Un uomo residente del Missouri è
stato condannato a passare due anni in prigione e pagare una multa
per aver registrato illegalmente Il Cavaliere
Oscuro con una videocamera, stampando poi DVD
illegali e vendendoli nel 2008.
L’uomo, che è stato accusato dopo
una indagine della MPAA (Motion Picture
Association), dovrà pagare una multa di 24mila dollari e passare 24
mesi in prigione, e poi tre anni di libertà vigilata.
Dopo la condanna, il vice
presidente della divisione “protezione dei contenuti” dell’MPAA
Mike Robinson ha voluto così commentare:
Questo furto di film tramite la
registrazione con videocamera è una minaccia molto seria alla
salute dell’industria cinematografica, che dà lavoro a 2.4 milioni
di americani. E’ una sentenza adeguata alla serietà del crimine,
speriamo serva da esempio verso coloro i quali intendono rubare i
film.
Omar Sy,
soprannominato l’Eddy Murphy francese torna a far
ridere il suo pubblico che l’ha amato in Quasi Amici e che lo ritrova qui in
un buddy-movie a base di inseguimenti e sparatorie nei quartieri
alla periferia di Parigi. In Due Agenti Molto
Speciali, Omar Sy, con semplicità e
tanta ironia, diventa un poliziotto nato e cresciuto a Bodigny che
per ragioni professionali si troverà a lavorare a stretto contatto
con un damerino degli uffici di polizia parigina, interpretato da
Laurent Lafitte.
Un mattino a Bobigny, nei pressi di
una bisca clandestina, viene ritrovato il corpo senza vita di
Eponine Chaligny, moglie dell’influente premier francese Jean-Éric
Chaligny, e sospettata di intrattenere rapporti economici in nero
con gli organizzatori delle serate di gioco d’azzardo. Da quel
momento si intersecano due mondi radicalmente opposti: quello di
Ousmane Diakité, agente di polizia della sezione finanziaria di
Bobigny, e quello di François Monge, capitano della famosa polizia
criminale di Parigi.
Il regista David
Charhon, co-autore della sceneggiatura, ci racconta con
una regia piuttosto classica una storia già vista, che forse
acquista un po’ di freschezza solo perché ambientata a Parigi e non
nelle più classiche metropoli statunitensi, vero luogo deputato del
buddy movie. Inseguimenti e battute di spirito si susseguono in
maniera abbastanza equilibrata, dando al film una particolare
leggerezza che si rivela essere la chiave di volta del film.
Due Agenti Molto Special, il film
Punto di forza del film è
ovviamente il suo protagonista, Omar Sy, che con
la faccia pulita e il sorriso sincero riesce a farci divertire con
semplicità e misura, quasi come se sullo schermo ci fosse un nostro
amico, una persona che conosciamo e alla quale siamo legati. Ma un
buon protagonista non può nulla senza una spalla all’altezza, e
infatti Lafitte, famoso e amato attore di commedia francese, si
rivela perfetto per completare in maniera complementare il
carattere impulsivo e schietto del suo collega sullo schermo.
Unico scopo del racconto,
costellato anche di riferimenti al potere e alla classe dirigente
francese, è quello di intrattenere in pubblico con una storia ben
raccontata e costruita su ottimi tempi comici che Sy scandisce con
proprietà, anche quando è il momento di passare all’azione e
mettere al servizio del film le sue doti atletiche grazie alla
virata action che ben presto il film rivela.
Due Agenti Molto
Speciali è una commedia leggera e divertente, che nel
finale lascia intendere, forse, la nascita di un nuovo franchise
comic-action targato Francia.
Nel 2017 la Disney
riporterà i suoi fan, vecchi e nuovi, a Paperopoli, per una nuova
serie dei DuckTales – Avventure di
paperi.
Come chi ha circa 30 anni sa bene,
DuckTales – Avventure di paperi è una
serie animata della Disney andata in onda tra gli anni Ottanta e
Novanta. La nuova serie andrà in onda su Disney XD.
Non si hanno ancora troppi dettagli
in merito, ma possiamo immaginare che vedremo nello show tutti i
protagonisti della vecchia serie tv: Paperon de’ Paperoni,
Qui, Quo, Qua, Gaia, Jet
McQuark, Beninta Beakley, Archie,
Cuordipietra Famedoro, Archimede Pitagorico,
Miss Paperett, Paperino, Fenton
Paperconchiglia, Gastone Paperone.
L’attesa è finita! La nuovissima e
divertente serie TV Ducktales, ispirata
all’omonimo successo premiato con l’Emmy Award negli anni ’80 che
conquistò un’intera generazione di spettatori, arriverà in
esclusiva su Disney Channel (canale 613 disponibile solo su Sky)
dal 26 novembrecon un nuovo episodio ogni
domenica alle ore 19.45. Le avventure di
Ducktales, vivranno anche sul settimanale
Topolino che pubblicherà le storie a fumetti, disegnate
dagli italiani Luca Usai e Gianfranco Florio con la supervisione di
Marco Ghiglione, ambientate nello stesso universo della serie TV ma
completamente originali.
Protagonisti delle rocambolesche
avventure animate attorno al globo sono ancora una volta il papero
più ricco del mondo Paperon de’ Paperoni, i suoi curiosi e
scatenati nipotini Qui, Quo e Qua, e l’ottimista ma sfortunato
Paperino. Torneranno anche gli altri amatissimi personaggi come il
maggiordomo Archie, Archimede Pitagorico, Jet McQuack, Cuordipietra
Famedoro, Amelia la fattucchiera e Gennarino, Mamma Bass e la Banda
Bassotti (Burger e Boxy Bass), Tata Beakley e Gaia Vanderquack.
DuckTales occupa un posto
speciale nella storia dell’animazione televisiva Disney: la serie
era ispirata ai fumetti di Carl Barks, una vera leggenda Disney, e
grazie alle abilità narrative e artistiche dei suoi disegnatori
pose le basi per numerosi prodotti di intrattenimento animati
capaci di conquistare sia i bambini che gli adulti. La serie
regalerà la medesima energia e lo stesso spirito avventuroso a una
nuova generazione.
La serie sarà composta da 25
episodi da 22 minuti ciascuno e arriverà in esclusiva su
Disney Channel(canale 613 disponibile
solo su Sky)dal 26 novembre ogni domenica alle
ore 19.45.
Al Festival Internazionale del film
di Roma 2012, arriva un’altra leggenda del cinema asiatico, stiamo
parlando del maestro dell’action Johnnie To.
Infatti, è l’ultimo lavoro del regista di Honk Kong, Drug
War, il secondo film a sorpresa in concorso all’edizione
2012 del Festival Internazionale del film di Roma diretta da
Marco Mueller.
La pellicola intitolata
Drug War racconta di Ming, cinico trafficante di
droga, che si schianta in auto contro un negozio dopo l’esplosione
del suo laboratorio dove si fabbrica eroina. Si salva la vita, ma
ha la moglie e il cognato bloccati dentro la fabbrica. Lei,
funzionario di polizia intelligente e attento, prova a rintracciare
gli altri criminali offrendo a Ming l’opportunità di ridurre la
pena detentiva. Ming decide di aiutarlo, tradendo tutti i suoi
fratelli, ma all’ultimo minuto… Un viaggio all’interno del
labirinto di mafia e traffici illegali, il primo film cinese che
osa parlare apertamente di droga.
Drug War, il film
Drug War dispiega
gran parte degli elementi più iconici del cinema di Johnnie
To che negli anni è diventato un grande specialista del
poliziesco e del Noir, riuscendo a incasellare con una certa
continuità i suoi film fra le migliori performace d’azione degli
ultimi decenni, ricevendo il doveroso riconoscimento sia dal
pubblico che dalla critica. Nonostante ciò Drug
War rappresenterà forse un bivio per l’autore
asiatico che qui per la prima volta rinuncia a virtuosismi e
all’attenzione maniacale per l’estetica e la regia a favore della
narrazione e soprattutto della recitazioni. Infatti,
nell’evolversi della storia la pellicola si dimostra un film di
recitazione e di avvenimenti più che di sequenze e di regia; cosa
che forse avviene per la prima volta nella filmografia del regista,
tanto da relegarsi troppo a semplice narratore e perdendo quel
qualcosa in più che contraddistingueva i suoi film.
Il risultato è si un ottimo film di
genere che fa della recitazione e della storia la sua vocazione
principale ma che, anche per questo motivo, a molti potrà sembrare
un po’ semplicistico e forse un po’ piatto. In ogni caso, rimane
comunque un coraggioso affresco del problema della droga che
attanaglia anche la Cina e il continente asiatico. Un racconto
sincero e veritiero di questo male ormai incurabile che affligge le
esistenze di questo mondo. Nota estremamente positiva è la sequenza
finale colma di tensione e di proiettili impazziti, che non sarà
certo una delle migliori sequenze nella filmografia del regista, ma
che certamente farà felici gli amanti del genere.
Apple TV+
ha annunciato oggi l’acquisizione di “Drops of
God“, la nuova dramedy multilingue franco-giapponese
di Legendary Entertainment, adattata dall’omonima serie manga
giapponese bestseller del New York Times, creata e scritta dal
pluripremiato Tadashi Agi, con artwork di Shu Okimoto e
pubblicata da Kodansha. Composta da otto episodi,
“Drops of God” è interpretata da
Fleur Geffrier (“Das Boot”, “Elle”) nei panni di
Camille Léger e Tomohisa Yamashita (“The Head”,
“Tokyo Vice”, “Alice in Borderland”) nei panni di Issei Tomine
ed è prodotta da Les Productions Dynamic in associazione con
22H22 e Adline Entertainment.
Drops of God, la
trama
La serie si apre con il mondo della
gastronomia e dei vini pregiati in lutto perché Alexandre Léger,
creatore della famosa Léger Wine Guide e figura emblematica
dell’enologia, è appena morto nella sua casa di Tokyo all’età di 60
anni. Il compianto Alexandre lascia una figlia, Camille (Fleur
Geffrier), che vive a Parigi e non vede il padre dalla separazione
dei suoi genitori, avvenuta quando lei aveva nove anni. Camille
vola a Tokyo per assistere alla lettura del testamento di Léger e
scopre che suo padre le ha lasciato una straordinaria collezione di
vini, la più grande al mondo secondo gli esperti. Ma, per
rivendicare l’eredità, Camille deve competere con un giovane e
brillante enologo, Issei Tomine (Tomohisa Yamashita), che suo padre
ha preso sotto la sua ala protettrice e che nel testamento di Léger
viene indicato come il suo “figlio spirituale”. Ma la sua
connessione con Issei è realmente solo spirituale?
Scritto e ideato da Quoc Dang Tran (“Marianne”, “Parallel”),
prodotto da Klaus Zimmermann (“Borgia”, “Trapped”) e diretto da
Oded Ruskin (“No Man’s Land”, “Absentia”), “Drops of God” uscirà
nel 2023 su Apple TV+,
Giappone escluso. La serie è presentata in collaborazione con
France Télévisions e Hulu Japan.
Kodansha, una delle più grandi case editrici giapponesi, è stata
fondata nel 1909 e a oggi vanta una vasta gamma di attività
editoriali. Da sempre impegnata nella promozione della
lettura, offre numerosi premi letterari, come il Premio Noma e il
Premio Yoshikawa, che riconoscono agli autori di maggior talento i
contributi per il miglioramento della cultura editoriale.
Si intitolerà It Had to Be You, Drop Dead
Diva 6×13, la tredicesima puntata della sesta stagione
della serie televisiva targata lifetime.
In Drop
Dead Diva
6×13, Owen e Kim cercano
di parlare a Jane della sua relazione
con Ian e di quello che non va,
mentre Teri scopre che è
stato Ian a sabotare la sua performance
ed a toglierle ogni possibilità di successo ed
infine Owen e Jane si
ritrovano ad avere opinioni divergenti su un caso.
Drop Dead
Diva è una serie
televisiva statunitense prodotta dal 2009.
Creata da Josh
Berman, la serie mescola la commedia, il
genere fantasy e il legal drama, e
racconta le vicende di Deb Dobkins, un’aspirantemodella che,
dopo essere rimasta uccisa in un incidente d’auto,
si reincarna nel corpo di Jane Bingum,
un’avvocatessa goffa e sovrappeso.
La serie è stata
trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti
da Lifetime dal 12 luglio 2009. In lingua
italiana è trasmessa dall’11 gennaio2011,
in Italia dal canale in chiaro Cielo e da
quello satellitare Fox Life, mentre nella Svizzera
italiana da RSI LA1. Il 2 marzo 2013 la serie è
stata rinnovata per una quinta stagione.
Si intitolerà Hero, Drop Dead
Diva 6×12, la dodicesima puntata della sesta stagione della
serie televisiva Drop Dead Diva.
In Drop Dead Diva
6×12, Kim ed Owen rimangono
totalmente sconcertanti e non forniscono alcun tipo di supporto
alla nuova e turbolenta relazione amorosa
di Jane; nel frattempo, dopo
che Kim viene salvata da una rapina da
un supereroe mascherato, finisce per rappresentare l’uomo del
mistero quando quest’ultimo viene citato in giudizio dal rapinatore
ed infine, Jane rappresenta una madre il
cui figlio è morto sul campo di football.
A
Venezia 75 viene presentato il film di chiusura,
Driven di Nick Hamm, in
conclusione di una maratona cinematografica assai ricca e piena di
titoli interessanti. Driven arriva però alla fine
di una giornata di proiezioni povera rispetto al palinsesto dei
giorni precedenti, forse per una scelta mirata, visto
l’accavallarsi con il festival di Toronto. Alla fine della
proiezione è stato presentato anche il backstage, che racconta
alcuni difficili momenti della realizzazione.
Driven è la storia
intrecciata di due persone, molto distanti tra loro, ma che uno
strano gioco del destino porterà a fondere le loro vite. Siamo
nella metà degli anni Settanta, Jim Hoffman è un
pilota, implicato in un colossale traffico di droga, nel quale non
esita a coinvolgere la sua famiglia, mentre John
DeLorean, suo vicino di casa, è un geniale e ricco
progettista di automobili, con un passato glorioso e il sogno di
produrre l’auto che rivoluzionerà per sempre il mercato. Jim è
strettamente sorvegliato dall’FBI, che in cambio della libertà lo
sfrutta come informatore. DeLorean invece è alla ricerca di
capitali per finanziare il suo ambizioso progetto. Inutile dire che
sarà l’inizio di un gioco complesso, che sfuggirà di mano,
infrangendo le leggi, l’etica e l’amicizia.
Il regista Nick
Hamm dice di aver voluto raccontare la storia di due
uomini così bisognosi dell’essere vincitori, da arrivare a
distruggere famiglia e amicizia. L’interrogativo al centro
del suo film è se DeLorean sia un truffatore o un genio della
creatività e viceversa, se Jim sia un criminale o una persona
sincera e di cuore.
Il film gioca bene con questi
interrogativi, ruotando attorno a quell’automobile avveniristica
dalle ali di gabbiano, diventata famosa solamente perché scelta
come macchina del tempo in Ritorno al futuro di Robert
Zemeckis. Peccato che in realtà quel costosissimo veicolo
sia stato un autentico fallimento, pieno di problemi strutturali e
malfunzionante fin dall’uscita dalla fabbrica. Nel film ci sono
molti momenti con battute, neanche troppo velate, sulla DeLorean
come macchina del tempo, futuro e viaggi lontani.
Driven è un film
ben congeniato, diretto con mano sicura e ben interpretato, in
maniera sorniona, beffarda, a volte esagerata, ma credibile.
Nonostante la confezione appetitosa, la musica rock coinvolgente e
perfettamente correlata al montaggio, la divertente ricostruzione
caricaturale degli anni Settanta e l’imbastimento di un riuscito
connubio tra commedia e poliziesco, stenta però a coinvolgere anche
chi non è troppo appassionato all’industria delle automobili.
È online il primo trailer ufficiale
di Driven, biopic dedicato alla figura di
John DeLorean, imprenditore e fondatore della casa
automobilistica DeLorean Motor Company che nella sua breve storia
riuscì a produrre un unico modello poi divenuto celebre grazie a
Ritorno al Futuro nel 1984.
Nel film Lee Pace
interpreta il protagonista affiancato da Jason
Sudekis, Judy Greer, Isabel
Arraiza, Corey Stoll, Justin
Bartha, Michael Cudlitz, Tara
Summers, e Iddo Goldberg.
Presentato in anteprima a Venezia lo
scorso anno e diretto da Nick Hamm,
Driven arriverà nelle sale americane il prossimo
16 agosto.
Di seguito la sinossi:
Ambientato nei primi anni ’80 in
California, la storia segue la rapida ascesa del ragazzo d’oro
dell’industria automobilistica, John DeLorean e della sua iconica
DeLorean Motor Company, filtrata attraverso gli occhi
dell’affascinante pilota diventato informatore dell’FBI, Jim
Hoffman. DeLorean infatti si trova costretto a rivolgersi a
spiacevoli attività criminali per salvare la società in
bancarotta, e insieme a Hoffman entra in un circolo di trafficanti
di cocaina.
Il racconto di vere vicende ispirate
all’ambito dell’automobilismo è stato oggetto di numerosi film nel
corso della storia del cinema. Due tra i titoli più recenti sono
Rush, dedicato alla
rivalità tra Niki Lauda e James Hunt, e Le Mans ’66 – La grande
sfida, incentrato invece sugli ingegneri della
Ford alle prese con la realizzazione di un’auto in grado di battere
la temuta Ferrari. Proprio su Enzo Ferrari il regista
Michael Mann sta ora realizzando un biopic, ma in
attesa di poterlo vedere, un altro film appartenente a questo
filone da recuperare è Driven – Il caso
DeLorean (qui la recensione).
Film di chiusura del Festival di
Venezia nel 2018, questo lungometraggio diretto da Nick
Hamm (regista del thriller The Hole e dell’horror
Godsend – Il male è
rinato) va a raccontare la vita di John
DeLorean, l’imprenditore fondatore della nota casa
automobilistica. L’obiettivo era quello di entrare dentro gli
eventi che portarono alla realizzazione della celebre automobile,
consacratasi nell’immaginario collettivo grazie al suo ruolo nella
trilogia di Ritorno al futuro.
Nonostante sia ispirato ad una storia vera, però, il film è noto
per essersi preso diverse libertà nel raccontare tale vicenda.
Ciò non toglie che il film sia
particolarmente godibile, mescolando commedia, dramma ed elementi
thriller. Per gli appassionati di questo ambito, dunque, è un film
da recuperare per sapere qualcosa di più sulla storia dietro la
celebre automobile. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e la
vera storia dietro al film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
Driven – Il caso DeLorean:
la trama e il cast del film
Protagonisti del film sono
Jim Hoffman, ex pilota di aerei, narcotrafficante
e ora informatore dell’FBI, e John DeLorean, il
folle e geniale inventore dell’omonima casa automobilistica. Quando
i due uomini, dalle vite e abitudini profondamente diverse, si
incontrano, DeLorean è in procinto di rilasciare il primo e unico
modello della sua società, ovvero la celebre DMC-12. Divenuti
amici, l’imprenditore decide di coinvolgere Hoffman nei suoi
affari, senza sapere però che questi ha ricevuto l’incarico
dall’FBI di tenerlo d’occhio, in quanto sospettato di essere
coinvolto in un traffico di cocaina. Ben presto, i rapporti tra i
due diverranno così stretti da rendere le rispettive operazioni
estremamente complesse.
Ad interpretare John DeLorean si
ritrova l’attore Lee Pace,
celebre per aver interpretato il Re degli Elfi Thranduil nella
trilogia di Lo Hobbit e Ronan l’Accusatore nel Marvel Cinematic Universe. Nei
panni di Jim Hoffman, invece, vi è l’attore Jason Sudeikis,
oggi noto per la serie Ted
Lasso. Nel cast si ritrovano poi anche Judy
Greer nei panni di Ellen, la moglie di Jim, e Corey Stoll, in
quelli dell’agente FBI Benedict J. Tisa. Gli attori Michael
Cudlitz, noto per essere stato Abraham in The Walking
Dead, ed Erin Moriarty, Stargirl nella serie
The Boys, interpretano invece il narcotrafficante Morgan
Hetrick e la sua ragazza Katy Connors.
Driven – Il caso DeLorean:
la vera storia dietro al film
La vita di John DeLorean è ricca di
peripezie e guai imprevedibili, i quali non hanno però mai del
tutto scalfito le grandi ambizioni e i grandi sogni posseduti
dall’imprenditore. Emigrato dalla Romania agli Stati Uniti all’età
di vent’anni, DeLorean svolse da prima un master alla Chrysler, per
poi ricoprire ruoli di rilievo alla General Motors e alla
Chevrolet. Con l’esperienza accumulata, egli diede vita nel 1975
alla DeLorean Motor Company, la quale però riuscì
a produrre un solo modello, la celebre DMC-12, divenuta famosa
grazie al film del 1985 Ritorno al futuro, dove è
utilizzata come macchina del tempo. La realizzazione dell’auto
segnò però per DeLorean l’inizio di tanti problemi.
Dei ritardi nella produzione fecero
sì che l’auto non arrivasse sul mercato prima del 1981, in un
momento in cui questo era caratterizzato da una certa crisi. Le
tiepide recensioni ottenute dall’auto portarono a scarse vendite,
mettendo in difficoltà l’azienda e impedendo a DeLorean di
recuperare i 175 milioni di dollari investiti nella realizzazione
della vettura. Maggiori guai ebbero però inizio quando,
nell’ottobre del 1982, DeLorean venne accusato di traffico di
cocaina dall’informatore dell’FBI James Hoffman. Questi, un ex
vicino di casa di DeLorean, ha riferito ai suoi superiori dell’FBI
che l’imprenditore si era avvicinato a lui per chiedergli di
organizzare un affare di cocaina. In verità, Hoffman aveva chiamato
DeLorean e suggerito l’accordo, a cui DeLorean ha abboccato.
Hoffman ha poi anche affermato di
essere stato a conoscenza dei problemi finanziari di DeLorean prima
di contattarlo e di averlo sentito ammettere che aveva urgente
bisogno di 17 milioni di dollari per prevenire l’imminente
insolvenza di DMC. Proprio per via di tale elemento, nel 1984
DeLorean fu ritenuto non colpevole, in quanto ingiustamente posto
in una trappola. A quel punto, però, la DMC aveva già dichiarato
bancarotta e la reputazione di DeLorean era irrevocabilmente
compromessa. Abbandonato il settore automobilistico, DeLorean morì
nel 2005 per via di un ictus, con la consapevolezza però che quella
sua unica auto realizzata sarebbe rimasta nella storia.
Driven – Il caso DeLorean:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Driven – Il caso DeLorean grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema e Apple iTunes.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di venerdì 17 giugno alle
ore 21:30 sul canale Rai 3.
Driver è un uomo
gentile e silenzioso, fa lo stuntman professionista e per
arrotondare si presta a fare da ‘autista’ ai rapinatori che devono
lasciare il luogo del crimine in pochi minuti. Ma per tutti arriva
il momento delle scelte sbagliate, e per Driver
sarà la rapina sbagliata, che lo trascinerà in un bagno di
sangue.
Il decantato Drive
del bravissimo Nicolas Winding Refn arriva anche
in Italia, in 300 copie, con tutte le aspettative che gli hanno
messo addosso i critici che l’hanno già visto a Cannes e
soprattutto la Palma alla regia per l’olandese Refn. Il film, con
atmosfere che ricordano molto gli anni ’80, e un cast in stato di
grazia racconta con ansiolitica lentezza una storia cruda e nemmeno
troppo complessa, ma sullo schermo straordinaria. Una città cupa,
almeno quanto gli animi dei protagonisti, fa da perfetta cornice a
un uomo con la sua auto e a tutta la violenza che riesce a
scatenare la vendetta e la paura, ma anche l’amore. Un amore che
per brevissime sequenze regala al film una profondità emotiva
davvero impensabile, un contrasto interessante che impreziosisce la
storia. Grande importanza viene data alla musica, molto
invadente ed onnipresente che aiuta la costruzione della suspance,
cifra distintiva si dall’inconsapevole inizio.
Drive, il film
Bellissime le interpretazioni, a
partire dalla delicata Carey Mulligan, passando dal truce Ron
Perlman, fino al grande silenzioso protagonista, Ryan Gosling che ipnotizza con i suoi silenzi
e folgora con le sue parole. Intrecciando in diversi punti il
presente con il prossimo futuro, Refn realizza una
struttura filmica molto dinamica, che non sacrifica il peso e la
durata di ogni inquadratura e che coinvolge e stravolge.
Lo scoppio della brutale violenza
che si concentra in diversi momenti paralizza e disgusta ma mai ci
fa mettere in dubbio la fondamentale gentilezza di questo laconico
Driver. Con una grande leggerezza
Refn si muove sia nello stretto abitacolo di una
macchina sia alle sue spalle, segue con movimenti fluidi i
personaggi in camere e corridoi, senza mai alterare il suo racconto
anche quando il sangue scorre a fiumi. Belle le luci, cupe e calde,
che raccontano, insieme agli intensi sguardi di Gosling una vita in
bilico.
Quando si ha a che fare con un duo
di registi dallo stile fortemente distintivo, si può essere portati
a chiedersi se certe loro caratteristiche siano proprie di entrambi
o se siano da attribuire all’uno o all’altro. Per quanto riguarda i
fratelli Joel e Ethan Coen,
sappiamo che entrambi condividono il gusto per il grottesco, per
l’umorismo nero, per i personaggi sopra le righe ma anche per la
profonda drammaticità di certe situazioni. Quando hanno annunciato
una pausa nella loro collaborazione, è però inevitabilmente sorta
la curiosità di scoprire in che modo la rispettive personalità si
sarebbero manifestate negli annunciati progetti in solitaria. Con
Drive-Away
Dolls, diretto da Ethan, abbiamo ora una prima
risposta.
Primo lavoro da regista per il Coen
più giovane, che lo ha anche scritto a quattro mani insieme alla
moglie Tricia Cooke, questo si presenta come un
compendio delle cifre stilistiche per cui i due fratelli sono
conosciuti, con una però forte prevalenza di umorismo grottesco se
non talvolta anche demenziale. Con Drive-Away
Dolls siamo infatti dalle parti di Burn After Reading o di
Ave, Cesare!, con un tono dunque leggero e scanzonato che
accompagna un buddy movie che è anche road movie
e che, tra elementi di assurdità e nonsense per cui si chiede allo
spettatore di stare al gioco, arriva a svelarsi come un’opera più
che godibile.
Geraldine Viswanatha e Margaret Qualley in una scena di Drive-Away
Dolls.
La trama di Drive-Away Dolls
Protagoniste di questa folle
pellicola sono Jamie (Margaret
Qualley), una ragazza del Texas, lesbica e dallo spirito
estremamente libero, da poco tornata single a seguito dell’ennesimo
tradimento; e la sua timida e rigida amica Marian
(Geraldine Viswanathan), che ha invece un
disperato bisogno di ritrovare la felicità e, secondo Jamie, anche
finire a letto con una donna. In cerca di un nuovo inizio, le due
si avventurano in un improvvisato viaggio con un auto a noleggio
verso Tallahassee, ma le cose precipitano rapidamente quando
scoprono che nel portabagagli c’è una valigetta dal contenuto
estremamente importante e che un gruppo di ambigui personaggi sono
alle loro calcagna per cercare di recuperarla.
Ethan Coen è un regista divertito che diverte
Come si accennava, gli elementi
propri del cinema dei Coen ci sono tutti: personaggi sopra le righe
– su cui spicca la personalità larger than life di Jamie
-, una catena di imprevisti ed equivoci e anche quella comicità
spesso illogica che però proprio per questo diverte. Ethan Coen
ambienta inoltre il film nel 1999 e vi fa così confluire volentieri
anche tutta un’altra serie di caratteristiche proprie di un certo
cinema di quel decennio, tra elementi queer, pulp e da film indie.
Impossibile non riconoscere certi omaggi al cinema di Quentin Tarantino, da precise inquadrature
alla scrittura di certi personaggi, come anche alla celebre
valigetta di Pulp Fiction. Coen dunque si sbizzarrisce e si
diverte, adottando anche soluzioni estetiche ardite con cui omaggia
l’estetica dei B-Movies e riuscendo a trasmettere il proprio
entusiasmo.
Drive-Away
Dolls si svela quindi come compendio di un’epoca e del suo
cinema, collocando tutto ciò in un racconto volutamente esile,
privo di particolari sovrastrutture ma che prendendo a piene mani
da certi stereotipi si concentra sul lavorare all’interno di essi
per ricavarne qualcosa di nuovo. Jamie e Marian non sono infatti
altro che una strana coppia, l’estroversa casinara e l’introversa
amante della lettura, ma per entrambe nel corso del racconto si
sviluppano situazioni che permettono una loro non banale
evoluzione. La bravura e la generosità di Qualley e Viswanathan
permette inoltre di far sì che gli angoli dei rispettivi stereotipi
vengano smussati, restituendo due personaggi a cui ci si affeziona
subito.
Geraldine Viswanatha, Margaret Qualley e Beanie Feldstein in una
scena di Drive-Away Dolls.
Le irresistibili protagoniste di Drive-Away Dolls
Se Drive-Away
Dolls è il film divertente e riuscito che è, il merito va
dunque anche alle due protagoniste. Margaret
Qualley, che già negli ultimi anni si è fatta notare tra
C’era una volta a… Hollywood e la miniserie Maid, si confronta stavolta con un personaggio
difficile, continuamente sopra le righe ma da lei caratterizzato
nella misura in cui non risulta né fastidioso né irrealistico.
Geraldine Viswanathan, vista invece in Giù le mani dalle nostre figlie e nella serie
Miracle Workers, è al contrario chiamata a lavorare in
sottrazione, in opposizione alla strabordante fisicità della sua
co-protagonista, riuscendo ad evitare il rischio di venirne
oscurata infondendo tanta umanità e fragilità nella rigidità di
Marian.
E mentre attorno a loro si alternano
cameo di Pedro Pascal e Matt Damon, la nevrotica ex di Jamie
(interpretata da una sempre magnifica Beanie Feldstein), l’esilarante
pedinamento di due loschi ceffi, sequenze psichedeliche in cui fa
capolino Miley Cyrus e sesso saffico a gogo, si
arricchisce sempre di più il rapporto che le lega e che conferisce
una nota di dolcezza e sensualità a tutte le assurdità e il
nonsense che Drive-Away
Dolls offre. Probabilmente un racconto di questo tipo
potrebbe non essere da tutti ben accetto, ma come già visto
succedere nella filmografia dei Coen, si chiede qui di sospendere
la propria reticenza o incredulità, abbandonandosi ad un viaggio
coinvolgente proprio per svincolato da ogni regola.
Universal Pictures International
Italy ha diffuso la prima clip tratta da Drive-Away
Dolls, l’originale commedia on the road prodotta da Working
Title e diretta da Ethan Coen, che l’ha scritta e prodotta
insieme alla moglie Tricia Cooke e che debutta qui da solista
per il suo primo film di finzione senza il fratello
Joel.
Drive-Away
Dolls arriverà nelle sale italiane dal 7 marzo esclusivamente
in edizione originale sottotitolata, e a una settimana dal
debutto in Italia ne diffondiamo una divertente clip che vede
protagonista la prudente e riservata Marian (interpretata dalla
brillante Geraldine Viswanathan).
Drive-Away
Dolls è un’avventura in stile Thelma & Louise, ricca di
suspense e scandalosamente divertente, con personaggi bizzarri che
ricordano lo stile dei fratelli Coen ma con nuovi tratti distintivi
grazie all’apporto di Tricia Cooke. Protagoniste sono Margaret
Qualley – attrice tra le più talentuose della nuova
generazione, figlia d’arte e vista recentemente in Povere Creature e Sanctuary
– qui nel ruolo di Jamie, uno sfrenato spirito libero che si
dispera per l’ennesima rottura con una ragazza, e la rising star
australiana Geraldine Viswanathan – recentemente aggiuntasi
al cast di Thunderbolts della Marvel – che interpreta la sua
timida amica Marian con un disperato bisogno di lasciarsi andare.
In cerca di un nuovo inizio, le due intraprendono un viaggio
improvvisato a Tallahassee in Florida, ma le cose precipiteranno
rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti criminali durante
il tragitto.
Completano il cast Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Bill Camp, Pedro Pascal e Matt Damon
protagonisti di due memorabili cameo. Per la prima volta
Universal Pictures International Italy distribuirà il titolo al
cinema in Italia esclusivamente in versione originale sottotitolata
per offrire una visione ancora più “autentica” del film.
La trama di Drive-Away Dolls
Jamie è uno sfrenato spirito libero
che si dispera per l’ennesima rottura con una fidanzata, mentre la
sua timida amica Marian ha un disperato bisogno di lasciarsi
andare. In cerca di un nuovo inizio, le due si avventurano in un
viaggio improvvisato verso Tallahassee in Florida, ma le cose
precipitano rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti
criminali durante il tragitto.
Dopo il debutto da solista di
Joel Coen con Macbeth, è ora arrivato il
turno di Ethan Coen, pronto a dirigere senza il
fratello il film Drive-Away
Dolls, che arriverà nei cinema il 22
settembre 2023. Acquisito dalla Focus
Features, ma con la Universal che si
occuperà della distribuzione internazionale, il film racconta la
storia dello spirito libero Jamie, che affronta la sua ultima
rottura sentimentale intraprendendo un viaggio improvvisato a
Tallahassee con la sua amica Marian. Lungo la strada incontreranno
però un gruppo di criminali inetti (un marchio di fabbrica dei
Coen) che complicano notevolmente il loro viaggio.
Drive-Away
Dolls vanta un cast ricco di attori emergenti e
nomi affermati, tra cui Margaret Qualley
(C’era una volta a Hollywood), Geraldine
Viswanathan (Blockers), Beanie
Feldstein (La rivincità delle sfigate),
Colman Domingo (Euphoria), Bill
Camp (Joker) e ora anche Pedro Pascal
(The Mandalorian) e Matt Damon
(Air). Un cast a dir
poco stellare, dove però non è ancora stato annunciato chi
ricoprirà i ruoli indicati dalla sinossi. Molto probabile, però,
che uno tra Damon e Pascal avrà il ruolo di protagonista.
Il film è stato scritto da Coen
insieme a sua moglie, la montatrice Tricia Cooke,
che ha già lavorato a molti dei film precedenti dei fratelli Coen.
Ethan, Cooke, Robert Graf, Tim
Bevan ed Eric Fellner produrranno. Il
film sarà prodotto poi dalla Working Title
Pictures, che ha partecipato alla realizzazione di altri
film dei Coen, tra cui Hail, Caesar!. La data d’uscita del
film spinge a pensare che possa entrare a far parte della selezione
ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, dove i Coen erano già
stati in concorso nel 2018 con il loro La ballatta di Buster
Scruggs. Non resta dunque che attendere per avere maggiori
informazioni.
Drive-Away
Dolls, il nuovo film di Ethan Coen, il suo primo senza il
fratello Joel accanto a lui, è una commedia
poliziesca con protagoniste Margaret Qualley e
Geraldine Viswanathan, ma anche Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Matt Damon e
Pedro Pascal.
Il primo trailer del film è stato rilasciato questa settimana e
sembra un classico caper-movie, ovvero un film basato
sull’organizzazione di un furto, con un tocco giovanile.
La sinossi del film Drive-Away
Dolls recita infatti: “Scritta da Ethan Coen
e Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie (Qualley), uno spirito
libero disinibito che lamenta l’ennesima rottura con una ragazza, e
la sua pudica amica Marian (Viswanathan) che ha un disperato
bisogno di rilassarsi. Alla ricerca di un nuovo inizio, i due si
imbarcano in un viaggio improvvisato a Tallahassee, ma le cose
vanno presto male quando incontrano un gruppo di criminali inetti
lungo la strada.“
Drive-Away Dolls, il
primo film di Ethan Coen dopo la pausa dal cinema
Nel 2019 Ethan Coen aveva annunciato di volersi prendere
una pausa a tempo indeterminato dal cinema. A quel tempo ha
spiegato che si stava prendendo una pausa in modo da poter
perseguire altri interessi. L’anno scorso, il regista ha motivato
la decisione di smettere di fare film con suo fratello Joel
semplicemente perché non si divertiva più. Parlando con l’AP
(tramite The Wrap), Coen ha infatti spiegato che il cinema era
diventato più un lavoro che una passione ed è per questo che aveva
bisogno di fare un passo indietro.
“Inizi quando sei un bambino e
vuoi fare un film“, ha detto Coen. “Tutto è entusiasmo e
entusiasmo, andiamo a fare un film. E il primo film è semplicemente
molto divertente. E poi il secondo film è molto divertente, quasi
quanto il primo. E dopo 30 anni, non è che non divertente, ma è più
un lavoro di quanto non fosse inizialmente.” Coen ha inoltre
chiarito che “è stata l’esperienza di produzione” che ha
smesso di essere divertente, osservando che “rende l’esperienza
di fare un film più faticosa e meno divertente“.
L’ultima volta che Ethan Coen aveva
partecipato alla regia di un film è stato nel 2018 con La ballata di Buster
Scruggs, co-diretto insieme al fratello Joel e
grazie al quale hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura
alla Mostra del Cinema di Venezia. Da quel momento Ethan ha deciso
di prendersi una pausa, che verrà ora interrotta con l’arrivo di
Drive-Away
Dollsnei cinema.
Vista la sua data d’uscita in sala, è lecito aspettarsi che il film
possa essere presentato in anteprima a Venezia.
Drive-Away
Dolls, il nuovo film di Ethan Coen, il suo primo senza il
fratello Joel accanto a lui, è una commedia
poliziesca con protagoniste Margaret Qualley e
Geraldine Viswanathan, ma anche Beanie
Feldstein, Colman Domingo, Matt Damon e
Pedro Pascal.
Il primo trailer del film è stato rilasciato questa settimana e
sembra un classico caper-movie, ovvero un film basato
sull’organizzazione di un furto, con un tocco giovanile. Il film
arriverà il 7 marzo al cinema distribuito da
Universal.
La sinossi del film Drive-Away
Dolls recita infatti: “Scritta da Ethan Coen
e Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie (Qualley), uno spirito
libero disinibito che lamenta l’ennesima rottura con una ragazza, e
la sua pudica amica Marian (Viswanathan) che ha un disperato
bisogno di rilassarsi. Alla ricerca di un nuovo inizio, i due si
imbarcano in un viaggio improvvisato a Tallahassee, ma le cose
vanno presto male quando incontrano un gruppo di criminali inetti
lungo la strada.“
Drive-Away Dolls, il primo
film di Ethan Coen dopo la pausa dal cinema
Nel 2019 Ethan Coen aveva annunciato di volersi prendere
una pausa a tempo indeterminato dal cinema. A quel tempo ha
spiegato che si stava prendendo una pausa in modo da poter
perseguire altri interessi. L’anno scorso, il regista ha motivato
la decisione di smettere di fare film con suo fratello Joel
semplicemente perché non si divertiva più. Parlando con l’AP
(tramite The Wrap), Coen ha infatti spiegato che il cinema era
diventato più un lavoro che una passione ed è per questo che aveva
bisogno di fare un passo indietro.
“Inizi quando sei un bambino e
vuoi fare un film“, ha detto Coen. “Tutto è entusiasmo e
entusiasmo, andiamo a fare un film. E il primo film è semplicemente
molto divertente. E poi il secondo film è molto divertente, quasi
quanto il primo. E dopo 30 anni, non è che non divertente, ma è più
un lavoro di quanto non fosse inizialmente.” Coen ha inoltre
chiarito che “è stata l’esperienza di produzione” che ha
smesso di essere divertente, osservando che “rende l’esperienza
di fare un film più faticosa e meno divertente“.
L’ultima volta che Ethan Coen aveva
partecipato alla regia di un film è stato nel 2018 con La ballata di Buster
Scruggs, co-diretto insieme al fratello Joel e
grazie al quale hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura
alla Mostra del Cinema di Venezia. Da quel momento Ethan ha deciso
di prendersi una pausa, che verrà ora interrotta con l’arrivo di
Drive-Away
Dollsnei
cinema.
Il regista giapponese
RyusukeHamaguchi con il suo Drive my
car, in uscita il 23 settembre, distribuito da Tucker Film,
accompagna lo spettatore in un viaggio a bordo di una Saab rossa,
che è anche viaggio interiore, utile ai protagonisti a scoprire
aspetti di sé fino ad allora ignorati e a risolvere conflitti
interiori.
Hamaguchi è un
regista molto amato dalle giurie dei festival internazionali e con
il suo precedente lavoro, Il gioco del destino e della fantasia, si è
aggiudicato l’Orso d’Argento al Festival diBerlino. Drive my car, tratto dall’omonimo
racconto diMurakami, inserito
nella raccolta Uomini senza donne, è stato premiato a
Cannes2021 per la Migliore
sceneggiatura.
La trama diDrive my car
Kafuku, Hidetoshi
Nishijima, è un regista e attore teatrale, sua moglie Oto,
Reika Kirishima, una sceneggiatrice per la tv. I due si
amano e tra loro c’è una buona intesa. Lei inventa spesso storie
fantastiche dopo l’amore. Quando Kafuku, rientrato a casa prima del
previsto, scopre che Oto lo tradisce con un giovane attore, non ha
il coraggio di parlargliene. Dopo la morte improvvisa di lei, però,
Kafuku resta solo e rimpiange di non averle parlato. Chiamato a
dirigere uno spettacolo ad Hiroshima, Zio Vanja di Cechov,
il suo cavallo di battaglia – ha interpretato spesso il
protagonista – gli viene affidata come autista una ragazza ventenne
silenziosa e assai discreta, Misaki, TokoMiura.
Durante i viaggi nella Saab 900 turbo cui Kafuku tiene tanto, i due
iniziano a conoscersi e si instaura un rapporto profondo, nutrito
dalle reciproche solitudini. Intanto Kafuku ha scelto gli attori
per il suo spettacolo e ha affidato il ruolo di Vanja proprio
all’ex amante della moglie. Mentre Cechov spinge tutti a guardarsi
dentro e confrontarsi, il protagonista cerca di elaborare il suo
dolore e percorrere nuove strade, anche grazie alla presenza di
Misaki, che apre a nuovi punti di vista.
La sceneggiatura
diDrive my car
E’ stata la capacità del
regista e sceneggiatore Hamaguchi nel costruire storie,
caratteristica anche di uno dei personaggi di Drive my
car, a conquistare Cannes. Storie nella storia, narrazioni
nella narrazione, letteratura e teatro nel cinema. Il film, scritto
a quattro mani dal regista con Takamasa Oe , trae
ispirazione dal racconto di Murakami contenuto nella
raccolta Uomini senza donne, mescolandovi altri spunti
provenienti dallo scrittore nipponico. A ciò si aggiunge, ed è
prtagonista, il teatro di Cechov, con Zio Vanja, e
non si rinuncia ad un accenno al Beckett di Aspettando
Godot. Il regista innesca così un gioco di rispecchiamenti tra
Kafuku e Vanja, ma anche tra gli altri attori, interpreti della
piece, e i rispettivi personaggi, tra il viaggio in macchina che
porta Kafuku e Misaki a condividere uno spazio in cui si aprono
l’un l’altro e il viaggio metaforico della compagnia di attori che
condividono il palco, il luogo delle prove, dando qualcosa di sé
stessi agli altri.
Questa materia densissima
di riferimenti letterari e teatrali è usata dal regista per
affrontare la solitudine, la morte, la perdita, la disabilità, ma
anche la passività, la tendenza a nascondere, la paura e
l’incapacità di aprirsi.
La recensione diDrive my car
Drive my
car non è un film per tutti. I suoi 179 minuti richiedono
uno spettatore avvezzo a un andamento lento, non frenetico e che
sappia prescindere dai colpi di scena a ogni piè sospinto, che
piuttosto, sappia appassionarsi a viaggi interiori e silenzi
significativi.
La storia è divisa
nitidamente in quattro fasi – vita di Kafuku con la moglie fino
alla sua morte, preparazione e messa in scena di Zio Vanja,
viaggio di Kafuku e Misaki sui luoghi del passato, attualità.
Questi cambi di scenario con passaggi di tempo, oltre che segnare
le tappe emotive del percorso del protagonista, hanno l’obiettivo
di tenere viva l’attenzione dello spettatore lungo un film
eminentemente di parola, figlio di Murakami e Cechov.
Ciò nonostante,
l’incedere del film è e resta lento. Il testo finisce spesso per
dominare sull’azione davanti alla macchina da presa, raffreddando
le emozioni che arrivano allo spettatore. Vi sono, certo, momenti
intensi ed emotivamente coinvolgenti, e sono soprattutto quelli dei
silenzi, dove acquista importanza il primo piano che coglie le
emozioni o l’inquadratura dell’elemento emblematico: snodi stradali
come gli snodi dell’esistenza; due mani vicine, che compiono lo
stesso gesto. Restano però momenti, sparsi all’interno di un
racconto dove è pur sempre il testo a veicolare riflessioni e
concetti, ma anche emozioni, che sarebbero potute arrivare in
maniera molto più naturale, spontanea e fruibile, se svincolate da
esso. In particolare, la parte dedicata alla preparzione e alla
messa in scena di Zio Vanja, che descrive minuziosamente
tutto il processo, dalla selezione del cast, fino alla sera della
prima, appare davvero troppo ampia. Ragione ne è, si potrebbe dire,
il meccanismo di rispecchiamento di Kafuku nel personaggio di
Vanja, il che è evidente. Tuttavia, sembra che il regista abbia
difficoltà a staccarsi dalle proprie matrici d’ispirazione, il che
invece, avrebbe dato al film una maggiore agilità, rendendolo anche
più coinvolgente.
Il cast offre buone
prove, soprattutto Nishijima e Miura. Non è facile
interpretare la solitudine introversa che li contraddistingue, la
loro passività di fronte alla vita, lasciando trasparire però la
voglia e la speranza di cambiare. Tuttavia, l’interpretazione,
soprattutto quella del protagonista, soffre del fatto che non debba
valicare quasi mai i rigidi confini letterari e teatrali,
restandone in certi frangenti, appesantita.
Con Drive my
car, in sala dal 23 settembre, Hamaguchi lancia però
un messaggio di speranza nel futuro. Ogni ferita, anche la più
dura, è sanabile, ma non da soli. Occorre aprirsi all’altro,
abbandonare le proprie sicurezze e accettare di far entrare l’altro
nel proprio mondo, dandogliene le chiavi. Proprio come fa Kafuku
con Misaki, affidandole quelle della sua Saab 900 turbo rossa. Solo
attraverso lo scambio con l’altro si possono capire i propri
errori, far proprie prospettive nuove e pensare di cambiare, in
meglio, la propria vita.
Arriva in prima tv
martedì 15 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW
e disponibile on demand Drive My Car, pluripremiata
pellicola giapponese di Ryûsuke Hamaguchi, che,
dopo il riconoscimento per la migliore sceneggiatura al Festival di
Cannes e un Golden Globe come miglior film straniero, concorre
agli
Oscar 2022 con quattro nomination di peso: miglior film – primo
titolo giapponese di sempre a riceverla -, miglior film
internazionale, migliore regia e migliore sceneggiatura non
originale. La pellicola è un intenso road movie dell’anima, in
viaggio tra le strade di Hiroshima ma anche nelle solitudini dei
suoi protagonisti.
Drive My Car è uno
dei cinque titoli in concorso quest’anno agli Oscar che nel
mese di marzo arriveranno in prima tv sui canali Sky
Cinema, in attesa della cerimonia di premiazione
della 94ª edizione degli Academy Awards, che dalle
00.15 della notte tra domenica 27 e lunedì 28 marzo sarà
in diretta su Sky e in streaming su
NOW.
La trama
Ispirato alla raccolta di racconti
Uomini senza donne di Murakami Haruki, il film narra la
storia di Yûsuke (Hidetoshi Nishijima), attore e regista che, dopo
aver perso la moglie Oto (Reika Kirishima), si trasferisce a
Hiroshima per mettere in scena Zio Vanja di Cechov. Attraverso il
testo teatrale, il rapporto con gli attori e, soprattutto, con
quello con la ragazza che gli fa da autista, Misaki (Tôko Miura),
Yûsuke riuscirà finalmente a rielaborare il lutto e i traumi del
suo passato.
La Voltage Pictures
ha reso disponibile in rete il trailer del prossimo film con
protagonisti John Cusack e Thomas
Jane, Drive Hard.
Simon Keller (Cusack), un ladro
americano, arriva in un paese straniero e ha bisogno di un pilota
complice. Prima di assoldare un poco di buono, decide di prendere
lezioni di guida da un ex campione di Formula 1, Peter Roberts
(Jane), che ora lavora come istruttore di guida. Dopo che Keller
deruba una banca durante una lezione, Roberts non ha scelta che
usare il suo talento di pilota per scappare al più presto dal luogo
del crimine e sfuggire alla polizia.
Intanto oltre a questi progetti
minori che costelleranno il 2014, attivissimo, di Mr. Cusack,
l’attore sembra sia anche in trattative con la Lionsgate per
entrare a far parte del cast di Hunger Games Il Canto della
Rivolta, anche se non si hanno ancora notizie
ufficiali in merito.
Universal Pictures International
Italy ha diffuso il secondo trailer e il poster di
Drive-Away Dolls, l’originale commedia on the road prodotta
da Working Title e diretta da Ethan Coen, che l’ha scritta e
prodotta insieme alla moglie Tricia Cooke e che debutta qui da
solista per il suo primo film di finzione senza il fratello
Joel.
Drive-Away
Dolls arriverà nelle sale italiane dal 7 marzo esclusivamente
in edizione originale sottotitolata, e a una settimana dal
debutto in Italia ne diffondiamo una divertente clip che vede
protagonista la prudente e riservata Marian (interpretata dalla
brillante Geraldine Viswanathan).
Scritto da Ethan Coen e
Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie, una ragazza
dallo spirito libero che si dispera per l’ennesima rottura con la
sua fidanzata, e la sua timida amica Marian che ha un disperato
bisogno di lasciarsi andare. In cerca di un nuovo inizio, le due si
avventurano in un viaggio improvvisato verso Tallahassee, ma le
cose precipitano rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti
criminali durante il tragitto. Diretto da Ethan
Coen.
Negli ultimi anni sempre più
impegnato a partecipare a film quanto mai folli o ricchi di
elementi surreali, l’attore Nicolas Cage ha saputo reinventarsi ottenendo
il rispetto e le attenzioni di una nuova generazione di spettatori.
Tra i titoli più celebri di questo filone vi sono Io, Dio e Bin
Laden,Mom and Dad,Mandy e Il colore
venuto dallo spazio. Prima di questi è però venuto, nel 2011,
Drive Angry (qui
la recensione), film d’azione con elementi soprannaturali e
dalle atmosfere decisamente dark. A dirigerlo vi è Patrick
Lussier, già noto per opere come Dracula’s Legacy – Il
fascino del male e San Valentino di sangue 3D.
Al centro di questo nuovo progetto
vi è un epico scontro tra Bene e Male, con l’intromissione di forze
ultraterrene provenienti dall’inferno. Una storia particolarmente
ambiziosa che ha visto Lussier tornare a collaborare con lo
sceneggiatore Todd Farmer. Insieme i due hanno
tratto ispirazione da varie opere concernenti l’inferno, tra cui
anche Ghost Rider, di cui proprio Cage era stato
l’interprete al cinema. Presentato in anteprima al San Diego
Comic-Con, Drive Angry non ha mancato di
affascinare gli amanti di questo genere di film soprannaturali, pur
non affermandosi però in un particolare successo economico.
A fronte di un budget di circa 50
milioni di dollari, il film è infatti arrivato ad incassarne appena
41 a livello globale. Una cifra poi cresciuta grazie al mercato
home video. Si tratta ancora oggi di un brillante esempio di opera
capace di mischiare al suo interno generi diversi per un risultato
entusiasmante sotto più punti di vista. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Nicolas Cage e David Morse in Drive Angry.
La trama del film
Protagonista del film è il criminale
John Milton, il quale riesce a sfuggire dalla sua
prigionia all’Inferno per uno scopo ben preciso: uccidere il capo
di una terribile setta satanica, Jonah King.
Questi è infatti responsabile della morte della figlia di Milton e
del rapimento della sua nipotina. Il fuggiasco non ha molto tempo a
disposizione, deve infatti ritrovare la piccola prima che venga
utilizzata per i macabri sacrifici della setta. Milton si mette
così alla guida per giungere quanto prima nel luogo in cui si terrà
la cerimonia. Un guasto alla vettura lo costringe però a fermarsi,
ed è in questa occasione che incontrerà la cameriera
Piper, pronta a diventare sua alleata.
Diretti a tutta velocità verso un
carcere della Louisiana, i due avranno poco tempo per studiare un
piano di attacco, in quella che si preannuncia essere una folle
corsa contro il tempo, dettata per lo più dall’improvvisazione. Per
Milton, che ha rubato una preziosa arma di Satana, i guai non sono
però che appena cominciati. A frenare il suo desiderio di vendetta
arriverà infatti una misteriosa figura nota come Il
Contabile. Questi, inviato sulla terra dal Diavolo in
persona, ha infatti il compito di catturare il fuggiasco e
riportarlo all’inferno. Ma Milton è guidato dalla pura follia e non
si fermerà dinanzi a nulla senza prima aver ottenuto ciò che
cerca.
Il cast del film
Il personaggio di John Milton, che
trae ispirazione dal celebre autore del poema Paradise
Lost, era inizialmente stato pensato come un uomo di circa 70
anni. In seguito all’interessamento di Nicolas Cage,
però, si decise di riscrivere il personaggio affinché si adattasse
meglio all’attore. Cage, infatti, desiderava a tutti i costi
interpretare il personaggio per una scena in particolare, ovvero
quella in cui gli sparano agli occhi. Tale azione era inizialmente
presente anche nel film L’ultimo dei Templari,
ma venne tagliata generando il malcontento dell’attore. Cage,
tuttavia, desiderava portare il suo personaggio all’estremo. Egli
propose infatti di potersi rasare la testa e applicarsi un enorme
tatuaggio su questa. I produttori, tuttavia, lo convinsero a non
farlo.
Ad interpretare la cameriera Piper
vi è invece l’attrice Amber Heard.
Questa raccontò di essere rimasta particolarmente affascinata dal
personaggio per via della possibilità di dar vita ad una grande
quantità di dialoghi comprendenti imprecazioni e parolacce varie.
Per questo ruolo si era proposta anche l’attrice Brie Larson,
non riuscendo però ad ottenerlo. Lo sceneggiatore Todd
Farmer compare brevemente nei panni del fidanzato di lei,
Frank. L’attore William Fichtner, noto per film
come La tempesta perfetta,
Il cavaliere oscuroe la serie Prison
Break, interpreta Il Contabile. Billy Burke,
celebre per essere stato il padre di Bella Swan nella saga di
Twilight, è invece il
satanista Jonah King. David Morse, infine,
interpreta Webster, vecchio amico di Milton.
Nel finale del film, Il Contabile
scopre che Milton sta cercando di salvare la sua nipotina
dall’essere sacrificata e decide quindi di aiutarlo, perché se c’è
una cosa che odia più delle anime fuggitive sono le anime innocenti
sacrificate da pazzi. Alla fine di una sconvolgente battaglia
contro King e i suoi uomini in cui partecipano anche Il
contabile e Piper, King viene ucciso dalla Godkiller e
Milton, dopo aver affidato la nipote a Piper e Webster, torna
all’Inferno con Il contabile con la promessa di ricevere un
trattamento migliore per gli atti di eroismo. Milton tuttavia
afferma di trovarsi scomodo lì e che quando sarà stufo scapperà di
nuovo. Il contabile ammette divertito che non vede l’ora che
succeda di nuovo per tornare ad inseguirlo.
Il trailer di Drive
Angry e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Drive
Angry grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Now
e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 31 agosto alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
ll regista Patrick
Lussier dirige questo nuovo, ennesimo film minestrone dal
titolo Drive Angry 3D, e dopo il primo
San Valentino di Sangue riprova a fare il pienone di
pubblico, ma questa volta il 3D non è certo una novità.
Con un’opera come questa le pretese
non sono altissime ma ben chiare e delineate: voler mettere insieme
un film ritmato che ha come unico scopo quello di intrattenere il
pubblico.Il film racconta la storia di Milton, scappato
dall’Inferno per un’ultima occasione di redenzione. L’uomo deve
fermare una pericolosa setta che ha ucciso sua figlia ed ha tre
giorni di tempo prima che questa setta sacrifichi suo nipote
neonato sotto la luna piena. Si aggiunge alla sua crociata Piper
(Amber
Heard), una giovane e sexy cameriera che si è liberata
della macchina rossa del suo ex per aiutare Milton. I due sono
sulle tracce del leader di questo culto mortale, Jonah King
(Burke), che crede sia il suo destino usare il bambino per portare
in terra l’inferno. Ma il culto assettato di sangue è l’ultimo dei
problemi di Milton. La polizia è sulle sue tracce. A peggiorare la
situazione c’è un enigmatico assassino conosciuto come il Contabile
(Fichtner), che è stato mandato dal diavolo a recuperare Milton e a
riportarlo all’inferno.
Il risultato è un discreto B
movie con un buon senso dell’humor che a tratti riesce ad
essere degno di nota, strizzando l’occhio certamente a quel cinema
degli anni 70’ che ha reso tanto celebre attori del calibro di
Charles Bronson. Tra una sequenza d’inseguimento,
una bella dose si sesso e bibbia, manco fossimo in un film di De
Mille, il film rimane ingabbiato forse in alcuni stereotipi troppo
rigidi che non aiutano la narrazione. Nella fattispecie il
personaggio interpretato da Fichtner, che certamente rappresenta
una notevole presenza scenica, limita però il talento dell’attore,
che realizza una fotocopia già vista di un estensione demoniaca in
terra. O ancora il personaggio di Burke, Jonah King, che sembra
essere una brutta copia dei cattivi che hanno dominato un certo
cinema degli anno 80’, pessimo, fuori ruolo e impalpabile.
Tolti i panni da critico, il film
risulta essere piacevolmente godibile, forse eccessivamente lungo
ma ben confezionato. Menzioni speciali vanno dedicate alla qualità
del 3D, che se fino ad ora aveva troppe volte deluso, diventando
solo espediente per incrementare gli incassi; invece questo
film si distinguerà per un ulteriore passo in avanti verso un
3D che letteralmente buca lo schermo e finalmente aggiunge qualcosa
all’opera, aiutato certamente da una scrittura servizievole alla
causa stereoscopica. Altra nota positiva è l’attrice
Amber Heard, di ritorno dall’ultimo
Carpenter in ordine di tempo, adatta al ruolo e
buona spalla per il protagonista Nicolas Cage, che fa sempre il suo, fresco
della splendida prova data in Kick
Ass, in attesa di lidi migliori in cui ammirarlo.
Tutto sommato Drive
Angry è un discreto blockbuster che può essere apprezzato
per il 3D, ma resta tuttavia vittima di alcuni stereotipi che lo
limitano, rendendolo abbastanza prevedibile e scontato.
Joe Swanberg,
regista semi sconosciuto al grande pubblico
di Drinking Buddies ma famoso tra gli amanti
del mumblecore, scrive e dirige questa smart comedy romantica che
gioca con i canoni del genere andando a sfiorarli ma mai
sfruttandoli realmente.
In Drinking
Buddies Kate e Luke sono due amici e colleghi in un
birrificio artigianale; i due amano scherzare tra loro, prendersi
in giro, bere birra e soprattutto amano stare insieme senza bisogno
di essere fidanzati. Entrambi infatti hanno una dolce metà che li
attende a casa e con la quale hanno buonissimi rapporti. Un week
end al mare però cambierà qualcosa in una coppia complicando scelte
e percorsi. Ricorda un po’ Sideways, il
capolavoro di Alexander Payne, per il modo di cui
parla dei piaceri della vita proprio attraverso essi e per come
riesce a far sorridere compiaciuto lo spettatore con la relazioni
tra i personaggi, la differenza però sta tutta nella classe
(registica e di scrittura), il regista di Paradiso Amaro in questo
senso è molto più dotato del collega e per questo
Drinking Buddies rimane inferiore.
Drinking Buddies, il film
Joe Swanberg
comunque sfrutta bene i suoi personaggi per indagare il labile
confine che vi è tra amore e amicizia, utilizzando dialoghi
improvvisati che producono così reazioni molto spontanee nei
protagonisti e botta e risposta che paiono discussioni nate
sul momento. L’impressione d’improvvisazione è costante tant’è che
da un certo punto della trama non si sa mai dove potrebbe andare,
vuoi per la situazione creatasi o per eccessi alcolici. Swanberg
infatti inserisce quasi ovunque la birra utilizzandola come fine
mezzo per le relazioni sociali e senza troppi moralismi ci dice
come l’alcool sia un vero e proprio collante sociale(pare inoltre
che durante le riprese gli attori fossero veramente brilli per
facilitare al regista la situazione d’improvvisazione).
Il cast è valido ed ognuno dà un
contributo più che sufficiente con Olivia Wilde che dimostra di non essere solo
un bel viso e regala la sua migliore interpretazione in carriera
riuscendo a distribuire una gamma di emozioni variegata e
convincente, l’amalgama con Jake Johnson è ben riuscita, con l’attore di
New Girl che sicuramente guadagnerà posizioni
all’interno dello star system con questo film, mentre Anna Kendrick rimane la solita certezza.
Joe Swanberg così confeziona un film semplice,
leggero e ben recitato, che parla di temi classici aggiungendo
qualche particolarità, ma soprattutto ricorda allo spettatore che
la vita è ben più complessa di una commedia romantica
hollywoodiana.
In Drift Lasciata
Sydney da ragazzini per emigrare con la madre a Seacliffe, paesino
rurale dell’Australia occidentale, i fratelli Andy (Myles
Pollard) e Jimmy Kelly (Xavier Samuel)
condividono un’unica grande passione: il surf. Jimmy, giovane
prodigio per la sua abilità nel “cavalcare” le onde, è uno spirito
libero, impermeabile alle regole e convenzioni sociali, tanto da
lasciarsi trascinare in piccoli furtarelli per saldare i debiti di
famiglia. Il maggiore e più responsabile Andy ha un lavoro stabile,
ma decide di mandare tutto all’aria per trasformare il loro hobby
in un business proficuo, lanciando la moda della tavola più corta
e, grazie alla madre sarta Kat (Robyn Malcolm),
delle mute su misura.
Incoraggiati dal fotografo e
regista hippy – siamo in pieni anni 70 – JB (Sam
Worthington) e dalla sua bella compagna hawaiana di
surf Lani (Lesley-Ann Brandt), vendono i propri
prodotti girando per la costa australiana su un camper. Ma le
possibilità di espandersi sono ostacolate dalla comunità
conservatrice di Seacliffe, nonché dagli interessi di una gang
locale coinvolta nel traffico d’eroina.
Drift, il film
Diretto da Morgan
O’Neil e supportato dalle riprese mozzafiato di una natura
ancora selvaggia e incontaminata, Drift
intreccia la rivoluzione culturale degli anni 60 – 70 con lo stile
di vita libero e itinerante professato dai surfisti australiani,
ispirandosi alla storia vera dei magnati del settore e alla nascita
dei primi marchi mondiali d’abbigliamento (come Billa Bong,
Quicksilver, ecc). Nonostante la buona idea di partenza e lo stile
accattivante delle scene in cui sono riprese le acrobazie sull’onda
(straordinarie) dei
protagonisti, Drift delude nella
sceneggiatura, penalizzato dai dialoghi banali, e da una trama fin
troppo prevedibile.
Anche le relazioni tra i personaggi
non vengono approfondite a sufficienza, a partire da quella
principale tra Andy e Jimmy, per non parlare del flirt tra Lani e
il maggiore dei fratelli. La prova degli attori è, in fondo,
discreta (apprezzabile Robyn Malcolm nel ruolo
della madre), ma si ha qua e là la sensazione che molti elementi –
dalla definizione dei caratteri alle battute che si scambiano –
siano rimasti ad uno stadio “grezzo”, quasi televisivo nel suo modo
di sfoggiare corpi statuari e ammiccamenti vari.
Certo, il film diverte e ha un
certo ritmo, ottimamente accompagnato dalle musiche originali di
Michael Yezersky e da successi storici del pop e rock
internazionale (Johnny B. Goode e Run through the
Jungle, tanto per citarne alcuni). Peccato che i presupposti
di un film originale e interessante per il tema che sceglie di
trattare (è da Point Break che non se ne
ricordano di uguali) non siano stati pienamente realizzati.
Distribuito in Italia dalla Koch Media,
Drift sarà nelle sale l’8 agosto.
Nel 2010 si era parlato di un probabile
adattamento cinematografico della serie a fumetti
Runaways
targata Marvel con una
partenza della fase produttiva inizialmente prevista per il 2011.
Da allora purtroppo i lavori si sono arenati e il progetto è caduto
nel limbo del dimenticatoio hollywoodiano.
In una recente intervista il co-autore
diIron Man 3DrewPearce (che all’epoca era stato
chiamato ad adattare le avventure di questi ragazzi superdotati) ha
avuto modo di aggiornare in merito al progetto, spiegando il perché
dello stallo nella produzione:
Eravamo veramente vicini a
farlo, e poi questo film ha iniziato a succedere chiamandosi The
Avengers. Dava attenzione
all’inaudito marchio Runaways, ed
avrebbe davvero consumato l’universo
cinematografico Marvel. Può darsi
che diventi un film della Fase 3. Ne
sono davvero orgoglioso e penso che sarebbe un film brillante, ma credo anche che tutto dipenda dalle
strategie di KevinFeige (presidente della Marvel).
Contando il fatto che lo
stesso regista e collega Shane Black (co-autore insieme a
Drew Pearce di Iron Man
3, nonchè regista della pellicola) ha elogiato la
sceneggiatura dell’adattamento di Runaways come “uno dei migliori script che rimango fermi in
attesa da qualche parte” , le affermazioni
dello sceneggiatore hanno un senso visto che ogni pellicola
Marvel ha sempre
puntato a battere la precedente in qualità e grandezza.
E se effettivamente la qualità del
materiale è così elevata, è probabile che gli Studios stiano tenendo il progetto da parte per
il dulcis in fundo. Staremo a vedere.
Runaways, è un gruppo di supereroi dei fumetti,
creati da Brian K. Vaughan e Adrian
Alphona , pubblicata dalla Marvel Comics, e attualmente scritta
da Kathryn Immonen e disegnata da Sara
Pichelli.La serie fu pubblicata nell’aprile 2003 come
parte della collanna Tsunami. Ha chiuso nel
settembre 2004 a causa delle basse vendite, ma le buone recensioni
hanno spinto la Marvel a riproporre la serie pochi
mesi dopo. Inizialmente i protagonisti sono i figli dei componenti
dell’organizzazione criminale Orgoglio, che scappano di casa dopo
aver scoperto il segreto dei loro genitori.
Nonostante si attende ancora
l’uscita di Sherlock Holmes: Gioco di Ombre che è
prevista per il prossimo 16 dicembre, già iniziano i lavoro su
Sherlock
Holmes 3, il terzo capitolo della serie. La Warner
Bros ha affidato la sceneggiatura del film ha Drew Pearce, già
collaboratore dell’attore Robert Downey Jr. su
Iron Man 3. Lo sceneggiatore inoltre ha anche lavorato allo
script di The Mighty, adattamento che presto vedremo sul grande
schermo della graphic novel DC Comics. Altre notizie su questo
nuovo episodio scarseggiano ma c’è una certa tranquillità sul
capitolo Guy Ritchie alla regia e cast principale all’opera.