Netflix ha diffuso il trailer ufficiale del
film originale Netflix Rapiniamo
il Duce, il nuovo film del regista Renato Di
Maria che sarà presentato in anteprima alla
diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma
(Grand Public). Protagonisti del film
Pietro Castellitto,
Matilda De Angelis, Tommaso Ragno, Isabella Ferrari, Alberto
Astorri, Maccio Capatonda, Luigi Fedele, Coco Rebecca Edogamhe,
Maurizio Lombardi, Lorenzo de Moor, Luca Lo Destro,
Filippo Timi. Prodotto da Bibi Film, in arrivo
solo su Netflix dal 26 ottobre
Milano, aprile 1945. Siamo agli sgoccioli della Seconda Guerra
Mondiale. La città è in macerie. Nel caos della guerra Isola è
diventato il re del mercato nero, guidato da un’unica legge morale:
la sopravvivenza. Yvonne è la sua fidanzata clandestina, cantante
del Cabiria, l’unico locale notturno rimasto aperto in città. Ma
anche Borsalino, gerarca fascista, torturatore spietato, è
innamorato perdutamente di Yvonne e disposto a tutto pur di averla.
Isola e i suoi intercettano una comunicazione cifrata e scoprono
che Mussolini ha nascosto il suo immenso tesoro proprio a Milano –
nella “Zona Nera” – in attesa di fuggire per la Svizzera, scampando
alla cattura e alla forca. Isola non può lasciarsi sfuggire
l’occasione della vita – il colpo più ambizioso della Storia – e
decide perciò di mettere in atto un’impresa folle: rapinare il
Duce.
Regia: RENATO DE MARIA
Soggetto e sceneggiatura: RENATO DE MARIA,
FEDERICO GNESINI, VALENTINA STRADA
Casting: FRANCESCO VEDOVATI, ANNAMARIA
SAMBUCCO
Costumi: ANDREA CAVALLETTO
Scenografia: GIADA CALABRIA
Organizzatore generale: ANSELMO
PARRINELLO
Musiche: DAVID HOLMES
Montaggio: CLELIO BENEVENTO
Direttore della fotografia: GIAN FILIPPO
CORTICELLI
Prodotto da: MATILDE BARBAGALLO e ANGELO
BARBAGALLO
Cast: PIETRO CASTELLITTO, MATILDA DE ANGELIS,
TOMMASO RAGNO, ISABELLA FERRARI, ALBERTO ASTORRI e con la
partecipazione di MACCIO CAPATONDA, LUIGI FEDELE, COCO REBECCA
EDOGAMHE, MAURIZIO LOMBARDI, LORENZO DE MOOR, LUCA LO DESTRO e con
FILIPPO TIMI
È
una bomba a orologeria il cui ticchettio si fa sempre più
insistente, sempre più coinvolgente, sequenza dopo sequenza,
dialogo dopo dialogo, Rapiniamo il Duce. Un
ingranaggio pronto a esplodere; una detonazione improvvisa con la
quale smuovere un cinema italiano fin troppo ancorato ai consueti
stilemi, mescolando utopia e sogno, fantasia e una Storia (quella
con la S maiuscola) adesso riscritta con il potere della macchina
da presa.
Rapiniamo il
duce guarda al di là dell’oceano, verso quelle spiagge
caotiche che si stagliano lungo i confini di universi immaginifici
come quelli di
Quentin Tarantino e dei suoi Bastardi
senza gloria; è uno sguardo lontano quello di
Renato De Maria, lanciato non per copiare, ma per
lasciarsi influenzare, nella compilazione personale di un
heist-movie all’italiana, fratello e diretto discendente di
classici come I soliti Ignoti, ma insignito di un
gusto anarchico che lo lega per aspirazione e rivoluzione
iconoclasta un altro titolo recente come Freaks
Out di Gabriele Mainetti.
Proprio perché figlia di
un gusto eroico, tipicamente americano, dove anche gli ultimi
possono aspirare al ruolo di grandi eroi, l’opera di De Maria può
rivelarsi al mondo nelle vesti di patchwork citazionistico
composto da tanti, piccoli, deja-vu. Eppure, inserita nel contesto
italiano, Rapiniamo il Duce vive di una sagacia
innovativa e di
una spinta anarcoide attraverso le quali reinventare e rinnovare il
nostro cinema, anche a costo di cadere e farsi male, proprio come
Isola davanti alle forze fasciste. Ma è la corsa che conta ne Il
Rapiniamo il duce, non l’ascesa, o la caduta finale.
È l’evoluzione di
un discorso filmico che tenta di osare, parlare linguaggi
conosciuti, e allo stesso tempo nuovi per un pubblico italiano
ormai assuefatto alla riproposizione diretta di mille copie di
universi cinematografici sempre uguali a se stessi. Un linguaggio
che canta canzoni anni Sessanta in un contesto bellico di metà anni
Quaranta; un linguaggio di fotografie ombrose e colori sgargianti;
un linguaggio fatto di graphic novel che prendono vita, di
heist-movie dal sapore hollywoodiano inseriti tra le strade
nostrane. Un linguaggio in evoluzione, vernacolare nel parlato, e
aulico nella resa visiva, che vede in Rapiniamo il duce, un nuovo,
ambizioso, cantore.
Rapiniamo il duce, la trama
Milano. La Seconda Guerra Mondiale è ormai agli sgoccioli. Tra le
vie bue del capoluogo lombardo si aggira Isola
(Pietro
Castellitto),
ladro spiantato e romantico, innamorato di Yvonne
(Matilda
De Angelis),
cantante da night e a sua volta amante di un gerarca fascista
(Filippo
Timi),
che è sposato con Nora (Isabella
Ferrari),
attrice del muto che non ama più. Per puro caso Isola e la sua
banda di anti-eroi improvvisati (Tommaso
Ragno
e
Luigi Fedele)
scopre che Mussolini e i suoi gerarchi fascisti stanno organizzando
una via di fuga, così da mettere in salvo anche il proprio tesoro,
fatto di gioielli e pezzi d’oro sottratti al popolo italiano.
Co-adiuvato dalla propria banda – a cui si aggiungono anche Molotov
e il pilota automobilistico Denis Fabbri (Maccio
Captonda)
Isola organizza un proprio contro-piano d’attacco per rapinare il
Duce e impadronirsi dell’oro.
In questo mondo di
ladri
È un Robin Hood che ruba
ai ricchi gerarchi per donare ai sopravvissuti dell’incubo
fascista, Isola. Capobanda di un gruppo musicale che agli strumenti
preferisce le bombe e l’artiglieria pesante, il personaggio di
Castellitto si fa guida privilegiata di una Milano abbagliata dalla
luce dei raid aerei, ricercando nella sottrazione dell’oro ai
generali fascisti, un senso di rivalsa sociale da parte di una
nazione in ginocchio. Memore della lezione impartita da Monicelli,
e riscritta in termini anglosassoni da registi come Tarantino e non
ultimo Edgar Wright (Baby
Driver), Renato De Maria costruisce il
proprio heist-movie tra azione e storicità, prendendo il testimone
da un progetto altrettanto simile, e altrettanto ambizioso, come
Freaks Out di Gabriele
Mainetti.
In questo mondo di ladri
improvvisati, dove ogni personaggio entra in campo con un ruolo
prestabilito, nulla è paradossalmente lasciato al caso. Isola,
Molotov, Amedeo, Yvonne, Denis e Marcello, si fanno portavoce di
vizi e virtù (im)perfettamente umani, restituiscono in termini
caratteriali quell’immagine che il loro nome di battaglia accende
nella mente dello spettatore. Componenti di un meccanismo a
orologeria, ogni personaggio viene tracciato in maniera individuale
e distintivo, insignito di una singolarità che i propri interpreti
non hanno paura di cogliere e tradurre in performance coinvolgenti
e introspettivi.
Se è L’isola di
Pietro Castellitto ad assumere il ruolo di leader,
nonostante il suo fare di casinista buono, ma impacciato, la
realizzazione totale della sua opera non avrebbe assunto la stessa
carica impattante se a sostenerlo non ci fosse una galleria umana
perfettamente incarnata da attori in piena parte. L’introspezione
di Matilda De Angelis si fa fascino tangibile nel
corpo e nello sguardo della femme fatale Yvonne; l’espressione
luciferina, accompagnata da un tono di voce rauco, irresistibile –
e per questo ancor più funesto – di Filippo Time è
il corrispettivo perfetto per la realizzazione del generale
Borsalino, mentre l’innocenza di Luigi Fedele si
fa tessera imprescindibile di un puzzle di fattura antropologica
composita, che va a riflettere i diversi aspetti di una società
italiana pronta a ribellarsi.
In questo vortice umano
dai caratteri eterogenei, chi riesce a strapparsi un ruolo di
prim’ordine tra eroi per caso, e cattivi sublimemente attraenti, è
però un Maccio Capatonda dalla presenza irresistibile e tempi
comici invidiabili; un ruolo, il suo, non cucitogli addosso, ma
creato direttamente sulla forza del genio del comico abruzzese.
Gemello omozigote di dieci e più personaggi generati dal grembo
comico di Maccio ed entrati di diritto nell’immaginario collettivo,
il pilota Denis Fabbri riesce nell’impresa di spingere una
sceneggiatura alquanto fiacca, e dalla comicità forzata, là dove
molti non riescono. Recidendo le fila che tengono i suoi colleghi
legati alla forza dell’inchiostro delle pagine di sceneggiatura,
Maccio si fa co-autore di un personaggio a se stante, che vive nel
gruppo ma si anima con un’energia indipendente, alimentata dal
fuoco della propria ironia e del proprio genio.
Predomini visivi
Soffocata da una potenza visiva preponderante, la sceneggiatura a
cura di Renato De Maria, Federico Gnesini e
Valentina Strada, non riesce a trovare un varco
abbastanza ampio per evolversi, e raggiungere lo stesso livello
della sua controparte registica. Semplice e prevedibile, la sua
forza risiede nella caratterizzazione dei personaggi, e nell’aver
stilato una base di partenza abbastanza solida per costruirvi un
impianto visivo ad alto tasso adrenalinico. Con Rapiniamo
il Duce sono
pertanto gli occhi a rivestirsi di bellezza e pura azione, mentre
la mente giace in pausa tra i meandri di un limbo narrativo che non
le richiede particolari sforzi di interpretazioni o
elucubrazioni.
Uno scarto netto, figlio
degli insegnamenti di un gusto classico hollywoodiano dal sapore
antico, dove a predominare è un mondo che deve far sognare,
prendere lo spettatore e portarlo altrove, al di là della propria
quotidianità, al di là di una storia ora ribaltata, modificata,
rubata e insignita di nuovi eventi e di nuovi eroi.
Non è
il film che sconvolgerà i cardini del cinema italiano,
Rapiniamo il Duce, eppure, tra gli inframezzi di
un montaggio dinamico e serratissimo, si intravede una voglia
irrefrenabile di rivoluzionare un processo stantio di fare cinema,
rapinando al di là dell’oceano per donare a nuovi sguardi
ammaliati, sorpresi – proprio come quelli di Isola che guarda in
camera – il piacere di sognare e vivere altre vite, sospesi tra le
vie di una nuova avventura, mentre fuori brucia la
città.
Arriva al cinema Rapina a
Stoccolma, scritto e diretto da Robert
Budreau. Il film, con protagonisti Ethan Hawke,
Noomi Rapace e Mark Strong, racconta
della storia di una rapina alla Sveriges Kredit Bank di
Stoccolma, nel 1973. Proprio da questo fatto di cronaca deriva
l’espressione “sindrome di Stoccolma” ovvero un particolare stato
di dipendenza psicologica e/o affettiva che spinge chi è
maltrattato da un aggressore a provare sentimenti positivi per
l’aggressore stesso.
In Rapina a
Stoccolma Ed è quello che accade nel film a Bianca
(Noomi
Rapace) che comincia a provare simpatia, o forse
qualcosa di più, nei confronti di Lars Nystrom (Ethan
Hawke), criminale appena evaso dal carcere e che prende in
ostaggio lei, una sua collega e un cliente nella Banca centrale di
Stoccolma. A loro si unirà anche Gunnar Sorensson (Mark
Strong), come parte dell’accordo che Lars fa con la
polizia locale. Sorensson è infatti il migliore amico e compagno di
disavventure di Lars e i due cercano così di ricongiungersi per
poter scappare in Francia.
Tratto dall’articolo del New Yorker
che racconta il fatto di cronaca, il film di Budreau è una commedia
amara, sopra le righe, gridata e sfacciata, dove a farla da padrone
è un Hawke in overacting per tutto il tempo, con un risultato
davvero poco gradevole, soprattutto trattandosi di un attore che ha
sempre scelto con attenzione e cura i suoi ruoli. Fanno una figura
migliore la Rapace e Strong, in ruoli che forse consentivano loro
di non esagerare troppo con toni e gesti, e mantengono una
recitazione più contenuta.
Per quanto riguarda i toni e la
scrittura, il film si mantiene sul filo della commedia, con diversi
momenti realmente comici, soprattutto legati allo svolgersi assurdo
della vicenda, scivolando, consapevolmente (e giustamente diremmo),
in parentesi drammatiche che sottolineano i momenti di svolta della
vicenda.
La volontà di raccontare nei toni
della farsa la storia vera risulta goffo in più di un punto e
nonostante l’idea a monte poteva essere interessante da sviluppare,
lo svolgimento del compito è svogliato, sia nella regia senza
nessun guizzo particolare, che soprattutto nella direzione degli
attori.
Rapina a
Stoccolma, in sala dal 20 giugno, è distribuito da M2
Pictures.
Nella sua carriera l’attore
Russell Crowe ha preso parte a film appartenenti a
generi sempre diversi. In particolare, però, egli si è in più
occasioni distinto grazie ad alcuni titoli thriller di grande
popolarità. Titoli come Insider – Dietro la verità, Nessun
verità o The Next Three Days
hanno dimostrato la sua grande predisposizione al genere.
Enigmatico e camaleontico, l’attore riesce a calarsi in ruoli
spesso imprevedibili, che sfiorano in più occasioni il confine tra
bene e male. All’inizio del nuovo millennio egli ha preso parte ad
un altro film di questo filone, intitolato Rapimento e
riscatto, dove interpreta un negoziatore
professionista incaricato di risolvere una complessa
situazione.
Il film è stato scritto da
Tony Gilroy, celebre per thriller come The Bourne Identity e
Michael Clayton, e diretto da Taylor
Hackford, autore di film come L’avvocato del
diavolo e Parker. Rapimento e
riscatto è dunque formato da una squadra che conosce bene il
genere e sa come renderlo avvincente e teso, elementi essenziali
per un thriller. Questo, inoltre, come riportato dai titoli di
coda, sembra essere stato vagamente ispirato dall’articolo
Adventures in the Ransom Trade, di William
Prochnau, e, in misura ancor maggiore, dal romanzo
Long March to Freedom, di Thomas
Hargrove. Questi, infatti, è stato un giornalista rapito
dal gruppo armato colombiano noto come FARC, ed ha poi raccontato
la propria storia nel libro qui citato.
Rapimento e riscatto
presenta dunque una serie di eventi romanzati, ma ispirati a fatti
reali che continuano ancora oggi ad essere realtà. Si tratta di
zone del mondo particolarmente pericolose, che hanno richiesto la
massima attenzione per poterle raccontare al cinema. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori ed alle sue
location. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Rapimento e riscatto: la
trama del film
La vicenda del film si apre sulle
attività di Peter Bowman, ingegnere americano
impegnato da anni in progetti umanitari nei Paesi del terzo mondo.
Il suo nuovo incarico lo porta ora nello stato di
Tecala, situato in Sud America, dove dovrà
assistere i lavori di costruzione di una diga. L’uomo si reca
dunque lì accompagnato dalla moglie Alice, la
quale lo segue ovunque adattandosi alle complesse situazioni dei
paesi visitati. Il loro matrimonio, però, sta ultimamente
attraverso un delicato periodo, causato da un piccolo trauma
personale. Il silenzioso conflitto tra i due coniugi dovrà però
essere messo da parte nel momento in cui Peter viene rapito
dall’Esercito di Liberazione di Tecala.
Questo è un gruppo di guerriglieri
paramilitari, specializzato in rapimenti ed estorsioni al fine di
garantirsi un sostegno che lo Stato sembra non fornire. Rapendo
Peter, il gruppo intende richiedere un ricco riscatto. Ciò che non
hanno previsto, però, è l’intervento di uno dei massimi esperti in
negoziazione. Si tratta di Terry Thorne, veterano
dello Special Air Service britannico, ora impegnato nel risolvere
delicate situazioni come quelle. Collaborando a stretto contatto
con Alice, questi inizia a provare qualcosa per la donna, che
sembra ricambiarlo. Nel frattempo, la situazione di Peter si fa
sempre più difficile, rischiando che ogni giorno sia per lui
l’ultimo.
Rapimento e riscatto: il cast del film
Ad interpretare il negoziatore Terry
Thorne vi è, come anticipato, l’attore Russell Crowe.
Originariamente, in realtà, per il ruolo era stato considerato
l’attore Harrison Ford,
il quale però preferì rifiutare. La parte venne allora assegnata a
Crowe, all’epoca uno degli attori più popolari di Hollywood. Per
calarsi nel ruolo, questi studiò approfonditamente l’attività del
suo personaggio, cercando di comprendere le migliori tecniche da
attuare durante una negoziazione. Durante la lavorazione del film,
inoltre, Crowe ebbe modo di dare alcuni consigli di recitazione ad
un aspirante attore lì presente come comparsa. Quel giovane era
Henry Cavill,
che nel 2013 arrivò ad ottenere il ruolo di Superman in L’uomo d’acciaio, film
in cui Crowe recita nei panni di suo padre.
Accanto a Crowe, nei panni di Alice,
vi è l’attrice Meg Ryan.
Celebre per film come Harry, ti presento
Sally… e Insonnia d’amore,
questa ottenne un compenso di ben 15 milioni di dollari per
partecipare al film. La Ryan era in quegli anni una delle attrici
più popolari di Hollywood, estremamente richiesta e ben pagata. Nei
panni di suo marito Peter Bowman vi è invece l’attore David
Morse, noto per film come The Hurt Locker e per
la serie Dr. House – Medical Division. Gottfried
John è Eric Kessler, ex membro della Legione straniera e
anche lui prigioniero del gruppo armato. Questi, insieme a Peter,
progetterà una disperata fuga. Infine, Pamela Reed
interpreta Janis Goodman, mentre David Caruso è il
negoziatore Dino.
Rapimento e riscatto: le
location, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
L’intenzione originale dei
produttori era quello di dar luogo alle riprese in Colombia, lì
dove veri rapimenti di questo tipo avvengono. A causa dei pericoli
dati dai gruppi armati in azione nel paese, tuttavia, le riprese si
tennero in diverse zone dell’Ecuador. Il Paese rappresentato nel
film, Tecala, è infatti soltanto uno stato
fittizio, ma presentato con caratteristiche simili a quelle di
alcuni paesi delle Ande, come Colombia, Venezuela, Perù e lo stesso
Ecuador. In particolare, questo viene descritto come profondamente
in crisi per via degli scontri tra lo Stato e un gruppo
paramilitare noto come Esercito di Liberazione di Tecala, il quale
di natura marxista è stato più volte sostenuto dall’Unione
Sovietica.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Rapimento e
riscatto è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato5 novembre alle
ore 21:00 sul canale 20
Mediaset.
Whitney
Avalon ha realizzato una rap battle da manuale.
Ricordate la ‘polemica’ che vedeva contrapposte da una parte le
principesse Disney classiche e dall’altra la nuova generazione di
principesse? Quelle indipendenti e alla ricerca dell’avventura e
dell’affermazione professionale?
Ebbene la Avalon ha realizzato una
battaglia a ritmo di rap tra i due gruppi di principesse; da una
parte Biancaneve, Cenerentola e Giselle, e dall’altra Elsa, Tiana e
Merida. Portavoci degli schieramenti sono ovviamente la prima
principessa Disney della storia, Biancaneve, e l’ultima in ordine
di tempo, Elsa, anzi una “motherfucking Queen”.
Con una lunga carriera alle spalle,
Raoul Bova è uno dei più noti attori italiani.
Attivo tanto in televisione quanto al cinema, Bova ha negli anni
dato vita ad una gran varietà di ruoli, affermandosi in particolare
per il genere poliziesco. Ha inoltre avuto anche l’occasione di
lavorare con importanti registi, che gli hanno permesso di maturare
come interprete e affermarsi sia presso il grande pubblico che con
la critica. Ecco 10 cose che non sai di Raol
Bova.
9. Ha preso parte a note
produzioni televisive. Negli anni Bova costruisce la
propria popolarità grazie anche ad alcune celebri serie, che gli
permettono di raggiungere un pubblico più ampio. Tra queste si
annoverano La piovra 7 (1995), A proposito di
Brian (2006), Intelligence – Servizi & Segreti
(2009), Come un delfino – La serie (2013), Fuoco
amico (2016) e I Medici (2018), dove recita accanto
ad attori come Guido Caprino,
Alessandro Preziosi,
Sarah Felberbaum,
Miriam Leone,
Alessandra
Mastronardi e Neri
Marcorè. Nel 2019 è stato invece tra i protagonisti di
La Reina del Sur.
8. È anche produttore,
sceneggiatore e regista. Bova ha compiuto il passaggio
dietro la macchina da presa per la serie Come un delfino,
di cui ha scritto, diretto e prodotto tutti e quattro gli episodi,
oltre ad averli anche interpretati. Ha inoltre partecipato alla
produzione dei film Milano Palermo – Il ritorno e
Sbirri.
7. Ha ricevuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera l’attore ha
ricevuto nomination ad importanti premi cinematografici. Tra questi
si annoverano i David di Donatello, dove è stato nominato come
miglior attore non protagonista nel 1996 per Palermo Milano
solo andata, e nel 2011 per La nostra vita. Ha poi
ricevuto due nomination ai Nastri d’argento come miglior attore
protagonista nel 2011 per Nessuno mi può giudicare, e nel
2013 per Buongiorno papà.
Raoul Bova è su Instagram
6. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram, dove possiede un totale di 645 mila follower. Qui è
solito condividere fotografie scattate in momenti di svago
quotidiano o curiosità varie. Non mancano poi anche immagini legate
al suo lavoro, attraverso cui promuove i propri progetti da
interprete, sia cinematografici che televisivi.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Raoul Bova: chi è sua moglie
5. È stato sposato.
Nel 2000 l’attore ha sposato Chiara Giordano, con cui aveva
intrapreso una relazione tempo addietro. La coppia mantiene negli
anni privata la propria vita privata, evitando di dar materiale di
cui parlare alle riviste di gossip. Tra i pochi annunci pubblici
rilasciati vi sono quelli riguardanti la nascita dei loro due
figli, rispettivamente nel 2000 e nel 2001. Nel 2013, tuttavia, la
coppia annuncia la separazione.
Raoul Bova e Rocío Muñoz
Morales
4. Ha una nuova
compagna. Nel 2013 Bova intraprende una relazione con
l’attrice e modella spagnola Rocío Muñoz Morales, conosciuta sul
set del film Immaturi – Il viaggio. La coppia annuncia
negli la nascita di due figlie, la prima nel 2015 e la seconda nel
2018.
Raoul Bova: il suo fisico
3. È noto per la sua
prestanza fisica. Prima di diventare l’attore apprezzato
che è oggi, Bova aveva intrapreso una carriera da nuotatore,
arrivando anche a vincere all’età di 15 un campionato italiano
giovanile. Tale sport ha permesso all’attore di maturare un ottimo
fisico, mantenuto poi per poter ricoprire al meglio i suoi ruoli in
film o serie d’azione.
2. Ha portato in televisione
la propria passione. Bova non ha mai nascosto la sua
passione per il nuoto, decidendo di portarla anche in televisione.
Ha infatti personalmente ideato la serie Come un delfino,
ispirata alla storia di Domenico Fioravanti, ex nuotatore affetto
da ipertrofia cardiaca. Bova, nel ruolo del protagonista, ha
personalmente eseguito le scene di nuoto previste, sfoggiando
ancora un’ottima forma e un’ottima tecnica.
Raoul Bova: età e altezza
1. Raoul Bova è nato a
Roma, in Italia, il 14 agosto 1971. L’attore è alto
complessivamente 183 centimetri.
La nuova serie TV di Netflix,
Ransom Canyon, potrebbe iniziare come una
qualsiasi altra serie televisiva ma a metà strada il dramma esplode
in tutta la sua potenza. Tuttavia, è al finale che si deve prestare
molta attenzione. Ma andiamo con ordine. Cosa succederebbe se si
prendesse l’intera premessa di Virgin River e la si ambientasse nei ranch
del Texas? È quello che ha fatto questa nuova serie, aggiungendo
una leggera spruzzata di sfruttamento del territorio in stile
Yellowstone.
Protagonisti sono
Staten (Josh
Duhamel) e Quinn (Minka
Kelly), innamorati che non sembrano mai sapere come
tenersi stretti l’uno all’altra. All’inizio della stagione, il
rivale di Staten, Davis (Eoin
Macken), ha messo gli occhi su Quinn, mentre il nuovo
arrivato Yancy (Jack Schumacher)
ha una sua storia nascosta. Questo è solo un assaggio della
frustrazione romantica e delle relazioni complicate in questa città
immaginaria, basata sulla serie di libri originali di Jodi
Thomas. Il finale di Ransom Canyon
diventa poi molto più confuso, quindi ecco una sua spiegazione.
La morte di Cap cambia il futuro di
Yancy in Ransom Canyon
Alla fine della stagione è
Cap (James Brolin) a
incontrare la morte. Gli spettatori apprendono che
Yancy è suo nipote, in cerca di una sistemazione
nel suo ranch con la scusa di essere un vagabondo. Quello che si
scopre solo molto più tardi è che Yancy è davvero lì per cercare di
truffare Cap. Il ragazzo è sì suo nipote e sta andando a trovare la
nonna che vive nella casa di riposo locale. Ma le sue ragioni per
truffare sono diverse. Cresciuto dalla madre, congedata da Cap al
funerale del padre, Yancy non ha mai saputo chi fosse il suo
genitore.
Vedendo un annuncio su un giornale
locale riguardante il ranch di Cap e il suo valore, ha pensato che
fosse tutto da giocare. Ovviamente, non è andata affatto così.
Quando Yancy si innamora della ragazza del posto,
Ellie (Marianly Tejeda), lei
impara che per ogni cosa cattiva che Yancy sembra fare, lui la
compensa con qualcosa di straordinariamente buono. Durante
l’allarme uragano della città, Yancy riesce infatti a salvare sua
nonna e Cap, ma questo porta a qualcosa di più brutto. Mentre la
madre di Reid subisce il colpo di essere
pubblicamente coinvolta con la compagnia petrolifera che vuole
gestire Ransom, Davis racconta a Cap la verità di
Yancy.
Quando il ragazzo torna al ranch,
trova Cap sul portico con un fucile, che lo fa entrare per la resa
dei conti.Con Yancy assente, tocca a Staten fare
visita a Cap. Staten gli ricorda di sentirsi in colpa per quanto
accaduto al funerale, spingendo Cap a passare anni a cercare Yancy
alle sue spalle. Avendo bisogno di un momento di pausa, Cap fa un
giro a cavallo per riflettere, ma viene colto da un infarto sotto
un albero del suo terreno. Yancy fa poi un ritorno miracoloso:
Ellie lo trova e gli dice che Cap è scomparso.
Trascorre tutta la notte a cercarlo
e alla fine lo trova nelle prime ore del mattino. La foto dei
genitori di Yancy è nella mano di Cap, con Yancy che lo abbraccia
in lacrime. Ora che la città sa che Yancy è il nipote di Cap, il
ranch è ufficialmente suo. Con il crollo della tregua tra Davis e
Staten (di cui si parlerà più avanti), Yancy giura di non vendere
mai la terra. Inizia a lavorare con Staten per assicurarsi che la
Ewing Oil non affondi più di quanto non sia già a Ransom.
Ellie trova la moglie segreta di
Yancy
Ci si potrebbe poi chiedere che fine
facciano Ellie e Yancy. Dopo l’uragano, Ellie viene riconquistata
dal suo atto di coraggio e sembra che il loro futuro sia segnato
quando Yancy le chiede di sposarlo. Tuttavia, la gioia dura poco.
Una delle scene finali dell’episodio 10 di Ransom
Canyon mostra Ellie che viene avvicinata da una donna che
le dice che sta cercando Yancy. Quando Ellie chiede perché, la
donna dice di essere sua moglie. È importante sottolineare che non
sappiamo ancora chi sia realmente Yancy. La nostra donna segreta
conosce sicuramente la verità, e speriamo di scoprirla noi stessi
in una seconda stagione.
Chi ha ucciso Randall?
Nel primo episodio di Ransom
Canyon, vediamo il figlio di Staten,
Randall, ucciso quando la sua auto esce di strada.
La polizia lo considera un incidente autoinflitto, ma Staten è
convinto che il responsabile sia un altro veicolo. Questo viene
confermato quando trova un pezzo di rottame di camion nello stesso
punto in cui Randall è stato ucciso, ma agli spettatori viene fatto
credere che si tratta di un depistaggio. Dopo che i filmati delle
telecamere a circuito chiuso hanno mostrato Reid
(Andrew Liner) con lo stesso camion in un’officina
locale, è stato inquadrato a pieno titolo.
Quando viene avvicinato dai
poliziotti al rodeo nell’episodio 5, è chiaro che Reid sta
nascondendo qualcosa… ma non solo quello che pensiamo. Invece di
uccidere il cugino, ha portato il camion a riparare solo come
“favore” chiesto da Kit (Casey W.
Johnson). Kit gli aveva venduto della droga, quindi per
evitare di essere scoperto, Reid ha fatto quello che gli era stato
detto, senza fare domande. E qui le cose si complicano un po’:
nemmeno Kit era il responsabile.
Al contrario, si è preso la colpa
per il vero colpevole, la madre di Lauren (Lizzy
Greene). I due avevano una relazione alle spalle di Lauren e di suo
padre, che guarda caso è lo sceriffo locale. Kit e sua madre erano
entrambi ubriachi e questa esperienza spiega perché la donna se ne
sia andata all’improvviso quando Lauren l’ha rimproverata di aver
bevuto. Alla fine di Ransom Canyon, quasi tutti
sanno cosa è successo veramente e sono pronti a tenere le cose
nascoste quando Kit si rifiuta di dire la verità. Tutti, tranne
Lucas (Garrett Wareing).
Con Reid che tratta male Lauren e la
stessa Ransom che tratta male Lucas, abbiamo fatto il tifo per loro
fin dal primo giorno. Per fortuna, alla fine della stagione i due
sono già una coppia, ma probabilmente le cose non resteranno così a
lungo. Innanzitutto, Lucas non ha idea di ciò che ha fatto Kit,
mentre tutti i suoi cari sono responsabili della sua copertura.
Proprio nel finale di stagione, vediamo Kit avvicinarsi a Lucas
come se fosse finalmente pronto a rivelare tutto. Ma proprio quando
Kit sta per aprire la bocca, la scena si interrompe.
Il secondo motivo è il futuro di
Lucas. Lucas si è impegnato a fondo con Lauren, credendo che tutto
ciò che faranno sarà fatto insieme dopo le conseguenze
dell’uragano. La caviglia di Lauren è stata gravemente ferita nel
caos, il che significa che il suo biglietto per lasciare la città –
i provini di cheerleader – non è più praticabile. Allo stesso
tempo, Lucas arriva in soccorso di Staten. Mentre la città si
barrica nel bar di Quinn, Lucas trova una soluzione ai problemi
economici di Staten con il ranch che utilizza turbine eoliche.
Si scopre poi che il nostro
emarginato sociale è una specie di genio. Scopriamo che ha ricevuto
lettere da Harvard a Yale, ma dopo l’uragano (e anche prima, in
tutta onestà), stava per rifiutare tutto per Lauren. Giurando di
rimanere in città per darle stabilità, guarda con tristezza le sue
lettere quando arriva Kit, sapendo che sta rinunciando a qualcosa
che potrebbe cambiare la sua vita per sempre.
Staten e Quinn si dividono di
nuovo
Staten e Quinn sono due vicini di
casa che si desiderano da una vita, con Quinn che si dirige verso
Davis quando è stufa di aspettare che i suoi sentimenti siano
ricambiati da Staten. Man mano che Davis viene coinvolto nella
Ewing Oil, lo fa anche Quinn. È la prima ad accettare un
investimento per il suo bar, che le dà un’iniezione finanziaria di
cui ha disperatamente bisogno. David sembra però cambiare idea nel
corso della stagione e Staten lo convince quasi a mettere da parte
le loro divergenze. Se entrambi non vendono, le due famiglie
potrebbero unirsi e lasciare tutto a Reid.
Proprio quando Davis accetta l’idea,
si tira indietro. Perché scopre che Quinn e Staten si sono
ufficialmente messi insieme durante il blocco dell’uragano. Da quel
momento in poi, le cose tornano a essere ai ferri corti. Purtroppo,
lo stesso si può dire per la nuova coppia. Mentre la Ewing Oil
cerca rapidamente di recuperare il suo investimento dal bar, Quinn
non ha idea di come trovare i soldi. Fa diventare Ellie una socia
per aiutarla, ma alla fine decide di tornare alla sua prima
vocazione di pianista di formazione classica.
Dall’inizio della stagione, Quinn è
stata reclutata per degli spettacoli a New York e dice a Staten che
lascerà la città per accettare il lavoro per il bene comune. Invece
di essere solidale, Staten si infuria. Sostiene che è sempre stato
un piano di Quinn lasciarlo indietro invece di investire nella
costruzione di una vita con lui a Ransom. Ovviamente non è vero, ma
non vuole sentirsi dire il contrario. I due si separano in malo
modo, e Staten viene visto tagliare i braccialetti che Quinn ha
fatto per entrambi.
Sam e Davis complottano per
impadronirsi del ranch di Staten
Ma che ne è di Staten e Davis? La
situazione per loro non è delle migliori. Con Yancy dalla sua
parte, Staten si impegna a non vendere la sua terra, con
l’intenzione di mantenerla in famiglia. Tuttavia,
Sam (Brett Cullen), il padre di
Staten, è di parere opposto. Il più coinvolto pubblicamente nella
Ewing Oil, a parte Davis e la sua ex moglie, Sam è furioso con le
intenzioni di Staten. Sostiene che il consiglio di amministrazione
(in pratica tutti i cugini della famiglia) non si fida di lui, ma
il vero problema è sottotraccia. È amareggiato dal fatto che Staten
abbia lasciato il ranch al nonno, saltando completamente Sam. Sam
si sente l’erede legittimo del ranch e farà di tutto per
riaverlo.
Naturalmente, l’aiuto arriva sotto
forma di Davis. In una conversazione non correlata, Davis chiede a
Staten di dargli un pugno per risolvere una situazione contro
qualcun altro, cosa che Staten è fin troppo felice di fare. Il
pugno di Staten viene usato per risolvere la situazione con un
occhio nero, che viene invece usato per il complotto contro Staten.
Sam e Davis vengono visti insieme in un camion, mentre Sam dice al
consiglio di amministrazione di conoscere un modo per dimostrare
che Staten non è affidabile per gestire il ranch, volgendo lo
sguardo a Davis.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia di film
di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al
thriller Il codice Da Vinci. E proprio a proposito di thriller,
un altro titolo da lui diretto, meno noto ricordato rispetto ai
titoli qui citati, è Ransom – Il riscatto, del
1996. Si tratta di un cupo thriller dove non ci si fa scrupoli nel
porre in pericolo anche i più indifesi. Un dettaglio che rese il
film controverso sin dalla sua uscita in sala.
La sceneggiatura, scritta da
Richard Price e Alexander Ignon,
si ispira all’episodio Fearful Decision, della serie
antologica degli anni Cinquanta The United States Steel
Hour. A distanza di anni, è ancora un film capace di offrire
grande tensione anche per i moderni standard del genere,
dimostrandosi una visione quantomai valida. In questo articolo
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Ransom – Il riscatto
Protagonista del film è Tom
Mullen, un ricco imprenditore a capo di una compagnia
aerea privata. L’uomo vive a New York con la sua bella moglie
Kate e il figlio di nove anni
Sean. Un giorno, quest’ultimo viene rapito da un
gruppo di delinquenti. Poco dopo, i due genitori ricevono un
filmato nel quale viene richiesto un riscatto di due milioni di
dollari, con l’avvertimento di non contattare la polizia per nessun
motivo altrimenti il bambino sarebbe morto. Dopo un iniziale
tentennamento, Tom e Kate decideranno di rivolgersi all’FBI, che
invia una squadra capitanata dall’agente Lonnie
Hawkins, il quale allestisce a casa loro un centro
operativo per monitorare la situazione.
Mel Gibson in Ransom – Il riscatto. Cortesia di Touchstone
Pictures.
Hanno così inizio le operazioni per
cercare di capire chi siano i rapitori e come poter salvare il
bambino prima che sia troppo tardi. Le cose si complicano quando le
prime trattative vanno male e per Sean la situazione si fa sempre
più disperata. Con la stampa ormai a conoscenza del rapimento e le
notizie cominciano a circolare su tutti i telegiornali, Tom capirà
di dover agire senza l’aiuto dei federali: facendo un appello in
diretta televisiva durante un telegiornale, trasforma il riscatto
in una taglia sui rapitori. Da quel momento, gli equilibri si
ribaltano e la situazione diventerà sempre più critica.
Il cast del film
Per il ruolo di Tom Mullen sono
stati considerati attori del calibro di Kurt Russell,
Harrison Ford, Kevin Costner e Dennis Quaid, ma ad ottenere il ruolo è poi
stato Mel Gibson. Lui e
Howard si erano già incontrati all’edizione dei premi Oscar del
1996, dove concorrevano con i film Apollo 13 Howard e
Braveheart – Cuore impavido
Gibson. Fu quest’ultimo infine a vincere il premio per il Miglior
film. Nei panni della moglie Kate vi è invece l’attrice
Rene Russo. Riguardo a lei Howard ha raccontato di
aver frequentato la sua stessa scuola e di aver avuto una cotta per
l’attrice, ma era stato troppo timido per chiederle di uscire.
Russo, in seguito, ha ammesso a sua volta di aver avuto una cotta
per Howard, senza mai rivelarlo.
Ad interpretare il figlio Sean vi è
l’attore Brawley Nolte, figlio del noto attore
Nick Nolte, mentre per il ruolo di Jimmy Shaker
Howard aveva inizialmente pensato all’attore Alec Baldwin, il quale ha rifiutato a causa
della natura sinistra del personaggio, nonché del tema del film
dove si in pericolo un bambino. Per lo stesso motivo anche
l’attore Ray Liotta ha
rifiutato il ruolo. A interpretare il personaggio è infine stato
Gary Sinise. Recitano poi nel film anche
Delroy Lindo nei panni di Lonnie Hawkins,
Lily Taylor in quelli di Maris Conner e Liev Schreiber e Donnie
Wahlberg in quelli dei gemelli Clark e Cubby Barnes.
Mel Gibson e Delroy Lindo in Ransom – Il riscatto. Cortesia di
Touchstone Pictures.
Il finale del film
Messo alle strette, Jimmy Shaker,
capo della banda che ha rapito Sean, decide di passare al doppio
gioco. Uccide i suoi collaboratori e fa credere di essere un comune
cittadino che ha ritrovato il bambino ed eliminato i suoi rapitori.
Jimmy, che ha riportato delle ferite nel compiere questo piano,
viene ricoverato in ospedale, mentre Sean torna a casa dai
genitori. Rimessosi, Jimmy si presenta però in casa di Tom
richiedendo i soldi della taglia per poter sparire. Sean, tuttavia,
lo riconosce dalla voce e comunica al padre la vera identità di
Jimmy. Cerca allora di convincere l’uomo ad effettuare il
versamento attraverso una banca.
Durante le operazioni in banca,
l’identità di Jimmy viene svelata e ne nasce una rissa e un
inseguimento in mezzo al traffico tra Shaker e Tom. Quest’ultimo
riesce a togliere la pistola al nemico, ma Jimmy cerca di prenderne
un’altra nascosta nella caviglia costringendo Tom e l’agente
Hawkins a sparargli alcuni colpi fino ad ucciderlo. In quel
momento, arrivano altri poliziotti che cercano di arrestare Tom, ma
Hawkins ordina di lasciarlo andare, dopodiché viene portato in
ospedale per le gravi ferite riportate nell’urto con la vetrata. La
vicenda è così risolta e la famiglia Mullen può tornare alla
tranquillità.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
sabato 30 novembre alle ore 21:00
sul canale Iris. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma
Mediaset Infinity, dove quindi lo si potrà vedere
anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere
alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far
partire la visione.
Johnny Depp dismessi i panni del camaleontico
Jack Sparrow
(già pronto a tornare per il quarto episodio) ha trovato il suo
nuovo alter ego nell’altrettanto istrionico
Rango, il camaleonte, a cui presta la
voce nella versione originale. Rango è il
protagonista dell’omonimo film d’animazione diretto proprio da
Gore Verbinski, il regista dei primi tre film
della saga dei Pirati dei Caraibi.
Uscirà in Italia l’11 Marzo ed è
uno tra i più riusciti film d’animazione degli ultimi tempi.
Destinato anche ad un pubblico adulto che ha oramai grande
confidenza con l’ironia di questi cartoons sul modello Shrek.
Rango è un giovane camaleonte costretto a
vivere nello spazio ristretto del suo terrario dove combatte la
solitudine a cui è destinato con generici sogni di celebrità.
Finirà sbalzato, dalla macchina che lo trasporta, nel mezzo del
deserto. Goffo e ingenuo ,ma anche pieno di fantasia e capacità
d’improvvisare, Rango saprà di volta in volta vincere tutte le
sfide dell’ostile mondo con cui dovrà confrontarsi. Diventerà la
sceriffo della cittadina Polvere afflitta dalla mancanza d’acqua.
Saprà essere sempre più furbo e coraggioso, in un mondo in cui è
più difficile di quel che sembra trovare i veri cattivi.
La trama, per chi se lo ricorda, ha
molte similitudine con Fievel conquista il west, divertente film
d’animazione prodotto nel 1991 da Steven Spielberg, ma al di là di
questo ha anche uno stile molto personale: grande ritmo e
avvincenti scene d’azioni unite a gag spesso originali e in alcuni
casi indirizzate proprio ai più grandi, soprattutto a quei cinefili
che non potranno non sorridere delle moltissime citazioni che
spaziano dai più classici western (da Il buono il brutto e cattivo
a I magnifici sette) ad una serie di cult, incluso l’autoironico
omaggio al Johnny Depp di Paura e Delirio a Las
Vegas. Al di là di alcune scelte più classiche, ma comunque ben
integrate nel contesto, Rango è un film divertente, ironico e
maturo, in grado anche di momenti di tensione e paura (soprattutto
per i più piccoli): sceglie di presentare una serie di personaggi
caratterizzate da forti deformazioni grottesche: rospi scontrosi,
conigli con orecchie mozze, ratti dallo sguardo torvo. Ma le
situazioni in Rango sono giocate sui veloci ribaltamenti che
trovano la risata del pubblico (senza distinzioni d’età) nel
capovolgere proprio i momenti di tensione.
Ottima la qualità delle animazioni
e la definizione dei particolari (personaggi curati fin nei
dettagli). Bellissimi i paesaggi e gli effetti di luce che li
immergono nel sole o in esotiche notti. La regia sa sfruttare
l’ottimo lavoro degli studi d’animazione ILM di George Lucas,
soprattutto in alcune sequenze molto pregevoli. Le scelte di regia
di Gore Verbinski, forti delle grandi prove
offerte con la saga dei Pirati dei Caraibi, riescono a seguire le
frenetiche vicende in cui Rango è coinvolto: spettacolari e
spassosi inseguimenti da action movies accompagnati
dall’altrettanto ironica e citazionistica colonna sonora di
Hans Zimmer (che già ha saputo dare brio alle
rocambolesche azioni di Jack Sparrow). Bellissimo l’ inseguimento
tra una flotta di talpe che pilotano pipistrelli e la contraerea
della carovana guidata da Rango e i suoi amici, con tanto di
Cavalcata delle valchirie ad accompagnare le epiche sequenze. In
una parola divertente!
Che il genere western sia da sempre
uno dei più apprezzati e memorabili della storia del cinema è cosa
ormai nota. Con i suoi paesaggi e personaggi caratteristici, questo
influenza ancora oggi numerose opere più o meno esplicitamente ad
esso appartenenti. Tra i maggiori casi a riguardo vi è il film
d’animazione Rango, diretto
nel 2011 da Gore Verbinski. Divenuto un vero e
proprio caso cinematografico, questo ha permesso alle atmosfere del
vecchio west di prendere nuovamente vita sul grande schermo con
un’animazione che ne esalta tutte le principali caratteristiche,
dalla polvere alla natura macabra di certi particolari.
Per il regista, reduce dalla
complessa esperienza dei primi tre film dei Pirati dei
Caraibi, Rango era l’occasione di dar vita ad un
progetto più piccolo. Egli tuttavia sottovalutò la complessità
della realizzazione grafica richiesta, per il quale fu necessario
molto più lavoro del previsto. Il risultato è però particolarmente
sorprendente, e ancora oggi il film vanta un caratteristiche
estetiche che gli permettono di distinguersi tra i tanti film
d’animazione ogni giorno sempre più curati al minimo dettaglio. Il
successo fu tale che Rango arrivò ad ottenere alcuni dei
maggiori riconoscimenti cinematografici dell’anno.
A fronte di un considerevole budget
di circa 135 milioni di dollari, questo riuscì ad incassarne
complessivamente 245 in tutto il mondo. In seguito, il titolo
arrivò a vincere il premio Oscar come miglior film d’animazione.
Questo fu il primo film non prodotto dalla Disney o dalla Pixar a
vincere il premio dal 2006 a quel momento, e mantenne tale primato
sino al 2018. Numerose altre sono però le curiosità legate al film,
molte delle quali legate agli attori che prestarono la propria voce
per i personaggi principali del film. Proseguendo nella lettura
sarà qui possibile scoprire tutto ciò che c’è da sapere su
Rango.
Rango: la trama del film
Protagonista del film è il
camaleonte di nome Rango, il quale improvvisamente si ritrova
strappato dal suo tranquillo terrario in seguito ad una brusca
manovra dell’auto su cui stava viaggiando. Egli si ritrova così nel
bel mezzo della strada che attraversa il Deserto del Mojave.
Totalmente inadatto alla vita selvaggia, egli si trova sin da
subito a doversi scontrare con una serie di pericoli mortali, che
lo porteranno a comprendere la gravità della sua nuova situazione.
Ad aiutarlo, per sua fortuna, troverà Borlotta, una giovane iguana
con un involontario meccanismo di difesa che la porta a
paralizzarsi ogni volta che si arrabbia. Questa, attratta dai modi
di fare del camaleonte, decide di portarlo con sé nella cittadina
di Polvere, la quale è attraversata da una grave siccità.
Qui per Rango ha inizio una nuova
vita, e riuscito involontariamente ad uccidere il falco che
terrorizzava il paese si ritrova nominato sceriffo. Colto da un
eccesso di orgoglio, egli inizia così ad attribuirsi una serie di
gesta eroiche mai realmente compiute. C’è però una minaccia di cui
Rango non è a conoscenza, e che rischierà di far saltare i suoi
sogni di gloria. L’aver ucciso il falco, infatti, ha aperto la
strada ad un predatore ben più temibile e pericoloso, il quale è
pronto ad abbattersi su Polvere. Allo stesso tempo, in qualità di
sceriffo, Rango è chiamato a risolvere il problema della siccità,
per il quale scoprirà esserci un motivo particolarmente
inaspettato.
Rango: i personaggi e il cast di
attori
Per dare vita alle voci dei
personaggi protagonisti del film, il regista Verbinski decise di
riunire tutti gli attori in un unico ambiente, permettendo loro di
interagire concretamente nella loro attività di doppiaggio. Questo,
come anche il dotare gli interpreti di veri costumi western,
contribuì non solo ad una maggiore immedesimazione, ma anche a dar
vita ai brillanti scambi di battute presenti nel film. Per la voce
di Rango, il camaleonte protagonista, Verbinski
scelse l’attore Johnny
Depp, con cui aveva già collaborato per Pirati
deiCaraibi. L’attore, noto per il non riguardare i
propri film, ammise che Rango è la sua unica eccezione a
riguardo. Accanto a lui, nel ruolo dell’iguana
Borlotta, si ritrova invece l’attrice Isla
Fisher, mentre il celebre Ned Beatty
dà voce al sindacoJohn, una
tartaruga del deserto.
Alfred Molina è
invece la voce di Carcassa, un armadillo che fornirà a Rango una
serie di lezioni utili sotto forma di metafore. L’attore Bill
Nighy, già villain in Pirati dei Caraibi, dà
qui voce al temibile Jake Sonagli, un serpente che
al posto del caratteristico sonaglio al termine della coda vanta un
fucile mitragliatore a canne girevoli. Egli sarà il principale
problema di Rango all’interno del film. Sono poi presenti Abigail
Breslin nei panni del roditore
Priscilla, Harry Dean Stanton in
quelli della talpa Balthazar, e Ray
Winstone per il mostro di gila Bill.
Vincent Kartheiser, noto per la serie Mad
Men, è qui Ezechiele, figlio di Balthazar.
L’attore Timothy
Olyphant, infine, da voce al personaggio chiamato
Spirito del West, il quale viene raffigurato con
le sembianze di Clint
Eastwood all’epoca dei suoi primi film western.
Rango: il sequel, il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Dato il grande successo del film,
Rango divenne da subito un prodotto particolarmente
gettonato, ampliandosi anche al mercato dei giocattoli e dei
videogiochi. Era inoltre lecito aspettarsi la conferma di un
sequel, che avrebbe così ampliato l’universo narrativo da molti
apprezzato. Per anni, tuttavia, nessuna informazione concreta è
stata rilasciata a riguardo, e le speranze di rivedere sul grande
schermo il simpatico camaleonte sono così infine state messe a
tacere. Nel 2017, tuttavia, in occasione della presentazione del
suo nuovo film, La cura del
benessere, Verbinski ha dichiarato di non aver mai
pianificato un sequel, ma di essere aperto alla possibilità di
realizzarlo qualora la giusta idea si presentasse sul tavolo.
In attesa di ulteriori notizie, per
gli appassionati del film è possibile fruire di Rango
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV,Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 1
dicembre alle ore 21:10 sul canale
Paramount Channel.
Quanti intoppi produttivi per The Lone
Ranger, nuovo e atteso lavoro di Gore Verbinsky (regista di The
Ring, Rango e del franchise Pirati dei Caraibi) con Arnie Hammer
(il ranger del titolo) e Johnny
Randall Wallace si è spesso trovato
su teatri di guerra cinematografici nel corso della sua carriera,
sia quelli più antichi – ha scritto Braveheart – che quelli
moderni: dalla sua penna è uscito Pearl Harbor e ha diretto We were
soldiers. Il regista torna ora sul luogo del delitto, ancora una
volta la Seconda Guerra Mondiale, per un lavoro intitolato
L’obbiettore di coscienza.
La storia è statta da una vicenda
realmente accaduta, raccondata dal Premio Pulitzer Robert
Schenkkan, incentrata su Desmond Doss, un fedele degli
Avventisti del Settimo Giorno arruolato nel 1942, ma trasferito nel
settore medico perchè rifiutatosi di usare armi. Grazie ai suoi
servigi, Doss è stato il primo obbiettore di coscienza a ottenere
la Medaglia d’Oro del Congresso Americano. L’inizio delle riprese
non è ancora stato fissato, anche perché Wallace sta attualmente
stendendo le bozze per le sceneggiature di Outlander, Killing
Rommell e del nuovo 20.000 Leghe sotto i mari della Disney.
Randall Wallace, regista conosciuto
per lavori come Secretariat, We Were Soldiers e The Man in The Iron
Mask si cimenterà in un film a sfondo religioso con Heaven Is for
Real: A Little Boy’s Astounding Story of His Trip to Heaven and
Back, adattamento dell’omonimo libro, definito un dramma famigliare
basato sulla fede. Alla produzione, Joe Roth, che con Snow
White and the Huntsman, Alice in Wonderland e il prossimo Oz The
Great And Powerful è diventato uno dei personaggi più in vista
del cinema hollywoodiano.
La sceneggiatura sarebbe in corso
di scrittura da parte di Christopher Parker, che sta lavorando sul
romanzo originale, firmato da Todd Burpo e Lynn Vincent, basato
sulla vera storia del figlio dello stesso Burpo, che afferma di
aver vissuto un’esperienza pre-morte, affermando di aver visitato
il paradiso. Amici e famigliari sono portati inizialmente a
non credergli, ma poi il protagonista comincia a raccontare loro
particolari riguardanti persone già defunte in passato, dei quali
lui non poteva essere a conoscenza. Randall Wallace è stato
recentemente afficancato ad un altro film dai risvolti religiosi,
The Conscientious Objector, ambientato nel corso della Seconda
Guerra Mondiale, e parteciperà in vesti di produttore a
Gunslingers, film d’azione con protagonista Vince Vaughn.
Rance Howard, padre
di Ron, è scomparso a 89 anni. Lascia una grande
impronta nella recitazione.
Nato in Oklahoma nel 1928, Harold
Race Beckenholdt, ha frequentato l’università per poi trasferirsi a
New York per iniziare la sua carriera d’attore. Ha iniziato nel
teatro, lavorando con una compagnia itinerante: in questo periodo
ha recitato anche con Henry Fonda nello spettacolo
Mister Roberts.
Dopo ha iniziato a lavorare nel
cinema e nella TV. Con il figlio Ron ha debuttato nel film
Frontier Woman.
Mentre il figlio maggiore Clint è
più conosciuto per i suoi lavori in TV (The X-Files, ER and
Babylon 5, Quantum, Leap e The Walton) Rance ha preso
parte in numerosi film diretti dal figlio Ron inclusi
Cocoon, Angeli e demoni e A Beatiful Mind
lavorando dal 1962 a oggi. Ha reso parte anche a due film che sono
ancora in lavorazione.
Clint & I have been blessed to be Rance
Howard’s sons. Today he passed at 89. He stood especially tall 4
his ability to balance ambition w/great personal integrity. A
depression-era farm boy, his passion for acting changed the course
of our family history. We love & miss U Dad.
Il 6 agosto arriva su
StarzPlay la seconda stagione di
Ramy, la serie Hulu che ha già conquistato un
Golden Globe per la migliore performance maschile in una serie
comedy ed è
candidata a tre Emmy Awards, scritta, interpretata e diretta
dallo stand-up comedian Ramy Youssef.
Youssef fa parte di quella schiera
di comici americani che, partendo da uno spunto autobiografico,
hanno realizzato una serie tv che racconta le idiosincrasie di
un’esistenza “di mezzo”. Lui è infatti un americano del New Jersey
di origini egiziane e per tanto vive tutti i giorni le
contraddizioni che affronta chi si trova a cavallo tra due culture
e vorrebbe che queste coesistessero pacificamente nella propria
vita.
Ramy, dove
eravamo rimasti
Nella prima stagione di
Ramy, lo stand-up comedian ha raccontato proprio
questa difficoltà, adottando il tono della commedia ma senza
evitare gli argomenti spinosi, spiattellandoli davanti agli occhi
dello spettatore in maniera totalmente disarmante. La seconda
prende il via poco dopo il finale della prima, Ramy Hassan
(Youssef) ritorna dal suo viaggio in Egitto
gravemente depresso. Aveva sperato di connettersi con la sua
spiritualità e la sua famiglia e invece ha finito per andare a
letto con sua cugina. Ora è tornato a casa nel New Jersey e tutto
quello che riesce a fare è masturbarsi mentre mangia caramelle
gommose.
D’improvviso, stimolato anche dagli
amici, decide di dedicarsi a diventare un musulmano migliore.
Questa è la premessa della seconda stagione di Ramy, che non
mancherà di offrire spunti di riflessione ma anche di presentarsi
come un lavoro più maturo di Youssef, rispetto al primo ciclo che
comunque era caratterizzato da una certa leggerezza.
Guest star della stagione è il due
volte premio Oscar Mahershala Ali, che interpreta il leader
spirituale di Ramy con un’eleganza rara e con una gravitas
che smorza quasi completamente quella che sembra un’inettitudine
patologica del protagonista. Ramy si rivela un discepolo
estremamente distratto, desideroso di fare la cosa giusta ma
carente di motivazione concreta. E come accade nel primo ciclo, le
vicissitudini del protagonista sono solo l’inizio di un racconto
che, pur seguendo dei binari orizzontali lungo tutta la stagione,
trova spazio in una struttura verticale che approfondisce anche con
cattiveria i temi più disparati, dalla condizione della donna,
all’antisemitismo, fino al problema dei veterani di guerra e del
loro ricollocamento nella società.
La seconda stagione di
Ramy è orientata verso una nuova considerazione
della religione, rispetto al primo ciclo di episodi. Se lì si aveva
la sensazione che il senso di colpa e vergogna fossero i principali
compagni di Ramy, in questa sede, attraverso la figura di Ali, il
personaggio comincia ad intraprendere un percorso personale che
intende la religione come una strada che porta alla comprensione,
verso un altro modo di intendere gli essere umani e i rapporti tra
di essi.
Ramy 2 incupisce
i toni e innalza i temi
Ramy — “frank in the future” – Episode 208 — Ramy (Ramy Youssef)
and Zainab (MaameYaa Boafo). (Photo by: Craig
Blankenhorn/Hulu)
Il principale pregio della serie è
che porta i suoi personaggi ad avere esperienze universali,
disancorate dal contesto etnico e religioso, ma allo stesso tempo
affronta con schiettezza e un certo grado di cinismo problematiche
quali l’islamofobia o l’ostilità verso gli immigrati. Lo show è
pieno di personaggi sgradevoli ma anche pieno di un’umanità
appassionata e proprio questa moltitudine di gradazioni dell’essere
umano rende la serie rappresentativa, inclusiva, vicina a chiunque,
anche oltre i confini degli Stati Uniti.
Ramy è un
personaggio irrisolto, la sua religione non gli offre risposte,
anzi gli pone domande che restano aperte sempre con un tono
scomodo, divertente, continuamente alla ricerca di quello stupore
verso l’uomo e la vita che il protagonista porta stampato sul suo
volto.
Lunedì 2 novembre
alle ore 20.45 al cinema Odeon di Bologna e Martedì 3
novembre alle ore 21.00 al cinema Colosseo di Milano, Sala
Bio presenta l’anteprima di RAMS – Storia di due
fratelli e otto pecore del regista islandese
Grímur Hákonarson. Il film, presentato in
anteprima mondiale allo scorso Festival
di Cannes, ha vinto in quell’occasione il premio della sezione
Un Certain Regard.
In una remota valle agricola
islandese, due fratelli che non si parlano da quarant’anni devono
unire le forze per salvare la cosa a cui tengono di più: il loro
gregge.
RAMS sarà distribuito nelle
sale italiane a partire dal 12 novembre 2015 da BIM Distribuzione.
Sarà presentato in anteprima anche a Sala Bio Milano martedì 3
novembre presso il cinema Colosseo.
RAMS – Storia di due
fratelli e otto pecore
(Islanda/2015/93’) di Grímur
Hákonarson
In una valle islandese isolata,
Gummi e Kiddiley vivono fianco a fianco, badando al gregge di
famiglia, considerato uno dei migliori del paese. I due fratelli
vengono spesso premiati per le loro preziose pecore appartenenti a
un ceppo antichissimo. Benché dividano la terra e conducano la
stessa vita, Gummi e Kiddi non si parlano da quarant’anni. Quando
una malattia letale colpisce il gregge di Kiddi, minacciando
l’intera vallata, le autorità decidono di abbattere tutti gli
animali della zona per contenere l’epidemia. E’ una condanna a
morte per gli allevatori, per cui le pecore costituiscono la
principale fonte di reddito, e molti abbandonano la loro terra. Ma
Gummi e Kiddi non si arrendono tanto facilmente, e ognuno dei due
cerca di evitare il peggio a modo suo: Kiddi usando il fucile e
Gummi usando il cervello. Incalzati dalle autorità, i due fratelli
dovranno unire le forze per salvare la loro speciale razza ovina, e
se stessi, dall’estinzione.
Sono cominciate da una settimana le
riprese di Rampage, il nuovo film che vede
protagonista l’inarrestabile Dwayne Johnson,
basato sull’omonimo gioco arcade. Fa parte del cast del film anche
Joe Manganiello, che ha condiviso una foto del suo
costume. Eccola di seguito:
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
Nel cast del film ci sono
Dwayne Johnson, Naomie Harris, Joe Manganiello, Jeffrey
Dean Morgan e Marley Shelton.
Dopo il sanguinoso finale di
stagione di The Walking Dead,
Jeffrey Dean Morgan, che nello show interpreta il
pericoloso Negan, cambia prospettive, almeno per un po’, e si
unisce al cast di Rampage.
I dettagli della trama e dei
personaggi sono ancora scarsi, ma sappiamo che Morgan si unisce a
un cast che conta già una buona dose di testosterone, tra
Dwayne
Johnson, protagonista, e
Joe Manganiello, che si è già unito al cast.
Dopo il prima immagini e il poster
diffusi ieri, ecco il trailer di Rampage, il nuovo
film d’azione e avventura con Dwayne
Johnson, basato sull’omonimo videogame Arcade.
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Ecco un nuovo coinvolgente trailer
di Rampage, in cui Dwayne Johnson
viene messo di fronte a un suo vecchio amico che, a sorpresa, sta
assumendo dimensioni inaspettate!
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Durante la promozione del suo ultimo
film, Incarnate,
Brad Peyton ha ragguagliato la stampa in merito
all’adattamento per il cinema del gioco Rampage,
progetto in cui è coinvolto l’ormai onnipresente Dwayne
Johnson.
Rampage, tra omaggio e novità
Stando alle dichiarazioni di
Peyton, Rampage sarà un omaggio
all’originale, ma allo stesso tempo una vera sorpresa per i fan:
“Con Rampage stiamo usando il nostro amore per il gioco
originale come fonte principale di ispirazione. Poi stiamo
costruendo un film che, come San Adreas, sorprenderà davvero le
persone che lo vedranno. Sarà emozionante, spaventoso e realistico,
molto più di quanto ci aspettiamo. Quindi la storia centrale del
gioco sarà soltanto l’inizio. Se mi chiamassero a dirigere un film
su Call of Duty, non dovrei giocare a nessun videogioco, perché il
film deve avere la sua autonomia, qualcosa di nuovo. Proprio in
questo aspetto alcuni film finiscono male. Sono davvero eccitato
riguardo a Rampage. Sarà un film di mostri, per cui l’esercizio che
ho fatto con Incarnate nel territorio dell’horror mi sarà utile.
Ovviamente Rampage sarà un film molto più grande per un pubblico
più vasto, ci saranno elementi horror e sarà comunque un film di
mostri. Sono felice di lavorare di nuovo con Dwayne, non vedo
l’ora.”
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
Mentre impazza sul grande schermo
con Baywatch, Dwayne Johnson è al
lavoro su un nuovo set, quello di Rampage, e ha
condiviso la prima immagine ufficiale di due dei personaggi che
vedremo nel film, interpretati da Jeffrey Dean
Morgan e Naomie Harris.
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
Nel cast del film ci sono
Dwayne Johnson, Naomie Harris, Joe Manganiello, Jeffrey
Dean Morgan e Marley Shelton.
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Sono state diffuse le prime
immagini di Rampage con Dwayne
Johnson in cui vediamo anche Naomie Harris. Il film sarà
un action movie basato sull’omonimo videogame Arcade.
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Questa la sinossi del film:
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Sembra che il film su
Rampage stia cominciando a prendere forma e stando
alle recenti dichiarazioni del regista Brad
Peyton, il film sarà “emozionante”. Ma quanto può
emotivamente coinvolgere un film che vede esseri umani trasformati
in mostri che attaccano una città?
Gli animali di
Rampage come cani e gatti
Ecco cosa ha dichiarato
Peyton sul film e sul personaggio interpretato da
Dwayne Jhonson, che sarà il protagonista del film:
“Ci sono alcune cose davvero toccanti, da spezzare il cuore.
Dwayne interpreta un personaggio come non ne ha mai interpretati
prima. Si tratta di un personaggio che ha una profonda connessione
con gli animali. C’è un rapporto tra lui e un animali in
particolare nel film che… Io amo gli animali, ho cani e gatti e
sono come dei figli. Si tratta di una relazione molto simile dove
c’è in ballo un vero e proprio legame. Quando hai un innocente,
come un cane o un gatto o i suoi amici nel film, queste creature, e
accade loro qualcosa, e sono così innocenti e indifesi, allora può
essere davvero triste. Quindi in Rampage c’è questa rabbia emotiva
che penso le persone non si aspetteranno.”
Il concetto sembra alquanto chiaro,
ma è pur vero che nel film si parlerà di animali non proprio
indifesi. In che modo Rampage riuscirà a coniugare questi due
aspetti che sembrano opposti? Lo vedremo.
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
La produzione
di Rampage, adattamento
cinematografico
dell’omonimo arcade Midway, prosegue a
gonfie vele, infatti negli ultimi due giorni Dwayne
Johnson ha condiviso tramite il proprio profilo
Instagram due nuove immagini che lo
ritraggono impegnato sul set del film.
Questa la sinossi del film:
“Il primatologo Davis Okoye
(Jhonson), un uomo che tiene la gente a distanza, condivide un
profondo legame con George, un gorilla straordinariamente
intelligente che è stato alle sue cure sin dalla nascita. Un
rischioso esperimento genetico va male e trasforma la gentile
creatura in un mostro rabbioso. A peggiorare la situazione, si
scopre che ci sono altre creature con questo difetto. Mentre queste
creature si spargono per l’America, distruggendo tutto sul loro
cammino, Okoye fa squadra con un ingegnere genetico screditato per
realizzare un antidoto, combattendo a suo modo attraverso un
difficile campo di battaglia, non solo per prevenire una catastrofe
ma anche per salvare quello che una volta era suo amico.”
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
Nel cast del film ci sono
Dwayne Johnson, Naomie Harris, Joe Manganiello, Jeffrey
Dean Morgan e Marley Shelton.
Dopo aver ufficializzato l’ingresso
dell’attore Joe Manganiello nel cast
dell’adattamento cinematografico
di Rampage, “The Rock”
Dwayne Johnson ha ufficialmente annunciato, tramite
Instagram, che le riprese del film avranno il via nel mese di
aprile.
L’annuncio è accompagnato da una
foto scattata a margine di un incontro di scrittura dello script
durato 6 ore negli uffici della Warner
Bros.
Non si sa ancora molto del film, tranne che i protagonisti
saranno un trio di mostri mutanti: un gorilla, un coccodrillo e un
lupo. Il personaggio di Johnson, un amante degli
animali, sarà naturalmente l’unica speranza per l’umanità. La
Harris, da parte sua, sarà una genetista con una
morale ferrea.
Il film, che sarà distribuito dalla
New Line Cinema e prodotto da Beau
Flynn, è la reunion del team dietro San
Andreas: la pellicola, infatti, sarà diretta da
Brad Peyton e sceneggiata da Carlton
Cuse (affiancato da Ryan Condal).
Nel cast del film ci sono
Dwayne Johnson, Naomie Harris, Joe Manganiello e
Marley Shelton.
La notizia potrebbe suscitare più
di una perplessità, tuttavia la mai sopita passione del cinema per
i mostri giganti e il fatto che già in passato i videogiochi in
voga negli anni ’80 hanno costituito fonte di ispirazione, dà una
maggiore credibilità alla possibilità che Rampage, um classico
gioco ‘da bar’ (o per i primi computer) possa sbarcare sul grande
schermo: a occuparsene, dovrebbe essere la New Line.
In Rampage, tre esseri umani
venivano mutati in altrettanti mostri: lo scimmione George,
ovviamente ispirato a King Kong, la Lucertolona Lizzy (dalle chiare
ascendenze godzilliane) e Ralph, un lupo mannaro gigante… Il
giocatore, nei panni di uno dei mostri, doveva radere al suolo
quante più città possibile evitando di essere vittima dei colpi
d’artiglieria dei militari.
Ovviamente, si tratta di uno di
quei giochi vittima del passare del tempo e del progredire della
tecnologia, tuttavia un film dedicato potrebbe solleticare proprio
coloro che erano adolescenti negli anni ’80.La produzione del film
dovrebbe essere affidata a John Rickard (Final Destination,
Horrible Bosses). A questo punto la difficoltà principale sarà
quella di dare a tutta la storia una seppur minima parvenza di
‘credibilità’…