Arriva anche in Italia il film del
duo registico formato da Mike McCoy e Scott
Waugh, che sta riscuotendo un discreto successo negli USA.
Act of Valor ha come protagonisti un gruppo di
autentici effettivi delle forze speciali della Marina Militare
statunitense.
Cronaca romanzata di un’autentica
operazione portata a termine dalle United States Navy Sea, Air & Land forces (SEAL), il
film racconta le gesta di una squadra di Navy Seals che deve
affrontare una pericolosa missione sotto copertura per salvare un
agente della CIA sequestrato da una cellula terroristica.
Sin dalle prime battute Act
of valor si dimostra essere l’opera filmica più vicina al
mondo video-ludico che abbia mai visto il buio della sala
cinematografica. Ad oggi molti dei titoli più famosi del mondo del
Game sono diventati film, chi con maggior fortuna chi con meno,
quel che resta è il fatto che l’industria del cinema continua a
guardare il mondo dei videogiochi come una grande fornace di storie
da cui attingere quasi come è accaduto e continua ad accadere con
il romanzo. Ma mai sino ad oggi le due tipologie di linguaggio si
sono ritrovate così vicine, tanto da far pensare di trovarsi in una
piattaforma gigantesca e di giocare contro i cattivi. Ne viene
fuori un’opera di contaminazione che ha nella sua componente action
il suo massimo valore.
Act of valor
Act of valor è
pura azione tanto da provocare molta adrenalina e far passare in
secondo piano la narrazione che in ogni caso rappresenta il limite
più grande per Act of Valor. La pellicola è
talmente concentrata sull’aspetto più spettacolare della dimensione
filmica che si trova supportato da una storia forse un po’
stereotipata ed eccessivamente patriottica, che a tratti esaspera
anche gli avvenimenti narrati.
Altro elemento predominante è
l’approccio realistico del film che probabilmente sfiora la
realtà tanto da avvicinarsi quasi ad una visione
documentaristica, per la nitidezza dell’immagine e per
l’autenticità degli scontri a fuoco che si susseguono man mano che
la narrazione prosegue. Questa peculiarità di certo farà la fortuna
di chi si aspetta sequenze di combattimenti, avventura, tecnologie
da guerra di ultima generazione e pura azione realistica.
Buona giornata è
un film a episodi, ognuno dei quali segue un personaggio che nel
bene e nel male rappresenta una tipologia di italiano, che noi
tutti conosciamo. C’è il politico corrotto che ruba i voti in
Parlamento, l’imprenditore nullatenente con villa ai Castelli
Romani che ha a che fare con la finanza, un principe veramente
nullatenente che detiene ormai solo il titolo nobiliare e
un’altissima volontà di presenzialismo, e uno stereotipo al
contrario, un libero professionista milanese trapiantatosi in
Puglia, dove cerca di portare avanti l’innovativa società di
domotica a cui è a capo.
Sono ritratti quasi sempre al
limite tra la farsa e il dramma ma che sono bene aderenti alla
contemporaneità a cui siamo avvezzi ultimamente. Si potrebbe
azzardare un nuovo filone di film “acchiappaincassi” da periodo ben
definito; Buona giornata, infatti esce il 30
Marzo, in 500 copie, in tempo perfetto per la Pasqua. Ma
l’operazione portata avanti dai fratelli Vanzina, Enrico come
spesso accade in produzione e Carlo alla regia, è leggermente
diverso dal sistema oliato dei cinepanettoni.
Il riferimento principale è quello
della commedia all’italiana degli anni ’60-’70, decade in cui
fiorivano i film a episodi che riunivamo, come accade in questo
caso, cast stellari dell’epoca per portare avanti un successo
soprattutto commerciale. Che poi si trattasse di registi che
sapevano il fatto loro come Monicelli o Risi, questo è un altro
paio di maniche.
Di per sé questa pellicola trascina
questi elementi e li sostiene abbastanza bene, d’altra parte è
innegabile la tecnica acquisita nel creare una tessitura ritmica
dei tempi comici. Tra i vari episodi, spiccano per equilibrio
quello girato in Puglia e unico ad essere stato scritto non dai
Vanzina ma dallo stesso interprete Diego
Abatantuono, che interpreta l’esatto opposto del
“terrunciello” che lo ha reso famoso: adesso è un imprenditore
milanese che si è trasferito in Puglia con la famiglia e che tra le
varie difficoltà della vita deve anche affrontare quella di non
sapere il significato della parola “tremone” con cui tutti in paese
sembrano apostrofarlo.
Buona giornata
racchiude un cast importante per la scena comica italiana, dai
“classici” Lino Banfi, che dice di essere ispirato allo stile sopra
le righe di Scilipoti per interpretare il suo senatore corrotto che
riesce a far votare anche un morto, Christian De
Sica, che torna a lavorare con i Vanzina dopo una
separazione durata dodici anni, e le nuove leve, tra tutti Teresa
Mannino, alla seconda prova con i Vanzina e una dei tanti nuovi
volti lanciati dalla fucina di Zelig.
L’intento di Buona
giornata è quello di mescolare con una certa dose di
ironia, gli aspetti che caratterizzano l’Italia e gli italiani di
questi anni, ma con sempre una pacca sulla spalla, che dice che in
fondo anche se traffichini e poco affidabili, si tratta pur
sempre di “brava gente”. Ne esce fuori un ritratto di “nuovi
mostri” senza che la definizione ispirata a Monicelli sia troppo
forzata; ciascuno di quei personaggi, un po’, lo si è già
incontrato.
La Warner Bros ha lasciato trapelare
un interessante spoiler sulla trama e sui personaggi de Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno. Sembra che infatti uno dei personaggi giàpresenti in
uno dei due film precedenti
Il popolare magazine britannico
Empire, in occasione del 25° anniversario del primo film della
serie di Arma Letale, ha riunito il regista Ricahrd Donner e i
protagonisti Mel Gibson e Danni Glover. Nel corso dell’incontro si
è parlato anche del fantomatico quinto film del ciclo, un progetto
rimasto purtroppo sulla carta, che Donner ha dichiarato avrebbe
amato portare sullo schemo.
Un abbozzo di sceneggiatura era
stato già steso da Shane Black, ma Donner ha ammesso di non averlo
mai letto, cosa che invece sembra aver fatto Gibson: la vicenda si
sarebbe aperta coi protagonisti orami dediti a una vita più
tranquilla, ma i due non ci avrebbero messo molto a mettersi
nuovamente nei guai (nella sequenza di apertura, Riggs e Murtaugh a
bordo di un camper per le vacanze, ne avrebbero perso il controllo,
finendo per radere quasi al suolo un villaggio); della partita
sarebbero tornate a far parte anche Rene Russo e Darlene Love.
L’attrice losangelina affiancherà
probabilmente Domhnall Gleeson (il Bill Weasley della saga di Harry
Potter) in About Time, nuova commedia a basso costo firmata da
Richard Curtis (Quattro matrimoni e un funerale, I love radio
rock). Gleeson vestirà i panni dell’ultimo erede di una famiglia di
viaggiatori del tempo, che viene a sapere del proprio potere solo
quando il padre lo reputa maturo; dopo esserne venuto a conoscenza,
comincerà a viaggiare avanti e indietro nel tempo, nel tentativo di
cambiare la storia per migliorare il mondo… ma come sempre succede
in questi casi, il risultato non è quello sperato.
Dato che si tratta di una commedia
a basso costo, c’è comunque da pensare che i ‘desideri’ del
protagonista saranno un pò meno ‘ambiziosi’ rispetto alla classica
uccisione di Hitler, o al salvataggio di JFK… La Deshanel viene
data come vicina alla chiusura dell’accordo per la parte di Mary,
amore del protagonista; le riprese, previste in estate, dovrebbero
consentire all’attrice di parteciparvi senza sovrapporsi al suo
attuale impegno nella serie New Girl. Zooey Deschanel , già
protagonista di film come E venne il giorno, Yes Man e 500 giorni
insieme, è recentemente apparsa in Sua Maestà e Our Idiot Brother,
mentre Gleeson sarà presto sugli schermi in Dredd e Anna
Karenina.
Il ritorno del grande regista
tedesco. Werner Herzog si conferma instancabile: oltre ad
apparire come villain nel film One Shot, a fianco di Tom
Cruise, è già al lavoro su due documentari.
La prossima primavera
cinematografica riserva sorprese e uscite eccellenti tra cui
spicca, senza ombra di dubbio, il nuovo film di Tim Burton che vede
come protagonista, manco a dirlo, Johnny Depp, e chi altrimenti?
Depp interpreta il personaggio di
Barnabas Collins, un ricco e scapestrato donnaiolo che commette
l’errore di sedurre e abbandonare una bellissima donna che ha la
non irrilevante peculiarità di essere una strega (Eva Green). L’avvenente
fattucchiera trasforma Collins in un vampiro e lo seppellisce
sottoterra dove inizierà un lungo sonno; Barnabas si risveglierà
per caso solo nel 1972 e per prima cosa farà ritorno nel vecchio e
amato maniero.
La decima vittima
è un film del 1965 di Elio Petri con protagonisti
nel cast Marcello Mastroianni e Ursula
Andress.
Trama del film La decima
vittima
In un futuro imprecisato gli uomini
hanno trovato il modo di evitare guerre e violenza gratuita e
indiscriminata; un fantomatico Ministero della Caccia ha ideato un
sistema in cui chiunque lo voglia può essere vittima o
cacciatore.
All’interno di questo circuito
uccidere e commettere omicidi non è reato anzi porta a dei premi in
denaro. Per chi dovesse raggiungere l’obbiettivo della decima
vittima sono garantiti un milione di dollari oltre
all’illustrissimo titolo di campione decathon.
Caroline Meredith (Ursula
Andress), una capacissima cacciatrice, ha da eliminare
ancora l’ultima vittima prima dell’agognato bottino, peccato che
quest’ultima vittima sia Marcello Poletti (Marcello
Mastroianni) un’affascinante e nobile italiano che le
renderà il compito alquanto arduo.
La decima vittima, la
recensione
Per chi avesse un minimo di
familiarità con il cinema di Elio Petri non può
non convenire che questo film, La decima vittima,
sia un’eccezione abbastanza peculiare nel suo solito cinema di
denuncia sociale. Diretto nel 1965 prendendo spunto dal romanzo di
Robert Sheckley The seventh victim, Petri ha
sceneggiato questo film con l’illustre collaborazione di Ennio
Flaiano e Tonino Guerra, scomparso pochi giorni fa.
La decima vittima
è un film che estremizza e porta al paradosso paure e limiti di una
società che, a metà degli anni ’60, stava mutando ed evolvendo
lasciandosi alle spalle valori e lucchetti morali sempre meno
accettati sopratutto dalla classe borghese. La violenza e la
criminalità dilagante, la famiglia, la fedeltà coniugale, il
rapporto con gli anziani e sopratutto l’affermazione di una febbre
mediatica e commerciale che stava prendendo piede attraverso il
mezzo televisivo.
Petri affronta tutti questi temi
con un tono meno drammatico e realistico rispetto ad altri
meravigliosi suoi capolavori come Indagine di un
cittadino…, La classe operaia va in
paradiso o A ciascuno il suo, ma tende
per un taglio più sarcastico e satirico, quasi comico, avvalendosi
della straordinaria capacità di Mastroianni ad affrontare film e
sceneggiature di questo tipo.
In questa ipotetica società del
“duemila” Petri immagina uomini e donne sopraffatti da un
indicibile cinismo e a cui più nulla importa nella vita se non il
denaro, il guadagno. Uccidere, essere un marito o una moglie
fedele, rispettare gli anziani genitori e avere sinceri rapporti
umani con chicchessia è assolutamente futile se non indirizzato e
motivato ad un debito guadagno. Petri in questo film, che
ricordiamo è girato quasi cinquant’anni fa, profetizza una società
dominata dalla commercializzazione ossessiva e indiscriminata
per cui anche la morte, anche l’omicidio diventa spot, diventa
prodotto.
Come detto Marcello Mastroianni, qui con un’ insolita
capigliatura ossigenata, veste con disinvoltura i panni di un uomo
annoiato e disilluso dalla vita, un uomo che non crede più
nell’amore e nelle donne, un uomo cui unico interesse è
sopravvivere con un minimo di agio. Un personaggio, per certi
versi, simile al Marcello della Dolce Vita di felliniana memoria in quanto con
esso condivide uno stanco cinismo verso l’esistenza. Attorno al
grande attore italiano si muove con la solita gattoneria la
biondissima Ursula Andress sicuramente più bella
che brava oltre ad una stuola di ottimi interpreti secondari tra
cui ci preme evidenziare la fugace quanto esemplare interpretazione
del grande Salvo Randone, attore feticcio di
Elio Petri.
La decima vittima
è un film molto interessante anche riguardo le scelte musicali e
scenografiche; le ambientazioni, infatti, riportano all’arte
concettuale e minimalista oltre che pop creando un contesto
particolare e originale.
Riconosciamo che anche
in La decima vittima, il grande Petri è
spinto dal desiderio di sottolineare e sensibilizzare su
determinate crepe della società moderna, a cambiare è il mezzo non
il fine. Ma rispetto ai suoi più celebri capolavori che hanno in
Gian Maria Volontè il volto identificativo di
un cinema crudo e asciutto che espone senza fronzoli i grandi mali
della società italiana in questo diversivo imperniato di satira e
sarcasmo la tensione narrativa va progressivamente scemando, non
regge sino ad un finale un po’ troppo pasticciato.
Avrete capito che preferiamo
“l’altro” Petri ma anche questo merita di essere
conosciuto altrimenti che confronto si potrebbe fare?
C’è una vasta
rappresentanza del cast assieme al regista Marco Tullio Giordana a
spiegare ai giornalisti modi e motivi di Romanzo di
una strage, che porta la strage di Piazza Fontana al
cinema 43 anni dopo quel 12 dicembre 1969. A spiegare ragioni e
intenti dell’opera, al cinema Adriano di Roma oltre al regista
intervengono i produttori Riccardo Tozzi (Cattleya) e Paolo Del
Brocco (Rai Cinema), gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro
Petraglia e un nutrito gruppo di attori.
Il Gatto Con Gli Stivali è l’epico
prequel della Saga di Shrek e racconta l’avvincente storia di uno
dei personaggi più amati dell’universo DreamWorks.
Impreziosito dalle voci di Antonio
Banderas e Salma Hayek, il film si è rivelato un successo
strepitoso al box office natalizio con oltre 16 milioni di euro
incassati solo in Italia, confermando il grande appeal del
franchise Shrek, che ha venduto più di 1.500.000 prodotti tra
Blu-ray e DVD. Il DVD e Blu-ray de Il Gatto Con Gli Stivali uscirà
in Italia il prossimo 3 aprile.
SINOSSI
Molto prima di incontrare
Shrek, il noto combattente, seduttore e fuorilegge Gatto Con Gli
Stivali diventa un eroe, quando, per salvare la sua città, si
imbarca in un’avventura con la tosta e intelligente gattina di
strada Kitty Zampe Di Velluto e il cervellone Humpty Dumpty. A
complicargli le cose lungo la strada ci penseranno i famigerati
fuorilegge Jack e Jill, pronti a tutto per far fallire l’impresa di
Gatto e la sua banda.
RECENSIONE
Era il 2004 quando al cinema arrivò
Shrek 2 e con lui fece la sua comparsa anche Gatto con gli Stivali,
una simpatica rivisitazione del famoso gatto magico delle fiabe,
qui armato di fioretto, munito di cappelli con tanto di piuma e
ovviamente dei fantastici stivali.
Dopo sette anni arriva al cinema lo
spin-off dedicato al misterioso personaggio, con tanto di tuffo nel
suo passato burrascoso e nella sua triste storia di orfano. Il
Gatto con gli Stivali 3D è un bel film d’animazione: colorato,
umoristico con battute e situazioni dedicate al pubblico adulto,
ben confezionato, con un buon 3D abbastanza luminoso e con un
divertentissimo doppiaggio di Antonio Banderas, che come già in
Shrek 2, 3 e 4 presto la voce (anche quella italiana) al rosso
felino, passionale amatore.
La storia di Gatto è quella di
un’amicizia infranta e tradita a causa della quale il povero micio
è ricercato dalle guardie della sua città d’adozione. Gatto
incontra di nuovo il suo losco amico, l’uovo Humpty Dumpty, dopo
sette anni (che per gli umani sono quasi 35), che in compagnia
della misteriosa Kitty cerca di realizzare il sogno di una vita
rubando i fagioli magici a Jack e Jill, due terribili figuri che si
aggirano nel deserto alla ricerca del luogo giusto per piantare i
legumi miracolosi e raggiungere l’Oca d’Oro. Riusciranno le abilità
e il buon cuore di Gatto a salvarlo dall’inganno che gli è stato
teso?
Chris Miller ci racconta questa
rocambolesca storia in perfetto stile DreamWorks in cui ad una
fiaba se ne accavalla un’altra e si sprecano le citazioni
cinematografiche (su tutte quella di Fight Club!). L’aspetto
davvero interessante di questo strano felino protagonista è che
riesce a prendersi sul serio soprattutto quando fa le ‘cose da
gatto’, come inseguire le lucine o bere il latte, apparendo tenero
e divertente ma senza mai scomporre il suo atteggiamento di Gatto
coraggioso, furbo e soprattutto gran seduttore. I punti in comune
con il suo doppiatore Banderas vanno molto oltre la voce!
Con lui in questa avventura
troviamo Kitty, doppiata da Salma Hayek, prorompente gattina dalla
mano di velluto che creerà diversi problemi al nostro, proprio a
causa dell’inguaribile amore che Gatto ha per le donne, hops
… per le gatte!
I bambini ridono, e i grandi pure,
in un film del quale forse non si sentiva la necessità, ma che
senza dubbio regala 90 minuti di buon intrattenimento con il solo
inconveniente degli occhialini 3D sul naso.
CONTENUTI SPECIALI DEL
DVD:
Il Gatto Con Gli Stivali: I Tre Diablos;
Accoppiate purr-fette:Le Voci dietro la
leggenda;
Scene eliminate;
Trailer di Madagascar 3;
Trailer del videogioco de “Il Gatto con gli
Stivali”;
Il Mondo della DreamWorks Animation: Shrek, Dragon Trainer, Kung Fu Panda, Madagascar,
Megamind.
CONTENUTI SPECIALI DEL
BLU-RAY:
Il Gatto Con Gli Stivali: I Tre Diablos;
L’Angolo degli animatori (Contenuto Esclusivo del Blu-ray):
Storyboards, musiche e interviste a creatori, animatori, cast e
troupe;
Quiz e Curiosità (Contenuto Esclusivo del
Blu-ray);
Da gattino a gatto: l’evoluzione del Gatto con gli Stivali
(HD);
Scene eliminate (HD);
Gattino cleptomane (HD);
Accoppiate purr-fette: Le voci dietro la leggenda
(HD);
Cassa da ballo: la sfida! (HD);
Tanti altri giochi e GATTività!
LA VERSIONE BLU-RAY 3D
COMPRENDE:
Disco 1: Blu-ray 3D conIl Gatto Con Gli Stivali+Il Gatto Con Gli
Stivali: I Tre Diablos;
Disco 2:Blu-ray
conIl Gatto Con Gli Stivali+Il Gatto
Con Gli Stivali: I Tre Diablos +extra del
Blu-ray;
E-Copy:Il Gatto Con
Gli Stivaliin Formato Digitale
Universal Pictures Italia, in
occasione dell’uscita in Blu-ray, DVD e Blu-ray 3D de Il Gatto
con gli Stivali il 3 Aprile 2012, è lieta di annunciare che i
fan di
“Gatto”,
Attualmente sugli schermi nel ruolo
di Caesar Flickerman in The Hunger Games, Stanley Tucci farà presto
da ‘mentore’ ad Emma Watson sul set di Your Voice In My Head.
La Watson ritroverà sul set David
Yates, regista di quattro film della saga di Harry Potter, e
interpreterà il ruolo di un’aspirante suicida dopo ila fine di una
relazione con un noto giornalista. La protagonista sarà aiutata da
un psichiatra (Tucci) il quale ha la sua bella dose di problemi,
visto che è un malato terminale. La Warner appare intenzionata a
puntare fortemente sul film, che viene considerato un potenziale
candidato agli Oscar.
Tucci nel frattempo ha finito di
lavora su Jack The Giant Killer, che uscirà il prossimo anno, nel
quale Tucci sarà sul grande schermo con il remake di Gambit firmato
da Michael Hoffman e nel thriller The Company You Keep, per la
regia di Robert Redford.
Da una decina d’anni sulle scene,
Josh Hutcherson si è cominciato a far valere solo negli di recente:
dopo aver partecipato a The Kids Are All Right, l’attore del
Kentucky è stato prima tra gli aspiranti al ruolo del nuovo Uomo
Ragno, per poi prendere parte a The Hunger Games, suo primo
autentico blockbuster. Trai progetti in cantiere vi è anche
Detention, storia di serial killer ambientata in un college:
Clapton (Hutcherson) è il classico studente che non si impegna
troppo in attesa di capire cosa fare della sua vita, portando
avanti la tipica storia d’amore con una cheerleader (Spencer Locke)
; le cose si faranno più movimentate quando un serial killer, che
si è dato come nome Cenerentola, comincera a far fuori i suoi
compagni di classe uno dopo l’altro.
Temendo un’autentica strage in
occasione della festa di fine anno, il direttore della scuola
imprigiona tutti i principali sospettati, i quali quindi dovranno
prima riuscire a scappare per poi savare la situazione. Dietro alla
macchina da presa siederà Joseph Kahn, regista specializzato in
videoclip con un solo precedente su grande schermo, Torque. Il
film, la cui uscita è prevista negli Stati Uniti per inizio aprile,
nel corso del 2011 è stato presentato in vari Festival dedicati al
cinema ‘per giovani’, ottenendo discreti riscontri. Josh Hucherson
sarà prossimamente sugli schermi anche nel remake del futuristico –
bellico Alba Rossa.
Ieri, martedì 27 marzo, presso la
Royal Albert Hall di Londra, si è svolta la premiere mondiale di
Titanic 3D, il film campione d’incassi che
James Cameron e la 20th Century Fox
Compie un bel passo in avanti
l’adattamento cinematografico del manga di culto Lone Wolf and Cub:
il film, diretto da Justin Lin, sembra aver trovato gli
scenggiatori: David and Janet Peoples (Blade RunnerL’esercito delle
12 scimmie). Tratto dall’opera di Kazuo Konue, Lone WOlf and Cub
narra le vicende di Ogami Itto, celebre samurai che, dopo
l’uccisione della moglie e accusato ingiustamente di un crimine non
commesso, è costretto a darsi alla fuga, portando con se il figlio
di tre anni.
Lavorando come assassino
mercenario, Itto cercherà nel frattempo di vendicarsi. Il progetto
è ancora alle fasi iniziali, ma il coinvolgimento dei Peoples rende
il tutto molto promettente: lo stesso Justin Lin ha espresso grande
soddisfazione per la scelta.
Potrebbe essere Kenneth Branagh a
dirigere il nuovo film con protagonista il personaggio di Jack
Ryan: la Paramount avrebbe contattato l’attore e regista di
Belfast dopo l’uscita dal progetto di Jack Bender a causa di
impegni concomitanti. L’arruolamento di Branagh darebbe
indubbiamente nuovo impulso al progetto, del quale si parla dal
2006, e che nel frattempo ha subito rimandi e ritardi, con vari
registi e scrittori di volta in volta dati affiancati ad esso, come
Fernando Meireilles, Anthony Peckham, Steven Zaillian e David
Koep.
Il film sarà un prequel delle
precedenti avventure, con protagonista un Jack Ryan giovane (per il
ruolo si parla di Chris Pine) che dopo aver lasciato i Marines
lavora come consulente per un miliardario russo, venendo poi
coinvolto in un intrigo terroristico. In attesa di capire se
Branagh assumerà effettivamente l’incarico, Branagh sarà sul set
nel ruolo di Katniss nel prossimo capitolo del ciclo di Hunger
Games; successivamente, sarà James T Kirk nel sequel di Star Trek;
altri progetti in cantiere sono The Guernsey Literary e Potato Peel
Pie Society: a quest’ultimo, da lui diretto, era prevista la
partecipazione di Kate Winslet.
Avevamo già parlato dell’impresa
titanica (è il caso di dirlo) in cui si era cimentato James Cameron: essere il primo uomo ad arrivare
nel punto più profondo della Terra, la fossa delle Marianne.
Adesso, direttamente dal sito della National Geographic arriva il
primo video con immagini e impressioni del registapremio Oscar che
ancora una volta si cimenta il esplorazioni pionieristiche, forse
per realizzare un’altro dei suoi film frantuma-record.
Ricordiamo che fu grazie ad una
spedizione finanziata dal lui che il 2 settembre del 1985 venne
raggiunto per la prima volta il relitto del Titanic, il resto è
storia (del cinema).
Uscirà di nuovo a distanza di 15 anni dalla prima
volta Titanic di James Cameron. La data fissata è il 6 aprile,
data che commemora il centenario del varo dello sfortunato
transatlantico.
Non è una notizia strettamente
cinematografica, ma considerando che si tratta della saga di Harry
Potter, anche i nostri lettori cinefili e cinefagi possono trovarla
interessante:
Ryan Gosling si aggira insanguinato e pestato
per i boschi di Bangkok, cosa gli saràsuccesso? In realtà si tratta
delset dell’ultimo film di Nicholas Winding Refn,in cui l’attore
canadese recita bissando la collaborazione con il regista dopo
Drive. In Only God Forgives è un ex bover che si da alla
malavita.
Ryan sarà conciato veramente male a
giudicare dal trucco!
Torna sugli schermi in La
Furia dei Titani l’eroe mitologico Perseo sempre
impersonato da Sam Warthington che dopo Scontro
tra Titani si cimenta in questa seconda impresa eroica; dopo aver
sconfitto il kraken Perseo questa volta deve vedersela direttamente
con Crono, il padre del padre degli dei, suo padre (!).
Ne La Furia dei
Titani, Perseo, figlio di Zeus, ha rinunciato a governare
il mondo dall’Olimpo insieme al padre divino. Ha scelto la sua
parte mortale e vive con il figlio Helios (la moglie Io è morta) in
una piccola comunità di pescatori. Ma gli uomini ormai non pregano
più e i poteri divini degli dei si stanno assottigliando
riducendoli a comuni mortali e provocando anche la distruzione di
tutto ciò che essi hanno edificato. Tra queste opere c’è la
prigione del Tartaro, dove Zeus, con i fratello Poseidone e Ade, ha
rinchiuso Crono, il padre che voleva divorarli. Toccherà ai figlio
degli dei andare in soccorso dei propri padri, e così Perseo
dissotterra la spada e parte di nuovo all’avventura a cavallo di
Pegaso. Con lui la principessa Andromeda e Agenore, figlio
scapestrato di Poseidone.
La Furia dei Titani, il film
Archiviato il regista Louis
Leterrier, che diresse Scontro tra
Titani, il testimone è passato a Jonathan
Liebesman, già regista di World Invasion,
che gestisce molto bene il 3D, principale pecca del film precedente
che era stato riconvertito. Di questo film si sapeva già che la
trama sarebbe stata un terribile insalata: personaggi mitologici,
divinità e semidei vengono infatti indebitamente sovrapposti e
imparentati in un gioco perverso di snaturamento della mitologia
che gli americani fanno quasi con piacere. Questo premettendo,
La Furia dei Titani è una pellicola di puro
intrattenimento, divertente e ottimamente realizzata, con un ritmo
serrato, sequenze d’azione efficaci e degli effetti speciali
davvero notevoli. Ottimo il 3D che riesce ad essere funzionale alla
spettacolarizzazione e al racconto stesso, soprattutto nelle belle
sequenze in cui scendiamo nell’Ade e arriviamo al Tartaro.
Il cast di La Furia
dei Titani, oltre al ritorno di
Warthington, annovera i due pezzi da novanta
Liam Neeson e Ralph Fiennes che riprendono rispettivamente
le tuniche di Zeus e Ade; nuova attrice invece per la regina
Andromeda, tolta di mezzo Alexa Davalos, il ruolo è stato ora affidato
alla bionda
Rosamund Pike, forse non proprio a suo agio nei
corsetti e nei gonnellini da guerriera; infine Edgar Ramirez è Ade, dio della guerra e figlio
rancoroso, mentre Toby Kebbell è il cugino
Agenore, figlio di Poseidone, ladro, bugiardo, ma dalla fede salda
e dal cuore d’oro. La Furia dei Titani non ha
pretese, si offre allo spettatore per quello che è, un’ora e
quaranta di divertimento con gli occhialini sul naso.
I
colori della passione: Nel 1564 Pieter Bruegel
completa la tela intitolata “La salita al Calvario” in cui
rappresenta la Passione di Cristo ambientandola nelle Fiandre del
suo tempo, oppresse dalla presenza spagnola. Filippo II (salito al
trono nel 1556 alla morte di Carlo V) infatti sta conducendo una
feroce repressione contro i movimenti religiosi riformistici che
suscitano reazioni negli ambienti colti ispirati dal pensiero di
Erasmo da Rotterdam. Il pittore viene mostrato mentre sta
concependo l’opera all’interno della quali colloca se stesso e i
personaggi che lo circondano nella vita quotidiana.
Nell’Italia del ‘68/69 la
contestazione studentesca è forte, gli operai sono in lotta. Si
rivendicano diritti, si cerca un cambiamento che scuota anche il
nostro paese dal torpore e dall’arretratezza, portando modernità.
Le istituzioni vedono con allarme questi sommovimenti sociali. In
questo clima, il 12 dicembre del ’69, l’esplosione a Piazza Fontana
a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. 17 morti e più di
80 feriti. Tutto questo è Romanzo di una
strage.
Su questo evento tragico della
nostra storia, ancora non è stata fatta piena luce, e anzi si sono
susseguite indagini, depistaggi, processi, affastellando dati e
informazioni spesso in contraddizione tra loro. Marco
Tullio Giordana raccoglie coraggiosamente questa sfida con
Romanzo di una strage, film corale nel solco
dell’esperienza del regista de La meglio gioventù,
ma anche de I Cento Passi e Pasolini, un
delitto italiano, con cui già aveva provato a far luce su
alcune pagine oscure italiane. Si cimenta dunque nel tirare le fila
di una vicenda intricata e di una stagione contraddistinta da altri
eventi tragici rimasti senza una spiegazione definitiva. Vicenda
intricata, ma sulla quale oggi, a distanza di 43 anni da quel ’69,
abbiamo almeno un certo numero di dati accertati. Così parte il
viaggio di ricostruzione del regista, coadiuvato dagli
sceneggiatori Rulli e Petraglia, nonché da un cast di validissimi
attori (Mastandrea,
Favino, Gifuni,
Lo Cascio, Antonutti, Colangeli, Tirabassi sono solo
alcuni). Nel film appare molto evidente l’intento di
chiarezza espositiva, esplicativo, ad uso delle giovani
generazioni che non hanno vissuto quegli anni, ma hanno
ereditato un mondo che ne portava il peso, e anche ad uso delle
meno giovani, che a caldo non hanno potuto guardare ai fatti
oggettivi e averne un panorama complessivo, come si è delineato poi
negli anni.
In dieci capitoli e con un lavoro
di scrittura certamente impegnativo, basato su atti processuali,
inchieste giornalistiche e altro materiale, Giordana assieme agli
sceneggiatori ricostruisce fatti e indagini, condotte dal
commissario Luigi Calabresi/Valerio
Mastandrea. Questi è inizialmente convinto che la
pista da seguire sia quella anarchica, per questa strage come per
altre bombe che da mesi mettono a rischio la città. Tra gli
anarchici fermati, Giuseppe Pinelli/Pierfrancesco
Favino, già noto a Calabresi come persona non
violenta, ma da cui spera di ottenere informazioni importanti,
in primis su Pietro Valpreda, l’anarchico che sarà poi
arrestato, in base alla testimonianza del tassista Rolandi. Dopo
tre giorni di fermo, la notte del 15 dicembre, Pinelli cade giù
dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, che non è presente nella
stanza.
La versione ufficiale della
Questura giustifica in modo maldestro l’accaduto, lasciando spazio
al sospetto che Calabresi sia il diretto responsabile. Parte una
campagna di stampa e d’opinione contro di lui. Nel frattempo, in
Veneto, grazie al lavoro di due giudici, prende corpo un’altra
pista, che vede in organizzazioni neonaziste e in particolare in
Giovanni Ventura/Denis Fasolo e Franco
Freda/Giorgio Marchese, gli autori di alcuni degli
“attentati dimostrativi” dell’autunno. Ma su Piazza Fontana il
panorama è ben più complesso: ci sono i depistaggi e la copertura
di una parte dei servizi segreti italiani. Anche Calabresi, che
continua ad indagare sulla strage, arriva a comprendere che vi sono
legami, ancora oscuri, tra quest’eversione di destra e parti dello
Stato, ma viene assassinato poco dopo.
A livello istituzionale più alto,
poi, non mancano divisioni. I più cauti e lungimiranti di
fronte ai torbidi scenari che si configurano dietro la strage, che
vedono insieme movimenti eversivi di destra e pezzi deviati dello
Stato, vorrebbero fare chiarezza, per eliminare macchie dalle
istituzioni. Soprattutto Aldo Moro/Fabrizio
Gifuni, allora Ministro degli Esteri. Altri invece,
come il Presidente della Repubblica Saragat/Omero
Antonutti, preferiscono nascondere le responsabilità a più
alti livelli. Sarà alla fine questa la tesi che verrà seguita, e
alla quale anche Moro si sottometterà, nella convinzione comune che
il Paese non possa reggere la verità.
Romanzo di una strage, la verità
esiste?
Se vi aspettate che il film
risponda a tutti gli interrogativi, sarete in parte delusi. “La
verità esiste”, come si legge sulla locandina, ed è un filo che c’è
e che viene seguito per tutto il film, mettendo dei punti fermi
dove è possibile, come si diceva in apertura, ma restano
inevitabilmente aperte domande che il film ci pone e si pone,
cimentandosi in ipotesi ricostruttive, sulla base però dei dati
acclarati. È dunque un film aperto per molti aspetti. Giordana si
espone e non teme di mettersi in gioco e prendere una posizione:
descrive ad esempio in maniera precisa il rapporto tra Calabresi e
Pinelli come cordiale e reciprocamente rispettoso e accredita la
versione, suffragata dalle testimonianze, che il commissario non
fosse nella stanza al momento della caduta di Pinelli.
Affida a Moro alcune delle battute
più significative del film, come quelle del dialogo col confessore
in apertura, o del colloquio con Saragat a ridosso del Natale ’69,
in cui la sua visione pare molto presente nelle parole dell’allora
ministro. Il regista dà poi anche una sua lettura più ampia, che
vede in quella strage del ’69 il momento di rottura, quello
in cui si è persa l’occasione per la nostra democrazia, nata da
poco, di crescere, rafforzarsi e sperimentarsi liberamente. Quel
tragico evento, ma soprattutto la mancata chiarezza, le ombre,
l’opacità con cui l’intera vicenda e quelle ad essa legate sono
state gestite da parte delle istituzioni, hanno creato una frattura
estremamente difficile da ricomporre, tra cittadini e istituzioni.
Tra i primi si è fatta largo la diffidenza nei confronti delle
seconde, e ancora oggi il nostro sistema democratico paga le
conseguenze di quelle scelte. Ecco dunque l’importanza di
riesaminare quegli eventi, ora con maggiore serenità e
obiettività.
Veniamo al punto di vista
strettamente cinematografico. Qui, l’impressione è che si sia un
po’ sacrificato alla chiarezza espositiva l’aspetto del
coinvolgimento e dell’emozione. La divisione in capitoli, se da una
parte è funzionale al primo aspetto, dall’altra interrompe la
narrazione, spezzando il ritmo e allontanando lo spettatore. La
ricchezza della materia trattata è poi certo una delle ragioni per
cui non ci si è potuti soffermare a delineare in maniera molto
complessa i personaggi. Si è scelto ad esempio di lasciare fuori
quasi del tutto gli aspetti privati della vita di Calabresi e
Pinelli, i personaggi a cui si dà più risalto nel film. Tuttavia,
specie nel caso del commissario Calabresi, forse qualche elemento
in più poteva essere aggiunto, anche per aiutare a capire meglio la
sua figura, che invece resta per certi versi nebulosa,
criptica.
Si è scelta una chiave
interpretativa direi minimalista, a sottrarre, più adatta ad alcuni
frangenti, ma che in altri non riesce a coinvolgere molto,
nonostante la buona interpretazione di Valerio Mastandrea. In certi momenti cruciali,
ad esempio la caduta di Pinelli o la successiva riunione in
questura coi superiori, sembra strano che Calabresi non pronunci
qualche parola in più. Il personaggio e la vicenda di Pinelli
riescono invece comunque ad emergere bene, e ci regalano forse,
assieme alla dolente consapevolezza dei gesti e delle parole di
Moro, alcune delle parti più riuscite del film. Doverosa una
menzione per l’ottimo Omero Antonutti nei panni di
Saragat, ma come detto tutto il cast dà ottime prove. Tuttavia, il
complesso della vicenda, non coinvolge fino in fondo, non conquista
il cuore dello spettatore, non lo avvince del tutto, non fa venire
la pelle d’oca o commuovere, come in altre occasioni le pellicole
del regista, pur a confronto con vicende complesse, avevano saputo
fare. Molto curate sono la fotografia, la scenografia, le
musiche.
L’operazione era senz’altro ardua e
va reso merito a Giordana e al cast di aver avuto
grande coraggio nell’affrontare finalmente anche al cinema questa
pagina buia della nostra storia, inaugurando speriamo, una nuova
stagione di riflessione e chiarimento. E ricordandoci anche il
nostro diritto a chiedere quella parte di verità che ancora manca.
Non solo per rispetto nei confronti delle vittime e dei loro
familiari, cui il film è dedicato, ma anche perché solo così,
sembra dirci il regista, si potrà provare a ripartire dal punto in
cui quell’esplosione ci ha interrotti. Romanzo di una
strage sarà nelle sale dal 30 marzo.
Dopo Piccole Bugie tra Amici,
in questi giorni nelle sale italiane, Marion
Cotillard, la splendida attrice francese premio Oscar per La
vie en rose, verrà di nuovo diretta dal marito, l’attore e
regista
Era il 2008 quando Gomorra,
film di denuncia tratto dal romanzo-inchiesta di Roberto Saviano,
otteneva uno strepitoso successo di critica e pubblico,
collezionando riconoscimenti importanti come sette David, due
Nastri d’argento e quattro Ciak d’oro ma mancando clamorosamente la
nomination all’Oscar. Quasi quattro anni dopo quel successo, più di
10 milioni di euro incassati, Matteo Garrone torna nelle sale
cinematografiche italiane con un nuovo lavoro, Big
House, un film incentrato sui reality show e sul peso, il
ruolo, che essi occupano oggi nella quotidianità degli
italiani.