Peter John
Farrelly e Robert “Bobby” Leo Farrelly
Jr., meglio noti come I Fratelli Farrelly
(Farrelly Brothers), nascono rispettivamente a Phoenixville nel
1956 e a Cumberland nel 1958. Originari del Rhode Island, entrambi
i fratelli si diplomano al Providence College ed alla fine degli
anni ottanta iniziano la loro carriera in qualità di autori della
pluripremiata sit-com televisiva
Seinfield (1989-1998).
Nel 1994, dopo aver fatto pratica
con la materia comica lavorando al programma televisivo,
Peter e Bobby sono finalmente pronti per il loro
debutto cinematografico, scrivendo, dirigendo e producendo la
commedia Scemo & Più Scemo con
Jim Carrey e Jeff Daniels. Il
successo è immediato: la pellicola, che successivamente diverrà un
vero e proprio cult per gli amanti del genere, incassa più di 300
milioni di dollari in giro per il mondo spalancando ai due fratelli
le porte di Hollywood. Il film, oltre ad avere avuto il merito di
accrescere la popolarità di un Jim Carrey agli
inizi della propria carriera, serve ai Farrelly
per fissare le regole del loro modo di fare commedia. Fin da subito
il loro approccio è all’insegna di una crudeltà ingenuamente
infantile e politicamente scorretta, sperimentando l’efficacia di
situazioni al limite del surreale e di battute volgarmente
sconvenienti. Questi saranno i cardini della loro filmografia
successiva ed il segreto del loro futuro successo commerciale.
Con i ricavati del loro primo film,
fondano una propria società di produzione, la Conundrum
Entertainment, con la quale danno avvio allo sviluppo ed
alla produzione di una serie di nuovi progetti. Tra questi c’è
Kingpin (1996), la loro seconda opera
registica con Woody Harrelson nel ruolo del
protagonista. Uscito direttamente in formato home video nel nostro
paese e trascurato dai più, il film è una pellicola carica di
satira ed umorismo con cui i due fratelli si divertono a criticare
i tempi moderni, fortemente dominati dal denaro. Nonostante non
venga bissato il successo dell’esordio, i due cineasti colgono
l’occasione per fare esercizio e nonostante continuino a non
prendersi sul serio e a non voler insegnare false morali, ci fanno
capire che all’interno delle loro commedie in realtà nascondono
qualcosa da dire. Forse è proprio qui che il loro
cinema inizia ad essere veicolo di critica e sfida nei confronti di
una società ipocrita e di un certo moralismo benpensante americano.
Anche qui, come nel loro primo film, i freak che sono protagonisti
delle vicende rimangono gli unici individui puri all’interno della
società che li circonda.
Ma è nel 1998 che i
Farrelly conquistano le luci della ribalta. In
quell’anno infatti si dedicano alla scrittura, produzione e
direzione del film che diverrà il vero e proprio metro di giudizio
per tutta la loro filmografia successiva, nonché il loro più grande
successo a livello di critica, pubblico e risultato commerciale.
Stiamo parlando di Tutti Pazzi Per Mary,
con cui rivelano Ben Stiller al grande pubblico e
consacrano Cameron Diaz al ruolo di nuova stella
di Hollywood. Il film è un tripudio delirante di comicità che fa
ridere il mondo a crepapelle e che ben presto diverrà un vero e
proprio caso della cinematografia mondiale di fine anni
novanta.
Il film sfida tutti i canoni delle
buone maniere, del decoro, della correttezza e dei valori terreni
gettandoli nel demenziale, prendendosi totalmente gioco della
condizione umana e smontando uno dopo l’altro tutti gli stereotipi
della tipica commedia sentimentale americana, trattandoli con
ironia ed aria scanzonata. I due fratelli non si risparmiano nei
confronti di nessuno: infilando una dopo l’altra una serie infinita
di gag se la prendono con i neri, i ciccioni, gli anziani, i
portatori di handicap, i serial killer, gli animali, i malati
mentali, ecc., ecc. Il nuovo cult della risata è servito e nel
frattempo mezzo mondo si innamora della bella
Cameron. I suoi capelli pettinati con lo sperma
diventano vero e proprio dibattito di cronaca mondana ed il cinismo
dei Farrelly, che dirigono l’operazione
sghignazzando da dietro la macchina da presa, raggiunge vette tali
da far loro guadagnare l’appellativo: “I Ragazzacci di
Hollywood”. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Infatti, dopo Tutti Pazzi Per Mary e dopo
appena tre film diretti, Peter e Bobby Farrelly si
ritrovano inesorabilmente a fronteggiare il fantasma che perseguita
tutti coloro che ad Hollywood raggiungono vette così alte: quello
della riconferma.
I due ci riprovano nel 2000 con
Io, Me & Irene, dove ritrovano
Jim Carrey pronto a dar vita ad una delle sue
interpretazioni comiche più frivole e frizzanti, togliendosi anche
lo sfizio di consacrare la carriera di Renée
Zellweger. Il film, anche se non raggiunge le vette del
suo predecessore, funziona e fa ridere ed i meccanismi della loro
commedia sembrano ormai rodati e perfettamente funzionanti. Ma da
qui in poi qualcosa comincia a scricchiolare e l’andamento della
loro filmografia inizia ad avere esiti altalenanti.
Il 2001 dà spazio a due nuove
produzioni: Osmosis Jones, un film in
tecnica mista con cui i ragazzacci divagano sul tema facendo un
salto nel mondo dell’animazione, ed Amore A Prima
Svista. E’ proprio con quest’ultima pellicola che i
due mostrano il fianco ai primi segni di cedimento. Nel film
Jack Black interpreta un’individuo superficiale
che viene condannato dal fato a vedere le persone non più per il
loro aspetto fisico, ma a rileggere quest’ultimo attraverso
l’interiorità di chi gli si para davanti. Purtroppo, dopo
l’ennesima gag legata al fatto che la bella Gwyneth
Paltrow di cui egli si innamora è in realtà una cicciona,
il film annoia e non convince.
L’impressione è che qui anche loro
comincino a voler insegnare al pubblico qualcosa, mentre nelle loro
precedenti fatiche si erano limitati esclusivamente ad offrirci un
modo di divertirsi prendendosi gioco della qualunque, semmai
dissacrando proprio quegli insegnamenti legati al buon gusto a cui
ci sottopone la società.
Con Fratelli Per la
Pelle (2003) invece, portano sullo schermo
un’operzione gustosa e promossa a pieni voti. Greg
Kinnear e Matt Damon, nella parte di due
gemelli siamesi con caratteristiche caratteriali opposte, sono i
due “mostri” di turno. La verve dell’accoppiata è incredibile e si
ride alla grande. Torna l’attacco alla “normalità” e questa volta i
freak vengono difesi e non additati come oggetto della risata. Si
conferma così la svolta buonista di Amore A Prima
Svista, in questo caso mai scontata e fastidiosa, e
nel sottotesto del film si legge una forte critica a quella stessa
Hollywood che i Farrelly hanno tanto agognato. Nel
2005 è la volta di L’Amore In Gioco con
Drew Barrymore e Jimmy Fallon, in
cui purtroppo I Fratelli Farrelly confezionano una
commedia sentimentale in termini classici, rifacendosi proprio a
quei canoni che avevano abilmente distrutto in Tutti
Pazzi Per Mary.
I due sembrano accorgersene e
correggono il tiro con Lo Spaccacuori
(2007) dove ritrovano la verve tragicomica di Ben
Stiller, accompagnato da una deliziosa ed inquietante
Malin Akerman. Anche qui si tratta di commedia
sentimentale, ma gli stilemi tornano ad avvicinarsi a quelli del
loro più grande successo. Gag esilaranti, equivoci, volgarità
gratuite, tornano a confermare il marchio di fabbrica dei due
fratelli registi. Su tutto si erge la prestazione di
Stiller e nel guardare il film si ride di brutto,
con I Farrelly che si dimostrano veri esperti nel
far sembrare divertenti situazioni di vita che altrimenti sarebbero
tragiche. Ma la sensazione è che, nonostante il divertissement, non
ci sia niente di nuovo sul fuoco. Il che viene confermato da
Libera Uscita (2011), con cui il
potenziale esplosivo del duo di registi comici si spegne
definitivamente. Un’impacciato Owen Wilson celebra
la sua fuga dal matrimonio solamente per insegnarci quanto sia
bello essere sposati. Commedia leggera, banale e dimenticabile.
I Tre Marmittoni (2012) ed i due episodi diretti
all’interno di Comic Movie (2013) non aggiungono
niente al tema, conclamando quella che ormai si rivela come una
evidente crisi di originalità.
Un excursus all’interno della loro
cinematografia era dovuto. Infatti, nonostante nel corso degli anni
il loro potenziale si sia spento ed i Fratelli
Farrelly non si siano trasformati da “Ragazzacci” in
“Adulti Scomodi” come avrebbero voluto, và comunque attribuito loro
il merito di aver ridefinito le regole della commedia. In una
filmografia americana anni novanta costellata di commedie per
famiglie, sono stati i primi ad andare controcorrente intuendo
l’efficacia di una battuta scorretta e di una forte dose di
cinismo, non edulcorata dal classico buonismo hollywoodiano. E’
grazie alle loro commedie di grana grossa che le carriere di alcuni
divi di oggi hanno preso il decollo. Basti pensare a nomi quali
quelli di Jim Carrey, Ben Stiller, Renée Zellweger, Cameron
Diaz, Malin Akerman, dapprima semisconosciuti ai più, poi
sdoganati al grande pubblico e consacrati al ruolo di celebrità
internazionali.
Soprattutto con i loro primi
lavori, Peter e Bobby Farrelly riescono a farci
capire come la vita di tutti i giorni possa prendere tonalità
diverse se vista con la giusta dose di ironia. Nel non voler
insegnare niente, in realtà insegnano quanto sia importante a volte
non prendere le cose troppo sul serio. Soprattutto, ci spiegano
come non farlo solo perchè i dettami della civiltà vogliono così.
Il loro primo indirizzo sembrava infatti seguire la strada di una
critica velata di comicità nei confronti delle istituzioni
comportamentali e puritane dei tempi moderni, ricordandoci che
l’uomo è anche dotato di umorismo.
La seriosità che tutti ci insegnano
fin dalla nascita ci incastra in schemi che penalizzano
l’originalità dell’individuo, tanto che i veri eroi “farellyani”
sono proprio gli “strani”, ovvero tutti coloro che fuoriescono dal
canone con le loro atipiche quanto divertenti e variopinte
stramberie. Purtroppo per loro I Ragazzacci di
Hollywood, volendo spezzare la regola, seguono lo stesso
percorso di quei genitori che dopo essere stati adolescenti
turbolenti ed essere cresciuti, arrivano in modo ipocrita a volerci
educare al giusto ed allo sbagliato, rientrando a loro volta nel
sistema che avevano tenacemente combattuto.
Assistendo ai loro ultimi lavori,
viene da pensare: “Peccato!”. Peccato che quello spirito ridanciano
e ribelle degli inizi sia andato perduto, così come la capacità di
contestazione attraverso la forza irrompente della risata. Forse è
anche per questo che i due registi si sono tuffati nel progetto di
Scemo & Più Scemo 2, film tanto voluto
quanto rimandato. Magari proprio per marcare un ritorno alle
origini. Sarà così? Gli estimatori del duo lo sperano tanto. Forza
Peter e Bobby, fateci ridere
ancora!