Sarà presentato nella sezione
Orizzonti di Venezia 74 Gatta Cenerentola, il
film d’animazione di ALESSANDRO RAK, IVAN CAPPIELLO,
MARINO GUARNIERI, e DARIO
SANSONE.
Una produzione Mad
Entertainment con Rai Cinema in
partecipazione con Big Sur, in collaborazione
con SkyDancers, in collaborazione con
Tramp Ltd e O’Groove. In
associazione con Optima Italia S.p.A. ai
sensi delle norme sul tax credit prodotto da Luciano
Stella con il contributo di Maria Carolina
Terzi eMauro
Luchetti. Una distribuzione Videa
– Film riconosciuto di interesse culturale con
contributo economico del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per il
Cinema.
Film realizzato anche grazie all’utilizzo del credito d’imposta
previsto dalla Legge 24.12.2007 n. 244 International Sales
Rai Com.
La trama di Gatta
Cenerentola
Cenerentola è cresciuta
all’interno della Megaride, un’enorme nave ferma nel porto di
Napoli da più di 15 anni. Suo padre, ricco armatore della nave e
scienziato, è morto portando con sé nella tomba i segreti
tecnologici della nave e il sogno di una rinascita del porto. La
piccola vive da allora all’ombra della temibile matrigna e delle
sue perfide sei figlie.
La città versa ora nel degrado e
affida le sue residue speranze a Salvatore Lo Giusto, detto ‘o Re,
un ambizioso trafficante di droga che, d’accordo con la matrigna,
sfrutta l’eredità dell’ignara Cenerentola per fare del porto di
Napoli una capitale del riciclaggio. La nave, infestata dai
fantasmi-ologrammi di una tecnologia e di una storia dimenticate,
sarà il teatro dell’intera vicenda e metterà in scena lo scontro
epocale tra la miseria delle ambizioni del presente e la nobiltà
degli ideali del passato. Il futuro della piccola Cenerentola
e della povera città di Napoli sono legati ad uno stesso,
sottilissimo, filo.
Dal 1° luglio 2022, gli spettatori
di tutto il mondo attendono pazientemente il ritorno
della serie probabilmente più importante di
Netflix.
Per la quinta e ultima volta,
Stranger Things si appresta a spaventare e ad
assecondare un pubblico globale con intricatezze fantascientifiche
e drammi profondamente coinvolgenti, anche se la lunga attesa ha
lasciato alcuni insoddisfatti. Per questo motivo, i ritardi, le
anticipazioni, i teaser e qualsiasi tipo di materiale promozionale
sono stati pochi. Ora, però, in un’intervista al Radio Times, il beniamino dei fan
Gaten Matarazzo – l’uomo che interpreta
Dustin Henderson – ha dato un aggiornamento stuzzicante su ciò che
la serie ha in serbo per i fan nella
quinta stagione. Quando gli è stato chiesto di parlare della
portata e dello stile della stagione, Matarazzo ha dichiarato:
“Penso che la [Stagione] 5… sia
enorme, ovviamente, è una delle più grandi stagioni televisive che
credo abbiamo visto da molto, molto tempo.E credo che molte
persone stiano dicendo che potrebbe essere un mix di [Stagione] 1 e
[Stagione] 4, principalmente.E penso che sarebbe un bel
modo di vederla.Ma in termini di scala, è un’opera di
dimensioni enormi”.
Stranger
Thingsè certamente noto per la sua portata e
le sue scelte di design, quindi sapere che l’uscita finale
sarà più grande e più audace che mai potrebbe aiutare ad attenuare
il colpo che è stato questa attesa terribilmente lunga. Dal
punto di vista stilistico, Matarazzo suggerisce che potrebbe essere
simile sia alla prima che alla quarta stagione, cosa che
ha ampliato dicendo: “Ricordo che per la [Stagione] 2 volevano
puntare su un’atmosfera un po‘ più horror di Halloween, e poi la
[Stagione] 3 l’hanno completamente ribaltata, e hanno detto:
’Grande, estate, neon, audace, mutevole’”. E ha continuato: “E la
[Stagione]
4 è tornata esteticamente a quello che abbiamo visto nella
[Stagione] 1, e penso che la [Stagione] 5 sia solo una
continuazione più audace di questo”.
La quinta stagione di Stranger
Things si avvarrà del talento di uno dei più grandi registi del
2024
Non si può nascondere l’enorme
successo di Deadpool
& Wolverine al box office di 2024. Con un
totale globale di quasi 1,3 miliardi di dollari e in
aumento, il trequel è stato un indiscutibile successo
di pubblico. Naturalmente, l’unione di Ryan
Reynolds e Hugh Jackman era il sogno di
molti fan, ma il merito va attribuito al regista Shawn
Levy per aver compreso lo stile e la posta in gioco
necessari per il successo del film.
È interessante notare che
Levy applicherà il suo talento ad almeno un episodio
della quinta stagione diStranger
Things , dopo aver diretto i famosi
episodi 3 e 4 di ogni stagione dello show.
Anche se non sarà dietro la macchina da presa per il finale, resta
da vedere di quale o quanti episodi Levy si occuperà. È possibile
guardare tutti gli episodi delle prime quattro stagioni di
Stranger Things su Netflix.
Presentato nella
selezione ufficiale in concorso del Noir in Festival XXX,
Gatecrash tradisce la sua origine teatrale
nell’impianto basato sulla totale unità di tempo e spazio. Il film,
diretto da Lawrence Gough, si basa infatti su una
piece teatrale di Terry Hughes e mette in scena
una mascolinità tossica che si conclude in un violento
epilogo.
Questo dramma da camera,
compresso in spazi angusti, ruota attorno a un incidente
automobilistico che non ci viene mai mostrato, ma solo raccontato.
L’evento causa dei conflitti tra una manciata di personaggi che
costituiscono il punto fermo di un ritmo della narrazione
crescente, nonostante non ci sia grande movimento, né dei
personaggi, né del montaggio stesso del film.
Nicole (Olivia
Bonamy) e Steve (Ben Cura), una coppia
che chiaramente vive di abusi, tornano a casa, una graziosa ma
isolata villetta di campagna, una casa che nei colori e negli
arredi, prugna, tortora e grigi, ricorda i lividi che Nicole porta
sul volto, dopo che, sulla via del ritorno, Steve ha investito
qualcosa o qualcuno con la macchina.
Gatecrash, un noir che non è all’altezza della
fonte
Non ci viene mostrato
niente, ma dai discorsi della coppia, capiamo che era lui a
guidare, quando hanno investito un misterioso passante, ma che dà
la colpa a lei, perché dice di essere stato distratto dalla sua
conversazione. Mentre questo dispiegamento di mascolinità tossica
si avvicina al suo momento più alto, la conversazione trai due
viene interrotta da qualcuno che arriva alla porta: un poliziotto
(Samuel West) che con fare fintamente disinvolto chiede alla coppia
se hanno visto qualcosa di strano nei dintorni. Da questo momento
in poi, la situazione degenera.
A questo punto del film
cominciano a verificarsi diverse cose strane, che mirano
probabilmente a confondere e sedurre lo spettatore, ma che
purtroppo conferiscono al film, nel suo svolgimento, un andamento
caotico, fuori controllo. Monti dialoghi si ripetono, pronunciati
da personaggi diversi, nessuno dei protagonisti ha motivazioni
chiare e i toni cominciano ad oscillare dal fantasy macabro al
thriller senza però trovare una loro dimensione vera e
propria.
A questa dinamica già
confusa, si aggiunge un altro elemento dissonante, ovvero
l’apparizione, apparentemente senza motivazione alcuna, di un altro
personaggio, l’anziano Sid, interpretato da Anton
Lesser (meglio conosciuto in TV per Game of
Thrones in cui interpreta l’infido Qyburn). Il personaggio
risulta il più risolto e strutturato di tutti, e sembra quindi che
sia stato l’attore stesso a dargli spessore, visto che da
sceneggiatura, firmata da Lawrence Gough e Alan Pattinson, nessuno
degli altri sembra avere lo stesso approfondimento.
Se dalle recensioni degli
specialisti di teatro, la storia aveva un suo interesse e la piece
in sé è stata accolta con grande favore, la versione
cinematografica di Gatecrash non possiede né lo
stesso appeal, né l’allure lynchiano che ha fatto la fortuna del
testo originale.
Si terrà a Narni la 16esima
edizione de “Le Vie del Cinema” dal 4 al 13 luglio. Protagonisti
principali di questa edizione due mattatori del nostro grande
cinema passato: Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, per i quali
ricorrono il ventennale e il decennale della morte.
È morto Gaspard
Ulliel, attore francese di appena 37 anni. La causa della
morte è stata un incidente su una pista di sci, Ulliel si è
scontrato con un altro sciatore nel primo pomeriggio di ieri
all’incrocio tra due piste a La Rosiere, nella zona orientale della
Francia.
Nonostante la giovane età era già un
volto iconico del cinema francese, scoperto a soli 19 anni per
l’interpretazione in Anime erranti di
André Techiné al fianco di Emmanuelle
Beart, la consacrazione arriva nel 2005, quando vince il
Cesar, l’Oscar francese, per l’interpretazione in Una lunga
domenica di passioni di Jean-Pierre
Jeunet.
Nel 2014 ha interpretato il ruolo
del protagonista nel biopic su Yves Saint-Laurent per la regia di
Bertrand Bonello. Mentre è del 2017 la sua interpretazione più
sentita ed emozionante, in È solo la fine del mondo scritto e diretto da
Xavier Dolan, per il quale ha vinto di nuovo il Cesar.
Nel 2007 si era già affacciato al
cinema hollywoodiano, recitando nel ruolo di un giovane Hannibal
Lecter in Hannibal Lecter – Le origini del
male, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas
Harris, al fianco di Gong Li.
Trai progetti che usciranno postumi,
ricordiamo Moon Knight, la serie Marvel in arrivo su Disney+ a marzo prossimo.
Gasoline Rainbow è
stato presentato in anteprima durante la scorsa edizione della
Mostra internazionale del cinema di Venezia nella sezione
Orizzonti. Questo film diretto da
Bill Ross IV e Turner Ross fonde, fin dalle prime inquadrature,
un coming of age con un documentario amatoriale in
grado di raccontare la vacanza, rito di qualsiasi nuova
generazione, di un gruppo di diplomati tra la fine del liceo e
quello verrà. Non importa cosa succederà poi, tra proseguire gli
studi o scegliere altre strade l’importante è vivere al meglio
quest’ultima avventura con gli amici di sempre, senza aver ancora
la consapevolezza dell’età adulta e le responsibile che ormai sono
dietro l’angolo.
La trama di Gasoline Rainbow
Gasoline Rainbow
dei fratelli Ross segue un gruppo di neodiplomati
mentre intraprendono un viaggio verso la costa del Pacifico alla
ricerca della famosa “Festa alla Fine del Mondo”.
I protagonisti sono cinque amici: Tony Abuerto, Micah
Bunch, Nichole Dukes, Nathaly Garcia, Makai Garza, tutti
accreditati come loro stessi. I registi ci tengono a spiegarlo
subito all’inizio del film con un montaggio delle loro personali
tessere di riconoscimenti come studenti della Wiley High
School. Tre ragazzi e due ragazze lasciano quindi la loro
piccola cittadina dell’Oregon e si dirigono verso
la costa del Pacifico, ammassati in un
van con solo uno zaino ciascuno e un playlist che fonde
vari generi musicali d’ascoltare e cantare durante il lungo viaggio
che gli aspetta.
Come insegnano tutti i road
movie, la strada però non sarà priva d’ostacoli, e il
primo è quello di ritrovarsi, dopo una notte passata a bere e
conoscere nuova gente, privi delle ruote del loro pulmino. Da qui
il gruppo dopo aver sfogato tutta la rabbia nei confronti dei
ladri, che sono effettivamente i giovani che gli hanno invitati
alla festa della sera precedente, cammineranno per kilometri
interminabili nel deserto. Arrivati ad una tipica tavola calda
americana fanno amicizia con una coppia di vagabondi, di neanche
vent’anni, che gli consignano di prendere un treno per continuare
l’avventura.
I protagonisti quindi
ascoltano i nuovi amici, in modo molto illegale, prendono al volo
un treno merci che li porta direttamente a
Portland dove gli aspetta, finalmente, un vero
letto su cui dormire. Infatti Tony, Micah, Nichole, Nathaly, Makai
vengono accolti a casa di un parente stretto di un dei tre ragazzi.
Questa parte forse è quella in cui più si svelano i cinque
neodiplomati che esprimono le loro paure e incertezze sul loro
futuro, il pensiero comune di ogni nuova generazione pronta per
diventare adulta. Il viaggio del gruppo continuerà, anche navigando
su una barca, raggiungendo la metà che hanno
inseguito per tutta la durata del film che si rivelerà una festa
con un falò di fuoco sulla spiaggia. Alla fine
però di questo racconto di formazione i giovani diplomati
realizzeranno la triste realtà che da qui in poi la loro vita sarà
piena solo di responsibilità ma che potranno sempre contare sulla
loro forte e profonda amicizia.
Un vero spaccato della Generazione
Z
Girato in quello che è diventato il
tipico stile dei Ross Brothers, con fotocamera del
cellulare e filmati amatoriali come in un
documentario, di una versione inedita della voglia di viaggiare
d’oggi degli adolescenti. La mancanza di una sceneggiatura si vede,
ma questa è un aspetto vincente che lascia spazio al cast, alle
prime prove attoriali, per colmare le lacune e creando un ritratto
così più autentico della gioventù contemporanea della Gen Z.
I cinque sono infatti figli di
quella profonda provincia americana dove le scelte sono poche,
ancora adesso, come le possibilità per borse di studio e
frequentare università o una famiglia benestante ancora molti
optano per l’esercito inconsapevoli di quello che gli aspetta.
Questa opzione è quella che ricorre nei pensieri dell’unico maschio
bianco del quintetto che non sa cosa fare e sceglie la svolta più
facile in una nazione guerrafondaia. Per fortuna la coppia di
registi non si sofferma solo su questo aspetto, ma mostra quanto la
Generazione Z è fluida e capace d’accetarsi, si mostra benissimo
nelle scene girate sulla barca dove anche i ragazzi si truccano
come quando vai ad un Pride.
Per concludere con Gasoline
Rainbow i fratelli Ross rifiutano i cliché che sono
endemici in un film del genere, come atleti o cheerleaders, ma
giovani di buon cuore, provenienti dai margini della società, che
trovano anime e nuovi amici che la pensano allo stesso modo nella
loro ricerca della felicità e di un futuro migliore.
MUBI annuncia la data di uscita streaming, il
trailer di Gasoline Rainbow, l’ultimo film dei
Fratelli Ross (Bloody Nose Empty Pockets,
Contemporary Color) che, con un approccio ibrido al genere road
trip, dipingono un ritratto sincero e profondamente affettuoso
delle nuove generazioni.
Il film, presentato in anteprima
alla Mostra del Cinema di Venezia del 2023 e in seguito al SXSW,
sarà in esclusiva su MUBI
dal 31 maggio 2024.
Con la fine della scuola
superiore, cinque adolescenti dell’Oregon si imbarcano in un’ultima
avventura insieme. Saliti su un furgone con un fanalino rotto, la
loro missione li porta in un luogo dove non sono mai stati: la
costa del Pacifico, a cinquecento miglia di distanza.
Attraverso la natura selvaggia
del deserto, le zone industriali periferiche e le strade della
città, entrano in contatto con persone ai margini della società e
scoprono che le loro vite saranno determinate dai sentieri che loro
stessi tracceranno. Sono ragazzi dimenticati che provengono da una
città dimenticata, ma hanno la loro libertà e hanno l’un l’altro,
sfrecciando verso un futuro ignoto – e verso La festa alla fine del
mondo.
GASOLINE RAINBOW è uno scatenato
racconto di formazione. Con un cuore pulsante e uno spirito
incontenibile, questo sguardo rapsodico sul West americano di oggi
ci ricorda le gioie senza tempo date dalla condivisione e dal senso
di comunità.
I FRATELLI ROSS sono un duo di
registi americani il cui lavoro li ha resi celebri come alcuni dei
più innovativi filmmaker indipendenti che lavorano oggi –
dipingendo ritratti disinibiti di luoghi e persone con
tutta la complicata, umanistica e lirica verità che ciò comporta.
Il loro lavoro è stato presentato in musei e festival di tutto il
mondo, tra cui la Berlinale e il Sundance, dove hanno presentato in
anteprima Bloody Nose Empty Pockets nel 2020, che ha ricevuto
il Premio speciale della giuria per il western nel 2015. Hanno
ricevuto un Independent Spirit Award e riconoscimenti da CPH:DOX,
Full Frame e SXSW.
Secondo Metacritic sono a pari
merito al sesto posto con Paul Thomas Anderson nella classifica dei
registi meglio recensiti del 21° secolo. Nel 2023, il loro lavoro è
stato celebrato con una retrospettiva al Centro Pompidou di Parigi.
Sono membri dell’Academy of Motion Pictures Arts & Sciences.
Disponibile dal 24
aprile sulla piattaforma streaming Starzplay,
Gaslit è
una serie che rende possibile l’impossibile, ovvero raccontare
una storia conosciutissima e inflazionata, attraverso un punto di
vista nuovo e sconosciuto ai più. Cosa raccontare di ancora poco
noto sul Watergate, il più grande scandalo che la politica
americana si sia mai trovata ad affrontare?
Sembra davvero difficile
che dopo documentari, inchieste e il meraviglioso film di Alan
J. Pakula del 1976 Tutti gli uomini del
presidente, si possa davvero dire qualcosa di nuovo in
argomento, ma la verità è che fino a questo momento non erano state
prese in considerazione le donne del Presidente, o
meglio una donna a lui molto vicino: Martha Mitchell.
Martha Mitchell è la protagonista di Gaslit
Gaslit
vede al centro delle sue vicende proprio la moglie di John
Mitchell, il più fidato consigliere di Nixon e coinvolto in prima
linea nella campagna per la rielezione. La coppia, all’inizio molto
affiatata, piano piano di disintegra sotto il peso di segreti e
bugie, di fronte a una donna che decide di non stare al
gioco.
Il pregio principale
dell’idea dietro a Gaslit è proprio il punto di vista insolito,
inedito e che permette a Julia Roberts, interprete di Martha Mitchell,
di ricordare a tutto il suo pubblico il motivo per cui da tanti
anni resta una delle attrici più amate del panorama hollywoodiano,
nonostante scegli con grande parsimonia i suoi ruoli.
Roberts riesce a dare al
suo personaggio una gamma incredibilmente varia di sfumature,
rendendola amabile e temibile, fragile e inattaccabile, una donna
che la storia ha tentato di dimenticare ma che è trai principali
artefici della caduta di Nixon, subendo anche delle conseguenze
pesanti a livello personale, con un matrimonio che si sgretolerà
sotto il peso delle infamanti accuse al presidente. Accanto a lei
un irriconoscibile Sean Penn nei panni di John Mitchell,
sboccato e capriccioso, tanto respingente con la stampa e il
pubblico quanto la moglie è accogliente e conciliante. Due modi di
lavorare alla campagna di rielezione diametralmente opposti che
infatti non si conciliarono alla fine con il marcio che emerge sul
conto del presidente che entrambi, all’inizio sostengono.
“L’effetto
Martha Mitchell è il processo mediante il quale uno
psichiatra, psicologo o altro specialista della salute mentale si
sbaglia sulla percezione che un paziente abbia un evento ancora
reale e lo interpreta come un delirio, commettendo quindi un errore
medico”. Si legge così su Wikipedia ed è quello che succede
alla nostra eroina, che con la sua schiettezza ha messo in pericolo
un piano di rielezione che, sappiamo dalla storia, essere poi
naufragato.
Un ricco cast di supporto
Come accennato, Julia Roberts è l’assoluta regina della scena,
nonostante la serie si trovi a raccontare diverse situazioni
satellite, rispetto ai grandi eventi che la Storia ha tramandato.
Oltre alla splendida attrice premio Oscar e all’irriconoscibile
Sean Penn sotto montagne di trucco prostatico,
nel cast della serie compaiono anche Dan Stevens, Betty
Gilpin, Shea Whigham, Robbie Pickering, Sam Esmail e
Chad Hamilton.
In un momento storico in
cui l’originalità non sempre riesce a trovare spazio e le storie
originali faticano a emergere, Gaslit è l’esempio
di come si possono raccontare storie molto note da un punto di
vista differente, cambiando angolazione, e regalando una ricchezza
insospettata anche a quello che credevamo di conoscere bene.
Abbandonato il progetto Hunger
Games, Gary Ross ha visto aprirsi davanti a sé le strade di almeno
due progetti: il primo è incentrato sulla storia del Mago Houdini;
il secondo, del quale si è cominciato a parlare solo di recente, è
una nuova versione cinematografica di Peter Pan, naturalmente
targata Disney. Il film in questione non sarebbe però una
rivisitazione della classica vicenda, ma l’adattamento di un libro
più recente, firmato da Dave Barry (quella con l’autore del Peter
Pan originale, James Matthew Barrie, è solo un’assonanza) e Ridley
Pearson nel 2004, Peter and The Starcathers. La storia costituisce
una sorta di prequel del romanzo originale, pubblicato a inizio
‘900: la vicenda vede Peter e la sua amica Molly cercare di
impadronirsi di un baule pieno di oggetti magici, prima che lo
faccia un pirata… che nel corso dell’avventura perderà una mano…
diventando Capitan Uncino.
Ecco una nuova intervista a
Gary Oldman diffusa dalla Universal Pictures International Italy,
con l’avvicinarsi dell’uscita in sala de L’Ora Più
Buia, il nuovo film di Joe Wright che
racconta il momento più difficile della storia dell’Inghilterra
durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’ora più
buia, un film Focus Features, produzione Working Title
Films. Un’avvincente ed entusiasmante
storia vera che inizia alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e
che vede Winston Churchill (il nominato agli Oscar Gary
Oldman), pochi giorni dopo la sua elezione a Primo
Ministro della Gran Bretagna, affrontare una delle sfide più
turbolente e determinanti della sua carriera: l’armistizio con la
Germania nazista, oppure resistere per poter combattere per gli
ideali, la libertà e l’autonomia di una nazione.
Mentre le
inarrestabili forze naziste si propagano per l’Europa occidentale e
la minaccia di un’invasione si rivela imminente, con un pubblico
impreparato, un re scettico ed il suo stesso partito che trama
contro di lui, Churchill deve far fronte alla sua ora più buia,
unire una nazione e tentare di cambiare il corso della storia
mondiale.
Basta andare su Google Immagini e
cercare il suo nome. Sfogliando la galleria di foto, vi
chiederete se Gary Oldman, per interpretare tutti
quei personaggi così diversi tra loro, non abbia vissuto due volte.
E invece l’attore, sceneggiatore e produttore londinese, dal giorno
della sua nascita, il 21 marzo 1958, ha avuto una sola esistenza
costellata di successi (ben 55 lungometraggi interpretati), ma
anche segnata da esperienze non proprio piacevoli. Figlio di
Kathleen Oldman e di Leonard, un saldatore e marinaio dedito
all’alcol, Gary viene abbandonato dal padre a soli 7 anni. Cresce,
così, con la mamma e le due sorelle maggiori.
Sarà la musica a segnare uno
spartiacque tra un’infanzia difficile e l’inizio di una brillante
carriera. Gary, infatti, è deciso a diventare pianista e impara da
solo a suonare il pianoforte. Durante l’adolescenza, a 15 anni,
capisce che la sua vita sarà nel mondo della recitazione ed entra
nel Greenwich Young People’s Theatre. Due anni dopo viene respinto
dalla Royal Academy of
Dramatic Art di Londra, ma non si dà per vinto e
ottiene una borsa di studio da una scuola del Kent, dove si diploma
nel 1979. Fino alla metà degli anni Ottanta, la sua è una vita
tutta dedicata al teatro e alle esibizioni sui palcoscenici
inglesi, dove si distingue per le sue camaleontiche
interpretazioni. Nel 1986, però, arriva la prima partecipazione a
un film per il cinema come protagonista. Il suo ruolo è nientemeno
che quello di Sid Vicious, nel film Sid &
Nancy: un’interpretazione apprezzata dai fan dei Sex
Pistols, ma anche dalla stampa. In questi anni, viene scelto per
ruoli in film indipendenti, come Prick Up –
L’importanza di essere Joe di Stephen
Frears, e The Firm di
Alan Clarke, nel quale presta il volto a un
hooligan.
Gary Oldman,
filmografia
È nel 1990 che conosce Tim
Roth e lo affianca nel film Rosencrantz e
Guildenstern sono morti. L’opera vince il Leone d’Oro
come miglior film al Festival di Venezia. Nello stesso anno,
affianca Sean Penn ed Ed Harris
in Stato di Grazia. Dopo questa
interpretazione viene identificato come una delle migliori giovani
promesse del cinema.
Gli anni Novanta sono quelli
dell’affermazione a livello internazionale, e Gary
Oldman si specializza particolarmente nei ruoli da
villain. Da Oswald in JFK di
Oliver Stone, a Norman Stansfield
in Léon, indimenticabile pellicola di
Luc Besson, fino all’interpretazione che,
probabilmente, più lo ha impresso a fuoco nella mente dei cinefili:
quella di Dracula, nel lungometraggio di Francis Ford
Coppola. Anche la musica continua a condizionare le sue
scelte cinematografiche, portandolo a calarsi nei panni di Ludwig
van Beethoven nel film Amata Immortale
del 1994. Un po’ più sottotono, forse per via della natura più
“romantica” e meno “maledetta” del personaggio, lo ritroviamo in
La lettera scarlatta, film del 1995
tratto dal romanzo di Nathaniel Hawthorne, dove
veste i panni del reverendo Dimmesdale. È di nuovo Luc
Besson a riportarlo in una dimensione oscura, in cui si
sente sicuramente più a suo agio, facendogli interpretare il
mercante di armi Jean-Baptiste Emanuel Zorg nel film cult di
fantascienza Il quinto elemento.
È ovvio, ma bizzarro per
chi lo segue da anni, che le sue abilità vengano conosciute a
livello mondiale soprattutto grazie alla trilogia di Batman firmata
Christopher Nolan, ma ancor più per la sua
interpretazione di Sirius Black nella saga
cinematografica Harry
Potter. Il tutore e padrino del
maghetto compare a partire dal terzo film Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban e,
successivamente, in Harry Potter e il calice di
fuoco,
inHarry Potter e l’Ordine della
Fenice ed infine nell’ultimo capitolo della
serie Harry
Potter e i Doni della Morte – Parte 2. I ruoli di
Sirius e di Gordon, pur essendo resi magistralmente dall’attore,
non rendono probabilmente giustizia al ventaglio di doti
interpretative che, negli anni, Gary Oldman
dimostra di possedere. Soprattutto considerando che, come lui
stesso ammise in seguito, accettò il ruolo del mentore di Harry
Potter per problemi economici, dichiarando di essersi ispirato, per
il look da adottare, a John Lennon.
Facendo un passo indietro e
tornando agli anni cruciali del suo percorso, i Novanta,
evidenziamo anche il mai reciso legame con la musica che lo porta a
registrare una canzone con l’amico David Bowie
(You’ve been around, nell’album
Black tie with noise) e di prender parte
al videoclip Since I don’t have you dei
Guns N’ Roses.
Ma il 1997 è anche l’anno del suo
debutto alla regia con Niente per bocca,
che vale all’attrice protagonista Kathy Burke il premio per la
migliore interpretazione femminile al 50esimo Festival di Cannes.
Il film, che vede anche la partecipazione della sorella di Oldman,
Laila Morse, contiene riferimenti alla sua
infanzia e alla sua vita privata. Anche le sue relazioni
sentimentali sono, in quegli anni, molto chiacchierate dalla
stampa, perché vissute in maniera tormentata anche a causa della
grave dipendenza dall’alcol ereditata dal padre. Alla fine degli
anni Ottanta, Gary Oldman sposa
l’attrice Lesley Manville, dalla quale divorzia
nel 1989, tre mesi dopo la nascita del primo figlio, Alfie.
Risale al 1990, invece, il matrimonio con Uma
Thurman, conosciuta sul set di Stato di
grazia. Ma anche questa unione si conclude con il
divorzio, due anni più tardi. Nel frattempo, viene arrestato a Los
Angeles per guida in stato di ebbrezza, insieme
a Kiefer Sutherland. L’alcol è anche causa
della rottura con la fotografa e modella Donya
Fiorentino, conosciuta dopo il breve flirt con
Isabella Rossellini, e con la quale mette al mondo
due bambini. Nel 2008, infine, Gary
Oldman ha sposato la cantante jazz
inglese Alexandra Edenborough e vive
attualmente Los Angeles.
L’ultima definizione che di se
stesso affida alla stampa è quella di “brutalmente onesto”. Hanno
fatto scalpore, nelle ultime settimane, le sue dichiarazioni a
difesa di Mel Gibson e Alec
Baldwin (uno accusato di antisemitismo, l’altro di
omofobia), e anche il suo parere sul film 12 Anni Schiavo, (simile, per altro,
a quello di tanti altri che hanno visto il film: bello, sì, ma non
da Oscar).“Se non votavi per 12 Anni Schiavo,
allora eri razzista. Devi essere molto cauto nello scegliere le
parole”,ha ammesso, e, rincarando la dose ha precisato
che“a Hollywood regna l’ipocrisia”. Tuttavia,
ilDraculaper eccellenza è super partes e
critica senza peli sulla lingua anche i franchise in cui è stato
direttamente coinvolto. A proposito del nuovo film di su Batman
(Batman V Superman: Dawn of
Justice) in cui l’uomo pipistrello incontrerà
niente meno che Superman,Gary Oldman,
che ha dato uno splendido e compassato volto a Jim Gordon, ha
detto“Batman e Superman insieme? Vedremo. Il fatto,
riguardo a Nolan, era che c’era questo senso di ancoraggio alla
realtà. Nella nostra trilogia, tanto fantastica quanto lo era il
Joker, c’era una base di realismo alla quale ci potevamo
rapportare. Ma ora abbiamo Batman e abbiamo questo tizio che vola
ed è un alieno? Vedremo… dovranno rispondere di grandi aspettative
(tradotto da ‘It’s got big shoes to fill’)”.
Oldman, tuttavia, tra una
critica e l’altra, non si smentisce, ed è tuttora impegnatissimo.
In questi giorni è uscito al cinemaApes Revolution l’Alba del Pianeta delle
Scimmie, in cui sarà colui che guida la
guerra degli uomini contro la nascente nazione delle scimmie. Lo
vedremo, nella primavera del 2015, inChild
44, nuovo lavoro
di Daniel Espinosa ambientato nella
Russia stalinista degli anni ’50 e tratto dal romanzo
di Tom Rob Smith. Il film vedrà il nostro nei
panni del capo dei servizi segreti. L’attore ha confermato la sua
presenza anche in Criminal, un film d’azione diretto da
Ariel Vromen e in cui reciterà insieme a Kevin Costner. La storia è
quella di un serial killer al quale viene impiantato il cervello di
un agente deceduto in servizio. Oldman, ovviamente, sarà il
cattivo.
Gary Oldman è uno
degli attori che ha letteralmente fatto la storia del cinema,
grazie al suo talento e all’abilità dell’essere versatile e sempre
brillante. L’attore ha sempre avuto la capacità di scegliere ruoli
iconici e rimasti nell’immaginario collettivo grazie anche alle sue
eccellenti ed ineccepibili interpretazioni.
Ecco, allora, dieci cose sa
sapere su Gary Oldman.
2. È anche doppiatore,
regista, produttore e sceneggiatore. L’attore non ha
svolto solo questa attività, ma, ad esempio, ha prestato la propria
voce diverse volte per film come La spada magica – Alla ricerca
di Camelot (1998), Planet 51 (2009), Kung Fu Panda 2 (2011)
e Tau (2018), oltre che per alcuni videogiochi come
The Fifth Element (1998), Call of Duty: World at
War (2008) e LEGO Dimensions (2015). Inoltre, ha
vestito i panni del produttore, lavorando ai film Punkett /
Macleane (1999), The Contender (2000), Nobody’s
Baby (2001), oltre dirigere, sceneggiare e produttore
Niente per bocca (1997).
Gary Oldman: chi è sua moglie
3. Si è sposato cinque
volte. L’attore ha avuto una vita sentimentale abbastanza
turbolenza in passato e culminata in ben cinque matrimoni. Oldman
si è sposato la prima volta nel 1987 con Lesley
Manville, per poi divorziare nel 1990 e, nello stesso
anno, sposare una giovane Uma Thurman con cui è
rimasto legato fino al 1992. Cinque anni dopo, si è sposato per la
terza volta con Donya Fiorentino, da cui si è
separato nel 2001. Nel 2008 ha dato vita al suo quarto matrimonio
con Alexandra Edenborough, da cui ha divorziato
nel 2015, per poi sposarsi l’ultima volta con Gisele
Schmidt nel settembre del 2017.
4. È padre di tre
figli. Il primo figlio, Alfie, è nato nel
1988, dall’unione con la sua prima moglie Lesley Manville, mentre
gli ultimi due, Gulliver Flynn (nato il 20 agosto
del 1997) e Charlie John (nato ben febbraio del
1999) sono nati dal matrimonio con Donya Fiorentino. Pur non
essendo più legato alle due donne che lo hanno reso padre, Oldman
ha affermato di cercare comunque di stare vicino ai suoi figli e di
crescerli nel migliore dei modi.
Gary Oldman è Dracula
5. Ha accettato il ruolo
solo per poter pronunciare una nota frase. Sembra che Gary
Oldman non fosse particolarmente interessato al ruolo di Dracula
in Dracula di Bram Stoker. L’attore, però, ha detto
che quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura ha deciso
che sarebbe valsa la pena fare il film solo per poter pronunciare
la battuta “ho attraversato gli oceani del tempo per
trovarti“, da lui considerata tra le più belle mai lette in
tutta la sua carriera.
6. Non andava d’accordo con
Winona Ryder. Pare che sul set del film tirasse una brutta
aria, determinata dal cattivo rapporto con la
co-protagonistaWinona Ryder. Il resto del cast era
rimasto sconvolto da questa cosa, anche perché i due erano stati
amichevoli durante le prove, per poi arrivare ad odiarsi a vicenda,
come se tra di loro fosse successo qualcosa di irreparabile.
Gary Oldman in Léon
7. Ha improvvisato molte sue
battute. Nel film del 1994 Léon Oldman interpreta
lo spietato Norman Stansfield. Come raccontato in più occasioni
dallo stesso attore, sul set egli ha avuto grande libertà di
improvvisazione. Alcuni di questi momenti poi finiti nel film sono
quando egli parla del suo apprezzamento per Ludwig van Beethoven al
padre di Mathilda o quando grida l’iconica frase “bring me
everyone!”. Quest’ultima fu da lui ideata semplicemente per
divertire il regista, il quale la apprezzò così tanto da inserirla
nel film.
Gary Oldman in Harry
Potter
8. Ha suggerito
l’hairstyle. Sul set di Harry Potter e il prigioniero
di Azkaban, film in cui Sirius Black compare per la prima
volta, pare che Oldman abbia fornito egli stesso dei suggerimenti
circa l’acconciatura del suo personaggio e i costumi del
personaggio. L’attore, che ha sempre dichiarato di considerare
quello di Sirius uno dei ruoli più belli della sua carriera, vi si
è infatti dedicato con grande cura e dedizione al fine di
costruirlo al meglio.
9. Si è fatto aiutare da
Cuaron. Per costruire il suo personaggio, pare che
l’attore abbia tratto ispirazione da come Alfonso
Cuaron aveva descritto Sirius, ovvero “con tanto
entusiasmo e gioia di vivere”, comparandolo con John Lennon.
Per Oldman, infatti, Black è una sorta di rockstar all’interno
della saga di Harry Potter e voleva che la sua personalità
spiccasse particolarmente.
Gary Oldman: età e altezza
10. Gary Oldman è nato il 21
marzo del 1958a New Cross, a Londra. La
sua altezza complessiva corrisponde a 174 centimetri.
STX
Entertainment ha annunciato il cast del loro prossimo
progetto (ancora senza titolo): una storia d’amore intergalattica
che avrà come protagonisti Gary Oldman, Asa
Butterfield, Britt Robertson e Carla
Cugino.
La notizia è stata diffusa
ufficialmente da Adam Fogelson, chairman
della STX Entarteinment Motion Picture Group, e da Oren
Aviv, presidente e capo della STX.
Sinossi ufficiale: Gardner
Elliot è il primo umano nato su Marte ed è segretamente
cresciuto in una colonia dopo che sua madre astronauta è morta
dandolo alla luce. Sedici anni
dopo, Gardnerinizia una storia d’amore
online con una ragazza che vive in Colorado e organizza un piano
per viaggiare nello spazio e incontrarla. Con la forza di gravità
terrestre che minaccia la sua
esistenza, Gardnerdeve correre contro
il tempo e la natura per trovare il suo amore. Una volta uniti, i
due giovani chiedono aiuto a un enigmatico miliardario che ha
finanziato l’originale esplorazione su Marte, con la speranza di
ricavare informazioni sulla madre
di Gardnere sulle misteriose
circostanze attorno alla sua esistenza.
Il film, che inizierà la produzione
quest’autunno, sarà diretto da Peter Chelsom
e prodotto daRichard
Lewis.
A Hollywood si sono finalmente
accorti di Gary Oldman, straordinario attore
inglese che, grazie alla sua performance ne L’ora più
buia, si avvia con decisione a conquistare la sua seconda
nomination agli Oscar e probabilmente il suo primo premio
dell’Academy Awards.
Durante un’intervista
con PEOPLE è
stato chiesto all’attore quali fossero i ruoli che lui ha ancora
nella sua lista di preferenze. E candidamente,
Oldman ha affermato che gli piacerebbe recitare in
un film Marvel, cosa che piacerebbe
tantissimo ai suoi figli.
“La Marvel non mi ha ancora chiamato,
ma ora che me lo dici, se mi tirassero dentro, mio figlio ne
sarebbe estasiato!”.
L’attore però non è nuovo al mondo
dei fumetti al cinema, visto che per Christopher
Nolan ha interpretato il Commissario Jim Gordon nella
trilogia de Il Cavaliere Oscuro.
L’Ora più
buia, un film Focus Features, produzione Working Title
Films. Un’avvincente ed entusiasmante
storia vera che inizia alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e
che vede Winston Churchill (il nominato agli Oscar Gary
Oldman), pochi giorni dopo la sua elezione a Primo
Ministro della Gran Bretagna, affrontare una delle sfide più
turbolente e determinanti della sua carriera: l’armistizio con la
Germania nazista, oppure resistere per poter combattere per gli
ideali, la libertà e l’autonomia di una nazione.
L’ora più buia, leggi al recensione del film con
Gary Oldman
Mentre le
inarrestabili forze naziste si propagano per l’Europa occidentale e
la minaccia di un’invasione si rivela imminente, con un pubblico
impreparato, un re scettico ed il suo stesso partito che trama
contro di lui, Churchill deve far fronte alla sua ora più buia,
unire una nazione e tentare di cambiare il corso della storia
mondiale.
Al celebre attore Gary Oldman il François Truffaut
2022, il riconoscimento più prestigioso del Festival.
Ospite internazionale della 52esima edizione,
l’indiscussa icona cinematografica incontrerà i giurati il
28 luglio: saranno oltre 5000 i juror
pronti ad accoglierlo.
Nel 2011 Oldman è stato insignito
dell’Empire Icon Award, conferitogli per gli
straordinari risultati ottenuti nel corso della sua eccezionale
carriera. Nel 2018, grazie alla memorabile interpretazione di
Winston Churchill nel film L’ora più
buia, conquista il premio Oscar come miglior
attore protagonista, il BAFTA, il
Golden Globe, il SAG Award e il
PalmSprings Award. È stato
nominato tre volte ai Premi Oscar, quattro volte ai BAFTA, agli
Emmy Awards, quattro volte agli Empire Awards, sei volte ai London
Film Critics Awards e a numerosissimi altri premi e riconoscimenti
per le sue doti di attore, sceneggiatore e regista acclamato.
Nel corso dell’incontro con i
giffoner, Gary Oldman ripercorrerà la sua eclettica
carriera. I giurati saranno rapiti dalle storie e dagli aneddoti
legati ai molteplici ruoli dell’attore, tra cui il
commissario Jim Gordon (braccio destro di
Batman nella lotta contro il crimine), Dracula,
Beethoven, George Smiley, Sid Vicious, Herman Mankiewicz e il
terrorista che dirotta l’Air Force One su cui viaggia Harrison
Ford.
La sua interpretazione di
Sirius Black nei film di Harry
Potter porta in primo piano gli invisibili, il tema di
questa edizione, ricordandoci che “tutti abbiamo sia luce che
oscurità dentro di noi“, ma anche il potere di scegliere quale
strada seguire.
Universalmente riconosciuto come uno
dei principali attori della sua generazione, Oldman ha collezionato
il più alto numero di partecipazioni a film di successo rispetto a
qualsiasi altro artista attivo negli ultimi vent’anni. Ha recitato
in ben quattordici film campioni d’incassi al botteghino negli
Stati Uniti e nel resto del mondo. I titoli a cui ha preso parte
hanno infatti guadagnato miliardi e miliardi di dollari, tanto da
farlo diventare, stando a quanto dichiarato dall’Hollywood
Reporter, l’attore con gli incassi più alti nella storia del
cinema.
Il sito ComicBookha intervistato Gary
Oldman al CinemaCon e non ha perso
occasione di chiedere al “vecchio” Commissario Jim
Gordon se ha qualche consiglio da dare al nuovo interprete
del personaggio DC Comics.
L’alleato di Batman nella polizia di
Gotham sarà infatti interpretato da J.K. Simmons
in Justice League e nel prossimo The
Batman.
Oldman ha replicato: “J.K.
Simmons non ha bisogno di alcun consiglio da me. Lui è un attore
magnifico. Sono intrigato da quello che potrà fare con il
personaggio. Non vedo l’ora di vederlo. Gordon è stato molto bello
per me quindi gli auguro la stessa fortuna con il personaggio. Sono
eccitato per lui.”
Come giustamente ha dichiarato
Gary Oldman, Simmons è un ottimo attore che
sicuramente riuscirà a dare la sua impronta al personaggio,
collocandosi al meglio nell’universo immaginato dalla DC
Films.
Ecco il primo trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League sarà diretto ancora
una volta da Zack Snyder ed è previsto per il 10
novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal
Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray
Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche:
Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K.
Simmons e Jeremy Irons. I produttori
esecutivi del film sono Wesley Coller,
Goeff Johns e Ben Affleck
stesso.
E’ uno straordinario attore di
cinema e teatro e ha partecipato ad un numero enorme di grandi e
bei film, ma i ruoli che l’hanno reso davvero famoso a tutti i
livelli sono pochi, come il Dracula di Coppola, o
il Sirius Black di Harry Potter.
Gary Oldman però è stato anche un grandissimo Jim
Gordon nella Trilogia del Cavaliere
Oscuro targata Christopher Nolan.
Adesso, con il ritorno dell’Uomo Pipistrello sul grande schermo,
Oldman dice la sua in merito al progetto diretto da Zack
Snyder.
“Vogliono portarlo avanti,
naturalmente (in riferimento al personaggio di Batman). Ma, è
Superman, giusto? Batman e Superman insieme? Vedremo. Il fatto,
riguardo a Nolan, era che c’era questo senso di ancoraggio alla
realtà. Nella nostra trilogia, tanto fantastica quanto lo era il
Joker, c’era una base di realismo alla quale ci potevamo
rapportare. Ma ora abbiamo Batman e abbiamo questo tizio che vola
ed è un alieno? Vedremo…dovranno rispondere di grandi aspettative
(tradotto da ‘It’s got big shoes to fill’)”
Tutte le foto dal set di Batman v Superman Dawn of
Justice: [nggallery id=674]
Ricordiamo come Batman v Superman: Dawn
of Justice, Zack
Snyder è stato scritto daChrisTerrio, da un soggetto
diDavid
S.Goyer. Nel film saranno presentiHenryCavill nel ruolo
diSuperman/ClarkKente BenAfflecknei panni di
Batman/Bruce
Wayne. Nel cast ci saranno
anche: AmyAdams, LaurenceFishburne, Diane Lane, JesseEisenberg, Ray
Fisher, Jason MomoaeGalGadot.Batman v Superman: Dawn
of Justice arriverànelle
sale di tutto il mondo il 6
maggio 2016.
Gary Oldman
è noto per i suoi modi estremamente british, ma questa volta ha
messo da parte le buone maniere e si è tolto più di un sassolino
dalla scarpa. L’attore, intervistato da Playboy in merito
al suo ruolo nel prossimo Apes Revolution Il Pianeta
delle Scimmie, ha sparato a zero su Hollywood e sui
comportamenti ipocriti contro alcuni dei suoi colleghi, parlando in
difesa di Mel Gibson e di Alec
Baldwin.
Parlando con la famosa rivista,
l’attore ha denunciato l’ipocrisia dietro all’ultima stagione dei
premi hollywoodiana, dichiarando che “se non votavi per 12 Anni
Schiavo, allore eri razzista. Devi essere molto cauto nello
scegliere le parole.”
Oldman ha anche espresso
comprensione per Mel Gibson, che dichiarò nel
2006, mentre veniva arrestato, che “gli Ebrei sono la causa di
tutte le guerre”. Gibson si è poi scusato per la sua
dichiarazione, ma Oldman ha detto: “Mel Gibson vive in una
città governata da Ebrei, e ha detto la cosa sbagliata perchè ha in
effetti morso la mano che lo nutriva, e che non ha più bisogno di
nutrirlo perchè lui adesso ha abbastanza quattrini. E’ come un
reietto adesso, un lebbroso, capite? Non conosco la storia di Mel
– ha continuato – Si è ubriacato e ha detto delle cose, ma
le diciamo tutti! Siamo tutti dei fottuti ipocriti. E’ questo
quello che penso. Il poliziotto che lo ha arrestato non ha mai
usato la frase ‘fottuti ebrei’?”
“Sono brutalmente onesto qui, è
l’ipocrisia di tutto questo che mi fa impazzire.”
Gary Oldman ha
anche difeso Alec Baldwin che ha usato un
linguaggio omofobico: “Alec ha chiamato qualcuno ‘gay’ in
strada mentre questo lo infastidiva nel momento in cui usciva di
casa perchè questo non voleva lasciarlo in pace. Non lo biasimo.
Così perseguitano.”
Dicharazioni forti e lapidarie, che
non lasciano molto da interpretare, ma che allo stesso tempo, per
molti aspetti, sono condivisibili. Forse, nel suo ruolo di
straniero ad Hollywwod, Gary Oldman si sente a suo
agio a ‘dire la verità’, ma è sicuro che nessun’altro attore che
vive a Hollywood avrebbe potuto fare tali dichiarazioni in totale
libertà.
Dovevamo aspettarci
un po’ di ‘mare alto’ dopo le sue dichiarazioni a Playboy (qui), e infatti eccoche ritorniamo a parlare di
Gary Oldman e delle dure parole che ha rilasciato
alla rivista americana in occasione di un’intervista per promuovere
Apes Revolution Il Pianeta delle Scimmie.
L’attore, dopo aver scritto una lettera di scuse a chi di dovere, è
stato anche ospite da Jimmy Kimmel, e qui ha
ribadito le sue scuse per le parole usate e per il contesto
all’interno del quale sono state usate, specificando: “Sono uno
str***o, avrei dovuto immaginarlo.”
Le scuse di Oldman sono state
apparentemente molto difficile per l’attore, che per fortuna è
stato soccorso da Kimmel. Ecco il video:
Di seguito trovate la lettera di
scuse che Oldman ha scritto alla Anti-Defamation League.
“Gentili signori della
ADL,
Sono profondamente rammaricato
che i commenti che ho rilasciato nella mia intervista a Playboy
siano stati offensivi verso molti appartenenti alla comunità
ebraica. Una volta che io stesso ho letto i miei commenti in forma
scritta, ho capito quanto insensibili possano essere e quanto
possano contribuire allo sviluppo di nuovi falsi stereotipi. Tutto
ciò che contribuisce a nutrire questo cliché è inaccettabile,
incluse le mie parole al riguardo.
Se durante l’intervista mi
avessero chiesto di sviluppare la mia risposta, avrei precisato di
aver appena completato la lettura del bellissimo libro di Neal
Gabler incentrato sugli ebrei e Hollywood: “An Empire of Their Own:
How the Jews invented Hollywood” (Un impero tutto loro: ecco come
gli ebrei hanno inventato Hollywood). Il fatto è che questo nostro
business, e per la precisione la mia carriera, ha un enorme debito
verso il loro contributo.
Spero che capirete che questa
lettera di scuse è sentita e sincera e che ho un’affinità personale
per gli ebrei in generale, e per quelli che sono nella mia vita. Il
popolo ebraico, oppresso durante le epoche, è il primo ad ascoltare
la voce di Dio, dunque di sicuro sono loro i prescelti.
Mi piacerebbe concludere con
“Shalom Aleichem” – ma considerate le circostanze, forse oggi ho
perso il diritto di usare quella frase. Quindi auguro la pace a
tutti voi.
La Focus Feature ha annunciato che
tornerà a collaborare con la Working Title per la produzione di un
biopic dedicato alla vita di Winston Churchill che
sarà diretto da Joe
Wright, regista di Orgoglio e pregiudizio,
Espiazione, Anna Karenina e del più recente
Pan.
Nel film il ruolo dell’ex Primo
Ministro britannico sarà interpretato da Gary
Oldman. Nel cast figurano anche John
Hurt (che sarà Neville Chamberlain), Lily
James (la segretaria di Churchill), Ben
Mendelsohn (Re Giorgio VI) e Kristin
Scott Thomas (Clementine, la moglie di Churchill).
Conosciuto principalmente per aver
guidato il Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale,
Churchill è stato suo Primo ministro dal 1940 al 1945 e
successivamente dal 1951 al 1955. Noto statista, oratore e
stratega, Churchill fu inoltre un ufficiale dell’esercito
britannico. Autore prolifico, vinse il Premio Nobel per la
Letteratura nel 1953 per i suoi scritti storici.
La sceneggiatura del film porterà
la firma di Anthony McCarten (La
Teoria del Tutto). Le riprese inizieranno il prossimo
autunno. L’uscita è fissata per il 29 dicembre 2017.
L’ultimo volta che abbiamo visto
Gary Oldman al cinema è stato in Criminal al
fianco di Kevin Costner. Tra i prossimi progetti dell’attore
figurano lo sci-fi The Space Between
Us e la commedia action The Hitman’s
Bodyguard.
Gary Oldman è apparso questa settimana al “The
Drew Barrymore Show” e, come riportato da Variety, tra le altre cose, ha
ringraziato i franchise cinematografici di Harry
Potter e Il
cavaliere oscuro per averlo salvato, sia nella
sua carriera che nella sua vita privata. “A 42 anni mi sono
svegliato divorziato e avevo la custodia dei miei ragazzi“, ha
detto Oldman. “Questo, di per sé, è stato… è stato difficile
perché c’è stato un cambiamento nell’industria in cui molte
produzioni venivano girate in Ungheria, Budapest, Praga, Australia,
sai, tutti questi posti. Quindi, ho dovuto rifiutare molti lavori
per poter rimanere vicino ai miei figli“.
“Grazie a Dio per Harry
Potter“, ha poi detto l’attore. “Vi dico che i due Batman
e Harry Potter mi hanno davvero salvato, perché significava che
potevo fare il minor numero di lavori per il maggior numero di
soldi e poi essere a casa con i bambini“. Durante le riprese
del primo film di Christopher Nolan su Batman, Batman Begins del 2005, Oldman ha
infatti dovuto ripetutamente fare la spola tra la sua casa a Los
Angeles e il set a Londra per continuare a crescere i suoi figli
dopo il divorzio. “Quando abbiamo girato il primo Batman…
Londra era il set per Gotham. Ho fatto 27 viaggi di andata e
ritorno da Los Angeles“, ha detto Oldman.
“Arrivavo in aereo per un
giorno. Facevo una ripresa al giorno. A merito di Chris Nolan… ha
rispettato i tempi. Andavo a casa per tre giorni. Tornavo per due
giorni. Tornavo a casa per un fine settimana. Tornavo per un
giorno… altrimenti mi sembrava che i miei figli stessero cresciuto
solo grazie ad una tata“. I ruoli interpretati da Gary Oldman
nei due franchise, Jim Gordon per Il cavaliere oscuro e
Sirius Black per Harry Potter hanno inoltre fatto sì che
nuove generazioni di spettatori si affezionassero all’attore, la
cui carriera ha da quel momento conosciuto nuovi picchi.
Il protagonista Gary Oldman
insieme al regista Tomas Alfredson e a Tom Hardy hanno presentato
oggi a Venezia Tinker taylor, soldier spy, in Italia La Talpa,
tratto dal romanzo omonimo di John Le Carrè.
Durante la promozione di
Red Riding Hood, Gary Oldman ha
fornito qualche aggiornamento relativo a Christopher
Nolan e a The Dark Knight Rises. Per
coloro che pensano che Il Cavaliere Oscuro sia
difficilmente raggiungibile in quanto a bellezza, Oldman è stato
molto chiaro.
Durante la promozione di
Red Riding Hood, Gary Oldman ha
fornito qualche aggiornamento relativo a Christopher
Nolan e a The Dark Knight Rises. Per
coloro che pensano che Il Cavaliere Oscuro sia
difficilmente raggiungibile in quanto a bellezza, Oldman è stato
molto chiaro.
L’attore che nella saga di Batman
firmata da Nolan interpreta il Commissario Gordon, ha riferito che
parlando con Nolan e venendo a contatto con la storia di questo
terzo batman ‘moderno’, ha definito la storia fantastica. Ed ha
continuato dicendo: “Se pensate che Il Cavaliere Oscuro sia stato
un gran film, io penso che con questo si può fare ancora
meglio”.
Inizieranno nel tardo autunno le
riprese della love story intergalattica The Space
Between Us, sci-fi distribuito dalla STX
Entertainment e che vedrà la partecipazione
di Gary Oldman, Asa
Butterfield, Carla Gugino, Britt
Robertson, BD
Wong e Janet Montgomery,
e alla regia Peter Chelsom.
La storia racconta di due teenagers
provenienti da mondi diversi: il primo, nato su Marte da madre
astronauta, alla morte di questa viene allevato in una colonia
sperimentale segreta. A sedici anni, intraprende una relazione
online che potremmo definire più che a distanza, con una ragazza
che vive in Colorado, e programma un viaggio attraverso la galassia
per incontrarla.
Il regista Matt Reeves è in
piena attività per la composizione del cast del nuovo
Dawn Of The Planet Of The
Apes, sequel de L’alba del pianeta delle
scimmie.
Dopo che la scorsa settimana il
giovane Kodi Smit-McPhee aveva dato
la sua disponibilità come co-protagonista al fianco di Jason Clarke, ecco che un nome del tutto
inaspettato si aggiunge alle fila del nuovo lungometraggio di
fantascienza, ovvero quello di Gary Oldman. Dopo l’ultimissima fatica di
The Dark Knight Rises, l’attore britannico dovrebbe
interpretare il personaggio di Dreyfus, leader di una colonia umana
in lotta per la sopravvivenza a San Francisco. Oldman decide quindi
di varcare nuovamente il territorio della fantascienza, dopo aver
concluso da poco le riprese del remake di Robocop di Jose Padilha ed essere apparso nel nuovo
thriller di spionaggio Paranoia diretto da
Robert Luketic. Le riprese di Dawn Of The Planet Of The
Apes inizieranno questo mese a New Orleans e il lungometraggio
approderà nelle sale statunitensi il 23 maggio del prossimo
anno.
Domani, giovedì 28
novembre, si festeggerà Oltreoceano il Giorno del Ringraziamento,
“festa di origine cristiana osservata negli Stati Uniti d’America
in segno di gratitudine per la fine della stagione del
raccolto.”
Ieri sera il Jimmy Kimmel
Live ha ospitato un particolare messaggio per questa
ricorrenza, inviato agli americani nientemeno che da Gary
Oldman, amatissimo attore britannico esportato anche a
Hollywood.
Ecco cosa il caro Oldman ha avuto da
dire a quelli che si stanno approssimando a festeggiare il Giorno
del Ringraziamento:
Gary Oldman entra
ufficialmente nel cast di RoboCop di José Padilha (Tropa de Elite),
reboot del cult del 1987 diretto da Paul Verhoeven. Oldman,
prossimamente in sala con
Dopo così tanti decenni in cui si è
affermato come uno dei più grandi attori viventi, Gary Oldman ha ammesso che probabilmente non
continuerà a recitare ancora per molto. Durante una recente
intervista con Deadline,
la star di tanti titoli iconici della storia del cinema ha parlato
del suo ruolo attuale nella serie Apple
TV+Slow Horses, in cui interpreta Jackson
Lamb, il capo di un’agenzia di spionaggio britannica per
spie che non hanno ancora raggiunto il livello.
Ecco cosa ha raccontato Oldman in
merito alla serie e in merito al suo futuro nei panni di Jackson
Lamb: “Dipende da tutte le persone importanti al piano di
sopra, dall’audience e ovviamente dal pubblico e da cosa dice
Apple. Ma, sì, potrei vedermi interpretare Jackson per i prossimi
anni, sì. Assolutamente. Voglio dire, per coloro che amano i libri
e che erano devoti di Mick Herron, per così dire, è già un
personaggio iconico. Quindi, potrei uscire con il botto, voglio
dire, la pensione è all’orizzonte. Sì. Posso vederlo.”
La notizia sorprende senza dubbio
tutti gli amanti dell’arte della recitazione, che in Gary Oldman vedono un esempio fulgido della
contemporaneità e sarebbe bello se continuasse a recitare ancora
per lungo tempo. Tuttavia, magari un ruolo nella serialità potrebbe
essere un contratto a termine molto lungo!
Sarà Monster Butler, piccolo film
indie del regista Doug Rath, il prossimo progetto
di Gary Oldman: nel film l’attore inglese reciterà
al fianco di Dominic Monaghan, conosciuto per il ruolo dell’ Hobbit
Merry nel Signore degli Anelli e per quello del musicista Charlie
nella serie tv Lost.
Il film racconterà la vera storia
di Roy Fontaine, un serial killer truffatore e ladro di
gioielli attivo tra l’Inghilterra e la Scozia: Malcolm McDowell
avrà il ruolo di Fontaine, mentre Oldman interpreterà il suo socio
in affari Wiggy.