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A James Cameron è stato detto che gli alieni sarebbero stati una “carriera senza vittorie”

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Mentre Avatar: La via dell’acqua continua a prosperare al botteghino, il regista James Cameron guarda indietro, alla sua carriere a alla sua filmografia. In un’intervista, a Cameron è stato chiesto se avesse avuto qualche esitazione quando gli è stato proposto di realizzare un sequel di Alien di Ridley Scott. Sebbene lo stesso Cameron non fosse preoccupato, ha rivelato che un famoso produttore gli aveva sconsigliato di accettare il progetto.

“Ho pranzato con un produttore di spicco quando stavo per iniziare Aliens che mi ha detto: ‘Questo è un fallimento per te. Se il tuo film è buono, Ridley avrà il merito. Se è brutto, sarà solo colpa tua. È sarà la fine della carriera’”, ha detto Cameron a Empire . “Ho detto, ‘Sì, maaaa… mi piace.’ Forse ero un fanboy stupido, ma potevo vederlo così chiaramente nella mia testa che dovevo solo andare a farlo.”

Il regista ha poi parlato di come ha realizzato il titolo per il sequel durante un incontro con il capo dello studio e vari produttori esecutivi. “E sì, è vero”, ha ricordato Cameron. “Ero in una riunione con il capo dello studio e i produttori esecutivi, e ho girato la mia sceneggiatura e sul lato bianco dell’ultima pagina ho scritto Alien. Poi ho disegnato una S alla fine. Poi ho tracciato due linee verticali attraverso la S e l’ho sollevata per mostrarle. Forse è stato solo un condizionamento pavloviano quando hanno visto il segno $ collegato strettamente alla parola Alien. O forse era la fiducia che proiettavo. Ma hanno detto di sì”.

Avatar 3  è provvisoriamente programmato per il 20 dicembre 2024. Ulteriori sequel hanno anche date di uscita con  Avatar 4  fissato per il 18 dicembre 2026 e  Avatar 5  il 22 dicembre 2028. Con Avatar: La Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica raggiunge nuove vette: Cameron trasporta il pubblico nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca di azione. Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, Avatar: La Via Dell’Acqua inizia a raccontare la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che combattono per rimanere in vita e delle tragedie che affrontano.

Diretto da James Cameron e prodotto da Cameron e Jon Landau, la produzione Lightstorm Entertainment è interpretata da  Sam WorthingtonZoe SaldanaSigourney Weaver, Stephen Lang e Kate Winslet. La sceneggiatura è scritta da James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver, e il soggetto è di James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver & Josh Friedman & Shane Salerno. David Valdes e Richard Baneham sono i produttori esecutivi.

À Jamais: recensione del film di Benoît Jacquot

À Jamais: recensione del film di Benoît Jacquot

A due anni da Tre cuori, il regista e sceneggiatore francese Benoît Jacquot torna protagonista della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo volta presentando – fuori concorso – À Jamais, pasticciato dramma con incursioni nel thriller psicologico.

La trama di À Jamai

La storia di À Jamai ruota attorno a Laura e Rey, una coppia di amanti che vive in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista, lei un’attrice che interpreta delle performance di sua invenzione. Un giorno Rey muore, lasciando Laura da sola nella loro casa. Ben presto la situazione cambia: la donna si rende conto che c’è qualcuno lì con lei e presto scoprirà che si tratta proprio dello spirito di Rey.

Risulta davvero difficile riuscire a trovare anche un solo aspetto positivo a quest’ultimo lavoro di Jacquot. Quella che apparentemente sembra essere una storia drammatica con al centro il superamento di un lutto, si mescola senza alcun tipo di fondamento logico ad elementi presi in prestito dal thriller di stampo psicologico, facendo del risultato finale un agglomerato di elementi inconciliabili e al limite dell’insensatezza.

à jamais

À Jamai appare privo di qualsiasi senso narrativo, la regia non risulta funzionale alla trasparenza di una storia fin troppo confusa e disordinata, e i personaggi – nonostante la presenza di un attore del calibro di Mathieu Amalric – senza un reale sviluppo, gettati tristemente in pasto ad un continuo andirivieni di tematiche, dall’alienazione alle allucinazioni, fino a tirare in ballo l’incorporazione.

A rendere la generale atmosfera del film ancora più straniante e incomprensibile, l’utilizzo di una colonna sonora che – esattamente come era già accaduto per Tre cuori – serve a preannunciare una tensione che in realtà non arriva mai, lasciando lo spettatore in uno stato di disorientamento e incredulità davvero imbarazzante.

À Jamais si addentra con assoluta presunzione in discorsi dai quali non sa come uscirne vittorioso e dai quali fatica ad estrapolare una riflessione articolata e compiuta. Sicuramente uno dei film più brutti presentati nel fuori concorso di questo Venezia 73.

 

A Hopper la stella sulla Walk of Fame

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L’attore e regista Dennis Hopper, ormai malato allo stadio terminale, ha ricevuto la stella sulla celebre Walk of Fame di Hollywood.

A History of Violence: le differenze tra il film e il fumetto

A History of Violence: le differenze tra il film e il fumetto

Come si colloca il fumetto A History Of Violence rispetto all’adattamento cinematografico di David Cronenberg? Se è vero che il regista può essere associato soprattutto a body horror divenuti cult come La mosca o Videodrome, negli ultimi vent’anni si è ampiamente allontanato da questo genere (tornandovi però per Crimes of the Future) a favore di thriller psicologici o drammi come La promessa dell’assassino. Quest’ultimo film è interpretato da Viggo Mortensen, che è diventato un collaboratore abituale del regista. Il loro primo progetto insieme è però stato il thriller poliziesco A History of Violence (2005).

In esso, l’attore interpreta Tom Stall, il proprietario di una tavola calda che vive una tranquilla e anonima vita nello stato dell’Indiana. Una notte, però, due criminali entrano nella sua tavola calda e Tom è costretto a reagire, finendo per ucciderli. La stampa lo definisce un eroe, anche se è scosso dall’evento, ma presto un gangster sfregiato di nome Fogarty (Ed Harris) entra nella tavola calda, sostenendo che Tom è in realtà un killer professionista con un passato ben diverso da quello che lui racconta. Da lì, avranno inizio una serie di eventi che porteranno Tom a doversi confrontare con i suoi scheletri nell’armadio.

Interpretato anche da William Hurt e Maria Bello, A History of Violence è un thriller cupo e complesso, sostenuto da una regia tesa e da ottime interpretazioni. Il film ha anche ricevuto anche due nomination agli Oscar, per la Migliore sceneggiatura non originale e per il Miglior attore non protagonista per Hurt. Quando Cronenberg ha firmato per dirigere il progetto, però, non era a conoscenza del fumetto A History Of Violence, realizzato da John Wagner e da cui il film è tratto. Sebbene la pellicola sia ampiamente fedele agli eventi del fumetto, ci sono anche molte differenze tra i due.

A History of Violence cast
Ed Harris and Ashton Holmes in A History of Violence © 2005 New Line Cinema.

Le differenze tra il film A History of Violence e il fumetto

Il film, pur facendo riferimento all’omonimo romanzo a fumetti da cui è tratto, è soltanto vagamente basato su di esso. Lo sceneggiatore Josh Olson ha infatti affermato fin dall’inizio di volere utilizzare la storia originale come trampolino di lancio per esplorare i temi che più lo interessavano. Per questo motivo, dopo una prima parte grossomodo fedele a quanto raccontato da Wagner, si iniziano ad incontrare diverse variazioni. Innanzitutto, il nome del protagonista cambia da Tom McKenna a Tom Stall, mentre John Torrino è stato cambiato in Carl Fogarty. Anche il nome del figlio del protagonista è cambiato, passando da Buzz a Jack.

Nel fumetto, poi, Millbrook si trova nel Michigan, mentre nel film è nell’Indiana, e i boss del film non sono più di Brooklyn ma di Philadelphia. Secondo la stampa tedesca David Cronenberg e lo sceneggiatore Josh Olson hanno inoltre cambiato i nomi che sembravano italiani per evitare di anticipare i legami con la mafia. La prima metà del fumetto ha poi un’impostazione simile al film, con la scena della tavola calda e il disagio di Tom per l’attenzione della stampa quasi identici. Una cosa che il film fa è giocare sull’aspetto del mistero, indagando al contempo sugli effetti della violenza su Tom, sulla sua famiglia e su come la comunità e la stampa rispondono ad essa.

Tom si mostra a disagio per aver ucciso due uomini, anche se lo “meritavano”, e non ama essere lodato per questo. Ciononostante, si dimostra anche capace di violenza e suo figlio, vittima di bullismo, in seguito picchia ferocemente un aguzzino a scuola. La svolta del film è più o meno la stessa, quando i gangster minacciano la sua famiglia e Tom si rivela essere l’uomo che stanno cercando. Tom elimina gli scagnozzi sia nel film che nel fumetto. La differenza sta che Fogarty viene ucciso dal figlio di Tom nel film, ma dalla moglie nel fumetto. Il film, inoltre, aggiunge anche due scene di sesso tra Tom e sua moglie e fa un lavoro molto più approfondito sulla loro relazione. La domanda se il figlio abbia la stessa violenza in agguato è un altro tema aggiunto dal film.

William Hurt in A History of Violence
William Hurt in A History of Violence © 2005 New Line Cinema.

La seconda metà di A History of Violence mette poi in evidenza le differenze tra i due media. Nel fumetto un flashback mostra Tom – il cui vero nome è Joey – mentre compie una rapina alla mafia con l’amico Richie, che va male. Richie viene catturato, mentre Tom fugge e si nasconde. Dopo aver confessato alle autorità nella speranza di ricevere protezione – e aver appreso che a loro non importa se non può aiutarle a ottenere condanne – Tom è costretto a confrontarsi con il sadico figlio di un mafioso che ha ucciso. Durante la resa dei conti, scopre anche che Richie è stato tenuto in vita e orrendamente torturato per due decenni. Il racconto si conclude con Tom che uccide i restanti gangster, si impietosisce per Richie e lo porta in ospedale, promettendo alla moglie di chiudere con il suo passato.

L’opera di Cronenberg è dunque meno drammatica ed esplora il crollo della personalità inventata di Tom e il modo in cui la sua famiglia reagisce alla verità. Richie in questa versione è il fratello di Tom e un mafioso a sua volta, che costringe Tom a tornare a Philidelphia. Dopo aver tentato di fare pace, Richie cerca di uccidere il fratello per regolare i vecchi conti con le persone che Tom ha incrociato in passato; quest’ultimo ribalta però la situazione e uccide Richie e i suoi uomini. Tom torna così a casa e A History Of Violence si conclude con una tranquilla scena di cena tra Tom e la sua famiglia, lasciando intendere che, con il tempo, potrebbe esserci una riconciliazione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di A History of Violence grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Visio, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 19 febbraio alle ore 21:00 sul canale Iris.

A History of Violence: la spiegazione del finale del film con Viggo Mortensen

Il regista David Cronenberg e l’attore Viggo Mortensen hanno lavorato insieme in più occasioni nel corso della loro carriera, dando vita a lungometraggi di particolare pregio come La promessa dell’assassino e A Dangerous Method. Il loro primo film insieme, risalente al 2005, è però il thriller A History of Violence, titolo presentato in concorso al Festival di Cannes e lodato per la sua atmosfera e i risvolti noir. Quella raccontata, infatti, è una vicenda apparentemente semplice, che si propaga però fino a diventare un complessa vicenda di violenza e vendetta, dove nessuno è realmente al sicuro.

Il film, sceneggiato da John Olson, è l’adattamento dell’omonimo romanzo a fumetti del 1997 scritto da John Wagner e illustrato da Vince Locke. Noto in Italia con il titolo di Una storia violenta, questo fu un ennesimo successo per Wagner, già noto per il personaggio del Giudice Dredd, adattato al cinema nel film Dredd – La legge sono io. Interessatosi al progetto, Cronenberg vi vide la possibilità di realizzare un nuovo thriller dopo Crash (1996) e Spider (2002). Apportando al progetto il proprio personalissimo stile, il regista ha fatto di A History of Violence uno dei suoi maggiori successi di critica e pubblico.

Considerato dal regista come una riflessione sul corpo umano e il suo rapporto con la violenza, la quale viene qui esplorata sotto punti di vista diversi, tanto storici quanto sociologici. Per gli amanti del genere e di Cronenberg, un titolo da non perdere assolutamente. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

A History of Violence cast
Ed Harris and Ashton Holmes in A History of Violence © 2005 New Line Cinema.

La trama di A History of Violence

Protagonista del film è Tom Stall, un uomo mite e proprietario di un piccolo ristorante nella cittadina di Millbrook. Al di là del suo lavoro, Tom si dedica molto alla sua famiglia, composta dalla moglie avvocato Edie e dai figli Jack e Sarah. La placida esistenza di Tom viene però bruscamente spezzata il giorno in cui il suo ristorante è preso d’assalto da due rapinatori, che egli riesce però abilmente a mettere fuori gioco. Da quel momento, Tom si vede investito di una non richiesta popolarità, con i mass media che lo osannano ad eroe americano. La notizia viaggia in lungo e in largo, giungendo però anche a Filadelfia, alle orecchie del crudele Carl Fogarty.

L’uomo è un membro di spicco della mafia irlandese locale e associa il volto di Tom a quello di Joey Cusack che molti anni prima faceva parte proprio della banda criminale e che li aveva poi traditi. Fogarty decide dunque di recarsi a Millbrook in cerca di vendetta, seguito dai suoi uomini. Il loro arrivo scuoterà ancor più nel profondo l’esistenza di Tom e quella della sua famiglia, la quale non è più certa di conoscere realmente quello che credevano essere un marito e padre amorevole. Nel desiderio di porre fine ai suoi problemi, Tom capirà che l’unico modo per porre fine a quella guerra è il rispondere con la violenza alla violenza.

Il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il protagonista Tom Stall vi è l’attore Viggo Mortensen. Egli, seppur inizialmente non entusiasta della sceneggiatura, accettò di recitare nel film per poter lavorare con Cronenberg, che stimava molto. L’attore si dedicò poi molto al suo personaggio, immaginandone la vita prima della vicenda narrata nel film e lavorando sull’accento di Philadelplhia per poterlo rendere credibile. In seguito, Mortensen ha affermato di considerare A History of Violence uno dei film più belli in cui abbia mai recitato. Accanto a lui, nel ruolo della moglie Edie Stall vi è invece l’attrice Maria Bello, vita anche nei film Secret Window e Prisoners, mentre i figli Jack e Sarah Stall sono interpretati da Ashton Holmes e Heidi Hayes.

Nei panni del crudele Carl Fogarty vi è l’attore Ed Harris, mentre nel ruolo del mafioso Richie Cusack vi è William Hurt. Originariamente, i loro personaggi avrebbero dovuto avere origini italiane, ma dopo la scelta dei due attori si preferì modificarli e dar loro origini irlandesi. Ciò è stato motivato dal fatto che Harris e Hurt risultavano più convincenti con origini irlandesi che italiane. Nonostante compaia nel film per appena 10 minuti, Hurt è poi stato candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista. Completano poi il cast gli attori Peter MacNeill nei panni dello sceriffo Sam Carney e Stephen McHattie in quelli di Leland Jones.

Maria Bello in A History of Violence
Maria Bello in A History of Violence © 2005 New Line Cinema.

La spiegazione del finale del film

Nel corso del film, Tom ammette infine di essere Joey. Prima che a quel punto Carl possa sparargli, il figlio Jack lo uccide. All’ospedale, poi, Edie affronta Tom che ammette nuovamente di essere Joey Cusack. Rivela dunque alla moglie di essere scappato da Philadelphia per sfuggire al suo passato criminale e questa ammissione aggrava le tensioni nel loro matrimonio. Dopo che Tom esce dall’ospedale, Sam, lo sceriffo locale, esprime la sua preoccupazione e i suoi sospetti. Mentre Tom sta per confessare, Edie mente all’uomo e lo convince ad andarsene. Nonostante ciò, il loro rapporto continua ad essere gelido.

Le cose prendono un’ulteriore piega inaspettata quando il fratello di Tom, il boss Richie Cusack, lo chiama e gli chiede di tornare a Philadelphia, minacciando di venire in Indiana se non lo farà. A Philadelphia, Tom viene a sapere che i mafiosi che ha offeso hanno sfogato le loro frustrazioni su Richie, penalizzandolo finanziariamente e ritardando il suo avanzamento nell’organizzazione. Tom si offre quindi di fare pace, ma Richie ordina ai suoi uomini di uccidere il fratello. Tom, però, riesce a uccidere la maggior parte dei gangster e infine elimina anche il braccio destro di Richie e il suo stesso fratello.

A quel punto, Tom torna a casa, dove l’atmosfera è tesa e silenziosa, mentre la famiglia siede intorno alla tavola. Alla fine la figlia gli porge un piatto. Qualche istante dopo, il figlio gli offre un po’ del cibo e Edie guarda Tom con le lacrime agli occhi. Seppure la famiglia si riconcilierà, la violenza è entrata nelle loro vite e nulla sarà mai più come prima. Parlando con CinephiliaBeyond, Cronenberg stesso ha descritto il film come una meditazione sul corpo umano e sul suo rapporto con la violenza: “Per me il primo fatto dell’esistenza umana è il corpo umano. In questo film c’è un pubblico che sicuramente applaudirà questi atti di violenza e lo fa perché è previsto che questi atti siano giustificabili e a volte quasi eroici”.

Viggo Mortensen, Maria Bello, Ashton Holmes e Heidi Hayes in A History of Violence
Viggo Mortensen, Maria Bello, Ashton Holmes e Heidi Hayes in A History of Violence © 2005 New Line Cinema.

“Ma io dico: “Ok, se potete applaudire quello, potete applaudire anche questo?” perché questo è il risultato di quel colpo di pistola in testa. “Non è bello. – continua Cronenberg – E anche se la violenza è giustificabile, le conseguenze della violenza sono esattamente le stesse. Il corpo non sa quale sia la moralità di quell’atto. Quindi chiedo al pubblico di vedere se riesce a contenere l’intera esperienza di questo atto violento, anziché solo quella eroica/drammatica. Sto dicendo: “Ecco gli effetti davvero brutti di questi brutti ragazzi, ma gli effetti sono comunque molto brutti”. E questo è il paradosso e l’enigma”.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di A History of Violence grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Visio, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 19 febbraio alle ore 21:00 sul canale Iris.

A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

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A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

A otto anni dalla Palma d’Oro a Cannes con The Tree of Life, Terrence Malick torna in concorso sulla croisette con A Hidden Life. Gli anni che separano il film con Brad Pitt da questo nuovo progetto del regista di Austen sono stati i peggiori della sua produzione, anche se i più fertili. Tuttavia, di fronte a questa nuova prova, si ha la sensazione che Malick sia tornato alle sue suggestioni originali, realizzando un’altra delle sue opere d’arte.

La storia di A Hidden Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.

Malick racconta il legame carnale che l’uomo ha con la sua terra, che coltiva, smuove, cura per provvedere alla sua famiglia; a questo legame che sembra indissolubile fa da appendice  e naturale continuazione la forte passione che lega Franz a sua moglie, che con lui lavora la terra e nutre la famiglia. Con una regia che coniuga la classicità della forma cinematografica con intuizioni e invenzioni che ne confermano il ruolo rivoluzionario, Malick realizza un ritratto emozionante, profondo delle contraddizioni di un piccolo villaggio, della decisione difficile ma conscia del protagonista, dell’amore fortissimo, puro, cristallino di questa donna, ennesimo incredibile ritratto femminile, che si dà completamente al suo uomo, mostrando devozione e comprensione.

A Hidden Life, il film

Con A Hidden Life, il regista torna alle sue migliori suggestioni, sia formali che visive. Riesce a piazzare la macchina da presa in posizioni mai tentate prima, rende canone ciò che lui stesso inventa, dà vita e luminosità alle immagini, sfruttando la luce naturale e conferendo ad ogni ambiente una personalità propria. A questa caratteristica classica per il suo cinema, Malick aggiunge delle fortissime suggestioni pittoriche, che vanno dai Mangiatori di Patate di Van Gogh alle luci e le fiamme di De La Tour, elementi che contribuiscono a donare al film la bellezza formale per la quale il regista è diventato celebre.

Non solo, a queste caratteristiche ben note del suo stile, il regista si rivela anche abile costruttore di suspance, legando l’immanenza degli eventi a suoni o personaggi particolari, simboli di una svolta narrativa attesa e temuta. In questo film, Malick ritrova un racconto meno rarefatto, più classico, un elemento che permette di entrare in connessione con i protagonisti e con il loro dramma, ma evolve anche la sua poetica sul contrasto tra natura e cultura, dove, in questo caso, la seconda si fa spettatrice, mentre la prima è rappresentata dalla fede, dalla scelta di rimanere coerenti con il proprio credo, qualunque sia il costo.

A Hidden Life propone anche un ulteriore sviluppo della figura femminile, un percorso di umanizzazione che dall’anestetizzata Holly de La Rabbia Giovane, procede verso l’alto fino alla Madre/Grazia di The Tree of Life. Con Franziska, Malick propone una mater dolorosa (et operosa), un ricongiungimento con la Terra, con la materia che si fa portatrice di vita e di concretezza, anche di fronte alla decisione ineluttabile che la storia imponeva.

Torna il voice over che entra dentro le menti e i cuori dei personaggi, il grandangolo a deformare i primi piani e ad avvicinarli allo spettatore, la durata importante, fondamentale al regista per affondare il suo stiletto appuntato nel cuore della storia. Torna anche la dimensione della guerra, sempre la Seconda Mondiale che aveva così magistralmente rappresentato in La Sottile Linea Rossa. Ma a differenza del capolavoro del 1998, così come è obbiettore il suo protagonista, anche il regista rinuncia in questa occasione alla violenza ostentata; non sentiamo un solo colpo di pistola, non vediamo una goccia di sangue. In compenso l’orrore della guerra non è più quella “nel cuore della natura” di cui parlava il Soldato Witt, ma è un’esperienza tutta umana alla quale si può decidere, come Franz, di non partecipare, rimanendo fedeli a se stessi.

In A Hidden Life, Terrence Malick sembra suggerirci che il Bene, nel mondo, cresce con i gesti privati, piccoli, nascosti, come la vita che vorrebbero condurre i protagonisti del film, come la vita che conduce lui stesso.

A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

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A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

A herdade è il nuovo film di Tiago Guedes, selezionato nel Concorso di Venezia 76. Il film poteva essere a tono con la selezione dello scorso anno della Mostra, che prevedeva una serie di pellicole molto lunghe, storie importanti, che in più di un’occasione permettevano alla storia privata di incrociarsi con la grande Storia pubblica. E questo è ciò che sceglie di fare Guedes, con il suo film.

Il film racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A herdade scava nei segreti della loro proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.

A herdade intreccia la storia politica e sociale del Portogallo attraverso i decenni, con quella legata all’ascesa e alla caduta di una famiglia, specchio della contemporaneità, che suo malgrado attraversa i cambiamenti che il tempo impone a tutte le cose. Questo equilibrio tra grande e piccolo, pubblico e privato, viene raccontato attraverso una lente particolarmente insolita, quasi pacifica potremmo dire, in cui la lotta di classe viene quasi annullata e perde il suo potere esplosivo.

Se alcuni momenti del film si caratterizzano per un’impostazione da soap opera, sacrificando la credibilità della messa in scena, gli scenari, le bellissime location, sono valorizzati invece da una fotografia che cattura ogni raggio di luce nei cieli tersi che dominano la maggior parte del film.

A herdade è un film che ha bisogno del suo tempo, come la sua storia, e non è una mera questione di minutaggio, anche se il film dura 164 minuti, è una questione di respiro: le storie su scala così grande hanno bisogno di inspirare ed espirare profondamente, così da riuscire a trovare spazio negli occhi e negli animi di chi li guarda.

Il problema di questo affresco così ricco e stratificato è proprio l’affollamento di temi che il film non poteva raccontare singolarmente in maniera esaustiva. E quindi il risultato è che in alcuni casi le redini del racconto sfuggono di mano al regista. Nonostante questo, il film mantiene il fascino della grande epica cinematografica, senza particolare lode, ma anche senza infamia.

A head full of Dreams: il film sui Coldplay al cinema e su Amazon

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I Coldplay hanno annunciato un nuovo film, A head full of Dreams, che svela al pubblico tutta la loro carriera ventennale. Il documentario sarà disponibile in streaming in esclusiva su Amazon Prime Video in tutto il mondo dal 21 Novembre.

Insieme all’esordio di A head full of Dreams su Amazon Prime Video, i Coldplay realizzeranno tre tracce esclusive disponibili su Amazon Music. Le trace sono: Stayin Alive (Live at Glastonbury) dei Coldplay & Barry Gibb, Us Against The World (Live in São Paulo) e Don’t Panic (Live in Paris).

A head full of Dreams offre un approfondimento sull’incredibile ascesa della band, dai dietro le quinte nei pub di Camden ai sold out negli stadi di tutto il mondo. Protagonista del documentario è l’incrollabile legame tra i membri della band che non si è mai incrinato nonostante i vari alti e bassi della loro storia.

A head full of Dreams, il film

Il film è stato diretto da Mat Whitecross – director di Supersonic, l’acclamatissimo documentario del 2016 sugli Oasis – che ha incontrato i quattro amici al college a Londra prima ancora che formassero la band. Whitecross era presente fin dall’inizio per trasformare in video la musica e l’amicizia tra i componenti della band, dalle primissime prove in un affollato bagno universitario.

Da allora Whitecross ha diretto numerosi tra i più iconici videoclip della band (tra gli altri Paradise, A Sky Full Of Stars e Adventure Of A Lifetime) e ha continuato a documentare l’evoluzione personale e musicale dei Coldplay.

Attingendo ad un grande archivio inedito di video di dietro le quinte e dei live, A HEAD FULL OF DREAMS è una riflessione della band sulle due decadi insieme. La maggior parte del documentario è stato girato durante il loro tour di maggior successo dal titolo A Head Full Of Dreams Tour, che è stato certificato come uno dei tre più grandi tour di tutti i tempi e che ha visto i Coldplay suonare davanti a più di 5.5 milioni di fan.

A Good Person: trailer del film di Zach Braff con Florence Pugh

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A Good Person: trailer del film di Zach Braff con Florence Pugh

E’ stato diffuso oggi il trailer di A Good Person, film targato Sky Original scritto e diretto dal candidato al Golden Globe Zach Braff, che in Italia sarà in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW dal 30 maggio 2023.

Quarto film del regista e attore Zach Braff, A Good Person vede la partecipazione di uno straordinario cast che comprende la candidata all’ Oscar Florence Pugh, attrice britannica tra le più entusiasmanti della sua generazione, Molly Shannon, Chinaza Uche, Celeste O’Connor e la leggenda della recitazione e premio Oscar Morgan Freeman. La fotografia è curata dal premio Oscar Mauro Fiore. Il film è prodotto da Killer Films, Elevation Films, Zach Braff e Florence Pugh.

La trama del film

Allison (Florence Pugh) è una giovane donna che ha davanti un futuro radioso: ha un fidanzato meraviglioso, una carriera fiorente, una famiglia e degli amici che la sostengono. Ma il suo mondo va in mille pezzi quando sopravvive ad un terribile incidente ed esce dalla clinica con una dipendenza da oppioidi e un dolore irrisolto. Negli anni successivi, sarà l’improbabile amicizia che stringe con l’aspirante suocero (Morgan Freeman) a darle la possibilità di rimettersi in sesto e andare avanti con la sua vita.

A Good Day to Die Hard: un cameo anche per Mary Elizabeth Winstead?

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Le riprese del quinto capitolo della saga di Die Hard sono attualmente in corso in Ungheria: la vicenda vedrà Bruce Willis tornare a vestire i panni dell’eroe suo malgrado John McClane, che si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La novità è che il protagonista sarà affiancato dal figlio, interpretato da Jay Courtney.

Le sorprese però non finiscono qui, dato che a quanto pare nel film tornerà anche una terza componente della famiglia McClane: Ted Cross, altro partecipante al film, ha infatti rivelato sul suo blog che, nell’occasione si è trovato a lavorare a fianco di Mary Elizabeth Winstead. L’attrice aveva partecipato al quarto episodio della serie, nel 2007, nel ruolo della figlia di McClane, Lucy; al momento tuttavia non è ancora chiaro quale ruolo avrà la Winstead nel film: Cross ha spiegato che comunque la scena girata con lei è posta verso la fine del film. A Good Day to Die Hard vedrà la partecipazione, tra agli altri, di Sebastian Koch, Yulia Snigir, Cole Hauser. L’uscita è fissata per il 14 febbraio 2013.

Fonte:  ComingSoon.Net

A Good Day To Die Hard: negli USA sarà Rated R

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La Twentieth Century Fox ha confermato che il nuovo capitolo della serie di Die Hard avrà il rating ‘R’ (che prevede l’obbligo di accompagnamento da parte di un maggiorenne per i minori di 17 anni).

La restrizione soddisferà sicuramente Bruce Willis, il quale ebbe molto da ridire sul fatto che il precedente film della serie avesse ottenuto solo il rating PG 13, nei fatti venendo giudicato poco più di un film ‘per famiglie’: Live Free or Die Hard è stato in effetti l’unico episodio ad aver ottenuto un rating così basso in una serie in cui la forte dose di violenza ha sempre comportato restrizioni abbastanza rigorose.

A Good Day To Die Hard uscirà il prossimo 14 febbraio, diretto da John Moore su una sceneggiatura di Skip Woods (X-Men Origins: Wolverine). La vicenda vedrà John McClane, in trasferta in Russia, imbattersi nel figlio (Jai Courtney), diventato un agente della CIA, che sta cercando di scongiurare un attacco terroristico contro gli Stati Uniti.

Fonte: CinemaBlend

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III: recenzione del film

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Colorato, folle, onirico, A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, il nuovo film di Roman Coppola è una sorpresa e una delizia per gli occhi. La storia si concentra su Charlie, un pubblicitario che ha il cervello occupato per l’80% dalle donne. Niente di straordinario quindi se la fidanzata decide di lasciarlo per le sue presunte o manifeste infedeltà! Il fatto è che Charlie ama moltissimo Ivana, e così ci metterà un po’ a metabolizzare il dolore della separazione. Ad aiutarlo ci sono però la sorella, il suo contabile, il migliore amico e la sua immaginazione, sempre fervida e ricca di dettagli.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è un film delirante, che ricorre alla rappresentazione dei pensieri per dare visibilità a quello che accade nella testa del protagonista. Ad una prima parte un po’ confusa, in cui sogno e realtà si mescola confondendo un po’ lo spettatore, segue una seconda parte in cui la storia avanza e riesce a coinvolgere dal momento che si cominciano a distinguere meglio le sequenze che avvengono solo nella testa di Charlie, da quelle che raccontano la realtà dei fatti così come accadono.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, il film

Tutto del film concorre a creare, anche nella realtà, un ambiente surreale, pieno di colori estremamente vivi e di immagini iconiche, oltre ad aiutarci a costruire un personaggio esilarante e sopra le righe ma che gode di un grande amore da parte del suo ideatore. A dare corpo e anima a Charlie, c’è Charlie Sheen, praticamente perfetto per un ruolo che sembra essere stato scritto apposta per lui. Sheen riesce a dare quel giusto mix di malinconia e follia ad uno dei personaggi più simpatici visti al cinema negli ultimi tempi.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III

A completare il cast ci sono Bill Murray, come al solito incredibile veicolo di comicità, Jason Schwartzman, nei panni del migliore amico di Charlie, Patricia Arquette nel ruolo della sorella e la bella Katheryn Winnick che interpreta Ivana, la fidanzata che abbandona il protagonista all’inizio del film.

Roman Coppola si dimostra molto bravo a raccontare una storia semplice, arricchendola di dettagli ed elementi che aiutano lo spettatore ad orientarsi, cercando di dare il giusto spazio ad ogni avvenimento ma soprattutto tentando, con successo, di descrivere il personaggio principale attraverso le sue azioni, mostrandoci effettivamente com’è e come si muove all’interno di una vita che sembra prendere sempre troppo alla leggera.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è una bella commedia, un film originale ed efficace, che riesce a far sorridere ma che non banalizza il dolore, rappresentandolo in maniera straordinariamente realistica.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III: il nuovo film di Roman Coppola

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A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è un film, scritto e diretto da Roman Coppola, nel cast c’è Charlie Sheen che interpreta un playboy dal cuore spezzato, Bill Murray

A George Romero, padre degli zombie, non piace The Walking Dead

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Ospite al Festival di Lucca, George Romero ha preso parte a una masterclass durante la quale ha parlato della sua carriera e del suo lavoro, ma anche di temi cari al suo genio, come la morte, l’impegno politico e ovviamente i tantissimi cloni ed eredi dei suoi amatissimi zombie.

In merito a The Walking Dead, l’autore ha le idee molto chiare, anche se alquanto rigide: “Non sono stato coinvolto in alcun modo, intanto. Diciamo che mi arrabbio, non mi piacciono. A dare il via al tutto è stato The Walking Dead. Mi è piaciuta molto la graphic novel, ma quando l’hanno portata in tv e hanno licenziato Frank Darabont, che era lo showrunner della serie, mi è dispiaciuto. Non so perché lo abbiano fatto, forse per cercare di spremere più soldi dalla storia. La prima stagione mi era piaciuta, ma poi è diventata una soap-opera, The Talking Dead!”George Romero foto ridotta

Fonte: CS

A Genoux Les Gars: recensione del film di Antoine Desrosières

A Genoux Les Gars: recensione del film di Antoine Desrosières

Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, A Genoux Les Gars (Sextape) è il nuovo film del regista Antoine Desrosières, che torna alla regia dopo anni di silenzio. Per romperlo sceglie di riprendere un tema già esplorato in precedenza e qui portato alle estreme conseguenze, quello della sottomissione  e dell’emancipazione femminile.

In assenza di sua sorella Rim (Inas Chanti), Yasmina (Souad Arsane) si ritrova coinvolta e costretta ad un perverso gioco organizzato dal suo ragazzo Salim (Sidi Mejai) e il suo amico Majid (Mehdi Dahmane). L’atto sessuale a cui la ragazza è costretta viene segretamente filmato con la minaccia di diffusione, cosa che getta Yasmina in una spirale di vergogna e desiderio di rivalsa.

La forza del A Genoux Les Gars si svela sin da subito essere nei dialoghi, rispecchianti perfettamente il modo sconclusionato e frammentato di esprimersi dei ragazzi, ricco di giochi di parole, doppi sensi e discorsi che si alternano senza un senso logico. Nella scrittura il regista si avvale infatti dell’aiuto dei suoi giovani attori, che infondono così tutta la loro conoscenza a riguardo e rendendo il film di una brillantezza e di una comicità rare. Pur raccontando un fatto ispirato ad eventi tristemente accaduti, il regista sceglie di raccontarlo affidandosi ai toni della pura commedia, giocando così ad ironizzare su ciò che normalmente non ha nulla di divertente.

A Genoux Les Gars

Seguendo la giovane Yasmina entriamo sempre più nel suo mondo di adolescente, dove nessuno la comprende e il tema della sessualità è sempre più invadente. Desrosières ne fa un ritratto fedele, mai giudicante, che aiuta a renderci gradevole la protagonista e portandoci ad empatizzare con lei. Complici la già citata brillante scrittura e la bravura della giovane protagonista, che più di tutti risulta naturale e a suo agio nel ruolo.

A lungo andare tuttavia il film perde lo slancio iniziale, e si presentano diverse situazioni dove la comicità risulta lievemente fuori tono e finisce per dare la sensazione di star girando intorno al tema prima di arrivare alla conclusione. Conclusione che quando arriva non svela la forza che ci si aspettava, ma che vista nel complesso del film riesce con gusto a raccontare del viaggio di iniziazione verso l’amore e il sesso, un viaggio allo stesso tempo complesso e tragicomico.

A Genoux Les Gars, prima di essere una commedia, è la storia di una ragazza che lotta contro la frustrazione generata dalla violenza e dalla sottomissione perpetrate sulle donne in un regno maschilista. La lotta per l’emancipazione trova nell’attualità della storia una sua non indifferente attrattiva, che nonostante i diversi difetti del film, prevalentemente di ritmo, riesce a intrattenere e a far riflettere sui diversi temi presenti all’interno del film.

A Fantastic Fear of Everything: prima foto di Simon Pegg

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A Fantastic Fear of Everything è il primo progetto della Pinewood Films’ che si prefigge di produrre i film a basso budget nel panorama britannico. E chi coinvolgere se non Simon Pegg, l’attore d’oro della commedia demenziale inglese?

A Fantastic Fear of Everything: il trailer del film con Simon Pegg

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A Fantastic Fear of Everything è la storia di uno scrittore di favole per bambini che decide di trasformarsi in scrittore di libri gialli. Purtroppo però le sue ricerche riguardo alla

A Family Affair: Zac Efron non avrebbe mai pensato di vedere queste scene sullo schermo

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In A Family Affair, proprio come lo Zac Efron che conosciamo e amiamo, l’attore interpreta una bella star del cinema, ma i paragoni si fermano qui. A differenza di Efron, che abbiamo recentemente celebrato per essere stato un leader stimolante sul set di The Iron Claw, il suo personaggio, Chris Cole, è un po’ una spina nel fianco per la sua assistente, Zara, interpretata dalla co-protagonista Joey King. Insieme, il loro ritratto di questa classica dinamica industriale è talmente azzeccato che è chiaro che i due si sono trovati bene sul set, facendo rimbalzare le loro performance l’uno sull’altro. In effetti, potreste rimanere sorpresi di quanto i loro botta e risposta fossero in realtà improvvisazioni sul posto e di quanto poco si aspettassero di arrivare al montaggio finale.

Il film è una commedia romantica che racconta di Zara, l’assistente di una star che sogna di diventare una produttrice di Hollywood. Questo sogno è l’unica ragione per cui è rimasta sotto il controllo della star d’azione Chris Cole per così tanto tempo e, dopo un’esplosione di ridicolo di troppo, Zara finalmente si oppone a Chris e si licenzia. Sfortunatamente per lei, non sarà così facile prendere le distanze da questa relazione quando si imbatterà accidentalmente in Chris che ha una relazione sentimentale con sua madre, interpretata dall'”eterea e adorabile” Nicole Kidman.

Prima dell’uscita del film su NetflixCollider ha avuto la possibilità di incontrare Efron e King per parlare della loro esperienza di lavoro con il regista Richard Lagravenese e Nicole Kidman. Per Zac Efron, il film ha rappresentato l’opportunità di riunirsi con un’ex compagna, avendo recitato al fianco della Kidman in The Paperboy del 2012, mentre per la King si è trattato di incontrare e lavorare al fianco di un eroe. I due parlano anche dei veri eroi non celebrati sui set cinematografici, della condivisione delle scene e della sfida divertente di improvvisare insieme.

Zac Efron e Joey King elogiano gli eroi non celebrati di Hollywood

A Family Affair film netflix

È difficile scegliere. Dovrò dire che si tratta di un gruppo di persone. Abbiamo i nostri parrucchieri e truccatori, le varie troupe che lavorano sotto di noi, i nostri cameraman, i reparti audio e i nostri registi. Persone che stanno dietro le quinte. Hanno tutti bisogno di un po’ di amore.

Sono presenti in tutto il film, ma in particolare in molte scene con Joey. Ci siamo divertiti molto e quando Richard ci ha incoraggiato a lasciar respirare e a far sì che fosse reale. Quelle sono sempre le riprese migliori. Sono sempre i momenti migliori, secondo me. Abbiamo avuto anche molti momenti davvero divertenti e onesti quando stavamo migliorando, e sono stati davvero belli. Mi guardo indietro e non ricordo come siamo arrivati a questo punto, ma poi abbiamo iniziato a cantare. [Ride]

A Family Affair: recensione del film su Netflix con Nicole Kidman e Zac Efron

Zac Efron, nel corso della sua ricca carriera, ha dimostrato di essere un attore in gamba, versatile. Le commedie sono sempre state il suo punto di forza, anche se Ted Bundy – L’ultimo criminale, ma ancor più il recente The Warrior: The Iron Claw, hanno rivelato le sue grandi capacità drammatiche. Ma è il genere – per definizione – disimpegnato la sua carta vincente. Ne è un esempio A Family Affair, nuova comedy targata Netflix diretta da Richard LaGravenese.

Sebbene non raggiunga i livelli di Ho cercato il tuo nome o Segui il tuo cuore, e neanche i più esilaranti Quel momento imbarazzante e Cattivi vicini, questa comeddia, arrivata per riempire l’estate della piattaforma dalla N rossa, si inserisce bene in un catalogo che punta più sul puro intrattenimento che sull’originalità. Una linea narrativa e produttiva che oramai il colosso streaming ha sposato, e che abbraccia un vasto bacino di spettatori che vogliono semplicemente spendere all’incirca un paio d’ore all’insegna del relax. Scritto da Carrie Solomon, A Family Affair vanta un cast d’avvero d’eccezione: oltre il già citato Zac Efron, c’è la diva Nicole Kidman e la talentuosa Joey King.

A Family Affair, la trama

Chris e Zoe sono una coppia di lavoro molto particolare. Lui, attore famoso paranoico e puntiglioso, lei sua assistente personale, determinata ma aggressiva. La ragazza ha deciso di essere la sua “galoppina” – come definisce se stessa – perché Chris le ha promesso che in futuro potrà prendere le redini della sua casa di produzione, posto a cui lei ambisce da sempre. Tuttavia, i suoi modi di fare sono alquanto snervanti e a Zoe il suo carattere non fa impazzire. Resiste solo per necessità. Le cose si complicano quando, tornata un giorno a casa, scopre sua madre Brooke a letto proprio con il suo capo. Una sorpresa alquanto inaspettata, che metterà la figlia contro il suo unico genitore. È una relazione che non può tollerare: Zoe sa come è Chris con le donne, e non vuole che lui la faccia soffrire.

A Family Affair film netflix

Questioni di famiglia

Proprio per quanto scritto all’inizio di questa recensione, A Family Affair è un prodotto che, come il resto dei suoi “fratelli”, va guardato senza troppe pretese. Se si cerca qualcosa di diverso, che si allontani dalle classiche commedie romantiche dal tocco ironico, il film non sarà pronto a soddisfare queste esigenze. Fruendolo, sembra essere la versione più convincente dell’adattamento del romanzo The Idea of You, uscito a maggio su Prime Video. L’incidente scatenante è preossochè simile, ma se quest’ultimo portava con sé una eccessiva leziosità, la pellicola di LaGravenese per fortuna riesce a essere più equilibrata e perciò anche più reale e godibile.

Scoprire che la propria madre ha una relazione con una persona più giovane, e in tal caso con il proprio capo e divo del cinema apparentemente inaffidabile, non dovrebbe essere facile per nessuno. Ecco perché il personaggio di Joey King è quello che funziona meglio nel restituire la frustrazione e la preoccupazione di una figlia che per il genitore vuole solo il meglio. Per quanto si setti su un tono esclusivamente sentimentale, è in grado di affrontare specifiche dinamiche familiari (e amorose) con più sincerità e attendibilità. Ciò non significa che non sia a tratti mieloso, o che non presenti delle imperfezioni. Come per esempio alcuni passaggi narrativi, nei quali i dialoghi non sono pienamente convincenti, e sarebbe stato preferibile fare affidamento solo sulle immagini. Inoltre, non tutto il cast principale sembra essere a suo agio nel proprio ruolo.

Un cast divertito, ma non sempre all’altezza

È Joey King con la sua Zoe a prendersi la maggior parte della scena. Il suo personaggio è il più interessante, e anche quello meglio recitato. La giovane attrice lavora bene sulle espressioni del viso e sulla forza delle emozioni (irruente) del suo personaggio, rendendola la più autentica. Zac Efron, invece, è abile nel prendersi in giro e nel rappresentare le contraddizioni comiche del suo personaggio, Chris, imparanoiato, insicuro e fragile.

La delusione è per Nicole Kidman, la quale non è sciolta nei panni della sua Brooke, forse per la poca chimica con il suo partner Efron. Si nota che fa una certa fatica a essere fluida, a lasciarsi andare. Non si abbandona totalmente al personaggio, e questo la rende meno credibile rispetto ai suoi colleghi. Nonostante qualche difficoltà da parte di Kidman e alcune lacune di sceneggiatura, A Family Affair adempie comunque al suo compito e si fa guardare, anche se destinato a essere presto dimenticato come molte altre commedie simili. Ma va bene così.

A Family Affair: la spiegazione del finale del film

A Family Affair: la spiegazione del finale del film

A Family Affair (qui la recensione) di Netflix è una commedia sentimentale (simile in teoria al film di Prime Video The Idea of You, ma meno drammatica) che racconta di Zara, una giovane assistente di produzione cinematografica che, con suo grande orrore, scopre che sua madre Brooke va a letto con Chris Cole, la prepotente ed egocentrica star del cinema che proprio lei è incaricata di gestire. Diretto da Richard LaGravenese e scritto da Carrie Solomon, il film vede nei panni di questi tre personaggi Zac Efron nel ruolo di Chris Cole, Nicole Kidman nel ruolo di Brooke Harwood e Joey King nel ruolo di Zara Ford.

La vicenda ha inizio nel momento in cui Zara capisce di averne abbastanza di Chris e delle sue manie, arrivando a licenziarsi. L’attore si reca però a casa sua per pregarla di riconsiderare la sua decisione. Tuttavia, è Brooke l’unica a casa e, mentre aspetta il ritorno di Zara, Chris inizia a conversare con lei, finendo però ben presto a strapparsi i vestiti a vicenda. Zara li sorprende mentre fanno sesso e, nel corso di A Family Affair, la giovane farà capire quanto sia contraria alla relazione tra la madre e l’egocentrico Chris. Tuttavia, dopo alcune prove e tribolazioni, Zara, Chris e Brooke otterranno il loro lieto fine.

LEGGI ANCHE: A Family Affair: Zac Efron non avrebbe mai pensato di vedere queste scene sullo schermo

Chris e Brooke restano una coppia nel finale di A Family Affair?

A Family Affair Zac Efron Nicole Kidman
Zac Efron è Chris Cole e Nicole Kidman è Brooke Harwood in A Family Affair. Cr. Aaron Epstein/Netflix © 2024

Naturalmente, la relazione tra Chris e Brooke è considerata una cattiva idea perché Chris è il capo di Zara e Brooke è sua madre. Ma è anche un po’ “scandalosa” per la differenza di età tra i due. Tuttavia, il divario di età non è un argomento significativo nel film, il che è rinfrescante rispetto al modo in cui una donna più anziana che frequenta un uomo più giovane viene tipicamente vista. Nonostante questi ostacoli, Chris e Brooke si innamorano e trovano un modo per stare insieme. Cercano di ignorare il loro legame, ma si rivela troppo forte.

Purtroppo, proprio quando in A Family Affair Zara si sta rassegnando all’idea che sua madre esca con il suo capo, trova gli orecchini che Chris regala alle sue ragazze quando vuole lasciarle. Pensando al peggio, Zara smaschera Chris e Brooke mette fine alla loro relazione. Tuttavia, i due diventano infelici senza l’altro e Zara si rende conto dell’errore commesso, organizzando il loro ricongiungimento.

Zara porta dunque Chris in un negozio di alimentari, mentre Leila costringe Brooke a procurarle del cibo per aiutare la sua “demenza”. I due si incontrano e Zara li lascia parlare. La coppia, dunque, si riappacifica e Zara accende i “temporali artificiali” nella corsia delle verdure per creare una certa atmosfera. Verso l’inizio del film, Chris si confida con Zara su quanto gli manchi la vita quotidiana a causa del suo status di celebrità, compresa la visione dei “temporali”. Chris e Brooke ottengono così il loro lieto fine e il film si conclude con loro due insieme innamorati e con l’approvazione di Zara.

Perché Zara cambia idea sulla relazione tra Chris e Brooke?

A Family Affair Liza Koshy Joey King
Liza Koshy è Eugenie e Joey King è Zara Ford in A Family Affair. Cr. Tina Rowden/Netflix © 2024

Il personaggio di Joey King in A Family Affair è un po’ sprovveduto. Zara, che nel film ha solo 24 anni, inizialmente è egoista e si rifiuta di considerare i sentimenti della madre nei confronti di Chris (e viceversa). Tuttavia, dopo che la sua migliore amica, Genie, le fa un esame di coscienza sul suo comportamento, Zara si rende finalmente conto di aver sbagliato a interferire con la relazione tra Chris e Brooke e ad opporsi ostinatamente. Così, escogita un piano per farli tornare insieme e, come già detto, funziona.

Come sua assistente, Zara ha un posto in prima fila per vedere come Chris tratta le donne e teme che possa spezzare il cuore di sua madre così come ha fatto con le sue molte altre amanti. Inoltre, Zara sa quanto Chris possa essere insopportabile (in parte a causa del suo tragico passato e del suo stile di vita protetto).

Usa dunque la felicità della madre come scusa per allontanare Chris e Brooke. Ma Zara non vuole nemmeno che stiano insieme per il bene della sua stessa sanità mentale. Alla fine, con l’aiuto di Genie e un po’ di riflessione su se stessa, Zara si rende conto di quanto Chris e Brooke siano felici e innamorati quando stanno insieme, ed è per questo che progetta il loro ricongiungimento.

La spiegazione del flash-forward di 1 anno

A Family Affair Nicole Kidman Zac Efron
Nicole Kidman è Brooke Harwood e Zac Efron è Chris Cole in A Family Affair. Cr. Aaron Epstein/Netflix © 2024

Dopo che Chris e Brooke hanno riacceso la loro storia d’amore alla fine del film di Netflix A Family Affair, la storia fa un salto in avanti di un anno e sembra che tutti abbiano fatto progressi significativi nella loro carriera. Zara ha fatto progressi nella casa di produzione di Chris – ha persino un ufficio e un’assistente tutta sua. Chris recita nel film drammatico “coming-of-queer” di Stella (che Zara sta producendo). Infine, Brooke ha pubblicato un altro libro, Second Time Around. Inoltre, Chris e Brooke stanno ancora insieme e loro e Zara sono una piccola famiglia felice che si ama molto.

Come il passato di Brooke con il padre di Zara influenza la sua relazione con Chris

A Family Affair Joey King Kathy Bates
Joey King è Zara Ford e Kathy Bates è Leila Ford in A Family Affair. Cr. Tina Rowden/Netflix © 2024

L’opposizione di Zara alla storia d’amore tra Chris e Brooke gioca un ruolo importante nel tumulto di Un affare di famiglia. Tuttavia, anche il precedente batticuore di Brooke e la sua preoccupazione per la fine della relazione ostacolano lei e Chris. Come gli spettatori sanno, il marito di Brooke e padre di Zara, Charlie, è morto 11 anni prima. Tuttavia, il pubblico (e Leila) apprendono verso il finale del film che Charlie voleva divorziare prima di sapere di essere malato.

Brooke ha paura che Chris le spezzi il cuore e che la loro relazione finisca, cosa che la ferirebbe molto, a causa del suo passato con Charlie. Brooke dice persino a Leila, interpretata dalla premio Oscar Kathy Bates in A Family Affair, che non vuole avere bisogno di Chris a causa delle sue paure. Ma come dice Leila, “la fine non è affar tuo“. Non ha senso preoccuparsi del domani quando Brooke sa di amare Chris oggi. Per fortuna, Brooke supera le sue riserve e si butta a capofitto in una relazione con Chris.

Perché Chris promuove Zara come produttrice

A Family Affair Joey King e Zac Efron
Joey King è Zara Ford e Zac Efron è Chris Cole in A Family Affair. Cr. Aaron Epstein/Netflix © 2024

Sebbene Chris dia spesso Zara per scontata in A Family Affair, il suo panico ogni volta che lei minaccia di licenziarsi mostra agli spettatori quanto abbia davvero bisogno e si preoccupi per lei. Purtroppo, è necessario il suo profondo legame con Brooke per fargli capire e riconoscere il valore di Zara. Ma quando Chris si apre con sua madre, mantiene la promessa fatta a Zara e la promuove a produttore associato. Alla fine del film, Zara continua dunque a fare carriera nella casa di produzione di Chris, trovando finalmente ciò che era destinata a fare (una delle tante preoccupazioni di Zara nel film).

Il vero significato del finale di A Family Affair

A Family Affair Nicole Kidman Joey King Zac Efron
Nicole Kidman è Brooke Harwood, Zac Efron è Chris Cole e Joey King è Zara Ford in A Family Affair. Cr. Tina Rowden / Netflix © 2023

La storia d’amore tra Chris e Brooke è certamente una delle relazioni più importanti di A Family Affair. Tuttavia, si potrebbe sostenere che le relazioni separate di Zara con sua madre e il suo capo siano altrettanto (o addirittura più) significative nel finale del film. Zara si rende conto di aver raramente considerato i sentimenti di Brooke nel corso della sua vita, e le due hanno una conversazione a cuore aperto in cui sanano i loro problemi e rafforzano il loro legame.

Nel frattempo, la dinamica di Chris e Zara è sorprendentemente la più intrigante del film di Netflix. Zara aiuta Chris a trovare una casa e Chris aiuta Zara a capire cosa vuole fare e chi vuole essere. Nonostante i litigi e le differenze, Chris e Zara si amano a modo loro. Ma nessuno deve aspettarsi che Zara chiami Chris suo padre in tempi brevi (probabilmente mai) dopo A Family Affair.

A Family Affair recensione del film di Tom Fassaert

A Family Affair recensione del film di Tom Fassaert

A Family Affair Tom FassaertCi sono documentari che esplorano temi sociali e scottanti questioni politiche, che ripercorrono biografie di personaggi capaci in qualche modo di segnare l’immaginario collettivo o le cui vite meritano di essere raccontate per la loro eccezionalità. A Family Affair, vincitore del Concorso Internazionale della 12esima edizione del Biografilm Festival di Bologna, è invece un film che sceglie la strada del racconto autobiografico, delineando un romanzo familiare dalla risonanza universale.

Il regista olandese Tom Fassaert gira infatti un documentario personale che entra nei meandri del doloroso passato della propria famiglia per comporre un mosaico in cui mancano tessere fondamentali. Perché suo padre Rob per molti anni ha finto di essere orfano e ha con la madre un rapporto minato da una silenziosa lontananza carica di recriminazioni? In che misura l’esistenza dello zio René, autistico, è stata segnata dalle azioni della donna che lo ha partorito? Ci sono i fatti, ci sono le testimonianze di Rob e René, manca però un contraltare.

Tom Fassaert diventa allora il detective che, telecamera in mano, parte per il Sudafrica dove vive la nonna Marianne Hertz, in cerca della verità. In cerca delle ragioni che possano spiegare le gravi incomprensioni che dividono la famiglia e soprattutto Marianne e i suoi figli. Il nucleo dell’indagine di Tom è il confronto con sua nonna, una ex modella che a novant’anni non manca di fascino e di voglia di sedurre gli altri, persino il suo stesso nipote. Donna carismatica ma inquietante nel suo egocentrismo misto a fragilità, Marianne è un personaggio che sembra emergere dalla scrittura per complessità e ambiguità.

A Family Affair Tom Fassaert 2“Voglio sapere cos’è andato storto”, è l’esplicita richiesta di Tom Fassaert, che sollecita la nonna a rivelare la sua versione della storia, a far cadere maschere e muri che paiono impenetrabili. “È un tuo problema”, risponde Marianne Hertz, che acconsente a un tentativo di riconciliazione, ma non è pressoché mai disposta a concedere il suo animo alla telecamera.

A Family Affair, frutto di cinque anni di riprese e lavorazione, è un documentario che pone domande ma non trova risposte chiare e razionali, mettendo in questo alla prova lo spettatore. Il film di Tom Fassaert, splendidamente arricchito dagli home movie girati dal padre Rob e dalle foto di famiglia (comprese quelle di Marianne da bambina), ribadisce non solo l’impenetrabilità degli esseri umani e dei legami familiari, l’importanza di accettare il passato per vivere appieno il presente ma soprattutto l’estrema difficoltà a definire il concetto di verità, nella costruzione di un racconto così come nella realtà.

A Dog’s Purpose: trailer del film di Lasse Hallström

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A Dog’s Purpose: trailer del film di Lasse Hallström

Universal Pictures, in occasione della Giornata Nazionale del Cane, ha pubblicato online il trailer di A Dog’s Purpose. Nel trailer possiamo vedere il protagonista, doppiato da Josh Gad, reincarnato più volte in diversi cani.

Basato sul romanzo bestseller di W. Bruce Cameron, A Dog’s Purpose, il film sarà diretto dal regista Lasse Hallström (The Cider House Rules, Dear John, The 100-Foot Journey). Il film racconta la sorprendente storia di un cane devoto, che trova il significato della propria esistenza attraverso la vita degli umani a cui insegna a ridere e amare.

Nel cast anche  Dennis Quaid, Peggy Lipton, Britt Robertson, K.J. Apa, Juilet Rylance, Luke Kirby, John OrtizPooch Hall.

A Dog’s Purpose è prodotto da Gavin Polone (Zombieland, Una mamma per amica). Il film di Amblin Entertainment e Walden Media avrà come produttori esecutivi Alan Blomquist e Mark Sourian.

A Different Man: clip esclusiva del film con Sebastian Stan

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A Different Man: clip esclusiva del film con Sebastian Stan

Ecco una clip esclusiva da A Different Man, il nuovo film di Aaron Schimberg con protagonisti Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam Pearson. Il film arriva in sala dal 20 marzo distribuito da Lucky red e Universal.

Leggi la recensione di A Different Man

Scritto e diretto da Aaron Schimberg, è interpretato da un cast d’eccellenza: Sebastian Stan (il candidato premio Oscar che per questo ruolo ha da poco ottenuto il Golden Globe come migliore attore in una commedia o musical e si è aggiudicato il premio come migliore attore allo scorso Festival di Berlino dove il film era in concorso), Renate Reinsve (l’attrice norvegese che ha vinto la Palma d’Oro per la migliore interpretazione femminile a Cannes con La persona peggiore del mondo) e Adam Pearson (famoso conduttore televisivo e attivista con neurofibromatosi).

La trama di A Different Man

In A Different Man Edward (Sebastian Stan) è un aspirante artista con il viso e il corpo deformato, innamorato della sua vicina di casa (Renate Reinsve) che si sottopone a un intervento medico per trasformare drasticamente il suo aspetto. Ma quando incontrerà Oswald (Adam Pearson), anche lui nato con la malattia NF1 e che sembra rubargli la scena dentro e fuori dal palcoscenico, la sua nuova vita da sogno si trasformerà rapidamente in un incubo.

Schimberg ha cercato di coltivare un’atmosfera grintosa, stravagante ma avvolgente in ogni elemento della produzione, dalla colonna sonora ricca e ossessionante del compositore italiano Umberto Smerilli, alla fotografia in Super 16 millimetri del direttore della fotografia Wyatt Garfield che è riuscito a catturato la luce di un film girato interamente in esterni nell’East Village, nell’Upper West Side e in alcune zone di Brooklyn.

A Different Man, recensione del film con Sebastian Stan

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A Different Man, recensione del film con Sebastian Stan

Un’opera audace che gioca con il concetto di identità, percezione e bellezza, A Different Man è il nuovo film scritto e diretto da Aaron Schimberg. Con una trama che riecheggia il classico Operazione diabolica (1966) di John Frankenheimer, il film segue Edward (interpretato da Sebastian Stan), un attore newyorkese con neurofibromatosi, una condizione che gli causa vistosi tumori facciali e lo relega a ruoli marginali come quelli nei video aziendali sulla diversità e l’inclusione. La sua vita cambia quando accetta di sottoporsi a un trattamento sperimentale che lo trasforma radicalmente, dandogli l’aspetto di una star del cinema. Ma il cambiamento esteriore non si traduce in una nuova vita felice: Edward scopre che il suo senso di inadeguatezza non era solo una questione estetica.

Il fascino di una narrazione complessa

La forza di A Different Man risiede nella sua capacità di esplorare il concetto di identità in modo sfumato e spesso ironico. Schimberg non tratta Edward con condiscendenza, evitando la tipica rappresentazione di personaggi diversi come esseri straordinariamente virtuosi o saggi. Edward è insicuro, mediocre come attore e non particolarmente brillante. Il suo desiderio di cambiare aspetto non nasce da un bisogno di accettazione sociale, ma da una cieca ambizione artistica. Tuttavia, quando il cambiamento avviene, le cose non migliorano come sperava: il suo nuovo aspetto lo porta solo a una crisi ancora più profonda.

L’ironia sottile che percorre tutto il film e l’estetica vintage ottenuta anche grazie alla pellicola Super 16mm scelta dal direttore della fotografia Wyatt Garfield contribuiscono a rendere credibile l’atmosfera da cinema indipendente anni ’70 e coniuga l’omaggio stilistico al senso di intimità e contraddizione che il protagonista porta avanti nella sua turbolenta parabola personale.

Un cast brillante e performance straordinarie

Sebastian Stan, noto per il suo ruolo di Bucky Barnes nel MCU, dimostra ancora una volta il suo talento nelle produzioni più rischiose. La sua interpretazione di Edward/Guy non si basa solo sul cambiamento estetico, ma su una profonda trasformazione fisica e vocale. La sua postura rimane esitante, il suo tono di voce incerto, mostrando che l’insicurezza è radicata nella sua personalità, non nel suo aspetto. Stan mette a segno un’altra performance di grande spessore nella stagione cinematografica che gli è valsa la sua prima nomination agli oscar con l’interpretazione del giovane Donald Trump in The Apprentice – Alle origini di Trump.

Accanto a lui, Renate Reinsve (già acclamata per La persona peggiore del mondo) offre un’altra interpretazione affascinante. Il suo personaggio, Ingrid, è una drammaturga norvegese che si trasferisce a New York con grandi sogni e una personalità carismatica ma ambigua. Il suo rapporto con Edward è inizialmente di supporto, ma si complica quando lei scrive un’opera teatrale ispirata alla loro amicizia e alla sua trasformazione, creando una dinamica di potere intrigante.

Il vero fulcro emotivo del film è però Adam Pearson nel ruolo di Oswald. Pearson, che nella realtà convive con la neurofibromatosi, incarna un personaggio diametralmente opposto a Edward: sicuro di sé, affascinante e dotato di una magnetica presenza scenica. Oswald rappresenta tutto ciò che Edward avrebbe voluto essere, nonostante condividano la stessa condizione fisica. Questa dicotomia genera una tensione psicologica che diventa il cuore pulsante del film.

A Different Man è una satira sull’autenticità

A Different Man è una satira oscura sulla bellezza e sull’autenticità. Il film suggerisce che la società ha una visione ristretta di ciò che è desiderabile e normale, ma va oltre la semplice critica. Schimberg scava più a fondo, mettendo in discussione anche la rappresentazione della disabilità nel cinema. Edward e Oswald dimostrano che una condizione fisica può portare a percorsi di vita molto diversi, smentendo il cliché della persona diversamente abile come vittima o come esempio di forza sovrumana.

Un finale aperto in linea con lo spirito del film

Nella seconda parte, il film si fa sempre più surreale, con una narrazione frammentata che riflette la crisi d’identità del protagonista. Quando Edward/Guy si rende conto di non essere comunque felice, la sua ossessione per Oswald cresce fino a diventare autodistruttiva. Il film lascia molte domande senza risposta, preferendo suggerire piuttosto che spiegare. Questo senso di sospensione potrebbe risultare frustrante per alcuni spettatori, ma è coerente con il tono della storia che non si ferma mai a un giudizio univoco e lascia sempre spazio per discussione e contraddittorio.

A Different Man è un film stimolante, che sfugge alle convenzioni del genere e propone una riflessione profonda sul rapporto tra aspetto fisico, autostima e percezione sociale. Grazie a una regia intelligente, un’estetica ricercata e interpretazioni memorabili, Schimberg firma un’opera unica nel suo genere. Non tutto funziona perfettamente, soprattutto nella seconda parte, ma il film rimane un’esperienza intrigante e provocatoria, da vedere e discutere.

A Different Man dal 20 marzo al cinema. Ecco il trailer

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A Different Man dal 20 marzo al cinema. Ecco il trailer

Lucky Red e Universal Pictures International Italy annunciano la distribuzione e la data d’uscita di A Different Man, nelle sale cinematografiche dal prossimo 20 marzo e per l’occasione ne svela il trailer italiano.

Scritto e diretto da Aaron Schimberg, è interpretato da un cast d’eccellenza: Sebastian Stan (il candidato premio Oscar che per questo ruolo ha da poco ottenuto il Golden Globe come migliore attore in una commedia o musical e si è aggiudicato il premio come migliore attore allo scorso Festival di Berlino dove il film era in concorso), Renate Reinsve (l’attrice norvegese che ha vinto la Palma d’Oro per la migliore interpretazione femminile a Cannes con La persona peggiore del mondo) e Adam Pearson (famoso conduttore televisivo e attivista con neurofibromatosi).

La trama di A Different Man

In A Different Man Edward (Sebastian Stan) è un aspirante artista con il viso e il corpo deformato, innamorato della sua vicina di casa (Renate Reinsve) che si sottopone a un intervento medico per trasformare drasticamente il suo aspetto. Ma quando incontrerà Oswald (Adam Pearson), anche lui nato con la malattia NF1 e che sembra rubargli la scena dentro e fuori dal palcoscenico, la sua nuova vita da sogno si trasformerà rapidamente in un incubo.

Ambientato sullo sfondo di una New York quasi alleniana e teso come un filo, senza un fotogramma sprecato, A Different Man evoca allo stesso tempo la sensazione instabile e vertiginosa di un incubo assurdo e sempre più oscuro, mentre l’intensa atmosfera rimanda a una miriade di film su una persona provata da quello che vede allo specchio: dal classico dell’orrore Occhi senza volto di Georges Franju, alla parabola sul trapianto di faccia di Hiroshira Teshigahara Il volto di un’altro, dallo straziante thriller fantascientifico degli anni ’60 di John Frankenheimer Operazione diabolica, al thriller d’azione degli anni ’80 Face/Off di John Woo fino alla favola di Pedro Almodóvar su un chirurgo che sperimenta su un prigioniero nel suo scantinato, La pelle che abito.

Ma per quanto strizzi l’occhio ai suoi predecessori, A Different Man prende una direzione nuova e audace, analizzando a ritroso le radici del pregiudizio facciale, mentre il pubblico viene catturato dalla storia di Edward attraverso un’esplorazione della bellezza, dell’attrazione, del successo, delle facciate e della scivolosità di chi siamo veramente.

Schimberg ha cercato di coltivare un’atmosfera grintosa, stravagante ma avvolgente in ogni elemento della produzione, dalla colonna sonora ricca e ossessionante del compositore italiano Umberto Smerilli, alla fotografia in Super 16 millimetri del direttore della fotografia Wyatt Garfield che è riuscito a catturato la luce di un film girato interamente in esterni nell’East Village, nell’Upper West Side e in alcune zone di Brooklyn.

A dicembre Rakuten TV si illumina di novità!

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A dicembre Rakuten TV si illumina di novità!

È tempo di feste su Rakuten TV che a dicembre ha preparato sorprese di ogni genere per far felice tutto il suo pubblico, tra attesi successi cinematografici e intriganti nuove serie tv. A partire dal 15 dicembre sarà disponibile sulla piattaforma, anche nella versione 4K HDR la pellicola al cardiopalma Tenet, ultimo successo del regista Christopher Nolan. Dallo studio Disney Pixar arriva l’ultimo successo Onward. Ambientato in un mondo popolato di creature fantasy dove però la magia non è più di uso comune, la pellicola è un’esperienza magica da vivere sotto le Feste insieme a tutta la famiglia. Il film è disponibile su Rakuten TV in 4K HDR. Ma non finisce qui: dopo il clamoroso successo al botteghino di After, ecco approdare su Rakuten TV il sequel After 2 che ha incassato 4.2 milioni di euro nelle sue 7 settimane di programmazione e 2.2 milioni di euro solo nel primo weekend.

A partire dal 4 Dicembre, e in offerta prezzo per l’acquisto dal 4 all’8, arriva su Rakuten TV anche The Gentlemen, ultimo film diretto da Guy Ritchie, che con le sue sequenze d’azione adrenaliniche è pronto a gettare il pubblico tra narcotrafficanti, imperi del crimine, miliardari e gangster. In arrivo anche il film Marvel The New Mutants, primo film del genere supereroistico dalle tinte più horror. Dal regista Claudio Noce, arriva su Rakuten TV anche Padrenostro. Il film, ambientato in una Roma “sospesa” del 1976, nel pieno del periodo degli anni di piombo, ha visto Pierfrancesco Favino vincere, grazie alla sua straordinaria interpretazione, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 75ma edizione della Mostra internazionale del cinema di Venezia. E ancora ecco il 24 Dicembre Dreambuilders la fabbrica dei sogni, film d’animazione perfetto proprio per le atmosfere natalizie. La galleria dei cuori infranti, racconta invece l’idea di una giovane ragazza che, dopo la fine della sua ultima relazione, decide di aprire una galleria dove le persone possono lasciare piccoli ricordi delle loro storie passate. A dicembre approderanno su Rakuten TV anche Balto e Togo – La leggenda, che narra sotto una nuova luce la famosa storia dei due husky che hanno attraversato l’Alaska per consegnare una preziosa medicina, e Notturno, documentario del regista di Fuocammare Gianfranco Rosi, girato nelle zone calde di Siria, Libano e Iran e scelto dall’Anica per rappresentare l’Italia nella categoria che premia il Miglior Film Internazionale alla 93esima edizione degli Academy Awards.

STARZPLAY
Arriva su Starzplay – disponibile in SVOD su Rakuten TV – una delle serie TV più attese dell’ultimo periodo: No Man’s Land. Il racconto unisce thriller e spionaggio per trascinare lo spettatore negli aspetti meno conosciuti della guerra civile siriana. Qui Antoine, interpretato da Felix Moati, partirà alla ricerca di sua sorella, data per morta, per poi venire coinvolto tra le fila dei guerriglieri curdi..

AVOD
Grandi novità anche nella sezione FREE di Rakuten TV, che continua ad ampliare il suo catalogo con molti contenuti di intrattenimento gratuiti e grandi classici del cinema contemporaneo. Questo mese da segnalare in particolare due film con il grandissimo genio della commedia Will Ferrell: il cult Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy, che racconta in maniera inedita e irriverente il mondo del giornalismo con l’attore nei panni dell’iconico presentatore dalla giacca bordeaux Ron Burgundy; e Blades of Glory, un ritratto del pattinaggio su ghiaccio maschile pieno di gag demenziali e irresistibili. Ma le novità sono molte altre.

PROMO
Sul fronte delle promozioni, da segnalare alcune novità perfette per passare il Natale con i propri film preferiti. Dal 7 dicembre al 3 gennaio ecco la Disney Winter Promo, che porta sulla piattaforma tantissimi film Disney, tra novità e grandi classici, per godersi l’atmosfera natalizia in famiglia con tanti titoli come Frozen 2, Il Re Leone, A Christmas Carol, Aladdin e molti altri. Dal 4 al 28 dicembre, invece, ecco arrivare la Winter Promo, una speciale offerta di film da vedere con tutta la famiglia: tra grandi classici e uscite recenti, i titoli perfetti per accendere la magia delle Feste sono tantissimi, da Paddington 2 a 10 giorni senza mamma, ma anche Alio – Un’avventura tra i ghiacciTi presento SofiaLa banda dei Babbi Natale e molti altri.

A Deadly American Marriage: il caso Jason Corbett, la storia vera dietro al documentario di Netflix

Quando Jason Corbett si innamorò di Molly Martens, sembrò la risposta alle preghiere del vedovo e la realizzazione di un sogno. Invece, la loro relazione – e la vita di Corbett – finirono in quella che un investigatore definì “una delle scene del crimine più sanguinose” che avesse visto “da molto tempo”. Come la felice coppia sia finita in quella situazione raccapricciante è l’argomento del nuovo documentario Netflix, A Deadly American Marriage: il caso Jason Corbett, ora disponibile in streaming.

Quando la moglie di Corbett, Margaret “Mags” Fitzpatrick, morì di un attacco d’asma nel 2006, il trentenne uomo d’affari irlandese si ritrovò solo con il dolore e due bambini piccoli da crescere. Assunse la venticinquenne Molly Martens, un’americana originaria di Knoxville, nel Tennessee, come ragazza alla pari. Arrivò a Limerick, in Irlanda, nel 2008 per lavorare come tata e prendersi cura dei figli di Corbett, Jack, che allora aveva 3 anni, e Sarah, di 1. Poco dopo la sua assunzione, Corbett e Martens iniziarono una relazione e alla fine si fidanzarono. Corbett riuscì a trasferire il suo lavoro negli Stati Uniti, così lui, la sua fidanzata e i suoi due figli si trasferirono dall’Irlanda alla Carolina del Nord per iniziare una nuova vita. Lì Corbett e Martens si sposarono alla presenza della famiglia e degli amici di Corbett. Fu nella Carolina del Nord che la vita di Corbett si concluse qualche anno dopo, il 2 agosto 2015.

Cosa accadde quella notte

I dettagli di quella notte sono stati dibattuti in tribunale, nei libri, negli episodi di 20/20 e 48 Hours e, ora, in A Deadly American Marriage: il caso Jason Corbett, nuovo documentario prodotto e diretto da Jessica Burgess (Rich & Shameless, American Monster) e Jenny Popplewell (What Jennifer Did, American Murder: The Family Next Door). Ciò che è chiaro è che Corbett, allora trentanovenne, e Martens ebbero una lite. Martens sostiene che i due litigassero spesso e che Corbett potesse essere violento, tuttavia non è stato dimostrato se tale affermazione fosse vera o se fosse una strategia difensiva.

Il padre di Molly, Tom Martens, ex agente dell’FBI, si trovava a casa della figlia e del genero a Wallburg, in Carolina del Nord, quando sentì un trambusto. Afferrò una mazza da baseball in alluminio e corse in aiuto della figlia. Poco dopo, Tom Martens chiamò il 911 e disse al centralinista che suo genero aveva bisogno di aiuto. “Sta sanguinando dappertutto, e io, io potrei averlo ucciso”, disse Tom in una chiamata al 911, ascoltata nel documentario. In seguito, Tom e Molly Martens ammisero di aver ucciso Corbett, insistendo di averlo picchiato con un mattone e una mazza da baseball per legittima difesa. L’accusa, tuttavia, dichiarò che la morte di Corbett era stata un omicidio.

Secondo le trascrizioni degli interrogatori della polizia condivise dalla CBS, Tom Martens affermò che quando lui e sua moglie arrivarono a casa della figlia quella sera, Corbett era ubriaco. Mentre la famiglia andò a letto senza incidenti, le cose precipitarono quando la figlia di Corbett, Sarah, si svegliò da un incubo e Molly andò a controllare come stava. Corbett, a quanto pare, era sconvolto per essere stato svegliato e ne è seguita una lite, che secondo Molly non era insolita, sostenendo che Corbett fosse spesso violento.

Molly sostiene che Corbett la stesse soffocando e che lei temeva per la sua vita. Quando suo padre è arrivato sul posto, Corbett si è rivoltato contro di lui. Sostiene che suo padre sia caduto durante la colluttazione e che, quando Corbett, a quanto pare, gli si è lanciato contro, lei abbia afferrato un mattone che si trovava sul suo comodino e lo abbia colpito in testa. Suo padre ha preso la mazza e lo ha colpito a sua volta, preoccupato che la vita di sua figlia, oltre alla sua, fosse in pericolo.

Il procuratore distrettuale che si occupa del caso ha definito il referto dell’autopsia “orribile”, sottolineando la forza necessaria per causare il tipo di lesioni riscontrate dal medico legale. La sorella di Corbett è stata poi informata dalla polizia che suo fratello “ha subito almeno una dozzina di colpi alla testa”, secondo CBS News. Mentre inizialmente la polizia sembrava credere che la morte di Corbett fosse stata un atto di legittima difesa, il documentario mostra la polizia e i pubblici ministeri intenti a costruire un caso di omicidio colposo.

Nel documentario, l’investigatore e il procuratore distrettuale hanno osservato che la chiamata al 911 sembrava una messa in scena e che i soccorritori sul posto ritenevano che il corpo di Corbett fosse troppo freddo per corrispondere alla versione dei Martens. Tom Martens è anche un interrogatore addestrato dall’FBI, il che rappresenta una sfida per chiunque cerchi di interrogarlo. Inoltre, i bambini sembrano probabilmente addestrati: Jack, di 10 anni, ha affermato che suo padre “ha ferito fisicamente e verbalmente mia madre“, mentre Sarah, di 8 anni, si è sentita dire dalla madre che suo padre “non era un granché come padre“. Nel gennaio 2016, Molly e Tom Martens sono stati entrambi accusati di omicidio di secondo grado.

A Deadly American Marriage il caso Jason Corbett – Thomas Martens

Un processo emette un verdetto

Nel successivo processo del 2017, l’accusa sostenne che Corbett intendesse lasciare Molly e riportare Jack e Sarah in Irlanda con sé. Molly, che aveva cresciuto i bambini per la maggior parte della loro vita, non li aveva mai formalmente adottati e non voleva perdere i bambini che considerava suoi, il che aumentò le tensioni tra la coppia. A ulteriore supporto di tale affermazione vi era il fatto che nel suo testamento Corbett avesse nominato sua sorella, Tracey, e suo marito come tutori dei bambini, non sua moglie. Questa tensione potrebbe aver contribuito a scatenare una lite con Corbett la sua ultima notte. L’accusa sostenne che la legittima difesa fosse una spiegazione discutibile per la morte di Corbett, dato che l’autopsia rivelò che Corbett era stato colpito alla testa almeno una dozzina di volte, con conseguente schiacciamento del cranio. I Martens, tuttavia, erano fisicamente illesi, cosa che l’accusa sosteneva fosse improbabile se stessero davvero lottando per la vita. Inoltre, il rapporto tossicologico metteva in dubbio altre dichiarazioni dei Martens. Dopo aver ascoltato le testimonianze, la giuria deliberò per tre ore prima di emettere due verdetti di colpevolezza unanimi. Molly e Tom furono condannati ciascuno a 20-25 anni di carcere.

Ma il caso non si concluse così

Poco dopo la sentenza, la difesa presentò una mozione per l’annullamento della sentenza a causa della cattiva condotta della giuria. Un giurato aveva ipotizzato che i membri della giuria avessero discusso il caso insieme prima di ascoltare tutte le prove, il che può costituire motivo di un processo iniquo. Il giudice del processo respinse l’istanza, ma un anno dopo la difesa si rivolse alla corte d’appello, questa volta sostenendo che erano stati commessi numerosi errori durante il processo, tra cui una potenziale cattiva condotta della giuria, macchie di sangue non analizzate sui boxer di Tom e quella che consideravano una testimonianza potenzialmente discolpante dei bambini, non ammessa al processo. La corte d’appello annullò il verdetto. L’accusa, tuttavia, presentò ricorso contro la sentenza alla Corte Suprema in seduta plenaria.

Nel marzo 2021, la Corte Suprema del North Carolina ordinò un nuovo processo per Molly e Tom Martens. I due furono rilasciati su cauzione il mese successivo. Entrambe le parti iniziarono a prepararsi per nuovi processi. Gli avvocati di Molly erano pronti a sostenere la legittima difesa e a costruire un caso in cui Corbett fosse stato un violento abusatore che avrebbe potuto persino aver ucciso la sua prima moglie. La difesa, Jack e Sarah Corbett, ha sostenuto che Molly aveva detto loro di mentire alla polizia e che il padre non era in alcun modo violento o violento. La difesa riteneva che questa sarebbe stata una prova schiacciante per i Martens.

Nell’ottobre 2023, Molly e Tom si sono dichiarati colpevoli di omicidio colposo volontario per evitare un altro processo e il rischio di tornare in prigione. Durante le udienze dei Martens, entrambi i figli hanno rilasciato dichiarazioni di vittime che dipingevano un ritratto brutale di Molly come se li avesse derubati del padre, della loro infanzia e della loro innocenza. Entrambi i figli, secondo l’Associated Press, hanno esortato il giudice a infliggere a Molly e Thomas Martens la pena massima di 25 anni per la morte del padre. Nel documentario, Molly sostiene che i figli siano stati sottoposti a lavaggio del cervello e usati come “strumenti del male”, dimenticando la realtà del tempo trascorso insieme.

I Martens sono stati condannati ciascuno a una pena da 51 a 70 mesi per la morte di Corbett. Tuttavia, poiché avevano già scontato una pena detentiva dopo il processo originale, avrebbero trascorso solo altri sette o otto mesi in carcere, secondo un servizio giornalistico presente nel documentario. I due Martens hanno trascorso circa quattro anni dietro le sbarre, a intermittenza, prima di essere rilasciati nel giugno 2024, secondo il quotidiano The News & Observer di Raleigh.

Restano degli interrogativi

Tuttavia, il mistero e l’intrigo che circondano il caso persistono. A Deadly American Marriage: il caso Jason Corbett di Netflix rivisita il grande quesito su cui si basa il caso: si è trattato di legittima difesa o di un omicidio premeditato? Molly era un’assassina spietata o una donna disperata che cercava di sfuggire a un marito violento, aiutata da un padre desideroso di salvare la figlia? Per aiutare a rispondere a questa domanda, il documentario presenta interviste a Molly Martens, Thomas Martens, alla sorella di Corbett, Tracey Corbett-Lynch, e ai due figli di Corbett, che avevano 8 e 10 anni al momento della morte del padre. Dopo la morte del padre, i figli tornarono in Irlanda a vivere con la zia, che da tempo si batteva per ottenere giustizia per il fratello, scrivendo un libro sul caso, “My Brother Jason”.

Il documentario include anche interviste a diversi investigatori e pubblici ministeri coinvolti nelle indagini sull’omicidio di Corbett del 2015, agli avvocati di Molly Martens che vinsero l’appello e ad altri. Il risultato è un ritratto di un crimine e di un processo penale che offre agli spettatori “un raro sguardo sulle prospettive contrastanti di coloro che sono più vicini al caso”.

A David Slade il reboot di Daredevil?

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Sembra che David Slade sia entrato tra le grazie della 20th Century Fox, che sta puntando su di lui per un reboot di Daredevil. La notizia non è supportata da nessun accordo per cui resta un rumor.

A Dangerous Method: recensione del film di David Cronenberg

A Dangerous Method: recensione del film di David Cronenberg

A Dangerous Method – Ogni opera di David Cronenberg è stata sempre difficile da decifrare, faticosamente collocabile all’interno di un qualsiasi tentativo di segmentazione proposto dalla odierna divisione in genere, che per certi versi con autori come il regista canadese può senz’altro aiutare nel comporre il puzzle concepito dalla sua mente, ma il più delle volte finisce per rappresentare un mero tentativo di semplificazione di fronte alla complicatissima e sfaccetta poetica cronenberghiana.

Il suo ultimo lavoro A Dangerous Method sorprende molto. A prima vista si presenta come un prezioso nuovo contributo a temi molto cari al regista come la malattia, la deviazione patologica e  la degenerazione del corpo dell’individuo protagonista delle sue storie; il che ben collima con l’acceso dibattito scientifico fra il patriarca della psicoanalisi Freud e il giovane brillante Jung, che non ha raccolto l’eredità lasciatagli dal predecessore. Ma passata una prima parte interessante, la pellicola si dimostra incapace di apportare un ulteriore contributo alla filmografia dell’autore peccando in un’ingenua e troppo scontata fedeltà al testo di riferimento, il libro di John Kerr Un metodo molto pericoloso.

Tutto ciò relega A Dangerous Method ad una semplice trasposizione cinematografica priva di quegli spunti geniali che hanno permesso a David  Cronemberg di affermarsi e di essere apprezzato. Il film  privo della sua natura cronenberghiana sconfina in inusuali registri melodrammatici che sorprenderanno i fan del regista e entusiasmeranno i suoi detrattori. L’unico punto che lega il film alla vena d’autore è il concetto di metamorfosi, che qui è senz’altro ripreso ma che diventa quasi un gioco fra i due amanti, più una maschera intercambiabile che un effettivo cambiamento.

In tutto questo rimane ingabbiato anche il talentuoso cast del film composto da una brava Keira Knightley che forse pecca per un’eccessiva esasperazione dell’interpretazione e da un ormai onnipresente Michael Fassbender. Su tutti Viggo Mortensen, nel ruolo di Freud che seppure ammirevole, diventa un personaggio patinato da romanzo ottocentesco.

A dangerous Method: prime foto per il nuovo film di David Cronenberg

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viggo

Sono online le prime immagini ufficiali di A Dangerous Method, il nuovo film di David Cronenberg con Michael Fassbender e Viggo Mortensen nei panni Carl Jung e Sigmund Freud, e Keira Knightley in quelli di Sabina Spielrein…

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