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Mon Roi: recensione del film con Vincent Cassell firmato Maïwenn

Mon Roi: recensione del film con Vincent Cassell firmato Maïwenn

Si chiama Maïwenn Le Besco, ma è conosciuta semplicemente come Maïwenn, sopratutto in Francia sua terra d’origine. Figlia d’arte in una famiglia d’artisti, poiché sua madre e i suoi quattro fratelli sono tutti attori, è balzata alle cronache dopo aver diretto Polisse, film che ha ottenuto successo in tutto il mondo (Italia compresa). La ragazza prodigio di Seine-Saint-Denis torna ora dietro la macchina da presa per la terza volta sbarcando in Concorso al Festival di Cannes 2015 dove ha raccolto numerosi applausi fra la stampa internazionale. La sua ultima fatica porta il nome di Mon Roi, in italiano Il Mio Re, una commedia con sfumature piuttosto amare che affronta un tema non troppo originale: il rapporto di coppia.

maiwennTony e Georgio si conoscono per caso come accade a tanti, si innamorano e sembrano la coppia perfetta, solida, stabile. Decidono infatti di sposarsi e di mettere al mondo un figlio, ma durante l’attesa arrivano i primi problemi: Georgio, che sullo schermo è interpretato da uno scatenato Vincent Cassell, è un tombeur de femmes, un ricco dongiovanni attratto continuamente dalle modelle. Da questa ‘malattia’ al tradimento il passo è breve. La bravissima Emmanuelle Bercot, nei panni di Tony, subisce in modo simbolico l’altalenante vita sentimentale con la rottura di un legamento alla gamba destra. Il lento e doloroso percorso di guarigione non fa che rappresentare l’uscita dalla dipendenza dal ‘suo re’, sempre perdonato nonostante la condotta poco ortodossa all’interno della coppia.

Lo stile del racconto è standard, pressoché simile a mille altre commedie romantiche dello stesso tipo, il montaggio inoltre è piuttosto confuso poiché mescola vari momenti e fasi della vita di Tony. Se aggiungiamo al conto una durata eccessiva, che trascina gli eventi per le lunghissime sino ad annoiare, e svariati cliché come l’immancabile scena inutile in discoteca, la passeggiata in riva al mare e il momento “urla e baldoria da una macchina in corsa” il tracollo è purtroppo definitivo. Cosa si salva? Un Vincent Cassell senza freni ed estremamente divertente, come accennavamo sopra: un autentico fiume in piena di battute, frasi ad effetto, idee folli nate da un inaspettato lato comico. Troppo poco per tenere a galla il progetto, non basta neppure il buon lavoro svolto sul personaggio dalla Bercot e le sparute apparizioni di un cinico e grottesco Louis Garrel, fratello di Tony.

Cos’è dunque Mon Roi? Una commedia come tante, si lascia guardare senza troppa fatica ma non lascia nulla allo spettatore. Il finale inoltre spiazza e confonde ulteriormente le acque, mettendo in discussione tutta la fatica fatta sino a quel momento per tornare liberi. Che sia davvero impossibile mettersi alle spalle un’ossessione, anche quando questa è un uomo egoista ed egocentrico? Il film sembrerebbe dire di si, per fortuna la vita vera è un’altra cosa.

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon, presentato all’interno della Selezione Ufficiale della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è scritto e diretto da Christian Carion ed è un dramma famigliare dai toni noir.

In Mon Garcon Julien è un geologo ed è spesso in viaggio per lavoro. Le sue numerose assenze da casa hanno causato la fine del suo matrimonio con Marie. Durante un suo breve ritorno in Francia viene a sapere dalla ex-moglie che il loro figlio Mathys è scomparso durante un campo scuola. Da quel momento Julian si mette alla ricerca del figlio e pur di trovarlo è disposto a fare qualsiasi cosa.

Carion ci mostra subito la volontà di far dialogare ambienti esterni (montagne e  boschi) e interni (baite, una rimessa e un hotel  abbandonato) sia con carrellate sia con inquadrature più serrate. Oltre agli ambienti, il regista fa comunicare anche passato e presente, attraverso flashback e ricordi dai toni certamente più vivaci rispetto allo stato attuale delle cose, quando il dramma si è già consumato. Anche l’aspetto sonoro del film sottolinea la desolazione e la sofferenza, prediligendo il silenzio.

Mon Garcon, il film

Il film si concentra sulla figura del protagonista che immediatamente, appena subisce la sua perdita, si trasforma nel padre attento che fino a quel momento non è stato. Diventa un cane da caccia e fiuta ogni pista e ogni luogo per cercare informazioni e stanare i responsabili della scomparsa del figlio. Guillaume Canet si dimostra ancora una volta capace di transitare da lucidità a pazzia e viceversa come in L’homme qu’on aimait  trop in cui interpreta sia un serial killer che il poliziotto che indaga sul killer stesso.  Il personaggio di Marie, interpretato da Mèlanie Laurent, è alquanto marginale e non ha una caratterizzazione definita. Più interessante e sfaccettato è il personaggio del compagno della madre che all’inizio sembra essere coinvolto nella vicenda soprattutto per il fatto che sembra manipolare la compagna e volersi sbarazzare del piccolo.

Mon Garcon si caratterizza per una produzione alquanto breve e l’utilizzo naturalistico di luce naturale che esalta l’interpretazione di Canet, che si è tenuto lontano dallo script, prediligendo l’improvvisazione: in base alle sue azioni e reazioni, hanno dovuto gestire il proprio personaggio.

Carion confeziona un prodotto denso di drammaticità e colpi di scena, dimostrando di essere molto abile a gestire silenzi. Il film conserva una logica molto solida che ci permette di raccogliere le informazioni necessarie per completare il puzzle: alla fine ritorniamo al punto di partenza ma, come in tutti i racconti, la situazione non è più la stessa.

Mon Crime, la recensione del divertente crime di François Ozon

Mon Crime, la recensione del divertente crime di François Ozon

Scelto come film d’apertura della XIII edizione dei Rendez-vous del Nuovo cinema francese, la commedia poliziesca che François Ozon ha adattato – liberamente! – l’omonima pièce del 1934 di Georges Berr e Louis Verneuil arriva nei cinema italiani nel giorno della Festa della Liberazione, il 25 aprile. Una scelta, quella di Bim Distribuzione, che finalmente permette al nostro pubblico di godere dell’interessante Mon crime – La colpevole sono io, un gioco per investigatori e appassionati del genere che offre agli spettatori una sorta di ‘Invito al cinema con delitto’, per parodiare il cult di Robert Moore presentato alla 36° mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Mon crime – L’altra faccia del crimine

Un crimine che con quello del film del 1976 (scritto da Neil Simon) ha in comune sicuramente l’intenzione parodistica e satirica, oltre che la forza di un cast molto ricco, qui completato da Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon e André Dussollier. Chiamati a circondare la Madeleine Verdier (Nadia Tereszkiewicz) protagonista, una avvenente giovane attrice squattrinata e senza talento che nella Parigi degli anni ’30 viene accusata dell’omicidio di un famoso produttore.

Assolta per legittima difesa, grazie all’aiuto della sua migliore amica Pauline (Rebecca Marder), giovane avvocatessa disoccupata, per Madeleine inizia una nuova vita, illuminata dalla visibilità e dalla fama ottenuta nell’aula di tribunale. Dalla quale, che a questo punto, la ragazza sembra poter costruire un futuro radioso e di successo, fino a quando la verità non viene a galla.

Un altro delitto per Ozon

Nella realtà da fumetto di Ozon (che qui sfrutta una idea altrui), la connessione tra crimine e successo sociale piuttosto che essere diseducativa si fa occasione di burla, di farsa quasi, in una sorta di sintesi tra screwball comedy e piece teatrale. Una forma che il regista si diverte a usare per mettere in scena delle dinamiche più che attuali, rappresentando l’incoerenza del potere e la volubilità dei canoni sociali, come già fatto in passato.

Intanto, di sicuro nei precedenti Otto donne e un mistero (2002) e Potiche, la bella statuina (2010) che insieme a questo – che la conclude – compongono dichiaratamente una sorta di trilogia caratterizzata da una predominante femminile. La stessa presente in altre sue opere, più cupe o tragiche, altrove esplorata celebrando amori e gettando ombre, sempre senza abbandonare uno spirito molto personale e un certo compiaciuto ed edonistico voyeurismo.

La leggerezza della quale sappiamo essere capace il regista francese, e il suo gusto per l’assurdo, insomma, riescono a impregnare la storia di un falso colpevole che lo stesso sognava da tempo e farle trascendere la realtà, nostra e dei fatti. E se l’intreccio rischia di essere più insistito e intricato del consigliabile, il ritmo impresso allo sviluppo e i dialoghi consegnati alle diverse maschere (soprattutto le due esordienti protagoniste) coinvolte difficilmente permetteranno di annoiarsi nel seguirlo.

MomoCon 2015: gli spettacolari cosplay da Atlanta [Foto]

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MomoCon 2015: gli spettacolari cosplay da Atlanta [Foto]

E’ iniziata l’edizione 2015 di MomoCon e oggi vi sveliamo gli spettacolari cosplayer che stanno sfilando al noto evento americano che si tiene ad Atlanta in Georgia.

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Via SHY

Mommy: Xavier Dolan a Roma per la presentazione del film

Si è svolta oggi a Roma la conferenza stampa del film Mommy, l’ultima fatica del giovanissimo enfant prodige del cinema mondiale Xavier Dolan, durante l’incontro parla a ruota libera di sé, della sua filmografia, dei suoi progetti futuri, di Hollywood e degli Oscar.

In Mommy come nei suoi precedenti lavori, il tema centrale è la figura femminile, e nello specifico materna: la sua attenzione particolare nasce da un’esperienza autobiografica, ovvero il fatto di essere stato cresciuto dalla madre e della nonna, con l’assenza pesante della figura paterna. Crescendo, ha sviluppato nei suoi film un’ottica particolare per i temi della maternità, dell’essere figli, del rapporto d’amore tra queste due figure. Da sempre Dolan ha assistito a figure femminili che lottano, combattono e reagiscono per conquistare uno status sociale, una condizione umana e sociale: sono figure dolenti, eleganti e stratificate che restituiscono sullo schermo questa complessità del loro animo. Il rapporto del regista con sua madre, fondamentale e già analizzata nei suoi precedenti lavori, è ancora presente anche in questa nuova fatica; però mentre la sua prima pellicola, J’ Ai Tuè Ma Mère, era autobiografico, personale e femminile al 100%, nelle opere successive ha cercato di non interpretare solo a livello terapeutico il suo passato, ma di cercare di capire sé stesso e la vita in generale. La figura che cerca di analizzare è quella archetipica DELLA madre, non di una madre specifica, bensì un personaggio generale ricco e sfaccettato che porta con sé un universo complesso legato alle scelte personali e al proprio passato.

Successivamente la conversazione si è spostata sul ruolo della musica: quanto è importante la scelta musicale e la colonna sonora nei suoi film? Secondo Dolan, la musica è fondamentale in un film e spesso è la fonte d’ispirazione primaria per la nascita di alcune scene chiave, prima ancora che il regista stesso abbia un’idea d’insieme di ciò che andrà a girare. Una pellicola è come una partitura musicale, dove ogni dettaglio, i silenzi e i suoni creano una composizione unica con ogni nota al posto giusto, creando delle suggestive immagini mentali che poi vengono decodificate tramite il linguaggio audiovisivo. In Mommy Dolan aveva già in mente che, a livello tecnico, avrebbe girato in 1:1 ma non aveva previsto ancora la “grammatica” precisa con la quale avrebbe interpretato l’insieme: il regista confessa di procedere ordinatamente nel suo processo creativo partendo dalla scrittura, immaginando poi il montaggio e infine approdando ad importanti rivelazioni sulla lavorazione del film. L’apporto degli attori- attraverso la recitazione e l’improvvisazione- è fondamentale per la creazione di un lavoro unico; il regista ammette di essere affascinato dall’aspetto recitativo, tant’è che quando scrive un dialogo lo prova sempre leggendolo da solo ad alta voce, cercando di immaginare come potrebbero suonare quelle battute pronunciate da un attore, se sono credibili o meno. La sua ricerca costante lo spinge a studiare gli stili, la vita stessa, ad osservare bene la realtà cercando di tirare poi fuori dai suoi protagonisti delle performance particolari, intense ed espressive molto vicine a quello che lui stesso immagina in fase di scrittura. Il suo approccio con gli attori segue un approccio molto teatrale, procedendo per gradi e partendo da alcune letture a tavolino, dove tutti insieme decidono cosa tenere e cosa tagliare, per poi approdare a delle prove prima di girare la scena, che viene in parte “pilotata” dalla sua voce fuori campo che indirizza gli attori, portandoli ad ottenere il risultato migliore e più vicino alle sue aspettative.

Dorval cerca, allo stesso tempo, di non “cristallizzare” i suoi attori in schemi fissi, ma di lasciarli lavorare tranquillamente per permettere loro di tirar fuori il meglio, permettendo così un processo di identificazione tra lo spettatore, immerso nel buio della sala, e i personaggi che si muovono sullo schermo. Un altro tema che è molto caro al giovane regista canadese, è quello dell’identità sessuale: forse per via di esperienze personali, o perché principalmente interessato al tema del diverso nella società attuale, nell’arco dei suoi cinque film ha cercato di analizzare, con sguardo critico e personale, questi due aspetti, declinandoli attraverso storie differenti tra loro, punti di vista disparati e personaggi complessi dalle mille sfaccettature.

La sua attenzione è, quindi, focalizzata sulla diversità in generale, sull’emarginazione che ne consegue, perché la società in cui viviamo ha la tendenza a non tollerare chi è diverso perché lo individua come un pericolo, un elemento sovversivo che spinge a mettere in discussione l’operato del mondo fino ad oggi. Non è un caso se è proprio da essa che ha origine tutto quanto: le idee più innovative derivano da un pensiero trasversale e da uno sguardo personalissimo lanciato sul mondo. Alcuni giornalisti hanno paragonato il suo stile e il suo approccio alla recitazione all’opera di registi del calibro di Fassbinder o Cassavetes, ma- come ammette candidamente Dolan- lui non ha nemmeno mai visto i loro film: non proviene da un ambiente culturale colto, altolocato o d’essai, ma da un contesto popolare- lo stesso che cerca di ricreare nei suoi film- e la sua formazione scolastica si è interrotta a diciassette anni: niente scuole specializzate, accademie, corsi o simili, l’unica fonte di ispirazione è stata un’amica sceneggiatrice del padre attore che lo ha spinto ad ampliare i suoi interessi culturali attraverso la letteratura alta, affiancata dal consumo smodato di film a noleggio, gli stessi che hanno segnato la sua infanzia e quella di un’intera generazione, ispirandolo nei suoi progetti: Jumanji, Mamma ho perso l’aereo, Batman- il ritorno, Titanic ma anche Wong- Kar- Wai e Jane Campion (Lezioni di Piano) lo ispirano tutt’ora, spingendolo ad affermare che non esistono film commerciali o d’autore, ma solo film brutti o belli, ben fatti o meno; inoltre, confessa di lasciarsi spesso ispirare da fotografi e pittori, con le loro soluzioni visive.

Le ultime domande hanno riguardato la sua partecipazione ai prossimi Accademy Award e i suoi progetti per il futuro: riguardo agli Oscar- dove il film è candidato per il Canada come miglior film straniero- Dolan non si scompone e rimane con i piedi per terra, affermando che anche lui è da sempre affascinato da Hollywood e, in particolare, dalle prestigiose cerimonie che seguiva da piccolo in tv; ma, vittoria o meno, rimane fermo sulla sua strada, proseguendo con le riprese della sua prossima fatica, un film in Inglese con prestigiosi attori protagonisti- Jessica Chastain su tutti, nei panni di una detestabile direttrice di una rivista di gossip- e sarà una riflessione sulla fama, il successo, Hollywood e il cinema: The Death and Life od Jonathan F Dolan, questo il suo titolo, sarà incentrato- per la prima volta- su un personaggio maschile, un attore trentenne che intraprende una corrispondenza con un ragazzino di undici anni, e sul ruolo della fama nelle vite di queste persone e in quelle delle loro famiglie, con delle forti figure femminili di madri, e donne, che provano a gestirla. La sua attenzione non sarà rivolta tanto ai meccanismi dell’industria del cinema, ma a scavare nella vita privata dei personaggi, letti attraverso il suo sguardo unico, personale e strabiliante, quello di un regista canadese venticinquenne, corteggiato da Hollywood, ma che per adesso si limita ad osservarla da lontano, dalla sua Montreal.

Mommy: trailer del film di Xavier Dolan

Mommy: trailer del film di Xavier Dolan

Dopo la sua partecipazione in concorso al Festival di Cannes 2014, dove è stato premiato con il Premio della Giuria, arriva online il primo trailer ufficiale di Mommy, pellicola di  Xavier Dolan.

In Mommy si racconta la vita di Diane Despres (Anne Dorval), una madre vedova ritrovatasi sola ad allevare un figlio quindicenne (Antoine-Oliver Pilon). In aiuto della donna, tuttavia, occorrerà una vicina, Kyla (Suzanne Clement). La pellicola è al momento alla ricerca di una distribuzione americana.

Fonte

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

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Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Il giovanissimo regista Canadese di venticinque anni ha talento, e sa di averlo. Nel suo ultimo lavoro Mommy in concorso a Cannes, Xavier Dolan dà il meglio di sé, concedendosi anche un certo autocompiacimento stilistico, che alla fine sottrae qualcosa al film.

Cominciamo infatti dalla primissima cosa che salta agli occhi, ovvero il formato 1:1 piuttosto insolito. Una composizione rettangolare ma verticale che è stata anche definita “formato iPhone”. Scelta discutibile, ma interessante e quantomeno funzionale: il film racconta infatti un difficile rapporto tra una folle (in senso positivo) e energica madre e l’iperattivo figlio disadattato affetto da ADHD (disturbo comportamentale dell’autocontrollo); rapporto morboso, edipico, con una sottesa pulsione erotica. La scelta quindi di isolare i personaggi in una inquadratura opprimente e claustrofobica ha sicuramente un fondamento narrativo. Inoltre, aiutato da un intelligente uso della camera, porta a una intimità, soprattutto nelle scene casalinghe, che potrebbe essere quella di un home-movie.

Ma Dolan non si accontenta e quando la storia sembra prendere una spensierata piega verso la libertà dei personaggi, mette letteralmente in mano a uno di essi i lati dello schermo facendoglieli allargare fino al formato 1.85:1, dando così una boccata d’aria fresca al pubblico, il quale risponde con un applauso a scena aperta.

Mommy, il film

Mommy recensione

Nonostante l’applauso però bisogna dire che giocando in questo modo con l’immagine e adottando altri facili espedienti stilistici come riprese a rallentatore e calde luci avvolgenti, il giovane regista risulta un po’ autocelebrativo e istrionico, senza aggiungere gran che alla pellicola, che sarebbe rimasta di altissimo livello anche senza.

Mommy rimane comunque pieno di energia e talento, con uno sguardo molto affettuoso e non scontato sui suoi personaggi, nonostante il discutibile rapporto tra madre e figlio.

Xavier Dolan ha dalla sua tre attori incredibili nei loro ruoli: la madre Diane (Anne Dorval) estremamente emotiva, il figlio Steve ( Antoine-Olivier Pilon) interpretato con una fisicità assoluta a cui spesso la macchina da presa fatica a stare dietro, e la vicina di casa Kyla (Suzanne Clement) una donna con disturbi del linguaggio. E i punti più toccanti arrivano quando Dolan lascia che i suoi attori mollino gli ormeggi e prendano il largo nell’emotività dei personaggi, piuttosto che quando il regista è tutto concentrato a sottolineare stilisticamente la drammaticità di una scena.

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Xavier Dolan è, senza dubbio, l’enfant prodige della nuovo panorama cinematografico mondiale. E lo conferma con l’uscita in sala della sua ultima fatica, il film Mommy, (premiato col premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes) struggente e sfaccettato family movie atipico e personale, basato sulla relazione improbabile tra tre personaggi: Diane, suo figlio Steve e Kyla.

In Mommy Diane è una donna forte, una “combattente nata” come la descrive Dolan, una vedova che ha perso il marito da tre anni e si ritrova a dover gestire di nuovo il carattere turbolento e difficile di suo figlio Steve, affetto da disturbo del deficit di attenzione. Le loro vite complicate, scandite da incomunicabilità, vuoti e silenzi sono scosse dall’arrivo casuale della vicina di casa Kyla, un’insegnante che cela le radici di un indecifrato disagio dietro la timidezza e la balbuzie. Queste tre vite diventeranno complementari e necessarie l’una all’altra, permettendo ad ognuno di loro di inseguire un’ideale ricerca dell’equilibrio e una rinnovata speranza.

mommyLa Mommy è una dolente ballata di solitudini e libertà mancate, forse negate: i protagonisti- che vivono tre vite spezzate e incomplete- sono immortalati nella loro incapacità di vivere fino in fondo; l’occhio personale e disincantato del giovane regista li cattura mentre provano a lasciarsi andare agli eventi e alle situazioni che la vita può porre lungo il cammino dell’esistenza, come delle prove.

Le due figure materne, Diane “Die” e Kyla, sono complementari tra loro, indispensabili l’una all’altra per esistere e costituire- forse- un’unica figura completa di Madre, quasi un archetipo freudiano: la prima, cheap, vistosa, decaduta, mossa da una profonda voglia di vivere che la spinge a compiere delle scelte drastiche in nome di una libertà alla quale non si sente ancora di rinunciare, o forse in nome di una paura atavica conosciuta come “solitudine” che sembra aleggiare sul suo futuro, come uno spettro; la seconda, la vicina chiusa nel suo mutismo, è incapace di abbandonare quella famiglia “castrante” che si porta dietro e che le impedisce di esprimersi, ricordandole forse qualche doloroso dettaglio del suo passato più recente del quale non parla mai.

Da una parte, l’incapacità di lasciarsi andare, dall’altra la paura della libertà e della solitudine; in mezzo, c’è Steve. Il quindicenne affetto da un disturbo, edipicamente “innamorato” della madre e impreparato all’idea di doverla, prima o poi, lasciare. È lui che sembra raggiungere, almeno per il tempo di una canzone e di un’inquadratura, quel difficile equilibrio tra pesantezza e leggerezza, conquistando finalmente quella libertà così ricca di possibilità, ma allo stesso tempo spaventosa e crudele.

Mommy, del quale Dolan firma regia e sceneggiatura, è una storia di tre solitudini ingabbiate in un sobborgo, sintomatico della nostra società: la scelta di girare col formato 1:1 marca proprio questo senso di claustrofobia che accompagna la vita di queste persone, lasciando spazio alla bellezza patinata, fresca e luminosa del Cinemascope durante gli sporadici attimi di felicità e libertà.

Mommy: prima immagine del film di Xavier Dolan

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Xavier Dolan, talentuoso regista, attore e sceneggiatore canadese, nonché assiduo frequentatore delle passerelle del Festival di Cannes, è attualmente al lavoro su Mommy, sua quinta pellicola da regista che vede protagoniste Anne Dorval Suzanne Clement, attrici con cui il regista aveva già collaborato in due pellicole precedenti.

In attesa che Mommy raggiunga le sale a cavallo tra il 2014 ed il 2015 vi proponiamo qui di seguito una prima immagine del film:

mommy

In Mommy si racconterà la vita di Diane Despres (Anne Dorval), una madre vedova ritrovatasi sola ad allevare un figlio quindicenne (Antoine-Oliver Pilon). In aiuto della donna, tuttavia, occorrerà una vicina, Kyla (Suzanne Clement).

Fonte: IndieWire

Mommy: nuova clip del film di Xavier Dolan

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Mommy: nuova clip del film di Xavier Dolan

Guarda la nuova clip di  del film vincitore del Premio della Giuria al Festival Di Cannes, Mommy. Il film è distribuito da Goodfilms ed uscirà nelle sale oggi 4 Dicembre. Mommy è diretto da Xavier Dolan, e vede nel cast protagonisti Anne Dorval, Antoine Oliver Pilon e Suzanne Clément.

mommySinossi: Un’esuberante giovane mamma vedova, si vede costretta a prendere in custodia a tempo pieno suo figlio, un turbolento quindicenne affetto dalla sindrome da deficit di attenzione. Mentre i due cercano di far quadrare i conti, affrontandosi e discutendo, Kyla, l’originale, nuova ragazza del quartiere, offre loro il suo aiuto. Insieme, troveranno un nuovo equilibrio, e tornerà la speranza.​

Momentum: la spiegazione del finale del film

Momentum: la spiegazione del finale del film

Dopo aver lavorato per anni come cameraman per Clint Eastwood dal film I ponti di Madison County fino a film come Mystic River, Million Dollar Baby, Sully  e Il corriere – The Mule, Stephen Campanelli ha debuttato alla regia con il thriller d’azione Momentum, portato in sala nel 2015. Alla base del racconto vi è un’intricata vicenda politica che coinvolge la protagonista in modi inaspettati. Il tutto si svolge così tra grandi sequenze d’azione, colpi di scena e un complotto da sventare.

Sfortunatamente il film non ha ricevuto molte attenzioni, ma il suo passaggio televisivo è ora l’occasione per riscoprirlo e apprezzarlo anche al netto dei suoi difetti. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Momentum. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Momentum

Protagonista della storia è Alexis Faraday, misteriosa e spietata ladra di professione, spinta da un suo ex partner a partecipare a un’ultima lucrosa rapina a base di diamanti. Ben presto la donna si renderà contro di essere però finita in una situazione ben più intricata. Non solo la rapina fallisce, ma la donna assiste anche al brutale omicidio di uno dei suo complici da parte di un sindacato internazionale del crimine, che pare alla ricerca di una misteriosa chiavetta.

Nel tentativo di scappare dalla scena del crimine, Alex diventa bersaglio di Mr. Washington, bello e spietato anche lui, capo della banda di assassini, al soldo di un anonimo e influente senatore americano. Da quel momento, l’unico scopo della giovane donna è quello di scappare per salvarsi la vita, tentando comunque di svelare il mistero che si cela dietro agli avvenimenti che la vedono coinvolta.

Ad interpretare Alexis “Alex” Farraday vi è l’attrice Olga Kurylenko, divenuta nota come Bond girl, con il personaggio di Camille Montes nel ventiduesimo film della saga, Quantum of Solace. Nel ruolo di Mr Washington vi è l’attore James Purefoy, mentre Lee-Anne Summers è Penny. Morgan Freeman interpreta invece l’anonimo senatore, un ruolo per il quale all’attore sono bastati due giorni di riprese. Freeman ha offerto i suoi servizi a Stephen Campanelli per il suo debutto alla regia, sulla base del loro precedente rapporto di lavoro, quando Campanelli era cameraman di Clint Eastwood.

Cortesia di GoDigital

La spiegazione del finale del film

Prima dei titoli di testa si sente il senatore degli Stati Uniti parlare con alcuni appaltatori della difesa non visti. Stanno pianificando un evento che si tradurrà in una guerra per loro e in una carica politica più alta per lui. Successivamente, nel film, Alexis scopre questo clamoroso piano autodistruttivo che avrebbe come obiettivo la città di Chicago e come scopo fornire un espediente agli Stati Uniti per dare inizio ad una nuova guerra. A quel punto, il senatore americano ideatore di questo piano dà ordine di uccidere Alexis.

Il suo uomo, Washington, scopre però che Alexis era una “specialista di ingresso” della CIA che si è licenziata dopo che un lavoro a Beirut è andato male e sono state uccise persone innocenti. I due si accordano però per fare uno scambio alle 21 all’aeroporto di Città del Capo. Quella sera all’aeroporto, ad Alex viene consegnata la chiave di un armadietto dell’aeroporto. Washington è molto sospettoso nei confronti di Alexis e insiste perché apra l’armadietto e poi la scatola. Tuttavia, lei lo ha ingannato mettendo entrambi gli oggetti in uno scomparto interno della scatola e quando questo viene aperto dalla signora Clinton, esplode una bomba.

La Clinton viene gravemente ferita al volto, ma è ancora in grado di combattere. Nel frattempo, il terzo membro della squadra ha individuato e catturato Penny. La polizia aeroportuale è ora coinvolta. Clinton sconfigge una squadra di loro in un combattimento corpo a corpo, ma alla fine viene colpito. Washington e Alex lottano e lei gli strappa la chiavetta che Penny aveva nascosto nella sua cravatta. Stordisce Washington con un colpo al volto e corre verso la porta del terminal. Washington uccide un poliziotto che lo ostacola. Per tutto questo tempo, il terzo cattivo ha trasportato una Penny soggiogata nel caos del terminal.

Cortesia di GoDigital

Alex lo raggiunge e gli pianta un proiettile in testa. Poi corre verso l’uscita. Washington è circondato dalla polizia appena fuori dal terminal. Si ferma e alza le mani. Penny si toglie la parrucca, cambia rapidamente aspetto e cerca di uscire dal terminal. Alex esce e parla con Washington. Fa un commento sugli scacchi: “Regina a Vescovo 5”, poi grida “pistola” e si tuffa. La polizia apre il fuoco e Washington cade sotto una pioggia di proiettili. Penny Fuller viene inizialmente trattenuta come testimone, sulla scena del crimine, insieme a tutti gli altri, ma viene rilasciata quando l’attenzione del detective capo viene deviata altrove. Gli viene mostrata una borsa lasciata sulla scena che contiene la testa di una donna, quella di Jessica.

Alla testa è stata inferta una ferita fresca al volto perché Alex aveva ricevuto una ferita simile quando era stata colpita in banca da luci violette. Sulla scena sono stati lasciati anche alcuni diamanti, ma si scopre che Penny ha la maggior parte dei diamanti nella sua borsa. Esce per andare dalla madre a prendere Matthew, suo figlio. Una squadra di poliziotti dell’Interpol arriva insieme a Mr. MacArthur e prende il controllo di tutto, ma è troppo tardi: Alex supera i controlli di sicurezza con un passaporto falso ed è su un volo in partenza.

Con lei c’è anche un nuovo collaboratore tecnico e i due visualizzano il video sul disco. Si tratta della pianta di un edificio con grandi bombe nel seminterrato. Chiama il cellulare di Washington, McArthur risponde e lei gli comunica di conoscere i piani.  Nelle scene finali, il senatore e McArthur discutono della situazione. Il senatore si chiede se lei sarà “avida o martire”. McArthur indica che sarà una martire (un’eroina). Il senatore borbotta che i martiri devono morire.

Cortesia di GoDigital

Momentum 2, il sequel si farà?

Dato questo finale aperto, in cui il senatore è ancora a piede libero, c’era da aspettarsi un sequel che portasse avanti il racconto. Tuttavia, lo scarso risultato economico ottenuto dal film sembra aver bloccato ogni progetto a riguardo. Sono infatti passati nove anni dall’uscita di Momentum e ad oggi non si è sentito nulla riguardo ad un sequel. È a questo punto lecito immaginare che non ci sarà mai un proseguimento di quella storia, destinata dunque a rimanere in sospeso.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Momentum grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision e Infinity+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 4 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Momenti di trascurabile felicità: recensione del film con Pif

Momenti di trascurabile felicità: recensione del film con Pif

Nella vita di ognuno di noi ci sono piccoli momenti di felicità, o infelicità, considerati trascurabili perché legati all’apparentemente insignificante, ma che spesso racchiudono il senso di intere esistenze. Parte da queste premesse Francesco Piccolo per scrivere i suoi due libri Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità. Libri ricchi di pensieri, riflessioni e aforismi da cui il regista Daniele Luchetti trae l’ispirazione per il suo nuovo film, intitolato appunto Momenti di trascurabile felicità.

Protagonista del film è Paolo, interpretato da Pif, che in seguito ad un’incidente in cui perde la vita si ritrova in un paradiso che ha l’aspetto di un grande ufficio postale. Qui gli viene comunicato che per via di un errore sul momento della sua morte ha a disposizione ancora un’ora e trentadue minuti di vita, durante la quale dovrà cercare di fare i conti con i momenti salienti della sua vita e trovare il tempo per salutare come si deve i suoi figli e sua moglie, interpretata da Thony.

Momenti di trascurabile felicità

Per trarre un film da un materiale di partenza così frammentato, Luchetti lavora insieme a Piccolo ad una sceneggiatura che cerca di contenere molti dei momenti elencati nei libri all’interno di un pretesto narrativo, quale è la storia del protagonista Paolo. Questa linea narrativa viene però ben presto sovrastata dal vero intento del film, ovvero quello di costruirsi come flusso di pensieri e ricordi del protagonista. Pensieri e ricordi molto spesso scollegati tra loro, che abbracciano un’intera vita, dall’infanzia alla vita adulta. Pensieri e ricordi in grado di realizzarsi in immagini suggestive, capaci di trasmettere facilmente emozioni che vanno dalla malinconia alla gioia. Perché, come ci tiene a sottolineare il regista, tutti quanti possono riconoscersi in alcuni dei trascurabili momenti di felicità del protagonista.

Momenti di trascurabile felicità

Presi singolarmente, o quasi, questi momenti sono in grado di intrattenere e raccontare l’importanza delle piccole cose, dei piccoli gesti. Tante piccole storie, che osservate però all’interno del più ampio contesto del film finiscono per generare un ritmo altalenante, con continui salti temporali che rischiano di confondere lo spettatore e far perdere la direzione della narrazione. Lentamente il film di Luchetti si carica di intenzioni troppo grandi e complesse da gestire, e la materia narrativa si dimostra non sorretta a sufficienza dalla sceneggiatura, ma sembra invece affidarsi troppo alla regia ed ai suoi, comunque bravi, attori protagonisti. Tra questi, molto più di Pif, spiccano Renato Carpentieri, che nei panni dell’angelo custode del protagonista sfoggia una buona vena comica, e Thony, che interpretando Agata, la moglie del protagonista, dà vita al personaggio più bello del film. Una donna forte, dolce e profondamente umana.

È un esperimento riuscito in parte quello di Momenti di trascurabile felicità, che si affida ad una narrazione fatta di frammenti che si rivela essere però un’arma a doppio taglio. Se da un lato non mancano momenti di una certa attrattiva, allo stesso tempo ben presenti sono anche quelli dove il ritmo e l’atmosfera si spezzano, e l’assenza di una vera e propria vena comica, in grado di farsi carico di ciò, impedisce al film di sbocciare completamente.

Momenti di trascurabile felicità: libro, trama e cast del film

Momenti di trascurabile felicità: libro, trama e cast del film

Ci sono libri decisamente inadattabili per il grande schermo e c’è chi invece quei libri riesce comunque a trasportarli al cinema, magari costruendovi sopra racconti che esulano da quello originario ma che mantengono fede al cuore tematico di questo. Uno dei più recenti casi di questo tipo è Momenti di trascurabile felicità (qui la recensione), arrivato in sala nel 2019 per la regia di Daniele Luchetti. Il film è tratto dall’omonimo libro di Francesco Piccolo, che per l’occasione ha curato anche la sceneggiatura insieme allo stesso Luchetti.

Uscito nel 2010, e seguito poi nel 2015 da Momenti di trascurabile infelicità, lo scritto di Piccolo è un racconto che procede per frammenti, descrivendo quei piccoli momenti di gioia presenti nella vita di ognuno di noi. Considerati trascurabili perché legati all’apparentemente insignificante, questi racchiudono in realtà il senso di intere esistenze. Adattare per il grande schermo un racconto privo di una storia unica e coerente, però, era impresa piuttosto ardua, che Luchetti ha risolto riunificando tutti questi momenti all’interno di una storia originale.

Apprezzato da critica e pubblico, il film si propone dunque come un divertente e commovente ritratto di tutti quei momenti di felicità spesso trascurati, in cui ognuno può però ritrovarsi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Momenti di trascurabile felicità: la trama del film

Protagonista del film è Paolo Federici, sposato con Agata e padre di famiglia, il quale per una bravata finisce con l’essere vittima di un incidente stradale: all’incrocio con un semaforo, in sella al suo scooter, Paolo viene letteralmente travolto da un camion. Subito dopo, però, si ritrova in paradiso quantomai caotico, simile ad un ufficio postale, con lunghe code di persone in attesa di sapere quale sarà il loro destino. Qui, dopo aver scoperto un errore nel conteggio del tempo che gli rimaneva da vivere, gli viene concesso di ritornare sulla Terra, sotto la supervisione di un angelo.

Paolo ha però a disposizione solo un’ora e trentadue minuti, durante i quali dovrà sistemare tutte le faccende importanti rimaste in sospeso. Nulla di significativo sembra però attuabile in quel tempo ridotto, e Paolo dovrà accontentarsi di trascorrere i suoi novantadue minuti in piccoli “momenti di trascurabile felicità”, che appariranno ora ai suoi occhi quanto mai significativi. Riassaggiando la bellezza della vita, allo scadere del tempo Paolo farà di tutto per non dover tornare in Paradiso.

Momenti di trascurabile felicità cast

Momenti di trascurabile felicità: il cast del film

Nel ruolo del protagonista Paolo Federici si ritrova Pierfrancesco Diliberto, meglio noto come Pif. Con questo film egli torna al cinema dopo tre anni di assenza, quando aveva diretto e interpretato In guerra per amore. Dedicandosi a Momenti di trascurabile felicità Pif ha dichiarato di essersi preparato al suo personaggio ricercando quante più cose in comune con questo, soffermandosi sul notare i propri momenti di trascurabile felicità. Nel ruolo di Agatha, la moglie di Paolo, vi è invece la cantante e attrice Thony. Prima di questo film aveva già recitato in Tutti i santi giorni, Ho ucciso Napoleone e L’ospite. Per la sua interpretazione in Momenti di trascurabile felicità ha poi ricevuto la nomination come miglior attrice protagonista ai Nastri d’Argento.

L’attore Renato Carpentieri, visto recentemente nei film Una storia senza nome, Ride, Hammamet e La vita davanti a sé, compare qui nel ruolo dell’angelo del Paradiso incaricato di accompagnare Paolo nel suo breve ritorno sulla Terra. Nel film compaiono poi anche Franz Cantalupo nel ruolo di Giuseppe e Vincenzo Ferrera in quelli di Carmine. Quest’ultimo torna così al cinema dopo aver recitato in televisione in Un posto al sole, Boris Giuliano – Un poliziotto a Palermo e Il cacciatore. Vi sono infine anche Roberta Caronia nel ruolo di Silvana, Angelica Alleruzzo in quello di Aurora e Francesco Giammanco nei panni di Filippo.

Momenti di trascurabile felicità: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Ogni tuo respiro è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 22 ottobre alle ore 22:50 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Momenti di trascurabile felicità: il trailer

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Momenti di trascurabile felicità: il trailer

Ecco il trailer di Momenti di trascurabile felicità, il nuovo film di Daniele Luchetti, liberamente tratto da Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità (Einaudi editore) di Francesco Piccolo.

Protagonisti del film sono Pif, Thony e Renato Carpentieri.

Lo yoga e l’Autan non sono in contraddizione? La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo? Perché il primo taxi della fila non è mai davvero il primo? Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro? E la frase: ti penso sempre, ma non tutti i giorni, che sembra bella, è davvero bella? A queste, e ad altre questioni fondamentali, cerca di dare una risposta Paolo (Pif), cui rimangono solo 1 ora e 32 minuti per fare i conti con i punti salienti della sua vita.

Momenti di trascurabile felicità, Pif presenta il nuovo film di Daniele Luchetti

Liberamente tratto dai libri Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità, di Francesco Piccolo, il nuovo film di Daniele Luchetti, intitolato appunto Momenti di trascurabile felicità ha per protagonista Pif, a cui è concessa un’ora e trentadue minuti per fare i conti con i momenti salienti della sua vita. Nel film sono presenti anche la cantante e attrice Thony e Renato Carpentieri. Il film arriverà al cinema a partire dal 14 marzo, distribuito da 01 Distribution.

Ad aprire la conferenza stampa è proprio il regista e sceneggiatore, Daniele Luchetti, che descrive il complesso processo di trasposizione dai romanzi al film. “Amo i due libri di Francesco Piccolo. Penso che tra i tanti paragrafi di queste memorie minime e immaginarie ci sia qualcosa che prima o poi riguarda tutti noi. L’intento mio e di Francesco è stato quello di inserire questi frammenti in un contesto più ampio. È stato molto complesso. Per riuscirci abbiamo unito tutti questi momenti come pezzi di un puzzle, che altri non è se non la vita. Partendo dallo spunto di un personaggio che in punto di morte fa un bilancio della propria vita siamo riusciti a costruire un film composto di tanti piccoli momenti a sé.

L’autore dei libri e co-autore della sceneggiatura, Francesco Piccolo, racconta poi la scelta di usare una frequente voice-over all’interno del film. “Nella prima stesura abbiamo provato a costruire le scene senza l’uso della voice-over, – spiega Piccolo – ma ben presto ci siamo accorti che era necessario, che il suo utilizzo poteva dare ancor di più l’idea di un flusso di coscienza del protagonista. Alla fine usarla ha aggiunto narrazione e significato ai vari momenti che si succedono nel film.”

Particolarmente importante nel film è la colonna sonora, che si avvale anche di brani di Claudio Villa, Anna Oxa e Adriano Celentano. “Al momento del montaggio,  – racconta Luchetti – abbiamo ricercato quelle canzoni che meglio potessero sposarsi con le immagini, arricchendole di significato. Spesso la ricerca di questi brani ha portato risultati straordinari, e credo non potessero esserci alternative migliori a quelle trovate.”

La parola passa poi ai tre attori protagonisti, a cui viene chiesto cosa farebbero se avessero a disposizione solo novantadue minuti rimanenti di vita. “Non so trovare una risposta originale. – dichiara PifInizialmente pensavo che mi sarei voluto togliere tanti sassi dalle scarpe, dicendo esplicitamente ciò che penso di determinate persone e situazioni. Ma pensandoci bene credo che preferire anche io, come il mio personaggio, ricercare quella felicità data dagli affetti e dalle piccole cose a cui spesso non diamo importanza. Ognuno di noi conserva momenti di trascurabile felicità o infelicità. Spesso questi momenti sono i più importanti in fine dei conti, e spero che ogni spettatore che esca dal cinema dopo aver visto il film possa fare un proprio personale bilancio.”

Momenti di trascurabile felicità

“Io pubblicherei ogni cosa brutta che mi riguarda, – esclama invece Thonydai selfie brutti alle mie canzoni che non mi piacciono. Getterei via ogni maschera, mi libererei della pressione di dover essere sempre perfetta e mi mostrerei imperfetta come è invece bello essere.”

“C’è una vecchia storia che racconta di un uomo che in punto di morte si mise a risolvere problemi di matematica. – risponde Renato CarpentieriProbabilmente è ciò che farei anche io. Penso proprio che in fin di vita mi metterò a risolvere problemi matematici, non potendo risolvere quello più grande della vita.

Molto Forte, incredibilmente Vicino: slitta ancora l’uscita la 23 Maggio!

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La Warner Bros. comunica che la data di uscita italiana di Molto Forte, Incredibilmente Vicino è slittata ulteriormente. Dal 13 aprile, data che a sua volta era stata scelta dopo un primo rinvio, il film è slittato al 23 maggio.

Molto forte, incredibilmente vicino: recensione del film di Stephen Daldry

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Uscito il 20 gennaio negli Usa, candidato all’Oscar 2012 come miglior film, programmato qui in Italia per marzo e poi slittato al 23 maggio, finalmente arriva nei nostri cinema Molto forte, incredibilmente vicino, il film drammatico diretto da Stephen Daldry e tratto dal bellissimo e omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.

Molto forte, incredibilmente vicino: la trama

Il piccolo Oskar è un bambino strano, ha paura di ogni cosa, ha difficoltà a parlare con gli estranei, ama il padre sopra ogni cosa e solo con lui ha un rapporto speciale, fatto di indovinelli, ricerche e spedizioni, piccoli sotterfugi che il padre utilizza per spingere il figlio a non aver paura del mondo. La tragedia dell’11 settembre però strapperà alla vita il papà di Oskar, lasciandolo nella disperazione più totale dal momento che il ragazzino non riesce a trovare un senso all’attentato e alla morte del padre. Ad un anno dal “giorno peggiore”, così come Oskar lo ha ribattezzato, lui trova una chiave negli oggetti del padre e decide di andare alla ricerca della serratura che quella chiave apre, convinto che quello sia il senso della morte del padre e l’ultimo messaggio che ha voluto lasciargli.

Molto forte, incredibilmente vicino recensione film

Avvincente e tragico

Molto forte, incredibilmente vicino si annuncia già vincente, per pochi e semplici elementi che lo caratterizzano: il protagonista bambino, uno straordinario Thomas Horn; una tragedia sconvolgente e coinvolgente sullo sfondo della vicenda; attori del calibro di Tom Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow a fare da comprimari; un regista che sa il fatto suo. Stephen Daldry, che con Molto Forte Incredibilmente Vicino colleziona la sua quarta nomination agli Oscar su quattro film realizzati, propone un film che non si crogiola nel ricatti emotivo e nella sofferenza gratuita, ma che risulta sinceramente drammatico e coinvolgente, condotto con un’eleganza tale da rendere New York non solo bellissima, ma anche luminosa, opprimente e sconcertante a seconda dello stato d’animo del protagonista.

Un ragazzino, questo Thomas Horn, che promette di avere un bel futuro al cinema, considerati i suoi enormi occhi tristi e la sua impressionante bravura; ma dopotutto Daldry non è nuovo alla collaborazione con giovani attori, dal momento che con Billy Elliot ha fatto di Jamie Bell una rivelazione cinematografica e di se stesso uno dei migliori registi della sua generazione. Ma è la potenza emotiva della storia a realizzare in questo film la vera quadratura del cerchio, la caratterizzazione dei personaggi, la misteriosa presenza del personaggio interpretato da Max Von Sydow e il dolore, la ferita aperta per un evento che ha spaccato il cuore di una Nazione, un dolore ancora fresco nonostante i 10 anni trascorsi dal quel “giorno peggiore”.

Interessante la partitura realizzata da Alexander Desplat, che in questo film sembra aver preso lezioni da Philip Glass, già collaboratore di Daldry in The Hours; il risultato è una colonna sonora coinvolgente e poetica, che accompagna le immagini e i movimenti di macchina, raccontando con una quarta dimensione la ricerca di senso che Oskar vuole portare a termine a tutti i costi. Se proprio il film ha un difetto, questo va cercato nell’estrema lunghezza, nell’indugiare troppe volte su piani e inquadrature che ne dilatano oltre modo la durata, ben 2 ore e 9 minuti. Molto Lungo Incredibilmente Commovente.

Molto Forte, Incredibilmente Vicino – Trailer Italiano

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Basato sull’omonimo romanzo di grande successo di Jonathan Safran Foer, Molto Forte, Incredibilmente Vicino racconta la storia del viaggio di un ragazzo da una perdita devastante alla scoperta di se stesso, sullo sfondo gli eventi tragici dell’11 Settembre. L’undicenne Oskar Schell è un bambino veramente straordinario: un inventore, un Francofilo ed un pacifista. Dopo aver trovato una chiave misteriosa che apparteneva a suo padre, morto nell’attentato alle torri gemelle a New York, si imbarca in un viaggio straordinario, una ricerca immediata e segreta attraverso le cinque contee di New York. Mentre Oskar si aggira per la città, incontra una variegata umanità, ognuno un sopravvissuto a modo suo. In fine, il viaggio di Oskar termina dove è iniziato, ma con il conforto e la consolazione dell’esperienza umana più forte: l’amore.

Molto forte incredibilmente vicino: dal libro alla storia vera, tutte le curiosità sul film

L’attentato terroristico dell’11 settembre alle Torri Gemelle è un evento che ha sconvolto il mondo intero, cambiandolo per sempre. Inevitabile che nel corso degli anni successivi si continuasse a riflettere su quanto accaduto, affrontando il tutto da quanti più punti di vista diversi possibile. Se molti titoli si sono concentrati sul ritrarre gli eroi che hanno aiutato come possibile in quella situazione, e altri ancora hanno raccontato le operazioni militari scaturite da quell’attentato, il film del 2011 Molto forte incredibilmente vicino (qui la recensione) si concentra invece su un mistero che lega un padre e un figlio, separati dall’attentato ma uniti nella memoria.

Al momento della sua uscita in sala, il film ha raccolto opinioni contrastanti, che non gli hanno però impedito di ottenere una nomination all’Oscar come miglior film. Molto forte incredibilmente vicino rimane ancora oggi un film molto delicato e toccante su un argomento quantomai traumatico. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al libro da cui è tratto, alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il libro di Jonathan Safran Foer e la storia vera dietro di esso

Nel 2005 viene pubblicato il romanzo Molto forte incredibilmente vicino, opera seconda di Jonathan Safran Foer e uno dei primi libri ad affrontare il tema degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Dal racconto di quell’evento si affrontano ulteriori tematiche come il lutto, i rapporti famigliari e i modi in cui una famiglia possa trasformarsi senza distruggersi mai. Nel scegliere come protagonista un bambino, Foer ha affermato che l’incapacità di tale personaggio di comprendere un evento tanto terrificante è la stessa che anche i più adulti riscontrano nel trattare dell’attentato. Poiché il linguaggio sembrava non offrire soluzioni concrete, affidarsi alla narrazione fatta da un bambino era il solo modo per dar vita a questa difficoltà.

Tom Hanks e Thomas Horn in Molto forte, incredibilmente vicino
Tom Hanks e Thomas Horn in Molto forte, incredibilmente vicino. Foto di François Duhamel – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc.

Obiettivo dello scrittore è dunque quello di cercare di dare forma al trauma, potendolo così descrivere e affrontare. Il libro è in breve diventato uno dei più apprezzati e letti sull’argomento e il suo impatto culturale sull’argomento è ancora oggi estremamente forte. In particolare, il romanzo di Foer rimane fondamentale per il suo partire da una tragedia per ricercare, lentamente e non senza dolore, una luce nel buio, una speranza a cui potersi aggrappare per il futuro. Molto forte incredibilmente vicino cerca infatti di aiutare a superare la paura e la rabbia, cercando di far esprimere questi sentimenti al fine di poterli comprendere e sconfiggere.

Il regista rende quindi le sofferenze dell’11 settembre estremamente tangibili attraverso il dolore di Oskar e della famiglia Schell. Sandra Bullock, che interpreta la madre del bambino, ha poi affermato che la storia si basa su veri racconti di persone che quel giorno hanno realmente perso i propri cari: “Ci è stato permesso di ascoltare i messaggi telefonici che sono stati ricevuti dai familiari delle persone che sono morte durante l’attentato. La cosa che mi ha sorpreso di più è che quelle persone sapevano che non ce l’avrebbero fatta e hanno scelto di lasciare messaggi di amore e di speranza piuttosto che di odio e disperazione”.

La trama e il cast di Molto forte incredibilmente vicino

Protagonista del film è il giovane Oskar Schell, il quale ha tragicamente perso il padre durante gli attentati dell’11 settembre. Lo shock per la scomparsa dell’uomo ha lasciato ferite indelebili nel cuore della moglie Linda e nell’anima del piccolo Oskar. L’unico modo per lui di affrontare ed elaborare il lutto sarà il cimentarsi in uno dei giochi che faceva con il padre, una vera e propria caccia al tesoro dove l’unico indizio è una chiave trovata per caso. La corrispondente serratura diventerà dunque l’obiettivo da raggiungere per trovare una qualche risposta, ma anche un modo per non perdere il ricordo di un padre tanto amato. Per scoprire a chi appartiene la chiave Oskar sarà aiutato da un anziano e misterioso uomo che oltre ad essere praticamente muto a seguito dello shock, cela un grande segreto.

Max von Sydow e Thomas Horn in Molto forte, incredibilmente vicino
Max von Sydow e Thomas Horn in Molto forte, incredibilmente vicino. Foto di François Duhamel – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc.

Ad interpretare il piccolo Oskar Schell vi è Thomas Horn, attore privo di esperienze cinematografiche ma che si era reso celebre grazie alla partecipazione al programma Jeopardy! Kids Week. Nei panni della madre Linda vi è invece Sandra Bullock, la quale ha raccontato di essere stata a New York il giorno dell’attentato, ricordando perfettamente la paura e lo shock. Il premio Oscar Tom Hanks interpreta invece l’adorato padre Thomas. Il celebre attore svedese Max von Sydow recita nel ruolo dell’uomo muto, interpretazione che gli è valsa una candidatura come miglior attore non protagonista agli Oscar. Completano il cast Viola Davis nel ruolo di Abby Black, Jeffrey Wright in quelli di William Black e John Goodman nei panni di Stan il portiere.

 

Le frasi più belle del film

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • Se il sole esplodesse, non ce ne accorgeremmo per otto minuti: il tempo che impiega la luce ad arrivare fino a noi. Per otto minuti, il mondo sarebbe ancora illuminato e sentiremmo ancora caldo. Era passato un anno dalla morte di mio padre e sentivo che i miei otto minuti con lui stavano per scadere. (Oskar)
  • Ho perso un figlio. L’ho perso prima che morisse. Sono andato via. Avevo paura. Paura di perderlo. Avevo paura che vivesse. Perché la vita è più spaventosa della morte. (Max von Sydow)
  • “Se le cose fossero facili da trovare, non varrebbe la pena trovarle” (Thomas Schell)
  • Quella sera mi sono sentito incredibilmente vicino a ogni cosa nell’universo, ma anche straordinariamente solo. Per la prima volta in vita mia mi sono chiesto se la vita valeva tutta la fatica che serve per vivere. Perché, esattamente, valeva la pena di vivere?” (Oskar)

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

è possibile fruire della sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Molto forte incredibilmente vicino è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision, Now, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 2 dicembre alle ore 21:35 sul canale La 5.

Molto forte incredibilmente vicino stasera in Tv

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Molto forte incredibilmente vicino stasera in Tv

Molto forte incredibilmente vicinoSerata all’insegna del film drammatico quella in programmazione alle 21 su Canale 5 dove infatti, andrà in onda il film Molto forte incredibilmente vicino, con protagonisti Tom Hanks e Thomas Horn, Sandra Bullock e Max Von Sydow. Diretto dal regista candidato all’Oscar Stephen Daldry, la pellicola racconta il dramma di un bambino che ha perso il padre durante gli attentati dell’11 settembre.

Curiosità:

– Il film ha ottenuto due candidature agli Oscar per il miglior film e il miglior attore non protagonista (Max Von Sydow).

– Sandra Bullock (Linda Schell) era a New York con la sua famiglia l’11 settembre 2001 e ha visto il secondo aereo, il volo United Airlines 175, che si schiantava contro la torre sud del World Trade Center.

– L’attore James Gandolfini ha girato alcune scene nei panni di un uomo che incontra il personaggio di Sandra Bullock durante uan riunione di un gruppo di sostegno, ma sono state tagliate dal film a causa di una reazione negativa del pubblico ad alcune proiezioni di prova.

– Stephen Daldry e il produttore Scott Rudin hanno lavorato su questo adattamento del romanzo di Jonathan Safran Foer per cinque anni.

– Questo è il secondo film legato agli attacchi terroristici dell’11 settembre ad essere nominato per un Oscar. Il primo è stato United 93 (2006). Entrambi i film sono stati nominati per due premi Oscar, ma nessuno dei due film ha vinto la statuetta. World Trade Center (2006) non è stato candidato all’Oscar come peraltro 11 settembre 2001 (2002) o il più vagamente correlato La 25ª ora (2002)

– Il film costato 45 milioni di dollari ne ha incassati worldwide circa 55.

Trama: Oskar Schell (Thomas Horn) ha perso il padre (Tom Hanks) durante gli attentati dell’11 settembre, lo shock per la sua scomparsa ha lasciato ferite indelebili nel cuore della moglie Linda (Sandra Bullock) e nell’anima del piccolo Oskar afflitto da un vuoto incolmabile.

L’unico modo per Oskar di affrontare il lutto e di elaborare tutto quel dolore sarà cimentarsi in uno dei giochi che faceva con il padre, una vera e propria caccia al tesoro dove l’unico indizio è una chiave trovata per caso, la cui corrispondente serratura diventerà l’obiettivo da raggiungere per trovare una qualche risposta, ma anche un modo per non perdere il ricordo di un padre tanto amato, il cui corpo mai ritrovato ha costretto Oskar e la madre a piangere su una bara vuota. Oskar userà la sua creatività. l’intelligenza e il suo straordinario modo di guardare e percepire il mondo che lo circonda per scoprire a chi appartiene la chiave e nel farlo sarà aiutato da un anziano e misterioso uomo (Max von Sydow) che oltre ad essere praticamente muto, cela un segreto.

Molto Forte e Incredibilmente Vicino: prossimamente al cinema

Un famoso detto afferma: “tre indizi fanno una prova”; qui più che indizi abbiamo tre nomi: Stephen Daldry, Johnatan Safran Foer ed Eric Roth.
Il primo è uno straordinario regista britannico che dal 2000 ad oggi ha collezionato tre candidature agli Oscar per Billy Elliot (2000), The Hours (2002) e The reader – A voce alta (2008);

Molly’s Game: trama, cast e la vera storia dietro al film

Molly’s Game: trama, cast e la vera storia dietro al film

Aaron Sorkin è conosciuto a livello internazionale come uno degli sceneggiatori più importanti del cinema statunitense. Autore di acclamati film come Codice d’onore, L’arte di vincere e Steve Jobs, nel 2010 è infine arrivato a vincere l’Oscar per il film The Social Network. Nel 2017, infine, egli ha deciso di firmare anche la sua prima regia, portando al cinema Molly’s Game (qui la recensione), acclamato film biografico dedicato a Molly Bloom ed alla sua straordinaria attività nel complesso e controverso mondo del poker, che le ha causato non pochi problemi. Come solito nelle opere di Sorkin, ne nasce un film brillante, teso ed estremamente coinvolgente.

Sorkin scrive la sua sceneggiatura a partire dal libro di memorie Molly’s Game: From Hollywood Elite to Wal Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker. Dalla travagliata vicenda di questa donna, lo sceneggiatore e regista trae un racconto incentrato sul desiderio di rialzarsi dopo una brutta caduta, sul non arrendersi davanti alle avversità. La parabola di Molly è estremamente chiara circa tale tematica, dimostrando quanto solida possa essere la struttura su cui Sorkin costruisce le sue opere.

Acclamato da pubblico e critica, il film ha guadagnato numerosi premi a livello mondiale, tra cui anche una nuova nomination all’Oscar per la sceneggiatura non originale per Sorkin. Per quanti amano il suo cinema e le sue storie, Molly’s Game è un titolo assolutamente imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Molly’s Game: la trama del film

Protagonista del film è Molly Bloom, una giovane e carismatica speranza olimpica dello sci, costretta ad abbandonare lo sport dopo una grave lesione fisica. Costretta a costruirsi una nuova carriera, Molly intraprende gli studi di legge, ottenendo poi un lavoro estivo che la introduce all’ambiente del poker clandestino. Da qui Molly inizia una scalata al potere apparentemente inarrestabile, ma tutto prende una piega inaspettata quando si ritrova arrestata in piena notte dall’FBI. Costretta ad affrontare le accuse a suo carico per gioco d’azzardo illegale, Molly potrà contare su quello che è il suo unico alleato, l’avvocato difensore Charlie Jaffey, inizialmente riluttante ad assumere il caso, ma che si convincerà infine scoprendo che c’è molto di più in Molly Bloom di quello che le volgari storie da tabloid rivelano.

Molly’s Game: il cast del film

Ad interpretare la carismatica Molly Bloom vi è la candidata all’Oscar Jessica Chastain. A volerla è stata la stessa Bloom, affermando che l’attrice sarebbe stata perfetta per il ruolo. Lo stesso Sorkin rimase stregato da lei, affidandole il ruolo. Per prepararsi alla parte, la Chastain ebbe modo di incontrare la donna che si apprestava ad interpretare, apprendendo da lei quanto necessario per la sua interpretazione. Allo stesso modo, studiò il mondo del poker, al fine di scoprire i segreti. Accanto a lei, nei panni dell’avvocato Charlie Jaffey vi è invece l’attore Idris Elba. A causa di suoi altri impegni, Elba ebbe solo 10 giorni per girare tutte le sue scene.

Nel ruolo di Larry Bloom, il severo padre di Molly, vi è l’attore Kevin Costner, il quale accettò poiché interessato all’animo di quell’uomo così complesso. Nel film è poi presente l’attore Michael Cera nei panni del Giocatore X, un personaggio composito vagamente ispirato a Tobey Maguire, il quale era solito frequentare gli eventi organizzati dalla Bloom. Jeremy Strong è Dean Keith, l’uomo che introduce Molly al mondo del poker, mentre Bill Camp è Harlan Eustice, uno dei giocatori di poker. Tutti gli altri giocatori di carte nel film sono reali professionisti del poker. Sorkin voleva infatti del realismo a riguardo, riscontrabile in particolare nel modo in cui i giocatori maneggiano le carte durante le partite.

Molly’s Game: la vera storia dietro il film

Il film di Sorkin, nonostante alcune necessarie modifiche, risulta particolarmente fedele alla storia di Molly Bloom, la quale ha collaborato come consulente del film. Come viene mostrato, questa era davvero una promettente sciatrice, la quale vide interrotta la sua carriera sportiva a causa di un brutto incidente. Successivamente, mentre si prendeva un anno di pausa tra la laurea e la scuola di legge, nel 2003 Molly è andata a Los Angeles, iniziando a svolgere diversi lavori, tra cui quella di cameriera e assistente di direzione dell’imprenditore immobiliare Darin Feinstein, uno dei comproprietari della discoteca di Hollywood The Viper Room. Grazie a lui, Molly è stata introdotta all’ambiente, imparandone i segreti e conoscendo i giocatori più influenti.

Come avviene poi nel film, quando Darin ha licenziato Molly, questa ha deciso di utilizzare i contatti che aveva ottenuto per avviare una serie di partite di poker da lei gestite. Agli eventi organizzati da Molly hanno partecipato numerose celebrità di Hollywood, nomi come Tobey Maguire, Matt Damon, Ben Affleck, Leonardo Di Caprio e Macaulay Culkin. Molti altri nomi rimangono ad oggi ancora segreti. Nel momento in cui il circolo di Molly iniziava a crescere, questa si vide costretta prendere una percentuale dal piatto, infrangendo però così una legge federale. Arrestata e portata in tribunale, Molly riuscì infine ad ottenere una pena di soli mille dollari e 200 ore di servizi alla comunità. Pentita, oggi Molly è una motivatrice che aiuta altre donne ad ottenere successo nella vita.

Molly’s Game: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Molly’s Game è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 10 giugno alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb, HistoryvsHollywood

 

Molly’s Game: recensione del film di Aaron Sorkin

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Molly’s Game: recensione del film di Aaron Sorkin

Le grandi personalità piacciono ad Aaron Sorkin e non poteva sceglierne una migliore per affrontare addirittura il suo primo viaggio dietro alla macchina da presa, e così Molly’s Game diventa l’esordio da regista di uno dei più grandi sceneggiatori del nostro tempo. Dopo Mark Zuckerberg e Steve Jobs, Sorkin sceglie Molly Bloom per collezionare un altro grande ritratto di un personaggio abituato ad eccellere che si scontra contro le avversità del suo lavoro, ma anche della sua vita, della sua famiglia. E forse sarebbe più indicato pensare al Billy Beane de L’Arte di Vincere per parlare di questa magnifica eroina: entrambi figure di successo che alla fine si confrontano con la propria sconfitta, aumentando la loro statura eroica di fronte al pubblico.

Il film racconta la storia vera di Molly Bloom ex sciatrice del Colorado di fama mondiale. Un brutto incidente, durante le Olimpiadi del 2004, la costringe a ritirarsi dalla carriera agonistica per dedicarsi allo studio. Tuttavia il trasferimento a Los Angeles le mostrerà altre possibilità, un’altra vita, in cui Molly, per competenza e indole, non può che eccellere. Per otto anni Molly Bloom incassa 4 milioni di dollari l’anno dal giro: da semplice cassiera a regina del tavolo, un giro di poker clandestino che coinvolge campioni dello sport, uomini d’affari, imprenditori e, a sua insaputa, vertici della mafia russa. Fino a che l’FBI non scopre tutto e smantella il giro di Molly. La donna comincia una lunga battaglia legale con al suo fianco solo Charley Jaffey, il suo avvocato che impara a conoscerla, e noi con lui.

Molly’s Game è l’esordio alla regia di Aaron Sorkin

Alternando il legal drama del presente con la biografia più pura, Aaron Sorkin si muove tra passato e presente per costruire la storia umana e familiare di Molly. Non si tratta del poker, pure se lo sceneggiatore e regista ne ha studiato tecniche, terminologie e atmosfere, ma solo della nostra protagonista, una donna determinata e allenata a essere la migliore, da un padre durissimo e intransigente. Proprio nel rapporto con la figura paterna, con l’uomo di potere, la storia trova la sua chiave di lettura, così come Sorkin aveva fatto in Steve Jobs, così come aveva accennato in L’Arte di Vincere.

Insomma ancor prima di mettersi dietro alla macchina da presa, Sorkin era un autore, e lo conferma con questa sua prima prova registica. Certo, spesso le immagini si trovano in affanno di fronte alla velocità delle parole, soprattutto nei serrati scambi tra Jessica Chastain e Idris Elba, ma lo sceneggiatore dimostra, anzi conferma di sapere ciò che vuole raccontare, sul come farlo, c’è tempo per affinare la mano.

molly's game

Dopotutto Sorkin si è affidato a Jessica Chastain, una vera e propria garanzia, una bellezza d’acciaio che, pur non sfigurando in nessun genere, trova nei ruoli drammatici di donne dallo spirito di granito la sua più elegante ed efficace espressione di talento, che l’attrice mette tutto al servizio della storia e della sua Molly: bellissima, vincente, determinata, indipendente.

Dove Sorkin scivola rovinosamente è proprio sulla motivazione della protagonista, il voler addossare a Molly, persona tridimensionale, un trauma edipico che lo porta a semplificare, nel finale, tutto il suo operato, le sue scelte, banalizzando la sua protagonista in favore dell’esigenza di far quadrare il cerchio.

C’è lo sforzo, da parte del narratore, di dare spessore morale alla sua protagonista, trasformando ancora una volta il personaggio portante di una sua storia in un faro di integrità, uno specchio per l’America. Ma, paradossalmente, sono proprio lo sviluppo narrativo e la svolta finale il punto in cui Molly’s Game si blocca, ed è un peccato che di fronte a una personalità così sorkiniana, ma anche così americana, lo sceneggiatore e regista si sia troppo lasciato convincere dalla semplicistica spiegazione psicoanalitica.

Molly’s Game: nuova featurette del film

Molly’s Game: nuova featurette del film

Molly’s Game: in arrivo una nuova featurette realizzata dalla STXfilms del film con Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera, Chris O’Down e Bill Camp.

Molly’s Game è basato sulla storia vera di Molly Bloom, una sciatrice olimpica che entra a far parte nel giro più esclusivo dei giocatori di poker per un decennio prima di essere arrestata nel bel mezzo della notte da diciassette agenti dell’ FBI armati.

Di seguito una nuova featurette dal film che ci porta dietro le quinte:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=v7isf-NEfpk

Molly’s Game: il nuovo trailer del film con Jessica Chastain 

Gioca con l’alta società di Hollywwod, con star dello sport, colossi del business e a sua insaputa anche con la criminalità russa. L’avvocato Charlie Jaffey è sempre accanto a lei e scopre che Molly è molto di più di quello che mostrano i tabloid.

Molly’s Game sarà pronto il giorno di Natale e uscirà il 5 Gennaio.

Fonte: Comingsoon

Molly’s Game: il nuovo trailer del film con Jessica Chastain

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Molly’s Game: il nuovo trailer del film con Jessica Chastain

STX Entertainment ha diffuso il nuovo trailer di Molly’s Game, l’esordio alla regia di Aaron Sorkin, sceneggiatore premio Oscar per The Social Network, che vede protagonista una magnifica Jessica Chastain.

Molly’s Game con Jessica Chastain arriva al cinema il 22 novembre

Idris Elba si aggiunge a Jessica Chastain in Molly’s Game, l’esordio alla regia del geniale sceneggiatore, premio Oscar per The Social NetworkAaron Sorkin. Sorkin ha firmato la sceneggiatura di Molly’s Game che è basato sulle memorie di Molly Bloom. Anche in questo lavoro, Sorkin si è fatto affiancare da Gordon, con cui ha scritto Steve Jobs.

La Bloom era un giocatore di alto livello che dopo aver fallito le qualificazioni alle Olimpiadi è diventata un’organizzatrice di tornei di poker a Hollywood, per star come Ben AffleckLeonardo DiCaprio e Tobey Maguire. Successivamente è stata arrestata dall’FBI. Nel 2014 ha pubblicato le sue memorie dal titolo “Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker”.

Molly’s Game: il debutto alla regia di Aaron Sorkin ha una data d’uscita

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Arriva da EW la comunicazione ufficiale che Molly’s Game, il film che segnerà il debutto alla regia di Aaron Sorkin, ha una data d’uscita ufficiale: il 22 novembre prossimo.

Con un cast di prim’ordine, lo sceneggiatore premio Oscar per The Social Network, sarà in sala anche dietro la macchina da presa. Che aspettative ci sono per questo atteso debutto?

Molly’s Game arriva al cinema il 22 novembre

Idris Elba si aggiunge a Jessica Chastain in Molly’s Game, l’esordio alla regia del geniale sceneggiatore, premio Oscar per The Social NetworkAaron Sorkin.

Sorkin ha firmato la sceneggiatura di Molly’s Game che è basato sulle memorie di Molly Bloom. Anche in questo lavoro, Sorkin si è fatto affiancare da Gordon, con cui ha scritto Steve Jobs.

La Bloom era un giocatore di alto livello che dopo aver fallito le qualificazioni alle Olimpiadi è diventata un’organizzatrice di tornie di poker a Hollywood, per star come Ben AffleckLeonardo DiCaprio e Tobey Maguire. Successivamente è stata arrestata dall’FBI.

Nel 2014 ha pubblicato le sue memorie dal titolo “Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker”.

Molly Ringwald afferma: “Non si può essere una giovane attrice a Hollywood senza avere intorno dei predatori”

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L’attrice Molly Ringwald ha partecipato al podcast “WTF” di Marc Maron e ha rivelato di aver cercato di convincere la figlia ventenne a non diventare un’attrice a causa di quanto sia difficile per le giovani donne a Hollywood. La Ringwald, icona dei film adolescenziali degli anni ’80 grazie ai ruoli in “The Breakfast Club”, “Bella in rosa” e altri, ha detto di essere stata sfruttata come giovane attrice e che è quasi impossibile non esserlo a Hollywood. “Non mi sono mai sentita parte di una comunità quando ero a Hollywood, solo perché ero così giovane”, ha detto Ringwald.

Non mi piaceva andare in giro per locali. Mi sembra di essere più socievole ora di quanto non lo fossi allora. Ero solo troppo giovane”. “Si sono approfittati di me”, ha continuato poi Molly Ringwald. “Non si può essere una giovane attrice a Hollywood e non avere intorno dei predatori”. L’attrice ha dunque raccontato di essersi trovata “sicuramente in situazioni discutibili” da giovane attrice, ma di essersi affidata al suo “incredibile istinto di sopravvivenza e a un superego piuttosto grande” per “trovare un modo per proteggermi” dai predatori del settore.

Breakfast Club
Molly Ringwald in Breakfast Club.

Può essere straziante”, ha aggiunto la Ringwald. “E ora ho una figlia di 20 anni che sta per intraprendere la stessa professione, anche se ho fatto di tutto per convincerla a fare qualcos’altro. Ed è difficile”. In un’intervista al Times di Londra, Molly Ringwald aveva invece raccontato di aver recentemente rivisto “Breakfast Club” con la figlia e di aver notato che: “Ci sono molte cose che amo davvero del film, ma ci sono elementi che non sono invecchiati bene – come il personaggio di Judd Nelson, John Bender, che essenzialmente molesta sessualmente il mio personaggio”. “Sono contenta di poterlo guardare e di poter dire che le cose sono davvero diverse ora”, ha detto.

Mollo tutto e apro un Chiringuito: al via le riprese del film ideato con Il Milanese Imbruttito

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Sono iniziate le riprese di Mollo tutto e apro un Chiringuito, il film ideato in collaborazione con gli autori de Il Milanese Imbruttito, regia di Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi. Le riprese si svolgeranno in Sardegna e a Milano e dureranno sei settimane. Protagonisti Germano Lanzoni, Valerio Airò, Laura Locatelli, Leonardo Uslengo, Paolo Calabresi, Alessandro Betti, Michele e Stefano Manca (Pino e gli anticorpi), Benito Urgu, Simonetta Columbu e con la partecipazione straordinaria di Claudio Bisio, Favij e Jake La Furia.

La trama

Il Signor Imbruttito (Germano Lanzoni), dirigente di spicco di una grande multinazionale, vive la routine nella sua frenetica Milano seguendo fedelmente il mantra della doppia F, F*** e Fatturato. A rompere questo equilibrio ci pensa Brusini (Paolo Calabresi), eccentrico imprenditore a capo di un impero economico, che per una ragione assurda fa saltare quello che per l’Imbruttito è l’affare della vita. L’Imbruttito per la prima volta accusa il colpo, cade in depressione, non riesce più a trovare una ragione per svegliarsi al mattino. La svolta arriva da Brera (Alessandro Betti) un amico di vecchia data, che propone all’Imbruttito l’acquisto di un Chiringuito in Sardegna, per fare business in infradito e poter finalmente dire: “Mollo tutto e apro un Chiringuito”. L’affare è fatto e, malgrado lo scetticismo del Nano (Leonardo Uslengo), il figlio dodicenne, e la furia della moglie Laura (Laura Locatelli), l’Imbruttito si lancia con entusiasmo in questa nuova avventura in compagnia del fidato Giargiana (Valerio Airò), suo “stagista di una vita”. Con l’arrivo in Sardegna però il sogno si trasforma presto in un incubo: il chiringuito c’è e l’ambiente intorno è paradisiaco, ma si trova in una zona a dir poco remota dell’isola e gli abitanti del paese, Garroneddu, sono una comunità di semplici pastori avversi a ogni novità. L’Imbruttito e i Sardi riusciranno a trovare un modo per convivere pur essendo così diversi?

Per SheWants, agenzia creativa dietro al progetto Il Milanese Imbruttito, uno dei fondatori, Tommaso Pozza dichiara: “Otto anni fa siamo partiti creando una pagina Facebook, quasi per gioco, quando ancora non esisteva nulla di quello che è oggi il panorama attuale del social network. Oggi iI Milanese Imbruttito conta una community di oltre 3M di persone. Siamo orgogliosi di portare sul grande schermo un progetto frutto di lavoro di squadra, sacrifici e tanta passione. TAAAC – Ah no, CIAAAK” .

Per QMI il produttore Giovanni Cova: “Grazie al cinema finalmente vedremo “l’Imbruttito” allontanarsi dalla sua amata Milano per intraprendere un’epica avventura in Sardegna. Vedremo anche grandi volti della commedia italiana arricchire di personaggi il mondo del “Milanese Imbruttito”. Così dichiara Ramaya Productions: “Siamo felici di aver contribuito a riportare sul grande schermo la comicità milanese nella doppia veste di registi e produttori. Un progetto costruito in sette anni che finalmente approda al cinema!”

Molière in bicicletta: recensione del film di Philippe Le Guay

Molière in bicicletta: recensione del film di Philippe Le Guay

Dopo il grande successo al botteghino francese e la presentazione al 31° Torino Film Festival, Molière in bicicletta approderà nelle sale italiane dal 12 dicembre. La nuova commedia di Philippe Le Guay riporta in scena con sottile ironia e delicatezza la prima parte del I atto de Le Misanthrope di Molière, approfondendo e sviscerando i personaggi di Alceste e Philinte.

In Molière in bicicletta Serge (Fabrice Luchini) è un ex attore teatrale che da quando si è ritirato dalle scene vive in solitaria in una cadente villetta sull’Ile de Ré. Deluso e rigettato da un mondo che una volta lo acclamava sta ancora smaltendo i segni di una profonda depressione. Un giorno, il suo amico Gauthier (Lambert Wilson), attore di grido di famigerati medical drama, viola la sua solitudine con l’allettante ma sconcertante proposta di recitare insieme la commedia di Moliére. Inizialmente restio, Serge acconsente a patto di riuscire in pochi giorni a raggiungere quella sintonia in grado di fargli ritrovare il coraggio di calcare di nuovo le scene. Chi dei due sarà il misantropo Alceste? Un personaggio che Serge considera il suo alter ego e che Gauthier vorrebbe interpretare per dar prova del suo spessore professionale e difendere quella dignità attoriale spesso svilita dalle performance televisive. Ogni giorno sarà un testa o croce a stabilire i ruoli che di volta in volta si scambieranno con naturale e coinvolgente passione.

Molière in bicicletta, il film

Attraverso l’incanto poetico di Molière i due rivitalizzano un’amicizia ormai sfocata, con Serge che sembra aver riacquistato la voglia riprendere contatto con una vita reale e vissuta. Merito anche della conoscenza dell’attraente italiana Francesca (Maya Sansa), un incontro che però rimescolerà di nuovo le carte di una ritrovata amicizia. Philippe Le Guay nel suo Molière in bicicletta sceglie di far rivivere sul grande schermo alcuni tra i più bei passi del teatro francese, volontà sicuramente encomiabile per la sua originalità. Curioso, come solo poche settimane prima lo stesso Polanski ci aveva rammentato l’ebbrezza del palcoscenico teatrale con Venere in pelliccia. Il cinematografo che ingloba il teatro, si nutre di esso per restituircene una versione digeribile a tutti in un’epoca in cui l’opera teatrale è sempre più nell’ombra. Philippe Le Guay gioca con tre volti del misantropo: quello di Fabrice, a quanto pare ispiratore del suo personaggio, quello di Serge e quello di Alceste. Personalità nelle quali è possibile rintracciare, sebbene a livelli differenti, l’odio per la convenzionalità di un mondo fasullo dal quale è necessario evadere per confinarsi in un quieto rifugio, al riparo da sordide verità.

Il personaggio di Francesca, infine, rievoca una versione completamente personalizzata di Célimene, la seduttrice amata da Alceste. Ma, mentre Célimene era la cinica incarnazione di quel mondo frivolo detestato dal misantropo, Francesca finisce per essere ancora più scorbutica di Serge a causa delle sue pene d’amore. Molière in bicicletta è una commedia che, alternando una sussurrata ironia intellettuale a un umorismo più mainstream (dalla goffa versione di Serge della canzone Il Mondo alle esilaranti cadute dalla bici), si presenta come un piacevole divertissement, disinvolto nel parlarci del divario tra verità e indulgenza, bucolico nell’ambientazione, ma facile da dimenticare.

Molestie: John Lasseter in congedo volontario da Disney Pixar – UPDATE

John Lasseter, capo creativo della Pixar Animation Studios, Disney Animation Studios e Disney Toon Studios, si è preso sei mesi di congedo dallo studio, alla luce delle accuse di cattiva condotta. Lo scandalo avviene in concomitanza con l’uscita del film d’animazione Pixar, Coco.

Il tutto è partito dalla sceneggiatrice e attrice Rashida Jones, che stava lavorando alla sceneggiatura di Toy Story 4 con Will McCormach. La Jones ha dichiarato di aver lasciato il progetto a causa di avances indesiderate da parte di Lasseter, anche se sia lei che McCormach sono accreditati nello script del sequel. (Segue UPDATE)

The Hollywood Reporter, che per primo riporta la notizia, parla anche di comportamenti invadenti di Lasseter sul posto di lavoro, abbracci, baci e commenti sugli attributi fisici dei dipendenti.

Un portavoce della Disney dichiara:

“Vogliamo mantenere un clima in cui tutti i lavoratori siano rispettati e incoraggiati a dare il meglio. Apprezziamo la sincerità di John e lo sosteniamo durante il suo congedo”. 

John Lasseter ha inoltre diffuso un comunicato ufficiale indirizzato ai suoi dipendenti.

John Lasseter si scusa per i suoi “comportamenti inappropriati”

“Ho sempre voluto che i nostri studi d’animazione fossero un ambiente dove i creatori potessero esplorare le loro visioni con il supporto degli altri animatori e sceneggiatori. Questo tipo di cultura creative deve essere mantenuta. Si fonda su fiducia e rispetto e se qualcuno non viene valorizzato, questa cultura creativa diventa fragile. Da leader è mia responsabilità assicurare che questo non accada e adesso credo di aver mancato di rispetto. 

Recentemente ho avuto colloqui difficili: affrontare i propri passi falsi non è stato facile ma è l’unico modo per imparare da essi. Ho pensato molto al leader che sono diventato e porto la mia attenzione sul fatto che ho ferito dei sentimenti. Non è mai stata mia intenzione. Mi scuso dal profondo del cuore se vi ho ferito. Mi voglio scusare con chiunque abbia ricevuto un abbraccio non voluto o qualsiasi altro gesto inappropriato. Non era mia intenzione. Tutti hanno il diritto di stabilire i propri confini, confini che vanno rispettati. 

Nei miei colloqui con la Disney siamo concordi nel considerare ogni interesse con serietà e in maniera appropriata. Noi desideriamo rinforzare quella cultura, vibrante e creativa che è la chiave del nostro successo. Il primo passo in questa direzione è il mio congedo che mi darà modo di riflettere sulle decisioni da prendere in futuro. Per me è difficile allontanarmi da un lavoro che amo e da una squadra che stimo. Mi auguro che questi sei mesi mi aiutino a riflettere a ritornare con intuizioni e prospettive. 

Sono orgoglioso di questa squadra e sono sicuro che farà un ottimo lavoro anche in mia assenza. Vi auguro buone vacanze e spero vivamente di tornare a lavorare con voi nell’anno nuovo. 

John”.

La Disney Pixar è al momento impegnata nella promozione di Coco, il nuovo film d’animazione che arriva oggi, 22 novembre, negli USA, e che invece arriverà in Italia il 28 dicembre.

Fonte: Comingsoon

UPDATE – Rashida Jones smentisce THR

Alla luce del comunicato ufficiale di Rashida Jones, teniamo a correggere quanto riportato in precedenza. L’attrice e sceneggiatrice ha fatto sapere che il report di THR non era esatto e che il suo volontario allontanamento dal progetto di Toy Story 4 non è stato dovuto a comportamenti inappropriati di Lasseter ma a divergenze creative con lo Studio.

Nelle parole della Jones, il chiarimento è necessario affinché coloro che hanno davvero una storia di violenza o molestia da raccontare possano trovare spazio e credibilità.

Qui il comunicato.

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