In apertura di Cannes
2019, presentato in Concorso, The Dead don’t
Die è il nuovo film di Jim Jarmusch,
che sulla carta si presentava come un instant cult. Uno zombie
movie hipster, apparentemente stralunato, che piuttosto che seguire
la lezione vincente di Shaun of the Dead o dei
classici di Romero, traccia una propria strada,
perfettamente in linea con lo stile del suo autore.
Siamo a Centerville, “un posto
davvero carino”, come recita l’insegna all’ingresso della
cittadina, un luogo comune di ogni piccolo centro ddella provincia
americana, con una tavola calda, un motel, una stazione di benzina,
una centrale di polizia, un carcere, tutti i “luoghi comuni” nel
senso stretto della parola, che caratterizzano questi centri
abitati. I protagonisti sono una coppia di poliziotti, Cliff e
Ronnie (Bill
Murray e Adam Driver); i due, di pattuglia, si
accorgono che gli strumenti elettronici sono in tilt. La causa è il
fracking polare che ha spostato l’asse di rotazione della Terra,
una motivazione scientifica che però dà inizio all’apocalisse
zombie, evento che sembra non sorprendere troppo il razionale
Ronnie.
Gli zombie di The Dead
don’t Die sono esattamente come la storia del cinema ce li
ha raccontati prima, solo che non fanno eccessivamente paura, sono
piuttosto degli stereotipi delle abitudini e dei vizi della società
contemporanea, non solo dell’America Trumpiana, una società pigra,
spinta dall’inerzia. E questo sembra essere il ritmo del film
stesso, che procede lentamente come i nostri amici zombie, per i
quali non si può non provare simpatia, soprattutto se sono
interpretati da Iggy Pop. Il nodo, se così
possiamo chiamarlo, del film di Jarmusch arriva proprio nella
contrapposizione tra la volontà di raccontare la contemporaneità,
senza farlo con la dovuta cattiveria, e la tranquillità con cui il
regista traccia un ritratto con toni apparentemente svogliati ma
che risultano fedeli al suo modo di comunicare con pubblico, attori
e generi.
Il risultato è la dichiarazione,
inequivocabile, che per Jarmusch quella che stiamo vivendo noi
adesso sia già un’Apocalisse e che gli zombie siamo affettivamente
noi. La metafora, inevitabile per un film sui non morti, è
lapalissiana, forse meno incisiva di quanto il genere ci ha
mostrato all’inizio della sua storia cinematografica con Romero.
Forse c’è dell’autocompiacimento nei riferimenti meta-testuali,
nelle gag che strizzano l’occhio alla cultura pop, nello giocare a
carte scoperte con una scrittura che infrange non solo la
comunicazione tra personaggi e pubblico, ma anche quella tra
personaggio e attore che lo interpreta. Tuttavia si può comunque
godere di un sorriso compiaciuto per buona parte del film.
Certo, la sostanza sembra latitare
e il film si riduce proprio a questo, a un sorriso soddisfatto per
aver colto l’ennesima citazione, condizione che in assoluto non
rappresenta un male, ma che senza dubbio lascia una sensazione di
insoddisfazione rispetto a ciò che ci si aspetta dal regista.
Resta, del film, la bellezza di un cast che sebbene non è sfruttato
al 100% delle possibilità, regala personaggi incredibili, tra cui
spiccano quelli interpretati da Tilda Swinton e da Adam Driver.
È plausibile per il regista tornare
a Cannes 2019, dopo esserci stato appena tre anni fa con il
delicatissimo Paterson. Il film
potrebbe essere una sorta di approfondimenti di quanto già
realizzato con Solo gli amanti sopravvivono, e il
film prevede la presenza della stessa Swinton.
Il film è scritto e diretto da
Jarmusch e nella prima sinossi si legge: il più grande cast di
zombie mai smembrato, con Bill Murray, Adam Driver, Tilda
Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry
Jones, Rosie Perez, Iggy Pop, Sara Driver, RZA, Selena Gomez, Carol
Kane, Austin Butler, Luka Sabbat e Tom
Waits
L’emozionante finale della prima
stagione di The Day of the Jackal ha chiuso gran parte della
trama della stagione, gettando le basi per la già annunciata
seconda stagione. Il giorno dello
sciacallo è una rivisitazione moderna del film del
1973, a sua volta basato su un libro di Frederick Forsyth. La serie
ha come protagonisti Eddie Redmayne nel ruolo dello Sciacallo e
Lashana Lynch in quello della determinata agente
dell’MI6 Bianca Pullman, che gli sta alle costole. Mentre le prime
versioni sono ambientate in periodi temporali molto precedenti alla
serie televisiva, l’ultima versione offre una versione estremamente
contemporanea.
Nel corso della prima stagione, la
serie ha creato una tensione incredibile, con il gioco del gatto e
del topo tra lo Sciacallo e l’MI6 che si avvicina costantemente a
una conclusione. Nell’episodio 10, questa è arrivata e il
destino dello Sciacallo è stato deciso, ma forse non nel
modo in cui chi ha familiarità con le versioni precedenti della
storia potrebbe pensare. In questo caso, lo Sciacallo ottiene un
finale decisamente più roseo, con spazio per il proseguimento della
storia.
Come lo Sciacallo ha evitato di
essere catturato nel finale della stagione 1 di The Day of the
Jackal
Nell’episodio finale della stagione
1 di The Day of the Jackal, lo Sciacallo riesce a evitare
di essere catturato. Nonostante la squadra di sicurezza dell’Ulle
Dag Charles fosse proprio dietro di lui nel precedente cliffhanger,
la barca dello Sciacallo riesce a superarli tutti
e lui si dà alla fuga. Non è chiaro come o perché questo sia
accaduto, perché l’episodio 10 riprende con lo Sciacallo già sulla
terraferma dopo aver evitato la cattura in acqua.
Nonostante ciò, un superiore del
capo dell’MI6 che dava ordini a Bianca arriva e dice loro di
riaprire il caso. Con Bianca così vicina alla cattura dello
Sciacallo, i potenti miliardari che hanno ingaggiato lo Sciacallo
per uccidere l’UDC stanno ora spingendo per far catturare e
uccidere lo Sciacallo per evitare di pagare la ricompensa di 100
milioni di dollari per un lavoro ben fatto. Ma quando Jackal viene
affrontato a casa sua, ha il vantaggio del campo di casa ed è in
grado di uccidere rapidamente ed efficacemente
i suoi potenziali rapitori.
Perché la moglie dello
Sciacallo è fuggita con il figlio
Tuttavia, il motivo per cui lo
Sciacallo tornava a casa era per recuperare la moglie Nuria e il
figlio. Jackal aveva promesso che dopo questo lavoro si sarebbe
allontanato dalla vita dell’assassino e avrebbe portato Nuria in
qualsiasi parte del mondo. Inizialmente Nuria voleva rimanere nella
loro bella casa in Spagna, vicino alla madre e al fratello, ma
quando Jackal chiama, sente il panico nella sua voce. Non
sono più al sicuro nella loro casa, il che probabilmente
significa che tutti i suoi cari sono al sicuro.
Nuria ama suo marito, ma dopo la
notizia bomba che Charles non è mai stato chi diceva di essere, e
che non era nemmeno il suo nome, ha deciso di tagliare i
ponti e proteggere suo figlio. Ha preso dei fondi di
emergenza dalla sua stanza segreta e si è precipitata all’aeroporto
prima che il marito tornasse. Nonostante il suo affetto, la fiducia
è venuta meno e la sicurezza del figlio doveva venire prima di
tutto.
La morte di Bianca Pullman
spiegata
Bianca Pullman ha lasciato il suo
incarico dopo che le era stato detto di ritirarsi dal caso dello
Sciacallo. Dopo aver dedicato la sua vita a questa missione, al
punto che la sua vita familiare era in rovina, le è stato detto di
smettere. Poi è stata minacciata che se avesse continuato, la sua
posizione sarebbe stata rimossa. Tuttavia, essendo caparbia e
testarda, Bianca ha scelto di licenziarsi prima che la
mandassero via e di cercare di riparare la sua vita a
casa.
Riuscì a far tornare a casa il
marito e la figlia, ma quando il suo capo si presentò alla porta di
casa, dicendo che aveva ragione e che voleva rimandarla fuori,
Bianca rifiutò. Nonostante ciò, il marito vide l’attrazione che
l’offerta esercitava sulla moglie e la spinse a partire comunque.
La donna partì per la Spagna, cercando di seguire la sua ultima
pista, che la condusse dritta alla porta dello Sciacallo. Dopo aver
sorvegliato la casa, aver visto Nuria uscire con il figlio e aver
finalmente avvistato l’arrivo dello Sciacallo, entra in
casa per catturarlo e affrontarlo. Tuttavia, lo Sciacallo
ha avuto il sopravvento nella sua casa sicura e ha
ucciso Bianca rapidamente mentre si trovava in casa sua.
Spiegata la vera identità dello
Sciacallo
Non è chiaro quanto sia sicura
l’identità dello Sciacallo dopo tutti questi eventi. Bianca ha
esposto la sua teoria sulla sua presenza in Spagna al suo capo, che
ha poi rivelato di lavorare sotto l’autorità del miliardario. Ma
quando ha mandato Bianca a finire lo Sciacallo, le ha detto di
farlo in nero. Questo significa che la pista potrebbe essere
smarrita. Tuttavia, c’è un dubbio sul fatto che il corpo di Bianca
sia stato lasciato a casa sua. Lo Sciacallo di solito non
era così sciatto e potrebbe aver bruciato la casa, ma con
l’avvicinarsi della fine della stagione, ha corso più rischi ed è
diventato imprudente nel tentativo di muoversi rapidamente.
Sebbene il suo nome e il suo volto
siano ancora un mistero, ci sono più connessioni con lo Sciacallo
che mai, e i miliardari o l’MI6 potrebbero avere un’idea
molto solida di chi sia. Inoltre, l’MI6 ha interrogato le
persone della piccola comunità di Cadice, in Spagna, dove viveva.
Lo conoscevano sotto un altro nome e ora la morte e i problemi sono
arrivati nella loro comunità. Una potenziale fonte di informazioni
è anche il fratello di Nuria, che crede che Charles sia lo
Sciacallo e ha accesso alle foto dell’uomo.
Come il finale della stagione 1
prepara la storia della seconda stagione de Il giorno dello
sciacallo
La stagione 1 di The
Day of the Jackal ha chiuso molti dettagli, con la rivelazione
della vera fedeltà dei vertici dell’MI6, l’uccisione dell’UDC e la
sopravvivenza dello Sciacallo, ma c’è ancora molto da raccontare.
Lo Sciacallo sta cercando di ritrovare sua moglie e suo figlio e ha
reclutato Zina, la donna che ha fatto da intermediaria tra lui e i
miliardari, per aiutarlo a ritrovarli. Anche Zina è
braccata e quindi la collaborazione è vantaggiosa.
Gli deve anche un’enorme somma di
denaro da parte di disoneste élite aziendali che lo hanno messo in
estremo pericolo a loro vantaggio e che ora evitano di pagare il
conto. Inoltre, è più esposto che mai e la sua identità segreta è
stata rivelata a più persone. Ci sono molte questioni in
sospeso da risolvere e la seconda stagione di The Day
of the Jackal sarà sicuramente emozionante come la prima se
riuscirà ad affrontare bene questi elementi.
Come il finale della stagione 1
de Il giorno dello sciacallo si confronta con il film e il
libro
Tuttavia, il finale della
serieI The Day of the Jackal è stato in realtà un
allontanamento piuttosto significativo dal libro e dal film
precedente. Se da un lato la storia è stata modernizzata, con armi
contemporanee, forme di travestimento, tecnologia e altro,
dall’altro lo Sciacallo è stato trasformato in un
antieroe. I suoi metodi non giustificano necessariamente i
mezzi, ma ci sono delle motivazioni e in genere sembra avere buone
intenzioni.
In questo caso, i miliardari e i
loro rapporti con i membri corrotti dell’MI6 sembrano essere i veri
cattivi, mentre Bianca, la cui morale era anch’essa grigia, si
trova nel mezzo. Nelle storie originali, invece, è lo Sciacallo a
finire morto alla fine. Questo notevole cambiamento ha aperto la
strada alla seconda stagione e ci si chiede se lo Sciacallo verrà
ucciso nella seconda stagione di The Day of the
Jackal.
The Day After Tomorrow – L’alba
del giorno dopo (The Day After Tomorrow) è il film
del 2004 diretto da Roland Emmerich con
protagonisti Dennis
Quaid,
Jake Gyllenhaal, Emmy Rossum e Ian
Holm.
NEMO PROPHETA IN
PATRIA
Analisi di The Day After
Tomorrow
IN PRINCIPIO, FU UNA CATASTROFE
La frase che dà il titolo a questa
disquisizione affonda le sue radici nei Vangeli (i tre sinottici
più Giovanni) ed è parte di una locuzione, più estesa, latina:
“Nemo propheta acceptus est in patria sua”, tradotto come
“nessun profeta è gradito in patria”, frase pronunciata
dal Messia Gesù in persona, che si riferisce a tutti coloro che
vengono disprezzati- o comunque sottovalutati- nella loro terra
natia, tra la loro gente[1]. Un po’ come accadeva all’omerica Cassandra,
sacerdotessa condannata dal Dio Apollo al dono della profezia, ma
destinata a restare inascoltata proprio dalla sua stessa gente.
Anche il libro
dell’Apocalisse, uno dei testi più immaginifici del nostro
mondo occidentale giudaico- cristiano, è ispirato (oltre che
dall’Esodo anche dal Libro dei Salmi) soprattutto
dai libri dei Profeti contenuti nell’Antico Testamento: Daniele,
Ezechiele, Isaia e Zaccaria[2].
Qual è, a questo punto, il legame
tra “profezia” e “catastrofe”?
Spesso le grandi calamità che si
sono realmente abbattute sull’umanità potevano essere in qualche
modo scongiurate: le tracce delle incombenti sciagure catastrofiche
erano ben visibili, solo che nessuno è riuscito a decifrarle in
tempo o, semplicemente, tutti si sono finti sordi per resistere al
loro lugubre richiamo.
Nel film The Day After
Tomorrow la lunga ombra del rischio della profezia mancata
e del profeta ripudiato dalla propria gente si estende fin dai
primi minuti del film, per poi sciogliersi nel classico happy-
ending finale. Un profeta, una profezia, ma soprattutto
un’apocalisse che veglia sull’umanità dalla notte dei tempi, perché
tutto ha avuto inizio… proprio da una catastrofe.
Secondo i testi sacri
alle grandi religioni monoteiste e secondo la mitologia degli
antichi popoli vissuti prima dell’avvento di Cristo sulla terra,
tutto ha avuto origine dalla distruzione primordiale.
In realtà, perfino nel Bereshit
– Rabbà[3] L’altissimo, prima di
creare questo mondo, ne aveva già creati altri per poi distruggerli
subito dopo perché imperfetti: il nostro sarebbe il risultato del
ventottesimo tentativo;[4]
nella Bibbia stessa, la storia
delle peregrinazioni umane ha inizio con la catastrofica cacciata
di Adamo ed Eva dall’Eden, per poi proseguire con il Diluvio
Universale, Sodoma e Gomorra, fino al trionfo macabro e visionario
descritto nella già citata Apocalisse di Giovanni; come ha
ben espresso Alberto Asor Rosa, “La catastrofe non solo vive da
sempre nell’immaginario collettivo umano ma ne rappresenta la
genesi”[5].
Analizzando The Day
After Tomorrow, possiamo notare come esso usufruisca
di una solida morale giudaico- cristiana, caposaldo della civiltà
occidentale, per mettere in scena questi topoi mitici
calandoli nella realtà cinematografica dell’industria
mainstream hollywoodiana.
Il personaggio del dottor Jack Hall
(Dennis
Quaid), come un novello profeta biblico o una
Cassandra vessata dall’antica maledizione, esprime il suo greve
monito sulle condizioni climatiche del nostro pianeta pochi minuti
dopo l’inizio del film: ovviamente nessuno lo prende davvero sul
serio- riconfermando la tesi dei Vangeli che Nemo
Propheta…- nessuno lo appoggia, a parte gli storici membri
della sua squadra, che a costo di andare incontro al drammatico
sacrificio supremo, si immolano in nome della causa per seguire il
loro “capo” (un retaggio degli Apostoli biblici? Plausibile, visto
il gioco dei riferimenti).
Jack cerca di avvertire i potenti
della terra, riunitisi in India per trovare una soluzione alle
emissioni di gas nocivi nell’atmosfera[6], ma le sue parole vengono accolte
tra lo stupore e lo scetticismo, soprattutto da parte del vice
presidente degli Stati Uniti il quale, solo in un secondo momento,
sarà costretto davanti alla catastrofe ad ammettere i propri errori
e quelli di un’intera classe dirigente, mostratasi cieca e ottusa
nei confronti dei segnali provenienti dall’esterno che avrebbero
potuto sventare una distruzione di massa.
The Day After Tomorrow, il tema
della colpa
Il tema della colpa, così pregnante
nel finale del film e nel discorso tenuto dal nuovo presidente- reo
colpevole- è legato a doppio filo alla natura della tragedia di
massa: “La Catastrofe si presenta come la punizione di un
peccato, di un’infrazione commessi. L’uomo paga per una colpa
talmente grande da non poter essere cancellata con una normale
espiazione”.[7]
Nel film un leitmotiv
citazionista è quello del topos del Diluvio Universale,
dell’inondazione pantagruelica che sommerge la vita umana fino ad
estinguerla; se pensiamo alla data d’uscita del film- il 2004- e ci
fermiamo a fare un bilancio, possiamo notare come molte delle
profezie climatiche compiute da Roland Emmerich[8] in questa pellicola si siano
poi avverate, e a solo undici anni di distanza: siamo quasi
abituati, oggi, a sentir parlare di bombe d’acqua
improvvise[9] e
rovinose, frane causate dal terreno che cede indebolito dalla
deforestazione e dalla longa manus dell’uomo, chicchi di
grandine grossi come sassi, nevicate abbondanti e improvvise,
uragani e tornado, tsunami, terremoti e incendi non sempre
dolosi.
Basti pensare, per esempio,
all’uragano Irene, che si è abbattuto proprio sulla costa Atlantica
degli Stati Uniti nel 2011: fino a quel momento nessun uragano si
era più abbattuto sulla Grande Mela da molto tempo, ma a partire da
quell’anno, quando le correnti fredde dell’Atlantico provenienti
dal Canada e quelle calde che soffiavano dal Messico si sono
incontrate, anche New York si è ritrovata nell’occhio del ciclone
come più della metà degli stati nordamericani; e dopo Irene ne sono
susseguiti altri ben peggiori, come Sandy o Arthur, e chissà quanti
altri colpiranno la città nei prossimi anni.
Anche gli Tsunami sono
prepotentemente entrati nel nostro immaginario collettivo, col loro
nome esotico che, a dispetto della morbidezza corallina del suono,
non promette niente di buono[10] e rappresenta la vera e propria
materializzazione de “L’incubo di Noè”: si tratta di un’onda
spaventosa, con un’altezza in media compresa tra i 6 e i 12 metri
che si abbatte rovinosamente su tutto quello che incontra,
cancellando ogni traccia di vita durante la sua folle corsa.
Immediatamente i nostri ricordi vanno alle immagini dello Tsunami
che ha colpito il sud- est asiatico nel 2006, oppure quello che si
è abbattuto sul Giappone nel 2011, a Fukushima, riaccendendo
inoltre il sinistro barlume della minaccia nucleare.
Noè, la sua figura mitica, sembra
essere lo psicopompo ideale di questo macabro viaggio tra le
macerie delle catastrofi, visto che ogni cultura- occidentale e
non- ne ha avuta, fin dalla notte dei tempi, la sua personale
versione, atta a spiegare razionalmente una forza naturale altresì
impossibile da gestire, controllare e fermare.
I primi a parlarne furono i
Babilonesi intorno al Cinquecento a.C, anche se sono state
rinvenute delle tavolette più antiche risalenti addirittura al
Duemila a.C che contenevano sempre la narrazione dello stesso mito:
Gilgamesh ne è l’eroe protagonista, che si mette alla ricerca della
fonte dell’immortalità dopo la morte del suo amico Enkidu.
Tra i tanti episodi narrati, quello
con protagonista Utnapistim (la versione sumera di Noè) ricalca da
vicino la trama della vicenda biblica, così come noi la
conosciamo[11]: lo stesso si può rintracciare nel patrimonio
mitologico greco, col mito di Deucalione e Pirra, o in quello della
tradizione Indù Puranica con la storia di Manu, passando attraverso
l’Europa, risalendo l’Asia intera, l’Oceania e perfino le Americhe:
insomma, tutte le culture sembrano aver sviluppato, alla base della
loro tradizione culturale orale- e poi scritta- il racconto
drammatizzato di una catastrofe primigenia, forse telecronaca e
reportage di fatti realmente accaduti, o antico monito di
una punizione estrema inflitta da una divinità superiore per la
stoltezza degli uomini?
ROLAND EMMERICH: IL PROFETA DELLA
CATASTROFE
Roland Emmerich[12], regista tedesco, è- a
tutti gli effetti- nel panorama hollywoodiano il “profeta della
catastrofe”, l’uomo che con la sua ricca filmografia ha dato corpo
agli incubi immaginifici della cultura pop americana, da sempre in
bilico tra cupio dissolvi, desiderio di
spettacolarizzazione, cinico disincanto e voyeurismo mediatico.
Già dal suo primo film
“studentesco”, 1997- Il principio dell’Arca di Noè[13], il regista
mostra la sua predisposizione per il genere catastrofico e le
rappresentazioni apocalittiche destinate a distruggere l’umanità in
genere e, in particolare, la sua roccaforte nell’avamposto
dell’Impero Occidentale: gli Stati Uniti, con la svettante fortezza
della solitudine newyorkese.
Il suddetto film, in realtà,
mantiene un legame con Noè solo a livello semantico- catastrofico,
perché la diegesi si snoda nello spazio profondo, ricreato
abilmente negli studi cinematografici della Germania Ovest- ancora
ben lontana dall’unificazione del 1989; ma Emmerich pone i
capisaldi della sua filmografia futura, che ben si espliciteranno
in veri masterpiece del genere come
Independence Day,Godzilla e il “nostro” The Day
After Tomorrow.
Questi tre titolo costituiscono
quasi una ideale “trilogia della consapevolezza della catastrofe”,
se così possiamo ribattezzarla, dove lo sguardo del regista è
cresciuto gradualmente, velandosi sempre più di un alone profetico
riguardo alle sorti della nostra società e del nostro pianeta.
Roland Emmerich
realizza il primo di questi film nel 1996: gli Stati Uniti sono
ancora la prima super potenza al mondo, gli spettri della crisi
economica sono lontani come pure i pozzi di petrolio bruciati nel
Kuwait e in Iraq nei primi anni ’90, durante la prima guerra del
golfo, una delle prime guerre prettamente mediatica, dove l’azione-
e l’apporto- dei media nella comunicazione di massa di informazioni
è stato fondamentale; i tempi della guerra fredda erano ormai
lontani, la Russia non incarnava più il volto storico del nemico
“rosso”, la distensione era palpabile e l’unica guerra
potenzialmente pericolosa si stava combattendo su un terreno
distante ed esotico, come il set di un film hollywoodiano.
Così, con questo senso di
onnipotenza incrementato dalla politica reaganiana degli anni ’80,
le speculazioni economiche crescevano in modo sconsiderato, gli
yuppies colonizzavano la società americana culturalmente,
socialmente, politicamente e sul piano dei consumi e agli americani
non restava che far valere la loro potenza… con il nemico alieno.
Sì, perché la nuova minaccia alla florida potenza a stelle e
strisce non viene più dall’interno o dai vicini più prossimi, bensì
dallo spazio remoto e siderale. Gli alieni sono tra noi, e non
hanno buone intenzioni: spetta al solito manipolo di sparuti eroi,
i classici scienziati nemo propheta in patria, personaggi
borderline difficilmente incasellabili, come il marine interpretato
da Will Smith, salvare la terra dalla catastrofe. E, come in ogni
film degli anni ’90 che si rispetti, la vittoria è già scritta dai
titoli di testa.
In
Godzilla, remake di un originale
giapponese diretto da Ishirō Honda nel 1954, il trionfo del più
classico American Way of Life è funestato dalle
ombre della minaccia nucleare: il “mostro” del titolo, un
lucertolone preistorico tornato dalle profondità degli abissi, è
stato risvegliato dagli sperimenti atomici condotti dagli americani
al largo delle coste del Pacifico; è come se Emmerich volesse
ricordare agli statunitensi- e in particolare alla loro casta
politica- che un uso sconsiderato di un’energia potenzialmente
innovativa ma difficile da gestire, se non attraverso una costante-
e costosa!- manutenzione poteva avere delle conseguenze
incalcolabili e catastrofiche, e il lucertolone squamoso faceva
comunque sempre meno paura delle vittime di Chernobyl o di tutti
coloro contaminati dalle radiazioni.
La visione profetica del tedesco
Emmerich –un profeta involontario della catastrofe non americano,
non a caso- trova il suo acme proprio nella realizzazione
di The Day After Tomorrow: il film esce tre anni
dopo i tragici fatti dell’11 Settembre, fatti che hanno sconvolto
il mondo ma che hanno sancito, contemporaneamente, il crollo e la
morte del grande Sogno Americano.
Il riferimento al
dramma del World Trade Center si presenta qui in
duplice veste: da una parte la consapevolezza che il “nemico” può
colpire in ogni momento, dall’interno, nel momento più inaspettato
e mietendo vittime tra gli innocenti; dall’altra, la lettura
religiosa del classico happy- ending comune a tutti i film
a base di catastrofi e calamità naturali, soprattutto in una
società americana sempre più vicina ai dettami della fede cattolica
evangelica (in grande rilancio a partire dagli anni ’90, conta oggi
quasi 70 milioni di fedeli sparsi in tutti gli States):
“[…] In un approccio
catastrofico intrecciato con quello religioso il lieto fine è
necessario. Certi esiti politici e geopolitici, in primis quelli
elaborati durante l’amministrazione Bush, si spiegano anche così:
il popolo di Dio sottoposto all’attacco delle forze del Male, il
percorso nel deserto e la battaglia finale (riferendosi al
dramma dell’11/09/2001, NdA) […] La città di Dio, la “casa
sulla collina”, ha bisogno dell’azzeramento della situazione
precedente per concretizzarsi”[14].
Il lungo discorso finale della
pellicola, tenuto dal vicepresidente chiamato dalle necessità a
sostituire il suo capo in pectore morto durante la
catastrofe climatica, è una tirata d’orecchi vigorosa alla politica
statunitense, sorda ai richiami internazionali riguardo al consumo
eccessivo e spregiudicato delle risorse naturali e ai mancati
accordi del protocollo di Kyoto (2004) a proposito dell’emissione
dei gas serra: tutto questo potrebbe portare a un tracollo rovinoso
delle condizioni climatiche mondiali, le stesse simulate dal
regista nella pellicola, con un’unica soluzione plausibile- dopo la
necessaria espiazione delle gravi colpe: ricominciare tutto da
zero, con una nuova consapevolezza, in quei paesi che sono da
sempre stati bollati come “terzo mondo”, l’ultimo avamposto
sopravvissuto del mito della frontiera.
L’AMERICA TRA IL MITO DELLA FRONTIERA E LO SPETTACOLO DELLA
CATASTROFE[15]
La frontiera; gli spazi desolati,
sconfinati, dove è la natura a farla da padrone, là dove l’impronta
dell’uomo ancora non si è estesa; spazi da conquistare,
addomesticare, plasmare, per seguire fino in fondo quel messaggio
affidato da Dio all’uomo: l’americano medio ha radicato nel sangue
questo spirito, lo stesso che ha spinto i primi padri pellegrini ad
abbandonare la vecchia Inghilterra a bordo della Mayflower per
colonizzare una terra oltreoceano, ignota ed immensa; lo stesso
spirito che li ha supportati durante l’espansione verso ovest, alla
conquista del famoso vecchio “west” mitico, futuro caposaldo
dell’industria hollywoodiana, anche quella spostatasi nei primi
anni del ‘900 dal polo propulsivo di New York in un sobborgo
collinare di Los Angeles, la fabbrica dei sogni e degli incubi di
un intero mondo.
Il mito della frontiera affascina
da sempre gli statunitensi, ma anch’esso ha dei limiti: nei loro
sconfinati spazi hanno sempre provato a proiettare- per poi
realizzarle- le loro utopie, i loro sogni individuali; però un po’
d’oceano può essere contenuto in un bicchiere, e proprio la distesa
d’acqua del Pacifico ha posto fine all’avanzata selvaggia del
progresso, del capitalismo, del consumismo, della società di massa
“made in USA”.
Dopo essersi resi conto di questo
brusco ostacolo insormontabile, e che nemmeno quegli spazi potevano
rendere realizzabili tutti i sogni individuali che venivano
coltivati, gli americani hanno cominciato ad andare in cerca di
sempre nuove frontiere da occupare: l’esterno, altre terre, lo
spazio siderale. L’impresa ha rivelato solo la caducità delle
utopie, e ha accresciuto nella società statunitense l’ammirazione
nei confronti del concetto di catastrofe, intesa come l’unica
possibilità rimasta per demolire e ricostruire, a partire da uno
spazio vergine.
The Day After Tomorrow,
pur essendo la creatura di un regista tedesco- ergo dotato di una
sensibilità europea- ma dotato di un gusto americano per l’opulenza
visiva e l’immaginario catastrofico, immortala proprio questo
pensiero: l’improvvisa e letale glaciazione che si abbatte
sull’emisfero nord cancella, nell’arco di nemmeno una settimana,
tutte le tracce della vita occidentale così come si era
stratificata nel corso dei secoli. Ai pochi superstiti lungimiranti
non resta che affrontare un viaggio di ri- colonizzazione di alcune
terre da sempre bollate come “terzo mondo” e che adesso, per una
sorta di ironia tragica, si apprestano a dare rifugio a loro,
profughi e fossili di un impero che hanno distrutto con le proprie
mani, masticando l’amara polvere del fallimento. Come scrive
Ilardi, “[…] nella cultura americana, la catastrofe non avrebbe
tanto la funzione di mettere in guardia sui pericoli del progresso
e delle tecnologie o di esorcizzare le grandi paure collettive,
quanto piuttosto di obbligare gli americani a immaginare nuove
dimensioni spaziali, nuove forme di vita e di associazione. Ricorda
loro che la vera identità dell’America sta nella frontiera, non
negli spazi affollati e promiscui della metropoli, che l’americano
è prima di tutto un pioniere e poi, disgraziatamente, un
cittadino”[16].
Il cittadino è un pioniere, un
esploratore dell’ignoto, pronto a compiere questo viaggio in
solitaria attraverso il nulla degli spazi sterminati: come nel
vecchio west dove ci si spostava riuniti in piccoli gruppi che
nascevano da esigenze religiose, culturali, sociali, e poi da
queste carovane nomadi nascevano i primi nuclei cittadini, nei film
catastrofici a salvarsi non è mai la moltitudine, l’intera umanità,
ma sempre un manipolo di sparuti sopravvissuti; ricollegandoci al
mito del Diluvio Universale biblico (dove- animali a parte- a
salvarsi erano Noè, sua moglie, i loro tre figli Sem, Cam e Iafet
con le rispettive consorti) a salvarsi nei vari disaster
films sono sempre i migliori, i più forti, i più intelligenti,
i più buoni- come ha fatto notare Fabio Tarzia- coloro che
corrispondono all’archetipo americano dell’equipe specializzata
pronta a salvare l’umanità dall’estinzione, persone normali, con le
loro debolezze, che si trasformano però in eroi (o super- eroi,
visto che parliamo di cultura “pop” americana):
“[…] c’è lo scienziato isolato
osteggiato dalle autorità, il poliziotto animato da un sovrumano
senso di giustizia, il militare che in nome del bene è disposto a
disobbedire agli ordini e poi persone normali i cui hobby,
interessi, inclinazioni diventano improvvisamente utili per far
fronte all’emergenza”[17].
In effetti, l’immaginario della
catastrofe si stratifica nella cultura pop americana
proprio a cavallo tra ‘800- ‘900, quando gli spazi si esauriscono e
il mito della frontiera rivela pian piano le sue insidie, perdendo
il proprio fascino.
È in quel periodo che nasce anche
la spettacolarizzazione di questo desiderio recondito, di questo
cupio dissolvi latente nell’animo dell’americano medio,
questa consapevolezza che solo distruggendo radicalmente e
ricominciando tutto da zero, si può iniziare una nuova corsa
all’oro volta a consolidare- ancora una volta- la forza e la
potenza del più grande impero occidentale. Fino alla tragedia
dell’11 Settembre gli statunitensi hanno sempre vissuto tutti i
conflitti più sanguinosi di riflesso, mai in prima persona,
osservandoli dall’alto di una remota collina, proprio come accadeva
a Jack London durante il terremoto- e il successivo incendio- che
distrussero la città di San Francisco nel 1906[18]; si sono sempre posti nei
confronti degli eventi apocalittici come degli spettatori
privilegiati e intoccabili, supportati da nuovi media via via
sempre più rapidi ed efficienti nel trasmettere informazioni utili
a soddisfare la curiosità morbosa e voyeuristica di un pubblico di
guardoni affamati di nuove emozioni adrenaliniche, pronti ad
immergersi in quegli eventi- proprio come in una realtà virtuale-
per simularli, provando a viverli in prima persona.
L’attentato che ha segnato il XXI
secolo ha ceduto il posto ad un nuovo tipo di consapevolezza,
perché i media hanno immortalato in diretta quello che accadeva in
“casa propria”, negli USA, superando di gran lunga l’immaginazione
iperattiva e dirompente di qualunque regista esperto di
disaster films. Solo che l’orrore lucido che veniva
esibito sugli schermi di miliardi di televisioni, rimbalzando ad
una velocità impressionante da continente in continente, non era
simulato da moderni effetti speciali o dalla computer grafica: era
tutto disastrosamente vero, e l’americano medio non si sentiva più
così al sicuro sulla sua collina remota.
LOTTA DI CLASSE TRA NUOVI E VECCHI MEDIA
Dare corpo all’immaginario
catastrofico connaturato al DNA dei pionieri americani è stato
possibile solo grazie all’avvento del cinema. Non è un caso,
infatti, se questa percezione si è radicata a partire dalla fine
dell’ottocento, data simbolica che ha sancito la fine della corsa
alla frontiera ma anche la nascita del cinematografo ad opera dei
fratelli Lumière nel 1895[19]; Donatella Capaldi in un suo saggio illustra
bene l’atteggiamento dei media novecenteschi nei confronti
dell’argomento:
“Spettacolari ma senza
atarassia, i media del secondo Novecento tendono invece a
rappresentare, patire e controllare al tempo stesso la paura
dell’estinzione inscenando il gioco del sopravvissuto. Vale a dire:
la sciagura viene presentata come ineluttabile e incontrollabile,
la paura viene oggettivata e tradotta in azione […]; il piccolo
eroe che si presume sia in noi dovrà rappresentare la capacità
individuale di governarla e gestirla […] l’io si proietta in player
di se stesso e si guarda muovere in una mappa mediale allargata
dove tutti divengono partecipi”[20].
Insomma, il superstite della
tragedia si sente come un giocatore di un videogioco, proiettato in
una realtà virtuale credibile, realistica ma totalmente astratta e
distante; la realtà parallela lo avvolge e lo include, sviluppando
una mimesi talmente impressionante con la quotidianità da spingere
lo spettatore/ “attore” ad una sorta di pigra indolenza
voyeuristica, attraverso la quale assiste impotente al tracollo
della civiltà, senza poter- o voler- fare niente.
Sicuramente il cinema, classificato
da McLuhan come un medium caldo[21], “inonda” letteralmente lo spettatore,
sommergendolo di informazioni, in una vera e propria “doccia
emotiva” di dati e sensazioni. Nell’era del digitale e degli
effetti speciali il cinema si è visto costretto a reinventarsi per
sopravvivere, per distinguersi rispetto ad altri media ma,
soprattutto, per difendersi dall’avvento di un medium dalle
potenzialità infinite come internet: l’unica soluzione è stata
rintracciata nel potenziamento degli effetti legati allo “shock
visivo” al quale viene sottoposto lo spettatore, grazie ad effetti
speciali sempre più realistici che assottigliano il labile confine
tra reale e immaginario; e sempre per questo motivo il 3D è tornato
così di moda nelle sale odierne, per restituire- almeno, in teoria-
allo spettatore un’esperienza completa che lo immerga sempre più
nella realtà.
Per McLuhan il cinema è un sistema
“mediante il quale arrotoliamo il mondo reale su una bobina per
poi srotolarlo come un tappeto magico della fantasia, è un
sensazionale connubio tra la vecchia tecnologia meccanica e il
nuovo mondo elettrico”[22] e forse è il medium che
per eccellenza ha incarnato il passaggio dell’uomo dal tempo della
macchina a vapore- feticcio dell’era meccanica- all’avvento
dell’era elettrica, epoca post- moderna sancita dall’avvento dei
nuovi media interconnessi tra loro e dalla base del concetto di
“villaggio globale”, enorme agglomerato tribale del quale facciamo
tutti, volente o nolente, parte.
Lo spettatore di un film è come
sotto l’influsso di un incantesimo, scagliato dall’immensa macchina
dei sogni- e degli incubi- chiamata Hollywood che riesce a rendere
possibile… anche l’impossibile, trasportando così il pubblico in un
mondo “altro”, fuori da sé, un simulacro simile- sotto ogni
aspetto- a quello che ci circonda ogni giorno, ma che vive entro i
limiti dell’inquadratura; e lo spettatore si è subito adattato a
questo passaggio, molto simile in fondo alla logica del libro,
colto nella sua ritualità solitaria.
Sempre citando McLuhan:
“In quanto fonde il meccanico e
l’organico in un mondo di forme ondulanti, il cinema si collega
anche alla tecnologia della stampa. Il lettore, proiettando- per
così dire- le parole, deve seguire quelle sequenze di
<<fotogrammi>> bianchi e neri che costituiscono la
tipografia e aggiungervi una sua colonna sonora personale. […]
sarebbe difficile sopravvalutare il legame tra stampa e cinema per
quanto concerne la loro capacità di suscitare fantasie nello
spettatore o nel lettore”[23] il massmediologo
canadese, quindi, marca molto stretto il legame tra cinema e carta
stampata, ergo parola scritta: un film, in fondo, non parte da un
testo per essere poi sviluppato e codificato in una sequenza di
immagini?
Nella pellicola the Day After
Tomorrow uno sparuto manipolo di sopravvissuti si muove in una
New York post apocalittica lambita dalle acque bibliche; tra questi
c’è anche Sam (Jake Gyllenhaal)- “Sam” ha una curiosa assonanza con
il nome del figlio di Noè, Sem: un’altra semplice coincidenza?- il
figlio dello scienziato Jack Hall che suggerisce di barricarsi
nella Biblioteca Centrale, l’unico posto dove potranno essere al
sicuro. Forse non è una coincidenza se Emmerich ha scelto proprio
questo luogo come ultimo rifugio di una porzione d’umanità
sopravvissuta ad una catastrofe: uno spazio che contiene libri,
libri stampati, frutto del progresso e della meccanizzazione della
società che ha spinto l’uomo ad abbandonare una struttura tribale,
abbracciare la modernità e sancire il passaggio alla città,
divenuta in seguito metropoli con l’avvento della famosa era
elettrica. La parola scritta, la possibilità di fissare- tramite la
stampa a caratteri mobili- sulla carta i discorsi tramandati fino a
quel momento solo oralmente o copiati a mano dai monaci, ha
permesso alla civiltà di virare verso una diffusione democratica e
massificata della cultura[24], resa disponibile e reperibile per tutti,
preparando il terreno all’avvento di tutti gli –ismi che hanno
segnato il Novecento: nazionalismo, capitalismo, consumismo,
industrialismo, alfabetismo etc… capisaldi- nel bene e nel male-
dell’impero occidentale, costruito proprio sulle lettere meccaniche
create da Gutenberg: il più grande passaggio nella storia dell’uomo
che ha permesso la nascita della società moderna così come la
concepiamo noi oggi; è per questo che Emmerich salva come unico
medium la stampa, il libro, la parola scritta perché- come fa dire
ad uno dei personaggi- bruciare una Bibbia di Gutenberg sarebbe
come distruggere, definitivamente, l’unica traccia rimasta della
civiltà occidentale.
L’avvento dell’era elettrica ha
portato ad un’incertezza vacillante nei confronti del cambiamento,
ma “un nuovo medium non è mai un’aggiunta al vecchio e non
lascia il vecchio in pace. Non cessa mai di opprimere i media
precedenti fin quando non trova per loro forme e posizioni
nuove”[25] per cui cinema e stampa
possono convivere entrambi pacificamente, continuando ad
influenzarsi a vicenda in quanto capisaldi nella costruzione della
società moderna occidentale.
VERSO OCCIDENTE L’IMPERO DIRIGE IL SUO CORSO
Rubando il titolo ad un racconto di
David Foster Wallace, ci avviamo verso l’inesorabile parabola
discendente di questo viaggio. The Day After Tomorrow
rappresenta il monito di un regista nei confronti di un impero-
quello occidentale- che rischia di avviarsi da solo lungo la strada
del fallimento catastrofico, vittima delle sue stesse voglie e dei
suoi desideri inarrestabili: non è un caso se in questo film- come
in altri del genere disaster movies-vengano distrutti
sistematicamente proprio i simboli stessi del potere: in primis la
città di New York, The Big Apple, il cuore pulsante della
modernità, abbattuto o sommerso; ma soprattutto i suoi feticci,
come la Statua della Libertà[26] emblema della modernità incontrastata di
inizio Novecento, oppure l’Empire State Building, il grande gigante
in acciaio, vetro e cemento preso di mira fin dal mostruoso King
Kong per poi passare agli alieni invasori fino alla natura
debordante, che distrugge l’opera ideale simbolo dell’ingegno
umano, “un semplice surrogato della frontiera; con la sua
verticalità che riproduce le gerarchie della politica,
dell’economia, dei rapporti sociali è una falsa frontiera […] la
vera frontiera non può che essere orizzontale”[27] ,
simbolo che tradisce quindi un desiderio atavico- e tutto
occidentale- di vedersi sparire lentamente, annaspando tra i flutti
del nulla catastrofico:
“[…] la società occidentale è
solo spettatrice e incapace di intervenire davanti alla progressiva
aggressione dell’ambiente, il potere (la politica e i media) non si
orienta verso la sostenibilità, ma il pianeta vivente può fare
comunque a meno della presenza umana. Così, rinverdendo i miti del
Diluvio, la Terra sommerge gli uomini con le acque e i ghiacci, e
li inghiotte con inarrestabili maremoti nei film ecocatastrofici di
Roland Emmerich. Giganteschi e spettacolari esorcismi in
videogame”[28] .
[1] Significato e spiegazione tratti da
http://www.treccani.it/vocabolario/nemo-propheta-in-patria/
[2]Informazioni tratte da
http://it.wikipedia.org/wiki/Apocalisse_di_Giovanni
[3] Bereshit- Rabbà: trattato del
Talmud- “libro” sacro degli ebrei che contiene la spiegazione orale
della Torah- che riguarda la Genesi
[4] Moni Ovadia, L’ebreo che ride Einaudi, Torino,
1998 p. 17
[5] Alberto Asor Rosa, Catastrofe e Apocalissi:
Riflessioni intorno ad alcuni concetti fondativi
dell’Occidente da Giovanni Ragone, Lo spettacolo della
fine- le catastrofi ambientali nell’immaginario e nei media,
Guerini e Associati, 2012, p. 60
[6] Proprio come accadde a Kyoto nello stesso anno
dell’uscita del film- il 2004- quando gli americani presero
posizione, insieme ad altri paesi dall’economia emergente, per non
sottoscrivere nessun accordo e non ridurre l’emissione dei gas
nocivi.
[8] Classe 1955, è il regista di questo film e di
altri come Independence Day, Stargate, Il Patriota, Godzilla,
Anonymous e 2012. Di alcuni parleremo dopo.
[9] Bombe d’Acqua, ovvero “un violento
nubifragio in cui la quantità di pioggia caduta supera i 30
millimetri all’ora, o – secondo altri climatologi – quando le
precipitazioni superano i 50 millimetri nell’arco di due ore”
Fonte:
http://www.focus.it/scienza/scienze/che-cos-e-una-bomba-d-acqua
[10] Tsunami in Giapponese vuol dire “Onda del
Porto”, Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Tsunami
[11] Fabio di Pietro, I Soggetti della
catastrofe tra immaginario e società globale del rischio: da
Gilgamesh ai supereroi dei fumetti, da Giovanni Ragone, Lo
Spettacolo della fine- Le catastrofi ambientali nell’immaginario e
nei media, p.68- 71
[12] Per tutte le informazioni sulla sua
filmografia completa, vedere
http://www.imdb.com/name/nm0000386/
[14] Fabio Tarzia, Tra apocalissi e catastrofi:
la messa in scena del “tragico” e il crepuscolo della civiltà dello
spettacolo in Giovanni Ragone, Lo spettacolo della fine-
Le catastrofi ambientali nell’immaginario e nei media p.
83
[15] Un contributo fondamentale mi è stato fornito
dal saggio di Emiliano Ilardi Una modernità senza catastrofe:
il grande sogno dell’immaginario americano contenuto nel già
citato testo di Ragone.
[17] Fabio Tarzia, Mondi Minacciati. La
letteratura contro gli altri media, citato da Emiliano Ilardi
nel suo saggio contenuto in Ragone, Lo spettacolo della
fine p. 121
[19] Informazioni ricavate da
http://www.france.fr/it/arti-e-cultura/i-fratelli-lumiere-e-la-nascita-del-cinema.html
[20] Donatella Capaldi, “Poi venne il tutto,
vacuo e imprevedibile”. Immaginari della catastrofe da Ragone,
Lo spettacolo della fine p. 105
[21] La distinzione tra media caldi e freddi è
contenuta nel testo di McLuhan Gli strumenti del
comunicare; è una classificazione soggetta a delle variazioni,
perché lo stesso medium può variare in base alle situazioni o ai
contesti, ma in generale si definiscono caldi tutti quei media che
riversano un numero ingente di informazioni sul soggetto (cinema e
radio); freddi, invece, quelli a bassa definizione che necessitano
dell’apporto del soggetto per la loro comprensione (televisione e
telefono).
[22]Marshall McLuhan, Gli
strumenti del comunicare, Il Saggiatore 2008; p. 257
[24] Riferimento a Walter Benjamin, L’opera
d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica da Davide
Borrelli, Dalla riproducibilità tecnica al remixing
digitale in M. Pireddu, M. Serra Mediologia- una
disciplina attraverso i suoi classici, Liguori Editore, 2012
p. 61
Da sempre impegnato a portare al
cinema storie di carattere catastrofico come Independence
Day,Godzilla e
2012, il regista tedesco Roland Emmerich è oggi
sinonimo per il grande schermo di distruzione, invasione aliena o
attacchi terroristici. Uno dei suoi titoli più famosi a riguardo è
senza dubbio The Day After Tomorrow, uscito in
sala nel 2004 e incentrato sui disastri causati dal
cambiamento climatico. Quella qui raccontata è infatti una
storia che pone nuovamente al centro di tutto il conflitto l’uomo e
la natura, e di come la mancata conservazione di quest’ultima possa
portare ad effetti spaventosi per l’esistenza sul pianeta
terra.
Ancora oggi indicato come uno dei
principali film incentrati sul tema
dell’ambientalismo, questo vanta in realtà numerose
inaccuratezze scientifiche. Se il cambiamento climatico sta infatti
portando ad un surriscaldamento dell’atmosfera, nel film avviene
invece l’esatto opposto. I personaggi protagonisti si trovano a
doversi confrontare con un’imminente nuova era glaciale. Tali
critiche non hanno però scalfito il fascino del film, divenuto da
subito un grande successo di pubblico. A fronte di un budget di
circa 125 milioni di dollari, The Day After
Tomorrow è infatti arrivato ad incassarne nel mondo ben
552.
Ciò ha dimostrato una volta di più
come questo genere susciti un grande fascino negli spettatori,
riuscendo anche a suo modo a sensibilizzare su tematiche ogni
giorno più attuali. In questo articolo approfondiamo alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e all’accuratezza di quanto
mostrato. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Protagonista del film è il
paleoclimatologo Jack Hall, il quale durante una
campagna di ricerche sulla composizione degli strati di ghiaccio
antartici giunge ad un’inquietante scoperta: l’arrivo di una nuova
glaciazione che porrà fine alla vita umana. Un evento che, in modo
inequivocabile, sarebbe causato dal surriscaldamento globale e dai
cambiamenti climatici causati dall’attività umana. Ciò che Jack non
sa, però, è che la sua profezia è destinata ad avverarsi molto
prima del previsto. Nel momento in cui la natura inizierà a
ribellarsi, allagando e distruggendo intere città, Jack dovrà
raggiungere e tentare di salvare il figlio Sam,
cercando allo stesso tempo di avvertire le autorità politiche di
quanto deve ancora accadere.
Il cast del film
Ad interpretare il protagonista del
film, Jack Hall, vi è l’attore Dennis Quaid,
noto per film come Uomini veri e Dragonheart. Per interpretare al meglio il
personaggio, questi raccontò di aver condotto numerose ricerche
sull’attività dei paleoclimatologi, al fine di poter risultare più
realistico in tali panni. Nei panni del figlio Sam vi è invece
l’attore Jake
Gyllenhaal. Reduce dal successo di Donnie Darko, l’attore
venne scelto da Emmerich in persona. Il regista era infatti rimasto
colpito dalla sua bravura dopo averlo visto recitare in Cielo
d’ottobre. L’attore Ian Holm, noto per aver
dato volto a Bilbo Baggins in Il Signore degli
Anelli, interpreta qui il professor Terry Rapson, collega
di Jack. Dash Mihok e Jay O.
Sanders sono invece presenti nei panni di Jason Evans e
Frank Harris, anche loro colleghi di Jack.
L’attrice Emmy Rossum,
divenuta celebre grazie al film Mystic River,
interpreta invece Laura Chapman, amica di Sam. L’attrice accettò il
ruolo dopo che Lindsay Lohan, originariamente
scelta, dovette rinunciarvi per via di altri impegni. Una
particolare controversia legata al cast di attori è quella legata a
Kenneth Welsh. Questi interpreta nel film il
vicepresidente Becker, ed è stato scelto dal regista per via della
sua somiglianza con l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Dick
Cheney (poi raccontato in Vice). Con questo
personaggio, Emmerich voleva infatti dar vita ad un aperta critica
nei confronti di Cheney, colpevole di aver sminuito l’importanza
della salvaguardia ambientale durante il suo mandato.
Gli eventi di The Day After
Tomorrow sono possibili?
L’uscita del film The Day
After Tomorrow ha dunque sollevato interesse sul
cambiamento climatico, ma la sua rappresentazione è lontana dalla
realtà scientifica. Secondo gli esperti, un cambiamento climatico
come quello mostrato nel film avviene in decenni, non in settimane
come invece qui narrato. Il raffreddamento sarebbe inoltre
regionale, limitato all’Atlantico del Nord, e non porterebbe a
un’era glaciale globale. La velocità con cui ciò accade
influenzerebbe sì la severità degli inverni, ma l’effetto del
riscaldamento globale potrebbe comunque prevalere nel lungo
periodo.
Le tempeste mostrate nel film, come
l’uragano artico con venti di -65°C, sono invece impossibili. Gli
uragani si formano su oceani caldi e perdono forza in ambienti
freddi. Inoltre, la temperatura più bassa mai registrata sulla
Terra è stata -53°C in Antartide, rendendo irrealistica la scena in
cui le persone si congelano all’istante. Anche lo tsunami di 12
metri su New York è inverosimile: le mareggiate da tempesta si
sviluppano gradualmente, mentre onde di quella portata derivano da
terremoti o frane sottomarine.
Il riscaldamento globale
contribuisce all’innalzamento del livello del mare in due modi:
sciogliendo i ghiacci terrestri e aumentando il volume dell’acqua
per espansione termica. Attualmente, il livello del mare sale di
circa 2 mm all’anno e potrebbe accelerare a 5-8 mm entro il 2100.
Se la calotta dell’Antartide occidentale dovesse sciogliersi
completamente, il livello degli oceani potrebbe aumentare di 20
piedi, ma un evento simile richiederebbe migliaia di anni.
Tuttavia, cambiamenti rapidi sono stati osservati nella calotta
della Groenlandia.
Il cambiamento climatico può
avvenire rapidamente in termini geologici, ma un’interruzione
improvvisa della Corrente del Golfo nei prossimi decenni è
improbabile. Alcuni modelli prevedono invece un’accelerazione della
corrente e un aumento delle temperature. La ricerca è ancora in
corso per comprendere meglio i processi oceanici e la loro
influenza sul clima. Nuove tecnologie aiuteranno a monitorare le
variazioni nel ciclo idrico oceanico, ma servono ulteriori studi
per prevedere con precisione gli sviluppi futuri.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Day After Tomorrow grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Disney+, Tim Vision, Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì5 febbraio alle
ore 21:20 sul canale Italia
1.
The
Darkness pellicola horror diretta da Greg
McLean ed interpretata da Kevin Bacon,
Rhada Mitchell e David Mozouz si
presenta in un nuovo ed inquietante motion poster.
Il film non ha ancora una data
d’uscita italiana, ma arriverà negli USA il prossimo 13 maggio.
The Darkness racconta di una famiglia
che, di ritorno da una vacanza sul Gran Canyon, riporta a casa,
inconsapevolmente, una forza soprannaturale che farà leva sulle
loro paure e punti deboli, minacciandoli di distruggerli. Le loro
vite saranno messe a dura prova e le conseguenze saranno terribili.
Il cast del film, oltre i già citati Kevin Bacon,
Rhada Mitchell e David Mozouz, si
compone di Jennifer Morrison, Lucy
Fry e Matt Walsh.
Il regista Greg McLean si è fatto notare
per gli horror Wolf Creek (2005), Wolf Creek 2
(2007) e il survival movie Jungle (2017). Tra questi titoli, nel 2016, ha diretto
un altro
film horror, non più incentrato su un assassino come nei primi
due poc’anzi citati, bensì su maligne manifestazioni
soprannaturali. Si tratta di The Darkness, da lui
anche scritto insieme a Shayne Armstrong e
S.P. Krause.
Questo lungometraggio propone dunque
una storia sì già vista e narrata in film simili come Ouija, Hereditary
– Le radici del male o alcuni dei capitoli della
saga di The Conjuring (tanto per citarne solo alcuni),
ma presenta anche una serie di elementi che gli permettono di
distinguersi. The Darkness fa infatti riferimento
alla cultura dei nativi indiani e alle loro credenze religiose per
dar vita ad un racconto che affonda le proprie radici nella storia
di queste popolazioni.
Sono proprio questi elementi a
conferire fascino al film, portandolo ad un finale tutto da
scoprire. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a The Darkness.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di The Darkness
Protagonista del film è la famiglia
Taylor, composta da Peter, Bronny
e dai loro figli Stephanie e
Michael, un bambino autistico. È proprio
quest’ultimo che, dopo una gita al Grand Canyon, porta a casa
alcune pietre rinvenute in una grotta sotterranea accanto a pitture
rupestri. Da questo momento in poi nella casa dei Taylor iniziano a
manifestarsi diversi fenomeni paranormali e la famiglia
inizialmente non sa a cosa attribuirne la causa.
Inoltre, Mickey racconta di avere
una nuova amica immaginaria che vive tra le mura dell’abitazione e
inizia a comportarsi in modo anomalo. I Taylor, ben presto,
scopriranno che il figlio minore ha scatenato le ire di un’antica
forza che minaccia la loro vita e per liberarsene dovranno fare
affidamento sul legame che li unisce.
La spiegazione del finale
Il finale di The
Darness sembra essere abbastanza semplice: un lieto fine.
Tuttavia, c’è un significato più profondo riguardo a ciò che
avviene. Per cominciare, si scopre che gli spiriti Anasazi che
perseguitano la famiglia Taylor sono noti per far emergere il lato
più oscuro di ogni persona. Si scopre che fanno sì che le persone
che perseguitano si rivoltino contro i loro cari. Nel corso del
film, la famiglia Taylor viene infatti rappresentata come in
progressiva disintegrazione.
Stephanie diventa sempre più
angosciata e consapevole del proprio peso, diventando bulimica.
Michael, invece, inizia a comportarsi in modo più strano che mai.
Anche i litigi tra Peter e Bronny peggiorano. Questo dimostra che i
membri della famiglia Taylor si stavano piano piano mettendo l’uno
contro l’altro e che gli spiriti Anasazi stavano facendo emergere
il loro lato più oscuro.
Tuttavia, una volta che gli spiriti
sono stati affrontati, la famiglia è tornata a uno stato di
normalità. Il finale, che vede i Taylor insieme nel parco, lascia
dunque intendere che la famiglia si è sempre amata e che è stata
solo colpa degli spiriti se si sono messi l’uno contro l’altro. Ma
come vengono affrontati questi spiriti e perché prendono di mira
proprio la famiglia Taylor?
Per cominciare, viene rivelato che
la tribù degli Anasazi risiedeva nel Grand Canyon, dove i Taylor
erano andati in vacanza. Gli spiriti animali che la tribù era
solita venerare si rivoltarono contro di loro, portando scompiglio.
Spesso portavano con sé anche i bambini. Per eliminare la minaccia,
la tribù aveva compiuto alcuni rituali per intrappolare gli spiriti
nelle rocce. Queste rocce venivano poi seppellite, per evitare di
risvegliare nuovamente gli spiriti.
Se le rocce vengono spostate, gli
spiriti ritornano e possono essere sconfitti solo rimettendo le
cose al proprio posto, da qualcuno che non ha paura. Inoltre,
Bronny legge anche che i bambini autistici sono “calamite per
il soprannaturale”. Nel corso del film, Michael viene dunque
raffigurato come “in contatto” con gli spiriti. Inoltre, era
l’unico a non avere paura degli spiriti.
Verso il finale, la cavità nel muro
si svela dunque essere un portale che conduce Michael e Peter in un
luogo simile a quello in cui il bambino aveva trovato le pietre.
Qui, quindi, le pietre possono essere rimesse al loro posto.
Tuttavia, Peter non è in grado di farlo perché ha paura degli
spiriti. Michael, invece, che è sempre stato impavido, si scopre
capace di rimetterle a posto e così facendo salva la propria
famiglia.
Il trailer di The
Darkness e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Darkness grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV, Google Play e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 30
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Molto spesso i
film di genere horror rielaborano eventi, leggende o teorie
esistenti nella realtà per i propri racconti. Di particolare
interesse di questo filone sono i lungometraggi incentrati su
vicende paranormali, tra cui si annovera anche il film del 2016
The Darkness, diretto da Greg McLean,
regista fattosi notare per gli horror Wolf Creek (2005),
Wolf Creek 2 (2007) e il survival movie Jungle (2017).
Da lui anche scritto insieme a
Shayne Armstrong e S.P. Krause,
il film propone infatti una storia che è sì originale e frutto
della fantasia dei suoi autori, ma che presenta inaspettate radici
in reali racconti e leggende. Questi sono legati ad un luogo degli
Stati Uniti particolarmente ricco di storia, fascino ma anche
elementi capaci di incutere timore: il Grand Canyon. McLean fa di
esso la base a partire da cui si anima questo suo film, oggi poco
ricordato ma decisamente meritevole di essere riscoperto.
Si tratta infatti di un
film horror che non manca di entusiasmare i fan del genere,
capace di offrire grandi spaventi e timori che rimangono
sottopelle. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a The Darkness.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla storia vera a cui il
regista si è ispirato. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è la famiglia
Taylor, composta da Peter, Bronny
e dai loro figli Stephanie e
Michael, un bambino autistico. Proprio
quest’ultimo, dopo una gita al Grand Canyon, porta a casa con sé
alcune pietre rinvenute in una grotta sotterranea. Da questo
momento in poi nella casa dei Taylor iniziano a manifestarsi
diversi fenomeni paranormali e ben presto i Taylor scopriranno che
un’antica e maligna forza minaccia la loro vita e che per
liberarsene dovranno fare affidamento sul legame che li unisce.
Ad interpretare Peter Taylor vi è
l’attore Kevin Bacon, mentre sua moglie Bronny è
interpretata dall’attrice Radha Mitchell.
Stephanie e Michael, invece, sono interpretati da Lucy
Fry e David Mazouz. Mentre lei è nota per
aver interpretato Vasilisa Dragomir nel film Vampire
Academy, Mazouz è conosciuto principalmente per il suo
ruolo di Bruce Wayne nella serie televisiva statunitense
Gotham. Recitano poi nel film anche gli attori
Matt Walsh e
Jennifer Morrisonnel ruolo di Gary e Joy
Carter.
La storia vera dietro il film
Il co-sceneggiatore e regista del
film, Greg McLean, ha tratto la storia per questo
film da reali testimonianze di terrificanti avvenimenti legati al
Grand Canyon. McLean ha infatti rivelato a Entertainment Weekly di
aver letto di persone che avevano preso oggetti dal Grand Canyon e
che in seguito sono state perseguitate da una serie di sfortune.
“Erano storie davvero agghiaccianti che non avrei mai potuto
dimenticare e che ritenevo sarebbero state perfette per un
film“.
Anche se non ha non ha rivelato
quali storie specifiche abbiano ispirato il film, è emerso che ci
sono numerose storie di fantasmi che provengono dal Grand Canyon.
Il Parco Nazionale è infatti ricco di storie soprannaturali e
spaventose. Si parla ad esempio di bambini scomparsi, di fantasmi
di lavoratori del canyon schiacciati dai massie, più comunemente,
di spiriti di persone morte in incidenti aerei.
Secondo Michael P.
Ghiglieri, autore di Over the Edge: Death in Grand
Canyon “in totale, ci sono stati 65 gli incidenti mortali di vari
velivoli all’interno e nei dintorni del canyon e che hanno causato
379 vittime“, ha dichiarato al Los Angeles
Times nel 2012. “Di questi, 259 sono morti all’interno del
canyon, e altri 120 sono morti sui bordi adiacenti mentre cercavano
di salvarsi”. Oltre a ciò, sono molti gli incidenti che si
verificano ogni anno in tale luogo e che hanno portato alle teorie
sulle maledizioni da parte di antiche popolazioni.
Il trailer di The
Darkness e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Darkness grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV, Google Play e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 30
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Arriva online
l’avvincente Trailer di lancio
dell’attesissimo ‘The Darkness II’,
videogioco in stile horror destinato a scrivere un importante
pagina della storia di questo genere.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
ci sarà un adattamento cinematografico di The Darkest
Minds, il primo romanzo della trilogia scritta da
Alexandra Bracken. A dirigere il film sarà
Jennifer Yuh Nelson, co-regista di Kung Fu Panda 3 assieme ad
Alessandro Carloni, qui al suo debutto con un
live-action.
La notizia di oggi, riportata in
esclusiva dall’Hollywood Reporter, riguarda la scelta della giovane
protagonista del film. Sarà infatti l’attrice statunitense
Amandla Stenberg a vestire i panni della ragazza
telecinetica al centro della storia narrata nel libro.
La Stenberg è stata lanciata dal
personaggio di Rue interpretato in Hunger Games, primo film della
saga con Jennifer Lawrence basato sulla
trilogia di Suzanne Collins. Attualmente è nel cast della serie Fox
Sleepy Hollow, adattamento in chiave
moderna del racconto La leggenda di Sleepy Hollow di
Washington Irving.
The Darkest
Minds: da Hunger Games arriva la giovane
protagonista
The Darkest
Minds sarà sceneggiato da Chad Hodge
e prodotto da Shawn Levy per la 21 Laps. Il
romanzo originale è stato descritto come un incrocio tra le storie
dei supereroi, quelle di crescita/formazione alla Stand by
Me e i racconti apocalittici alla The Walking
Dead.
I fatti narrati nella trilogia
letteraria hanno luogo dopo una terribile epidemia che ha causato
la morte della maggior parte dei bambini e degli adolescenti
americani. In seguito alcuni sopravvissuti cominceranno a
sviluppare alcuni superpoteri, ma verranno etichettati come un
pericolo per la società e internati in campi di prigionia. Il primo
libro si focalizza su ragazzina di 16 anni con poteri telecinetici
che riesce a scappare da uno dei campi unendosi a un gruppo di
ragazzi come lei in fuga dal Governo.
The Dark
Tower del 2017 aveva il potenziale per
essere un grande film e doveva essere l’inizio di un nuovo
franchise che avrebbe raccontato storie ambientate in quel mondo
sia nei cinema che in streaming. Sfortunatamente, è stato un
disastro totale che nemmeno i protagonisti di indiscusso talento
Idris Elba e Matthew McConaughey sono riusciti a
salvare.
Di conseguenza, la proprietà – che
si basa su una fenomenale serie di romanzi di
Stephen King – è caduta nel dimenticatoio e l’interesse di
Hollywood è diminuito. Il regista Mike
Flanagan (The
Haunting of Hill House, Doctor
Sleep), tuttavia, sta ritentando la strada
dell’adattamento per produrre una serie televisiva in streaming che
spera di realizzare.
Il regista ha acquisito i diritti
dell’epico racconto fantasy fantascientifico di
Stephen King lo scorso dicembre, quindi è chiaramente
ancora agli inizi di uno sviluppo. In precedenti interviste, il
diretto interessato ha confermato che la sceneggiatura del primo
episodio è stata completata e ha rivelato che il suo adattamento
sarebbe durato per un totale di cinque stagioni. Questo, potrebbe
essere un dettaglio che ci suggerisce che una serie così concepita
possa essere il modo migliore per portare sul piccolo schermo una
visione fedele dei romanzi. Di questo parere è stato anche
l’autore del materiale originale
Stephen King che ha dato la sua approvazione
attraverso recente Tweet:
Cosa sappiamo sulla
serie The Dark Tower (La torre nera)
Ad oggi nessun canale o piattaforma
streaming è collegato al progetti di serie de The Dark Tower (La
torre nera) firmato da Mike Flanagan (The
Haunting of Hill House, Doctor
Sleep). Inoltre, con lo sciopero WGA in corso, Flanagan ha
probabilmente interrotto tutti i lavori su questo e su qualsiasi
altro progetto a cui è legato.
In una recente intervista il
diretto interessato ha spiegato: “[L’adattamento di My Dark
Tower] non potrebbe essere più diverso [dal film].Questo è stato l’approccio sbagliato al materiale, un po’
su tutta la linea, ed è stato un approccio talmente sbagliato che
penso che abbia in qualche modo salato la terra per chiunque altro
volesse piantare qualcosa sotto lo stendardo della Torre Nera per
chissà per quanto.”
Dovrebbe essere Nikolaj
Arcel, regista di A Royal
Affair, a dirigere l’adattamento del primo libro
della saga horror-fantasy targata Stephen King, La
Torre Nera (The Dark Tower).
La sceneggiatura sarà scritta a
quattro mani dallo stesso regista e dal danese Anders
Thomas Jensen. Il film, distribuito dalla Sony, sarà
seguito anche da una serie tv, che dovrebbe fare da ponte fino al
film successivo.
La saga della Torre
Nera è composta la sette libri, in un mix tra western-horror e
fantasy. Il protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero
errante, ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo
quello di trovare la mitica Torre Nera.
La Entertainment di Ron
Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione.
“Childe Roland alla Torre Nera
giunse”, così recitava il poema firmato da Robert
Browning che ispirò a Stephen King
la realizzazione de La Torre Nera. Ebbene
è ora giunto il momento per Roland e compagni di giungere al cinema
in un adattammento che, in base a quanto ufficializzato dalla
Sony, vedrà la luce nel primo capitolo
The Dark Tower il 13
gennaio 2017.
A dirigere la pellicola, come vi
avevamo già anticipato, sarà Nikolaj Arcel. La
sceneggiatura sarà scritta a quattro mani dallo stesso regista e
dal danese Anders Thomas Jensen. Il film,
distribuito dalla Sony, sarà seguito anche da una serie tv, che
dovrebbe fare da ponte fino al film successivo.
La saga della Torre Nera è composta
la sette libri, in un mix tra western-horror e fantasy. Il
protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero errante,
ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo quello di
trovare la mitica Torre Nera.
La Entertainment di Ron
Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione.
Dopo la conferma della data
d’uscita, si comincia seriamente a delineare il progetto che vedrà
arrivare sullo schermo The Dark Tower,
tratto dalla serie di romanzi di Stephen King.
Sia lo scrittore che il regista e
co-sceneggiatore del film, Nikolaj Arcel, hanno
riferito a EW che le riprese del film cominceranno in Sud
Africa e soprattutto hanno confermato la presenza di Idris
Elba nel cast, al fianco di Matthew
McConaughey, nel ruolo di Roland.
Di seguito lo scambio di tweet
tramite social di cui sono stati protagonisti lo scrittore e i due
attori:
A dirigere la pellicola sarà
Nikolaj Arcel. La sceneggiatura sarà scritta a
quattro mani dallo stesso regista e dal danese Anders
Thomas Jensen. Il film, distribuito dalla Sony, sarà
seguito anche da una serie tv, che dovrebbe fare da ponte fino al
film successivo.
La saga della Torre
Nera è composta la sette libri, in un mix tra western-horror e
fantasy. Il protagonista della storia è Roland Deschain, pistolero
errante, ultimo cavaliere di Gilead, che ha come scopo ultimo
quello di trovare la mitica Torre Nera.
La Entertainment di Ron
Howard e Brian Grazer si occuperà della produzione.
The Dark Tower arriverà nei cinema USA il
13 gennaio 2017.
In una nuova intervista a The
Playlist, la Gugino ha confermato di aver avuto colloqui
con Flanagan per la partecipazione
all’adattamento, ma ha rifiutato di condividere ulteriori
dettagli.
“Si è parlato di ‘The Dark
Tower’, ma non ho altre informazioni da condividere. Spero che
tutto si risolva. So che è una cosa che lo appassiona moltissimo.
Voglio dire, penso che sia un grande interprete di Stephen King. Ma
ha anche una sua voce così forte che in qualche modo è bellissima,
sapete?
‘Il gioco di Gerald’ è così
fedele al libro, anche al punto che il finale, che credo sia
davvero imperativo, era una parte del libro a cui la gente
rispondeva davvero o non rispondeva. E Mike è stato così chiaro nel
dire: “Beh, comunque è così”. Eppure, mi è sembrato che l’abbia
fatto in modo così fluido“.
Cosa sappiamo sulla serie tv di
Flanagan sulla saga The Dark Tower
Secondo Flanagan, il piano per la
saga di The Dark Tower prevede cinque stagioni
televisive, che saranno seguite da due lungometraggi
indipendenti.
Questo ha senso, dato che la saga
fantasy di King si estende su 8 libri: Il pistolero (1982), Il
disegno dei tre (1987), Le terre desolate (1991), Mago e vetro
(1997), Le piccole sorelle di Eluria (1998), I lupi della Calla
(2003), Il canto di Susannah (2004), La torre oscura (2004) e Il
vento dal buco della serratura (2012). È ispirato al poema Childe
Roland to the Dark Tower Came” del poeta e drammaturgo inglese
Robert Browning.
Durante lo sciopero della WGA e
della SAG-AFTRA nell’agosto dello scorso anno, Flanagan ha
dichiarato di essere soddisfatto dei progressi dell’adattamento e
che il progetto sarebbe diventato la sua massima priorità una volta
terminato lo sciopero.
Ha detto Flanagan: “Abbiamo dei
partner fantastici di cui non posso parlare, e abbiamo degli attori
davvero eccitanti che ci girano intorno e di cui non posso parlare,
e abbiamo degli approcci potenzialmente innovativi alla
realizzazione del film di cui non posso proprio parlare… ma quello
che posso dire è che i miei timori che qualsiasi slancio che
avevamo sviluppato sarebbe stato cancellato [dallo sciopero], beh,
non me ne preoccupo affatto“.
Non sarà Ron
Howard – come inizialmente ventilato – a dirigere il primo
film della serie che si ispira alla nota raccolta di libri firmata
Stephen King,The dark
tower (La torre nera). Mentre il regista si occuperà
della produzione del progetto (insieme a Brian
Grazer ed Erica Huggins, tramite la sua
Entertainment), pare che a mettersi dietro la macchina da presa
sarà infatti Nikolaj Arcel (Royal
Affair).
La Sony Pictures, al momento ancora in fase di trattative, avrebbe
assegnato ad Arcel anche la riscrittura della
sceneggiatura, che si baserà su uno script curato da Akiva
Goldsman (A Beautiful Mind) e
Jeff Pinker (The Amazing Spider-Man
2) ispirato principalmente al primo libro della serie
, “The Gunslinger”.
I libri di
King, ambientati in un futuro senza tecnologia
simile al Far West, raccontano le avventure di Roland di Gilead,
ultimo pistolero di un ordine cavalleresco i cui membri sono tutti
morti in guerra che si trova ad inseguire un potente stregone
(“l’uomo in nero”) attraverso un deserto popolato da mutanti e
demoni, fino a una misteriosa Torre Nera.
“Sono entusiasta che ‘The Dark Tower’ stia finalmente per apparire
sullo schermo,” ha fatto sapere lo scrittore. “Coloro che hanno
viaggiato con Roland e i suoi amici alla ricerca della Torre Nera
vedranno realizzate le loro speranze. Si tratta di un approccio
brillante e creativo ai miei libri “.
Ancora non si sa a chi andrà il
ruolo del pistolero protagonista della serie, anche se numerose
star sono già state prese in considerazione per il ruolo, tra cui
Javier Bardem e Russell
Crowe.
Non vi è alcun dubbio sul fatto
che, grazie a The Dark Kinight
di Christopher Nolan, il
personaggio Batman
abbia toccato il vertice più alto di tutta la propria carriera,
contribuendo a porre le basi per lo sviluppo di quello che sarebbe
in seguito divenuto il DCEU.
Cercando di celebrare degnamente la
mitologia dell’Uomo Pipistrello rielaborata dal
regista di Inception e nel frattempo ponendo
l’attenzione sulla grande quantità di trasposizioni animate del
celebre eroe DC, il canale fandom
YouTube StryderHD
ha deciso di realizzare e postare un interessante trailer che
unisce alcune famose sequenze di film e puntate seriali
d’animazione in cui compare il personaggio di Batman,
il tutto accompagnato dall’ormai iconica colonna sonora
composta da Hans Zimmer per la trilogia di
Nolan.
https://youtu.be/wyMomfpQQT8
All’interno di questo video
grassroots denominato The Dark Knight Animated
Trailer è possibile notare la presenza di estratti molto
noti provenienti da alcuni famosi prodotti d’animazione che hanno
come protagonista proprio l’Uomo
Pipistrello – Batman Gotham Knight,
Batman Under the Red Hood, Batman The Killing Joke, Batman The Dark
Knight Returns Part 1 & 2, Batman Bad Blood, Batman Assault on
Arkham, Son of Batman e Batman vs
Robin– il tutto condito con le suggestioni
musicali che rimandano direttamente alle atmosfere cupe e
postmoderne volute da Christopher Nolan per
la sua trilogia di The Dark Knight e dalle
voci dei principali protagonisti, tra cui Christian Bale,
Michael Caine e Gary
Oldman.
Unica perla che manca in questo
coraggioso prodotto fandom è però la performance vocale
del Joker
di Heath
Ledger, anche se forse appare
proprio come una scelta voluta dall’autore del video.
Il video in questione fa
sicuramente riflette sul possibile esito di una rielaborazione in
forma animata di The Dark Knight, soprattutto
qualora le voci
di Batman e Joker
potrebbero essere interpretati dalla coppia storica formata
da Kevin Conroy e
Mark Hamill.
Sembra non esserci davvero limite
alle contaminazioni e alle influenze che il cinema può esercitare
sulla vita reale e sui grandi protagonisti che in essa vivono e
operano, soprattutto dopo un recente report ad opera
di EW in cui viene fatto scherzosamente
notare come Donald Trump, durante il suo
lungo discorso inaugurale in occasione della cerimonia
d’insediamento come 45° presidente degli Stati Uniti, avrebbe forse
involontariamente citato un noto monologo ad opera del celebre
villain Bane interpretato da Tom
Hardy in The Dark Knight (per
la precisione in The Dark Knight Rises)
di Christopher Nolan.
Parlando a lungo di come sia
necessario liberare gli Stati Uniti dalla corruzione e dall’eccesso
di opulenza derivante da un capitalismo disorganizzato e dannoso
per i più deboli, Donald Trump sembra
quantomeno aver visto in maniera approfondita la performance di
Tom Hardy in The Dark
Knight, dove
appunto Bane esordiva dall’altro di una
macchina blindata verso un gruppo di criminali fuggitivi,
affermando: “libereremoGotham dai corrotti! Dal ricco!
Dagli oppressori che per generazioni che vi hanno tenuto
succubi con i miti della facile opportunità e
dell’oppotunismo, e ridaremo questa città a voi, la sua gente,
i suoi abitanti!“. Di sicuro, dall’alto del podio che
domina la scalinata del Campidoglio, Donald
Trup avrà succitato qualche reminiscenza cinefila per
tutti gli appassionati della saga di Nolan.
Di seguito un divertente video
virale postato sul
canale YouTubeFilm Gob
che propone un montaggio delle sequenze con protagonisti il
presidente Donald Trump e il
villan Bane.
https://www.youtube.com/watch?v=1Oeu7SBvPaQ
Per avere un confronto ulteriore a
riguardo di questa teoria – in realtà probabilmente più una
semplice e divertente coincidenza – è possibile citare nuovamente
le parole di Donald Trump, che durante il
discorso ha affermato che “oggi, non stiamo
solo trasferendo il potere da un’amministrazione all’altra o
da un partito all’altro, ma stiamo trasferendo il potere da
Washington e lo stai dando di nuovo a voi, la
gente!“. Il tycoon sembra avere dunque una sincera
ammirazione per il villain di The Dark Knight.
Sette anni fa The Dark
Knight Rises (in Italia tradotto con Il ritorno
del cavaliere oscuro) chiudeva in gran stile la trilogia su
Batman di Christopher Nolan iniziata con Batman Begins e
proseguita con Il cavaliere
oscuro, cambiando per sempre il modo di approcciare il
genere.
Ecco di seguito 10 cose che, forse, non sapevate sul dietro le
quinte dei tre film:
Il costume ha migliorato la
performance di Christian Bale
Quando Christian
Bale è stato scelto come nuovo Batman, l’attore ha deciso
che la sua interpretazione del personaggio sarebbe stata più
rabbiosa dei precedenti adattamenti. All’inizio temeva che
Christopher Nolan non avrebbe gradito questo approccio, mentre il
regista finì per amarla. Per quanto riguarda il costume, Bale era
così indisposto dalla sua scomodità da riversare quella violenza
nella performance.
Un momento dell’esplosione
dell’ospedale non era nella sceneggiatura
Il Joker di Heath
Ledger è un criminale imprevedibile, misterioso e folle, e
una delle sue scene più emozionanti arriva quando il clown si
maschera da infermiera nell’ospedale di Gotham facendo esplodere
tutto ciò che ha intorno. Non tutti sanno che quando l’attore
ha premuto il detonatore per la prima volta, il colpo non è
partito, costringendolo a ripetere il gesto. Questo “passo falso”
ovviamente non era nello script ma è finito comunque nel
montaggio.
La spiegazione del finale secondo
Christopher Nolan
L’attesa spasmodica per il gran
finale della trilogia è stata ripagata da un epilogo entusiasmante,
e secondo quanto raccontato da Gary Oldman,
Christopher Nolan ha descritto al cast per filo e per segno
verbalmente (e non tramite script) la chiusura per evitare
eventuali indiscrezioni.
Heath Ledger ha sostenuto il
provino per Batman
Indimenticabile Joker in The Dark
Knight di Christopher Nolan, Heath
Ledger ha sostenuto il provino per diventare Bruce
Wayne ai temi della pre-produzione di Batman Begins.
Difficile pensarlo nei panni del crociato di Gotham alla luce della
sua incredibile performance, ma chissà che tipo di
Batman sarebbe stato il suo…
Il cavaliere oscuro è il primo film
della storia ad usare camere IMAX
Non tutti sanno che The
Dark Knight, secondo capitolo della trilogia, è stato
il primo film della storia del cinema ad essere girato con
telecamere IMAX, innovazione tecnologica relativamente recente
nell’industria. L’utilizzo è relativo a sei delle più importanti
sequenze d’azione, tra cui la rapina in banca e alcune riprese
aeree.
Tom Hardy è un grande fan di
Batman
Interpretare uno degli antagonisti
di Batman non deve esser stato facile per Tom
Hardy, accanito fan del cavaliere oscuro, e come
dichiarato dall’attore, le scene di combattimento sono state le più
impegnative perché fondamentalmente “Mi sembrava di picchiare
il mio eroe d’infanzia“.
L’incidente sul set di Batman
Begins
Durante le riprese di Batman
Begins a Chicago, un conducente ubriaco si è schiantato
accidentalmente contro la Batmobile pensando che si trattasse di un
mezzo alieno invasore. Non è chiaro se il soggetto abbia perso il
controllo della macchina perché preso dal panico o se stesse
cercando davvero di combattere gli alieni!
Alcuni attori sono rimasti
terrorizzati dalla performance di Heath Ledger
Per prepararsi all’interpretazione
di Joker e capire la psicologia del personaggio,
Heath Ledger si rinchiuse in una stanza di un
motel per sei settimane mescolando elementi di Alex DeLarge e Sid
Vicious. E secondo quanto riferito da diverse fonti, diversi attori
sul set erano sinceramente terrorizzati dalla sua prova, come
Michael Caine e Maggie Gyllenhaal, tanto da non riuscire a
guardarlo negli occhi.
Jessica Biel e Kate Mara sono state
considerate per il ruolo di Catwoman
Per il ruolo di
Catwoman in The Dark Knight Rises, poi
affidato a Anne Hathaway, lo studio insieme a
Christopher Nolan aveva stilato una lista di attrici da prendere in
considerazione, e tra queste c’erano nomi del caibro di
Jessica Biel, Kate Mara, Keira Knightley, Natalie Portman, Gemma
Arterton, Blake Lively e persino Lady Gaga.
Joker doveva apparire nel capitolo
finale della trilogia
La tragica morte di Heath
Ledger ha completamente scombinato i piani originali della
Warner Bros, che inizialmente aveva previsto il ritorno del
Joker anche nel terzo e conclusivo capitolo della
trilogia, continuando a raccontare la sua storia mentre Bane saliva
al potere.
La Warner Bros ha
venduto per beneficenza le schede combo di Joker del film
Il Cavaliere Oscuro. I cimeli sono stati venduti
in meno di quattro ore dalla loro pubblicazione. E’ un arsenale di
oggetti di scena della trilogia di Christopher
Nolan quella aggiunta alla lista degli oggetti in vendita
per la DC Entertainment. Fra gli oggetti oltre
alle carte del portate da Heath Ledger, ci
sono anche i Batarangs di Christian Bale di
Batman Begins, ovvero il boomerang a forma di
pipistrello lanciato dal cavaliere oscuro nel film. Al momento la
cifra più alta raggiunta è di 800 dollari a pezzo.
Il franchise di Batman ad opera di
Christopher Nolan, cominciato nel 2005 con Batman
Begins, ha riscosso un successo straordinario sia da parte
della critica che per i risultati ottenuti al botteghino. E dal 2
ottobre i tre film di Batman diretti da
Nolan – Batman Begins, Il Cavaliere
Oscuro, e Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno – saranno rilasciati da Warner Bros. Home
Entertainment come The Dark Knight Trilogy: Ultimate
Collector’s Edition. Il set di sei dischi conterrà i
tre film con i loro contenuti speciali originali, due nuove
featurette e dei nuovi esclusivi memorabilia. Questa imperdibile
collezione per i fan dell’eroe mascherato di DC Comics sarà
disponibile in una prestigiosa confezione al prezzo suggerito di €
69,90.
Continuano ad arrivare estratti
dell’incredibile nuova edizione del cofanetto sulla trilogia di
Batman diretta da Christopher Nolan, The Dark Knight
Trilogy Ultimate Collector’s Edition in
homevideo targata WarnerBros di (leggi qui). Oggi arriva un
estratto degli esclusivi contenuti speciali del mega cofanetto
che mostra il provino di Christian Bale e
Amy Adams all’epoca di Batman
Begins:
Il franchise di Batman ad opera di
Christopher Nolan, cominciato nel 2005 con Batman
Begins, ha riscosso un successo straordinario sia da parte
della critica che per i risultati ottenuti al botteghino. E dal 2
ottobre i tre film di Batman diretti da
Nolan – Batman Begins, Il Cavaliere
Oscuro, e Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno – saranno rilasciati da Warner Bros. Home
Entertainment come The Dark Knight Trilogy: Ultimate
Collector’s Edition. Il set di sei dischi conterrà i
tre film con i loro contenuti speciali originali, due nuove
featurette e dei nuovi esclusivi memorabilia. Questa imperdibile
collezione per i fan dell’eroe mascherato di DC Comics sarà
disponibile in una prestigiosa confezione al prezzo suggerito di €
69,90.
Pochi giorni fa vi avevamo annunciato
la data di uscita home video dell’attesa edizione targata
WarnerBros di The Dark Knight Trilogy Ultimate
Collector’s Edition (leggi qui). Oggi arriva un
estratto degli esclusivi contenuti speciali del mega cofanetto
che riunisce tutti i tre capolavori di Christopher
Nolan (qui potete trovare tutti i dettagli):
Il franchise di Batman ad opera di
Christopher Nolan, cominciato nel 2005 con Batman
Begins, ha riscosso un successo straordinario sia da parte
della critica che per i risultati ottenuti al botteghino. E dal 2
ottobre i tre film di Batman diretti da
Nolan – Batman Begins, Il Cavaliere
Oscuro, e Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno – saranno rilasciati da Warner Bros. Home
Entertainment come The Dark Knight Trilogy: Ultimate
Collector’s Edition. Il set di sei dischi conterrà i
tre film con i loro contenuti speciali originali, due nuove
featurette e dei nuovi esclusivi memorabilia. Questa imperdibile
collezione per i fan dell’eroe mascherato di DC Comics sarà
disponibile in una prestigiosa confezione al prezzo suggerito di €
69,90.
Il franchise di Batman ad opera di
Christopher Nolan, cominciato nel 2005 con Batman Begins, ha
riscosso un successo straordinario sia da parte della critica che
per i risultati ottenuti al botteghino. E dal 2 ottobre i tre film
di Batman diretti da Nolan – Batman Begins, Il Cavaliere
Oscuro, e Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno –
saranno rilasciati da Warner Bros. Home Entertainment come
The Dark Knight Trilogy: Ultimate Collector’s
Edition. Il set di sei dischi conterrà i tre film con i
loro contenuti speciali originali, due nuove featurette e dei nuovi
esclusivi memorabilia. Questa imperdibile collezione per i fan
dell’eroe mascherato di DC Comics sarà disponibile in una
prestigiosa confezione al prezzo suggerito di € 69,90.
The Dark Knight Trilogy: Ultimate Collector’s
Edition
*Disco 1 – Batman Begins Film + Contenuti
speciali
*Disco 2 – Il Cavaliere Oscuro Film
*Disco 3 – Il Cavaliere Oscuro Contenuti
Speciali
*Disco 4 – Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Film
*Disco 5 – Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Contenuti Speciali
*Disco 6 – Disco Bonus con Nuovi Contenuti Speciali
NUOVI Contenuti Speciali:
IL FUOCO DIVAMPA: LA
CREAZIONE E IL MITO DELLA TRILOGIA DEL CAVALIERE OSCURO –
Sequenze inedite, momenti imperdibili ed interviste esclusive alle
straordinarie menti che hanno dato vita alla Trilogia del Cavaliere
Oscuro e ad altri mostri sacri dell’industria cinematografica, tra
cui Zack Snyder, Guillermo del Toro, Michael Mann e Damon
Lindelof.
CHRISTOPHER NOLAN E RICHARD DONNER: L’INCONTRO –
Per la prima volta i leggendari registi Nolan e Donner si siedono
per discutere delle difficoltà e delle soddisfazioni relative alla
trasposizione sullo schermo dei due più carismatici super-eroi di
tutti i tempi.
LE SEQUENZE INTEGRALI IMAX® DEL CAVALIERE OSCURO E DEL
CAVALIERE OSCURO – IL RITORNO
NUOVI esclusivi
Memorabilia:
5 stampe originali incorniciabili dei nemici del Cavaliere
Oscuro, prodotte da Mondo
Riproduzioni della Tumbler (Batman Begins), della Bat-Pod (Il
Cavaliere Oscuro) e del Bat (Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno)
Un grande libro fotografico della Trilogia di 48 pagine con
immagini introvabili
Una lettera del regista Christopher Nolan
I Film
Batman Begins
(2005)
Batman Begins torna
alle origini della leggenda di Batman e della nascita del Cavaliere
Oscuro come forza del Bene di Gotham. Dall’assassinio dei suoi
genitori, il disilluso erede industriale Bruce Wayne (Christian
Bale) viaggia per il mondo per imparare a combattere il crimine e
far tremare coloro che innestano la paura negli altri. Tornato a
Gotham, crea il suo alter-ego: Batman, un eroe mascherato che
affronta le forze oscure che minacciano la città con la propria
forza, il proprio intelletto e una serie di armi segrete
tecnologicamente avanzate.
Il Cavaliere Oscuro
(2008)
Sequel di Batman Begins,
Il Cavaliere Oscuro riporta insieme il regista
Christopher Nolan e la star Christian Bale, di nuovo nei panni di
Batman/Bruce Wayne nella sua continua lotta contro il crimine. Con
l’aiuto del Sergente Jim Gordon (Gary Oldman) e del Procuratore
Distrettuale Harvey Dent (Aaron Eckhart), Batman si prepara ad
annientare il crimine organizzato a Gotham. Il terzetto si dimostra
efficace, ma presto si troveranno faccia a faccia con una nuova
pericolosa mente criminale conosciuta col nome di Joker (Heath
Ledger), che porterà Gotham all’anarchia e costringerà Batman ad
attraversare la sottile linea che si trova tra l’essere un eroe ed
essere un vigilante. Maggie Gyllenhaal si unisce al cast nel ruolo
di Rachel Dawes, mentre si confermano star già presenti in
Batman Begins come Michael Caine nel ruolo di Alfred e
Morgan Freeman in quello di Lucius Fox.
Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
(2012)
Sono passati otto anni da quando
Batman svanì nel buio della notte, passando a essere, da quel
momento, da eroe a fuggitivo. Assumendosi la colpa della morte del
Procuratore Distrettuale Harvey Dent, Il Cavaliere Oscuro ha
sacrificato tutto in nome di ciò che lui e il Commissario Gordon
consideravano il bene superiore. Per un periodo di tempo la
menzogna ha funzionato e le attività criminali di Gotham City sono
state schiacciate dal peso della legge anti-crimine Dent.
Ma tutto sta per cambiare con
l’arrivo di un’astuta gatta ladra con dei piani misteriosi. E non
tarda a palesarsi anche un’altra minaccia, ben più pericolosa:
Bane, un terrorista mascherato che con le sue spietate azioni ai
danni di Gotham convincerà Bruce a tornare dal suo esilio
autoimposto. E nonostante Batman rispolveri maschera e mantello,
stavolta contro Bane potrebbe non esserci partita. Nel cast torna
Christian Bale insieme a Michael Caine,
Gary Oldman, Anne Hathaway, Tom Hardy, Marion Cotillard, Joseph
Gordon-Levitt e Morgan Freeman.
THE DARK KNIGHT TRILOGY: ULTIMATE
COLLECTOR’S EDITION (BD)
Data di Uscita: 2 ottobre 2013
Prezzo Consigliato: € 69,90
DETTAGLI
TECNICI:
BATMAN BEGINS: 1080p
High Definition 16×9 2.4:1. Dolby Digital: Italiano 5.1, Inglese
5.1, Francese 5.1, Tedesco 5.1, Spagnolo 5.1; Inglese 5.1 Dolby
TrueHD. Sottotitoli: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco,
Spagnolo, Portoghese, Olandese, Finlandese, Danese, Norvegese,
Svedese.
IL CAVALIERE OSCURO:
1080p High Definition 16×9. Variabile 2.4:1 e 1.78:1 (sequenze
IMAX®). Dolby Digital: Italiano 5.1, Inglese 5.1, Francese 5.1,
Tedesco 5.1, Spagnolo 5.1, Portoghese 5.1, Inglese 2.0. Audio
Descriptive Service, Dolby TrueHD: Inglese 5.1. Sottotitoli:
Italiano, Inglese, Portoghese, Spagnolo, Cinese, Danese, Olandese,
Finlandese, Francese, Tedesco, Coreano, Norvegese, Svedese.
IL CAVALIERE OSCURO – IL
RITORNO: 1080p High Definition 16×9 2.4:1. Dolby
Digital: Italiano 5.1, Spagnolo 5.1, Tedesco 5.1, Francese 5.1,
Thailandese 5.1, Inglese 2.0, Inglese 5.1 Audio Descriptive
Service; DTS-HD Master Audio: Inglese 5.1. Sottotitoli: Svedese,
Spagnolo, Francese, Danese, Olandese, Finlandese, Norvegese,
Thailandese, Indonesiano, Cantonese, Cinese, Coreano,
Islandese.
Finalmetne iniziano oggi nella città blu di Jodhpur (India) le
riprese di The Dark Knight Rises. Ecco subitissimo, a tempo di
record arrivare le primissime foto fatte da un fane postate
su Twitter.
Dopo la prima foto di Tom Hardy
nei panni di Bane lanciata dal nuovo virale che accompagnerà le
riprese di The Dark knight rises, ecco nuovi misteriosi e
intriganti video virali lanciati su un enigmatico canale
youtube.
Si pensava che fossero solo voci ma ora
SuperHeroHype conferma che il teaser trailer di The Dark Knight
Rises, terzo e ultimo film del ciclo di Batman di Christopher
Nolan, uscirà tra pochi giorni nei cinema americani.
La mattinata odierna inizia davvero
molto bene per i fan di Christopher Nolan. Infatti il sito
ufficiale di The Dark Knight rises ha diffuso il primo atteso
poster teaser, che conferma le voci dei giorni scorsi sull’uscita
del poster accompagnato a breve distanza dal teaser trailer!
Sei attrici in lizza per due ruoli femminili in The Dark
Knight Rises. Tra loro anche Blake Lively, Keira Knightley, Natalie
Portman e Anne Hathaway.
Secondo quanto sostiene Deadline al momento sono sei le attrici
in shortlist per partecipare alle riprese di The Dark Knight Rises,
il terzo film di Batman diretto da Christopher Nolan il cui casting
è attualmente in corso. Il sito elenca Anne Hathaway, Keira
Knightley, Blake Lively, Natalie Portman, Naomi Watts e Rachel
Weisz in lizza per quelli che dovrebbero essere due ruoli: la
protagonista femminile, che avrà un legame sentimentale con Bruce
Wayne, e una villain.
Nel cast del film, oltre a Christian Bale,
Michael Caine, Morgan Freeman e
Gary Oldman anche Tom Hardy.