Ecco una nuova clip di Sicario,
film presentato in concorso al Festival
di Cannes 2015, conEmily Blunt. L’atteso film diretto
da Denis
Villeneuve(Prisoners)
vedrà la star di Into the Woods recitare al
fianco di Benicio del Toro e
Josh Brolin.
LEGGI ANCHE: Cannes 2015: Recensione del film di Denis
Villeneuve
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily
Blunt) è un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin)
per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e
impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la
squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a
mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a
sopravvivere.
Sicario
è scritta da Taylor Sheridan ed è ambientato
nelle pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e il Messico
esposte ai traffici internazionali di droga. Al centro ci sarà
l’idealistica agente dell’Fbi incarnata dalla Blunt, ingaggiata da
una task force del governo formata da Del Toro e Brolin, per
sgominare un boss messicano del cartello della droga.
Affermatosi a livello mondiale con
film come La donna che canta, Prisoners ed
Enemy, il regista canadese Denis
Villeneuve ha firmato nel 2015 la regia di uno dei più
brillanti e avvincenti thriller d’azione degli ultimi anni. Si
tratta di Sicario, una
lucida quanto spietata riflessione sulla moderna frontiera
americana e sui giochi di potere a vigilare su di essa. Il
film è la prima sceneggiatura firmata da Taylor
Sheridan, il quale darà poi vita a Hell or High
Water e I segreti di Wind
River, che formano proprio con Sicario una
trilogia ideale sulla tematica poc’anzi citata.
Presentato in concorso al Festival
di Cannes di quell’anno, da cui è però uscito a mani vuote, il
film ha da subito attirato numerose attenzioni su di sé, sia per le
controverse scene presenti quanto per il cast di grandi star
hollywoodiane coinvolto. In breve, Sicario è diventato uno
dei titoli del momento, nonché uno dei principali protagonisti
della stagione dei premi. Il film arrivò infatti a guadagnare tre
nomination ai prestigiosi Oscar, rispettivamente per fotografia,
colonna sonora e montaggio sonoro. Indicato come uno dei migliori
film dell’anno, Sicario ha poi ottenuto ottimi risultati
anche al box office.
Arrivato in sala, infatti, il film
riuscì a guadagnare circa 85 milioni di dollari a fronte di un
budget di soli 30. Tale risultato spinse i produttori a ideare
possibili sequel, aspirando a dar vita ad una vera e propria
trilogia. Merito di ciò è dovuto anche ai personaggi protagonisti,
divenuti da subito iconici e in grado di catalizzare le attenzioni
del pubblico. Prima di procedere nella visione di Sicario, però,
proseguendo qui nella lettura sarà possibile approfondire ulteriori
dettagli relativi alla trama e al cast del
film. Si vedranno infine le piattaforme dove è possibile
ritrovare in streaming il titolo.
La trama del film
Sicario
Il film racconta di Kate
Macer, giovane agente dell’FBI,
alle prese con una missione per eliminare una volta per tutte il
narcotraffico al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Tutto
cambia quando, in seguito a un incidente in Arizona in cui due
poliziotti perdono la vita a causa di un’esplosione in una casa, la
donna viene annessa in una speciale task force diretta da un tipo
alquanto enigmatico, Matt Graver, e dal consulente
colombiano Alejandro. Il gruppo si reca a Ciudad
Juárez per estradare Guillermo Diaz.
Quando si trovano vicino al confine,
però, Kate e i suoi colleghi sventano una trappola facendo fuori
molti uomini appartenenti al cartello messicano. Mentre Alejandro
sta torturando Guillermo in una base aerea degli Stati Uniti, la
donna inizia a dubitare della legalità dei loro metodi. Allo stesso
tempo, inizia a sospettare che il reale scopo dell’operazione sia
ben altro rispetto a quello ufficialmente indicato.
Sicario: il cast del
film
Per dar vita ai tre principali
protagonisti di Sicario, era assolutamente necessario per i
produttori trovare interpreti carismatici e in grado di dar vita
alla complessa personalità di Kate, Matt e Alejandro. Ad
interpretare l’agente dell’FBI è stata chiamata l’attrice Emily
Blunt, da Villeneuve voluta dopo averla vista in
The Young Victoria. Per prepararsi al ruolo questa non
solo si è sottoposta ad un lungo addestramento fisico, ma ha avuto
anche modo di parlare con diverse agenti donna dei servizi segreti.
Ha in seguito basato la personalità di Kate proprio su queste. In
particolare, su una rivelatasi particolarmente timida e solitaria,
caratteristiche poi riscontrabili nel personaggio. Il controverso
Matt Graver è invece interpretato da Josh
Brolin.
Questi aveva inizialmente rifiutato
il ruolo, essendo ancora provato dalle riprese di Everest.
Il diretto della fotografia Roger Deakins gli inviò però un’e-mail
implorandolo di partecipare al film. Poiché era insolito che il
leggendario Deakins si dimostrasse così desideroso di lavorare con
un attore, Brolin si convinse ad accettare. Il misterioso Alejandro
è invece interpretato dal premio Oscar Benicio Del
Toro. Originariamente, il suo personaggio possedeva
numerose linee di dialogo, ma queste sono state tagliate di comune
accordo dall’attore e da Villeneuve. Così facendo aspiravano a
lasciare un’aura di mistero intorno ad Alejandro. Nel film è poi
presente Jon
Bernthal nei panni del poliziotto corrotto Ted, e
Daniel
Kaluuya in quelli di Reggie, collega di Kate.
Maximiliano Hernandez è invece Silvio, un
poliziotto messicano corrotto.
Il sequel di Sicario, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il buon successo del film, nel
2018 arriva il sequel intitolato Soldado, e
diretto dal regista italiano Stefano
Sollima, noto per aver diretto la serie
Gomorra. Il film, pur presentando nuovamente i personaggi
di Alejandro e Matt, con ancora Del Toro e Brolin a darvi volto,
non si avvale della partecipazione della Blunt nei panni di Kate.
Il film, scritto anche in questo caso da Sheridan, pur essendo
ambientato nello stesso contesto di Sicario presenta
infatti una storia nuova e indipendente. Affermatosi anche questo
come un discreto successo, i produttori hanno annunciato
l’intenzione di dar vita ad un terzo capitolo della trilogia.
Attualmente non vi sono notizie ufficiali riguardo questo. La
volontà sembra però quella di riportare in scena il
personaggio di Kate, protagonista del primo film.
In attesa di vedere gli sviluppi
futuri della saga, è possibile fruire di
Sicarioalla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV,
Google Play, Apple
TV+, Rai Play e Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì
27luglio alle ore 22:50
sul canale Rai Movie.
Una storia è bella quanto il suo
finale, e nel caso di Sicario
questo è più che mai vero. Emily Blunt è sempre stata una star poco
apprezzata. Dal suo lavoro in A Quiet Place, Oppenheimer e Il diavolo veste Prada, alla
sua imminente apparizione in The
Fall Guy con Ryan Gosling, sa sempre
come comandare il pubblico, e questo
film non è diverso.
Seguendo l’agente speciale
dell’FBI Kate
Macer (Blunt), Sicario è in definitiva un dramma criminale sul
confine tra Stati Uniti e Messico che diventa sempre più intenso
man mano che si va avanti. Diretto dalla leggenda di
Dune
Denis Villeneuve, che continua a stupirci con l’ultimo
Dune: Parte
Due, e scritto dal futuro creatore di YellowstoneTaylor Sheridan, il film affronta l’oscura realtà
dei cartelli della droga e di coloro che vi entrano troppo a fondo.
Sicario si distingue soprattutto per il suo finale scioccante e
deprimente, che lascia lo spettatore in una situazione di suspense
e orrore fino all’ultimo secondo. Ma quel momento tra Kate e
Alejandro (Benicio
Del Toro) ha rischiato di non accadere.
Dopo essersi unita a una task force
congiunta guidata da Matt Graver (Josh
Brolin) della CIA con il supporto di Alejandro
Gillick, un ex procuratore diventato assassino, Kate Macer finisce
per aiutarli a rintracciare un uomo di nome Manuel Díaz
(Bernardo Saracino). Ma al ritorno di Díaz in
Messico, la squadra è coinvolta in uno scontro a fuoco al confine,
che si conclude con Alejandro che si intrufola in Messico per la
sua missione segreta. Kate lo segue e assiste al rapimento
di un agente di polizia corrotto. Nonostante lei cerchi di
fermarlo, lui le spara e la lascia indietro, per poi usare il
poliziotto per portarlo dal signore della droga Fausto Alarcó
(Julio Cesar Cedillo) e giustiziarlo (insieme alla
moglie e ai figli) per aver ucciso la sua famiglia.
Come si scopre, Kate era
solo una pedina che avrebbe permesso alla CIA (e ad Alejandro) di
operare legalmente sul suolo americano con l’unico scopo
di spingere i cartelli a lavorare tutti con un’azienda colombiana,
in modo che il governo federale americano potesse controllarli
meglio in futuro. La cosa peggiore è che il giorno dopo
Alejandro si presenta a casa di Kate e la costringe, sotto
la minaccia di una pistola, a firmare un documento in cui afferma
che tutto ciò che hanno fatto è legale, avvolgendola
ulteriormente nella cospirazione. Nonostante Kate cerchi di
sottrarsi, Alejandro si dimostra troppo intimidatorio e la
costringe a firmare o a morire, facendo credere che si tratti di un
suicidio.
“Dovresti trasferirti in una
piccola città”, le dice Alejandro prima di uscire, ‘dove esiste
ancora lo stato di diritto’. Ricorda a Kate che non è un lupo e che
il nostro mondo è fatto di lupi. Vedendo Alejandro allontanarsi dal
balcone, Kate gli punta l’arma da fuoco direttamente alla testa.
Anche se medita di ucciderlo in quel momento, ponendo fine a questa
follia, e in qualche strano modo, Alejandro sembra quasi accogliere
la morte. Ma Kate non riesce a farlo e Alejandro se ne va,
lasciandola maledetta da ciò che sa. È un finale potente che va
direttamente al messaggio di Sicario, ovvero che
viviamo in un mondo distrutto e incasinato, dove nessuno rimane
innocente o indenne. È esattamente il finale che funziona
per un film come Sicario, ed è difficile pensare che possa
finire in un altro modo.
Emily Blunt pensava che il
finale originale di ‘Sicario’ fosse debole
Stranamente, lo sceneggiatore
Taylor Sheridan aveva originariamente scritto il confronto
finale tra Kate e Alejandro in modo un po’ diverso e, di
conseguenza, Emily Blunt e il regista Denis Villeneuve sono
stati costretti a rielaborarlo sul set. “La scena mi ha
colpito molto”, ha ammesso Emily Blunt in un’intervista in
vista della prima del film. “Non era come nella sceneggiatura,
sapete, e abbiamo sentito che volevamo fare qualcosa di
diverso”. Secondo la Blunt, lei, Villeneuve e il suo
interprete Benicio Del Toro non erano soddisfatti di ciò che
Sheridan aveva scritto e hanno trascorso molte ore sul set
a fare brainstorming su come avrebbero potuto realizzare qualcosa
di migliore e più soddisfacente.
“Ricordo quando parlavamo della
scena e di cosa avrebbe significato per lei e quanto le sarebbe
costato. E in effetti, sta firmando la sua vita. La sua intera
identità, insomma, è stata cancellata”, ha continuato la
Blunt, sottolineando quanto fosse importante per lei che il finale
fosse giusto per il bene di Kate. “È stata una di quelle
scene per cui si vive in questo settore, perché non sembra derivata
da nient’altro. Era così tenera e allo stesso tempo così
spaventosa, e quindi, sapete, è stata una scena davvero bella”. È
difficile immaginare che Sicario, e la storia di Kate
Macer in particolare, finisca in un modo diverso da quello in cui
l’abbiamo vista svolgersi sullo schermo, ma ci chiediamo come si
sia svolta la scena nella sceneggiatura originale di Sheridan.
Nella sceneggiatura
originale, Kate (il cui cognome è scritto qui come Macy) parla
da sola sul balcone prima di essere avvicinata e disarmata da
Alejandro nel suo appartamento, dove lui le solleva disgustosamente
la camicia per vedere le ferite da proiettile che le ha inferto al
petto, esponendo nel frattempo i suoi seni nudi. Dato che c’era già
una violenza sessuale nel film, è stato intelligente tagliare
questa parte. Per rendere il tutto più strano, dopo questo
momento scomodo e violento, Kate viene ancora paragonata a sua
figlia, con gran parte dello stesso dialogo di prima, ma
con meno direzione o scopo rispetto a quanto visto nel film. Dopo
che lui se ne è andato, Kate corre per casa con la pistola, alla
ricerca di qualsiasi traccia dell’assassino, che però è già sparito
da tempo.
Il finale originale di “Sicario”
avrebbe rovinato il film
Se il finale originale di
Sicario vi ha frustrato, non siete i soli. Gli attori
coinvolti, per non parlare dello stesso regista Denis Villeneuve,
hanno tutti pensato che il finale scritto da Taylor Sheridan
mancasse di un vero senso o profondità. Quel che è peggio è che si
tratta di uno sfruttamento per il gusto di, beh, sfruttare la
propria attrice protagonista (che era già stata usata, abusata e
manipolata sullo schermo in precedenza). Inoltre, le azioni
originali di Alejandro sembrano, beh, fuori dal
personaggio. Certo, è un assassino, questo è vero, e sì, è
disposto a uccidere Kate per tenere tutto segreto, ma
Sicario è anche chiaro che la rispetta, anche se
deve usarla nel processo. Paragonando Kate a sua figlia, lo rivela
come tale… un momento che nella sceneggiatura originale non è
altrettanto azzeccato.
Aggiungendo il semplice elemento di
costringere Kate a firmare un documento che convalida il loro
obiettivo, questa scena diventa qualcosa di molto più
grande di Alejandro che si limita a sopraffarla e a “farle vedere
chi comanda”. No, si tratta esattamente di quello che
Emily Blunt ha notato sopra: L’intera identità di Kate. Firmando
questo modulo, sceglie di fatto di vivere nella menzogna, con la
sua intera carriera come garanzia. Inoltre, rinuncia alla sua
bussola morale, proprio come fece una volta Alejandro, e sceglie il
“male minore” per abbattere quello maggiore. Kate ha un
potere che non ha nella scena originariamente prevista, e
lo vediamo nella sua scelta finale di non uccidere Alejandro,
dimostrando a lui (e ancor più a se stessa) che non è diventata
come lui, dopo tutto.
Il dialogo originale nel finale di
Sheridan, compreso il momento in cui Alejandro spiega a Kate cos’è
un sicario, è un po’ pesante, e riducendolo e arrivando
alle ossa, Villeneuve tira fuori interpretazioni
impeccabili e ineguagliabili da parte di Emily Blunt e Benicio Del
Toro, che si dimostrano più volte in questo film.
Sicario non è assolutamente un film allegro, ma cambiando
il finale per affrontare meglio lo stato mentale e il fallimento
morale di Kate (con una sorta di mini-redenzione proprio alla
fine), questo film ha un peso maggiore di quanto avrebbe potuto
avere altrimenti. Non c’è da stupirsi che questo film abbia avuto un sequel. Indubbiamente è inevitabile
uno stallo finale, o un confronto ufficiale, tra Kate Mercer e
Alejandro.
Nonostante il film non sia ancora
arrivato nei cinema (l’uscita è fissata per il prossimo 25
settembre, in Italia arriverà invece con un giorno d’anticipo, il
24), Variety riporta la notizia che la Lionsgate è già al lavoro
sul sequel di Sicario,
la pellicola di Denis Villeneuve presentata in
concorso all’ultimo Festival
di Cannes e con protagonisti Emily Blunt, Josh
Brolin e Benicio Del Toro.
Secondo la fonte, il sequel sarà
incentrato sul personaggio interpretato dal premio Oscar
Benicio Del Toro. La sceneggiatura porterà la
firma di Taylor Sheridan, già autore dello script
del film originale. Al momento non sappiamo se Denis
Villeneuve tornerà dietro la macchina da presa, ma vi
terremo aggiornati.
Ricordiamo che Sicario è
diretto da Denis
Villeneuve(Prisoners) e
scritto da Taylor Sheridan ed è
ambientato nelle pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e
il Messico esposte ai traffici internazionali di droga. Al centro
ci sarà l’idealistica agente dell’Fbi
incarnata dalla Blunt, ingaggiata da una task force del governo
formata da Del Toro e Brolin, per sgominare un boss messicano del
cartello della droga.
Sinossi: in una zona di confine tra
Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily
Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata
dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla
droga (Josh Brolin) per compiere una missione
speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente
(Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Tre anni fa nessuno
avrebbe scommesso sulla possibilità di trasformare Sicario in
un franchise cinematografico, tuttavia l’inaspettato successo del
film diretto da Denis Villeneuve (presentato anche
in concorso a Cannes) ha convinto i produttori ad affidare allo
sceneggiatore Taylor Sheridan la “creazione” di
più capitoli, di cui uno è in uscita nelle sale (Sicario 2:
Day of the Soldado).
Nella pellicola sequel
però manca Kate Macer, personaggio interpretato da Emily
Blunt, che secondo Sheridan aveva concluso il suo arco
narrativo dunque non aveva senso inserirla nelle nuove indagini sul
cartello messicano con Josh Brolin e
Benicio Del Toro.
Ora però, da quanto
dichiarato dal produttore Trent Luckinbill, sembra
che si stia lavorando per riportare nel franchise l’attrice già nel
terzo capitolo:
“Penso che Taylor [Sheridan] abbia
certamente qualche idea su come farla tornare, mentre noi rimaniamo
aperti ad ogni possibilità. Ovviamente vorremmo riportare Emily, ma
non abbiamo ancora una sceneggiatura anche se la cosa avrebbe molto
senso. Siamo tutti fan del film, e siamo tutti giunti alla stessa
conclusione, ovvero che sarebbe bello rivederla in
azione“.
Di seguito la sinossi ufficiale di
Sicario 2: Day of the Soldado:
La lotta al narcotraffico fra
Stati Uniti e Messico si è inasprita da quando i cartelli hanno
iniziato a trasportare terroristi attraverso il confine americano.
Per combattere questa guerra, l’agente federale Matt Graver (Josh
Brolin) dovrà unire le forze con il misterioso e impenetrabile
Alejandro (Benicio Del Toro).
Il
film uscirà nelle sale americane il 29
giugno, su una sceneggiatura di Taylor
Sheridan (Sicario, Hell Or High Water,
Wind River) e vede nel cast Benicio Del
Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey
Donovan, Manuel
Garcia-Rulfo e Catherine
Keener.
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily
Blunt) è un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin)
per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e
impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la
squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a
mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a
sopravvivere.
Sicario
è diretta da Denis
Villeneuve(Prisoners) e
scritta da Taylor Sheridan ed è
ambientato nelle pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e
il Messico esposte ai traffici internazionali di droga. Al centro
ci sarà l’idealistica agente dell’Fbi incarnata dalla Blunt,
ingaggiata da una task force del governo formata da Del Toro e
Brolin, per sgominare un boss messicano del cartello della
droga.
Sicario
di Denis Villeneuve avrà un sequel, ma questo lo
sapevamo già. Quello che invece è stato confermato oggi, dalle
parole della stessa produttrice Molly Smith, è che
nel film torneranno i protagonisti Emily Blunt, Benicio Del
Toro e Josh Brolin.
Ecco cosa ha dichiarato, in
compagnia dei gemelli Trent e Thad Luckinbill, all’Hollywood
Reporter:
SMITH Siamo nel pieno dello sviluppo
del progetto con lo studio. Mi hanno appena mandato la bozza
[del copione di Taylor Sheridan] e siamo davvero
emozionati.
THAD Lo
abbiamo già mandato ai vari manager, tutto il cast originale
tornerà a bordo del progetto.
TRENT Taylor è
un creatore di mondi davvero in gamba. Ha una voce western in senso
moderno, e l’ha riusata per il sequel. È un mondo bello grosso, non
possiamo svelare la trama ma vedrete di nuovo Emily Blunt, Benicio
Del Toro e Josh Brolin. Il personaggio di Benicio è
fantastico, così dark eppure tanto amato dal pubblico. La gente
vuole sapere cosa gli è successo, quindi sarà interessante da
esplorare. Naturalmente adoreremmo se ci fosse Denis alla regia, è
molto impegnato, ma al momento ci sta dando una mano con lo
sviluppo.
Di seguito la trama di Sicario:
In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge
non conta, Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Gli impegni presi per Blade
Runner 2049 hanno impedito a Denis
Villeneuve di realizzare il sequel di Sicario,
che è finito nelle buone mani di Stefano
Sollima.
Il film, dal titolo
Soldado, vede tornare nei panni dei protagonisti
Josh Brolin e Benicio Del Toro,
ma Ed McDonnell, produttore del franchise, ha
dichiarato che Villeneuve potrebbe tornare a dirigere il terzo film
del franchise.
“Villeneuve voleva davvero
essere disponibile per il secondo film. Abbiamo parlato del fatto
che potrebbe tornare per un terzo film, se ce ne fosse uno. Ci ha
detto ‘Se fossi stato disponibile, avrei diretto questo film
domani.’ Ma sapevamo che sarebbe stato nel mezzo della produzione
di Blade Runner mentre preparavamo lo script.”
L’assenza di Villeneuve ha permesso
a Sollima di affrontare una produzione americana, diventando un
altro dei nostri registi da esportazione.
Intanto Denis
Villeneuve è adesso impegnato in Dune, il remake del romanzo da cui
David Lynch ha tratto l’omonimo film.
Soldado è diretto
da Stefano Sollima e scritto
da Taylor Sheridan.
Dopo la presentazione in concorso
al Festival
di Cannes 2015, ecco nuovo materiale promozionale
di Sicario,
l’atteso film diretto da Denis Villeneuve(Prisoners) che vede la star de
Il Diavolo veste Prada e Into
the Woods recitare al fianco di Benicio del
Toro e Josh Brolin. Il film è adesso al
cinema. Potete vedere il materiale di seguito:
In una zona di confine tra
Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt)
è un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
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Sicario
è scritta da Taylor Sheridan ed è ambientato nelle
pericolose aree di confine tra gli Stati Uniti e il Messico esposte
ai traffici internazionali di droga. Al centro ci sarà
l’idealistica agente dell’Fbi incarnata dalla Blunt, ingaggiata da
una task force del governo formata da Del Toro e Brolin, per
sgominare un boss messicano del cartello della droga.
Arriva direttamente da
Transformers L’Ultimo Cavaliere la new entry nel
cast del sequel di Sicario di Denis
Villeneuve, che sarà diretto dal nostro Stefano
Sollima e si intitolerà Soldado.
Secondo quanto riportato da Deadline,
Isabela Moner è entrata a far parte del cast del
film che vede protagonista, tra i volti nuovi, anche
Catherine Keener. Con le new entry, tornano nel
cast Benicio Del Toro e Josh
Brolin, visti in Sicario, mentre non ci
sarà Emily Blunt, vera protagonista del film
precedente.
La giovanissima Moner sarà la figlia
di un membro di un cartello della droga messicano.
La sceneggiatura del film porterà
nuovamente la firma di Taylor Sheridan
(Sons of Anarchy), già autore dello
script del primo film.
Stefano Sollima è noto soprattutto
per aver diretto serie televisive di successo come
Gomorra La serie e Romanzo
criminale La serie. Si tratta della prima produzione
hollywoodiana che vedrà coinvolto il regista romano.
Di seguito la trama di
Sicario:
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è
un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Nel thriller del
2015 Sicario si seguiva l’agente
dell’FBI Kate
Macer (Emily Blunt),
prendere parte ad un’oscura task force governativa coinvolta nella
guerra in corso contro la droga e il cartello messicano. Nel film
recitava anche l’attore Josh Brolin nei
panni dell’ufficiale della CIA Matt Graver, ma vi era anche il
sicario del titolo, Alejandro Gillick, interpretato da Benicio del
Toro. Al momento della sua uscita, il film ha ricevuto
elogi per la sceneggiatura e la fotografia, e un sequel intitolato
Sicario: Day of the
Soldado è stato distribuito tre anni dopo, con
Brolin e del Toro che hanno ripreso i loro ruoli. In seguito al
buon successo di questo secondo capitolo, era stato annunciato
anche un Sicario 3.
Mentre secondo quanto riferito un
Sicario 3 è effettivamente in fase di sviluppo, con il
titolo Sicario: Capos, proprio Brolin ha
condiviso che il film si sta rivelando una sfida difficile da
realizzare. Durante un’intervista, l’attore ha messo in dubbio la
lunga attesa del sequel, notando che la gente ne parla ancora, ma
ha ammesso senza mezzi termini che il film potrebbe non
concretizzarsi mai. “‘Sicario 3’, abbiamo cercato di farlo bene
e farlo andare avanti, ma perché non è successo? Quanto tempo puoi
aspettare? È un film difficile da realizzare anche se i primi due
hanno fatto soldi e le persone continuano a chiederlo
continuamente”.
Dato il successo di entrambi i film
e l’interesse di Brolin nel continuare la serie, sembra tuttavia
ancora possibile la realizzazione di un terzo capitolo. L’anno
scorso, l’attore aveva fornito un aggiornamento ottimista su
Sicario 3, rivelando che era stata scritta una
sceneggiatura, ma ha aggiunto che c’era incertezza su quando
sarebbe iniziata la produzione. Per quanto a loro modo conclusivi,
gli eventi di Soldado hanno lasciato aperte alcune
possibilità per un sequel, che potrebbe dunque andare a concludere
il racconto sulla moderna frontiera statunitense portato avanti dai
due precedenti capitoli. Non resta dunque che attendere ulteriori
aggiornamenti in merito.
Sicario
3 è ancora in lavorazione, secondo i
produttori Basil Iwanyked Erica
Lee. Parlando con The
Messenger, Iwanyk e Lee hanno confermato che un
terzo film di Sicario era
ancora in lavorazione con Benicio
del Toro.Secondo Lee, il film è stato in parte scritto quando è
iniziato lo sciopero della Writers Guild of America
(WGA) nel maggio 2023. La WGA e la Screen
Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists
(SAG-AFTRA) fanno pressione per ottenere
una migliore retribuzione scrittori e attori, protezione contro
l’intelligenza artificiale e altro ancora.
“Mancavano le matite, ma
l’idea è fantastica“, ha detto Lee.Iwanyk ha
aggiunto: “Non vedo l’ora che arrivi Sicario
3 . Potrei guardare
Benicio interpretare quel ragazzo per sempre. Voglio dire,
posso guardare Benicio in qualsiasi cosa, ma con quel personaggio
non invecchia.”Diretto
da Denis Villeneuve,
Sicario è uscito nel 2015. Con Benicio del
Toro,
Josh Brolin,
Emily Blunt, Daniel Kaluuya e Jon Bernthal, il film ha incassato 85
milioni di dollari al botteghino mondiale con un budget di 30
milioni di dollari. Ha ottenuto nomination agli Oscar per la
migliore fotografia, la migliore colonna sonora originale e il
miglior montaggio sonoro all’88esima edizione degli Academy
Awards.
Sicario: Day of the Soldadoè uscito nel 2018. Mentre
Emily Blunt non è tornato per il sequel, del Toro e
Brolin lo hanno fatto entrambi, ai due si sono unitiIsabela Moner, Catherine
Keener e Shea
Whigham. Stefano Sollimaha diretto il film, che ha incassato 75,8 milioni di dollari
al botteghino mondiale con un budget stimato di 35-45 milioni di
dollari. Trent Luckinbill, che ha prodotto
Sicario: Day of the Soldado, ha dichiarato
a Screen Rant nel 2018 che
Sicario 3 sarebbe stato “assolutamente”
realizzato. Nell’aprile 2023, tuttavia,
Josh Brolin ha messo in dubbio il progetto, come ha
detto aVariety: “Sicario 3, abbiamo cercato di
farlo bene e di farlo funzionare, ma perché non è
successo? Quanto tempo puoi aspettare? Un film difficile
da realizzare anche se i due hanno fatto soldi e la gente se lo
chiede continuamente.
Continua la grande estate di
Josh Brolin, che dopo Avengers: Infinity War e
Deadpool 2, torna in sala con Sicario 2:
Soldado, il film di Stefano Sollima e
sequel dell’omonimo film diretto da Denis
Villeneuve, in cui torna anche Benicio del
Toro.
Ecco il nuovo trailer del film:
https://www.youtube.com/watch?v=F2fcuOGdLaE
Di seguito la sinossi ufficiale:
La lotta al narcotraffico fra Stati Uniti e Messico si è
inasprita da quando i cartelli hanno iniziato a trasportare
terroristi attraverso il confine americano. Per combattere questa
guerra, l’agente federale Matt Graver (Josh Brolin) dovrà unire le
forze con il misterioso e impenetrabile Alejandro (Benicio Del
Toro).
Soldado
uscirà nelle sale americane il 29 giugno, su una sceneggiatura
di Taylor
Sheridan (Sicario, Hell Or High Water,
Wind River) e vede nel cast Benicio Del
Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey
Donovan, Manuel
Garcia-Rulfo e Catherine
Keener.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Durante la promozione di
John Wick Chapter Two, il produttore del film,
Basil Iwanyk, ha parlato per la prima volta di
Sicario 2, che si intitolerà
Soldado.
Il produttore ha spiegato brevemente
che natura avrà il film e in che modo sarà connesso al precedente
lavoro diretto da Denis Villeneuve.
“Non avrete idea di dove siete,
se prima o dopo gli eventi narrati in Sicario. Se si tratta di
cinque anni, non ne avrete nessun indizio. Non ci sono riferimenti
al primo Sicario, quindi non sapete quando si svolgono i fatti… In
Sicario il mondo non è così specifico. Sono solo quei personaggi. E
francamente volevamo che il pubblico avesse esperienza dei
personaggio in tempo reale invece di un riferimento continuo
all’altro film come una sorta di ‘Intanto in Sicario…'”.
In pratica Sicario
2 sarà un film ambientato nello stesso universo del primo
film, con gli stessi personaggi, ma narrativamente svincolato dal
film stesso.
Benicio Del
Toro e Josh Brolin,
protagonisti del primo film, torneranno entrambi in
Soldado. Al momento, invece, è incerto il ritorno
di Emily
Blunt. La sceneggiatura del film porterà nuovamente la
firma di Taylor Sheridan (Sons
of Anarchy), già autore dello script del primo film.
Stefano Sollima è noto soprattutto
per aver diretto serie televisive di successo
come Gomorra La
serie e Romanzo criminale La
serie. Si tratta della prima produzione hollywoodiana che
vedrà coinvolto il regista romano.
Di seguito la trama
di Sicario:
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è
un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
ci sarà un sequel di Sicario, il thriller
drammatico diretto lo scorso anno da Denis Villeneuve.
Il sequel, dal titolo
Soldado, non sarà diretto da Villeneuve
ma bensì dal regista italiano Stefano Sollima,
conosciuto per aver curato la regia di Suburra e delle
serie televisive di successo Gomorra e
Romanzo criminale.
Lo scorso giugno lo stesso Sollima
aveva dichiarato che oltre a Soldado c’è anche un altro
sequel in lavorazione: i piani, infatti, sono quelli di realizzare
una vera e propria trilogia.
Adesso, in una recente intervista con Collider, lo sceneggiatore
del film Taylor Sheridan ha fornito ulteriori
dettagli sul seguito, rivelando quanto segue:
“Dopo il primo film, la
Lionsgate ha capito che era meglio concedermi più libertà creativa.
Non c’è stata una lunga riunione incentrata sulla motivazione del
personaggio, sull’arco narrativo che lo riguardava. Si fidavano di
me, nonostante Sicario affrontasse delle tematiche molto
importanti. Non voglio ignorare questo aspetto nel secondo film.
Ecco perché ho scritto una sceneggiatura che raddoppia la posta in
gioco per loro. È dieci volte meno sentimentale, molto più
aggressivo e davvero riflessivo. È divertente come molte persone
pensano che Sicario sia incentrato sulla guerra contro la droga e
il cartello, ma non lo è. È un film sulla politica americana e
sulla polizia, e Sicario 2 sarà un sequel sotto steroidi.”
Benicio Del Toro e
Josh Brolin,
protagonisti del primo film, torneranno entrambi in
Soldado. Al momento, invece, è incerto il
ritorno di Emily
Blunt. La sceneggiatura del film porterà nuovamente la
firma di Taylor Sheridan (Sons of
Anarchy), già autore dello script del primo film.
Stefano Sollima è noto soprattutto
per aver diretto serie televisive di successo come
Gomorra La serie e Romanzo
criminale La serie. Si tratta della prima produzione
hollywoodiana che vedrà coinvolto il regista romano.
Di seguito la trama di
Sicario:
In una zona di confine tra Stati
Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è
un’agente dell’FBI
giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force
governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una
missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile
consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio
clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò
in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Compare nelle summer preview di
Entertainment WeeklySoldado,
il nuovo film di Stefano Sollima che segue i
personaggi presentati da Denis Villeneuve in
Sicario. Ecco di seguito la nuova foto dal film in
cui compaiono Benicio Del Toro
e Isabela Moner.
Sicario: Day of the Soldado
Benicio Del Toro and Isabela Moner
Sicario 2: Day Of The Soldado, nuovo trailer per il
film di Stefano Sollima
Di seguito la sinossi ufficiale:
La lotta al narcotraffico fra Stati Uniti e Messico si è
inasprita da quando i cartelli hanno iniziato a trasportare
terroristi attraverso il confine americano. Per combattere questa
guerra, l’agente federale Matt Graver (Josh Brolin) dovrà unire le
forze con il misterioso e impenetrabile Alejandro (Benicio Del
Toro).
Soldado
uscirà nelle sale americane il 29 giugno, su una sceneggiatura
di Taylor
Sheridan (Sicario, Hell Or High Water,
Wind River) e vede nel cast Benicio Del
Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey
Donovan, Manuel
Garcia-Rulfo e Catherine
Keener.
Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
Black Label Media e Thunder Road
Pictures hanno svelato il nuovo titolo ufficiale e il secondo
trailer del sequel di Sicario: si chiamerà infatti Soldado il
film diretto da Stefano Sollima, subentrato a
Denis Villeneuve in regia.
Oltre al trailer, potete dare uno
sguardo a quattro immagini inedite della pellicola che, con molte
probabilità, sarà presentata in anteprima al prossimo Festival
di Cannes.
Di seguito la sinossi ufficiale:
La lotta al narcotraffico fra Stati Uniti e Messico si è
inasprita da quando i cartelli hanno iniziato a trasportare
terroristi attraverso il confine americano. Per combattere questa
guerra, l’agente federale Matt Graver (Josh Brolin) dovrà unire le
forze con il misterioso e impenetrabile Alejandro (Benicio Del
Toro).
Soldado
uscirà nelle sale americane il 29 giugno, su una sceneggiatura
di Taylor
Sheridan (Sicario, Hell Or High Water,
Wind River) e vede nel cast Benicio Del
Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey
Donovan, Manuel
Garcia-Rulfo e Catherine
Keener.
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Soldado, la recensione del film
di Stefano Sollima
“Non ci sono film pandemici
nella selezione, ma quelli che abbiamo visto e scelto portano
addosso i segni del loro tempo, che ragionano in termini universali
su ciò che sta succedendo. Sono storie che invitano alla
connessione e che spingono a riflette sugli aspetti della vita che
oggi sono stati stravolti, le nuove coordinate di spazio e tempo,
la vita e la morte e lo status dell’uomo in generale.” Così
Beatrice Fiorentino, delegato generale della
Settimana Internazionale della Critica 36°, al suo anno d’esordio,
commenta la selezione di quest’anno che, oltre a dover far fronte
alle restrizioni pandemiche, ha anche affrontato la vicinanza di
altri grandi festival internazionali, come Cannes posticipato a
luglio e Locarno.
Di seguito ecco il programma
ufficiale del concorso:
Eles Transportan a
morte di Helena Girón e Samuel M.
Delgado film evidentemente pre-pandemico, ma che alla luce
del nostro vissuto assume significati amplificati.
Erasing Frank di
Gábor Fabricius è un gesto di cinema molto
potente, sospeso tra realismo e onirismo. Una parabola universale
senza tempo che racconta lo scontro tra un musicista punk e il
regime dell’Ungheria degli anni ’80.
Mondocane di
Alessandro Celli, un film distopico ambientato
nella Taranto del futuro. Le coordinate della città sono riscritte
secondo i canoni del cinema di genere, con lo sguardo a tutta la
storia del cinema.
Mother Lode di
Matteo Tortone, una favola moderna tragica, eterna
e universale. Un manifesto politico con innesti di realismo magico,
che inventa una nuova lingua tra finzione e realtà, denunciando le
contraddizioni di una realtà disposta a sacrificare tutto per il
profitto.
Detours di
Ekaterina Selenkina, è un film che esplora gli
spazi e si serve di molti linguaggi visivi, attraverso le immagini
di Google Maps, quelle dei cellulari e quella dell’osservazione
diretta pulita e rigorosa. Si inventa uno spazio filmico assoluto,
luogo di riflessione politica e teorica.
The Salamander di
Alex Carvalho, seducente esordio, un melò in cui
l’attrazione il desiderio e il denaro sono usati come armi e i
corpi diventano i territori di conquista. Inaspettatamente
politico.
Zalava di
Arsalan Amiri, una ghost story a tinte melò
ambientata nell’Iran pre-rivoluzione islamica, in un clima di
isteria collettiva che rimanda all’oggi. Il male che si nutre
dell’irrazionalità della paura.
Karmalink di
Jake Wachtel, primo film di fantascienza cambogiano girato
da un americano, è il film di apertura. Un film sulla memoria e
sulla coscienza collettiva, che va oltre l’omaggio al cinema USA
degli anni ’80. Un film di fantascienza buddista.
The last chapter
di Gianluca Matarrese, film di chiusura. Si tratta
della conversazione a due tra un regista e il suo amante, un gioco
di dominio e sottomissione che passa attraverso la teoria delle
immagini. L’essere umano indagata attraverso il principio di
piacere, nell’eterno dialogo tra Eros e Thanatos.
LA SELEZIONE SIC@SIC 2021
CONCORSO
EVA di Rossella Inglese
FREIKÖRPERKULTUR di Alba Zari
L’INCANTO di Chiara Caterina
INCHEI di Federico Demattè
LUNA PIENA di Isabella Torre
NOTTE ROMANA di Valerio Ferrara
L’ULTIMO SPEGNE LA LUCE di Tommaso Santambrogio
EVENTI SPECIALI
Cortometraggio di aperturaERA IERI di Valentina Pedicini
Cortometraggio di chiusuraA CHIARA di Jonas Carpignano
<<Ripartire dallo sguardo,
nell’Anno Uno della pandemia. Dal rapporto tra spettatore e
film.Cos’è il cinema oggi? Cosa cerchiamo nelle immagini dopo
un’intera stagione trascorsa “a distanza”, privati del contatto
fisico, costretti a comunicare attraverso il filtro di piattaforme
e devices? Dopo un anno di call, di DAD e di streaming. Di
relazioni interrotte, di corpi negati, di festival trasmessi in
modalità digitale, dovendo subire la diaspora della comunità
cinefila (e non) sotto la minaccia implacabile del virus, ma
compiendo anche ogni possibile sforzo per mantenere intatto lo
spirito di chi-come noi-è sempre affamato di condivisione e
confronto.È stata soprattutto questa la grande sfida:
riappropriarci dell’atto della visione in termini teorici e
interrogarci. Cos’è il cinema dopo la pandemia? Cosa è cambiato nel
nostro sguardo? Come guardiamo oggi? Il corpus della selezione
della 36.a Settimana Internazionale della Critica di Venezia porta
inevitabilmente addosso i segni delle nostre esperienze
recenti.
I film scelti assieme alla
commissione di selezione-composta da Enrico Azzano, Paola Casella,
Simone Emiliani e Roberto Manassero -tra quasi 600 iscritti da
oltre 75 paesi (un numero sorprendente rispetto alle aspettative
iniziali e al passato),relativizzano il nostro vissuto, ci aiutano
a elaborarlo, ci portano a ragionare in termini universali.Sono
storie che invitano alla reciproca connessione, che cercano nel
passato risposte ai dubbi di un presente evidentemente fragile, che
spingono a riflettere su quegli aspetti cruciali che sono stati
violentemente sconvolti dal sopravanzare del covid-19 e delle sue
successive varianti: il senso della vita e della morte, le (nuove)
coordinate dello spazio e del tempo, i corpi, le distanze, la
paura. Lo status dell’Uomo nel mondo.
Contemporaneamente la SIC non
vuole abdicare al compito della riflessione critica sull’estetica e
la politica delle immagini. Non possiamo né vogliamo perdere di
vista l’obiettivo principale della nostra ricerca: individuare le
traiettorie più coraggiose e vitali del cinema di oggi, andare alla
scoperta degli autori di un cinema del domani, catturare gli
indirizzi più interessanti verso i quali sta evolvendo il
linguaggio visivo e sonoro.Questa duplice sfida si è tradotta in un
programma di 7+2 titoli di varia provenienza, con numerosi,
inusuali, fertili incontri co-produttivi che sono il chiaro segnale
di un cinema sempre più globale, il riflesso di un’identità mutante
e di quella necessità-già messa in luce-di favorire connessioni
(non solo finanziarie ma di sguardo) sia dentro che fuori lo
schermo.
Nove film, quindi, d’autore e di
genere, lirici o furiosi, istintivi, intimi, distopici o carnali.
Ma soprattutto liberi. Autentici. Vivi.Se una cosa abbiamo compreso
è che, nonostante i cattivi auspici, il cinema è tutt’altro che
morto durante la pandemia. Il cinema non muore mai. Si adatta e si
trasforma. Asseconda e nutre il nostro inesauribile bisogno di
emozioni e di storie, di verità e di sogni. L’auspicio più grande è
quello di poter finalmente condividere a Venezia, al buio della
sala, un rinnovato sguardo sulla realtà e sulle
immagini.>>
Beatrice
Fiorentino.
Settimana Internazionale della
Critica 36°, il manifesto ufficiale
Il manifesto ufficiale di quest’anno
della SIC nasce da una suggestione, uno scatto rubato alla fine
della proiezione di Los Nadie, in sala Perla,
durante la SIC 2016:
Il lavoro congiunto di Mauro Uzzeo e
Emiliano Mammucari e la veste grafica di Fabrizio Verrocchi ha
portato al suggestivo risultato che potete vedere di seguito:
Qui le dichiarazioni degli autori:
<<Portiamo
sui nostri corpi le cicatrici della pandemia che ci ha costretti ad
allontanarci, isolarci, a vedere gli altri come qualcosa da tenere
a distanza, per tutelarci. Abbiamo abbandonato i luoghi d’incontro,
ci siamo chiusi dentro le nostre case e siamo usciti protetti da
mascherine che coprivano metà volto, tenendo gli occhi bassi per
la vergogna di mostrare timore. Ci siamo trasformati in isole per
proteggerci e permettere a chi lavorava giorno e notte alla
ricerca di una cura per questo disastro mondiale, di
riuscirci.
E adesso che lentamente, un passo per volta, ci stiamo
riappropriando di tutto quello che fino all’inizio dello scorso
anno ci sembrava ovvio e scontato, abbiamo scelto di celebrare
quanto di più prezioso stavamo perdendo, allontanandoci: l’unione,
il trovarsi, annullare le distanze e tornare ad abbracciarci.
Ricominciare a vivere e gioire assieme, riappropriandoci dei nostri
corpi, degli spazi interni e di quelli esterni, a partire proprio
da quella Sala Cinematografica che celebriamo in questa immagine
tornando a riconoscerle il suo ruolo di assoluto crocevia di
emozioni e
esperienze.
In questa illustrazione – che è
figlia diretta di uno scatto, di un momento di pura felicità
immortalato nella nostra amata Sala Perla – abbiamo voluto
raccontare il desiderio di tornare a vivere il
cinema come un momento di condivisione e di sinergia tra le
persone. Abbiamo scelto di far parlare soprattutto il bianco
perché è il colore dell’equilibrio, della vita, dell’energia che
unisce e ricongiunge tutti gli altri e lo abbiamo scolpito
tracciando segni aperti e sospesi per disegnare figure ben strette
le une alle altre, cui abbiamo dato corpo con retini e pennelli
digitali così da avvicinare e unire assieme i mondi che più ci
appartengono: la fotografia,
l’illustrazione, la grafica, l’immagine.>>
A 10 anni dalla scomparsa del
Campione Marco Simoncelli (20 gennaio 1987 – 23
ottobre 2011), arriva nelle sale SIC, il
documentario Sky Original prodotto da
Sky, Fremantle Italy e
Mowe, distribuito come uscita
evento al cinema da Nexo Digital solo
il 28 e 29 dicembre (elenco sale a breve su
nexodigital.it e prevendite aperte dal 9
dicembre).
SIC
restituisce il ritratto intenso ed emozionante di un
campione unico. Racconta una storia, quella di un bambino
che aveva un sogno più grande dei propri limiti e che ha fatto di
tutto per realizzarlo. Racconta del coraggio, al quale tutti
abbiamo fatto ricorso, necessario per affrontare sfide che abbiamo
ritenuto al di fuori della nostra portata. E lo racconta attraverso
l’epopea della stagione 2008 che decreterà Marco Simoncelli
Campione del Mondo Classe 250cc. Un mondiale iniziato da
outsider, sofferto, strenuamente voluto, sorprendentemente meritato
che porterà alla ribalta del mondo un nuovo talento italiano
guascone, tostissimo e sempre sorridente.
Ma SIC
racconta anche la vita di un bambino e poi di ragazzo allegro e
scanzonato sempre pronto a divertirsi e a divertire con una battuta
o mettendo un’auto di traverso tra le vie di Coriano, il tranquillo
paese della “Motor Valley” romagnola dove è nato. Un ragazzo che,
con le foto di Valentino Rossi nel diario, era convinto di
diventare un giorno anche lui un “World Champion”.
Ad arricchire il racconto, le
testimonianze e i ricordi di chi ha vissuto insieme a lui a
cominciare dal padre, l’onnipresente Paolo
Simoncelli, la storica fidanzata Kate
Fretti, il compagno di mille sfide alla “cava”,
nonché idolo e amico Valentino Rossi, il pilota
Mattia Pasini amico d’infanzia e primo compagno di
team ai tempi delle gare in minimoto, Carlo Pernat il
manager del motomondiale con la “M” maiuscola, Paolo Beltramo,
amico di Marco e storico inviato dai box, l’avversario più ostico
lo spagnolo Alvaro Bautista, il poetico Dottor Claudio Costa, il
preparatore atletico Carlo Casabianca, l’artista dei caschi Aldo
Drudi, i membri della squadra che insieme a lui hanno reso
possibile la vittoria del mondiale, il capo tecnico Aligi
Deganello, il meccanico Sanzio “Malabrocca”
Raffaelli, l’allora direttore gestione sportiva gruppo
Piaggio Giampiero Sacchi, e poi gli amici di
sempre, quelli coi quali fare “lo scemo” e festeggiare al termine
di ogni gara; il tutto arricchito con le inimitabili telecronache
di Guido Meda , l’”Omero” delle due ruote. Ognuno
di loro descrive un tratto, svela un ricordo, fissa un momento di
Marco Simoncelli e della sua vita, rendendo il docufilm un racconto
unico, intenso, positivo.
La colonna sonora originale di
SIC è firmata dai
Mokadelic, già autori, tra le numerose produzioni,
delle musiche di Gomorra-La Serie.
SIC è un
docufilm diretto da Alice Filippi (“Sul più
bello”, “’78 – Vai piano ma vinci”), scritto con
Vanessa Picciarelli e Francesco
Scarrone e prodotto da Gabriele Immirzi e
Ettore Paternò per Fremantle, Roberta
Trovato per Mowe e Roberto Pisoni per
Sky. SIC è realizzato grazie al
contributo della Regione Emilia-Romagna e il
supporto di Emilia-Romagna Film Commission. È distribuito al cinema
da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY,
MOTO SPRINT, MYmovies.it.
Un nuovo inizio, verso un futuro di
speranza, dopo due anni particolarmente difficili, è questo che si
prefigge di essere la SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica. Cristiana Paternò,
Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI), e Beatrice Fiorentino, Delegata Generale
della 37. Settimana Internazionale della Critica, hanno presentato
un programma ricco e interessante, che propone sogni e colori,
l’augurio di tornare a vivere la comunità.
Come quello che racconta il poster
di questa edizione, realizzato da Emiliano
Mammucari, Mauro Uzzeo e Fabrizio
Verrocchi: una Furiosa fluida, rock, in mezzo alla gente e
a sguardi, volti e storie che cominciano a ricolorarsi, in
continuazione narrativa con il poster dello scorso anno,
completamente in bianco e nero, realizzato dalla stessa squadra
creativa con l’intenzione di portare avanti un racconto unico, che
da Embracing Again, il tornare in sala a
riabbracciarsi, prosegue con Creature in Eterno
Movimento, il ritorno all’esistenza, al racconto, alla
strada da percorrere.
“Lo sguardo del cinema
contemporaneo si sofferma, ora più che mai, sull’essere,
sull’esistere nonostante tutto. Siamo storie in movimento e
scorriamo libere tra le strade, incrociandoci tra i conflitti,
sfiorandoci nelle intenzioni, guardandoci per un istante appena e
cercando tra gli sguardi la risposta a tutto quello che
verrà.”
SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica – il poster
La presentazione del programma della
SIC si è aperta con un appello da parte di Paternò, in difesa e
sostegno di Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof e
Mostafa Aleahmad, registi iraniani imprigionati
dal paese per aver “scritto una lettera“, ovvero per aver
commesso un reato di opinione, “condannati al carcere senza
processo, atti di provocazione contro la comunità di di
intellettuali iraniani.”
Quando si parla di nuovo percorso si
parla anche di innovazione e così SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica ha presentato anche il suo
nuovo logo, che rappresenta un’apertura verso il futuro.
“Il
pennino indicava solo la critica scritta –
spiega Paternò
– Oggi con il multimediale vogliamo guardare avanti. Ma con un’idea
di dialogo, il logo è uno schermo aperto, una rottura della quarta
parete, il desiderio di comunicare tra critica, autori e
spettatori.”
Oltre al logo SIC rinnova anche gli
spazi e la sigla. Nasce la Casa della Critica, uno spazio dedicato
a incontri, delegazioni e sponsor, mentre la nuova sigla,
realizzata da Frame by Frame, che ha sviluppato la
prima sigla realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
“L’idea sperimentale è stata accolta con entusiasmo,
confermando ancora una volta lo spirito di rinnovamento che
definisce da sempre la SIC come luogo per eccellenza deputato alla
scoperta di nuovi talenti.” Si legge nel comunicato
stampa.
La Delegata Fiorentino ha poi
presentato il programma del concorso di lunghi e corti, dicendosi
molto emozionata per questa ripartenza, questo “ano zero”.
“Il 2022 è un anno zero da cui ripartire, perché siamo
consapevoli che veniamo da due anni molto difficili segnati da
pandemia e calamità – ha spiegato Beatrice
Fiorentino – E questa vuole essere una sorta di
reazione. Siamo quindi proiettati verso quello che sarà, non verso
quello che è stato. Nella scelta delle pellicole della nostra
selezione, siamo andati
in direzione di una possibile rinascita, fosse anche solo un
augurio viscerale di pancia e cuore, sperando che tra qualche mese
ci siamo lasciati tutto alle spalle.”
Dopo il periodo di buio, il comitato
di selezione è andato in una direzione opposta, “andiamo verso
colore, spazio aperto, comunità – continua Fiorentino – I
personaggi della selezione sono tutti idealisti e sognatori, tutti
lottano per un futuro migliore. E inclusiva è stata anche la SIC,
dal punto di vista di registi, di attori, con titoli accoglienti e
accessibili, senza perdere in complessità. Questo vuole essere un
segnale di fiducia nei confronti dell’industria che in questo
momento è particolarmente in difficoltà. È una SIC che va verso il
pubblico ed è radicalmente queer. Questa è
diventata LA questione: il dato politico è che lo schema binario
maschile femminile è superato. Questi film sono stati scelti perché
sono belli, abbiamo riconosciuto in loro un segno importante,
perché prevediamo per i registi che li hanno realizzati un grande
futuro e perché insieme offrono una lettura ampia della
realtà.”
SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica, il programma
CONCORSO
Anhell69 di
Theo Montoya (Colombia): nasce nella giovane
comunità queer di Medellin, ma non è un documentario. È un viaggio
sentimentale tra corpi e fantasmi, una città violenta tra sogni e
prospettive. La fotografia di una generazione senza futuro ma che
non perde la speranza e il sogno, è una dichiarazione d’amore per
il cinema, laddove intorno c’è morte, il cinema salva le vite.
Beating Sun – Tant que le
soleil frappe di Philippe Petit
(Francia): è il perno intorno al quale gira il programma. La storia
di un architetto che ha il sogno di riqualificare la piazza di un
quartiere di Marsiglia. Questo sogno di tornare alla piazza, e alla
vita insieme, in uno spazio simbolico ma concreto, racconta
benissimo il nostro presente. Un esempio di cinema civile e
politico, che invita al ritorno alla comunità.
Dogborn di
Isabella Carbonell (Svezia): racconta la storia di
due gemelli, fratello e sorella senza tetto, due randagi della vita
che lottano per il loro futuro in una società durissima. Il film
nasce da esperienza raccolta in prima persona. Il film è sempre
attaccato ai corpi, raccoglie segnali, urla e silenzi, un racconto
di esclusi, una discesa all’inferno ma anche una possibile
rinascita.
Eismayer di
David Wagner (Austria): un esordio stilisticamente
molto maturo, rigoroso e pudico. Si lavora sulle ellissi e per
sottrazione, ispirato a persone vere. Eismayer è un ufficiale
dell’esercito, un uomo d’acciaio, gay, che si trova di fronte ad
una scelta importante nella sua vita. La cosa interessante è la
padronanza assoluta dei codici del cinema di genere. Rom-com
etero-normata e contemporaneamente soldier movie, il film riscrive
i codici del linguaggio sullo schermo.
Have you seen this Woman? –
Da li ste videli ovu zenu? di Dusan Zoric
e Matija Gluscevic (Serbia): è il più spiazzante
della selezione, sono tre declinazioni di un possibile femminile,
sempre scomodo e corrosivo. C’è questo corpo politico, per il suo
ingombro, è un corpo non conforme e ribelle, alla conquista dello
schermo e del suo spazio nel mondo, una donna che fugge dal ruolo
che la società le vuole imporre. Il film può infastidire ma non
lasciare indifferenti.
Margini di
Niccolò Falsetti (Italia): il colpo di fulmine,
una cotta adolescenziale. Cinema popolare ambientato nella
provincia toscana alla fine degli anni 2000. Una commedia punk,
sincera e vitale. Anche i protagonisti di questo film sono dei
sognatori. sono tre e hanno una band ma non riescono a sfondare. Il
film fa divertire e sorridere ma offre anche uno specchio in questi
ambiziosi protagonisti che devono fare i conti con una realtà che
sta loro stretta. Sguardo pop e affettuoso, ma anche politico.
Skin Deep di
Alex Schaad (Germania): è il film più radicale,
spiazzante, con atmosfere alla Midsommar con un
gioco di identità che si mescolano. Una folgorazione per questa sua
difficile classificazione, è un thriller psicologico o filosofico o
un potenziale body horror che evolve in un estremo atto d’amore. il
film è soprattutto una riflessione transgenere, sulle leggi
dell’attrazione dei corpi. Il film sfida le convenzioni dallo
schema della binarietà.
FUORI CONCORSO
Film d’apertura
Three Nights a Week – Trois
nuits par semaine di Florent Gouelou
(Francia): andiamo verso luce, colore e amore. Un proseguimento
naturale dell’apertura della selezione dei corti, il tema è
l’identità attraverso il corpo e il racconto di sé attraverso
l’immagine, una storia d’amore nel mondo delle drag queen visto
dall’interno.
Film di Chiusura
Queens – Malikates
di Yasmine Berkiran (Marocco): racconta di tre
donne in fuga dalla polizia, un viaggio verso le coste
dell’Atlantico e verso una possibilità di futuro, che dietro una
apparenza di leggerezza, abbraccia temi importanti. Essere
femministe in Marocco è un po’ più difficile che esserlo in Italia,
il film è anche un inno alle donne del cinema.
Proiezione Speciale (in
collaborazione con Venezia 79)
Blood – O Sangue di Pedro
Costa (Portogallo): versione restaurata del film.
CORTOMETRAGGI
Concorso
Albertine Where are you? di Maria
Guidone: filmmaker puglierse con una sensibilità fuori dal
comune. Maria ci porta al tempo di un’estate e di un amore non
convenzionale, sulla scia di Proust.
Come le lumache – Like Snails di
Margherita Panizon: un coming of age
stracolmo di grazia, di una freschezza autentica e aurorale, con
temi tutt’altro che banali, attraverso l’incontro di due diversità,
di due solitudini, di due ragazzini che si specchiano l’uno
nell’altro. Il corto racconta l’eterno dramma delle
migrazioni.
Nostos di Mauro Zingarelli:
fantascienza distopica, un racconto proiettato nel futuro, nei
panni di due riciclanti che lottano per la sopravvivenza, nella
speranza di un mondo migliore.
Puiet – Sapling di Lorenzo
Fabbro e Bronte Stahl: un piccolo
documentario e insieme un racconto contemporaneo, ambientato nella
quotidianità della Transilvania, in cui un ragazzino di campagna è
ansioso di diventare grande e di trovare il suo posto tra gli
adulti. Parabola intima di chi cerca il suo posto nel mondo.
Reginetta di Federico
Russotto: body horror. Si muove con destrezza nelle
coordinate del cinema di genere e sceglie di ambientare nel passato
temi attualissimi. Aspettative sul corpo della donna, modello di
bellezza, l’avidità e l’ambizione. Tutto diventa un incubo per la
protagonista.
Resti – Remains di Federico
Fadiga: si lavora su una materia quasi dimenticata che si
chiama emozione, si lavora sulla memoria e sul segno, sul tempo che
passa e l’emozione che resta che dice molto di più di quello che
mostra.
La stanza Lucida – Lucid room di
Chiara Caterina: Caterina è una creatrice di
immagini-cinema, sa cogliere il perturbante nella quotidianità, le
modalità di racconto sono spiazzanti e sorprendenti. Un uomo
tornato a casa dopo la fine di un amore ed elabora quel dolore
attraverso un sogno lucido.
Fuori Concorso
Corto di apertura
Pinned into a dress di Gianlcua
Matarrese e Guillame Thomas: Il film ha
molto a che fare con il discorso sulla mortificazione del corpo. Al
centro Miss Fame (nome d’arte di Kurtis Dam-Mikkelsen), con il
rapporto sadomaso con il suo corpo, un’identità fluida e il proprio
futuro. Fare i conti con la costante narrazione di sé e le zone
d’ombra dietro a una vita sotto i riflettori.
Corto di chiusura
Happy Birthday di
Giorgio Ferrero: Piccola storia al femminile in un
mondo funestato da pandemia e guerra, una possibile speranza arriva
dalla connessione spontanea con la rete di due giovani donne
accomunate da un ideale di pace e da una stranezza, il compleanno
il 29 febbraio. Girato a Mosca nel marzo del 2022, tutto realizzato
da remoto, tra Italia e Uzbekistan.
Con poche eccezioni, i titoli della
selezione provengono principalmente dall’Europa, come già
verificatosi nella selezione della Quinzaine des
réalisateurs di Cannes 2022. Secondo Beatrice Fiorentino la
mancanza di proposte da altre parti del mondo è sintomatica di un
nuovo stato delle cose: “Credo sia logico dedurre che le
difficoltà che stiamo attraversando (effetti della pandemia
sull’industria dell’audiovisivo) avranno un certo peso in alcuni
Paesi ricchi e un altro peso in Paesi in cui c’è già un tessuto
economico debole. A questo si aggiungono anche problemi politici e
culturali, che in alcuni casi inaspriscono la situazione.”
L’incontro si è concluso con la
dedica di questa edizione della SIC a Mantas
Kvedaravicius, il regista lituano “deceduto a soli 45
anni in Ucraina, durante una guerra assurda che si consuma alle
porte dell’Europa nel 2022.”
La SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica si svolgerà dal 31
agosto al 10 settembre 2022.
Sibyl – Labirinti di
donna è diretto da Justine Triet e vede
fianco a fianco due tra le attrici più interessanti del cinema
francese e internazionale: Virginie Efira e
Adèle Exarchopoulos, entrambe fresche di successo
all’ultimo festival
di Cannes dove sono state protagoniste, rispettivamente, di
Benedetta di Paul Verhoeven e
dell’esordio di Julie Lecoustre ed
Emmanuel Marre, Zero Fucks Given. Il film è in sala dal 2
settembre distribuito da Valmyn.
Sibyl – Labirinti di donna, la trama
In SIBYL Efira
interpreta Sibyl, una scrittrice ha abbandonato la scrittura per
diventare psicologa. Con il tempo, però, presa dal desiderio di
scrivere decide di lasciare la maggior parte dei suoi pazienti e
comincia a immaginare la trama del suo nuovo romanzo. Mentre è in
cerca dell’ispirazione, però, viene contatta da Margot
(Adèle Exarchopoulos), una giovane attrice in
difficoltà, che la prega di vederla e Sybil accetta. Nel pieno di
un dramma passionale sul set del film che sta girando, che
coinvolge l’attore principale e la regista, Margot si racconta
senza inibizioni, mentre Sibyl ne resta sempre più affascinata,
registrando segretamente le loro conversazioni e prendendo da esse
materiale per il suo romanzo…
Sarà presentato in concorso alla
BerlinaleSiberia, il nuovo film del regista Abel
Ferrara che vede protagonista assoluto l’attore
Willem Dafoe.
Nel cast del film anche
Dounia Sichov nel ruolo della ex moglie del
protagonista, insieme a Simon McBurney, Cristina Chiriac ,
Valentina Rozumenko, Daniel Giménez Cacho, Phil Neilson, Fabio
Pagano, Anna Ferrara, Laurentio Arnatsiaq e Ulrike
Willenbacher
Siberia è una produzione
Vivo film con Rai Cinema, maze pictures e
Piano, in associazione con Faliro House, Rimsky
Productions, Talipot Studio, CTT e Bavaria
Filmproduktion, con il sostegno di MIBACT – Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo, Deutscher Filmförderfonds
(DFFF), IDM Südtirol, FilmFernsehFonds Bayern,
Regione Lazio e Fondo Regionale per il Cinema e
l’Audiovisivo, EFICINE. Prodotto da Marta
Donzelli e Gregorio Paonessa, Philipp Kreuzer,
Jörg Schulze, Julio Chavezmontes, Diana
Phillips, produttori associati Christos V.
Konstantakopoulos, Michael Weber, Michel Merkt,
Alessio Lazzareschi, Regina García Solórzano. Vendite
internazionali: The Match Factory.
Siberia: la trama
Nel film Clint è un uomo
tormentato. Si è ritirato in una baracca isolata tra i ghiacci,
nella speranza di ritrovare la serenità. Gestisce un piccolo
locale, frequentato dai rari viaggiatori di passaggio e dai pochi
abitanti della zona. Ma neanche in questo isolamento riesce a
trovare pace. Una sera, con la sua slitta e i suoi cani, si mette
in viaggio verso il mondo che un tempo conosceva, nel tentativo di
affrontare se stesso. È un viaggio nei sogni, nella memoria e
nell’immaginazione, alla ricerca della sua vera natura.
Dopo essere stato presentato in
Concorso alla 70.Berlinale,
arriva al cinema dal 20 agostoSIBERIA,
l’ultimo film di Abel Ferrara – una produzione
Vivo film con Rai Cinema,
maze pictures e Piano – che segna
una nuova collaborazione tra il regista di Il cattivo
tenente e Fratelli, da oltre quarant’anni tra le voci
più originali e riconosciute del cinema contemporaneo, e Willem Dafoe, dopo New Rose Hotel, Go Go
Tales, 4:44 Last Day on Earth, Pasolini, Tommaso. Un film
onirico e coraggioso che è anche un’indagine profonda e pericolosa
nell’inconscio del suo protagonista.
In arrivo nelle sale a partire dal
20 agosto (elenco a breve su nexodigital.it), SIBERIA
è un viaggio visionario che ci conduce nella vita di Clint, un uomo
tormentato che si è ritirato in una baracca isolata tra i ghiacci,
nella speranza di ritrovare la serenità. Clint gestisce un piccolo
locale, frequentato dai rari viaggiatori di passaggio e dai pochi
abitanti della zona. Ma neanche in questo isolamento riesce a
trovare pace. Una sera, con la sua slitta e i suoi cani, si mette
in viaggio verso il mondo che un tempo conosceva, nel tentativo di
affrontare se stesso. Un viaggio nei sogni, nella memoria e
nell’immaginazione, alla ricerca della sua vera natura.
Spiega Abel
Ferrara: “Dopo Pasolini questa storia ha iniziato a
prendere forma nella mia mente: immagini assurde, a dir poco
strane, lontane dalla città, lontane dalla modernità. Le ho
lasciate scorrere dentro di me. Un posto, una sorta di universo
alla Jack London, mute di cani, una serie di incontri e di soste
nel corso di un viaggio, segnati da luoghi e tempi selvaggiamente
diversi. Non ho tentato di scrivere una sceneggiatura perfetta, ma
al contrario di raccogliere queste immagini attingendo alla
memoria, cercando di creare delle opportunità, di provocare il
nostro modo di pensare, di comporre un’esperienza da registrare,
sperando che sia abbastanza trasparente e piena di vita da
risuonare negli spettatori. Cose che a volte sono difficili da
spiegare, ma che è sempre interessante tradurre in un’esperienza
puramente cinematografica. Questo non è un addio a quello che ho
fatto e abbiamo fatto sino ad ora – è una continuazione. A partire
dal mio primo film mi sono immerso sempre più nell’oscurità. Nutro
un grande desiderio per quello che il cinema può
essere”.
Aggiunge il distributore
Franco di Sarro per Nexo Digital:
“Siamo molto felici che proprio questo film, particolarmente
apprezzato al Festival di Berlino, sia uno dei primi a tornare in
sala: speriamo che si trasformi in un’occasione di incontro per
tutti gli amanti della cinematografia di Abel Ferrara e che
rappresenti un segnale di ripartenza per tantissime sale sul
territorio”.
Nell’anno del centenario dalla nascita di Alberto Sordi, Sky
Arte celebra il grande attore e regista romano con Siamo
tutti Alberto Sordi?, il docu-film scritto e diretto da
Fabrizio Corallo in onda nel giorno di Pasqua, domenica 12
aprile alle 21.15 su Sky Arte (canali 120 e 400) e alle
21.45 su Sky Cinema Comedy (canale 309).
La narrazione si concentra sul
talento unico e sulla sua personalità più intima mettendone in
risalto non solo la leggendaria vicenda artistica ma soprattutto le
sue doti, spesso profetiche, di interprete/autore capace di
raccontare come nessun altro la commedia umana degli italiani del
secolo scorso.
Il documentario ricostruisce la
vita e l’opera di Sordi nell’arco della sua formazione e del
consolidarsi della sua carriera lunga più di sessant’anni,
raccontandolo attraverso scene cult di alcuni tra i più
significativi dei 187 film da lui interpretati, filmati tratti
dalle sue tante apparizioni televisive e pubbliche, interviste
appositamente realizzate a compagni di lavoro, esponenti di punta
del cinema recente, storici e critici, tutti chiamati a ricordarne
i vari aspetti della sua poliedrica personalità tra riflessioni,
aneddoti, pensieri e curiosità.
Dalla Roma trasteverina,
all’Inghilterra fino ad arrivare anche oltreoceano, il re della
commedia italiana ha portato in scena tanti “mostri” del suo tempo
nei loro aspetti più divertenti. Il film ritratto di Corallo mostra
i suoi più celebri personaggi, ma anche il più segreto e profondo
Alberto Sordi.
Anche Sky Cinema
dedica la sua programmazione per ricordare il grande Alberto Sordi.
Da venerdì 10 a lunedì 13 aprile, Sky Cinema
Comedy (e in streaming su NOW TV) propone 4 giorni di
programmazione h24 dedicati a uno dei più importanti attori del
cinema italiano. Da non perdere dunque il celebre film firmato
Luigi Zampa, Il Medico della Mutua, con una delle
interpretazioni più celebrate di Sordi; la commedia ambientata
nell’antico Egitto Due notti con Cleopatra con
Sophia Loren; Accadde al penitenziario in cui il
secondino Aldo Fabrizi è testimone delle vicende dei vari detenuti
tra cui Sordi, Walter Chiari e Peppino De Filippo; la commedia di
Steno Piccola Posta, con Franca Valeri; il film a
episodi Racconti d’estate con Marcello
Mastroianni; la commedia turistico-sentimentale Brevi amori
a Palma di Majorca con Gino Cervi; Il
Marito in cui Sordi si districa tra gli affari e una
moglie dispotica; e la commedia a episodi di Luigi Zampa, I
Nostri Mariti, con Sordi, Ugo Tognazzi e Lando Buzzanca.
Tutti i titoli – insieme al docu-filmSiamo tutti Alberto
Sordi? – sono disponibili anche nella collezione on demand di
Sky e su NOW TV.
SIAMO TUTTI ALBERTO
SORDI? è una produzione Dean Film e Surf Film realizzata in
collaborazione con Sky Arte e Istituto Luce in onda domenica 12
aprile su Sky Arte alle 21.15 e in streaming su NOW
TV
John Lithgow, che interpreterà
Silente nella prossimo serie tv di
Harry Potter, infrangerebbe la tradizione, ma è più che
in grado di interpretare il ruolo. Da quando Harry Potter è uscito
per la prima volta come una serie di libri fantasy nel 1997, la
popolarità della serie ha conquistato il mondo. Tuttavia, sono
stati i film,
usciti nel 2001, a rendere la serie un fenomeno globale, e a
consolidare queste storie come parte fondamentale della cultura per
la generazione di ragazzi che sono cresciuti guardandole e
leggendole.
Tuttavia, una cosa che è rimasta
costante in tutta la serie, nonostante la sua popolarità globale, è
quanto sia distintamente britannica. Dall’inclusione di Privet
Drive in un piccolo vicolo cieco britannico, alla magnifica
Hogwarts situata da qualche parte tra le dolci colline del Regno
Unito, questa serie è saldamente ambientata sull’isola britannica.
E per rafforzare questo aspetto, i film hanno seguito una regola
ferrea nel scegliere principalmente attori britannici e irlandesi
per la maggior parte dei ruoli. Tuttavia, lo show di Harry
Potter realizzato per la HBO ha scartato questa regola, se
dobbiamo credere alla notizia che
John Lithgow è in trattative finali per interpretare il ruolo di
Silente.
Il casting di Silente nel
remake di Harry Potter potrebbe infrangere una regola fondamentale
del cinema
I film di Harry Potter sono
stati molto selettivi quando si è trattato di scegliere il
cast
La regola ferrea che vigeva per i
film di Harry Potter, secondo cui per la maggior parte dei
ruoli si dovevano scegliere solo attori britannici e irlandesi,
aiutava a catturare la magia e il mistero di quell’ambientazione e
a mantenerla saldamente in quella location. Ma ora, se il
casting viene aperto per un personaggio così fondamentale come
Silente, si deve presumere che la serie prenderà in
considerazione altri attori, scartando del tutto questa regola.
Nonostante ciò, la serie sarà girata nel Regno Unito e,
considerando che i ruoli principali di Harry, Ron ed Hermione
dovrebbero essere tutti interpretati da bambini, ha più senso
scegliere attori locali.
Tuttavia, per quanto riguarda tutti
gli altri, sembra che le regole che riguardano gli attori
britannici e irlandesi siano state allentate. E anche se questo
potrebbe cambiare il tono dello show e introdurre la possibilità
che lo show risulti meno distintamente britannico, c’è poco di
cui preoccuparsi quando si tratta di Lithgow. In realtà,
l’attore esperto ha una ricchezza di esperienza e talento che lo
mette in una posizione incredibilmente forte per affrontare un
personaggio così importante, anche se non è del Regno Unito.
John Lithgow è perfetto per
Albus Silente, nonostante sia americano
Cortesia di Eagle Pictures
Lithgow sarà perfetto nel ruolo
di Silente
John Lithgow ha il profilo
fisico perfetto per un personaggio come Gandalf. Anche se non
ha una lunga barba bianca fluente, non ce l’avevano neppure
Richard Harris o Michael Gambon, ma entrambi erano
uomini vispi e più anziani, che nonostante l’età avevano ancora
molta energia. Inoltre Lithgow ha uno sguardo gentile che può
evocare simpatia, sincerità e amicizia, ma ha anche la capacità di
presentarsi come un’autorità e di affermare la sua gravitas nel
ruolo.
Ho frequentato la scuola di
recitazione a Londra molti anni fa. Quindi c’è una sorta di filo
conduttore inglese. Sono inglese quanto può esserlo un attore
americano, fino al punto di pura pretesa. Sai, quando pensi a
Churchill, è diverso da ogni altro inglese quanto lo è un
americano. È un eccentrico. L’idea gli è piaciuta molto. Hanno
detto: “Abbiamo visto tutti i signori interpretare Churchill.
Abbiamo visto Burton farlo.E Albert Finney lo ha
interpretato. E quell’anno ce n’era un’intera serie. E tutti erano
inglesi. La madre di Churchill era americana, tanto per cominciare.
Questa è la prima cosa che Steven mi ha detto quando gli ho
chiesto: “Perché mi hai scelto?” E lui aveva questa affinità con
l’America. Potrei essere terrorizzato all’idea di interpretare
questo ruolo, ma loro pensano che sia un’ottima idea, quindi mi
adeguo.– John Lithgow nel ruolo di Winston Churchill
in The
Crown
Lithgow ha interpretato una varietà
di personaggi, da un serial killer in Dexter a un eccentrico leader alieno travestito da
professore universitario in 3rd Rock From the Sun, che lo ha
aiutato ad ampliare il suo talento di attore. E per quanto riguarda
l’interpretazione di un britannico, Lithgow ha interpretato Winston
Churchill in The
Crown con grande efficacia e recentemente ha interpretato
Roald Dahl nel West End. Lithgow non dovrebbe avere alcun
problema a imitare l’accento e a interpretare tutti i vari
aspetti del personaggio.
I ruoli precedenti di John
Lithgow dimostrano che può interpretare il professor Silente di
Harry Potter
Lithgow ha una vasta esperienza
nell’interpretazione di un’ampia gamma di personaggi
Come accennato in precedenza,
Lithgow è apparso in molti film e programmi televisivi nel corso
della sua carriera. In effetti, dal 1972 ha avuto un totale di
quasi 140 ruoli accreditati. E a differenza di altri attori,
Lithgow ha evitato di essere etichettato. In Shrek,
ha interpretato il principale antagonista, Lord Farquad, affinando
la sua capacità di controllare la voce e offrire una performance
accattivante senza l’aiuto della sua fisicità. In 3rd Rock,
Lithgow era molto più fisico e interpretava un alieno che si
nasconde tra gli umani, imparando a mimetizzarsi, il che potrebbe
essere utile per far sì che Silente, un potente mago, si mimetizzi
con gli umani, se dovesse essere rappresentato.
Oltre a questo, è apparso in film
importanti come Ai confini della realtà e ha prestato la sua
voce al personaggio di Yoda in alcune drammatizzazioni. Lithgow è
eccezionalmente qualificato e dotato di grande talento. È un attore
ed è più che capace di affrontare tutti i diversi aspetti di un
personaggio complesso come Silente. E considerando che la serie TV
di Harry Potter è destinata a continuare per quasi un
decennio con diverse stagioni, ha bisogno di un attore impegnato e
di qualità, che possa continuare a interpretare questo ruolo per
molti anni a venire.
Abbiamo da poco visto il
The Menu di Mark Mylod nel
quale la cucina veniva rappresentata come un vero e proprio inferno
sulla Terra, qualcosa che ricorda i tanti cooking show tanto di
moda da anni e decisamente più intrigante di altre che si vedono
spesso. Come quella che anche il francese Louis-Julien Petit sceglie per il suo
Sì, Chef! – La Brigade, nei cinema italiani dal 7
dicembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Le tensioni che si
sviluppano in un ristorante, le sfide che pone, la necessità di
adattarsi, integrarsi o crescere per superarle forniscono spesso
espedienti narrativi a film, italiani o internazionali, che
vogliamo raccontare storie edificanti. O socialmente utili. Come
nel caso del regista in questione, non nuovo a queste ‘missioni’. E
che dopo il Discount del 2014, dove delle
casse automatiche minacciavano l’impiego dei dipendenti, il
Carole Matthieu del 2016, con
Isabelle Adjani al centro di un inquieto dramma su
mobbing e depressione professionale, e Le
invisibili del 2018, ambientato in un centro di
accoglienza femminile, stavolta punta l’obiettivo sull’integrazione
di giovani migranti in una struttura della Francia
settentrionale.
“Sì, Chef!”, agli
ordini di chef Audrey Lamy
Tutto parte dalla
conoscenza della sous-chef Cathy di Audrey Lamy,
vera chiave di volta della vicenda, dalla grande passione e
consapevolezza del suo valore al punto da farsi cacciare da uno dei
ristoranti migliori del Paese. Il sogno è sempre lo stesso, aprire
qualcosa di proprio e conquistare la stella Michelin, ma come?
Trovare un lavoro non è facile come sembra, e quando la necessità
la spinge ad accettare un’offerta piuttosto creativa in una
sperduta località fuori città finisce per ritrovarsi nella mensa di
un centro di accoglienza per giovani migranti. Inizialmente poco
convinta, e per nulla entusiasta, in breve tempo riuscirà a
ritrovare una straordinaria verve e a cambiare le regole del gioco.
Riuscendo a imparare una importante lezione e a raggiungere un
obiettivo che non avrebbe mai immaginato.
A tutti i
costi
Attratto da sempre dalla
commedia sociale, Petit resta su un territorio ben noto, insistendo
su etica e seconde possibilità come temi portante del film, non
così originale come lo si presenta – nonostante l’ispirazione sia
quella della storia vera della chef Catherine Grosjean del lycée
hôtelier di Treignac – eppure ricco di trovate gradevoli e di
alcune interpretazioni convincenti. Da alcune delle
caratterizzazioni dei meno esperti ospiti della struttura, a quella
del François Cluzet di Quasi Amici e la Audrey
Lamy intorno alla quale ruota tutto – e che tutto sostiene
– già agli ordini del regista nel suo precedente film.
A parte l’istintiva
simpatia e partecipazione, però, sono pochi gli appigli cui
aggrapparsi per restare nel film e farsene conquistare
completamente. Soprattutto con una storia che puntando tutto su
genuinità e buone intenzioni procede per scorciatoie ed ellissi
piuttosto importanti. In primis, quella – esagerata al punto da
esser impossibile da giustificare – che porta al finale, perfetto
per la favola moderna che sembra proporsi di essere, ma
narrativamente forzato e dimentico di fin troppi fili abbandonati a
sé stessi.
Arriva
nelle sale italiane il 7 dicembreSì,
chef! – La Brigade, diretto da Louis
Julien-Petit, già autore e regista di Le invisibili. In
occasione della presentazione del film, abbiamo incontrato il
regista che ha risposto a domande e curiosità su questa commedia
dal cuore grande e dal sapore confortante.
-In questo periodo c’è
una vera e propria moda di raccontare storie ambientate in cucina,
sia al cinema che nella serialità. Come mai lo spazio della cucina
si presta così bene a raccontare l’uomo?
La cucina affascina
perché è un microcosmo. Un luogo segreto poco accessibile al grande
pubblico. Per “La Brigade”, sono rimasto affascinato da Catherine
Grosjean, una cuoca che dava lezioni a minori migranti. 100/100
laureati e di successo. Un modello di integrazione là dove tutti
gli altri stigmatizzano queste persone. Mi sono reso conto, durante
la mia indagine, che la cucina francese era stata fatta da
stranieri per anni. Volevo fare un film sulla trasmissione
dell’amore per la cucina, più che sulla sua tecnica. Infatti nel
film la cucina crea un legame tra Cathy e i giovani protagonisti, e
lei riesce a far rivivere loro i ricordi della loro giovane vita
sradicata.
-La storia parla di
seconde possibilità e di imparare a conoscersi. Succede a Marie
Cathy e succede anche ai ragazzi che imparano a conoscere se stessi
e a sapere cosa vogliono attraverso un mestiere. Non le sembra però
che nella vita sia molto difficile concedere seconde
opportunità?
Non è una seconda
possibilità, ma una prima possibilità. Questi giovani arrivano in
Francia per iniziare a vivere, per imparare. La prima cosa che
vogliono è tornare a casa e diffondere la loro conoscenza per
impedire ad altri di attraversare mari e paesi. Sono degli eroi.
Personalmente non l’avrei fatto: lasciare la mia casa a 10 anni… e
penso che non lo faresti neanche tu.
-Il film racconta di
una realtà, quella dei migranti, molto drammatica, ma invece di
metterla in scena attraverso il conflitto, scelta più classica, si
è preferito farlo con un linguaggio emotivo e accogliente. Come
mai?
La commedia sociale è
il genere che lo permette. I protagonisti di questa storia non
hanno niente, quindi hanno tutto da guadagnare. Assistiamo a una
lotta di personaggi ordinari a cui accade una storia straordinaria.
La commedia è invitante in questo senso, il soggetto è condiviso e
lascia spazio alla speranza, alla fine del film.
-Qual è la condizione
degli immigrati in Francia? I giovani che chiedono i documenti
vengono davvero sottoposti a visite mediche così
specifiche?
Sì. Esistono le visite
mediche. In Francia diamo il benvenuto all’Oceano Vichingo. Più
seriamente, il film rende omaggio anche a tutti gli assistenti
sociali che aiutano quotidianamente e con atti pratici affinché
questi giovani possano integrarsi. È difficile togliere l’etichetta
di “migranti”, ma la storia lo ha dimostrato e lo dimostrerà, con
le guerre e il riscaldamento globale, migreremo tutti. Non è una
storia di paesi e di confini, ma di umanità.
-Nel film ha lavorato
con attori navigati come François Cluzet e Audrey Lamy, ma ha anche
avuto intorno tantissimi giovani interpreti. Com’è stato gestire
una tale quantità di attori giovani?
300 giovani coinvolti.
100 hanno partecipato a laboratori teatrali. Ho selezionato 50
persone che hanno iniziato il film. Non avevamo la sceneggiatura o
le scene. Gli spiegavo tutto mentre procedevo. Il film è stato
girato nell’ordine della sceneggiatura. Ho voluto proporre agli
spettatori di assistere all’emancipazione di questi
giovani.
-Nel cinema di oggi la
commedia è solo evasione o, come in questo caso, può essere anche
strumento per accendere una luce sulla contemporaneità e sui suoi
problemi?
François Truffaut
diceva che si va al cinema o per riconoscersi o per divertirsi.
Vorrei fare entrambe le cose. Proporre problemi della società,
cambiare il modo di vedere le cose, toccare la società civile e
talvolta, quando necessario, riflettere sulla disobbedienza civile:
è proibito ma è giusto. Mettere lo spettatore nella condizione di
chiedersi: cosa avresti fatto al posto del personaggio?
Distribuito da I Wonder
Pictures e Unipol Biografilm Collection, Sì,
chef! – La Brigade è al cinema dal 7
dicembre.
Dal 26 febbraio in 700 copie,
Carlo
Verdone torna al cinema con la sua ultima commedia,
Si vive
una volta sola, in cui recita al fianco di
Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna
Foglietta.
“Dopo due film fatti solo con
co-protagonisti, avevo voglia di fare un film corale” ha
dichiarato Carlo Verdone, che ripone proprio nella coralità le
aspettative future del suo modo di fare cinema. “condividere i
miei film con altri attori, noti o emergenti, e esaltare il loro
lavoro.”
Per Verdone, “questo era un
film difficile: semplice in apparenza, ma a rischio di diventare
una storiellina. Pieno di momenti intensi che richiedevano un
equilibrio giustissimo negli equivoci e nei colpi di scena. Lo
abbiamo portato a termine grazie all’alchimia tra noi attori, alla
grande concentrazione che abbiamo avuto per arrivare all’equilibrio
perfetto dei toni. È stato difficile ma non faticoso, ora siamo più
amici di prima. Ci sentiamo spesso, e mica solo perché sta uscendo
il film. Ci chiamiamo per chiedere all’altro ‘come stai?’, una cosa
che non fa più nessuno.”
Si vive una volta
sola – amici dentro e fuori dal set
E Anna Foglietta
gli fa eco, aggiungendo: “L’esperienza del set è stata
fortunata, ma ancora di più lo è stata quella fuori. Abbiamo
raggiunto una verità nei rapporti rara e serena, e un grande
spirito di unione. E quella verità nei rapporti sta anche nel film,
è il suo valore aggiunto.” Rocco Papaleo si trova
perfettamente allineato con le dichiarazioni della collega, tanto
che ha scherzato dicendo che “la Foglietta ha detto tutto
quello che volevo dire io”.
Ma una riflessione interessante
arriva da Max Tortora, che dimostra di sapersi tenere in equilibrio
trai toni leggeri e quelli più drammatici: “Carlo ci ha fatto
sentire liberi e protetti, liberi di giocare con i nostri
personaggi, ma protetti dalla sua costante supervisione forte e
autorevole”.
Perfettamente a suo agio nei panni
di regista e protagonista, Verdone lascia anche un commento molto
positivo e incoraggiante sullo stato attuale del cinema, in Italia:
“Il cinema italiano ha ritrovato la fiducia del pubblico perché
si fanno meglio i film, e con più cura. Ci sono tante serie tv,
tanti servizi di streaming, tante partite di calcio in tv. Per
continuare a far tornare il pubblico, per competere con tutta
quest’offerta c’è poco da fare: dobbiamo fare del nostro meglio, e
proporre commedie intelligenti che lascino qualcosa, che sia solo
un gran divertimento o magari anche una critica di costume e
sociale che racconti le fragilità attuali.”
Uscirà al cinema il 26 Novembre
2020 dopo ben nove mesi d’attesa, come ogni lieto evento che si
rispetti, Si vive
una volta sola, il ventisettesimo film di
Carlo Verdone.
Il Professor Umberto Gastaldi
(Carlo Verdone) e la sua formidabile équipe medica, composta
dall’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo), dalla
strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta) e dal suo assistente
Corrado Pezzella (Max Tortora) arriveranno quindi a breve in sala
per offrire al pubblico le sorprese, la leggerezza e il sorriso che
il regista romano regala agli italiani da oltre quarant’anni.
Scritto da Carlo Verdone con
Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino e girato interamente in
Puglia, Si vive
una volta sola è prodotto da Aurelio De
Laurentiis e Luigi De Laurentiis e distribuito da Filmauro con
Vision Distribution.