Home Blog Pagina 203

Un uomo sopra la legge: tutte le curiosità sul film con Liam Neeson

L’attore Liam Neeson è oggi conosciuto in particolare per i suoi tanti thriller d’azione, dove fornisce sempre prove d’attore di grande livello. Tra i più apprezzati vi sono Non-Stop, Unknown – Senza identità, Run All Night – Una notte per sopravvivere e The Commuter – L’uomo sul treno, Un uomo tranquillo e, ovviamente, la trilogia di Taken. Nonostante avesse dichiarato di voler smettere con questo genere, nel 2021 ha accettato il ruolo da protagonista in un altro avvincente thriller, ovvero Un uomo sopra la legge, diretto da Robert Lorenz, qui al suo secondo film dopo Di nuovo in gioco (2012).

Lorenz, conosciuto prevalentemente per le sue numerose collaborazioni con Clint Eastwood, di cui ha prodotto diversi film da tra cui Mystic River, Million Dollar Baby e Gran Torino, si interessò alla regia di questo progetto immaginando di dargli vita secondo un’ideale eastwoodiano, considerando che la storia presenta un uomo solitario chiamato a compiere una missione in nome della giustizia. Un uomo sopra la legge (il cui titolo originale è in realtà The Marksman, ovvero quei soldati addestrati al tiro di precisione a medio/lungo raggio) si svela dunque come un thriller che riflette continuamente sui limiti della legge e dell’attività umana.

Per gli appassionati del genere, per i fan di Neeson o anche semplicemente per coloro che vogliono scoprire un film ispirato alle atmofere di certi western di Eastwood, Un uomo sopra la legge è dunque un titolo da non perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Un uomo sopra la legge film trama film

La trama di Un uomo sopra la legge

Il film è ambientato nell’arido Stato dell’Arizona, ai confini con il Messico. Qui vive Jim Hanson, ex tiratore scelto dei Marines e veterano decorato della guerra del Vietnam. Da quando la sua amata moglie è morta, però, Jim conduce una vita triste e solitaria nel suo ranch, dove la sua unica compagnia è il suo cane Jackson. Malgrado tutti gli sforzi, inoltre, Jim è pieno di debiti e rischia di perdere la sua fattoria, gravata da una pesante ipoteca. Nonostante l’uomo continui a lavorare per il governo, segnalando alle autorità gli attraversamenti di clandestini lungo la frontiera, i suoi guadagni, infatti, non gli consentono di assicurarsi una vecchiaia tranquilla.

La sua vita è però destinata a una svolta: durante uno dei suoi pattugliamenti, Jim s’imbatte in una donna, Rosa, e suo figlio Miguel, che stanno cercando di attraversare il confine per scappare dai feroci trafficanti di un cartello della droga. Nel tentativo di intervire, Jim scatena una sparatoria nella quale rimane però ucciso il fratello di Mauricio, uno dei capi del gruppo criminale. Anche Rosa rimane gravemente ferita, supplicando a quel punto Jim di occuparsi di suo figlio e di portarlo da suo cugino a Chicago. Sentendosi in dovere verso di lei, Jim intraprenderà allora quella missione, durante la quale dovrà anche scappare dai criminali del cartello di droga e dalla polizia che vuole rimandare in Messico Miguel.

Il cast di attori del film

Come anticipato, nel ruolo del protagonista, Jim Hanson, vi è l’attore Liam Neeson, negli ultimi anni specializzatosi in questa tipologia di personaggi d’azione. Nel film lo si può vedere sparare con il suo fucile con mirino con entrambi gli occhi aperti. Si tratta di una tecnica insegnata ai cecchini e ai tiratori scelti militari, ma raramente viene vista utilizzata da personale non militare al di fuori dei professionisti. Neeson ha dunque studiato tale dettaglio per caratterizzare ulteriormente il proprio personaggio come un vero cecchino esperto. Accanto a lui, nel ruolo di Miguel, vi è invece Jacob Perez, qui al suo primo lungometraggio.

I due attori sono protagonisti di una scena dove, in albergo, guardano il film western di Clint Eastwood Impiccalo più in alto (1968). Lorenz, che come riportato ha lavorato con Eastwood per molti anni come produttore, ha incluso questa scena come omaggio al suo mentore. Nel film recita poi, nel ruolo di Rosa, l’attrice messicana Teresa Ruiz, conosciuta soprattutto per la serie Narcos: Messico di Netflix. L’attrice Katheryn Winnick, celebre per la serie Vikings, recita invece nei panni di Sarah, agente della pattuglia di frontiera e figliastra di Hanson, mentre Juan Pablo Raba ricopre il ruolo di Mauricio, uno squilibrato sicario messicano del cartello Vasquez.

Un uomo sopra la legge finale

Il finale del film: ecco come finisce Un uomo sopra la legge

Nel film Miguel arde dal desiderio di vendicare la morte di sua madre, ma Jim, un uomo che ha trascorso la sua vita militare uccidendo persone, lo convince che la vendetta non è mai un’opzione. Non è il tipo di vita che sua madre avrebbe voluto per lui. Questo monito si ripropone nella sequenza culminante, quando Mauricio e Jim stanno combattendo l’uno contro l’altro. In questa occasione Miguel ha in mano la pistola di Mauricio e quest’ultimo lo spinge a sparargli per creare un altro teppista come lui. Jim invita però nuovamente Miguel a non cadere nella trappola.

Miguel accetta il consiglio, sparando in aria e permettendo a Jim di poter approfittare della distrazione per sparare a Mauricio con la sua pistola. Alla fine, Jim dà a Mauricio la possibilità di uccidersi e un suggestivo colpo di pistola lascia intendere che si è effettivamente ucciso. Poeticamente, Jim ha salvato un altro ragazzo dalla strada sporca dell’omicidio e della vendetta. Egli riesce poi a lasciare Miguel alla sua famiglia a Chicago prima di proseguire per la propria strada, ma è gravemente ferito e sa che morirà a breve. Chiude però gli occhi in pace, perché prima di andarsene ha salvato una vita, e questa è la cosa più importante.

Il trailer di Un uomo sopra la legge e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Un uomo sopra la legge grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 12 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Un uomo felice: recensione della commedia francese

Un uomo felice: recensione della commedia francese

L’umorismo della più tradizionale commedia francese incontra temi attuali e ancora troppo poco presenti sul grande schermo. Un uomo felice (Un homme heureux) è il nuovo film di Tristan Séguéla che, dopo l’esordio nel 2019 con Chiamate un dottore! (versione francese di Una notte da dottore), si serve di volti consolidati come Fabrice Luchini (Il meglio deve ancora venire) e Catherine Frot (La cuoca del presidente) per avvicinare il pubblico – soprattutto quello più maturo – ad una storia dai risvolti insoliti.

La trama di Un uomo felice

Jean (Fabrice Luchini) è l’attempiamo sindaco di una cittadina francese. Nonostante abbia promesso alla moglie Edith (Catherine Frot) di abbandonare la carriera politica per godersi con lei gli anni a venire, Jean decide di candidarsi nuovamente per svolgere un ulteriore mandato. Quando sta per annunciare alla moglie le sue intenzioni, lei lo spiazza con una notizia ancora più destabilizzante. La donna confessa di non essere mai stata veramente a suo agio nel proprio corpo.

Dentro di sé, Edith si sente un uomo ed è intenzionata a cambiare sesso. Jean, eterosessuale e omofobo, non accoglie affatto bene la decisione della moglie. La cosa che però lo spaventa maggiormente, è la possibilità di perdere il suo elettorato, conservatore e poco aperto al diverso. Jean ancora non sa che la transizione di sua moglie potrebbe rivelarsi un’arma vincente per la sua campagna elettorale.

Criticare i pregiudizi in chiave ironica

Un uomo felice gioca con la moralità saltando dentro e fuori dai pregiudizi attraverso l’ironia. Le battute ottuse e omofobe di Jean sono le classiche frasi che siamo stanchi di sentire, soprattutto da una certa generazione. La sceneggiatura, scritta da Guy Laurent (Non sposate le mie figlie!Benvenuti a casa mia) e Isabelle Lazard, è un mix di situazioni grottesche, discorsi fuori tempo massimo e frasi fatte che fanno sorridere amaramente. L’effetto ironico è dato non solo dai personaggi più ottusi, Jean in primis, ma finisce per coinvolgere anche quelli più profondi, Edith in primis.

La trasformazione di Edith in Eddie, manca di quella minima drammaticità necessaria ad un personaggio coinvolto in un così grande cambiamento. Catherine Frot è goffa nel ruolo che interpreta: il trucco e gli abiti che indossa sono molto approssimativi e stereotipati e la rendono divertente anche quando non vuole esserlo.

L’effetto finale è che in Un uomo felice si ride un po’ di tutti, anche quando non si dovrebbe. Il regista Tristan Séguéla prova a piacere all’audience conservatrice e ad avvicinarsi alla comunità LGBTQ+. Il risultato però non riesce: tutto è parodico e non esce granché dalla dimensione satirica.

Il diverso inserito in un microcosmo ordinato

Un uomo felice è ambientato un piccolo paesino idilliaco, ordinato ed estremamente borghese, il più tipico sobborgo americano anni Cinquanta che la hollywood classica cavalcava. Al suo interno, ci mette un elemento stridente: un donna – la moglie del sindaco – che decide di cambiare sesso. Rimanendo in tema commedia hollywoodiana, non si può non citare A qualcuno piace caldo di Billy Wilder. Sicuramente, il film con Marilyn Monroe poteva essere avanguardista per i tempi: il tema ‘uomini travestiti che scoprono il proprio lato femminile‘ non era sicuramente consueto negli anni della censura e del modello di famiglia tradizionale. Al contrario, nel contesto attuale, Un uomo felice non si può di certo definire progressista.

Tuttavia, fare satira sulla diversità funziona in molti casi: un ottimo esempio italiano può essere Checco Zalone e il suo personaggio ottuso sì, ma con margini di miglioramento. Speriamo che l’ironia sulla comunità transgender possa avere gli stessi margini di miglioramento di Checco in Cado dalle nubi

La fotografia e la regia di Un uomo felice

Gli aspetti patinati e confortanti della commedia vengono ribaditi anche dall’estetica del film. La cittadina idilliaca in cui vivono Jean Edith è il contenitore di una casa borghese riccamente arredata e di uffici e ristoranti tutt’altro che umili. L’illuminazione pervade ampiamente questi spazi perfetti e prevedibili. Al contrario, ogni luogo che ha a che fare con Eddie e la transizione è squallido e scuro: la fabbrica, la strada di notte, una scuola non ben identificata.

Fino alla fine, Un uomo felice non eccelle né a livello di trama né a livello registico. Il colpo finale (no spoiler) lascia l’audience nella condizione di fare le proprie conclusioni, anche in base alle ideologie personali e alla propria apertura al diverso. Se non altro, si è parlato di transessualità nella più classica commedia mainstream, vediamolo come un punto di partenza.

Un uomo di 37 anni si taglia il naso per somigliare a Teschio Rosso

0

Henry Damon, un uomo di 37 anni, marito e padre, considerato da perizia “perfettamente sano di mente” si è tagliato il naso per assomigliare a Teschio Rosso. Ecco le foto:

Teschio rosso 2 Teschio rossoA quanto pare Henry, essendo un grande fan del villain Marvel, avrebbe voluto assomigliare alpersonaggio da molti anni ormai, e adesso il suo sogno si è realizzato, più o meno, tanto che si fa chiamare proprio Teschio Rosso.

Dopo molti impianti sottocutanei, tatuaggi al viso e agli occhi, e adesso l’estrema amputazione del naso, qualcuno dovrebbe però dire a Mr. Damon che non somiglia poi tanto al personaggio interpretato da Hugo Weaving in Captain America the First Avengers.

Che ve ne pare?

Un ultimo pezzo di torta? Ancora insieme al cinema con American Pie!

0

Arriverà nelle sale italiane nel marzo 2012 il quarto episodio della serie American Pie: ancora insieme.

A distanza di tredici anni dall’uscita del primo episodio, si riunisce il cast originale al completo. I protagonisti fanno ritorno nella cittadina di East Great Falls per partecipare ad una riunione dei compagni delle scuole superiori. Durante questo weekend molto atteso si scoprirà cosa e chi è cambiato, chi è rimasto sempre lo stesso e soprattutto che la distanza e il tempo non rompono un legame di amicizia forte come quello dei protagonisti.

Un tweet di James Gunn sembra anticipare l’arrivo dei The Terrifics nel DCU

0

Come noto, James Gunn e Peter Safran hanno recentemente assunto il ruolo di nuovi co-CEO dei DC Studios e hanno rivelato la prima fase che riavvierà l’Universo DC. Questa si chiamerà “Capitolo uno: Dei e mostri” e presenta alcuni personaggi piuttosto oscuri dei fumetti come Swamp Thing, Booster Gold, The Authority e persino Creature Commandos. Gunn, da sempre molto attivo sui social media, ha nel tempo pubblicato alcuni suggerimenti su possibili ulteriori progetti e il suo ultimo tweet potrebbe essere un nuovo tassello di questa sua particolare forma di comunicazione, introducendo i The Terrifics.

Gunn, infatti, ha recentemente pubblicato un’immagine che presenta molti dei più celebri personaggi della DC Comics, ma in primo piano vi è  Mr. Terrific e il suo team di supereroi, The Terrifics. Questo gruppo è composto dal già citato leader Mister Terrific, Phantom Girl, Plastic Man e Metamorpho. I quattro sono a lungo stati considerato la versione DC dei Fantastici Quattro della Marvel Comics, condividendo somiglianze di nome, personalità e abilità con Mister Fantastic, La donna invisibile, La torcia umana e La cosa. I The Terrifics sono stati ideati dallo scrittore Jeff Lemire e dall’artista Ivan Reis ed hanno fatto il loro debuto nel 2018 in The Terrific #1, dove si incontrano durante un viaggio nel Dark Multiverse e si scoprono per sempre legati l’uno all’altro.

Questa non è la prima volta che Gunn anticipa l’introduzione di The Terrifics nel DCU. A novembre, aveva infatti pubblicato un artwork del leader della squadra, Michael Holt/Mister Terrific, e in più occasioni i DC Studios hanno tentato di portare sul grande schermo tale gruppo di supereroi. Con la guida di Gunn e Safran, potrebbe essere finalmente arrivato il loro momento e il tweet, privo di testo, postato da Gunn sembrerebbe non lasciare molti dubbi a riguardo. Non resta dunque che attendere una conferma ufficiale, parallelamente all’inizio vero e proprio del nuovo DCU.

Fonte: CBR

Un tuffo nel passato: recensione del film con John Cusack

0
Un tuffo nel passato: recensione del film con John Cusack

Tre quarantenni frustrati, amici dai tempi delle superiori, decidono di tornare alla stazione sciistica dove andavano a divertirsi quando erano giovani. Immersi nella Jacuzzi dell’albergo, e dopo svariati drink, i 4 si ritrovano improvvisamente indietro nel tempo, nell’anno 1986. Spudorato omaggio a Ritorno al Futuro, Un tuffo nel passato è una commedia senza pretese, ridanciana e sboccata, dove la verosimiglianza è un optional. Un po’ trita l’idea di fondo: se si torna nel passato e si cambia qualcosa, l’universo come lo conosciamo nel futuro potrebbe scomparire. Il famoso Bufferfly Effect però non sembra rappresentare un problema per questi tre immaturi, interpretati da John Cusack (anche produttore), Rob Corddry e Chevy Chase, che invece hanno tutto l’interesse a modificare le loro scelte passate, per alterare il loro deprimente futuro.

E così si parte per una notte folle alla ricerca dei propri amori adolescenziali, del proprio padre o anche solo della forza di dire ad una moglie quanto ci abbia fatto soffrire. Tutto il racconto è condito da gag da slapstick e da un ritmo incalzante, scandito da scene disgustose e da battute sconce che strappano grasse risate.

Forse più intelligente delle altre teen comedy, Un tuffo nel passato si basa su un referente solido come Ritorno al futuro: la rissa, il concerto, la necessità di completare la ‘missione’ entro un certo orario, sono tutti elementi che abbiamo imparato ad amare nel classico di Zemeckis. Ad avvalorare questa tesi, troviamo Crispin Glover, padre di Marty McFly in Ritorno al Futuro, che interpreta il monco facchino dello chalet. Un tuffo nel passato intrattiene bene, fa ridere di gusto e si lascia dimenticare senza troppa fatica.

Un tuffo nel passato : in arrivo il sequel?

0
Un tuffo nel passato : in arrivo il sequel?

Nonostante lo scarso successo al botteghino, Un tuffo nel passato (titolo originale: Hot Tub Time Machine) ha godutoHot-Tub-Time-Machine

Un tributo in 8-bit per James Horner

0

Cinefix ha deciso di montare un tributo in 8-bit a James Horner, il celebre compositore americano scomparso lo scorso 22 giugno. Più di 100 film hanno avuto l’onore di ospitare le magnifiche colonne sonore da lui scritte, spaziando da Braveheart a Avatar, passando per A beautiful mind e Jumanji. Horner vinse anche due statuette per Titanic di James Cameron, uno dei registi (insieme a Ron Howard) con cui la collaborazione fu tra le più prolifiche e leggendarie.

Eravamo davvero tristi quando abbiamo saputo della scomparsa di James Horner. La sua musica ha dato vita ad alcuni dei nostri film preferiti come Aliens – Scontro Finale, Apollo 13, Titanic e Le avventure di Rocketeer. Quindi abbiamo deciso di rivisarne alcuni in 8-bit” – ha dichiarato il team del popolare canale youtube.

Qui sotto potete ammirare l’insolito omaggio al compositore:

Fonte: Cinefix

Un triangolo amoroso per David Cronenberg

0

Deadline ha appena riferito che il regista David Cronenberg dirigerà a breve As She Climbed Across the Table, film tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem.

Un tranquillo weekend di paura: tutto quello che c’è da sapere sul film

Ad oggi considerato un punto di riferimento del sottogenere survival thriller film, Un tranquillo weekend di paura (il cui titolo originale è Deliverance) è stato sin dal momento della sua uscita in sala un vero e proprio caso cinematografico. Diretto nel 1972 da John Boorman, il film affronta in modo quantomai controverso e brutale il tema della socialità e dei comportamenti selvaggi insiti nell’uomo “civile”, presentando caratteristiche e riflessioni che lo posero in una categoria a sé stante rispetto al suo genere di riferimento. Grande successo di critica e pubblico, il film ottenne poi tre nomination all’Oscar, compresa quella per il miglior film.

Sceneggiato da James Dickey, Un tranquillo weekend di paura è l’adattamento del romanzo del 1970 dello stesso Dickey. Ancora oggi considerato tra i romanzi più importanti scritti dai primi del Novecento in poi, è questo un racconto cupo e violento che indaga i rapporti umani portando alla luce anche gli aspetti meno piacevoli, che si tendono normalmente a nascondere sotto la maschera della civiltà. Il tutto si svolge prevelentemente presso il fiume Cahulawassee, luogo immaginario e che nel film viene “interpretato” dal vero fiume Chattooga, in Georgia.

Noto per alcune sue scene in particolare, alcune delle quali anche molto brutali e poco ortodosse, Un tranquillo weekend di paura è un titolo imperdibile per gli amanti del thriller e delle emozioni forti, capace ancora oggi di suscitare tanta attrazione quanta repulsione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Un tranquillo weekend di paura: la trama e il cast del film

Protagonisti del film sono quattro amici di Atlanta: Ed Gentry, Lewis Medlock, Bobby Trippe e Drew Ballinger. Questi decidono di passare un fine settimana nei boschi dei monti Appalachi, discendendo poi a valle seguendo il fiume Cahulawassee. L’avventura, tuttavia, viene bruscamente interrotta dall’incontro con due cacciatori, che si rivelano particolarmente ostili nei confronti dei quattro. Nel momento in cui anche l’ambiente selvaggio presenta loro una serie di pericoli e difficoltà, i quattro si ritrovano a dover compiere alcune scelte morali che li divideranno profondamente. Con il progressivo peggiorare della loro situazione, quella che doveva essere un’escursione spensierata si trasforma in un vero e proprio weekend di terrore.

Ad interpretare i quattro protagonisti vi sono rispettivamente gli attori Jon Voight, Burt Reynolds, Ned Beatty e Ronny Cox. È noto che, poiché la produzione non possedeva i fondi necessari, i quattro attori non ebbero modo di poter contare su delle loro controfigure per le scene più pericolose. Furono dunque addestrati affinché potessero interpretare personalmente ogni scena prevista, il tutto senza possedere un’assicurazione sulla vita. Accanto a loro, nei ruoli dei due sadici cacciatori, vi sono gli attori Bill McKinney e Herbert Coward, divenuti celebri proprio per questo film. L’attore James Dickey interpreta invece lo sceriffo Bullard, mentre Billy Redden è il ragazzo che suona il banjo.

Un tranquillo weekend di paura banjo

Un tranquillo weekend di paura: la scena del banjo e la colonna sonora

Una delle scene più iconiche del film si trova già all’inizio e vede il personaggio di Drew imbattersi in un ragazzino autistico, che stringe un banjo. Drew, non trovando altro modo per comunicare con lui, comincia a improvvisare una melodia con la sua chitarra, a cui il giovane risponde col suo strumento. Il brano eseguito dai due è il celebre Dueling Banjos, inciso numerose volte sin dal 1955. Proprio l’utilizzo di questo portò ad una disputa legale riguardante la colonna sonora del film. I crediti sullo schermo affermano che la canzone è un arrangiamento della canzone “Feudin’ Banjos“, indicando la Combine Music Corp come titolare del copyright.

Ad essere accreditati come autori dell’arrangiamento furono Eric Weissberg e Steve Mandell. Il cantautore e produttore Arthur “Guitar Boogie” Smith, che aveva scritto “Feudin ‘Banjos” nel 1955 e l’aveva registrato con il suonatore di banjo a cinque corde Don Reno, ha in seguito intentato una causa per i crediti di scrittura della canzone e una percentuale sui diritti d’autore. Il brano, infatti, sembra essere stato utilizzato senza il suo permesso e il suo nome non era stato mai citato. Smith vinse poi la causa e ottenne quanto gli spettava. Non volle però che il suo nome comparisse nei titoli di coda del film, in quanto lo trovava troppo violento e offensivo.

Un tranquillo weekend di paura: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Un tranquillo weekend di paura grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Rai Play, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 8 settembre alle ore 23:00 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Un tram che si chiama Desiderio: recensione del film

Un tram che si chiama Desiderio: recensione del film

Un tram che si chiama Desiderio è un film del 1951 diretto da Elia Kazan e con protagonisti nel cast Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter e Karl Malden

Anno: 1951

Regia: Elia Kazan

Cast: Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden

Un tram che si chiama Desiderio – Trama

Un Tram che si chiama Desiderio tramaBlanche DuBois è una donna non più giovanissima e dalla personalità molto fragile. Arriva a New Orleans, dove la sorella Stella vive con suo marito Stanley Kowalski. Blanche è in un momento difficile, cerca e trova ospitalità presso Stella.  

Sorgono però subito le prime frizioni con Stanley, che da una parte considera oltremodo rozzo e burbero, pur essendone, dall’altra, attratta. Stella dal canto suo si dimostra paziente e comprensiva con la sorella, così come è remissiva e sottomessa al marito. Blanche è alla continua ricerca di un uomo che la ami e la sposi, e sembra anche trovarlo in Mitch, amico di Stanley, l’unico che si distingua per i suoi modi gentili.

Tuttavia, Stanley, che vede Blanche solo come un’approfittatrice, decide di indagare sul suo passato e lo scopre assai poco edificante: è stata cacciata dal suo lavoro d’insegnante perché inadatta: la sua reputazione è compromessa ed è diventata famosa nel suo paesino di provenienza per frequentare uomini di ogni tipo e malfamati alberghi. Inoltre, col passare dei mesi, la sua instabilità psichica è sempre più evidente, come la dipendenza dall’alcol. Quando la situazione si complicherà ulteriormente, Blanche si avvierà verso una crisi profonda e irreversibile.

Un Tram che si chiama Desiderio recensioneAnalisi: Un tram che si chiama Desiderio, tratto da un dramma di Tennessee Williams del ’47 e da lui stesso sceneggiata, è nota per aver portato alla ribalta lo straordinario talento di Marlon Brando (già protagonista del dramma in teatro), affiancandolo a un’altra stella del cinema e del palcoscenico come Vivien Leigh. Ciò che infatti fa la forza del film sono proprio le interpretazioni dei protagonisti: Brando ha il carisma perfetto per il ruolo di Kowalski, per quella sua rozzezza animalesca su cui il regista Kazan insiste, creando l’abile contrasto col mondo delicato, fragile e i modi aristocratici di Blanche.

Un tram che si chiama Desiderio

Vivien Leigh porta sullo schermo la sua esperienza di attrice teatrale per caratterizzare in maniera vibrante la sua Blanche: una donna instabile, non in grado di affrontare la realtà, frustrata, il cui unico vero amore si è concluso in modo tragico, assediata dal senso di morte e contemporaneamente in cerca di piacere, ma anche di affetto, pace e serenità. Una donna che ammanta la realtà col velo delle sue fantasie. Seppure vi sono echi di teatralità e melodramma in questa figura così decadente, l’interpretazione è di indubbia efficacia e la Leigh passa disinvoltamente dall’effimera e ilare vanità al terrore, alla follia. Restano celebri le parole con cui Blanche si congeda, diretta in manicomio, mettendosi ancora una volta nelle mani degli altri: “Chiunque voi siate, ho sempre confidato nella gentilezza degli estranei”. In esse è riassunta tutta la sua ingenuità.

Kazan orchestra abilmente il dramma riuscendo a trarre dagli attori l’essenza, a penetrare nella psicologia dei personaggi. Fa ricorso a molti elementi simbolici, basti citare i tram chiamati Desiderio e Cimitero, o l’anziana donna che vende fiori per i morti, a indicare i due estremi tra i quali si muove il mondo di Blanche. Ma anche la casa dei coniugi Kowalski, triste, modesta e spoglia, che riflette lo stato di afflizione interiore della protagonista, oltre ad essere la perfetta “tana” per l’animalesco Stanley.

Un tram che si chiama Desiderio film

Un tram che si chiama desiderio, è dunque il ritratto di anime fragili, non solo quella della protagonista, ma anche quella della sorella Stella col suo rapporto di amore e odio verso Stanley, e dello stesso Stanley, insieme espressione dell’istinto, rude, violento, ma con momenti di estrema fragilità. È il romanticismo degli animi tormentati e delle forti passioni umane il protagonista della pellicola, che fece incetta di premi: Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kim Hunter/Stella e stesso premio al maschile per Karl Malden/Mitch, Oscar anche per la miglior scenografia. A Venezia Un tram che si chiama Desiderio ottenne il Premio speciale della Giuria, mentre Vivien Leigh fu decretata migliore attrice.

Un thriller per Rob Reiner

0

Il prossimo lavoro del regista di Misery non deve morire e Non è mai troppo tardi sarà un thriller psicologico, la cui sceneggiatura è stata sviluppata da David Murray: protagonista uno psichiatra che avrà a che fare con un paziente molto pericoloso; secondo quanto è dato di sapere, le atmosfere del film potrebbero ricordare quelle di Cape Fear.

You belong to me sarà il primo thriller diretto da Reiner dai tempi di Misery non deve morire, uno degli adattamenti più riusciti di un romanzo di Stephen King, complice la magistrale interpretazione di Kathy Bates: viste  le premesse, quella del ritorno di Reiner a un cinema dai climi più tesi potrebbe essere un’ottima notizia. Il regista avrebbe intenzione di avviare le riprese in autunno, a New York, anche se ancora niente è stato deciso riguardo al cast: oltre al paziente e lo psichiatra, i ruoli chiave della storia sono quelli della moglie e della figlia di quest’ultimo e del fratello del primo.

Fonte: Empire

Un thriller per Miley Cyrus

0

Dopo una tournèe che ha rifondato il suo look, facendola apparire decisamente più adulta che nei panni di Hannah Montana, Miley Cyrus è decisamente lanciata nel mondo del cinema, e dopo il film drammatico The Last Song,…

Un thriller per Lisa Cholodenko

0

Dopo la commedia di The kids are all right, Lisa Cholodenko si cimenta nel thriller: la regista é stata infatti ingaggiata dalla compagnia Indian Paintbrush per dirigere November Criminals, su una sceneggiatura scritta da Steve Knight. Ambientata a Washington, la storia vede protagonista uno studente che scende nel ‘ventre’ della società della Capitale cercando di svelare il mistero della morte di un altro studente. Commentanto l’accordo con Cholodenko, la casa produttrice ha ricordato che questo è stato solo l’ultimo di una lunga serie, che ha visto coinvolti in tempi recenti Jeremy Renner e il suo partner sceneggiatore Don Handfield, Jason Reitman e Wes Anderson (i quali stanno producendo The Grand Budapest Hotel, scritto e diretto dallo stesso Anderson, protagonista Johnny Depp).

Lisa Cholodenko ha debuttato come regista con High Art (1998), lavorando in seguito anche per la televisione, dirigendo episodi di serie come The L Word, Six Feet Under e Homicide: Life on the Street. Trai suoi lavori per il cinema, si ricorda Laurel Canyon, con Christian Bale e Frances McDormand, mentre The kids alle all right le è valsa una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. November Criminals si aggiunge alla già folta agenda di impegni della regista, che include  The Abstinence Teacher, l’adattamento del libro per ragazzi Alexander And The Terrible, Horrible, No Good, Very Bad Day.

Fonte: Cinema Blend

Un thriller per Hugh Jackman

0

Prisoners, thriller incentrato attorno alla vicenda di un rapimento per la regia di Denis Villeneuve è rimasto a lungo in stand-by, in attesa di trovare un protagonista: la scelta sarebbe stata finalmente fatta, cadendo su Hugh Jackman. L’attore australiano interpreterà il carpentiere di una piccola città che vede la prorpia vita sconvolta dal rapimento della giovane figlia e del suo migliore amico; il nostro deciderà di prendere in mano la situazione, trasformandosi nel classico vigilante, ma la vicenda prenderà una piega inaspettata quando si accorgerà di aver creduto colpevole la persona sbagliata.

Del film si parla dal 2009, quando a vario titolo vennero ad esso accostati i nomi, oltre che dello stesso Jackman, di Mark Wahlberg, Christian Bale, Bryan Singer; il progetto finì poi nel dimenticatoio, per attirare brevemente l’attenzione, poi altrettanto repentinamente scemata, di Leonardo di Caprio; più recentemente, il ruolo del protagonista era stato offerto a Michael Fassbender. La strada sembra ora essere stata decisa più chiaramente, con Jackman protagonista; sui tempi non vi è però ancora nulla di definito, visto che bisognerà aspettare che Jackman assolva ai suoi prossimi impegni, sui set de I Miserabili e del nuovo capitolo della saga di Wolverine.

Fonte: Empire

Un thriller per Hailee Steinfeld

0

Hailee Steinfeld aggiunge una nuova voce al proprio curriculum col ‘thriller da sopravvivenza’ Dead of Winter, esordio dietro alla macchina da presa per Anthony Mandler, veterano della pubblicità e dei video musicali. La sceneggiatura, scritta da Sarah Conradt è da tempo in attesa di una produzione, per quanto abbia comunque attirato un discreto interesse.

Se le cose dovrebbero finalmente andare per il verso giusto, Hailee Steinfeld interpreterà una teenager che raggiunge un cottage sperduto tra le montagne dove si trovano il padre e la sua nuova moglie: è lo stesso padre ad aver voluto la vacanza, per favorire le relazioni tra le due donne; le cose si faranno molto più complicate quando sulla scena arriverà un fuggitivo, che metterà in pericolo l’intero gruppo. L’effettiva realizzazione del film non è comunque prevista prima del 2013; nel frattempo, Hailee Stenfeld sarà sugli schermi nei panni di Giulietta, nello sci-fi Ender’s Game e nella commedia Can A Song Save Your Life.

Fonte: Empire

Un thriller per David Morse

0

Il titolo del film e del personaggio potrebbero far pensare a qualcuno che di mestiere ripara automobili; in realtà

Un thriller per Crispin Glover

0
Un thriller per Crispin Glover

Continua ad arricchirsi il cast di Motel: ultimi in ordine di tempo, arrivano Crispin Glover e Martin Klebba, che vanno ad aggiungersi

Un thriller per Christian Bale

0

In attesa di conoscere il suo destino da uomo pipistrello per il terzo Batman di Christopher Nolan, Christian Bale ha accettato di interpretare il thriller The Revenant.

Un thriller farmaceutico per Steven Soderbergh

0

Dopo aver abbandonato il progetto di U.N.C.L.E., Steven Soderbergh si dà… alle pillole, con il thriller farmaceutico The Bitter Pill: il film inizialmente doveva costituire il debutto di Scott Z Burns, sceneggiatore di Contagion, diretto proprio da Soderbergh, ma ora sembra che le redini del progetto siano state prese in mano proprio da quest’ultimo. Le notizie riguardo la storia sono ancora scarse, così come non è ancora dato di sapere quale casa di produzione se ne occuperà.

Sembrerebbe comunque che il film  prenda le mosse da ricerche che lo stesso Burns fece quando collaborava con la serie tv Wonderland di Peter Berg e, nella forma di un thriller, dovrebbe riflettere su come la società contemporanea sembri incapace di tollerare l’infelicità e cosa ci renda così vulnerabili nei confronti di questa. La notizia della direzione di The Bitter Pill sembra comunque mettere per il momento la parola fine alla ridda di voci relative a un possibile ritiro di Soderbegh, scatenata da alcune recenti dichiarazioni di Matt Damon. Il regista ha peraltro in uscita due nuovi film: il 24 febbraio prossimo uscirà in Italia Konckout (titolo originale: Haywire) mentre per la fine di giugno è prevista l’uscita americana di Magic Mike.

Fonte: EMPIRE

Un thriller australiano per Ewan McGregor

0

Trai film in cerca di produzione al prossimo American Film Market, che si terrà a Santa Monica a fine ottobre, vi è anche l’australiano Son Of A Gun, un thriller diretto da Julius Avery che potrà contare su Ewan McGregor come protagonista. Nel film, il ‘nemico pubblico numero uno’ dell’Australia si troverà ad intrecciare una complicata relazione con una sua giovane ‘apprendista’.

Se verranno reperite le risorse necessarie, Avery girerà il film a inizio 2013 a Perth e Kalgoorlie. Per quanto riguarda McGregor, sarà sugli schermi a inizio 2013 con Impossible e in marzo con Jack The Giant Killer, mentre attualmente è sul set di August: Osage County, con Meryl Streep e Julia Roberts.

Fonte: Empire

Un terremoto per J.J. Abrams

0

Chi pensava che 2012 avesse messo la parola fine sui film catastrofici, si sbagliava: il colossal di Emmerich del resto nel giro di qualche mese diverrà superato, anche solo per questioni di calendario. A cercare di mettere insieme un progetto ancora più fragoroso, sta pensando J.J. Abrams, con un progetto incentrato su un disastroso terremoto (probabilmente il tanto temuto ‘Big One’ che prima o poi dovrebbe radere al suolo la California).

Il progetto sembra aver preso piede, la sceneggiatura affidata a Dustin Lance Black (Milk). Il film non dovrebbe comunque essere un remake del più celebre Terremoto del 1974, uno dei classici del genere, che vedeva il cast affollato da una parata di star, ma qualcosa di diverso e, prevedibilmente, molto più spettacolare.  Per Dustin Lance Black l’occasione per testarsi su qualcosa completamente diverso dal solito: lo sceneggiatore in particolare si è specializzato in biopic, oltre al film dedicato a Milk ha anche lavorato con Clint Eastwood per J.Edgar.

Fonte: Empire

Un simple accident: recensione del film di Jafar Panahi

Un simple accident: recensione del film di Jafar Panahi

Con Un simple accident (It Was Just an Accident), Jafar Panahi torna alla regia dopo anni di silenzio forzato, portando in concorso al Festival di Cannes un’opera tanto minimale nei mezzi quanto dirompente nel contenuto. Il film segna anche il suo ritorno pubblico: è la prima volta in quattordici anni che il regista iraniano riesce a lasciare il Paese per accompagnare personalmente una propria opera, accolto da una lunga e commossa ovazione al Grand Théâtre Lumière. Non si tratta solo di una presenza simbolica, ma di un gesto politico e artistico che rafforza il valore già altissimo del film.

La storia si apre con una scena ordinaria, quasi dimessa: una famiglia viaggia di notte su un’auto sgangherata lungo una strada deserta. Il padre, Eghbal, investe un cane e il guasto che ne deriva li costringe a fermarsi in un’officina. Lì si trova Vahid, un uomo segnato dalla prigione, che riconosce nell’andatura claudicante del conducente — provocata da una protesi — il suo ex aguzzino. Da quel momento la narrazione vira bruscamente: Eghbal viene sequestrato, portato nel deserto e costretto a scavarsi la fossa. Ma Vahid non riesce a chiudere il cerchio: il dubbio si insinua, e con esso nasce la necessità di confermare quell’identità.

Un road movie atipico, claustrofobico e pieno di incertezze

Un simple accident diventa così un road movie atipico, claustrofobico e pieno di incertezze, costruito attraverso una serie di tappe che mettono in discussione ogni presunta verità. Vahid cerca testimoni tra gli ex detenuti che, come lui, hanno subito torture da parte dello stesso uomo: una fotografa, una giovane donna che si sta per sposare, una ex coppia. Tutti raccontano le stesse violenze, ma nessuno può affermare con sicurezza che quell’uomo — ora prigioniero e in silenzio — sia davvero il responsabile. In molti casi, l’unico ricordo che rimane è un dettaglio sensoriale: l’odore del sudore, un suono familiare, un’impressione fisica rimasta impressa nella memoria più del volto.

Il film riflette in modo diretto e tagliente su ciò che accade quando la giustizia istituzionale viene meno, e lascia spazio al sospetto, all’odio, alla tentazione di farsi giudici e carnefici. Ma al centro del racconto c’è sempre il dubbio, che non solo frena l’azione, ma la disarma. Anche quando tutti sembrano concordi sulla colpevolezza, resta la domanda: “E se ci sbagliassimo?”

Con mezzi limitati e attori in gran parte non professionisti, Panahi costruisce un’opera compatta, priva di orpelli, che lavora per sottrazione. La tensione cresce con naturalezza, grazie a una regia che dosa con precisione il tempo e lo spazio. Gli ambienti — quasi sempre chiusi o notturni — contribuiscono a creare un senso di isolamento e di precarietà. Il montaggio evita l’enfasi, mentre il suono ha un ruolo centrale: nel finale, un’inquadratura apparentemente neutra è resa disturbante proprio da ciò che si sente, non da ciò che si vede.

Come già accaduto in Taxi Teheran o No Bears, Panahi fa della semplicità un punto di forza. La messa in scena è scarna, ma ogni elemento — un’inquadratura fissa, un silenzio prolungato, un rumore fuori campo — ha un peso specifico. E se il film prende spunto da un’esperienza personale, Panahi evita l’autobiografismo diretto per costruire un racconto corale, in cui l’Iran contemporaneo è rappresentato attraverso una serie di volti e storie che si intrecciano nella precarietà della sopravvivenza.

Durante la conferenza stampa, Panahi ha parlato apertamente della propria detenzione nella famigerata prigione di Evin, raccontando condizioni di vita al limite dell’umano e interrogatori quotidiani. Ha spiegato come il film sia nato proprio da quella esperienza: «In un certo senso, non sono io ad aver fatto questo film. È la Repubblica Islamica che l’ha fatto, perché mi ha messo in carcere». E ha poi rivolto un pensiero ai colleghi e agli artisti che ancora oggi non possono lavorare: «Oggi sono qui con voi, ma dietro di me c’è un muro. E dietro quel muro ci sono ancora tanti altri che sono rimasti dentro».

Vendetta, giustizia, memoria e trauma senza retorica

Un simple accident è un film che parla di vendetta, giustizia, memoria e trauma, ma lo fa evitando la retorica. È un’opera che pone domande più che offrire risposte, e che racconta un Paese dove i confini tra vittima e carnefice si confondono, dove la verità è sempre filtrata dalla paura e dal dolore. Panahi firma così uno dei film più potenti e necessari della sua carriera: un’opera compatta, etica, politica, ma anche umanissima. E conferma ancora una volta la sua centralità in un cinema che resiste, anche quando tutto sembra spingerlo verso il silenzio.

Un set chiamato Italia: il podcast di cineturismo a cura di Simone Bracci

0

L’ultima stagione di Rocco Schiavone, ambientata in Val d’Aosta, nonostante la neve, è stata girata d’estate. Ad Arezzo i gestori dei negozi riconoscono ancora il piccolo protagonista de La vita è bella. Finché c’è prosecco c’è speranza è un progetto che nasce per raccontare il territorio vinicolo del Veneto e in Petra la terza protagonista è indubbiamente Genova. Roma è una città che si adatta a qualsiasi genere e Rimini…è la California d’Italia!

Queste e tante altre sono le curiosità che emergono in “Un set chiamato Italia”, rubrica podcast per Intesa OnAir in cui il produttore Simone Bracci racconta di volta in volta insieme a professionisti del settore dove e come sono stati girati alcuni successi del piccolo e grande schermo, facendo dei luoghi più belli d’Italia il loro set cinematografico. Dare importanza al nostro territorio: una mission per la quale Bracci lavora fin dalle sue prime produzioni, sottolineando sempre come sia necessario valorizzare ambiente, economia e infrastrutture, sia attraverso lo sguardo della camera che come formazione professionale.

Simone Bracci 2022Con la Mad Rocket Entertainment ha realizzato in co-produzione. In the trap e Shortcut per la regia di Alessio Liguori, due lungometraggi di respiro internazionale, ma interamente realizzati in Italia. Da esperto del settore, ma soprattutto da appassionato, nel 2017 ha pubblicato un saggio dedicato alla settima arte “La poetica del male” edito da Aracne.

Attualmente sta lavorando allo sviluppo di un lungometraggio e una docu-serie, in collaborazione con la società LSPG sempre legata al territorio italiano e a breve sarà online la seconda stagione di “Un set chiamato Italia”. I podcast sono disponibili sui canali di Intesa Sanpaolo e sulle principali piattaforme streaming, tra cui Google Podcast – Spotify – Apple Podcast.Mettetevi comodi e indossate le cuffie: pronti a partire insieme per questo nuovo viaggio?

Un sesto film per la saga di Twilight?

0

Twilight Lexicon, un fansite che ha una linea di comunicazione diretta con la Summit Entertainment, quindi abbastanza attendibile, ha pubblicato un RUMOR che, qualora fosse fondato farebbe la gioia di tutti i fan della saga romantico-vampiresca.

Un sesto film per la saga di Twilight?

0
Un sesto film per la saga di Twilight?

Twilight Lexicon, un fansite che ha una linea di comunicazione diretta con la Summit Entertainment, quindi abbastanza attendibile, ha pubblicato un RUMOR che, qualora fosse fondato farebbe la gioia di tutti i fan della saga romantico-vampiresca.

La notizia riguarderebbe la possibilità di un film tratto da La breve seconda vita di Bree Tanner, il romanzo breve di Stephenie Meyer uscito qualche mese fa, che amplia e approfondisce un episodio di Eclipse, il terzo romanzo (e film) della saga. L’ipotesi di un film sulla storia della giovane vampira Bree è rimbalzata da un sito australiano, What’s Playing, che la riferisce come una voce non confermata, sottolineando però che non c’è neppure un valido motivo per credere che sia falsa. Nessun regista o sceneggiatore è stato ancora associato a questo progetto. Può darsi che la Summit si sbottoni nelle prossime ore, ma per il momento mantiene un rigoroso silenzio stampa.

Intanto, la pre-produzione di Breaking Dawn è già iniziata nelle due location di Vancouver e Baton Rouge (Louisiana), mentre resta non confermata la terza location, a Rio de Janeiro.

Un serial killer per necessità per Park Chan-Wook

0

Il regista di Old Boy potrebbe curare la regia di The Axe, tratto dal romanzo di Donald Westlake: protagonista della storia è il manager Burke Devore che improvvisamente licenziato a seguito di tagli al personale, si troverà costretto a cercare un nuovo impiego: il problema è la serrata concorrenza, che il protagonista cercherà di vincere, eliminando fisicamente i probabili avversari.

Qualcuno se ne sarà già accordo: la trama è la stessa di Le Couperet (Cacciatore di teste) di Costa Gavras, uscito nel 2005 e infatti la fonte, il libro di Westlake, è la stessa. Il regista coreano, attualmente al lavoro su Stoker con Mia Wasikowska e Nicole Kidman, in fase di post-produzione, ha dichiarato in una recente intervista di voler continuare a girare film sia ad Hollywood che nella propria terra di origine.

Fonte: Empire

Un sequel per La Tigre e il Dragone

0
Un sequel per La Tigre e il Dragone

La casa di produzione The Weinstein Company ha annunciato questa mattina che, entro marzo 2014, avranno inizio in Asia le riprese del sequel de La Tigre e il Dragone, capolavoro del regista premio Oscar Ang Lee. La nuova pellicola, intitolata La Tigre e il Dragone II – Il grande Destino, sarà diretta da Yuen Wo Ping (già collaboratore della Weinstein per Iron Monkey, Kill Bill e Grandmaster), e come protagonisti vi saranno Donnie Yen nei panni di Silent Wolf e Michelle Yeoh in quelli di Yu Shu Lien.

La sceneggiatura, scritta da John Fusco (autore de Il Regno Proibito), è basata su Iron Knight, Silver Vase di Wang Du Lu, quinto libro nella saga dalla quale è tratto il primo film. A produrre il film vi saranno Harvey Weinstein e David Thwaites, Johnny Levin e Anthony Wong, con la Yucaipa Films come co-finanziatore.

Fonte: badtaste

Un sequel per La Talpa con Gary Oldman?

0
Un sequel per La Talpa con Gary Oldman?

La TalpaSembra che il produttore de La Talpa, Eric Fellner abbia messo in cantiere un sequel del bellissimo film dello scorso anno, che ha conferito a Gary Oldman la sua prima

Un sequel per Il Grande e potente Oz

0
Un sequel per Il Grande e potente Oz

Sull’onda del grande successo di critica e di pubblico delle ultime settimane, il team di produttori della Mouse House sta già pensando alla possibilità di un sequel de Il Grande e Potente Oz. In realtà sono già alcuni mesi che si parlava delle possibili nuove avventure del personaggio creato dalla penna dello scrittore L. Frank Baum, tanto che lo sceneggiatore Mitchell Kapner, recentemente alla ribalta con l’adattamento di Le 5 leggende di David Lindsay-Abaire, era già stato contattato per iniziare il progetto di un secondo capitolo.

Ovviamente non si ha ancora nessuna notizia riguardo alla possibile trama, la quale però sembra abbracciare un periodo di tempo che va dalla fine dell’attuale lungometraggio alle vicende protagoniste del celebre film Il mago di Oz del 1939 diretto da Victor Flaming ed interpretato da Judy Garland. In realtà però ci sarebbero numerosi problemi di diritti d’autore, dato che la Warner Bros detiene il copyright sul film del 1939 e non è decisa a concedere nessuna libertà creativa (lo stesso problema che la Disney sta affrontando da alcuni anni per un possibile sequel di Alice in Wonderland o addirittura di una versione horror della Bella Addormentata). Anche riguardo al cast per il momento sembra non trapelare nulla.

Con James Franco, Michelle Williams, Mila Kunis, Rachel Weisz, Abigail Spencer e Zach Braff e diretto da Sam Raimi (Spider-Man). Il Grande e Potente Oz arriva in Italia al cinema a marzo 2013. Quando Oscar Diggs (James Franco), il mago di un piccolo circo, grazie ad un trucchetto di troppo, si ritrova nel fantastico mondo di Oz, dovrà trasformarsi davvero nel grande e potente Mago, oltre che in un uomo migliore.

Fonte: Empire