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A Complete Unknown: Timothée Chalamet è Bob Dylan nel primo poster del film

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Searchlight Pictures ha svelato il primo poster del film A Complete Unknown, biopic musical dedicato a Bob Dylan dove il celebre cantautore è interpretato da Timothée Chalamet. Di recente abbiamo potuto vedere un primo trailer, che ha offerto una prima prova di quanto il giovane attore di Chiamami col tuo nome e Dune si sia calato nel ruolo. Di seguito, ecco il poster:

A Complete Unknown, tutto quello che sappiamo sul film

Il biopic su Bob Dylan, intitolato A Complete Unknown, sarà diretto da James Mangold. Avrà come protagonista Timothée Chalamet nel ruolo della stella del folk e vedrà anche la partecipazione di Elle Fanning nel ruolo dell’artista e interesse amoroso di Dylan, Sylvie Russo. Edward Norton interpreterà invece il ruolo del musicista Pete Seeger. A Complete Unknown si concentrerà sui giorni di maggiore trasformazione della carriera di Dylan. Seguendo il giovane cantante folk e la sua chitarra per le strade e i palcoscenici di New York nel 1965, quando Dylan sostituì la sua acustica con un’elettrica e portò un nuovo sound nel settore.

Anche la storia d’amore tra Dylan e Russo sarà collegata al film, dato che i due erano apparentemente inseparabili durante questo periodo della loro vita e si servivano l’un l’altro come muse. Possiamo aspettarci che una buona parte del film si concentri sulla creazione e sull’uscita del quinto album di Dylan, Bringing It All Back Home, perché è stato allora è salito davvero alla ribalta con il brano classico “Like a Rolling Stone“. Basato sul libro del 2015 di Elijah WaldDylan Goes Electric” e originariamente intitolato “Going Electric”, A Complete Unknown prende in prestito una frase da “Like a Rolling Stone” di Dylan – l’inno folk-rock plugged-in che ha rivoluzionato la storia della musica.

Mangold ha descritto il Dylan del suo film come “un vagabondo che arriva dal Minnesota con un nome nuovo e una nuova visione della vita”. Il suo arrivo a New York scatena “uno sconvolgimento nella comunità folk e in quello che pensavano fosse il folk vero e proprio e il folk illecito”. Il vero Dylan, che ha 83 anni, ha fornito spunti per la sceneggiatura e ha partecipato a diversi incontri con Mangold. Ad oggi il film è ancora sprovvisto di una data di uscita ufficiale.

A Complete Unknown: recensione del film con Timothée Chalamet

A Complete Unknown: recensione del film con Timothée Chalamet

I migliori lungometraggi realizzati da James Mangold posseggono il comune denominatore della chiarezza espositiva. Se pensiamo in particolar modo al remake di Quel treno per Yuma, a Logan – The Wolverine o Le Mans ‘66 – La grande sfida, si comprende pienamente come il cineasta possedesse un’idea molto precisa di cosa volesse raccontare e soprattutto di come raccontarlo per immagini. Lo stesso vale per il suo nuovo A Complete Unknown, progetto che deve aver rappresentato per lui una sfida ancor più intrigante, in quanto incentrato su un artista ancora oggi indecifrabile come Bob Dylan. Il risultato artistico ottenuto con questo biopic risulta quindi ancor più prezioso dal momento che Mangold ha basato l’intera operazione proprio su questo presupposto: Dylan non può essere spiegato, soltanto raccontato.

La storia di A Complete Unknown

Ispirata dal libro Dylan Goes Electric di Elijah Wald, la sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme a Jay Cocks (L’età dell’innocenza, Gangs of New York e Silence per Martin Scorsese) riesce a costruire un esemplare arco narrativo del protagonista adoperando soltanto la sua potente evoluzione artistica: sono le canzoni a scandire il processo di maturazione professionale e umana di Dylan. Tutto il resto viene coerentemente – e giustamente, aggiungiamo noi – relegato a quel limbo creato da un uomo che non ha mai avuto intenzione di esporsi all’opinione pubblica, lasciando che fosse la sua arte a parlare per lui.

Mangold e Cocks dimostrano di aver compreso questo in maniera cristallina, e di conseguenza A Complete Unknown lo mette in scena con lucidità ammirevole. Ad abbracciare l’idea concorrono poi anche tutti i membri di un cast in cui ogni singolo attore esprime il meglio delle proprie possibilità, a cominciare da un Timothée Chalamet mai così efficace dai tempi di Chiamami col tuo nome.

A Complete Unknown
Timothée Chalamet e Elle Fanning in A Complete Unknown – Cortesia di Searchlight

Timothée Chalamet è Bob Dylan

La sua versione di Dylan è taciturna, mimicamente trattenuta, concentrata su cosa vuole veicolare attraverso le prossime note, i versi successivi. Intorno a lui gli altri attori comprendono benissimo che i loro personaggi devono invece esporre i sentimenti, spiegare le proprie idee, proprio perché lui possa al contrario rimanere chiuso in se stesso. Edward Norton e Boyd Holbrook si dimostrano come sempre due caratteristi consumati, indubbiamente efficaci nei ruoli rispettivamente di Pete Seeger e Johnny Cash. La rivelazione di A Complete Unknown è poi una bravissima Monica Barbaro nella parte di Joan Baez, vibrante nelle performance musicali e carismatica quando deve sviluppare una figura di donna attratta e insieme sconcertata da Dylan.

Il miglior comprimario di Chalamet si rivela però uno Scoot McNairy capace di dipingere con poi tratti e mai pietistici un Woody Guthrie malato, impossibilitato a esprimersi eppure capace di possedere ancora uno spessore umano e artistico tangibili. In maniera tanto concreta quanto simbolica proprio il mentore spirituale di Bob Dylan non riesce più a parlare, lasciando così che sia la musica a diventare l’ultimo strumento di comunicazione col mondo. Nel loro rapporto sono contenuti l’anima profonda e lo spirito di A Complete Unknown, biopic tanto rischioso quanto affascinante, enigmatico e quindi riuscito.

James Mangold ha realizzato il suo miglior lungometraggio

A Complete Unknown 2024Dopo lo scivolone di Indiana Jones e il quadrante del destino  che a questo punto sospettiamo abbia accettato di girare “su commissione” per la Disney al fine poi di realizzare questo progetto con l’ancillare Searchlight Pictures – James Mangold ha realizzato il suo miglior lungometraggio. Lo ha fatto applicando la sua idea semplice di cinema a una materia invece estremamente complessa, poiché ancora oggi non del tutto compresa.

Un rischio che ha pagato in pieno prima di tutto perché attraverso A Complete Unknown Mangold ha dimostrato di aver capito perfettamente Bob Dylan. Non chi era, ma cosa voleva essere. Una volta stabilito questo, il film di dipana come una rappresentazione complessa, coerentemente sfuggente, assolutamente affascinante di uno dei maggiori artisti dei nostri tempi. A Complete Unknown è un film bellissimo che non ha risposte. Non le ottiene né le cerca. E per questo non possiamo che ringraziarlo.

A Complete Unknown: le prime recensioni elogiano un film “toccante”

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Le prime reazioni a A Complete Unknown di Timothée Chalamet hanno iniziato a diffondersi sui social in vista della data di uscita natalizia del film biografico su Bob Dylan, e la stampa ha elogiato Chalamet, Monica Barbaro e altri per le loro interpretazioni nel film.

“Timothée Chalamet scivola in Bob Dylan con una determinazione spontanea ma concentrata. Senza paura in alcuni momenti ipnotici”, ha scritto Clayton Davis, caporedattore dei premi di Variety, su X. “Per me, sono Monica Barbaro ed Elle Fanning a ancorare la storia di un uomo misterioso e sfuggente che rimane in quella sfera. James Mangold guida con sicurezza, con scenografie e costumi stupendi. Molto rispetto per uno dei migliori a farlo”.

Il critico cinematografico Scott Menzel ha detto che Chalamet “offre la performance dell’anno”, aggiungendo: “Un vero tour de force in cui Chalamet non si vede mai. La performance di Chalamet non riguarda solo la voce e l’aspetto, ma piuttosto tutte le piccole sfumature e i manierismi che porta perfettamente nella sua vita nella sua interpretazione di Bob Dylan. Grandi interpretazioni di supporto anche da Monica Barbaro nel ruolo di Joan Baez e Edward Norton nel ruolo di Pete Seeger”.

Mentre le reazioni a A Complete Unknown sono state per lo più positive finora, il film biografico ha raccolto anche qualche commento negativo, tra cui quello del critico cinematografico di Los Angeles Ryan Swen, che ha utilizzato alcuni testi di Dylan per descrivere la sua reazione: “È vile e ingannevole, è crudele e cattivo. La cosa più brutta che tu abbia mai visto”.

Gregory Ellwood di The Playlist, nel frattempo, ha definito il film “superbo” e “scioccantemente commovente“, aggiungendo: “Chalamet è fantastico. Monica Barbaro è incredibile. Abbiamo bisogno di uno spin-off su Joan Baez”.

Di Searchlight Pictures e del regista James Mangold (Walk the Line), A Complete Unknown segue un giovane Dylan che arriva a New York nei primi anni ’60. Il film segue la leggenda della musica mentre diventa una presenza fissa nella scena folk del Greenwich Village e fa amicizia con persone come Joan Baez (interpretata da Barbaro) e Pete Seeger (Edward Norton). Il film si conclude dopo che Dylan si mette la chitarra elettrica al Newport Folk Festival nel 1965 e suona “Like a Rolling Stone” rivoluzionando il genere.

A Complete Unknown: la storia vera del perché Pete Seeger è stato processato

A Complete Unknown lascia sul vago il processo a Pete Seeger, tralasciando tutto tranne il discorso di condanna, ma la storia vera e propria è più affascinante di quella che viene rappresentata. Sebbene Bob Dylan sia il protagonista del film biografico del 2024, molti altri personaggi di A Complete Unknown hanno avuto un impatto significativo sul suo percorso da esordiente a uno dei migliori cantautori del mondo. Uno dei più influenti è Pete Seeger, un cantante folk che divenne famoso insieme all’amico Woody Guthrie.

Poiché la narrazione è incentrata sulla vita di Bob Dylan nei primi anni Sessanta, la storia di Seeger viene raccontata solo quando ha un impatto diretto sul protagonista. L’unica eccezione arriva all’inizio di Un completo sconosciuto, quando Pete Seeger appare in un’aula di tribunale per la sentenza del suo processo. Accenna a una delle sue canzoni ritenuta “antiamericana”, offrendosi di cantarla, e il giudice rifiuta l’offerta e lo condanna. Tuttavia, la storia del processo di Pete Seeger è molto più complessa e affascinante nella vita reale, e mostra un esempio dell’impatto del maccartismo sugli artisti.

Pete Seeger scrisse una lettera di protesta contro la deportazione di massa dei giapponesi

La storia del processo a Pete Seeger inizia molto prima della sentenza che viene mostrata in A Complete Unknown. Secondo i documenti recuperati da Mother Jones con una richiesta di Freedom of Information Act, l’FBI iniziò a indagare su Seeger quando questi scrisse una lettera all’American Legion per protestare contro le sue attività politiche. Con una mossa terrificante, l’FBI cercò di deportare in massa chiunque avesse origini giapponesi e di negare ai nippo-americani la cittadinanza per diritto di nascita. Seeger sosteneva: “L‘America è grande e forte così com’è perché finora siamo stati un rifugio per tutti gli oppressi.

Successivamente, l’American Legion consegnò la lettera all’FBI, che avviò un’indagine lunga almeno due decenni sul cantante. Seeger divenne il bersaglio della caccia al comunista degli Stati Uniti, che lo etichettò come “persona potenzialmente sovversiva” per le sue convinzioni politiche. L’FBI cercò nella sua storia formativa e lavorativa. Lesse anche la sua posta e intervistò chiunque fosse collegato al cantante, compreso Woody Guthrie, un’altra persona reale ritratta in A Complete Unknown.

Il fatto che Pete Seeger fosse fidanzato con una donna nippo-americana di nome Toshi Ohta aumentò i sospetti sul cantante. Nonostante le numerose persone che garantirono l’affidabilità e la lealtà di Seeger, l’FBI continuò a trattarlo come una minaccia. Si rifiutarono persino di impiegarlo nonostante avesse completato l’addestramento di meccanico dell’aviazione.

Pete Seeger si rifiutò di rispondere alle domande della Commissione per le attività antiamericane della Camera dei Deputati

Il culmine dell’indagine dell’FBI su Pete Seeger avvenne il 18 agosto 1955, quando fu portato davanti a una sottocommissione della Commissione per le attività antiamericane della Camera, come descritto da History Matters. Questo comitato, abolito nel 1975, era stato costituito per indagare sulla slealtà e sulle attività di disturbo da parte di cittadini, politici e gruppi. Durante l’apice del maccartismo, la commissione portò Seeger davanti a loro per interrogarlo sulle sue possibili affiliazioni comuniste e sulle sue convinzioni liberali.

Gli chiesero conto della sua esibizione a tre eventi legati al partito comunista. Gli fu anche chiesto se si fosse esibito al servizio del partito comunista. Con le loro frasi, hanno lasciato intendere che Seeger fosse un comunista nemico degli Stati Uniti. Durante l’interrogatorio ha dato queste risposte:

“Non risponderò a nessuna domanda sulle mie associazioni, sulle mie convinzioni filosofiche o religiose o sulle mie convinzioni politiche, o su come ho votato alle elezioni, o su qualsiasi altra questione privata. Penso che queste siano domande molto sconvenienti per qualsiasi americano, specialmente se costretto a farlo. Sarei molto felice di raccontarvi la mia vita, se volete sentirla…

Sento che in tutta la mia vita non ho mai fatto nulla di cospirativo e mi infastidisce molto e profondamente l’implicazione di essere chiamato davanti a questa commissione che in qualche modo, poiché le mie opinioni possono essere diverse dalle vostre, o dalle sue, signor Willis, o dalle sue, signor Scherer, io sia meno americano di chiunque altro. Amo profondamente il mio Paese, signore…

Ho cantato per americani di ogni orientamento politico e sono orgoglioso di non aver mai rifiutato di cantare per un pubblico, indipendentemente dalla religione o dal colore della pelle o dalla situazione di vita. Ho cantato nelle giungle dei barboni, ho cantato per i Rockefeller e sono orgoglioso di non aver mai rifiutato di cantare per nessuno. Questa è l’unica risposta che posso dare in tal senso”.

Tuttavia, Seeger si è rifiutato di rispondere dove si è esibito, quando e quali canzoni ha cantato in determinate esibizioni. Riteneva che ciò violasse i suoi diritti di cittadino americano. Tuttavia, si offrì di cantare una canzone per il Congresso e di nuovo al processo, ma entrambe le offerte furono rifiutate. Questi momenti sono brevemente citati nel biopic 2024, anche se A Complete Unknown cambia la canzone da “Wasn’t That A Time”. Inoltre, tralascia la maggior parte del contesto del processo.

Pete Seeger fu giudicato colpevole di oltraggio al Congresso

Sei anni dopo la sua testimonianza, Pete Seeger fu finalmente processato per molteplici accuse di oltraggio al Congresso. Il processo durò dal 27 marzo 1961 al 29 marzo 1961 e portò a un verdetto di colpevolezza per tutti e dieci i capi d’accusa di oltraggio al Congresso. Secondo The Harvard Crimson, durante il processo, il giudice istruì i giurati a non considerare se le domande del Congresso fossero legali o morali, e a non contemplare le ragioni di Seeger per non rispondere. Dovevano solo decidere se Seeger avesse fornito una risposta in buona fede, piuttosto che cercare di essere sfidante. La giuria ha deliberato per un’ora e mezza.

Il 4 aprile 1961, il giudice Thomas F. Murphy condannò Pete Seeger a un anno di prigione e gli impose di pagare le spese processuali (via The Harvard Crimson). Il giudice Murphy rifiutò di concedere a Seeger la cauzione in attesa dell’appello; tuttavia, lo stesso giorno, la corte d’appello gli concesse una cauzione di 2000 dollari. Adeguata all’inflazione, questa cifra equivale a una cauzione di 21.181,54 dollari, in attesa dell’appello.

L’intera dichiarazione di Pete Seeger alla fine del processo può essere letta qui: Biblioteche della Northwestern University.

Secondo i fascicoli disponibili su Justia US Law, la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Secondo Circuito ha annullato la condanna di Pete Seeger perché l’atto d’accusa indicava in modo errato e fuorviante l’autorità investigativa della sottocommissione per condurre le udienze alle quali Seeger era presente. Dopo che la corte d’appello ha annullato la condanna, le accuse sono state ritirate. Come mostrato nel film, l’attivismo politico di Seeger non cessò dopo il processo. Continuò a parlare di diritti umani e americani anche molto tempo dopo gli eventi di A Complete Unknown, consolidando la sua eredità di cantante folk e attivista.

A Complete Unknown: il trailer del biopic su Bob Dylan con Timothée Chalamet

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È arrivato il trailer di A Complete Unknown, il film di James Mangold con Timothée Chalamet nei panni di Bob Dylan. Nelle sale a dicembre, il dramma biografico, scritto da Mangold e Jay Cocks, segue i primi anni di vita della leggenda della musica folk, seguendolo dagli esordi fino al momento sconvolgente in cui imbracciò una chitarra elettrica durante la sua esibizione al Newport Folk Festival del 1965.

Nel trailer, vediamo Chalamet camminare per le strade di Manhattan, passando davanti ai luoghi preferiti da Dylan, come il Cafe Wha? e l’Hotel Chelsea. L’attore canta un’emozionante interpretazione della canzone di protesta di Dylan del 1963 “A Hard Rain’s a-Gonna Fall”. Inizia anche un triangolo amoroso tra Dylan e la Joan Baez di Monica Barbaro e la Sylvie Russo di Elle Fanning, che sembra essere una versione romanzata di Suze Rotolo, l’allora fidanzata di Dylan, che appare sulla copertina dell’album “The Freewheelin’ Bob Dylan”.

Timothee Chalamet
Timothee Chalamet alla Mostra del Cinema di Venezia. Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

A Complete Unknown, tutto quello che sappiamo sul film

Il biopic su Bob Dylan, intitolato A Complete Unknown, sarà diretto da James Mangold. Avrà come protagonista Timothée Chalamet nel ruolo della stella del folk e vedrà anche la partecipazione di Elle Fanning nel ruolo dell’artista e interesse amoroso di Dylan, Sylvie Russo. Edward Norton interpreterà invece il ruolo del musicista Pete Seeger. A Complete Unknown si concentrerà sui giorni di maggiore trasformazione della carriera di Dylan. Seguendo il giovane cantante folk e la sua chitarra per le strade e i palcoscenici di New York nel 1965, quando Dylan sostituì la sua acustica con un’elettrica e portò un nuovo sound nel settore.

Anche la storia d’amore tra Dylan e Russo sarà collegata al film, dato che i due erano apparentemente inseparabili durante questo periodo della loro vita e si servivano l’un l’altro come muse. Possiamo aspettarci che una buona parte del film si concentri sulla creazione e sull’uscita del quinto album di Dylan, Bringing It All Back Home, perché è stato allora è salito davvero alla ribalta con il brano classico “Like a Rolling Stone“. Basato sul libro del 2015 di Elijah WaldDylan Goes Electric” e originariamente intitolato “Going Electric”, A Complete Unknown prende in prestito una frase da “Like a Rolling Stone” di Dylan – l’inno folk-rock plugged-in che ha rivoluzionato la storia della musica.

Mangold ha descritto il Dylan del suo film come “un vagabondo che arriva dal Minnesota con un nome nuovo e una nuova visione della vita”. Il suo arrivo a New York scatena “uno sconvolgimento nella comunità folk e in quello che pensavano fosse il folk vero e proprio e il folk illecito”. Il vero Dylan, che ha 83 anni, ha fornito spunti per la sceneggiatura e ha partecipato a diversi incontri con Mangold. Ad oggi il film è ancora sprovvisto di una data di uscita ufficiale.

A Complete Unknown: Benedict Cumberbatch nel biopic su Bob Dylan

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A Complete Unknown: Benedict Cumberbatch nel biopic su Bob Dylan

Deadline ha confermato che Benedict Cumberbatch reciterà in A Complete Unknown, il film biografico di James Mangold sul musicista Bob Dylan. Sono emerse notizie secondo cui Cumberbatch sarebbe apparso nel film all’inizio di quest’anno, ma non era stato annunciato nulla di concreto. In un rapporto di Deadline su un afterparty durante il Festival di Cannes del 2023, è stato notato che Cumberbatch avrebbe recitato nel film insieme a Timothée Chalamet ed Elle Fanning.

Secondo la notizia, Benedict Cumberbatch interpreterà il ruolo dell’iconico cantante Pete Seeger. La storia di Seeger come cantautore è prolifica, con l’artista che ha scritto canzoni come “Where Have All the Flowers Gone?“, “If I Had a Hammer (The Hammer Song)” e “Turn! Giro! Giro! (C’è una stagione per tutto)“. Nella loro storia, Seeger è stato uno dei primi sostenitori di Bob Dylan.

Chi altro c’è in A Complete Unknown?

A Complete Unknown (precedentemente intitolato Going Electric) sarà diretto da James Mangold e si baserà su una sceneggiatura scritta da Jay Cocks con revisioni di Mangold. Racconta l’ascesa di Bob Dylan nella musica folk e l’improvvisa transizione al rock ‘n’ roll. Il film racconterà il rapporto di Bob Dylan con le leggende della musica degli anni ’60, tra cui Joan Baez e Pete Seeger. Searchlight Pictures detiene anche i diritti sulla musica dell’icona della cultura pop.

Il film è prodotto da Bob Dylan insieme a Brian Kavanaugh-Jones e Andrew Rona. Jeff Rosen, che è il manager di lunga data di Dylan, ha anche firmato un contratto come produttore con Mangold, Bob Bookman, Alan Gasmer e Peter Jaysen di Veritas Entertainment Group, Fred Berger di Automatik e Alex Heineman di The Picture Company. Oltre all’imminente film biografico su Bob Dylan, Timothée Chalamet è anche attualmente atteso come il protagonista di due progetti di alto profilo Dune – Parte Due e prequel musicale Warner Bros.’ Wonka.

A Complete Unknown, si arricchisce il cast del film di James Mangold

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Boyd Holbrook (The Bikeriders, Logan – The Wolverine), Scoot McNairy (Argo, 12 anni schiavo), Dan Fogler (Animali fantastici e dove trovarli), Will Harrison (Daisy Jones & the Six) e Charlie Tahan (Ozark) arricchiscono il già annunciato cast del film di James Mangold (Le Mans ’66 – La grande sfida, Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line) A Complete Unknown, interpretato da Timothée Chalamet (Chiamami col tuo nome, Beautiful Boy), Edward Norton (Birdman, American History X), Elle Fanning (The Neon Demon) e Monica Barbaro (Top Gun: Maverick).

Il film, scritto da Mangold e Jay Cocks (Silence, Gangs of New York), è prodotto da Fred Berger di Range, Alex Heineman di The Picture Company, Peter Jaysen, Bob Bookman e Alan Gasmer di Veritas Entertainment Group, dal rappresentante di lunga data di Bob Dylan Jeff Rosen, Chalamet, e Mangold attraverso la sua società di produzione Turnpike Films.

Si uniscono al cast anche PJ Byrne (Babylon), Eli Brown (Gossip Girl), Nick Pupo (Halt and Catch Fire), Big Bill Morganfield, Laura Kariuki, Eric Berryman (Atlanta), David Alan Basche (Egg), Joe Tippett (Monarch: Legacy of Monsters) e James Austin Johnson (Saturday Night Live).

Mangold ha dichiarato: “Questo film è stato un sogno per quasi cinque anni, sono entusiasta di iniziare le riprese e sono grato per il sostegno di Searchlight, di Timothée e di tutti gli attori di talento che sono saliti a bordo per contribuire a creare il mondo unico di questo film, ambientato in un momento così cruciale della nostra cultura e popolato da artisti e personaggi davvero unici. Sono anche profondamente grato per il supporto di Bob Dylan e Jeff Rosen che hanno aiutato Jay, me e la troupe con i loro ricordi, la loro saggezza e l’accesso ai loro incredibili archivi”.

Con Jim alla regia e questo fenomenale gruppo di attori, non potremmo essere più entusiasti di dare il via alla produzione di A Complete Unknown, che racconta gli esordi di uno dei più grandi artisti del nostro tempo, Bob Dylan”, ha dichiarato Matthew Greenfield, Presidente di Searchlight Pictures.

Ambientato nell’influente scena musicale newyorkese dei primi anni ‘60, A Complete Unknown segue la rapidissima ascesa del musicista diciannovenne del Minnesota Bob Dylan come cantante folk nelle sale da concerto e in cima alle classifiche – le cui canzoni e il cui fascino diventano un successo mondiale – culminando con la sua rivoluzionaria esibizione rock and roll al Newport Folk Festival nel 1965.

Le riprese sono iniziate in New Jersey e proseguiranno fino a giugno. Michael Bederman, Brian Kavanaugh-Jones e Andrew Rona sono i produttori esecutivi.

Ad affiancare Mangold dietro la macchina da presa i suoi fidati collaboratori come il direttore della fotografia candidato all’Oscar Phedon Papamichael (Nebraska, Le Mans ’66 – La grande sfida), lo scenografo François Audouy (Le Mans ’66 – La grande sfida), il montatore vincitore dell’Academy Award Andrew Buckland (Le Mans ’66 – La grande sfida), la costumista candidata all’Oscar Arianne Phillips (C’era una volta… a Hollywood, Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line), oltre alla responsabile del reparto acconciature Jaime Leigh McIntosh (Oppenheimer, Babylon) e alla responsabile del reparto trucco Stacey Panepinto (Spencer). Il team responsabile delle musiche sarà guidato dall’Executive Music Producer vincitore del Grammy Nick Baxter (Maestro, Il colore viola), dal Music Supervisor vincitore del Grammy Steven Gizicki (Maestro, La La Land) e dal fonico cinque volte candidato all’Oscar Tod Maitland (West Side Story, The Irishman).

Holbrook si riunisce con Mangold in A Complete Unknown dopo Indiana Jones e il Quadrante del Destino e Logan – The Wolverine. Holbrook ha recitato anche in Vengeance, O.G. – Original Gangster, The Predator, Uniti per sempre, La preda perfetta – A Walk Among the Tombstones, oltre che nella serie Narcos e nella miniserie Hatfields & McCoys, tra le altre. Holbrook sarà poi presente nell’acclamato film di Jeff Nichols The Bikeriders.

McNairy è un attore pluripremiato che ha recitato in alcuni dei film più acclamati dalla critica dell’ultimo decennio, tra cui Argo di Ben Affleck e 12 anni schiavo di Steve McQueen, entrambi vincitori del premio Oscar® per il miglior film. La sua filmografia include anche Il talento di Mr. Crocodile, La ragazza più fortunata del mondo, Blonde, C’mon C’mon, C’era una volta… a Hollywood.  McNairy sarà poi presente nel film Searchlight Pictures di Marielle Heller Nightbitch, con Amy Adams.

Fogler è apparso in film come Balls of Fury – Palle in gioco, Tutte pazze per Charlie, Animali fantastici e dove trovarli, Animali fantastici: I Crimini di Grindelwald e Animali fantastici: I Segreti di Silente. Ha anche prestato la propria voce nelle versioni originali di Kung Fu Panda, Ortone e il mondo dei Chi e Milo su Marte ed è apparso in The Walking Dead e The Offer.

Harrison ha avuto un rapido successo dopo aver recitato nell’acclamata miniserie musical drama Daisy Jones & the Six, basata sull’omonimo romanzo del 2019. Attualmente fa parte del cast di Manhunt di Apple TV+, insieme a Anthony Boyle e Tobias Menzies.

Holbrook è rappresentato da WME e Range Media Partners, McNairy da United Talent Agency, Fogler da Entertainment 360 e Frankfurt Kurnit Klein & Selz, e Harrison da The Gersh Agency e Sugar23.

Richard Ruiz, Vice President of Production, supervisionerà A Complete Unknown per Searchlight Pictures insieme a Cameron Chidsey, Manager of Creative Affairs, riportando ai responsabili della produzione e dello sviluppo Katie Goodson-Thomas e DanTram Nguyen.

A Complete Unknown, la storia vera e la vita di Bob Dylan negli anni ’60

A Complete Unknown esplora la vita dell’enigmatico Bob Dylan negli anni Sessanta, e la vera storia del musicista è affascinante quanto il film. Sebbene molti musicisti abbiano avuto un impatto sul loro genere, Bob Dylan è facilmente considerato uno dei cantanti più prolifici di tutti i tempi, con un effetto a lungo termine sia sul genere folk che su quello rock. Nonostante ciò, ha anche sviluppato una reputazione di enigma. Egli custodisce la sua vita privata, si rifiuta in genere di spiegare i suoi testi e ha una storia di falsificazione delle informazioni sulle sue esperienze.

Molti film su Bob Dylan si sono basati su questa immagine misteriosa, ma A Complete Unknown tenta di fornire un quadro più intimo della prima carriera di Dylan, concentrandosi sulla solitudine e sulla disperazione del musicista di fuggire. Tuttavia, pur facendo leva su verità emotive, A Complete Unknown tralascia alcuni degli elementi più interessanti della vita di Bob Dylan. Detto questo, il film apre agli spettatori curiosi la possibilità di conoscere la vera storia.

A Complete Unknown esplora la vita di Bob Dylan dal 1961 al 1965

Anche se la carriera di Bob Dylan ha spaziato dal 1961 a oggi, il biopic su Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet, si concentra sui primi cinque anni della sua carriera. Il film si apre con il suo arrivo a New York e si conclude subito dopo il controverso Newport Folk Festival del 1965, dove Bob Dylan “divenne elettrico”.

Poiché questo è il periodo in cui si svolge il film, gli spettatori potranno vedere i suoi giorni al Greenwich Village. L’area di New York è stata il fulcro del revival folk americano negli anni ’60, il che spiega perché musicisti come Joan Baez, Pete Seeger e Bob Neuwirth appaiono nel film. Tuttavia, alcuni gruppi influenti come il Kingston Trio, gli Almanac Singers e i Weavers vengono lasciati fuori per mantenere l’attenzione su Bob Dylan. Le persone che appaiono in A Complete Unknown hanno avuto un impatto diretto sulla vita di Dylan durante questi anni.

Bob Dylan ebbe una relazione con Suze Rotolo negli anni ’60

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Poco dopo l’arrivo di Bob Dylan a New York, il musicista ventenne incontrò la diciassettenne Suze Rotolo e i due si innamorarono rapidamente. I due si trasferirono insieme in un appartamento del Greenwich Village. Mentre lui proseguiva la sua carriera musicale, lei accettò un lavoro presso il Congress of Racial Equality, un lavoro che si adattava al suo attivismo politico. Durante la loro relazione, la Rotolo avrebbe influenzato la musica di Dylan e sarebbe apparsa sulla copertina del suo album The Freewheelin’ Bob Dylan. I due continuarono la loro relazione fino all’inizio del 1964, ma l’ultimo anno della loro storia fu turbolento a causa della fama di lui e della sua relazione con Joan Baez.

Sfortunatamente, la Rotolo perse la sua identità agli occhi degli altri, essendo vista come la fidanzata di Bob Dylan, cosa che le dispiaceva. Dopo la loro rottura, la Rotolo divenne notoriamente riservata sulla loro relazione, mantenendo la sua privacy mentre costruiva una carriera artistica. Tuttavia, si è finalmente aperta sulla loro storia d’amore nel suo libro di memorie del 2008 , A Freewheelin’ Time: A Memoir of Greenwich Village in the Sixties.

A causa della loro storia d’amore, i fan potrebbero essere confusi quando scoprono che Bob Dylan ha una storia d’amore con un personaggio di nome Sylvie Russo nel cast di A Complete Unknown. Elle Fanning ha rivelato in un’esclusiva domanda e risposta durante la proiezione AMC early access del 18 dicembre, alla quale era presente Screen Rant , che Bob Dylan ha chiesto espressamente che il nome di Rotolo fosse cambiato in A Complete Unknown per rispettare la sua privacy. Per questo motivo, questi dettagli sulla loro relazione sono stati tolti dal libro di memorie di Suze Rotolo.

Bob Dylan iniziò una storia d’amore anche con Joan Baez dopo il loro incontro nel 1961

A complete unknown recensione
Timothée Chalamet è Bob Dylan in A Complete Unknown – Cortesia di Searchlight

Oltre a frequentare Suze Rotolo, Bob Dylan iniziò una relazione con la musicista folk Joan Baez, che ricevette il soprannome pubblico di “Madonna scalza”. La Baez aveva già una carriera di successo quando incontrò Bob Dylan nel 1961, e contribuì a dare impulso alla sua carriera coverizzando la sua musica e portandolo sul palco durante le sue esibizioni (via Far Out Magazine).

I due svilupparono presto una relazione sentimentale che durò dal 1962 o 1963 circa fino alla loro disordinata rottura nel 1965. Come si evince dal trailer di A Complete Unknown, il biopic su Bob Dylan mostra la relazione tira e molla che ebbe luogo durante la sua relazione con Sylvie Russo, alias Suze Rotolo. Nel corso della loro storia d’amore, Dylan e Baez collaborarono più volte alla realizzazione di brani musicali, sia sul palco che fuori. La coppia si esibì notoriamente alla Marcia su Washington, dove Martin Luther King Jr. avrebbe tenuto il suo famoso discorso “I Have A Dream”.

Tuttavia, Bob Dylan ruppe improvvisamente con Joan Baez nel 1965 e sposò poco dopo un’altra donna, Sara Lownds (nata Shirley Marlin Noznisky). La Baez impiegò più di mezzo secolo per perdonarlo e probabilmente scrisse le canzoni “To Bobby”, “Diamonds and Ruse” e “O Brother!” su Bob Dylan (via American Songwriter).

Bob Dylan divenne un punto fermo della musica folk e del Newport Folk Festival negli anni ’60

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Timothée Chalamet e Elle Fanning in A Complete Unknown – Cortesia di Searchlight

Sebbene all’inizio degli anni Sessanta l’American Folk Revival fosse in pieno svolgimento, Bob Dylan divenne uno dei più grandi nomi della musica folk americana nel 1963, anno in cui pubblicò The Freewheelin’ Bob Dylan. Nel periodo tra il 1961 e il 1963, Bob Dylan si era costruito una piccola schiera di fan e Joan Baez e Peter, Paul e Mary avevano aumentato la sua visibilità all’interno della scena folk. Nel 1965 si era guadagnato una reputazione per le sue bellissime canzoni di protesta. Le sue canzoni “Blowin‘ in the Wind”, “The Times They Are A-Changin’” e “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” divennero punti fermi del Movimento per i diritti civili.

Bob Dylan si esibì anche ai festival folk di Newport del 1963, 1964 e 1965, tutti e tre i quali appaiono in A Complete Unknown. Probabilmente sarebbe stato invitato ai festival del 1961 e del 1962 per la sua amicizia con Pete Seeger, ma l’evento non si tenne in quei due anni. Sfortunatamente, Bob Dylan non tornò per il Newport Folk Festival del 1966, presumibilmente a causa delle reazioni del pubblico alla sua esibizione del 1965 con strumenti elettrici, anche se si tratta di semplici speculazioni. L’ironia della sorte vuole che altri cantanti e gruppi folk, come Howlin’ Wolf, abbiano suonato con strumenti elettrici prima di Dylan al festival del 1965, senza suscitare clamore.

L’esibizione di Bob Dylan al Newport Folk Festival del 1965 segnò il suo passaggio alla musica rock

A Complete Unknown newport folk festival

Anche se Bob Dylan si è fatto conoscere come cantante folk che scriveva canzoni politiche, questa è solo una piccola parte della sua carriera complessiva, che si è estesa a diversi generi. Il Newport Folk Festival del 1965 fu un momento cruciale per il cantante, poiché segnò il suo primo cambiamento di genere. Dylan si esibì con strumenti elettrici, un’offesa personale ai puristi del genere folk. Il pubblico ebbe reazioni contrastanti: alcuni lo fischiarono, altri lo acclamarono. Questa performance spinse la sua musica verso il nuovo genere del folk rock, che combinava elementi di entrambi i generi.

Bob Dylan divenne uno dei più grandi nomi del genere, spesso accreditato come creatore del folk-rock insieme ai Byrds. Tuttavia, non è mai rimasto a lungo in una sola scatola. Nei decenni successivi, Dylan si è cimentato in blues, rock, gospel, country, pop e jazz. Le sue canzoni hanno rivoluzionato il songwriting nel suo complesso e hanno ispirato grandi artisti come i Beatles e Bruce Springsteen.

Sfortunatamente, poiché A Complete Unknown termina dopo il Newport Folk Festival del 1965, il pubblico non potrà ascoltare alcuna canzone al di fuori dei suoi brani folk e folk-rock. Inoltre, quelle che sentiranno saranno cantate da Timothée Chalamet, che interpreta Bob Dylan. Fortunatamente, gli spettatori curiosi possono cercare la sua altra musica online, poiché è facilmente disponibile sui siti di streaming.

A Complete Unknown, la spiegazione del finale del film con Timothée Chalamet

Diretto e co-scritto da James Mangold, A Complete Unknown si conclude in un modo particolare. A differenza di altri biopic su musicisti, il film su Bob Dylan si concentra principalmente sull’ascesa alla fama dell’acclamato cantautore negli anni ’60, culminando con l’esibizione di Dylan al Newport Folk Festival nel 1965. Le recensioni di A Complete Unknown sono state per lo più positive e il film, in particolare l ‘interpretazione di Dylan da parte di Timothée Chalamet, ha ottenuto l’attenzione dei premi. Dall’arrivo a New York nel 1961 agli spettacoli da tutto esaurito, l’ascesa di Dylan come star del folk è ben delineata nel film, così come il suo rapporto amichevole e poi conflittuale con Pete Seeger.

A Complete Unknown si conclude con il set di Bob Dylan al Newport Folk Festival. A differenza degli anni precedenti, però, Dylan aveva con sé una chitarra elettrica e una band blues. La cosa fu accolta con disappunto dai fan del folk tra il pubblico, che fischiarono, e da Seeger, che cercò di tagliare i cavi. Dylan eseguì solo poche canzoni prima di lasciare il palco, frustrato dall’accoglienza riservata alla sua musica. In seguito, Dylan fa visita a Woody Guthrie in ospedale, mentre in sottofondo suona la canzone di Guthrie “So Long, It’s Been Good to Know Yuh”. Guthrie guarda Dylan allontanarsi con la sua moto.

Perché la folla fischiò Bob Dylan al Newport Folk Festival del 1965

In A Complete Unknown, il Newport Folk Festival rappresentò un punto di svolta nella carriera di Bob Dylan. Prima di allora, il cantante era noto soprattutto per essere un interprete folk e il suo set era considerato una svolta per la traiettoria della sua musica. Considerando che il nome del festival era “folk”, il pubblico fischiò Dylan perché non stava suonando ciò che era stato essenzialmente promesso. Dylan ha suonato una chitarra elettrica, il che ha scoraggiato i puristi del folk tra la folla. Non tutti però hanno avuto la stessa reazione: molti hanno anche applaudito. Ma i fischi della folla derivavano in gran parte dalla rabbia e dalla frustrazione per il cambio di sonorità di Dylan.

In realtà, oltre all’indignazione, c’erano altri motivi per cui la folla avrebbe potuto fischiare Dylan al festival. Altri che erano presenti al festival quell’anno hanno sostenuto che alcuni dei fischi erano dovuti alla scarsa qualità del suono, poiché l’amplificazione del suono elettrico rendeva presumibilmente difficile sentire i testi, e alla brevità del set di Dylan (via The Denver Folklore Center). Quell’anno il cantante eseguì solo tre canzoni prima di andarsene, mentre i set degli altri musicisti furono molto più lunghi. Tuttavia, la sensazione generale di tradimento era, come suggerisce il film, il motivo principale del malcontento del pubblico nei confronti di Dylan.

Cosa succede dopo il misterioso viaggio in moto di Bob Dylan

A Complete Unknown ha un modo di includere alcune cose realmente accadute senza necessariamente approfondirle. Ad esempio, il Bob Dylan di Chalamet viene mostrato mentre se ne va in moto prima che lo schermo diventi nero. È un po’ un mistero, ma il momento è intenzionale perché nella vita reale Dylan ebbe un incidente in moto. L’incidente avvenne nell’estate del 1966, un anno dopo la sua esibizione al Newport Folk Festival. L’incidente avvenne nei pressi di Woodstock, a New York, e Dylan ha rivelato di essersi rotto alcune vertebre del collo.

I dettagli esatti dell’incidente non sono però chiari, poiché Dylan non si è recato in ospedale. Il finale diA Complete Unknown allude all’incidente in moto di Dylan ed è un modo significativo per concludere il film, considerando che l’incidente è misterioso quanto Dylan stesso. Inoltre, l’incidente rappresenta la conclusione della carriera di Dylan negli anni Sessanta, poiché il musicista si allontanò dall’attenzione del pubblico e fece raramente apparizioni pubbliche. Dopo l’incidente in moto, Dylan non andò più in tournée per altri otto anni, anche se non smise mai di registrare nuova musica.

Bob Dylan tornerà mai a esibirsi al Newport Folk Festival?

Sì, Bob Dylan è tornato a esibirsi al Newport Folk Festival. Tuttavia, dopo la sua controversa esibizione al festival nel 1965, Dylan non sarebbe tornato sul palco del festival per altri 37 anni. Nel 2002, Dylan ha fatto il suo ritorno trionfale, questa volta suonando un set molto più lungo, che è durato un paio d’ore e ha incluso nuove canzoni e amati classici. È interessante notare che Dylan salì sul palco indossando una barba finta, un cappello da cowboy e una parrucca. Il ritorno del musicista al Newport Folk Festival nel 2002, tuttavia, non era destinato a diventare un evento annuale e non è ancora tornato.

Cosa succede a Joan Baez e Pete Seeger dopo il film

Dopo il Newport Folk Festival del 1965, Joan Baez pubblicò il suo primo libro di memorie nel 1968. Continua a pubblicare musica, con cinque album distinti prima del 1970. La Baez conclude gli anni ’60 con un’apparizione al festival di Woodstock del 1969, suonando un set di 13 canzoni. Nel 1967 incontra il futuro marito David Harris e i due si sposano nel 1968, dopo soli tre mesi di frequentazione. Baez ha dato il benvenuto al figlio Gabriel nel dicembre 1969. Sebbene la sua relazione sentimentale con Bob Dylan non funzionasse più dalla metà degli anni Sessanta, i due andarono in tour insieme negli anni Settanta.

Per quanto riguarda Pete Seeger, il cantante folk pubblicò nel 1966 l’album God Bless the Grass, dedicato esclusivamente all’attivismo ambientale. Seeger pubblicò anche canzoni contro la guerra come “Waist Deep in the Big Muddy” e partecipò alla Vietnam Moratorium March del 1969 per protestare contro la guerra del Vietnam. Con la moglie, nel 1966, Seeger fondò l’organizzazione no-profit Hudson River Sloop Clearwater per preservare e pulire il fiume Hudson. Dopo che Dylan divenne elettrico al Newport Film Festival del 1965, l’amicizia tra lui e Seeger si inasprì. Nel 1990 Seeger scrisse un biglietto di scuse a Dylan per spiegare il suo punto di vista.

Chi è la Sylvie Rosso interpretata da Elle Fanning e perché il suo nome è diverso

A complete unknown
Timothée Chalamet e Elle Fanning in A Complete Unknown – Cortesia di Searchlight

In A Complete Unknown, Elle Fanning interpreta Sylvie Rosso, la fidanzata di Bob Dylan negli anni Sessanta. Sebbene Sylvie sia un personaggio di fantasia, è basata su Suze Rotolo, la fidanzata di Dylan nella vita reale, che apparve nell’album di Dylan del 1963, The Freewheelin’ Bob Dylan. Dylan e la Rotolo si frequentarono per anni, dal 1961 al 1964, e la ragazza è considerata una grande influenza sulla sua musica dell’epoca. Il nome di Suze è stato cambiato per la biografia musicale perché lo ha richiesto lo stesso Dylan (via Rolling Stone).

Nel suo libro di memorie, la Rotolo ha scritto che era diventato difficile gestire la pressione di essere nella vita di Dylan e tutto ciò che ne derivava. Era così legata alla carriera musicale di Dylan che era difficile separarsene. Rotolo voleva essere conosciuta come qualcuno al di fuori di Dylan e scrisse che non era solo una “corda della chitarra di Dylan”.

Ciò che A Complete Unknown tralascia della vita di Bob Dylan

Poiché il film di Mangold si concentra sulla vita e sulla carriera di Dylan durante la prima metà degli anni Sessanta, lascia fuori molte cose sulla vita del musicista. Persino alcuni degli eventi rappresentati in A Complete Unknown sono stati fatti con un pizzico di libertà creativa e di alterazione. In particolare, il biopic tralascia informazioni sulla prima vita e sulla famiglia di Dylan. Non sappiamo quasi nulla della vita del cantante prima del suo arrivo a New York, a parte il suo nome di nascita, che Sylvie scopre.

Inoltre, non viene menzionata Carla, la sorella di Suze Rotolo, che non amava Dylan, né le tensioni che Dylan aveva con la famiglia di Rotolo e l’aborto di quest’ultima, né l’interesse di Dylan per la sorella di Baez prima che la coppia musicale diventasse romantica. È interessante notare che A Complete Unknown esclude completamente Sara Lownds, la prima moglie di Dylan, dal film. Nel 1965, Lownds e Dylan non solo erano sposati, ma aspettavano il loro primo figlio insieme. Il film suggerisce che Sylvie (Suze) partecipò al Newport Folk Festival del 1965 con Dylan, ma i due si erano lasciati un anno prima.

Bob Dylan è stato sposato due volte: con Sara Lownds (dal 1965 al 1977) e poi con Carolyn Dennis, cantante di supporto di Dylan, dal 1986 al 1992. Dylan e la Lownds hanno avuto quattro figli insieme, mentre lui e la Dennis ne hanno avuto uno.

A Complete Unknown aggiunge cose che potrebbero non essere accadute o che non sono accadute nel modo in cui sono state rappresentate sullo schermo, come la presenza di Johnny Cash al Newport Folk Festival del 1965 o la discussione sul palco tra Dylan e Baez prima che il primo se ne andasse (che presumibilmente non è mai avvenuta). Il film cambia le circostanze del primo incontro di Dylan con Seeger e Guthrie – non fu all’ospedale dove Guthrie era ricoverato – e tralascia l’amico che accompagnò Dylan a New York. Anche il fatto che qualcuno abbia gridato “Giuda!” a Dylan durante il Newport Folk Festival è avvenuto in un altro evento in Inghilterra.

Perché il biopic di James Mangold si concentra solo sulla carriera di Bob Dylan negli anni ’60

Bob Dylan è stato una delle voci più note della sua generazione e non è stato una figura di spicco come negli anni Sessanta, quando la sua musica ha avuto un impatto significativo, dalle canzoni di protesta al suo passaggio al rock. Gli inizi della carriera di Dylan e la sua vita sotto gli occhi del pubblico – come accade per la maggior parte degli artisti popolari – sono tra i più ricordati. Il fatto che gli anni Sessanta abbiano portato alla dinamica carriera di Dylan in mezzo a cambiamenti sociali, proteste e movimenti contro la guerra è probabilmente ciò che ha colpito Mangold.

Il fatto cheA Complete Unknown sia basato sul libro di Elijah Wald, che mette in evidenza il Newport Folk Festival e il passaggio di Dylan all’elettricità, è un’attrazione per il focus del film. L’esibizione di Dylan nel 1965 è una serata leggendaria e Mangold l’ha usata per costruire la tensione. Concentrandosi su un solo decennio della vita di Dylan, A Complete Unknown è riuscito a mettere a fuoco il successo del musicista e le relazioni che hanno plasmato i suoi primi anni. Si tratta di un periodo in cui il cantante stava veramente trovando la sua voce, il che lo rende un punto focale e un ingresso coinvolgente nel mondo di Dylan.

Il vero significato del finale di A Complete Unknown

A complete unknown

A Complete Unknown segue il musicista in varie fasi del suo essere sconosciuto. All’inizio è letteralmente un “completo sconosciuto”, ma le cose cambiano quando inizia a esibirsi nei locali folk, nei festival e con Joan Baez. Tuttavia, al Newport Folk Festival del 1965, la transizione di Dylan dall’essere sconosciuto alla notorietà fu completa, poiché la sua incursione nel rock ebbe un enorme impatto sul genere. La sua fama stava già crescendo, ma la scelta di Dylan di esplorare qualcosa di più della semplice musica folk lo consolidò come leggenda musicale. Il finale mostra il suo effetto sul pubblico mantenendo un senso di mistero.

A Complete Unknown, dal 7 maggio su disponibile su Disney+

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A Complete Unknown, dal 7 maggio su disponibile su Disney+

Diretto dal candidato all’Academy Award® James MangoldA Complete Unknown mostra un ritratto intimo del periodo di trasformazione di Bob Dylan nei primi anni ’60. Il candidato all’Academy Award® Timothée Chalamet offre un’interpretazione avvincente nei panni di Dylan, catturandone l’evoluzione da promettente artista folk a icona culturale. Il film esplora i rapporti di Dylan con contemporanei come Woody Guthrie (Scoot McNairy), Joan Baez (Monica Barbaro) e Pete Seeger (Edward Norton), la cui influenza ha plasmato il suo stile iniziale e la cui reazione alla celebre esibizione elettrica dello stesso Dylan al Newport Folk Festival è diventata leggenda. Il film debutterà in Italia il 7 maggio in esclusiva su Disney+.

A Complete Unknown, alla ricerca di Bob Dylan: Timothée Chalamet, Edward Norton, Monica Barbaro e James Mangold a Roma

Il film Searchlight Pictures A Complete Unknown è Certified-Fresh e Certified Hot su Rotten Tomatoes™. La critica ha lodato la prova di Chalamet e The Hollywood Reporter ha sottolineato: “Timothée Chalamet regala un’interpretazione elettrizzante e trasformativa”.

A Complete Unknown, alla ricerca di Bob Dylan: Timothée Chalamet, Edward Norton, Monica Barbaro e James Mangold a Roma

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In occasione del tour mondiale di A Complete Unknown, Timothée Chalamet ha fatto tappa a Roma insieme alle sue co-star, Edward Norton e Monica Barbaro, e al regista, produttore e sceneggiatore del film, James Mangold. Durante la conferenza stampa, Chalamet ha raccontato della preparazione al film e di come ha cercato di creare un personaggio che non fosse un’imitazione ma una interpretazione.

“Ci sono stati cinque anni e mezzo di preparazione ed è stato molto interessante, ma la cosa più bella è il risultato che abbiamo raggiunto come squadra e come cast. E’ la versione migliore che potevamo realizzare e lo abbiamo fatto con la guida di James (Mangold). Avevamo poco meno di 3 mesi per essere Bob o Jean, e tutto il resto della vita per essere noi stessi, quindi abbiamo dato il 150%. E’ stato un processo che ha richiesto dedizione e concentrazione, e tutti noi ci siamo impegnati in questo senso.”

Timothée Chalamet alla premiere romana di “A Complete Unknown” – Foto di Aurore Leone

James Mangold: “Nel film Timothée Chalamet, che interpreta Bob, dice che le persone dimenticano il passato e ricordano ciò che vogliono. È una cosa che ho scritto io pensando al fatto che si parla spesso di Dylan come a un cantastorie, il mio lavoro da regista è stata farmi delle domande e ho messo in dubbio questa tesi. Tutti inventiamo la nostra vita e enfatizziamo le cose belle, la parte eroica di noi stessi, è la natura umana, è il modo in cui noi persone sopravviviamo. Da cantastorie, fa filmmaker io stesso, dico che non esiste una verità assoluta, abbiamo fatto una ricerca molto approfondita sulla vita di Dylan, letto interviste e libri, visto documentari, ho parlato anche con Dylan, ma tutto questo materiale si contraddice.

I film sono realizzati da persone che sanno di essere di fronte a una macchina da presa, i biografi a loro volta scelgono cosa raccontare, di solito si tende a lasciare fuori gli errori e a raccontare le cose depurate da ciò che non ci piace. Raccontare la verità è difficile e non è una cosa solo limitata a Bob, ma riguarda come tutti noi mettiamo in quadro la nostra storia, la nostra vita. Abbiamo deciso di raccontare quindi le cose così come sono avvenute, secondo una processione temporale, con le date delle uscite dei dischi e dei concerti ben precise, ma per quello che si è rivelato inconoscibile, abbiamo cercato di trovare le sensazioni giuste per raccontare quei fatti e abbiamo trovato un tono nostro per raccontare quelle storie.”

Edward Norton e Shauna Robertson alla premiere romana di “A Complete Unknown” – Foto di Aurore Leone

Edward Norton è Pete Seeger: “Youtube è stato il mio principale mezzo di investigazione. È straordinario cosa c’è su YouTube. Penso che mi sarebbe servito un anno di lavoro per trovare tutto il materiale che ho trovato lì. Ho trovato persino un video di Pete che suona in un pub di Berlino nel ’63. È assurdo e sorprendente cosa si può avere a disposizione grazie a questo strumento. È stato utile perché l’ho ingerito come un vero e proprio pasto, in termini di voce e postura e modo di muoversi. Ma a parte questo, il nostro regista è un bravissimo psicoterapista, e ci ha suggerito di abbandonare la storia e i personaggi che avevamo studiato e di mettere in scena la storia di un giovane che incontra il suo mito, di due ragazzi che si innamorano ma che sono in competizione l’uno con l’altra, di un artista con un sogno, ci ha detto di metterci nei panni di una persona normale. E questo ci ha liberato dalla responsabilità della rappresentazione, perché ci ha concesso di avere a che fare con delle relazioni umane e non solo con i miti che mettevamo in scena.”

Leggi la nostra recensione di A Complete Unknown

Com’è stata la psicoterapia con James su Joan Baez? Monica Barbaro: “E’ difficile non avere costantemente in testa l’idea di dover rendere onore e omaggio a una persona che vedrà il lavoro finito, di dover accontentare i fan, e chi conosce Joan. Fare qualcosa che sia riconoscibile ai loro occhi, anche solo il fatto che quel personaggio possa essere riconosciuto attraverso i miei gesti, parole e movimenti. Joan stessa ha detto se vuoi fare qualcosa di estremamente perfetto lo privi di quello che lo rende interessante, lei stessa ci ha spinto a non privarci della nostra personalità. Abbiamo fatto tutta la preparazione necessaria ma allo stesso tempo potevamo essere delle persone normali che vivevano delle storie normali, e in questo James è stato estremamente d’aiuto, perché ci ha spinto a trovare il nostro percorso umano.”

Monica Barbaro alla premiere romana di “A Complete Unknown” – Foto di Aurore Leone

James Mangold: “Volevo assolutamente che loro apparissero come i personaggi che interpretano, e c’è un extra lore che ci ha aiutato a metterli insieme, tutti loro hanno studiato voci, movimenti, comportamenti, modo di camminare, e poi i costumisti, i parrucchieri sono stati fondamentali, ma non volevo che questo lavoro esterno fagocitasse quello relativo all’aspetto interiore. Non stavamo certo scrivendo una pagina di Wikipedia, stavamo facendo un film, e questo non dovevamo dimenticarlo. Il mio compito era che nessun aspetto prevalesse sull’altro, gli attori sono stati molto disciplinati e io ho fatto solo in modo che questo fiore potesse crescere in questa serra.”

A Complete Unknown arriva in sala il 23 gennaio distribuito da The Walt Disney Company Italia.

A combattere contro Stallone e Schwarzenegger? Alla fine arriva Caviezel!

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Nelle ultime rivelazioni di Mark Canton, produttore dell’action movie The Tomb, ad affiancare l’indomabile duo Stallone-Schwarzenegger ci sarà Jim Caviezel. Conosciuto dai più per

A Classic Horror Story: recensione del film Netflix

A Classic Horror Story: recensione del film Netflix

Disponibile dal 14 Luglio 2021 su Netflix, A Classic Horror Story è il frutto del sodalizio tra i registi Roberto De Feo (The Nest) e Paolo Strippoli. Horror del tutto italiano, la pellicola gioca con gli stilemi tipici del linguaggio del cinema di genere, proponendoci una versione fresca e aggiornata di cosa significhi essere un cineasta oggi; uno sguardo attento e risoluto nei confronti di un veicolo metaforico e rappresentativo di una società e di un tempo.

A Classic Horror Story: l’apologia di un nuovo teatro orrorifico

Proprio come sarebbero le premesse classiche di un film dell’orrore, A Classic Horror Story ci presenta cinque individui, passeggeri di un carpooler che vaga per la Puglia e che, cercando di evitare la carcassa di un animale, come nella più inquietante delle storie, si schiantano contro un albero. A causa dell’impatto fulmineo e violento, perdono tutti i sensi e si ritrovano poi, al loro risveglio, nel mezzo di un bosco labirintico, i cui sentieri confluiscono in un luogo nevralgico: una casa in pieno stile Fratelli Grimm. E’ una casa che ricorda la facciata di una chiesa, dalla struttura geometrica e spigolosa; all’apparenza disabitata, tuttavia con dettagli di arredamento che faranno intendere ai cinque che non sono affatto soli. Iniziano a propagarsi una serie di indizi, tra cui un altare dedicato alla leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i “padri fondatori“ della mafia italiana (Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndragheta), ma con un aspetto decisamente più inquietante e un’interpretazione della storia dei tre fratelli spagnoli molto più macabra e cruenta dell’originale. I cinque protagonisti, Elisa (Matilda Lutz), Riccardo (Francesco Russo), Fabrizio (Peppino Mazzotta), Mark (Will Merrick) e Sofia (Yulia Sobol) rappresentano tutti i ruoli più archetipici del cinema horror: la final girl, la bionda un po’ superficiale, il cinico maturo, lo stupido belloccio, il freak inquietante e dovranno vedersela con uno scenario sempre più terrificante e inaspettato.

A Classic Horror Story recensione film netflixLa pellicola di De Feo e Strippoli reinventa gli stereotipi del cinema e del folklore italiano, declinandoli attraverso un gusto estetico internazionale assolutamente concorde con lo spirito della piattaforma di distribuzione Netflix. A Classic Horror Story è un film che fa della ritualità uno degli elementi di matrice tutt’altro che derivativa, bensì assolutamente sovversiva: la casa, il bosco, i fantocci, le maschere; ogni elemento inserito all’interno della cornice drammaturgica è correlativo oggettivo non solo di sottolivelli di analisi di cui il film è intriso, bensì di un modo tutto nuovo di intendere e riproporre il genere, sulla falsariga di quella nouvelle vague che ha preso piede negli ultimi anni in Spagna e Francia e che, ci auguriamo caldamente, riesca a svettare anche nel nostro Paese.

I richiami alle classiche storie dell’orrore sono tanti e atti ad evidenziare il carattere atipico e pioneristico dell’opera di De Feo e Strippoli, nella loro riproposizione perfettamente studiata: il cinema di Sam Raimi, Non Aprite Quella Porta e il Silent Hill di Christophe Gans in primis. Le intuizioni splatter i colpi di scena, l’attenzione metodica ai dettagli quali location e costumi si uniscono inoltre a suggestioni di pellicole più recenti tra cui Midsommar di Ari Aster e Quella Casa Nel Bosco di Drew Goddard; oltre a ciò vi è l’eco ai grandi cineasti che hanno fatto la storia del cinema di genere in Italia quali Bava, Fulci e Argento: tutto questo è funzionale alla rielaborazione tematica e strutturale messa in moto dal duo registico.

L’horror è, per il duo registico, un veicolo, un tramite attraverso cui filtrare un punto di vista sulla realtà socio politica e culturale, come era stato per i grandi maestri degli anni ’70, tra cui figurano George Romero, Tobe Hopper, John Carpenter e Wes Craven. Ma A Classic Horror Story fa molto di più: ogni fotogramma della pellicola è una giustapposizione di suggestioni e idee che vanno ben oltre il mero citazionismo per assurgere a fondamento di una poetica intimista ma universale, suggerita e contemporaneamente ben delineata. La critica sottesa al pubblico generalista tanto quanto a quello appassionato sembra suggerita, eppure finisce per emergere prepotentemente, rivelando come una sceneggiatura arguta e, perché no, anche dai tratti irriverenti, possa costituire la chiave di lettura ottimale per una panoramica globale di ciò che è diventato oggigiorno il cinema horror, soprattutto italiano.

La meta-narrazione di A Classic Horror Story

Pennywise si cibava della paura, come recita una battuta del film; così come noi spettatori andiamo ricercando l’orrido, la paura, il mostruoso da cui essere investiti: ma chi, o cosa è il vero mostro, in un’era in cui la pigrizia e la noia dominano su ogni facoltà intellettuale, in cui è preponderante la presunzione di voler parlare pur non avendo visto o non sapendo niente? Sentenziare su film e prodotti, sulle opere altrui, definendole “vecchie”, “già viste”, è ciò che meglio riesce a fare il pubblico generalista, perennemente insoddisfatto.

Le tracce musicali di A Classic Horror Story – a cura di Massimiliano Mechelli – contribuiscono a delineare uno scenario in cui le minacce sono visceralmente simboliche, i ruoli tipologici e caratteriali si ribaltano continuamente, e le sfumature cromatiche assurgono a deittici esplicitati. Non è da meno il comparto registico, volto totalmente all’incamerare la parabola di un percorso che trova nella cornice orrorifica una rinascita, una dichiarazione d’intenti, un capovolgimento irredentista atto alla risemantizzazione dei concetti di folklore, usanze e simbolismi.

In un panorama del genere, è difficile che nuove voci, quelle coraggiose e sperimentali, riescano effettivamente ad emergere; pian piano è emersa la consapevolezza che sia piuttosto arduo fare film di genere in Italia, quasi a voler automaticamente significare che non siamo in grado di farlo. Ed ecco allora il circolo vizioso di mainstream, pellicole superficiali e senza passione, prive dell’animo di quella di De Feo e Strippoli.

A Classic Horror Story film recensione

La location della storia, assieme a un lavoro encomiabile in sede di regia, con alcune riprese assolutamente suggestive, contribuisce ad aumentare il senso di smarrimento e claustrofobia generati  dalla consapevolezza dell’impossibilità di una via d’uscita e dal costante ritorno a un punto di partenza. Riflessione, questa, imprescindibile per il discorso meta-cinematografico portato avanti dai due registi che, invece, una via d’uscita ce la suggeriscono eccome. Il voyeurismo malato, perverso, che ci fa nutrire costantemente di morte e depravazione è esattamente il punto di partenza per inscenare un nuovo spettacolo orrorifico, per costruire una sceneggiatura di tutto punto, in cui bisogna necessariamente andare oltre: il cui punto di partenza è appropriarsi di ciò che è già stato usato, rimaneggiato, riformulato, ormai considerato materiale scartabili, senza tuttavia fermarsi alla riproposizione in chiave diversa adattandolo al contesto socio-culturale (come poteva essere il pastiche postmoderno).

Si riprendono i topoi del genere, auto-criticandoli e ironizzandoci sopra, proprio perché consapevoli  dell’impossibilità di non annoiare un pubblico che ha fatto della noia il proprio mantra di vita e volto alla ricerca sempre di cose nuove. La consapevolezza stessa dello scartare porta paradossalmente al rivalutare. E quale personaggio sarebbe stato migliore di una giovane donna che parte pensando di “scartare” per una rivalutazione invece totalmente inaspettata?

A classic horror story: intervista a Francesco Russo

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A classic horror story: intervista a Francesco Russo

Ecco la nostra intervista a Francesco Russo, trai protagonisti di A Classic Horror Story, il film italiano diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli disponibile su Netflix dal 14 luglio.

A Classic Horror Story, leggi la nostra recensione

A Classic Horror Story, una classica storia dell’orrore, come suggerisce il titolo, un omaggio alla tradizione di genere italiana che, partendo da riferimenti classici, arriva a creare qualcosa di completamente nuovo. Il nuovo film Netflix, prodotto da Colorado Film, sarà presentato in Concorso alla 67esima edizione del Taormina Film Fest 2021, che si terrà dal 27 giugno al 3 luglio 2021. Il film sarà poi disponibile dal 14 luglio 2021 solo su Netflix. A Classic Horror Story è diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli, da una sceneggiatura di Lucio Besana, Roberto De Feo, Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini, e vede come protagonisti principali Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Yulia Sobol, Will Merrick, Alida Baldari Calabria e Cristina Donadio. Il film è stato girato interamente in Puglia e a Roma, per 5 settimane di riprese.

A Classic Horror Story: il trailer ufficiale del film Netflix italiano

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Netflix Italia ha diffuso il trailer ufficiale di A Classic Horror Story, il film originale Netflix italiano una produzione COLORADO FILM che sarà presentato in concorso al
TAORMINA FILM FEST 2021.

A Classic Horror Story, una classica storia dell’orrore, come suggerisce il titolo, un omaggio alla tradizione di genere italiana che, partendo da riferimenti classici, arriva a creare qualcosa di completamente nuovo. Il nuovo film Netflix, prodotto da Colorado Film, sarà presentato in Concorso alla 67esima edizione del Taormina Film Fest 2021, che si terrà dal 27 giugno al 3 luglio 2021. Il film sarà poi disponibile dal 14 luglio 2021 solo su Netflix. A Classic Horror Story è diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli, da una sceneggiatura di Lucio Besana, Roberto De Feo, Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini, e vede come protagonisti principali Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Yulia Sobol, Will Merrick, Alida Baldari Calabria e Cristina Donadio. Il film è stato girato interamente in Puglia e a Roma, per 5 settimane di riprese.

A Classic Horror Story: il teaser trailer del film italiano Netflix

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Netflix Italia ha diffuso il trailer di A Classic Horror Story, il nuovo film Originale Netflix italiano di Roberto De Feo e Paolo Strippoli, una classica storia dell’orrore, come suggerisce il titolo, un omaggio alla tradizione di genere italiana che, partendo da riferimenti classici, arriva a creare qualcosa di completamente nuovo.  Il nuovo film Netflix, prodotto da Colorado Film, sarà disponibile dal 14 luglio 2021.  Protagonisti sono Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Yulia Sobol, Will Merrick, Alida Baldari Calabria e Cristina Donadio.

A Christmas Carol, la spiegazione del racconto: Ebenezer Scrooge cambia alla fine?

Pubblicato nel 1834, A Christmas Carol (Il Canto di Natale) di Charles Dickens racconta la storia di un vecchio avaro, Ebenezer Scrooge. L’uomo detesta tutto ciò che la maggior parte di noi considera umano.

Nessuno può cambiarlo, così tre fantasmi del Natale passato, presente e futuro tentano di aiutarlo a riparare la sua vita. Riuscirà a cambiare? E come si è verificato un evento così strano? Immergiamoci in questo magico mondo creato da Dickens per scoprirlo:

Chi è Ebenezer Scrooge?

Ebenezer Scrooge (nel film del 2009 interpretato da Jim Carrey) è un uomo d’affari meschino che non conosce il significato di compassione e umanità. Disprezza l’idea di festeggiare il Natale. Nel corso degli anni ha accumulato una buona ricchezza, ma continua a sottopagare il suo impiegato, Bob Cratchit, il cui figlio è gravemente malato.

Suo nipote Fred lo invita a Natale, ma Scrooge rifiuta l’invito. Inoltre, ha parole amare da sputare contro Fred per aver festeggiato il Natale. Quando due uomini si avvicinano a Scrooge per chiedere una donazione natalizia, egli commenta che i poveri costituiscono l’eccedenza della popolazione e quindi dovrebbero morire.

Da lontano, sembra che Scrooge sia un vero e proprio peccatore che non ha una cellula in corpo che gli permetta di fare del bene alle persone. Tuttavia, come si scopre, aveva bisogno di una presa di coscienza. Naturalmente, nessun uomo poteva fargli capire le sue colpe, quindi quattro fantasmi dovettero scendere per incontrarlo.

Chi viene a incontrare Ebenezer Scrooge?

Una notte, Scrooge riceve la visita del fantasma del suo defunto socio in affari, Jacob Marley. Marley è incatenato e destinato a vagare sulla terra come punizione per i peccati commessi in vita.

Marley dice a Scrooge che se non si ravvede, gli verrà inflitta una punizione ancora più severa perché è un uomo peggiore. Informa Scrooge che tre fantasmi gli faranno visita nel tentativo di aiutarlo a cambiare strada.

Cosa succede quando il Fantasma del Natale Passato visita Ebenezer Scrooge?

Il fantasma del Natale passato mette in mostra i primi anni di vita di Scrooge. I suoi primi anni sono stati senza amore. Il suo ricordo più felice fu quando sua sorella Fan (la madre di Fred) venne in collegio per riportarlo a casa. In seguito lavorò per un uomo gentile, il signor Fezziwig.

Scrooge si fidanzò con una donna generosa e amorevole, Belle. Tuttavia, dopo che Scrooge divenne avido di denaro, Belle lo lasciò per sposare un altro uomo e avere dei figli. Queste visioni hanno un profondo impatto su Scrooge, che per la prima volta nella sua vita prova un forte rimorso.

Cosa succede quando il Fantasma del Natale Presente visita Ebenezer Scrooge?

Il Fantasma del Natale Presente mostra a Scrooge come non sia riuscito a incidere positivamente sulla vita delle persone che lo circondano, come Cratchit che non può permettersi di curare il figlio Tiny Tim, disperatamente malato, a causa del suo magro stipendio. Il fantasma gli mostra come il nipote stia difendendo lo zio dai commenti fastidiosi dei suoi ospiti. Scrooge reagisce con un sentimento di assoluta vergogna.

Cosa succede quando il Fantasma del Natale che deve ancora venire visita Ebenezer Scrooge?

Il Fantasma del Natale che deve ancora venire è il più spaventoso di tutti. Mostra a Scrooge come sarà la sua vita se non si ravvede.

Scrooge morirà di una morte pietosa e solitaria che i suoi debitori celebreranno. Nessuno gli renderà omaggio. I suoi servi ruberanno tutti i suoi averi. E la famiglia del suo impiegato sarà devastata dalla morte di Tiny Tim.

Vergognoso e timoroso, Scrooge implora il Fantasma del Natale che deve ancora venire di dargli l’opportunità di cambiare vita. Promette di diventare un uomo migliore e, in un batter d’occhio, si ritrova sul suo letto il giorno di Natale.

Ebenezer Scrooge cambia alla fine?

Ebenezer Scrooge sembra aver ottenuto una nuova vita. In realtà diventa un uomo gioioso e disponibile. Provvede alla famiglia di Cratchit e salva la vita di Tiny Tim. Inoltre, aumenta persino il salario di Cratchit. Scrooge accetta volentieri l’invito di Fred e fa una donazione in beneficenza. In altre parole, inizia a personificare lo spirito natalizio.

A Chiara di Jonas Carpignano, al cinema dal 7 ottobre 2021

A Chiara di Jonas Carpignano, al cinema dal 7 ottobre 2021

A Chiara di Jonas Carpignano, al cinema dal 7 ottobre 2021 distribuito da Lucky Red. Presentato in anteprima nella sezione Quinzaine Des Réalisateurs al Festival di Cannes 2021, dove è stato acclamato dalla critica internazionale e insignito del premio Europa Cinemas Label, il film chiude la trilogia di Gioia Tauro in Calabria iniziata con “Mediterranea” (2015) e proseguita con “A Ciambra” (2017).

“All’inizio non avevo affatto in mente l’idea di fare un trittico” – spiega il regista Jonas Carpignano – “Ma ben presto ho capito che volevo realizzare tre film su tre aspetti di questa città. Il primo era la comunità africana, il secondo, questa comunità rom un tempo nomade, ma divenuta completamente sedentaria e insediata a Gioia Tauro. Infine, la ‘Malavita’, le persone coinvolte nell’economia sotterranea creata dalla mafia.”

Andando oltre i facili stereotipi e l’opacità dei pregiudizi, in questo terzo capitolo il regista firma un racconto di formazione dolceamaro, mantenendo l’ambientazione calabrese e rivolgendo la macchina da presa verso Chiara (interpretata dalla magnetica Swamy Rotolo, qui al suo esordio sul grande schermo), una ragazza di 15 anni dalla vita apparentemente normale, divisa tra amici, palestra e una famiglia affettuosa. Quando suo padre (Claudio Rotolo) parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che lo hanno spinto a lasciare la città. Inizia così il percorso di crescita di una giovane donna caparbia e volitiva, che si mette in cammino per trovare la propria bussola morale, fino a tracciare un percorso definito in equilibrio tra bene e male, conquistando così il proprio posto nel mondo e, soprattutto, la propria libertà.

“Per me ‘A Chiara’ è molto più un film sulla famiglia di quanto non lo sia sulla mafia” – precisa il regista – “Non c’è dubbio che per numerosi aspetti la cultura mafiosa infiltri la vita quotidiana. Ma non è dominante, come pensa la maggior parte della gente e non assomiglia a quello che vedo spesso nelle fiction. Io, per esempio, non ho mai visto una sparatoria come quelle nei film in 10 anni a Gioia Tauro.”

La trama

La famiglia Guerrasio si riunisce per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela. È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole per se stessa.

Prodotto da: Stayblack Productions con Rai Cinema, Haut et Court, e Arte France Cinéma.

A Chiara di Jonas Carpignano presentato alla Quinzaine des Réalisateurs

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Jonas Carpignano torna al Festival di Cannes. Il suo nuovo film, A CHIARA, sarà proiettato in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs, dove quattro anni fa aveva già presentato “A Ciambra”, realizzato con il supporto di Martin Scorsese (produttore esecutivo) e vincitore del David di Donatello alla migliore regia e al miglior montaggio. Un film acclamato in tutto il mondo.

Una co-produzione tra Italia, Francia e Svezia, A CHIARA è prodotto da Stayblack con Rai Cinema, Haut et Court, Arte France Cinéma e con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Eurimages, CNC.

A CHIARA è il terzo lungometraggio di Carpignano: il regista e sceneggiatore ha realizzato il capitolo di chiusura della sua “trilogia gioiese”, dopo “Mediterranea” (presentato alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2015) e “A Ciambra” (2017).

“È un onore per me presentare questo film a Cannes – ha dichiarato Carpignano – Sono grato alla Quinzaine per averlo selezionato, e ancora più grato al cast e alla troupe per il loro lavoro che ha permesso di portare questa storia sullo schermo. Non vedo l’ora che il pubblico veda il film e scopra l’interprete principale che ne è il fulcro. Vedere Swamy Rotolo diventare Chiara è stato per me una grande gioia. Niente mi rende più felice che immaginare lei e la sua famiglia a Cannes”.

A CHIARA – IL FILM 

La famiglia Guerrasio si riunisce per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela. È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole per sé stessa.

A Case of You (Una rete di bugie): trailer del film con Evan Rachel Wood

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E’ uscito, anche per noi , il primo trailer di A Case of You (Una rete di bugie), il nuovo film diretto da Kat Coiro, che è stato presentato lo scorso Aprile al Tribeca Film Festival.

A Case of You (Una rete di bugie che vedrà protagonisti Justin Long e Evan Rachel Wood, è una commedia romantica molto attuale. La trama, infatti, racconta dell’amore ai tempi di internet e dei social network. Un giovane scrittore (Justin Long) vuole impressionare la ragazza dei suoi sogni, una giovane barista (Evan Rachel Wood). Per fare ciò analizza la sua pagina Facebook, rendendola perfetta, in modo da sembrare un perfetto fidanzato. Ovviamente la situazione va a precipitare quando lei scopre l’imbroglio.

Il film è stato scritto da Christian e Justin Long insieme a Keir O’Donnell, e nel cast sono presenti anche Sam Rockwell, Peter Dinklage, Busy Philipps, Brendan Fraser, Sienna Miller. Il film uscirà nelle sale il 6 Novembre.

Potete vedere il trailer sul sito Movies.Yahoo.com

A casa tutti bene: un video presenta il cast del nuovo film di Muccino

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01 Distribution ha diffuso una featurette da A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino con un importante cast corale formato da Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino e Gianmarco Tognazzi.

Proprio il nutrito cast è il protagonista del video di seguito:

A Casa Tutti Bene, recensione del film di Gabriele Muccino

Scritto da Gabriele Muccino e Paolo Costella A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.

A Casa Tutti Benel’incontro con il regista e il cast

Diretto da Gabriele MuccinoA Casa Tutti Bene è prodotto da LOTUS PRODUCTION con RAI CINEMA in associazione con 3 MARYS ENTERTAINMENT S.r.l.. – Nelle sale dal 14 febbraio 2018

A casa tutti bene: trama, cast e curiosità sul film

A casa tutti bene: trama, cast e curiosità sul film

Da sempre interessato ai rapporti, più o meno sopra le righe, che si possono instaurare tra le persone, il regista Gabriele Muccino è tornato in Italia dopo aver realizzato ben quattro film statunitensi, tra cui spiccano La ricerca della felicità e Padri e figlie. Nel 2018 ha dunque portato al cinema quello che è poi divenuto uno dei suoi maggiori successi, A casa tutti bene (qui la recensione), un dramma corale non privo di elementi da commedia, dove il regista ha occasione di esplorare nuovamente il tema della famiglia in tutte le sue possibili sfumature.

Il film, interpretato da attori ricorrenti nella filmografia di Muccino, racconta dunque la complessità delle relazioni ad ogni età e, rappresentando le varie fasi dell’esistenza, punta a dar vita ad una riflessione su come tutti possiamo fingere di essere migliori di quello che siamo. Muccino allarga poi il discorso fino a rappresentare a suo modo l’intera società italiana, i cui molteplici aspetti sono qui incarnati dai vari personaggi protagonisti. Apprezzato da critica e pubblico, il film è poi arrivato ad un guadagno di circa 9 milioni di euro, vincendo proprio per questo risultato il “David dello spettatore”.

In A casa tutti bene, dunque, si possono ritrovare tutti gli elementi tipici del cinema di Muccino. Caratteristiche che lo hanno reso celebre e che arricchiscono le sue storie di un certo fascino. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla location. Infine, si ritroveranno anche dettagli sull’omonima serie televisiva e si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

A casa tutti bene: la trama del film

La vicenda narratta in A casa tutti bene ha inizio con Alba e Pietro, una coppia di pensionati che possiede una villa su un’isola. In occasione delle nozze d’oro, i due organizzano un pranzo al quale partecipano figli, nipoti e altri familiari. Il nutrito gruppo si trova così a trascorrere una giornata insieme, dove tutto sembra procedere per il meglio. A causa del maltempo però, nessuno può lasciare l’isola alla fine della festa e la convivenza forzata porta bene presto inevitabilmente al confronto tra i vari membri della famiglia, a volte allegri, a volte drammatici, riaccendendo invidie e gelosie, facendo riemergere paure e questioni mai risolte.

A casa tutti bene cast

A casa tutti bene: il cast di attori e la location del film

Ad interpretare il film vi è un cast composto da alcuni dei più celebri attori italiani, molti dei quali avevano già collaborato in passato con Muccino. Stefano Accorsi, ad esempio, interpreta qui Paolo, mentre Piefrancesco Favino è Carlo e Carolina Crescentini è sua moglie Ginevra. Elena Cucci ricopre il ruolo di Isabella, che avrà una fugace relazione con Paolo, mentre Claudia Gerini e Massimo Ghini interpretano i coniugi Beatrice e Sandro. Giampaolo Morelli e Sabrina Impacciatore interpretano invece Diego e Sara. Completano poi il cast Gianmarco Tognazzi nei panni di Riccardo, Valeria Solarino in quelli di Elettra e Sandra Milo come Maria. Gli anziani Alba e Pietro, invece, sono interpretati da Stefania Sandrelli e Ivano Marescotti.

Come noto, l’intero film, fatta eccezione per le scene iniziali e quelle finali, è stato girato sull’isola d’Ischia. Posta all’estremità settentrionale del golfo di Napoli e a poca distanza dalle isole di Procida e Vivara, nel mar Tirreno, è la maggiore delle Flegree ed un’importante meta del turismo internazionale. Con i suoi 62 630 abitanti è la terza isola italiana per popolazione e l’ottava per superficie. Muccino ha raccontato di averla scelta essendosene innamorato dopo un sopralluogo, ritenendola perfetta per dar vita a quel senso di solitudine e oppressione che i personaggi provano sempre più nel corso del film.

A casa tutti bene: la serie, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dal film è poi stata tratta anche una serie, il cui titolo è sempre A casa tutti bene, andata in ondata su Sky a partire dal dicembre 2021. Ideata dallo stesso Muccino, che ha anche diretto alcuni episodi, questa differisce parzialmente dal film, non avendo come ambientazione un’isola ma raccontando ugualmente di una famiglia allargata e dei suoi tanti segreti e problemi. Tra i protagonisti si annoverano gli attori Francesco Scianna, Simone Liberati, Silvia D’Amico e Laura Morante. Dopo una prima stagione di 8 episodi di grande successo, sono ora imminenti le riprese della seconda stagione, che porterà avanti il racconto.

È possibile fruire di A casa tutti bene grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Netflix, Disney+, Rai Play, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 6 giugno alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

Fonte: IMDb

A Casa Tutti Bene: trailer del nuovo film di Gabriele Muccino

A Casa Tutti Bene: trailer del nuovo film di Gabriele Muccino

Rai Cinema ha diffuso il trailer di A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino con Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino e Gianmarco Tognazzi.

Scritto da Gabriele Muccino e Paolo Costella A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.

A Casa Tutti Bene

Diretto da Gabriele Muccino A Casa Tutti Bene è prodotto da LOTUS PRODUCTION con RAI CINEMA in associazione con 3 MARYS ENTERTAINMENT S.r.l.. – Nelle sale dal 14 febbraio 2018

A Casa Tutti Bene: recensione del film di Gabriele Muccino

A Casa Tutti Bene: recensione del film di Gabriele Muccino

Con A Casa Tutti Bene, Gabriele Muccino torna a dirigere un film italiano dopo la parentesi statunitense. Per farlo si avvale di un grande cast corale che dà vita a un vario ventaglio di personaggi. Muccino torna al genere di film che lo ha reso famoso, ricco di passioni e maschere d’ipocrisia, un tipo di storia che gli sta a cuore.

A Casa Tutti Bene segue la vicenda di una grande famiglia, che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere, Ischia. Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata, costringendo tutti a rimanere sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti e inaspettati colpi di fulmine.

La famiglia è il cuore della storia, da cui tutto nasce, cresce, si allontana e torna. Attraverso la famiglia, Muccino desidera parlarci della società, cercando di fornire un ritratto delle dinamiche che da sempre scuotono l’animo umano. Lo fa ponendo in scena una moltitudine di rapporti diversi tra loro, che vanno a costruire una maschera d’ipocrisia che è tuttavia destinata ad infrangersi, svelando il marcio che vi è nascosto sotto.

A Casa Tutti Bene, il film

A Casa Tutti BeneAmbientando il film quasi in un’unica location, il regista pedina, anche ossessivamente, i suoi personaggi, per smascherarli, sottoporli a una vera e propria indagine, mostrandone fragilità e negatività. La sua regia, ma attraverso virtuosismi e piani sequenza che consentono una maggiore continuità, ottiene il risultato di comporre visivamente una buona storia, supportata da un cast che svela buone interpretazioni. Tra tutti spiccano Pierfrancesco Favino, uomo tormentato dai suoi matrimoni e in procinto di esplodere, e Massimo Ghini, a cui è affidato un ruolo apparentemente più piccolo ma che nella sua compostezza sa trasmettere più di un’emozione.

Ciò che però frena A Casa Tutti Bene , è la sceneggiatura, e nello specifico i dialoghi, troppo costruiti, che conferiscono al film un tono enfatico e fuori contesto. Tutto ciò porta in più occasioni i personaggi o trasformarsi in macchiette, caratteristica sostenuta anche dall’idea di base del film, poco originale. Momenti di comicità involontaria spezzano in più occasioni ritmo e atmosfera, generando così un’opera altalenante.

Che il film e le tematiche trattate siano un’urgenza di Muccino appare chiaro, così come la sua volontà di narrare la complessità dell’animo umano e delle relazioni che a qualsiasi età lo sconvolgono. Ischia dal canto suo diventa splendido luogo metaforico tra la bellezza della natura e la negatività che si sprigiona tra chi vi è rimasto prigioniero. Si avverte però l’inadeguatezza della scrittura di sorreggere il peso di queste premesse e questo si ripercuote sull’attenzione dello spettatore.

A Casa Tutti Bene: Gabriele Muccino presenta il film

A Casa Tutti Bene: Gabriele Muccino presenta il film

Arriva il 14 febbraio al cinema A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino con un cast corale composto tra gli altri, da Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino e Carolina Crescentini. In occasione della presentazione del film a Roma, regista e interpreti hanno raccontato l’esperienza del set e le tematiche trattate nel film.

“Ciò che mi stava a cuore raccontare – spiega Muccino – è la complessità dell’animo umano e delle relazioni, a tutte le età, per rappresentare le varie fasi delle nostre esistenze e una riflessione su come tutti noi possiamo fingere di essere migliori di quello che siamo. Attraverso la famiglia si raccontano dinamiche delle grandi relazioni tra uomini e quindi la società tutta.”

Alla domanda sull’attualità delle tematiche trattate, Muccino ha risposto: “Ho cercato di raccontare la società del nostro Paese, non necessariamente solo quella di oggi. Ho cercato di realizzare un affresco che raccontasse la vita tra pathos, emotività e spasmo febbrile nella ricerca della felicità, un film che fosse senza tempo e che riflettesse uno stato di inquietudine sicuramente tipico dei nostri giorni ma che presumo e sospetto sia stato figlio di ogni epoca.”

A Casa Tutti Bene: trailer del nuovo film di Gabriele Muccino

“Sul set si è generata quasi naturalmente un’atmosfera molto famigliare – ha continuato poi il regista passando a parlare degli attori e del set – gli attori hanno capito subito che la grande famiglia viveva come tale. Non c’erano ruoli minori e secondari, erano tutti insostituibili e parte di un’unica entità con molte teste.”

Pierfrancesco Favino, tra i protagonisti del film, commenta così l’esperienza del set: “Un’isola è già di per sé un luogo di separazione dalla vita quotidiana e questo set particolare ha aiutato a concentrare le energie di tutti gli interpreti e anche un po’ ad isolarci, come succede ai nostri personaggi nel corso della racconto.”

Carolina Crescentini aggiunge a riguardo che “ognuno degli attori ha portato la sua verità al suo personaggio e alla storia. Abbiamo dato vita ad una squadra molto affiatata e tesa all’ascolto degli altri, e non ci sono mai state tra noi competizioni o rivalità.”

Alla domanda se il suo futuro da regista proseguirà in Italia o negli Stati Uniti Muccino risponde: “Quello negli Stati Uniti è stato un percorso che ora ritengo concluso, grosso modo. Sono tornato a vivere in Italia, ma questo non vuol dire che non farò più film in America. Certamente però tornerò a dedicarmi con più passione al cinema italiano, che mi ha formato e che rimane per me la mia Itaca.”

A Casa Tutti Bene: due nuove clip dal film di Gabriele Muccino

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A Casa Tutti Bene: due nuove clip dal film di Gabriele Muccino

01 Distribution ha diffuso due clip e una featurette da A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino con un importante cast corale formato da Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino e Gianmarco Tognazzi.

Scritto da Gabriele Muccino e Paolo Costella A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.

A Casa Tutti Benel’incontro con il regista e il cast

Diretto da Gabriele Muccino A Casa Tutti Bene è prodotto da LOTUS PRODUCTION con RAI CINEMA in associazione con 3 MARYS ENTERTAINMENT S.r.l.. – Nelle sale dal 14 febbraio 2018

A casa tutti bene: al via il nuovo film di Gabriele Muccino

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A casa tutti bene: al via il nuovo film di Gabriele Muccino

Sono iniziate lunedì 18 settembre a Ischia le riprese di A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino.

Protagonista di A Casa Tutti Bene sono Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi.

Sceneggiato da Gabriele Muccino insieme a Paolo Costella A Casa Tutti Bene è prodotto da Marco Belardi per Lotus Production, una società di Leone Film Group con Rai Cinema e uscirà nelle sale italiane il 14 febbraio 2018 distribuito da 01 Distribution. La colonna sonora sarà di Nicola Piovani.

A casa Tutti Bene, trama

A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti,  paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.  Le riprese si svolgeranno interamente a Ischia per sette settimane.

A proposito del film Gabriele Muccino dichiara:

Nel corso della mia avventura hollywoodiana non ho mai smesso di pensare all’Italia e alle nostre radici. Ho avvertito col tempo il desiderio crescente di tornare a raccontare una storia con un  punto di vista forte e personale sulla vita. Questo film offre l’opportunità di raccontare  tante esistenze e destini che si incontrano, confrontano  e scontrano tra loro. L’isola è un luogo, anche simbolico, da cui non si può fuggire e dove le relazioni umane, l’incontro di tante generazioni e diverse estrazioni sociali, scatenano grandi conflitti e anche grandi passioni.  Quando la tempesta sarà passata e si tornerà a casa, nulla sarà mai più come prima”.

A casa tutti bene 2 – La serie: recensione della serie di Gabriele Muccino

Torna su Sky e in streaming su NOW Gabriele Muccino con la seconda stagione di A casa tutti bene. La prima serie televisiva della filmografia del regista romano racchiude, ancora una volta, i temi portanti che hanno da sempre caratterizzato il suo cinema. Ritroviamo quindi per protagonista una famiglia borghese e disfunzionale che riesce solo a comunicare attraverso urla e grida. A casa tutti bene 2 – La serie riprende da dove l’avevamo lasciata, con la rivelazione shock della prima stagione, in cui viene svelato che il cadavere sepolto nel giardino della casa al mare ad Ansedonia dei Ristuccia, era quello di Verena, una dipendente della famiglia e Ginevra sconvolta scappa in auto, finisce fuori strada ed è in fin di vita.

La trama di A casa tutti bene 2 – La serie

Il primo episodio svela che Ginevra (Laura Adriani) è sopravvissuta all’incidente ma è in coma in ospedale intanto i Ristuccia e i Mariani si riuniscono per parlare della morte di Verena. Alba (Laura Morante) la matriarca dei Ristuccia si prende tutta l’ira e il disprezzo dei suoi tre figli Carlo (Francesco Scianna), Paolo (Simone Liberati) e Sara (Silvia D’Amico) per aver nascosto l’omicidio della giovane amante del padre Pietro. Dopo questa parte introduttiva di A casa tutti bene 2 – La serie c’è un salto temporale di ben un anno e finalmente Ginevra si risveglia e i fratelli Ristuccia cercano in tutti i modi di tenere a galla la loro azienda di famiglia, cioè il ristorante San Pietro.

Sara inizia a frequentare un noto chef stellato (Tom Leeb) e lascia il marito fedifrago Diego (Antonio Folletto), Paolo è in lotta per riottenere la custodia del figlio Giovanni (Federico Ielapi) che vive a Parigi e Carlo deve affrontare il ritorno a casa di Ginevra che purtroppo non cammina più e non ricorda del cadavere nascosto da Alba e Maria Ristuccia (Paola Sotgiu). Intanto però un’altra minaccia riaffiora dal passato, il malavitoso Adriano Abbattista, non più in galera ma agli arresti domiciliari, ragione per cui Luana (Emma Marrone) spaventata dall’accaduto lascia il secondo genito di Maria, cioè Riccardo (Alessio Moneta) e porta via anche il figlio di pochi mesi Cesare. Nel frattempo la malattia di Sandro Mariani (Valerio Aprea) peggiora e la moglie Beatrice (Milena Mancini) è costretta a lasciare il marito ammalato di Alzheimer in una clinica che si prenderà cura di lui, una delle scene più toccanti della serie in generale.

Il finale del quarto episodio è forse il momento più inaspettato di questi primi sei episodi della seconda stagione di A casa tutti bene. Senza svelare troppo, di nuovo come era successo anni prima, la storie in qualche modo si ripete, un Ristuccia e un Mariani si ritrovano di notte con un morto nella cucina del ristorante, con la missione di sbarazzarsene il prima possibile. Da qui i due personaggi provano sulla loro pelle tutto quello che hanno passato le loro madri, certo questo nuovo omicidio non è un incidente ma un atto di difesa nei confronti di Luna (Sveva Mariani) che stava per essere violentata da un uomo nascosto nel cortile del ristorante. Nel sesto episodio la polizia inizia ad indagare sul ritrovamento di un cadavere carbonizzato in una cava e i primi indiziati sono proprio i componenti delle due famiglie del San Pietro.

Un family drama italiano

La famiglia disfunsionale è da sempre alla base delle trame di un family drama, basta pensare a quella più celebre americana dei Roy, protagonisti di Succession, la serie pluripremiata in onda in queste settimane sempre su Sky o anche quella dei Dutton di Yellowstone. La prima produzione seriale del regista che si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2001 con il film L’ultimo bacio, gioca anche lui sui contrasti tra i fratelli che vogliono gestire l’azienda di famiglia, in questo caso il ristorante San Pietro, eredità del patriarca ormai passato a miglior vita.

La prima stagione era stata drammatica, tra segreti nascosti per decenni, bugie e le tante inconfondibili sfuriate isteriche che da sempre sono il marchio di fabbrica di Muccino. A casa tutti bene 2 – La serie è sempre piena, soprattutto nei primi episodi, di crisi di nervi ma anche nascita di nuove relazioni, un nuovo mistero e la collaborazione tra i i fratelli Ristuccia e il cugino, detto Riccardino, Mariani che uniscono le forze per mandare avanti il loro prestigioso locale nel cuore di Roma. Gabriele Muccino per finire dirige un cast, tra i più talentuosi e uniti in un unico set di una serie drammatica televisiva, dove in questa seconda stagione spiccano le interpretazioni di Silvia D’amico, Francesco Scianna, Valerio Aprea e Antonio Folletto.

Questa seconda stagione si conferma un ottimo prodotto seriale italiano riconoscibile nella firma del suo creatore e che scorre inseguendo un nuovo mistero e delitto che metterà di nuovo in crisi le famiglie Ristuccia e Mariani.

A Casa tutti bene – seconda stagione: teaser trailer dei nuovi episodi

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Una famiglia allargata come tante, con i suoi segreti e le sue fratture all’interno, è il cuore del primo family drama Sky Original, A Casa tutti bene – La serie, firmato da un grande autore che da circa 20 anni racconta sul grande schermo storie familiari di enorme successo e che ha scelto Sky come casa del suo primo progetto per la TV: Gabriele Muccino, anche supervisore artistico della seconda stagione della serie reboot del suo omonimo film campione di incassi.

Vinto il Nastro d’Argento 2022 come miglior serie dell’anno con la prima stagione, come annunciato dal teaser appena rilasciato A Casa tutti bene – La serie torna a maggio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW con i nuovi, attesissimi episodi.

La seconda stagione, prodotta da Sky Studios e da Andrea e Raffaella Leone per Lotus Production – società di Leone Film Group, è stata scritta da Gabriele Muccino, Barbara Petronio (head writer e produttrice creativa), Camilla Buizza, Gabriele Galli e Andrea Nobile.

Un grande cast corale interpreta i membri della numerosa famiglia, nei suoi due rami, al centro della storia. Laura Morante (Lacci, Ciliegine, Ricordati di me) guida il cast nel ruolo di Alba Ristuccia, a seguito della morte del marito (nella prima stagione interpretato da Francesco Acquaroli) diventata proprietaria del ristorante San Pietro, a Roma, e madre di Carlo, Sara e Paolo, interpretati rispettivamente da Francesco Scianna (Baarìa, La mafia uccide solo d’estate, Latin Lover), Silvia D’Amico (The Place, Hotel Gagarin, Christian) e Simone Liberati (La profezia dell’armadillo, Suburra).

Euridice Axen (Gli Infedeli, Loro, Il Processo) è Elettra, ex moglie di Carlo, mentre Sveva Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia. Nei panni di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani (Tutta colpa di Freud, Non c’è più religione). Antonio Folletto (Gomorra – La serie, Capri-Revolution, I bastardi di Pizzofalcone) è invece il compagno di Sara, Diego.

Quindi i Mariani, che per volontà di Pietro Ristuccia hanno ereditato una quota importante del ristorante di famiglia: Paola Sotgiu (Suburra – la serie) è Maria Mariani, sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani, interpretati rispettivamente da Valerio Aprea (Boris, Figli, Smetto quando voglio) e Alessio Moneta (1992, Baciami ancora). Emma Marrone (Gli anni più belli) interpreta la compagna di Riccardo, Luana, mentre Milena Mancini (La terra dell’abbastanza, A mano disarmata) è Beatrice, la compagna di Sandro.

Nel cast tornano anche Maria Chiara Centorami (Come saltano i pesci, Universitari – Molto più che amici) e Mariana Falace (Gli anni più belli, Si vive una volta sola). E con Eugenia Costantini di nuovo nel ruolo ricorrente di Olivia, ex compagna di Paolo e madre di suo figlio Giovanni, interpretato dal giovanissimo Federico Ielapi (Pinocchio, Quo vado?, Tutti per 1 – 1 per tutti), e Marco Rossetti (Il Cacciatore, Speravo de morì prima, 7 donne e un mistero) ancora nei panni di Maurizio Mandolesi, amico e socio in affari di Carlo.

Diversi i debutti assoluti nel cast della seconda stagione: il cantautore e attore francese Tom Leeb (Cyrano, mon amour, 8 Rue de l’Humanité) interpreterà uno chef di successo corteggiato da molti ristoranti, in Italia e all’estero, con un ambizioso progetto per il San Pietro; Camilla Semino Favro (Sopravvissuti, Mia madre, Diaz – Don’t Clean Up This Blood) sarà Rebecca Baldini, avvocata di successo e vecchia amica di Sara; Yan Tual (Liaison, Outlander, Rifkin’s Festival) interpreta il nuovo compagno di Olivia, Pierrick; Filippo Valle (Elisa di Rivombrosa, Don Matteo 7, Donna detective) si calerà nei panni di Giuseppe, un nuovo personaggio legato a Beatrice.

La trama della seconda stagione di A Casa tutti bene – La serie

Mentre Carlo concilia la vita familiare con i progetti imprenditoriali, Paolo continua la battaglia legale contro Olivia, Sara riscopre l’amore e Alba, ora senza segreti, si ricostruisce una vita. Eppure, ancora una volta, a scompigliare le carte arriva il passato.

Al centro della storia c’è sempre la famiglia: Carlo, Paolo, Sara, Riccardo, Diego e Ginevra affrontano prove inaspettate, ognuno guidato dal proprio desiderio. Nuovi amori e tormenti infiammano le loro vite e, per quanto possa sembrare ingiusto, le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli. Così i protagonisti vanno incontro a un destino ineluttabile: la felicità è un’illusione impossibile da afferrare, soprattutto per loro.

A Casa tutti bene – La serie: trailer della seconda stagione della serie in arrivo su SKY

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Sempre più intrighi, più segreti, più incomprensioni, sentimenti ancora più forti e sviluppi inaspettati attendono tutti i membri della grande famiglia al centro della serie Original A Casa tutti bene, firmata da un grande autore che da circa 20 anni racconta al cinema storie familiari di enorme successo e che ha scelto Sky come casa del suo primo progetto per la TV: Gabriele Muccino, anche supervisore artistico della seconda stagione della serie reboot del suo omonimo film campione di incassi.

Vinto il Nastro d’Argento 2022 come miglior serie dell’anno con la prima stagione, come annunciato dal trailer ufficiale appena rilasciato A Casa tutti bene – La serie torna dal 5 maggio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW con gli attesissimi otto nuovi episodi.

La seconda stagione, prodotta da Sky Studios e da Andrea e Raffaella Leone per Lotus Production – società di Leone Film Group, è stata scritta da Gabriele Muccino, Barbara Petronio (head writer e produttrice creativa), Camilla Buizza, Gabriele Galli e Andrea Nobile.

https://www.youtube.com/watch?v=QcZVn1PyWp4

Un grande cast corale interpreta i membri della numerosa famiglia, nei suoi due rami, al centro della storia. Laura Morante (Lacci, Ciliegine, Ricordati di me) guida il cast nel ruolo di Alba Ristuccia, a seguito della morte del marito (nella prima stagione interpretato da Francesco Acquaroli) diventata proprietaria del ristorante San Pietro, a Roma, e madre di Carlo, Sara e Paolo Ristuccia, interpretati rispettivamente da Francesco Scianna (Baarìa, La mafia uccide solo d’estate, Latin Lover), Silvia D’Amico (The Place, Hotel Gagarin, Christian) e Simone Liberati (La profezia dell’armadillo, Suburra).

Euridice Axen (Gli Infedeli, Loro, Il Processo) è Elettra, ex moglie di Carlo, mentre Sveva Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia. Nei panni di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani (Tutta colpa di Freud, Non c’è più religione). Antonio Folletto (Gomorra – La serie, Capri-Revolution, I bastardi di Pizzofalcone) è invece il compagno di Sara, Diego.

Quindi i Mariani, che per volontà del capofamiglia Pietro Ristuccia hanno ereditato una quota importante del ristorante di famiglia:Paola Sotgiu (Suburra – la serie) è Maria Mariani, sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani, interpretati rispettivamente da Valerio Aprea (Boris, Figli, Smetto quando voglio) e Alessio Moneta (1992, Baciami ancora). Emma Marrone (Gli anni più belli) interpreta la compagna di Riccardo, Luana, mentre Milena Mancini (La terra dell’abbastanza, A mano disarmata) è Beatrice, la compagna di Sandro.

Nel cast tornano anche Maria Chiara Centorami (Come saltano i pesci, Universitari – Molto più che amici) e Mariana Falace (Gli anni più belli, Si vive una volta sola). E con Eugenia Costantini di nuovo nel ruolo ricorrente di Olivia, ex compagna di Paolo e madre di suo figlio Giovanni, interpretato dal giovanissimo Federico Ielapi (Pinocchio, Quo vado?, Tutti per 1 – 1 per tutti), eMarco Rossetti (Il Cacciatore, Speravo de morì prima, 7 donne e un mistero) ancora nei panni di Maurizio Mandolesi, amico e socio in affari di Carlo.

Diversi i debutti assoluti nel cast della seconda stagione: il cantautore e attore francese Tom Leeb (Cyrano, mon amour, 8 Rue de l’Humanité) interpreterà un carismatico chef di successo corteggiato da molti ristoranti, in Italia e all’estero, con un ambizioso progetto per il San Pietro; Camilla Semino Favro (Sopravvissuti, Mia madre, Diaz – Don’t Clean Up This Blood) sarà Rebecca Baldini, avvocata di successo e vecchia amica di Sara; Yan Tual (Liaison, Outlander, Rifkin’s Festival) interpreta il nuovo compagno di Olivia, Pierrick; Filippo Valle (Elisa di Rivombrosa, Don Matteo 7, Donna detective) si calerà nei panni di Giuseppe, un nuovo personaggio legato a Beatrice.

Durante le varie fasi della produzione sono state adottate misure volte a limitare l’impatto sull’ambiente, atte a ridurre le emissioni di gas serra e in grado di far ottenere alla seconda stagione di A Casa Tutti Bene l’ambita certificazione di sostenibilità “Albert”. Una scelta in linea con l’impegno del Gruppo Sky, che con la campagna Sky Zero punta a diventare Net Zero Carbon entro il 2030.

La trama della seconda stagione de A Casa tutti bene – La serie

Mentre Carlo concilia la vita familiare con i progetti imprenditoriali, Paolo continua la battaglia legale contro Olivia, Sara riscopre l’amore e Alba, ora senza segreti, si ricostruisce una vita. Eppure, ancora una volta, a scompigliare le carte arriva il passato.

Al centro della storia c’è sempre la famiglia: Carlo, Paolo, Sara, Riccardo, Diego e Ginevra affrontano prove inaspettate, ognuno guidato dal proprio desiderio. Nuovi amori e tormenti infiammano le loro vite e, per quanto possa sembrare ingiusto, le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli. Così i protagonisti vanno incontro a un destino ineluttabile: la felicità è un’illusione impossibile da afferrare, soprattutto per loro.

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