Realizzare un prequel sul
Mago di Oz non era cosa facile, e lo sa
bene Sam
Raimi che ha deciso di portare avanti la rischiosa
scommessa e di dirigere Il Grande e Potente
Oz, coloratissimo prequel in cui si raccontano le
origini della Wiched Wicht of the West (la Strega Cattiva
dell’Ovest) che tanto dolore ha arrecato alla povera Dorothy, e del
grande Mago Oz, il re della Città di Smeraldo.
Oz (James
Franco) è un mago da fiera, che tra una truffa e un
inganno sogna la grandezza; un giorno un terribile uragano la
trasporta ad Oz, un regno incantato dove la popolazione attende
l’arrivo di un grande e potente mago per essere liberata dal
flagello della strega cattiva. L’imbroglione Oz verrà ammaliato
dalla bellezza di Theodora (Mila
Kunis) e Evanora (Rachel
Weisz) prima, e da quella più eterea di Glinda (Michelle
Williams) poi e deciderà così da che parte stare, per
portare la pace a Oz e finalmente dignità nella sua vita.
Il Grande e Potente Oz, il film
Sam Raimi ci
trascina, con la sua consueta e consolidata perizia registica, in
un mondo magico, incantato e saturo di colori e meraviglia,
accompagnandoci per mano in un 3D straordinario e realmente
immersivo. Il Grande e Potente Oz è un
film magnifico alla vista non privo di difetti; prima di tutto i
personaggi: la loro caratterizzazione è più o meno assente, fatta
eccezione per una accennata evoluzione del personaggio della Kunis
e di Franco, i caratteri sono monolitici e statici, aderenti ad un
gusto che potremmo definire retrò, proprio appunto della grande
pellicola di Victor Fleming, che però era del
1939! Stesso discorso vale per quelle citazioni obbligatorie
(risata malefica della strega o la sua invocazione alle scimmie
volanti “volate!”) che nel 2013 risultano quasi
ridicole.
Accanto a questi difetti, forse
determinati dal vincolo con l’amatissimo film con protagonista
Judy Garland, ci sono anche grandissime idee da
imputare principalmente a Raimi e al suo immaginario, come la
rappresentazione della strega dell’Est, a metà strada tra
La Casa e Drag Me to
Hell, oppure la messa a punto dello stratagemma
attraverso cui Oz diventa poi il Grande Mago: un poetico omaggio
all’origine del cinema e a Thomas Edison, vero mago dell’età
moderna.
Nonostante il casting sia stato
perfetto, e ogni attore rappresenti perfettamente il personaggio
affidatogli, la generale impressione è che anche gli interpreti
dotati (vedi la Weisz e la Williams) risentano di una sceneggiatura
fiacca, concentrata più sull’ambiet che sulla costruzione di
personaggi e dialoghi. Tuttavia consigliamo di vedere il film in
lingua originale, che sicuramente aggiunge molto alla
verosimiglianza delle interpretazioni, specialmente a quella di
Franco che risulta la più debole.
Ottimo lavoro invece per
Danny Elfman, che realizza un’altra grande
partitura, lontana finalmente dai suoi “soliti” temi burtoniani,
pur rimanendo fortemente ancorata allo stile del compositore. Nota
di merito ai titoli di testa: raffinati, retrò e indicativi del
percorso che la storia prenderà. Nota di demerito: per quanto siano
passati 74 anni, i babbuini volanti si confermano la peggiore idea
mai partorita nella storia del cinema e della letteratura.