E’ stato pubblicato un
lunghissimo ed esaustivo trailer di Uomini che odiano le donne, ultima fatica di
David
Fincher che prestò uscirà nelle sale. Il filmato dura ben 8
minuti ed è stato recentemente mostrato a Toronto.
Uomini che odiano le Donne: Trailer di ben 8 minuti!
Prima foto di Sam Worthington in La furia dei Titani!
E’ stata pubblicata la prima foto di Wrath of the Titans, sequel di Scontro tra titani. In italiano il film di intitolerà La furia dei Titani. A pubblicare la prima immagine del protagonista Sam Worthington ci ha pensato Entertainment Weekly .
Steven Spielberg parla di Transformer 4 e Indiana Jones 5
Steven Spielberg in occasione dell’attività stampa per l’uscita di War Horse ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni sui franchise da lui prodotti e diretti. A pubblicare alcune di queste dichiarazioni ci ha pensato Entertainment Weekly. I commenti riguardano Transformers e Indiana Jones.
La prima domanda ha riguardato la presenza di Michael Bay alla regia nel quarto film dei Transformers: Lo spero davvero, perché penso che abbia realizzato il miglior film della saga con l’ultimo episodio della trilogia. Certamente non riesco a pensare a nessuno, tranne Michael, in grado di girare un altro Transformers. Lui ha creato un genere cinematografico, ha la formula segreta.
Ad oggi si sa che il regista Bay sta considerando l’idea di tornare anche nel quarto capitolo, ma non prima di girare un altro film nel frattempo.
Poi Spielberg ha parlato delle polemiche suscitate da Indiana Jones e il Teschio di Cristallo: Io sono veramente fiero di quel film. Sono stato felicissimo di riportare Marion indietro. E adoro il fatto che Indiana ora abbia un figlio. E’ un film d’azione per tutta la famiglia, e adoro l’intero concetto che sta alla base. E’ noto che George, io e Harrison abbiamo adorato sia il genere che il concept di questo film. Ma ho sempre raccontato storie di George. Il mio contributo maggiore è stato aggiungere il padre nel terzo episodio. E’ stata una mia idea coinvolgere Sean Connery come padre di Harrison. George è il mio migliore amico e sono molto ligio nel raccontare storie scritte da lui. Magari litighiamo su aspetti che non mi convincono, ma alla fine George vuole inserire esseri interdimensionali nel Teschio di Cristallo, farò del mio meglio per portare la sua idea sul grande schermo e renderlo fiero.
Il regista ha aggiornato così sul quinto episodio: E’ tutto nelle mani di George. Abbiamo già dato il nostro ok sul genere del quinto film della saga, abbiamo già un concept in mente. Non so a che punto della storia sia George. Ma non ci sarà alcun Indiana Jones 5 finché non lo dirà lui.
Fonte: Entertainment Weekly
The Help – Trailer Italiano
The Help è una storia drammatica,
ambientata a Jackson, nel Mississippi dei primi anni Sessanta ed
esplora i temi del razzismo e del perbenismo di facciata delle
famiglie del Sud. The Help dal 20 gennaio 2012 al cinema. Nel cast
Ahna O’Reilly,
Allison Janney,
Anna Camp, Aunjanue Ellis, Brian Kerwin, Bryce Dallas Howard,
Chris Lowell, Cicely Tyson, Dana Ivey, Emma Stone, Jessica Chastain,
Leslie Jordan,
Mike Vogel, Octavia Spencer, Sissy Spacek, Viola Davis
Star Trek 2: anche Alice Eve nel cast
Dopo Simon Pegg nel ruolo di Scotty, John Cho in quello di Sulu, JJ Abrams alla regia, e la concreta possibilità che Benicio Del Toro possa recitare la parte del ‘cattivo’, nel cast di Star Trek sembra entrerà anche Alice Eve (che dopo alcuni film al dire il vero poco memorabili, come Sex in the City 2, vedremo nell’imminente The Raven ispirato ad Edgar Allan Poe).
Al momento non vi è alcuna notizia su quale ruolo dovrebbe recitare, ma secondo Variety, dovrebbe trattarsi di un personaggio nuovo di zecca, non facente parte del classico universo di Star Trek. Del cast faranno parte anche Chris Pine, Anton Yelchin, Zoe Saldana, Zachary Quinto e Karl Urban. L’inizio delle riprese è previsto per gennaio, la data provvisoria di uscita è il 17 maggio 2013.
Fonte: EMPIRE
Un nuovo disaster movie per la New Line
Chi pensava che 2012 avesse detto la parola definitiva quanto a film catastrofici, si sbagliava: e nonostante Roland Emmerich, il ‘maestro’ del genere, pare aver abbandonato il filone, dedicandosi a film in costume come Anonymous, la New Line ha messo in cantiere un nuova roboante, pellicola: San Andreas: 3D. Alan Loeb (Wall Street: il denaro non dorme mai) si starebbe già occupando della sceneggiatura che, come suggerisce il titolo, si concentrerà sull’apertura della faglia di San Andrea, che corre tra California e Nevada, con le prevedibili, distruttive conseguenze; nel bel mezzo dell’apocalisse, il protagonista (trovata molto originale…) dovrà anche trovare il modo di riconciliarsi con moglie e figli. Il progetto si trova comunque a uno stadio embrionale e il produttore Beau Flynn è ancora alla ricerca di un regista.
Fonte: EMPIRE
Nuovo film per Tom Cruise?
A circa diciotto mesi dall’entrata in cantiere del progetto, diretto da Doug Liman, per il ruolo protagonista di All You Need Is Kill si sarebbe molto vicini all’accordo con Tom Cruise. Il film, tratto da un romanzo del giapponese Hiroshi Sakurazaka, per i diritti del quale la Warner ha pagato una cifra astronomica ad inizio 2010, vedrà protagonista un soldato ucciso nel corso in una battaglia contro gli alieni trovarsi inspiegabilmente a riviverla fin a quando non riuscirà a vincere: sembrerebbe una sorta di incrocio tra Starship Troopers e Ricomincio da capo con Bill Murray, oltre a mostrare qualche somiglianza col più recente Source Code; a scrivere la sceneggiatura sono Dante Harper e Jody Harold; le riprese dovrebbero cominciare nella seconda metà del 2012.
Fonte: EMPIRE
Young Adult, ecco tre clip
The Raven: ecco il trailer internazionale
Sherlock Holmes – Gioco di Ombre: altri poster
E’ appena cominciato dicembre e l’attesa per Sherlock Holmes – Gioco di ombre, il secondo capitolo delle avventure di Sherlock Holmes sale. Il film, che si propone come seguito dell’originale di Guy Ritchie uscito due anni fa, rivede la coppia vincente formata da Robert Downey Jr. e Jude Law rivestire gli ottocenteschi abiti di Sherlock Holmes e John Watson. Accanto a loro alcune interessanti new entry, su tutti Noomi Rapace ne panni della zingara Sizma.
Il film, intitolato Gioco di Ombre, continua la sua massiccia campagna promozionale con il poster italiano ufficiale e altri cinque character poster dedicati rispettivamente ai personaggi di Sherlock Holmes, all’assistente Watson in questo film impegnato a non far andare a rotoli il suo viaggio di nozze, al cattivo di turno Professor Moriarty, alla misteriosa Sizma e al cane Gladstone, probabilmente ancora alle prese con qualche esperimento dell’eccentrico investigatore.
I Quattrocento Colpi: il film di François Truffaut
I quattrocento colpi, girato dal 10 novembre 1958 al 3 gennaio 1959 a Parigi, segna l’esordio “col botto” per François Truffaut. All’inizio il regista aveva in mente di realizzare la sua idea in forma di cortometraggio di 20 minuti che avrebbe dovuto intitolarsi “La fugue d’Antoine”.
Ambientato durante l’occupazione nazista di Parigi, la pellicola avrebbe dovuto narrare la storia di un ragazzo che, dopo aver marinato la scuola, non trova il coraggio per tornare a casa e passa la notte in giro per la città.
Il progetto si è poi modificato nella testa del regista ed è diventato quella che lui ha definito “una specie di cronaca dei tredici anni” (Gillain 56). Al tempo stesso, il regista ha abbandonato l’idea di ambientarlo durante l’occupazione per motivi economici, ma anche estetici, poiché nell’ambiente cinematografico dell’epoca si evitava di trattare un periodo tanto cupo quanto ancora vicino.
In questa pellicola, Truffaut propone per la prima volta il personaggio di Antoine Doinel che lo accompagnerà in altri quattro film durante la sua carriera. Gli altri saranno: Antoine e Colette (1962, episodio del film collettivo L’amore a vent’anni), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo… è solo questione di corna (1970), L’amore fugge (1978).
I quattrocento colpi, la trama
Antoine è un ragazzino trascurato dai genitori, specie la madre, che lo ebbe ancora ragazzina. Così marina la scuola, si diverte con gli amici, senza trovare, al suo ritorno a casa, dei genitori che possano essergli d’esempio o anche solo darli affetto. Una mattina, mentre gironzola per strada con il compagno di classe René, scopre la madre baciarsi con un uomo.
Da qui il suo comportamento peggiora, diventando ancora più insofferente nei confronti dei genitori e della scuola, che non fa altro che punirlo rigidamente senza sforzarsi di comprenderlo. Ciò nonostante, non dirà una parola al padre adottivo sul tradimento della madre.
Antoine finisce poi per scappare due volte di casa, aiutato dal ribelle quanto agiato René. Ad una lunga serie di bravate succederà un arresto, sotto denuncia del patrigno, che sancirà anche la definitiva rottura con la famiglia. Ora lo aspetta il riformatorio, nel quale sono previsti anche campi-lavoro. Ma la divisa e le regole rigide gli stanno ovviamente strette…
I Quattrocento Colpi, il film
Antoine sarà sempre interpretato da
Jean Pierre Leaud, per una sorta di film a puntate
sulla vita di questo personaggio immaginario. Inventato però fino a
un certo punto, poiché il regista francese proietta nel piccolo
Antoine la sua insofferenza giovanile nei confronti delle
istituzioni: la famiglia, la scuola, il riformatorio e la polizia,
sebbene, come ammise egli stesso, non sia mai riuscito ad essere
ribelle come quel personaggio dei suoi film.
In questo lungometraggio, il vispo Antoine appare come un’autentica vittima di genitori poco attenti ed egocentrici, ma anche come agnello sacrificale di quella Francia posta sotto la rigida legislazione post-occupazione di De Gaulle. Ed ecco che le sue disavventure, che lo rendono una sorta di Pinocchio moderno in balia di una società cinica e senza scrupoli, sono anche un’occasione per Truffaut per bacchettare i genitori poco curanti dei figli, egoisticamente presi dalle loro faccende private, nonché le istituzioni francesi dell’epoca troppo rigide, reprimenti ma mai davvero correttive. Eloquente è la scena di quando Antoine, per una banale ragazzata, viene messo in carcere insieme a un ladro e a delle prostitute, come se i rifiuti della società venissero raccolti senza essere “differenziati”.
Seguendo le sue sfortunate vicende, lo spettatore finisce per affezionarsi al piccolo Antoine, provando per lui compassione ma nello stesso tempo rabbia per come viene trattato da chi invece dovrebbe averne cura. La spontanea interpretazione di un Jean Pierre Leaud appena ragazzino intenerisce e trasporta, fino alla scena finale.
Veniamo ad alcune curiosità. I quattrocento colpi è dedicato alla memoria di André Bazin, famoso critico cinematografico morto appena quarantenne proprio la sera del giorno in cui iniziarono le riprese. La pellicola si apre con le immagini della Torre Eiffel, scelta non casuale poiché nei pressi di essa il regista aveva abitato da ragazzo, e per la quale ha sempre conservato una sorta di attrazione. Philippe de Broca, regista e sceneggiatore, appare in un cameo: sulla giostra insieme ad Antoine al luna park. Il British Film Institute ha inserito I Quattrocento colpi nella lista dei 50 film più adatti ad un pubblico giovane. Infine, un’ultima curiosità riguarda i nostri giorni e il nostro Paese. Nell’episodio “Cineforum” della serie TV Camera Cafè, questo film viene scambiato dai protagonisti per un film porno a causa di un forzato doppio senso nel titolo.
John Carter – Trailer Italiano
John Carter è il nuovo film del regista
premio Oscar® Andrew Stanton, un’avventura di pura azione
ambientata su Barsoom, un esotico e misterioso pianeta che noi
conosciamo con il nome di Marte. Basato sul romanzo classico di
Edgar Rice Burroughs, John Carter è la storia che ha ispirato la
maggior parte dei film Hollywoodiani sulla fantascienza. In
un mondo sull’orlo del collasso, Carter scopre che la sopravvivenza
di Barsoom e della sua gente è nelle sue mani. John Carter vi
aspetta al cinema da Marzo 2012. Nel cast Ciarán Hinds, Daryl Sabara, Dominic West, James Purefoy, Lynn Collins, Mark Strong, Polly Walker, Samantha Morton, Taylor Kitsch, Thomas Haden Church,
Willem Dafoe
Altro da vedere. Il festival Agender al Nuovo Cinema Aquila dal 9 all’ 11 Dicembre
Dopo l’abbuffata istituzionale del Festival di Roma, sempre nella capitale, ma decentrato al Nuovo Cinema Aquila prende vita, dal 9 all’11 Dicembre, giusto in periodo di ponte, la prima edizione di Agender – Queer and future arts festival.
Djokovic in Expendables 2!
Il tennista serbo Novak Djokovic, 24 anni, attuale numero uno del Ranking ATP, è in procinto di fare il suo esordio al
Julia Roberts attrice e produttrice per Second Act
Peter Cattaneo dirigerà Bridget Jones’s Baby
David Ayer sceneggiatore del remake di Scarface
Sarà David Ayer, sceneggiatore di film come Fast and Furious e Training Day, a scrivere Scarface, remake dell’omonimo film con protagonista Al Pacino diretto da Brian De Palma nel 1983, che a sua volta si ispirava a un altro Scarface, il primo della storia del cinema, risalente al 1932 e diretto da Howard Hawks. Pur essendo un remake, questo nuovo Scarface targato Universal Pictures non avrà molto in comune con i due citati predecessori, eccezion fatta per il titolo e i tratti generali della storia. “Lo vedo come la storia del sogno americano”, ha dichiarato Ayer ricordando il film di De Palma ” con un personaggio che punta in una direzione differente la sua bussola morale”.
Fonte: Worstpreviews
Niente Noah per Christian Bale
Christian Bale non sarà il protagonista della prossima fatica di Darren Aronofsky, il film Biblico-epico Noah, nonostante il desiderio del regista newyorkese di averlo a disposizione. Bale non potrà essere nel cast di Noah per gli impegni presi con Terrence Malick: reciterà infatti in entrambi i film che il regista texano girerà nel 2012,King of Cups (con Bale protagonista) e Lawless. Pare che, accantonata l’idea Bale, le attenzioni di Aronofsky si siano spostate su un altro richiestissimo attore, Michael Fassbender (A Dangerous Method).
Fonte: Collider
Lincoln: ecco Daniel Day Lewis!
Steven Spielberg si tiene sempre impegnato.
Con War Horse in uscita si sta dedicando al suo ambizioso biopic su
Lincoln che avrà come protagonista Daniel Day Lewis.
Knockout Resa dei conti – Trailer italiano
Gina Carano è Mallory
Kane, una spia americana addestrata per uccidere, in fuga dopo
essere stata tradita dai colleghi che l’avevano ingaggiata. Per
Mallory è arrivato il momento di farsi giustizia da sola. Ritorno
in grande stile all’action movie per il Premio Oscar Steven
Soderbergh che dirige un cast strepitoso: Antonio Banderas,
Bill Paxton, Channing Tatum, Ewan McGregor, Gina Carano, Mathieu Kassovitz,
Michael Douglas,
Michael
Fassbender
Non ti muovere di Sergio Castellitto
Non ti muovere – Anno: 2004 – Regia: Sergio Castellitto – Cast: Sergio Castellitto, Penelope Cruz, Claudia Gerini
Forse arriva un momento, nella vita, nel quale immancabilmente si finisce per sprofondare nel mare dei ricordi. Il passato si svela, inatteso avvia un replay di emozioni sopite da tempo. Così Timoteo, padre frustrato e chirurgo, si ritrova d’un tratto a capezzale della figlia Angela, in coma dopo un grave incidente in motorino. Il dolore, l’impotenza di fronte a quel corpo così vicino ma drammaticamente lontano, lo conducono indietro negli anni sino all’incontro con Italia, una donna non bella e all’apparenza volgare ma dall’animo fragile.
Comincia da qui, in un dialogo immaginario con la figlia, il racconto-confessione di una storia extraconiugale, di un amore tanto profondo quanto impossibile, di una passione viscerale. Non ti muovere è il sussurro di un padre disperato che rischia di perdere quanto gli resta di più prezioso, è la speranza, ma è anche infine il filo conduttore della narrazione.
Non ti muovere è un film intenso, capace di mettere a confronto gli uomini con una paura recondita per la perdita della vita quando il dolore, la devastazione, l’abbandono, restano l’unica visione del mondo. Tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, vincitore del celebre Premio Strega nel 2002, il film, diretto e interpretato da Sergio Castellitto (marito della scrittrice), mette a nudo una realtà cruda ma allo stesso tempo tangibile, riportando a galla quelle stesse emozioni celate tra le pagine del testo.
Persino il ruolo di Italia viene magistralmente messo in scena dalla splendida Penelope Cruz, imbruttita e resa quasi irriconoscibile, ma capace di recitare talmente bene in lingua italiana da essere stata definita «la nuova Anna Magnani del XXI secolo, in grado di comunicare la sua essenza in italiano meglio di quanto non riesca a fare in inglese». Un’impresa non facile e che ha costretto l’attrice ad allenamenti linguistici impegnativi ma che alla fine le ha permesso di trasporre sul grande schermo quella donna, Italia, che milioni di lettori avevano già potuto conoscere nel libro e che le è valsa il David di Donatello 2004 come migliore attrice protagonista. A condire il tutto una colonna sonora d’eccezione, Un senso, scritta appositamente per il film dal cantautore Vasco Rossi.
Proprio la ricerca di un senso ad una vita che spesso un senso non ce l’ha, l’attesa di un domani che arriverà, aiutano l’uomo a non sentirsi solo, ad andare avanti nonostante tutto, nonostante incertezze, paure, sconfitte. Ed è in questa ricerca continua che si mostra il cerchio della vita, al tragico epilogo della morte si contrappone la rinascita, un risveglio che, dopotutto, altro non è che l’inizio di una nuova vita.
Il Mago di Oz: recensione del film del 1939
Il Mago di Oz è un film del 1939 diretto da Victor Fleming e con protagonisti nel cast Judy Garland, Frank Morgan, Ray Bolger, Bert Lahr, Jack Haley.
Il Mago di Oz – trama
Dorothy vive in una
fattoria del Kansas. Improvvisamente un terribile tornado si
abbatte su di lei, trascinandola insieme alla sua casa e al suo
cane nel mondo del mago Oz. Qui tutto è strano e bello, ma Dorothy
vuole lo stesso ritornare al più presto a casa….
“From now on you’ll be History” è una delle battute pronunciate dal sindaco dei Mastichini, e la frase propiziatoria ha gettato una luce positiva su quest’opera cinematografica.
Il Mago di Oz non solo ha fatto la storia del cinema, ma rappresenta la trasposizione di un film che ha regalato il successo anche all’opera da cui è tratto, assolutamente un caso singolare. Chi non ricorda le scarpette rosso rubino del film? Il rimando immediato è a Cenerentola, ma attenzione, quel paio faceva parte dell’incantesimo, qui invece, sono le scarpette a scatenare poteri da incantesimo!
Victor Fleming, con la sua arguzia, affida ai colori un aspetto significativo dell’opera, e non è un caso che il film inizi e termini in tonalità seppia; al contrario raggiunge l’apice della sua espressione e comunicazione nella parte centrale, quando le immagini sono affidate ad uno sgargiante Tecnicolor.
Nell’incipit, il regista
traccia le coordinate dell’intera opera, definendo il carattere
travolgente e vivace della ragazza, Dorothy, e descrivendo a grandi
linee le caratteristiche dei tre contadini, che, in seguito, si
tramuteranno in compagni di viaggio.
Il Mago di Oz il film capolavoro di Victor Fleming
La trasposizione cinematografica, riprende sommariamente l’opera di L. Frank Baum, e si focalizza sulla crescita personale della ragazza, che, con l’aiuto dei compagni, passerà dallo status di bambina ad adulta. La bambina in questione è nientemeno che la diciassettenne Judy Garland, che con questo film assurge giovanissima allo status di star e conquista uno speciale mini-Oscar per la sua interpretazione. Il sostrato sociale del romanzo viene dunque incanalato attraverso il personaggio di Judy, che divenne lei stessa in quel periodo (era il 1939) un veicolo comunicativo della politica americana per ricordare che il posto più bello del mondo, nonostante le meraviglie del regno di Oz, era la sua casetta in Kansas (There’s no place like home, recita alla fine), e quindi gli USA.
Il momento cruciale, in cui la storia si snoda verso orizzonti ultraterreni, è simbolicamente preannunciata dalla canzone Somewhere Over the Rainbow, che valse al film il suo secondo Oscar. È proprio qui che avviene la svolta dell’intera trama, e, tramite l’espediente del tornado, la ragazza si ritrova in una nuova realtà.
Il popolo dei Mastichini, piccoli folletti, bolle di sapone che si tramutano in streghe buone, La Lega della Ninnananna, La Lega dei Lecca-lecca, spaventapasseri ambiziosi alla ricerca di un cervello, Leoni intimiditi desiderosi del proprio coraggio, Uomini di latta sdegnati per non aver un cuore e streghe volanti.
Tutto questo è il Mago di Oz, ovvero la ricerca di un presunto Mago sulla scia dorata di un cammino impervio, che regala agli avventurieri imprevisti di ogni sorta. La storia si snoda tra ritornelli martellanti che aumentano il ritmo del racconto e un cammino immaginario e personale effettuato dalla piccola Dorothy, verso la consapevolezza della realtà.
Un personaggio fondamentale che scandisce le diverse fasi della storia e ne rappresenta il Deus ex machina è Frank Morgan. Non è un caso che Fleming gli abbia affidato ruoli diversi ma molto affini. È lui ad interpretare il Professor Meraviglia, personaggio che introduce lo spettatore nella realtà fantastica del film, dando avvio all’intera trama. Ed è sempre lui a interpretare il curioso portiere del Mago, aprendo le porte ai protagonisti e introducendoli verso la prova finale e più difficile dell’intera storia.
Ed infine è proprio lui a dare voce a il Mago di Oz. Uno, due e tre… i battiti dei tacchi delle scarpette color rosso rubino, che chiudono una storia perfetta, una storia il cui inizio e la cui fine si somigliano, ma al cui interno risiede una metamorfosi e un’evoluzione verso ciò di cui più abbiamo bisogno: la Felicità.
Michael Clayton di Tony Gilroy con George Clooney
Michael Clayton Anno: 2007 Regia: Tony Gilroy Sceneggiatura: Tony Gilroy Cast: George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sidney Pollack
Michael Clayton (George Clooney) si occupa dei danni collaterali per il suo studio legale. Quando il suo collega e amico Arthur Dens (Tom Wilkinson) ha un crollo nervoso durante una seduta preliminare di un processo, i capi lo chiamano a rapporto per tentare di capire cosa accada. Dall’altro lato c’è Karen (Tilda Swinton), giovane legale decisa a fare carriera all’interno dell’azienda contro la quale Dens sta portando avanti la causa. Karen scopre dei documenti che incastrerebbero la U-North e li distrugge ma questi vengono ritrovati da Arthur Dens che paga la propria diligenza con la vita. L’amico Michael Clayton non crede al suicidio inscenato dagli assassini pagati da Karen e decide di continuare a cercare le prove che incastrino la U-North. Di fronte alla nuova minaccia, Karen decide di assassinare anche Clayton. Stavolta, però, fa un buco nell’acqua, l’avvocato rivale si salva e, prima di lasciare la città, incastra la stessa Karen e la compagnia.
Michael Clayton è l’esordio alla regia dello sceneggiatore Tony Gilroy, è fra le pellicole favorite agli Oscar del 2008, fra le nomination campeggiano miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior attore protagonista e non. Sfortunatamente, il film si aggiudica solo la nomination per migliore attrice non protagonista destinato a Tilda Swinton, sbaragliato dal western dei Coen Non è un paese per vecchi.
Nonostante il flop agli Academy Awards, la pellicola è stata unanimemente acclamata dalla critica sia per la conduzione della regia di Gilroy che per le prove attoriali dei personaggi, venendo definito il miglior film del 2008.
Intenso ma non melodrammatico, Michael Clayton è sprovvisto della classica retorica dei film hollywoodiani, c’è sempre speranza anche se la si deve pagare a caro prezzo perché, ogni azione ha le proprie conseguenze, e non sempre conviene scuotersi dal torpore che si sostituisce alla vita.
Un convincente Erin Brokovich al maschile, costruito brillantemente in modo da non far calare la suspence, di sorprendere e di commuovere.
In the Mood for Love di Wong Kar-wai
In the Mood for Love – Anno: 2000 – Regia: Wong Kar-wai – Sceneggiatura: Wong Kar-wai – Cast: Tony Leung, Maggi Cheung
È il 1962 e a Shanghai, il signor Cho (Tony Leung) e la signora Chang (Maggi Cheung) si scoprono vicini di casa, i loro incontri sono brevi e fugaci finché, un giorno, il signor Cho non invita la vicina fuori a cena e i due trovano il coraggio di ammettere che i rispettivi coniugi portano avanti da mesi una relazione adulterina. Da questo momento i due instaurano una relazione parallela: si chiedono cosa facciano la moglie e il marito quando sono insieme, com’è iniziata, chi ha fatto il primo passo.
Ciò che comincia come un sodalizio e un gioco malsano, si trasforma ben presto in qualcosa di più. Le frequenti assenze dei rispetti consorti, portano i due vicini a fare sempre di più affidamento l’uno sull’altra. La recita, a un certo punto, cessa di essere tale e i due protagonisti si trovano sempre di più invischiati nei loro sentimenti e arrivano a un punto in cui non riescono più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Sin dall’inizio sembra che le loro vite siano destinate a incrociarsi. L’attenzione della macchina da presa si concentra sui due protagonisti, inquadrando i rispettivi coniugi e i caratteri che gli gravitano intorno di sfuggita, sono dei particolari che arricchiscono la pellicola; il signor Cho e la signora Chang, sembrano due anime affini dall’inizio. Il loro modo nel vestire, impeccabile, li isola e li esalta, evidenziandoli l’uno all’occhio dell’altra. Eppure, il loro incontro è sofferto e trepidato, vi è un valzer fuori sincrono che li porta sempre a sfiorarsi e mai a toccarsi, il regista gioca su un ritmo esasperante di campi e controcampi, fino al momento in cui si trovano uno di fianco all’altro in un taxi, decisi a passare almeno una notte insieme.
Ciononostante il loro amore non è destinato a concretizzarsi, rimane sospeso a mezz’aria, tutto ciò che resta è un’impressione, una sensazione, un segreto sussurrato nella cavità di un albero. Spettacolare è il montaggio di William Chung che restituisce piccole schegge di comportamenti abituali e gesti rituali che si ripetono senza perdere la purezza e la perfezione con la quale vengono compiuti. Di rilievo anche la colonna sonora di Michael Galasso e Shigeru Umebayashi che asseconda i toni della narrazione.
Acclamato alla 53° edizione del Festival di Cannes per l’interpretazione di Tony Leung, In the mood for love è considerato dalla critica una delle pellicole più importanti del 21° secolo.
La storia infinita: recensione del film di Wolfgang Petersen
La storia infinita è il film cult del 1984 diretto da Wolfgang Petersen e con protagonisti Noah Hathaway, Barret Oliver, Tami Stronach, Patricia Hayes, Gerald Mc Raney e Moses Gunn.
- Anno: 1984
- Regia: Wolfgang Petersen
- Cast Noah Hathaway (Atreiu), Barret Oliver (Bastian), Tami Stronach (Imperatrice), Patricia Hayes (Urgl), Sidney Bromley (Engywook), Gerald Mc Raney (il papà di Bastian), Moses Gunn (Cairon)
La storia infinita
trama: Il piccolo Bastian, oppresso da una triste
situazione familiare e dal bullismo dei compagni di scuola, si
rifugia un giorno in una libreria antiquaria, dove trova un libro
misterioso e antico, La storia
infinita.
Rifugiatosi nella soffitta della scuola, inizia ad immergersi nel mondo di Fantàsia, magico Regno minacciato dal Nulla, seguendo le avventure del prode Atreiu, in cerca di una cura per ridare la salute all’Infanta Imperatrice.
Man mano che la storia va avanti, e passano le ore, Bastian si sente sempre più avvolto da una storia, di cui ad un certo punto capisce di essere parte integrante: è lui e solo lui che può dare un futuro a Fantàsia, con i suoi sogni, contro il potere del Nulla che tutto distrugge.
La storia infinita, fantasy anni 80′
Analisi: Alla base di tutto c’è uno dei libri culto del genere fantastico e non solo degli anni Ottanta, La storia infinita di Michael Ende, che a detta di molti il film non rispetta in pieno, visto che adatta solo la prima parte della vicenda, soffermandosi sul potere della fantasia e non sulla necessità di farla interagire con la vita reale, e dando poi spazio per due seguiti decisamente mediocri che rispetteranno ancora meno il testo originale.
Detto questo, La storia infinita resta un film interessante e ben fatto, e non solo per la colonna sonora di Giorgio Moroder, con tanto di hit ballabile di Limahl, e i belli effetti speciali di Brian Johnson, ma per il sense of wonder che avvolge il tutto, per le creature fantastiche da libro di fiaba che presenta, a cominciare dal Fortunadrago Falcor, per l’esaltazione della fantasia e della lettura, per il discorso mai abbastanza scontato che viene fatto ad un certo punto “è molto più facile dominare chi non crede in niente”, apologo contro ogni totalitarismo politico ma anche contro ogni avvizzimento dello spirito.
Novanta minuti adorati dai bambini e adolescenti (e non solo
degli anni Ottanta), e che comunque restano un esempio di film
realizzato con tecniche più antiche ma in maniera impeccabile. E se
la visione di questo film prelude inevitabilmente ad una lettura
del libro (che comunque il film rispetta, sia pure fermandosi a
metà), comunque resta un titolo da avere se si ama il cinema di
genere fantastico di tutti i tempi, non solo quello degli ultimi
anni.
Interessante anche l’assenza di
volti noti (se si escludono i due veterani della televisione Gerald
Mc Raney e Moses Gunn): così non si è distratti da altro in questo
viaggio nella terra di Fantàsia, partendo dal compagno più antico
di tutti, il libro. E esaltare il libro come canale privilegiato di
sogno, è senz’altro la cosa più interessante e importante del
film.
Ed Wood, il film cult di Tim Burton con Johnny Depp
ED WOOD è il film cult del 1994 di Tim Burton. Protagonisti nel cast di Ed Wood sono Johnny Depp, Sarah Jessica Parker, e Martin Landau.
Quel genio visionario di Tim Burton ha aggiunto, nel 1994, alla sua ricca filmografia un “gioiellino” cinefilo: Ed Wood, che vede un istrionico Johnny Depp nei panni- e nei “baffetti”- di Edward D. Wood Jr., “il peggior regista mai esistito” secondo molti critici che si aggirano in quel di Hollywood.
Ed Wood, il film
Burton narra l’ascesa di questo mediocre regista di serie B, autore di flop immortali come Glen or Glenda (1953), film semi-autobiografico il cui tema di fondo era il travestitismo (costante nella vita di Ed Wood stesso, crossdresser che amava indossare golfini d’angora); oppure il disastroso Bride of the monster (1955) fino al trash-cult Plan 9 from Outer Space (1959), considerato dagli addetti ai lavori come il suo… “capolavoro”. L’occhio critico di Burton segue le vicende di questo improbabile regista mosso dal sacro fuoco dell’arte cinematografica e della sua scalcinata troupe alle prese con la realizzazione di pellicole con un’imbarazzante scarsità di mezzi tecnici.
Ma la vita di Ed Wood cambia dopo l’incontro con il suo idolo Bela Lugosi (uno straordinario Martin Landau con tanto di accento ungherese) al quale dona gli ultimi sprazzi di popolarità in una carriera costellata di grandi successi e di abissali ombre nere (come lo spettro della tossicodipendenza). Nella realtà anche la carriera di Wood seguì quasi lo stesso iter di quella del suo “maestro”: negli ultimi anni di vita girò infatti improbabili film softcore e porno per mantenersi economicamente finché un infarto, dovuto molto probabilmente all’abuso di alcool, non lo stroncò all’età di cinquantaquattro anni.
Ma il biopic di Tim Burton sceglie volontariamente di non narrare l’amaro declino della vicenda personale di un uomo a cui il regista stesso dice di essersi ispirato in più di un’occasione, come per esempio nel suo capolavoro Edward mani di forbice dove il nome del protagonista è un tenero omaggio a Wood.
Ed Wood e la biografia di Rudolph Grey
Il film parte da una sceneggiatura di Scott Alexander e Larry Karaszewski che si sono ispirati a loro volta alla biografia di Wood scritta da Rudolph Grey ed intitolata Nightmare of Ecstasy. Tim Burton commentò a caldo la lettura dell’opera dicendo che Ed Wood era solito usare ardite perifrasi e lunghissimi periodi per descrivere concetti assolutamente banali e, inoltre, aveva la tendenza a considerare i suoi film alla stregua di capolavori come Quarto potere. Solo che, invece di peccare di boria, Wood riusciva a farlo con tale innocenza e trasporto da rendere il tutto estremamente credibile.
Burton ricostruisce con dovizia di particolari, aiutandosi pure con le brillanti interpretazioni dei suoi interpreti, il mondo “mitico” della vecchia Hollywood dei tempi d’oro, e lo fa con uno sguardo sognante e vivo che rimanda direttamente all’insana passione da cui era affetto Ed Wood stesso: il cinema.
Nel ricreare quell’atmosfera il regista californiano si allontana dal clima tipicamente gotico di altri suoi lavori (Edward mani di forbice, Il mistero di Sleepy Hollow) e si avvicina invece decisamente alle atmosfere da B-movie e horror della Hammer con cui è cresciuto e che ha omaggiato nella pellicola del 1996 Mars Attacks!. Inoltre, il rapporto tra Ed Wood e il suo modello Bela Lugosi ricorda quello tra Burton stesso e il suo mito Vincent Price, come pure la scomparsa prematura e dolorosa del personaggio di Lugosi nel film è un omaggio del regista di Burbank al suicidio dell’amico e collaboratore Anton Furst, scenografo del Batman del 1989.
Con questo improbabile, divertentissimo e sentito biopic, Tim Burton celebra una delle tante figure mitiche che popolavano la sua fantasia di bambino inquieto appassionato di cimiteri e di storie macabre.
Un thriller farmaceutico per Steven Soderbergh
Dopo aver abbandonato il progetto di U.N.C.L.E., Steven Soderbergh si dà… alle pillole, con il thriller farmaceutico The Bitter Pill: il film inizialmente doveva costituire il debutto di Scott Z Burns, sceneggiatore di Contagion, diretto proprio da Soderbergh, ma ora sembra che le redini del progetto siano state prese in mano proprio da quest’ultimo. Le notizie riguardo la storia sono ancora scarse, così come non è ancora dato di sapere quale casa di produzione se ne occuperà.
Sembrerebbe comunque che il film prenda le mosse da ricerche che lo stesso Burns fece quando collaborava con la serie tv Wonderland di Peter Berg e, nella forma di un thriller, dovrebbe riflettere su come la società contemporanea sembri incapace di tollerare l’infelicità e cosa ci renda così vulnerabili nei confronti di questa. La notizia della direzione di The Bitter Pill sembra comunque mettere per il momento la parola fine alla ridda di voci relative a un possibile ritiro di Soderbegh, scatenata da alcune recenti dichiarazioni di Matt Damon. Il regista ha peraltro in uscita due nuovi film: il 24 febbraio prossimo uscirà in Italia Konckout (titolo originale: Haywire) mentre per la fine di giugno è prevista l’uscita americana di Magic Mike.
Fonte: EMPIRE
Nuova trilogia per Mad Max
L’idea iniziale di un remake di Interceptor, primo capitolo della trilogia originale di Mad Max si è rapidamente (e prevedibilmente), trasformata in un progetto più ampio, riguardante l’intero trittico. Dietro la macchina da presa dovrebbe tornare George Miller, artefice dell’originale; Doug Mitchell, partner di Miller in sede di produzione, ha recentemente affermato che la sceneggiatura per il secondo capitolo è già stata temrinata e la terza è a buon punto.
Il remake di Fury Road (così sarà intitolato il primo film della nuova serie), nonostante resti una produzione australiana, ha visto spostare la location delle riprese in Namibia, a causa delle piogge torrenziali che hanno improvvisamente coperto di vegetazione l’area desertica di Broken Hill, su cui era caduta la scelta iniziale. Il cast al momento prevede la presenza di Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Zoe Kravitz e Adelaide Clemens; le riprese, inizialmente previste per l’autunno del 2010, sono state rimandate una prima volta alla primavera di quest’anno, subendo poi un ulteriore rinvio: l’intenzione sarebbe quella di avviarle nel prossimo aprile.
Fonte: EMPIRE
Daniel Radcliffe potrebbe interpretare Allen Ginsberg
Smessi definitivamente i panni di Harry Potter, per Daniel Radcliffe è arrivato il momento di rilanciare la propria carriera: dopo l’esperienza teatrale di How To Succeed In Business Without Really Trying e con The Woman In Black prossimamente sugli schermi, il prossimo progetto in cantiere potrebbe essere la partecipazione Kill Your Darlings, nel ruolo di Allen Ginsberg, poeta americano trai leader della ‘beat generation’.
Il film non avrà tanto la forma di un biopic, quanto quasi quella di un thriller: Ginsberg e i suoi ‘sodali’ Jack Kerouac e William S. Burroughs, si riunirono grazie a Lucien Carr anche lui poeta e scrittore, che fu implicato nella morte di David Kammerer, altro membro del gruppo, il cui corpo fu rinvenuto nel fiume Hudson; Carr si dichiarò poi colpevole. La pellicola, che dovrebbe essere diretta da john Krokidas è in cantiere ameno da un paio di anni: all’epoca, si era pensato a Jessie Eisenberg come Ginsberg, Chris Evans nel ruolo di Kerouac Ben Whishaw nei panni di Carr; da allora le cose sono ovviamente cambiate e, per Ginsberg si sarebbe pensato a Radcliffe.
Fonte: EMPIRE