Netflix rilascia le nuove immagini della
terza
stagione di Sex
Education, che sarà disponibile con otto nuovi episodi
in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo dal 17 settembre
2021.
È un nuovo anno: Otis fa
sesso occasionale, Eric e Adam hanno ufficializzato la loro
relazione e Jean sta per avere un bambino. Nel frattempo, la nuova
preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli
standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo,
Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto
incombe ancora.
Tra i nuovi membri del
cast anche: Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello
maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre
di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di
Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel
ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di
Maeve.
Sex
Education 3 è scritta e creata da Laurie Nunn e
prodotta da Eleven. Il team di sceneggiatori comprende Sophie
Goodhart, Selina Lim, Mawaan Rizwan, Temi Wilkey e Alice Seabright,
con il contributo di Jodie Mitchell. La terza stagione è diretta da
Ben Taylor e Runyararo Mapfumo. Laurie Nunn, Ben Taylor e Jamie
Campbell sono i produttori esecutivi.
Dopo il primo trailer, Netflix rilascia oggi le prime immagini
della quarta stagione di Sex Education,
invitando gli spettatori a dare una sbirciatina a cosa accadrà in
questa stagione finale, che debutterà il 21
settembre in tutti i Paesi in cui il servizio è
attivo. Le foto offrono la possibilità di rivedere alcuni dei
volti più iconici della serie e avere uno sguardo più approfondito
su come si svilupperanno le loro storie.
Dal suo debutto su Netflix
nel 2019, la serie è stata candidata e ha vinto numerosi premi,
incluso l’International Emmy Awards nel 2022 come miglior serie
comedy. Inoltre, nei primi 91 giorni dall’uscita la terza stagione
ha totalizzato 66.6 milioni di visualizzazioni. A inizio luglio,
Netflix ha annunciato che la quarta stagione sarà quella finale
pubblicando una lettera ai fan, in cui la creatrice, sceneggiatrice
e produttrice esecutiva Laurie Nunn ha affermato:
“Siamo incredibilmente
orgogliosi di Sex Education e siamo in debito con il nostro
fantastico team di sceneggiatori, attori e tutta la troupe che ha
messo così tanto amore nel realizzare ogni episodio. Hanno lavorato
in maniera instancabile per questa stagione finale, e non vediamo
l’ora di condividerla con voi”. Di seguito, ecco le immagini
rilasciate da Netflix:
1 di 9
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
SEX EDUCATION SEASON
4
La trama della quarta stagione di Sex
Education
La sinossi ufficiale
recita: “Dopo la chiusura del liceo di Moordale, Otis e Eric devono
affrontare un nuovo inizio – il loro primo giorno al Cavendish
Sixth Form College. Otis è nervoso all’idea di creare una nuova
clinica, mentre Eric spera con tutto sé stesso che non saranno di
nuovo degli “sfigati”. L’istituto Cavendish rappresenta uno shock
culturale per tutti gli studenti di Moordale, che fino ad allora
pensavano di essere progressisti. Questa nuova scuola è molto
diversa, ogni giorno si fa yoga nel giardino comune, si respira
un’atmosfera all’insegna della sostenibilità e c’è un gruppo di
ragazzi popolari per la loro… gentilezza?!
Viv è totalmente sconvolta
dall’atteggiamento non competitivo degli studenti, mentre Jackson
sta ancora cercando di superare la sua storia con Cal. Aimee decide
di fare qualcosa di nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova
a capire se un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui.
Negli Stati Uniti, Maeve sta vivendo il suo sogno alla prestigiosa
Wallace University, in cui segue le lezioni dell’autore di culto
Thomas Molloy. Otis si strugge per lei, mentre deve abituarsi al
fatto di non essere più figlio unico, o l’unico terapista della
scuola…”
Il cast della quarta stagione di Sex
Education
Asa Butterfield
torna a interpretare il protagonista Otis Milburn, al suo fianco
Gillian
Anderson, Ncuti Gatwa,
Aimee-Lou Wood, Emma Mackey,
Connor Swindells, Kedar
Williams-Stirling, Mimi
Keene. Confermati nei rispetivi ruoli anche
George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Dua Saleh, Alistair Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick,
Rakhee Thakrar e Daniel Ings.
Si uniscono al cast in
questa stagione finale Dan Levy, vincitore
dell’Emmy come miglior attore non protagonista per Schitt’s
Creek, Thaddea Graham (Doctor Who),
Lisa McGrillis (Somewhere Boy),
Marie Reuther (Kamikaze), l’attrice e
modella Jodie Turner Smith, il comico
Eshaan Akbar e gli esordienti Felix Mufti,
Anthony Lexa, Alexandra James, Reda Elazouar, Bella
Maclean e Imani Yahshua.
Netflix rilascia
oggi il trailer della quarta e ultima stagione di Sex
Education. Il trailer anticipa una stagione ricca di
nuove esperienze sessuali, crescita personale, amore, risate,
lacrime, amicizia, e tanto altro, come il fantastico guardaroba di
Eric, il ritorno al lavoro di Jean con un nuovo capo (interpretato
da Hannah Gadsby), quello di Adam in fattoria, e
le abilità artistiche di Aimee, e per finire… Maeve torna a
Moordale per il suo primo vero appuntamento con Otis.
Con questa ultima
stagione diciamo addio alla banda di Moordale, che ci tiene
compagnia dal 2019. È giunto il momento di preparare i fazzoletti e
salutarci con otto nuovi episodi, incluso un finale di stagione
eccezionale della durata di 83 minuti. Sarà un viaggio
fantastico: finiamolo insieme.
Dopo la chiusura del
liceo di Moordale, Otis e Eric devono affrontare un nuovo inizio –
il loro primo giorno al Cavendish Sixth Form College. Otis è
nervoso all’idea di creare una nuova clinica, mentre Eric spera con
tutto sé stesso che non saranno di nuovo degli “sfigati”.
L’istituto Cavendish rappresenta uno shock culturale per tutti gli
studenti di Moordale, che fino ad allora pensavano di essere
progressisti. Questa nuova scuola è molto diversa, ogni giorno si
fa yoga nel giardino comune, si respira un’atmosfera all’insegna
della sostenibilità e c’è un gruppo di ragazzi popolari per la
loro… gentilezza?! Viv è totalmente sconvolta dall’atteggiamento
non competitivo degli studenti, mentre Jackson sta ancora cercando
di superare la sua storia con Cal. Aimee decide di fare qualcosa di
nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova a capire se
un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui.
Negli Stati Uniti, Maeve
sta vivendo il suo sogno alla prestigiosa Wallace University, in
cui segue le lezioni dell’autore di culto Thomas Molloy. Otis si
strugge per lei, mentre deve abituarsi al fatto di non essere più
figlio unico, o l’unico terapista della scuola…
Dal suo debutto su
Netflix nel 2019, la serie è stata candidata e ha vinto numerosi
premi, incluso l’International Emmy Awards nel 2022 come miglior
serie comedy. Inoltre, nei primi 91 giorni dall’uscita la terza
stagione ha totalizzato 66.6 milioni di visualizzazioni.
A inizio luglio, Netflix
ha annunciato che la quarta stagione sarà quella finale pubblicando
una lettera ai fan, in cui la creatrice, sceneggiatrice e
produttrice esecutiva Laurie Nunn ha affermato:
“Siamo
incredibilmente orgogliosi dello show e siamo in debito con il
nostro fantastico team di sceneggiatori, attori e tutta la troupe
che ha messo così tanto amore nel realizzare ogni episodio. Hanno
lavorato in maniera instancabile per questa stagione finale, e non
vediamo l’ora di condividerla con voi”.
Asa Butterfield
torna a interpretare il protagonista Otis Milburn, al suo fianco
Gillian
Anderson, Ncuti Gatwa,
Aimee-Lou Wood, Emma Mackey,
Connor Swindells, Kedar
Williams-Stirling, Mimi
Keene. Confermati nei rispetivi ruoli anche
George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Dua Saleh, Alistair Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick,
Rakhee Thakrar e Daniel Ings.
Si uniscono al cast in
questa stagione finale Dan Levy, vincitore
dell’Emmy come miglior attore non protagonista per Schitt’s
Creek, Thaddea Graham (Doctor Who),
Lisa McGrillis (Somewhere Boy),
Marie Reuther (Kamikaze), l’attrice e
modella Jodie Turner Smith, il comico
Eshaan Akbar e gli esordienti Felix Mufti,
Anthony Lexa, Alexandra James, Reda Elazouar, Bella
Maclean e Imani Yahshua.
Ecco il primo trailer della quarta stagione
di Sex Education, che sarà anche l’ultima della
fortunata serie Netflix. La serie arriverà sulla piattaforma il
prossimo 21 settembre. Insieme a
Asa Butterfield nella serie tornano
Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood,
Emma Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling, Mimi
Keene, George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair
Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e
Daniel Ings.
La quarta e ultima
stagione di Sex Education uscirà il 21 settembre solo su Netflix.
Per gli abitanti di Moordale sarà una stagione ricca di amore,
risate, lacrime, amicizie, nuove (e vecchie) relazioni. Asa
Butterfield torna a interpretare il protagonista Otis Milburn, al
suo fianco Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood, Emma
Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling,Mimi Keene.
Confermati nei rispetivi
ruoli anche George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair
Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e Daniel
Ings.
1 di 3
Si uniscono al cast in
questa stagione finale Dan Levy, vincitore dell’Emmy come miglior
attore non protagonista per Schitt’s Creek, Thaddea Graham (Doctor
Who), Lisa McGrillis (Somewhere Boy), Marie Reuther (Kamikaze),
l’attrice e modella Jodie Turner Smith, il comico Eshaan Akbar e
gli esordienti Felix Mufti, Anthony Lexa, Alexandra James, Reda
Elazouar, Bella Maclean e Imani Yahshua.
Dal suo debutto su Netflix
nel 2019, Sex Education è stata candidata e ha vinto numerosi
premi, incluso l’International Emmy Awards nel 2022 come miglior
serie comedy. Inoltre, nei primi 91 giorni dall’uscita la terza
stagione ha totalizzato 66.6 milioni di visualizzazioni.
In una lettera ai fan, la
creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Laurie Nunn ha
affermato:
“Siamo incredibilmente
orgogliosi di Sex Education e siamo in debito con il nostro
fantastico team di sceneggiatori, attori e tutta la troupe che ha
messo così tanto amore nel realizzare ogni episodio. Hanno lavorato
in maniera instancabile per questa stagione finale, e non vediamo
l’ora di condividerla con voi”.
Sex Education 4, la
trama
Dopo la chiusura del liceo
di Moordale, Otis e Eric devono affrontare un nuovo inizio – il
loro primo giorno al Cavendish Sixth Form College. Otis è nervoso
all’idea di creare una nuova clinica, mentre Eric spera con tutto
sé stesso che non saranno di nuovo degli “sfigati”. L’istituto
Cavendish rappresenta uno shock culturale per tutti gli studenti di
Moordale, che fino ad allora pensavano di essere progressisti.
Questa nuova scuola è molto diversa, ogni giorno si fa yoga nel
giardino comune, si respira un’atmosfera all’insegna della
sostenibilità e c’è un gruppo di ragazzi popolari per la loro…
gentilezza?! Viv è totalmente sconvolta dall’atteggiamento non
competitivo degli studenti, mentre Jackson sta ancora cercando di
superare la sua storia con Cal. Aimee decide di fare qualcosa di
nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova a capire se
un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui.
Negli Stati Uniti, Maeve
sta vivendo il suo sogno alla prestigiosa Wallace University, in
cui segue le lezioni dell’autore di culto Thomas Molloy. Otis si
strugge per lei, mentre deve abituarsi al fatto di non essere più
figlio unico, o l’unico terapista della scuola…
La quarta
stagione Sex Education è disponibile su Netflix, e
trattandosi di una stagione conclusiva dell’intera serie si possono
tirare le somme di questo successo così travolgente per la
piattaforma. La serie mette in mostra una miriade di personalità,
ognuna più eccentrica e specifica dell’altra.
Ognuno di questi personaggi si è
sviluppato notevolmente nel corso delle stagioni e lo show ha fatto
un lavoro quasi sempre buono disegnando i personaggi a tutto tondo.
Questo non vuol dire che siano impeccabili; semmai, i loro difetti
li hanno resi più riconoscibili per il pubblico. Mentre gli ex
studenti della Moordale Secondary mandano il loro ultimo
saluto, ecco un resoconto del loro arco narrativo, e di chi, tra
loro, è stato meglio sviluppato.
Otis Milburn
SEX EDUCATION SEASON 4
Otis (Asa
Butterfield) è il protagonista di Sex
Education, quindi è difficile non notare lo sviluppo del
suo personaggio. All’inizio della serie è il ragazzino sfigato
della scuola, invisibile a tutti tranne che al suo fidato migliore
amico. Con il progredire della serie, Otis diventa rapidamente il
famoso “ragazzo del sesso”.
Sebbene il personaggio prenda alcune
decisioni discutibili, Otis si trasforma in un adolescente
fiducioso e impara ad accettare i modi di sua madre, tanto da
seguire le sue orme per diventare un terapista sessuale. Otis
comprende meglio le sue emozioni e sa cosa vuole. Non gestisce
troppo bene la partenza di Maeve (Emma
Mackey) per gli Stati Uniti, cosa che ha reso il suo
personaggio, nell’ultima stagione, quello meno felice da un punto
di vista della crescita personale.
Maeve Wiley ne ha passate tante. A
scuola, è stata la famigerata “mordicazzi” e la cattiva ragazza del
posto, con solo pochi studenti che conoscono la sua reale
situazione di vita. Maeve inizia il suo percorso come qualcuno che
odia l’attenzione; nonostante sia estremamente intelligente, non si
prende il merito del suo lavoro.
Nel corso delle tre stagioni
successive, gli spettatori vedono Maeve realizzare il suo
potenziale quando si unisce all’Aptitude Scheme e partecipa con i
Quiz Heads. Parte integrante dello sviluppo del personaggio di
Maeve è anche il momento in cui sua madre, Erin, e la sorella
minore, Elsie, entrano in scena. È bello vedere Maeve abbassare la
guardia man mano che la serie avanza, diventando più sicura di sé e
amorevole senza perdere la sua indipendenza. Certamente il suo
percorso non riserva troppe sorprese, anche se forse è quello più
duro, dal momento che è l’unica trai personaggi che ha anche fare
con problemi “da adulti”, che esulano dalle questioni che
interessano l’adolescenza. Emma Mackey ha una
brillante carriera davanti a sé e i fan ringrazieranno
sempre Sex Education per averla portata
sotto i riflettori.
Lily Iglehart
Fin dall’inizio, Lily
(Tanya Reynolds) viene dipinta come una ragazza stravagante
alla Moordale Secondary, ossessionata dagli alieni e che ha come
obbiettivo quello di perdere la verginità. Tuttavia, gli episodi
successivi approfondiscono la sua caratterizzazione, rivelandola
come una delle figure più interessanti della serie.
Lo show esplora tutto il
potenziale di Lily nel momento in cui decide di raccontare l’amore
per la narrazione del personaggio, che si concretizza in un
adattamento scolastico di Romeo e Giulietta che promette di
rimanere nella storia della Moordale. Lily è anche in grado di far
fronte alle situazioni difficili, nel momento in cui il suo modo di
fare viene messo in discussione. La terza stagione offre uno
sguardo sull’infanzia di Lily e su come le sue storie siano sempre
state viste come stravaganti, rendendo il personaggio ancora più
completo. Purtroppo il personaggio non è arrivato alla quarta
stagione, e nel suo arco narrativo questo si fa sentire.
Inizialmente, Jackson
(Kedar Williams-Stirling) si presenta come il tipico jock:
popolare, caposcuola, nuotatore stellare e preferito dagli
insegnanti. Successivamente viene rivelato che Jackson è solo un
altro adolescente che desidera esperienze normali e libertà dalle
pressioni e dalle aspettative di professori e genitori.
Nel corso di Sex
Education, Jackson tenta di riconciliarsi con il suo io più vero,
libero dal giudizio delle sue madri. Si innamora, inaspettatamente,
di diversi personaggi nel corso della serie, partecipa al musical
scolastico e stringe un’improbabile amicizia con Viv (Chinenye
Ezeudu). Nella terza stagione, gli spettatori lo vedono persino
esplorare e comprendere la sua sessualità. Questa intuizione non
viene approfondita a dovere nella quarta stagione, però, in cui si
sceglie di “regalare” a Jackson un altro tipo di esperienza con cui
fare i conti.
Ruby Matthews
SEX EDUCATION SEASON 4
Lo spietato leader degli
Intoccabili, Ruby Matthews (Mimi Keene), è inizialmente
fredda e crudele, fa la prepotente con Maeve e prende in giro gli
altri per la loro mancanza di popolarità. Si tratta della classica
“mean girl”. È solo nella seconda stagione che gli spettatori
iniziano a vedere un altro lato di lei.
Dopo aver fatto sesso con
Otis, emerge il lato più tenero di Ruby. Inizialmente i due hanno
persino una improbabile relazione segreta perché lei era
imbarazzata dal fatto di essersi invaghita dello “sfigato” della
scuola. Una volta che le voci della relazione si diffondono, Ruby
decide di mettersi a nudo, confermandole con fierezza e aprendosi a
Otis, condividendo candidamente anche un problema personale con cui
convive: il padre è affetto da sclerosi multipla. L’amore non
corrisposto di Ruby per Otis è uno sviluppo importante per la sua
personalità, e mentre la serie si conclude con loro che non formano
una coppia, ci sarà sempre una parte del pubblico che farà il tifo
per la ragazza popolare da modi sgradevoli che trova la forza di
lasciare uscire il suo lato tenero.
Michael Groff
SEX EDUCATION SEASON 4
Michael Groff
(Alistair Petrie) è il capo della Moordale Secondary, non
semplicemente il preside, dal momento che la guida con il pugno di
ferro, agendo come l’antagonista de facto della prima stagione.
Per la prima stagione e
gran parte della seconda vediamo Michael Groff nei panni di un
cattivo padre, marito e preside. Tuttavia, il suo allontanamento
dalla Moordale Secondary lo ferisce profondamente, lasciandolo
umiliato, alla ricerca di un lavoro e con tante riflessioni da fare
su se stesso. Fa ammenda con Jean Milburn (Gillian
Anderson) e con sua moglie, Maureen, cerca di diventare un
uomo migliore e soprattutto prova disperatamente di riconnettersi
con suo figlio. La stagione 3 vede Michael scoprire la gioia nel
dedicarsi alle piccole cose, mentre lavora su se stesso, e la
stagione 4 completa il viaggio del suo personaggio: si riconcilia
con la sua famiglia e impara ad essere più aperto e
comprensivo.
Maureen Groff
La moglie di Michael,
Maureen (Samantha Spiro), si presenta come una donna mite e
sottomessa. Tuttavia, la seconda stagione la porta in un viaggio
alla scoperta di sé dopo aver stretto un’improbabile amicizia con
Jean Milburn, che la incoraggia ad abbracciare la sua vera identità
e a dedicarsi a se stessa.
Profondamente turbata
dalla mancanza di affetto da parte del suo gelido marito, Maureen
prende in mano la situazione e gli chiede il divorzio. Con la sua
ritrovata sicurezza, Maureen si gode la vita, si concede qualche
avventura e si avvicina a suo figlio. Alla fine, accoglie Michael
nella sua vita dopo aver visto la sua crescita; i due ora sono
persone diverse, che entrano in una nuova fase della loro relazione
con ritrovata speranza e maturità.
Aimee Gibbs
SEX EDUCATION SEASON 4
Sicuramente uno dei
personaggi più simpatici di Sex Education, Aimee (Aimee
Lou Wood) fa inizialmente parte degli Intoccabili. È gentile e
dolce. Sebbene possa sembrare leggermente insolita, Aimee ha uno
degli archi narrativi più profondi dello show.
La sfida più grande di
Amy arriva dopo essere stata aggredita sull’autobus. Anche se
inizialmente reprime le sue emozioni, alla fine accetta che
l’evento l’ha colpita più di quanto lasciasse intendere. Si prende
il tempo necessario per elaborare i suoi sentimenti, va in terapia
e trova il modo di esprimersi attraverso la fotografia. La storia
di Amy è tra le parti migliori della quarta stagione di Sex
Education, e conclude il suo viaggio con una nota edificante e
piena di speranza.
Eric Effiong (Ncuti
Gatwa) è rimasto coerente con i suoi modi stravaganti, ma ciò
non gli ha impedito di crescere come personaggio. Sebbene sia il
migliore amico di Otis, Sex Education non lo ha mai trattato
come uno stereotipato migliore amico gay del protagonista,
fornendogli invece molte delle tracce narrative più
interessanti.
Il personaggio ha
mostrato una crescita significativa fin dall’inizio, riuscendo a
essere sincero con la sua famiglia riguardo alla sua sessualità e
riconciliando i suoi sentimenti verso la religione e la fede. La
quarta stagione lo vede single, mentre riesce a sbocciare a pieno,
comprendendo a fondo la sua vocazione. Eric capisce che non deve
più sacrificare se stesso per l’amore, l’amicizia o la fede, e il
mondo che lo circonda lo accoglie. Se c’è un personaggio della
serie che merita uno spin-off, quello è Eric.
Adam Groff (Connor
Swindells) ha indiscutibilmente avuto il miglior arco narrativo
in Sex Education. All’inizio è un bullo che terrorizza
costantemente Eric. Tuttavia, lo show esplora le sue lotte
interiori, rivelando un giovane profondamente incompreso che
desidera essere accettato da suo padre, estremamente
autoritario.
Dopo un periodo alla
scuola militare, Adam inizia ad aprirsi agli altri. Sistema le cose
con Eric e tenta di migliorare negli studi prima di rendersi conto
che la scuola non fa per lui. Anche Adam accetta la sua
bisessualità, inizia una relazione d’amore con Eric prima di capire
che i due sono in due momenti molto diversi della loro vita. Adam
rompe con successo il ciclo di bullismo che suo padre gli ha
insegnato, trovando la sua passione lavorando con gli animali e
concludendo lo show come un individuo molto più maturo, paziente e
amorevole.
Dopo una terza stagione
che aveva annacquato fin troppo il divertente e pruriginoso concept
iniziale, con un’ansia di rappresentazione che sovrastava il bene
del racconto, Sex Education torna con un quarto e ultimo
ciclo, disponibile su piattaforma dal 21 settembre. Lo fa con
un addio lungo otto episodi, una manciata di
personaggi nuovi, qualche dramma più o meno serio e tutte le
sfumature della sessualità che riescono ad entrare in otto ore di
serie tv targata Netflix.
Sex Education 4, la trama
Avevamo lasciato i
protagonisti del liceo di Moordale alle prese con la chiusura della
loro scuola. Una location simbolica nello show, che era stata
teatro di disagio adolescenziale, controversie e incomprensioni,
epidemie di clamidia, capre maltrattate e situazioni al limite
dell’inverosimile. Ora i giovani uomini, donne e non etichettabili
hanno compiuto il passo verso un territorio sconosciuto, il
Cavendish Sixth Form College, un campus con una rinomata
reputazione di progressismo, autogestito dagli studenti in
un’atmosfera irreale e variopinta in cui sembra esserci spazio per
chiunque. Ed è in effetti quello che Otis, Eric e gli altri si
trovano davanti: una scuola accogliente, attenta alle esigenze di
tutt*, senza barriere architettoniche, in cui la comunità queer è
non solo integrata, ma è il vero centro della vita scolastica, che
promuove la gentilezza come approccio alla vita. Un balzo in avanti
davvero notevole, ma allo stesso tempo destabilizzante, dal momento
che il Moordale, invece, era tutto ciò che poteva esistere di
grigio, gretto e chiuso. E mentre Maeve è partita per gli Stati
Uniti alla volta della prestigiosa Wallace University, inseguendo
il suo sogno di diventare scrittrice, a Moordale Otis sembra non
cavarsela altrettanto bene, con una vera e propria rivoluzione in
famiglia, l’arrivo della piccola Joy, e una nuova realtà in cui
trova occupato quello che pensava potesse essere il suo posto.
Sex Education
4 porta ancora con sé i segni di quella che era la prima
brillante stagione ideata daLaurie Nunn, ma da molto tempo
gli spettatori hanno potuto vedere come quella che era partita come
un’educazione sessuale si è poi trasformata in una educazione
sentimentale, sempre teneramente piccante, ma più incentrata sulle
relazioni e la loro gestione, che sulla natura sessuale dei
rapporti.
Fatta la pace con tale
assunto, questo ultimo ciclo decide di sconfinare sul piano
dell’assurdo, non solo mettendo in scena sogni premonitori e
visioni divine ma anche offrendo delle risoluzioni quasi sempre
conciliatorie e rassicuranti a molti dei suoi personaggi. Tutto il
parterre di rappresentazione che ha sfilato in maniera meccanica
nella terza stagione, viene adesso ulteriormente arricchito ed
esplorato con un risultato senza dubbio più credibile e
interessante. A raccogliere i maggiori benefici di questo lavoro di
scrittura è forse Eric (Ncuti Gatwa), il
personaggio con l’arco narrativo più completo.
Un’utopia in mezzo al mondo
reale
La serie propone uno
spazio utopico, sicuro, in cui l’esigenza di ascolto e l’effettivo
essere ascoltati vanno di pari passo e la diversità viene
effettivamente vista come una ricchezza da valorizzare. È un mondo
immaginario e difficilmente rintracciabile nella quotidianità,
tuttavia questo non deve essere per forza un limite: la serie offre
un punto di vista, un vero e proprio mondo immaginario che non
risparmia sofferenza e drammi ma che mantiene una sua coerenza e
una sua tendenza alla risoluzione dei conflitti, promuovendo il
culto della gentilezza. Un’isola felice in un mondo, quello reale,
dove la tolleranza sembra appartenere ancora e troppo a nicchie
circoscritte.
Tuttavia, per quanto sia
alta e nobile questa intenzione, Laurie Nunn si
conferma più attenta alle dichiarazioni di intenti che al suo
stesso racconto. Il processo di svilimento del personaggio di Otis
ne è l’esempio migliore. Da adolescente complessato ma saggio e
propositivo, con una cotta per la misteriosa Maeve, diventa un
maschietto che si sente minacciato nella sua “professione”, che
prova a tarpare le ali alla sua compagna, che sfrutta chi ha un
debole per lui, che trascura gli amici. Il povero Otis non sembra
avere più una collocazione, è l’unico personaggio che non fa nessun
passo avanti e il cui arco narrativo non ha nessuna spinta verso
una conclusione.
A differenza di quanto
invece succede a Maeve, a Ruby, e soprattutto al citato Eric.
Sembra che arrivati alla quarta stagione, gli showrunner non
sapessero esattamente cosa farsene di dell’unico etero normale
della storia (forse perché non rappresentante di una minoranza che
va valorizzata?), schiacciato tra le personalità del suo interesse
amoroso che ormai è una donna ambiziosa, con i suoi dolori e i suoi
sogni, una ex bulletta in cerca di redenzione e l’”amico gay” che
finalmente trova il coraggio di risolvere dentro di sé un conflitto
profondissimo che lo ha sempre definito come personaggio, ovvero
far conciliare il suo essere fieramente gay con il suo essere
devotamente cristiano, vivendo allo scoperto in una comunità che
mal sopporta i queer.
Quest’incapacità di servire il
racconto rispetto alla necessità di mettere in scena situazioni che
possano essere una rappresentazione della molteplicità degli
spettatori stessi è il principale problema di Sex Education
4, che, rispetto alla stagione 3 ha l’aggravante di
trapiantare i personaggi in un luogo che è tutt’altro che ostile al
loro percorso. E succede che in nome dell’inclusione e della
rappresentazione, entrambe sacrosante, si rinuncia a raccontare la
storia, il conflitto, che dovrebbe essere invece il motore degli
avvenimenti. Forse la naturale conclusione dello show era quella di
costruire un mondo dove la “sex education” non serve più, perché
utopisticamente sono tutti consapevoli, esperti, accettati e
felici di essere come sono. Alleluja! Purtroppo chi paga le
conseguenze di questa “felicità” è proprio il gusto per la
narrazione, che evita ogni curva e si fa percorso dritto,
obbligato.
SEX EDUCATION SEASON 4
Cosa resta di Sex Education
Nel corso degli anni,
Sex Education ha attraversato tante fasi,
mostrandosi di volta in volta come una commedia irriverente che
prometteva di rispondere a domande e curiosità sul sesso, un
teen drama dal sapore anni ’80, una riflessione sul
diventare adulti e fare delle scelte, una vetrina per la
rappresentazione della varietà umana intesa come ricchezza e
bellezza, con la conseguente e comprensibile difficoltà di stare al
mondo che l’essere queer comporta, una dramedy che non
risparmia sofferenze grandi e piccole ai suoi protagonisti.
Si chiude eliminando ogni
forma di conflitto, ogni ostacolo, offrendo ai suoi protagonisti
una strada spianata da percorrere, una realtà in cui le difficoltà
sono tutte superabili, i mondi tutti accessibili, insomma, uno
spirito estremamente contemporaneo in cui molti spettatori,
soprattutto i più giovani, si troveranno a proprio agio, capiti e
accolti. E se da una parte appare questa la direzione che le nuove
generazioni vogliono per un mondo nuovo, dall’altra l’arte del
racconto è la principale vittima di un mondo in cui il conflitto
non ha più nessun valore narrativo.
Sex Educaiton 3 –
È un nuovo anno: Otis fa sesso occasionale, Eric e Adam hanno
ufficializzato la loro relazione e Jean sta per avere un bambino.
Nel frattempo, la nuova preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli
standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo,
Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto
incombe ancora.
Tra i nuovi membri del
cast anche: Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello
maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre
di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di
Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel
ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di
Maeve.
Sex Education 3 è interpretata da:
Asa Butterfield,
Gillian Anderson,
Emma Mackey, Ncuti Gatwa, Connor Swindells, Aimee-Lou Wood,
Kedar Williams-Stirling, Chaneil Kular, Simone Ashley, Mimi Keene,
Tanya Reynolds, Mikael Persbrandt, Patricia Allison, Sami
Outalbali, Anne-Marie Duff, George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Alistair Petrie, Samantha Spiro, Rakhee Thakrar e Jim
Howick.
Sex Education 4 è
la quarta stagione della serie
originale NetflixSex
Education, la comedy-drama creata Laurie Nunn per
Netflix. La serie è stata annunciata durante
l’evento globale TADUM di Netflix. Durante l’evento è stato
lanciato anche un video.
Sex Education 4: quando esce e dove vederla in streaming
Sex Education 4 in streaming uscirà nel 2022 su
Netflix
Sex Education 4: trama e cast
Attualmente non sappiamo molto della quarta stagione di Sex
Education. Non resta che aspettare ulteriore sviluppo.
Nel cast della quarta stagione
ritorneranno i personaggi Otis Milburn, interpretato da Asa Butterfield, un ragazzo fuori dalla norma,
infastidito dal lavoro della madre e dalla sua interferenza nella
sua vita scolastica e sessuale. Avendo passato tutta la vita ad
ascoltare le sedute di terapia della madre, è già molto esperto in
problemi relazionali, sesso e autostima. Dr Jean F. Milburn,
interpretata da Gillian Anderson, la madre di Otis, è una
rinomata sessuologa. Divorziata, frequenta diversi uomini, senza
impegni.
Eric Effiong, interpretato da
Ncuti Gatwa, migliore amico di Otis, è un ragazzo
omosessuale proveniente da una famiglia credente africana. È
estremamente appariscente, sia nell’aspetto sia nell’atteggiamento,
e desidera l’approvazione della sua famiglia. Maeve Wiley,
interpretata da Emma Mackey, la “cattiva ragazza” che, dopo
aver notato le capacità di Otis, apre con lui un’agenzia di
consulenza sessuale e di coppia, della quale lei gestisce il lato
organizzativo e finanziario. In breve i due diventano migliori
amici.
Adam Groff, interpretato da
Connor Swindells, il iglio del preside, bullizza
spesso Eric. Ha un rapporto controverso e teso con il padre. È il
primo “paziente” di Otis, ed è osservando come quest’ultimo riesca
ad aiutarlo che Maeve decide di aprire un’attività di terapia
sessuale a scuola. Jackson Marchetti, interpretato da Kedar
Williams-Stirling, rappresentante della Moordale Secondary
School e campione di nuoto, viene aiutato da Otis per diventare il
ragazzo di Maeve.
È un nuovo anno: Otis fa
sesso occasionale, Eric e Adam hanno ufficializzato la loro
relazione e Jean sta per avere un bambino. Nel frattempo, la nuova
preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli
standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo,
Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto
incombe ancora.
Tra i nuovi membri del
cast anche: Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello
maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre
di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di
Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel
ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di
Maeve.
La serie è interpretata
da:
Asa Butterfield,
Gillian Anderson,
Emma Mackey, Ncuti Gatwa, Connor Swindells, Aimee-Lou Wood,
Kedar Williams-Stirling, Chaneil Kular, Simone Ashley, Mimi Keene,
Tanya Reynolds, Mikael Persbrandt, Patricia Allison, Sami
Outalbali, Anne-Marie Duff, George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Alistair Petrie, Samantha Spiro, Rakhee Thakrar e Jim
Howick.
Sex Education è scritta e
creata da Laurie Nunn e prodotta da Eleven. Il team di
sceneggiatori comprende Sophie Goodhart, Selina Lim, Mawaan Rizwan,
Temi Wilkey e Alice Seabright, con il contributo di Jodie Mitchell.
La terza stagione è diretta da Ben Taylor e Runyararo Mapfumo,
mentre Laurie Nunn, Ben Taylor e Jamie Campbell sono i produttori
esecutivi.
Netflix ha diffuso il secondo trailer ufficiale di
Sex Education 3, la terza
stagione di Sex
Education che sarà disponibile dal 17 settembre 2021
con otto nuovi episodi, in tutti i Paesi in cui il servizio è
attivo.
È un nuovo anno: Otis fa
sesso occasionale, Eric e Adam hanno ufficializzato la loro
relazione e Jean sta per avere un bambino. Nel frattempo, la nuova
preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli
standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo,
Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto
incombe ancora.
Tra i nuovi membri del
cast anche: Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello
maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre
di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di
Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel
ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di
Maeve.
Sex Education 3 è interpretata da:
Asa Butterfield,
Gillian Anderson,
Emma Mackey, Ncuti Gatwa, Connor Swindells, Aimee-Lou Wood,
Kedar Williams-Stirling, Chaneil Kular, Simone Ashley, Mimi Keene,
Tanya Reynolds, Mikael Persbrandt, Patricia Allison, Sami
Outalbali, Anne-Marie Duff, George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Alistair Petrie, Samantha Spiro, Rakhee Thakrar e Jim
Howick.
Netflix non è certo un’azienda che perde tempo,
quando indovina un prodotto, lo alimenta e lo sostiene con grande
trasporto tanto che a soli due anni dall’arrivo della prima
stagione sulla piattaforma, Sex Education è già al terzo ciclo di episodi,
disponibili tutti insieme dal 17 settembre 2021. La serie, creata
da Laurie Nunn e diretta da Kate
Herron e Ben Taylor, che aveva portato
una boccata d’aria fresca nel panorama seriale, si replica, con un
discreto risultato finale, ma cambiando la sua anima. Dalla
commedia adolescenziale di esplorazione di sé, Sex
Education 3 si sposta definitivamente su un terreno
politico, di militanza attiva, di impegno, un territorio “adulto”
che non vede più i giovani protagonisti guardarsi allo specchio per
capirsi e scoprirsi, ma li vede tutti fianco a fianco, rivolti
verso un mondo al quale loro non vedono l’ora di raccontarsi e
spiegarsi.
Sex Education 3, la trama
L’intreccio narrativo di
Sex Education 3 è corposo e conta diverse new
entry che danno un certo spessore alla storia. Ma partiamo dai
nostri beniamini: Otis si trova a gestire una relazione
particolare, di solo sesso, lui che è la persona che più di tutte
desidera una storia solida e duratura, ma deve anche gestire un
conflitto con la madre che è rimasta incita di Jakob, papà di Orla;
Maeve invece si trova sempre più legata al suo vicino Isaac che, lo
ricordiamo, è artefice del suo allontanamento da Otis (chi ha visto
la fine della seconda stagione capirà), allo stesso tempo deve
gestire anche la confusionaria esistenza di Erin, la madre, la
sorellina data in affidamento ad una donna di cui non si fida,
Anna, e la sua cronica mancanza di risorse per continuare a
studiare e sfruttare la brillante intelligenza che possiede; Eric
invece sembra vivere con molta serenità la sua storia con Adam, che
invece gestisce con più difficoltà il suo nuovo sé, se il primo è
un giovane omosessuale sicuro di sé, maturo e libero, il secondo
deve ancora imparare ad abitarsi.
Ma le vicende del
terzetto protagonista è solo una parte di tutto quello che succede
in Sex Education 3, tra nuovi personaggi, come la
preside Hope, la prima studentessa queer Cal, lo sgradevole
fratello dell’ex preside Groff, e storie apparentemente secondarie
che arricchiscono tanto lo spettro della rappresentazione e delle
possibilità nel corso di tutta la serie.
Se proprio c’è una
parola sola con la quale si può definire questa terza stagione di
Sex Education è l’”inclusività”, e questo rappresenta un
plus e un minus, allo stesso tempo, di una storia che si fa sempre
più stratificata. Se da una parte la varietà e la rappresentazione
di ogni spettro della sessualità e dell’identità di genere è
chiaramente una ricchezza e un modo per la serie di entrare in
connessione con tutti gli spettatori, dall’altro proprio questa
varietà sembra svelare l’esigenza non organica e narrativa ma
“politica” di raccontare tutto e tutto insieme. Non c’è niente di
male in questo, ovviamente, ma viene da chiedersi se non si tratti
dell’esigenza di dover “spuntare delle caselle” e non di una
necessità narrativa più alta.
Mettendo da parte questo
interrogativo, sembra invece molto più interessante approfondire il
senso di quanto si diceva all’inizio, ovvero che Sex
Education 3 cambia completamente il punto di vista
dei giovani protagonisti, portandoli su un piano più alto di
consapevolezza, politicizzandoli contro ciò che va contro la loro
libertà di espressione e di autodeterminazione, incarnato dalla
Preside Hope. Il personaggio, che intende riportare in alto il nome
della scuola dopo gli scandali sessuali (la scabrosa
rappresentazione di fine anno su cui si chiude il secondo ciclo),
rientra anch’esso in una casella, quello della giovane donna in
carriera, sola, che dietro ad una facciata di integerrimo rigore e
disciplina nasconde la sua fragilità di donna sola. Insomma una
figura di cartone funzionale a dare coesione alla compagine
studentesca in modo tale che la consapevolezza sessuale sviluppata
nelle prime due stagioni possa trasformarsi anche in consapevolezza
sociale adulta, politica appunto. Si tratta di un cambio di
prospettiva molto importante per la crescita dei personaggi che
sicuramente dovrà portare, nelle stagioni successive, la storia in
altri lidi.
Da un punto di vista
della messa in scena, dei costumi e delle ambientazioni che in Sex
Education sono sempre state caratterizzanti e inconfondibili con
altri show adolescenziali dello stesso genere, anche in questo
terzo appuntamento la serie si tinge di mille colori che strano
messi a tacere per un po’, soltanto per poi esplodere di nuovo.
Insomma, il look di Sex Education rimane invariato e vincente. Così
come invariata è la qualità della scrittura, che si concentra
sempre più sugli intrecci e sempre meno sui personaggi che ormai
hanno conquistato il loro posto nell’economia del racconto.
Arrivati a questa terza
stagione, con consapevolezza e personalità, i protagonisti possono
finalmente godere di se stessi, e sembra essere questo l’invito che
si rivolge allo spettatore: accettarsi, accettare, conoscersi e
scegliere il proprio posto nel mondo. Questi ragazzi non sono più
spaesati e spaventati, ma sanno perfettamente da che parte
schierarsi e non hanno paura di farlo.
Crescere è non è mai facile, e a
complicare le cose ci si mette di mezzo il sesso. Dalla scoperta al
desiderio, ecco che questo caratterizza in modo quasi ossessivo le
vite degli adolescenti protagonisti di Sex Education
2, la nuova stagione della fortunata e apprezzata
serie TV targata Netflix, ideata da Laurie Nunn, e in arrivo
sulla piattaforma dal 17 gennaio. Se i primi otto episodi portavano
lo spettatore all’interno del liceo Moordale, dove era possibile
conoscere i vari protagonisti e i loro conflitti, le nuove puntate
sono pronte a regalare ulteriori sviluppi, ma non senza riservare
sorprese. Forse leggermente inferiore rispetto all’esplosiva prima
stagione, la serie non manca ad ogni modo di riproporre, in modo
innovativo, quegli elementi che ne hanno decretato il successo.
Se la prima stagione si concludeva
con il fidanzamento di Otis (Asa
Butterfield) con Ola (Patricia
Allison), i nuovi episodi presenteranno un protagonista
ormai definitivamente sbocciato sessualmente. Questi dovrà però ora
imparare a padroneggiare gli impulsi sessuali appena emersi per
portare avanti la sua relazione, cercando allo stesso tempo di
gestire il rapporto conflittuale con Maeve (Emma
Mackey). Nel frattempo, il liceo Moordale è alle prese
con un’epidemia di clamidia, che rende evidente la necessità di una
migliore educazione sessuale scolastica.
Sex Education 2: il sesso è parte
di noi
«Il sesso non ci rende
completi, quindi come potrebbe mancarti un pezzo?». È questa
frase, pronunciata dalla terapista sessuale Jean Milburn, a
racchiudere il cuore di questa seconda stagione. Se infatti nella
prima molti dei ragazzi si trovavano alle prese con i primi
contatti sessuali, ora è tempo di imparare a gestire quanto
appreso. Una responsabilità non da poco, perché si sa,
dall’attrazione fisica può nascere quella sentimentale, ed è questa
a causare le vere ferite emotive. Le nuove puntate affrontano
dunque di petto quanto fino ad ora costruito, ponendo i personaggi
di fronte a nuovi conflitti, eventi apparentemente “normali” che
assumono, se guardati con occhi da adolescenti, proporzioni
catastrofiche.
Ora più che mai, infatti, è tempo
di scoprirsi. Ed è così che Sex Education
si apre ad un’incredibile varietà sessuale, trattandola con una
gentilezza ed una spontaneità straordinarie. L’amore, che sia
eterosessuale, bisessuale, omosessuale o pansessuale, non è qui mai
una cosa a cui guardare con sospetto. Questo passa quasi
inosservato, non desta scandalo. È una realtà mentalmente aperta
quella qui raffigurata. E se qualche personaggio prova paure circa
la propria sessualità, queste nascono da sé stessi, dalle proprie
insicurezze, dal non piacersi abbastanza. D’altronde «è
difficile farsi piacere uno che non si piace», come recita uno
dei protagonisti.
Ma oltre al sesso c’è di più, e
così la serie si apre ad un più ampio respiro arrivando a trattare
tematiche particolarmente attuali nel contesto giovanile, dal
conflitto acceso con i genitori all’incertezza e alle pressioni
verso il futuro, fino alla solidarietà femminile, a cui è riservata
una delle sotto trame più emozionanti all’interno dei nuovi
episodi. Il tutto sorretto da quella scrittura intelligente che ha
caratterizzato la serie sin dal suo debutto. Una sceneggiatura che
si basa su luoghi e personaggi canonici a cui è poi dato modo di
sbocciare in tutta la loro forza, dando vita a percorsi che
mostrano la capacità degli autori di mantenere gli elementi di
successo della serie senza ripetersi. Autori che, pur se non più
adolescenti, sanno descrivere con la giusta dose di nostalgia
quell’età, fatta di piccoli dettagli e grandi esplosioni
interne.
Sex Education: la recensione della
serie Netflix
Pur non raggiungendo, probabilmente
per motivi narrativi, il picco raggiunto dalla prima stagione,
Sex Education riesce nuovamente ad
affermarsi come un prodotto gioioso, in grado di rappresentare nel
modo più vivace possibile un contesto tanto fervido. Lo fa grazie
ad una messa in scena dai colori vividi, i quali associati a
brillanti dialoghi costruiscono alcuni dei momenti emotivamente più
forti della serie, a cui non manca anche in questo caso una
calzante colonna sonora. Grazie ad un cast che ancora una volta
conferma la sua forte alchimia, dando vita ad una coralità ai cui è
difficile rimanere estranei. Ognuno dei giovani protagonisti, anche
quelli con meno spazio narrativo, segue un percorso che trova
progressivo sviluppo, e si rivela fondamentale per dar vita ad un
ritratto completo di un’adolescenza tanto inclusiva.
Accompagnata da sincere emozioni,
momenti di puro umorismo, sequenze, scene e immagini dal forte
impatto, e una dilagante libertà di linguaggio, la serie si
ripropone così come uno dei prodotti più interessanti della
piattaforma streaming, di quelli che, senza tabù, meglio sa parlare
di e ad un’adolescenza che si definisce anche attraverso la
scoperta della sessualità. Un processo di crescita qui messo in
scena con tutte le difficoltà del caso, a cui è però possibile
sopravvivere se si trova il coraggio di esprimere i propri
sentimenti, anche qualora questo dovesse far soffrire.
Gli anni Novanta hanno regalato agli
appassionati di cinema numerosi film cult, opere al loro tempo non
propriamente riuscite ma che con il passare degli anni si sono
guadagnate tale status, che sia per l’estremizzazione di certi
risvolti narrativi o per la trattazione di tematiche bizzarre. Tra
i tanti titoli che si potrebbero citare a riguardo, uno dei più
interessati è certamente Sex Crimes – Giochi
pericolosi, film del 1998 diretto da JohnMcNaughton, regista noto anche per il
thriller Henry, pioggia di sangue e il poliziesco
Crocevia per l’inferno. Con questo lungometraggio egli si
è invece concentrato su una storia a sfondo
erotico.
Sin dalla sua uscita il film ha
acquisito notorietà per le sue scene di sesso – tra cui una scena
di lesbismo tra le due protagoniste femminili, e un’altra
raffigurante un trio tra le due attrici e il protagonista maschile.
Queste erano particolarmente più esplicite di quanto si vedesse
tipicamente nelle principali produzioni di Hollywood, suscitando
non poca attenzione e scandalo. Anche per questo
motivo Sex Crimes – Giochi pericolosi ottenne
un buon successo di critica e pubblico, affermandosi come un film
che non si prende troppo sul serio ma capace di offrire uno
spensierato intrattenimento e colpi di scena quanto mai
imprevedibili ed estremi.
Grazie a tale popolarità sono poi
stati realizzati ben tre sequel, tutti però
riservati direttamente al mercato dell’home video. Ovviamente
questi non vantavano lo stesso cast, né ebbero lo stesso successo,
ma contribuirono a dotare l’originale di ulteriore fama e mistero.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Sex Crimes – Giochi
pericolosi. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Sex Crimes – Giochi pericolosi
Protagonista del film è Sam
Lombardo, mite insegnante di un liceo in Florida che vede
la sua vita improvvisamente stravolta dalle accuse di stupro
ricevute da due sue studentesse. Queste sono Kelly Van
Ryan e Suzie Toller, quest’ultima affetta
da problemi di tossicodipendenza ed alcolismo. L’accusa rovina la
reputazione e l’esistenza di Sam che viene dapprima allontanato
dalla scuola e successivamente messo sotto processo, rischiando il
carcere. Nel tentativo di riabilitarsi e provare la propria
innocenza, egli decide di rivolgersi all’avvocato Ken
Bowden, l’unico dimostratosi disposto ad accettare il
caso.
Durante il processo, Suzie messa
sotto pressione cede e rivela la verità: non c’è stato nessuno
stupro e loro accuse sono state una farsa orchestrata ai danni
dell’insegnante. Sam si vede così assolto e riabilitato, nonché
risarcito per danni morali con una ricca somma di denaro. Il
detective RayDuquette, però, non
è convinto di come si siano svolte le cose e decide di indagare
personalmente sulla vicenda. Pedinando Sam e le due studentesse,
egli arriverà a scoprire una verità quanto mai inaspettata e
complessa, che lo renderà un testimone indesiderato e pertanto in
pericolo di vita.
Il cast del film
Sex Crimes è ricordato
anche per la presenza di diversi attori particolarmente noti, qui
impegnati a dar vita a personaggio complessi o ricchi di aspetti
imprevedibili. Per il ruolo dell’insegnante Sam Lombardo, i
produttori avevano inizialmente considerato l’attore Robert Downey
Jr., in quel periodo noto per i suoi problemi con la
droga, i quali lo rendevano però a suo modo perfetto per il ruolo.
Non potendo ottenere lui, la scelta ricadde su Matt Dillon.
Accanto a lui, nei panni di Suzie Toller, vi è l’attrice
Neve Campbell, in quegli anni popolare grazie ai
film di Scream. L’attrice accettò il ruolo in Sex
Crimes perché voleva mettersi alla prova con qualcosa di
diverso, evitando di venire identificata solo con determinati
personaggi. Per il film, però, ha stipulato una clausola che le
consentiva di non apparire interamente nuda.
Denise Richards è
invece l’altra studentessa, Kelly Van Ryan. L’attrice negoziò a
lungo la nudità a cui si sarebbe concessa per il film. Alla fine
finì con il non usare controfigure, ma affrontò le scene di sesso
bevendo molti margaritas insieme alla Campbell e a Dillon. Nei
panni del detective Ray Duquette vi è invece l’attore Kevin Bacon.
L’attore accettò la parte attratto dalla natura “trash”
del progetto e dai suoi continui colpi di scena. Anche lui si
avvalse di una clausola per non dover apparire nudo, ma alla fine
acconsentì a una sua scena senza vestiti. Nei panni dell’avvocato
Ken Bowden si può infine ritrovare l’attore Bill Murray.
Nonostante egli venga indicato come uno dei protagonisti, compare
nel film per appena venti minuti.
La spiegazione del finale di Sex Crimes – Giochi
pericolosi
Nel corso del film si scopre che Sam
e le due ragazze avevano un accordo per spartirsi i soldi del
risarcimento versato nei confronti del docente. Tuttavia,
l’improssiva scomparsa di Suzie porta il detective Duquette a
sospettare che Sam abbia ucciso la ragazza con l’obiettivo di
intascare l’intera somma. Nel tentativo di indagare a riguardo, si
reca ad interrogare Kelly, la quale tenta però di uccidere
Duquette, il quale per legittima difesa le spara a morte. Arriva
però a questo punto un ulteriore colpo di scena, che rivela che Sam
è in combutta con Ray. I due effettuano allora un uscita in barca
sulla barca per parlare di affari, ma Sam rivela il suo doppiogoco
tentando di uccidere Duquette.
Quando Ray tenta di reagire, viene
però colpito e ucciso con un fucile subacqueo da Suzie, che ha
inscenato il suo omicidio con Sam. Suzie rivela di essere stata
motivata a uccidere Ray per vendicare l’omicidio del suo migliore
amico, Davey, a cui Ray ha erroneamente sparato a morte e di cui si
è liberato come omicidio per legittima difesa. Sam, mentre guarda
Ray morire, accetta con riluttanza un drink da Suzie, che gli
assicura che ha chiuso con i doppi giochi. Tuttavia, scopriamo ben
presto che ha mentito, perché dopo averlo bevuto, Sam si rende
conto che è stato avvelenato. A quel punto Suzie lo butta in mare e
salpa verso il tramonto.
Una serie scene di mid-credits
rivelano a questo punto che è Suzie era la mente del complotto:
dopo aver scoperto che Sam e Kelly avevano una relazione sessuale,
Suzie ha ricattato Sam con delle fotografie che ritraevano i due
mentre facevano uso di droghe durante il sesso, convincendolo a
collaborare al suo piano. Suzie ha poi orchestrato l’incontro tra
Sam e Ray in un bar locale. In seguito, durante la messinscena del
suo omicidio sulla spiaggia, Suzie si è strappata i denti con una
pinza per far sembrare la sua morte legittima. Si scopre inoltre
che Ray ha sparato per primo a Kelly prima di spararsi alla spalla
per fingere di averla uccisa per legittima difesa.
Alla fine, con Kelly, Ray e Sam
tutti morti, Suzie viene raggiunta dall’avvocato Kenneth Bowden,
che le dà una valigetta piena di soldi e un assegno di milioni di
dollari. Mentre se ne va, le dice di “fare la brava” prima di
prendere il suo drink, il quale a questo punto è lecito immaginare
essere a sua volta avvelenato. Così facendo, Suzie si sarebbe
liberata anche dell’ultima persona rimasta a sapere la verità sulla
vicenda, non dovendo dunque più temere nessuno e potendosi guastare
la propria ottenuta vendetta fuggendo verso la libertà.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Sex Crimes – Giochi
pericolosi è infatti disponibile nel catalogo di
Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare o acquistare il film. Si avrà così modo di guardarlo in
totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di martedì2 marzo alle ore 21:20 su
Rai 4.
Sono passati esattamente
vent’anni dall’uscita di Sex and the City.
Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha hanno preso d’assalto New
York e il mondo ben due decenni fa, diventando un fenomeno
culturale e commerciale unico. Al tempo della sua
uscita, Sex and the City era fresco, innovativo, e
trasgressivo. Il fatto che ora sia un po’ invecchiato,
soprattutto politicamente, è ancora oggetto di dibattito tra i fan
e non solo. Ma Sex and the City rimane
un’istituzione.
Sono passati vent’anni, avete visto
tutte le stagioni, amato e odiato i film. Ma c’è qualcosa che
ancora non sapete? Ecco dieci curiosità su Sex and
the City, e dove trovare in streaming le serie e i
film.
Sex and the City:
curiosità
1. La Carrie Bradshaw di
Sex and the City non è esattamente Candace
Bushnell. Anche chi non è un fan sfegatato della serie,
saprà che il personaggio di Carrie Bradshaw è basato su una persona
reale, Candace Bushnell, ovvero l’autrice della colonna sul sesso
del New York Oberserver degli anni Novanta.
Bushnell, poi, creò una raccolta dei propri saggi
chiamata Sex and the City. Carrie e la Bushnell hanno
molto in comune, ma non sono la stessa persona. Bushnell, infatti,
cominciò a scriver per l’Observer nel 1994, usando il
proprio vero nome e usando le proprie avventure per arricchire i
propri articoli. Ma scrivere di verte cose con il proprio nome può
creare del problemi, e Carrie Bradshaw lo sa bene. Fu così che la
Bushnell cominciò ad usare uno pseudonimo: Carrie. Nonostante
continuò a narrare eventi della propria vita, la sua nuova eroina
semi-autobiografica le regalò un po’ di libertà in più.
2. Fu Sarah Jessica Parker
a fare pressione per più diversità in Sex and the
City. Blair Underwood entrò a far parte del cast nel
2003, e il suo arrivo portò finalmente un po’ di diversità nello
show. Parlando del casting dell’attore, Cynthia Nixon ha raccontato
che tutte loro avevano cominciato a insistere per dei cambiamenti,
ma nessuna quanto Sarah Jessica. “Sono una grande fan dello show,
ma se c’è un’area alla quale bisogna lavorare, è sicuramente
questa… ed è ora.” Il fatto che lo show, nel tempo, abbia fatto
davvero dei progressi, è ancora da decidere.
Sex and the City: la
serie
3. Sarah Jessica Parker e
la clausola nudità per Sex and the
City. Nella serie, avrete notato che Carrie è
l’unica delle quattro amiche a non essere mai interamente nuda, e
ad indossare sempre un reggiseno a letto? Bene, la ragione è la
clausola nudità nel contratto di Sarah Jessica Parker. A riguardo,
l’attrice ha commentato: “Non mi sentivo a mio agio con le scene di
nudo, con i sex toys, o con il linguaggio volgare, e quindi non ho
fatto nulla del genrere. Il mio personaggio, Carrie, bacia molti
uomini. Ma finisce lì.”
4. Sex and the
City è stata la prima serie della HBO a vincere un
Emmy. La HBO, soprattutto negli ultimi anni, ha prodotto
una lunghissima serie di show di successo. Ma Sex and the
City fu la prima serie del canale a vincere un Emmy gold, nel
2001. E mantenne il proprio record fino al 2015,
quando Veep si aggiudicò per la prima volta il
premio (che poi vinse ancora nel 2016 e nel 2017).
5. Sarah Jessica Parker si
è tenuta i vestiti di Sex and the City.
Quasi tutti. A quanto pare, dopo la fine dello show, l’attrice
decise di tenere circa il 70% dei vestiti indossati da Carrie. “Ho
tenuto tutto ciò che non venisse da un designer o che non fosse
noleggiato. Ho un archivio.”
6. Il prezzo del tutù della
sigla della serie Sex and the City. Se
Carrie indossa una quantità di vestiti e scarpe di lusso
incredibile, il famosissimo tutù che indossa nella sigla ha un
valore di molto, di molti inferiore. Infatti, costò solamente 5
dollari.
Sex and the City: i
film
7. Il finale della serie
doveva essere quello definitivo.
Nonostante Sex and the City abbia poi dato origine a
due film (per ora) il produttore della serie Michael Patrick King
(che ha diretto entrambi i film) ha raccontato di aver scritto il
finale dello show perché fosse definitivo. Nel 2004, pochi mesi
dopo la messa in onda dell’episodio finale della serie, King
raccontò che “Niente di ciò che abbiamo fatto nella serie è stato
cambiato in modo da mettere da parte qualcosa in vista del film… È
esattamente così che volevamo concludere la serie. Siamo orgogliosi
di ciò che abbiamo fatto.”
8. Sex and the
City, il film, e le assurdità che nemmeno i fan sono
riusciti a digerire.Sex and the City
è un flilm che è stato amato da molti, ma anche odiato. E ci sono
alcune cose che nemmeno i fan della serie non sono riusciti a
mandare giù. Se lo show è famoso per essere stato sopra le righe,
nel primo film di Sex and the City, gli autori hanno
forse calcato un po’ troppo la mano, e il risultato è stato
descritto da molti come “ridicolo”. Tra i momenti più assurdi e
meno amati del film, basta ricordare le enormi piume blu sulla
testa di Carrie nel giorno del matrimonio, il gigantesco cappello
da spiaggia di Samantha, la scena con il sushi di Samantha, la
proposta di matrimonio con le scarpe anziché l’anello, l’incapacità
di Carrie di capire il funzionamento delle email.
Sex and the City 2
9. Sex and the City 2:
offensivo? Quando il film è uscito nel 2010, Sex
and the City 2 ha causato non poche chiacchiere. Del
fatto che lo show fosse oramai anacronistico, se ne parlava già: di
parlava di whitewashing, di poca sensibilità, e del fatto che
oramai, dopo la crisi, le vite delle quattro ricche amiche di New
York non avessero più nulla a che fare con i nostri tempi. Ma la
cosa non si ferma qui: in molti hanno criticato il fatto che il
secondo film della serie, infatti, abbia mostrato poca sensibilità
in parecchi campi. Si parte dal matrimonio tra Stanford e Anthony,
dove il fatto che sia un matrimonio gay venga ripetuto più e più
volte, spesso a scopo comico. C’è poi la rappresentazione non
particolarmente sensibile della tata irlandese, con gli slow-motion
del suo seno e la musica irlandese in sottofondo. Ci sono poi dei
problemi di tipo culturale e religioso: il giudicare in modo
superficiale il modo in cui si vestono le donne islamiche, l’uso
poco sensibile di oggetti e luoghi religiosi. C’è chi difende
Sex and the City 2, c’è che lo fa a pezzi. Voi che ne
pensate?
Sex and the City 3
10. Sex and the
City 3: cancellato. Le voci su Sex and the
City 3 sono andate avanti per anni, finché, nel 2017, è
arrivata la conferma della cancellazione del terzo capitolo. A
proposito, Sarah Jessica Parker ha detto di essere
particolarmente delusa: “avevamo questo bellissimo, divertente,
straziante, gioioso, copione e questa storia con la quale molti
avrebbero potuto identificarsi. Non è solo deludente non poter
raccontare quella storia e vivere quell’esperienza, ma lo è anche
per il pubblico, che ha spesso affermato di volere un altro film.”
A quanto pare, invece, Cynthia Nixon non era interessata ad
un altro capitolo.
Sex and The City:
serie e film in streaming
Dove guardare i film
di Sex and the City in streaming?
Il primo film di Sex and the
City è in streaming su Chili e su Rokuten TV,
mentre Sex and the City 2 si trova su Chili e
Rokuten TV, oltre che su Infinity. La serie, invece, la potete
vedere su Paramount Channel Italia.
Sex and the City
2 – Torna nelle sale Sarah Jessica
Parker nei panni, o meglio negli abiti griffati, di
Carrie Bradshaw la non più giovanissima scrittrice di moda
che come nel primo film della serie ci accompagna attraverso
svariate e parallele avventure amorose e sentimentali che la vedono
protagonista insieme al solito e singolare campionario di
inseparabili amiche.
Dopo essere riuscita a sposare
Mr.Big, al termine del primo episodio, ora Carrie teme che il suo
matrimonio possa ben presto scivolare nelle pericolose e temute
acque della monotonia e di una borghese quotidianità fatta di
serate in casa tra televisione e cibi precotti. Quindi mentre la
protagonista lotta per rimanere ancorata al glamour della sua vita
da single l’amica Charlotte (Kristin Davies)
fatica a crescere le due figlie dovendo oltretutto convivere con il
timore che la bella e giovane tata delle piccole possa con la sua
fresca avvenenza tentare le voglie del marito.
Sex and the City 2 – recensione del
film con Sarah Jessica Parker
Samantha (Kim
Cattrall), come di suo solito, allontana, o meglio
inganna, l’inesorabile scorrere del tempo con decine di pillole ad
estratti naturali fedeli e quotidiani alleati contro il terrore
della menopausa; ma nonostante riesca ancora ad arpionare giovani
amanti che si alternano tra le sue lenzuola, Samantha non può
comunque esimersi dall’implacabile confronto con l’età. Non poteva
mancare all’appello l’esile ed insicura Miranda ( Cinthya Nixon )
che dopo una vita trascorsa nel disperato tentativo di fare
carriera, si accorge che forse anche la più ordinaria vita
familiare può riservare piacevoli e profonde soddisfazioni.
Se la prima parte del film si snoda
tra gli eleganti ambienti newyorkesi che già avevano fatto da
sfondo al primo episodio, nella seconda parte il contesto cambia
scenario e ci si può così immergere nella lussuosa e futuristica
Dubai City, nuova capitale di un Medio Oriente visto come
stereotipo di ricchezza e lusso intriso di esotico
mistero. Per Carrie e le sue inseparabili amiche questo
viaggio sarà occasione di nuovi ed imprevedibili incontri ma al
contempo momento di fuga e insieme di riflessione, l’opportunità
per ognuna di loro di affrontare e meditare sulle proprie
perplessità interiori.
Sex and the city
2 – ricalca a grandi linee il canovaccio del
primo episodio, ambienti di extralusso, abiti da alta moda, amanti
belli ed aitanti oltre che le solite piccanti e frivole
disquisizioni sul sesso e sull’amore. Difficile immaginare come
questo film possa attrarre o apparire vagamente attraente per un
pubblico maschile ma nonostante qualche rara sequenza di una certa
e vaga simpatia anche il pubblico femminile potrebbe trovare la
storia ed i dialoghi forse sin troppo leggeri o lontani dalla
realtà di ognuno. Probabilmente il solito e, a quanto pare vincente
(visti gli incassi), scopo degli sceneggiatori è proprio quello di
rapire la mente delle spettatrici e lasciare che esse evadano in un
mondo fatto di paiette e lustrini, vestiti di Valentino e uomini
dallo sguardo e dalla voce penetrante.
Tra un cocktail e la solita
overdose di shopping c’è spazio per qualche seria riflessione sul
matrimonio, l’età che avanza e le difficoltà di una normale vita
familiare, sta al pubblico coglierle senza farsi accecare dal
luccichio di tanto lusso.
Senza dubbio uno dei personaggi più
interessante della letteratura degli ultimi 20 anni,
Severus Piton, della saga di Harry
Potter, ha avuto anche la fortuna di essere
portato sullo schermo da uno dei migliori attori del panorama
cinematografico contemporaneo, il compianto Alan Rickman. Per celebrare personaggio e
interprete, vi proponiamo 15 trai momenti migliori del professore
di Pozioni a
Hogwarts.
Severus Piton e le sue pause drammatiche
Nessuno, meglio di Piton,
sa utilizzare e pause drammatiche nei suoi discorsi. Ovviamente il
personaggio, nella saga cinematografica, è stato supportato dalla
grande recitazione di Alan Rickman, che spesso è stato parodiato per
il suo modo tutto particolare di scandire le parole.
Quando ammette di essere il Principe Mezzo Sangue
Quando, nel sesto
film/libro, Harry trova il libro “Di proprietà del
Principe Mezzo Sangue“, diventa un esperto di Pozioni e piccoli
incantesimi. Quando però alla fine della storia, si trova faccia a
faccia con Piton che ha appena ucciso Silente e vuole vendicarsi,
prova a utilizzare contro il professore un incantesi del Principe.
Qui abbiamo la rivelazione. Piton è il
Principe Mezzo Sangue. Questo a prova dell’immenso talento di
Piton per la magia e gli incantesimi, anche da molto giovane.
La morte di Severus Piton
Nel momento della sua
morte, Piton pensa a Lily, e al suo figlio Harry, che ha i suoi
occhi. Così, attraverso le sue lacrime, quello che è considerato il
più grande eroe della saga regala a Harry i suoi ricordi, per
fargli conoscere la verità e gli dice: “Hai gli occhi di tua
madre”.
Severus Piton e la prima lezione di Pozioni
Memorabile nei ricordi di
tutti, la prima lezione di pozioni nel sotterraneo di Piton ci
presenta da subito il conflitto che il professore avrà con il
giovane protagonista per tutta la saga. “Peccato, la fama non è
tutto, vero Signor Potter?”
Quando si confronta con Raptor
Ne
La Pietra Filosofale, nel libro come nel film, siamo
tratti in inganno da Piton, credendolo un servitore di Voi Sapete
Chi. Memorabile è il suo confronto con il professor Raptor, nel
momento in cui il docente di pozioni ha già capito da che parte sta
il nervoso collega.
Quando uccide Silente
La scena della Torra di
Astronomia, con Silente sofferente e implorante e con Piton che lo
uccide è senza dubbio uno dei momenti più strazianti dell’intera
saga, e alla luce della verità, è uno dei momenti in cui il
professor Piton dimostra tutto il suo immenso coraggio e il suo
spirito di sacrificio.
Severus Piton: quando abbraccia il cadavere di Lily
Si tratta di una scena
realizzata per il film, per rendere visivamente meglio i ricordi
che Harry spia nel pensatoio. Senza dubbio è il momento più
difficile per i fan della saga e per il personaggio è un momento
decisivo, che caratterizzerà tutta la sua vita e le sue scelte
future.
Quando zittisce Hermione
In
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban,
Hermione è infervorata durante la lezione di Difesa contro le
Arti Oscure in cui Piton sostituisce l’assente Lupin. La
studentesse risponde a tutte le domande del professore, ma lui,
infastidito dalla preparazione e, diciamolo, dalla saccenza della
ragazza, la zittisce: “E’ la seconda volta che parli senza
permesso, Signorina Granger. Dimmi sei incapace di trattenerti o
provi gusto a essere un’insopportabile so-tutto-io?” Povera
Hermione!
Quando impartisce lezioni di saggezza a Harry
Durante le lezioni di
Occlumanzia, in
L’Ordine della Fenice, Piton redarguisce un lamentoso
e arrabbiato Harry con una perla di saggezza: “Nel caso in cui ti
fosse sfuggito, Signor Potter, la vita è ingiusta.” Detto da lui è
sicuramente vero.
Severus Piton e il suo epico duello con il Professor
Allock
Ne
La Camera dei Segreti, rimane memorabile il duello di
Piton contro il professor Gilderoy Allock.
Quando cerca di proteggere il trio da Lupin che si
trasforma
Ne Il Prigioniero
di Azkaban, Piton scopre il legame tra Sirius Black e
Lupin, e durante la trasformazione in lupo mannaro del professore
di Difesa contro le Arti Oscure, cerca di proteggere con il proprio
corpo Harry, Ron e Hermione.
Quando minaccia di espellere Ron e Harry
Ne La Camera dei Segreti, Harry e Ron usano la
magia fuori dalla scuola per arrivare a Hogwarts sulla Ford Anglia
volante del signor Weasley. Piton vorrebbe cogliere l’occasione
ghiotta per espellere i due giovani Grifondoro.
Severus Piton, quando mente alla professoressa Umbridge
Dolores Umbridge è senza
dubbio uno dei personaggi più diabolici della saga di Harry Potter.
Quando la donna scopre Harry che cerca di mettersi in contatto con
Sirius nel camino del suo studio, la donna chiede aiuto a Piton,
per farsi dare del Veritaserum e costringere Harry a dire la
verità. Pito decide di mentire, dicendo di aver finito la pozione.
Inoltre, alla sibillina richiesta di aiuto di Harry (Ha preso
Felpato e l’ha portato nel posto dove è nascosta), Piton capisce
cosa sta accadendo e chiama a racconta l’Ordine della Fenice, che
poi soccorrerà i giovani studenti al Ministero.
Quando prende in giro Lupin
Ne
Il Prigioniero di Azkaban, Piton scopre Harry che va
in giro per i corridoi della scuola di notte. Il ragazzo sta
seguendo Peter Minus sulla Mappa del Malandrino e Piton gli chiede
di mostrargli la pergamena incantata. All’apparire di Lupin, che
cercherà di salvare Harry dall’ira di Piton, il professore di
Pozioni prende in giro il collega dicendogli: “Cosa fai fuori
dal letto a quest’ora Remus, una passeggiata al chiaro di
luna?”. Uno dei suoi rari momenti di gloria.
Sempre
La battuta più famosa della
saga. Una parola semplicissima che si carica di significato e
emozioni quando, scoperta la forma del suo Patronus, Silente
capisce che in tutti quegli anni il cuore di Piton è stato fedele,
e sempre lo sarà, all’amore per Lily.
Ecco il nuovo trailer del film
fantasy Seventh Son,
con Jeff Bridges, Kit
Harington, Ben Barnes e Julianne
Moore.
https://www.youtube.com/watch?v=Z0a7uW_coFQ
[nggallery id=280]
Il fantasy d’avventura
uscirà negli USA al cinema il prossimo 17 gennaio, in 3D, 2D e
IMAX. Nel cast di Seventh
Son ci sono: Jeff Bridges, Julianne
Moore, Ben Barnes, Djimon Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue,
Olivia Williams e Kit
Harington. Il regista è Sergei
Bodrov.
Sta per scatenarsi una guerra tra le
forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
La Warner Bros.
Pictures ha pubblicato il primo trailer di Seventh
Son e il primo poster del film. Il fantasy
d’avventura uscirà negli USA al cinema il prossimo 17 gennaio, in
3D, 2D e IMAX. Nel cast di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia Williams e
Kit Harington. Il regista è Sergei
Bodrov.
Seventh Son trailer e a seguire il poster:
Tutte le foto del film:
[nggallery id=280]
Sta per scatenarsi una guerra tra
le forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
Dopo il Trailer e i primi poster di
Seventh Son, tra cui quello raffigurante
Kit Harington (Jon Snow nella serie Il Trono
di Spade) ecco un nuovo character poster del film che ci
presente Alicia Vikander. Anche questo poster
è stato pubblicato in vista del Comic Con di San Diego che, lo
ricordiamo, è sempre più vicino (18-21 luglio 2013).
Seventh Son poster
con Alicia Vikander:
Il fantasy d’avventura uscirà negli
USA al cinema il prossimo 17 gennaio, in 3D, 2D e IMAX. Nel cast
di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia
Williams e Kit Harington. Il
regista è Sergei Bodrov.
Tutte le foto del film:
[nggallery id=280]
Sta per scatenarsi una guerra tra
le forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
La Warner Bros. Pictures ha
pubblicato il secondo trailer di Seventh
Son, il fantasy d’avventura di Sergei
Bodrov che uscirà negli USA al cinema a febbraio
2015 dopo numerosi rinvii.
Nel cast di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia
Williams e Kit Harington.
Il fantasy d’avventura uscirà negli
USA al cinema il prossimo 6 febbraio 2015, in 3D, 2D e IMAX. Nel
cast di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia
Williams e Kit Harington. Il
regista è Sergei Bodrov.
Sta per scatenarsi una guerra tra le
forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
Ecco tutti e setti i
character poster di Seventh Son, il
fantasy d’avventura che vede protagonisti un gruppo di attori di
prim’ordine, tra cui spiccano Jeff Bridges e
Julianne Moore.
Dopo i poster di Kit
Harington, Alicia Vikander e
Antje Traue, ecco tutti e sette i protagonisti del
film.
Tutte le foto del film:
[nggallery id=280]
Il fantasy d’avventura uscirà negli
USA al cinema il prossimo 17 gennaio, in 3D, 2D e IMAX. Nel cast
di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia
Williams e Kit Harington. Il
regista è Sergei Bodrov.
Sta per scatenarsi una guerra tra
le forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
Ecco la bellissima Antje
Traue nel nuovo character poster di Seventh
Son, dopo aver ammirato Kit
Harington e Alica Vikander. Anche questo
poster è stato pubblicato in vista del Comic Con di San Diego che,
lo ricordiamo, è sempre più vicino (18-21 luglio 2013).
Nel caso in cui vi stesse chiedendo
dove avete visto questa bella attice dallo sguardo misterioso, la
risposta ve la diamo noi: ha interpretato Faora nell’ultimo
adattamento cinematografico dedicato a Superman, L’Uomo d’Acciaio, accanto a
Henry Cavill e Michael
Shannon.
Seventh SonAntje
Traue :
Il fantasy d’avventura uscirà negli
USA al cinema il prossimo 17 gennaio, in 3D, 2D e IMAX. Nel cast
di Seventh Son ci
sono: Jeff Bridges, Julianne Moore, Ben Barnes, Djimon
Hounsou, Alicia Vikander, Antje Traue, Olivia
Williams e Kit Harington. Il
regista è Sergei Bodrov.
Tutte le foto del film:
[nggallery id=280]
Sta per scatenarsi una guerra tra
le forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro
Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che,
riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza
per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di
un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga
e la sua magia nera.
Portatore di un nome importante e
grande presenza ai Festival di tutto il mondo, il regista
giapponese Kiyoshi Kurosawa presenta in Concorso
al Festival Internazionale del Film di Roma Seventh
Code, un atipico film romantico che si trasforma
inaspettatamente e con grande efficacia in una spy-story con tanto
di sangue, combattimenti, violenza e sparatorie.
Vladivostok, Russia. Akiko, una
giovane donna che sembra essere sola al mondo, giunge da Tokyo per
incontrare l’imprenditore Matsunaga, perché non riesce a
dimenticarlo da quando le è capitato di cenare con lui un mese
prima in Giappone. Finalmente lo ritrova, ma Matsunaga si limita a
raccomandarle di non fidarsi di nessuno in terra straniera e poi
scompare. Akiko ricomincia a cercarlo trovando provvisoriamente
rifugio in un ristorante gestito da un giapponese che la prenderà
con sé e la aiuterà. Sembra quasi che la giovane donna riesca così
a trovare un po’ di pace, sembra che sia riuscita a dimenticare il
suo amore perduto, fino a che l’uomo misterioso ricompare,
rivelandoci involontariamente una sua doppia vita che sembra
mettere in pericolo tutto il precario mondo della nostra
protagonista e di che le sta intorno.
Il film colpisce per la sua ottima
coesione narrativa, che ci immette nella storia senza preamboli e
spiegazioni e ci accompagna con fare complice, come se noi
sapessimo tutto dei protagonisti che in realtà per tutto il film si
confermano essere dei perfetti sconosciuti. A dare corpo alla
protagonista una vera star giapponese, Atsuko
Maeda, che in patria è praticamente un idolo. E’ lei anche
l’interprete della canzone di chiusura del film che regala un
effetto straniante inaspettato, data la serietà della storia fino a
quel punto. Il film è stato costruito interamente intorno alla
brava protagonista che porta a casa un one (wo)man show di tutto
rispetto.
Quando si pensa al genere del
thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente
è certamente quello di David Fincher. Oggi
conosciuto per opere di grande prestigio come The Social
Network e Il curioso caso di
BenjaminButton, questi diede vita nel 1995 a
quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per
eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha
contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per
numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una
classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco
da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il
film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito
al di sopra della media.
L’idea nasce dall’esperienza di
Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli
anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New
York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo
così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne
poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce
dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la
possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale
riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto
dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la
lavorazione, componendo un cast di grandi attori.
Una volta arrivato in sala, il film
si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli
33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il
mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti
della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un
successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e
violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti.
Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale.
Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad
affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di
transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven,
questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.
La trama di
Seven
Protagonista del film è il detective
William Somerset, saggio e anziano, egli si
ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un
mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla
pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente
David Mills, il quale prenderà poi il suo posto.
Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del
mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non
scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però
improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è
infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio
segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul
cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola
“avarizia”.
Somerset e Mills sospettano che
dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da
lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con
il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di
fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei
sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse
di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e
quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie
Tracy. Nel momento in cui il killer farà però
capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti
a loro cari finirà con l’essere in pericolo.
Il cast del film
Il film ha come protagonista nei
panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan
Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da
Brad
Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher.
L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso
l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno
affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills,
vi è invece la premio Oscar Gwyneth
Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di
Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore
Kevin
Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per
mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio
nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e
propria sorpresa il suo ingresso in scena.
La spiegazione del finale del
film
Il finale di Seven
è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta
conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio
per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non
volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di
cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e
dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di
recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la
celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle
pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi
effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene
definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta
sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills,
all’insaputa di quest’ultimo.
Sia Doe che Mills fanno infatti
parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a
dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da
persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così
facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra
esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il
detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una
delle più grandi battute finali della storia del cinema:
“Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e
vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda
parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un
cambiamento significativo anche in Somerset.
Unita al fatto che egli assicura al
suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non
intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è
importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni
di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari.
Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset
dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a
rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di
Seven sono lasciati relativamente aperti
all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che
Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo
ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di
farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.
Il finale di Seven
è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al
suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue
azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo
uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e
dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di
sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione
di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua
apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui
discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John
Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le
sue intenzioni.
Il finale, inoltre, vede i sette
peccati rappresentati in modo appropriato e consolida
l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con
Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro
il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è
considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di
mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere
Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset
rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il
piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo
ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e
rendendolo una vittima finale del film.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven è infatti disponibile nel catalogo di
Infinity+ e Amazon Prime
Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale, avendo così modo di guardare il titolo in
totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà
inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 8
marzo alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Quando si pensa al genere del
thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente è
certamente quello di David Fincher. Oggi
conosciuto per opere di grande prestigio come The Social
Network e Il curioso caso di
BenjaminButton, questi diede vita nel 1995 a
quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per
eccellenza. Si tratta di Seven, film che
ha contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base
per numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una
classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco
da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il
film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito
al di sopra della media.
L’idea nasce dall’esperienza di
Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli
anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New
York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo
così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne
poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce
dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la
possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale
riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto
dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la
lavorazione, componendo un cast di grandi attori.
Una volta arrivato in sala, il film
si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli
33 milioni di dollari, questi arrivò ad incassarne circa 327 in
tutto il mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film
più visti della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu
un successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e
violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti.
Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale.
Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad
affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di
transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven,
questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.
La trama di Seven
Protagonista del film è il detective
William Somerset, saggio e anziano, egli si
ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un
mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla
pensione, egli si ritrova affiancato dal giovane e impulsivo agente
David Mills, il quale prenderà il suo posto una
volta riconsegnato il distintivo. Somerset inizia così ad insegnare
al giovane i trucchi del mestiere, anche se date le differenze
caratteriali tra i due non scorre da subito buon sangue. I due si
ritrovano però improvvisamente ad indagare su un particolare
omicidio. Un obeso è infatti stato costretto a mangiare fino a
morire. A tale episodio segue quello di un avvocato corrotto
orrendamente mutilato. Sul cadavere di questo i due agenti
ritrovano scritta la parola “avarizia”.
Somerset e Mills sospettano che
dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da
lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con
il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di
fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei
sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse
di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e questi
arriva a presentare al collega la bella moglie
Tracy. Nel momento in cui il killer farà capire
loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti a loro
cari finisce con l’essere in pericolo. In un crescendo di follia,
il cerchio è sempre più vicino al chiudersi drammaticamente.
Seven: il cast del
film
Composto da un cast di celebri
attori, il film ha come protagonista nei panni del detective
Somerset il premio Oscar Morgan
Freeman. Il ruolo era stato originariamente proposto
ad Al
Pacino, il quale però rifiutò. Fincher decise allora
di chiedere a Freeman, convinto però che anche questi avrebbe
negato la propria partecipazione. Con sua sorpresa, l’attore si
dichiarò particolarmente interessato al ruolo, e fu così il primo
ad entrare nel film. Per interpretare il suo ruolo, egli venne
seguito da un vero poliziotto, che gli spiegò come poter risultare
più realistico. Il giovane Mills è invece interpretato da Brad
Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher.
L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso
l’etichetta da “sex symbol”. Per la parte, dunque, egli cercò di
evidenziare gli aspetti meno affascinanti del personaggio.
Nei panni di Tracy, moglie di Mills,
vi è invece la premio Oscar Gwyneth
Paltrow. L’attrice fu da subito la prima scelta per il
ruolo, ma questa si dichiarò non interessata. Su consiglio di Pitt,
all’epoca suo compagnò, accettò però di incontrare Fincher, il
quale riuscì infine a convincerla ad accettare. L’attore Kevin
Spacey interpreta invece il personaggio di Jon Doe,
che si rivelerà poi essere il killer della storia. Per mantenere
un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio nome non
venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e propria
sorpresa il suo ingresso in scena. Nel film si ritrova poi l’attore
R. Lee Ermey, celebre per Full Metal Jacket, nei panni del capitano di polizia.
John C. McGinley, noto per la serie
Scrubs, è invece il leader della squadra SWAT.
Seven: la spiegazione del
finale del film
Il finale di Seven è ormai
uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta conclusione
di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio per via
della sua grande drammaticità, i produttori del film non volevano
che fosse questo il finale, e decisero dunque di cambiarlo.
Nell’inviare la sceneggiatura a Fincher, tuttavia, questi si
sbagliarono mandandogli la versione con il finale originale.
Naturalmente il regista rimase estasiato, trovando perfettamente
coerente con il tono. Nell’apprendere della volontà di cambiarlo,
egli si oppose fermamente a tale decisione. Dalla sua parte si pose
anche Pitt, il quale si rifiutò di recitare nel film se il finale
non fosse stato quello con la celebre scatola.
Alla fine, i produttori dovettero
cedere alle pressioni, permettendo così di realizzare un finale che
ha poi effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo,
viene definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta
sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills,
all’insaputa di quest’ultimo. Sia Doe che Mills fanno infatti parte
dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a dimostrarlo
facendo sì che Mills getti via la sua maschera da persona per bene
per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così facendo, fa però il
suo gioco, dimostrando dunque che non sembra esserci via di fuga
dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il detective Sommerset
chiude il film sostenendo che vale comunque la pena lottare per il
mondo, nonostante non concordi sul fatto che esso sia un bel
posto.
Il trailer di Seven e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven è infatti disponibile nel catalogo
di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare
il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno
venerdì 2 febbraio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Seven il film del
1995 di David Fincher con protagonisti nel
cast Brad
Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey.
Quando uscì, questo lungometraggio
diretto da David Fincher fece storcere il naso a
diversi addetti ai lavori, perché considerato uno dei soliti film
thriller in cui vi è un killer seriale che semina indovinelli e
citazioni ad ogni omicidio efferato. Ma il grande pubblico lo ha
subito apprezzato, proprio per la sua trama originale,
coinvolgente, mozzafiato e per un finale non forzatamente a lieto
fine.
La trama di
Seven. I detective William Somerset e David Mills vengono
messi sulle tracce di un serial killer. A mano a mano che gli
omicidi si consumano, capiscono che l’assassino sta seguendo una
logica inquietante e atroce: uccidere ogni persona per un tipo di
peccato Capitale. Cercheranno così di anticiparne le mosse ed
evitare che il diabolico disegno dello squilibrato si
compia.
Gli attori protagonisti sono
Brad Pitt nei panni del giovane detective
David Mills, molto istintivo e ancora poco esperto, e
Morgan Freeman, nelle vesti del detective William
Somerset, un saggio e anziano poliziotto a cui manca una settimana
per andare in pensione. Una coppia forse stereotipata e ben
assortita, ma comunque affiatata ed efficace visti gli interpreti.
E poi c’è Kevin Spacey, che interpreta il maniaco
assassino che semina il panico con disumani omicidi; il quale
compare però solo verso la fine.
Seven, David Fincher con Brad
Pitt
Denzel Washington
rifiutò la parte che andò poi a Brad Pitt. Quest’ultimo, inseguendo il killer
sotto la pioggia, si procurò un brutto taglio che lo costrinse a
terminare il film fasciato, o girato di lato, oppure ancora con la
mano in tasca.
In una delle scene Mills e Somerset
discutono del libro Of human bondage, il cui autore è per l’appunto
William Somerset Maugham. Nel doppiaggio italiano questo romanzo è
stato sostituito da Delitto e castigo di Fëdor
Dostoevskij per ragioni di traduzione. La versione
tradotta in italiano non avrebbe di fatti colto l’allusione alla
pratica sessuale del bondage di cui Mills parla nella scena in
questione.
Alfonso Freeman,
figlio di Morgan, interpreta il tecnico che lavora sull’impronta
digitale trovata dai detective.
I quaderni di John Doe
sono dei veri manoscritti preparati per il film in due mesi di
lavoro per un costo di 15.000 dollari. Secondo quanto dice
Somerset, inoltre, due mesi è il tempo che servirebbe alla polizia
per leggerli tutti. Altra particolarità: i quaderni di John Doe
sono uguali a quelli usati da Evan nel film The Butterfly
Effect.
Kevin Spacey ha
voluto togliere il proprio nome dai titoli iniziali per consentire
una maggior suspense riguardo all’identità del killer John Doe. Per
questo motivo il suo nome è il primo ad apparire nei titoli di coda
che, altra particolarità, scorrono dall’alto verso il basso.
L’attore che impersona il primo
cadavere in una delle prime scene è Andrew Kevin Walker, lo
sceneggiatore e soggettista del film.
Per mostrare il corpo di Victor, la
vittima di accidia, David Fincher non volle
utilizzare un manichino o un fantoccio animato, ma un vero attore
che fosse molto magro e scarno. Il ruolo andò a Michael Reid McKay,
che al momento delle riprese pesava solo 36 kg.
Seven è stato
degradato dai critici ma è piaciuto parecchio al pubblico,
diventando un grosso successo commerciale: un budget di 30 milioni
di dollari ne ha generati infatti oltre 316 di incasso mondiale
lordo.
Uno dei generi di maggior successo
al cinema è senza dubbio quello del film distopico. Tali opere
permettono di avere uno sguardo ipotetico su un mondo dove gli
aspetti peggiori dell’umanità hanno preso il sopravvento, dando
vita a società e contesti particolarmente cupi e di complessa
natura. Ognuno di questi film propone una visione e una riflessione
diversa, e tra le più interessanti degli ultimi anni si afferma
quella di Seven Sisters (qui la recensione), titolo del
2017 diretto da TommyWirkola,
regista norvegese già autore di Dead Snow e Hansel &
Gretel – Cacciatori di streghe. In questa sua nuova opera,
nella società distopica presentata vige la legge del figlio
unico.
La sceneggiatura, scritta da
Max Botkin, circolava già dal 2001, ed era stata
inserita nell’elenco della Black List, comprendente i migliori
scritti ancora non prodotti. All’interno di questo, attraverso
elementi fantascientifici, si presentano una serie di
trasformazioni sociali in realtà già attualmente in corso. Si parla
infatti di sovrappopolazione, di carenza di risorse e di come ciò
porti alla formazione di governi sempre più stringenti nei
confronti delle libertà individuali dei cittadini. Seven
Sisters affronta dunque diversi temi, tutti di
particolare urgenze e attualità, e lo fa utilizzando il contesto
distopico, il quale ormai è divenuto il mezzo privilegiato per
affrontare tale tipo di discorsi.
Con un cast composto da grandi
attori, tra cui diversi candidati all’Oscar, il film si è così
affermato come un titolo di richiamo tra gli appassionati del
genere. Con un budget di 20 milioni di dollari e riprese svoltesi
interamente in alcune località della Romania, Seven
Sisters è un titolo da non perdere. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Seven Sisters: la trama del film
Il film è Ambientato nel 2073, in un
mondo post-apocalittico dove la sovrappopolazione e la scarsità di
risorse stanno devastando il pianeta. Tensioni civili e politiche,
guerre ed emigrazioni di massa hanno trasformato in maniera
irreversibile il contesto mondiale, costringendo i governi in
carica ad emanare una legge che permette alle famiglie il
concepimento di un solo figlio per nucleo. Ciò dovrebbe, in teoria,
aiutare a ridurre il sempre più preoccupante sovraffollamento. A
gestire la faccenda vi è la dottoressa Nicolette
Cayman, direttrice dell’organizzazione per il controllo
delle nascite. I figli in eccesso sono dunque condannati
all’ibernazione fino a data ignota.
In tale contesto vivono sette
sorelle gemelle, la cui madre è morta al momento del parto.
Cresciute sotto la tutela del nonno Terence
Settman, questi decide di chiamare le bambine come i
giorni della settimana. Le sette sono dunque costrette ad uscire
una per volta nel giorno corrispondente al loro nome, dovendo fare
molta attenzione a fingere di essere la stessa persona. Nessuno
dovrà mai scoprire il loro segreto, altrimenti potrebbero andare
incontro a grandi pericoli. Un giorno, però,
Lunedì scompare nel nulla. Per risolvere la
situazione, toccherà alle altre investigare sulla scomparsa della
maggiore, anche se questo significa uscire al di fuori del giorno
stabilito.
Seven Sisters: il cast del
film
Originariamente, la sceneggiatura
prevedeva sette gemelli maschi come protagonisti. Con il subentro
di Wirkola alla regia, però, questi chiese di cambiare i
protagonisti in sette gemelle femmine. La sua intenzione era
infatti quella di affidare il ruolo all’attrice Noomi Rapace,
divenuta celebre per il ruolo di Lisbeth Salander nella trilogia di
Uomini che odiano le donne. Affascinata dalla sfida di dar
vita a sette personaggi differenti, l’attrice si è subito dichiara
disponibile a partecipare. Per poter dividersi tra questi ruoli,
l’attrice ha dovuto girare ogni scena tante volte quante sorelle
erano presenti in questa. Ciò le ha richiesto una grande
preparazione, tanto fisica quanto psicologica. Ogni sorella
presenta infatti caratteristiche personali molto differenti l’una
dall’altra.
L’attrice ha raccontato di aver
sviluppato un forte legame verso ognuna delle sette personalità, ma
di considerare Sabato la sua preferita, avendo ritrovato molto di
sé da poter riportare nell’interpretazione. Accanto a lei, nei
panni del nonno Terence vi è invece l’attore Willem Dafoe.
Questi ha accettato il ruolo subito dopo aver letto la
sceneggiatura, affascinato tanto dal contesto descritto quanto dal
suo personaggio e dalle premure che dimostra. Nei panni della
severa Nicolette Cayman, invece, vi è la candidata all’Oscar
Glenn Close.
Non nuova a ruoli da cattiva, l’attrice ha raccontato di aver
costruito il personaggio cercando di far trasparire le sue ragioni
per fare quel che fa. Ad interpretare le sette sorelle Settman da
bambine, invece, vi è la giovane Clara Read.
Seven Sisters: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
In attesa di vedere tale sequel, è
possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven Sisters è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di martedì 26 settembre
alle ore 21:25 sul canale
Cielo.
Distribuito da Netflix e Koch Media Italia, Seven
Sisters arriverà nelle nostre sale il 30 novembre ed è
diretto da Tommy Wirkola, regista di opere non
troppo ben considerate, come Dead Snow e
Hansel & Gretel-Cacciatori di Streghe. Questa
volta però, forse anche per merito dei due sceneggiatori
Max Botkin e Kerry Williamson,
Wirkola sale decisamente di grado, mettendo in
scena un ottimo prodotto seppur a basso budget (laddove per “basso”
si intendano i canoni Hollywoodiani, per i quali un film prodotto
con poco più di 1 milione di dollari rappresenta una spesa
irrisoria). Ad essere azzeccata è anzitutto la scelta del genere
distopico, che nell’ultimo decennio cinematografico ha vissuto una
vera e propria rinascita grazie a titoli come Hunger
Games, Divergent, MazeRunner e compagnia bella.
In un imprecisato ma non lontano
futuro, il sovraffollamento del pianeta Terra ha causato una crisi
generale, alla quale si è pensato bene di ovviare con la regola del
“figlio unico”. Tramite un rigido controllo del Child Allocation
Bureau, le famiglie che danno alla luce più di un bambino sono
costrette a mettere i propri secondogeniti in capsule criogeniche,
ovvero in ibernazione, in attesa che la crisi mondiale venga
scongiurata e ci possa essere per tutti un futuro migliore. Ma
quando Terrence Settman (Willem Dafoe) vedrá
morire di parto la sua unica figlia dando alla luce sette gemelle,
deciderà di contravvenire alle regole e tenere con sé le bambine.
Registrata all’anagrafe come figlia unica, Karen Settman
(Clara Read da piccola, Noomi Rapace da adulta) è in realtà
“interpretata” dalle sette gemelle, le quali portano il nome della
settimana che corrisponde al loro rispettivo giorno di uscita. Ma
il loro segreto è destinato ad essere scoperto.
Liberamente ispirato al romanzo
breve fantascientifico “2BR02B” di Kurt
Vonnegut, SevenSister è
un film d’azione dove a farla da padrona, come si può immaginare, è
la protagonista Noomi Rapace, che riveste il difficile ruolo
delle sette gemelle protagoniste. Ogni donna infatti ha sviluppato
nell’intimo della propria abitazione, una propria personalità ben
definita, che porta quindi la Rapace a doversi
cimentare nei ruoli più disparati. Si va dalla nerd amante della
tecnologia e un po’ timida alla estroversa e sensuale mangia
uomini. Anche il cast di contorno è di tutto rispetto: dalla breve
ma incisiva comparsata di Willem Dafoe al ruolo di
aguzzina rivestito da Glenn Close. Pieno di azione e di suspense,
Seven Sisters guarda molto al cinema di
fantascienza anni 90, da Total Recall al
Sesto Giorno, facendosi intrattenimento puro nelle
tante scene adrenaliniche. Ma non dimentica del tutto la sostanza,
composta come è ovvio anzitutto dai retaggi orwelliani.
E se le tematiche su ecosistema,
sovraffollamento demografico e regimi totalitari potevano forse
essere approfondite, il film – che preferisce prendere la strada
del thriller – mantiene comunque alta la tensione, catturando lo
spettatore anche con il terribile colpo di scena finale, che poi
tanto inverosimile non è. Originariamente chiamato What
Happen to Monday (Cosa è successo a
Lunedì), il titolo alludeva all’evento che scatenante
della storia, ovvero il rapimento della prima sorella:
Monday.