Home Blog Pagina 2077

Gael García Bernal protagonista per Rosewater

0

A marzo, il celebre comico televisivo Jon Stewart, aveva annunciato la sua intenzione di prendersi una pausa di dodici settimane dal suo celebre tg satirico Daily Show, con l’intento di dirigere un film intitolato Rosewater. Ebbene, oggi sappiamo per certo che il protagonista della nuova pellicola sarà nientemeno che Gael García Bernal.

Stewart ha adattato la sceneggiatura dal libro del giornalista della BBC Maziar Bahari dal titolo Then They Came For Me: A Family’s Story Of Love, Captivity And Survival, dopo aver da poco ottenuto i diritti di adattamento del romanzo che narra i brogli elettorali durante le elezioni presidenziali iraniane del 2009. Per quanto riguarda Bernal invece, dopo aver da poco solcato gli schermi europei con l’acclamatissimo No di Pablo Larrain (sulle vicende pubblicitarie della campagna ideata per il referendum contro la dittatura cilena di Pino Che) attualmente è impegnato con Deserted Cities di Roberto Sneider.

Fonte: empire

Gael Garcia Bernal nella prima foto dal biopic Neruda

0

Arriva online grazie a Variety la prima immagine ufficiale di Gael Garcia Bernal tratta dal biopic Neruda diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno). Potete vederla di seguito:

gaelgarciabernal

Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno. La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco.

Gael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero. Il film uscirà nel 2016.

Fonte

Gael García Bernal nella nuova foto di Cassandro, il nuovo film Prime Video

0

Gael García Bernal interpreta Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. Basato su una storia vera. Diretto dal regista Premio Oscar Roger Ross Williams

Nel cast anche Joaquín Cosío e Raúl Castillo, con la partecipazione speciale di El Hijo del Santo e Benito Antonio Martínez Ocasio (Bad Bunny). Cassandro sarà disponibile in tutti i Paesi in cui è attivo il servizio Prime Video dal 22 settembre.

Cassandro Gael Garcia Bernal

Diretto da: Roger Ross Williams
Scritto da: David Teague & Roger Ross Williams
Con: Gael García Bernal, Roberta Colindrez, Perla de la Rosa, Joaquín Cosío e Raúl Castillo, con la partecipazione speciale di El Hijo del Santo e Benito Antonio Martínez Ocasio
Consulente: Saúl Armendáriz
Prodotto da: Gerardo Gatica, Todd Black, David Bloomfield, Ted Hope, Julie Goldman
Executive Producer: Gael García Bernal, Paula Amor, Mariana Rodríguez Cabarga, A. Müffelmann, Matías Penachino, David Teague, Jason Blumenthal, Steve Tisch
Durata: 107 minutes

Attualmente al 100% su Rotten Tomatoes

Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. In questo suo percorso, non mette sottosopra solo il mondo machista del wrestling, ma anche la sua vita.

Gael Garcia Bernal nel primo trailer di Desierto di Jonas Cuaron

0
Gael Garcia Bernal nel primo trailer di Desierto di Jonas Cuaron

Gael Garcia Bernal è il protagonista, insieme a Jeffrey Dean Morgan, di Desierto, l’esordio cinematografico di Jonas Cuaron, figlio di Alfonso e già provetto sceneggiatore.

Jonas ha infatti contribuito alla stesura dello script di Gravity, nel 2013, al fianco del padre, e ora si prepara a esordire con un progetto tutto suo. Ecco il trailer:

Scritto da Jonás Cuarón e Mateo García, Desierto racconta l’inseguimento “gatto e topo” tra un lavoratore messicano senza documenti (Bernal) e un vigilante americano (Morgan), il tutto ambientato al confine del deserto, dove il meraviglioso (e brutale) paesaggio diventerà una metafora delle lotte interiori dei personaggi.

Fonte: CS

Gael Garcia Bernal nel nuovo trailer di Desierto di Jonas Cuaron

Gael Garcia Bernal nel nuovo trailer di Desierto di Jonas Cuaron

Gael Garcia Bernal è il protagonista, insieme a Jeffrey Dean Morgan, di Desierto, l’esordio cinematografico di Jonas Cuaron, figlio di Alfonso e già provetto sceneggiatore.

Jonas ha infatti contribuito alla stesura dello script di Gravity, nel 2013, al fianco del padre, e ora si prepara a esordire con un progetto tutto suo. Ecco il nuovo trailer del film:

Gael Garcia Bernal nel primo trailer di Desierto di Jonas Cuaron

Scritto da Jonás Cuarón e Mateo García, Desierto racconta l’inseguimento “gatto e topo” tra un lavoratore messicano senza documenti (Bernal) e un vigilante americano (Morgan), il tutto ambientato al confine del deserto, dove il meraviglioso (e brutale) paesaggio diventerà una metafora delle lotte interiori dei personaggi.

Ricordiamo che dal 13 ottobre Gael Garcia Bernal sarà nelle nostre sale con Neruda, il biopic diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno, Jackie).

Biografilm Festival 2016: l’incontro con Gael Garcia Bernal

La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco. Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno.

Gael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero.

Fonte: CS

Gael García Bernal nel cast del nuovo film di M. Night Shyamalan

0
Gael García Bernal nel cast del nuovo film di M. Night Shyamalan

Arriva da Deadline la notizia che Gael García Bernal, attore messicano noto per aver interpretato il giovane Ernesto Guevara de la Serna ne I diari della motocicletta, è entrato ufficialmente a far parte del cast del nuovo attesissimo progetto cinematografico di M. Night Shyamalan, l’acclamato regista di The Sixth Sense – Il Sesto Senso e Unbreakable – Il predestinato.

Il cast di OLD, che arriverà nelle sale il 23 luglio 2021, annovera già Eliza Scanlen (Piccole donne), Thomasin McKenzie (JoJo Rabbit), Aaron Pierre (Krypton), Alex Wolff (Hereditary – Le radici del male), Vicky Krieps (Il filo nascosto), Abbey Lee (Mad Max: Fury Road), Nikki Amuka-Bird (Luther) e Ken Leung (Lost).

Come la maggior parte dei suoi film, anche i dettagli sulla trama di questo nuovo progetto di Shyamalan sono avvolti nel mistero: non è escluso che il nuovo film – ancora senza un titolo ufficiale – possa essere collegato in qualche modo ai suoi lavori precedenti. Shyamalan sarà coinvolto anche in qualità di produttore insieme ad Ashwin Rajan della Blinding Edge Pictures e a Marc Bienstock. Steven Schneider, invece, figurerà come produttore esecutivo.

Il nuovo film di M. Night Shyamalan verrà distribuito dalla Universal, che si occuperà anche della distribuzione del prossimo lavoro del regista: non sappiamo se i due film saranno collegati in qualche modo. La Universal aveva già distribuito gli ultimi film di Shyamalan, a partire da The Visit e Split (che si sono entrambi rivelati un grandissimo successo al botteghino), fino ad arrivare all’ultimo Glass, una sorta di sequel di Unbreakable e Split combinati, che però non è stato accolto con lo stesso entusiasmo dei predecessori.

Gli ultimi progetti di Gael García Bernal

Per quanto riguarda Gael García Bernal, di recente l’attore ha recitato in Ema di Pablo Larraín (che arriverà nelle sale italiane prossimamente, distribuito da Movies Inspired) e in Wasp Network di Olivier Assayas (disponibile in Italia direttamente su Netflix). Nel corso della sua carriera l’attore ha collaborato con celebri registi come Pedro Almodóvar, Michel Gondry, Alfonso Cuarón, James Marsh, Alejandro González Iñárritu e il già citato Larraín, con cui ha girato ben tre film.

Gael Garcia Bernal nei panni di Duran

0

gael_garcia_bernal

Gael Garcia Bernal, protagonista de L’arte del sogno e di Babel, vestirà i panni dello storico pugile Roberto Duran nel film Hands of Stone. Accanto a lui potrebbe recitare un’icona del cinema contemporaneo, Al Pacino, nel ruolo dell’allenatore Ray Arecel.

Gael García Bernal è Zorro nel nuovo film!

0

Sarà il volto di Gael García Bernal a riportare all’opera il mitico giustiziere mascherato. Infatti, l’attore è stato scelto dalla  20th Century Fox per rilanciare il franchise di Zorro. 

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo, intervista ai protagonisti di Ema

0

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo sono i protagonisti di Ema, il nuovo film di Pablo Larrain in concorso a Venezia 76. Ecco la nostra intervista agli attori:

Gadget sci-fi: i 9 migliori strumenti tecnologici nei film di fantascienza

Quante volte, di fronte a un film sci-fi, abbiamo desiderato fortemente possedere un certo prop/oggetto di scena tecnologico o gadget sci-fi? Da dispositivi di comunicazione high-tech a marchingegni impressionanti e mortali, la tecnologia cinematografica ha contribuito a modellare lo sviluppo della nostra era digitale.

Gli amanti della fantascienza hanno guardato questi film per anni, selezionando accuratamente i gadget più cool e tecnologicamente avanzati, che avrebbero voluto possedere. Alcuni di questi spiccano più di altri, altri si sono fatti largo man mano nella nostra quotidianità: vediamo assieme la classifica.

Set OASIS VR – Ready Player One

ready player one fantascienzaNonostante l’esempio concreto di molti film o serie tv di fantascienza che illustrano come una simulazione di realtà virtuale immersiva sarebbe una pessima idea, gli spettatori continuano ad essere attratti da questo concetto.

Il set VR di Ready Player One è la definizione perfetta di immersione in una realtà del genere, servendosi di strumenti che favoriscono un’esperienza sensoriale a livello di corpo e mente, con dispositivi tecnologici aggiuntivi che permettono di camminare fisicamente o sentire gli odori mentre si gioca. La cuffia VR è davvero un gadget impressionante e dimostra come un oggetto dalle piccole dimensioni possa sprigionare un’enorme potenza.

Macchina Esper – Blade Runner

blade runner fantascienzaL’Esper Machine di Blade Runner è un dispositivo in grado di migliorare il punto di vista dell’utilizzatore, eseguendo uno zoom quasi infinito per ingrandire i dettagli di immagini digitalizzate. Più che gadget sci-fi, un vero e proprio strumento di ricerca.

Al giorno d’oggi, questa ci sembra una funzione asservita da gran parte dei dispositivi tecnologici che maneggiamo, eppure l’Esper Machine va al di là del mero fotoritocco, con risultati stratosferici in termini di ingrandimento di una foto stampata negli anni ’80, nella cornice dei film di fantascienza.

Lo zaino protonico – Ghostbusters

Ghostbusters II film fantascienzaLo zaino protonico è probabilmente uno dei motivi principali del successo di Ghostbusters, testimone di una vera e propria ricerca scientifica dietro la trama della saga fantascientifica. Come sappiamo, si tratta di un acceleratore di protoni nucleari inventato dai Ghostbusters nel 1984, nella loro prima pellicola, con lo scopo di acchiappare fantasmi.

Gli zaini protonici sono stati una vera e propria introduzione per il pubblico alla tecnologia fantascientifica ed hanno indubbiamente costituito un punto di partenza fondamentale per lo sviluppo del mercato di gadget cinematografici.

Il Reattore Arc- Iron Man

reattore arc fantascienza

Tony Stark, intrappolato in una grotta, senza alcuna via di fuga praticabile, è riuscito a ideare uno dei più, se non il più, avanzato strumento tecnologico in Iron Man. ll reattore Arc fornisce energia a un elettromagnete, che impedisce alle schegge di proiettile incastrate di raggiungere il cuore di Tony Stark e, anche se si ignora l’origine del marchingegno, l’ingegnosità di tale tecnologia è impossibile da negare.

L’Arc Reactor serve come fonte di energia quasi illimitata, un qualcosa che la gente oggigiorno può solo sognare. Insieme a un sistema di supporto vitale impiantato, il reattore alimenta un sistema di armi e un’intelligenza artificiale: inutile dire che la lista dei fan che desiderano un reattore ad arco è lunga chilometri…

Il lancia-rampino – Batman Begins

Batman Begins film fantascienzaTutta l’attrezzatura di Batman potrebbe essere considerata “la migliore”, poiché batte qualsiasi contendente dei film di fantascienza. Tuttavia, nessuno dei dispositivi di Batman è così iconico come il rampino a forma di pipistrello che ha salvato Batman e Robin da molte situazioni difficili. Il lancia-rampino, detto anche Batcavo, normalmente permette a Batman di scalare o scendere dai palazzi, o di dondolarsi tra i vari grattacieli di Gotham City su corde. Simile al rampino e alla fiocina, la spara corde utilizza un fortissimo morsetto attaccato ad un cavo altamente tensile, per scalare le superfici e/o per attraversare enormi distanze.

Il successo dello strumento è dovuto all’idea alla base della creazione, ossia quella di un dispositivo con funzione diretta, perfetto per sottolineare lo status di Bruce Wayne come comune mortale agli occhi del pubblico e, contemporaneamente, determinando la misteriosità del personaggio agli occhi dei villain e cittadini di Gotham.

Hoverboard – Ritorno al futuro II

Sono passati anni da quando Ritorno al futuro II ha anticipato l’arrivo, e il successo, degli hoverboard nel 2015: pensiamo solo che la gente nutre ancora la speranza che questa tecnologia venga utilizzata quotidianamente nel futuro prossimo!

Il fascino di questo monopattino 2.0 deriva direttamente dalla forma dell’oggetto come incredibile pezzo di equipaggiamento, unito alla concretezza che esso può assumere all’interno del regno della possibilità: è infatti sempre stato percepibile come un macchinario fabbricabile e, soprattutto, utilizzabile! Senza dubbio un gadget sci-fi che tutti vorremmo avere!

Spara Ragnatele- The Amazing Spider-Man

the amazing spider-man 3

Parte integrante del progetto di distanziamento del film The Amazing Spiderman dalla sua controparte del 2002 è stata l’aggiunta di spara ragnatele artificiali al design del personaggio, al posto del fluido organico che il Peter Parker di Toby Maguire sparava dai polsi.

È la pura e semplice atemporalità dello spara ragnatela a dimostrare che si tratta di uno dei miglior gadget di fantascienza in assoluto: bambini e ragazzi di tutto il mondo, e di ogni età, hanno immaginato di poter sparare ragnatele da una pistola immaginaria sul loro polso, sancendo in questo modo l’unicità dello strumento come parte integrante del personaggio e accedendo l’immaginazione di così tanti fan!

Comunicatore – Star Trek

Il comunicatore nell’universo fantascientifico di Star Trek è un dispositivo che consente di stabilire un contatto audio tra il personale della Flotta Stellare e le astronavi o le installazioni fisse della Flotta; questo strumento sarebbe poi diventato, nei film successivi, un dispositivo portatile.

Anche se agli occhi dei giovani della generazione Z non si tratta di un grande miglioramento rispetto alla tecnologia attuale, l’idea di comunicare attraverso i pianeti era qualcosa di assolutamente sconosciuto per gli anni ’70. Erano allora stati inventati solo prototipi portatili di telefoni cellulari, ma il primo telefono cellulare non sarebbe stato disponibile al pubblico prima di quattro anni: ancora oggi, l’idea di possedere un comunicatore così potente è un sogno per molte persone.

Spade laser – Guerre stellari

Qualsiasi fan di Star Wars ha, almeno una volta nella vita, desiderato possedere una spada laser: si tratta fondamentalmente dell’arma più iconica di tutto il regno della fantascienza e di una delle invenzioni più mirabolanti dell’intera storia del cinema. Un must have trai gadget sci-fi.

Alimentate dai cristalli Kyber e da una connessione innata con la Forza, le spade laser non potranno mai esistere nel nostro tempo. Questo non ha comunque fermato i fan dal cercare di coltivare la tecnologia adatta per poter procedere alla creazione di una spada laser!

Gad Gadot rivela che la sua Wonder Woman è ispirata a Lady Diana

0
Gad Gadot rivela che la sua Wonder Woman è ispirata a Lady Diana

Gal Gadot ha rivelato che la sua Diana Prince, l’identità umana di Wonder Woman, è ispirata all’iconica Diana Spencer. L’attrice israeliana ha debutto nei panni della supereroina in Batman v Superman di Zack Snyder, per poi recitare nel cinecomic a lei interamente dedicato, che si è rivelato un grandissimo successo, non solo di pubblico ma anche di critica.

Di recente Diana è tornata a vestire i panni della guerriera amazzone in Wonder Woman 1984. Nonostante il sequel non abbia ottenuto il medesimo successo del predecessore, un terzo capitolo della saga è stato confermato, con Patty Jenkins che tornerà ancora una volta dietro la macchina da presa. Inoltre, sempre di recente abbiamo ritrovato Diana anche in Zack Snyder’s Justice League, il taglio originale del controverso regista che è stato distribuito in tutto il mondo lo scorso 18 marzo.

In una recente intervista con Vanity Fair, Gal Gadot ha rivelato di essersi ispirata alla Principessa Diana per la sua interpretazione di Wonder Woman. L’attrice ha spiegato che mentre stava guardando un documentario sulla compianta Lady Diana rimase totalmente affascinata dalla sua compassione e dal suo amore nei confronti degli altri. Proprio per questo, decise che la sua Diana Prince doveva avere le medesime caratteristiche.

“In questo documentario che ho visto c’è stata una parte in cui si diceva che la Principessa era piena di compassione e che si è sempre presa cura degli altri durante la sua vita”, ha spiegato l’attrice. “È stato come un campanello d’allarme. Ho capito che la mia Wonder Woman doveva essere come lei.”

Il futuro di Wonder Woman al cinema

Wonder Woman 1984 è arrivato in Italia direttamente in esclusiva digitale lo scorso 12 febbraio. Nel sequel, oltre a Gal Gadot, hanno recitato anche Chris PineKristen Wiig e Pedro Pascal. Subito dopo l’uscita del film in USA (avvenuta a dicembre 2020, in contemporanea al cinema e su HBO Max), è stato confermato ufficialmente Wonder Woman 3, che vedrà ancora una volta il ritorno di Patty Jenkins dietro la macchina da presa e quello di Gadot nei panni di Diana Prince.

Gabrielle un amore fuori dal coro recensione

Gabrielle un amore fuori dal coro filmGabrielle (Gabrielle Marion-Rivard) ama la musica, canta in un coro ed ha una dote straordinaria: l’orecchio assoluto. Purtroppo questo dono è anche legato alla sua disabilità. Gabrielle, infatti, è affetta da sindrome di Williams che comporta, tra le altre cose, anche il ritardo mentale. Nonostante questo, spinta dall’amore per il compagno di coro Martin (Alexandre Landry), Gabrielle vorrà rendersi indipendente emancipandosi dalle cure degli operatori del centro in cui vive e dalla dipendenza (materiale ed affettiva) dalla sorella Sophie (Mèlissa Dèsormeaux-Poulin).

Il secondo lungometraggio della regista canadese Louise Archambault, Gabrielle un amore fuori dal coro, nasce dall’incontro con alcune realtà assistenziali che si occupano di ragazzi con disabilità fisiche e psichiche presenti nella città di Montrèal. L’attrice Gabrielle Marion-Rivard che interpreta la protagonista, proviene proprio da una di queste realtà, il Centro di arti dello spettacolo Les Muses che fornisce una formazione d’alto livello professionale nel campo artistico, a persone disabili. La Archambault ha osservato molto da vicino l’attività di queste istituzioni ed ha costruito il film sull’esperienza e sulla vita delle persone che le frequentano, operatori ed assistiti. Grazie anche a questo contatto diretto con la realtà, il film sprigiona un brillante alone di autenticità.La regista adotta il punto di vista della giovane Gabrielle e ci trascina nel suo mondo mostrandoci la realtà tramite i suoi occhi. Gabrielle un amore fuori dal coroL’obiettivo è quello di farci prendere consapevolezza di come anche i disabili siano persone come tutti gli altri aldilà della loro disabilità. Persone con esigenze condivise con noi, come quella di amare ed essere amati o come il desiderio e la sessualità. Purtroppo nella nostra società questo è considerato ancora un tabù ed i disabili vengono percepiti come degli eterni bambini che non possono provare un certo tipo di desiderio carnale. Questo punto di vista, nel film, è incarnato dalla figura della mamma di Martin (Marie Gignac) che cerca in tutti i modi di allontanare il figlio da Gabrielle quasi disgustata dalla voglia che i due ragazzi hanno di amarsi in modo completo. Un’altra figura emblematica è quella di Sophie, la sorella di Gabrielle che, come molti fratelli sani di ragazzi disabili, tende a sentirsi in colpa per il desiderio di realizzare la sua vita lasciando indietro la sorella.

Gabrielle un amore fuori dal coro è un film divertente e toccante con una regia caratterizzata da uno sguardo inedito ed introspettivo. Per catturare la spontaneità dei protagonisti la regista ha girato principalmente in piano sequenza affidando ad un montaggio spesso serrato le azioni più coinvolgenti. Il film, che ha concorso al Festival del film di Locarno aggiudicandosi il premio del pubblico UBS, uscirà nel circuito italiano il 12 Giugno distribuito da Officine Ubu.

Gabrielle Un amore fuori dal coro al cinema

0

gabrielle-un-amore-fuori-dal-coroArriva nelle sale italiane, distribuito da Officine UbuGabrielle Un amore fuori dal coro, il film diretto dalla regista canadese Louise Archambault che ha commosso il pubblico del Festival di Locarno, vincitore del Premio nella sezionePiazza Grande. Gabrielle, interpretata da Gabrielle Marion-Rivard, è una giovane donna affetta dalla Sindrome di Williams dotata di una contagiosa gioia di vivere e di una spiccata propensione per la musica.

LEGGI ANCHE: Gabrielle Un amore fuori dal coro

Gabrielle si innamora, felicemente ricambiata, di Martin, un ragazzo conosciuto nel centro ricreativo dove canta in un coro. Le rispettive famiglie non permettono ai ragazzi, a causa della loro disabilità, di vivere il proprio amore come vorrebbero. Mentre il coro si prepara a partecipare ad un importante festival musicale, Gabrielle fa di tutto per dimostrare la propria autonomia e per guadagnarsi un’indipendenza tanto agognata. Con grande determinazione, la giovane dovrà affrontare i pregiudizi di chi le sta intorno e i propri limiti, per sperare di poter vivere con Martin una storia d’amore per nulla ordinaria. Con la partecipazione di Robert Charlebois, noto cantante canadese, la pellicola è una riflessione a tutto tondo sul desiderio di libertà e di amore che accomuna tutti gli esseri umani; è un ritratto, delicato e dal tocco tipicamente femminile, di una donna, della sua forza di volontà e della profondità dei rapporti umani, come la magia del legame con la sorella Sophie. Oltre la protagonista, il film ritrae anche la complessità di tutto il contorno che la circonda, fatto di familiari – attraverso un controverso rapporto con la mamma -, operatori sociali e gli altri ragazzi del centro che fanno parte del coro, questi ultimi tutti attori non professionisti.

Gabrielle Un amore fuori dal coro al Biografilm Festival

0

Gabrielle – Un amore fuori dal coro, il film che ha commosso il pubblico del Festival di Locarno, vincitore del Premio nella Sezione Piazza Grande, sarà proiettato in anteprima nazionale martedì 10 giugno alle ore 17.00 presso il Cinema Arlecchino di Bologna all’interno del Biografilm Festival, nella Sezione Contemporany Lives. Il Festival, che celebra quest’anno il suo decennale, sceglie Gabrielle per raccontare il tema della diversità e di quello straordinario strumento di trasformazione di sé e del mondo che è l’arte.

LGabrielle un amore fuori dal coroeggi anche la recensione del film

Distribuito da Officine UBU, Gabrielle arriva nelle sale italiane il 12 giugno con la regia della canadese Louise Archambault, con Gabrielle Marion-Rivard, nel ruolo della protagonista, Alexandre Landry, Mélissa Désormeaux-Poulin e tutti i ragazzi, attori non professionisti, de l’École Les Muses et la Gang à Rambrou. Un inno alla vita, all’amore, alla gioia che racconta la storia di una giovane donna affetta dalla Sindrome di Williams-Beuren, dotata di una contagiosa gioia di vivere e di una spiccata propensione per la musica. Gabrielle si innamora, felicemente ricambiata, di Martin, un ragazzo conosciuto nel centro ricreativo dove canta in un coro. Le rispettive famiglie non permettono ai ragazzi, a causa della loro disabilità, di vivere il proprio amore come vorrebbero. Mentre il coro si prepara a partecipare ad un importante festival musicale, Gabrielle fa di tutto per dimostrare la propria autonomia e per guadagnarsi l’indipendenza tanto agognata. Con grande determinazione, la giovane dovrà affrontare i pregiudizi di chi le sta intorno e i propri limiti, per sperare di poter vivere con Martin una storia d’amore per nulla ordinaria. Con la partecipazione di Robert Charlebois, noto cantante canadese,la pellicola è una riflessione a tutto tondo sul desiderio di libertà e di amore che accomuna tutti gli esseri umani; è un ritratto, delicato e dal tocco tipicamente femminile, di una donna, della sua forza di volontà e della profondità dei rapporti umani, come la magia del legame con la sorella Sophie.

Gabriella Wilde confermata in Carrie

0
Gabriella Wilde confermata in Carrie

Dopo Chloe Moretz nel ruolo della protagonista e Julianne Moore in quello della madre, nuova conferma per il remake di Carrie adattamento dell’omonimo libro del Re del brivido, portato per la prima volta sugli schermi da Brian de Palma: Gabriella Wilde sarà Sue Snell, mentre per il ruolo di Miss Collis si parla di Judy Greer; nell’originale di De Palma, il ruolo di Sue era stato coperto da Amy Irving. La Wilde, ancora non notissima, vanta comunque già alcune apparizioni di rilievo, tra cui quella nei Tre Moschettieri nello scorso anno, in St Trinian’s 2,  e in un episodio della stagione 2010 del Dottor Who.

Sue Snell, inizialmente tra le ragazze che prendono di mira Carrie coi loro scherzi crudeli, si ricrederà cercando di darle una mano, ma con esiti tutt’altro che brillanti. La Collins è invece un’insegnante di educazione fisica che prende in simpatia la protagonista, cercando di difenderla;  un ruolo importante per la Greer, fattasi già notare in The Descendents e Jeff Who Lives At Home; nell’originale la parte era stata affidata a Betty Buckley, in seguito conosciutissima al grande pubblico anche in Italia grazie al ruolo della madre nel telefilm della Famiglia Bradford. Ulteriori indiscrezioni danno Ivana Baquero per la parte di Chris Hargensen,  la vera ‘nemesi’ di Carrie, alla guida della banda di ‘bulle’ che la perseguita, nell’originale interpretata da Nancy Allen. L’uscita del film è prevista per il 15 marzo 2013, anche se al momento non è ancora stata fissata una data per l’inizio delle riprese.

Fonte: Empire

Gabriele Salvatores racconterà l’Italia all’Expo 2020 Dubai

0
Gabriele Salvatores racconterà l’Italia all’Expo 2020 Dubai

Sarà il Regista Premio Oscar Gabriele Salvatores a raccontare ai visitatori del Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai le Regioni del nostro Paese che da oggi cominciano così il loro cammino verso il grande evento globale di quest’anno.

Con una conferenza stampa sulla piattaforma digitale della Stampa Estera il Commissariato per la partecipazione dell’Italia ha svelato il progetto che vedrà i territori protagonisti assoluti del percorso espositivo del Padiglione alla prossima Esposizione Universale al via il primo di ottobre.

A Salvatores – scelto da una commissione presieduta dallo scrittore Sandro Veronesi – è affidato il compito di narrare la Bellezza del Paese evocata sin dal titolo della partecipazione italiana – “La Bellezza unisce le Persone” – che a sua volta declina il claim di Expo Dubai “Connettere le menti, creare il futuro”.

Nelle prossime settimane lo sguardo del regista premio Oscar, con la produzione di Indiana Production, attraverserà le Regioni che hanno aderito al progetto, realizzando riprese che verranno poi editate e infine proposte per l’intera durata del semestre espositivo ai visitatori del Padiglione Italia.

Tutto il racconto del Padiglione è stato immaginato come il viaggio di uno sguardo. All’inizio i visitatori si troveranno ad ammirare il paesaggio del percorso espositivo per poi addentrarsi lungo un itinerario di architetture narrative fatte di contenuti che esprimono il meglio della competenza e della bellezza italiana: dal cinema al teatro, dai paesaggi, alle imprese più innovative, dalle tecnologie d’avanguardia alla sostenibilità.

Il racconto costruito dal Regista con le Regioni partecipanti prevede una serie di contenuti altamente scenografici e d’impatto a cominciare da quelli del Belvedere, il luogo da cui si vede il bello: una finestra circolare sui territori del Paese con proiezioni a 360 gradi dei paesaggi italiani più suggestivi che sta a significare anche l’importanza di protezione e cura di questo inestimabile valore che il nostro Paese rappresenta per il mondo intero.

Il percorso continua con il film sul ‘Saper Fare’ italiano,  raccontato su uno schermo di 100 metri quadrati e capace di mostrare al visitatore il meglio delle ‘artigiane’, dell’agroalimentare, della meccanica, del design e dell’esercizio delle tecnologie più sofisticate; la narrazione prosegue con le ‘Short Stories’, mostre temporanee con un approfondimento tematico sulla nostra cultura e arte oltre che sulle innovazioni contemporanee nei campi della salute, della medicina, dello spazio e del design.

Il Padiglione Italia a Expo Dubai sarà quindi un vero e proprio ‘Giardino delle Storie’: un giardino perché sintesi metaforica di tanti elementi diversi che insieme creano un linguaggio di equilibrio e armonia, proiezione dell’ordine dell’universo. E le storie che nascono nei nostri territori rappresentano spesso competenze uniche al mondo: quelle di un’innovazione capace, come è successo tante volte nei secoli e accade ancora nel presente, di cambiare il corso della storia e dell’umanità grazie alla visione e alla consapevolezza di vivere in un territorio di inestimabile valore naturalistico, paesaggistico e culturale.

Credo che la bellezza, l’arte e anche se vogliamo il piacere della vita che l’Italia sa ben fornire ed esportare possano veramente aiutare a cambiare il mondo”, ha affermato Gabriele Salvatores.

La bellezza italiana che Gabriele Salvatores racconterà magistralmente è la bellezza che si fonda sulle diversità dei suoi territori e dei suoi saperi: così le nostre Regioni saranno, per la prima volta in un’Esposizione Universale, partner artistici del Padiglione italiano, realizzandone i contenuti per l’intero periodo dell’Expo”, ha affermato Paolo Glisenti, Commissario Generale per la partecipazione dell’Italia a Expo 2020 Dubai. “Per rilanciare il turismo, a cominciare da quello esperienziale, ma anche per far crescere l’attrazione dei capitali internazionali verso le filiere d’impresa dall’artigianato alla grande industria, e far crescere l’attrazione di capitale umano verso i centri di competenza scientifica e tecnologica destinati a generare innovazione e sostenibilità nel futuro”, ha aggiunto Glisenti.

Tutti i paesaggi del nostro Paese, ad esclusione di quelli naturali, sono di fatto espressione diretta del saper fare italiano. Sono molto contento che sia un autore come Gabriele Salvatores, con la sua sensibilità, a raccontare e declinare tutto questo”, ha dichiarato Davide Rampello, Direttore Artistico del Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai.

Gabriele Salvatores racconta il mestiere dei Comedians

Gabriele Salvatores racconta il mestiere dei Comedians

Prodotto da Rai Cinema, con Indiana Production e distribuito da 01 Distribution, Comedians, il nuovo film di Gabriele Salvatores arriva in sala dal 10 giugno in 250 copie. Una scelta coraggiosa, visto il periodo difficile per le sale, dovuto all’emergenza Covid, e l’approssimarsi dell’estate, ma di cui il regista si dice convinto, e spiega: “Per me è importante uscire con questo film adesso. […] A me la carriera è andata bene e ogni tanto nella vita bisogna restituire qualcosa. Questa è la mia maniera di dire che il cinema va avanti: le sale sono aperte, torniamo al cinema”. Si dice anche convinto che “le sale non chiuderanno mai. Non sono uno stupido ottimista. Non chiuderanno perche sono quel luogo dove si può decidere di passare due ore senza essere per forza interattivi, se non con la mente e le emozioni, abbandonandosi a un viaggio di due ore pensato da un’altro. […] In una sala si sospende la realtà per un attimo, mentre a casa tua, per quanto possa essere bello il film che stai vedendo, la realtà è sempre presente”. 

Il progetto arriva da lontano, da una pièce teatrale del 1985, tratta da un testo di Trevor Griffiths, messa in scena dallo stesso Salvatores e diventata poi un film da lui diretto, Kamikazen – Ultima notte a Milano. Molta è la curiosità intorno a questa rilettura dopo ventun anni, che ha dato vita a Comedians. Così ne parla il regista, sottolineando le differenze tra i due progetti:“Kamikazen è veramente un’altra cosa. Non c’è la scuola, non c’è il maestro, non c’è l’esaminatore, tant’è vero che nel film non c’è neanche scritto che sia ispirato o in realzione al testo di Griffiths. […] Lì abbiamo indagato le vite private dei singoli personaggi. […] L’umanità delle case di ringhiera di Milano”. “Quando avevamo messo in scena il testo di Griffiths nell’85 eravamo giovani affamati di successo e desiderosi di farci vedere. Quindi lo avevamo usato come contenitore per riempirlo di gag e di improvvisazioni. Rileggendolo ventun anni dopo, ho scoperto quello che i Pink Floyd chiamerebbero il “dark side of the moon” di questo testo, cioè la parte più riflessiva e malinconica. Questa è una piccola umanità che deve giorno per giorno fare i conti con la vita. Sognano una visibilità che è molto difficile da avere. Il testo si è rivelato, rileggendolo, molto più attuale di quello che pensavo”. “Ci sono temi che non avevo intravisto nella prima lettura. Per esempio, il rapporto tra padre e figlio che c’è tra i personaggi interpretati da Balasso e Pranno è interessante, è un padre che non glie le fa passare e un figlio che lo contesta. […] C’è voglia di apparire, di successo, di non essere perso in umanità di “raindogs” [cani randagi ndr.] ma essere qualcuno su un palco con una luce. Questo è molto attuale. Non è necessario che tutti stiano sul palco con la luce addosso. Ognuno può fare bene il proprio lavoro anche senza farsi vedere per forza”. 

E trattando della dicotomia tra bravura e successo, tema affrontato nel film, parla della sua esperienza personale: “Il vero problema è il successo […] A questo io ho risposto cercando di fare ogni volta qualcosa che non sapevo fare, cioè cambiando genere, tipo di film, sia per imparare qualcosa, ma soprattutto per non considerarmi in nessun modo arrivato. Quando sei convinto di saper fare molto bene una cosa sei vicino alla fine, secondo me. Credo che soprattutto per un artista ci voglia l’ansia, la paura di non saperlo fare. La voglia di provare delle cose nuove per rimanere vivo”. 

Il regista spiega poi come ha lavorato al film, facendo precedere le riprese da prove, proprio come si fa in teatro: “Ho usato un metodo che aveva usato anche Clint Eastwood […] in Million Dollar Baby e Gran Torino. Ha preso gli attori e il direttore della fotografia, ha provato prima il film […]. Quindi, quando è andato a girare, ci ha messo cinque settimane. Noi ce ne abbiamo messe quattro. Ma abbiamo fatto due settimane di prove prima. Così, quando arrivi sul set sai già dove mettere la macchina […], gli attori sanno dove spostarsi. […] Con due macchine da presa mi sono inserito tra di loro, semplicemente a stargli vicino, a farli vedere. Il grosso vantaggio rispetto al teatro è proprio poter vedere delle cose piccolissime” . Esperienza che il regista dice di voler ripetere in futuro, aggiungendo: “E’ un vizio degli attori italiani, che passano da un film all’altro velocissimamente e quindi non hanno mai il tempo di provare. Invece durante le prove […] nascono tantissime idee e rapporti”. 

A questo proposito, così alcuni membri del cast raccontano l’esperienza sul set. 

Il giovane Giulio Pranno, già protagonista di Tutto il mio follle amore, che qui iterpreta Zappa, il personaggio inquieto, dice: “Ho costruito il personaggio andando sul set giorno dopo giorno e lavorando con gli altri. Questo è stato un lavoro di gruppo. Con Gabriele è il secondo film che facciamo insieme. Mi sa dirigere e sono stato molto tranquillo su questo set. Mi sono molto fidato del lavoro. […] Ho fatto anche un corso di clownerie per prepararmi al ruolo”. E aggiunge di essere un amante del “black humour”. 

Ale e Franz interpretano i fratelli Filippo e Leo Marri, Ale racconta così i loro personaggi: “Siamo il prototipo del fallimento: un fallimento personale, umano. E siamo sulla soglia di un nuovo fallimento, all’inizio […] messo nella giusta direzione da Barni, ma appena arriva Celli, dentro di noi si crea questo grosso dubbio, soprattutto in me. Quindi andiamo nella direzione più facile, perché il pubblico vuol ridere, andiamo sulla risata facile, quella immediata. […] Lui [Leo, interpretato da Franz ndr.] se ne risente, va per la sua strada e si crea una crepa tra di noi che manda tutto a ramengo.” Mentre Franz ricorda: “Abbiamo iniziato davvero con Balasso come insegnante in un laboratorio. […] È stato davvero per noi un sogno lavorare con Gabriele, un percorso artistico che ha trovato il suo compimento”.

Natalino Balasso, che interpreta Eddie Barni, l’insegnante buono, descrive così il maestro: “Barni dice quello che penso io e Griffiths l’aveva già scritto nel ’78 […] La prima cosa che insegno loro è […]: quando si  entra in campo con le battute, con la comicità, capire perchè si è lì. Sembra una cosa ovvia, semplice, ma non è così. Credo che il novanta per cento della comicità non lo abbia capito. Anche per questo il film è importante”, e aggiunge: “Il mio personaggio dice delle cose che condivido a pieno”. Interrogato su cosa lo diverta, Balasso afferma: “Non ho una comicità preferita. Rido di molte cose, a volte anche di una comicità molto banale. Il comico che mi fa più ridere in assoluto è mio zio. Però è una cosa legata anche alle fasi della vita. Credo che da giovani si rida di certe cose, poi col passar degli anni, anche di altre”. 

Christian De Sica, qui nei panni del talent scout prammatico, descrive l’esperienza con Salvatores: “Non avevo mai avuto la fortuna di lavorare con Salvatores, ma ci conosciamo da tanti anni e ora con questo film siamo diventati anche amici. Serviva un attore nazional-popolare, guitto, uno che fa i cinepanettoni, e coi produttori si sono detti: chi prendiamo? Io ho accettato e lui ha scoperto uno straordinario attore drammatico”, dice tra il serio e il faceto. Poi prosegue: “Ho lavorato con tanti registi […] ma il clima in quei giorni a Trieste è stato meraviglioso. […] Lui è come un papà o una mamma. C’era una tale gentilezza e leggerezza. Veramente un attore si sente tranquillo nelle sue mani. […] È un film di una grande classe e questo dimostra anche il coraggio che Salvatores ancora ha. Si mette alla prova con un film artisticamente così severo e lo fa uscire il 10 giugno dopo il covid. È un passo importante anche per il cinema, per gli esercenti, per il pubblico”. Mentre sul suo personaggio così argomenta: “Questo personaggio secondo me non dice poi tante stronzate, dice la verità: io non cerco dei filosofi, non siate profondi, io sto cercando dei comici, se volete avere successo. Nella vita l’ho seguita questa strada e non è che mi sia andata male”. A chi gli domanda cosa lo faccia ridere, l’attore risponde guardando ai classici: “Mi fanno ridere ancora oggi moltissimo Totò e Alberto Sordi. Credo siano i più grandi comici che abbiamo avuto nel mondo”. 

Su come sia cambiata la comicità negli anni, Salvatores risponde invece così, e non rinuncia a una critica alla classe politica: “Si è sdoganato completamente, negli anni ’80 e ’90, il politicamente scorretto. Il che per certe cose è un bene, ma per certe altre siamo andati un po’ oltre. Adesso, se dici una cosa gentile, ti dicono che sei un buonista. Bisogna essere cattivi, un po’ haters, un po’ protagonisti, non essere d’accordo. E anche usare la comicità  come fanno alcuni dei nostri politici per essere amici, simpatici e non invece padri. Abbiamo tanto bisogno di padri secondo me, in questo momento. Di padri come Natalino e De Sica. Puoi non essere d’accordo con il personaggio di  Christian, ma almento prende una posizione. […] Ci vuole qualcuno che si prenda la responsabilità. Mi piacerebbe tanto che la nostra classe politica fosse un po’ più così”. 

Da qui un dibattito sugli eccessi del politicamente scorretto e del suo contrario, che a sua volta, se estremizzato, può diventare pericolso quanto e più dello stereotipo. Il regista argomenta così: “Il politicamente corretto, sopratutto se usato in una certa maniera, è rischioso. Guardate per esempio quello che sta succedendo con MeToo. Una istanza giusta, un motivo giusto che sta diventando certe volte anche ridicolo. Sento delle cose che arrivano dall’America che veramente sono impressionanti. Il politicamente corretto nel cinema porta al fatto di premiare per forza un film che ha degli attori neri. Ora c’è l’obbligo di rappresentare nel film varie cose. In Malcom e Mary il regista bianco è stato criticato perchè mette in scena un regista nero, appropriandosi di una cultura che non è la sua. Secondo me è pazzia. È una questione di equilibrio. Bisogna stare attenti da entrambe le parti. È una domanda molto importante ed io non ho la risposta precisa. Mi barcameno”.  

Franz sul tema e sull’esistenza di limiti da non oltrepassare in campo comico, commenta: “Il limite è legato alla sensibilità di ciascuno. Noi [ come duo comico con Ale ndr.] ci siamo posti un limite dall’inizio, che combacia con la nostra sensibilità. Non scherziamo sulle malattie. C’è poi una barriera tra lo scherzare tra amici e il mettere in scena qualcosa. Nel momento in cui sali su un palco, hai una responsabilità molto maggiore”. 

Interviene anche Balasso: “E’ un problema anche culturale. C’è sempre meno gente che capisce l’ironia. L’ironia va anche capita, ci vuole anche un’intelligenza, bisogna metterla in campo”. Comedians di Gabriele Salvatores è in sala dal  giugno in 250 copie.

Gabriele Salvatores presenta Italy in a Day: “L’Italia è un paese che soffre con dignità”

Italy in a Day“L’Italia che viene fuori da questi video è un Paese ferito, è un Paese che soffre con dignità e che non ha chiuso le finestre verso il futuro. C’è un senso di tenerezza verso la vita, verso l’umanità, che ho trovato positiva.” A parlare è Gabriele Salvatores che al Festival di Venezia 2014 ha presentato Fuori Concorso il suo Italy in a Day – Un giorno da italiani, progetto ideato da Ridley Scott e adottoato per l’Italia da Salvatores. Il prodotto finale è un film realizzato dagli italiani che hanno raccontato le loro giornate, le loro paure, le loro storie, la loro vita. Il regista si è quindi trovato a dover mettere ordine in mezzo a quasi 45mila video. Il risultato è un film sui generis, che non è di fiction ma non si può nemmeno considerare un documentario (o un mocumentario).

“Quello che avete visto è quello che abbiamo ricevuto, ho dovuto fare qualche scelta ma in proporzione è esattamente quello che c’è. Su 45mila non più di 3, 400 video avevano forti connotazioni sociali. Nei video ci sono tanti poveri, mentre non ci sono ricchi. Questa è una cosa interessante: come mai nessun professionista affermato ha sentito la necessità di mandare un proprio filmato?”

I video sono montati in ordine cronologico, dalla mezzanotte alla mezzanotte successiva del 26 ottobre 2013, e la struttura narrativa ‘oraria’ è stata realizzata mettendo insieme i filmati arrivati, tutti che rappresentano quotidianità spensierate o comuni, nonostante sia molto presente una dimensione di difficoltà che incombe su tutti e sull’Italia stessa.

“Se io fossi un politico italiano oggi – ha continuato Salvatores – sarei più colpito dalla quotidianità dei video che da certe discussioni o risse che vediamo in tv. Perchè la protesta sociale oggettiva e fondamentale è sotto gli occhi di tutti. La voglia di mantenere la dignità o di desideri che non siano solo quelli legati al cellulare nuovo, che passa attraverso queste persone semplici è bella, mi toccherebbe di più, mi sentirei responsabile, come mi sono sentito responsabile della scelta dei video e delle storie che ho deciso di raccontare. Sarebbero delle persone di cui dovrei occuparmi.”

 

Gabriele Salvatores a Giffoni presenta Il Ragazzo Invisibile 2

0
Gabriele Salvatores a Giffoni presenta Il Ragazzo Invisibile 2

Il Premio Oscar Gabriele Salvatores arriva a Giffoni con Ludovico Girardello protagonista de Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione per incontrare i ragazzi del Festival e tenere una masterclass. A Giffoni sarà proiettato anche Denti, film del 2000 con Paolo Villaggio che ricorda con emozione: “Era un grandissimo attore e un amico, era un grande attore comico – sottolinea – perché aveva innato il senso tragico della vita”.

Alle domande sul suo prossimo film dice: “Uscirà a gennaio e sarà accompagnato da una serie di iniziative collaterali. Ci sarà una graphic novel con la Panini e molto probabilmente uscirà il secondo capitolo del libro. Stiamo ultimando gli effetti e ricreando alcuni passaggi in 3D. Nel frattempo dal precedente a questo il nostro protagonista è cresciuto e senza fare troppe anticipazioni – aggiunge – scoprirà di avere una sorellina un po’ “infiammabile” e due madri, una biologica e l’altra adottiva – questo secondo film ha un andamento emotivo molto forte e più dark del primo”.

A venti anni di distanza da Nirvana (1996) Salvatores spiega come all’epoca non si conoscevano le potenzialità della rete. “L’approccio alla fantascienza mi viene naturale. Per capire la realtà non basta la ragione e oggi capire il confine tra realtà a finzione non è facile. Il cinema ha un grande potere, quello di far apparire le ombre di Platone vere. Il cinema ha il potere di evocare i fantasmi come diceva Jacques Derrida, e per questo la sala cinematografica non morirà mai – asserisce con convinzione Salvatores. Il ragazzo invisibile gioca con il tema dei supereroi e cita Gramsci per affermare che per capire la realtà non basta la ragione. Nel primo film il protagonista scopriva il superpotere, nel secondo il tema è come usare i superpoteri, cosa farne e come capire il confine tra giusto e ingiusto, tra bene e male”.

Il ragazzo invisibile seconda generazione: il teaser trailer del film di Gabriele Salvatore

Parlando di un certo cinema che si ispira a storie realmente accadute Salvatores spiega che per lui “il cinema non ha più solo la funzione di essere una finestra sulla realtà. Una storia vera ti lega alla presa diretta e la televisione, se ben fatta, assolve a questo compito. Apprezzo molto Dolan perchè è molto bravo a coniugare lo sguardo sulla realtà con la dimensione emotiva andando oltre il realismo. Nel mio film c’è uno sguardo introspettivo, un ritmo serrato ed è più spettacolare del primo. Ne sono fortemente innamorato. Sto intraprendendo alla soglia dei 67 anni (li compirà il 30 luglio) un viaggio che scompagina la struttura classica della sceneggiatura.”

Alla domanda se ci sarà la continuazione di Italy in a Day, il documentario che nel 2014 realizzò con la Rai, a partire da una campagna pubblicitaria online che chiedeva alle persone di riprendere alcuni momenti della propria giornata, Salvatores ha detto che ne sarebbe contento e che “sarebbe potuto e potrebbe diventare un appuntamento annuale ma – sottolinea – per questo servirebbe la Rai a cui peraltro abbiamo proposto il progetto ma ad oggi non se ne è fatto nulla. Gli avevamo proposto il tema del Capodanno. Farei Italy in a Day di nuovo”.

Parlando dei progetti futuri Salvatores dice: “Sto lavorando a un film americano, sarebbe un ritorno al road movie raccontando un rapporto tra padri e figli”. A proposito de Il Ragazzo Invisibile non esclude che ci possa essere un terzo episodio. “In un momento in cui i ragazzi vogliono la visibilità attraverso i social abbiamo scelto questo super potere perché il più economico e non si vende.”

Gabriele Muccino: 10 cose che non sai sul regista

Gabriele Muccino: 10 cose che non sai sul regista

Tra i più abili registi italiani vi è senza ombra di dubbio Gabriele Muccino, profondo conoscitore del mezzo cinematografico che negli anni ha portato al cinema la storia di un’Italia, e di italiani, in piena trasformazione. Con le sue storie corali e ricche di passioni, il regista ha conquistato critica e pubblico, riuscendo anche a compiere il salto in quel di Hollywood, dove ha avuto modo di realizzare più di un film.

Ecco 10 cose che non sai su Gabriele Muccino.

Gabriele Muccino: i suoi film

1. Ha scritto e diretto lungometraggi in Italia e negli Stati Uniti. Muccino debutta alla regia nel 1998 con il film Ecco fatto, ottenendo maggior popolarità con l’opera seconda Come te nessuno mai (1999). Il successo arriva con il film L’ultimo bacio (2001), che lo consacra come uno dei protagonisti della scena cinematografica italiana. Dirige poi Ricordati di me (2003), mentre con La ricerca della felicità compie il suo esordio statunitense, collaborando con l’attore Will Smith, che dirige nuovamente in Sette anime (2008). Torna poi in Italia per realizzare Baciami ancora (2010), sequel del suo celebre film. Negli Stati Uniti realizza poi altri due film Quello che so sull’amore (2012) e Padri e figlie (2015). Con L’estate addosso (2016) torna in Italia, ottenendo poi un altro grande successo con A casa tutti bene (2018). Nel 2020 torna al cinema con il film Gli anni più belli, dove dirige alcuni tra i suoi attori feticcio, come Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria, in aggiunta a Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti.

2. Per i suoi film ha ottenuto importanti riconoscimenti. Nel corso degli anni Muccino si è affermato come un regista particolarmente apprezzato dalla critica, che ne ha in più occasioni premiato l’opera artistica. Con L’ultimo bacio, infatti, ha vinto il David di Donatello come miglior regista, mentre nel 2008 riceve un David speciale per i suoi successi negli Stati Uniti come autore e come regista. Nel 2019, infine, vince la prima edizione del David dello spettatore con il film A casa tutti bene, premio assegnato ai più grandi successi della stagione.

3. Ha prodotto il remake americano di un suo film. Il successo del film L’ultimo bacio fa sì che ne venga realizzato un remake hollywoodiano, intitolato The Last Kiss e con gli attori Casey Affleck e Zach Braff. Per il film Muccino ha ricoperto il ruolo di produttore esecutivo, ma l’opera è stata considerata universalmente inferiore rispetto all’originale italiano.

gabriele-muccino-instagram

Gabriele Muccino è su Instagram

4. Ha un account personale. Il regista è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 103 mila persone. All’interno di questo Muccino è solito condividere immagini e video promozionali dei suoi progetti cinematografici, ma non mancano anche affascinanti dietro le quinte estratti dalle riprese dei suoi film.

Gabriele Muccino: moglie e figli

5. Si è sposato più volte. Muccino è stato sposato una prima volta dal 2002 al 2006 con Elena Majoni, mentre dal 2012 è sposato con Angelica Russo. Per entrambi i matrimoni, Muccino ha mantenuto particolare riserbo, evitando di condividere dettagli privati sui social o con i media.

6. Ha tre figli. Il regista ha avuto un primo figlio, Silvio Leonardo, nato nel 2000 da una relazione avuta con Eugenia F. Di Napoli. Nel 2003, durante il matrimonio con Elena Majoni, nasce il secondo figlio, chiamato Ilan. La prima figlia femmina nasce invece nel 2009, avuta con l’attuale moglie Angelica Russo.

Gabriele Muccino e suo fratello

7. Suo fratello è un noto attore. Muccino ha un fratello minore, Silvio, divenuto negli anni un noto attore. Questi esordisce al cinema proprio come protagonista del film Come te nessuno mai, per poi collaborare nuovamente con il fratello per i film L’ultimo bacio e Ricordati di me.

gabriele-muccino-nuovo-film

Gabriele Muccino: il suo ultimo film

8. Ha diretto un film con i suoi amici. Con A casa tutti bene Muccino torna a raccontare una famiglia e i suoi taciuti contrasti, che esploderanno nel momento in cui i numerosi parenti si trovano costretti in casa da un temporale. Per realizzare il film, uno dei maggiori successi del 2018, il regista si è avvalso della collaborazione di suoi amici e ricorrenti attori come Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Pierfrancesco Favino, Sabrina Impacciatore, Stefania Sandrelli e Elena Cucci.

Gabriele Muccino: il suo nuovo film

9. Tornerà al cinema con una nuova storia corale. Il 6 febbraio 2020 debutterà al cinema il nuovo film del regista, Gli anni più belli, narrante la storia di Paolo, Gemma, Giulio e Riccardo, amici fin dall’adolescenza. Nel film verranno raccontate le loro aspirazioni, i successi e i fallimenti, il tutto compreso in un arco di 40 dove anche l’Italia subisce profondi mutamenti.

Gabriele Muccino: età e altezza

10. Gabriele Muccino è nato a Roma, in Italia, il 20 maggio 1967. Il regista è alto complessivamente 182 centimetri.

Fonte: IMDb

Gabriele Muccino: “Pasolini non regista”

0

Gabriele Muccino ha fatto molto parlare di sé nelle ultime ore a causa di una sua dichiarazione abbastanza “scooda” affidata a Facebook. La questione presa in esame dal regista è nientemento che il rapporto tra Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre il quarantesimo anniversario della morte, e il cinema, o meglio, la figura di regista.

Ecco cosa ha scritto Muccino:

Pier Paolo Pasolini, regista.

Leggo tanto di lui in questi giorni, ovunque. Lasciatemi dire la mia, ciò che penso da quando iniziai a sognare di diventare, un giorno, regista. Avevo diciott’anni e avevo tantissimi riferimenti che ancora oggi sono rimasti tali e altissimi.
So che quello che sto per dire suonerà impopolare e forse chissà, sacrilego? Ma per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un “non” regista che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava, in anni in cui il cinema italiano era cosa altissima, faceva da scuola di poetica e racconto “cinematico” e cinematografico in tutto il mondo.
In quegli anni Pasolini regista aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile. La dissoluzione dell’eleganza che il cinema italiano aveva costruito, accumulato, elaborato a partire da Rossellini e Vittorio de Sica per arrivare a Fellini, Visconti, Sergio Leone, Petri, Bertolucci e tanti, davvero tanti altri Maestri, rese il cinema un prodotto avvicinabile da coloro che il cinema non sapevano di fatto farlo. Non basta essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto. Il cinema italiano morì da lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos’altro, si misero in conflitto (come fece Nanni Moretti) con i Maestri che il cinema lo avevano nutrito per decenni e di fatto distrussero con tutti quelli che seguirono quella scia di arroganza intellettuale rifiutando anzi demolendo la necessità da parte del Cinema di essere un’arte POPOLARE e lo privarono, di fatto, di un’eredità importante che ci portò dall’essere la seconda industria cinematografica più grande al mondo ad una delle più invisibili.

Con legittimo e immenso rispetto per Pier Paolo Pasolini poeta e narratore della nostra società quando ancora in pochi riuscivano a interrogarla, provocarla e analizzarla, il cinema è però altra cosa.

GM

Cosa ne pensate?

 

Gabriele Muccino: “Paolo Sorrentino doveva ringraziare Medusa”

0

gabriele-muccinoIl regista Gabriele Muccino commenta il discorso fatto agli Oscar del collega Paolo Sorrentino, che secondo lui avrebbe dovuto ringraziare anche Medusa Film che ha finanziato e distributore del film. Il regista scrive sulla sua pagina ufficiale di facebook che al suo posto avrebbe ringraziato la casa che ha finanziato il film, sottolineando che per molti anni ha finanziato altri grandi film e merita riconoscimento:

Nei ringraziamenti di Paolo Sorrentino ne è mancato uno che io avrei fatto. Ovvero a chi ha finanziato e distribuito il suo film. La Medusa. La Medusa è stata per decenni la Casa dei più grandi autori italiani. Ha finanziato e distribuito enormi successi. Conquistato grandi premi, fatto esordire importanti registi. Oggi ha finanziato La Grande bellezza e portato a casa un Oscar. Ma nessuno che l’abbia nominata. Eppure un film non è un quadro né una poesia. Un film ha bisogno di coraggio e denari da parte di chi vuole investire nel cinema.

Ma non sol,  il regista parla anche dello stato attuale che la Medusa Film non propriamente positivo, anche se nell’ultimo periodo ha centrato una serie di successi al botteghino:

Medusa sta subendo una lenta indecifrabile morte per eutanasia da parte della gestione del suo padrone. Berlusconi avrà forse legittime ragioni per asfissiare quella che fino a pochissimi anni fa era la più importante, insieme a Rai Cinema, casa di produzione e distribuzione del cinema italiano. Un paese senza cinema e senza cultura è un paese povero, con meno energia, meno lavoro, meno prestigio e una statura sempre più piccina.

“Mi auguro che questo Oscar vinto da Paolo […] faccia rivedere i piani di demolizione di una delle pochissime ma migliori cose che Berlusconi abbia costruito nei suoi migliori anni: Il Cinema libero e senza bandiere e propaganda. Ma solo cinema. A volte grande davvero.”

Gabriele Muccino regista per il videoclip Tensione Evolutiva

0

È stato caricato ieri online su YouTube l’ultimo videoclip di Lorenzo Cherubini, Tensione Evolutiva il regista che ha orchestrato l’intera

Gabriele Muccino presenta Quello che so sull’amore

0

gabriele-muccino-e-gerard-butler-638x425

Più che una conferenza, è stato un vero e proprio sfogo per il regista , l’incontro con la stampa italiana questa mattina a Roma. Il regista romano,

Gabriele Muccino di nuovo a Hollywood con Quello che so sull’amore

Gabriele Muccino non vuole abbandonare l’altra sponda dell’Atlantico, dopo aver realizzato il suo sogno americano: arrivare al successo grazie all’incursione hollywoodiana con La ricerca della felicità e Sette anime. Quello che so sull’amore (Playing for Keeps) uscirà in Italia il 29 novembre e racconta la storia di una ex star del calcio (Gerard Butler) che, dopo il ritiro, trascorre la sua vita tra ricchezza e frivolezze.

Gabriele Muccino contro Captain America Civil War, una “tortura”

0

Gabriele MuccinoAlla fine ha ceduto, Gabriele Muccino, ed è andato al cinema a vedere Captain America Civil War. Il regista italiano conosciuto anche all’estero ha però avuto una brutta esperienza al cinema, tanto che a circa metà proiezione ha lasciato la sala, ormai insofferente di fronte a quello a cui stava assistendo.

Ecco cosa ha riportato sulla sua pagina Facebook ufficiale:

Alla fine sono andato.
Sono andato ieri a vedere Captain America Civil war. E devo dirlo, non sono riuscito a vederlo tutto. Mi ha talmento depresso l’idea di disattivare la mia mente del tutto pur di diventare un demente fruitore di un simile B movie che alla fine mi sono liberato di quella tortura che attanagliava la mia vista e sono uscito dal cinema pur di riveder le stelle e sentire di nuovo me stesso e potermi illudere che il cinema non sia davvero diventato tanto di scarto. Il cinema drammatico è stato completamente scippato al cinema da Netflix e questo si sa. Quello di qualità viene confinato e ammassato nei tre mesi antecedenti alla stagione degli Academy che va da settembre a dicembre, durante la quale escono circa 40 film di cui almeno l’ 80 percento rimane del tutto sotto il radar e lontano dalla possibilità di essere conosciuto dal pubblico, eppur famelico del cinema di qualità che ancora c’è, lì fuori. Tutto quel che resta in giro, quasi tutto, è spesso privo, appunto, di tutto.
Se non c’è un Art House vicina, e per vicina intendo entro i 30 kilometri, se parliamo di Los Angeles, non c’è modo di andare al cinema senza finire quasi inesorabilmente intrappolati in un bel Multiplex incolore e nella fruizione passiva e inaffettiva di un film che va ben oltre l’accettabilità della necessaria commerciabilità del prodotto. Captain America e con esso tutto il franchising che sta divorandosi Hollywood, diventa amnesia del cinema e di cosa esso possa e debba rappresentare. Il Batman di Nolan piuttosco che l’Iron Man di Favreu sono ormai pezzi di una scialuppa lontana e alla deriva. Il nuovo franchising, lanciato da quei film circa dieci anni fa, è ormai l’ammucchiata di Avengers che si prendono a botte dall’inizio alla fine senza che a te, e parlo per me, si intenda, possa fregare di meno.
E allora si torna casa, si accende Amazon, Netflix e si scarrella alla ultima e urgente ricerca di qualcosa di bello da vedere. E quando lo si trova, si tira un respiro e si guarda finalmente un FILM.

È chiaro che, per molti versi, il regista ha le sue ragioni. Noi stessi (Cinefilos.it) abbiamo più volte sottolineato la mancanza, negli ultimi cinecomics Marvel, di racconto e pathos, la mancanza di tutte quelle strutture, tecniche e artistiche, nonchè emotive, che fanno il cinema. Sembra tuttavia quantomeno cattivo, da parte del regista, ignorare il lavoro e la perizia tecnica che comunque esiste in prodotti a grande budget come il film Marvel in questione. Considerato poi che la sua recente filmografia non brilla per prodotti che si possono annoverare nell’Olimpo dei FILM, come li chiama lui, sembra oltremodo insensata una posizione così dura. Si corre soltanto il rischio di apparire ingiustamente snob.

Che ne pensate?

Gabriele Muccino ci riprova.

0

muccino

Sembra proprio che Gabriele Muccino non riesca a trovare il progetto giusto con cui ritornare sul mercato americano. Saltato il film di fantascienza Passengers a causa del budget troppo elevato, pare perà che sia in dirittura d’arrivo con un nuovo progetto. Staimo parlando della commedia romantica Playing ther Field che vedrà coinvolte tre star di grande impatto: Gerard Butler, Uma Thurman e Jessica Biel.

Gabriele Mainetti: il prossimo sarà un film di Kung Fu ambientato all’Esquilino

0

Il regista Gabriele Mainetti, dopo aver lavorato a “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out“, sta lavorando al prossimo progetto che sarà un film di kung fu ambientato nel quartiere multietnico di Piazza Vittorio a Roma. Le riprese sono appena cominciate a Roma e il film sarà il terzo lungometraggio di Mainetti, ancora da intitolare, che lo vedrà cimentarsi con un genere che affonda le proprie radici nella storia del cinema, come accaduto con i precedenti film. Vision Distribution lancerà le vendite del film al Marché du Film di Cannes.

Ambientato nel melting pot cosmopolita del quartiere romano l’Esquilino/Piazza Vittorio, l’ultimo lavoro di Mainetti vedrà incrociarsi due anime molto diverse. Uno è il figlio di un ristoratore locale indebitato scomparso con il suo amante. L’altra è una giovane donna misteriosa appena arrivata nella capitale italiana alla ricerca della sorella scomparsa. “Uniti dal destino, i due si ritroveranno catapultati nei bassifondi del ventre criminale di Roma”, si legge nella sinossi. “Per sopravvivere dovranno combattere fianco a fianco in una travolgente avventura senza esclusione di colpi, sfidando eserciti di spietati criminali, ma soprattutto antichi pregiudizi e diversità culturale.”

Il film di kung fu ambientato a Roma è interpretato dall’artista marziale cinese Liu Yaxi, che era la controfigura di Liu Yifei nel film della Disney “Mulan“, insieme all’italiano Enrico Borello (“Lovely Boy”), Sabrina Ferilli (“La grande bellezza”), Marco Giallini (“Perfetti Sconosciuti”) e Luca Zingaretti (“Montalbano”).

Il film è scritto da Mainetti con gli sceneggiatori Stefano Bises (“Gomorra”) e Davide Serino (“Il cattivo”). È prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, la società di Fremantle dietro a “Le Otto Montagne”, il dramma ambientato nelle Alpi che ha vinto il premio della giuria l’anno scorso a Cannes ed è diventato un successo speciale. A bordo ci sono anche Vision Distribution, una compagnia Sky, e Goon Films di Mainetti in collaborazione con la tedesca DCM, che distribuirà il film in Germania, Austria e Svizzera, e la francese Quad Films, che lo distribuirà in Francia. Vision si occuperà anche della distribuzione in Italia.

Gabriele Mainetti ospite di Lucca Changes

0
Gabriele Mainetti ospite di Lucca Changes

Si è tenuto sabato 31 ottobre alle ore 18.30 l’incontro in streaming con Gabriele Mainetti, regista dell’acclamato Lo chiamavano Jeeg Robot e dell’attesissimo Freaks out, nell’ambito di Lucca Comics & Games – edizione Changes.

Dopo esser stato ospite dell’Area Movie di Lucca Comics & Games nel 2015, proprio per presentare Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti è tornato, anche se solo virtualmente, nel capoluogo toscano per raccontare le sue passioni, il suo cinema, il suo rapporto con Lucca e i fumetti in un incontro dal titolo Gabriele Mainetti – Passione Lucca, moderato da Gianmaria Tammaro.

Il regista ha dichiarato di avere un ricordo molto bello di quella prima volta a Lucca nel 2015, dove aveva percepito una vitalità difficile da immaginarsi oggi in un momento come quello che stiamo vivendo, una sensazione di collettività di un pubblico unito dalla passione. “Mi sono sentito un po’ come una rockstar” ha dichiarato Mainetti “Vedere persone vestite come i personaggi del mio film mi ha emozionato”.

Rispetto al suo rapporto con i fumetti, Mainetti ha raccontato di aver letto molto Topolino, Lupo Alberto, Alan Ford, durante la sua infanzia fino alla scoperta di Dylan Dog a 10 anni, ma l’ispirazione per Jeeg Robot è arrivata dagli anime.

Riguardo alla possibilità di un ipotetico sequel del suo successo Lo chiamavano Jeeg Robot, Mainetti risponde di non essere interessato al momento, perché impegnato su altri progetti e perché considera conclusa quell’esperienza.

L’incontro con Gabriele Mainetti resterà disponibile sul sito della manifestazione a questo link.

Gabriele Mainetti ospite al Giffoni Film Festival 2016

0

Edison for Nature, progetto di cinema collettivo su energia, uomo e natura, raccontati attraverso gli occhi di ognuno di noi, sbarca al Giffoni Film Festival.

Gabriele MainettiAppuntamento lunedì 18 luglio alle 16.00 con il regista Gabriele Mainetti, reduce dallo straordinario successo della sua opera d’esordio Lo chiamavano Jeeg Robot, testimonial e curatore – insieme a Andrea Segre – del progetto ideato da Edison, azienda leader nel settore dell’energia, da sempre impegnata nella diffusione della cultura della sostenibilità e del risparmio energetico.

Il regista incontrerà alle 15.00 i ragazzi ospiti della manifestazione per una Masterclass, e alle 16.00 presenterà il progetto, aperto a chiunque abbia un’idea e una storia da raccontare nell’ambito dei temi green: Comportamenti sostenibili, L’energia del futuro e I mestieri dell’energia. Un contest al quale sarà possibile partecipare  attraverso video, parole, immagini e audio.

Chiunque potrà caricare, entro fine luglio, i contributi sulla piattaforma www.edisonfornature.it. Le idee proposte verranno valutate e selezionate da Gabriele Mainetti e dal documentarista Andrea Segre per l’individuazione di dieci progetti finalisti. I loro autori avranno l’opportunità di sviluppare il proprio progetto, insieme a Gabriele Mainetti e Andrea Segre, affiancati da una troupe professionista, realizzando un cortometraggio.  Sarà a questo punto dell’iniziativa, che i registi Mainetti e Segre, partendo dai 10 cortometraggi realizzati, daranno vita ad un mediometraggio collettivo.

Edison

Edison è tra i principali operatori di energia in Italia ed Europa con attività nell’approvvigionamento, produzione e vendita di energia elettrica, nei servizi energetici e ambientali grazie anche alla propria controllata Fenice e nell’E&P. Con i suoi oltre 130 anni di storia, Edison ha contribuito all’elettrificazione e allo sviluppo del Paese. Oggi opera in 10 paesi nel mondo in Europa, Africa, Medio Oriente e Sud America, impiegando 5.000 persone. Nel settore elettrico Edison può contare su un parco impianti per una potenza complessiva di 7 GW.