Vision
Distribution ha diffuso il trailer di Romeo
è Giulietta, il nuovo film di Giovanni Veronesi con
Sergio Castellitto,
Pilar Fogliati, Geppi Cucciari, Maurizio Lombardi, Serena De
Ferrari, Domenico Diele,
Margherita Buy. Il film debutterà al cinema a San
Valentino.
Romeo
è Giulietta è una produzione INDIANA PRODUCTION, CAPRI
ENTERTAINMENT e VISION DISTRIBUTION in collaborazione con SKY
Prodotto da FABRIZIO DONVITO, BENEDETTO HABIB, DANIEL CAMPOS
PAVONCELLI e MARCO COHEN per Indiana Production e VIRGINIA
VALSECCHI per Capri Entertainment Con il patrocinio del COMUNE DI
SPOLETO e la collaborazione della FONDAZIONE FESTIVAL DEI DUE MONDI
Con il supporto di UMBRIA FILM COMMISSION.
La trama di Romeo è Giulietta
Il grande regista teatrale Federico
Landi Porrini (Sergio Castellitto) è alla ricerca dei suoi Romeo e
Giulietta per l’opera che dovrebbe consacrare definitivamente il
suo prestigio e concludere la sua carriera. Tra le candidate spicca
Vittoria (Pilar Fogliati) che viene però esclusa a causa di
un’ombra sul suo passato. Determinata a ottenere comunque un ruolo
nello spettacolo e con la complicità della sua amica truccatrice
(Geppy Cucciari), la giovane attrice decide di ritentare sotto
falsa identità, per dimostrare tutto il suo talento. È così che si
trasforma in Otto Novembre, si propone per il ruolo di Romeo e
ottiene la parte. Non le sembra poi così complicato interpretare
qualcun altro, sia sul palco che dietro le quinte, neanche quando
il suo fidanzato (Domenico Diele) viene scelto per interpretare il
ruolo di Mercuzio. Vestire però i panni di un uomo le consentirà di
scoprire molte cose su sé stessa, ma soprattutto sulle persone che
la circondano.
Il cast del nuovo Romeo e Giulietta
diretto da Carlo Carlei si arricchisce di numerosi nomi
interessanti: dopo Hailee Steinfeld (Il Grinta) e Douglas
Booth(I Pilastri della Terra), chiamati a interpretare gli
sfortunati innamorati della famosissima tragedia Shakesperiana, si
uniscono al progetto anche Damian Lewis(recentemente visto
nella serie di successo “Homeland”)nel ruolo del padre di
Giulietta, Natascha McElhone (the Truman Show) in quello della
madre, Stellan Skarsgard nei panni del principe di Verona e la
nostra Laura Morante in quelli della madre di Romeo; per Frate
Lorenzo e Mercuzio erano invece già stati confermati nelle scorse
settimane Paul Giamatti ed Ed Westwick(conosciuto al grande
pubblico per il ruolo di Chuck in Gossip Girl).
Il film, le cui riprese sono
iniziate in questi giorni a Cinecittà, si basa su una sceneggiatura
di Julian Fellowes (Gosford Park, Downton Abbey).
Fuori Concorso al Festival del Film
di Roma è stato presentato oggi Romeo e Giulietta
diretto da Carlo Carlei e adattato da
Julian Fellowes, scrittore dell’acclamata serie tv
della ITV britannica Dowtown Abbey.
La storia è conosciuta da gli
amanti della letteratura inglese e no, anche grazie a gli
adattamenti cinematografici fatti in precedenza, ma ripassiamola
insieme! Un odio antico divide le due famiglie di Verona i
Montecchi e i Capuleti, sempre pronti a darsi battaglia ,
disobbedendo al volere de Il Principe di Verona (Stellan
Skarsgard). Il giovane Romeo (Douglas
Booth) erede dei Montecchi invece non pensa a combattere,
ma all’amore. Per seguire Rosalina (Nathalie Rapti
Gomez) la sua amata, Romeo insieme a Benvoglio
(Kodi Smit-McPhee ) e Mercuzio (Christian
Cooke) finisce ad un ballo in maschera a casa dei
Capuleti. La festa è stata organizzata da Lord e Lady Capuleti
(Damian
Lewis e Natascha McElhone) per
presentare in sposa la loro figlia Giulietta (Hailee
Steinfeld) al facoltoso Paride (Tom
Wisdom). Ma Giulietta è ancora piccola e non è pronta per
il matrimonio, cosa di cui è convinta anche la sua balia
(Lesley Manville).
Romeo e Giulietta recensione del
film di Carlo Carlei
Uno scambio di sguardi tra Romeo e
Giulietta e i giovani si dimenticano di tutto, rimanendo incantati
all’istante. Il cugino di Giulietta,Tebaldo (Ed
Westwick) accecato dall’odio per i rivali Montecchi
riconosce subito gli ospiti sgraditi e lo comunica alla famiglia,
facendo arrivare la notizia anche ai due amanti che nel frattempo
erano riusciti a scambiarsi un veloce bacio e una promessa d’amore.
Con l’aiuto di Frate Lorenzo (Paul
Giamatti) e della balia, Romeo e Giulietta si sposano
in segreto, convinti che l’unione annienterà l’odio tra le
famiglie, ma è solo l’inizio della più tragica storia d’amore mai
raccontata. Ora la domanda è : c’era bisogno di un’ennesima
versione del dramma d’amore Shakespiriano per eccellenza? La
risposta è probabilmente no.
Probabilmente no perché per quanto
ci sia la buona volontà di mantenere il testo originale di
Shakespeare, nel 2013 un linguaggio del genere non funziona per un
prodotto di due ore. L’idea di riproporre il dramma
nell’ambientazione originale Rinascimentale è apprezzabile, per
quanto una nota stonata di moderno avrebbe movimentato le cose.
Sarà che il Romeo+Juliet di Baz
Lhurman del 1996 aveva dato tutta un’altra interpretazione
e una svolta alla storia, che questo adattamento risulta lento e
tedioso, per quanto fedele all’originale. Certi personaggi, in
particolare il Tebaldo interpretato da Ed Westwick a volte sfocia nel ridicolo, non
riuscendo a risultare credibile. Mentre Hailee Steinfeld, Douglas
Booth e Christian Cooke mostrano una
maturità nella recitazione che può essere applaudita oltre il film.
Paul Giamatti e Damien Lewis da grandi attori riescono a dare
la loro impronta, ma anche qui si parla di una piccola nota
positiva.
La regia di Carlo
Carlei risulta più televisiva che cinematografica,
ricordando a tratti addirittura Fantaghirò , non brillando
particolarmente. Mentre va un applauso ai costumi , realizzati nei
minimi dettagli da Carlo Poggioli che nel suo
curriculum vanta anche l’ultimo “Abrham Lincoln” e “Seta”. La
ricostruzione degli abiti Rinascimentale è precisa fino all’ultimo
brillantino Swarosky (che con la Swarowsky Enternainement è alla
sua prima intera produzione di un film ), con classe e ottima
fattura. Milena Canonero, la costumista vincitrice
di diversi premi tra cui Academy Awards è co-produttrice per Romeo
e Giuletta, ma sicuramente c’è una sua collaborazione anche nella
supervisione dei costumi.
La riproposizione del testo
originale di Shakespeare nei dialoghi può essere positiva solo per
un pubblico giovane che si avvicina al dramma per la prima volta e
quindi può esserci uno scopo educativo, ma a parte questo è un film
che non coinvolge più di tanto essendo il soggetto conosciuto e
privo di colpi di scena che potrebbero tenere lo spettatore
sveglio.
Sono stati diffusi una serie di
nuovi scatti dal set di Romeo e Giulietta, nuova versione
dell’immortale classico Shakespeariano.
Le immagini
mostrano Hailee Steinfeld e Douglas Booth nei panni
degli sfortunati amanti della tragedia, Paul Giamatti in quelli di
Frate Lorenzo, Stellan Skarsgard nel ruolo del Principe e Ed
Westwick(Gossip Girl) come Tebaldo, cugino di Giulietta.
Nell’osservare l’immagine dei due
giovani innamorati non si può fare a meno di pensare a Leonard
Whiting e Olivia Hussey, protagonisti del capolavoro di
Zeffirelli del 1968 che era stato l’ultimo film a portare l’opera
sul grande schermo con un’ambientazione fedele(la versione del 98′
di Baz Lurhmann era reinterpretata in chiave moderna).
Sceneggiato da Julian
Fellowes(Downton Abbey) e diretto da Carlo Carlei( regista nostrano
conosciuto soprattutto per alcune fiction di successo), questo
nuovo Romeo e Giulietta si sta girando in parte in Italia con
riprese fra Verona e Mantova.
è stato appena diffuso online il
primo trailer ufficiale della nuova versione di Romeo e
Giulietta diretta da Carlo Carlei, con la
giovane Hailee Steinfeld( Il Grinta) nei
panni di Giulietta Capuleti e Douglas Booth in
quelli di Romeo Montecchi.
Nel cast, troviamo anche nomi
illustri come quello di Paul Giamatti( Frate
Lorenzo), Stellan Skarsgard(Il Principe di
Verona)e il protagonista di Homeland Damian
Lewis(il Patriarca dei Capuleti); da segnalare anche la
presenza di Ed Westwick, famoso per la serie della
CW Gossip Girl nel ruolo di Tebaldo.
Più vicino alla tradizionale
versione del 68′ firmata da Franco Zeffirelli che a quella non
convenzionale e post moderna di Baz Luhrmann del ’96, Romeo e
Giulietta uscirà in UK il 29 luglio 2013, ma non ha ancora
un’uscita italiana.
è stata diffusa da
Yahoo! Movies la prima clip per Romeo e Giulietta,
ultima versione del celeberrimo dramma di William Shakespeare
diretta da Carlo Carlei e scritta da
Julian Fellowes (Downton Abbey).
Ormai ne parla da tempo
come della sua musa, del suo alter-ego, dopo Leonardo
Pieraccioni e quel Francesco Nuti cui
dedica questo suo
nuovo film (oltre ai ringraziamenti all’amica Asia
Argento, presente in un cameo), ma effettivamente senza
Pilar Fogliati non ci sarebbe il Romeo è
Giulietta di Giovanni Veronesi. Uno che
rifiuta la definizione di romantico – e che già promette un film
per il 2 novembre per compensare questo, in sala proprio dal 14
febbraio, San Valentino, distribuito da Vision
Distribution – ma che dopo la doppietta Moschettieri del re – La penultima
missione (2018) e Tutti per 1 – 1 per tutti (2020) sembra
aver trovato nuova linfa proprio nel tema della ricerca
dell’identità intorno al quale ruota tutta la vicenda. Che vede
coinvolti, a vario titolo, insieme alla protagonista,
Sergio Castellitto, Geppi Cucciari, Maurizio
Lombardi, Serena De Ferrari, Domenico Diele,
Margherita Buy e Alessandro
Haber.
Romeo è Giulietta, la trama
Il grande regista
teatrale Federico Landi Porrini (Castellitto) è
alla ricerca dei suoi Romeo e Giulietta per l’opera che dovrebbe
consacrare definitivamente il suo prestigio e concludere la sua
carriera sul palco del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Tra le
tante deludenti candidate – provinate insieme al compagno Lori
(Lombardi) e al produttore Festa
(Haber) – spicca Vittoria, che viene però esclusa
a causa di un’ombra sul suo passato. Perso il ruolo di Giulietta,
andato alla tiktoker Gemma (De Ferrari), e
determinata a ottenere comunque un ruolo nello spettacolo e con la
complicità della sua amica truccatrice (Cucciari),
la giovane attrice decide di ritentare sotto falsa identità, per
dimostrare tutto il suo talento e prendersi una rivincita. È così
che si trasforma, e con il nome di Otto Novembre si propone per il
ruolo di Romeo, ottenendo la parte. Interpretare qualcun altro non
sembra poi così complicato, sia sul palco sia dietro le quinte,
neanche quando il suo fidanzato (Diele) viene scelto per
interpretare il ruolo di Mercuzio. Vestire però i panni di un uomo
le consentirà di scoprire molte cose su sé stessa, ma soprattutto
sulle persone che la circondano.
Una
nuova sfida per la Fregoli Fogliati
È innegabile la cura,
soprattutto formale, messa nell’operazione nata dalla nuova
collaborazione della coppia di Romantiche, che qui comprensibilmente
punta a mettere ulteriormente alla prova le ormai note capacità di
trasformismo di
Pilar Fogliati. Dopo l’aristocratica, la pariolina, la
borgatara e l’aspirante sceneggiatrice lasciano il campo, in
Romeo è Giulietta, a una promettente attrice pronta a
tutto per non rinunciare al suo sogno, anche a diventare uomo.
Ovviamente sul palco di un teatro, in questo caso, dove si svolge
gran parte del film e dove le trame e i piani dei vari protagonisti
vengono messi alla prova.
Serena De Ferrari e Pilar Fogliati@Enrico De Luigi
Uno spazio ristretto,
spesso cupo, che pur con le sue suggestioni e l’attenzione
dichiarata da Veronesi stesso alle riprese in interni, non risulta
l’arma in più che il regista si augurava fosse né offre occasioni
in più ad attori e personaggi per esprimersi o aggiungere
drammaturgia e tensione alla commedia. Che pure non delude e regala
buoni momenti, scambi convincenti e riesce a rendere credibile
l’intreccio, anche nei suoi passaggi più obbligati. E che, a
prescindere dalla lunga premessa dedicata ai provini e alla voluta
fissità (soprattutto degli esterni, per quanto in molti casi
inusuali, con Ponte Tazio, Villa Torlonia e la via Elpide di
Trionfale sfruttate più del fin troppo turistico laghetto di Villa
Borghese), per troppo tempo non sembra procedere, involuto tra
dubbi e tormenti poco originali e sentiti.
Una
commedia pronta per il remake
Ma non tutti i film
possono essere Tootsie o
Shakespeare in Love, o devono esserlo per
funzionare, visto e considerato che proprio l’appartenenza a quel
rango potrebbe accreditare le speranze della produzione di vendere
i diritti per un remake di questo Romeo è
Giulietta su scala internazionale (come accaduto già
per Perfetti sconosciuti e altri). Versioni
alternative che – oltre a soddisfare la curiosità di quale sarebbe
all’estero il fidanzato della influencer invece del romanista
Lukaku (caparbiamente difeso a scapito della possibilità di
scegliere il contendente interista) – permetterebbero di assistere
a altre interessanti declinazioni del tema della ricerca
dell’identità, non solo di genere, e del conflitto con sé stessi, i
propri principi e obiettivi, che restano lo spunto più interessante
di questa commedia.
Più dell’apprezzabile per
quanto autocelebrativo monologo iniziale di Castellitto, di una
delle definizioni più sintetiche ed esilaranti del personaggio di
Giulietta, della ormai stereotipata rappresentazione dell’attore
costretto a fare il rider (per lo meno stavolta non era il
cameriere) e dell’insistenza della Fogliati personaggio sul fatto
di essere più di una attrice comica (convinzione che immaginiamo
abbia la stessa Pilar, che attendiamo volentieri alla prova). Pro e
contro, come si diceva, tra i quali vanno sicuramente ascritti il
purtroppo debole finale e il surreale ballo al ristorante Alfredo –
tra i secondi – e gli incredibili titoli di testa e di coda
cantati, affidati alle incredibili doti di Alessandra Tumolillo,
che apre i giochi con la sua versione della “Si t’o sapesse
dicere” di Eduardo De Filippo, e di
Simona Molinari, un lusso che Veronesi si è
concesso e un regalo del quale lo ringraziamo.
Arriva la versione bootleg del primo
Trailer del film di Romeo e Giulietta di
Carlo Carlei, il nuovo adattamento della storica
tragedia Shakesperieana, prodotta dalla casa di produzione
Romeo e
Giulietta è uno spettacolo teatrale diretto dal
talentuoso David Leveaux (candidato a cinque Tony
Awards) per la scena di Broadway. Il resoconto filmico che viene
proposto dalla Broadway Hd non è un musical come
recitano a scopo smaccatamente pubblicitario le locandine. Il testo
del Bardo è quasi interamente rispettato. La messa in scena è
scarna ma efficace dal momento che sono le parole, come all’origine
del teatro elisabettiano, a dover guidare l’immaginazione dello
spettatore per le strade e le piazze della Verona rinascimentale.
Sullo sfondo un pannello mobile che a prima vista sembra una parete
urbana infestata da pessimi graffiti. Quando la macchina da presa
si allontana si può notare che in realtà si tratta di un affresco
quattrocentesco. In questo modo viene stabilito scenicamente un
raccordo tra l’ambientazione moderna e l’ambientazione originaria
dell’opera.
La scena viene inoltre resa dinamica
da carrucole, piani che slittano e l’uso scenico del fuoco.
Nonostante tutte queste trovate però, la visione cinematografica di
uno spettacolo teatrale di questo genere con dialoghi molto lunghi
e complessi si presenta abbastanza difficile da seguire senza
soccombere alla spossatezza. La divisione etnica delle due famiglie
rivali è un espediente fin troppo banale dal momento che molto
spesso, al cinema ed a teatro, Romeo e
Giulietta è stato rivisitato proprio in questa chiave
(si pensi a successi immortali come West Side
Story). Gli attori tra cui spicca il bel
Orlando Bloom nel ruolo di Romeo e la brava
Condola Rashad nel ruolo di Giulietta, ce la
mettono tutta per rinverdire questi due personaggi. La
Rashad soprattutto ci regala una Giulietta che,
allontanandosi dal cliché romantico, entra in una dimensione in
alcuni momenti quasi comica. I due danno del loro meglio nella
scena del balcone donandole un’atmosfera da commedia romantica. Non
Shakespeare, non il regista, non il resto del cast ma è
Orlando Bloom comunque, l’attrazione della serata
e viene acclamato dal pubblico (per la maggior parte femminile) al
solo entrare in scena (su di una moto, molto in stile
Gioventù Bruciata). Questo lo penalizza
come attore perché svia l’attenzione dalla sua performance
inferiore a quella della sua partner femminile ma comunque di alto
livello e molto appassionata.
Lo spettacolo arriverà al cinema
solo per il 28, 29 e 30 luglio distribuito da Microcinema.
Ecco un nuovo trailer
di Romeo e Giulietta di Carlo
Carlei, il nuovo adattamento della storica tragedia
Shakesperieana, prodotta dalla casa di produzione
di Gabriele Muccino.
QMI riporta nei cinema
Romeo e Giulietta, lo straordinario
capolavoro di Kenneth MacMillan messo scena alla
Royal Opera nel 2012. Il balletto, dal suo debutto nel 1965, è
stato uno dei titoli di punta del Royal Ballet, amato in tutto il
mondo.
Le scene iniziali sono affollate di cittadini, commercianti e
servitori delle due famiglie rivali Montecchi e i Capuleti, che
lasciano il posto all’entrata in scena di Romeo e Giulietta. Da
quel momento, il centro del racconto è riservato alla storia
d’amore tra i due protagonisti, con tutte le sue sfumature emotive,
la timidezza, il fascino, la fame d’amore e infine il dolore della
separazione.
Il Royal Ballet ha portato in scena Romeo e Giulietta più di 400
volte. Ciascuna messa in scena si distingue dalle precedenti per la
coppia degli interpreti protagonisti. Federico Bonelli e Lauren
Cuthbertson hanno ammaliato il pubblico di tutto il mondo con la
loro particolare interpretazione, in cui la tecnica perfetta si
unisce alla straordinaria capacità attoriale di entrambi e ogni
passo di danza esprime un’emozione, creando un forte legame
d’immedesimazione con il pubblico. La ricchezza dei ruoli di
supporto, inoltre, fornisce sempre nuove sfide al corpo di ballo
della compagnia.
Le scenografie rinascimentali di Nicholas Georgiadis, con alcuni
dettagli originali recentemente restaurati, rappresentano lo sfondo
ideale per questo spettacolo meraviglioso.
Capolavoro coreografico assoluto, con la celebre musica di
Sergej Prokof’ev, questo balletto è adatto a tutti, una scelta
raffinata per trascorrere un indimenticabile San Valentino.
Olivia
Hussey e Leonard Whiting erano
solo adolescenti quando hanno elettrizzato il pubblico nella
versione del 1968 di “Romeo e Giulietta”, diretto
da Franco Zeffirelli. Il film è stato un
successo ed è stato nominato per quattro Oscar, ma ha anche
suscitato polemiche su una scena di nudo camera da letto che
includeva immagini delle natiche di Whiting e dei seni nudi di
Hussey. Oggi, i due interpreti ormai sulla settantina, Hussey e
Whiting hanno intentato una causa presso la Corte Superiore di
Santa Monica, accusando la Paramount di averli
sfruttati sessualmente e di aver distribuito immagini di nudo di
bambini adolescenti.
La causa sostiene che Zeffirelli
– morto nel 2019 – abbia assicurato a entrambi gli attori che
non ci sarebbero state scene di nudo nel film e che avrebbero
indossato indumenti intimi color carne nella scena della camera da
letto. Ma negli ultimi giorni di riprese, il regista li avrebbe
implorati di esibirsi nudi e truccati, “altrimenti ilm film
sarebbe stato un fallimento”.
Hussey aveva 15 anni all’epoca e Whiting 16.
Secondo la denuncia, Zeffirelli mostrò loro dove sarebbe stata
posizionata la telecamera e assicurò loro che nessuna nudità
sarebbe stata fotografata o rilasciata nel film. La causa
sostiene che sia stato disonesto e che Whiting e Hussey siano stati
effettivamente filmati nudi a loro insaputa. “Quello che è
stato detto loro e quello che è successo sono due cose
diverse“, ha detto Tony Marinozzi, che è un business manager
per entrambi gli attori. “Si sono fidati di Franco. A
16 anni, come attori, hanno deciso che non avrebbe violato la
fiducia che avevano. Franco era loro amico, e francamente, a
16 anni, cosa fanno? Non ci sono opzioni. Non c’era
nessun #MeToo.
Secondo la denuncia, Hussey e Whiting hanno
sofferto di angoscia mentale e disagio emotivo nei 55 anni
dall’uscita del film e hanno anche perso opportunità di
lavoro. Nonostante le loro esibizioni di successo, Hussey e
Whiting hanno avuto solo carriere marginali dopo “Romeo e
Giulietta”.
Chiedono danni “che si ritiene superino i
500 milioni di dollari”. “Le immagini di nudo di minori sono
illegali e non dovrebbero essere esibite“, ha detto l’avvocato
degli attori, Solomon Gresen, in un’intervista. “Questi
erano bambini molto piccoli e ingenui negli anni ’60 che non
capivano cosa li avrebbe colpiti. All’improvviso sono
diventati famosi a un livello che non si sarebbero mai aspettati, e
inoltre sono stati violati in un modo che non sapevano come
affrontare”.
La causa si basa in parte su una legge della
California che ha temporaneamente sospeso il termine di
prescrizione per precedenti denunce di abusi sessuali su
minori. I tribunali hanno visto un afflusso di denunce contro
i Boy Scouts of America e la Chiesa cattolica, tra le altre
organizzazioni, nei giorni precedenti la scadenza del 31 dicembre.
La Paramount non ha ancora rilasciato un commento.In un’intervista
del 2018 con Variety , Hussey ha difeso la
scena di nudo. “Nessuno della mia età l’aveva mai fatto
prima”, ha detto, aggiungendo che Zeffirelli l’ha girato con
gusto. “Era necessario per il film.” In un’altra intervista
del 2018 con Fox News , ha affermato
che la scena era “tabù” in America, ma che all’epoca la nudità era
già comune nei film europei. “Non è stato un grosso problema”, ha
detto. “E Leonard non era affatto timido! Nel bel mezzo delle
riprese, ho completamente dimenticato di non indossare vestiti.
Il 28, 29 e 30 Luglio il Cinema
diventa per tre giorni spazio di condivisione riservato a chi si
vuole bene! Microcinema celebra le giornate estive dell’amore con
lo spettacolo di maggior successo della stagione di
Broadway, Romeo e Giulietta di
William Shakespeare, la più grande storia d’amore di tutti i tempi
interpretata da una delle più acclamate star di Hollywood del
momento, Orlando Bloom.
Amore tra fidanzati, tra sposi,
Amore fra uguali – quello fra persone dello stesso sesso – ma anche
Amore tra fratelli, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra
nipoti e zii, tra amici, inquilini, colleghi.
Protagonista è l’Amore in tutte le
sue accezioni.
Nelle tre giornate estive
dell’amore indette da Microcinema, l’ingresso in sala potrà
avvenire solo se accompagnati, ma un unico biglietto basterà per
due persone. Il motto, infatti, è: “invita al cinema chi ti sta a
cuore, il tuo biglietto vale doppio!” per
assistere ad una straordinaria versione, in chiave moderna, della
più grande storia d’amore di tutti i tempi, Romeo
e Giulietta di William Shakespeare, per
l’attenta regia di David Leveaux e la magnifica interpretazione di
Orlando Bloom, che continua a sorprendere vestendo i panni del
Romeo innamorato dell’amore e della sua Giulietta, Condola
Rashad.
Una rilettura in chiave moderna
giunge al cinema in alta definizione, filmata dal vivo al Richard
Rogers Theatre di Broadway, che celebra quest’anno il suo 90°
anniversario dalla nascita, avvenuta nel 1924, e noto come uno dei
teatri newyorkesi più rinomati, palcoscenico delle più pregiate
rappresentazioni teatrali e musical.
Il 28, 29 e 30 luglio chiunque si lascerà ispirare dall’Amore
potrà condividere con chi desidera, senza tabù e distinzioni, la
felicità di una magia!
Dopo il recente adattamento
di Carlo Carlei con Hailee
Steinfeld e Douglas Booth, la Sony vuole
portare al cinema Romeo e Giulietta. Il
progetto per ora si chiama Verona e visivamente sarà ispirato al
300 di Zack Snyder. La
sceneggiatura è stata scritta da Neil Widener e
Gavin James.
Oltre alla versione di Carlei, la
più recente, ricordiamo gli adattamento di Zeffirelli e quello in
chiave moderna di Baz Luhrmann che hanno portato con successo al
cinema la storia dei due amanti sfortunati.
Dopo l’Andrea Chenier che a
fine gennaio ha conquistato il consenso degli spettatori, ecco un
febbraio intenso di appuntamenti con la musica, l’opera, il
balletto. Prosegue infatti “Sogni senza limiti – In diretta la
stagione cinematografica 2014/2015” con questi appuntamenti: “Romeo
e Giulietta” sabato 14 febbraio e “L’Olandese volante” martedì 24
febbraio
Il Royal Ballet ha rappresentato
Romeo e Giulietta oltre 400 volte. Migliaia di appassionati hanno
potuto apprezzare coppie di protagonisti sempre diversi con nuove
sfumature dell’amore. Un San Valentino diverso ed emozionante, in
collegamento con la Royal Opera House.
Il 2 gennaio 1843 Wagner
compose “Il vascello fantasma” che diventò “L’Olandese
volante”. Fu la prima drastica presa di distanza dall’opera
convenzionale. La melodia procede senza interruzioni e in essa
compaiono i primi leitmotiv, tutti introdotti nell’ouverture. Il 16
giugno del 1877 il lavoro viene presentato alla Royal
Opera House. Ma chi è l’olandese volante, il capitano condannato a
navigare fino al giorno del giudizio? Lo stesso Wagner ammette che
l’ispirazione sia in parte autobiografica in seguito ad un viaggio
funestato da una tempesta nel 1839.
Gli altri appuntamenti Extra da
segnalare sono:”Norma” il 17 febbraio, in diretta dal Gran
Teatre Liceu di Barcellona; “Histoire de Manon” il 18 maggio in
diretta dall’Opera di Paris; “Carmen” il 15 luglio in diretta
dal teatro antico di Taormina.
Una storia immortale
non perde mai il suo fascino, e così per questo 2013 il regista
italiano Carlo Carlei ha pensato di
portare al cinema di nuovo la tragedia di
Mai ci fù storia di maggior
dolore di quella di Giulietta e del suo Amore scrisse
William Shakespeare ed è proprio a lui che L’Isola
del Cinema dedica la serata di lunedì 29 agosto: alle 21.30 in
Arena sarà possibile prendere parte alla rilettura del celebre
classico Romeo and Juliet, versione
cinematografica dell’opera teatrale, fedele e visivamente potente
diretta dal regista e sceneggiatore italiano Carlo
Carlei, ospite della serata.
Il film, presentato in anteprima al
Festival di Roma 2014, è interpretato dall’attore e modello
Douglas Booth, star della serie BBC
“Grandi Speranze”, dall’attrice e cantante statunitense Hailee Steinfeld, dall’attore e
produttore Damian Lewis, tra i protagonisti di
“Homeland”, da Christian Cooke, interprete
dell’acclamata miniserie televisiva di Channel 4 “The Promise” e
dall’amato Paul Giamatti , nominato ai premi Oscar
come miglior attore non protagonista nel film
Cinderella Man.
“Romeo and Juliet è un film
spettacolare da ogni punto di vista, che ha raccolto il meglio
anche per quanto riguarda le maestranze italiane e straniere e
dunque la troupe, non a caso il premio Oscar 2015 Milena Canonero
ci ha dato una mano per la realizzazione dei costumi. In questo
film nulla è lasciato al caso ma abbiamo voluto solo il meglio” ha
spiegato Carlei che, dopo la realizzazione delle due serie
per la televisione “Il giudice meschino” (2014) e “Il Confine”
(2015), è impegnato sul set della nuova fiction di Rai Uno “I
bastardi di Pizzofalcone”, tratta dai tre romanzi di Maurizio De
Giovanni (Bastardi di Pizzofalcone, Buio e
Gelo) ambientati nella Napoli contemporanea.
Carlo Carlei,
cineasta apprezzato in America, ha dato il suo contributo per la
realizzazione di un contenuto audiovisivo dedicato ad un’altra
celebre opera del teatro shakespeariano, Macbeth di Orson
Welles: in un’inedita intervista, inclusa nel Blu-ray di prossima
uscita, ha svelato e illustrato le curiosità legate alla versione
restaurata di questa famosa opera, al suo fianco anche i registi
Buz Luhrmann e Kenneth Branagh.
La visione della pellicola, che si
inserisce nelle celebrazioni dell’anniversario dei 400 anni dalla
morte del drammaturgo inglese che al mondo ha regalato un
patrimonio culturale di inestimabile valore, sarà preceduta dalla
lettura di quattro dei più apprezzati sonetti del poeta, scritti
tra il 1595 e i primi anni del 1600. L’attrice Gioia
Spaziani, conosciuta per la serie televisiva italiana “Un
posto al sole”, leggerà il sonetto 18, probabilmente il più noto ed
amato dei 154 che compongono il corpo dei sonetti shakespeariani in
cui si celebra la potenza della poesia che eternizza la realtà.
Toccherà a Federico Pacifici, sceneggiatore e
attore, declamare i versi del sonetto 22 dedicati al più complicato
dei conflitti umani: quello tra giovinezza e vecchiaia. L’attore di
teatro e fiction Giampiero Judica, reso celebre oltreoceano per la
sua partecipazione nella serie americana su gangster e
proibizionismo, “Boardwalk Empire”, reciterà il sonetto 34 in cui è
l’amore, ancora una volta, a determinare lo stato d’animo
dell’uomo. Infine Mia Benedetta, attrice teatrale e fotografa, farà
conoscere al pubblico attraverso la sua voce il “tramonto della
vita”, raccontato nel sonetto 73.
Si è conclusa con un grande successo
di pubblico (circa 10.000 spettatori) l’XI edizione del Rome
Independent Film Festival; dal 13 al 19 Aprile sono state proposte,
nelle due location del Nuovo Cinema Aquila
Nell’Italia del ‘68/69 la
contestazione studentesca è forte, gli operai sono in lotta. Si
rivendicano diritti, si cerca un cambiamento che scuota anche il
nostro paese dal torpore e dall’arretratezza, portando modernità.
Le istituzioni vedono con allarme questi sommovimenti sociali. In
questo clima, il 12 dicembre del ’69, l’esplosione a Piazza Fontana
a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. 17 morti e più di
80 feriti. Tutto questo è Romanzo di una
strage.
Su questo evento tragico della
nostra storia, ancora non è stata fatta piena luce, e anzi si sono
susseguite indagini, depistaggi, processi, affastellando dati e
informazioni spesso in contraddizione tra loro. Marco
Tullio Giordana raccoglie coraggiosamente questa sfida con
Romanzo di una strage, film corale nel solco
dell’esperienza del regista de La meglio gioventù,
ma anche de I Cento Passi e Pasolini, un
delitto italiano, con cui già aveva provato a far luce su
alcune pagine oscure italiane. Si cimenta dunque nel tirare le fila
di una vicenda intricata e di una stagione contraddistinta da altri
eventi tragici rimasti senza una spiegazione definitiva. Vicenda
intricata, ma sulla quale oggi, a distanza di 43 anni da quel ’69,
abbiamo almeno un certo numero di dati accertati. Così parte il
viaggio di ricostruzione del regista, coadiuvato dagli
sceneggiatori Rulli e Petraglia, nonché da un cast di validissimi
attori (Mastandrea,
Favino, Gifuni,
Lo Cascio, Antonutti, Colangeli, Tirabassi sono solo
alcuni). Nel film appare molto evidente l’intento di
chiarezza espositiva, esplicativo, ad uso delle giovani
generazioni che non hanno vissuto quegli anni, ma hanno
ereditato un mondo che ne portava il peso, e anche ad uso delle
meno giovani, che a caldo non hanno potuto guardare ai fatti
oggettivi e averne un panorama complessivo, come si è delineato poi
negli anni.
In dieci capitoli e con un lavoro
di scrittura certamente impegnativo, basato su atti processuali,
inchieste giornalistiche e altro materiale, Giordana assieme agli
sceneggiatori ricostruisce fatti e indagini, condotte dal
commissario Luigi Calabresi/Valerio
Mastandrea. Questi è inizialmente convinto che la
pista da seguire sia quella anarchica, per questa strage come per
altre bombe che da mesi mettono a rischio la città. Tra gli
anarchici fermati, Giuseppe Pinelli/Pierfrancesco
Favino, già noto a Calabresi come persona non
violenta, ma da cui spera di ottenere informazioni importanti,
in primis su Pietro Valpreda, l’anarchico che sarà poi
arrestato, in base alla testimonianza del tassista Rolandi. Dopo
tre giorni di fermo, la notte del 15 dicembre, Pinelli cade giù
dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, che non è presente nella
stanza.
La versione ufficiale della
Questura giustifica in modo maldestro l’accaduto, lasciando spazio
al sospetto che Calabresi sia il diretto responsabile. Parte una
campagna di stampa e d’opinione contro di lui. Nel frattempo, in
Veneto, grazie al lavoro di due giudici, prende corpo un’altra
pista, che vede in organizzazioni neonaziste e in particolare in
Giovanni Ventura/Denis Fasolo e Franco
Freda/Giorgio Marchese, gli autori di alcuni degli
“attentati dimostrativi” dell’autunno. Ma su Piazza Fontana il
panorama è ben più complesso: ci sono i depistaggi e la copertura
di una parte dei servizi segreti italiani. Anche Calabresi, che
continua ad indagare sulla strage, arriva a comprendere che vi sono
legami, ancora oscuri, tra quest’eversione di destra e parti dello
Stato, ma viene assassinato poco dopo.
A livello istituzionale più alto,
poi, non mancano divisioni. I più cauti e lungimiranti di
fronte ai torbidi scenari che si configurano dietro la strage, che
vedono insieme movimenti eversivi di destra e pezzi deviati dello
Stato, vorrebbero fare chiarezza, per eliminare macchie dalle
istituzioni. Soprattutto Aldo Moro/Fabrizio
Gifuni, allora Ministro degli Esteri. Altri invece,
come il Presidente della Repubblica Saragat/Omero
Antonutti, preferiscono nascondere le responsabilità a più
alti livelli. Sarà alla fine questa la tesi che verrà seguita, e
alla quale anche Moro si sottometterà, nella convinzione comune che
il Paese non possa reggere la verità.
Romanzo di una strage, la verità
esiste?
Se vi aspettate che il film
risponda a tutti gli interrogativi, sarete in parte delusi. “La
verità esiste”, come si legge sulla locandina, ed è un filo che c’è
e che viene seguito per tutto il film, mettendo dei punti fermi
dove è possibile, come si diceva in apertura, ma restano
inevitabilmente aperte domande che il film ci pone e si pone,
cimentandosi in ipotesi ricostruttive, sulla base però dei dati
acclarati. È dunque un film aperto per molti aspetti. Giordana si
espone e non teme di mettersi in gioco e prendere una posizione:
descrive ad esempio in maniera precisa il rapporto tra Calabresi e
Pinelli come cordiale e reciprocamente rispettoso e accredita la
versione, suffragata dalle testimonianze, che il commissario non
fosse nella stanza al momento della caduta di Pinelli.
Affida a Moro alcune delle battute
più significative del film, come quelle del dialogo col confessore
in apertura, o del colloquio con Saragat a ridosso del Natale ’69,
in cui la sua visione pare molto presente nelle parole dell’allora
ministro. Il regista dà poi anche una sua lettura più ampia, che
vede in quella strage del ’69 il momento di rottura, quello
in cui si è persa l’occasione per la nostra democrazia, nata da
poco, di crescere, rafforzarsi e sperimentarsi liberamente. Quel
tragico evento, ma soprattutto la mancata chiarezza, le ombre,
l’opacità con cui l’intera vicenda e quelle ad essa legate sono
state gestite da parte delle istituzioni, hanno creato una frattura
estremamente difficile da ricomporre, tra cittadini e istituzioni.
Tra i primi si è fatta largo la diffidenza nei confronti delle
seconde, e ancora oggi il nostro sistema democratico paga le
conseguenze di quelle scelte. Ecco dunque l’importanza di
riesaminare quegli eventi, ora con maggiore serenità e
obiettività.
Veniamo al punto di vista
strettamente cinematografico. Qui, l’impressione è che si sia un
po’ sacrificato alla chiarezza espositiva l’aspetto del
coinvolgimento e dell’emozione. La divisione in capitoli, se da una
parte è funzionale al primo aspetto, dall’altra interrompe la
narrazione, spezzando il ritmo e allontanando lo spettatore. La
ricchezza della materia trattata è poi certo una delle ragioni per
cui non ci si è potuti soffermare a delineare in maniera molto
complessa i personaggi. Si è scelto ad esempio di lasciare fuori
quasi del tutto gli aspetti privati della vita di Calabresi e
Pinelli, i personaggi a cui si dà più risalto nel film. Tuttavia,
specie nel caso del commissario Calabresi, forse qualche elemento
in più poteva essere aggiunto, anche per aiutare a capire meglio la
sua figura, che invece resta per certi versi nebulosa,
criptica.
Si è scelta una chiave
interpretativa direi minimalista, a sottrarre, più adatta ad alcuni
frangenti, ma che in altri non riesce a coinvolgere molto,
nonostante la buona interpretazione di Valerio Mastandrea. In certi momenti cruciali,
ad esempio la caduta di Pinelli o la successiva riunione in
questura coi superiori, sembra strano che Calabresi non pronunci
qualche parola in più. Il personaggio e la vicenda di Pinelli
riescono invece comunque ad emergere bene, e ci regalano forse,
assieme alla dolente consapevolezza dei gesti e delle parole di
Moro, alcune delle parti più riuscite del film. Doverosa una
menzione per l’ottimo Omero Antonutti nei panni di
Saragat, ma come detto tutto il cast dà ottime prove. Tuttavia, il
complesso della vicenda, non coinvolge fino in fondo, non conquista
il cuore dello spettatore, non lo avvince del tutto, non fa venire
la pelle d’oca o commuovere, come in altre occasioni le pellicole
del regista, pur a confronto con vicende complesse, avevano saputo
fare. Molto curate sono la fotografia, la scenografia, le
musiche.
L’operazione era senz’altro ardua e
va reso merito a Giordana e al cast di aver avuto
grande coraggio nell’affrontare finalmente anche al cinema questa
pagina buia della nostra storia, inaugurando speriamo, una nuova
stagione di riflessione e chiarimento. E ricordandoci anche il
nostro diritto a chiedere quella parte di verità che ancora manca.
Non solo per rispetto nei confronti delle vittime e dei loro
familiari, cui il film è dedicato, ma anche perché solo così,
sembra dirci il regista, si potrà provare a ripartire dal punto in
cui quell’esplosione ci ha interrotti. Romanzo di una
strage sarà nelle sale dal 30 marzo.
Milano, 12 Dicembre 1969. Alle
ore 16.37 in piazza Fontana un’esplosione devasta la Banca
Nazionale dell’Agricoltura, ancora piena di clienti. Muoiono
diciassette persone e altre ottantotto rimangono gravemente ferite.
Nello stesso momento, scoppiano a Roma altre tre bombe, un altro
ordigno viene trovato inesploso a Milano. E’ evidente che si tratta
di un piano eversivo. La Questura di Milano è convinta della pista
anarchica, ci vorranno molti mesi prima che la verità venga a galla
rivelando una cospirazione che lega ambienti neonazisti veneti a
settori deviati dei servizi segreti.
La strage di Piazza Fontana inaugura la lunga stagione di attentati
e violenze degli anni di piombo.
Nel corso di 33 anni vari processi si susseguono nelle più varie
sedi, concludendosi con sentenze che si smentiscono a vicenda. Alla
fine tutti risulteranno assolti, la strage di piazza Fontana per la
giustizia italiana non ha colpevoli.
A 4 anni dal suo ultimo film
Sanguepazzo, il regista Marco Tullio Giordana torna sul grande
schermo con un film che ci riporta indietro nel tempo di oltre 40
anni, esattamente al 1969, anno del primo gravissimo attentato
terroristico in Italia, quello di Piazza Fontana a Milano, che
diede il via ad oltre un decennio di stragi e attentati in tutto il
paese – i cosidetti anni di piombo. Il film, che uscirà il 30 marzo
prossimo, s’intitola Romanzo di una strage e vede protagonisti
Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Laura
Chiatti, Luigi Lo Cascio, Michela Cescon, Giorgio Colangeli e
Giorgio Tirabassi. Ecco alcune delle prime foto ufficiali del
film:
Uscito in sala nel 2005, il film
Romanzo criminale è stato uno dei primi
fortunati casi di opere ispirate a reali vicende criminali. Da quel
momento è infatti un filone che ha poi avuto grande seguito negli
anni, tanto al cinema quanto in televisione. Diretto da Michele
Placido, il film si concentra infatti sulle vicende
della celebre Banda della Magliana, considerata la più potente
organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma tra gli anni
Settanta e i primi dei Novanta. La storia poi riportata su
pellicola viene però tratta dal romanzo omonimo di
Giancarlo De Cataldo, pubblicato nel 2002.
Il libro, che descrive gli intricati
traffici che intercorrevano tra stato e criminalità, ripercorre la
storia di un decennio d’Italia cercando di offrire una panoramica
completa sulla celebre banda. Dato il suo successo, i diritti per
una trasposizione vennero acquistati nel giro di breve, e
altrettanto rapidamente iniziò la produzione del film, con un cast
di interpreti comprendente alcuni tra i nomi più celebri del
momento. A lavori ultimati, il titolo aveva raggiunto la durata
complessiva di 174 minuti, ridotti poi a 153 per la versione
cinematografica.
Il successo fu straordinario. Oltre
a rivelarsi uno dei maggiori incassi al botteghino del periodo,
Romanzo criminale raccolse ampi consensi di critica, ed
ottenne alcuni tra i maggiori riconoscimenti dell’industria. Il
titolo si aggiudicò infatti ben otto David di Donatello e cinque
Nastri d’argento. La sua popolarità divenne tanto vasta che solo
pochi anni dopo, nel 2008, si diede vita ad una serie televisiva
ispirata al film. Di grande successo anch’essa, contribuì alla fama
del film, oggi divenuto un vero e proprio cult della cinematografia
italiana dall’inizio del nuovo millennio ad oggi.
Romanzo criminale: la
trama del film
La storia del film ha inizio nella
fine degli anni Sessanta, quando quattro ragazzini rubano un’auto e
nella fuga investono un agente. Grazie a tale colpo, scoprono il
brivido suscitato dal crimine, e decidono di volerlo provare
ancora. Iniziano così a stabilire i loro nomi, che sono il
Libanese, il Dandi, il
Freddo e il Grana. Diventati
adulti, i quattro hanno già assaggiato il sapore della rovina e ne
conoscono i rischi, ma decidono ugualmente di perpetrare il loro
desiderio di potere dando vita ad una vera e propria banda. In poco
tempo, il gruppo, a cui nel frattempo si sono aggiunti altri
membri, reisce ad ottenere il controllo assoluto del traffico di
droga a Roma.
Ridenominati Banda della Magliana
dalla stampa, per via del loro quartiere di residenza, il gruppo in
breve espande il proprio dominio anche ad altri campi, come quello
della prostituzione e del gioco d’azzardo. Raggiunto un enorme
potere, la banda inizia però a mostrare anche i primi segni di
frattura. Libano diventa sempre più ambizioso, Freddo medita di
abbandonare il giro, e una serie di altri contrasti interni inizia
a minare il rapporto ta i membri. Questi si renderanno così conto
di quanto possa essere pericoloso raggiungere i massimi livelli di
un sistema complesso come quello della criminalità, e di quanto
possa essere difficile rimanerne a capo.
Romanzo criminale: il cast
e i personaggi del film
Come detto in apertura, il film
vanta nel cast alcuni dei maggiori interpreti del cinema italiano.
Questi ricoprono ruoli di personaggi non realmente esistiti, ma
comunque ispirati ai veri criminali della storia. Il primo e più
importante è Il Freddo, uno dei
leader della banda, interpretato nel film da Kim Rossi
Stuart. Accanto a lui, tra i principali protagonisti,
si ritrovano Pierfrancesco
Favino nei panni di Il Libanese e
Claudio
Santamaria in quelli di Il Dandi. Per
poter interpretare tali ruoli, i tre attori hanno condotto diverse
ricerche sul periodo storico e sui membri della vera Banda della
Magliana. Favino, in particolare, venne particolarmente apprezzato
per la sua performance, vincendo poi il David di Donatello come
miglior attore non protagonista.
Oltre a loro, nel film si ritrovano
anche Stefano
Accorsi, nei panni del commissario Nicola
Scialoja, Riccardo
Scamarcio in quelli de IlNero, e Jasmine
Trinca nelle vesti di Roberta, la donna di cui Il
Freddo si innamora perdutamente. Un giovane Elio
Germano è invece Il Sorcio, criminale
entrato solo in seguito a far parte della Banda. Come lui anche
Il Secco, a cui dà volto l’attore Stefano
Fresi. Infine, tra gli altri interpreti principali si
ritrovano Anna Mouglalis nei panni di
Cinzia Vallesi, Antonello Fassari
in quelli di Ciro Buffoni, e
Francesco Venditti in quelli di
Bufalo. Massimo Popolizio dà
volto a Il Terribile, mentre è presente un cameo
di Placido nel ruolo del padre del Freddo.
Romanzo criminale: le
differenze con la storia vera
Per quanto il film aspiri a
raccontare in modo più fedele possibile la vera storia della Banda
della Magliana e della sua scalata al potere, diverse sono le
differenze presenti con la realtà dei fatti. Per motivi di resa
cinematografica, infatti, si è scelto di optare per alcune
variazioni, più o meno significative, che hanno portato così ad una
serie di “tradimenti” nei confronti di quello che è stato il vero
corso degli eventi. La prima di queste differenze è che nella
realtà non tutti i membri della banda si conoscevano sin da
giovani. Contrariamente a quanto mostrato nel film, infatti, Il
Freddo subentrò soltanto in seguito nel gruppo formato dal Libanese
e dal Dandi. Diversa è poi la sorte di alcuni dei personaggi
rispetto a quanto mostrato nel film, in particolare per quanto
riguarda Il Terribile.
Nel film, inoltre non vi è nessun
riferimento al bar dove i boss erano soliti riunirsi per
pianificare i colpi e gli omicidi. Si dà qui maggior risalto al
locale Full 80, e l’acquisto del celebre night club
sarebbe dunque da porsi in un periodo successivo rispetto a quello
narrato nella prima parte del film. Diverse semplificazioni furono
poi fatte riguardo al giro d’affari della Banda, come anche
riguardo al loro declino. A proposito di questo, è bene notare che
il vero criminale a cui il personaggio de Il Freddo si ispira non è
stato ucciso, ma è divenuto un collaboratore di giustizia ed è
tutt’ora in vita. L’uccisione del Dandi, invece, avviene nel film
per bano del Bufalo. Nella realtà, invece, quest’ultimo incaricò un
killer.
Romanzo criminale: la
serie e dove vedere il film in streaming e in TV
Con un totale di 22 episodi su 2
stagioni, Romanzo criminale – La serie
andò in onda dal 2008 al 2010, ottenendo ampi consensi di critica e
pubblico. Viene indicata come una delle prime grandi serie
italiane, sulla quale si sarebbero poi basati anche grandi successi
come Gomorra e Suburra. I personaggi mantengono
qui gli stessi nomi, ma hanno naturalmente volti diversi rispetto a
quelli del film. Francesco Montanari interpreta Il
Libanese, Vinicio
Marchioni Il Freddo e Alessandro
Roja Il Dandi. Vi è poi Andrea
Sartoretti nei panni di Bufalo, Marco
Giallini in quelli di Il Terribile ed Edoardo
Leo che dà vita a Nembo Kid. Alessandra
Mastronardi interpreta invece la parte di Roberta.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Romanzo
criminale è infatti presente su Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
sabato 10 settembre alle
ore 21:00 sul
canale Cine34 del digitale terrestre.
ANTEPRIMA ROMANZO CRIMINALE LA
SERIE 2 – “Nun semo piu’ regazzini, nun semo regazzini gia’ da un
pezzo”: ammetteva il Libanese (Francesco Montanari) in Romanzo
Criminale La Serie 1. Ora il Libanese è morto. Il Re di Roma è
passato a miglior vita. Tre colpi al petto e l’ultimo in fronte,
così si era conclusa l’ultima puntata.
Siete tra coloro che non possono resistere
astorie basate su “da nemici a amanti” o su storie
d’amoreslow burn? Indubbiamente, ci sono film che non hanno
bisogno di scene esplicite per farci perdere il fiato. Perché la
magia sta nelle atmosfere, negli sguardi sostenuti o nei silenzi
significativi.
Se
siete amanti deifilm che giocano con l’insinuazione, il
desiderio trattenuto e l’intensità emotiva, fino ad avvolgervi in una sorta di trance
morbida e ipnotica, ecco otto titoli in cui la tensione va oltre… e
voi siete intrappolati senza sapere esattamente perché.
Il
potere dell’allusione nel cinema
Al
di là di Pretty Woman e dei cliché delleescort italianecon i tacchi alti e del lieto fine tipici del
cinema romantico, esiste un universo in cuila tensione
non ha bisogno di nomi e il provocatorio non viene detto ad alta
voce. È il regno dei dettagli
sottili, come l’urto involontario in ascensore o la porta che non
si chiude del tutto. I film che vi consigliamo di seguito non
cercano di mostrare tutto, ma diinvitarvi a immaginare
fino a rimanere incollati allo schermo senza nemmeno
accorgervene. Prendete
nota:
La piscine(1969, Jacques Deray)
Jean-Paul e Marianne si godono una vacanza in
una villa nel sud della Francia. La tranquillità viene sconvolta
dall’arrivo di un vecchio amico di lui, accompagnato dalla figlia
adolescente. La tensione cresce, la gelosia e le vecchie ferite
cominciano a emergere.
È
un thriller sensuale in cui tutto accade con apparente
calma.Romy Schneider e Alain Delon riempiono lo schermo
di sguardi carichi e silenzi scomodi. È un cinema che trascina lentamente verso il
fondo della piscina.
Eyes wide shut(1999, Stanley Kubrick)
Un
medico di New York entra in una spirale di dubbi dopo una
confessione inaspettata della moglie. La sua reazione lo porta a
vivere una lunga notte, in cui esplora un mondo sconosciuto di
desideri e segreti. Tutto sembra un sogno da cui è difficile
risvegliarsi.
Kubrickmescola erotismo, senso di
colpa e potere in un film lento ma magnetico. Non è solo visivamente provocatorio:
l’atmosfera, il ritmo e l’ambiguità costruiscono un labirinto
emotivo. È un’esperienza da guardare senza distrazioni.
In the mood for love(2000, Wong Kar-Wai)
Nella Hong Kong degli anni ’60, due vicini di
casa scoprono che i rispettivi partner sono infedeli. Invece di
vendicarsi, iniziano a passare del tempo insieme e a ricreare,
quasi per gioco, le possibili scene di questi tradimenti. Senza
cercarlo, finiscono per sviluppare un legame profondo, silenzioso e
difficile da classificare.
In the mood for
loveè una storia di
desiderio contenuto, dove ogni gesto pesa più di una dichiarazione.
La messa in scena è curata all’estremo, con colori, movimenti e
musiche che accompagnano il tono emotivo.Non è un film
per chi cerca l’azione, ma per
chi apprezza il cinema lento.
Parigi, 1968. Un giovane americano incontra due
fratelli francesi durante uno sciopero studentesco. Si chiudono
insieme in un appartamento, isolati dal mondo esterno, e iniziano a
condividere film, idee… e qualcosa di più. Tra loro si forma un
legame tanto intenso quanto ambiguo.
Il
filmunisce sensualità, politica e riferimenti
cinematografici. Il suo ritmo
lento e la sua costante carica emotiva lo rendono ipnotico. È
provocatorio, ma anche una riflessione sulla gioventù e sui suoi
limiti.
Match point(2005, Woody Allen)
Chris, un ex giocatore di tennis squattrinato,
si integra nell’alta società londinese grazie al suo matrimonio.
Tutto sembra andare bene finché non diventa ossessionato da Nola,
l’ex di suo cognato. Da quel momento in poi, la sua vita si
complica sempre di più con decisioni sempre più
pericolose.
Allen abbandona l’umorismo a favore della
suspense e della tensione emotiva. Scarlett Johansson brilla in un ruolo
pieno di magnetismo.È una storia di desiderio, ambizione
e colpa, raccontata con una
freddezza inquietante.
Youth (2015, Paolo Sorrentino)
Fred, un compositore in pensione, trascorre una
vacanza in un hotel di lusso sulle Alpi con il suo migliore amico.
Qui vive con artisti, celebrità e personaggi eccentrici,tra cui una giovane compagna che ha una strana relazione con un
attore decadente. Il film è un
mosaico di personaggi che esplorano il desiderio, la vecchiaia e il
passare del tempo.
Sorrentino ritrae il corpo femminile attraverso
la contemplazione piuttosto che la provocazione. La figura del
presuntoescort a Romaè trattata con rispetto, mistero e una certa
poesia visiva. Non è il centro della storia, ma la sua presenza dà
vita a una delle scene più memorabili, carica di silenziosa
tensione.
7.Call me by your name(2017, Luca Guadagnino)
Durante un’estate nel nord Italia, Elio, un
adolescente sensibile e brillante, incontra Oliver, un giovane
invitato dal padre. Il loro rapporto cresce lentamente e ciò che
inizia come curiosità si trasforma in un legame profondo difficile
da dimenticare.
È
unastoria nostalgica sul primo amore. La fotografia, i paesaggi e la musica
accompagnano questa scoperta emotiva senza drammi forzati. Un film
sincero, delicato e completamente lento.
8.Sanctuary(2022, Zachary Wigon)
Hal, un giovane erede, incontra una donna che
lo guida in dinamiche di potere non convenzionali. Quello che
inizia come un incontro combinato si trasforma in un intenso duello
psicologico.I ruoli di vittima e dominante si spostano
costantemente tra i due.
Il
film si svolge quasi in tempo reale, all’interno di un’unica
stanza. Tuttavia, riesce a creare una tensione crescente e
avvincente. Margaret Qualley eccelle in un personaggio complesso,
sicuro e seducente, senza bisogno di etichette.
Ciò
che non viene detto, seduce anche nel cinema
A
volte basta uno sguardo per accendere un intero film. Queste otto
proposte mostrano comeil cinema possa essere
provocatorio e coinvolgente senza dover mostrare
tutto. Il ritmo lento, la
tensione emotiva e i personaggi enigmatici sono più potenti di
qualsiasi scena esplicita. Perché il suggestivo, quando è ben
raccontato, rimane molto più a lungo nella memoria.
E
questo non accade solo nel cinema.C’è chi continua a
cercare questo tipo di esperienza anche fuori dallo
schermo, in scenari dove il
gioco dell’insinuazione continua.
Il cinema, la società e
l’Italia (una parte, almeno), ci siamo noi nella sfilata di
personaggi che Pilar Fogliati ci presenta nel suo
Romantiche – Finché non ci sbatti la testa, film con cui esordisce alla
regia e che la vede co-sceneggiatrice – insieme all’esperto
Giovanni Veronesi – e protagonista assoluta. Mattatrice, anzi, vera
e propria, come potrà scoprire il pubblico nei cinema, dal 23
febbraio, grazie alla distribuzione di Vision Distribution. Un
passaggio importante nella carriera della ex Emma di Un
passo dal cielo, ex
‘Sbagliata‘ del podcast del 2021 ed ex
Gianna di Odio il Natale, su Netflix, che qui vediamo circondata da un cast nel
quale spiccano Barbora Bobulova, Diane
Fleri, Rodolfo Laganà e
Levante (autrice anche delle musiche
originali).
Quattro personaggi
con un passato
Tutte esperienze che
l’attrice – e ormai regista – ha messo a sistema e sfruttato nella
costruzione delle quattro ragazze raccontate, tutte di Roma e
dintorni, tutte nate da realtà che la Fogliati confessa di
conoscere bene, da tempo, per averle vissute. A partire
dall’aristocratica Uvetta Budini di Raso, bella e addormentata nel
centro storico al suo debutto nel mondo del lavoro, e la Tazia De
Tiberis, bulletta di Roma nord che vuole avere tutto sotto
controllo, anche i desideri del suo fidanzato.
Con loro anche Eugenia
Praticò, aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire
il successo, purché di nicchia – come le molte incontrate
dall’autrice nel suo ambito professionale e non – e la Michela
Trezza prossima alle nozze, innamorata della sua vita di provincia
a Guidonia, tanto vicina alla Mentana dove per un periodo ha
vissuto la stessa Fogliati. Tutte in cerca del loro posto nel
mondo.
Una trascinante
Verdone in gonnella
Questa caratterizzazione
ambientale, una sorta di studio antropologico e sociale, sono da
sempre elementi fondamentali della commedia italiana. Tanto
migliore, storicamente, quanto più vicina all’oggetto raccontato,
con affetto e sincerità più che sfruttandone gli elementi
riconoscibili e risibili. Come fa la Fogliati autrice, prima che
l’interprete, che pur limitandosi a stereotipi estremamente locali
riesce a trarne siparietti ampiamente godibili.
E come faceva il
Carlo Verdone degli inizi, principale riferimento
generalmente citato a uso del pubblico, giovane Fregoli romano che
attraverso i personaggi osservati nella sua quotidianità riuscì a
conquistare l’Italia. Un percorso che la trascinante “Verdone in
gonnella” sembra avere imboccato con
Romantiche, e con la benedizione di uno come
Giovanni Veronesi, che l’ha già inserita in un gotha personale
insieme a Pieraccioni e Nuti (del quale nel film si ascolta la
canzone “Primo ottobre” del 2006).
Romantiche: un
talento che continua a esprimersi
Qualche posa di troppo,
un po’ di retorica (su emancipazione femminile e interiorità del
‘buon selvaggio’) o delle gag tirate un po’ per le lunghe non
tolgono nulla alle quattro maschere messe in scena da quella che
l’amico regista definisce “una borghesuccia di Roma Nord“.
Che si rivela perfettamente in grado di scrivere un film, per
quanto dall’excursus diseguale e sconnesso, comunque molto
divertente e sostenuto da una struttura coerente. Un contorno che
la Fogliati sa gestire al meglio per compensare una minor – per
ora, almeno – capacità mimetica che le consenta di scomparire
dietro l’interpretazione, a prescindere dalla trasformazione fisica
richiesta dal personaggio. A conferma che “non esistono tanti
talenti inespressi”, ma che si può sempre migliorare. Come
sicuramente Pilar dimostrerà.
Dopo il debutto nelle sale italiane
arriva in prima tv
Romantiche, divertentissima opera prima di
Pilar Fogliati, lunedì 31 luglio alle
21.15 su Sky Cinema Uno(alle 21.45 anche su Sky
Cinema Romance), in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Nel film Pilar
Fogliati – oltre a curare la regia – interpreta quattro ritratti
ironici che danno vita a una commedia a episodi. Il film vede la
partecipazione di Barbora Bobulova,
Levante, DianeFleri, Giovanni Toscano,
Ibrahim Keshk, Emanuele Propizio
e Giovanni Anzaldo, con l’amichevole
partecipazione di Rodolfo Laganà ed
Edoardo Purgatori. Il soggetto è di
Giovanni Veronesi e Pilar
Fogliati. La sceneggiatura è di Giovanni Veronesi, Pilar
Fogliati e Giovanni Nasta. Il film è stato premiato con il Nastro
D’Argento 2023 per la Migliore attrice in un film commedia a Pilar
Fogliati e con il Globo d’Oro 2023 per la per la Miglior Commedia e
quello per la Miglior Attrice (sempre a Pilar Fogliati).
ROMANTICHE è una produzione INDIANA
PRODUCTION e VISION DISTRIBUTION, in collaborazione con SKY,
PRIME VIDEO e con OGI Film.
La trama del film
Le storie di quattro ragazze che
vivono a Roma e dintorni: Eugenia Praticò, l’aspirante
sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché
sia di nicchia; Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e
addormentata nel centro storico, che debutta nel mondo del lavoro;
Michela Trezza che sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia
a Guidonia; Tazia De Tiberis, la bulletta di Roma nord che vuole
avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato. E
tutte e quattro, a modo loro, cercano il loro posto nel mondo.
In occasione dell’uscita al cinema
di Romantiche, esordio alla regia di
Pilar Fogliati film,Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori
di assistere gratuitamente all’anteprima del
film. Nel cast del film Pilar Fogliati, Barbora
Bobulova, Levante, Diane Fleri, Giovanni Toscano, Ibrahim Keshk,
Emanuele Propizio, Giovanni Anzaldo, Rodolfo Laganà, Edoardo
Purgatori.
L’anteprima del film è prevista
martedì, 14 febbraio, alle 20.30, in
diverse sale italiane. Ecco l’elenco completo delle sale che
aderiscono all’iniziativa:
Le storie di quattro ragazze che
vivono a Roma e dintorni: Eugenia Praticò, l’aspirante
sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché
sia di nicchia; Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e
addormentata nel centro storico, che debutta nel mondo del lavoro;
Michela Trezza che sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia
a Guidonia; Tazia De Tiberis, la bulletta di Roma nord che vuole
avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato. E
tutte e quattro, a modo loro, cercano il loro posto nel
mondo.
Samantha Geimer
difende ancora una volta Roman Polanski, che l’ha violentata nel 1977
quando aveva 13 anni. Geimer ha spesso parlato a sostegno di
Polanski, anche se questa volta lo ha fatto in un’intervista con la
rivista francese Le Point che è stata condotta
nientemeno che dalla moglie di Polanski, l’attrice
Emmanuelle Seigner.
Polanski fu arrestato nel 1977 per
aver avuto rapporti sessuali illegali con una minorenne. Ha
accettato un patteggiamento e ha scontato solo 42 giorni di
carcere. Fuggì dagli Stati Uniti nel 1978 mentre era ancora in
libertà vigilata dopo che il suo team legale aveva saputo che
avrebbe dovuto affrontare la reclusione con ulteriori accuse. È
stato arrestato dalla polizia svizzera decenni dopo, nel 2009, nel
tentativo degli Stati Uniti di estradarlo, mentre si recava allo
Zurich Film Festival. Il tribunale svizzero alla fine ha respinto
la richiesta USA e ha rilasciato Polanski.
“Vorrei essere molto
chiara: quello che è successo con Polanski non è mai stato un
grosso problema per me. Non sapevo nemmeno che fosse illegale, che
qualcuno potesse essere arrestato per questo. Stavo bene, sto
ancora bene. Il fatto che abbiamo reso questa faccenda [un grosso
problema] mi pesa terribilmente. Dover ripetere costantemente che
non è stato un grosso problema, è un peso terribile.” Questo
ha dichiarato Samantha Geimer a
Emmanuelle Seigner per la rivista (via
IndieWire).
“Il tentativo di estradizione,
il fatto che Roman sia stato arrestato in quel modo, è stato così
ingiusto e così contrario alla giustizia”, ha detto Geimer
nell’intervista a Le Pointe. “Ormai tutti
dovrebbero sapere che Roman ha scontato la pena. Il che è stato…
lungo, secondo le mia opinione. Da parte mia nessuno voleva che
andasse in galera, ma lo ha fatto ed è bastato. Ha pagato il suo
debito con la società. Ecco, fine della storia. Ha fatto tutto ciò
che gli è stato chiesto fino a quando la situazione è impazzita,
non ha avuto altra scelta che fuggire. Chiunque pensi che merita di
essere in prigione si sbaglia. Non è così oggi e non è stato così
ieri”.
Geimer ha riconosciuto in
un’intervista del 2018 con IndieWire che il suo incontro con
Roman Polanski è stato uno “stupro”, ma all’epoca
ha sostenuto che Polanski si era assunto la responsabilità delle
sue azioni. “Mi ha scritto una lettera a mano e ha detto: ‘Mi
dispiace, è stata colpa mia, non di tua madre, e mi dispiace per
quello che hai passato.’ ” Geimer ha detto in quel momento.
“Mi sono sentito come se fosse dispiaciuto nel momento in cui è
stato arrestato. Per tutta la mia vita, ho pensato che gli
dispiacesse. Non sentivo di averne bisogno. Ma poi, quando ha
inviato quelle scuse, ho capito che ha fatto una grande differenza
per mia madre, mio marito, alcuni dei miei amici e i miei figli. Ha
dato a mia madre una sorta di sollievo. È stato davvero
significativo per le altre persone intorno a me che si prendono
cura di me, il che poi l’ha reso davvero significativo per me.
Tutto quello che può far sentire meglio mia madre è qualcosa di cui
sono grata.”
Roman Polanski è al
lavoro su un nuovo film, The Palace, che è in attesa di uscita. Il
regista ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival
del cinema di Venezia 2019 con
L’ufficiale e la spia, ma il successo di cui ha goduto
il film ha riacceso l’attenzione della stampa sulla sua condanna
per stupro del 1977 e ha lasciato fredda la maggior parte
dell’industria cinematografica francese. Nessun finanziatore,
produttore o emittente francese ha voluto produrre The Palace ad esempio (il progetto è stato
sostenuto invece da RAI Cinema), e il film non è stato incluso
nella scaletta di Cannes 2023 nonostante fosse considerato.
Roman Polanski è
scampato alla minaccia di estradizione negli USA dalla Polonia. Il
procuratore di Cracovia ha infatti dichiarato che il regista non
dovrebbe essere estradato in quanto non sono stati trovate cause
per un appello.
L’ufficio del procuratore ha
dichiarato: “Un’analisi delle prove raccolte nel caso autorizza
a dire che la richiesta di negare l’estradizione di Roman Polanski
alle autorità USA è corretta”. La decisione porta a
conclusione una lunghissima lotta che il governo degli Stati Uniti
porta avanti contro il regista dagli anni ’70, per il presunto
stupro di una tredicenne durante un servizio fotografico. Polanski,
che possiede entrambi i passaporti francese e polacco, è ora libero
di volare a casa sua, la Polonia, per poter riprendere a
lavorare.
“In merito alla vicenda
Polanski, posso dire di essere molto sollevato che il fatto si sia
avviato alla conclusione. In questo modo Roman può tornare a casa e
cominciare a lavorare a un film pianificato”, queste le parole
di Jan Olszewski, uno degli avvocati di
Polanski.
Il regista ha già dichiarato di
voler continuare a lavorare e di avere intenzione di girare un film
sull’Affare Dreyfus in Polonia. Il film sarà basato sul
romanzo di Robert Harris, An Officer
and a Spy e sarà una co-produzione con attori
americani. Non vediamo l’ora di rivedere il grande regista
liberamente a lavoro dietro la macchina da presa.
Un giudice di Santa Monica ha
fissato la data del processo per stupro contro il regista
Roman Polanski per il prossimo 4 agosto 2025. La
querelante sostiene che Polanski l’ha violentata nel 1973, quando
era minorenne, nella sua casa di Benedict Canyon. Secondo la sua
causa, lo aveva incontrato a una festa mesi prima. Polanski l’ha
invitata a cena al Le Restaurant in La Brea Avenue, le ha dato dei
bicchierini di tequila e poi l’ha portata a casa sua, dove è
svenuta sul suo letto, afferma la causa.
“La querelante ricorda di
essersi svegliata nel letto dell’imputato con lui sdraiato nel
letto accanto a lei”, afferma la causa. “Le ha detto che
voleva fare sesso con lei. La querelante, sebbene intontita, ha
detto al convenuto “No”. Lei gli ha detto: “Per favore, non
farlo”. Secondo l’accusa, Polanski ignorò le sue suppliche e
procedette a violentarla. Poi l’ha accompagnata a casa. Quella fu
l’ultima volta che vide il regista, afferma la causa.
La donna si è fatta avanti per la
prima volta in una conferenza stampa con Gloria
Allred nell’agosto 2017. All’epoca, Allred ha detto che la
querelante, poi identificata come Robin M., aveva
16 anni quando si è verificata la violenza sessuale. Ha intentato
la causa, utilizzando il nome Jane Doe, nel giugno
2023 ai sensi di una legge della California che estende il termine
di prescrizione per gli abusi sessuali su minori. A Polanski è
stato notificato della causa nella sua casa di Parigi.
Allred e il querelante hanno tenuto
un’altra conferenza stampa per discutere il caso. “Mi ci è
voluto davvero molto tempo per decidere di intentare causa contro
il signor Polanski”, ha detto la querelante, aggiungendo che
alla fine lo ha fatto “per ottenere giustizia e
responsabilità”. Gli avvocati di Polanski hanno negato la
richiesta. “Il Sig. Polanski nega strenuamente le accuse
contenute nella causa e ritiene che il luogo adatto per processare
questo caso sia nei tribunali”, ha detto Alexander
Rufus-Isaacs, il suo avvocato. Ma è anche possibile
che il caso possa essere risolto prima del processo.
Roman Polanski,
fuggitivo dagli Stati Uniti dal 1978, non avrebbe dovuto
presenziare di persona al processo civile, ma avrebbe potuto
comparire tramite video in diretta, se necessario, per
testimoniare. “Non tornerà”, ha detto Allred. “Ma
questa è una causa civile. Non è necessario che compaia”.
Polanski è fuggito dagli Stati Uniti
alla vigilia della sentenza per lo stupro di una ragazzina di 13
anni, e da allora non è più riuscito a tornare nel Paese senza
timore di essere arrestato. Nel corso dei decenni successivi,
numerosi sforzi per risolvere il caso penale non hanno portato a
nulla, e anche i tentativi per estradarlo non hanno avuto
successo.
Robin M. inizialmente si fece avanti
quando un giudice di Los Angeles stava valutando la richiesta della
vittima nel procedimento penale, Samantha Geimer, di far cadere le accuse.
Allred e Robin M. si opposero a tale richiesta, che un giudice
respinse pochi giorni dopo. All’epoca, Allred disse che la sua
cliente aveva deciso di non intentare una causa civile. Nel 2017,
Robin M. ha dichiarato di aver recentemente denunciato il fatto
alle forze dell’ordine. Ha detto di non essersi fatta avanti nel
1973 perché temeva che suo padre “avrebbe fatto qualcosa che
avrebbe potuto portarlo in prigione per il resto della sua
vita”. Ha anche detto di averlo detto a un amico poco dopo
l’incidente.
Il regista, oggi novantenne, è
attualmente sottoposto a un processo per diffamazione a Parigi. In
quel caso, l’attrice britannica Charlotte Lewis
sostiene che Polanski l’ha diffamata quando ha definito le sue
accuse di violenza sessuale una “bugia atroce”. Lewis ha
accusato Polanski di averla aggredita nel 1983, quando aveva 16
anni.
Nella causa di Santa Monica,
Polanski è stato inizialmente citato in giudizio con lo pseudonimo
di “Doe”. La querelante ha successivamente ottenuto il permesso di
modificare la causa con il suo vero nome. Gli avvocati di
Roman Polanski hanno affermato un elenco di difese
standard, incluso il fatto che la corte non ha giurisdizione su di
lui.