaggi ai progetti realizzati e in via di realizzazione. Tutti i loro fan non possono dunque non seguire tale account, rimanendo informati su tutto ciò che riguarda i Me contro Te.

Sofia Scalia e Luigi Calagna

6. Sono fidanzati nella realtà. Come noto, Sofia Scalia e Luigi Calagna sono una coppia anche al di fuori delle loro attività nel mondo dello spettacolo. A quanto pare, i due si sono conosciuti nel 2012 grazie al cugino di lei, amico di Luigi. Hanno poi frequentato insieme la facoltà di Scienze della Comunicazione. In seguito, i due hanno tramutato la loro comune passione nel loro lavoro, dando vita alla Me contro Te Srl.

7. La Chimica li ha avvicinati. Dopo essersi conosciuti, ad unire ancor di più i due ci ha pensato la materia scolastica “chimica”. Luigi, che all’epoca frequentava la facoltà di Farmacia, ha infatti aiutato Sofia a migliorare i propri voti in questa. In seguito, lui ha lasciato la facoltà iscrivendosi nella medesima di lei. A quel punto, però, la chimica di coppia tra i due era diventata così forte da renderli inseparabili.

Sofia Scalia età

Sofia Scalia e i Me contro Te

8. È nota anche per le canzoni del duo. Uno degli ambiti in cui i Me contro Te hanno ottenuto molto consenso è quello legato alla musica. Con i loro video hanno infatti diffuso diverse canzoni da loro composte ed eseguite, arrivando, nel febbraio del 2020, a pubblicare il loro primo album, intitolato Il Fantadisco dei Me contro Te, posizionatosi per due settimane al primo posto in classifica, vincendo poi un disco d’oro e uno di platino. Dall’album è stato estratto il singolo Me con te, divenuto una vera e propria hit.

9. Possiede anche altri canali. Quello di Sofia e Luigi è diventato un vero e proprio brand, che su YouTube si è esteso attraverso l’apertura di altri due canali collegati in modo indissolubile a quello principale. Si tratta di “Me contro Te Music”, seguito da 1,42 milioni di persone, all’interno del quale il duo pubblica i video relativi alle canzoni da loro composte ed eseguite. Vi è poi “Me contro Te Extra”, con un totale di 627 mila iscritti, dove si possono invece trovare altri contenuti, definiti appunto “extra”, relativi alla celebre coppia.

Sofia Scalia: età e luogo di nascita

10. Sofia Scalia è nata a Palermo, in Sicilia, il 14 maggio 1997, ed ha oggi 24 anni.

Sofia Coppola: film e carriera della regista figlia d’arte

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Sofia Coppola è cresciuta in California. Dopo aver lavorato come costumista su due film, si è iscritta al California Institute of the Arts.

Sofia Coppola, filmografia

marie antoinette sofia coppolaHa poi scritto e diretto il cortometraggio Lick the Star (presentato in anteprima al Festival di Venezia), seguito dal film Il giardino delle vergi suicide. Sofia Coppola ha scritto anche la sceneggiatura di quest’ultimo, adattando il romanzo omonimo del premio Pulitzer Jeffrey Eugenides. Il film era interpretato da Kirsten Dunst, Josh Hartnett, James Woods e Kathleen Turner. Presentato in anteprima mondiale a Cannes, Il giardino delle vergini suicide le è poi valso il MTV Movie Award come Miglior Nuova Filmmaker.

Il film successivo della Coppola, Lost in Translation – L’amore tradotto, il suo primo con Focus Features, è stato presentato ai festival cinematografici di Toronto, Venezia e Telluride. Il film le è valso un Oscar per Miglior Sceneggiatura Originale e nomination per Miglior Regia e Miglior Film (nel suo ruolo di produttrice). Lost in Translation – L’amore tradotto è interpretato da Bill Murray e Scarlett Johansson che hanno vinto, tra i tanti altri riconoscimenti che gli attori e la troupe hanno ricevuto, premi BAFTA rispettivamente come Miglior Attore e Miglior Attrice.

Il suo terzo film come sceneggiatrice e regista, Marie Antoinette, si basava in parte sulla biografia scritta da Antonia Fraser Marie Antoinette: The Journey, ed è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes. Il film, che Sofia Coppola ha anche prodotto, aveva Kirsten Dunst nel ruolo della protagonista. Per il suo lavoro sul film, la costumista Milena Canonero, ha vinto un Oscar.

Sofia Coppola, Somewhere

Sofia Coppola, SomewhereHa poi scritto, diretto e prodotto Somewhere, il suo secondo film con Focus Features, interpretato da Stephen Dorff e Elle Fanning, che ha ricevuto una nomination al Critics’ Choice Award per la sua interpretazione.

Presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia nel 2010, Somewhere ha vinto il premio più importante, il Leone d’Oro come Miglior Film. Sofia Coppola è stata premiata con uno Special Filmmaking Achievement Award della National Board of Review.

Il suo film successivo come sceneggiatrice, regista e produttrice è stato Bling Ring, che ha basato sull’articolo di Nancy Jo Sales su Vanity Fair: “Il sospetto indossava scarpe Louboutins.” Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, e la Coppola è stata premiata con un premio Dorothy Arzner per la Regia ai Lucy Awards di Women In Film.

Nel 2015, ha co-sceneggiato, prodotto esecutivamente e diretto lo speciale per le vacanze di Natale A Very Murray Christmas, che ha ricevuto nomination agli Emmy come Outstanding Television Movie e Outstanding Music Direction. La star del programma, Bill Murray, è stato candidato a uno Screen Actors Guild Award; e Sofia Coppola a un Directors Guild of America Award per il suo lavoro sul film della durata di un’ora.

Sofia Coppola: 10 cose che non sai sulla regista

Sofia Coppola: 10 cose che non sai sulla regista

Una delle poetiche più affascinanti del nuovo cinema statunitense, è quella della regista Sofia Coppola. Sin dal suo folgorante esordio, l’autrice si è imposta per il suo originale modo di raccontare importanti fasi di passaggio della vita o sentimenti universalmente condivisi, e ad oggi è una delle voci più mature e influenti del panorama cinematografico.

Ecco 10 cose che non sai di Sofia Coppola.

Parte delle cose che non sai sulla regista

Sofia Coppola Lost in Translation

Sofia Coppola: i film da lei realizzati

10. È regista e sceneggiatrice di celebri film. Il film di debutto della Coppola risale al 1999, ed è Il giardino delle vergini suicide, con protagonista Kirsten Dunst. Nel 2003 firma il suo secondo lungometraggio, Lost in Translation, con Bill Murray e Scarlett Johansson, che le permette di affermarsi a livello internazionale. Suoi successivi film sono poi stati Marie Antoinette (2006), Somewhere (2010), con Elle FanningBling Ring (2013), con Emma Watson, e L’inganno (2017), con Nicole Kidman. La regista ha poi firmato anche uno speciale film televisivo per Netflix intitolato A Very Murray Christmas (2015), mentre nel 2020 è previsto il suo ritorno al cinema con On the Rocks, con Rashida Jones.

9. È stata anche attrice. L’ingresso nel mondo del cinema per la Coppola è avvenuto sin da bambina, in qualità di attrice nei film diretti dal padre. I suoi primi piccoli ruoli risalgono infatti ai film Il padrino (1972), Il padrino – Parte II (1974), I ragazzi della 56ª strada (1983), Rusty il selvaggio (1983), Cotton Club (1984), Peggy Sue si è sposata (1986) e Tucker – Un uomo e il suo sogno (1988). ottiene poi un ruolo di maggior rilievo in Il padrino – Parte III (1990), dove recita accanto ad Al Pacino nei panni di Mary Corleone. Uno dei suoi ultimi ruoli da attrice risale invece al film Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (1999).

8. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Con il film Lost in Translation, l’autrice si afferma ulteriormente all’interno dell’industria, arrivando ad ottenere il suo primo premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Per la stessa pellicola viene nominata anche come miglior regista e per il miglior film. Nel 2010 le viene invece assegnato il Leone d’oro, il premio più importante della Mostra del Cinema di Venezia, per il film Somewhere. Nel 2017, al Festival di Cannes, vince invece il Prix de la mise en scène per la sua regia di L’inganno.

Sofia Coppola in Star Wars

7. Ha fatto un cameo nella celebre saga. Anche la Coppola è entrata, seppur senza farsi notare, a far parte della galassia lontana lontana di Star Wars. Nel film del 1999, Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, l’attrice appare brevemente nel ruolo di una delle ancelle che accompagnano la principessa Amidala, interpretata dall’attrice Natalie Portman. Ricordando l’esperienza, ha raccontato di essersi recata sul set per assistere allo svolgimento delle riprese, e il regista George Lucas sul momento le chiese se voleva comparire in scena, occasione che la Coppola non si lasciò sfuggire.

Sofia Coppola in Il Padrino

6. Ha avuto ruoli diversi all’interno della trilogia. Sofia Coppola ha interpretato la figlia di Michael Corleone in Il Padrino – Parte III, nonostante abbia vestito i panni della nipote ne Il Padrino del ’72 e di una bambina senza nome su una nave de Il Padrino – Parte II. La Coppola ottenne il ruolo nel terzo film della trilogia dopo che Winona Ryder dovette rifiutare per via di altri impegni.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Sofia Coppola Somewhere

Sofia Coppola e Marie Antoinette

5. Ha cercato un nuovo punto di vista sulla figura storica. Nel raccontare la vita della sovrana Maria Antonietta, la regista desiderava esaltarne l’aspetto umano, raffigurandola come una ragazza sconnessa dalla realtà, che finisce con il trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Per questo motivo, decise di basarsi sulla biografia scritta da Antonia Fraser, poiché giudicava quella ben più nota di Stefan Zweig troppo rigida nei confronti della regina.

4. Avrebbe dovuto essere il suo secondo film. Inizialmente la produzione del film era prevista subito dopo Il giardino delle vergini suicide. Tuttavia, incontrando diverse difficoltà nel confrontarsi con la realtà storica della vicenda, la Coppola preferì dedicarsi ad un altro progetto per potersi temporaneamente distrarre. Realizzò così Lost in Translation, il cui successo la aiutò a ridare vita a Maria Antoinette.

Sofia Coppola dirige Somewhere

3. Non era convinta sulla scelta di casting dei produttori. Somewhere racconta del delicato rapporto tra un padre, attore in declino, e la sua giovane e candida figlia. Per interpretare quest’ultima, i produttori suggerirono alla Coppola l’attrice Elle Fanning, divenuta celebre in quegli anni. La regista non era però convinta a riguardo, temendo che si trattasse della tipica bambina attrice di Hollywood. Dopo averla incontrata, però, si ricredette, trovando la Fanning caratterialmente forte e brillante.

2. Non voleva raccontare la classica storia su Hollywood. Con Somewhere, la Coppola si è spinta per la prima volta a raccontare il mondo del cinema, facendolo però a suo modo. Il film tocca infatti solo in modo marginale la vita all’interno dell’industria, e lo stesso personaggio protagonista pur essendo un attore non viene mai visto intento a recitare su qualche set. Per la regista era più importante raccontare gli effetti della celebrità su di lui come uomo e padre.

Sofia Coppola non è su Instagram

1. È molto riservata. La regista ha più volte dichiarato di voler mantenere un basso profilo pubblico, tenendosi dunque lontana dai social network e garantendo così alle proprie figlie di poter vivere un’adolescenza lontana dai riflettori. Su Instagram è tuttavia possibile trovare alcune fan page a lei dedicate, dove vengono pubblicati gli ultimi aggiornamenti sui suoi progetti da autrice.

Fonte: IMDb

Sofia Coppola presenta Priscilla, il biopic sull’eterno amore di Elvis

Scritto e diretto da Sofia Coppola, Priscilla, in concorso al Festival di Venezia 2023, è basato sul libro di memorie del 1985 Elvis and Me, scritto da Presley e Sandra Harmon. Nel film, la giovanissima Priscilla Beaulieu (incontra Elvis a una festa, quando è già una superstar del rock-and-roll, ma diventa  per lei una persona del tutto inaspettata nei momenti privati: una cotta entusiasmante, un alleato nella solitudine, un migliore amico vulnerabile. Dal punto di vista di Priscilla, il film esamina il lato inedito di un grande mito americano nel lungo corteggiamento e nel turbolento matrimonio di Elvis e Priscilla.

Alla conferenza stampa di presentazione del film, la regista ha spiegato cosa l’abbia spinta a dedicarsi a questo progetto: “sono rimasta colpita dal fatto che l’ambientazione è così insolita, ma lei attraversa tutte le cose che tutte le ragazze attraversano crescendo verso la femminilità – il suo primo bacio e il diventare madre – tutti questi momenti a cui potevo riferirmi, ma in questa ambientazione così insolita che siamo così curiosi di conoscere“.

In un momento molto emozionante della conferenza stampa, la stessa Priscilla Presley ha raccontato come è stato affiancare Coppola e il cast condividendo con loro momenti della sua vita: “È molto difficile stare seduti a guardare un film che parla di te, della tua vita e del tuo amore. Sofia ha fatto un lavoro straordinario, ha fatto il suo dovere… E io ho dato tutto quello che potevo per lei“.

È stato molto difficile per i miei genitori capire che Elvis si interessasse così tanto a me e penso davvero che, poiché ero più una persona che ascoltava, Elvis mi riversava il suo cuore, le sue paure, le sue speranze, la perdita di sua madre che non aveva mai superato, e io ero la persona che si sedeva davvero per ascoltarlo e confortarlo. Ero un po’ più grande nella vita che nei numeri e questa era l’attrazione. La gente pensa: “Oh, era sesso, era questo”. Non è affatto così. Non ho mai fatto sesso con lui. Era molto gentile, molto tenero, molto affettuoso, ma rispettava anche il fatto che avessi solo 14 anni“.

Presley ha anche chiarito che quando se ne andò, anni dopo, “non fu perché non lo amavo, era l’amore della mia vita. Era lo stile di vita che era così difficile per me… Avevamo nostra figlia e mi assicuravo che lui la vedesse sempre, era come se non ci fossimo mai lasciati. Voglio che questo sia chiaro“.

Il film è interpretato da Cailee Spaeny nel ruolo di Priscilla Beaulieu Presley e da Jacob Elordi nel ruolo di Elvis. Il cast ha potuto recarsi a Venezia per sostenere il film dopo aver ricevuto un accordo provvisorio SAG-AFTRA. Proprio in merito allo sciopero, Coppola ha detto: “È un lavoro duro lottare per un giusto compenso e spero che si risolva presto perché ci sono così tante persone che vogliono tornare a lavorare“.

Spaeny ha detto di aver accettato il ruolo: “Con molto timore, ma sono stato molto fortunato ad avere un po’ di tempo con Priscilla. È stata molto generosa con il suo tempo e molto gentile con me e mi ha sostenuto“. Elordi ha commentato: “L’intera prospettiva che avevo di fronte era una specie di enorme montagna e mi ha detto: “Mettiti i paraocchi e vai fino in fondo”. Non c’era spazio per non farlo“.

Parlando della relazione tra Priscilla ed Elvis, il giovane protagonista di Euphoria ha attirato gli applausi dei giornalisti: “La cosa più impressionante per me è la portata di questo amore e la potenza di questo amore. E ancora oggi, anche se lui non è qui, quando parli con Priscilla puoi ancora sentire l’amore. È vero, è imperituro ed è semplicemente bellissimo… È questo legame che unisce due persone e penso che sia per l’eternità“.

Priscilla arriverà nelle sale statunitensi il 27 ottobre tramite A24. Mubi ha anche acquisito i diritti in diversi territori, tra cui il Regno Unito.

Sofia Coppola per il remake de La Notte Brava del Soldato Jonathan

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Un progetto davvero singolare è quello che vedrà coinvolta Sofia Coppola nei prossimi mesi. Secondo quanto riportato da Variety, infatti, la regista di Marie Antoinette e Bling Ring porterà nuovamente sul grande schermo La Notte Brava del Soldato Jonathan, film diretto da Don Siegel e basato sul romanzo omonimo del 1966 scritto da Thomas P. Cullinan.

Il film originale era interpretato da Clint Eastwood e raccontava la storia del caporale nordista Jonathan McBarney che, dopo esser scampato alla cattura da parte di alcuni soldati sudisti, viene condotto nell’isolato collegio femminile della signora Martha, inizialmente solo come esempio di carità cristiana da offrire alle fanciulle. In pochi giorni il caporale riesce ad entrare nelle grazie tanto della direttrice quanto della sua socia Edwina, nonché delle stesse giovani educande del luogo, tanto che Martha non sembra più intenzionata a consegnarlo ai sudisti appena guarito, piuttosto ad offrirgli un posto da factotum.

Sempre secondo la fonte, Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning sarebbero in trattative per recitare nel film. Youree Henley, già produttrice di Somewhere e Bling Ring, si occuperà della produzione del remake. L’ultimo film diretto da Sofia Coppola è stato A Very Murray Christmas con protagonista Bill Murray, realizzato in esclusiva per Netflix. Il film è uscito a dicembre 2015.

Fonte

Sofia Coppola e Bill Murray di nuovo insieme per On The Rocks

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Sofia Coppola e Bill Murray di nuovo insieme per On The Rocks

È ufficiale: Sofia Coppola e Bill Murray torneranno a lavorare insieme dopo Lost in Translation e A Very Murray Christmas nel progetto intitolato On The Rocks e prodotto da A24 e Apple. Nel cast figurerà anche Rashida Jones.

Il film racconterà la storia di una giovane madre che ricuce i rapporti con suo padre, un anziano playboy, e delle loro avventure tra le strade di New York, mentre le riprese inizieranno in primavera nella Grande Mela.

Questo è il sesto lungometraggio firmato dalla regista americana figlia d’arte, reduce dal premio alla regia al Festival di Cannes del 2017 per L’inganno (The Beguiled). L’ultima apparizione cinematografica di Murray risale invece al reboot di Ghostbusters del 2016, mentre lo scorso anno l’abbiamo sentito doppiare uno dei personaggi de L’isola dei cani di Wes Anderson (con cui lavorerà ancora sul set di The French Dispatch).

Sofia Coppola e Bill Murray, insieme per On The Rocks

 

Sofia Coppola dirige il film in live-action La Sirenetta

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Sarà Sofia Coppola con ogni probabilità a dirigere l’adattamento in live-action de La Sirenetta, a darne notizie è Deadline che conferma che la regista è ancora in trattative con la produzione. Il film tratto dal classico di Hans Christian Andersen sarà prodotto dalla  Working Title per la Universal Pictures, con Tim Bevan ed Eric Fellner al timone della produzione.

Lo script invece sarà scritto dalla sceneggiatrice Caroline Thompson che ha firmato Edward Mani di Forbice di Tim Burton. La storia ovviamente racconterà di  una piccola sirena che per stare con l’umano della quale si è innamorata fa un vero e proprio patto con il diavolo. Il film doveva essere diretto da Joe Wright, prima dell’annuncia di Pan. Le intenzioni sono quelle di produrre il film il prima possibile.

Sofia Coppola a Roma presenta The Bling Ring

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Sofia CoppolaQuando sono venuta a sapere dei fatti accaduti volevo dare uno sguardo a ciò che accade nel nostro Paese e mostrarlo. Fare un film così può aituare a fare luce sulla situazione della gioventù americana“. A parlare è Sofia Coppola, questa mattina a Roma per presentare il suo ultimo film, The Bling Ring, in cui racconta proprio un fatto realmente accaduto, che ha visto protagonisti alcuni adolescenti che tra il 2008 e il 2009 si sono introdotti in diverse case di star a Hollywood trafugando ogni tipo di oggetti, abiti, scarpe e gioielli per la smanie di possedere quelle cose che fanno grandi le starlette sui tappeti rossi.

-E’ cambiato qualcosa nel panorama sociale delle celebrity dal 2008, inizio della crisi socio economica, ad oggi?

Per quello che so, l’ossessione per il mondo delle celebrity è cresciuto. Non credo che la crisi abbia avuto un grosso impatto, il fenomeno mi sembra aumentato. Ero molto interessata a questo aspetto perchè sembra stia toccando vette assurde, diventando un vero problema … La storia che ho voluto raccontare parla anche del rapporto con la famiglia. Non volevo fare una generalizzazione ma i ragazzini raccontati nel film hanno una famiglia assente” .

– Dalle Vergini suicide a Bling Ring: si tratta sempre adolescenti, ma cosa è cambiato nel frattempo? Sono due aspetti della stessa medaglia?

Le protagoniste del film di allora erano innocenti, questi assolutamente no. Sono due epoche diverse e a me interessava raccontare cosa sta accadendo adesso. Sono curiosa di sapere come andrà a svilupparsi questa cultura pop nei prossimi anni, forse ci sarà una reazione e si tornerà indietro. Per me questa storia ha un che di fantascientifico perchè vedere ragazzi che seguono questo tipo di cultura per me è stato sorprendente, ma ci sono anche ragazzini normali, che crescono in maniera normale … Per i giovani si parla sempre di una mancanza di valori, questa storia parla di estremi e volevo mostrare questa estrema voglia di partecipare alla vita dei vip in questa maniera malata, questa loro voglia di condividere a tutti i costi“.

-Si è detto che i ragazzi sono stati molto insieme prima delle riprese, e anche che li ha fatti entrare di nascosto un una casa.

E’ vero, abbiamo trascorso del tempo insieme perchè si sviluppasse l’idea di gruppo. Tra le cose che abbiamo fatto c’è stato farli introdurre in case di altre persone di nascosto, ma si trattava della casa di un mio amico, che si è prestato al gioco.

-Il film non coinvolge emotivamente, siamo sempre distanti da questi ragazzi.

Volevo che il pubblico li seguisse ma che mantenesse un certo distacco emotivo. Tra di loro questi ragazzi sono legati solo dalla passione per gli oggetti delle star. Non volevo creare un legame con lo spettatore, perchè neanche loro sono reciprocamente lagati”.

-Dove ha osservato il mondo degli adolescenti per raccontarlo così nel film?

“Ho parlato con la giornalista che ha pubblicato l’articolo su Variety, poi la figlia di una mia amica mi ha aiutata con lo slang e ho letto trascrizioni delle interviste. Ho incontrato alcuni dei protagonisti della storia e così poco per volta ha costruito il mondo intorno a loro insceneggiatura”.

Sofia Coppola a lavoro su The Beguiled, al cinema nel 2017

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Sofia Coppola a lavoro su The Beguiled, al cinema nel 2017

Lo scorso marzo è stata diffusa la notizia ufficiale che Sofia Coppola, avrebbe portato nuovamente al cinema La Notte Brava del Soldato Jonathan, The Beguiled in originale, film diretto da Don Siegel e basato sul romanzo omonimo del 1966 scritto da Thomas P. Cullinan.

Dopo gli annunci del casting, che vede coinvolti Colin Farrell e Nicole Kidman tra gli altri, arriva adesso ufficialmente la comunicazione che la produzione del film è cominciata in Louisiana e che la regista sbarcherà al cinema il 23 giugno 2017 con il nuovo titolo.

Il film originale era interpretato da Clint Eastwood e raccontava la storia del caporale nordista Jonathan McBarney che, dopo esser scampato alla cattura da parte di alcuni soldati sudisti, viene condotto nell’isolato collegio femminile della signora Martha, inizialmente solo come esempio di carità cristiana da offrire alle fanciulle. In pochi giorni il caporale riesce ad entrare nelle grazie tanto della direttrice quanto della sua socia Edwina, nonché delle stesse giovani educande del luogo, tanto che Martha non sembra più intenzionata a consegnarlo ai sudisti appena guarito, piuttosto ad offrirgli un posto da factotum.

L’ultimo film diretto da Sofia Coppola è stato A Very Murray Christmas con protagonista Bill Murray, realizzato in esclusiva per Netflix. Il film è uscito a dicembre 2015. Con Colin Farrell e Nicole Kidman, nel cast di The Beguiled ci sono anche Elle Fanning e Kirsten Dunst.

Fonte

Sofia Boutella: 10 cose che non sai sull’attrice

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Sofia Boutella: 10 cose che non sai sull’attrice

Sofia Boutella è una di quelle attrici che sta contribuendo alla rivoluzione del cinema e delle serie tv, grazie alla sue performance ricche di ricercatezza e dettagli. L’attrice, che ha iniziato come ballerina, ha dato subito prova delle sue abilità, riuscendo a stupire lo spettatore sin dalle sue prime apparizioni sullo schermo.

Ecco dieci cose da sapere su Sofia Boutella.

Sofia Boutella: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. La carriera cinematografica dell’attrice e ballerina inizia nel 2002, quando appare nel film Le défi, per poi apparire in StreetDance 2 (2012) e Kingsman – Secret Service (2014), che le conferisce grande popolarità. Recita poi in Monsters: Dark Continent (2014), Jet Trash (2016) e Star Trek Beyond (2016). Tra i suoi ultimi lavori, vi sono Tiger Raid (2016), La mummia (2017), Atomica bionda (2017), Kingsman – Il cerchio d’oro (2017, cameo), Hotel Artemis (2018), Climax (2018), Settlers – Colonia Marziana (2021) e Prisoners of the Ghostland (2021).

2. È apparsa anche sul piccolo schermo ed è doppiatrice. L’attrice non si è cimentata con la recitazione solo per il grande schermo, ma ha anche lavorato per altri progetti. Infatti, ha partecipato alle serie Il commissario Cordier (2004) e Modern Love (2019), oltre che nei film tv Permis d’amier (2005) e Fahrenheit 451 (2018). Prossimamente reciterà anche nelle serie SAS: Rogue Heroes Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities. Inoltre, ha lavorato anche come doppiatrice, prestando la propria voce per il film Azur e Asmar (2006).

sofia boutella

Sofia Boutella in La mummia

3. Ha amato interpretare il suo personaggio. Nel film La mummia, l’attrice e ballerina ha interpretato proprio il personaggio della mummia ed è rimasta colpita da come questo era stato pensato: “Quando mi sono seduta con Alex [Kurtzman, regista del film], gli ho detto “Come hai intenzione di fare questo? Quali sono i tuoi sentimenti e pensieri?” Voleva rendere omaggio ai film originali e, allo stesso tempo, adattarlo ai tempi moderni e alla tecnologia che abbiamo ora. Questo è quello che mi ha fatto innamorare di più, perché amo i film originali”.

4. Il suo passato di ballerina l’ha aiutata. Per interpretare Ahmanet, è stato utile rievocare il suo talento di ballerina e performer: “Volevo trovare la sua dimensione, perché, anche se non è mai diventata faraone, si comporta come tale. E pensa di essere una regina e lo è. Ha quel tipo di potere e forza che ho voluto restituire trovandole una dimensione e un certo tipo di fisicità”.

Sofia Boutella in Star Trek

5. Non conosceva la saga. Prima di interpretare Jaylah in Star Trek: Beyond, l’attrice non aveva mai visto la saga né era al corrente della sua storia o delle sue innumerevoli trasposizioni cinematografiche e televisive. Per recuperare questa mancanza, in vista delle riprese del film, ha recuperato alcune delle serie televisive trasmesse nel corso degli anni.

6. Secondo lei il film ha un messaggio di pace. Grazie alla sua esperienza personale, ovvero il fatto di essere scappa da Algeri a soli dieci anni con la sua famiglia per arrivare in Francia, l’attrice ha capito che dietro Star Trek: Beyond si nasconde un vero e proprio messaggio di pace e di unione tra le varie culture. Una tematica che l’ha spinta ad accettare subito il suo ruolo.

Sofia Boutella in Kingsman: Secret Service

7. Si è allenata duramente per il film. Per interpretare la parte di Gazelle, letale spia nel film Kingsman: Secret Service, l’attrice si è dovuta sottoporre ad un durissimo addestramento fisico. “Mi hanno insegnato la boxe thailandese, il taekwondo e come lavorare con i cavi. Gazelle usa le gambe per uccidere, quindi ho dovuto imparare diversi tipi di calci. Non avevo mai fatto niente di simile prima“.

Sofia Boutella Star Trek

 

 

Sofia Boutella: chi è il suo fidanzato

8. È fidanzata da poco. L’attrice è fidanzata da circa un anno con Keean Johnson. I due hanno 14 anni di differenza e pare che si frequentino da circa un anno, anche se ci sarebbe già stata una piccola crisi nel mezzo. Prima del suo attuale compagno, l’attrice ha frequentato il cantautore M. Pokora nel 2008, per poi iniziare una breve storia con Robert Sheehan. Tra i vai flirt a lei attribuiti ci sarebbe anche quello con Chris Pine, suo collega in Star Trek.

Sofia Boutella è su Instagram

9. Ha un account seguitissimo. Come la maggior parte dei suoi colleghi, anche la giovane attrice ha aperto da qualche anno il proprio profilo Instagram, seguito da qualcosa come 535 mila persone. Il suo profilo, con oltre 800 post, è un tripudio di foto che la ritraggono protagonista tra momenti lavorativi e di svago. Seguendola, si potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue attività, dalla recitazione alla pubblicità, fino ai luoghi da lei visitati e molto altro.

Sofia Boutella: età e altezza

10. Sofia Boutella è nata il 3 aprile del 1982 a Bab El Oued, in Algeria. La sua altezza complessiva corrisponde a 165 centimetri.

Fonti: IMDb, Indipendent, Daily Mail, Ranker

Sofia Boutella sulle recensioni negative di Rebel Moon: “Mi hanno davvero ferito”

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Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco (qui la recensione), la prima parte di un film in due parti diretto da Zack Snyder, ha avuto un incredibile successo su Netflix, ottenendo 23,9 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni di uscita e diventando il nono miglior film della piattaforma per il 2023. Un grande risultato, considerando che è stato rilasciato verso la fine dell’anno. Tuttavia, la critica non è stata clemente: il film ha infatti ottenuto un indice di gradimento del 21% sul sito aggregatore Rotten Tomatoes. Il punteggio delle recensioni del film è stato in media di 3,2 su 5.

Un risultato che sembra aver avuto un impatto negativo sull’attrice protagonista, Sofia Boutella, la quale durante un’intervista con Vulture ha dichiarato che: “Ho sempre pensato di essere perfettamente in grado di incassare questi colpi, ma poi ho letto le critiche che si sono abbattute su Rebel Moon e mi hanno davvero ferito“. Ha poi aggiunto: “E sarò onesta al riguardo. Mi sento come se lo stessi sostenendo per tutti coloro che tenevano così tanto a questo progetto, ed è questo che mi ha colpito. Non il mio aspetto. Semmai sono stata abbastanza fortunata e la gente ha apprezzato il mio lavoro, ma il film è stato criticato”.

Mi ha colpito molto per tutti coloro che hanno messo tanto cuore, lacrime e sudore in questo progetto. È difficile vedere qualcosa che viene demolito a tal punto. Sono orgogliosa di averne fatto parte e se non ci sarà più Rebel Moon, sarà una parte molto importante della mia vita che difenderò per sempre“. La seconda parte, Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, arriverà su Netflix il 19 aprile e il futuro della saga potrebbe essere deciso dall’accoglienza di questo seguito. In estate arriveranno però anche le Director’s cut vietate ai minori, che potrebbero ottenere maggiori consensi. Ad ora, dunque, il futuro di Rebel Moon è abbastanza protetto.

Leggi anche:

La trama di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco con Sofia Boutella

La sinossi del film recita: dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

Sofia Boutella sarà protagonista di Rebel Moon di Zack Snyder

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Sofia Boutella sarà protagonista di Rebel Moon di Zack Snyder

Netflix annuncia che l’attrice sarà la protagonista di Rebel Moon, il nuovo film originale Netflix diretto da Zack Snyder.  Boutella ha raggiunto il successo con il suo ruolo nel franchise Kingsman. Ha poi recitato in La mummia con Tom Cruise per Universal, Atomica bionda al fianco di Charlize Theron, Fahrenheit 451 di Ramin Bahrini per HBO e Climax di Gaspar Noé per A24. È protagonista di Settlers, debutto cinematografico di Wyatt Rockefeller per IFC.

Il lungometraggio segna il ritorno insieme di Newman, Snyder e Stuber. Tra i produttori più prolifici di Netflix, Newman aveva ingaggiato Snyder per la regia del suo L’alba dei morti viventi del 2004,  che era stato supervisionato dall’allora vicepresidente di Universal Scott Stuber, oggi Netflix Head of Global Films. Rebel Moon è il primo lungometraggio frutto dell’accordo di prelazione tra Netflix e The Stone Quarry Productions, società di produzione fondata da Zack e Deborah Snyder, insieme al socio di produzione Wesley Coller. Prosegue così la collaborazione tra Netflix, gli Snyder e Stone Quarry, dopo la produzione del thriller con zombi diretto da Snyder Army of the Dead e del prequel Army of Thieves, lanciato in tutto il mondo su Netflix lo scorso weekend e al momento in cima alla classifica dei film più popolari in oltre 90 paesi. In produzione ci sono anche lo spin-off animato Army of the Dead: Lost Vegas e la serie ispirata alla mitologia scandinava Twilight of the Gods.

Rebel Moon, il film

Vi ricordiamo che Rebel Moon è il prossimo film di fantascienza originale Netflix di Zack Snyder che si baserà su una sceneggiatura scritta dal regista insieme a Shay Hatten e Kurt Johnstad. Protagonista annunciata è Sofia Boutella, l’ex modella e sportiva Nike diventata attrice, Boutella ha raggiunto il successo con il suo ruolo nel franchise Kingsman. Ha poi recitato in La mummia con Tom Cruise per Universal, Atomica bionda al fianco di Charlize Theron, Fahrenheit 451 di Ramin Bahrini per HBO e Climax di Gaspar Noé per A24.

Nel film L’esercito del tiranno Regent Balisarius minaccia gli abitanti di una colonia pacifica al confine della galassia, che decidono di inviare una giovane donna dal passato misterioso a esplorare pianeti vicini alla ricerca di guerrieri disposti a combattere al loro fianco.

Sofia Boutella sarà la nuova Mummia?

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Sofia Boutella sarà la nuova Mummia?

La carriera di Sofia Boutella sembra essere decollata dopo aver interpretato l’assassina Gazelle in Kingsman: The Secret Service, e il suo curriculum è in procinto di arricchirsi di un nuovo, grande ruolo. L’attrice, infatti, è ai primi stadi di una trattativa che potrebbe portarla a interpretare la creatura del nuovo reboot targato Universal de La Mummia.

La pellicola sarà uno dei primi tasselli del tentativo dello studio di riportare in auge i loro mostri tradizionali (Dracula, Frankenstein, l’Uomo Lupo ecc…), seguendo l’esempio del Marvel cinematic universe. La Mummia punta a ridare gloria a un franchise ormai dimenticato, e vuole farlo puntando su nomi di grossissimo calibro: Tom Cruise infatti è anch’egli in trattative per un ruolo da protagonista nel film.

Non si sa ancora nulla riguardo all’effettiva trama del film, né si hanno chiarimenti riguardo all’eventuale cambio di sesso della creatura o all’ambientazione della storia, ciò che è noto è che la sceneggiatura è stata affidata a Jon Spaihts e che la pellicola sarà diretta da Alex Kurtzman. L’intenzione della Universal è quella di avere il film pronto per le sale il 24 Marzo del 2017.

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