Sono emersi nuovi dettagli sul
misterioso cameo di Superman di Henry Cavill nel film The
Flash e quanto è stato pagato per questo. Il 2022 è
stato un anno emozionante per la Warner Bros. Discovery in merito
alle loro PI DC
Universe (precedentemente note come DCEU). Con il CEO
David Zaslav che ha ristrutturato la nuova
versione della società, i DC Studios sono stati recentemente
lanciati per sostituire la divisione DC Films, con James
Gunn e Peter Safran che hanno preso
il posto di Walter Hamada nella DCU. Sotto la loro
guida, stanno ora supervisionando TV, film e animazione,
soprattutto in relazione al DCU come universo in crescita.
Questa settimana ha continuato a
essere drammatica per i DC Studios poiché il futuro del Superman di
Henry Cavill era determinato, con lui che
ufficialmente non sarebbe tornato nonostante la sua apparizione in
Black
Adam. Mentre il film DC di
Dwayne Johnson è stato un grande ingresso per il
Superman di Cavill, secondo quanto riferito aveva anche girato un
cameo per il film The
Flash, che uscirà nel 2023.
Tuttavia, secondo Umberto
Gonzalez di The Wrap, la scena, che avrebbe visto lui
appare come Clark Kent, ora è stata cancellata. Secondo quanto
riferito, Cavill è stato anche pagato $ 250.000 dollari per
ciascuno dei suoi cameo DCU che ha filmato quest’anno. Cavill,
Warner Bros. Discovery e DC Studios devono ancora commentare il
report.
La Marvel Studios ha
finalmente adattato Sentry, spesso soprannominato
il Superman
dell’MCU, in un film live-action, ma è discutibile
se il personaggio sia potente quanto l’Uomo d’Acciaio. Fortunatamente, ci
sono molte prove cinematografiche che aiutano a discernere la
risposta.
Robert Reynolds ha debuttato in
Thunderbolts* come partecipante sfortunato
del Progetto Sentry. Sopravvive alla prova in cui altri hanno
fallito e perso la vita, acquisendo un incredibile potere come
parte del suo alter ego Sentry. Il debutto di Sentry nell’MCU in
Thunderbolts*lo ha visto
sbarazzarsi rapidamente della squadra titolare quando gli è stato
ordinato di sottometterla.
La prossima apparizione
cinematografica di Superman sarà in
Superman l’11 luglio. A differenza di Sentry, Superman è ben
abituato al grande schermo. Il personaggio vanta inoltre una
carriera molto più lunga nei fumetti, durante la quale ha
dimostrato una vasta gamma di poteri.
Tuttavia, Sentry non è uno scherzo.
Sebbene l’adattamento del MCU lo descriva come un principiante
assoluto, la facilità con cui scatena i suoi poteri sui
Thunderbolts suggerisce che potrebbe ancora dare del filo da
torcere.
La spiegazione dei poteri
poteri di Sentry
Sentry è potente come mille
soli esplosivi
Sentry è descritto in
Thunderbolts* come dotato della potenza di mille soli
esplosivi. Questo è probabilmente un riferimento alla sua super
forza, anche se Sentry vanta anche una serie di altri
superpoteri, la maggior parte dei quali si vedono durante il
suo combattimento con i Thunderbolts. Questi includono:
Invulnerabilità
Super velocità
Super forza
Telecinesi
Volo
Visione calorifica
Manipolazione quantistica
Sentry è più comunemente descritto
come dotato della potenza di un milione di soli esplosivi nei
fumetti Marvel.
Non è chiaro se Sentry avrà gli
stessi poteri del suo omologo dei fumetti, che includono molte
altre abilità divine, come la manipolazione molecolare e
l’immortalità. Se così fosse, è difficile immaginare quanto
drasticamente cambierebbe l’equilibrio di potere nell’MCU.
Il principale punto debole di
Sentry è il Vuoto, il suo alter ego oscuro che desidera seminare il
caos dove Sentry agisce normalmente in modo eroico.
A tal proposito, finora si è visto
ben poco di Sentry, l’unica prova è stata la sua brevissima
battaglia con i Thunderbolts. Per quanto riguarda il Vuoto, il suo
potere di bandire le vittime in un altro piano sembra impossibile
da resistere, anche se fuggire da quel regno sembra essere solo una
questione di aiutare la psiche di Bob a superare la crisi.
Il principale punto debole di
Sentry è il Void, il suo alter ego oscuro che vuole seminare il
caos dove Sentry agisce normalmente come un eroe. Anche se questa
dinamica sembra imitare i fumetti, Sentry si è dichiarato un dio,
suggerendo che anche il Sentry dell’MCU potrebbe avere alcuni
tratti non proprio eroici.
Superman ha diversi poteri, ma
un unico punto debole
Superman vanta un repertorio molto
più ampio da cui attingere i suoi poteri. Si è evoluto notevolmente
nel corso del tempo e ora l’Uomo d’Acciaio vanta un insieme di
poteri incredibilmente versatili. I poteri di Superman sono quasi
troppo numerosi per essere elencati, ma tra i più importanti vi
sono:
Invulnerabilità
Super velocità
Super forza
Volo
Vista calorifica
Inversione del tempo
Nel corso delle sue apparizioni
cinematografiche, Superman ha anche dimostrato alcuni superpoteri
meno noti (e talvolta discutibili), tra cui un bacio che
cancella la memoria e la capacità di ricostruire la Grande Muraglia
cinese con la sola forza della vista. Non è affatto chiaro se
le interpretazioni moderne di Superman vantino gli stessi
poteri.
Un’altra debolezza più nota di
Superman è la kryptonite.
Superman trae i suoi poteri dal
sole giallo della Terra, che, come mostrano il
trailer e il teaser di Superman di James
Gunn, usa per rigenerarsi e ricaricarsi dopo essere
stato malmenato e ferito. Un sole rosso, invece, ha l’effetto
opposto e priva Superman dei suoi poteri.
Un’altra debolezza più nota di
Superman è la kryptonite. Nonostante sia quasi inarrestabile, la
presenza di questo materiale è ciò che permette a personaggi molto
più deboli come Batman e Lex Luthor di avere la meglio su un
essere altrimenti divino. Tenendo questo a mente, è più facile
determinare chi è il più potente.
Sentry è più potente
Sentry non ha una debolezza
così sfruttabile
Sebbene Superman e Sentry vantino
una serie di superpoteri incredibilmente simili, la debolezza di
Superman è molto più facile da sfruttare. Anche se una prova di
forza diretta tra i due potrebbe essere equilibrata, Sentry che
perde il controllo a causa del Vuoto non viene privato dei suoi
poteri, ma diventa solo più pericoloso.
Superman, invece, viene privato dei
suoi poteri dopo essere stato esposto a un materiale. Questo è
probabilmente ciò che fa apparire Superman debole nel prossimo
Superman, poiché è probabile che sia stato sottoposto a
una dose di kryptonite in grado di privarlo di poteri come
l’invulnerabilità.
Superman è stato ucciso in
Batman v Superman: Dawn of
Justice con una lancia di kryptonite. Sentry, invece,
non è morto quando è stato attivato un kill switch, ma ha ceduto il
posto al Vuoto, suggerendo che, come la sua controparte dei
fumetti, è immortale. Inoltre, se il Sentry dell’MCU vantasse
poteri come la manipolazione molecolare, questo gli darebbe un
ulteriore vantaggio.
In definitiva, le debolezze di
Superman, sebbene contribuiscano a rendere il personaggio più
realistico, sono troppo facilmente sfruttabili. Mentre la
kryptonite e il sole rosso rendono Superman vulnerabile a tutti gli
altri, la debolezza di Sentry rende tutti gli altri vulnerabili a
lui.
Quanto è potente Sentry
rispetto agli altri personaggi Marvel e DC
Solo i personaggi più potenti
hanno una possibilità contro Sentry
Sono pochissimi quelli che
potrebbero sperare di tenere testa a Sentry nell’MCU. Le sue
abilità divine lo rendono quasi inarrestabile, anche se alcuni
potrebbero avere una possibilità.
Entità cosmiche come Death o
Mephisto, invece, sembrano avere il controllo completo sul tessuto
stesso dell’esistenza.
Scarlet Witch, ad esempio, è una potente manipolatrice
della realtà. La facilità con cui ha eliminato gli Illuminati della
Terra-838 suggerisce che potrebbe tenere testa a entità molto più
potenti, ed è possibile che possa fare lo stesso con Sentry. Doctor
Strange, nel frattempo, è un altro potente utilizzatore di magia
che ha superato in astuzia il sovrano della Dimensione Oscura.
Jean Grey, specialmente
quando è potenziata dalla Phoenix Force, potrebbe anche dare a
Sentry motivo di preoccupazione, in particolare se abbinata alle
sue abilità telepatiche. Entità cosmiche come Death o Mefisto, nel
frattempo, sembrano avere il controllo completo sul tessuto stesso
dell’esistenza.
Spectre della DC vanta poteri
quasi onnipotenti in quanto rappresenta l’equivalente di Dio
nella DC Comics. Superman Prime One Million, invece, è una versione
di Superman che ha trascorso 15.000 anni caricandosi dal sole
giallo per ottenere poteri quasi onnipotenti, anche se è ancora
debole alla kryptonite.
In definitiva, solo entità
divine possono reggere il confronto con Sentry, soprattutto se
vanta gli stessi poteri di manipolazione della materia che ha nei
fumetti Marvel. Tuttavia, senza vedere più da vicino questo
personaggio dal potere incommensurabile in un live-action, è
difficile conoscere la portata dei suoi poteri e capire se il
Superman
della DCU avrebbe una possibilità contro di lui.
Quando gli Universal Studios hanno
deciso di sviluppare un quarto episodio di American Pie film,
chiamato appunto Reunion, sono partiti i toto-ingaggi, ovvero
quanti soldi
Quanto tempo occorre a un qualsiasi
mostro/entità/alieno cinematografico per terrorizzare lo spettatore
medio? Ecco quanto appaiono sullo schermo alcuni dei personaggi più
spaventosi di sempre.
In alcuni casi la sorpresa è grande,
dal momento che si tratta sempre di icone del cinema di genere che
sono entrare nella memoria collettiva ed è quindi strano constatare
quanto poco tempo abbiano avuto a disposizione per entrare a tutti
gli effetti nella leggenda. Tuttavia, quasi tutti i film presi in
considerazione sono di altissimo valore artistico, per cui gran
parte del merito non va solo alle creature prese in se stesse, ma
anche a chi le ha poste in un contesto adeguato.
I mostri al cinema che vi abbiamo
proposto (via Movie Pilot) sono senza dubbi molto rappresentativi
del genere horror e sci-fi, ma quali sono invece le creature che
terrorizzano voi? Fatecelo sapere nei commenti.
Ecco il primo trailer ufficiale di
Quanto Basta, il nuovo film con protagonista
Vinicio Marchioni nei panni di uno chef. Con lui
nel cast ci sono anche Valeria Solarino e
Luigi Fedele.
Il film, diretto da
Francesco Falaschi, arriverà al cinema il 5 Aprile
distribuito da Notorius Pictures.
Quanto Basta: il primo trailer
Arturo è uno chef talentuoso, finito
dentro per rissa, deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo
un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici dove lavora
Anna. Guido ha la sindrome di Asperger e una grande passione per la
cucina. L’improbabile amicizia tra i due aiuterà Arturo a cambiare
vita.
“Quando ho letto la
sceneggiatura mi ha colpito l’evoluzione di quest’amicizia che si
sviluppa lungo tutto il racconto, problematico,
cinico, disilluso, troppo bravo per i ristoranti scarsi e troppo
sputtanato per quelli fighi”.
“Questa storia dimostra, se mai
ce ne fosse bisogno, che dalla diversità si può solo imparare. Il
contatto con chi viene considerato ‘diverso’ arricchisce le persone
cosiddette ‘normali'” ha dichiarato Marchioni a Repubblica.
Ecco due nuove clip
da Quanto Basta, il nuovo film con
protagonista Vinicio Marchioni nei panni di uno
chef. Con lui nel cast ci sono anche Valeria
Solarino e Luigi Fedele.
Il film, diretto da
Francesco Falaschi, arriverà al cinema il 5 Aprile
distribuito da Notorius Pictures.
Arturo è uno chef talentuoso, finito
dentro per rissa, deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo
un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici dove lavora
Anna. Guido ha la sindrome di Asperger e una grande passione per la
cucina. L’improbabile amicizia tra i due aiuterà Arturo a cambiare
vita.
“Quando ho letto la
sceneggiatura mi ha colpito l’evoluzione di quest’amicizia che si
sviluppa lungo tutto il racconto, problematico,
cinico, disilluso, troppo bravo per i ristoranti scarsi e troppo
sputtanato per quelli fighi”.
“Questa storia dimostra, se mai
ce ne fosse bisogno, che dalla diversità si può solo imparare. Il
contatto con chi viene considerato ‘diverso’ arricchisce le persone
cosiddette ‘normali'” ha dichiarato Marchioni a Repubblica.
Quentin Tarantino
ha già trovato il suo prossimo progetto: come conferma Collider
infatti, il regista americano svilupperà l’adattamento
cinematografico del fumetto Django/Zorro insieme a
Jerrod Carmichael, attore e comico.
Scritto dallo stesso Tarantino e
pubblicato dalla Dynamite Entertainment in colalborazione con DC
Comics, la serie è un vero e proprio sequel di Django
Unchained, il film uscito nel 2012 che vedeva protagonista
Jamie Foxx.
La storia è ambientata dunque
diversi anni dopo gli eventi della pellicola, con Django che è
ancora un cacciatore di taglie sul quale grava un mandato di
cattura. Nel mentre esercita il suo “mestiere” anche a Ovest degli
Stati Uniti, sistema sua moglie Broomhilda vicino a Chicago e
riprende a viaggiare, inviandole il denaro ogni volta che termina
un lavoro. Il caso lo porterà ad incontrare l’anziano Diego de la
Vega – meglio conosciuto come Zorro – e rimarrà affascinato
da questo personaggio insolito…
Vi ricordiamo che il decimo
lungometraggio di Tarantino, C’era una volta a
Hollywood, è stato presentato in anteprima e in
concorso al Festival di Cannes ed è atteso nelle
nostre sale a settembre 2019.
Nel cast Brad
Pitt, Leonardo DiCaprio,
Margot Robbie, Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth,
Kurt
Russelle Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen
Beaty e Victoria Pedretti.
Infine Damon Herriman sarà Charles
Manson.
La storia si
svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale
di C’era
una volta a Hollywood è fissata
al settembre 2019.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Guarda in nuovi contenuti inediti
di Quantico, l’annunciata nuova
serie televisiva in arrivo sul network americano della ABC.
https://youtu.be/L-tX9rYE9u0
Quantico è una serie
televisiva statunitense creata da Joshua Safran per il network
ABC.
La serie andrà in onda sull’ABC dal
27 settembre 2015. La serie è incentrata su un gruppo di
reclute dell’FBI e sul loro addestramento presso la FBI Training
Academy a Quantico, Virginia.
Si
intitolerà God, Quantico
1×07, il settimo episodio della prima stagione
della serie trasmessa dal network americano ABC e in Italia su Sky
Atlantic.
In Quantico
1×07, ai NATS viene dato un incarico
esplosivo che si traduce in alcune persone che
vanno a casa per sempre. Nel futuro, Alex continua
a cercare di ripulire il suo nome, trovando Nimah
e Raina che forniscono più domande che
rispostelasciando Alex e il mondo a chiedersi cosa
sia accaduto.
Guarda le foto promozionali
di Quantico 1×10, il decimo atteso episodio che si intitolerà
“Quantico” e che andrà in onda prossima settimana sul network
americano della FOX.
[nggallery id=2206]
Quantico è una serie
televisiva statunitense creata da Joshua Safran per il network
ABC.
La serie va in onda sulla rete ABC
dal 27 settembre 2015. La trama è incentrata su un gruppo di
reclute dell’FBI e sul loro addestramento presso la FBI Training
Academy a Quantico, Virginia.
Un gruppo eterogeneo di reclute
dell’FBI inizia la propria formazione presso la base di Quantico.
Sono tutti brillanti e preparati, e sembra impossibile che uno di
loro abbia in mente di progettare il più grande attacco
terroristico dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Guarda le foto promozionali
di Quantico 1×09, il nono atteso
episodio che si intitolerà “Guilty” e che andrà in onda sul
network americano della FOX.
[nggallery id=2206]
Quantico è una serie
televisiva statunitense creata da Joshua Safran per il network
ABC.
La serie va in onda sulla rete ABC
dal 27 settembre 2015. La trama è incentrata su un gruppo di
reclute dell’FBI e sul loro addestramento presso la FBI Training
Academy a Quantico, Virginia.
Un gruppo eterogeneo di reclute
dell’FBI inizia la propria formazione presso la base di Quantico.
Sono tutti brillanti e preparati, e sembra impossibile che uno di
loro abbia in mente di progettare il più grande attacco
terroristico dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Guarda il promo esteso
di Quantico 1×03, il terzo episodio
della nuova serie che si intitolerà “Cover” e che andrà in
onda sul network americano ABC.
Quantico è una serie
televisiva statunitense creata da Joshua Safran per il network
ABC.
La serie va in onda sula rete ABC
dal 27 settembre 2015. La trama è incentrata su un gruppo di
reclute dell’FBI e sul loro addestramento presso la FBI Training
Academy a Quantico, Virginia.
Un gruppo eterogeneo di reclute
dell’FBI inizia la propria formazione presso la base di Quantico.
Sono tutti brillanti e preparati, e sembra impossibile che uno di
loro abbia in mente di progettare il più grande attacco
terroristico dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Attenzione SPOILER
sull’episodio 7 di House of the Dragon 2 – La Semina
Rossa
I Neri di Rhaenyra hanno assemblato
un bel gruppo di cavalieri di draghi in La Semina
Rossa (qui
la recensione). La fine dell’episodio ha mostrato un evento
chiamato la semina dei semi, in cui Rhaenyra ha
permesso ai cittadini di bassa nascita ma di discendenza valyriana
di farsi avanti e reclamare i draghi. L’evento è stato violento e
fatale per molti che ci hanno provato, ma due nuovi cavalieri si
sono uniti alla causa di Rhaenyra per questo motivo, reclamando
Vermithor e
Ali d’Argento. È potenzialmente un punto di svolta per la
Danza dei Draghi, che in precedenza vedeva i Verdi
in vantaggio.
Il termine Semi di Drago si riferisce ai bastardi di
discendenza valyriana, che sono piuttosto comuni in questo mondo
nonostante la distruzione di Valyria. Il regno dei Targaryen si
basa molto sulla mistificazione del loro diritto divino di
cavalcare i draghi, distinguendoli dalle altre grandi casate e
dalla gente comune di Westeros. L’episodio 7 dimostra che
non è necessario essere di sangue nobile valyriano per
domare un drago, cambiando immediatamente ciò che il mondo
sa sulla relazione tra drago e cavaliere.
I draghi dei Neri e chi sono i loro
cavalieri
Hugh e Ulf sono gli ultimi
cavalieri dei Nero
Prima dell’episodio 7, i
Neri erano già più numerosi dei Verdi in termini di draghi, sebbene
il loro roster fosse piuttosto inesperto. Rhaenyra cavalca
Syrax, Jacaerys cavalca Vermax e
Baela cavalca Moondancer, tutti molto veloci e
agili ma privi di dimensioni ed esperienza di combattimento tali da
renderli una seria minaccia contro una bestia mostruosa come il
Vhagar di
Aemond Targaryen. Questo dilemma ha presentato la necessità di
più cavalieri. Daemon e Caraxes potrebbero anche essere considerati
tra i cavalieri dei Neri.
Draghi dei Neri
Dragon
Rider
Syrax
Rhaenyra
Vermax
Jacaerys
Moondancer
Baela
Caraxes
Daemon
Seasmoke
Addam
Vermithor
Hugh
Silverwing
Ulf
Il finale dell’episodio 6 ha visto
Addam di Hull farsi avanti e reclamare il
drago Seasmoke, che era stato precedentemente
legato a Laenor Velaryon. Questo ha dato a
Rhaenyra l’idea di convocare i semi di drago, poiché Addam è di
nascita umile, anche se non ammette di essere il figlio di Corlys
Velaryon. Nell’episodio 7, Hugh ha reclamato
Vermithor e Ulf ha reclamato il drago
Ali d’Argento, aggiungendolo al roster dei Neri. In
totale, ora la parte di Rhaenyra ha dalla sua sette cavalieri dei
draghi, supponendo che Daemon alla fine cambi idea sull’inseguire
la sua ambizione personale e si unisca alla loro causa, come indica
la sua narrazione.
Quali dei draghi dei Neri sono
morti finora nella Danza dei draghi?
Arrax e Meleys sono già morti
Nonostante abbia sette
draghi dalla sua parte, la squadra di Rhaenyra ha subito finora le
uniche morti di draghi della Danza. È importante notare che, mentre
il Sunfyre di Aegon ha preso una batosta a Riposo del Corvo, è
ancora vivo e in via di guarigione, secondo il materiale originale.
Ciò significa che le due morti di draghi finora sono state Arrax e
Maelys. Arrax era il giovane drago legato a Lucerys Velaryon, che è
stato ucciso da Aemond e Vhagar nel finale della prima stagione,
dando il via al ciclo di violenza che ha portato alla guerra. Arrax
era uno dei draghi più piccoli in vita all’epoca.
La perdita molto più significativa è
stata Maelys, cavalcata da Rhaenys Targaryen. Come si racconta in
“Il
drago rosso e il drago dorato“, Meleys potrebbe non
essere stata la più grande in vita, ma era piuttosto formidabile.
Rhaenys e Meleys sono state legate più a lungo di qualsiasi altro
duo drago/cavaliere nella Danza, e Meleys era nota come il drago
più veloce in vita. Nel suo 1 contro 1 contro il molto più grande
Vhagar, è riuscita a combattere con onore, ferendo il drago di
Aemond. Sarebbe persino scappata se non l’avessero aggredita mentre
trovava la sua via di fuga.
Quali draghi sono ancora non
reclamati in House of the Dragon?
Sheepstealer dovrebbe essere
l’ultimo ad apparire nello show
Nonostante tre draghi non
reclamati siano entrati nella mischia negli episodi 6 e 7, ci sono
ancora più draghi senza cavaliere in vita in questo momento.
Durante la versione del libro di La Semina dei
Semi, altri tre draghi sono ricercati dalla pletora di
cavalieri. Tra questi ci sono Grey Ghost, Cannibal e Sheepstealer.
Grey Ghost riesce a nascondersi dai potenziali cavalieri, mentre
Cannibal lascia al posto di coloro che hanno cercato di domarlo
solo un mare di corpi umani nella sua tana. Sheepstealer è l’unico
che alla fine viene reclamato, anche se tutti e tre i draghi
sembrano essere stati raccontati diversamente nella serie tv.
Sembra improbabile che Grey Ghost e
Cannibal vengano menzionati in House of the Dragon, dato che
nessuno li reclama mai nel libro. Per quanto riguarda Sheepstealer,
la serie ha impostato il suo arrivo attraverso la trama di Rhaena
nella Valle, con la sua scoperta delle carcasse di pecore bruciate.
L’impostazione della sua apparizione implica che Rhaena reclamerà
Sheepstealer nel finale della seconda stagione, il che è un
cambiamento significativo rispetto al libro, dove la principessa
alleva il suo giovane drago. Nei libri, Sheepstealer è cavalcato da
una donna di nome Nettles, che sembra essere stata tagliata
dall’adattamento televisivo.
Quanti draghi hanno i Verdi e chi
li cavalca
I Verdi hanno tre draghi
Vhagar è il drago più
grande in vita durante la Danza, ma, sfortunatamente per i Verdi, è
davvero l’unico drago formidabile che hanno ora. Sunfyre è stata
ferita brutalmente durante lo scontro a Riposo del Corvo e sarà in
convalescenza per un po’ di tempo, insieme ad Aegon, il che li
esclude dal campo di battaglia per il momento. L’episodio 7
menziona anche Tessarion, il giovane drago cavalcato dal principe
Daeron Targaryen, fratello minore di Aemond e
Aegon, che non è ancora apparso nella serie TV. Probabilmente
arriverà nella terza stagione.
Questo lascia i Verdi con tre draghi
in totale rispetto ai sette dei Neri. Vhagar è uno dei draghi più
potenti nella storia di Game of Thrones, ma Sunfyre è ferita
e Tessarion è molto giovane e difficilmente sarà un fattore
determinante contro draghi come Vermithor e Caraxes. In sostanza, i
Verdi sono in un momento in difficoltà nella serie e dovranno
trovare altri modi per contrastare le crescenti forze di
Rhaenyra.
Draghi dei Verdi
Dragon
Rider
Vhagar
Aemond
Sunfyre (Injured)
Aegon II (Injured)
Tessarion
Daeron
Dreamfyre
Helaena
L’ultimo episodio di House of the Dragon stagione
2 sarà disponibile nella notte di lunedì prossimo su Sky e NOW (in
contemporanea con gli Stati Uniti), dove sono disponibili la serie
completa e Game of Thrones.
Sono terminate nei giorni scorsi le
riprese di Quando, il nuovo film di Walter
Veltroni con
Neri Marcorè,
Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Olivia Corsini, Dharma
Mangia Woods e Fabrizio Ciavoni.
Quando è una
produzione LUMIÈRE & CO., prodotto da LIONELLO CERRI e
CRISTIANA MAINARDI distribuzione VISION DISTRIBUTION. Il
film è scritto da DORIANA LEONDEFF, SIMONE LENZI, WALTER
VELTRONI
La trama
La giovane vita di Giovanni va in
pausa nell’estate del 1984 a San Giovanni, durante il dolore
collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, per colpa dell’asta
di una bandiera finita tragicamente sulla sua testa. Dopo 31 anni
si risveglia dal coma, ed è come una nuova rinascita, da adulto.
Tutto è cambiato, il mondo che aveva lasciato non c’è più: la sua
famiglia, la ragazza, il partito tanto amato, tutto in questa nuova
epoca è stravolto. Giovanni è come un bambino cinquantenne, deve
imparare a muoversi in questa nuova dimensione, accettando anche la
perdita dei vecchi legami e la scoperta di nuovi. Ad aiutarlo ci
sono Giulia, una giovane e tormentata suora che si è presa cura di
lui negli ultimi anni della sua degenza, e Leo, un ragazzo
problematico affetto da mutismo selettivo. Grazie a loro Giovanni,
oltre che a riprendere le normali funzioni vitali, troverà il modo
di riuscire a comprendere la sua nuova esistenza e ad affrontare il
passato, che ritornerà nelle sembianze di Francesca, la figlia
avuta nella sua precedente vita.
Walter
Veltroni torna dietro la macchina da presa con
Quando, superando il decimo
lungometraggio della sua carriera cinematografica, tra
documentari e film di finzione. Questa volta traspone un suo stesso
romanzo, poiché anche nel settore della narrativa ha un discreto
elenco di lavori prodotti, tra gli ultimi: i tre libri con
protagonista il commissario Buonvino.
Quando è
il titolo del
film e anche della storia scritta su carta nel 2017 e racconta
la vicenda di un diciottenne che, durante il funerale di
Enrico Berlinguer, prende una botta in testa dal
bastone di una bandiera che gli cade addosso e finisce in coma per
la bellezza di trentuno anni, risvegliandosi, quindi,
quarantanovenne.
Quando, la trama
Il non più ragazzo
Giovanni (Neri
Marcorè) si desta, perciò, in ospedale accudito da
suor Giulia (Valeria
Solarino) che mentre tenta di fargli la barba gli dà
la triste notizia: non soltanto è finita la sua adolescenza, ma
anche la sua giovinezza. Naturalmente per il grave impatto che
potrebbe causare al paziente, la suora viene rimproverata, ma si
prende comunque a cuore il caso (che comunque era diventato già
popolare a livello mediatico) e lo porta in una struttura perché si
riabiliti lentamente ma completamente. E non solo dal punto di
vista fisico.
Il film dell’ex Primo
Ministro scorre balzellando rapidamente su tutti i passaggi del
protagonista che potrebbero sembrare più ostici: nonostante l’ovvia
atrofia muscolare di un uomo allettato per tre decenni, in
pochissimo tempo qualche passeggiata si ottiene senza problemi,
così come il trauma psicologico si liquida in qualche battuta
durante gli esercizi di fisioterapia insieme all’operatore Mario
(Massimiliano Bruno) e altrettanto è l’immediato
risultato positivo di un paziente ricoverato insieme a lui che è
affetto da mutismo selettivo (Fabrizio Ciavoni),
ma che in un lampo risolve tutto una mattina durante la
colazione.
Ciò che poi accadrà a
Giovanni sarà il rientro alla vita com’è oggi, con sfilze infinite
di ricordi che già sono tali, con sospiri e dolcezze, senza che
abbia il men che minimo accenno di corto circuito mentale, ma solo
qualche sorriso strappato per le gaffe sulle incongruenze
storiche.
In
Quando non c’è nulla che possa avvicinarsi
alla credibilità di una vicenda narrata e costruita nella quale –
magari – immergersi e scoprire cos’ha da dire. Come già accaduto
sistematicamente nelle pellicole di Veltroni, la personalità del
regista e narratore è l’unica cosa che si avverta in ogni singolo
fotogramma del film, dove la destinazione di ogni sequenza è la
rimembranza del suo mondo emotivo o, al più, lì dove ha deciso che
il racconto debba andare.
Un tuffo nostalgico in un passato visto con occhi ingenui
Al di là della
specificità della trama – in cui tra l’altro risuona sempre quella
nostalgia canaglia del mondo politico che fu che, chiaramente, non
sarebbe certo un problema di per sé – la sceneggiatura di Veltroni
(scritta insieme a Doriana Leondeff e
Simone Lenzi) semplifica e banalizza ogni evento,
sbrigandosi a passare da una sequenza all’altra rendendo tutto
prevedibile, scontato e purtroppo anche estremamente ingenuo.
Perdendosi in una tenera autoreferenzialità, suscita sentimenti di
condivisone e comprensione a chi quei tempi li ha vissuti e capisce
bene di cos’è che si tratti. Ma il punto è che sembra di ascoltare
uomini di mezza età scambiarsi i propri memoriali giovanili mentre
sorridono complici, senza che ci sia la voglia di usare una
prospettiva dalla
quale descrivere e parlare anche a chi in quegli anni non c’era e
non può, perciò, avere emozioni a loro connesse.
Ma è chiaro che non ci
sia alcun tipo d’intenzionalità da parte di Walter Veltroni. Si
vede da ogni immagine quanto sia appassionato e, probabilmente,
anche intimo il suo racconto. Peccato che sia la solita vecchia
differenza tra ciò che si prova e il canale che si sceglie per
comunicarlo. Che è poi quell’abissale distinzione tra intenzioni e
risultato.
“Forse non dovrei raccontarla
questa storia”. Quando un racconto comicnia con queste parole,
siamo sicuri di trovarci davanti a ‘verità scomode’ e infatti, su
un piano del tutto frivolo, le dichiarazioni di Nick
Cassavetes sul backstage de Le Pagine della
Nostra Vita ci lasciano alquanto spiazzati. Il film è
un piccolo cult del genere romantico prima di tutto perchè racconta
una bellissima storia d’amore, con due interpreti straordinari,
Ryan Gosling e Rachel
McAdams, ma anche perchè il mondo inter è rimasto stregato
dall’amore, nella realtà, trai due protagonisti, una coppia che si
pensava perfetta e indistruttibile. Adesso il regista del film
Cassavetes ha dichiarato che durante le riprese Gosling voleva che
Rachel venisse addirittura cacciata dal set!
“Un giorno le cose sul set non
andavano bene, e Ryan è venuto da me, c’erano 150 persone nella
scena e mi ha detto ‘Nick vieni qui’. Stava facendo una scena con
Rachel e mi disse ‘Vorrei che tu la portassi via dal set e
prendessi un’altra attrice che leggesse le battute fuori campo’,
puoi?’ e io ‘Cosa?’, uirispose ‘Non posso, non posso farlo con lei.
Non sto ricevendo niente’. Siamo entrati in una stanza con il
produttore e hanno cominciato ad urlare tutti. Sono uscito e ho
fumato. Dopo sono venuti da me a dirmi ‘Va bene, facciamolo’. Ed è
andata meglio dopo, sapete? Penso che Ryan la rispettasse molto per
il fatto che difendeva così il suo personaggio. e Rachel era felice
di fare quella parte. Il resto della lavorazione del film non fu
una navigazione facile, ma fu più facile del periodo
precedente.”
Tutti lo abbiamo conosciuto come
l’amico leale, un po’ imbranato, ma tanto buono e coraggioso di
Harry Potter, l’amico che è riuscito a conquistare una delle
streghe più brillanti della storia della Magia. Rupert
Grint ha un po’ abbandonato la ribalta, a differenza dei
suoi colleghi Emma Watson e Daniel
Radcliffe, ma riesce comunque a far parlare di sè, grazie
alle sue particolari scelte artistiche e a qualche dichiarazione
che lascia interdetti.
A quanto pare l’attore non è capace
di dire “no” agli altri, tanto che una volta gli è
capitato di trascorrere tutta la notte mascherato da Drag Queen in
compagnia di professionisti, proprio per la sua incapacità di
opporre un rifiuto!
Ecco il video in cui racconta
l’accaduto a Tom Felton.
Sono compagni di set in
Ant-Man, dove interpretano Hank Pym e
Scott Lang, ma Michael Douglas e Paul
Rudd non si erano mai incontrati fino a ora. Per il
secondo, lavorare con il primo, una vera leggenda del cinema, è
stato sicuramente stimolante. Rudd ha ammesso infatti che la
presenza di Douglas è stata stimolante sul set pur essendo
intimidatoria.
L’attore però, da bravo burlone, ha
voluto fare uno scherzo all’illustre collega nell’ultimo giorno di
riprese, l’esito purtroppo non è stato dei migliori:
Rudd ha pensato di “Basic
Instinctizzare” Douglas, ripetendo la celebre scena
dell’accavallamento delle gambe di Sharon Stone, peccato che
qualcosa sia andato storto e il risultato è apparso come se
“stessi dandomi piacere di fronte a un monologo di Michael
Douglas“. Al che, a fine interpretazione, il premio Oscar si è
rivolto a Rudd dicendogli: “Cosa sei? Un fottuto
pervertito?“.
Abbiamo sentito di scherzi andati
peggio, ma sicuramente ce ne sono altri più riusciti!
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In uscita nelle sale
cinematografiche statunitensi il 17 luglio 2015, il film sarà
diretto da Peyton Reed (Ragazze nel
pallone, Ti odio, ti lascio, ti…) e vede nel cast
Paul Rudd come Scott Lang alias Ant-Man,
Evangeline Lilly come Hope Van Dyne, Corey
Stoll come Darren Cross aka Calabrone, Bobby
Cannavale come Paxton,Michael Peña come
Luis, Judy Greer come Maggie, Tip “Ti
“Harris come Dave, David Dastmalchian
come Kurt, Wood Harris come Gale, Jordi
Molla come Castillo e Michael Douglas
come Hank Pym.
Si spengono le luci in sala e sullo
schermo appare l’immagine di un bosco incantato. C’è una
principessa che ha perso il cammino e non riesce a ritrovare la
strada di casa. Ad un tratto nell’inquadratura entra un principe
azzurro: è un presagio che promette alla donzella l’incontro
imminente con l’uomo della sua vita, un sogno premonitore. Poi,
improvvisamente, siamo catapultati nella realtà: Laura
(Agathe Bonitzer), moderna principessa con alle
spalle ventiquattro anni alla ricerca del suo principe azzurro,
incontra Sandro (Arthur Dupont), compositore in
erba incredibilmente simile al ragazzo dei suoi sogni, e decide al
primo sguardo di aprirgli il suo cuore. Il loro è un idillio
d’amore, fatto di passeggiate, baci e vagheggiamenti di matrimonio,
destinato inevitabilmente al lieto fine, finché accade qualcosa di
imprevisto: l’incontro di Laura con Maxime (Benjamin
Biolay), moderno lupo cattivo di cui la pulzella non può
che invaghirsi.
Contemporaneamente, i personaggi
secondari di questa moderna fiaba, in un intreccio ingarbugliato di
incontri improbabili, creano delle sottotrame interessanti: la
madre di Laura (Béatrice Rosen), incurante di sua
figlia, passa la vita tra un intervento chirurgico e un’iniezione
di botulino per fermare l’effetto del tempo che passa, Marianne
(Agnès Jaoui), fatina buona e zia della
protagonista sta tentando di ricominciare una vita dopo la
separazione dal marito e Pierre (Jean-Pierre
Bacri), il burbero padre di Sandro, in modo maldestro
tenta una convivenza con Eleonore e le sue due figlie. Quale sarà
il loro destino?
Agnès Jaoui e
Jean-Pierre Bacri, co-sceneggiatori e compagni di
lavoro e di vita, sembrano essersi divertiti molto nella scrittura
di Quando meno te lo aspetti:
destrutturando uno a uno i punti cardine della fiabe più note al
pubblico, da Cappuccetto Rosso a Cenerentola, a Biancaneve, portano
infatti sul grande schermo, con ironia e intelligenza, uno spaccato
di ciò che potrebbe succedere dopo il famoso “ e vissero tutti
felici e contenti”.
Già, perché alcuni dovranno
affrontare un divorzio, altri un tradimento, altri ancora
l’esperienza dell’amore che si trasforma in affetto, ma tutti si
renderanno conto che i rigidi ruoli fiabeschi, patrimonio
incrollabile dell’inconscio collettivo, sono destinati a
sgretolarsi a contatto con la realtà.
La regia della Jaoui, inoltre,
prosegue l’operazione di svelamento iniziata in fase di scrittura e
non cela i suoi trucchi: trasforma alcune inquadrature in tableaux
vivants, ne fa sfociare altre in stilizzati acquerelli e accompagna
lo spettatore fino all’ultima pagina di una storia, a tratti
prevedibile, che nel complesso risulta bizzarra e spassosa.
I richiami simbolici, dalla
bellissima mela rossa offerta alla protagonista alla scarpetta
perduta a mezzanotte, sono volutamente esagerati e si prendono
bonariamente gioco di alcuni stilemi tipici delle fiabe. E, dove le
immagini e le parole non arrivano, le musiche originali di Fernando
Fiszbein giungono puntuali a legare ogni sfumatura della trama e ad
enfatizzare l’aspetto concreto ed evanescente ad un tempo di questa
poetica commedia.
Quando si riaccendono le luci in
sala la magia svanisce, ma il sorriso sulle labbra resta ancora per
un po’.
Se è vero che anche i grandi
classici hanno bisogno di qualche ritocco per resistere all’usura
del tempo, la storia del cinema ha sempre fatto sua questa regola,
attualizzando ed aggiornando anche i suoi mostri sacri. Perciò non
stupisce affatto che anche Carrie, capolavoro del
1976 del maestro Brian De Palma , sia passata sotto i ferri
del lifting di celluloide, pronta a tornare per terrorizzare i
giovani teenagers del nuovo millennio.
Le vicende della timida adolescente
dotata di poteri telecinetici, simbolo ideale dei reietti e dei
diversi, trae origine dal romanzo d’esordio del 1974 del maestro
dell’orrore Stephen King, che ha visto purtroppo nel corso
degli anni la sua creazione stravolta e manipolata, prima sul
grande schermo con la versione (seppur abbastanza fedele) di De
Palma, ed in seguito in un ridicolo musical a Brodawy nel 1988 ed
infine in un primo reake televisivo del 2002. Perciò, quando nel
maggio del 2012 la MGM annuncia l’intenzione di resuscitare
nuovamente il plot sulla giovane piromane del ballo di fine anno,
molti dimostrano il loro scetticismo dinnanzi a questi rischioso
progetto. Ma ecco che, proprio in seguito all’uscita americana
della pellicola, i primi pareri sembrano gridare al miracolo,
infondendo un po’ di speranza in quanti avevano tremato di fronte
ad una nuova profanazione di un’opera simbolo di almeno una
generazione di horror-dipendenti.
Innanzitutto, così come a
dichiarato il brillante produttore Kevin Misher, questa
nuova versione di Carrie vuole essere non remake
dell’opera di De Palma, quanto il primo e più fedele adattamento
del romanzo di King. La sceneggiatura di Roberto
Aguirre-Sacasa (Glee), cerca di trasportare le
terribili quanto toccanti vicende della protagonista nell’America
contemporanea, dove il disagio adolescenziale che permea il libro
d’origine possa essere accresciuto dal rapporto con le nuove
tecnologie.
La scelta riguardo la direzione di
un progetto così delicato è stata dura, ma alla fine la MGM ha
deciso di optare per Kimberly Pierce, già pratica di
problematiche adolescenziali ed umani con il successo da Oscar di
Boys Don’t Cry (1999) e Stop-Loss
(2008). In quanto donna poi, la regista ha instaurato un
profondo filing con la sua protagonista, dando così alla pellicola
un tocco di estrema genuinità. A raccogliere la gravosa eredità che
fù di Sissy Spacek nel ruolo di Carrie, la decisone è stata
altrettanto delicata, ma alla fine è stata scelta la giovane
Chloë Grace Moretz, piccola stella nascente del firmamento
hollywoodiano, che malgrado la sua giovane età può vantare già una
carriera di tutto rispetto, sia nel cinema d’autore (Hugo
Cabret, Le paludi della morte, Dark
Shadows) che in quello propriamente horror (Amityville
Horror,The Eye,Blood Story), senza
dimenticare il personaggio di Hit-Girl nell’esilarante
Kick-Ass. Infine, a completare la rosa è stata
chiamata nientemeno che Julianne Moore nel ruolo di
Margareth, la bigotta e spietata madre di Carrie, mirabilmente
consacrata sul grande schermo da Piper Laurie e qui in
procinto di assumere un ruolo di ancor maggior spessore. Insomma,
gli ingredienti paiono esserci tutti, ma come ben sappiamo, un
piatto non può dirsi degno finché non viene servito, e quindi
attendiamo con trepidazione la nuova data di uscita italiana
fissata per il 9 gennaio, sperando nel frattempo che non si tratti
dell’ennesima minestra riscaldata.
Nell’universo Disney, in
cui Belle e Ariel leggono insieme e Rapunzel e Merida si districano
i nodi ai capelli, mentre Biancaneve prepara crostate per tutte, le
piccole fan delle Principesse Disney immaginano che le loro eroine
siano tutte amiche e vadano insieme a fare shopping.
Ma che succede se Ariel si trova di
fronte allo stupido Gaston oppure Cenerentola ha a che fare con
l’affascinante John Smith? Se gli abiti di Tiana diventano gli
stracci di Cenerentola e Mulan va in giro in carrozza con il
Principe Eric?
Ecco cosa accade quando le Principesse Disney sbagliano
film!
Qualora la memoria dovesse venir
meno, sono numerosi i film che ci aiutano a ricordare gli orrori
provocati dalle persecuzioni razziali durante gli anni della
Seconda guerra mondiale. Un periodo buio che bene tenere vivo
nell’immaginario affinché possa non ripetersi mai. Accanto a titoli
come La vita è bella, Schindler’s List e Un sacchetto di biglie,
si pone anche il film del 2018 Quando le mani si
sfiorano – Where Hands Touch. Questo è scritto e
diretto dalla regista Amma Asante, già autrice di
titoli come La ragazza del dipinto e
A United Kingdom.
Questo suo nuovo film ripercorre dunque una vicenda estremamente
drammatica, dimostrando però come la speranza possa nascere anche
nel più impensabile dei luoghi.
Con un cast ricco di celebri attori
di provenienza internazionale, il film ha così portato sul grande
schermo una vicenda già vista, ma interpretata a partire da un
punto di vista diverso. Presentato in anteprima al Toronto
International Film Festival, questo ha però ricevuto recensioni
contrastanti, con lodi però per la regia e le interpretazioni dei
protagonisti. Ad oggi, il film risulta essere passato piuttosto in
sordina, finendo con il non ottenere le attenzioni meritate.
Meriterebbe pertanto di essere riscoperto, avendo così modo di
confrontarsi con una tematica tanto urgente come quella qui
trattata.
Quando le mani si sfiorano –
Where Hands Touch, infatti, vanta una gamma di sentimenti non
comuni, che rendono la visione particolarmente coinvolgente, merito
anche di diversi colpi di scena. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Quando le mani si
sfiorano: la trama del film
Protagonista del film è la giovane
Leyna, figlia di etnia mista nata dall’unione di
Kerstin, una donna tedesca, con un soldato
Franco-senegalese. La ragazza si trova pertanto a crescere in una
famiglia dove, la nuova figura paterna è un convinto sostenitore
della razza ariana, che pertanto non la vede di buon occhio. Con
l’inasprirsi delle leggi raziali, dovute anche dall’avvento del
regime nazista, Leyna tenta di opporsi a queste con fermezza. I
soprusi nei confronti degli ebrei e delle persone non rientranti
nelle caratteristiche ariane sono però talmente tanto
insopportabili da renderle particolarmente difficile la vita.
Tale fardello sembra venire
alleviato dall’incontro con Lutz, una giovane
recluta del regime. Incontrandosi più volte con questi, la giovane
finisce con l’innamorarsene, e il suo amore è ricambiato.
Intraprende così una relazione clandestina con il ragazzo, correndo
non pochi pericoli. La chiamata al fronte, però, non si farà
attendere, finendo con il separarli. I due giovani però non
verranno meno al loro amore, e dovranno combattere con tutte le
loro forze per poter riuscire a rincontrarsi. Prima però, dovranno
affrontare numerosi ostacoli e orrori.
Quando le mani si
sfiorano: il cast del film
Per dar vita ai personaggi da lei
immaginati e scritti, la regista ha condotto numerosi provini,
incontrando alcuni tra i più noti attori del panorama
cinematografico internazionale. La scelta è infine ricaduta su
interpreti che, assunti i panni dei protagonisti, si sono
dimostrati la miglior scelta possibile per questi. A dar vita alla
giovane Leyna, ragazza dallo spirito combattivo, vi è infatti
Amandla Stenberg. Questa era già diventata nota
per aver interpretato il ruolo di Rue in Hunger Games, ed essere
stata la protagonista di Il coraggio della verità – The
Hatee U Give. Per prepararsi al ruolo, questa ha condotto
numerose ricerche sulla condizione delle persone di colore durante
il regime nazista, lasciandosi ispirare dalle storie personali di
queste.
L’attrice Abbie Cornish,
invece, interpreta qui il ruolo della madre della protagonista,
Kerstin. L’attrice, nota per Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, si è dichiarata particolarmente affascinata dal
ruolo, il quale presenta tanto aspetti positivi quanto altri
negativi. L’attore George MacKay,
già celebre per il suo ruolo da protagonista nel film bellico
1917, dà qui vita a
Lutz, il giovane di cui Leyna si innamora. Un ruolo
particolarmente impegnativo, che gli ha richiesto una buona
preparazione fisica per poter interpretare personalmente alcune
scene. Infine, l’attore Christopher Eccleston,
noto per essere stato la nona reincarnazione del Dottore della
serie Doctor Who, è invece qui presente nei panni di
Heinz, il tedesco sposato da Kerstin e con cui Leyna avrà diversi
conflitti.
Quando le mani si
sfiorano: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Quando le mani si sfiorano – Where Hands
Touch grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google
Play e Apple TV. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 12luglio alle
ore 21:10 sul canale Rai
Movie.
Nel corso delle sue 16 puntate,
Quando la vita ti dà mandarini (When Life
Gives You Tangerines) riesce in qualche modo a raccontare una
storia intergenerazionale che abbraccia diversi decenni, concedendo
al contempo anche ai momenti più piccoli tutto lo spazio necessario
per respirare e avere un impatto maggiore. Tuttavia, nonostante sia
fondamentalmente un dramma che ritrae spaccati di vita quotidiana,
la serie non perde mai di vista il suo cuore e la sua anima, che
sono sempre stati la coppia protagonista, Ae-sun e Gwan-sik.
Con la conclusione agrodolce dei
suoi quattro volumi, When Life Gives You Tangerines garantisce una
chiusura ai personaggi amati che hanno popolato la serie. E proprio
come nella vita reale, anche i momenti finali sono ricchi di alti e
bassi, accompagnati da felicità e tristezza.
Spoiler importanti su
Quando la vita ti dà mandarini (When Life
Gives You Tangerines) di seguito.
Come finisce Quando la
vita ti dà mandarini (When Life Gives You
Tangerines)?
L’ultimo volume di Quando la
vita ti dà mandarini (When Life Gives You
Tangerines) continua a mostrare le prove e le tribolazioni
che Ae-sun e Gwan-sik devono continuare a sopportare, anche se
stanno invecchiando e hanno relativamente meno energia per
affrontare i loro problemi. Partendo dal matrimonio di
Geum-myeong e Chung-seop, la serie fa un viaggio indietro nel
tempo per mostrare come i due sono finiti insieme grazie a un
periodo difficile per il primo.
A causa della crisi economica che ha
colpito la Corea del Sud nel 1997, la vita di Geum-myeong
diventa sempre più difficile: viene licenziata, continua a
ricevere rifiuti dai colloqui di lavoro e non ha una direzione
chiara per la sua carriera.
Questo la porta al teatro dove
lavorava in passato, dove incontra il suo ex collega e artista
Chung-seop, che fa la prima mossa e i due si ritrovano dopo
tanto tempo, finendo per innamorarsi e sposarsi l’anno
successivo.
Durante questo periodo, Geum-myeong
presenta Chung-seop ai suoi genitori, Ae-sun e Gwan-sik, che
potrebbero mostrare di non essere troppo entusiasti della scelta,
ma che in fondo sanno che lui è la persona migliore per la loro
figlia.
Ma mentre sembra che Ae-sun e
Gwan-sik stiano finalmente ottenendo la felicità che meritano
grazie al matrimonio della figlia, il loro figlio, Eun-myeong,
viene arrestato e incarcerato subito dopo per frode
commerciale, aggiungendo un’altra situazione sfortunata alla vita
dei suoi genitori.
Avendo già perso un figlio in un
terribile incidente in passato, Gwan-sik decide di sacrificare
l’unica cosa che è stata la principale fonte di sostentamento
economico della famiglia per decenni: la sua barca da
pesca.
Eun-myeong, che ora è padre a sua
volta, finalmente capisce che i suoi genitori gli volevano bene
tanto quanto a sua sorella, sentendosi in colpa per il sacrificio
che Gwan-sik ha dovuto fare per risolvere i problemi di suo
figlio.
Tuttavia, questo non è l’unico
shock che Ae-sun e Gwan-sik devono affrontare, poiché,
nonostante non siano in una situazione finanziaria ottimale,
possono ancora contare su Geum-myeong, che grazie alle sue
qualifiche e al suo lavoro funge da sostegno per la famiglia. Ma
quando un giorno lei si presenta e rivela di aver lasciato il
lavoro per avviare un’attività in proprio, i suoi genitori si
preoccupano moltissimo, considerando che l’unica fonte di reddito
stabile della famiglia sta per scomparire.
Il peschereccio non è l’unico
sacrificio che Gwan-sik fa negli ultimi quattro episodi di
Quando la vita ti dà mandarini , poiché finisce
anche per vendere il suo campo di cavoli per investire in un
ristorante nella speranza di cambiare le cose per sua
moglie.
Purtroppo, quell’investimento non dà
i risultati sperati, poiché nessuno frequenta il ristorante,
lasciando la famiglia in condizioni ancora più difficili di prima e
costringendo Geum-myeong a chiedere un prestito e a confessare
il peso che la pressione dei suoi genitori ha avuto su di lei
per tutta la vita. Ciò provoca un acceso scambio tra Geum-myeong
e Ae-sun, durante il quale Gwan-sik deve intervenire per
evitare che la situazione degeneri.
Dopo qualche tempo, Geum-myeong
affronta un parto estremamente difficile e pericoloso, dando
alla luce Bom e diventando madre a sua volta, dopodiché anche la
sua attività di studio online, ispirata dalla mancanza di
opportunità di Ae-sun, inizia ad avere successo.
E tutto questo serve da
conclusione per Geum-myeong, che ottiene tutto ciò che
desiderava, accanto a una persona come Chung-seop, che la ama più
della vita stessa. Ma durante questo periodo, sono Ae-sun e
Gwan-sik che hanno ancora molto da affrontare, con il ristorante
che hanno comprato che è la loro principale preoccupazione per
ora.
Dopo aver trascorso tutta la vita
cercando di trarre il meglio da qualsiasi circostanza, Ae-sun e
Gwan-sik iniziano a offrire un servizio di consegna di cibo
estremamente veloce, costruendosi una clientela che inizia a
mostrare interesse anche per il ristorante.
Inoltre, la gentilezza di Gwan-sik
non si limita solo alla sua famiglia, poiché si scopre che una
volta ha aiutato e salvato qualcuno che ora è una celebrità
e, dopo una sponsorizzazione, il ristorante diventa un successo
ancora più grande. Purtroppo, la vita ha in serbo altre difficoltà
per la coppia, poiché a Gwan-sik viene diagnosticato un
cancro. Per fortuna, prima di morire, riesce a vedere sua
moglie realizzare il sogno di una vita, quello di diventare
poetessa, quando Ae-sun finalmente riesce a pubblicare una delle
sue poesie.
Questo rappresenta una
conclusione necessaria per Gwan-sik, che ha dedicato tutta la
sua vita ad Ae-sun e a garantire alla sua famiglia tutto ciò di cui
aveva bisogno, indipendentemente da quanto lavoro dovesse fare per
ottenerlo.
Dopo la morte di Gwan-sik, Ae-sun
continua a scrivere poesie sul suo quaderno e, dopo vent’anni,
Geum-myeong invia il suo lavoro a un editore per assicurarsi che la
storia dei suoi genitori venga riconosciuta dal grande pubblico,
poiché è davvero una storia di amore incondizionato e sacrificio.
A chiudere il cerchio, l’editore assomiglia esattamente alla
madre di Ae-sun, morta quando lei era ancora bambina, a
dimostrazione che, sebbene Jeon Gwang-rye non abbia mai potuto
vedere sua figlia realizzare i propri sogni, probabilmente la sta
guardando dall’alto ed è orgogliosa di ciò che ha realizzato nella
sua vita.
Quel libro di poesie pubblicato è
l’ultimo traguardo che Ae-sun ha sempre voluto raggiungere, e
raggiungerlo segna una meravigliosa conclusione per qualcuno
che ha vissuto tutta la sua vita senza molti lussi o opportunità di
base.
Ecco perché il finale di
Quando la vita ti dà mandarini è perfetto, poiché
offre una conclusione a ciascun membro della famiglia
principale in modo naturale e meritato.
Gwan-sik finalmente riesce a
vedere sua moglie veramente felice, Ae-sun diventa una poetessa
nonostante le circostanze, Geum-myeong diventa un imprenditore di
successo e trova il vero amore come i suoi genitori, ed Eun-myeong
cambia vita correggendo i propri errori e lavorando per l’azienda
della sorella.
Grazie alla pura perseveranza,
all’amore e al sostegno reciproco, Gwan-sik e Ae-sun non si
sono mai arresi di fronte alle difficoltà della vita e hanno
continuato ad andare avanti, costruendo qualcosa di cui poter
essere veramente orgogliosi.
Ecco 15 star (o gruppi di attori
molto famosi) che, prestatisi al genere horror, sono stati capaci
di partecipare alla realizzazione di progetti interessanti, alcuni
dei veri e propri capolavori, altri film di cui si è almeno
discusso.
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È chiaro, ad esempio, che
Megan
Fox non sia una star del calibro di Jack
Nicholson e che i rispettivi film (Jennifer’s
Body e Shining) non siano
nemmeno lontanamente paragonabili. Il filo conduttore è però quello
del volto arci noto che si rpesta, con risultati variabili, a un
genere considerato per lo più minore.
Dopo l’accoglienza “bifronte” a
Venezia e le polemiche sul divieto ai minori di 14 anni – prima
imposto, poi ritirato – arriva Quando la notte,
l’ultima fatica di
Cristina Comencini che è ora nelle sale italiane.
Nel film Quando la
notte Marina è una giovane madre in vacanza col figlio di
due anni in una casa sperduta tra le montagne. Con lei il piccolo
Marco, la cui gestione diventa per Marina sempre più difficile: un
compito improbo che si sforza di portare avanti da sola, ma per il
quale non si sente adeguata, un impegno a tempo pieno che non le dà
tregua e le toglie ogni energia. Una sera, la situazione si fa
insostenibile e precipita. A questo punto interviene Manfred,
solitaria guida alpina dal carattere duro e spigoloso, proprietario
della casa dove alloggia Marina e suo vicino.
Accortosi che qualcosa non va,
accorre e porta il bambino in ospedale. Da questo momento Marina e
Manfred condividono un segreto. Marina si sente in debito con
Manfred, gli è riconoscente, ma lui è impenetrabile e spesso
ostile. È un uomo solo, con un passato che lo ha profondamente
segnato e che l’irrompere di Marina nella sua vita sta riportando a
galla. Fra i due il rapporto è complicato, conflittuale, ma
sempre più stretto, anche perché presto Marina avrà l’occasione di
ricambiare il favore di Manfred.
Quando la notte, il film
Fin qui, si potrebbe dire, tutto
bene, o quasi. La
Comencini mette sul piatto una serie di questioni
interessanti da approfondire: la maternità e il suo lato oscuro –
fatto di sentimenti ambivalenti che possono sorgere in una madre,
pure amorevole come Marina – l’incontro tra due solitudini, la
specularità delle storie dei due protagonisti, la
misoginia/misantropia di Manfred, che grazie a quest’incontro
sembra faticosamente cominciare a uscire dal proprio guscio. E le
sviluppa inizialmente con pertinenza e acume.
Il tutto, sorretto in questa fase
dalle buone prove dei due protagonisti, che danno forza e sostegno
al film, confermando ciascuno le proprie ottime capacità attoriali.
Intensa ed efficace Claudia Pandolfi nel ruolo di Marina:
l’attrice rende bene il complesso groviglio di amore materno,
stress, ansia, senso d’inadeguatezza, disperazione, senso di colpa
che caratterizza il suo personaggio – assieme al suo bisogno di
essere capita e accolta. Altrettanto pregnante l’interpretazione di
Filippo Timi, che rende ottimamente (con
sguardi torvi, ma non solo) la misantropia di Manfred, l’incapacità
a relazionarsi con l’altro, ma anche la paura di avvicinarsi
proprio a una donna come Marina: pericolo estremo, perché non può
che far riaffiorare in lui il trauma dell’abbandono – in questa
chiave, l’estrema chiusura e anche l’ironia sprezzante che riserva
a Marina sono indovinate e rappresentano un suo estremo tentativo
di difesa – l’istinto di protezione nei confronti del piccolo
Marco.
Così, non diamo troppo peso a
qualche ingenuità di sceneggiatura: certe inattese semplificazioni
psicologiche: ad esempio, i fogli con le scritte fatte da Marina,
oppure l’analisi un po’ spicciola delle psicologie di
Albert/Thomas Trabacchi e Stefan/Denis
Fasolo, fratelli di Manfred, che peraltro si va ad
aggiungere a una materia già ricca di spunti. E perdoniamo anche
qualche scambio di battute poco pregnante, in virtù di una
preponderanza di momenti significativi.
Nella seconda parte di Quando la
notte, però, la Comencini abbandona i due filoni
su cui aveva costruito la narrazione: la maternità problematica e
l’incontro, pur tra mille difficoltà, dei due mondi di Marina e
Manfred (di cui stronca sul nascere i possibili sviluppi). A
distanza di anni, del primo non c’è più traccia, della seconda
questione si pretende di riannodare le fila, ma la vicenda dei
protagonisti si avvita su se stessa, senza avere un’evoluzione.
Diminuisce la verosimiglianza, aumenta l’indecisione, troppi
interrogativi restano aperti. Marina da una parte pare risolta,
dall’altra è ancora in cerca di qualcosa, Manfred è cristallizzato
nel suo fare burbero, ormai quasi stereotipato. A risentirne è
anche la resa di
Pandolfi e
Timi, ora assai meno convincenti.
È così che tutto si fa farraginoso,
le ingenuità diventano vistose, sia nella concezione delle scene
(scontate nell’idea e poco riuscite nella realizzazione, ad
esempio, quelle della funicolare e della corriera), che nei
dialoghi (si pensi all’ultimo scambio di battute tra i due). La
pellicola dunque sabota nella seconda parte quanto di buono aveva
creato nella prima e si conclude lasciando lo spettatore con
l’impressione che la complessa materia sia sfuggita di mano alla
sua creatrice – autrice anche del romanzo da cui è tratto il
soggetto del film e della sceneggiatura, scritta con
Doriana Leondeff. La pellicola è prodotta da
Cattleya e distribuita da 01 Distribution.
Moltissimi uomini sono
affezionatissimi alla loro peluria facciale. Che sia una barba
folta e lunga, una leggera peluria oppure un semplice pizzetto, la
barba sembra di gran moda ad Hollywwod, dove addirittura
Leonardo DiCaprio, faccia d’angelo
del cinema per eccellenza, ha deciso di coltivarla sul suo viso
pallido. Ma il caro Leo ha una faccia da barba? A noi pare proprio
di no. Ecco di seguito una raccolta di begli uomini dalle brutte
barbe, di neofiti della barba e di personaggi che farebbero meglio
a darci un taglio!
Alcune immagini, per fortuna, risalgono ad un po’ di tempo fa,
quindi i proprietari delle suddette hanno avuto il tempo di
disfarsene, mentre altre sono ‘barbe di scena’, ma voi donne cosa
pensate di questa ‘borbofilia’ crescente? Giova al fascino
cinematografico dell’attore?
La recitazione è un talento unico,
che richiede anni di studio e di pratica prima di poter essere
padroneggiata a dovere. Anche la regia è un mestiere (oltre che
un’arte) particolarmente impegnativo, che richiede alla personalità
coinvolta un grande talento capace di riuscire a guidare e
supervisionare un’enorme produzione. Le star di Hollywood in grado
di saper sia recitare che dirigere si contano – quasi – sulle dita
di una mano.
IMDb ha raccolto i 10 miglior film – in base
al punteggio ottenuto sul proprio database – che hanno visto
impegnate personalità di Hollywood sia davanti che dietro la
macchina da presa per un medesimo progetto:
Tropic Thunder (7.0)
Nel 2008, Ben Stiller ha diretto e interpretato a
commedia d’azione Tropic Thunder. Il film racconta
la storia di un gruppo di attori che si dirigono nella giungla per
realizzare un film, salvo poi ritrovarsi al centro di numerose
disavventure. Tropic Thunder non ha di certo segnato il
debutto alla regia di Stiller, ma è stato sicuramente uno dei suoi
film di maggior successo.
È noto soprattutto per il ruolo di
Robert Downey Jr. nei panni di un attore
bianco che ha subito un intervento chirurgico per cambiare il
colore della pelle. E il film usa proprio questo espediente per
mettere al centro la discussione sul “razzismo” al cinema e
criticarla in maniera innovativa.
Rocky Balboa (7.1)
Sylvester Stallone ha diretto a Rocky
Balboa, sesto film del franchise di Rocky e
quarto film della saga diretto da Stallone. La serie, iniziata con
il plauso della critica e anche con un Oscar al miglior film, è
andata col tempo sempre più fuori strada, con seguiti che non sono
mai riusciti a catturare la magia dell’originale.
Dopo una pausa di
vent’anni, Rocky Balboa, uscito nel nel 2006, ha ricevuto
tanto il plauso della critica quanto quello del pubblico,
rinvigorendo un franchise che ha poi generato anche due spin-off:
Creed
e Creed
II.
Chef (7.3)
Dopo un inizio abbastanza umile,
Jon Favreau ha visto la sua carriera diventare
sempre più importante, mettendosi alla prova tanto nella regia
quanto nella recitazione. Chef – La ricetta perfetta, uscito nel 2014, è
stata una produzione molto più piccola rispetto al precedente
lavoro di Favreau con i film di Iron Man.
Il film è una lettera d’amore da
parte di Favreau alla sua passione per il cibo. Per il film,
l’attore e regista si è addestrato con una serie di chef
professionisti specializzati nello street food, in modo da
rendere la sua performance e la storia il più autentici
possibile.
Bronx (7.8)
Nel 1993, Robert De Niro ha diretto il film poliziesco
Bronx, ritagliandosi anche il ruolo del
protagonista. Il film ha sovvertito i classici topoi del genere
gangster, raccontando la storia di un padre che cerca
disperatamente di impedire a suo figlio di essere trascinato nella
criminalità organizzata.
Nonostante le lodi da parte della
critica che De Niro ha ricevuto per la sua capacità da regista,
Bronx è solo uno dei due titoli diretti dall’attore nella
sua carriera (l’altro è The Good Shepherd del
2006). Nel 2014 ha rivelato che non avrebbe più diretto film.
Balla coi lupi (8.0)
All’epoca della sua uscita in sala
nel 1990, Balla coi lupi è stato un successo di critica,
riuscendo a portare a casa anche sette Oscar, incluso quello al
miglior film. Il film vede come protagonista Kevin Costner nei panni di un soldato della
guerra civile che stringe amicizia con i nativi americani. Il film
ha segnato il debutto alla regia della celebre star
hollywoodiana.
Balla coi lupi ha anche segnato l’apice della carriera
di Costner da regista, che da allora si è dedicato alla regia
soltanto di altri due film (usciti nel 1997 e nel 2003), che però
non hanno mai raggiunto il successo del suo celeberrimo debutto
dietro la macchina da presa.
Io e Annie (8.0)
Woody
Allen non è estraneo alla regia e alla recitazione, ma
in Io e Annie del 1977 ha segnato senza ombra di
dubbio uno dei suoi migliori successi. Nel film Allen recita nei
panni di un nevrotico comico di New York, insieme alla sua celebre
ex musa Diane Keaton.
Tra le commedie romantiche per
eccellenza, il film ha vinto quattro Oscar ed è ancora oggi
ricordato come il marchio dell’umorismo fuori dal comune di Allen.
Da allora lo stesso ha diretto molti altri film, ma sempre più
raramente lo abbiamo visto dall’altro lato della macchina da
presa.
Gli spietati (8.2)
Dopo essere stato una delle star del
genere western, nel 1992 Clint Eastwood ha diretto Gli
spietati, che lo ha visto interpretare un pistolero in
pensione che viene incaricato di portare a termine un’ultima
missione. Gli spietati rappresenta forse il canto del
cigno di un genere che, ancora oggi, fatica ad essere valorizzato
ed apprezzato, e al tempo stesso è uno dei migliori film diretti da
Eastwood.
Nel corso della sua carriera
Eastwood si è affermato come uno dei più grandi registi di
Hollywood e, nonostante abbia compiuto da poco 90 anni, non sembra
avere alcuna intenzione di fermarsi.
Quarto potere (8.3)
Quarto potere,
uscito nel 1941, è passato alla storia come uno dei film più
importanti e innovativi mai realizzati. Diretto e interpretato da
Orson
Wells, all’epoca della sua uscita il film era già in
anticipo sui tempi e continua a essere amato e apprezzato ancora
oggi.
Nonostante ciò, al suo rilascio
Quarto potere è stato un flop al botteghino e nonostante
sia stato nominato a diversi premi è riuscito a vincere soltanto un
Oscar (quello alla migliore sceneggiatura originale). Inoltre, il
film fu oggetto di una feroce campagna diffamatoria e venne
addirittura fischiato in numerose cerimonie di premiazione.
Tempi moderni (8.5)
Charlie
Chaplin è stato senza dubbio uno dei più talentuosi
interpreti della sua generazione. Nel 1936 scrisse, diresse e
interpretò Tempi moderni. Il film presenta tutte
le caratteristiche tipiche del cinema di Chaplin: una commedia
senza tempo che lo vide interpretare un operaio che faticava ad
adattarsi alle innovazioni moderne.
Il film è stato prodotto in un’era
in cui l’industria di Hollywood stava iniziando ad eliminare
gradualmente i film muti a favore del sonoro. La storia del film
opera da critica all’industria cinematografica stessa, in quanto è
un classico a sé stante.
La vita è bella (8.6)
La vita è bella del
1997 è stata diretto e interpretato da Roberto Benigni e racconta la straziante
storia di un padre e di suo figlio che devono sopravvivere agli
orrori di un campo di concentramento usando la loro volontà, il
loro umorismo e anche la loro immaginazione per poter tirare
avanti.
Il film ha vinto tre Oscar ed è
ancora oggi molto apprezzato. Nel 2002, Benigni diresse un nuovo
adattamento per il grande schermo della celebre favola di
Pinocchio, ma il film è ancora oggi ricordato come
uno dei suoi peggiori lavori… a dimostrazione di quanto la
realizzazione di un prodotto audiovisivo possa essere un processo
molto spesso incoerente.
L’ultimo caso famoso è quello di
Whiplash, ma la storia del cinema è piena
di film tratti o basati su un cortometraggio che il regista stesso
ha deciso poi di sviluppare in un film a tutti gli effetti.
Da Sam Raimi a
Damien Chazelle, passando per James
Wan e Wes Anderson, ecco un’infografica
esplicativa:
L’Universo
Cinematografico Marvel è in continua espansione e
sembra voler inglobare tutto. Dall’Iron Man del 2008 c’è
stata una crescita esponenziale del Multiverso e con Disney+
le possibilità si fanno ancora più grandi. L’MCU si è propagato non
solo all’interno dei suoi confini, ma ha invaso anche il mondo
esterno. Tanti sono i personaggi Marvel
che hanno fatto la loro apparizione in spot, cortometraggi, giostre
e parchi a tema. Cameo e non solo: ecco una lista video che mostra
dieci scenari inaspettati per gli attori e i personaggi del
franchise!
Peter Parker, Happy Hogan e Tony
Stark
Mai ci saremmo aspettati una
missione simile per Spider-Man di
Tom Holland! Nel 2017, in occasione della finale degli
NBA, è stato lanciato uno spot con protagonista il cast di Spider-Man:
Homecoming. Nella scenetta, Peter si reca alla
Avengers Tower per vedere la finale NBA con Tony
Stark (Robert
Downey Jr.). Purtroppo però, l’assistente di
Stark, Happy Hogan (Jon
Favreau), si mette in mezzo e assegna una
ridicola (com)missione a Spidey: comprare un
pacchetto di cracker per Tim Duncan.
Lo spot, decisamente ironico, gioca
sul rapporto tra Holland e Favreau: la chimica
tra i due attori è presente qui come nei film. Con l’aggiunta di
personaggi dello spettacolo come Tim Duncan, DJ Khaled, Magic
Johnson, e il defunto Stan Lee, l’adv mescola brillantemente
l’Universo
Cinematografico Marvel alla realtà.
Ant-Man e The Hulk
Non può mancare nella lista uno spot
andato in onda durante il Super Bowl. Non importa che tu sia
un’amante del football o dello sport, il Super Bowl merita di
essere visto per le pause pubblicitarie e le incredibili campagne
che propone.
Ecco un ottimo esempio: la
pubblicità di Coca-Cola del 2017 per il lancio del formato mini.
Chi meglio del minuscolo Ant-Man – qui interamente
realizzato in CGI e doppiato da Paul Rudd – può
essere il consumatore ideale? Nello spot, Ant-Man ruba una mini Coca-Cola dal laboratorio di
Bruce Banner per poi essere inseguito da Hulk.
Nello spot, anche senza Mark
Ruffalo, il Gigante di Giada è
fantastico.
È spassoso vedere i due
supereroi mentre causano il caos nella Grande Mela. Qui appaiono
insieme per la prima volta: mai si erano visti
nell’MCUAnt-Man e Hulk fianco a
fianco e, va detto, la coppia funziona. I due eroi si sono
incrociati poi nuovamente in Avengers:
Endgame, ma non per qualcosa di così folle!
Loki
Thor: The Dark World non è stato un
gran successo, nonostante l’incredibile trovata con cui i
Marvel Studios lo hanno pubblicizzato.Le presentazioni nella Hall H al
Comic-Con di San Diego sono sempre state fenomenali, ma questa del
2013 con Tom Hiddleston ha una marcia in più. Oscurare
le luci e far partire l’evento con la voce di Loki fuori campo ha
mandato i fan in delirio. Sono rimasti poi ancora più sorpresi nel
trovare il cattivo sul palco.
Il discorso di Loki inizia così: “Umanità, guarda quanto sei caduto
lontano.In fila nel
caldo soffocante per ore.Rannicchiarsi insieme al buio come
bestie!“. Facendo riferimento alla fila per entrare nella Hall
H, Loki esce dall’MCU e si getta tra la
folla dei fan urlanti. Una trovata geniale!
Thor
Anni fa, i cortometraggi dei
Marvel Studios venivano registrati per essere
inseriti nei Blu-ray. Sono prodotti che il franchise non realizza
più, ma i vecchi filmati sono ancora reperibili su Disney+. Tra gli altri,
simpatico è questo con protagonista Thor (Chris
Hemsworth).
Presentato durante il Comic-Con di
San Diego del 2017, il corto rivela come vive il Dio del
Tuono dopo essere stato tagliato fuori dalla recente “guerra
civile”. Conduce la sua nuova esistenza sulla terra, in Australia,
con il suo coinquilino Darryl. Un filmato pieno di gag ironiche,
dovute al senso dell’umorismo unico di Taika Waititi, regista di Thor: Ragnarok. Nel film si vede Thor
che cerca di pagare la sua parte dell’affitto con i soldi di
Asgard e c’è anche un incontro imbarazzante con Bruce
Banner. Ancora una volta, siamo al di fuori dell’ufficiale
MCU, ma poco importa: lo sketch è troppo
divertente.
Peter Parker
Un altra campagna d’effetto per
Spider-Man: Homecoming è stata quella insieme ad Audi.
Qui vediamo Peter Parker fare il suo esame di guida con un
simpatico esaminatore (interpretato dal comico J.B.
Smoove) a bordo di un Audi high-tech. Il filmato, nato
come pubblicità per vendere più automobili, alla fine ha
influenzato anche l’MCU.
Il successo tra i fan della scenetta
con Smoove ha infatti convinto i Marvel
Studios a trovare un ruolo per il comico in Spider-Man:
Far From Home. L’attore è Julius Dell, uno degli
accompagnatori che guida Peter e i suoi compagni di classe
nel loro viaggio all’estero. Inoltre, non manca un cameo di
Smoove anche in Spider-Man: No Way Home.
Captain Marvel
Sembra che il binomio auto-supereoi
funzioni particolarmente bene. In
questo spot pubblicitario Audi, Capitan Marvel è informata da una misteriosa
organizzazione di tutto ciò che si è persa dal 1995.Oltre ad avere un resoconto sui
supereroi, Carol è anche aggiornata su tutto il resto, da
Snapchat agli iPhone.
Lo spot è uscito prima dell’arrivo
di Avengers:
Endagame e fa riferimento alla scena inserita tra i titoli
di coda di Infinity War, in cui si vede il ritorno
di Carol Denvers sulla terra dopo trent’anni.
Anche se è improbabile che quanto visto sia realmente avvenuto
nell’MCU tra Infinity War e
Endgame, è esilarante vedere il modo in
cui Capitan Marvel reagisce non solo all’esistenza
dei Vendicatori, ma anche alle nuove mode – come il fatto
che tutti scattino foto ai propri piatti. Inoltre, questo filmato è
l’unico filo conduttore tra i due film, una sorta di presentazione
sui generis di Denvers al resto della
squadra.
Guardiani della Galassia
La presenza dei supereroi
MCU a Disney World non è sostanziosa, ma c’è
qualche prodotto degno di nota. L’Avengers Campus ha
aperto l’anno scorso, e prima di quest’attrazione, c’è stata
“Guardiani della Galassia – Missione:
Breakout!” a dare ai fan di Disneyland la possibilità di
entrare nell’Universo Cinematografico Marvel.
L’installazione segue
Rocket mentre tenta di far evadere i suoi compagni
Guardiani.Bradley Cooper, Chris Pratt, Zoe
Saldana, Dave Bautista,
Vin
Diesel, Pom Klementieff e
Benicio del Toro hanno ripreso
tutti i loro ruoli per apparire sul grande schermo e regalare ai
fan un’esperienza diretta. L’attrazione è grandiosa e va fatta
più volte per esplorare tutte le storyline e layout progettati.
Scott Lang, Darren Cross e
Christine Everheart
Finalmente, uno spot che nasce con
l’obiettivo di inserirsi nell’MCU.
Per una partnership tra i
Marvel Studios e Google, la star di Iron
ManLeslie Bibb è tornata nei panni di Christine
Everheart. Nel 2015, la webesrie promo WHIH
Newsfront è stata pubblicata su YouTube: gli episodi fanno
riferimento a vari eventi dell’Universo Cinematografico
Marvel.
In particolare,
il filmato qui sopra è abilmente collegato ad
Ant-Man. Uscito pochi giorni prima del film, nell’episodio
Scott Lang (Paul Rudd) viene intervistato
da Everheart e tenta di giustificare il motivo per cui ha
deciso di entrare in Vistacorp. Appare anche
l‘amministratore delegato
della Pym Tech, Darren
Cross.
L’idea della webserie era divertente
e innovativa, ma non ha avuto molto seguito: i fan non l’hanno
apprezzata granché ed era davvero difficile coordinarla con il
resto dell’MCU.
Nick Fury
Agents of
S.H.I.E.L.D., serie Marvel creata per
ABC, ha faticato a trovare un punto d’appoggio durante la prima
stagione. Il successo iniziale è crollato rapidamente.Con il calo degli ascolti, anche il
collegamento con l’Universo Cinematografico Marvel
si è ridotto e alla fine lo show è diventato sempre più
indipendente dall’MCU.
Durante la serie, personaggi come MariaHill, Sif e Peggy Carter hanno fatto delle
apparizioni cameo. Di gran lunga la più memorabile è quella di
Samuel L. Jackson nei panni di Nick Fury.
In questo caso, la presenza di Fury serviva per legare
Agents of S.H.I.E.L.D. agli eventi di Captain America: The Winter
Soldier. Consegnare la direzione dello
S.H.I.E.L.D. all’agente Coulson, è stato un vero
cambiamento della guardia.
The Ravagers
Per finire, un altro sensazionale
ingresso nella Hall H. Siamo ai Marvel
Studios nel 2016: Kevin Feige sta introducendo
James
Gunn e il cast di Guardiani della Galassia Vol. 2, ma viene interrotto
dall’inaspettato arrivo dei Ravagers.
Il team,
compreso Taserface di Chris
Sullivan, entra passando per il pubblico, scombussola la
situazione sul palco e, quando se ne va, lascia il posto al leader,
Yondu (Michael Rooker). Il capo dei
Ravagers catalizza l’attenzione del pubblico per
tutto l’evento, rendendo il momento una delle più celebri
apparizioni di un personaggio MCU fuori dal suo
mondo.