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Signs: trama, cast e curiosità sul film con Mel Gibson

Signs: trama, cast e curiosità sul film con Mel Gibson

Negli anni il regista M. Night Shyamalan ci ha abituato a film carichi di tensione, dove a far paura è più ciò che si teme avverrà piuttosto di ciò che poi realmente avviene. Opere come Unbreakable – Il predestinato, The Visit e Split sono esemplari a riguardo, presentando atrmosfere suggestive e inquietanti e dimostrando tutta la maestria del regista nel rendere questo il punto di forza dei suoi lavori. Un altro celebre titolo della sua filmografia, distintosi a sua volta per la tensione che si genera nell’attesa del finale, è Signs, thriller di fantascienza del 2002 incentrato su un’annunciata invasione aliena.

Come al solito per Shyamalan, prima di arrivare al climax della storia si hanno a disposizione soltanto elementi attraverso cui si costruisce la tensione vera e propria. Indizi, segnali, avvenimenti inspiegabili, tutto ciò porta a sviluppare una certa inquietudine senza però aver realmente visto qualcosa di spaventoso. Ancora oggi Signs è considerato uno dei film più affascinanti del regista, un diretto prodotto della paura che si è rapidamente diffusa negli Stati Uniti post 11 settembre. È proprio alla luce di tale evento che va guardato questo film, il quale riflette sulla paura dello straniero, in questo caso l’alieno, ma anche sulla speranza e la fede necessarie a superare ogni momento buio.

Con un incasso di oltre 400 milioni di dollari, si tratta di uno dei maggiori successi del regista, un esempio brillante di costruzione della suspence che non manca di suscitare ammirazione ancora oggi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Signs

Protagonista del film è il pastore protestante Graham Hess, il quale si trova a vivere una profonda crisi spirituale in seguito alla morte della moglie Colleen per un tragico incidente stradale. Abbandonata la professione e la fede in seguito a tale evento, Graham vive ora in una isolata fattoria con il figlio asmatico Morgan, la figlia Bo e suo fratello minore Merrill, un giocatore di baseball ormai fallito. La loro tranquillità viene nuovamente sconvolta nel momento in cui una serie di cerchi e segni nel grano compaiono tanto nella loro piantagione quanto in altre parti del mondo.

La comparsa di strane luci nel cielo e alcuni spaventosi avvistamenti di strane creature non faranno che togliere ogni dubbio. Ben presto, alla popolazione mondiale diventa infatti chiaro che un’invasione aliena sta per avere luogo. Graham non è però disposto a perdere un altro membro della sua famiglia e decide pertanto di barricarsi dentro la sua casa per proteggere i suoi cari. Sarà a quel punto che gli extraterresti si manifesteranno, con intenzioni ancora ignote. Nel momento in cui qualcosa tenterà violentemente di entrare dentro la loro casa, però, Graham si troverà a dover escogitare un piano di sopravvivenza.

Signs cast

Il cast di attori e gli alieni di Signs

Per interpretare il protagonista Graham Hess, Shyamalan sapeva sin da subito di volere l’attore Mel Gibson. Per lui, infatti, egli incarna il tipo d’uomo che farebbe di tutto pur di proteggere la propria famiglia. L’attore, in realtà, ha raccontato di essersi trovato destabilizzato dal personaggio del pastore, non essendo abituato ad interpretare ruoli così introspettivi. Dopo aver letto la sceneggiatura, tuttavia, si rese conto di non riuscire a non pensare alla storia in essa raccontata, decidendo dunque di accettare la parte. Ad aiutarlo ad entrare nel personaggio ci ha poi pensato il trovarsi faccia a faccia con i cerchi nel grano realizzati dalla produzione, da Gibson giudicati estremamente suggestivi.

Nel ruolo di suo fratello Merrill avrebbe dovuto esserci l’attore Mark Ruffalo, il quale però dovette rinunciare a poche settimane dalle riprese per via di una delicata operazione al cervello. Al suo posto è stato scelto Joaquin Phoenix, mentre i figli di Graham, Morgan e Bo, sono interpretati da Rory Culkin e Abigail Breslin, quest’ultima al suo debutto cinematografico. Gli attori Cherry Jones e Patricia Kalember interpretano invece l’ufficiale Paski e Colleen, la moglie di Graham. Nel film compare poi anche lo stesso Shyamalan nei panni di Ray Reddy, l’uomo coinvolto nell’incidente in cui perde la vita la moglie del protagonista.

Per quanto riguarda gli alieni presenti nel film, originariamente Shyamalan voleva che questi fossero invisibili. Non riuscendo però ad ottenere l’effetto desiderato, decise di scartare tale idea. Gli alieni, inoltre, avrebbero dovuto avere dei corpi e dei movimenti prevalentemente femminili, ma in fase di prova l’effetto risultò poco minaccioso e si decise dunque di abbandonare anche questa idea. Un’altra idea scartata è stata quella di dotare gli alieni di abilità di camuffamento simili a quelle usate dagli alieni del film Predator. Nonostante si parli di tali creature per tutto il film, inoltre, queste si manifestano in realtà soltanto per circa un minuto e mezzo.

Il trailer di Signs e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Signs grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 23 febbraio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Signs of Love: la recensione del film di Clarence Fuller

Signs of Love: la recensione del film di Clarence Fuller

Con il suo debutto alla regia di un lungometraggio, dal titolo Signs of Love, il regista Clarence Fuller racconta una storia d’amore dove il sentimento si oppone al dolore e al disagio esistenziali che la vita può provocare. Il film, presentato in Concorso ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, ha conquistato tutti con la sua ruvida dolcezza, aggiudicandosi anche il Premio Corbucci. Assegnato per la prima volta nel corso di questa edizione, tale riconoscimento, così intitolato in onore a Sergio Corbucci, ha l’obiettivo di valorizzare le opere vincitrici, favorendo la loro uscita in sala.

Grazie a tale riconoscimento, Signs of Love potrà dunque ora trovare il proprio posto nei cinema italiani, offrendo al pubblico la storia di Frankie (Hopper Penn), un ragazzo da sempre afflitto da una complicata situazione famigliare. Cresciuto in un quartiere degradato, egli non ha avuto altre possibilità se non quella di diventare uno spacciatore, attività con cui può prendersi cura della sorella alcolizzata Patty (Dylan Penn) e, soprattutto, del nipote quindicenne. La sua vita non sembra avere in serbo sorprese per lui, almeno fino a quando non incontra Jane (Zoë Bleu Sidel). In lei Frankie vede la possibilità di un futuro migliore, ma solo se riuscirà a fuggire dal suo presente.

Questione di famiglia

Il film di Fuller ha attirato attenzioni su di sé per via della presenza di Hopper e Dylan Penn, fratello e sorella nella realtà, nonché figli di Sean Penn e Robin Wright. Entrambi vantano già diverse interpretazioni, ad esempio in Il tuo ultimo sguardo e Una vita in fuga, entrambi diretti dal padre. Qui si trovano però entrambi a confrontarsi con dei personaggi particolarmente problematici e complessi, caratterizzati da profonde ferite emotive che stabiliscono il modo in cui entrambi si relazionano con il mondo e le persone circostanti. I due attori riescono però a risultare credibili e appassionanti nelle loro rispettive interpretazioni. La vera sorpresa del film, però, è Zoë Bleu Sidel.

Figlia dell’attrice Rosanna Arquette, la giovane interprete è qui al suo primo ruolo di rilievo e dimostra già una presenza scenica ammaliante. La sua Jane, una ragazza non udente, è il vero e proprio cuore del film, che comunica attraverso quella lingua dei segni che dà il titolo al film. È lei il segno che l’amore può esistere per Frankie, se solo egli saprà come cogliere la sua occasione. Signs of Love, dunque, svela notevoli legami famigliari fuori e dentro il racconto, i quali sono altrettanto centrali per ciò che al regista preme raccontare. I suoi protagonisti sono infatti profondamente definiti dalla loro famiglia di provenienza.

Lo sa bene Frankie, che tra il padre tossicodipendente e la sorella alcolizzata non è riuscito a ritagliarsi fuori da tale contesto. La famiglia è però raccontata non solo per i suoi aspetti più crudeli, ma anche con uno spiraglio di ottimismo che permette di ritrovare fede in tali legami. A ciò torna utile il nipote del protagonista, suo primo unico motivo per non lasciarsi cadere nell’oblio. Fuller si concentra dunque sul raccontare tutte le sfumature di cui una famiglia può comporsi e i modi in cui tale presenza possa essere più o meno salvifica nella vita di tutti noi. In fin dei conti, l’elemento che non può mancare è, naturalmente, l’amore vero e reciproco.

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Dylan Penn in una scena di Signs of Love.

I segni dell’amore

Il film che Fuller realizza si caratterizza dunque per le sue emozioni forti, che rendono il tutto profondamente più coinvolgente. Per quanto i personaggi possano essere sgradevoli o lontani dal proprio vissuto, i loro tentativi di opporsi ad un fato avverso possono suscitare quell’identificazione necessaria a rendere un’opera memorabile. All’interno di questa cornice emotiva, colpisce però anche il contesto che il regista si preoccupa di costruire. Come da lui affermato, la sceneggiatura di Signs of Love risale al 2011, ma solo dopo essersi imbattuto nella città di Philadelphia egli ha trovato ciò che mancava al suo racconto.

Fuller va infatti a ricercare in quella città dinamiche che possano rendere il racconto più struggente senza però allontanarsi dal realismo desiderato. Signs of Love è dunque un’opera che si potrebbe definire come “ruvida”, che non risparmia situazioni particolarmente dolorose e conferisce al racconto quella sincerità che si rivela essere il suo pregio migliore. Perfettamente inserito nel contesto del miglior cinema indipendente americano, il film permette dunque di entrare a far parte di uno spaccato di vita, dove non si offrono facili soluzioni ma solo conseguenze inevitabili per le proprie azioni. Una gradita sorpresa, dunque, da non lasciarsi sfuggire al suo passaggio in sala.

Signori il delitto è servito: la 20th Century Fox prepara il remake

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Nel lontano 2011 la Universal Pictures aveva annunciato di avere in cantiere lo sviluppo di un nuovo film basato sul celebre gioco di società Cluedo della Parker Brothers.

Adesso, stando a quanto riportato da The Tracking Board, il progetto è passato nelle mani della 20th Century Fox e sarebbe, in effetti, un remake di Signori il delitto è servito (titolo originale Clue), film del 1985 (già a sua volta basato sul gioco sopracitato) diretto da Jonathan Lynn e interpretato, tra gli altri, da Tim Curry.

Tuttavia il remake prenderà le distanze dalla pellicola originale. Josh Feldman (My Little Pony) si occuperà della produzione del nuovo film per gli Hasbro Studios, mentre Ryan Jones figurerà come produttore esecutivo.

La versione della Universal Pictures avrebbe dovuto vedere dietro la macchina da presa Gore Verbinksi (Pirati dei Caraibi) e doveva basarsi su una sceneggiatura firmata da Burk Sharpless e Matt Sazama.

signori il delitto è servito

Signori il delitto è servito: la 20th Century Fox prepara il remake

Di seguito la trama della pellicola originale:

1954, sei persone sono invitate ad una cena in una misteriosa villa del New England. Vengono ricevuti dal maggiordomo, Wadsworth (Tim Curry), il quale ricorda loro che a ciascuno è stato assegnato uno pseudonimo per essere protetto dalla sua vera identità. Il settimo ospite, il Sig. Boddy (Lee Ving), arriva durante la cena. In cucina sono presenti la cuoca, la signora Ho (Kellye Nakahara), e una cameriera francese, Yvette (Colleen Camp). Dopo la cena, riuniti gli ospiti nello studio, Wadsworth rivela che sei di loro hanno in comune l’essere vittima di un ricatto da parte della stessa persona.

Fonte: CS

Signora per un giorno: il film di Frank Capra

Signora per un giorno: il film di Frank Capra

Signora per un giorno è il film del 1934 diretto da premio Oscar Frank Capra e con protagonisti Walter Connolly, May Robson, Warren William, Guy Kibbee.

Signora per un giorno, trama

David “lo Sciccoso” è un gangster-gentiluomo di New York, nel giro delle scommesse sui cavalli; è un tipo superstizioso, che ha un debole per le mele vendute da Annie, mendicante alcolizzata, perché convinto che gli portino fortuna. Da parte sua Annie, nonostante le ristrettezze economiche, ha mantenuto con grandi sacrifici la figlia Louise in un collegio in Spagna, dove la ragazza si fidanza con Carlos, il figlio del conte Romero. Un giorno Louise, inconsapevole della situazione economico-sociale della madre, le scrive dicendole che lei, il conte ed il suo futuro marito stanno per arrivare a New York per conoscere la famiglia.

Annie è disperata, ma David decide di aiutarla e con la sua banda organizza i preparativi per trasformare la stracciona in una gran signora e per mettere su una festa con finti vip e politici interpretati dai suoi scagnozzi.

Signora per un giorno, il film

Signora per un giorno è diretto da Frank Capra, il regista più ottimista che Hollywood abbia conosciuto nella sua lunga storia. In tempi grigi e pessimisti come quelli in cui viviamo, il suo cinema può ritrovare la sua funzione fondamentale di evasione dalla realtà. I suoi lungometraggi possono essere visti come autentiche favole moderne e di nuovo attuali, aventi come protagonisti persone umili e bistrattate da una società cinica, ma che poi alla fine ottengono giustizia e riscatto.

La sua pellicola più famosa è La vita è meravigliosa del 1946. Quando uscì il film però andò malissimo, al punto da sancire il fallimento – assieme all’insuccesso commerciale de Lo stato dell’Unione (1948) – della Liberty films, società cinematografica fondata insieme all’ex produttore capo della Columbia, Samuel Biskin e ai colleghi registi William Wyler e George Stevens.

Ma veniamo a Signora per un giorno. Signora per un giorno può essere considerato l’inizio di un fortunato filone del genere, cui faranno seguito altri film di spessore, su tutti il sopracitato La vita è meravigliosa. Si tratta di commedie nelle quali anche quando tutto sembra perso, arriva il tocco magico che mette le cose a posto, come una sorta di fortunata “mano invisibile” teorizzata dall’economista liberista Adam Smith.

Quanto al cast, nei panni di “Apple” Annie – la venditrice ambulante che si trasforma in una nobile per qualche giorno – troviamo May Robson, la quale non ha all’attivo molti film, ma questa interpretazione le è valsa l’Oscar come migliore attrice. Da segnalare anche quella di Warren William, nei panni di David “lo sciccoso”, colui che aiuta Annie nella stramba e insperata impresa; la sua carriera si racchiude in un quindicennio (’31-’45) e vede tra i 25 film in cui figura anche Lo specchio della vita, famoso strappalacrime realista del 1934.

Oltre a quello assegnato alla Robson, Signora per un giorno ha vinto altri 3 Oscar: miglior film, miglior regista e  Migliore sceneggiatura non originale. Quest’ultimo premio è andato a Robert Riskin, sceneggiatore che ha firmato tutti i film di maggiore successo di Capra negli anni ’30; non a caso, terminato il loro sodalizio professionale, il regista siculo-americano ebbe meno verve creativa.

Sifu: Netflix e Chad Stahelski, regista di John Wick, adatteranno il videogioco

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Netflix e il regista di John Wick, Chad Stahelski, stanno adattando il videogioco di arti marziali acclamato dalla critica, Sifu, in un film per la piattaforma di streaming. Il gioco è stato sviluppato da Sloclap e segue il figlio di un sifu, o maestro di arti marziali, in cerca di vendetta per la morte del padre. Il gioco è stato pubblicato nel 2022 con successo di critica e commerciale, mentre un adattamento, intitolato Sifu: It Takes a Life, è stato pubblicato come episodio di Secret Level serie antologica animata basata su diversi videogiochi – su Prime Video nel 2024.

Ora, un vero e proprio adattamento cinematografico di Sifu è in fase di sviluppo, con T.S. Nowlan (trilogia di Maze Runner, The Adam Project) che scriverà il film. Stahelski parteciperà come produttore, insieme a Jason Spitz e Alex Young della 87Eleven Entertainment. Dmitri M. Johnson e Mike Goldberg di Story Kitchen saranno anche produttori, mentre Timothy I. Stevenson, Elena Sandoval e Jeff Ludwig saranno i produttori esecutivi. Johnson e Goldberg hanno rilasciato una dichiarazione sull’adattamento del gioco da parte di Netflix – riportata da ScreenRant – che può essere letta qui sotto:

Dal momento in cui abbiamo giocato, abbiamo capito che questo titolo ha tutte le carte in regola per essere un’esperienza cinematografica indimenticabile, con azione al cardiopalma, una profonda posta in gioco emotiva e un approccio unico alla narrazione delle arti marziali. La collaborazione con 87Eleven Entertainment, i migliori al mondo quando si tratta di film d’azione, è un sogno che si avvera. La loro maestria nella coreografia e nella narrazione viscerale è l’abbinamento perfetto per dare vita a SIFU sullo schermo. Con Netflix alle spalle, siamo pronti a realizzare un film d’azione diverso da tutti gli altri“.

Cosa significa per il gioco l’adattamento di Sifu su Netflix

Sifu è stato molto acclamato dopo la sua uscita, ottenendo molteplici nomination ai The Game Awards e ai British Academy Game Awards, oltre a nomination ai Golden Joystick Awards e ai D.I.C.E. Awards. Il gioco ha vinto il premio Best Game You Suck At durante gli Steam Awards del 2023, sottolineando la sua curva di difficoltà. Questi premi erano principalmente volti a lodare il suo gameplay, caratterizzato da un sistema unico che fa invecchiare il personaggio del giocatore ogni volta che muore. Ciò aggiunge mosse più forti al suo arsenale, ma riduce anche la sua salute.

Anche se non è chiaro se questa parte fondamentale del gioco verrà inserita nel film, la squadra che sta dietro al film si sta già preparando bene. Anche se Stahelski è destinato a dirigere un altro adattamento del videogioco, ovvero il prossimo film Ghosts of Tsushima, il suo contributo a Sifu sarà utile grazie al suo background in John Wick. Anche il coinvolgimento di 87Eleven e Story Kitchen è un buon segno, grazie alla loro tipica attenzione per i film d’azione. Anche senza dettagli sulla trama, la scrittura di Nowlan può attingere dal suo lavoro precedente per catturare lo spirito del gioco.

Sienna Miller: film e carriera dell’attrice americana

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Sienna Miller: film e carriera dell’attrice americana

Sienna Miller è un’attrice, modella e stilista britannica di origine statunitense.

Nel 2008 riceve la candidatura al Premio BAFTA come migliore stella emergente. Per il ruolo di Tippi Hedren nel film TV The Girl riceve la candidatura al Golden Globe e al Premio BAFTA. Nel 2014 partecipa al film Foxcatcher ed affianca Bradley Cooper nell’acclamato American Sniper di Clint Eastwood.

E’ stata recentemente al cinema con il film La legge della notte di Ben Affleck, con Brendan Gleeson, Elle Fanning e Zoe Saldana, film basato sul bestseller di Dennis Lehane. Nel 2015 ha recitato insieme a Tom Hiddleston e Jeremy Irons nel dramma indipendente di Ben Wheatley High-Rise, per cui ha ricevuto una nomination ai British Independent Film Award come migliore attrice protagonista.

Sienna Miller, filmografia

Lo stesso anno, Sienna Miller è stata protagonista della commedia Affare fatto, al fianco di Vince Vaughn e Dave Franco, e ha recitato nel film drammatico indipendente di Anna Boden e Ryan Fleck, Mississippi Grind. Per quest’ultimo ruolo Miller ha vinto l‟Harper’s Bazaar Award come attrice britannica dell’anno. Sienna Millerha vinto lo stesso premio per le sue performance ne Il sapore del successo di John Welles, a fianco di Bradley Cooper, e American Sniper di Clint Eastwood.

Nel 2013 grazie alla performance nell’acclamato film della HBO The Girl, Sienna Miller è stata nominata come migliore attrice in entrambe le cerimonie di premiazione ai BAFTA e ai Golden Globe. La pellicola esplorava il rapporto tra Tippi Hedren (Sienna Miller) e Alfred Hitchcock (Toby Jones) durante la produzione del film Gli uccelli. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro cinematografico, tra cui una nomination agli Independent Spirit Award per il suo ruolo nel film del 2007, Interview, e una nomination ai British Independent Film Award per la sua performance in The Edge of Love nel 2008, per la quale si è anche guadagnata una nomination ai BAFTA Orange Rising Star Award.

In precedenza l’attrice è stata protagonista del famoso film drammatico Foxcatcher – Una storia americana di Bennett Miller, accanto a Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo; e in GI Joe: La nascita dei cobra, un successo internazionale del 2009. Sienna Miller ha interpretato il ruolo della baronessa, per la quale è stata nominata come attrice protagonista al CinemaCon della NATO. Altri crediti cinematografici includono Factory Girl e Casanova.

Sienna Miller, biografia

Nata a New York, Miller è stata educata in Inghilterra e poi ha studiato recitazione al Lee Strasberg Institute di New York City. Si è inizialmente guadagnata l’attenzione dei critici e del pubblico quando ha interpretato la fidanzata del personaggio di Daniel Craig nel film Layer Cake di Matthew Vaughn, guadagnandosi una nomination agli Empire Awards come miglior attrice esordiente.

Sienna Miller è alta 1 metro e sessantacinque centimetri.

Anche attrice teatrale, Sienna Miller ha fatto il suo debutto nel West End nel 2005 quando ha interpretato Celia in Come vi piace di William Shakespeare, accanto a Helen McCrory e Dominic West. Nel 2009 ha fatto il suo debutto a Broadway nell’adattamento di Patrick Marber di Miss Julie, diretto da Mark Brokaw e interpretato anche da Jonny Lee Miller. Più recentemente ha recitato nel revival del 2011 di Flare Path di Terence Rattigan al Royal Haymarket Theatre, diretto da Trevor Nunn.

Sienna Miller in Alfie con Jude Law

sienna miller Alfie

Sienna Miller: 10 cose che non sai sull’attrice

Sienna Miller: 10 cose che non sai sull’attrice

Nel corso della sua carriera, l’attrice Sienna Miller ha recitato in opere che le hanno permesso di mettere alla prova la propria versatilità. Distinguendosi tra film mainstream e pellicole d’autore, la Miller ha costruito su solide basi il proprio status, arrivando ad ottenere importanti riconoscimenti da parte della critica e del pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Sienna Miller.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Sienna Miller American Sniper

Sienna Miller: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta sul grande schermo con il film South Kensington (2001), per poi ottenere maggior notorietà grazie a titoli come Sogni di gloria (2002), Sogni di gloria – La rivincita di Raf (2003), The Pusher (2004) e Alfie (2004). Negli anni successivi recita poi in Casanova (2005), Interview (2007), Stardust (2007), con Michelle Pfeiffer, I misteri di Pittsburgh (2007), The Edge of Love (2008), con Keira Knightley, G.I. Joe – La nascita dei cobra (2009), Foxcatcher (2014), con Mark Ruffalo, American Sniper (2014), con Bradley Cooper, Il sapore del successo (2015), Civiltà perduta (2016), La legge della notte (2016), di Ben Afflecke City of Crime (2019).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera l’attrice non ha mancato di recitare anche per alcune serie televisive, come Bedtime (2002) e Keen Eddie (2003-2004). Nel 2012 è invece Tippi Hedren nel film televisivo The Girl – La diva di Hitchcock, per poi tornare sul piccolo schermo con il ruolo di Beth Ailes nell’acclamata serie The Loudest Voice (2019), dove ha recitato accanto agli attori Russell Crowe e Naomi Watts.

8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. Per il suo ruolo nel film TV The Girl – La diva di Hitchcock, dove si ripercorre del difficile rapporto tra il noto regista e l’attrice Tippi Hedren, la Miller ha ottenuto candidature ad importanti premi come i Golden Globe, i Bafta TV Awards, i Critics Choice Television Awards e i Satellite Awards. Pur non riportando vittorie, l’attrice ha così avuto modo di consolidare il proprio ruolo all’interno dell’industria.

Sienna Miller: i suoi fidanzati

7. Ha avuto una relazione con un noto attore. Sul set del film Alfie, la Miller conosce l’attore Jude Law, con il quale intraprende una relazione dal 2004 al 2006. In quell’anno, infatti, i due si separarono per via di alcuni ripetuti tradimenti. Vengono però visti nuovamente insieme nel 2009, confermando di aver ripreso la loro relazione. Si lasciano però nuovamente nel 2011, affermando di essere rimasti in buoni rapporti.

6. Ha avuto diversi fidanzati celebri. Nel corso degli anni la Miller ha poi avuto altre relazioni con celebri attori di Hollywood, come Daniel Craig, con il quale ha recitato nel film The Pusher, Rhys Ifans, noto per essere stato Spike in Notting Hill, e Tom Sturridge, con il quale ha avuto una figlia nel 2012. A quest’ultimo l’attrice è stata legata dal 2012 al 2014.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Sienna Miller Alfie

Sienna Miller in The Pusher

5. Ha interpretato l’interesse amoroso del protagonista. Nel film The Pusher l’attrice ricopre il ruolo di Tammy, di cui il protagonista chiamato XXXX si invaghisce perdutamente. All’interno del film, il personaggio ricoperto dalla Miller avrà particolare rilievo nel determinare le fortune o sfortune del protagonista. Grazie a tale ruolo, l’attrice ha potuto acquistare maggior popolarità all’interno dell’industria hollywoodiana.

Sienna Miller in Alfie

4. Non ha avuto problemi per le scene di nudo. Nel film Alfie, l’attrice ricopre il ruolo di Nikki, donna emotivamente instabile che intraprende una turbolenta relazione con il protagonista. In una delle scene in cui sono insieme, era previsto che l’attrice recitasse svestita. Le fu detto che se non si sentiva a suo agio, la scena poteva essere riscritta diversamente, ma la Miller rifiutò questa possibilità, affermando di voler usare l’imbarazzo della nudità per rendere più realistica la scena.

3. Ha lavorato molto sull’emotività del personaggio. Il desiderio dell’attrice era quello di non dar vita a cliché nel rappresentare l’instabile emotività di Nikki. Per questo motivo ha cercato di scavare a fondo nelle emozioni del personaggio, immaginando da sé un’origine alla sua fragilità. In questo modo, ha potuto mettere in scena emozioni che percepiva come proprie, evitando la sterile imitazione.

Sienna Miller in American Sniper

2. Ha incontrato la donna che avrebbe interpretato nel film. In American Sniper, film incentrato sul cecchino Chris Kyle, la Miller ha interpretato il ruolo di Taya Kyle, moglie di questi. Per essere certa di rendere giustizia alla vera Kyle, l’attrice l’ha voluta incontrare in diverse occasioni, studiandola nel suo modo di parlare e comportarsi, ma anche ascoltando il suo punto di vista sulla storia del marito.

Sienna Miller: età e altezza

1. Sienna Miller è nata a New York, Stati Uniti, il 28 dicembre 1981. L’attrice è alta complessivamente 165 centimetri.

Fonte: IMDb

Sienna Miller su Captain Marvel: “Potrebbe essere divertente interpretarla”

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Sienna Miller, in compagnia di Bradley Cooper, è impegnata a promuovere Il sapore del successo (guarda il trailer), commedia culinaria diretta da John Wells.

Durante un’intervista con MTV, all’attrice è stato chiesto se sarebbe stata interessata, in futuro, a interpretare Captain Marvel.

Sienna, sinceramente sorpresa, non era molto preparata sul personaggio, tuttavia ha affermato che le piacerebbe interpretare la prima protagonista donna di un cinecomics, considerando l’esperienza divertente da vivere,ma anche da guardare per suo figlio.

Ecco l’intervista:

Sienna Miller nel nuovo film di Clint Eastwood

Sienna Miller (Stardust , GI Joe: La nascita dei Cobra) è in trattative per interpretare un ruolo da protagonista nel film di Clint Eastwood American Sniper. Il film è basato sul libro di memorie del Navy SEAL Chris Kyle (scritto con Scott McEwen e Jim DeFelice), pubblicato nel 2012 e ufficialmente descritto come segue: “Egli è il più letale cecchino americano mai vissuto, chiamato “The Devil” dai nemici che cacciava e “The Legend” dai suoi fratelli Navy SEAL. Dal 1999 al 2009, Chris Kyle ha registrato il più alto numero di uccisioni per un cecchino nella storia militare degli Stati Uniti. Il Pentagono ha confermato ufficialmente più di 150 uccisioni di Kyle (il precedente record americano era 109), ma si è rifiutato di verificare il numero totale per questo libro.

Insorti iracheni temevano Kyle così tanto che lo hanno chiamato Al-Shaitan (“il diavolo”) e messo una taglia sulla sua testa. Kyle ha guadagnato uno status leggendario tra i suoi compagni SEALS, Marines e soldati dell’esercito degli Stati Uniti, che ha protetto con una precisione micidiale. Kyle è un nativo del Texas che ha imparato a sparare durante le battute di caccia svolte da piccolo con il padre. Dopo l’11/9, è stato spinto in prima linea nella Guerra del Terrore, e ben presto ha trovato la sua vocazione come cecchino di classe mondiale. A Falluja, dove ha registrato un record personale di uccisione con un solo colpo da ben 2.100-yard, Kyle ha sfidato il fuoco pesante per salvare un gruppo di marines intrappolati in strada, a RamadiKyle parla onestamente del dolore provato in guerra due volte quando, dopo essersi girato verso il fuoco nemico, ha sperimentato e vissuto la tragica morte di due amici

Sienna Miller interpreterà la parte di Taya Renae Kyle, la moglie di Kyle.

Fonte: Comingsoon.net

Sienna Miller in Foxcather

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Sienna Miller si aggiunge al cast di Foxcatcher, nuova opera di Bennett Miller (Moneyball), dedicata al campione olimpico di lotta libera Dave Shultz, che sarà interpretato da Mark Ruffalo. Sienna Miller (nessuna parentela col regista) interpreterà il ruolo – chiave della moglie del protagonista.

Foxcatcher seguirà la vicenda della tragica morte di Shultz, ucciso dal suo amico John DuPont (erede della dinastia dei magnati della chimica), colpito da un attacco di schizofrenia paranoide. DuPont, che nel film verrà interpretato da Steve Carell, era stato infatti un entusiasta fan della lotta libera olimpica, fino a creare e finanziare una sua squadra privata, la Foxcatcher, dal quale deriva il titolo del film. Del cast farà parte anche Channing Tatum, nel ruolo del fratello di Shultz, Mark, lottatore a sua volta. L’inizio delle riprese è previsto per fine ottobre.

Fonte: Empire

Sienna Miller e Brenda Fraser per Justin Long

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Justin Long è alle prese con un film da lui scritto ed interpretato. Le riprese sono già cominciate a New York City e alla regia c’è Kat Coiro. Il film, dal titolo A Case of You, ha tra gli interpreti da oggi anche Sienna Miller e Brendan Fraser.

Nel film un giovane scrittore cerca di fare colpo sulla donna dei suoi sogni mentendo su chi sia e sulla sua personalità. Quando però la sua recita va a buon fine e la ragazza sdi invaghisce della sua finta personalità, lui deve continuare a recitare. Nel cast ad interpretare la bella di Long-protagonista, c’è Evan Rachel Wood mentre partecipano al film in veste di comprimari anche Keir O’Connell, Busy Phillips e Peter Dinklage.

Fonte: comingsoon

Sienna Miller diventa Chef con Omar Sy

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Sienna Miller è entrata a far parte del film Chef, che non è il recente successo al botteghino di Jon Favreau, Chef, nè tantomeno Le Chef, film con Jean Reno prodotto dalla Weinstein Company e diretto da John Welles, che nell’ultima stagione cinematografica ha diretto I Segreti di Osage County, ma un altro film, con lo stesso titolo, che rischia di creare un po’ di confusione per gli spettatori.

L’attrice britannica è al momento super impegnata: da una parte sta girando Black Mass, accanto a Johnny Deep e Benedict Cumberbatch, dall’altra è impegnata ancora sul set di American Sniper con Bradley Cooper.

Il film si basa su una sceneggiatura di Steven Knight (La promessa dell’Assassino) ed è prodotto da Michael Shamberg, Stacey Sher e Erwin Stoff. Nel film Omar Sy è uno chef che perde il suo lavoro a Parigi e prova a rifarsi una vita a Londra.Fonte: CS

Sidney Poitier, ci lascia a 94 anni il leggendario attore

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Sidney Poitier, ci lascia a 94 anni il leggendario attore

È morto Sidney Poitier, attore, regista e attivista per i diritti civili pionieristico e icona afroamericana del cinema. Aveva 94 anni. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri delle Bahamas Fred Mitchell. I dettagli della sua morte non sono immediatamente disponibili.

Con una bellezza e una classe come non se ne sono viste spesso sul grande schermo, Sidney Poitier ha scritto la storia di Hollywood, diventando il primo afroamericano a vincere un premio Oscar come miglior attore, per Gigli del campo del 1964.

Poitier era una figura di spicco a Hollywood e non solo, ha recitato in classici come Indovina chi viene a cena, In the Heat of the Night e To Sir With Love, per citarne alcuni, mentre si occupava nella sua vita pubblica della tutela dei diritti civili, promuovendo l’uguaglianza razziale e la dignità umana.

Nel 2022 gli è stato assegnato un altro Oscar alla carriera, questa volta, un’onorificenza che si affolla insieme a tutti i premi di cinema e ai riconoscimenti per il suo impegno civile, tra cui la Medaglia Presidenziale della Libertà, insignitagli nel 2009 da Obama.

Sidewinder: chi è il villain che Giancarlo Esposito interpreterà in Captain America: Brave New World

Oltre alle grandi rivelazioni per il futuro del MCU, il Comic Con di San Diego è stata anche un’occasione per svelare al mondo l’identità del personaggio che interpreterà Giancarlo Esposito in Captain America: Brave New World: Sidewinder.

Non sappiamo molto della iterazione cinematografica del personaggio, ma a quanto pare il villain prenderà di mira Sam Wilson. Ecco di seguito una panoramica su Sidewinder in base alla sua storia nei fumetti: chi è? Quali sono i suoi piani?

Quale Sidewinder interpreta Giancarlo Esposito?

Sidewinder è un cattivo di Capitan America relativamente poco noto e nel corso della sua storia a fumetti tre personaggi diversi ne hanno ricoperto il ruolo. Il primo è stato Seth Voelker. Introdotto nel numero 64 di Marvel Two-in-One degli anni ’80, è stato creato da Mark Gruenwald, Ralph Macchio e George Pérez. Il secondo è apparso nel numero 1 di Iron Fist del 1998 (per gentile concessione di Dan Jurgens e Jackson Guiceand) e non ha mai avuto un nome; tuttavia, è morto nello stesso numero dopo aver fallito un tentativo di infiltrazione nello S.H.I.E.L.D.

Il terzo e attuale Sidewinder è Gregory Bryan; creato da Robert Kirkman e Scot Eaton in Captain America #31 due decenni fa, è molto simile alla versione originale. In Captain America: Brave New World, Esposito interpreterà Voelker.

La Serpent Society

In un “Evento Marvel” del 2014, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha preso in giro tutti i fan quando ha annunciato che Captain America 3 si sarebbe intitolato Captain America: Serpent Society (pochi istanti dopo, abbiamo ottenuto il vero titolo di Civil War quando Chris Evans, Robert Downey Jr. e Chadwick Boseman si sono riuniti sul palco). Nei fumetti, la Serpent Society è un gruppo di supercriminali e mercenari fondato da Sidewinder. Una minaccia ricorrente nei fumetti di Captain America, i cui membri hanno incluso Constrictor, Death Adder, Diamondback, Slither, King Cobra e Viper.

Supponendo che non siano stati tagliati, come si vocifera, prevediamo di vedere la superstar della WWE Seth Rollins nei panni di King Cobra e Rosa Salazar nei panni di Diamondback con Sidewinder di nuovo a fare da leader.

E la sua storia nei fumetti?

Sebbene Sidewinder abbia fatto decine di apparizioni nel corso degli anni, non è esattamente Teschio Rosso o Crossbones! Tuttavia, ha ottenuto alcune grandi vittorie, anche se rientra nella categoria “B” o “C” dei supercriminali.

Seth Voelker è stato assunto dalla Roxxon Oil Company per recuperare la Corona del Serpente, un antico manufatto magico che offre a chi lo indossa una lunga lista di superpoteri. In veste di Sidewinder, Voelker ha avuto successo nella sua missione e in seguito ha fondato il suo gruppo di supercriminali, la Serpent Society. Che ci crediate o no, Voelker è ora un opinionista televisivo che condivide i suoi pensieri sugli esseri postumani, inclusi i Thunderbolts.

I poteri di Sidewinder

Il Sidewinder che abbiamo visto nell’MCU sembra essere relativamente normale e sembra essere equipaggiato con una varietà di armi. Questo è un bel contrasto con ciò che abbiamo sentito sugli altri membri della Serpent Society di Captain America: Brave New World.

Si suppone che i personaggi avranno vari miglioramenti e, se i Marvel Studios stanno cercando di mantenere questo film radicato nella realtà, potrebbe essere il motivo per cui si è deciso di tagliare dei personaggi “superumani”. Per quanto riguarda il Sidewinder dei fumetti, è un uomo normale e ha solo un mantello di teletrasporto che può trasportare lui e gli altri.

Il tempo ci dirà se la versione di Esposito avrà qualche super abilità, ma ci aspettiamo che Voelker segua le orme della sua controparte dei fumetti diventando un abile uomo d’affari e combattente che prende il comando di un gruppo di mercenari di successo.

Il futuro dei villain del MCU

Giancarlo Esposito ha confermato che, dopo la sua apparizione in Captain America: Brave New World, sarà il prossimo protagonista di una serie Marvel Studios Disney+. Daredevil: Born Again è una possibilità probabile, anche se potremmo anche vedere l’attore nel cast di Ironheart in potenziali riprese aggiuntive.

Parlando del suo ruolo MCU al Comic-Con di questo fine settimana, la star di Better Call Saul ha detto: “È un tipo complicato che non ha iniziato a seguito di una tragedia. Ci è arrivato in un modo diverso, e spero che venga raccontato. E mi piace perché mi avete visto interpretare alcuni personaggi malvagi che usano il cervello, che sono bravi a dare ordini e a dire agli altri cosa e come farlo”. Invece “Mi piace Sidewinder perché è un tipo molto fisico, e deve andare testa a testa con la sua fisicità, e sa come usare gli strumenti del suo mestiere.”

Sembra che questa versione di Sidewinder sarà un po’ più proattivo e i Marvel Studios potrebbero benissimo pianificare di fargli assemblare la Serpent Society in diversi progetti MCU.

Sidekick: quando la spalla è più forte dell’eroe

Sidekick: quando la spalla è più forte dell’eroe

I veri eroi riescono a capire anche quando è il caso di farsi aiutare. Molti di loro però sono spesso la mente del gruppo mentre la loro spalla, braccio destro, sidekick, è quello che davvero agisce di forza nella coppia.

Di seguito vi proponiamo alcuni esempi in cui il sidekick è decisamente più forte dell’eroe protagonista. Che ve ne pare?

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Fonte: SR

Side Effects: nuovo trailer!

Side Effects: nuovo trailer!

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è stato diffuso un nuovo trailer per Side Effects, ultima fatica di Steven Soderbergh con Jude Law, Rooney Mara, Channing Tatum e Catherine Zeta-Jones.

Sicko di Michael Moore

Sicko Anno: 2006 Regia: Michael Moore

Sicko, ovvero il Cinema al servizio dell’impegno politico e sociale, è un documentario inchiesta di Michael Moore. Paladino di questo modo agguerrito di fare cinema, è nato a Flint, il 23 aprile 1954.

Attraverso i propri documentari e libri ha affrontato con spirito critico i problemi e le contraddizioni del sistema politico, economico e sociale degli Stati Uniti, conquistando un grande successo di pubblico, ma procurandosi anche una folta schiera di detrattori, che ne hanno messo in discussione idee e metodi. In questo documentario Moore analizza con un occhio critico il Sistema di sanitario americano, introdotto nel 1971 per iniziativa dell’allora Presidente Richard Nixon. Sebbene questo sistema fu messo a punto con la nobile intenzione di garantire le migliori cure sanitarie a tutti, nel tempo è di fatto finito nelle mani delle potenti lobby assicurative e farmaceutiche, le quali sono divenute ricchissime grazie a scelte dettate unicamente da logiche di profitto, negando di frequente cure mediche vitali o basando il loro diniego su piccoli cavilli previsti nei contratti. Gli enormi profitti sono stati spesso utilizzati per finanziare membri del Congresso e lo stesso presidente Bush. Grazie all’azione corruttiva, le assicurazioni mediche e le case farmaceutiche hanno guadagnato, nel 2003, il totale controllo del mercato sanitario americano.

L’aspetto più toccante del film è la testimonianza si di persone coinvolte a vario titolo in questo sistema: dalle prive di copertura sanitaria costrette a lavorare ben oltre l’età pensionabile per pagarsi i medicinali, alle persone abbandonate sul ciglio di una strada da taxi appositamente ingaggiati dagli ospedali, fino alle persone che, nonostante siano assicurati con le più importanti compagnie americane, si vedono negare il rimborso delle cure mediche perché le malattie di cui soffrono sono croniche o prevedono cure molto lunghe.

Questo inumano sistema viene confermato anche da alcuni ex addetti ai lavori, tra i quali la dottoressa Linda Peeno che ha confessato dinanzi al Congresso di aver negato spesso, durante la sua carriera di medico-chirurgo, interventi che avrebbero salvato la vita dei pazienti. Molti di loro, accortisi del sistema di cui facevano parte, anche nel ruolo di semplici centraliniste, avevano deciso di licenziarsi e non fare più parte di quel mondo.

Per confrontare i sistemi esteri, il regista si recherà dapprima in Canada e poi nel Regno Unito, dove la sua ricerca di uffici per il pagamento delle cure otterrà in risposta l’ilarità di alcune persone; poi in Francia, classificata al primo posto seguita dall’Italia per il miglior sistema sanitario.

Tornato in patria, Moore racconterà le storie dei soccorritori volontari nell’attentato alle Torri Gemelle, i quali non possono curare le malattie causategli dai fumi e dalle polveri inspirate mentre tentavano di salvare la vita di centinaia di persone. Non a caso, molti di loro soffrivano di patologie alle vie respiratorie, ma per non essere addetti ai lavori, non gli è stato riconosciuto il diritto alle cure. Per potergli offrire un’assistenza, Moore si reca nella base navale americana di Guantanamo, dove alcuni terroristi responsabili dell’attentato ricevono gratuitamente le migliori cure mediche. Non ottenendo risposta, si recherà a Cuba, dove i volontari saranno curati gratuitamente presso un ospedale locale. E questo sarà il peggior schiaffo che potesse dare alla capitalista America.

Il documentario ha subìto le aspre critiche dell’AMA (American Medical Association), una delle associazioni di medici statunitensi ampiamente citata dal regista per la sua riluttanza verso la nascita di un sistema sanitario pubblico. Moore ha anche ricevuto importanti riconoscimenti internazionali: un Oscar al miglior documentario con Bowling a Columbine (2003) e la Palma d’oro al Festival di Cannes con Fahrenheit 9/11 (2004).

Sick of Myself: recensione del film di Kristoff Borgli

Sick of Myself: recensione del film di Kristoff Borgli

Nessuno ci aveva preparato alla vittimizzazione come mezzo per costruire una nuova identità di successo. Tuttavia, basta un rapido sguardo a Instagram o TikTok per convincerci della certezza di questo assioma. Questo è il tema di fondo di Sick of Myself, film horror tanto esilarante all’esterno quanto putrido al suo interno, che arriva oggi nelle sale italiane dopo il passaggio nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2022.

Sick of Myself, la trama: horror vacui

L’opera prima di Kristoffer Borgli ci presenta Signe (Kristine Kujath Thorp, in un ruolo accessibile a pochissime attrici), una giovane donna che ha bisogno di essere al centro dell’attenzione. Questa peculiarità convive malamente con la ritrovata fama del suo ragazzo nel settore dell’arte contemporanea, un mondo che Borgli dipinge in modo spietato e divertente come la bolla speculativa e vacua che, ci lascia intendere, appare nella maggior parte dei casi. Signe desidera l’attenzione che lui riceve e, in maniera piuttosto distorta o “malata”, riprendendo il termine del titolo, si convince che il modo migliore per ottenerla sia sfigurarsi il viso – in un inquietante parallelismo con un incidente vissuto al bar dove lavora.

Sebbene la premessa ci faccia sprofondare nell’orrore corporeo e Sick of Myself sia in gran parte incentrato sulla repulsione di guardare un volto in decomposizione, Borgli è attento a controbilanciare questo azzardo con una regia e un montaggio estremamente eleganti, musica classica e una Oslo squisitamente fotografata che collega il film a una delle grandi sorprese norvegesi recenti, La persona peggiore del mondo – titolo che, tra l’altro – si adatta perfettamente a Signe.

La nuova persona peggiore del mondo

La fama, nell’era dei social media, di Internet e degli influencer disperati, dura sempre meno. L’arte, che un tempo poteva durare decenni, oggi è solo un altro effimero prodotto di consumo. Vediamo ogni giorno fino a che punto le persone possono sacrificare la propria intimità in cambio di fama e, per così dire, di potere: è una prigione di autostima in cui viviamo tutti rinchiusi. E Sick of myself riesce a racchiudere un sentimento unico del XXI secolo, tra filtri di Instagram e il fare di tutto per raggiungere il successo.

È curioso che Julie si considerasse la persona peggiore del mondo nell’omonimo film, perché dalla Norvegia arriva anche qualcuno disposto a lottare per il titolo. Solo senza essere consapevole del proprio labirinto emotivo. Signe è una donna che vive con il suo fidanzato, un artista che usa solo materiale rubato per le sue opere, e vuole solo che qualcuno si accorga di lei. In qualsiasi modo. E se non ci riesce inventando malattie o disturbi, dovrà crearli artificialmente.

Sick of Myself è una commedia nera come la notte che coglie anche l’occasione per riflettere sul mondo di oggi grazie a una protagonista che deve essere l’eterno centro dell’attenzione, anche a costo di fingere allergie, malattie o raccontare storie incredibili che non sono mai accadute: è affascinante come una persona con una bussola morale così compromessa possa essere così prepotentemente vicina a noi. Ma il film di Kristoffer Borgli è anche incorniciato da un accurato stile visivo che delinea perfettamente un universo a sé stante tra il kitsch, l’ostentazione della falsa upper class e la discesa negli inferi della moda del XXI secolo, in cui dobbiamo essere disposti a vedere le miserie che ci circondano.

Sick of Mysel (2023)

Signe: puro solipsismo

Signe non vi piacerà. Non è pensata per essere una protagonista carismatica ed empatica con cui tenersi per mano per 95 minuti. Per di più, racchiude in sé tutti i mali (e, in parte, gli aneliti) del mondo contemporaneo con un atteggiamento assolutamente indecoroso e privo di qualsiasi moralità. È puro narcisismo travestito da miseria. Tanto che, quando arriva il momento di provare compassione per lei, diventa impossibile.

I segmenti di finzione che Signe immagina nella sua testa, nel più puro stile “Scrubs” ma con una componente aggiuntiva di derealizzazione, sono il modo in cui il film cerca di farci capire che nessuna delle sue azioni deriva dalla cattiveria, ma dal bisogno di essere compresa anche dal suo stesso ragazzo. Una coppia tanto infelice quanto impossibile in cui nulla può finire bene. Fin dall’inizio, gli eroi di questa storia sono i cattivi stessi, che scoprono troppo tardi che le azioni hanno delle conseguenze e che forse la fama non valeva poi così tanto.

Signe è un personaggio problematico e una protagonista insopportabile, ma già solo questo la rende ancora più interessante; l’interpretazione di Kristine Kujath Thorp (“Ninjababy“) è impeccabile e restituisce allo stesso tempo la finzione e la veridicità di Signe, estremamente confuse ma molto umane; tutti noi abbiamo avuto momenti in cui abbiamo sperimentato un impulso corrotto a essere riconosciuti anche se non lo meritiamo pienamente, soprattutto se abbiamo subito continue delusioni.

Forse, la consapevolezza più cruda a cui arriviamo guardando Sick of Myself è che, in fondo, la distanza tra la storia di Signe e la maggior parte di noi non è molta. L’estremismo con cui la protagonista compie le sue azioni non è forse dovuto al bisogno di riconoscimento, ma alla costante approvazione e frustrazione che il continuo rifiuto porta con se. L’autodistruzione riuscita lascia la sua eroina scioccata al suo destino nel tumulto di un fermo immagine campeggiante, mentre si trova con i suoi sprezzanti colleghi a una seduta di “terapia alternativa“. Mostruosamente euforica e ancora una volta beatamente autocelebrativa, come se avesse appena coniato il felice concetto della sindrome da Sick of Myself. O forse l’avevamo già creata e Signe è una semplice infetta?

Sick of Myself: intervista alla protagonista Kristine Kujath Thorp

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Ecco l’intervista a Kristine Kujath Thorp, protagonista di Sick of Myself (qui la recensione), dal 5 ottobre al cinema distribuito da Wanted Cinema e diretto da Kristoffer Borgli.

Dopo l’anteprima mondiale nella sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, SICK OF MYSELF, an unromantic comedy, propone al pubblico italiano una commedia sentimentale particolare, con un concept elegante ed estremo allo stesso tempo. Un film atipico e originale che ha destato interesse di pubblico e critica, completamente girato in 35 mm. La talentuosa protagonista, Kristine Kujath Thorp – nota per film e serie tv come Fanny (2018), Ninja Baby (2021), The North Sea (2021) The Promised Land (2023) – interpreta il personaggio di Signe, un’anonima cameriera che non esita a utilizzare un mezzo molto pericoloso per farsi notare dal mondo.

Sick of myself è una anti-storia d’amore, tossica e disfunzionale, un’illuminante parabola contemporanea permeata di temi senza tempo quali il narcisismo e l’invidia. “Volevo realizzare una storia spiacevole nel modo più bello possibile”, racconta il regista, il tutto si è fortunatamente tradotto in un bellissimo ritratto di cose terribili”.

Sick of myself, la trama

Signe e Thomas vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo. In tutta risposta, Signe si lancia in un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé, anche a costo della sua salute.

Sick of myself: il trailer del film in sala dal 28 settembre

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Sick of myself: il trailer del film in sala dal 28 settembre

WANTED CINEMA porterà nelle sale italiane dal 28 settembre il film Sick of myself, il folgorante lungometraggio d’esordio scritto, diretto e montato dall’artista norvegese Kristoffer Borgli (che in seguito ha realizzato anche Dream Scenario).

Dopo l’anteprima mondiale nella sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, Sick of myself, an unromantic comedy, propone al pubblico italiano una commedia sentimentale particolare, con un concept elegante ed estremo allo stesso tempo. Un film atipico e originale che ha destato interesse di pubblico e critica, completamente girato in 35 mm. La talentuosa protagonista, Kristine Kujath Thorp – nota per film e serie tv come Fanny (2018), Ninja Baby (2021), The North Sea(2021) The Promised Land (2023) – interpreta il personaggio di Signe, un’anonima cameriera che non esita a utilizzare un mezzo molto pericoloso per farsi notare dal mondo.

Il film è una anti-storia d’amore, tossica e disfunzionale, un’illuminante parabola contemporanea permeata di temi senza tempo quali il narcisismo e l’invidia. “Volevo realizzare una storia spiacevole nel modo più bello possibile”, racconta il regista, il tutto si è fortunatamente tradotto in un bellissimo ritratto di cose terribili”.

Sick of myself, la trama

Signe e Thomas vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo. In tutta risposta, Signe si lancia in un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé, anche a costo della sua salute.

Sick of myself sarà nei cinema dal 28 settembre con WANTED CINEMA.

SiciliAmbiente Documentary Film Festival: VIII Edizione da domani al via!

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Manca una settimana dall’inizio del SiciliAmbiente Documentary Film Festival. Un festival di cinema con produzione indipendente, che dal 2009 porta avanti il suo scopo di contribuire alla diffusione di una “cultura della sostenibilità” tramite proiezioni, eventi speciali, mostre, workshop e incontri, tutto a ingresso gratuito a San Vito Lo Capo (TP), in diversi spazi della splendida cittadina balneare.

L’ottava edizione di SiciliAmbiente Documentary Film Festival, dal 19 al 24 luglio 2016, vede 40 film in concorso sul tema dell’ambiente e dei diritti umani tra documentari, corti, animazioni, e i “Bike Shorts”, corti dedicati alla bicicletta come simbolo della mobilità sostenibile, più la sezione di corti per i bambini, “SiciliAmbiente for Kids”, e proiezioni speciali organizzate con i partner. Le opere in concorso, selezionate tra centinaia di proposte provenienti da tutto il mondo, comprendono sottotitoli per il pubblico italiano realizzati dalla produzione e dal team di volontari SiciliAmbiente, impegnato inoltre in diversi altri aspetti fondamentali dell’organizzazione.

Così come fondamentale è la continua collaborazione e il sostegno di istituzioni e organizzazioni come l’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo dell’Assessorato della Cultura dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana, la Direzione Generale Cinema del MIBACT, ARPA Sicilia e Laboratorio Infea, FIAB, ARCI, Amnesty International, la Filmoteca Regionale Siciliana, AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operai e Democratico). Il festival è organizzato dall’associazione culturale Cantiere7 e dalla Demetra Produzioni in collaborazione con il Comune di San Vito Lo Capo.

Tra i film in concorso l’anteprima italiana per due produzioni francesi, i documentari Changement de propriétaire di Aurélien Lévêque e Luba Vink e La bibliothèque est à nous di Kaspar Vogler, e per la produzione italiana Dert dei fratelli Stefano e Mario Martone. Fukushima, a nuclear story di Matteo Gagliardi viene trasmesso in tv da Sky Cinema Cult in Italia, Al Jazeera negli USA, e in altri 11 paesi. Tra i corti più premiati finora Sk- Sonderkommando di Nicola Ragone, vincitore del Nastro D’Argento 2015 come miglior film per il formato breve, e Asòmate a la Ventanita (Venezuela) di Tito D’Aloia Galante, Miglior corto internazionale all’Hollywood International Independent Documentary Awards (HIIDA) 2015. Il film di animazione Panorama di Gianluca Abbate vince il Nastro d’Argento 2016, e My grandfather was a cherry tree (Russia) di Olga e Tatiana Poliektova riceve il Jury Award al New York International Children’s Film Festival 2016.

La sei giorni è ricca inoltre di eventi collaterali di alta rilevanza culturale, come la proiezione di un video inedito di Pier Paolo Pasolini dal titolo “Netturbini”, in collaborazione con AAMOD. L’improvvisazione del sassofonista Gianni Gebbia accompagna musicalmente questo evento in anteprima assoluta domenica 24 luglio, dopo la premiazione finale.

La Filmoteca Regionale Siciliana contribuisce all’offerta culturale con una proiezione speciale e un’installazione. Il montato tratto dagli archivi di Mauro Rostagno dal titolo La rivoluzione in onda offre testimonianze pregnanti dell’impegno di Mauro che lavorava per non far cadere la coltre del silenzio sul nulla. La proiezione di venerdì sera, 22 luglio, sarà seguita da un incontro con Laura Cappugi, direttrice della filmoteca, e Alberto Castiglione, regista del filmato. A partire invece dal primo giorno, martedi 19, all’interno degli uffici della Pro Loco il pubblico ammirerà per tutto il Festival una video-installazione realizzata dall’artista visivo Salvo Cuccia intitolata “Deja Vù. Viaggio Fuori Rotta”.

Una tavola rotonda a cura di Arpa Sicilia e Laboratorio Infea nella giornata di sabato 23 luglio mette insieme alcune delle istituzioni e organizzazioni più attente alle tematiche ambientali e agli audiovisivi, tra cui la Fondazione Unesco Sicilia, l’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo/Sicilia Film Commission, la Filmoteca Regionale Siciliana, l’Arpa Friuli Venezia Giulia, ARCI Commissione Ambiente, FIAB e altri. L’obiettivo è firmare la “Carta di San Vito Lo Capo” in cui si ci impegna ad avviare politiche che favoriscano la produzione di audiovisivi a tematica ambientale al fine di utilizzarli come strumento di educazione ambientale.

Amnesty International realizza due appuntamenti speciali: per tutto il Festival la mostra “Sanaa: la città dai vetri infranti e dai sogni distrutti” sulla guerra in Yemen, a cura della giornalista e fotografa britannico-yemenita Rawan Shaif al-Aghbari.

E sabato 23 la proiezione del film “Né Giulietta Né Romeo” (2015) alla presenza della sceneggiatrice/produttrice/interprete/regista Veronica Pivetti.

A cura dell’ARCI la presentazione di una serie di produzioni del network O.R.A. (Observe Rethink Act), nato nel 2009 da diverse organizzazioni europee tra centri giovanili, riserve naturali, O.N.G. ambientali, organizzazioni di sviluppo sociale, cooperative, collettivi artistici, organizzazioni culturali ed eco-centri. Il concetto di base di ORA è quello di fornire ai giovani la possibilità diretta per osservare il loro contesto (sia a livello locale che internazionale), di ripensare il proprio ruolo (sia come individui che come membri della società) e di agire come cittadini responsabili a rafforzare le loro comunità.

Domenica 24 verranno presentati i primi episodi della web serie collettiva “Sicilia Misteriosa. Ambiente, affari e salute pubblica spiegata ai bambini”, un progetto a cura di Alessandro Aiello e Zoltan Fazekas.

Di sera, la piazza diventerà il palcoscenico per assistere al mapping del Santuario sul tema dell’immigrazione, realizzato da Fabrizio Lupo, con musiche di Mario Bajardi.

Come ogni anno, Navarra Editore organizzerà a SiciliAmbiente presentazioni di libri che seguono un filo conduttore con le tematiche delle proiezioni, alla presenza degli autori. Aperitivi e degustazioni offerti al giardino di Palazzo La Porta precederanno le presentazioni grazie ai partner Olis Geraci e Vini Lauria.

Per il pubblico più ‘dinamico’, FIAB Palermo Ciclabile e YMCA organizzeranno passeggiate ed escursioni in bicicletta tutti i giorni, mentre giovedì 21 ci sarà  la “Passeggiata Ecologica” in collaborazione con Legambiente, dal porto al faro per pulire la spiaggia di San Vito Lo Capo.

Imperdibile anche il Market-Lab 2016, mercato laboratorio per beni realizzati seguendo criteri legati alla sostenibilità, al riciclo e all’uso di materiali poveri, allestito in Piazza del Santuario e lungo Via Savoia, il corso principale del paese.

Altre possibilità di acquisti “green” all’Infopoint SiciliAmbiente, dove saranno presenti i gadget sostenibili esclusivi di Grin Eco Gadget, partner del Festival.

Infine per concludere SiciliAmbiente 2016, la serata delle premiazioni si terrà domenica 24 luglio. I premi delle sezioni Documentari e Cortometraggi verranno offerti da Arpa Sicilia e Laboratorio Infea, mentre la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) sponsorizzerà il premio Bike Shorts. Ulteriori premi verranno offerti dai partner AAMOD, TTPixel, e Scuola Fuorinorma.

A giudicare la sezione dedicata alla mobilitá sostenibile saranno alcuni degli studenti di Ingegneria dell’Universita degli Studi di Palermo grazie alla collaborazione con il Prof. Ing. Marco Migliore. La sezione cortometraggi e quella animazioni verrà invece giudicata da Laura Renzi (Amnesty International Italia), Alessandro Aiello (regista) e Salvo Cuccia (regista). La giuria della sezione documentari per quest’anno è composta Paola Scarnati (AAMOD), la sopracitata Veronica Pivetti e l’attore Valerio Mastandrea.

Sicilia: a Catania nascono gli Studi Cinematografici Siciliani

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Sicilia: a Catania nascono gli Studi Cinematografici Siciliani

Studi Cinematografici Siciliani – “La fabbrica dei sogni” è ora una realtà anche in Sicilia. A Catania infatti, grazie alla passione e al lavoro di tanti giovani, nascono gli Studi Cinematografici Siciliani.

Il polo cinematografico siciliano, uno dei più grandi del sud, è il frutto della volontà di diverse maestranze siciliane – elettricisti, macchinisti, montatori, registi, organizzatori, location manager – che dopo anni di formazione in Sicilia e in Italia hanno deciso di consorziarsi, unendo le proprie forze per rimanere (o tornare) nella propria terra.

Patrocinati da una grande Associazione di categoria come l’ AGPCI (Associazione Giovani Produttori Cinematografici Indipendenti), questi studi sono stati realizzati per creare un indotto cinematografico nella Regione Sicilia e per dare la massima ospitalità e professionalità alle produzioni che ogni anno vengono a realizzare produzioni audio-visive, offrendo sia il noleggio degli spazi che di tutta la strumentazione tecnica. Gli Studi puntano inoltre a divenire un centro di aggregazione culturale e sociale attraverso la programmazione di iniziative come gli orti sociali, percorsi di riabilitazione mediante musico-terapia e arte-terapia, corsi di formazione base, corsi di aggiornamento, Master Class e Festival.

L’unione di questa aziende che sfocia negli Studi Cinematografici Siciliani ha all’attivo già diversi cortometraggi, documentari e lungometraggi che hanno partecipato a importanti Festival internazionali (La bugia bianca e My name is Sid di Giovanni Virgilio, Salvatore di Bruno e Fabrizo Urso, Ti aspetto fuori di Alfio D’Agata) cui hanno preso parte personaggi di rilievo come Nino Frassica, Isabel Russinova, Alessio Vassallo, Erica Mou.

Siccità: recensione del film di Paolo Virzì

Siccità: recensione del film di Paolo Virzì

Dopo Notti Magiche (2018), un film che ruota attorno alle acque del Tevere, con Siccità il regista Paolo Virzì racconta di una Roma totalmente prosciugata. Presentato fuori concorso alla 79ª Mostra Internazionale di Venezia, il film arriverà nelle sale il 29 settembre 2022. Siccità è un film corale che mescola scenari apocalittici e personaggi strampalati, con l’efficace ricetta dello ”strano ma vero” che contraddistingue Virzì.

Siccità: la trama

Prendiamo un’ipotesi assurda: Roma caput mundi, città dall’antichissimo sistema idrico, è a corto di acqua. Non piove da tre anni e l’erogazione pubblica viene contingentata. Il Tevere è in secca e gli scarafaggi – le blatte – invadono strade e case. Uno scenario apocalittico, ma non troppo distante da quello attuale. In questo contesto, si muovono una serie di personaggi. Gli individui sembrano dapprima scollegati, ma nel corso del film inciampano tutti l’uno nella vita dell’altro.

Tra gli altri, c’è una dottoressa che scopre una nuova epidemia (Claudia Pandolfi), un carcerato che evade per sbaglio (Silvio Orlando), un ex-commerciante che vive in mezzo alla strada (Max Tortora), un tassista sonnolente (Valerio Mastandrea). Tutti questi personaggi, buffi e veri, si trovano a dover fare i conti con una città troppo calda, troppo sporca e troppo diseguale, che non sembra aver nulla a che fare con la nostra capitale.

Riflessioni post-pandemiche

siccità recensione filmSiccità potrebbe sembrare un film a episodi, ma in realtà è un’unica grande narrazione che ruota attorno ad un solo tema: il rapporto tra l’individuo di oggi e l’ambiente. Dopo la pandemia globale scoppiata nel 2020 e vista la minaccia della crisi climatica, l’argomento è spaventosamente attuale. Virzì ci mostra una Roma dai toni seppia. Una città in cui l’arido Tevere in secca sembra il deserto dei Sinai e in cui la sporcizia, le blatte e la polvere contribuiscono a creare uno scenario da fine del mondo.

Un cast simpatico e decisamente ampio

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Foto di Greta De Lazzaris

In questo contesto vengono calati una serie di personaggi curiosi. Esattamente come accadrebbe – o forse è meglio dire com’è accaduto e come accadrà – in un momento di crisi, in Siccità vediamo il modo in cui reagiscono al cambiamento climatico individui molto diversi tra loro. Silvio Orlando, un evaso di prigione, vaga come Charlot con la sua piccola tanica d’acqua. Valerio Mastandrea, in preda ad un malessere costante, continua a fare il tassista pur in preda ai deliri febbrili. C’è poi chi decide di iniziare una nuova avventura (Elena Lietti, Vinicio Marchioni), chi prova ad adottare un punto di vista pragmatico e razionale (Claudia PandolfiSara Serraiocco) e chi preferisce non cedere allo sconforto (Monica Bellucci). In tutto questo, non può mancare un ”professore” che invade i salotti e i telegiornali (Diego Ribon).

La bravura degli attori, unita alla sceneggiatura – scritta dal mitico team Francesca Archibugi, Francesco Piccolo, Paolo Virzì a cui si aggiunge Paolo Giordano – portano il film ad essere coinvolgente, ironico e profondo. I tratti più marcati, le discussioni più profonde, si alternano alle battute italianissime e divertenti.

Il peso invalidante della responsabilità

Lo stile di Virzì e l’abilità del cast sono la linfa di un film che potrebbe funzionare ma fatica a prendere il volo. Nonostante anche in altri casi Virzì abbia affrontato temi tristissimi attraverso racconti dolce-amari (Ella e John – The Leisure Seeker, La pazza gioia, ma anche Tutti i santi giorni) questa volta la pesantezza dello scenario del film impedisce alla narrazione di prendere il volo.

Siccità parte lento, si carica di tanti personaggi e di altrettante tematiche – l’ambiente, l’epidemia, il confronto generazionale –  e avanza a fatica. Sicuramente, il film è un riflesso della società odierna, dell’Italia mal governata, impari, perennemente in crisi. Tuttavia, mescolare così tanto materiale, avendo a disposizione così poca acqua è alquanto impegnativo. Siccità presenta diversi livelli di lettura. Da un lato, osa toccando una serie di questioni moderne e difficili, dall’altro tutta questa densità ostacola quella sensazione di leggerezza realistica e palpabile che tipicamente lascia un film di Virzì.

Siccità, il trailer del nuovo film di Paolo Virzì

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Siccità, il trailer del nuovo film di Paolo Virzì

Ecco il trailer e le prime immagini di Siccità, il nuovo film di Paolo Virzì, che verrà presentato alla 79ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Fuori Concorso e uscirà nelle sale il 29 settembre.

Siccità, la trama

A Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno, mentre cercano ognuno la propria redenzione.

Siccità di Paolo Virzì in arrivo su SKY

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Siccità di Paolo Virzì in arrivo su SKY

Arriva in prima tv lunedì 30 gennaio Siccità di Paolo Virzì, film drammatico quanto mai attuale che racconta una Roma distopica alle prese con una crisi idrica, in onda alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand anche in qualità 4K.

Vincitore del Premio Pasinetti alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film vanta un grandissimo cast corale che comprende Monica Bellucci, Silvio OrlandoValerio Mastandrea, Elena Lietti, Claudia Pandolfi, Tommaso Ragno, Vinicio Marchioni, Diego Ribon, Max Tortora, Emanuela Fanelli, Gabriel Montesi e Sara Serraiocco. Il soggetto del film è di Paolo Giordano e Paolo Virzì, mentre la sceneggiatura è firmata da Francesca Archibugi, Paolo Giordano, Francesco Piccolo e Paolo Virzì.

Siccità è una produzione Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution in collaborazione con Sky e in collaborazione con Prime Video.

La trama

A Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno, mentre cercano ognuno la propria redenzione.

Sicario: trailer ufficiale con Emily Blunt

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Sicario: trailer ufficiale con Emily Blunt

Dopo la presentazione in concorso al Festival di Cannes 2015, ecco Emily Blunt nel primo trailer di Sicario, l’atteso film diretto da Denis Villeneuve (Prisoners) che vedrà la star de Il Diavolo veste Prada e Into the Woods recitare al fianco di Benicio del Toro e Josh Brolin. Potete vedere il trailer di seguito:

LEGGI ANCHE: Cannes 2015: Sicario recensione del film di Denis Villeneuve

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Sicario è scritta da Taylor Sheridan ed è ambientato nelle pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e il Messico esposte ai traffici internazionali di droga. Al centro ci sarà l’idealistica agente dell’Fbi incarnata dalla Blunt, ingaggiata da una task force del governo formata da Del Toro e Brolin, per sgominare un boss messicano del cartello della droga.

Sicario: trailer italiano ufficiale con Emily Blunt

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Sicario: trailer italiano ufficiale con Emily Blunt

Dopo la presentazione in concorso al Festival di Cannes 2015, ecco Emily Blunt nel primo trailer di Sicario, l’atteso film diretto da Denis Villeneuve (Prisoners) che vedrà la star de Il Diavolo veste Prada e Into the Woods recitare al fianco di Benicio del Toro e Josh Brolin. Potete vedere il trailer di seguito:

LEGGI ANCHE: Cannes 2015: Sicario recensione del film di Denis Villeneuve

In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.

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Sicario è scritta da Taylor Sheridan ed è ambientato nelle pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e il Messico esposte ai traffici internazionali di droga. Al centro ci sarà l’idealistica agente dell’Fbi incarnata dalla Blunt, ingaggiata da una task force del governo formata da Del Toro e Brolin, per sgominare un boss messicano del cartello della droga.

Sicario: Stefano Sollima dirigerà il sequel, dal titolo Soldado

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Sicario: Stefano Sollima dirigerà il sequel, dal titolo Soldado

Arriva in esclusiva da Deadline la notizia che il regista italiano Stefano Sollima (ACAB, Suburra) dirigerà il sequel di Sicario, il thriller drammatico diretto lo scorso anno da Denis Villeneuve. Il titolo del sequel sarà Soldado.

Benicio Del Toro e Josh Brolin, protagonisti del primo film, torneranno entrambi nel sequel. Al momento, invece, è incerto il ritorno di Emily Blunt. La sceneggiatura del film porterà nuovamente la firma di Taylor Sheridan (Sons of Anarchy), già autore dello script del primo film. Stefano Sollima è noto soprattutto per aver diretto serie televisive di successo come Gomorra La serie e Romanzo criminale La serie. Si tratta della prima produzione hollywoodiana che vedrà coinvolto il regista romano.

Di seguito la trama di Sicario: In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.

Fonte: Deadline

Sicario: Stefano Sollima conferma i piani per una trilogia

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Sicario: Stefano Sollima conferma i piani per una trilogia

All’inizio del mese vi abbiamo riportato la notizia che sarà il regista italiano Stefano Sollima (ACAB, Suburra) a dirigere il sequel di Sicario, il thriller drammatico diretto lo scorso anno da Denis Villeneuve. Il titolo del sequel sarà Soldado.

Adesso è stato lo stesso Sollima, in una recente intervista con The Independent, a confermare che un altro sequel della pellicola diretta da Denis Villeneuve è già in lavorazione: Sicario diventerà dunque una vera e propria trilogia, con Soldado e l’annunciato nuovo seguito.

Queste le parole di Sollima: “L’idea è quella di girare tre film antologici con alcuni degli attori già protagonisti e ambientati nello stesso mondo”.

A proposito di Soldado, invece, ha spiegato: “Non è un vero e proprio sequel. È in tutto e per tutto un film stand-alone, con una storia completamente diversa e con soli due dei personaggi visti in Sicario. La ragione per cui amo Soldado è proprio questa: non essendo un vero sequel, si può vedere e apprezzare anche senza aver guardato il primo. Adesso gli antagonisti diventano i personaggi principali”.

sicario

Benicio Del Toro e Josh Brolin, protagonisti del primo film, torneranno entrambi in Soldado. Al momento, invece, è incerto il ritorno di Emily Blunt. La sceneggiatura del film porterà nuovamente la firma di Taylor Sheridan (Sons of Anarchy), già autore dello script del primo film.

Stefano Sollima è noto soprattutto per aver diretto serie televisive di successo come Gomorra La serie e Romanzo criminale La serie. Si tratta della prima produzione hollywoodiana che vedrà coinvolto il regista romano.

Di seguito la trama di Sicario:

In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.

Fonte: The Independent

Sicario: recensione del film di Denis Villeneuve

Sicario: recensione del film di Denis Villeneuve

Allo stesso modo la consapevolezza dello spettatore, che si trova a condividere lo stesso punto di vista della protagonista e a scoprire un mondo sommerso del quale si ignorano completamente le sfumature. Dopo Enemy e Prisoners, Denis Villeneuve torna sul grande schermo con Sicario, un’opera che strizza completamente l’occhio al cinema d’azione “di frontiera” pur alimentando un corposo sottotesto.

I cartelli della droga messicani, le numerose pallottole, l’onore e la vendetta non sono altro che un pretesto per dimostrare – grazie ad un finale amaro – quanto la speranza e la giustizia siano in realtà elementi astratti e inesistenti. Nel microcosmo di Taylor Sheridan, che ha scritto in solitario la sceneggiatura del film, non esistono vincitori ma solo perdenti. Chi scopre il marcio viene messo a tacere o sotterrato, chi ha sete di vendetta si disseta in realtà di vuoto, chi ha il dovere di coprire le nefandezze vive nella finzione; inoltre vi è una netta polemica con la politica americana e i suoi servizi segreti, accusati implicitamente di coprire i traffici illegali di stupefacenti e aumentare – anziché evitare o contenere – i morti lungo il confine.

Sicario

Kate Macy è una promettente agente dell’FBI, sicura di se e padrona del suo lavoro. Orgogliosa e fiera, fronteggia costantemente la morte in missioni speciali in territorio americano, finché viene “promossa” e inserita all’interno di un programma speciale della CIA. L’obiettivo? Le fondamenta di un gigantesco traffico di droga a cavallo del confine messicano. Abbiamo usato le virgolette attorno alla parola promossa perché dal momento in cui inizia il nuovo incarico, tutte le convinzioni di Kate, tutte le sue sicurezze crollano come un castello di carta.

Oltre i contenuti, è sul piano tecnico che Sicario mostra i suoi lati migliori: la regia è decisamente solida ed essenziale, capace di costruire costantemente una tensione palpabile e profonda, potenziata dalla fotografia d’autore di Roger Deakins che gioca con le sky cams, le visioni notturne, le camere termiche e i volti dei personaggi come un bambino in un mare di pallette colorate. Altro punto di forza le interpretazioni degli attori protagonisti: Josh Brolin è come sempre una sicurezza, capace di spaziare dalla più sagace ironia alla serietà più intransigente, mentre Emily Blunt sa come dosare e cambiare in corsa colori e convinzioni nonostante un personaggio abbastanza lineare.

Sicario Josh BrolinLa ciliegina è però Benicio del Toro, epico e statuario che si diverte a fare ciò che gli riesce meglio: il duro arrogante, deciso e vendicativo. Non è però tutto oro, Sicario soffre di un difetto forse fondamentale: parla un linguaggio già sentito mille e mille volte, appare infatti come un qualsiasi lavoro votato all’azione con i classici temi di genere come la droga e la vendetta, con pochissimi caratteri realmente distintivi. Un limite che potrebbe attirare molti appassionati ma annoiare e far storcere il naso ai più esigenti, speranzosi in un prodotto innovativo che invece – purtroppo – non c’è.

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