Da prima ancora che venisse ufficializzato il cast artistico e tecnico dell’atteso Rogue One A Star Wars Story, si è sempre parlato di una possibile apparizione del personaggio di Darth Vader nel film.
Oggi, MakingStarWars riporta una serie di nuovi dettagli sul possibile ruolo che l’iconico villain avrà nel primo spin-off della celebre saga. Secondo la fonte, un costume è stato meticolosamente ricreato e pare essere identico a quello sfoggiato dal personaggio in Una Nuova Speranza. La cosa più eccitante, però, è un’altra: sembra infatti che James Earl Jones (storica voce di Vader) tornerà a doppiare il personaggio.
Sfortunatamente, la fonte non riporta dettagli specifici su cosa farà esattamente Darth Vader nel film, ma secondo alcuni rappresenterà una vera e propria minaccia per i nuovi eroi della pellicola, pur avendo a disposizioni poche sequenze.
Cosa ne pensate?
[nggallery id=1918]
Diretto da Gareth Edwards su una sceneggiatura di Gary Whitta e Chris Weitz, Rogue One è un film prequel ambientato negli anni tra La Vendetta dei Sith e Una Nuova Speranza. L’uscita è prevista per il 16 dicembre 2016. Nel cast del film Felicity Jones, Mads Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego Luna, Forest Whitaker, Jiang Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars. Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle pronta per la battaglia.

Sembra proprio che il film sarà un nuovo adattamento del romanzo per bambini scritto da Chris Van Allsburg del 1985.




Equivalente del nostro cine-panettone, Daddy’s Home ha incassato $118.307.723 in patria dal 25 dicembre ad oggi anche se con ben poca sostanza alla base. Le gag e le battute dopo i primi 15 minuti diventano prevedibili come anche la banalità delle azioni dei protagonisti che alla lunga stancano: si ritrova un po’ di originalità solo nel finale che strappa un sorriso in più.


Sono state annunciate poco fa, dal Samuel Goldwyn Theater, le nomination all’ottantottesima edizione degli
Il protagonista invece, Johann Radmann, interpretato dal bravissimo e convincente Alexander Felhing, è personaggio di fantasia ma che conferisce alla sceneggiatura quel lato umano e intimista che completa un film mai pedante o esclusivamente cronicistico. Reidmann ed i suoi tormenti interiori, il suo stupore sempre crescente nel realizzare quanto la società civile tedesca fosse coinvolta nelle atrocità del nazismo, sono esemplificative di una nuova generazione di tedeschi che si decide a chiedere conto ai propri padri delle loro responsabilità storiche. La Germania della fine degli anni ’50, gli anni del boom economico e dallo sguardo rivolto al futuro, non ha per nulla voglia di voltarsi ancora indietro ed affrontare il proprio terribile passato, nemmeno troppo lontano. Così Reidmann dovrà affrontare mille difficoltà frapposte fra lui e le sue indagini che un intera società, un intero sistema, vedono con antipatia. Solo il Procuratore Bauer, interpretato da uno straordinario Gert Voss, icona del teatro tedesco, lo spinge a perseverare e a proseguire nel suo lavoro; non sono i gerarchi che si vogliono perseguire, per loro c’è stata Norimeberga, ora tocca agli insegnati, ai falegnami o ai panettieri che meno di vent’anni prima indossavano le lugubri e nere divise delle SS.
Il film è il secondo di una trilogia sulla genitorialità iniziata con il corto Los elefantes nunca olvidan. Ha conquistato la giuria di Venezia 72, presieduta da Alfonso Cuarón, col suo realismo minimalista, con la recitazione complementare dei protagonisti: il naturalismo pasoliniano dell’esordiente Silva e l’abile lavoro di sottrazione di Castro (lanciato a livello internazionale dai film di Pablo Larraín e visto negli italiani È stato il figlio e Il mondo fino in fondo). L’esplorazione della sfera emotiva e sentimentale dei due uomini, che continuamente si mescola con altre spinte e bisogni – dal sesso al denaro, dalla vendetta alla gratitudine, alla necessità di trovare un proprio posto nel mondo, di essere accettati – è indubbiamente interessante. I protagonisti si muovono in un territorio a loro sconosciuto, in cui non sanno come comportarsi, commettono errori, scambiano qualcosa per ciò che non è, senza rendersene conto.