Non fatevi condizionare dal titolo
molto esplicito perché Quando ho smesso di preoccuparmi e
ho iniziato a masturbarmi è una commedia per tutti. Questo
film svedese, distribuito da Netflix, è un
racconto al femminile con per protagonista una donna in carriera
che alla soglia, dei tanto temuti quarant’anni, deve rivoluzionare
la sua vita quasi perfetta.
La trama di Quando ho smesso di
…
Hanna (Katia
Winter) è una donna svedese di trentanove anni, sempre più vicino
al suo compleanno e quindi ai quaranta, che lavora e con una
famiglia ma che sente il bisogno di avere un secondo figlio per
sentirsi completamente realizzata. La commedia si apre proprio con
la protagonista felice che balla per le vie della città e raggiunge
il suo compagno Morten (Jesper Zuschlag) per
passare una serata romantica in una ristorante costoso. Purtroppo
l’uomo invece non è per niente soddisfatto, non vuole procreare una
nuova creatura e soprattutto è stanco che Hanna guadagna più di
lei. Inutile dire che la donna le proverà tutte per compiacerlo,
anche dimettersi, di punto in bianco, dal suo facoltoso impiego per
trascorrere più tempo con Morten e il loro bambino
Eli (Amadeus Durmaz). Purtroppo però Hanna ha
perso troppo tempo e nel momento che si licenzia il compagno la
lascia e la manda via pure di casa.
Da qui Quando ho smesso di
preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi diventa un
insieme di scene tragicomiche in cui la
protagonista, prima di tutto, non trova una nuova sistemazione e un
letto per dormire. Inizia a chiamare chiunque e alla fine finisce
per farsi ospitare da un’amica, del tempo del liceo, che gli offre
il letto a castello nella camera che appartiene al figlio
adolescente. Hanna disoccupata e demoralizzata conosce per caso in
un bar la cameriera Liv (Vera Carlbom) una giovane
ragazza, senza peli sulla lingua, che donerà alla donna lezioni di
vita e Hanna si porta a casa, della famiglia che l’ha ospita, un
ragazzo appena conosciuto. Ovviamente viene immediatamente sbattuta
fuori dalla villa e si rifugia da sua madre, che per fortuna, è
felice di riavere la figlia con se.
Intanto la protagonista ormai al
punto più basso della sua vita, si rimbocca le maniche per
riprendersi tutto ciò che ha perso, anche il suo amato lavoro e
inizia a scoprire se stessa. Su consiglio, della sua ormai migliore
amica Liv, Hanna abbandona il fardello, i tabù e i sensi di colpa e
inizia a masturbarsi per il suo piacere personale. Inutile dire che
la donna ritrova, in tutti i sensi e finalmente, la serenità e la
via alla soluzione dei suoi problemi lasciando stare relazioni
romantiche e uomini che la vogliono solo usare quindi decide di
rimanere single, anche quando Morten la supplica di tornare
insieme. Attraverso
il suo viaggio alla scoperta di sé, Hanna trova la felicità con se
stessa. Alla fine del film che si conclude la festa di
compleanno dei quarant’anni, organizzata a sorpresa da Liv con
l’aiuto della madre di Hanna, la donna ritroverà la sua
famiglia e anche i suoi amici di sempre.
L’amore e il piacere per se
stessa
Questa commedia
svedeseè
una divertentestoria di benessere incentrata sulle
donne. Un film che è il risultato di quello che ci hanno insegnato
in questi ultimi tempi molte sceneggiatrici donne, in primis Phoebe
Waller-Bridge con la sua Fleabag, dove le protagoniste non sono più
devote alla perfezione. Le nuove donne sono antieroine
irresistibili, che non rinunciano alla loro femminilità e sono
sempre più simili alle loro normali spettatrici. Una delle scene
che più spiega questo in Quando ho smesso di preoccuparmi e
ho iniziato a masturbarmi e quando Hanna, alla scrivania,
ascolta il suo audiolibro al lavoro, accidentalmente
il bluetooth delle cuffie della donna si connette agli altoparlanti
dell’ufficio.In quanto tale, i colleghi
scoprono involontariamente le abitudini di lettura mala protagonista sceglie di ammetterlo ed elenca
comicamente i benefici della masturbazione li sul posto di
lavoro.
Questo film svedese co-sceneggiato
da Marie Christin Magdu con e diretto da
Erika Wasserman, regista al suo primo
lungometraggio, riesce a gestire benissimo anche le scene più
imbarazzanti, tipo quella in cui Liv spiega con una pizza come è
fatta effettivamente una vagina, evitando di risultare volgari o di
pessimo gusto per gli spettatori a casa davanti allo schermo.
In occasione della Giornata della
Memoria, il 27 gennaio, sono numerosi i film che ci aiutano a
ricordare o a sapere com’era vivere ai tempi della Seconda guerra
mondiale, delle leggi razziali e di tutte le altre atrocità
verificatesi in quegli anni bui. Da un classico come Schindler’s List passando per il nostrano La vita è bella e fino a titoli più recenti come
Il figlio di Saul, Il bambino con il pigiama a
righe,La chiave di Sara o il satirico Jo Jo Rabbit. Ognuno di essi affronta un determinato
aspetto di quel periodo, sempre con toni e atmosfere diverse ma con
un unico obiettivo: aiutare a non dimenticare quanto accaduto. A
questa causa si unisce anche Quando Hitler rubò il
coniglio rosa.
Uscito nel 2019, questo film è
diretto dalla regista tedesca Caroline
Link, che dopo essersi affermata nel 1996 con Al
di là del silenzio, nel 2002 vinse l’Oscar al Miglior film
straniero con Nowhere in Africa, anch’esso incentrato su
una vicenda che si svolge all’alba della Seconda guerra mondiale.
La regista torna dunque sul tema che l’ha consacrata a livello
internazionale adattando l’omonimo romanzo di Judith
Kerr. Prende così vita un film profondamente drammatico ma
che grazie al punto di vista della sua giovane protagonista
garantisce anche quell’ottimismo e quella convinzione
nell’esistenza di una nuova speranza tipici dei bambini.
Il passaggio televisivo di
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, ispirato a vicende
realmente avvenute, è dunque un’ottima occasione per confrontarsi
con un nuovo film che aiuta a ricordare e a far sì che accaduto non
si verifichi mai più. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori. Si
parlerà poi anche del libro da cui è tratto e
della storia vera dietro di esso. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Quando
Hitler rubò il coniglio rosa
Protagonista della storia è una
ragazzina tedesca di origine ebraica di nome Anna
che, nel 1933 a soli 9 anni, con l’ascesa al potere di Hitler, è
costretta a lasciare Berlino insieme alla famiglia per sfuggire ai
nazisti. Durante il viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di un
posto sicuro dove rifugiarsi, Anna dovrà lasciare tutto ciò che ha,
compreso il suo amato coniglio rosa di peluche e la sua vita non
sarà mai più la stessa. La piccola Anna, insieme alla sua famiglia,
dovrà da quel momento venire a patti con le sfide che la vita da
rifugiati impone, ma senza abbandonare mai la speranza e la fiducia
di un futuro migliore.
Ad interpretare la protagonista Anna
Kemper vi è l’attrice Riva Krymalowski, qui al suo
primo ruolo cinematografico. In seguito, ha recitato nella serie
Babylon Berlin e nel film Silver e il libro dei
sogni. Oliver Masucci (che ha interpretato
Adolf Hitler in Lui è tornato, ma è anche noto per il ruolo di Ulrich
Nielsen nella serie Dark) ricopre qui il ruolo del padre
Arthur Kemper. Carla Juri (la dottoressa Anna
Stelline in Blade Runner 2049) interpreta invece la madre Dorothea
Kemper, mentre Marinus Hohmann è presente nel
ruolo di Max, fratello di Anna. Completano il cast Ursula
Werner nel ruolo della governante Heimpi e Justus
von Dohnányi in quello dello zio Julius).
Quando Hitler rubò il coniglio
rosa: il libro di Judith Kerr, la sua storia vera e il suo
significato
Come anticipato, Quando Hitler
rubò il coniglio rosa è un romanzo per ragazzi di
Judith Kerr, pubblicato per la prima volta nel
1971 e tradotto in Italia nel 1976 nella collana “BUR dei Ragazzi”
dalla casa editrice Rizzoli. Si tratta però anche di un romanzo
che, oltre al contesto storico in cui è ambientato, si pone come
racconto semi-autobiografico della sua scrittrice. Nata nel
1923 in
Germania, come la protagonista del suo romanzo Kerr all’età di
dieci anni Kerr si trasferì con la sua famiglia, tutti rifugiati
ebrei, nel Regno Unito, sfuggendo così all’affermazione del
nazismo. In particolare, lei e la sua famiglia furono obbligati a
partire poiché il padre, il noto critico teatrale Alfred
Kerr, era ricercato dalle autorità.
Insieme viaggiarono prima in
Svizzera, poi in Francia, e infine si stabilirono appunto nel Regno
Unito nel 1935. Qui, crescendo, Kerr divenne nota per i suoi libri
per bambini, da lei anche illustrati, come la serie del gatto
Mog o La tigre che venne per il tè, e romanzi
autobiografici come La stagione delle bombe e – appunto –
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, che narrano appunto
la storia dell’ascesa al potere del nazismo nella Germania degli
anni Trenta dal punto di vista di una bambina. Con quest’ultimo, in
particolare, la scrittrice utilizza la metafora del coniglio
peluche di colore rosa quale simbolo dell’infanzia rubata ad ogni
bambino cresciuto in quegli anni.
Il trailer di Quando Hitler
rubò il coniglio rosa e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Seven grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Google Play, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 24 gennaio alle ore
21:25 sul canale Rai 1.
Uno sguardo diverso su
una tragedia più citata che ricordata, come la Storia – anche
recente – non fa che dimostrarci, Quando Hitler rubò il
coniglio rosa nasce da una storia vera, e da un libro, che
Caroline Link ha voluto adattare per il grande
schermo. Vincitrice dell’Oscar 2001 per il miglior film straniero
con Nowhere in Africa, la regista e
sceneggiatrice tedesca sceglie Quando Hitler rubò il coniglio rosa,
classico di Judith Kerr del 1971, pubblicato in
Italia nel 1976 nella collana “BUR dei Ragazzi”.
Un dramma di tutti, in
una storia autobiografica
La storia dei Kemper è
quella della stessa autrice, che nel racconto – parzialmente
autobiografico – fatto dalla piccola Anna racconta la perdita
dell’innocenza e l’ascesa al potere del folle criminale nazista che
guidò la Germania dal 1933 al 1945. Un dramma al quale la Kerr
cercò di trovare un senso, a posteriori, dedicando ai propri
genitori il romanzo, la cui “leggerezza” ha colpito e ispirato la
regista, spingendola a realizzare “un film sulla fiducia, la
curiosità, l’ottimismo e la famiglia”, come spiega lei stessa.
Ma la storia vera della
famiglia protagonista è anche una vicenda di separazione e
orgoglio, di esilio e resistenza, pur se molto particolare, e a suo
modo privilegiata (tanto che la stessa Kerr raccontò alla Link di
ricordare gli anni trascorsi in Svizzera e a Parigi come
“esperienze positive, piene di avventura”). Eccessivamente, per un
pubblico adulto e più disincantato degli spettatori più giovani che
in compenso potrebbero avere difficoltà a comprendere completamente
il senso di quel che vedranno.
Un esilio pieno di
speranza e sorrisi, forse troppo
Un lungo viaggio che
inizia nella Berlino del 1933, dove Hitler è a un passo dal
prendere il potere. E da dove, per sfuggire ai nazisti, il padre di
Anna scappa, per aspettare a Zurigo il resto della famiglia, poco
dopo. E’ solo la prima tappa di una fuga attraverso l’Europa alla
ricerca di un luogo sicuro dove stabilirsi. A nove anni, Anna è
costretta a lasciare tutto, compreso il suo amato coniglio rosa di
peluche, e, insieme alla sua famiglia, ad affrontare una nuova vita
piena di sfide e ostacoli, ma non senza speranza e perfino
sorrisi.
Forse troppi, per quanto
non manchino i momenti complicati e le rinunce, tutti filtrati
dallo sguardo della piccola protagonista. Unica a emergere
veramente, sia per l’interpretazione della giovane Riva
Krymalowsky sia per l’insistenza della macchina da presa
nel metterla costantemente al centro della ricostruzione. Che è
inevitabilmente parziale, anche per scelta della Link e – più
comprensibilmente – della Kerr prima di lei.
Tra Zurigo e Parigi, non
è La vita è bella
In maniera opposta a
quanto visto nel La vita è bella al quale è inevitabile
ripensare, dove l’Orrore era evidente, qui la ricostruzione è
esageratamente ellittica e bonificata, al punto da rendere ardui
l’emozionarsi e l’empatizzare e più o meno spontaneo il confronto
con la Heidi della nostra infanzia. Non mancano le scene con una
certa potenzialità, e sin dall’inizio il mondo dei bambini
offrirebbe spunti migliori della rappresentazione di una Svizzera
neutrale e indifferente o di prese di posizione chiare quanto
scontate sulla stupidità nazista.
Come non mancano momenti
di didascalica retorica (“L’amore è la medicina migliore”, “il bene
vince sempre”) figlia di una sensibilità infantile datata anni ’30
o un’idealizzazione del potere della parola (coerente con il
vissuto paterno e personale dell’autrice), che nascondono ancora di
più un contesto storico al quale viene affidata quasi completamente
certa drammatizzazione. Nonostante l’abbandono sia un tema
predominante e le tensioni non manchino, infatti, il succedersi
degli accadimenti viene osservato passivamente, nell’attesa di una
morale finale che dia un senso al placido e convenzionale
svolgimento nel quale tutto viene reso digeribile. Per ogni tipo di
pubblico.
Dopo il primo articolo sui possibili
scenari nascenti dal crossover X-MenMCU, ecco un
approfondimento ulteriore. Abbiamo già ipotizzato una possibile
serie sull’origine del team di supereroi, entriamo ora nel vivo
della questione.
L’ MCU ha
dimostrato negli ultimi anni una grande passione per le trilogie
(prima tra tutte quella di Spider-man), perché non
realizzarne una anche per gli X-Men? Ecco come potrebbero
essere organizzati i tre film.
X-Men
1 (by MCU)
Il primo capitolo
della trilogia fungerebbe da introduzione del team nel più ampio
MCU. Si potrebbe scegliere
una strada abbastanza convenzionale e presentare gli X-Men
come una minacciosa orda di mutanti pericolosi per la società.
Anche se scontata, questa via permette di esplorare lo scontro
mutanti vs. umani, aspetto storicamente legato
alla questione X-Men. D’altronde, il fatto di
presentare un team di supereroi geneticamente modificati porterebbe
un impatto incredibile sull’MCU nel suo
complesso. Il primo film X-Men
dell’MCU potrebbe aprirsi con una serie di scene
che mostrano la vita quotidiana dei mutanti all’interno della
scuola di Xavier. In questo modo si introdurrebbero
facilmente personaggi come Scott, Jean,
Gambit, Rogue, Iceman, Angel e
altri futuri X-Men.
Al centro del film
MCU potrebbe esserci Bolivar Trask.
Quest’uomo è il capo della difesa nonché un consigliere del
presidente. Trask ha anche molti amici e alleati
all’interno dell’FBI e della CIA. Un’ipotesi interessante
includerebbe una fuga di informazioni sui mutanti da parte di
individuo misterioso di nome Michael
Milbury.Milbury potrebbe raccontare a Trask
della presenza di creature estremamente potenti perché modificate
geneticamente. Trask, incuriosito e insospettito,
potrebbe riportare le nozioni apprese al presidente e quest’ultimo
avvierebbe sicuramente un’indagine mobilitando le
Sentinelle. L’armata delle Sentinelle sarebbe
così in grado diidentificare i mutanti attraverso lo scanner
facciale di tutti gli esseri umani e potrebbe così uccidere ogni
creatura inumana.
Proprio come è già
accaduto nei fumetti, alla fine del primo film MCU
le Sentinelle potrebbero iniziare a confondere umani e
mutanti. In piena confusione, le Sentinelle
attaccherebbero sia i mutanti che gli umani. In questo modo,
nell’ultimo scontro potrebbero esserci sul campo le
Sentinelle, gli X-Men e anche Bolivar
Trask.
X-Men
2 (by MCU)
Un anno dopo gli
eventi del primo film, gli X-Men potrebbero essersi resi
una realtà assodata all’interno dell’MCU. Nel
frattempo, anche Xavier e la sua scuola potrebbero aver acquisito
notorietà, anche se probabilmente ancora nessuno sa che si tratta
di una scuola per mutanti.
Inoltre, questo
film sarebbe perfetto per l’introduzione di Magneto
nell’MCU. Abbiamo già accennato nel precedente
articolo ai luoghi in cui lo stato nasconde i mutanti per fare
esperimenti su di loro. Ecco, nel secondo film Magneto
potrebbe inscenare una fuga da una di queste strutture.
Magneto sarebbe sicuramente capace di uccidere tutte le
guardie e gli scienziati del luogo per fuggire e per liberare i
detenuti-mutanti. Dopo la fuga, Magneto e i suoi
compari potrebbero prendere il controllo di un sito missilistico
nucleare per minacciare il governo. In questo modo,
Magneto farebbe un tentativo per offire ai mutanti la
possibilità di vivere in pace.
Senza dubbio gli
X-Men si metterebbero all’opera per fermare
Magneto. Non sarebbe un’impresa facile. Anocra una volta
nel franchise, un singolo individuo rischierebbe di mettere in
discussione la forza di un’intera squadra MCU
(suona familiare). Il finale perfetto del film dovrebbe
mostrare un duello tra Xavier e il suo ex-amico
Magneto. In un epilogo ideale, solo Xavier
riuscirebbe a convincere Magneto a ritirarsi. In questo
modo, il mondo si salverebbe, ma sarebbe ancora più spaventato
dalla presenza di mutanti minacciosi come Magneto.
X-Men 3
(by MCU)
All’inizio del
terzo film MCU sugli X-Men, la paura
degli umani nei confronti dei mutanti sarà a livelli altissimi. Nel
precedente capitolo, Magneto ha dimostrato che, se lo
desiderano, alcuni mutanti sono capaci di distruggere intere
nazioni. Siamo in un punto critico: la società è pronta alla guerra
di specie.
In una situazione
simile, gli X-Men non potrebbero fare granché per evitare
lo scontro.Si creerebbe una vicenda molto simile a
Endgame. Durante la lotta, molti X-Men potrebbero
perdere la vita, come tanti altri supereroi. Potremmo assistere
alla prima battaglia MCU per diversi personaggi:
Wolverine e gli altri X-Menricorrerebbero a
qualsiasi mezzo pur di salvare il proprio team e tutti i
mutanti.
Una battaglia di
questa portata, magari contro la comunità di mutanti dei
Morlock, sarebbe un mezzo perfettoper mostrare
all’MCU quanto siano pericolosi gli
X–Men quando hanno le spalle al muro. Una storia
interessante potrebbe includere anche SInister e un
orfanotrofio in cui il personaggio fa esperimenti su diversi
bambini mutanti al fine di sintetizzare il DNA del
mutante più potente mai esistito. Il terzo film
MCU vedrebbe dunque uno scontro su larga scala che
coinvolgerebbe comunità di mutanti, enemies umane e mutate, team di
supereroi nuovi e consolidati. Insomma, uno di quei momenti corali
che distinguono il franchise e che non si sa mai come potrebbero
risolversi.
Ecco altre ipotesi
astratte quanto avvincenti sul futuro degli X-Men
nell’MCU. E voi cosa ne pensate? Arriverà davvero
una trilogia sui mutanti?
Il primo seme di
mutazione è stato impiantato nel MCU, ufficialmente con Mrs
Marvel. Il gene degli X-Men è stato impiantato
nell’MCU. Il tratto distintivo dei mutanti, il
gene-X, è stato ora ufficialmente scoperto dai personaggi
del Marvel Cinematic
Universe. Ora al franchise non resta che sviluppare i
tratti dei personaggi e le loro storie. Come si inserirà il team
all’interno di un franchise cinematografico già complesso?
Ecco allora come
potrebbero apparire gli X-Men dell’MCU. Queste idee sono
tratte principalmente da 3 fonti: dagli eventi che hanno già avuto
luogo nell’MCU; dai fumetti della Marvel Comics – sia dentro che fuori
da Terra-616 – e dall’articolo qui citato di
ComicBookMovie.com.
Le origini del gene X
Prima di di immergersi nel
panorama attuale dell’MCU, è giusto fare un balzo
nel passato del franchise. Nell’Universo Cinematografico
Marvel, al tempo della creazione dell’umanità una schiera
di Celestiali si è recata sulla Terra segnando tutta la
storia futura del pianeta. I
Celestiali sono conosciuti per la loro capacità di
generare vita di tutti i tipi e di manipolare le specie esistenti.
I Celestiali sono inoltre in
grado di “impiantare” i propri embrioni al centro dei pianeti che
visitano. Loro depositano l’embrione
celeste e questo rimane sommerso per anni fino a quando non è
pronto per nascere. Sappiamo anche che l’embrione celeste emerge, o
nasce, in base alla quantità di vita intelligente che abita il
pianeta.
Cosa c’entra
tutto questo con i mutanti?Nell’MCU, iCelestiali hanno
lasciato un embrione anche sulla Terra e, nel corso degli anni,
hanno fatto di tutto per proteggere il proprio feto sulla Terra.
Prima hanno mandato gli Eterni sul pianeta.
Poi è arrivato il turno deiDevianti. Tuttavia, Arishem ha perso il controllo
e ha costretto gli Eterni a combattere i
Deviantiaffinché questi ultimi non uccidessero troppe
persone sulla Terra (cosa che avrebbe messo in pericolo la nascita
dell’embrione).
E se il piano
messo in campo dai Celestiali fosse più ampio e
coinvolgesse anche gli X-Men? E se i Celestiali
avessero impiantato un gene in più – o un gene-X –
all’interno di una certa percentuale della razza? Questi geni extra potrebbero risvegliarsi man mano che
l’umanità si evolve e che il pianeta si avvicina all’emergere
dell’embrione celeste. Una volta attivati, i
geni potrebbero dare vita a persone potentissime e geneticamente
mutate. Un sistema di difesa naturale per la Terra, non solo
contro i Devianti, ma contro qualsiasi minaccia.
Che cosa si sa degli X-Men
nell’MCU?
La serie Diseny+Ms. Marvel ci ha insegnato due cose molto importanti.
La prima è l’esistenza del gene-X
nell’MCU, indipendentemente dagli imbrogli
multiversali o dallo snap di Thanos. La seconda è che la presenza dei mutanti
non è un fatto pubblicamente noto. Non a caso, quando
Bruno rivela a Kamala che il suo DNA presenta una
“mutazione”, lei non comprende. Questa è una chiara spiegazione: i
geni-X hanno appena iniziato ad attivarsi tra gli abitanti
della terra e nessuno sa di cosa si tratti. Potrebbe esserci stato
qualche esempio di attivazione prematura del
gene–X. In tal caso, Apocalypse
o Selene sarebbero i primissimi casi di un’umanità così
evoluta da permettere ai geni di sbloccarsi.
Nel
frattempo, mutanti come Logan, Xavier o
Magneto sono venuti al mondo, ma pochissime persone sul
nostro pianeta ne sono a conoscenza. Il governo americano sa, ma è
una questione altamente top secret. Persino il presidente, la
SHIELD e le altre potenze sono tenuti all’oscuro, per il
timore che le informazioni sui mutanti scatenino una guerra di
razza. Il governo potrebbe avere addirittura strutture top secret
nascoste in tutto il paese in cui i mutanti vengono sfruttati per
la ricerca. Attraverso queste strutture, il governo potrebbe aver
scoperto lo stadio evolutivo dei mutanti e, di conseguenza, la
velocità con cui i geni X stanno cominciando a
manifestarsi tra gli umani. Il tutto avverrebbe perché il gene
X, tramandato attraverso le generazioni, si è mescolato nelle
riproduzioni tra mutanti (ignari) e non-mutanti.
La scuola di Xavier per Giovani
Dotati
Xavier
è uno dei più vecchi mutanti in vita sulla Terra ad aver
manifestato i suoi poteri, ma anche lui ha avuto bisogno di molto
tempo per capire cosa gli stava accadendo. Imparare a controllare i
propri poteri è stato uno sforzo ancora più grande. Ora,
Xavier
può sentire i pensieri di chiunque si trovi nelle sue vicinanze in
ogni momento. QuestoX- Menè
così potente che, se si sforza, può cogliere i pensieri di chiunque
sulla
Terra.
Una
volta dominati i propri poteri, il passo successivo per
Xavier è stato scoprire quanti altri erano come lui.
Usando le sue abilità, Xavier ha raggiunto gli altri
mutanti – quasi tutti manofestano il gene-X da adolescenti
o da giovani – e ha offerto loro un posto dove stare e dove
imparare a controllare le proprie capacità. I suoi primi studenti
sono stati Cyclops, Jean Grey, Colossus,
Nightcrawler, Storm, Angel,
Beast e Wolverine.
La scuola
di Xavier è in realtà più di un programma di
addestramento: diventa scuola e casa per i giovani mutanti, e per i
loro insegnanti. Come potrebbe essere rappresentata
nell’MCU la scuola di Xavier? Una grande quantità di personaggi iconici
vivono al suo interno, da Iceman a Wolverine. La
scuola è un ambiente già apprezzato dall’MCU e,
anche in questo caso, potrebbe essere teatro di cameo e
collaborazioni interessanti tra personaggi vecchi e nuovi.
La prima apparizione
MCU: The Mutants
Detto questo, il progetto
MCU “The Mutants” potrebbe essere una
nuova serieDisney+ che
in ogni episodio si contentra su un X-Men diverso. Il
primo episodio potrebbe avere Xavier come protagonista per raccontare come si sono
manifestati i suoi poteri, com’è entrato in contatto con gli altri
mutanti e, ovviamente, le origini della scuola.
Questa operazione
fornirebbe tutte le informazioni necessarie sugli X-Men
attraverso un unico prodotto specifico, senza dover per forza
introdurre i singoli membri approssimativamente in un film. Allo
stesso modo, ogni film con uno o più X-Men potrebbe
concentrarsi sull’azione senza dover perder tempo a
contestualizzare i vari personaggi.
Proprio come il
primo film dei Vendicatori, il primo film degli
X-Men dovrebbe mostrare la formazione della squadra a
partire dai mutanti nella scuola di
Xavier. Sempre come nel primo film dei
Vendicatori, non ci dovrebbe essere nessun personaggio con
tutti i riflettori puntati su di sé. Il focus sarebbe la nuova
squadra MCU. Concludendo il paragone,
Wolverine potrebbe essere l’Hulk degli
X-Men. E voi siete d’accordo con queste teorie? Come vi
immaginate la versione MCU degli
X-Men?
Prima di diventare l’autore de
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco,
George R.R. Martin era un avido lettore di fumetti
e di fumetti Marvel. E’ emerso nei meandri della
rete la foto di una pagina di un Fantastici Quattro numero 29 in cui, nella
sezione dedicata alle lettere dei lettori, un giovane Martin si
esprime con grande chiarezza in merito a cosa ha amato e cosa ha
amato meno del numero di Jack Kirby e
Stan Lee. Ecco di seguito:
Cari Stan e
Jack,
Un altro mese, un
altro classico, ma del resto cos’altro ci si può aspettare da voi,
ragazzi! FF#29 è stato ancora una volta sublime, con i bellissimi
disegni di Kirby-Stone che hanno dato il giusto impatto alla
splendente scrittura di Stan. Così come quell’ultimo panel a pagina
11, potrei andare avanti tutto il giorno e ancora non finire le
parole da spendere. Quando i miei piccoli e brillanti hanno visto
la prima volta quel panel, bombe all’idrogeno sono esplose dentro
la mia testa e sono stato spazzato via dalla sua purezza magnifica.
Per favore, compagni, non fatelo spesso se non volete che io muoia
giovane! Tuttavia, mi dispiace informarvi che ho trovato una pecca
in questo altrimenti perfetto capolavoro, una pecca che è,
purtroppo, molto comune con voi. Quando abbiamo visto l’ultima
volta Red Ghost in FF #13 era bloccato sulla luna, rincorso da tre
scimmie super potenti livide con odio e agitando il raggio
paralizzante di Mr Fantastic contro di lui. Ora improvvisamente lo
riportate indietro nel pieno controllo delle sue scimmie senza una
singola parola di spiegazione. Questa non è la prima volta che
riportate indietro un cattivo senza spiegare esattamente come. Lo
avete fatto quando avete fatto risorgere Puppet Master in FF #14
dopo che Reed aveva sentenziato che era morto in FF #8. Uno
scienziato non riesce nemmeno dire se un tizio è vivo o morto, ma è
abbastanza brillante da inventare un raggio doohickey radioattivo
cosmico super amplificato in un attimo! In conclusione, vi auguro
buona fortuna per tutti i vostri prossimi libri, ma Stan, non
tirare fuori dal tuo cappello altri villain di ritorno. La prossima
volta spiegaci come fanno a tornare, ok? Ok!
Il regista Oriol
Paulo porta su Netflixun
film angosciante e
vorticoso. Quando Dio imparò a
scrivere è la storia anni Ottanta di una malattia
mentale più presunta che assodata. Con un cast tutto spagnolo
– Bárbara Lennie, Eduard
Fernández, Loreto
Mauleón, Javier
Beltrán, Pablo Derqui – nel thriller si parla di
schizofrenia, manicomi, psichiatri corrotti e malasanità.
La trama di Quando Dio
imparò a scrivere
Negli anni Ottanta,
Alice (Bárbara Lennie) dice di
essere una detective. Con l’intento di risolvere un caso di
presunto omicidio, corrompe il marito e la sanità per farsi
ricoverare all’interno di un ospedale psichiatrico. Spacciandosi
per una donna schizofrenica capace di avvelenare il
marito, Alice inizia a indagare tra gli archivi
dell’ospedale, portando a galla diversi casi di malasanità. Non
appena i suoi sospetti sembrano concretizzarsi, la diagnosi da lei
inventata le si ritorce contro. Come chi grida ‘al lupo, al
lupo’, Alice prima si è spacciata per pazza e
ora non viene creduta più da nessuno. La donna finisce così in un
vortice all’interno del quale è impossibile comprendere dove si
trovi la verità.
Gli anni Ottanta e gli ospedali
psichiatrici
Sicuramente il regista
di Quando Dio imparò a scrivere ha bene in
mente il cult che più di ogni altro ha
denunciato la gestione della sanità: Qualcuno
volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s
Nest) di Miloš
Forman. Il setting temporale, e di conseguenza le
strutture, sono molto simili. Il film del 2022 è
ambientano nel 1979, mentre quello
di Forman è
del 1975. Alice è un po’
come McMurphy (Jack
Nicholson ), un paziente difficilmente domabile che
entra nella struttura e frantuma l’equilibrio esile con cui viene
domata – o sedata – la follia. Entrambi interpretano un individuo
pressoché sano di mente che, una volta finito in un ospedale
psichiatrico, non viene curato ma finisce per impazzire. Il centro
del discorso è lo stesso per entrambi i film e il citazionismo di
Paulo è parecchio spinto.
Anche se il paragone a livello
narrativo e recitativo non regge, è piacevole cogliere i
riferimenti e le assonanze tra le due opere. In realtà, gli
anni Ottanta non emergono troppo nelle immagini di Quando
Dio imparò a scrivere e, anche le ambientazioni sono
abbastanza edulcorate. Mancano nel film i classici
stanzoni degli ospedali psichiatrici, le camicie di forza, i
pazienti malmessi e tutti quegli aspetti inquietanti ma apprezzati
dagli amanti del genere.
Indagini ai limiti della
follia
Quando Dio imparò a
scrivere aggiunge al discorso sulla sanità mentale la
questione thriller e investigativa. Inizialmente,
c’è ‘solo’ un caso di omicidio da risolvere ma, più ci si addentra
nella storia, più gli aspetti indagabili aumentano. Dal direttore
dell’ospedale psichiatrico, alquanto sospetto, ad altre morti non
dichiarate, il centro medico ben presto si trasforma in un teatro
degli orrori. Il luogo è ideale per l’Alice detective, ma
non per l’Alice paziente. Tra le rappresentazioni,
contorte anche a livello fotografico, i flashback, le anticipazioni
e le molteplici linee narrative, Quando Dio imparò a
scrivere risulta un film troppo arzigogolato che crea una
matassa più grande minuto dopo minuto.
In conclusione, il film è adatto a
chi, in questo periodo dell’anno, cerca un prodotto
Netflixdiverso dalla classica commedia
natalizia spensierata. Nonostante ciò, il film non arriva alle
vette di coinvolgimento che, scegliendo un tema simile, si era
sicuramente preposto.
Anna è una timida dodicenne che vive
la sua solitaria esistenza a Sapporo, ospite della zia Yoriko che
si prende cura di lei dopo la morte improvvisa dei genitori. In
seguito a gravi problemi di salute e ad una sempre crescente
malinconia, Anna viene mandata per l’estate in un piccolo villaggio
di mare, ospite di una solare coppia di parenti. Sola con sé stessa
e con la propria grande passione per il disegno, Anna si imbatte
casualmente in un’isolata villa sulle rive di una spiaggia dove fa
la conoscenza di Marnie, una bellissima ragazzina che vive assieme
alla sua ricca famiglia. Ben presto Anna inizia ad essere
ossessionata dalla giovane amica, tanto da ricontrarla spesso nei
propri sogni e ben presto si rende conto che qualcosa di strano e
meraviglioso sembra aleggiare attorno alla vita della sua nuova
compagna. Poche sono le cose che nella vita sembrano darci una
sicurezza assoluta, e sicuramente lo Studio Ghibli è una di
queste.
Uscito in seguito al clamoroso
insuccesso di La principessa splendente e
in contemporanea al preoccupante annuncio di un temporaneo blocco
delle attività dello storico studio e del ritiro dalle scene del
mentore Miyazaki, questo commovente lavoro firmato
da Hiromasa Yonebayashi sembra essere un degno
testamento e un tenero epilogo del mirabile lavoro di un comparto
di animatori che per anni hanno coraggiosamente continuato a
coltivare l’onorevole arte del disegno fatto a mano. Quando
c’era Marnie, tratto dall’omonimo romanzo di
Joan G. Robinson, racconta con straordinaria
semplicità le tribolazioni di un’adolescente come tante alle prese
coi traumi dell’infanzia e i difficili rapporti col mondo,
tematiche ostiche e seriose narrate con una delicatezza ed
un’intelligenza che solo la cultura nipponica può riuscire a
trasporre. Con questo lavoro, forse l’ultimo, lo studio Ghibli
riesce senza vacillare a conciliare una storia dalle chiare tinte
anglosassoni (ma pur sempre di tematiche universali) con le superbe
e delicate ambientazioni del Giappone rurale, rese magistralmente
dagli ormai inconfondibili tocchi grafici espressi dalle linee
chiare ed essenziali e dai colori delicati che solo il team guidato
da Masashi Ando è in grado di rappresentare.
Yonebayashi sviluppa un racconto vivido ed emozionate in cui il
tema della crescita e del rapporto con l’altro appaiono accessibili
anche ad un pubblico più giovane, in diretto contatto con
l’esperienza della crescita e dell’amicizia, reale o solo
immaginaria. La narrazione, grazie alla sua connaturata
essenzialità, può offrire più livelli di lettura; i più giovani vi
potranno leggere una vivida storia di amicizia, mentre i più maturi
forse qualcosa di ancora più profondo.
Il singolo Fine on the
outside di Priscilla Ahn che accompagna i
titoli di coda sembra segnare il commosso traguardo di una storia
ma anche di un team di creatori di sogni, coloro che con un tratto
di matita e qualche chiazza di colore ci hanno fatto a lungo
sognare, proprio come sogna l’insicura Anna.
L’11 giugno 1984 moriva
Enrico Berlinguer. A trent’anni di distanza
Walter Veltroni rende omaggio allo storico segretario del
PCI con il docu-film Quando c’era Berlinguer,
prodotto da Sky in collaborazione con Palomar, che raccoglie
testimonianze, video e immagini di quello che è stato uno dei
personaggi più importanti e amati della politica italiana.
Chi è Enrico Berlinguer? Le
risposte della gente comune aprono e giustificano l’opera prima da
regista di Veltroni, dedicata all’ex leader comunista, il cui
ricordo si rivela una vecchia polaroid, tristemente sbiadita dal
tempo. Un presente, vuoto e in bianco e nero, nel campo lunghissimo
su Piazza San Giovanni, che muta, in un repentino flashback, nella
moltitudine rossa giunta a commemorare Berlinguer il giorno dei
suoi funerali. Significativo ossimoro visivo e cromatico, tra
modernità e passato. Questa una delle immagini più suggestive del
documentario che omaggia la figura di Enrico Berlinguer, in un
collage di filmati privati, trasmissioni televisive, tribune
politiche, comizi, telegiornali.
Quando C’era Berlinguer, il
film
Non è la biografia completa che
interessa mostrare, ma l’uomo e il leader di partito, attraverso i
passaggi più importanti della sua politica. Dal colpo di stato in
Cile del 1973, che segnerà profondamente le scelte del PCI, al
compromesso storico prima dell’omicidio Moro, momento spartiacque
della politica riformista di Berlinguer, fino al tragico comizio di
Padova. Il regista non si nasconde mostrandosi in prima persona
testimone degli avvenimenti e narratore. Sua la voce fuoricampo e
le interviste a figure istituzionali come Giorgio
Napolitano e Michail Gorbačëv, i cui interventi si
accompagnano, tra gli altri, a quelli di Bianca Berlinguer, del
capo scorta Alberto Menichelli, passando dal fondatore delle BR
Franceschini, a Eugenio Scalfari e Jovanotti. Impreziosiscono
l’opera Toni Servillo e Sergio Rubini, le cui voci sostituiscono quelle di
Berlinguer e Pasolini, oltre al brano inedito di Gino Paoli “Un
Addio”. Veltroni miscela in modo sapiente elementi di puro
documentarismo con spezzoni più leggeri e comici di film e
trasmissioni, collocati opportunamente a legare sequenze
successive, con lo scopo di abbassare il tono di un documentario
che le quasi due ore di durata potevano rendere poco
digeribile.
Quando c’era
Berlinguer si apre con i sorrisi e si chiude con momenti di
commozione autentica. Walter Veltroni, all’esordio dietro la
macchina da presa, riesce a tratteggiare un ritratto appassionato e
storicamente corretto del segretario comunista, senza scadere nella
facile retorica. Il risultato è un documentario ben riuscito e
toccante, sicuramente aiutato da una personalità come quella di
Enrico Berlinguer, il cui ricordo emozionerà i nostalgici, ma anche
i giovani pronti ad approfondirne la figura.
When
Calls the Heart ha trasmesso il finale della decima
stagione nell’ottobre del 2023 e il modo in cui si è concluso ha
lasciato tutti sotto shock. Nel 2024 ha debuttato Quando
chiama il cuore 11 (When Calls the Heart 11) ma dove eravamo
rimasti?
L’ultima volta che abbiamo visto i
nostri cittadini preferiti di Hope Valley, la storia d’amore tra
Elizabeth (Erin
Krakow) e Lucas (Chris McNally)
sembrava finita, dato che Lucas aveva lasciato Hope Valley per
intraprendere una carriera politica contro il governatore Balfour
(Mark Brandon). È allora che Elizabeth si ritrova
attratta da Nathan (Kevin McGarry) in un modo che
non si aspettava. Ma mentre capisce dove si trova il suo cuore,
riceve un messaggio snervante da Bill (Jack
Wagner) su Lucas. Gli è successo qualcosa durante la sua
assenza e i fan devono sapere se sta bene.
È sicuramente molto da digerire,
quindi i telespettatori non vedono l’ora di scoprire se ci sarà una
stagione 11 per poter mettere a tacere alcuni dei
drammi. Continuate a leggere per saperne di più su Quando
chiama il cuore 11 (When Calls the Heart 11), incluso il
cast, la data di uscita, le notizie, gli spoiler e altro
ancora.
Quando è uscita la stagione 11 di
Quando chiama il cuore (When Calls the
Heart)?
Quando chiama il cuore 11
(When Calls the Heart 11) è uscita il 7 aprile 2024 alle
21.00 ET su Hallmark! Dopo mesi di speculazioni, lo show ha
annunciato la notizia ufficiale tramite Entertainment Tonight e un
post su Instagram.
“🚨 NOTIZIA DELL’ULTIMA ORA! 🚨”, si
leggeva nella didascalia del 23 gennaio. “When Calls the Heart
Season Eleven debutterà su @hallmarkchannel il 7 aprile! Segnate
subito i vostri calendari! Assicuratevi di andare sulla nostra
Instagram Story per il link all’articolo di Entertainment Tonight
per leggere lo scoop completo e vedere un’altra foto esclusiva di
ET!!!”.
Quando chiama il cuore 11
(When Calls the Heart 11) in streaming
Quando chiama il cuore 11
(When Calls the Heart 11) in streaming è disponibile sulle
seguenti piattaforme:
Chi farà parte del cast di
Quando chiama il cuore 11 (When Calls the Heart
11)
In base agli eventi del finale
della stagione 10, ecco chi molto probabilmente tornerà nel cast di
Quando chiama il cuore 11 (When Calls the Heart
11):
Erin Krakow nel ruolo di Elizabeth Thatcher Thornton
Chris McNally nel ruolo di Lucas Bouchard
Pascale Hutton nel ruolo di Rosemary Coulter
Bill Avery nel ruolo di Jack Wagner
Kavan Smith nel ruolo di Lee Coulter
Kevin McGarry: Nathan Grant
Ben Rosenbaum: Mike Hickam
Kayla Wallace: Fiona Miller
Natasha Burnett: Minnie Canfield
Viv Leacock: Joseph Canfield
Andrea Brooks: Faith Carter
Amanda Wong: Mei Sou
La trama di Quando chiama
il cuore 11 (When Calls the Heart 11)
Anche se lo show ha lasciato le
opinioni con un bel cliffhanger, Erin ha detto a TVInsider che c’è
ancora molto da esplorare con il nostro gruppo di cittadini
preferiti.
“Posso dire che la buona notizia è
che queste domande avranno una risposta”, ha detto a metà ottobre
2023. “E praticamente subito, quindi non dovremo aspettare troppo a
lungo nella stagione 11 per avere quelle risposte”.
È bello saperlo, perché una delle
storyline di cui tutti hanno bisogno è il triangolo amoroso tra
Elizabeth, Lucas e Nathan. Parlando con Entertainment Tonight, Erin
ha detto che nonostante l’amore di Lucas ed Elizabeth l’uno per
l’altra, le loro strade stanno chiaramente prendendo direzioni
diverse… e verso persone diverse.
“Lucas ha sempre avuto questi
grandi sogni e grandi gesti… È entusiasta di trasferirsi nella
grande città e di fare questi cambiamenti per la città, per la
comunità. Elizabeth non condivide questi sogni”, ha dichiarato
all’outlet a metà ottobre 2023. “Va benissimo così, perché
possono essere individui che si vogliono ancora bene, ma che non
sono necessariamente destinati a stare insieme per sempre… Credo
che forse stia succedendo qualcosa nel cuore di Elizabeth che non
riesce a negare come un tempo“.
Per quanto riguarda l’opinione di
Kevin McGarry sulla tensione romantica tra Elizabeth e Nathan, ha
rivelato a Entertainment Tonight che pensa che i due siano
impegnati a lungo termine.
“Mi sono sempre piaciuti Nathan
ed Elizabeth come coppia“, ha detto McGarry a
marzo. “Penso che Nathan sia stato creato per Elizabeth… Sento
davvero che il fatto che [Nathan] non abbia trovato un posto, che
non abbia trovato un partner, sia stato intenzionale. Era destinato
a rimanere in sospeso, mentre lei andava avanti con Lucas. Penso
che sia sempre stato destino che fosse così e che fossero destinati
ad essere un punto di arrivo. E mi piace molto come è stato
fatto“.
Gli episodi di Quando
chiama il cuore 11 (When Calls the Heart 11)
In When Calls the Heart 11×10 che si intitola
“What Goes Around” Allie prende una decisione audace e Nathan ed
Elizabeth si precipitano a intervenire. I ricordi scoperti cambiano
i piani di Lucas. Faith fa un grande passo. Mei cucina per la
famiglia di Hickam.
In When Calls the Heart 11×09 che si
intitola”Truth Be Told” Rosemary’s newspaper article creates waves
when she questions Lucas’s judgement. Allie discusses her birth
father with Nathan, and Elizabeth realizes Little Jack is growing
up.
In When Calls the Heart 11×08 che si intitola
“Brother’s Keeper” Elizabeth e Nathan aiutano Tom a uscire da una
situazione difficile; la città si riunisce dopo una battuta
d’arresto; Joseph risana una vecchia spaccatura; Gowen si confronta
con Lucas.
In When Calls the Heart 11×07 che si intitola
“Facing The Music” Elizabeth spera nel meglio quando Tom Thornton
le fa visita con un’interessante opportunità per il coro della
città. Rosemary e Bill intervistano una fonte. Lucas valuta le sue
opzioni.
In When Calls the Heart
11×06 che si intitola “Believe” Elizabeth affronta una
figura imponente del suo passato con il sostegno di Nathan.
Rosemary aiuta Lee a gestire un nuovo ruolo di leadership. Lucas
lotta per trovare offerenti per il progetto del suo resort.
In When Calls the Heart
11×05 che si intitola “Stronger Together” Hickam e Lee si
scontrano con il sindaco di Benson Hills, mentre Gowen suggerisce
una soluzione con enormi implicazioni per la città; Elizabeth e
Nathan chiariscono un malinteso.
In When Calls the Heart 11×04 che si intitola
“Along Came a Spider” A Hope Valley è Pasqua, così Elizabeth
organizza una caccia alle uova con l’aiuto di Nathan; una visita
dal passato di Lucas fa parlare la città; Angela e Cooper cercano
di ricucire un rapporto.
In When Calls the Heart 11×03 che si intitola
“Steps Forward” Rosemary e Bill fanno squadra per indagare su un
caso che secondo loro non dovrebbe essere chiuso. Le donne di Hope
Valley avviano un asilo nido. Hickam e Mei festeggiano una pietra
miliare.
In When Calls the Heart 11×02 che si intitola
“Tomorrow Never Knows” Elizabeth e Allie organizzano una festa di
compleanno per Nathan; Lee e Rosemary soppesano le responsabilità
lavorative rispetto al tempo da dedicare alla famiglia; Lucas si
ambienta nel suo ruolo di governatore.
In When Calls the Heart
11×01 che si intitola “When Stars Align” Elizabeth volta
pagina; Nathan torna a casa dopo un’indagine, mentre Bill ne mette
in dubbio l’esito; Rosemary insegue uno scoop; Lucas fa un annuncio
a sorpresa.
Arriva al cinema
Qualunquemente, con una delle maschere
più redditizie e longeve di Antonio
Albanese: Cetto la Qualunque; imprenditore
calabrese corrotto ed ignorante amante delle donne che decide di
scendere in politica candidandosi a sindaco per paura che venga
eletto un altro personaggio dalla parte della legge puntando sul
suo famosissimo slogan “più pilu pe tutti”.
In
Qualunquemente una delle più grandi
perplessità che sin dal primo annuncio il film ha suscitato era
senza dubbio se si sarebbe riuscito a costruirci una storia valida
attorno e se questa avrebbe retto per una durata sufficiente per un
lungometraggio da cinema. I famosi comizi di Cetto prima di questo
film duravano 15 minuti ed è anche su questa formula che questi
aveva puntato ed ottenuto il grande successo di pubblico. Per
quanto la bravura e il talentuoso modo di mettere in scena il
personaggio che ne fa un grande attore del teatro delle maschere
quale è Albanese, questo non basta a dare al suo personaggio il
lustro che aveva in tv, problema è dovuto in gran parte ad una
necessità di dare continuità agli sketch che non reggono granché
nel flusso continuo della pellicola. I punti deboli del film
appaiono appena superato i 15° minuto: la sceneggiatura amalgama
con difficoltà le varie bravate di Cetto pur riuscendo a
divertire con sequenze molto esilaranti.
Tuttavia per un film questo non è
sufficiente, soprattutto se la regia è un po’ precaria. E’ proprio
nella regia che si trova un secondo punto debole:
Qualunquemente non è molto equilibrato e vive di
alti e bassi che disuniscono l’armonia filmica finendo per far
ritornare il personaggio dove lo avevamo lasciato. Infelice anche
la scelta di giocare molto spesso su inquadrature e primi piani
esasperati anche se è da menzionare la scena finale che si chiude
su un piano sequenza bello ed efficace anche se il merito è
equamente ripartito tra la regia e lo scenario fantastico dello
stretto di Reggio Calabria.
Detto questo è certamente dovuto un
elogio ad Antonio Albanese che per quanto possa
far vivere il personaggio in una struttura quanto mai precaria
riesce a far ridere e a divertire sfruttando anche una scelta
felice: ovvero quella di approfondire la vite attorno a Cetto: il
figlio Melo, la moglie Carmela e gli amici. Divertenti anche i
costumi al quanto bizzarri che danno un tocco fumettistico al film
diventando quasi uno dei suoi punti forti. Belle anche le musiche
che accompagnano la storia con il dovuto equilibrio.
In definitiva
Qualunquemente fa ridere, e abbastanza, sfruttando
i già conosciuti espedienti del personaggio, ma qualcosa di più
poteva essere fatto nella storia che fa da sfondo alle gang di
Cetto. Ma quel che e fatto è fatto. Ultima nota va al bravo
Sergio Rubini che si conferma anche in questo film un
abile modellatore.
La storia del
cinema è piena di scena che sono rimaste nell’immaginario
collettivo e che, anche da sole, potrebbe servire a descrivere
quanto grande sia stato l’impatto di quella determinata pellicola
sul pubblico.
Buzz Feed ha chiesto ai suoi utenti di votare le scene
più iconiche del cinema. Scopritele di seguito e fateci sapere se
questi momenti corrispondono agli stessi che, anche a voi, hanno
fatto venire la pelle d’oca durante la visione:
Avengers:
Endgame di Anthony e Joe Russo, oltre ad aver battuto
ogni record d’incasso, ha anche segnato la fine dell’Universo
Cinematografico Marvel così come l’abbiamo
conosciuto.
La scena dei portali è fondamentale
proprio a sostegno di quanto esplicitato poc’anzi: 10 anni di
storie collegate tra loro che culminano in unico, emozionante,
momento. La regia dei Russo, combinati agli effetti visivi, al tema
portate dei Vendicatori e alla già iconica battuta
“Assemble” pronunciata da Captain America, hanno regalato
al pubblico un momento cinematografico straordinario.
Non è un paese per vecchi
Non è un paese per vecchi è sicuramente uno
dei film più apprezzati della filmografia dei Fratelli Coen. Basato
sull’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, il film è uscito nel 2007
e ha vinto 4 premi Oscar, incluso quelli al miglior film e alla
miglior regia.
La scena del lancio della moneta è
probabilmente una delle sequenze più memorabili del film;
sicuramente uno dei momenti in grado di mettere in luce non
soltanto la brillante scrittura dei Coen ma anche la silenziosa e
ossessiva performance di Javier Bardem, premiato a ragione con
l’Oscar come miglior attore non protagonista.
Parasite
Film rivelazione della passata
stagione cinematografica, Parasite
del sudcoreano Bong Joon-ho ha scritto la storia degli Academy
Awards diventando il primo film non americano a vincere la
statuetta più importante di tutte, quella al miglior film,
appunto.
Anche se le scene memorabili di
questo capolavoro contemporaneo sono impossibile da contare sulle
dita di una mano, il momento in cui Ki-woo scopre che Da-hye ha
un’allergia molto seria alle pesche e ne approfitta per far credere
alla signora Park che la donna soffra di tubercolosi, è sicuramente
uno dei più iconici, complice anche la bustina di ketchup che viene
rovesciata sopra ad un fazzoletto che la governante ha appena
buttato via.
Spider-Man: Un Nuovo Universo
Spider-Man: Un Nuovo Universo, primo film d’animazione
con protagonista l’Uomo Ragno, nonché debutto cinematografico del
personaggio di Miles Morales, non è solo una delle pellicole
dedicate al simpatico arrampicamuri più amate di sempre, ma anche
uno dei film d’animazione più apprezzati dell’ultimo decennio.
Tra i momenti più emozionanti del
film, vincitore dell’Oscar per il miglior film d’animazione, figura
sicuramente la scena in cui Miles salta giù da un edificio e impara
a fidarsi di se stessa… talmente bella da togliere il fiato!
Hereditary – Le radici del male
Esordio alla regia di Ari Aster,
Hereditary – Le radici del male è stato accolto
positivamente tanto dalla critica quanto dal pubblico. Tra i vari
meriti del film, c’è sicuramente quello di aver riportato
all’attenzione lo straordinario talento di Toni Collette, tra le
attrici più incredibili della sua generazione, troppo spesso
sottovalutata.
La scena con l’intera famiglia
riunita per cena è sicuramente uno dei momenti più efficaci, ma
anche disturbanti, dell’intera pellicola. La recitazione, la
fotografia, la sceneggiatura… ogni pezzo del puzzle è semplicemente
al suo posto!
Casablanca
Tra i capolavori indiscussi della
storia del cinema mondiale, Casablanca di Michael Curtiz, tratto
dall’opera teatrale “Everybody Comes to
Rick’s” di Murray Burnett e Joan Alison, è
una delle pellicole hollywoodiane più celebri di tutti i
tempi.
Nella scena in questione, i nazisti
iniziano a cantare il loro inno: per cercare di coprire le loro
voci, tutti i presenti nel locale iniziano ad intonare La
Marsigliese. È un momento che serve a connotare perfettamente tutti
i personaggi della storia e a mettere in evidenza con maggiore
impatto i temi affrontati dal film.
Fa’ la cosa giusta
Fa’ la cosa giusta, scritto e diretto da Spike
Lee nel 1989, è considerato il capolavoro del regista americano, da
sempre impegnato nella “causa afroamericana”. All’epoca della sua
uscita in sala, il film suscitò numerose polemiche: secondo alcuni
critici, infatti, la pellicola era un’istigazione alla rivolta da
parte dei giovani afroamericani dei quartieri popolari.
Tra i momenti più significativi del
film c’è sicuramente la scena in cui vengono descritti gli
stereotipi razzisti. Un film che potrebbe essere stato girato ieri;
ancora oggi – purtroppo – profondamente attuale.
Chiamami Col Tuo Nome
Adattamento cinematografico
dell’omonimo romanzo di André Aciman, Chiamami
Col Tuo Nome ha contribuito a rilanciare la carriera
di Luca Guadagnino, regista non particolarmente apprezzato nel suo
paese natale, ma amatissimo dagli americani.
Nel bellissimo e struggente racconto
della storia d’amore tra Elio (Timothée Chalamet) e Oliver (Armie Hammer),
il momento forse più significativo e toccante è affidato al padre
di Elio, interpretato da Michael Stuhlbarg: con il cuore spezzato
per la partenza di Oliver, Elio torna a casa e trova rifugio nelle
braccia del padre, che con un commovente discorso invita il figlio
a riflettere su quanto sia stato prezioso il legame instauratosi
con Oliver e a non fuggire dal dolore che sta provando, in quanto
espressione della profondità del sentimento vissuto.
La La Land
Omaggio al musical prodotto tra gli
anni ’50 e ’60, La La
Land è probabilmente uno dei casi più recenti di film
riuscito a trasformarsi in vero e proprio fenomeno culturale.
Vincitore di 6 premi Oscar (su 14 nomination ricevute), il film
racconta la storia d’amore tra un musicista jazz e
un’aspirante attrice, interpretati rispettivamente da Ryan Gosling ed Emma
Stone.
L’epilogo del film è probabilmente
uno dei finale più belli e potenti della recente storia del cinema:
Mia immagina come
sarebbe potuta essere la loro vita se la relazione con Sebastian
avesse funzionato; il senso di ciò che sarebbe potuto essere
raccolto in un “what if” geniale, nostalgico e
assolutamente emozionante.
Ratatouille
Acclamato come uno dei migliori film
mai realizzati dalla Pixar, Ratatouille di Brad Bird e Jan
Pinkava, uscito nel 2007, viene ricordato anche, e soprattutto, per
la trascinante colonna sonora.
Tra le scene più belle ed
emozionanti del film, c’è sicuramente quella in cui il protagonista
Alfredo Linguini esclama: “Non tutti possono diventare dei
grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in
chiunque.”
La trilogia de Il Cavaliere Oscuro
ha ridefinito i contorni tanto estetici quanto narrativi del genere
supereroistico. Universalmente riconosciuto come il miglior film
della trilogia, Il Cavaliere Oscuro del 2008 ci ha anche
regalato la più grande interpretazione del compianto Heath Ledger,
premiato con un Oscar postumo per la sua incredibile incarnazione
del Joker.
La sequenza d’apertura del film,
quando ci viene presentato il Clown Principe del Crimine nel bel
mezzo di una rapina in banca, è una scena che probabilmente non ha
eguali. Indimenticabile la battuta: “Io credo semplicemente che
quello che non ti uccide, ti rende più… strano!”
Ben-Hur
Colossal a tema storico, ispirato
all’omonimo romanzo del generale Lew Wallace, Ben-Hur di William Wyler è, al pari di
Casablanca, uno dei più grandi successi della storia del
cinema, oltre ad essere uno dei film più premiati di sempre: venne
infatti premiato con il maggior numero di Oscar, ben 11, record
mantenuto per ben 38 anni, fino all’uscita di
Titanic nel 1997, e nuovamente eguagliato nel 2003
da Il Signore degli anelli – Il ritorno del Re.
L’intera sequenza della corsa delle
bighe è uno spettacolo tanto pungente quanto emozionante, capace di
stupire e di regalare brividi ancora oggi, dopo oltre 60 anni.
Cantando sotto la pioggia,
diretto da Stanley Donen e Gene Kelly, interpretato
dallo stesso Kelly al fianco di Donald O’Connor e Debbie
Reynolds, è probabilmente uno dei musical più celebri della storia.
Il film è ambientato alla fine degli anni ’20, nel periodo di
passaggio dal cinema muto al sonoro.
La sequenza in cui Don Lockwood
interpreta l’omonimo brano della colonna sonora non è iconica… è
semplicemente storia del cinema! “What a glorious feeling and
I’m happy again…”
Bastardi senza gloria
Insieme a Pulp Fiction,Bastardi senza gloria è sicuramente uno dei
film più apprezzati della filmografia di Quentin Tarantino. Un vero
e proprio instant cult, pieno zeppo di grandi star,
violenza tipicamente tarantiniana e battute esilaranti.
La scena iniziale del film sono 20
minuti di puro dialogo, testimonianza di quanto la vera forza di
Tarantino si nasconda nella scrittura brillante, armoniosa e
perfezionista.
Harry ti presento Sally
Grande successo di pubblico e
critica, Harry ti presento Sally, diretto da Rob Reiner
e interpretato da Meg Ryan e Billy Crystal, è ancora oggi
considerata una delle più grandi commedia romantica di tutti
i tempi.
Insieme all’iconica scena
dell’orgasmo al ristorante, uno dei momenti più belli del film è
sicuramente il suo finale: Harry comprende i suoi sentimenti nei
confronti di Sally e anche Sally capisce di amare Harry; i due si
baciano appassionatamente, avendo compreso di non essere più amici,
bensì innamorati.
Psycho
Tratto dall’omonimo romanzo di
Robert Bloch, Psyco non è solo uno dei più celebri film del
maestro del brivido Alfred Hitchcock, ma anche uno dei più grandi
horror di tutti i tempi (il film ha da poco compiuto 60 anni!).
La scena in cui veniamo finalmente a
conoscenza della vera identità della madre di Norman è sicuramente
uno dei momenti più inquietanti della storia del cinema. Eppure,
all’epoca dell’uscita in sala, l’accoglienza da parte della critica
non fu unanime, a dimostrazione che lo status di “capolavoro” viene
soltanto stabilito dallo scorrere del tempo.
Tra i più grandi successi
commerciali della storia del cinema,
Jurassic Park di Steven Spielberg è ancora oggi uno dei
esempi più esaustivi quando si parla di grande cinema
d’intrattenimento capace di mescolare pura adrenalina ed autentica
emozione.
La scena in cui il T. rex fugge,
fino a quando non spinge la macchina con all’interno i
protagonista, è tanto perfetta quanto iconica. Nonostante siano
passati quasi 30 anni dalla sua uscita in sala, resta uno dei più
grandi film che hanno definito la storia del cinema.
Altro esempio di film che sembra non
essere invecchiato di un solo giorno. The Truman
Show è una satira fantascientifica ispirata alla moda
(nascente all’epoca e preponderante oggi) di raccontare la vita in
televisione attraverso i reality show.
Alla fine del film, Truman non cade
nella tentazione di Christof e al falso Eden preferisce la cruda
verità. Salutando scherzosamente il suo pubblico: «Casomai non
vi rivedessi… buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!»,
Truman, oramai giunto all’uscita dell’enorme set, si avvia verso la
vera vita…
“Il Multiverso è qualcosa d cui
sappiamo estremamente poco“. Tra i viaggi nel tempo di Doc in
Ritorno al Futuro ai supereroi, il film su
questo argomento sono aumentati. L’idea dell’esistenza di più
universi è un concetto fantascientifico che esiste da decenni, ma
per quanto riguarda i film, le storie di persone che viaggiano in
universi diversi sono diventate di moda solo di recente. Per
esempio, Rick and Morty è una serie animata basata sui
viaggi nel tempo. E naturalmente, una volta che il MCU ha iniziato a
esplorare i multiversi, altri franchise l’hanno inevitabilmente
seguito.
Alcuni dei film più grandi e di
maggior successo degli ultimi anni sono stati ambientati
all’interno del multiverso, che sembra destinato a rimanere finché
il pubblico continuerà a trovare interessante questo concetto. Di
seguito sono riportati alcuni dei film sul Multiverso più degni di
nota di tutti i tempi, classificati dal peggiore al migliore.
The One (2001)
The One non è il
film numero uno del multiverso se giudicato in base alla qualità.
Questo va sottolineato, perché non è esattamente un film che la
critica ha accolto con entusiasmo. Il film d’azione e di
fantascienza vede come protagonista Jet Li, il cui personaggio è costretto a
combattere contro un’altra versione di se stesso.
Un agente che si sposta
nell’universo e che ha ucciso varie altre versioni alternative di
se stesso, diventando più potente a ogni uccisione. Uscito nel 2001
ha il merito di aver anticipato il tema del Multiverso nei film
d’azione prima che le pellicole incentrate su questo argomento
prendessero veramente piede, e anche se non può essere considerato
pienamente un magistrale precursore, può almeno essere definito in
anticipo sui tempi.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia (2022)
Pur non essendo in assoluto uno dei
migliori film del MCU, Doctor Strange nel Multiverso
della Follia non è privo di meriti. Il film di Sam Raimi introduce nei dettagli il tema del
multiverso nel mondo Marvel che poi trova una piena narrazione in
Spider-Man: No Way Home.
Non è né il peggiore né il migliore
film del MCU a essere legato al multiverso in qualche modo, ma vale
la pena menzionarlo per la sua premessa incentrata sul multiverso,
anche se non l’ha esplorato quanto avrebbe dovuto.
The Flash (2023)
Se giudicato come un film sui
supereroi o sui viaggi nel tempo, The Flash può vacillare un po’, ma almeno
utilizza bene il multiverso. È il primo film nelle sale
cinematografiche a concentrarsi sul personaggio di Barry Allen già
visto in Justice League (2017) e nel più apprezzato
Justice League (2021) di Zack Snyder.
È facile vederla come la risposta
della DC ai vari film del MCU e di altri film Marvel che utilizzano bene
il multiverso, con The
Flash che porta in scena versioni multiple di personaggi
familiari (e alcune versioni alternative inedite) e le inserisce in
un unico film. Resta da vedere se questo concetto continuerà a
essere esplorato nei futuri film della DC.
Last Action Hero (1993)
Film d’azione che è anche una
parodia dei film d’azione, Last Action Hero del 1993 è un film di
Arnold Schwarzenegger molto sottovalutato che
ha guadagnato almeno un seguito di culto negli anni successivi alla
sua uscita. Il film segue un ragazzo che viene risucchiato nel
mondo di un film d’azione che ama, con i personaggi immaginari che
finiscono per farsi strada anche nel mondo reale.
Può essere considerato un
proto-multiverso, perché, pur non essendo un film multiverso nel
senso moderno del termine, sfrutta molto la premessa che ogni film
sia effettivamente un universo a sé stante. Inoltre, ci sono due
Arnold Schwarzeneger, visto che interpreta
(brevemente) se stesso e il personaggio fittizio che interpreta nel
film all’interno del film. Potrebbe farvi strabuzzare gli occhi, ma
in modo divertente.
Coherence (2013)
Coherence è uscito
qualche anno prima della recente ondata di blockbuster sul
multiverso e ha dimostrato come sia possibile esplorare un concetto
così vasto con un budget ridotto. Questo film di
fantascienza/mistero del 2013 è stato realizzato con soli 50.000
dollari e segue le stranezze che iniziano ad accadere a un gruppo
di persone durante una cena quando una cometa vola sopra di
loro.
La realtà si piega in modi
interessanti man mano che il film va avanti, con gli io alternativi
– e la possibilità che due universi si incrocino – esplorati in
modo efficace all’interno di una storia su piccola scala e con un
budget ridotto. È un film coinvolgente e stimolante, nonché uno dei
film più creativi e concreti sul tema del multiverso.
Spider-Man: No Way Home (2021)
Uscito qualche mese prima di
Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
Spider-Man: No Way Home è generalmente
considerato il miglior film del MCU incentrato sul
multiverso. Peter Parker si scontra con cattivi provenienti da
altre realtà, che il pubblico riconoscerà dai precedenti film di
Spider-Man che non facevano parte del MCU.
Anche se non sono stati mostrati nel
marketing, il viaggio nell’universo alla fine porta gli Spider-Man
precedenti – interpretati da Tobey Maguire e Andrew Garfield – a entrare nel mondo dello
Spider-Man di Tom
Holland e ad aiutarlo nell’atto finale. Si è trattato di un
crossover semplice ma piacevole per il pubblico e di un uso
complessivamente efficace del multiverso, a cui i futuri film del
MCU che affronteranno lo stesso concetto saranno in ultima analisi
paragonati.
The Lego Movie (2014)
Un altro film uscito in anticipo,
che probabilmente ha avuto una certa influenza sul paesaggio della
cultura pop del 2020, ricco di multiversi, The Lego
Movie è stato un film sorprendentemente buono che si è
rivelato un successo di critica e commerciale. Seguiva un
personaggio Lego apparentemente ordinario che veniva coinvolto in
un’enorme battaglia contro una forza malvagia che sembrava
determinata a distruggere tutti i mondi Lego.
Questo porta a un’abbondanza di
luoghi nuovi e unici da visitare per i personaggi, e un’altra
realtà non-Lego (una realtà in carne e ossa) è persino presente in
modo prominente verso la fine del film. Non offre lo stesso tipo di
viaggio nell’universo di altri film sul multiverso, ma si può dire
che appartenga comunque allo stesso campo.
Spider-Man: Across the Spider-Verse
(2023)
Quasi subito, Spider-Man: Across the Spider-Verse è
diventato uno dei sequel di film di supereroi più acclamati di
tutti i tempi. Il film segue Miles Morales, che si
è ormai abituato a essere l’Uomo Ragno del suo universo, dopo la
morte di Peter Parker nel film precedente. Tuttavia, le
complicazioni sorgono quando emerge un nuovo cattivo e Miles scopre
altre versioni di Spider-Man che non si fermeranno davanti a nulla
per garantire la protezione dei loro universi.
È un film dal ritmo incalzante,
visivamente straordinario e infinitamente creativo, che mescola
efficacemente azione, umorismo e cuore, affrontando al contempo
temi piuttosto intensi (per gli standard dei film per famiglie). La
fine del film con un cliffhanger particolarmente brusco – che
prepara l’uscita di Beyond the
Spider-Verse nel 2024 – è l’unica cosa che gli
impedisce di eguagliare inequivocabilmente il suo predecessore.
Spider-Man: Into the Spider-Verse
(2018)
Spider-Man: Into the Spider-Verse del 2018
rimane il gold standard per l’utilizzo del multiverso in un film di
supereroi. Serve come storia delle origini per Miles
Morales e allo stesso tempo introduce lui – e il pubblico
– allo Spider-Verse, con altre versoni che entrano
in contatto con Miles e vengono coinvolti in una battaglia per
proteggere tutte le loro diverse realtà.
Utilizza questa premessa per
commentare (e a volte parodiare) i precedenti film sull’Uomo Ragno,
ma trova anche il modo di estrarre dal multiverso drammi e sviluppi
avvincenti dei personaggi. È un film incredibilmente intelligente
che è anche spettacolare da guardare e che riesce abilmente ad
attrarre il pubblico di grandi e piccini.
Everything Everywhere All at Once
(2022)
Se Into the
Spider-Verse ha mostrato il potenziale di una premessa
multiverso al suo meglio, Everything Everywhere All at Once si è spinto
ancora più in là, diventando un enorme successo. Il film racconta
di una donna di mezza età che si ritrova inaspettatamente al centro
di una battaglia che determinerà il destino del multiverso, con la
necessità di sfruttare i poteri dei suoi io alternativi per
combattere la forza più potente che il multiverso abbia mai
conosciuto.
È stato realizzato con un budget
modesto e utilizza la pura immaginazione per spingersi in luoghi in
cui nessun altro film è mai riuscito ad arrivare prima. È
divertente, straziante, emozionante e divertente in egual misura, e
alla fine si pone come il migliore dei migliori quando si tratta di
film sul multiverso. Everything Everywhere All at Once è il film da
battere, per qualsiasi altro film che utilizzi il multiverso in
futuro.
L’annunciato film di Matt
ReevesThe
Batman per molti [rumors] sarà l’inizio di una nuova
trilogia che vedrà l’apprezzato regista guidare l’attore Robert Pattinson in una nuova epopea per
il cavaliere mascherato. Ma se così fosse quali sarebbero i costumi
del pipistrello che vorremmo vedere? Proviamo a stilarne almeno 10
possibilità!
Batman: Incorporated
Quando Batman decise di
espandere la sua attività per proteggere Gotham
City e il mondo, tornò al suo abito classico (con
un’estetica moderna). Mentre l’armatura va bene per le scazzottate
più complicate, vale la pena ricordare che ora ci sono tessuti
altrettanto resistenti, e un vigilante come Batman userebbe
comprensibilmente quelli.
Ma la domanda è: potrebbe davvero
funzionare una versione live-action della cintura gialla e
dell’emblema del petto luminoso nel DCEU di
oggi? Con il giusto design, non c’è dubbio che potrebbe davvero
funzionare, e potremmo davvero ottenere la versione più definitiva
di Batman sul grande schermo.
L’armatura Thrasher
Quando si parla di
Armature, è difficile pensare che si possa fare meglio di quanto
visto in Batman V Superman, ma è pur vero che Batman ha
avuto più versioni della sua armatura. Quando il gioco si fa duro
ci vuole qualcosa di altrettanto duro e vale la pena ricordare che
Bruce Wayne è solo un uomo, ma è per questa ragione che spesso tira
fuori abiti come questi in quanto lo protegge da poteri
sovrumani.
La tuta Thrasher è più dura del
kevlar e realizzata con fibre a maglia. Fu
costruito per combattere nelle aree più inospitali della Terra, in
grado di resistere a caldo e a freddi estremi con le basse
temperature basse dell’artico. L’armatura era inoltre dotata di
ossigeno che poteva durare per settimane.
Il costume di Bill Finger
Bill
Finger è uno dei co-creatori di Batman (o “The Bat-Man”
come allora era conosciuto), e ha introdotto gran parte
dell’estetica che abbiamo imparato a conoscere come il Batsuit.
Ora, guardando l’immagine qui sopra, come non potremmo pensare che
questo possa davvero funzionare in un contesto live-action, ma
probabilmente non saremmo tutti d’accordo.
Quelle ali da pipistrello, la
cintura gialla e le orecchie a punta potrebbero sembrare davvero
fantastiche in live-action, e se in The
Batman, Robert Pattinson continuerà a indossare
costumi “fatti in casa”, allora perché no un costume che renda
omaggio al grande talento di Bill Finger. In un
certo senso, sembra che Matt Reeves sia già stato ispirato da
questo, ma una versione più raffinata potrebbe finire il giusto
connubio che rende moderno un grande classico!
Arkham Origins
Nonostante abbia un design
corazzato molto simile a quello visto nella The Dark Knight
Trilogy di Christopher Nolan, questo Batsuit ha una
componente in pelle/tessuto che gli conferisce un aspetto molto
diverso nel complesso. Il cappuccio e il mantello da collegare sono
simili al costume di Noel (ci arriveremo), anche se un po’ più
snelli grazie al simbolo del petto che viene tenuto separato.
Per un Batsuit “finale” introdotto
alla fine di The
Batman, questo avrebbe sicuramente
funzionato per i fan dei fumetti e dei videogiochi. Questo Batsuit
prende le migliori caratteristiche rispetto a molti altri elencati
in questa nostro articolo e le combina perfettamente per creare un
look che sarebbe semplicemente incredibile da far indossare a
Robert Pattinson.
Batman Beyond
Di tutti i costumi che vi abbiamo
parlato, questo è senza dubbio il più drasticamente e
diverso. Il costume di Batman Beyond è stato
originariamente indossato da Terry McGinnis, un ragazzo delle
superiori che diventa Batman sotto le sembianze di un vecchio
Bruce Wayne.
I recenti fumetti di Batman hanno
rivelato una versione corazzata e prototipo della tuta che potrebbe
aprire la porta ad un eventuale aspetto attuale. Tuttavia, sarebbe
innegabilmente divertente vedere Robert Pattinson forse mettere da parte il suo
abito classico consumato e danneggiato in battaglia e indossare un
abito tecnologicamente avanzato. Ma è molto improbabile che
questo design si adatti all’estetica che Reeves sta cercando di
ottenere con The
Batman.
The New 52
Riuscite a credere che sia
passato quasi un decennio dal lancio di questo reboot? Questa serie
ha diversi pregi, come il fatto di esser riuscito a mantenere ala
maggior parte delle trame dell’universo
DC e allo stesso tempo semplificando la sua storia,
rendendolo adatto ai lettori delle nuove generazioni.
La versione del Batsuit della foto
ha dato il via a quella versione delle avventure di Caped Crusader
in questo nuovo mondo, e sebbene sia un look abbastanza semplice
per Batman, le opere di Greg Capullo sarebbero un posto
intelligente in cui cercare ispirazioni per Matt Reeves e il suo
team quando si dovrà di reinventare questo eroe. Questa tuta
trasforma anche il mantello in più di un mantello È basica, ma
potrebbe funzionare bene sullo schermo.
Batman Noel
Batman: Noel
di Lee Bermejo è una rivisitazione
unica del testo originale A Christmas Carol di
Charles Dickens, e presenta un aspetto davvero unico per Caped
Crusader. Una versione live-action di questo abito in pelle
potrebbe correre il rischio di assomigliare troppo ad un costume di
Daredevil, ma almeno alcuni elementi di questo abito
sono entrati nel film di Matt Reeves.
Le aree rinforzate gli conferiscono
molta più forma e un aspetto corazzato che consente al personaggio
– e all’attore – di indossarlo con molta libertà di
movimento. Il modo in cui il simbolo del pipistrello e il
mantello sono collegati è visivamente accattivante, mentre
l’aspetto generale è estremamente fedele ai fumetti senza essere
troppo simile a quello che abbiamo visto in passato. Se quello
visto indossare da Robert Pattinson fino ad ora è un abito
“prototipo”, questa potrebbe facilmente essere la versione
definitiva.
Injustice: Gods Among Us
Parlando di una versione corazzata,
è difficile superare quella vista in Injustice: Gods Among
Us, il videogioco ambientato in una realtà alternativa in cui
Batman e Superman si scontrano dopo che
quest’ultimo perde il controllo e tenta di conquistare la
Terra. Come possiamo vedere, questo Batman è armato dalla
testa ai piedi, anche se la differenza più notevole è nel il
cappuccio.
Invece di essere semplicemente una
maschera, sembra dare a Bruce Wayne molto di più in termini di
protezione; qualcosa che dovrebbe tornare utile durante questa
avventura. Dato ciò che abbiamo visto finora, è facile immaginare
che questa versione possa inserirsi in The
Batman, ed è facile immaginare un cavaliere oscuro
inesperto che alla fine indossi una tuta protettiva come
questa.
Arkham Asylum
Altra versione affascinante
di Caped Crusader è possibile trovarla in Arkham Asylum,
altro videogioco che vede il pipistrello essere intrappolato in una
prigione piena dei suoi più grandi nemici, e il Batsuit diventa
presto logorato di conseguenza. Vedere Pattinson indossare un abito
del genere sarebbe una mossa interessante in termini di design,
mentre anche una versione pulita dell’outfit è ancora un design
efficace che apparirebbe fantastico se adattato al cinema.
Una volta passato il vestito
prototipo, sarebbe davvero efficace vedere Batman adottare un abito
in stile Arkham che mostra danni, ma che sottolinea anche
quanto sia un eroe con molte risorse.
Il costume di Jim Lee
Certo, questo Batsuit non
sembra molto diverso da alcuni degli altri design elencati qui, ma
i fan dei fumetti sapranno cosa lo rende così speciale: è quella
tinta blu che il vestito ha! Un vero classico. Il nero e il grigio
sono il tema prevalente in quasi tutti gli altri costumi di questa
lista (è anche l’abbinamento scelto fino ad ora in tutte le
versione in live-action, dalla presa di Tim
Burton a quella di Zack Snyder),
quindi l’uso di una sfumatura di blu aiuterebbe entrambe questa
versione a distinguersi dalle precedenti iterazioni e anche essere
visivamente sorprendente.
Tuttavia, considerando il fatto che
i fumetti e Man of Steel hanno abbandonato la
biancheria intima rossa “iconica” di Superman, sembra probabile che
Robert Pattinson non indosserà mai questa versione
del costume.
“The Batman esplorerà un
caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando
alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà
scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere
il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali
di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
Clark Gregg, che
nel Marvel Cinematic Universe
interpreta Phil Coulson e che ritroviamo
ringiovanito in Captain Marvel, crede che qualcuno
dei Vendicatori sappia che il suo personaggio è ancora vivo nel
MCU.
Il personaggio è interpretato da
Gregg sin dal 2008, al debutto dell’universo condiviso, ed è stato
un comune denominatore per tutta la Fase 1, un periodo culminato
con The Avengers di Joss Whedon.
Nel film, il personaggio di Gregg viene ucciso da Loki, salvo poi
ricomparire vivo e vegeto, anche se un po’ cambiato, in Agents of
SHIELD, la prima serie tv interna al MCU.
In una recente intervista con
Gamespot durante
il press tour di Captain Marvel,
Gregg ha giocato con l’idea che qualche Vendicatore potrebbe essere
a conoscenza del fatto che è sopravvissuto alle ferite infertegli
da Loki. Ecco cosa ha raccontato:
“Sappiamo che Nick Fury sa,
naturalmente, lo abbiamo visto. Credo che Tony Stark sappia certe
cose, trova sempre un modo per sapere le cose, ma penso che i due
abbiano avuto una conversazione a riguardo e abbiano deciso di non
condividerlo ulteriormente. E poi abbiamo chiesto a Lady Sif di non
dirlo a Thor – ma non so quanto ci credo. E Maria Hill sa, ha
passato del tempo con lui, ma penso che tutti gli altri stiano
semplicemente tenendo il segreto.”
La teoria di Clark Gregg potrebbe
avere qualche fondamento. Considerando che Stark ha i mezzi per
conoscere le cose, per non parlare di quando lo S.H.I.E.L.D. è
stato smantellato in seguito agli eventi di Capitan
America: The Winter Soldier, ha assunto la direzione dei
Vendicatori e ha persino assunto Maria Hill (Colbie
Smulders), ci sono buone probabilità che lui lo sappia.
Supponendo che questo sia il caso, ci si chiede se questo in
qualche modo possa avere un ruolo in Avengers: Endgame.
Il capo della Marvel TV,
Jeph Loeb, ha fatto notare che questa sottotrama
pendente verrà risolta in un modo sorprendente, a meno che non lo
si decida di farlo sul piccolo schermo con Agents of
S.H.I.E.L.D.
Quali sono i supereroi preferiti degli
attori che hanno impersonato i Vendicatori della Marvel? Il sito Buzzinefilm ha
indagato e, con un po’ di sorpresa, dalle interviste è emerso
che
L’abbiamo conosciuta
principalmente grazie alla saga di
Twilight, tuttavia Kristen
Stewart, prima di cambiare radicalmente look, ha già
cercato di scrollarsi di dosso l’eredità di Bella Swan,
come ha fatto il suo partner Robert Pattinson. L’attrice infatti
si sta construendo una carriera alternativa fatta di piccole
apparizioni in film indipedenti, e proprio mentre promuoveva uno di
questi (Still Alice, candidato all’Oscar
per la migliore attrice protagonista, Julianne
Moore), l’attrice ha avuto modo di palesare il suo
interesse nel diventare protagonista di un cinefumetto.
“Mi piace guardare quei film e
mi piacerebbe mostrare alle persone qualcosa che non sia soltanto
‘Kristen Stewart’ in un altro ruolo, in una circostanza
diversa.” E così sulla base della sua prima esperienza con
l’action, ovvero Biancaneve e il
Cacciatore, in cui ha lavorato accanto a
Chris Hemsworth/Thor, l’attrice ha
parlato di quale dei suereroi Marvel le piacerebbe interpretare:
“Sono sicura che potrei fare qualcosa per Capitan America,
sapete? … Potrei essere la persona giusta.”
Detta in questi termini, la cosa
suona alquanto strana. Ma chissà, in un prossimo futuro la Marvel
potrebbe aver bisogno di un personaggio che possa essere proprio
con la Stewart! Che ne dite?
Di ritorno dall’impegno nello
sviluppo della serie Luck per la HBO, per cui ha diretto anche
l’episodio pilota, Michael Mann è alla ricerca di una storia con
cui riaffacciarsi al grande schermo dopo Nemico Pubblico.
A tutti i fan accaniti degli
horror è
sicuramente capitato di pensare a come si comporterebbero se
fossero personaggi un racconto dell’orrore, che ruolo potrebbero
svolgere e che decisioni prenderebbero per poter sopravvivere. Le
tipologie di personaggi dei film horror sono parecchie e mente alcune sono
completamente scomparse, altre rimangono evergreen. Ma vi siete mai
chiesti che tipo di personaggio interpretereste, in base al vostro
segno zodiacale?
Ariete: Quello che non è
abbastanza spaventato
C’è uno strano rumore che
proviene dal seminterrato e questo tipico personaggio vuole sempre
“controllare”. Tutti i compagni gli gridano: “Non entrare lì
dentro!” ma l’Ariete del film non ha paura — o forse non
abbastanza. Gli Ariete sono notoriamente coraggiosi e tenaci,
disposti e desiderosi di abbracciare nuove avventure e vedere nuovi
posti.
Una misteriosa vacanza gratis su
un’isola remota con un misterioso ospite? Ci andranno subito! Una
strana telefonata con una voce confusa che fa strane domande?
Casey Becker di Scream risponde al telefono con un sorriso
rilassato, incanalando totalmente la nonchalance dell’Ariete. Il
loro sfrenato ottimismo impedisce loro di avere troppa paura di
quasi tutto.
Toro: lo scettico
Il Toro è un segno fisso e,
come tale, ama la sua routine. Tutto ciò che si allontana dalle
loro abitudini, è un cambiamento sgradito. Questo include
ovviamente assassini in fuga, fantasmi e altre cose
paranormali.
I Toro vogliono essere tranquilli e
indisturbati, quindi vorranno comportarsi come se non stesse
succedendo nulla di spaventoso e tornare a qualsiasi attività sia
stata interrotta da uno scricchiolio o da una voce incorporea. Si
fidano solo dell’evidenza, quindi un Toro dovrebbe vedere il
fantasma con i propri occhi, come Josh Lambert di
Insidious, prima di accettare finalmente che
sia reale.
Gemelli: la final girl
Le migliori Final
Girls nei film horror sono iconiche, e un Gemelli ci
starebbe proprio bene. I Gemelli sono intelligenti e adattabili: la
combinazione perfetta per una Final Girl. Essere in grado di
ribaltare la situazione in un attimo è importante quando si cerca
di sopravvivere in un film horror.
La Final Girl è estroversa e
piacevole, ma anche intelligente, proprio come i Gemelli. Possono
sia trovare una via di uscita da una situazione difficile con un
rapitore, o superare in astuzia qualsiasi spirito o nemico della
vita reale sia sulla loro strada. Nel caso di Dani
di
Midsommar, è stata in grado di lottare per la sopravvivenza
all’interno della setta e allo stesso tempo di vendicarsi di
Christian per il modo in cui l’ha trattata.
Cancro: l’amante protettivo
Anche se i Cancro
odierebbero i film horror come Midsommar dove gli amanti vengono
separati, potrebbero essere i loro propri Amanti da film horror.
“Gli Amanti” è un altro tropo comune nei film horror e la coppia
ufficiale del gruppo di amici, di solito.
La profondità emotiva di un Cancro
è combinata con la loro lealtà verso il partner e la loro natura
protettiva, come la lealtà e la protezione reciproca di
Ed e Lorraine Warren in The Conjuring, che insieme fanno una squadra
perfetta. L’intuizione del Cancro li aiuterebbe a prendere
decisioni rapidamente ed efficacemente per aiutare a salvare
l’altra metà.
Leone: il leader
I Leoni sono leader nati e
sicuri di sé e sarebbero quelli che riuniscono tutti per lavorare
su un piano d’azione comune, come Curt Vaughan in
The Cabin In The Woods. Le persone si affidano
infatti istintivamente ai leoni come guida e comando.
Sono anche grandi cheerleader,
quindi potrebbero fare un discorso ispiratore e non lascerebbero
nessuno a morire. I Leo non si arrendono mai e hanno molta
determinazione quando si tratta di raggiungere i loro obiettivi,
che sono caratteristiche chiave per far sopravvivere il gruppo
mentre si cerca di placare le creature infernali.
Vergine: il messaggero
C’è sempre qualcuno, sia esso un
individuo locale in una città spettrale, che ha qualche intuizione
su ciò che sta succedendo e dà un avvertimento ai personaggi
principali del film. Questo messaggero è una Vergine, e l’esempio
perfetto si vede quando Andre Hayworth escalama
una delle citazioni più memorabili di un film di Jordan
Peele che rimarrà per sempre negli spettatori: “Get
Out!“
I Vergine sono notevolmente
affidabili, quindi dovrebbero essere affidabili quando dicono che
un mostro attraversa la città ogni notte a mezzanotte o che la
sventura attende chiunque entri nella vecchia villa sulla collina.
Sono anche abbastanza pazienti da aspettare che la gente si renda
conto che hanno ragione.
Bilancia: L’amante romantico
La vivace e civettuola
Bilancia è l’altra metà della coppia degli innamorati. La loro
natura idealista permette loro di connettersi ancora con il loro
partner, anche nel momento del pericolo. I Bilancia sono anche i
diplomatici dello zodiaco e sono bravi a prendere decisioni in
coppia o in gruppo.
I Bilancia possono trovare tempo
per il romanticismo in qualsiasi situazione ed essere in grado di
ideare un piano di sopravvivenza per il loro partner e per loro
stessi, come Dani e Jamie, che si sono innamorati e hanno
combattuto i fantasmi in The Haunting Of Bly Manor. Tuttavia, la loro
tendenza a farsi prendere da un momento romantico potrebbe avere
conseguenze fatali.
Scorpione: il cattivo/complice
segreto
Gli Scorpioni amano i
segreti, quindi avere un piano segreto o un ruolo che ha a che fare
con una grande rivelazione è pane per i loro denti. Gli scorpioni
sono anche molto determinati, quindi se hanno un conto in sospeso o
vogliono creare un po’ di caos, faranno di tutto per raggiungere i
loro obiettivi. Uno Scorpione potrebbe tirare fuori uno dei più
scioccanti colpi di scena dei film horror con la sua rivelazione,
come Billy Loomis che rivela di essere
Ghostface in Scream.
Gli Scorpioni sono abbastanza
coraggiosi da mettersi proprio di fronte al loro nemico senza
temere nulla. Se non sono il vero e proprio cattivo, possono essere
il perfetto complice in incognito, poiché gli Scorpioni sono
assolutamente leali nei confronti di chi si guadagna la loro
fiducia.
Sagittario: il rilassato
C’è un personaggio nel
gruppo che semplicemente segue il corso degli eventi, anche vagando
e scomparendo per un po’ prima di ricomparire miracolosamente, come
Marty Mikalski in The Cabin In The
Woods. Un Sagittario è avventuroso e alla mano e potrebbe
navigare in un paesaggio dell’orrore da solo se dovesse farlo.
Il Sagittario è anche di solito
saggio e offre un’opinione arguta al gruppo su qualcosa che gli è
sfuggito o può impedire che un disaccordo distrugga la squadra.
Mikalski ha saggiamente notato: “Noi non siamo quello che siamo”,
il che indicava il piano di The Facility per il
gruppo prima che fosse rivelato.
Capricorno: lo scienziato
pazzo
Se c’è un segno che potrebbe essere
così preso dalle sue ambiziose imprese scientifiche da creare un
mostro assassino o una malattia mortale, come nel
Frankenstein di Gene Wilder, è il
Capricorno. I capricorni sono laboriosi, a volte anche
stacanovisti, e fanno molta fatica a rinunciare alle cose.
Se volessero riportare in vita
qualcuno o presentarsi davanti alla comunità scientifica con una
grande scoperta, niente potrebbe ostacolarli, non importa quali
saranno i risultati (o i disastri) lungo la strada. E sicuramente
correggerebbero tutti quelli che pronunciano male il loro nome,
come il dottor Frankenstein.
Acquario: Il cacciatore di
fantasmi/detective
Gli Acquario sono gli
altruisti del gruppo e hanno un forte senso della giustizia, come
l’ispettore Dave Toschi che insegue senza sosta
l’assassino in Zodiac. Sono molto intelligenti ed eccellenti
risolutori di problemi, il che li rende i perfetti Ghosthunter o
detective del gruppo principale.
Farebbero qualsiasi cosa in loro
potere per proteggere gli altri e non hanno paura di pensare fuori
dagli schemi per trovare soluzioni, il che si rivela indispensabile
quando hanno a che fare con il paranormale o serial killer
imprendibili.
Pesci: Il fantasma
Si dice che i fantasmi
siano legati a forti eventi emotivi e che possano facilmente
percepire i sentimenti degli altri e far sentire anche le loro
emozioni. Anche i Pesci hanno questo talento, in quanto sono
altamente empatici. Ci sono alcuni fantasmi piuttosto terrificanti
nei film horror, ma un Pesci sarebbe molto più gentile, come il
dottor Malcolm Crowe ne Il sesto
senso.
Sono anche molto creativi, il che
risulterebbe utile interpretando un fantasma, dato che molte
infestazioni nei film horror sono un po’ un cliché. Uno spirito
dovrebbe essere veramente innovativo per ottenere una reazione
dalle persone, e un Pesci sarebbe in grado di farlo.
Oltre alle sale cinematografiche
che già si addobbano a festa, anche Netflix pensa a proporre il suo film per le
vacanze, Qualcuno salvi il Natale, con tanto di
campanelli, strenne, slitta, luci e regali, e ovviamente un Babbo
Natale d’eccezione: Kurt Russell.
La trama di Qualcuno salvi il Natale
La storia, nella più classica
tradizione natalizia, parla di una famiglia che, a seguito di una
grave perdita, ha smarrito la magia del Natale e che verrà aiutata
da un incontro magico, durante la Vigilia di Natale. Il film
racconta la storia di Kate (Darby Camp) e Teddy
Pierce (Judah Lewis), un fratello e una sorella
che, all’arrivo di Babbo Natale (Kurt
Russell) durante la vigilia, vogliono scattargli una
foto. Il loro piano si trasforma però in un viaggio inaspettato,
che molti bambini potrebbero solo sognare. Dopo aver sorvegliato di
nascosto Babbo Natale e averlo visto arrivare, si nascondono nella
sua slitta, causando un incidente che rischia di rovinare il
Natale. Nel corso di una notte avventurosa, Kate e Teddy lavorano
con Babbo Natale – come nessuno l’ha mai visto prima – e i suoi
fedeli elfi per salvare il Natale, prima che sia troppo tardi.
Qualcuno salvi il
Natale non ha certo l’ambizione di eguagliare i film dai
quali trae ispirazione, come Mamma ho perso
l’Aereo o Miracolo sulla 34° strada, ma
desidera senz’altro sistemarsi in una poltrona di prima fila per
quello che riguarda l’offerta casalinga per gli spettatori più
giovani, almeno per questa stagione festiva. Il film è infatti
indirizzato a un pubblico giovanissimo, carico di buoni sentimenti
e di momenti sdolcinati, che però non stonano con l’intero
racconto, più un’avventura che un dramma natalizio.
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Kurt Russell: intervista al protagonista
Se c’è un motivo di
interesse o di divertimento nel film, questo è da ascrivere
all’interpretazione di Kurt Russell. Il suo Babbo Natale è buffo e
consapevole, cerca di sfuggire alla sua fama ma allo stesso tempo
abbraccia con grande serenità il suo dono di conoscere tutti i
bambini del mondo (e coloro che lo sono stati) e ha seriamente a
cuore il destino della festività che lui stesso rappresenta. Con
leggerezza, ma senza superficialità, si fa protagonista della
storia e Russell sembra essersi divertito moltissimo ad
interpretarlo, con la stessa leggerezza.
Qualcuno salvi il
Natale è un film per le mattine festive, da godere in
famiglia, che senza la pretesa di entrare nel canone natalizio dei
film culto per questo periodo dell’anno, scalda il cuore e fa
compagnia. E per chi avrà la pazienza di seguire tutta la storia
verso lo scontato finale, avrà diritto alla piccola chicca finale,
che Netflix ha regalato ai suoi fedeli spettatori.
Qualcuno salvi il
natale è una meravigliosa avventura natalizia, un film
originale Netflix
prodotto da Chris Columbus (Mamma,
ho perso l’aereo, Harry Potter e la pietra
filosofale) e diretto da Clay Kaytis (Angry Birds – Il
film).
Il film racconta la storia di Kate
(Darby Camp) e Teddy Pierce (Judah Lewis), un fratello e una
sorella che, all’arrivo di Babbo Natale (Kurt Russell) durante la vigilia,
vogliono scattargli una foto. Il loro piano si trasforma però in un
viaggio inaspettato, che molti bambini potrebbero solo sognare.
Dopo aver sorvegliato di nascosto Babbo Natale e averlo visto
arrivare, si nascondono nella sua slitta, causando un incidente che
rischia di rovinare il Natale. Nel corso di una notte avventurosa,
Kate e Teddy lavorano con Babbo Natale – come nessuno l’ha mai
visto prima – e i suoi fedeli elfi per salvare il Natale, prima che
sia troppo tardi.
Il regista Clay Kaytis ha affermato:
«Nessuno meglio di Kurt Russell avrebbe potuto portare in vita
la nostra versione di Babbo Natale, così rude, carismatico e
divertente. Sin dal primo incontro, si è perfettamente calato in
questo ruolo iconico, facendosi addirittura crescere
un’impressionante barba durante le riprese. Lavorare con Kurt è
stato un sogno divenuto realtà, insieme abbiamo creato quella che
penso diventerà la nuova immagine di Babbo Natale per le prossime
generazioni».
Secondo il produttore Chris
Columbus: «Kurt è il Babbo Natale perfetto. Carismatico, con un
senso dell’umorismo pungente quando necessario. Siamo emozionati
perché il pubblico vedrà la sua incredibile performance sullo
schermo e speriamo che QUALCUNO SALVI IL NATALE diventi un classico
senza tempo».
QUALCUNO SALVI IL
NATALE sarà disponibile su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo
dal 22 novembre 2018.
Qualcuno
salvi il Natale, il film Netflix diretto da Clay Kaytis e
prodotto da Chris Columbus, Mark Radcliffe e
Michael Barnathan debutterà giovedì 22
novembre in tutto il mondo.
Qualcuno salvi il
Natale è una meravigliosa avventura natalizia, un film
originale Netflix prodotto da Chris Columbus (Mamma, ho perso
l’aereo, Harry Potter e la pietra filosofale) e diretto
da Clay Kaytis (Angry Birds – Il film).
Qualcuno salvi il Natale, la
trama
Il film racconta la storia di Kate
(Darby Camp) e Teddy Pierce (Judah Lewis), un fratello e una
sorella che, all’arrivo di Babbo Natale (Kurt Russell) durante la vigilia, vogliono
scattargli una foto. Il loro piano si trasforma però in un viaggio
inaspettato, che molti bambini potrebbero solo sognare. Dopo aver
sorvegliato di nascosto Babbo Natale e averlo visto arrivare, si
nascondono nella sua slitta, causando un incidente che rischia di
rovinare il Natale. Nel corso di una notte avventurosa, Kate e
Teddy lavorano con Babbo Natale – come nessuno l’ha mai visto prima
– e i suoi fedeli elfi per salvare il Natale, prima che sia troppo
tardi.
Qualcuno salvi il Natale sarà disponibile su
Netflix
in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo dal 22 novembre
2018.
La giovane studentessa
Akiko (Rin Takanashi) decide di prostituirsi per potersi
pagare gli studi, accettando di incontrare anche uomini molto più
vecchi di lei. In uno di questi incontri, si imbatte in un
sessantenne professore universitario, Takashi, (Tadashi
Okuno) che dimostra un grande affetto e interesse nei suoi
confronti.
Abbas Kiarostami con
Qualcuno da Amare scrive e dirige una storia lineare,
conferendo una sorta di elegante ambiguità ai personaggi e nelle
reazioni che si sviluppano tra di essi, questo si percepisce in un
crescendo fino ad un finale spiazzante. Sembra di assistere a una
realtà comune e non troppo lontana dal vivere quotidiano
incastonata in una Tokyo intensa e suggestiva come non lo si vedeva
da Lost in Traslation di Sofia Coppola. La
macchina da presa si cala perfettamente nei ritmi e nella giornata
senza tempo di Akiko, in cui l’unico elemento di disturbo, in un
personaggio così leggero e fresco, sembra essere il fidanzato
violento Noriaki (Ryo Kase), ossessionato dalla promiscuità
mai esplicita della giovane ragazza. La bravura del regista è stata
di saper impostare la messa in scena in maniera oggettiva senza mai
accennare a nulla, lo si denota sin dall’inizio del film dove la
voce fuori campo e lo sguardo mai indirizzato verso qualcuno, ci
fanno entrare nella vita privata di Akiko, regalando così un inizio
diverso e piacevole dai classici codici del cinema hollywoodiano.
Altro elemento che viene ripetuto in tutti gli ambienti chiusi e
stretti che il film propone, sono i dialoghi molto sensati e
ponderati, senza risultare verbosi. In questi luoghi avviene il
vero confronto di idee e prospettive, costituendo un campionario e
un parallelo con le vicende che si susseguiranno all’interno del
film.
Il risultato del
regista iraniano è una storia accurata che ci fornisce un perfetto
contrasto tra generazioni, tra realtà di villaggio e metropoli, tra
interno ed esterno in cui tutto è separato da un metaforico vetro,
che sia quello della macchina o di una finestra non conta, ma la
bellezza con cui viene mostrato ci fa riflettere per tutta la
durata del film. La riuscita del film è anche da attribuire a
questi attori sconosciuti, che restituiscono reazioni di umana
spontaneità in determinati incontri/scontri che sono il ritmo
naturale del film, di cui il montaggio di BahamnKiarostami si limita a seguire come respiro naturale.
Qualcuno da amare, è
un film che riesce a restituire un atmosfera palpitante senza una
morale o una retorica, poiché non è importante ai fini della
storia. Ma riflette con quell’indole che hanno i film nipponici,
che vedono lo spazio come un’estensione dell’uomo stesso.
Dal 24 Aprile al cinema.
In Qualcosa
nell’aria maggio del 1968, un gruppo di ragazzi si trova a
vivere il caos della rivoluzione culturale che sta attraversando
l’intero paese; Gilles è un liceale di diciassette anni che in
questa confusione generale cerca di trovare la sua strada divisa
tra una carriera artistica e l’attivismo politico. Ben presto si
ritroverà a crescere spostandosi con i suoi amici tra una città
all’altra, tra Europa e Oriente per tornare a casa ed essere
consapevole di sé stesso.
Olivier Assayas
porta la sua esperienza autobiografica nella vita di Gilles con
Qualcosa nell’aria, (Clément
Métayer) raccontando con uno stile di regia sobrio che si
sofferma su inquadrature essenziali e misurate la vita di questo
ragazzo e del gruppo dei suoi coetanei ricercando più l’atmosfera
generale del film che l’intreccio di sceneggiatura. Perciò l’autore
scrive di personaggi poco empatici, coscienti e attivi in
apparenza, ma soprattutto sbandati e indecisi nella sostanza delle
loro idee. Si fingono rivoluzionari quando infondo si sono presi
una sorta di pausa dalla loro vita borghese. La bravura del regista
francese sta nel voler tinteggiare l’intero film di questa essenza
di insicurezza e credere in un sogno che vorrebbero li guidasse
lontano ma che in realtà sarà solo un inevitabile risveglio che li
porterà a ragionare sulle loro vite.
Qualcosa nell’aria, il film
Assayas usa la camera per scrivere
di una generazione che ha aspettato il grande sogno e che nel
momento di viverlo si scontra con la polizia, contestano l’autorità
dei genitori che li mantiene e scopre la rivoluzione sessuale e le
droghe leggere. Ma la bravura del regista è stata nell’evitare
sapientemente tutte le trappole e le storie parallele che si
potevano tracciare, mentre si è preoccupato di rinfrescare la
memoria attingendo direttamente dal proprio bagaglio personale,
inquadrando volutamente gli alter ego dell’ex fidanzata drogata, il
padre sceneggiatore tv e le mille citazioni che si percorrono per
tutto il film tra dettagli di libri e voice over del protagonista,
il tutto unito da una colonna sonora scelta accuratamente e facendo
rientrare nella storia tutto ciò che lo ha colpito e segnato nella
sua vita. Il montaggio di Luc Barnier collega la
vita di Gilles tra tempi lineari ed ellissi che si sposano con i
sogni e le idee di un epoca, riuscendo a trasmettere lo spirito,
senza usare la rievocazione nostalgica, che molti film con questo
tema sottolineano, ma anzi segue la vita di questi ragazzi anche
negli errori, lasciando anche una porta aperta ad un ipotetica
lieve critica di diventare adulti in quel modo.
Molto bravi sono gli attori,
completamente a loro agio negli ambienti e nei luoghi della
rievocazione e bravi nel ricordare la vita dei loro genitori visto
che sono quasi tutti nati negli anni novanta. Oltre al protagonista
spicca Lola Créton (Un amore di gioventù)
e gli esordienti India Menuez e Carole
Combes.
Qualcosa nell’aria
non ha né politica né azione, forse per questo è piaciuto ma non ha
entusiasmato al 69° Mostra del Cinema di Venezia, lo spettatore
assiste con lo stesso umore lo scorrere del film. Pur trattando una
tematica attuale, giovani che sembrano preoccupati per il loro
futuro, ma quello che scelgono di fare lo spettatore attuale a non
lo accetta del tutto, poiché si trova ad osservare vite piuttosto
distanti nelle scelte e nel modo di intraprendere un percorso alla
ricerca di sé stessi, che va bene per la memoria storica ma poco
per l’emozione in sala.
Da sempre la commedia sentimentale è
uno dei generi più popolari e apprezzati del cinema, capaci di
trasmettere emozioni di ogni tipo facendo sognare spettatori di
tutte le età. In tale vasta categoria è però sempre più difficile
trovare qualcosa di diverso, capace di rimanere particolarmente
impresso nella mente e nel cuore. Uno dei titoli che ancora oggi, a
distanza di oltre vent’anni, riesce in ciò è Qualcosa è
cambiato (qui la recensione). Film scritto
e diretto dal celebre premio Oscar James L.
Brooks, autorità del genere già impostosi nel 1983 con il
film Voglia di tenerezza. Narratore dotato di grande
sensibilità, Brooks ha qui nuovamente dato vita ad una storia tanto
divertente quanto sincera e commovente.
La sceneggiatura di Qualcosa è
cambiato girava già tempo ad Hollywood, con il titolo
Vecchi amici. Questa venne scritta da Mark
Andrus, ma lo stesso Brooks vi rimise mano dopo averne
acquisito i diritti. Il regista ebbe poi particolare difficoltà a
trovare un titolo migliore al film, riuscendovi però giusto in
tempo per la realizzazione di trailer e poster. Indicato come uno
dei più grandi film di tutti i tempi, questo lungometraggio fece
furore al momento della sua uscita, divenendo uno dei grandi
protagonisti del suo anno. Questo arrivò infatti a vincere alcuni
tra i maggiori riconoscimenti dell’industria, ottenendo infine
sette nomination agli Oscar e vincendone due.
Anche a livello economico si affermò
come uno dei maggiori risultati dell’anno. A fronte di un budget di
circa 50 milioni di dollari, Qualcosa è cambiato arrivò a
guadagnare 314 a livello globale. Ancora oggi è ricordato come uno
dei più grandi film del suo genere, e per scoprire ulteriori
curiosità legate ad esso basterà proseguire qui nella lettura. Di
seguito sarà infatti possibile approfondire dettagli della trama e
del cast, ritrovando anche alcune delle più belle ed esplicative
frasi del film. Infine, si elencheranno le piattaforme dove è
possibile ritrovare il film in streaming per una comoda visione
casalinga.
Qualcosa è cambiato: la
trama del film
La storia si svolge a New York, ed
ha per protagonista Melvin Udall, un affermato
scrittore di romanzi rosa che soffre di disturbo
ossessivo-compulsivo. Questi segue una ferrea routine, all’interno
della quale ha modo di vivere un esistenza tranquilla anche se
solitaria a causa del suo brutto carattere. Tra i suoi appuntamenti
fissi vi è quello di pranzare sempre nello stesso locale, dove
conosce la camiera Carol, madre single di un
bambino debole di salute. Sarà proprio per via di quest’ultimo che
la donna rinuncerà al suo lavoro, sconvolgendo così le abitudini di
Melvin. Per rimediare alla situazione, Melvin decide di fornire
alla donna quanto necessario affinché il figlio possa guarire,
nascondendo però dietro tale gesto un certo sentimento verso la
cameriera.
Allo stesso tempo, egli si trova a
dover accudire il detestabile cane di un suo vicino di casa, il
pittore gay Simon. Questi è infatti stato
brutalmente aggredito, momento a partire dal quale vive una
profonda crisi personale. Ridotto al verde, questi si trova
costretto ad andare dai suoi genitori a Baltimora per chiedere loro
il denaro che gli occorre. Visto che non può guidare, convince così
Melvin e Carol ad accompagnarlo nel viaggio. Melvin si prepara
meticolosamente ad affascinare Carol approfittando dell’occasione,
ma non riesce mai a mostrarsi migliore di quello che vorrebbe
essere, diventando perfino geloso dell’amicizia tra Carol e Simon.
Ma ben presto si accorgerà che qualcosa, nonostante tutto, è
davvero cambiato dentro di lui.
Qualcosa è cambiato: il
cast del film
Per dar vita allo stravagante
Melvin, Brooks dichiarò di non essere riuscito a pensare ad attore
migliore di Jack
Nicholson. I due avevano già collaborato per
Voglia di tenerezza, e vantavano un ottima intesa grazie a
cui poterono lavorare per costruire il personaggio. L’attore si
disse estremamente affascinato da Melvin, considerandolo il ruolo
più difficile mai interpretato, ma anche il più adorabile tra
tutti. Egli contribuì attivamente alla nascita di questo, dando il
proprio parere sull’abbigliamento e studiando a fondo il disturbo
ossessivo-compulsivo, al fine di conferire realismo al personaggio.
Nicholson era poi estremamente preoccupato dall’eventualità che
nessuno apprezzasse il film per via del suo protagonista tanto
scontroso e detestabile. Ciò però non si verificò, e anzi
l’interpretazione che Nicholson diede di Melvin gli permise di
vincere il suo terzo premio Oscar.
Accanto a lui si ritrova poi
l’attrice Helen Hunt nei panni della cameriera
Carol. Questa venne ritenuta l’interprete più adeguata a tale
ruolo, ma aveva all’epoca 34 anni, circa dieci in meno rispetto
all’età originariamente pensata per il personaggio. Brooks decise
infine di abbassare quest’ultima, permettendo all’attrice di dar
vita ad una donna a lei più coetanea. Anche lei finì con il vincere
l’Oscar come miglior attrice. Nei panni del pittore Simon si
ritrova invece Greg Kinnear. Questi si disse
particolarmente spaventato all’idea di recitare con Nicholson,
considerandolo particolarmente imprevedibile. L’attore si trovò poi
a dover fingere una buona sintonia con il cane Verdell, con il
quale fece in realtà fatica a relazionarsi. Quest’ultimo,
particolarmente importante nel film, venne interpretato da ben sei
Griffoncini di Bruxelles. Nel film è poi presente l’attore
Cuba Gooding Jr. nei panni di Frank Sachs, amante
di Simon.
Qualcosa è cambiato: le
frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Qualcosa è
cambiato è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale
entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno sabato 23 luglio alle ore
00:15 sul canale Rai
1.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del
film:
Mi fai venire voglia di essere un uomo
migliore. (Melvin)
La verità è che tu mi disturbi enormemente, e io so che…
penso che… io penso che sia meglio per me non avere contatti con te
perché tu non sei ancora pronto e sei un po’ grandino per non
essere pronto e io sono troppo grande per non tenerne conto. Ma è
anche vero che si sono verificati atti di straordinaria dolcezza…
quindi grazie del viaggio comunque. Buonanotte,
buonanotte. (Carol)
Come faccio a descrivere così bene le donne? Penso ad un
uomo, e gli tolgo razionalità ed affidabilità. (Melvin)
Non è vero. Alcuni di noi hanno grandi storie, bellissime
storie ambientate su dei laghetti, piene di barche, di amici e di…
ciambelle alla marinara. Certo, nessuno in questa macchina, ma per
tanta gente questa è la vita: divertimento e ciambelle alla
marinara. La cosa che rende tutto difficile non è che per te sia
andata male. Ti fa più incazzare che per tanti altri sia andata
bene. (Melvin)
Un momento romantico ti ha mai portato a fare una cosa
anche se sai che è una stupidaggine? (Carol)
Qualcosa è
cambiato è il film del 1997 di James L.
Brooks con protagonisti
Jack Nicholson, Helen Hunt, Greg Kinnear e
Cuba Gooding Jr.
Anno: 1997
Regia: James L.
Brooks
Cast: Jack
Nicholson, Helen Hunt, Greg Kinnear, Cuba Gooding Jr.
Qualcosa è cambiato: la trama
Qualcosa è
cambiato – trama: Siamo a New York, una grande metropoli
dove si incrociano tre vite: quella di Melvin Udall, un affermato
scrittore di romanzi rosa che soffre di disturbo
ossessivo-compulsivo, offende e umilia costantemente gli altri a
causa del suo pessimo carattere, è un misantropo razzista e non ama
molto neri, gay, ebrei, vecchiette e cani. Poi c’è Simon, il suo
vicino gay; un pittore che subisce un’aggressione in casa e per
pagare l’assistenza sanitaria ha dilapidato tutto il suo
patrimonio. Come se non bastasse durante la convalescenza è
costretto ad affidare il suo amato cagnolino Verdell proprio
all’odioso Melvin. E infine Carol, madre single di un bambino
debolissimo di salute, che fa la cameriera in un locale dove Melvin
va a mangiare ogni giorno portandosi dietro posate di plastica per
la sua paura dei germi.
Un giorno Carol è costretta a
rinunciare al lavoro per assistere suo figlio in malattia e ciò
stravolge le abitudini di Melvin. Per risolvere il problema, lo
scrittore invia a casa di Carol il suo medico personale con
l’ordine di non badare a spese e fare tutto il possibile per far
guarire il bambino in modo che Carol possa tornare a servirgli il
pranzo e a sopportare le sue cattiverie; una sorta di altruismo
spinto dal proprio egoismo e dai propri inguaribili istinti
abitudinari. Melvin si troverà costretto ad aiutare anche Simon che
nel frattempo è stato sfrattato di casa essendo rimasto ‘al
verde’.
Quest’ultimo dopo l’aggressione non
riesce neanche più a dipingere e la sua ex segretaria lo convince
ad andare dai suoi genitori a Baltimora per chiedere loro il denaro
che gli occorre. Visto che non può guidare, convince così Melvin e
Carol ad accompagnarlo nel viaggio. Melvin si prepara
meticolosamente ad affascinare Carol approfittando del viaggio, ma
non riesce mai a mostrarsi migliore di quello che vorrebbe essere,
diventando perfino geloso dell’amicizia tra Carol e Simon. Ma ben
presto si accorgerà che qualcosa, nonostante tutto, è davvero
cambiato…
Qualcosa è cambiato, il film
Qualcosa è
cambiato è un film del 1997 diretto da James L.
Brooks, famoso ai più per essere anche l’autore della
fortunatissima serie cartoons The Simpson. I tre attori
protagonisti sono
Jack Nicholson nei panni dell’antipatico e asociale
Melvin Udall, Helen Hunt nei panni della
confusionaria Carol Connelly e Greg
Kinnear nei panni del vicino omosessuale di Melvin, Simon
Bishop. Nicholson e Hunt hanno anche vinto il Premio Oscar e
il Golden Globe come attori protagonisti.
Quanto al film, Qualcosa è
cambiato presenta la classica imbastitura della
commedia americana anni ’90, che ha perso (non completamente) il
buonismo ostentato degli anni ’80 ma al contempo non è ancora
inficiata dall’ironia e dalle continue allusioni sessuali
presenti in molte commedie degli anni 2000.
S’incrociano dunque tre vite di tre
persone molto diverse tra loro ma che finiscono per completarsi e
migliorarsi vicendevolmente. Per ognuno dei personaggi qualcosa
finisce per cambiare davvero, certo non si tratta svolte radicali
ma di piccoli segnali nel quotidiano che li aiutano a vivere
meglio. Su tutti, a cambiare è Melvin, schivo e riluttante verso il
prossimo, che riesce comunque a trovare un po’ di altruismo nel suo
caratteraccio. Ad interpretarlo un grande
Jack Nicholson, il cui personaggio presenta molte
caratteristiche simili a quel Garrett visto in Voglia di tenerezza,
non a caso alla regia di entrambi i film c’è sempre. In realtà
Nicholson non fu la prima scelta del regista
americano, ma il ruolo gli fu proposto dopo un rifiuto di John Travolta. Nel ricevere il suo oscar per
questa interpretazione,
Jack Nicholson dedicò la vittoria a J.T. Walsh,
compagno di set in Codice d’onore, morto poco prima della cerimonia
degli Academy
Awards del 1998.
Per quanto riguarda alcune
curiosità legate al film, a Hong Kong il titolo del film è stato
tradotto con uno stranissimo Mr Pupù di Gatto (Mr.
Cat Poop). Probabilmente si è arrivati a questo titolo dal nome
Melvin, che in cantonese suona molto simile alla parola che in
gergo colloquiale indica gli escrementi. Ancora, Il
taxi (No 2T94) che Melvin chiama per portare Carol e il
suo bambino in ospedale è lo stesso taxi utilizzato in Die
Hard – Duri a morire (1995) da
Samuel L. Jackson.
Uscirà in sala il prossimo 11
maggio distribuito da Adler Qualcosa di
troppo, il nuovo film diretto e interpretato da
Audrey Dana con
protagonisti Christian Clavier, Eric Elmosnino, Alice
Belaidi, Antoine Gouy e Joséphine
Drai.
Cinefilos.it offre
la possibilità a pochi fortunati di vedere il film gratis, in
antreprima, mercoledì 3 Maggio alle ore 20.30.
Manda una e-mail a
[email protected] con il titolo del film in oggetto
(Qualcosa di troppo) e specificando NOME COGNOME E CITTA’ E CINEMA
DI PREFERENZA per avere la possibilità di vincere
un invito valido per 2 persone!
Le anteprime avranno luogo nelle
seguenti strutture:
The Space Beinasco BEINASCO
(TO)
The Space Belpasso BELPASSO
(CT)
The Space Bologna
BOLOGNA
The Space Casamassima
CASAMASSIMA (BA)
The Space Catanzaro Lido
CATANZARO LIDO
The Space Cerro Maggiore
CERRO MAGGIORE (MI)
The Space Corciano CORCIANO
(PG)
The Space Firenze
FIRENZE
The Space Genova Porto
Antico GENOVA
The Space Grosseto
GROSSETO
The Space Guidonia GUIDONIA
(RM)
The Space Lamezia Terme
LAMEZIA TERME (CZ)
The Space Limena LIMENA
(PD)
The Space Livorno
LIVORNO
The Space Lugagnano di sona
LUGAGNANO DI SONA (VR)
The Space Milano Odeon
MILANO
The Space Montebello
MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA (PV)
The Space Montesilvano
MONTESILVANO (PE)
The Space Napoli
NAPOLI
The Space Nola NOLA
(NA)
The Space Parma Barilla
Center PARMA
The Space Parma Campus
PARMA
The Space Pradamano
PRADAMANO (UD)
The Space Quartucciu
QUARTUCCIU (CA)
The Space Roma Moderno
ROMA
The Space Roma Parco de
Medici ROMA
THE SPACE Rozzano ROZZANO
(MI)
THE SPACE Salerno
SALERNO
THE SPACE Sestu SESTU
(CA)
THE SPACE Silea SILEA
(TV)
THE SPACE Surbo SURBO
(LE)
THE SPACE Terni
TERNI
THE SPACE Torino
TORINO
THE SPACE Torri di
Quartesolo TORRI DI QUARTESOLO (VI)
THE SPACE Trieste
TRIESTE
THE SPACE Vimercate
VIMERCATE
*****
La trama del
film:
Avete mai pensato a come sarebbe
mettersi nei panni di una persona dell’altro sesso, anche solo per
un giorno?
Jeanne sicuramente no.
Fresca di divorzio, lontano dai
suoi figli una settimana su due, Jeanne non vuole più sentire
parlare di uomini. Ma un bel giorno, la sua vita prende una svolta
totalmente inaspettata: a prima vista non sembra essere cambiato
nulla in lei… ad eccezione di un piccolo dettaglio!
Questo ‘dettaglio’ dà il via
alle situazioni più buffe, dove la vediamo ridere con la sua
migliore amica, o discutere in preda al panico con il suo
ginecologo. La nostra protagonista farà di tutto per cercare di
superare questa situazione a dir poco… singolare.