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Money Monster: due clip dal film di Jodie Foster

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Money Monster: due clip dal film di Jodie Foster

La Warnr Bros Italia ha diffuso online due nuove clip in italiano tratte da Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro, nuovo film diretto da Jodie Foster con protagonista George Clooney. Completano il cast Julia Roberts e Jack O’Connell. Il film verrà presentato al prossimo Festival di Cannes.

Guarda il TRAILER di Money Monster

Daniel Dubiecki, che ha lavorato con George Clooney in Tra le nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange Theatre, casa di produzione della Alameddine, alla quale contribuiranno anche Clooney e la sua Smokehouse Pictures.

Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016. 

money monster george clooney

Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro: tre clip dal film con George Clooney

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Ecco nuove clip da Money Monster – L’Altra Faccia del Denaro, nuovo film diretto da Jodie Foster con protagonista George Clooney. Completano il cast Julia Roberts e Jack O’Connell. Il film verrà presentato al prossimo Festival di Cannes.

Ecco le clip:

https://www.youtube.com/watch?v=PU-CJGyhN2c

https://www.youtube.com/watch?v=240rbPOycWQ

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GUARDA IL TRAILER DI MONEY MONSTER

money monster george clooney

Daniel Dubiecki, che ha lavorato con George Clooney in Tra le nuvole, ha sviluppato la sceneggiatura assieme a Lara Alameddine e alla Foster. La produzione sarà affidata alla The Allegiange Theatre, casa di produzione della Alameddine, alla quale contribuiranno anche Clooney e la sua Smokehouse Pictures.

Il resto del cast include Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade e Olivia Luccardi. Il film uscirà in Italia il 12 maggio 2016. 

Lee Gates è un venditore televisivo da strapazzo, il cui programma, Money Monster, e la sua stessa vita, vengono presi in ostaggio da un terribile uomo armato. Il sequestratore lo accusa di averlo portato alla bancarotta con i suoi consigli d’investimento e mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve fare di tutto per restare in vita. La sua producer cercherà in tutti i modi di salvarlo e nel frattempo verrà alla luce una scomoda verità.

Money Monster – L’altra faccia del denaro: la storia vera dietro il film

Diretto da Jodie Foster, Money Monster – L’altra faccia del denaro (qui la nostra recensione) riunisce George Clooney con la sua co-star di Ocean’s Eleven, Julia Roberts, per raccontare la storia di Lee Gates, un personaggio televisivo tenuto in ostaggio durante il suo programma di informazione finanziaria da uno spettatore scontento (Jack O’Connell) che ha perso i risparmi di una vita a causa dei consigli di Gates. Un racconto che prende dunque ispirazione in modo evidente da un preciso contesto e i suoi lati più oscuri, proponendo riflessioni sulle ingiustizie di tipo economico e su come a subire i danni dell’incoscienza altrui siano sempre i più deboli.

La storia vera dietro il film Money Monster – L’altra faccia del denaro

Sebbene il film sia un’opera di finzione, ci sono alcuni eventi recenti che sembrano aver influenzato la trama, tra cui gli omicidi in diretta del 2015 dei giornalisti Adam Ward e Alison Parker. L’ispirazione più grande per il film, tuttavia, potrebbe essere rappresentata dai programmi televisivi della vita reale. Money Monster – L’altra faccia del denaro non è basato su una storia vera, ma reimmagina l’impatto di programmi televisivi realmente incentrati sul denaro, come Mad Money della CNBC. Quest’ultimo sembra essere la principale fonte di ispirazione per il nuovo film della premio Oscar Jodie Foster.

George Clooney in Money Monster - L'altra faccia del denaro
George Clooney in Money Monster – L’altra faccia del denaro. Foto di Atsushi Nishijima – © 2016 CTMG, Inc. All rights reserved.

Il programma presenta un conduttore, Jim Cramer, che offre consigli agli spettatori su come gestire azioni e investimenti, in modo simile al personaggio di Clooney nel film. Per i fan del programma della CNBC, potrebbe essere impossibile separare il personaggio di Clooney da quello televisivo di Cramer, anche se Foster non ha dichiarato pubblicamente se Lee sia basato su una singola persona o sia un condesato di varie personalità realmente esistenti. Clooney utilizza comunque tutti gli strumenti del mestiere di Cramer: oggetti di scena, angolazioni maniacali della telecamera ed effetti sonori cacofonici, realizzati per intrattenere il pubblico durante uno show basato sulla finanza.

Tuttavia, come detto, Cramer sarebbe un’ispirazione involontaria per il film. La regista, in un’intervista a Yahoo!, ha infatti affermato: “Questo film non è basato su Jim Cramer. È il più famoso conduttore di notizie finanziarie, quindi ovviamente si è pensato a lui, ma credo che il Lee Gates di George sia diverso. È molto più fluido, ha un set più grande, è più importante sotto certi aspetti…”. Il film, dunque, sembra più semplicemente basarsi sul ruolo dei media e sull’attuale clima finanziario nel suo complesso. Come si vede poi in Money Monster – L’altra faccia del denaro, il personaggio di Clooney inizia a empatizzare con l’uomo che lo tiene in ostaggio.

La stessa Foster ha poi dichiarato: “Oggi ci sono molti conduttori di notizie finanziarie. Il mondo della finanza si è davvero intrecciato con l’intrattenimento, ed è proprio questo che volevamo dire. Sembrava attuale, come se fosse quello che sta accadendo ora”. Ciò permette di comprendere che il problema potrebbe non essere rappresentato dai giornalisti o dagli spettatori, ma dai responsabili della gestione del sistema finanziario. “Ho imparato molto su Wall Street – continua Foster – su ciò che sta accadendo e su ciò che potenzialmente accadrà. C’è questo ciclo di bolla-crisi-bolla-crisi-crisi-crisi-bolla-crash in cui ci siamo trovati per centinaia di anni e ora, sfortunatamente, i margini sono così alti che anche i crash saranno molto più alti“.

George Clooney e Jack O'Connell in Money Monster - L'altra faccia del denaro
George Clooney e Jack O’Connell in Money Monster – L’altra faccia del denaro. Foto di Atsushi Nishijima – © 2016 CTMG, Inc. All rights reserved.

Il film è infatti sintomatico dell’attuale sfiducia che circonda la sfera finanziaria e il personaggio di Clooney, almeno, sembra capirlo perfettamente. “Quando tutte queste cose vanno male, il piccolo viene fregato, e ho pensato che questi fossero temi interessanti”, ha dichiarato in un’intervista. In definitiva, il film sembra quindi umanizzare i giornalisti finanziari e allo stesso tempo “seguire i soldi” per arrivare alle persone che stanno effettivamente corrompendo il sistema. Il film evoca dunque un preciso momento culturale e lo usa per creare una narrazione tesa ma credibile e, pur non essendo una storia vera, la trama del film gioca in maniera evidente con atteggiamenti e personaggi reali presi direttamente dalla tv via cavo.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Money Monster – L’altra faccia del denaro grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Netflix, Tim Vision, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 18 marzo alle ore 21:30 sul canale Nove.

Monella: la trama e il cast del film di Tinto Brass

Monella: la trama e il cast del film di Tinto Brass

Divenuto celebre per i suoi film erotici, dove il corpo femminile è esaltato in tutte le sue forme, il regista Tinto Brass firma nel 1998 uno dei suoi titoli più celebri. Monella è infatti uno degli ultimi e più popolari titoli del regista milanese. Si ritrovano qui tutti i temi a lui cari, dalla spensierata gioventù alla scoperta della sensualità, dalla coppia in crisi all’irresistibilità delle voglie. Confezionato come una commedia piccante, il titolo ha inoltre il merito di aver reso celebre la sua protagonista, l’attrice Anna Ammirati.

Al momento della sua uscita il film non riscontrò particolari apprezzamenti da parte della critica, venendo trascurato come già capitato ad altri film del regista. Con il tempo, però, Monella è stato rivalutato. Si è in particolare sottolineato come questo rappresenti una delle più riuscite rappresentazioni del germogliare delle passioni sessuali all’interno della filmografia di Brass. Egli ha infatti il merito di aver saputo raccontare in modo leggero temi spesso considerati tabù, e che trovano qui invece ampio spazio.

Con Monella, Brass si è così riconfermato maestro del voyeurismo. Il film, da lui ideato, è inoltre stato scritto insieme alla moglie Carla Cipriani, da sempre sua fidata collaboratrice e vera e propria musa ispiratrice del regista. Sono numerose le curiosità legate al titolo, dalla scoperta dell’attrice protagonista fino al cameo di Brass. Questi, infatti, compare alla fine del film nei panni di un direttore d’orchestra che ammicca verso il pubblico, lasciando trasparire un senso d’intesa tra il regista e i suoi fedeli spettatori.

Monella: la trama del film

Il film è ambientato sul finire degli anni Cinquanta, in una cittadina di provincia tra Lombardia e l’Emilia. Qui vive la giovanissima Lola, ragazza sensuale e disinibita ma fidanzata con Tommaso, detto Masetto, che lavora come fornaio locale. I due sono prossimi al matrimonio, ma già tra loro vi è una delicata divergenza. Lola, infatti, che è ancora vergine, non vede l’ora di fare l’amore con il ragazzo. Questi, invece, si oppone all’impazienza di lei, affermando di voler attendere il giorno delle nozze. Per Lola però è difficile contenere le sue voglie, e inizia così a cercare il modo per potersi sfogare.

Inizia così a ribellarsi alla gelosia del fidanzato, iniziando a girare per il paese con fare provocante, dando sfoggio in più occasioni delle proprie grazie. Dopo averne combinate di tutti i colori, Lola arriverà anche a farsi vedere in compagnia di Andrè, affascinante cinquantenne della zona. Tale comportamento attirerà naturalmente le ire di Masetto, il quale cercherà invano di far riacquistare il senno alla ragazza. Per Lola non è però davvero più possibile aspettare e pur di poter fare l’amore con il proprio amato deciderà di ricorrere a stratagemmi ancora più estremi.

Monella: il cast del film

Come spesso accaduto per i suoi film, anche in questo caso il regista si affidò ad un cast di attori non particolarmente noti, molti dei quali erano addirittura alla loro prima esperienza cinematografica. È questo il caso di Anna Ammirati, che nel film ricopre il ruolo della protagonista Lola. Brass la conobbe quasi per caso, in circostanze insolite. Egli, infatti, era in auto quando rischiò di investire la giovane che era in bicicletta. Questa, scherzando, propose al regista di poter recitare in un suo prossimo film come risarcimento per lo spavento. Brass notò subito la sensualità della giovane, e decise di assecondare la sua richiesta. Nel film, inoltre, Lola gira spesso in bicicletta, poiché il regista ritenne particolarmente bella la figura dell’attrice sul mezzo.

Anche l’attore Max Parodi era qui al suo primo ruolo cinematografico. A lui è stato affidato il ruolo del panettiere Masetto, grazie a cui conobbe una buona notorietà. Ben più noti erano invece gli attori Serena Grandi, celebre interprete del cinema erotico che ricopre qui il ruolo di Zaira, e Carlo Reali, nei panni del padre di Masetto. Reali è una figura particolarmente versatile del cinema italiano, essendosi affermato come attore, montatore e doppiatore. Vi è poi anche la partecipazione dell’attore inglese Patrick Mower, noto per i suoi tanti ruoli cinematografici da detective. In Monella, invece, ricopre il ruolo dell’affascinante Andrè, che intrattiene un’ambigua relazione con la protagonista. A doppiare l’attore per l’Italia fu proprio lo stesso Brass.

Monella: il trailer e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, Monella sarà trasmesso in televisione sabato 19 settembre, alle ore 21:20 sul canale Cielo. Il film però disponibile anche all’interno della piattaforma streaming Chili Cinema. Per vedere il film, sarà sufficiente aprire il sito e selezionare il titolo, procedendo con il noleggio o l’acquisto al costo di 3 o 6 euro. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. In alternativa, il film è disponibile completo anche su YouTube, dove però si trova soltanto in lingua inglese con sottotitoli francesi.

https://www.youtube.com/watch?v=xN4oTg1b2sk&has_verified=1

Fonte: IMDb

 

 

Mondocane, il trailer ufficiale del film in uscita il 3 settembre

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Ecco il trailer ufficiale di Mondocane, il film diretto da Alessandro Celli, che sarà presentato in concorso alla Settimana della Critica 36 in occasione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2021, che si svolgerà al Lido dall’1 all’11 settembre.

MONDOCANE è una produzione Groenlandia e Minerva Pictures con Rai Cinema, prodotto da Matteo Rovere, coprodotto da Santo Versace – Gianluca Curti.

Nel cast Dennis Protopapa, Giuliano Soprano, Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti, Federica TorchettiJosafat Vagni, Francesco Simon.

Il film uscirà nelle sale il 3 settembre distribuito da 01 Distribution.

Mondocane, il poster ufficiale

mondocane poster

Mondo’s Disney Gallery Show oltre 30 immagini dalla mostra

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Mondo's Disney Gallery ShowArrivano direttamente dalla galleria Mondo di Austin, capitale del Texas, oltre 30 immagini della mostra che Disney e la stessa Mondo hanno deciso di instaurare.

La mostra sta avendo grandissimo successo e molte delle riproduzioni messe in commercio presso la galleria sono già andate esaurite (con quelle de “Il Libro della Giungla” letteralmente andate a ruba),d’altronde la raccolta comprende i lavori di artisti molto quotati come Martin Ansin, Aaron Horkey, Jason Edmiston e un fedele di casa Disney come Tom Whalen.

Di seguito potete ammirare le foto prese dalla Mondo’s Disney Gallery Show.

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Fonte: Collider

Mondo poster per i film di Ben Affleck

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I poster Mondo sono notissimi nell’ambiente artistico e cinematografico e questa volta hanno messo al centro del loro mirino l’intera filmografia (da regista) di Ben Affleck, che è stata messa in immagini da Matthew Woodson, Daniel Danger e Adam Simpson, che si sono occupati rispettivamente dei poster di Argo, The Town e Gone Baby Gone.

Ben Affleck ha detto in merito:

Ho sempre amato Mondo e la loro passione per i film, così come il loro gruppo di artisti. Inizialmente sono stato attratto dalla loro capacità di offrire una prospettiva unica su tanti film amati e sono entusiasta di vedere i miei film diventare le più recenti aggiunte al loro lavoro.”

Ecco i Mondo poster per i film di Ben Affleck gone-baby-gone-mondo-poster-ben-affleck the-town-mondo-poster-ben-affleck 2 the-town-mondo-poster--ben-affleckargo-mondo-poster-ben-affleckFonte: collider

Mondiali di Calcio 2010 in 3D

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E’ ufficiale: il circuito di sale cinematografiche The Space proietterà tutte le partite dei Mondiali di Calcio 2010 in 3D su 20 schermi cinematografici sparsi in giro per tutta l’Italia.

Mondiali 2014 le nazionali nei poster di grandi successi cinematografici [Foto]

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Si chiama Movie to World Cup il progetto realizzato da Edoardo Santamato e Benedetto Papi  di Invasione Creativa per questi Mondiali di Rio 2014. Per questa edizione, ormai ai nastri di partenza, i due designer hanno preso alcune nazionali e le hanno associate a famosissimi film e il risultato lo potete vedere direttamente qua sotto.

TUTTE LE NAZIONALI: [nggallery id=823]

movie-to-world-cup - Copia

Mondiali 2014 la Francia si carica come McConaughey in Wolf of Wall Street [video]

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mondialiNonostante il buon mondiale disputato, la Francia ha dovuto arrendersi alla Germania di Hummels nei quarti di finale e nemmeno il modo di caricarsi di Mark Hanna, ovvero il ruolo di Matthew McConaughey in The Wolf of Wall Street ha aiutato la nazionale transalpina a battere gli avversari.
Forse sarà stata la riproduzione non troppo convinta dei calciatori a far svanire l’effetto?
Potete giudicare voi stessi guardando le performance di Leonardo Di Caprio e Matthew McConaughey vs Remy, Griezmann e Mavuba.

http://youtu.be/JB008rqv_5M

Monarch: recensione del primo episodio della serie con Susan Saradon

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In un alternarsi di musica country e faide familiari, Monarch è la nuova serie musical prodotta dalla Fox, ideata da Melissa London Hilfers. Nel cast ritroviamo la stella del cinema Hollywoodiano Susan Sarandon, premio oscar come miglior attrice protagonista per Dead Walking Man- condannato a morte, nella parte di Dottie Roman. L’inglese Anna Friel (Limitless) interpreta invece Nicky Roman. La serie è formata, al momento, da una sola stagione di nove episodi, ognuno da circa 45 minuti. Monarch, originariamente, sarebbe dovuta andare in onda nel 2021, ma per via della pandemia da covid 19 la data di uscita fu rimandata.

Monarch: la famiglia star del country

Questo primo episodio di Monarch si apre con un flash-forward: Albie Roman, marito di Dottie, di notte in un bosco spara ad un “nemico dei Roman”. Si tratterà di una vendetta?

Albie e Dottie insieme hanno dato vita a una dinastia del country: si sono affermati loro stessi come stelle della musica ed ora Dottie è pronta ad abbandonare la scena, in favore dei suoi figli, Gigi, Luke e Nicky. Quest’ultima è la destinata a divenire la nuova regina del country: con la sua bellezza, il suo talento e la sua tenacia, dovrà prendere il posto della madre. Nicky deve dimostrare di essere all’altezza di Dottie come cantante: per farlo organizza con la sorella Gigi, pecora nera della famiglia rimasta sempre fuori dai riflettori, un concerto in onore dei genitori. Con l’emergere del grande talento di Gigi, si creerà una forte competizione tra le due.

Dottie, malata ormai ad uno stadio terminale, decide di abbandonare la scena, dandosi una morte serena e senza dolore. Programma con la figlia Nicky il suo suicidio per subito dopo la fine del concerto. Rimorsi e rimpianti tormentano la memoria di Dottie, con una serie di flashback che mostrano un fienile in fiamme. I Roman si sono stabiliti come la famiglia modello nel mondo del country, con la loro Monarch Entertainment, ma nascondono tutti dei segreti sotto la superficie: tradimenti, relazioni tra cognati e fantasmi dal passato saranno certamente al centro dei prossimi episodi!

Monarch recensione susan sarandon

I contrasti dentro la famiglia perfetta

Fin dal primo episodio di Monarch sono chiare le contraddizioni tra ciò che i Roman mostrano in pubblico e ciò che è in realtà. Nella famiglia modello del country sono diverse le tensioni interne. Il rapporto tra Luke ed il padre Albie si dimostra da subito molto freddo. Per quanto Luke, CEO della Monarch Entertainment, cerchi di migliorare la società e rendere suo padre fiero, Albie non considera e non apprezza il suo lavoro. Dottie, invece tiene in grande considerazione il figlio: per evitare che Luke possa decidere di abbandonare la direzione dell’impresa di famiglia, Lei gli cede tutte le sue azioni.

La relazione tra Gigi e la madre è burrascosa quanto quella tra il padre e Luke: Gigi, vista come la ribelle della famiglia, è stata tenuta fuori dai riflettori fino al concerto per l’addio alla scena di Dottie. La stessa madre le aveva impedito in passato di esibirsi in pubblico: notando la sua bravura durante il duetto con Nicky, si potrebbe dire che Dottie abbia posto una figlia nell’ombra per farne brillare un’altra.

Gigi e Nicky sembrano, ad inizio episodio, avere un bel rapporto di amicizia: Gigi supporta Nicky nei suoi problemi di coppia con Clive, un attore britannico che la tradisce ripetutamente. Dopo il concerto, però, tra le due si crea una rivalità che potrebbe portare ad incrinare il loro rapporto nei prossimi episodi.

Monarch: curiosità e personaggi attesi

In questo episodio pilota di Monarch non vengono introdotti a dovere tutti i personaggi: Kayla, moglie di Gigi e manager di successo, compare solo in poche scene. Anche Ace, figlio adottivo di Nicky e cantante di talento è ancora poco presente. Si può ipotizzare anche un ulteriore sviluppo del personaggio di Dottie, con flashback e riferimenti al suo passato oscuro.

Alcune curiosità riguardo la serie: nelle scene in cui Nicky si esibisce, è proprio l’attrice Anna Friel a cantare senza alcun doppiaggio! Inoltre, nella serie in cui la famiglia è al centro di tutto, anche gli attori stessi lavorano in famiglia: Nei flashback Dottie da giovane viene interpretata da Eva Amurri, figlia della stessa Susan Sarandon. Pur essendo le vicende ambientate a Austin in Texas, le riprese sono avvenute ad Atlanta, Georgia.

Monarch: Legacy of Monsters: trailer della serie basata sul Monsterverse

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Oggi, al New York Comic Con, Apple TV+ e il team creativo di Monarch: Legacy of Monsters hanno presentato il trailer dell’attesissima serie basata sul Monsterverse della Legendary. Interpretata da Kurt Russell, Wyatt Russell, Anna Sawai, Kiersey Clemons, Ren Watabe, Mari Yamamoto, Anders Holm, Joe Tippett ed Elisa Lasowski, Monarch: Legacy of Monsters farà il suo debutto il 17 novembre con i primi due episodi dei dieci in totale, seguiti da un episodio ogni venerdì fino al 12 gennaio 2024.

A presentare il trailer è stato il team creativo della serie, composto dai produttori esecutivi Chris Black, Matt Fraction, Tory Tunnell, il produttore esecutivo e regista Andy Goddard, la direttrice del casting Ronna Kress e il supervisore dei VFX Sean Konrad, i quali, al termine dell’anteprima, hanno partecipato a un incontro moderato dal giornalista d’intrattenimento Scott Mantz.

https://youtu.be/No7WEuqpMBc

Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, Monarch: Legacy of Monsters segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

Prodotto dalla Legendary Television, Monarch: Legacy of Monsters è co-sviluppata e prodotta esecutivamente da Chris Black e Matt Fraction. Matt Shakman dirige i primi due episodi e funge da produttore esecutivo insieme a Joby Harold e Tory Tunnell, per conto di Safehouse Pictures, Andy Goddard, Brad Van Arragon e Andrew Colville. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita producono esecutivamente per conto della Toho Co., Ltd., proprietaria del personaggio di Godzilla. La Toho ha concesso i diritti alla Legendary per Monarch: Legacy of Monster come naturale conseguenza del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

Il Monsterverse di Legendary Entertainment è un epico universo di intrattenimento con storie interconnesse che riuniscono le più titaniche forze della natura della cultura popolare. Il pubblico assiste alla più grande battaglia per la sopravvivenza dell’umanità, in lotta per salvare il nostro mondo da una nuova realtà catastrofica: i mostri dei nostri miti e delle nostre leggende sono reali. Iniziato nel 2014 con “Godzilla” e proseguito con “Kong: Skull Island” del 2017, “Godzilla: King of the Monsters” del 2019 e “Godzilla vs. Kong” del 2021, il Monsterverse ha accumulato quasi due miliardi di dollari ai botteghini di tutto il mondo ed è in continua espansione, con l’attesissimo sequel “Godzilla x Kong: The New Empire”.

La serie si aggiunge all’offerta in espansione di Apple TV+ di dramedy sulla costruzione del mondo, tra cui la serie di successo globale “Silo“; “Foundation“, basata sui pluripremiati romanzi di Isaac Asimov e creata da David S. Goyer; “Invasion“, la serie fantascientifica dei produttori Simon Kinberg e David Weil, nominati agli Oscar e due volte agli Emmy, e altri ancora.

Monarch: Legacy of Monsters: recensione della serie Apple TV+

Monarch: Legacy of Monsters: recensione della serie Apple TV+

Con sole tre puntate la nuova serie scaturita dalla collaborazione tra Legendary e Apple TV+ regala al pubblico quello che gli ultimi film su Godzilla, King Kong e i loro giganteschi compagni di scorribande non erano riusciti a fornire: trepidazione e senso della meraviglia.

Monarch: Legacy of Monsters, la trama

La narrazione delle vicende si svolge su due piani temporali, entrambi relegati nel passato; Monarch: Legacy of Monsters comincia infatti nel Giappone di un non troppo lontano 2015, in un mondo che si sta riprendendo dagli attacchi catastrofici di Godzilla. Per raccontare la nascita della Monarch e i suoi primi incontri con i mega-animali la storia salta invece più indietro, ovvero nel 1959, e questa per il momento è senza dubbio la parte più divertente della serie.

I creatori Chris Black e Matt Fraction scelgono giustamente di puntare sull’attesa, di centellinare le apparizioni dei vari mostri privilegiando al contrario la suspense allo spettacolo gratuito. Ecco allora che le varie puntate propongono la bellezza di scenari naturali in cui i vari personaggi si scambiano battute da commedia sofisticata mentre cercano di scoprire la verità su ciò che sta accadendo. Il tono è scanzonato, almeno nel passato, mentre nella finestra temporale che possiamo considerare contemporanea la protagonista Cate Randa (Anna Sawai) non riesce a superare il trauma del primo attacco di Godzilla a San Francisco, città in cui viveva.

Uno sguardo sulle vittime

Il fatto che Monarch: Legacy of Monster getti finalmente uno sguardo verso le “vittime”, fin troppo spesso dimenticate dentro la spettacolarità delle scene catastrofiche, approfondisce lo spessore emotivo dell’intera operazione. Ma come già accennato in precedenza la carta vincente sta nel proporre uno spettacolo mai roboante, che non fa degli effetti speciali o dell’action scatenata il suo fulcro principale, tutt’altro. Ed ecco allora che quando Godzilla o qualcuno degli altri animali giganti fa il suo ingresso in scena, allora lascia davvero il segno come accade ad esempio in una notevole sequenza della terza puntata, a livello estetico e spettacolare forse il momento migliore in questo universo cinematografico dai tempi del Godzilla diretto da Gareth Edward.

Una classica storia di avventura

Con Monarch: legacy of Monsters si torna alle basi dell’idea, ovvero costruire una storia di avventura, ricerca, scoperta in cui il “mostro” serve come supporto spettacolare ma non necessariamente primario a storia e contenuto. Al centro di questo show ci sono il mistery, l’avventura, il sentimento, le relazioni tra i personaggi, non certo quei mostri che sono comunque il fulcro principale della narrazione. E non si pensi che la produzione sembri voler risparmiare sugli effetti speciali per contenere il budget, perché dalle location magnifiche e dalla ricostruzione scenografica si capisce chiaramente che si tratta di uno sforzo produttivo notevole da parte di Legendary e Apple TV+.

Nella zona delle serie televisive che possono garantire prima di tutto svago e uno spettacolo in grado di accontentare tutti, Monarch: Legacy of Monsters si distingue per lungimiranza produttiva e una visione molto equilibrata di quello che vuole mettere in scena. Esplicitamente conscio che la fruizione su schermi minori rispetto alla sala cinematografica non può garantire la stessa spettacolarità, lo show ovvia a questa limitazione attraverso un gioco molto proficuo col pubblico.

Trama spigliata, montaggio fluido ma mai inutilmente isterico, ambientazioni esotiche sfruttate la meglio offrono il giusto appeal per costruire un senso di meraviglia e anticipazione un po’ alla vecchia maniera, così quando poi le creature giganti arrivano a distruggere o minacciare, ecco che l’effetto si fa ancor più efficace. Le prime tre puntate sono seriamente divertenti, propongono personaggi sufficientemente ben delineati e uno spettacolo che si lascia apprezzare per la sua varietà, e questo è davvero un notevole passo avanti rispetto a quanto l’universo di King Kong, Godzilla e compagni ha saputo offrire nell’ultimo decennio.

Monarch: Legacy of Monsters: il teaser trailer della serie Apple Tv+

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Apple TV+ ha svelato il primo teaser di Monarch: Legacy of Monsters, l’attesissima serie di dieci episodi in arrivo il 17 novembre. Basata sul Monsterverse della Legendary e interpretata da Kurt Russell, Wyatt Russell, Anna Sawai, Kiersey Clemons, Ren Watabe, Mari Yamamoto, Anders Holm, Joe Tippett ed Elisa Lasowski, Monarch: Legacy of Monsters farà il suo debutto con i primi due episodi, seguiti da un episodio ogni venerdì, fino al 12 gennaio.

Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, Monarch: Legacy of Monsters segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

Prodotto dalla Legendary Television, Monarch: Legacy of Monsters è co-sviluppata e prodotta esecutivamente da Chris Black e Matt Fraction. Matt Shakman dirige i primi due episodi e funge da produttore esecutivo insieme a Joby Harold e Tory Tunnell, per conto di Safehouse Pictures, Andy Goddard, Brad Van Arragon e Andrew Colville. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita producono esecutivamente per conto della Toho Co., Ltd., proprietaria del personaggio di Godzilla. La Toho ha concesso i diritti alla Legendary per “Monarch: Legacy of Monsters” come naturale conseguenza del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

Il Monsterverse di Legendary Entertainment è un epico universo di intrattenimento con storie interconnesse che riuniscono le più titaniche forze della natura della cultura popolare. Il pubblico assiste alla più grande battaglia per la sopravvivenza dell’umanità, in lotta per salvare il nostro mondo da una nuova realtà catastrofica: i mostri dei nostri miti e delle nostre leggende sono reali. Iniziato nel 2014 con “Godzilla” e proseguito con “Kong: Skull Island” del 2017, “Godzilla: King of the Monsters” del 2019 e “Godzilla vs. Kong” del 2021, il Monsterverse ha accumulato quasi due miliardi di dollari ai botteghini di tutto il mondo ed è in continua espansione, con l’attesissimo sequel “Godzilla x Kong: The New Empire”.

La serie si aggiunge all’offerta in espansione di Apple TV+ di dramedy sulla costruzione del mondo, tra cui la serie di successo globale “Silo”; “Foundation”, basata sui pluripremiati romanzi di Isaac Asimov e creata da David S. Goyer; “Invasion”, la serie fantascientifica dei produttori Simon Kinberg e David Weil, nominati agli Oscar® e due volte agli Emmy, e altro ancora.

Monarch: Legacy of Monsters, lo showrunner fornisce un aggiornamento sulla seconda stagione

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È un ottimo momento per essere un fan dei Kaiju, l’universo dei mostri si sta espandendo con una serie di film e serie con trame emozionanti e molta azione. Tra queste c’è Monarch: Legacy of Monsters di Apple TV+, interpretata dalla coppia padre-figlio Kurt Russell e Wyatt Russell.

La serie si è rivelata un successo per lo streamer e ha ottenuto un rapido rinnovo dopo la conclusione della prima stagione. I fan sono in trepidante attesa della prossima stagione, i cui dettagli sono tenuti strettamente nascosti. Tuttavia, il co-creatore della serie Chris Black ha recentemente annunciato che la prossima stagione della serie kaiju sarà più grande della seconda.

Ambientata all’indomani della battaglia tra Godzilla e i Titani, la prima stagione segue il viaggio di una famiglia alla scoperta di un’eredità che li lega al Monarca e le aspettative per la prossima stagione sono molto alte. Parlando della continuazione della storia, Black ha rivelato a Screen Rant che la seconda stagione “sarà grande”. Ha aggiunto,

Sarà grandiosa. Siamo davvero eccitati ed entusiasti di avere l’opportunità di tornare e continuare a raccontare questa storia. Penso che se avete guardato il finale di stagione, e siete arrivati alla fine del finale di stagione, penso che sappiate qual è il teaser“.

Monarch: Legacy of Monsters è stato un grande successo

Monarch: Legacy of Monsters

Monarch: Legacy of Monsters segue una coppia di fratelli mentre indagano sui legami della loro famiglia con Monarch, un’organizzazione segreta con profondi legami con le creature leggendarie. La loro ricerca li porta a scoprire segreti generazionali che coinvolgono l’ufficiale dell’esercito Lee Shaw. La serie è ambientata nel 2015, un anno dopo la ricomparsa di Godzilla, e salta tra le linee temporali dal 1959 al 2014. La serie che attraversa i decenni è stata un successo immediato tra i fan, ottenendo un punteggio dell’89% su Rotten Tomatoes. È stata acclamata per la narrazione, le interpretazioni e l’immersione profonda nel mondo dei mostri. Se il finale della serie è un esempio, la prossima stagione sarà da tenere d’occhio.

Il cast della prima stagione comprende Anna Sawai nel ruolo di Cate, Kiersey Clemons nel ruolo di May, Ren Watabe nel ruolo di Kentaro, Mari Yamamoto nel ruolo di Keiko, Anders Holm nel ruolo di Bill, Joe Tippett nel ruolo di Tim, Wyatt e Kurt Russell nel ruolo di Lee Shaw ed Elisa Lasowski nel ruolo di Duvall. Completano il cast Takehiro Hira nel ruolo di Hiroshi, Qyoko Kudo nel ruolo di Emiko, Christopher Heyerdahl nel ruolo del Generale Puckett e Mirelly Taylor nel ruolo di Natalia.

Monarch: Legacy of Monsters è ora in streaming su Apple TV+. Al momento non è stata annunciata alcuna data di uscita per l’imminente seconda stagione. Restate sintonizzati su Cinefilos per ulteriori aggiornamenti.

Monarch: Legacy of Monsters, lo show runner su una ipotetica seconda stagione, “… altre storie da raccontare'”

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Lo showrunner di Monarch: Legacy of Monsters, Chris Black ha parlato della possibilità che lo show venga rinnovato da Apple TV+, rivelando che c’è ancora una storia da raccontare.

Prima del finale della prima stagione di Monarch, Black ha dichiarato a TVLine: “Non abbiamo un ordine per la seconda stagione. Questo show è andato molto bene, quindi siamo ottimisti ed eccitati. Sentiamo di avere più storia da raccontare“.

Sebbene lo show non sia ancora stato rinnovato, Black ha motivo di essere ottimista. Apple TV+ ha recentemente comunicato che Monarch: Legacy of Monsters ha debuttato come prima stagione drammatica per Apple TV+ nel mese di novembre, secondo Deadline, insieme a successi consolidati come The Morning Show, Slow Horses e Silo. Tutti e tre sono stati rinnovati.

Per saperne di più su Monarch: Legacy of Monsters

Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, Monarch: Legacy of Monsters segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

Prodotto dalla Legendary Television, “Monarch: Legacy of Monsters” è co-sviluppata e prodotta esecutivamente da Chris Black e Matt Fraction. Matt Shakman dirige i primi due episodi e funge da produttore esecutivo insieme a Joby Harold e Tory Tunnell, per conto di Safehouse Pictures, Andy Goddard, Brad Van Arragon e Andrew Colville. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita producono esecutivamente per conto della Toho Co., Ltd., proprietaria del personaggio di Godzilla. La Toho ha concesso i diritti alla Legendary per “Monarch: Legacy of Monsters come naturale conseguenza del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

Monarch: Legacy of Monsters, Apple TV+ annuncia la seconda stagione

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Apple TV+ ha annunciato che la serie Monsterverse “Monarch: Legacy of Monsters”, di Legendary Entertainment, è stata rinnovata per una seconda stagione. Sulla scia del suo enorme successo, Apple TV+ ha anche stretto un nuovo accordo multi-serie con Legendary Entertainment che include diverse serie spin-off basate sul franchise.

«Monarch: Legacy of Monsters ha lasciato un’impronta indelebile nei cuori, nelle menti e nell’immaginazione del pubblico di tutto il mondo, guidato dalla brillantezza di Chris, Matt, Kurt, Wyatt e dal talentuoso cast e team creativo», ha affermato Morgan Wandell, responsabile dello sviluppo internazionale di Apple TV+. «Non potremmo essere più entusiasti che gli spettatori non solo abbiano la possibilità di provare ancora più emozioni nella seconda stagione, ma di intraprendere nuovi epici viaggi nel franchise mentre espandiamo il Monsterverse di Legendary».

 Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, “Monarch: Legacy of Monsters” segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

La nuova stagione di “Monarch: Legacy of Monsters” è prodotta dagli showrunner e co-creatori Chris Black e Matt Fraction, insieme a Joby Harold e Tory Tunnell di Safehouse Pictures e Matt Shakman, Andrew Colville e Jen Roskind. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita sono produttori esecutivi per conto di Toho Co., Ltd., la proprietaria del personaggio di Godzilla. Toho ha concesso in licenza i diritti a Legendary Entertainment per “Monarch: Legacy of Monsters” come naturale sottoprodotto del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

La prima stagione di “Monarch: Legacy of Monsters” è ora in streaming a livello globale su Apple TV+.

Monarch: Legacy Of Monsters 2, Amber Midthunder di Prey nel cast

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Monarch: Legacy Of Monsters 2, Amber Midthunder di Prey nel cast

La seconda stagione di Monarch: Legacy of Monsters  ha scritturato il suo primo nuovo personaggio con una star del prequel Predator del 2022, Prey. La seconda stagione di Monarch è stata confermata da Apple TV+ nell’aprile 2024, dopo il grande successo della prima stagione. La serie è la prima serie televisiva live-action del Monsterverse di Legendary, che approfondisce il ruolo dell’organizzazione governativa titolare. Mentre Godzilla è stato uno dei protagonisti principali della prima stagione, per il seguito è stato annunciato che Kong sarà un personaggio più centrale dopo la sua apparizione a sorpresa nel finale.

Ora, Variety ha confermato che Amber Midthunder, che ha interpretato Naru in Prey, è il primo nuovo personaggio inserito nel cast di Monarch: Legacy of Monsters stagione 2. L’attrice interpreterà Isabel, “una donna d’affari intelligente e potente”, anche se al momento non sono stati diffusi ulteriori dettagli sul suo ruolo. L’attrice avrà un ruolo ricorrente nella serie, ma apparirà comunque di frequente, il che indica che è un elemento importante per il prosieguo della storia.

Cosa significa il casting di Amber Midthunder per Monarch: Legacy Of Monsters Stagione 2

La prima stagione di Monarch si è conclusa con la fuga di Cate (Anna Sawai), May (Kiersey Clemons) e Keiko (Mari Yamamoto) dalla Terra Cava, ma a spese di Lee (Kurt Russell), che si sacrifica per permettere loro di partire. Quando tornano, arrivano sull’Isola del Teschio e scoprono che sono passati due anni e che Kentaro (Ren Watanabe) lavora per la Apex Cybernetics. Data l’importanza che la società tecnologica avrà probabilmente nella seconda stagione, è possibile che il personaggio di Midthunder sia collegato in qualche modo ai loro sforzi che coinvolgono i Titani.

Apex ha già un posto importante nel Monsterverse, in quanto è destinato a creare Mechagodzilla, che Godzilla e Kong combattono alla fine di Godzilla vs. Kong. È probabile che la seconda stagione getti le basi per il loro inevitabile futuro, offrendo potenzialmente maggiori dettagli sull’uso del teschio di Ghidorah e su come l’Isola del Teschio rientri nei loro piani. Dato che la maggior parte del cast di Monarch è ancora all’oscuro delle loro intenzioni, Isabel potrebbe diventare una lente importante per capire come si svolgeranno i prossimi episodi.

Monarch: Legacy of Monsters – stagione 2 ottiene una nuova foto BTS mentre le riprese si concludono ufficialmente

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Monarch: Legacy of Monsters – stagione 2 ha una nuova foto del dietro le quinte con il cast mentre le riprese per lo show televisivo Monsterverse si concludono ufficialmente. La stagione 1 di Monarch si è conclusa con Cate Randa (Anna Sawai), May (Kiersey Clemons) e Keiko (Mari Yamamoto) che tornano dalla Terra Cava a bordo di un veicolo dell’Operazione Clessidra. Tuttavia, due anni dopo finiscono sull’Isola del Teschio, scoprendo che Kentaro (Ren Watabe) e Hiroshi (Takehiro Hira) si sono uniti alla Apex Cybernetics. Le riprese della seconda stagione sono iniziate nel luglio 2024, con la promessa dell’introduzione formale di Kong nella serie dopo la sua apparizione nei momenti finali della prima stagione.

Ora, Apple TV ha pubblicato un’immagine del dietro le quinte della seconda stagione di Monarch: Legacy of Monsters, che mostra Sawai, Clemons, Watabe e Hira che festeggiano davanti al veicolo Operation Hourglass distrutto. La didascalia del post conferma che le riprese dei nuovi episodi sono ufficialmente terminate, chiedendo agli spettatori di non guardare troppo in profondità quelle che sembrano parti distrutte di un edificio sullo sfondo. Guarda l’immagine completa qui sotto:

 

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Cosa significa la fine delle riprese della seconda stagione di Monarch: Legacy of Monsters per la serie Monsterverse

La storia della seconda stagione di Monarch dovrebbe fornire risposte sul perché Kentaro e Hiroshi si siano alleati con Apex nonostante il passato controverso di May con loro. Il loro avamposto sull’Isola del Teschio sembra confermare che stavano studiando Kong prima degli eventi di Godzilla vs. Kong, quando hanno creato Mechagodzilla. Tuttavia, gli eventi della seconda stagione si svolgono ancora prima di Godzilla: King of the Monsters, confermando che la società tecnologica è ancora lontana dal completare lo sviluppo del Titano robotico.

Per quanto riguarda l’immagine stessa, la distruzione che circonda il veicolo dell’Operazione Clessidra indica che ci sarà un conflitto tra Apex e uno dei Titani sull’isola. Non è chiaro se si tratti di Kong o di uno dei vari mostri di Skull Island, ma l’attenzione che Apple TV ha posto su di esso suggerisce un evento distruttivo per la seconda stagione. Questo potrebbe inserirsi nella storia più ampia e in ciò che l’organizzazione centrale sta facendo lì, gettando le basi per gli eventi nei film e raccontando al contempo la propria storia originale sulla nuova location.

Mona Lisa smile: recensione del film con Julia Roberts

Mona Lisa smile: recensione del film con Julia Roberts

Mona Lisa smile  è un film del 2003 diretto da Mike Newell e con protagonisti Julia Roberts (Katharine Ann Watson), Kirsten Dunst (Betty), Julia Stiles (Joanna), Maggie Gyllenhaal (Giselle), Dominic West (Bill) e Marcia Gay Harden (Nancy).

Mona Lisa smile, la trama

1953: Katherine Watson è la nuova insegnante di Storia dell’Arte del prestigioso Wellesley College, che in realtà, negli Stati Uniti del dopoguerra dove molte donne sono state rimandate a casa dopo aver lavorato in fabbriche e uffici durante il secondo conflitto mondiale, prepara le sue ragazze solo allo scopo finale del matrimonio e della maternità. Katherine, elevatasi con lo studio dalle sue origini nella classe operaia, single a 36 anni in un’epoca in cui questo è inaccettabile, anticonformista, si scontra con allieve intelligenti ma a tratti ottuse, riuscendo a conquistare comunque la loro stima, in particolare quella di Betty, che capisce dopo un matrimonio infelice quanto altro ci sia  nella vita da scoprire e da fare. Katherine se ne andrà poi per la sua strada, lasciando in quelle ragazze e nelle sue colleghe, tra infelicità e gioia, un ricordo che forse potrà, pian piano, far cambiare loro vita.

Mona Lisa smile, l’analisi

Mike Newell affronta in questo film tematiche al femminile e femministe, scegliendo un momento importante per la Storia delle donne, quando gli anni Cinquanta crearono un riflusso all’indietro per molte di loro, appoggiato dalle stesse (emblematiche e anche leggermente agghiaccianti le parole con cui Joan respinge l’idea di andare a Harvard per sposarsi), ma dietro al quale si agitavano fantasmi vecchi e nuovi, quali quello dell’autorealizzazione e anche del fallimento crescente di molti matrimoni e unioni.

La ex fidanzata d’America Julia Roberts affronta un altro ruolo impegnativo, anche se diverso da quello di Erin Brokovich, per una figura femminile che rievoca diverse insegnanti di college e università, che dagli anni Cinquanta crearono poi la generazione di donne che diede vita al femminismo, in contrapposizione con la collega Nancy, un’ottima Marcia Gay Harden, insegnante ultraconformista di economia domestica, che non è riuscita ad elaborare il fallimento del suo matrimonio.

Nel cast non mancano una serie di future promesse del cinema nei ruolo delle studentesse e se Julia Stiles si è poi buttata soprattutto sulle commedie sentimentali e Ginnifer Goodwin è diventata protagonista della serie fantastica Once upon a time, non si possono non sottolineare il successo raggiunto da Kirsten Dunst, palma a Cannes per Melancholia di Lars von Trier dopo una carriera cominciata da bambina, e di Maggie Gyllenhaal, da allora sempre specializzata in ruoli di donna forte ed emancipata, magari d’epoca, come quello della suffragetta vittoriana nel recente Hysteria.

Mona Lisa smile riesce ad essere un inno alla autorealizzazione al femminile e al seguire il proprio cuore, lontano dai conformismi sociali, scoprendo cosa c’è oltre, nel pubblico o nel privato, tramite la cultura o i sentimenti. Non è il primo film a parlare di scuola, ma è uno dei pochi a farlo dalla parte delle bambine, come direbbe Elena Gianini Belotti, delle donne, e anche se l’azione è situata in un’epoca spesso idealizzata come gli anni Cinquanta, le tematiche possono essere ancora attuali oggi, in un mondo in cui la crisi economica pretende che si sacrifichino aspirazioni e che siano poi in definitiva le donne a pagare il peso più grande.

Una nota di colore: Diana Chapman Walsh, preside a Wellesley durante la realizzazione del film ed ex allieva negli anni Sessanta, ha dichiarato che la situazione nel college non era comunque così oppressiva e conformista come quella descritta nel film. Ma, si sa, un po’ di contrasti fanno bene ad una trama intrigante, soprattutto quando l’anticonformismo arriva dall’insegnante e ad essere conformiste sono le studentesse.

Mona Lisa and the Blood Moon, recensione del film di Ana Lily Amirpour

A cinque anni di distanza da The Bad Batch torna in concorso a Venezia 78 con il suo ultimo film, Mona Lisa and the Blood Moon, la regista di origine iraniana naturalizzata statunitense Ana Lily Amirpour. Proprio a Venezia, la regista dallo stile inconfondibile, convinse vincendo il Premio Speciale della Giuria sbilanciando i pronostici che vedevano altri film favoriti.  Come nel film precedente la protagonista è una donna che non accetta passivamente ciò che le accade ma combatte per trovare il  proprio posto nel mondo.

Mona Lisa and the Blood Moon, la trama

La Mona Lisa del titolo fa di cognome Lee ed è interpretata da una giovane attrice, la sudcoreana Jeon Jong-seo nota principalmente ai più per il suo ruolo in Burning di Lee Chang-dong. La ritroviamo ad inizio film in una prigione psichiatrica, non sappiamo da dove viene ne tantomeno si scoprirà, però sarà intuibile da subito il motivo della sua reclusione. Il modo in cui la regista sceglie di mostrarla porterà il pubblico a parteggiare immediatamente per lei e per quello che sarà la sua storia. La vicenda è ambientata a New Orleans, il tessuto mistico e l’alone magico che da sempre contraddistingue nell’immaginario collettivo la città renderà la storia e il personaggio di Mona Lisa più credibile. 

Mona Lisa and The Blood Moon film 2021La ragazza grazie alle sue capacità riuscirà a scappare dalla struttura in cui è rinchiusa proprio durante la notte di luna piena che il titolo richiama, da lì la sua vicenda prosegue, si arricchisce di particolari, si fa più intrigante a mano a mano che Mona incrocia vari personaggi  facendo crescere la sceneggiatura insieme alla sua protagonista. Quello di Mona Lisa Lee è un viaggio verso la consapevolezza di sé stessa che ottiene solo dopo l’incontro con gli altri personaggi. Come nella realtà ci sono persone che possono aiutare a raggiungere i nostri obiettivi e persone che ce ne allontanano. Sicuramente per quanto riguarda il film della prima sfera fanno parte l’eccentrico Dj Fuzz interpretato da un convincente Ed Skrein, subentrato in corsa al posto di Zac Efron, e Charlie, Evan Whitten, bambino con cui la protagonista creerà un solido legame e che ci regala i momenti più poetici del film; dell’altra sfera fanno invece parte in primis la Bonnie Belle di Kate Hudson che seppur può essere considerata un’alleata di Mona lo fa invece solo per un proprio tornaconto personale e l’agente Harold interpretato dal caratterista Craig Robinson che risulterà essere un buffo ostacolo tra Mona e il suo futuro e che avrebbe fatto meglio a dar retta a ciò che il biscotto della fortuna gli suggeriva.

Colonna sonora come punto di forza

Punto di forza del film è sicuramente una coinvolgente colonna sonora, curata dall’italiano Daniele Luppi, dove emergono atmosfere funky house e la fotografia di Paweł Pogorzelski che si sposa sapientemente con le indicazioni che l’Amirpour ha impartito per ottenere un ambientazione reale e allo stesso tempo surreale puntellata di luci psichedeliche. 

Ana Lily Amipour si conferma una regista matura con le idee chiare, nel suo stile non esistono mezze misure quindi se lo spettatore sceglierà di stare al suo gioco l’esperienza non potrà che essere rivelatrice di significato e significanti senza tralasciare il puro intrattenimento, in caso contrario invece sarà difficile che il film possa convincere fino in fondo. 

Mon tissu préféré, recensione del film di Gaya Jiji

Mon tissu préféré, recensione del film di Gaya Jiji

Mon tissu préféré, letteralmente “il mio tessuto preferito”, è l’opera prima della regista Gaya Jiji. Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, il film apre una finestra sulla vita e le vicende di una giovane donna durante le prime terrificanti insurrezioni della Primavera Araba in Siria nel 2011.

Nahla (Manal Issa), commessa di un negozio di abbigliamento, vive con sua madre Salwa (Souraya Baghdadi) e le sue sorelle più piccole Myriam (Mariah Tannoury) e Line (Nathalie Issa). Mentre alla radio vengono riportate le crescenti tensioni sociali, Nahla aspetta l’arrivo di un compatriota, trasferitosi negli Stati Uniti e tornato in patria per incontrarla e concludere un matrimonio combinato che le permetterà di lasciare la Siria.

Con una scelta molto interessante, l’esordiente regista decide di parlarci del conflitto siriano e dei suoi primi effetti sulla popolazione pur tenendo sullo sfondo le tensioni belliche. Queste non sono mai le protagoniste del racconto, ma se ne possono udire o vedere solo i non lontani echi. Il nucleo centrale del racconto è tutto dedicato alla giovane protagonista, al suo convivere con il terrore che sempre più si insinua nella sua vita e in quello delle persone a lei vicine. Nahla è combattuta tra il sacrificare sé stessa per unirsi in un matrimonio che potrebbe portarla via da quella realtà così cupa, oppure restare fedele a sé stessa, ai suoi sogni, decidendo di affrontare l’incerto futuro.

Quello della Jiji è un film che a suo modo denuncia la condizione di una popolazione, e in particolare i giovani di questa, bloccata in un equilibrio tra vita e morte, tra ordine e caos. La regista cerca di indagare, senza mai giudicare, i comportamenti che ogni personaggio sviluppa in seguito al nascente clima di terrore.

Ciò che frena l’idea del film sono tuttavia una sceneggiatura e un’idea di regia che generano un ritmo incostante, che rende complesso seguire le vicende senza perdersi tra i numerosi personaggi e nei loro intricati rapporti. Con il proseguire della narrazione, e l’addentrarsi sempre più nella vita della giovane protagonista, il senso di fastidio per gli intrecci non riusciti aumenta, portando a distrarsi facilmente. Ancor più grave è il fatto che avvicinandosi alla sua conclusione il film sembra allontanarsi fin troppo dalle sue intenzioni iniziali, sprecando l’occasione di fornire un interessante punto di vista e riducendosi ad essere un dramma dai risvolti poco incisivi.

Mon Roi: recensione del film con Vincent Cassell firmato Maïwenn

Mon Roi: recensione del film con Vincent Cassell firmato Maïwenn

Si chiama Maïwenn Le Besco, ma è conosciuta semplicemente come Maïwenn, sopratutto in Francia sua terra d’origine. Figlia d’arte in una famiglia d’artisti, poiché sua madre e i suoi quattro fratelli sono tutti attori, è balzata alle cronache dopo aver diretto Polisse, film che ha ottenuto successo in tutto il mondo (Italia compresa). La ragazza prodigio di Seine-Saint-Denis torna ora dietro la macchina da presa per la terza volta sbarcando in Concorso al Festival di Cannes 2015 dove ha raccolto numerosi applausi fra la stampa internazionale. La sua ultima fatica porta il nome di Mon Roi, in italiano Il Mio Re, una commedia con sfumature piuttosto amare che affronta un tema non troppo originale: il rapporto di coppia.

maiwennTony e Georgio si conoscono per caso come accade a tanti, si innamorano e sembrano la coppia perfetta, solida, stabile. Decidono infatti di sposarsi e di mettere al mondo un figlio, ma durante l’attesa arrivano i primi problemi: Georgio, che sullo schermo è interpretato da uno scatenato Vincent Cassell, è un tombeur de femmes, un ricco dongiovanni attratto continuamente dalle modelle. Da questa ‘malattia’ al tradimento il passo è breve. La bravissima Emmanuelle Bercot, nei panni di Tony, subisce in modo simbolico l’altalenante vita sentimentale con la rottura di un legamento alla gamba destra. Il lento e doloroso percorso di guarigione non fa che rappresentare l’uscita dalla dipendenza dal ‘suo re’, sempre perdonato nonostante la condotta poco ortodossa all’interno della coppia.

Lo stile del racconto è standard, pressoché simile a mille altre commedie romantiche dello stesso tipo, il montaggio inoltre è piuttosto confuso poiché mescola vari momenti e fasi della vita di Tony. Se aggiungiamo al conto una durata eccessiva, che trascina gli eventi per le lunghissime sino ad annoiare, e svariati cliché come l’immancabile scena inutile in discoteca, la passeggiata in riva al mare e il momento “urla e baldoria da una macchina in corsa” il tracollo è purtroppo definitivo. Cosa si salva? Un Vincent Cassell senza freni ed estremamente divertente, come accennavamo sopra: un autentico fiume in piena di battute, frasi ad effetto, idee folli nate da un inaspettato lato comico. Troppo poco per tenere a galla il progetto, non basta neppure il buon lavoro svolto sul personaggio dalla Bercot e le sparute apparizioni di un cinico e grottesco Louis Garrel, fratello di Tony.

Cos’è dunque Mon Roi? Una commedia come tante, si lascia guardare senza troppa fatica ma non lascia nulla allo spettatore. Il finale inoltre spiazza e confonde ulteriormente le acque, mettendo in discussione tutta la fatica fatta sino a quel momento per tornare liberi. Che sia davvero impossibile mettersi alle spalle un’ossessione, anche quando questa è un uomo egoista ed egocentrico? Il film sembrerebbe dire di si, per fortuna la vita vera è un’altra cosa.

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon, presentato all’interno della Selezione Ufficiale della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è scritto e diretto da Christian Carion ed è un dramma famigliare dai toni noir.

In Mon Garcon Julien è un geologo ed è spesso in viaggio per lavoro. Le sue numerose assenze da casa hanno causato la fine del suo matrimonio con Marie. Durante un suo breve ritorno in Francia viene a sapere dalla ex-moglie che il loro figlio Mathys è scomparso durante un campo scuola. Da quel momento Julian si mette alla ricerca del figlio e pur di trovarlo è disposto a fare qualsiasi cosa.

Carion ci mostra subito la volontà di far dialogare ambienti esterni (montagne e  boschi) e interni (baite, una rimessa e un hotel  abbandonato) sia con carrellate sia con inquadrature più serrate. Oltre agli ambienti, il regista fa comunicare anche passato e presente, attraverso flashback e ricordi dai toni certamente più vivaci rispetto allo stato attuale delle cose, quando il dramma si è già consumato. Anche l’aspetto sonoro del film sottolinea la desolazione e la sofferenza, prediligendo il silenzio.

Mon Garcon, il film

Il film si concentra sulla figura del protagonista che immediatamente, appena subisce la sua perdita, si trasforma nel padre attento che fino a quel momento non è stato. Diventa un cane da caccia e fiuta ogni pista e ogni luogo per cercare informazioni e stanare i responsabili della scomparsa del figlio. Guillaume Canet si dimostra ancora una volta capace di transitare da lucidità a pazzia e viceversa come in L’homme qu’on aimait  trop in cui interpreta sia un serial killer che il poliziotto che indaga sul killer stesso.  Il personaggio di Marie, interpretato da Mèlanie Laurent, è alquanto marginale e non ha una caratterizzazione definita. Più interessante e sfaccettato è il personaggio del compagno della madre che all’inizio sembra essere coinvolto nella vicenda soprattutto per il fatto che sembra manipolare la compagna e volersi sbarazzare del piccolo.

Mon Garcon si caratterizza per una produzione alquanto breve e l’utilizzo naturalistico di luce naturale che esalta l’interpretazione di Canet, che si è tenuto lontano dallo script, prediligendo l’improvvisazione: in base alle sue azioni e reazioni, hanno dovuto gestire il proprio personaggio.

Carion confeziona un prodotto denso di drammaticità e colpi di scena, dimostrando di essere molto abile a gestire silenzi. Il film conserva una logica molto solida che ci permette di raccogliere le informazioni necessarie per completare il puzzle: alla fine ritorniamo al punto di partenza ma, come in tutti i racconti, la situazione non è più la stessa.

Mon Crime, la recensione del divertente crime di François Ozon

Mon Crime, la recensione del divertente crime di François Ozon

Scelto come film d’apertura della XIII edizione dei Rendez-vous del Nuovo cinema francese, la commedia poliziesca che François Ozon ha adattato – liberamente! – l’omonima pièce del 1934 di Georges Berr e Louis Verneuil arriva nei cinema italiani nel giorno della Festa della Liberazione, il 25 aprile. Una scelta, quella di Bim Distribuzione, che finalmente permette al nostro pubblico di godere dell’interessante Mon crime – La colpevole sono io, un gioco per investigatori e appassionati del genere che offre agli spettatori una sorta di ‘Invito al cinema con delitto’, per parodiare il cult di Robert Moore presentato alla 36° mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Mon crime – L’altra faccia del crimine

Un crimine che con quello del film del 1976 (scritto da Neil Simon) ha in comune sicuramente l’intenzione parodistica e satirica, oltre che la forza di un cast molto ricco, qui completato da Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon e André Dussollier. Chiamati a circondare la Madeleine Verdier (Nadia Tereszkiewicz) protagonista, una avvenente giovane attrice squattrinata e senza talento che nella Parigi degli anni ’30 viene accusata dell’omicidio di un famoso produttore.

Assolta per legittima difesa, grazie all’aiuto della sua migliore amica Pauline (Rebecca Marder), giovane avvocatessa disoccupata, per Madeleine inizia una nuova vita, illuminata dalla visibilità e dalla fama ottenuta nell’aula di tribunale. Dalla quale, che a questo punto, la ragazza sembra poter costruire un futuro radioso e di successo, fino a quando la verità non viene a galla.

Un altro delitto per Ozon

Nella realtà da fumetto di Ozon (che qui sfrutta una idea altrui), la connessione tra crimine e successo sociale piuttosto che essere diseducativa si fa occasione di burla, di farsa quasi, in una sorta di sintesi tra screwball comedy e piece teatrale. Una forma che il regista si diverte a usare per mettere in scena delle dinamiche più che attuali, rappresentando l’incoerenza del potere e la volubilità dei canoni sociali, come già fatto in passato.

Intanto, di sicuro nei precedenti Otto donne e un mistero (2002) e Potiche, la bella statuina (2010) che insieme a questo – che la conclude – compongono dichiaratamente una sorta di trilogia caratterizzata da una predominante femminile. La stessa presente in altre sue opere, più cupe o tragiche, altrove esplorata celebrando amori e gettando ombre, sempre senza abbandonare uno spirito molto personale e un certo compiaciuto ed edonistico voyeurismo.

La leggerezza della quale sappiamo essere capace il regista francese, e il suo gusto per l’assurdo, insomma, riescono a impregnare la storia di un falso colpevole che lo stesso sognava da tempo e farle trascendere la realtà, nostra e dei fatti. E se l’intreccio rischia di essere più insistito e intricato del consigliabile, il ritmo impresso allo sviluppo e i dialoghi consegnati alle diverse maschere (soprattutto le due esordienti protagoniste) coinvolte difficilmente permetteranno di annoiarsi nel seguirlo.

MomoCon 2015: gli spettacolari cosplay da Atlanta [Foto]

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MomoCon 2015: gli spettacolari cosplay da Atlanta [Foto]

E’ iniziata l’edizione 2015 di MomoCon e oggi vi sveliamo gli spettacolari cosplayer che stanno sfilando al noto evento americano che si tiene ad Atlanta in Georgia.

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Via SHY

Mommy: Xavier Dolan a Roma per la presentazione del film

Si è svolta oggi a Roma la conferenza stampa del film Mommy, l’ultima fatica del giovanissimo enfant prodige del cinema mondiale Xavier Dolan, durante l’incontro parla a ruota libera di sé, della sua filmografia, dei suoi progetti futuri, di Hollywood e degli Oscar.

In Mommy come nei suoi precedenti lavori, il tema centrale è la figura femminile, e nello specifico materna: la sua attenzione particolare nasce da un’esperienza autobiografica, ovvero il fatto di essere stato cresciuto dalla madre e della nonna, con l’assenza pesante della figura paterna. Crescendo, ha sviluppato nei suoi film un’ottica particolare per i temi della maternità, dell’essere figli, del rapporto d’amore tra queste due figure. Da sempre Dolan ha assistito a figure femminili che lottano, combattono e reagiscono per conquistare uno status sociale, una condizione umana e sociale: sono figure dolenti, eleganti e stratificate che restituiscono sullo schermo questa complessità del loro animo. Il rapporto del regista con sua madre, fondamentale e già analizzata nei suoi precedenti lavori, è ancora presente anche in questa nuova fatica; però mentre la sua prima pellicola, J’ Ai Tuè Ma Mère, era autobiografico, personale e femminile al 100%, nelle opere successive ha cercato di non interpretare solo a livello terapeutico il suo passato, ma di cercare di capire sé stesso e la vita in generale. La figura che cerca di analizzare è quella archetipica DELLA madre, non di una madre specifica, bensì un personaggio generale ricco e sfaccettato che porta con sé un universo complesso legato alle scelte personali e al proprio passato.

Successivamente la conversazione si è spostata sul ruolo della musica: quanto è importante la scelta musicale e la colonna sonora nei suoi film? Secondo Dolan, la musica è fondamentale in un film e spesso è la fonte d’ispirazione primaria per la nascita di alcune scene chiave, prima ancora che il regista stesso abbia un’idea d’insieme di ciò che andrà a girare. Una pellicola è come una partitura musicale, dove ogni dettaglio, i silenzi e i suoni creano una composizione unica con ogni nota al posto giusto, creando delle suggestive immagini mentali che poi vengono decodificate tramite il linguaggio audiovisivo. In Mommy Dolan aveva già in mente che, a livello tecnico, avrebbe girato in 1:1 ma non aveva previsto ancora la “grammatica” precisa con la quale avrebbe interpretato l’insieme: il regista confessa di procedere ordinatamente nel suo processo creativo partendo dalla scrittura, immaginando poi il montaggio e infine approdando ad importanti rivelazioni sulla lavorazione del film. L’apporto degli attori- attraverso la recitazione e l’improvvisazione- è fondamentale per la creazione di un lavoro unico; il regista ammette di essere affascinato dall’aspetto recitativo, tant’è che quando scrive un dialogo lo prova sempre leggendolo da solo ad alta voce, cercando di immaginare come potrebbero suonare quelle battute pronunciate da un attore, se sono credibili o meno. La sua ricerca costante lo spinge a studiare gli stili, la vita stessa, ad osservare bene la realtà cercando di tirare poi fuori dai suoi protagonisti delle performance particolari, intense ed espressive molto vicine a quello che lui stesso immagina in fase di scrittura. Il suo approccio con gli attori segue un approccio molto teatrale, procedendo per gradi e partendo da alcune letture a tavolino, dove tutti insieme decidono cosa tenere e cosa tagliare, per poi approdare a delle prove prima di girare la scena, che viene in parte “pilotata” dalla sua voce fuori campo che indirizza gli attori, portandoli ad ottenere il risultato migliore e più vicino alle sue aspettative.

Dorval cerca, allo stesso tempo, di non “cristallizzare” i suoi attori in schemi fissi, ma di lasciarli lavorare tranquillamente per permettere loro di tirar fuori il meglio, permettendo così un processo di identificazione tra lo spettatore, immerso nel buio della sala, e i personaggi che si muovono sullo schermo. Un altro tema che è molto caro al giovane regista canadese, è quello dell’identità sessuale: forse per via di esperienze personali, o perché principalmente interessato al tema del diverso nella società attuale, nell’arco dei suoi cinque film ha cercato di analizzare, con sguardo critico e personale, questi due aspetti, declinandoli attraverso storie differenti tra loro, punti di vista disparati e personaggi complessi dalle mille sfaccettature.

La sua attenzione è, quindi, focalizzata sulla diversità in generale, sull’emarginazione che ne consegue, perché la società in cui viviamo ha la tendenza a non tollerare chi è diverso perché lo individua come un pericolo, un elemento sovversivo che spinge a mettere in discussione l’operato del mondo fino ad oggi. Non è un caso se è proprio da essa che ha origine tutto quanto: le idee più innovative derivano da un pensiero trasversale e da uno sguardo personalissimo lanciato sul mondo. Alcuni giornalisti hanno paragonato il suo stile e il suo approccio alla recitazione all’opera di registi del calibro di Fassbinder o Cassavetes, ma- come ammette candidamente Dolan- lui non ha nemmeno mai visto i loro film: non proviene da un ambiente culturale colto, altolocato o d’essai, ma da un contesto popolare- lo stesso che cerca di ricreare nei suoi film- e la sua formazione scolastica si è interrotta a diciassette anni: niente scuole specializzate, accademie, corsi o simili, l’unica fonte di ispirazione è stata un’amica sceneggiatrice del padre attore che lo ha spinto ad ampliare i suoi interessi culturali attraverso la letteratura alta, affiancata dal consumo smodato di film a noleggio, gli stessi che hanno segnato la sua infanzia e quella di un’intera generazione, ispirandolo nei suoi progetti: Jumanji, Mamma ho perso l’aereo, Batman- il ritorno, Titanic ma anche Wong- Kar- Wai e Jane Campion (Lezioni di Piano) lo ispirano tutt’ora, spingendolo ad affermare che non esistono film commerciali o d’autore, ma solo film brutti o belli, ben fatti o meno; inoltre, confessa di lasciarsi spesso ispirare da fotografi e pittori, con le loro soluzioni visive.

Le ultime domande hanno riguardato la sua partecipazione ai prossimi Accademy Award e i suoi progetti per il futuro: riguardo agli Oscar- dove il film è candidato per il Canada come miglior film straniero- Dolan non si scompone e rimane con i piedi per terra, affermando che anche lui è da sempre affascinato da Hollywood e, in particolare, dalle prestigiose cerimonie che seguiva da piccolo in tv; ma, vittoria o meno, rimane fermo sulla sua strada, proseguendo con le riprese della sua prossima fatica, un film in Inglese con prestigiosi attori protagonisti- Jessica Chastain su tutti, nei panni di una detestabile direttrice di una rivista di gossip- e sarà una riflessione sulla fama, il successo, Hollywood e il cinema: The Death and Life od Jonathan F Dolan, questo il suo titolo, sarà incentrato- per la prima volta- su un personaggio maschile, un attore trentenne che intraprende una corrispondenza con un ragazzino di undici anni, e sul ruolo della fama nelle vite di queste persone e in quelle delle loro famiglie, con delle forti figure femminili di madri, e donne, che provano a gestirla. La sua attenzione non sarà rivolta tanto ai meccanismi dell’industria del cinema, ma a scavare nella vita privata dei personaggi, letti attraverso il suo sguardo unico, personale e strabiliante, quello di un regista canadese venticinquenne, corteggiato da Hollywood, ma che per adesso si limita ad osservarla da lontano, dalla sua Montreal.

Mommy: trailer del film di Xavier Dolan

Mommy: trailer del film di Xavier Dolan

Dopo la sua partecipazione in concorso al Festival di Cannes 2014, dove è stato premiato con il Premio della Giuria, arriva online il primo trailer ufficiale di Mommy, pellicola di  Xavier Dolan.

In Mommy si racconta la vita di Diane Despres (Anne Dorval), una madre vedova ritrovatasi sola ad allevare un figlio quindicenne (Antoine-Oliver Pilon). In aiuto della donna, tuttavia, occorrerà una vicina, Kyla (Suzanne Clement). La pellicola è al momento alla ricerca di una distribuzione americana.

Fonte

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

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Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Il giovanissimo regista Canadese di venticinque anni ha talento, e sa di averlo. Nel suo ultimo lavoro Mommy in concorso a Cannes, Xavier Dolan dà il meglio di sé, concedendosi anche un certo autocompiacimento stilistico, che alla fine sottrae qualcosa al film.

Cominciamo infatti dalla primissima cosa che salta agli occhi, ovvero il formato 1:1 piuttosto insolito. Una composizione rettangolare ma verticale che è stata anche definita “formato iPhone”. Scelta discutibile, ma interessante e quantomeno funzionale: il film racconta infatti un difficile rapporto tra una folle (in senso positivo) e energica madre e l’iperattivo figlio disadattato affetto da ADHD (disturbo comportamentale dell’autocontrollo); rapporto morboso, edipico, con una sottesa pulsione erotica. La scelta quindi di isolare i personaggi in una inquadratura opprimente e claustrofobica ha sicuramente un fondamento narrativo. Inoltre, aiutato da un intelligente uso della camera, porta a una intimità, soprattutto nelle scene casalinghe, che potrebbe essere quella di un home-movie.

Ma Dolan non si accontenta e quando la storia sembra prendere una spensierata piega verso la libertà dei personaggi, mette letteralmente in mano a uno di essi i lati dello schermo facendoglieli allargare fino al formato 1.85:1, dando così una boccata d’aria fresca al pubblico, il quale risponde con un applauso a scena aperta.

Mommy, il film

Mommy recensione

Nonostante l’applauso però bisogna dire che giocando in questo modo con l’immagine e adottando altri facili espedienti stilistici come riprese a rallentatore e calde luci avvolgenti, il giovane regista risulta un po’ autocelebrativo e istrionico, senza aggiungere gran che alla pellicola, che sarebbe rimasta di altissimo livello anche senza.

Mommy rimane comunque pieno di energia e talento, con uno sguardo molto affettuoso e non scontato sui suoi personaggi, nonostante il discutibile rapporto tra madre e figlio.

Xavier Dolan ha dalla sua tre attori incredibili nei loro ruoli: la madre Diane (Anne Dorval) estremamente emotiva, il figlio Steve ( Antoine-Olivier Pilon) interpretato con una fisicità assoluta a cui spesso la macchina da presa fatica a stare dietro, e la vicina di casa Kyla (Suzanne Clement) una donna con disturbi del linguaggio. E i punti più toccanti arrivano quando Dolan lascia che i suoi attori mollino gli ormeggi e prendano il largo nell’emotività dei personaggi, piuttosto che quando il regista è tutto concentrato a sottolineare stilisticamente la drammaticità di una scena.

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Mommy: recensione del film di Xavier Dolan

Xavier Dolan è, senza dubbio, l’enfant prodige della nuovo panorama cinematografico mondiale. E lo conferma con l’uscita in sala della sua ultima fatica, il film Mommy, (premiato col premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes) struggente e sfaccettato family movie atipico e personale, basato sulla relazione improbabile tra tre personaggi: Diane, suo figlio Steve e Kyla.

In Mommy Diane è una donna forte, una “combattente nata” come la descrive Dolan, una vedova che ha perso il marito da tre anni e si ritrova a dover gestire di nuovo il carattere turbolento e difficile di suo figlio Steve, affetto da disturbo del deficit di attenzione. Le loro vite complicate, scandite da incomunicabilità, vuoti e silenzi sono scosse dall’arrivo casuale della vicina di casa Kyla, un’insegnante che cela le radici di un indecifrato disagio dietro la timidezza e la balbuzie. Queste tre vite diventeranno complementari e necessarie l’una all’altra, permettendo ad ognuno di loro di inseguire un’ideale ricerca dell’equilibrio e una rinnovata speranza.

mommyLa Mommy è una dolente ballata di solitudini e libertà mancate, forse negate: i protagonisti- che vivono tre vite spezzate e incomplete- sono immortalati nella loro incapacità di vivere fino in fondo; l’occhio personale e disincantato del giovane regista li cattura mentre provano a lasciarsi andare agli eventi e alle situazioni che la vita può porre lungo il cammino dell’esistenza, come delle prove.

Le due figure materne, Diane “Die” e Kyla, sono complementari tra loro, indispensabili l’una all’altra per esistere e costituire- forse- un’unica figura completa di Madre, quasi un archetipo freudiano: la prima, cheap, vistosa, decaduta, mossa da una profonda voglia di vivere che la spinge a compiere delle scelte drastiche in nome di una libertà alla quale non si sente ancora di rinunciare, o forse in nome di una paura atavica conosciuta come “solitudine” che sembra aleggiare sul suo futuro, come uno spettro; la seconda, la vicina chiusa nel suo mutismo, è incapace di abbandonare quella famiglia “castrante” che si porta dietro e che le impedisce di esprimersi, ricordandole forse qualche doloroso dettaglio del suo passato più recente del quale non parla mai.

Da una parte, l’incapacità di lasciarsi andare, dall’altra la paura della libertà e della solitudine; in mezzo, c’è Steve. Il quindicenne affetto da un disturbo, edipicamente “innamorato” della madre e impreparato all’idea di doverla, prima o poi, lasciare. È lui che sembra raggiungere, almeno per il tempo di una canzone e di un’inquadratura, quel difficile equilibrio tra pesantezza e leggerezza, conquistando finalmente quella libertà così ricca di possibilità, ma allo stesso tempo spaventosa e crudele.

Mommy, del quale Dolan firma regia e sceneggiatura, è una storia di tre solitudini ingabbiate in un sobborgo, sintomatico della nostra società: la scelta di girare col formato 1:1 marca proprio questo senso di claustrofobia che accompagna la vita di queste persone, lasciando spazio alla bellezza patinata, fresca e luminosa del Cinemascope durante gli sporadici attimi di felicità e libertà.

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