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Figment: la mascotte del parco della Disney diventerà un film sviluppato da Seth Rogen

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Secondo quanto apprendiamo da Deadline, Seth Rogen sta attualmente sviluppando un nuovo film della Walt Disney Pictures incentrato su Figment, il piccolo drago viola che è stato a lungo la mascotte del parco a tema per l’Epcot’s Imagination Pavilion a Orlando. Seth Rogen produrrà il film con la sua società di produzione Point Grey. Figment è stato creato nel 1983 dagli Imagineers della Walt Disney Tony Baxter e Steve Kirk. Descritta come l’incarnazione del processo di immaginazione, la mascotte ha fatto il suo debutto nel padiglione Journey Into Imagination dell’Epcot Center.

Il progetto senza titolo sarà scritto da Dan Hernandez e Benji Samit, noti soprattutto per il loro lavoro su Detective Pikachu e La Addams Family 2. Insieme a Seth Rogen, nel team troviamo anche i suoi collaboratori di lunga data Evan Goldberg e James Weaver di Point Grey, che si occuperanno della produzione.

Questo segna l’ultima collaborazione di Seth Rogen con la Disney dopo aver precedentemente prestato la sua voce al personaggio preferito dai fan di Pumbaa nel film di Jon Favreau del 2019 Il re leone  e più recentemente nel film Disney+ Chip ‘n Dale: Rescue Rangers. L’attore è destinato a riprendere il ruolo di Pumbaa nel prossimo prequel Mufasa: Il re leone.

Figlia Mia: recensione del film di Laura Bispuri

Figlia Mia: recensione del film di Laura Bispuri

Con Figlia Mia, dopo Vergine Giurata e tre cortometraggi, sembra chiara la direzione dichiaratamente autoriale del cinema di Laura Bispuri. Almeno nelle intenzioni e nel modo in cui il suo sguardo incontra temi, personaggi, luoghi e un linguaggio visivo molto simile a quello di alcuni suoi contemporanei. In questo senso, la culla di un Festival internazionale come Berlino, dove ha presentato sia l’opera prima nel 2015, sia Figlia Mia, sembra aver “frenato” dall’esterno ogni possibile atto di contraddizione; perché va bene il prestigio, la confezione, il plauso nei confronti di una giovane regista e il suo tentativo di distanziarsi dal canone italiano più commerciale, ma ciò che resta al termine del è un misto di delusione e rimpianto.

La Bispuri sa come muovere la macchina da presa, ha gusto per le belle immagini, lavora bene con gli attori – anzi, principalmente attrici – e anche qui ci tiene a ribadire che i racconti migliori dimorano nei territori all’ombra della nostra civiltà, alla fine del mondo, tra le montagne albanesi o in mezzo alle sterpaglie sarde. Sull’isola è ambientato Figlia Mia, ma potrebbe essere un luogo qualsiasi, l’ancestrale tragedia con un triplice punto di vista: quello di Angelica, lasciva, ubriacona e zoppicante, di Tina, devota moglie e madre, e infine della piccola Vittoria, un nome che nasconde tutte le insicurezze del film e una chioma di capelli arancioni.

Parte benissimo Figlia Mia, camera a mano a inseguire i colori del cielo e della terra extra-saturi grazie alla fotografia di Vladan Radovic (Smetto Quando Voglio, La pazza gioia), direttamente dentro l’azione senza nemmeno prendere la rincorsa. E così si procede, una scena dopo l’altra, verso la cima del dramma che non troverà mai un reale sfogo a causa di questa costruzione millimetrica che esclude qualsivoglia partecipazione empatica alle sorti dei personaggi. Tre, di cui due purtroppo inverosimili, costrette ad agire in un mondo che non esiste e che si appella ad un realismo immaginario, fittizio, tutto il contrario di ciò che la Bispuri vorrebbe suggerire.

Figlia MiaÈ un’Italia rurale piena di simbolismi quella di Figlia Mia, persa tra campagne e bar di paese illuminati con neon fosforescenti, e questa ricerca ostinata di autorialità del tutto avulsa dal suo stesso concetto (è davvero autoriale ciò che somiglia pericolosamente ad altre decine, forse centinaia di pellicole?) fa subito sprofondare le buone idee che pure la regista ha in testa ma che evidentemente non riesce ad esprimere al meglio. Anche l’interpretazione di un topos come la maternità – che più classico non si può – risulta superficiale e sfocata, quasi macchiettistica. Perfino Alba Rohrwacher e Valeria Golino, talmente sopra il livello di recitazione dei colleghi, stonano con il resto, contribuendo ad aumentare lo spazio tra racconto e personaggi, tra l’emozione (solo evocata, ma mai raggiunta) e lo spettatore.

Proprio come nel cinema di Alice Rohrwacher – sorella di Alba e regista di Corpo Celeste e Le meraviglie – questo immaginario che sogna l’iper-realismo sfocia spesso nel fantastico, in mondi che non riusciamo a sentire vicini e quindi a comprendere. La sensazione è che, da Vergine Giurata a Figlia Mia, Laura Bispuri non riesca lasciarsi andare pienamente perché fin troppo attaccata ad un’idea di cinema superato, che tanti prima di lei hanno proposto, e che oggi nulla aggiunge alla produzione.

Figlia Mia, trailer

Figlia Mia, il poster del nuovo film di Laura Bispuri

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Figlia Mia, il poster del nuovo film di Laura Bispuri

Ecco il primo poster del film di Laura Bispuri, Figlia Mia, opera seconda della regista che ha esordito con Vergine Giurata. Per questa sue seconda regia la regista torna a lavorare con Alba Rohrwacher.

Ecco il poster:

Figlia Mia è una produzione Vivo Film e Colorado Film con Rai Cinema e sarà in sala il 22 Febbraio con 01 Distribution.

Figlia Mia racconta la storia di Vittoria (Sara Casu) che nell’estate dei suoi 10 anni scopre di avere due madri: Tina (Valeria Golino), madre amorevole che vive in rapporto simbiotico con la piccola e Angelica (Alba Rohrwacher), una donna fragile e istintiva, dalla vita scombinata.

Rotto il patto segreto che le lega sin dalla sua nascita, le due donne si contendono drammaticamente l’amore di una figlia.  La bambina vivrà un’estate di domande, di paure, di scoperte, ma anche di avventure e di traguardi, un’estate dopo la quale nulla sarà più come prima.

Figli: al via le riprese dell’ultimo film di Mattia Torre

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La sua morte prematura a luglio, al termine di una lunga malattia, ha scioccato chi conosceva Mattia Torre e per questo il suo ultimo progetto, scritto con tenacia anche per scacciare via la sofferenza, vedrà la luce.

Figli sarà il suo ultimo film, portato sul set da Giuseppe Bonito che con Torre ha lavorato a lungo fianco a fianco. Le riprese sono cominciate oggi a Roma, l’uscita del film con Vision Distribution che è anche coproduttore è già prevista per gennaio 2020. Tutto l’affetto per Mattia Torre si è riversato su quest’ultima opera perché il sodalizio tra l’autore e i ‘suoi’ attori andava oltre la professione. Il suo era un circolo tra interpreti, sceneggiatori, produttori, una grande compagnia che alternava serie tv a spettacoli teatrali, cinema e teatro e si vedeva nei luoghi delle prove ma anche a casa o a ristorante.

Protagonisti di ‘Figli’ sono due delle persone a lui più vicine: Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi e l’emozione sul set è fortissima. Accanto a loro, molti degli interpreti che in questi anni, tra cinema, teatro e tv, hanno portato in scena i maggiori successi dell’autore: Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Andrea Sartoretti, Massimo de Lorenzo, Gianfelice Imparato, Carlo de Ruggeri. Tutti ‘complici’ di cult come “Boris” e “La Linea Verticale” e piece teatrali come “Io non c’entro”, “Tutt’apposto”, “Piccole anime”, “L’ufficio”, “456”, “In mezzo al mare”, “Migliore”, “Qui e ora”, “Perfetta”.

“Figli” è la storia di Nicola e Sara, una coppia innamorata e felice. Sposati da tempo, hanno una figlia di sei anni e una vita che scorre senza intoppi. Tutto perfetto fino a quando l’arrivo del secondo figlio li farà scontrare con l’imprevedibile… Lorenzo Mieli è stato il produttore storico di Mattia Torre: sin dal 2007 con Boris (un passaparola lo fece diventare cult assoluto) quando la società era ancora la Wilder, poi ha continuato in seguito con la Wildside insieme a Mario Gianani, e proprio Mieli, coetaneo di Torre (Lorenzo del ’73, Mattia era del ’72) durante la serata organizzata al Teatro Ambra Jovinelli a Roma all’indomani della morte aveva annunciato che il film sarebbe stato comunque realizzato. Un omaggio post mortem all’amicizia e al talento di Mattia Torre capaci di raccontare nel profondo la quotidianità della società contemporanea con il suo stile graffiante, ironico, leggero.

-ANSA-

Figli, il film con Paola Cortellesi su Sky Cinema

Figli, il film con Paola Cortellesi su Sky Cinema

Sarebbe dovuto essere il terzo film di Mattia Torre, nato da un monologo che aveva scritto per l’amico Valerio Mastandrea. E invece è stato per un gioco beffardo del destino l’ultimo “figlio” partorito da una mente brillante e mai banale. Stiamo parlando di Figli, il film diretto da Giuseppe Bonito con protagonisti Paola Cortellesi e lo stesso Valerio Mastandrea, che arriva in prima tv su Sky lunedì 11 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e alle 21.45 su Sky Cinema #IoRestoACasa 1, disponibile anche on demand su Sky e in streaming su NOW TV.

«”Figli” è un film di Mattia Torre – ha precisato il regista Giuseppe Bonito –. Questa premessa mi sembra necessaria per raccontare il mio approccio alla regia del film dopo la prematura scomparsa di Mattia. Dico “un film di” e non semplicemente “un film scritto da” perché conoscevo bene Mattia e sapevo quanto vissuto ci fosse in questo copione. Il film è un distillato innanzitutto della sua vita ma, a mio avviso, trascende questa sfera privata per diventare lo specchio della vita di tutti noi».

Il film – una produzione Vision Distribution, Wildside, The Apartment, in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video – racconta la storia di una giovane coppia, Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea), sposati e innamorati. Hanno una bambina di 6 anni, Anna, e una vita felice. L’arrivo del secondo figlio, Pietro, sconvolge gli equilibri di tutta la famiglia dando vita a situazioni tragicomiche. Nonni stravaganti, amici sull’orlo di una crisi di nervi e improbabili baby-sitter non saranno loro di aiuto. Tra attimi di felicità e situazioni di sconforto, Sara e Nicola riusciranno a resistere e a rimanere insieme?

«“Figli” è la storia, comica e commovente, di una coppia, di due persone che si amano e che provano a reggere all’onda d’urto della genitorialità in un tempo caotico e in un Paese sempre più ostile – ha spiegato ancora Bonito –. In questo film si fondono insieme il registro comico ma anche l’analisi profonda; si mescolano, talvolta persino nella stessa situazione, la realtà, la percezione della realtà e l’inconscio, con una disinvoltura e una apparente leggerezza che solo i grandi autori posseggono».

Figli delle Stelle: recensione del film con Pierfrancesco Favino

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Figli delle Stelle: recensione del film con Pierfrancesco Favino

“Mettiamo che ci sia un Paese la cui classe politica è lontana anni luce dai problemi del popolo. Mettiamo che questo popolo sia piuttosto incline ad accettare passivamente tutto ciò che questa classe politica propone. Ma mettiamo che ci sia qualcuno che non ci sta.” Queste sono le premesse del nuovo film di Lucio Pellegrini, Figli delle stelle; una commedia che nasce dalla volontà di raccontare la realtà sociale contemporanea attraverso personaggi, non più giovani ma non ancora adulti che sono paralizzati in un presente di continua attesa di un lavoro, di una sistemazione, di un futuro. Sono dei precari esistenziali.

La smania di agire, di mobilitarsi, di non stare immobili ad aspettare è ciò che accomuna questo gruppo in realtà così diversificato al suo interno: un giovane portuale del nord-est d’Italia, Toni (alias Fabio Volo), un professore trentenne disoccupato che lavora all’Autogrill, Pepe (alias Pierfrancesco Favino), un idealista reazionario, Bauer (alias Giuseppe Battiston), una giornalista tv a contratto, Marilù (alias Claudia Pandolfi), ed un uomo appena uscito di galera, Ramon (alias Paolo Sassanelli). Per motivi casuali i vari personaggi si incontrano e decidono di rapire un politico, di chiedere il riscatto e con i soldi ottenuti, risarcire la moglie della vittima di un incidente sul lavoro.

Figli delle stelle, il film

Ma i personaggi non sono dei professionisti del rapimento, sono imbranati e un po’ sfigati, arrivano addirittura a rapire la persona sbagliata, un sottosegretario, Stella, da loro definito, La renna (alias Giorgio Tirabassi). Da qui in poi il film racconterà la vita clandestina dei personaggi nella maniera più esilarante e spassosa, essi infatti non faranno altro che combinare guai e non saranno in grado di gestire imprevisti perché totalmente improvvisati e precari anche in questa missione, che si rivelerà assurda e surreale, al limite del grottesco.

I protagonisti sembrano venire dagli anni ’80 e ciò è evidente nell’abbigliamento vintage, scelto per loro nelle scene in cui sono rintanati tra le splendide montagne della Valle d’Aosta. Figli delle stelle ha colto in maniera realistica lo spaesamento, il rancore e l’ insoddisfazione della modernità e affronta in maniera trasversale molti degli eventi politici contemporanei, come le morti bianche, le intercettazioni e quant’altro, ma l’ha saputo fare con uno sguardo comico e leggero e aggiungerei anche un po’ eccentrico. Anche a livello tecnico cinematografico il regista ha voluto ricreare il senso di provvisorietà e frammentarietà con l’uso della macchina da presa instabile e quasi sempre in movimento.

Il brillante cast, evidentemente di serie A, ha reso il film ancora più interessante e coinvolgente. Pierfrancesco Favino buffo con il suo dialetto ternano, Volo con il suo veneto, Giuseppe Battiston con le sue ideologie estremizzate. Lucio Pellegrini si è evidentemente ispirato alla grande lezione della Commedia all’italiana di Mario Monicelli che privilegiava le storie dei perdenti, degli umili e esprimeva il desiderio di raccontare il proprio tempo attraverso lo specchio deformato della commedia che a volte è  in grado di restituire un prezioso ed inedito sapore alla verità. Figli delle stelle uscirà nelle sale il 22 ottobre e sarà distribuito in 250 copie.

Figli del sole, recensione del film di Majid Majidi

Figli del sole, recensione del film di Majid Majidi

Dopo un anno dalla presentazione alla 77esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, approda nelle sale italiane Figli del sole, nuovo film di Majid Majidi, già regista de I ragazzi del paradiso (1997), che gli valse da candidatura di primo film iraniano candidato agli Oscar, pellicola che si serve degli stilemi della trama d’avventura per affrontare il tema dell’infanzia negata.

I figli del sole: un racconto realista dai toni avventureschi

La trama de I figli del sole è intrinsecamente legata al fenomeno disumano dello sfruttamento minorile, e il regista lo mette in chiaro fin da subito: il film, difatti, si apre con una dedica ai 152 milioni di bambini costretti al lavoro forzato e soggiogati da ambienti loschi e malsani per poter sostenere le proprie famiglie. Il film di Majid muove quindi le fila dal tema dell’infanzia negata e profanata, che ha come cornice il sottobosco criminale di Teheran e le vicissitudini di un gruppo di amici: Ali, Mamad, Reda e Abofazl. I quattro amici sono infatti costretti ad interfacciarsi col lavoro coatto e il mondo criminale, ma scovano una scintilla inaspettata nel conseguimento di un obiettivo comune: trovare un tesoro nascosto che potrebbe cambiare per sempre il corso delle loro vite. Per farlo, dovranno però recarsi in un’area unicamente accessibile attraverso la Scuola del sole, un’associazione di beneficienza che cerca di educare i bambini che vivono per strada.

Le radici narrative di Figli del sole sono profondamente radicate nel contesto socio-politico d’ambientazione, ricreato in maniera piuttosto realistica e senza troppi filtri soggettivi da parte del regista. La metafora dello scavare per arrivare al tesoro e, figurativamente, di dirigersi verso un’emancipazione atta a sottolineare la funzione innovatrice degli animi giovanili, è preponderante. L’istituzione scolastica è, infatti, qui vista come unico punto di luce in un sistema deformato in cui la comunità nel complesso è sorda di fronte all’anelito di libertà dei ragazzi.

Sfortunatamente la sceneggiatura di Figli del sole pecca nel non riuscire effettivamente a sondare le profondità psicologiche dei giovani protagonisti, alzando una barriera protettiva nei confronti di un realismo registico pervasivo, che sfocia in un imperativo narrativo fuorviante, debole per quanto riguarda l’acquisizione di un legame ragguardevole tra personaggi e spettatori, che caratterizza invece il cinema di un’altra regista mediorientale, Nadine Labaki.

Film Figli del sole

I figli del sole: un realismo magico mancato

Di notevole interesse è il lavoro svolto per quanto riguarda il casting, che ha occupato oltre quattro mesi e coinvolto quattromila giovani da tutto il paese; il regista, infatti, era fermamente risoluto nel voler assoldare attori non professionisti, per poter conferire maggiore verosimiglianza e valore alla vicenda narrata. Nelle interviste ha dichiarato più volte lo sforzo produttivo effettuato, col fine di scovare talenti genuini, senza tuttavia mai esimersi dal ribadire che il dover escludere i tanti partecipanti al casting è stata fonte di grande sofferenza, proprio per la consapevolezza che la partecipazione al film sarebbe potuta essere una svolta assoluta per tante famiglie iraniane in grande difficoltà.

Colonna portante del film è poi l’antinomia tra realismo e fiaba, due dimensioni narrative apparentemente differenti che ne I figli del sole emergono in maniera preponderante, conferendo all’intera vicenda narrata quelle sfumature di realismo magico che, cercando di convergere con una dimensione storica, hanno dato risultati strabilianti in altre pellicole, come ne Il labirinto del Fauno di Guillermo del Toro. Certamente i guizzi narrativi de I figli del sole non raggiungono l’organicità filmica del grande regista messicano, tuttavia avrebbero potuto rappresentare premesse interessanti dalle quali far emergere l’elemento di denuncia sociale; ciò che, purtroppo, manca al soggetto è proprio la fluidità, il dinamismo e la ritmicità tali da riuscire a qualificare ancora di più il grande lavoro attoriale, soprattutto del protagonista Roohollah Zamani, premiato come miglior giovane attore al Festival di Venezia.

Il nobile intento di Majidi non riesce purtroppo ad essere supportato da una sceneggiatura chiara e ben architettata, pertanto i Figli del sole si rivela nel complesso pressochè innocuo, discostandosi senza soluzione di continuità dalla cornice apparentemente impegnata e da  cinéma vérité degli eventi. Non vi è un’estetica ben definita a supportarne il discorso politico, né una regia ferma e incisiva a dare adito alle voci inascoltate di chi tenta disperatamente di esprimersi, per sancire una propria impronta. Resta dunque in mano allo spettatore la difficoltà dell’interpretare integralmente una visione poetica incerta, che vuole portare avanti un discorso socio-politico netto e chiaro, eppure senza realmente porre interrogativi di spessore allo spettatore.

Figli del sole al cinema dal 2 settembre 2021

Figli del sole al cinema dal 2 settembre 2021

Figli del sole (Khorshid) di Majid Majidi, in arrivo nelle sale italiane dal 2 settembre 2021 grazie a Europictures. Il candidato al Premio Oscar Majid Majidi, già in nomination per “I ragazzi del paradiso”, torna dietro la macchina da presa per raccontare una nuova ed emozionante storia di bambini. Il film “Figli del sole” è stato presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il giovane protagonista Rouhollah Zamani è stato insignito del Premio Marcello Mastroianni 2020, ed è stato selezionato per rappresentare l’Iran nella categoria Miglior Film Internazionale agli Oscar 2021.

Al centro della trama di Figli del sole l’appassionante storia del dodicenne Ali e dei suoi tre amici che per trovare un antico tesoro dovranno… tornare a scuola! Tra lavoretti e piccoli furti, il gruppo di ragazzini cerca di sbarcare il lunario nelle periferie di Teheran. Con un colpo di scena quasi miracoloso, ad Ali viene affidato il compito di recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il ragazzo recluta così la sua banda, ma per ottenere l’accesso al tunnel i bambini dovranno iscriversi alla Sun School, un istituto di beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini lavoratori,  situato in prossimità del tesoro nascosto. Un film acclamato dalla critica internazionale, che parla di amicizia e avventura, speranza e voglia di riscatto, affrontando tematiche di grande attualità.

“Sono sempre stato entusiasta del sorprendente mondo dei bambini” – spiega il regista Majid Majidi – “Come regista, sono autenticamente attratto dai giovani, sono la mia ispirazione: la loro passione, originalità, immaginazione e la libertà, che gli permette di imbarcarsi nelle loro avventure. (…) Non volevo fare una polemica seria sul lavoro minorile. Volevo fare un film divertente, energico, gioioso, pieno di avventura e coraggio, che mostrasse quanto siano capaci, pieni di risorse e resilienti questi bambini. Per affrontare temi cupi come il lavoro minorile, serve empatia e umorismo, per questo ho deciso di creare un’avventura pericolosa alla ricerca di un tesoro. La parola “tesoro” emoziona tutti e significa qualcosa di diverso per tutti, perché è una speranza inaspettata di trovare qualcosa di speciale, di magico.”

La trama

Il dodicenne Ali e i suoi tre amici lavorano sodo per sopravvivere e sostenere le proprie famiglie, tra lavoretti in garage e piccoli reati. Con un colpo di scena quasi miracoloso, ad Ali viene affidata la responsabilità di recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il giovane quindi recluta la sua banda, ma per ottenere l’accesso al tunnel i bambini dovranno prima iscriversi alla Sun School, un istituto di beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini lavoratori, situato vicino al tesoro nascosto.

Qual è stato il tuo processo per il casting dei giovani, in particolare Rouhollah (Ali) e Shamila (Zahra)?

In tutti i miei film, il casting è la parte che richiede più tempo in fase di pre-produzione. È un processo difficile e complicato. Il processo di eliminazione è molto doloroso e straziante, richiede molto tatto ed empatia, specialmente con i bambini, per non infrangere i loro sogni. È una grande responsabilità. Nel corso di quattro mesi abbiamo fatto oltre 3.000 provini, prima di trovare i nostri attori. Alcuni sono veri bambini di strada, come Shamila (Zahra) e suo fratello Aboulfazl. Sono immigrati afghani sia sullo schermo, sia nella vita reale. Vivono con i genitori e, proprio come nel film, passano le giornate lavorando sulla strada o in metropolitana e frequentando una scuola per bambini lavoratori. Un anno fa ho visitato la loro scuola. Shamila era come una luce, sicura di sé, con un carisma naturale. Poi ho incontrato suo fratello minore e gli ho chiesto di discutere nella loro lingua. Erano così naturali e perfetti che gli abbiamo chiesto di venire al casting. La loro forza nella recitazione proviene proprio dal loro vissuto. Quanto a Rouhollah (Ali), anche lui non aveva mai recitato. Era puro, con un’energia grezza, determinato a dare più del previsto. Scegliere il personaggio principale era il compito più difficile. Ma Rouhollah ha superato tutti, perché aveva una tale intensità e un tale desiderio di ottenere il ruolo di protagonista… Proprio come il personaggio che interpreta, determinato a trovare il tesoro e salvare sua madre.

Note di regia

FIGLI DEL SOLE parla di bambini costretti a lavorare per sostenere le proprie famiglie. Ad oggi, sono 152 milioni i bambini in questa situazione. Le organizzazioni internazionali portano avanti una lotta disperata per sostenere questi giovani vittime di abusi, privati anche del loro diritto umano all’istruzione. Il messaggio di FIGLI DEL SOLE è che siamo tutti responsabili nei confronti di questi bambini, molti dei quali sono estremamente talentuosi e tutti preziosi. Semplicemente, non è tollerabile che il loro status sociale ed economico li consegni a un futuro di opportunità limitate e scarse prospettive. FIGLI DEL SOLE vuole dimostrare le capacità e l’umanità di questi bambini. I nostri giovani attori protagonisti erano tutti bambini lavoratori e si sono rivelati tutti performer sorprendenti ed estremamente intelligenti.

Fighting: tutto quello che c’è da sapere sul film con Channing Tatum

I film sui combattimenti corpo a corpo hanno sempre un loro fascino. Questo perché non si tratta mai solo di dimostrazioni di forza, ma c’è dietro molto di più, che sia desiderio di rivalsa, di vendetta o semplice istinto di sopravvivenza. Titoli come Warrior, Never Back Down – Mai arrendersi, Kickboxer – La vendetta del guerriero o Bruised sono solo alcuni esempi di questo apprezzato filone. Accanto ad essi si può citare anche Fighting, il film del 2009 diretto da Dito Montiel – noto per aver firmato la regia di Guida per riconoscere i tuoi santi, Boulevard e The Son of No One – e noto per aver contribuito a lanciare ulteriormente la carriera dell’attore Channing Tatum.

Nel film Tatum dà infatti vita ad un’interpretazione intensa e dolorosa, grazie alla quale dà prova della propria presenza scenica e del suo saper restituire le tante sfumature del suo complesso personaggio. In questo caso con Fighting ci si trova davanti ad un film con un protagonista che lotta in cerca di un futuro, trovando nel combattimento corpo a corpo l’unico apparente mezzo attraverso cui guadagnarsi da vivere. Si sviluppa così un racconto caratterizzato da tanta grinta ma anche sofferenza fisica e ricerca di veri legami, i quali come sempre si dimostrano l’unica cosa in grado di poter offire una fonte di salvezza.

Per gli appassionati di questo genere di film, Fighting è dunque un film da recuperare, passando ingiustamente in sordina ma ricco di elementi di grande fascino e colpi di scena che non lasciano indifferenti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Fighting

Protagonista del film è Shawn MacArthur, un giovane squattrinato dell’Alabama arrivato a New York per trovare fortuna. Il ragazzo cerca di guadagnarsi da vivere vendendo merce contraffatta per le strade della metropoli, trovandosi spesso a dover combattere con altri piccoli criminali. La vita di Shawn sembra prendere una svolta decisiva grazie al truffatore Harvey Boarden, che nota il talento del giovane nella lotta a corpo libero. Harvey propone dunque al ragazzo di fargli da manager per introdurlo all’interno del circuito dei combattimenti clandestini, dove gli uomini più ricchi della città scommettono cifre esorbitanti.

Ben presto Shawn diventa uno dei lottatori di punta di queste violente risse, facendosi un nome nel losco giro e guadagnando molti soldi. Tuttavia, dopo innumerevoli vittorie contro avversari di ogni tipo – dai pugili professionisti ai campioni di arti marziali – quando deciderà di uscire da quel torbido ambiente, Shawn dovrà affrontare la battaglia più difficile di tutte, scoprendo che non basta volerne uscire per poterlo fare. Sarà a quel punto che dovrà dimostrare di essere davvero un lottatore senza eguali, combattendo a mani nude per la propria vita.

Fighting film cast Terrence Howard Channing Tatum

Il cast di Fighting

Ad interpretare Shawn MacArthur vi è l’attore Channing Tatum, fino a questo film principalmente noto per aver interpretato il ballerino Tyler Gage nella serie di film Step Up. Per prepararsi a Fighting, Tatum si è sottoposto ad un rigido allenamento, con l’obiettivo di ottenere la massa muscolare richiesta. L’attore ha inoltre eseguito diverse delle scene di combattimento previste, arrivando ad un grado di realismo tale per cui ha finito con il rompersi il naso. Accanto a lui, nel ruolo di Harvey Boarden vi è invece l’attore Terrence Howard, candidato nel 2006 per l’Oscar al miglior attore per Hustle & Flow – Il colore della musica. 

Recita poi nel film anche l’attore Luis Guzmán nel ruolo di Martinez, amico-rivale di Harvey. Guzmán è un noto caratterista visto in film come Carlito’s Way e Boogie Nights – L’altra Hollywood e recentemente visto nel ruolo di Gomez Addams nella serie Mercoledì. L’attore Brian White, noto per aver interpretato il detective Tavon Garris nella serie The Shield, è qui il lottatore professionista Evan Hailey, mentre Zulay Henao è la cameriera Zulay Velez. L’attrice è meglio nota per essere stata tra i protagonisti della serie If Loving You Is Wrong. Completano poi il cast Flaco Navaja nel ruolo di Javon Wilkinson, Cung Le in quelli di Dragon Lee e Roger Guenveur Smith nel ruolo di Jack Dancing.

Il trailer di Fighting e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Fighting grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play e Apple TV. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7 febbraio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fifty Shades of Wayne: Batman diventa Mr. Grey [video]

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Fifty Shades of Wayne: Batman diventa Mr. Grey [video]

Certo, in originale suona meglio, ma anche nella versione tradotta, Cinquanta sfumatura di Wayne, l’ipotesi di un film del genere non è niente male.

Ecco il trailer del film parodia Fifty Shades of Wayne in cui Bruce Wayne/Batman prende il posto di Mr. Grey. Che ve ne pare?

Cinquanta Sfumature di Grigio è il film più atteso del 2015 e per la prima volta tutti i fan del libro e tutto il pubblico Italiano potranno prenotare e comprare con 2 MESI di anticipo i biglietti per la visione del film nei cinema.

Più di 800 cinema hanno aderito all’iniziativa proposta dalla Universal Pictures e la risposta del pubblico è stata immediata! Già dall’apertura di Venerdì 12 Dicembre in tutta Italia i botteghini hanno iniziato ad emettere biglietti per il film che arriverà nelle sale italiane il 12 Febbraio 2015 alla vigilia di San Valentino.

Fifty Shades of WayneIl successo di questa iniziativa si nota nella classifica dei siti specializzati che vede al primo posto le vendite per “Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate”  già nei cinema dallo scorso 17 Dicembre , seguito da Cinquanta Sfumature di Grigio che nelle prevendite e prenotazioni batte tutti gli altri film di Natale già in sala.

Richard Borg, Direttore Generale di Universal Pictures International Italy dichiara. “Queste premesse ci danno una chiara indicazione che il fenomeno editoriale si trasformerà in un eccezionale risultato nei cinema italiani e del resto del mondo”:

Dalla sua pubblicazione, la trilogia di “Cinquanta Sfumature” è stata tradotta in 51 lingue e ha venduto più di 100 milioni di copie in versione cartacea ed e-book – facendola diventare la serie di libri venduta più velocemente della storia a sfondare quota 100 milioni. L’edizione Italiana della trilogia, edita da Mondadori, ha già superato i 5 milioni di libri venduti nel nostro paese ed è ancora oggi uno dei  titoli per il Natale più forte.

Jamie Dornan e Dakota Johnson interpretano  Christian Grey e Anastasia Steele.

Nel cast si aggiungono a Dornan e Johnson, Luke Grimes che intepreta Elliot, il fratello di Christian; Victor Rasuk come José, l’amico stretto di Anastasia; Eloise Mumford come Kate, la miglior amica e coinquilina di Anastasia; Marcia Gay Harden come Dr. Grace Trevelyan Grey, la madre di Christian; Rita Ora come Mia, la sorella di Christian; Max Martini come Taylor, la guardia del corpo di Christian; Callum Keith Rennie come Ray, il patrigno di Anastasia; Jennifer Ehle come Carla, la madre di Anastasia; e Dylan Neal come Bob, il marito di Carla.

Cinquanta Sfumature di Grigio è diretto da Sam Taylor-Johnson e prodotto da Michael De Luca e Dana Brunetti con E L James, la creatrice della serie.  La sceneggiatura del film è di Kelly Marcel.

Fidelio: al cinema La Prima del Teatro La Scala di Milano

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Domenica 7 dicembre, l’Italia intera si unisce ai festeggiamenti di Milano per Sant’Ambrogio, grazie alla diretta cinematografica, in collaborazione con RAI, alle ore 17:30, dal Teatro alla Scala, di Fidelio di Ludwig van Beethoven, Prima della stagione 2014-2015 del palcoscenico operistico più prestigioso al mondo.

La nuova produzione scaligera di Fidelio sarà protagonista della serata inaugurale della nuova stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano, diretta dal magnifico Daniel Barenboim, grande studioso e conoscitore del compositore tedesco, per l’elegante e raffinata regia di Deborah Warner.

Oltre 100 sale italiane apriranno in diretta il sipario scaligero sulla storia dell’unica opera lirica composta e molto amata da Beethoven: Leonore si finge uomo, prende il nome di Fidelio, per riuscire ad entrare nel carcere in cui sospetta che Don Pizarro tenga prigioniero suo marito, Florestan, misteriosamente scomparso. Fidelio entra nelle grazie del carceriere e di sua figlia che, come suo padre, non si accorge che è una donna e se ne innamora; la vera identità di Fidelio, infatti, rimarrà nascosta fino all’incontro con Florestan, condannato a morte da Pizarro, suo acerrimo nemico.

Fiore all’occhiello di questa Prima 2014 è il cast di nomi di massimo rilievo sulla scena lirica internazionale: Anja Kampe interprete della fedele Leonore, Peter Mattei nei panni del ministro di Stato Don Fernando, Klaus Florian Vogt voce del prigioniero segreto Florestan, Falk Struckmann interprete del malvagio Pizarro.

La Prima del Teatro alla Scala è uno degli straordinari appuntamenti de La Grande Stagione Live & Special 2014-2015 che proseguirà fino a maggio portando sul grande schermo, in diretta, le opere dei due Teatri lirici più prestigiosi al mondo, il Metropolitan Opera di New York e il Teatro alla Scala di Milano, cui si alterneranno i tre contenuti Special della stagione, ideati e prodotti da Andrea Andermann: tre Opere cinematografiche interamente prodotte nei luoghi in cui i loro autori le hanno immaginate.

Partito nel 2006, il progetto di Microcinema di avvicinare il pubblico all’Opera e di contribuire alla diffusione del patrimonio della tradizione lirica italiana e internazionale, prosegue e incontra un sempre crescente successo di pubblico.

Grandi teatri, grandi produzioni e ambientazioni per una nuova imperdibile Grande Stagione di Opera al cinema.

Fidanzata in Affitto: trailer ufficiale, dal 21 giugno solo al cinema

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Sony Pictures ha diffuso Fidanzata in Affitto diretto da Gene Stupnitsky con Jennifer Lawrence, Andrew Feldman, Laura Benanti, Natalie Morales e Matthew Broderick. Dal 21 giugno solo al cinema prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Il trailer italiano di Fidanzata in affitto, la nuova commedia Sony Pictures interpretata da Jennifer Lawrence e diretta da Gene Stupnitsky (Good Boys – Quei cattivi ragazzi). Nel film oltre a Jennifer Lawrence anche Andrew Feldman (Guida turistica per innamorarsi), Laura Benanti (Gossip Girl), Natalie Morales (Amiche per la morte – Dead to Me) e Matthew Broderick (Manchester by the Sea). Fidanzata in affitto sarà solo al cinema dal 21 giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Sul punto di perdere la casa della sua infanzia, Maddie (Jennifer Lawrence) scopre un intrigante annuncio di lavoro: ricchi proprietari di elicotteri cercano qualcuno con cui far “frequentare” il loro introverso figlio di diciannove anni, Percy, prima che parta per il college. Con sua grande sorpresa, Maddie scoprirà presto che con l’impacciato Percy non sarà un’impresa facile.

Fidanzata in Affitto: trailer del film con Jennifer Lawrence

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Fidanzata in Affitto: trailer del film con Jennifer Lawrence

Ecco il trailer di Fidanzata in Affitto diretto da Gene Stupnitsky con Jennifer Lawrence, Andrew Feldman, Laura Benanti, Natalie Morales e Matthew Broderick. Dal 21 giugno solo al cinema prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Il trailer italiano di Fidanzata in affitto, la nuova commedia Sony Pictures interpretata da Jennifer Lawrence e diretta da Gene Stupnitsky (Good Boys – Quei cattivi ragazzi). Nel film oltre a Jennifer Lawrence anche Andrew Feldman (Guida turistica per innamorarsi), Laura Benanti (Gossip Girl), Natalie Morales (Amiche per la morte – Dead to Me) e Matthew Broderick (Manchester by the Sea). Fidanzata in affitto sarà solo al cinema dal 21 giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Sul punto di perdere la casa della sua infanzia, Maddie (Jennifer Lawrence) scopre un intrigante annuncio di lavoro: ricchi proprietari di elicotteri cercano qualcuno con cui far “frequentare” il loro introverso figlio di diciannove anni, Percy, prima che parta per il college. Con sua grande sorpresa, Maddie scoprirà presto che con l’impacciato Percy non sarà un’impresa facile.

Fidanzata in affitto: la spiegazione del finale del film

Fidanzata in affitto: la spiegazione del finale del film

Jennifer Lawrence ha con Fidanzata in affitto (qui la recensione) fatto il suo debutto in una commedia a tutti gli effett, con un finale che prende una gradita piega quando i personaggi superano i loro ostacoli. Il film, diretto da Gene Stupnitsky da una sceneggiatura scritta insieme a John Phillips, è incentrato sulla Maddie della Lawrence, una ragazza di Montauk che viene assunta per far uscire dal guscio l’introverso diciannovenne Percy (Andrew Barth Feldman) prima che parta per Princeton. Presentato come una commedia sgangherata, Fidanzata in affitto è ricco di battute emotive e di sviluppo del personaggio, mentre Maddie e Percy trovano la loro sintonia e si stabiliscono in un’amicizia genuina.

Il film ha una premessa semplice e il suo conflitto nasce dopo che Percy scopre che Maddie, che sta lottando finanziariamente ed è vicina a perdere la casa, lo ha cercato solo dopo che i suoi genitori hanno pubblicato un annuncio per aiutarlo prima di andare al college. Maddie aveva un disperato bisogno dell’auto che i genitori di Percy le stavano offrendo, ma alla fine del film i due si sono aiutati a crescere in modi inaspettati. Lei è riuscita ad aprirsi emotivamente, pagando le tasse sulla proprietà, vendendo la casa ai suoi amici e usando il denaro per trasferirsi in California. Nel frattempo, Percy ha invece acquisito fiducia e amici, riuscendo a uscire dalla sua stanza senza temere lo stigma sociale.

LEGGI ANCHE: Jennifer Lawrence ha usato una controfigura per la scena di nudo in Fidanzata in affitto?

Maddie e Percy rimarranno amici?

Quando Percy pensa che lui e Maddie abbiano una relazione, discutono l’opzione della distanza, ma Maddie è contraria. Soprattutto perché Maddie sa che non hanno una vera relazione sentimentale, ma anche perché non riesce a vedersi di rimanere in contatto quando sono così lontani l’uno dall’altra. Alla fine di Fidanzata in affitto, Percy dice quindi che tornerà a Montauk per il Ringraziamento, ma Maddie sarà in California, il che rappresenta un altro ostacolo alla loro amicizia. Anche se i due probabilmente si terranno in contatto per qualche mese, è possibile che Percy diventi troppo impegnato a Princeton per potersi far sentire costantemente.

Anche Maddie avrà il suo bel da fare per ambientarsi in California, soprattutto dopo aver vissuto tutta la vita a Montauk. La loro separazione geografica non significa che non rimarranno amici a lungo termine, ma è il tipo di amicizia che ha permesso loro di uscire dalla propria strada, affrontando le loro paure individuali in modo da poter andare avanti invece di rimanere bloccati nel passato. La loro “relazione” è stata un successo, quindi anche se non rimarranno vicini dopo essersi separati nel finale, ricorderanno sempre i modi in cui si sono aiutati a vicenda. In questo senso, Maddie e Percy saranno per sempre amici.

Fidanzata in affitto recensione
Maddie (Jennifer Lawrence) e Percy (Andrew Barth Feldman) in Fidanzata in affitto

Maddie si trasferisce in California

Per tutta la durata di Fidanzata in affitto, Maddie si rifiuta di vendere la casa di sua madre, scegliendo di ricorrere all’aiuto che i genitori di Percy le hanno promesso, in modo da poter lavorare come Uber e pagare le tasse sulla proprietà della casa. Alla fine del film, però, Maddie decide di vendere la casa e usa i soldi per fare le valigie e trasferirsi in California, dopo aver ricevuto da Percy una lezione di vita. Si rende infatti conto di essere rimasta bloccata nel passato, incolpando ingiustamente tutti gli altri per le decisioni che ha preso sulla sua vita. Maddie era arrabbiata per una buona ragione, ma si era aggrappata al rifiuto del padre, che non voleva avere niente a che fare con lei.

Trasferirsi in California era un sogno irrealizzato per lei, ma solo quando riusce a liberarsi dalla paura del cambiamento poté finalmente cambiare la sua vita. Maddie si rese conto che non ha bisogno di essere contattata da suo padre e che può risolvere le cose da sola con persone che le volevano veramente bene. La vendita della casa di sua madre è il passo finale per lasciarsi alle spalle il passato, permettendole di fare passi verso il futuro. Cosa che richiedeva un grande coraggio, che nel finale la ragazza ha dunque trovato.

Il piano dell’adozione di Milo da parte di Maddie

All’inizio di Fidanzata in affitto, Maddie tenta di adottare per finta il cagnolino Milo nel tentativo di incontrare Percy. Tuttavia, nel finale, Maddie finisce davvero per adottare Milo e portarlo con sé in California, perché il cane ha nel mentre acquisito un valore sentimentale per lei. Milo è una parte importante del suo viaggio con Percy e probabilmente Maddie ha voluto adottare il cane per ricordare l’amicizia che ha stretto con lui e tutto quello che hanno passato insieme.

Anche se inizialmente non è in grado di prendersi cura del cane, Maddie si assume la responsabilità di Milo come non avrebbe saputo fare prima. La ragazza sa cosa significa essere abbandonati, e promettere di adottare Milo ma non farlo avrebbe portato a paragoni con suo padre, che decisamente non è quello che lei vuole essere. Milo ha evidenti problemi, ma ha anche la capacità di amare e di essere amato se gliene viene data la possibilità, facendo eco alla linea emotiva di Maddie nel film. Non solo Milo è un ricordo dell’amicizia che ha stretto con Percy, ma il cane servirà anche a mantenere un legame con Montauk.

Fidanzata in affitto
Maddie (Jennifer Lawrence) e Percy (Andrew Barth Feldman) in Fidanzata in affitto

Fidanzata in affitto segna un cambio di carriera per Jennifer Lawrence?

Come anticipato, Fidanzata in affitto segna la prima commedia importante per Jennifer Lawrence. Il lato positivo ci è andato vicino, ma si trattava più che altro di una commedia drammatica in cui l’attrice era occasionalmente divertente. Questo film ha invece un’atmosfera da commedia vecchia scuola, e la Lawrence riesce a essere sguaiata, dura e decisamente divertente. Dopo aver recitato a lungo in film drammatici, Fidanzata in affitto potrebbe segnare un cambiamento di carriera per l’attrice, i cui ruoli più importanti hanno incluso finora film in franchise come Hunger Games e X-Men e film drammatici come Red Sparrow, Causeway e Madre!.

I prossimi progetti della Lawrence non saranno commedie come questa, ma permetteranno all’attrice di mettere in mostra le sue capacità recitative in una varietà di generi oltre a quello drammatico. La Lawrence sarà infatti protagonista di un dramma poliziesco e di un thriller horror, rispettivamente con Mob Girl e Die, My Love. Detto questo, il pubblico non deve aspettarsi che la Lawrence si discosti troppo dai tipi di film che ha fatto in passato, poiché l’attrice apparirà anche in drammi e biografie nel prossimo futuro. Sembra che una commedia diretta non sia in programma a breve, ma questo non significa che la Lawrence non possa tornare al genere più avanti nella sua carriera.

Fidanzata in affitto, la recensione del film con Jennifer Lawrence

La promozione di No hard feelings, sexual comedy diventata nella versione italiana Fidanzata in affitto, è iniziata ufficialmente quando Jennifer Lawrence è arrivata sulla Croisette in infradito in occasione della 76° edizione del Festival di Cannes. L’attrice, il cui ultimo film Causeaway l’ha vista indossare i panni di un militare, è volata in Francia a maggio proprio per la nuova comedy diretta da Gene Stupnitsky (Good Boys – Quei cattivi ragazzi), sceneggiata con John Phillips, nella quale interpreta Maddie, un’autista di Uber disposta a vendere il proprio corpo per ottenere un’auto che le permetta di lavorare e pagare le bollette.

Una commedia in cui la Lawrence, come afferma lei stessa, ha dovuto superare l’imbarazzo della nudità per poter girare alcune scene più hot, in particolare una in cui fa il bagno al mare assieme al partner Andrew Barth Feldman, che interpreta l’adolescente imbranato Percy. Fidanzata in affitto, che ha avuto la sua prima cinematografica nella cornice londinese lo scorso 12 giugno, esce nelle sale italiane il 21 giugno distribuito da Sony Pictures.

Fidanzata in affitto, la trama

Maddie (Jennifer Lawrence) sta per perdere tutto: la casa della madre e il suo lavoro come autista Uber, poiché ha perso la sua auto e non riesce a pagare le bollette. Decisa a fare di tutto per poter raccimolare dei soldi, accetta di candidarsi ad un annuncio di lavoro in cui due genitori troppo apprensivi cercano una ragazza che possa iniziare il figlio adolescente Darcy (Andrew Barth Feldman) al sesso.

Il ragazzo, prossimo al college, non ha mai condiviso il letto con una donna, non ha amici, non suona il pianoforte in pubblico anche se è molto bravo, e sta sempre chiuso a casa, e per l’inizio della sua nuova vita a settembre, secondo i genitori, ha bisogno di fare esperienza. In tutti i sensi. Maddie è disposta a vendersi in cambio di un’auto che questa coppia le regalerà se andrà a letto con il figlio. Ma quando conosce Darcy, le cose vanno diversamente rispetto a quello che lei si aspettava e il loro rapporto si trasformerà in una bellissima amicizia, non prima però di aver attraversato grandi turbolenze.

Fra buone premesse e un po’ di disorientamento

Fidanzata in affitto inizia con un primo piano che raffigura – e anticipa – intelligentemente il fulcro della storia: il gancio di un pick-up trasandato, che sembra un gigantesco amo penzolante. La trama pone infatti al suo centro un pesce, l’innocente bambinone Percy, che deve abboccare al bellissimo amo Maddie, lanciato dai suoi troppo apprensivi genitori, i quali vogliono svezzarlo in vista del college a settembre. L’incipit del racconto si basa su interessanti premesse, con un incidente scatenante (molto comico) – la paura dello sfratto di Maddie – che aggancia subito lo spettatore, poiché curioso di come la linea della storia curverà. Una volta guadagnata l’attenzione del pubblico, il film continua con il suo lavoro preparatorio, posizionando sulla scacchiera le pedine archetipiche su cui questo tipo di narrazione si fonda: una femme fatale, un adolescente da iniziare al sesso, genitori preoccupati per il figlio mai cresciuto.

Sistemati gli ingredienti, Fidanza in affitto sembra prendere la forma e l’obiettivo di American Pie: far perdere nella lussuria e nel piacere carnale giovanissimi ancora immacolati che sono nel pieno degli ormoni impazziti. Per poter raggiungere la gloria eterna. Perché la verginità, a quell’età, è vista come uno stimga, qualcosa che ti etichetta come sfigato e disadattato. Che quindi bisogna affrontare, come fosse un rito di passaggio, per poter accedere alla fase adulta (ossia il college) con dignità e orgoglio.

Ma se nel film di Paul e Chris Weitz sono proprio i quattro amici a volersi togliere di dosso la paura di diventare le pecore nere della situazione, in Fidanza in affitto sono i genitori di Darcy a temere per il futuro del figlio, che non vedendolo socialmente – e sessualmente – attivo lo guardano come fosse un alieno. Il film così nella sua prima parte cerca di conferire una struttura e un taglio ai suoi personaggi e al suo pretesto, fornendo allo spettatore una sorta di first look preparatorio alla storia, prima di perdersi nella sua “seconda tranche.”

Un film indeciso

Il problema di Fidanza in affitto non è il concept, di per sé valido, ma il non osare e approfondire i suoi protagonisti che, dopo un inizio divertente e dinamico, sembrano lasciati andare al loro destino. Il film sembra infatti perdere la presa sulla costruzione narrativa dopo il primo atto, galoppando a briglia sciolta senza preoccuparsi della direzione. Il risultato è che un prodotto promettente – in cui è Jennifer Lawrence a tenerne redini, cavalli e carrozza insieme, grazie alla sua ingombrante e funzionale prescenza scenica – perde le buone intenzioni per strada. Non bastano gli sketch, alcuni anche teneri, e i comic relief fra Maddie e Percy a sollevare il film dalle sue sorti.

Maddie (Jennifer Lawrence) and Percy (Andrew Barth Feldman) in Columbia Pictures’ NO HARD FEELINGS.

Non è sufficiente neppure lo sforzo fatto da Lawrence nel mostrarsi disinvolta nelle scene di nudo. Poiché è la sceneggiatura che, fossilizzandosi troppo sulla macrostoria, non arricchisce il suo contenuto di dettagli – qui necessari per creare più contatto fra lo spettatore e i suoi protagonisti – e accenna solamente alle sfumature dei personaggi, restituendo la sensazione di incompiutezza. Come se l’infrastuttura della narrazione fosse fatta di cartapesta che, al primo soffio, crolla a terra. Fidanzata in affitto tra l’altro non è un film demenziale, anzi, ma quando prova ad approfondire certi aspetti, certi temi, – perché Gene Stupnitsky vorrebbe riflettere sull’oppressione e l’invadenza di alcuni genitori, o su cosa vuol dire la fase adolescenziale – non calca mai davvero la mano. Dando l’impressione di aver timore di spingersi oltre, come se così facendo il tono umoristico andasse perduto.

Non pensando invece che è proprio questo “tremolio”, l’indecisione, a rovinare la seconda parte dell’opera. Fidanzata in affitto però, oltre a queste evidenti problematiche, adempie comunque e tutto sommato al suo compito: intrattenere. Lo riesce a fare soprattutto all’inizio, come dicevamo, e se riesce a farlo è merito di una versatile e molto simpatica Jennifer Lawrence, che si mette in gioco e si diverte a dare una verve e un’esuberanza alla sua Maddie tali da catalizzare l’attenzione del pubblico interamente su di lei. E alla fine è lo stesso Gene Stupnitsky a focalizzarsi sul suo personaggio, forse perché sa che è l’unica carta vincente dell’intero canovaccio. E fa bene, perché senza Lawrence sarebbe stato un prodotto facilmente dimenticabile. Purtroppo.

Fidanzata in affitto con Jennifer Lawrence da oggi al cinema

Fidanzata in affitto con Jennifer Lawrence da oggi al cinema

Da oggi mercoledì 21 giugno, solo al cinema Fidanzata in affitto (recensione), la nuova commedia Sony Pictures interpretata da Jennifer Lawrence e diretta da Gene Stupnitsky (Good Boys – Quei cattivi ragazzi).

Nel cast oltre a Jennifer Lawrence anche Andrew Feldman (Guida turistica per innamorarsi), Laura Benanti (Gossip Girl), Natalie Morales (Amiche per la morte – Dead to Me) e Matthew Broderick (Manchester by the Sea).  Fidanzata in affitto sarà solo al cinema dal 21 giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Nel film sul punto di perdere la casa della sua infanzia, Maddie (Jennifer Lawrence) scopre un intrigante annuncio di lavoro: ricchi genitori iperprotettivi cercano qualcuno con cui far “frequentare” il loro introverso figlio di diciannove anni, Percy, prima che parta per il college. Con sua grande sorpresa, Maddie scoprirà presto che con l’impacciato Percy non sarà un’impresa facile.

Ficarra e Picone presentano Incastrati 2

Ficarra e Picone presentano Incastrati 2

Dopo il successo della prima stagione, Salvo Ficarra e Valentino Picone presentano a Roma Incastrati 2, serie originale Netflix, che li vede nuovamente dietro la macchina da presa, come registi, alla scrittura, insieme a Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e Fabrizio Testini, e davanti alla camera in qualità di protagonisti. Comicità e azione si mescolano ad una satira trasversale che non risparmia nessuno, innanzitutto la mafia.

Ficarra e Picone nel mondo delle serie tv

Alla vigilia della conclusione della prima serie televisiva di Ficarra e Picone, Incastrati, la cui seconda stagione uscirà contemporaneamente in tutto il mondo, in 190 paesi, è lecito chiedere al duo comico siciliano di tracciare un bilancio dell’esperienza. Salvo Ficarra: “Incastrati nasce come un progetto in due stagioni, la seconda delle quali sarebbe stata conclusiva. Per noi la serialità è stata un modo per affrontare un’altra maniera di stare in scena. Avere la possibilità di giocare con un tempo più lungo, portare avanti i personaggi in una nuova forma. Era una cosa che volevamo sperimentare. Ringraziamo Netflix per averci dato questa possibilità.”. Valentino Picone: “L’esperienza con la serialità è stata molto bella, però comandano sempre le storie. Incastrati non poteva essere una storia cinematografica. […] Nasce per il piccolo schermo. Magari incontreremo una storia per cui vale la pena pensare alla serialità. Noi vogliamo assolutamente ripetere l’esperienza perché ci è piaciuto moltissimo, anche con Netflix perché ci siamo trovati benissimo. Siamo in attesa che una storia ci caschi addosso”.

L’ironia sulle serie tv in Incastrati 2

Il fatto che l’esperienza di Incastrati sia stata per Ficarra e Picone molto positiva, poi, non ha impedito loro di ironizzare anche sui meccanismi della serialità, sulla sua struttura, portando sulla scena una serie nella serie. Nella prima stagione, The touch of the killer, nella seconda, The look of the killer, di cui il personaggio di Salvo è appassionato. Picone commenta così la scelta: “Ci sembrava normale ironizzare con una serie dentro la serie tv. […] Se c’è una cosa che a me e a Salvo fa troppo ridere è quando fanno i prequel. […] Vedi Breaking bad, che è bellissimo, è LA serie. Poi ti fanno Better call Saul, dove lui però invecchia, […] lo ringiovaniscono. […] Noi abbiamo esasperato questo aspetto in The look of the killer”.

Cinema e streaming possono coesistere?

Ficarra è ottimista: “Tutto si evolve. […] Io, da pubblico, vedo tante cose in streaming, ma questo non mi impedisce di andare al cinema quando sento che c’è un film che mi attrae. Penso che le due cose possano assolutamente coesistere”. Prosegue poi rimarcando la dimensione internazionale che è propria delle piattaforme di streaming e quindi della serialità: “Ci ritroviamo a vedere serie di altre nazioni: spagnole, coreane, cinesi, francesi, conoscendo attori e realtà che non avremmo conosciuto. La serialità ci permette di misurarci anche con un mercato internazionale. Quando sentiamo che Incastrati deve uscire in 190 paesi, c’è un piccolo brivido”.

Ficarra si dice sicuro che questa coesistenza sia un fattore positivo e conferma l’amore per il cinema, portatore di esperienze uniche: “Ci sono film che visti in sala ti regalano un emozione enorme. Non credo nella morte della sala, anzi credo che continuerà a vivere e in un brevissimo futuro riprenderà centralità”. Ficarra e Picone sono, tra l’altro, reduci dal grande successo del film La stranezza di Roberto Andò, che Ficarra commenta così: “Non eravamo soli, c’era un grandissimo attore, Toni Servillo, un grandissimo regista come Roberto Andò, una storia che secondo me era molto affascinante. È stato un insieme di cose che ha coinvolto il pubblico. […] Ha colpito l’immaginario e ha portato la gente al cinema. Siamo stati molto contenti per noi, per le sale, perché venivano da un periodo buio”. Conclude assicurando che li rivedremo al cinema a Natale del 2023.

Lo sberleffo sulla mafia in Incastrati 2

incastrati, Ficarra, Picone, Tony Sperandeo e Maurizio Marchetti
Incastrati. (L to R) Tony Sperandeo as Tonino Macaluso, Maurizio Marchetti as Padre Santissimo, Salvatore Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 201 of Incastrati. Cr. Valentina Glorioso/Netflix © 2023

La maggiore e più ficcante ironia di Incastrati, però, è sicuramente riservata alla mafia, presa in giro in ogni modo possibile. Picone commenta così questa scelta rinnovata: “Prendere in giro la mafia è un dovere. Tra l’altro i mafiosi non amano tanto essere presi in giro. Si prendono molto sul serio. Abbiamo cominciato a farlo da Nati stanchi, il nostro primo film. […] Ogni tanto mettiamo da parte l’ironia e la affrontiamo un po’ più seriamente” Sui risultati ottenuti oggi nella lotta alla mafia e sulla maggiore consapevolezza maturata nella cittadinanza, dopo le stragi di mafia, aggiunge: “Oggi però siamo andati avanti. […] Chi fa il giornalista, chi come me fa l’attore, molti sono diventati magistrati, siamo stati influenzati da quelle stragi”. Poi, un’ultima considerazione: “Ci si deve spaventare, però, quando la mafia non si vede. […] Il diavolo non si presenta col forcone e con la coda. Dovete stare attenti: ad avere accanto un mafioso, è un attimo”. Ficarra stempera subito con una battuta: “Fra l’altro, tutte le battute sulla mafia le scrive Picone, è di una cattiveria!” A chi domanda qual è il più bel film sulla mafia mai visto, risponde Picone: “Si deve ancora fare. Perché attribuiamo ai mafiosi un’intelligenza che non hanno. Il giorno in cui li rappresenteremo come sono, sarà più un documentario che un film”.

L’arresto di Matteo Messina Denaro e il dovere di non dimenticare

Dopo aver chiarito che la scrittura e la realizzazione della serie sono avvenute prima della cattura del boss, Ficarra commenta con una battuta la lunga latitanza: “Dicevano: è latitante da trent’anni. Può essere mai che è lì, dove lui abitava? Quindi lo cercavano in tutto il mondo e si erano dimenticati di cercare lì”. Picone si fa più serio: “Era la speranza di tutti che prima o poi finisse questa latitanza. Noi ci abbiamo giocato. […] Ci è piaciuto raccontare, sia in questa seconda stagione che nella prima, una cosa importante. […] Non dobbiamo dimenticare quello che è successo. […] Noi cerchiamo di non far dimenticare. […] I ragazzi che sono nati dopo le stragi non sanno quello che è successo. Anche una serie tv può dare l’occasione di parlare dell’importanza di non dimenticare”.

A sottolineare come l’idea di affrontare l’argomento mafia sia arrivata proprio per questo motivo, aggiunge: “Non avremmo mai messo la mafia nella serie, se non avessimo avuto una cosa nuova, per il nostro percorso, da dire, cioè di non dimenticare”. Nel ringraziare poi la Polizia di Stato per il suo aiuto concreto durante la realizzazione della serie, Ficarra aggiunge: “Abbiamo avuto anche il piacere di ospitare in una scena […] la teca della macchina della scorta di Falcone, […] che ci è stata data – ringraziamo la signora Montinaro [vedova dell’agente di scorta di Giovanni Falcone, Antonio Montinaro ndr.] in particolare – per un omaggio a tutte le vittime cadute in quegli agguati. Abbiamo poi citato un discorso di Borsellino, […] ricordando così entrambi”.

La Sicilia tra paura della mafia e passi avanti

Se, dunque, è vero che anche a causa delle stragi di mafia, molto è cambiato nella Sicilia di oggi, ci si chiede se sussista ancora un clima di paura e omertà. Picone risponde così: “E’ normale che ci sia la paura, sarebbe strano il contrario. Non è connaturata al territorio, dipende da come si manifesta la mafia”. Per quanto riguarda l’omertà, invece: “Omertà è un termine antico. È meglio dire solo paura. Quando un popolo vede che ci vuole tanto per arrivare a dei risultati, quando vengono fuori processi che dimostrano trattative […], la chiami omertà o paura? È complicata da ragionare. Vivendo nel territorio in cui la mafia si manifesta, a differenza di altri territori dove si manifesta meno, […] è chiaro che si ha paura” . Conclude: “non si può chiedere a tutti di essere degli eroi”, rimarcando comunque i passi avanti fatti in questi anni.

Incastrati 2 e l’ironia sul giornalismo sensazionalistico

Altro bersaglio dell’ironia di Incastrati e Incastrati 2 è spesso il mondo del giornalismo e dei media. Picone: “Quando costruiamo le storie tendiamo a prendere in giro tutto, a partire da noi stessi. È chiaro che in questo caso, anche il giornalismo. Come già ne L’ora legale, anche qui c’è quella morbosità”. “La morbosità della gente viene inseguita da alcuni giornalisti. […] Ad esempio non mi darò mai pace su come siamo stati capaci a non interrompere lo show durante la pandemia. Non si è messa da parte neanche in quel momento”.

Le protagoniste femminili di Incastrati 2 e la loro esperienza sul set

Incastrati, Anna Favella e Marianna di Martino
Incastrati. (L to R) Anna Favella as Ester, Marianna Di Martino as Agata in episode 203 of Incastrati. Cr. Dario Palermo/Netflix © 2023

Marianna di Martino presenta così il personaggio di Agata: “In questa seconda stagione Agata è molto più incastrata rispetto alla prima stagione. C’è un lato familiare che era solo di coppia nella prima stagione, mentre qui entra in gioco il figlio – Luca Morello interpreta Robertino. […] Le cose si complicano su tutti i piani della sua vita”. Del lavoro con Ficarra e Picone racconta: “Abbiamo parlato tantissimo di mafia anche in preparazione. […] Mi sono felicemente sorpresa di che conoscitori della storia della mafia e dell’antimafia siano. Ho imparato tantissimo e da catanese era una mia mancanza grave. […] Tutte le domande che avete fatto sulla mafia sono figlie di quanto loro siano studiosi di questo argomento. Nulla è lasciato al caso. Le puntate sono fitte di riferimenti. […] Di questo sono stata estremamente felice”.

Anna Favella parla di Ester: “Avrà un’evoluzione divertente e buffa rispetto alla prima stagione, in cui […] con Salvo erano su due mondi diversi. È un personaggio che mi ha insegnato tantissimo anche dal punto di vista personale. Mi ha dato uno sguardo più ironico sulla realtà e sulle relazioni. […] Mi ha insegnato ad apprezzare le imperfezioni nelle relazioni, che sono ciò che caratterizza gli esseri umani. In questo senso è stato catartico interpretarla”. Sul lavoro con Ficarra e Picone afferma: “Come Anna mi sono sentita parte della famiglia Ficarra-Picone. Lavorare con loro è bellissimo […]. Ho visto l’entusiasmo per il lavoro che fanno, per la sceneggiatura, […] la professionalità, la dedizione, il perfezionismo, quasi maniacale a volte […]. Vi è un’aspetto di grande devozione per questo mestiere, che è contagiosa anche osservandoli. Fanno riaccendere delle scintille che, per quel che mi riguarda, magari ogni tanti si spengono”.

L’omaggio a Massimo Troisi

Anna Favella rivela poi un particolare omaggio presente nella serie, in cui è coinvolto il suo personaggio: “Mi hanno fatto un regalo bellissimo, perché c’è un omaggio a un colosso, un maestro del cinema: Massimo Troisi. È stato un momento che è nato così, come nascono le magie nel cinema, che non puoi prevedere”. Valentino Picone aggiunge: “C’è un’inquadratura che ha fatto Troisi. Ci siamo divertiti a rifarla, perché era bellissima. Sono quelle cose che fanno bene più a noi. Le fai perché dichiari un amore”.

La seconda stagione di Incastrati è disponibile su Netflix dal 2 marzo.

Fiat 500 compie 60 anni, Adrien Brody nel corto celebrativo

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Fiat 500 compie 60 anni, Adrien Brody nel corto celebrativo

Si intitola See you in the future ed è il cortometraggio realizzato da Fiat per celebrare i 60 anni della sua automobile più rappresentativa, la Fiat 500.

Protagonista del corto in questione, andato ieri in onda sulle principali reti televisive italiane, il premio Oscar Adrien Brody.

Ecco lo spot della Fiat 500

https://www.youtube.com/watch?v=ZxcxSNLvV0Y

Il 1º luglio 1957, la “Nuova 500” venne mostrata in anteprima al Presidente del Consiglio Adone Zoli, nei giardini del Viminale. Il 2 luglio la vettura fu presentata ufficialmente presso il circolo Sporting di Torino, tradizionale cornice in cui la FIAT presentava le sue novità. Alla serata di gala fece gli onori di casa il gotha aziendale, composto dal presidente Vittorio Valletta, dai vicepresidenti Gianni Agnelli e Gaudenzio Bono, dal responsabile dell’ufficio stampa Luigi Pestelli, oltre a vari dirigenti e tecnici. Ad attendere le autorità, i giornalisti e le varie personalità, un cinquantina di esemplari del nuovo modello, tutte di colore grigio e accompagnate da meccanici in tuta bianca, schierate a bordo piscina e pronte per un giro di prova. Tra i molti che vollero cimentarsi alla guida della “Nuova 500”, anche il campione di Formula 1 Nino Farina.

Fonte: Fiat

Fiasco per Rum Diary con Johnny Depp

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Dopo due settimane di programmazione nelle sale americane, Rum Diary di Bruce Robinson, con protagonista

Fiabeschi torna a casa recensione

Fiabeschi torna a casa 2 L’ormai 40enne Enrico Fiabeschi (Max Mazzotta) dopo aver speso alcuni anni della sua vita a Bologna senza finire gli studi né trovare un posto fisso o una relazione stabile, riscende verso il sud Italia, nella Calabria dov’è nato, per un momento di raccoglimento interiore. Trova tutto com’era prima, dalla famiglia, che ora cerca di trovargli un posto di lavoro sfruttando conoscenze, agli amici, che provano a coinvolgerlo in qualche iniziativa lavorativa, ai luoghi, immutati. Cambia solo l’amore, che sembra poter avere una possibilità. Arriva alla conclusione che la casa non è quella fisica, ma quella interiore, dentro ognuno di noi.

Siamo di fronte qui ad una sorta di spin-off su Fiabeschi, personaggio ideato dal fumettista Andrea Pazienza, già apparso in Paz (2002) di Renato De Maria. Il personaggio era fumetto in origine e fumetto resta anche nel film, dominato da espressioni facciali volutamente esagerate che talvolta vorrebbero solo l’ausilio della vignetta per essere rimarcate a dovere.

Fiabeschi torna a casa , nella sua Calabria dove il tempo sembra non esser passato. Interrompe quel  sogno di chi dal sud va al nord per cercare più fortuna, in un ritorno che qui funge da metafora per una vita che non solo si ferma, ma addirittura fa retromarcia, tornando indietro e riscoprendo il sapore delle origini. Ma è una vita stantia, bloccata, senza alti e bassi. Un piattume che sembra incarnare alla perfezione anche Fiabeschi, che più che esser preoccupato della situazione, ci convive passivamente, in un, per la verità mai palesato, “prima o poi qualcosa accadrà”.

Mazzotta è senz’altro bravo e riesce a rendere tutto brioso e fumettistico. Interessanti anche diversi spunti di regia (che lo vede all’esordio), dove spiccano carrelli all’indietro e sguardi in macchina del protagonista, che favoriscono una continua identificazione e un coinvolgimento col personaggio e contribuiscono allo stile brioso dell’attore-fumetto. E il tutto odora, a tratti, di surreale, quasi come si fosse sospesi sul filo della realtà.

La sceneggiatura però è debole. In sostanza, succede poco. Il film risulta vincente nelle situazioni, una commedia che fa sorridere e può far riflettere. E tendenzialmente, il proseguire per situazioni, per gag senza che si sviluppi un intreccio degno di nota, potrebbe rispecchiare la vita del protagonista dove in effetti succede poco o niente, non scende né si sale.

Tuttavia tanti, troppi momenti nel film vengono fatti nascere, ma poi non approfonditi. D’accordo il voler rendere tutto inconcludende, ma qui la sensazione è che si sia accumulato materiale e poi non dispiegato a dovere. Va benissimo un film che sappia parlare del nulla, ma dovrebbe mantenere allora questa linea nella sua totalità, senza cedere a facili altalene situazionali, specie se non ne conosceremo mai uno sviluppo o una conclusione.

Max Mazzotta ha creato così un’icona, prendendola e riprendendola in prestito da altri, in un personaggio riuscito, ma che forse funzionerebbe meglio in un contesto dove si riesca ad essere sospesi e superficiali in tutto e per tutto, a immagine e somiglianza del protagonista.Fiabeschi torna a casa

Feud: le foto della seconda stagione su Capote vs. the Swans

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Feud: le foto della seconda stagione su Capote vs. the Swans

Le foto ufficiali della seconda stagione di Feud, Feud: Capote vs. The Swans, il prossimo ritorno dell’acclamata serie antologica biografica di Ryan Murphy sono state rivelate attraverso l’account twitter di Town & Country. La prossima sarà sarà incentrata sul tradimento dell’autore Truman Capote nei confronti di un gruppo di donne dell’alta società di New York che furono colte di sorpresa quando Capote iniziò a scrivere i loro segreti e storie di vita reale nei suoi racconti. Si prevede che la seconda stagione debutterà nel 2024 su FX. Feud: Capote vs. The Swans uscirà su FX e Hulu negli Stati Uniti e attraverso Disney+ a livello internazionale quest’inverno.

Le foto forniscono un primo sguardo al cast stellare guidato dalla candidata all’Oscar Naomi Watts, che interpreterà il ruolo della redattrice di Vogue Babe Paley. Il resto del cast principale include Tom Hollander nei panni di Truman Capote, Chloë Sevigny nei panni di CZ Guest, Demi Moore nei panni di Ann Woodward, Diane Lane nei panni di Slim Keith, Calista Flockhart nei panni della sorella minore di Jackie Kennedy, Lee Radziwill, e Molly Ringwald nei panni di Joanne Carson insieme al in ritardo Treat Williamss come William S. Paley.

Cosa aspettarsi da Feud: Capote vs. The Swans?

Dopo il successo di critica di Feud: Bette e Joan del 2017, il dramma antologico ritorna finalmente con il suo secondo capitolo, ancora una volta ispirato a un altro famoso dramma della vita reale. Ambientato negli anni ’70, Feud: Capote vs. The Swans sarà basato sul libro bestseller di Laurence Leamer Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era. Ruota attorno al litigio tra Capote e le sei donne mondane che originariamente lo consideravano un amico.

La sinossi ufficiale del romanzo recita: “L’autrice bestseller del New York Times Laurence Leamer rivela la complessa rete di relazioni e scandalose storie vere dietro l’ultimo romanzo mai pubblicato di Truman Capote, Answered Prayers: gli oscuri segreti, il tragico glamour e il tradimento finale di Capote nei confronti del gruppo di le amiche che chiamava i suoi “cigni”. Barbara Paley, Gloria Guinness, Marella Agnelli, Slim Hayward, Pamela Churchill, CZ Guest, Lee Radziwill: erano il brindisi della New York di metà secolo, ognuna bella e distinta a modo suo. Capote fece loro amicizia, ricevette le loro più profonde confidenze e si ingraziò nelle loro vite. Poi, in un colpo solo, li ha traditi nel modo più sorprendente e sorprendente possibile”.

Feud: Capote vs. The Swans, svelata la data di uscita della nuova serie

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FX ha finalmente annunciato la data di uscita di Feud: Capote vs. The Swans per il secondo capitolo della serie drammatica antologica creata Ryan Murphy. La miniserie di 8 episodi farà il suo debutto il 31 gennaio con i primi due episodi su FX. Tutti gli episodi, incluso Director’s Cut, saranno disponibili negli USA per lo streaming il giorno successivo su Hulu. In Italia Feud: Capote vs. The Swans dovrebbe debuttare su STAR, canale per adulti di Disney+

Iscriviti a Disney+ per guardare Feud: Capote vs. The Swans e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Cosa aspettarsi da Feud: Capote vs the Swans?

Ambientato negli anni ’70, Feud: Capote vs. The Swans è basato sul libro bestseller di Laurence Leamer Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era. Ruota attorno al litigio tra Capote e le sei donne mondane che originariamente lo consideravano un amico. Nel cast Tom Hollander nel ruolo di Truman Capote, Naomi Watts nel ruolo di Barbara “Babe” Paley, Diane Lane nel ruolo di Slim Keith, Chloë Sevigny nel ruolo di CZ Guest, Calista Flockhart nel ruolo di Lee Radziwill, Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald nel ruolo di Joanne Carson, Treat Williams nel ruolo di Bill Paley, Joe Mantello nel ruolo di Jack Dunphy e Russell Tovey nel ruolo di John O’Shea.

L’acclamato scrittore Truman Capote si circondò di un gruppo di donne d’élite della società – donne ricche e glamour che definirono un’epoca passata dell’alta società di New York – che soprannominò ‘i cigni.'” si legge nella sinossi. “Bello e distinto, il gruppo comprendeva la grande dame Barbara “Babe” Paley, Slim Keith, CZ Guest e Lee Radziwill. Incantato e affascinato da questi decani, Capote si ingraziò nelle loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, solo per tradirli alla fine scrivendo un libro di fiction basato sulle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi al grande pubblico. Quando un estratto del libro Answered Prayers, l’opera magnum progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i suoi cigni, che finirono per bandirlo dall’alta società che tanto amava e lo mandò in una spirale di autodistruzione da cui alla fine non si sarebbe mai più ripreso.

Dopo il successo di critica di Feud: Bette e Joan del 2017, il dramma antologico ritorna finalmente con il suo secondo capitolo, ancora una volta ispirato a un altro famoso dramma della vita reale. La serie è prodotta da Watts, Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Gus Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Eric Kovtun e Scott Robertson, con la regia di Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch.

Feud: Capote vs. The Swans, il trailer mostra Tom Hollander che tradisce i suoi amici socialisti

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FX ha rilasciato un nuovo trailer di Feud: Capote vs. The Swans, il prossimo ritorno della serie antologica creata da Ryan Murphy.

Il video mostra il Truman Capote di Tom Hollander mentre stringe amicizia con le donne più influenti di New York nel tentativo di migliorare la sua carriera. Il video evidenzia il suo tradimento quando svela i loro scandalosi segreti. La serie limitata debutterà il 31 gennaio su FX e Hulu. In Italia la serie andrà in onda su STAR, canale per adulti di Disney+

Iscriviti a Disney+ per guardare Feud: Capote vs. The Swans e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

https://youtu.be/Jl_Q64WAPnk

Cosa aspettarsi da Feud: Capote vs. The Swans?

Ambientato negli anni ’70, Feud: Capote vs. The Swans è basato sul libro bestseller di Laurence Leamer Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era. Ruota attorno al litigio tra Capote e le sei donne mondane che originariamente lo consideravano un amico. Nel cast Tom Hollander nel ruolo di Truman Capote, Naomi Watts nel ruolo di Barbara “Babe” Paley, Diane Lane nel ruolo di Slim Keith, Chloë Sevigny nel ruolo di CZ Guest, Calista Flockhart nel ruolo di Lee Radziwill, Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald nel ruolo di Joanne Carson, Treat Williams nel ruolo di Bill Paley, Joe Mantello nel ruolo di Jack Dunphy e Russell Tovey nel ruolo di John O’Shea.

L’acclamato scrittore Truman Capote si circondò di un gruppo di donne d’élite della società – donne ricche e glamour che definirono un’epoca passata dell’alta società di New York – che soprannominò ‘i cigni.'” si legge nella sinossi. “Bello e distinto, il gruppo comprendeva la grande dame Barbara “Babe” Paley, Slim Keith, CZ Guest e Lee Radziwill. Incantato e affascinato da questi decani, Capote si ingraziò nelle loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, solo per tradirli alla fine scrivendo un libro di fiction basato sulle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi al grande pubblico. Quando un estratto del libro Answered Prayers, l’opera magnum progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i suoi cigni, che finirono per bandirlo dall’alta società che tanto amava e lo mandò in una spirale di autodistruzione da cui alla fine non si sarebbe mai più ripreso.

Dopo il successo di critica di Feud: Bette e Joan del 2017, il dramma antologico ritorna finalmente con il suo secondo capitolo, ancora una volta ispirato a un altro famoso dramma della vita reale. La serie è prodotta da Watts, Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Gus Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Eric Kovtun e Scott Robertson, con la regia di Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch.

FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

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FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

Disney+ ha annunciato la data di debutto di FEUD: Capote Vs. The Swans, la seconda stagione della pluripremiata serie antologica di Ryan Murphy. Composta da otto episodi, la serie debutterà il 15 maggio in Italia in esclusiva su Disney+. La serie è basata sul libro bestseller “Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era” di Laurence Leamer.

Di cosa parla FEUD: Capote Vs. The Swans?

L’acclamato scrittore Truman Capote (Tom Hollander) si circondava di un gruppo di donne tra le più elitarie della società – ricche e affascinanti esponenti della mondanità newyorkese di un’epoca passata – che lui soprannominava “i cigni”. Il gruppo di donne, belle e raffinate, comprendeva la grande dama Barbara “Babe” Paley (Naomi Watts), Slim Keith (Diane Lane), C.Z. Guest (Chloë Sevigny) e Lee Radziwill (Calista Flockhart). Incantato e affascinato da queste nobildonne, Capote si ingraziò le loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, per poi tradirle scrivendo un racconto poco velato delle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi. Quando un estratto del libro “Answered Prayers”, l’opera magna progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i cigni, lo bandì dall’alta società che tanto amava e lo fece precipitare in una spirale di autodistruzione dalla quale non si sarebbe più ripreso.

Il cast di FEUD: Capote Vs. The Swans

La serie FEUD: Capote Vs. The Swans è interpretata anche da Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald è invece Joanne Carson, Treat Williams veste i panni di Bill Paley, Joe Mantello quelli di Jack Dunphy mentre Russell Tovey interpreta John O’Shea.

Scritta per la televisione da Jon Robin Baitz, FEUD: Capote Vs. The Swans è stata diretta da Gus Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch. I produttori esecutivi sono Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Naomi Watts, Eric Kovtun e Scott Robertson. La serie è prodotta da 20th Television.

Feud: Capote vs. The Swan, teaser trailer mostra un cast stellare

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FX dopo aver annunciato la data di uscita ha diffuso il teaser trailer di Feud: Capote vs. The Swans per il secondo capitolo della serie drammatica antologica creata Ryan Murphy. La miniserie di 8 episodi farà il suo debutto il 31 gennaio con i primi due episodi su FX. Tutti gli episodi, incluso Director’s Cut, saranno disponibili negli USA per lo streaming il giorno successivo su Hulu. In Italia Feud: Capote vs. The Swans dovrebbe debuttare su STAR, canale per adulti di Disney+

Iscriviti a Disney+ per guardare Feud: Capote vs. The Swans e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

https://youtu.be/2BzyTuQW8tk

Cosa aspettarsi da Feud: Capote vs the Swans?

Ambientato negli anni ’70, Feud: Capote vs. The Swans è basato sul libro bestseller di Laurence Leamer Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era. Ruota attorno al litigio tra Capote e le sei donne mondane che originariamente lo consideravano un amico. Nel cast Tom Hollander nel ruolo di Truman Capote, Naomi Watts nel ruolo di Barbara “Babe” Paley, Diane Lane nel ruolo di Slim Keith, Chloë Sevigny nel ruolo di CZ Guest, Calista Flockhart nel ruolo di Lee Radziwill, Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald nel ruolo di Joanne Carson, Treat Williams nel ruolo di Bill Paley, Joe Mantello nel ruolo di Jack Dunphy e Russell Tovey nel ruolo di John O’Shea.

L’acclamato scrittore Truman Capote si circondò di un gruppo di donne d’élite della società – donne ricche e glamour che definirono un’epoca passata dell’alta società di New York – che soprannominò ‘i cigni.'” si legge nella sinossi. “Bello e distinto, il gruppo comprendeva la grande dame Barbara “Babe” Paley, Slim Keith, CZ Guest e Lee Radziwill. Incantato e affascinato da questi decani, Capote si ingraziò nelle loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, solo per tradirli alla fine scrivendo un libro di fiction basato sulle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi al grande pubblico. Quando un estratto del libro Answered Prayers, l’opera magnum progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i suoi cigni, che finirono per bandirlo dall’alta società che tanto amava e lo mandò in una spirale di autodistruzione da cui alla fine non si sarebbe mai più ripreso.

Dopo il successo di critica di Feud: Bette e Joan del 2017, il dramma antologico ritorna finalmente con il suo secondo capitolo, ancora una volta ispirato a un altro famoso dramma della vita reale. La serie è prodotta da Watts, Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Gus Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Eric Kovtun e Scott Robertson, con la regia di Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch.

Festivsl del cinema di Spello X edizione: il programma

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Festivsl del cinema di Spello X edizione: il programma
Venti film tra produzioni italiane e straniere, 12 backstage di film e serie tv, 17 documentari e 58 cortometraggi. Sono alcuni dei numeri del prossimo “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema” che si terrà in presenza dall’11 al 20 giugno prossimi tra i comuni di Spello, Foligno e Marsciano. Ideata dalla presidente dell’Associazione Culturale di Promozione Sociale “Aurora” APS, Donatella Cocchini, e dal direttore artistico, il regista Fabrizio Cattani, la manifestazione giunge quest’anno alla sua decima edizione. Un decennale che sarà celebrato con grandi ospiti del mondo cinematografico e che vedrà, oltre alla proiezione di oltre un centinaio di opere al Teatro “Subasio” di Spello, anche diverse iniziative collaterali tra mostre, conferenze ed eventi dedicati alla musica, alla danza ed al teatro.

 

LE OPERE IN CONCORSO – Undici i film italiani in concorso, tra opere prime e non. Si tratta di: “Abbi fede” di Giorgio Pasotti, “Assandira” di Salvatore Mereu, “I predatori” di Pietro Castellitto, “Il grande passo” di Antonio Padovan, “La guerra di Cam” di Laura Muscardin, “Non odiare” di Mauro Mancini, “Quasi Natale” di Francesco Lagi, “Regina” di Alessandro Grande, “Rosa pietra stella” di Marcello Sannino, “Spaccapietre” di Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio e “Sul più bello” di Alice Filippi. Film giudicati dai professionisti del dietro le quinte che premieranno, con l’ulivo firmato Andrea Roggi, i colleghi per la migliore sceneggiatura, fotografia, scenografia, costumi, musiche, montaggio, fonico di presa diretta, montaggio del suono, effetti speciali, trucco, acconciatura, creatore di suoni ed organizzatore. Nell’ambito della stessa categoria verranno assegnati due ulteriori riconoscimenti: quello di cinemaitaliano.info e, novità 2021, quello della stampa umbra.

 

A concorrere alla X edizione del Festival anche 7 film internazionali (“Gaugin” di Edouard Deluc, “In viaggio verso un sogno” di Tyler Nilson, “Imprevisti digitali” di Benoît Delépine, Gustave Kervern, “Undine – Un amore per sempre” di Christian Petzold, “Roubaix une lumiere” di Arnaud Desplechin, “Corpus Christi” di Jan Komasa e “Non conosci Papicha” di Mounia Meddour Gens); 12 backstage tra film e serie tv (“Padrenostro” di Daniele Santonicola, “I diari di Hammamet” di Daniele Santonicola, “Permette? Alberto Sordi” prodotto da Rai Fiction, “La concessione del telefono – C’era una volta Vigata” prodotto da Palomar in collaborazione con Rai Fiction, “Speciale Zerozerozero” e “Speciale Zerozerozero – La colonna sonora” di Federico Chiarini, “Speciale – Diavoli” di Laura Allievi e Domenico Brandellero, “Speciale – I delitti del Berlume 8” di Tiziana Cantarella, “Speciale Petra – Un giorno con Alicia Bartelett”, “Speciale Petra – Indagine dietro le quinte” e “Cops una banda di poliziotti – Speciale dietro le quinte” di Sara Albani e “Mental” prodotto da Rai Fiction); 17 documentari (“Tony Driver” di Ascanio Petrini, “Il vangelo più antico del mondo” prodotto da Officina della Comunicazione, “Petite creature” di Roberto Cardonici, “La Napoli di mio padre” di Alessia Bottone, “Movida” di Alessandro Padovan, “La yurta nel bosco” di Carla Pampaluna, “Manuale di storie dei cinema” di Stefano D’Antuono e Bruno Ugioli, “Prayers the wind” di Michele Piasco, “Criseide” e “Terrigena” di Max Leonida, “Un film su Tonino Delli Colli Cinematographer” di Claver Salizzato, “Il sistema sanità – Le pietre scartate Napoli, Rione Sanità” di Andrea De Rosa, “Abbandonati” di Claudio Moschin, “Io una giudice popolare al maxi processo” di Francesco Miccichè, “In prima linea/On the front line” di Matteo Balsamo e Francesco del Grosso, “La forma delle cose” e “Odissea” di Domenico Iannacone”; 18 cortometraggi sui 58 selezionati e proiettati (“È stato solo un click” di Tiziana Martini, “Better than Neil Armstrong” di Alireza Ghasemi, “The cloud is still there” di Mickey Lai, “Mousie” di David Bartlett, “Voices of the city” di Annamaria Pernazzi, “The gift” di Lorenzo Sisti, “Finis terrae”di Tommaso Frangini, “Inverno” di Giulio Mastromauro, “Ninnaò” di Ernesto Maria Censori, “Ape Regina” di Nicola Sorcinelli, “La confessione” di Benedicta Boccoli, “La particella fantasma” di Giuseppe Willia Lombardo, “Bataclan” di Emanuele Aldrovandi, “Where the leaves fall” di Xin Alessandro Zheng, “Close your eyes and look at me” di Andrea Castoldi, “Like ants” di Gaetano Capuano, “Fame” di Giuseppe Alessio Nuzzo e “American Marriage” di Giorgio Arcelli Fontana).

 

I PREMI SPECIALI – Come ogni anno verranno poi assegnati dei premi speciali, a cominciare dal “Premio all’Eccellenza” che verrà quest’anno assegnato all’attrice veronese Valeria Fabrizi, interprete di un centinaio di film tra cinema e tv, di numerosi spettacoli teatrali e volto di diversi varietà televisivi. Prima di lei a ricevere lo stesso riconoscimento erano stati Carlo Rambaldi, Vittorio Storaro, Giuliano Montaldo, Ermanno Olmi, Pupi Avati, Franco Piavoli, Flavio Bucci e Milena Vukotic. Per il “Carlo Savina” per l’eccellenza alla musica a salire sul palco sarà, invece, il 42enne musicista, compositore e sound designer Lorenzo Tomio. Terza edizione, poi, per il “Premio Ermanno Olmi”, consegnato dalla famiglia del grande maestro ad un regista che più si avvicina per sensibilità, poetica, autenticità, semplicità e realismo allo stile del grande maestro. Premio che verrà quest’anno assegnato a Salvatore Mereu, regista del film “Assandira”.

 

LE MOSTRE – Tre le mostre allestite al Palazzo Comunale di Spello che verranno inaugurate venerdì 11 giugno, alle 17.30, in concomitanza con il taglio del nastro della X edizione del Festival. Il Palazzo del Cinema ospiterà, dunque, l’esposizione “Cinema e legalità”, omaggio a Leonardo Sciascia a cura del Centro Sperimentale di Cinematografia e “La memoria della luce” dedicata a Tonino Delli Colli, tra i maggiori interpreti della fotografia cinematografica. Ed infine la mostra “Effetti speciali – SFX”, divisa in due sezioni: una composta da immagini e filmati e l’altra pensata per regalare al pubblico un’esperienza sonora in 3D.

 

GLI EVENTI COLLATERALI – Diversi gli eventi collaterali in cartellone alla X edizione del Festival del Cinema di Spello. Si partirà con un’anteprima giovedì 10 giugno, alle 18.30, con il workshop online promosso in collaborazione con Europa Creativa e trasmesso sulla pagina Facebook del Festival. L’evento accenderà i riflettori sul nuovo “Programma Europa Creativa MEDIA”, illustrando le priorità e le principali novità della programmazione 2021-2027. Si proseguirà, poi, venerdì 11 giugno, alle 20.30, al Teatro “Concordia” di Marsciano con l’incontro “Il cinema restaurato” che vedrà intervenire il responsabile restauri del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Sergio Bruno. L’evento sarà seguito dalla proiezione del film restaurato “Polvere di stelle” di Alberto Sordi. Sabato 12 giugno, alle 17, il Teatro “Subasio” di Spello farà da sfondo alla presentazione del documentario “Once upon a time…Tonino Delli Colli Cinematographer” alla presenza di Stefano e Laura Delli Colli, del direttore della fotografia Luca Bigazzi e del produttore Paolo Mancini. Domenica 13 giugno, alle 17, invece, il Teatro “Concordia” di Marsciano ospiterà l’evento “La musica nel cinema”, progetto curato da Federico Savina, docente di tecnica del suono al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, che vedrà l’esibizione degli studenti delle scuole comunali di musica di Foligno, Bastia Umbra, Todi e Marsciano, diretti dal maestro Fulvio Chiara. Giovedì 17 giugno, invece, spazio al teatro con lo spettacolo “Niuorc Niuorc” diretto ed interpretato da Francesco Foti che si terrà alle 21 al teatro “Subasio” di Spello in collaborazione con Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale. Diversi gli appuntamenti in agenda per venerdì 18 giugno, a cominciare dalla presentazione del libro “Sciascia e il cinema, conversazione con Fabrizio”, curato dal nipote Fabrizio Catalano e dal giornalista e responsabile Eventi e Marketing del centro Sperimentale di Cinematografia, Vincenzo Aronica. L’evento è in programma alle 16.30 al Palazzo Comunale di Spello e vedrà intervenire entrambi gli autori, moderati dall’avvocato Valentina Chianello. A seguire, alle 17.30, sempre nella sede del municipio spellano, la conferenza “Il cinema e la criminalità organizzata” che avrà per ospiti – tra gli altri – il sostituto procuratore di Napoli, Catello Maresca, e gli attori Francesco Foti e Alessio Praticò. Alle 20.30, invece, l’Auditorium San Domenico di Foligno farà da sfondo all’evento “La danza sulle note di Ennio Morricone”, progetto in collaborazione con Freefall Dance Company a sostegno dei coreografi di tutta Italia a cui si vuole offrire l’opportunità di avviare un tracciato di ricerca fino a giungere alla creazione di una composizione coreografica originale sulle musiche di un brano dell’indimenticato compositore. Nella stessa serata si terrà anche premiazione di “Meno di Trenta”, iniziativa curata da Silvia Saitta e Stefano Amadio con cinemaitaliano.info e dedicata agli artisti del cinema e della serialità televisiva con meno di trent’anni. Saranno premiati quattro giovani talenti: il miglior attore e la migliore attrice per la categoria cinema e per la categoria dedicata alla serialità televisiva. Tutti con meno di trent’anni. Oltre ai vincitori, scelti da una giuria stampa, saranno consegnati anche due premi speciali con lo scopo di valorizzare categorie professionali diverse dalla recitazione: uno al regista ventottenne Ludovico di Martino e l’altro al sound editor e designer Matteo Bendinelli.
La giornata di sabato 19 giugno si aprirà, alle 11, al Palazzo Comunale di Spello con la presentazione del libro “NCO. Le radici del male” del sostituto procuratore di Napoli, Catello Maresca, alla presenza dello stesso autore. Nel pomeriggio, alle 16.30, invece l’Auditorium San Domenico di Foligno farà da sfondo alla cerimonia di premiazione della X edizione del “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del cinema” che vedrà presenti – tra gli altri – il padrino Alessandro Sperduti e la madrina Ester Pantano. Ad intervenire alla cerimonia anche gli attori Francesco Montanari (presidente della giuria dei Film internazionali), Pilar Fogliati, Francesco Foti, Maria Chiara Giannetta, Francesco Castiglione, Liliana Fiorelli, Alessio Praticò e Greta Esposito. Nel corso delle cerimonia si terrà anche un collegamento con la William Penn University dell’Iowa per l’assegnazione di tre premi al miglior documentario, backstage e cortometraggio. A chiudere la X edizione del Festival altri due appuntamenti nella giornata di domenica 20 giugno: il primo alle 11 al Palazzo Comunale di Spello con la conferenza “Il cinema e i dialetti” insieme agli attori Ester Pantano, Greta Esposito, Liliana Fiorelli, Maria Chiara Giannetta e Francesco Castiglione. Il secondo, alle 16, al Teatro “Concordia” di Marsciano dal titolo “Paraolimpiadi, sport e cinema” con la partecipazione di Caterina Stagno, responsabile della struttura inclusione e della struttura editoriale di Rai per il Sociale, Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Fabrizio Falzone, presidente Comitato Regionale Uisp Umbria e delle Associazioni Sportive Regionali Umbre, moderati dal giornalista Riccardo Cucchi.

 

GLI INTERVENTI – I dettagli della conferenza stampa di presentazione della X edizione del Festival del Cinema di Spello sono stati illustrati nell’ambito di una conferenza stampa che si è tenuta online nella mattinata di lunedì 24 maggio alla presentazione – tra gli altri – delle istituzioni locali e regionali.

 

DONATELLA TESEI, presidente della Regione Umbria – “Il Festival del Cinema di Spello segna un ritorno alla normalità dopo il difficile periodo segnato dalla pandemia. È una manifestazione importante per la nostra regione, dal grande ruolo culturale e di comunicazione anche di quelle che sono le bellezze dell’Umbria. Come Regione crediamo molto in questi progetti. Lo facciamo investendo risorse, ma lo abbiamo fatto anche costituendo l’Umbria Film Commission attraverso la quale vogliamo far crescere la regione e farla conoscere. La pandemia ha messo a dura prova anche il settore della cultura ed è per questo che abbiamo deciso di stanziare ulteriori fondi anche a beneficio del Festival del Cinema di Spello che speriamo possa avere un ruolo sempre più importante e significativo. Come presidente della Regione sarò sempre al fianco di questa manifestazione a cui auguro un’edizione all’altezza del lavoro e dell’impegno profuso in questo anno dall’organizzazione”.

 

DONATELLA COCCHINI, presidente dell’Associazione Culturale di Promozione Sociale “Aurora” APS, che promuove il Festival – “Sarà un’edizione ancora più complicata di quella dello scorso anno alla luce dell’emergenza sanitaria e delle tante restrizioni a cui ci dovremo attenere, ma non potevamo prescindere da un Festival in presenza. L’auspicio è, per il prossimo anno, di tornare alle date canoniche di marzo, ma intanto portiamo a casa questa decima edizione, a cui abbiamo già dato inizio da diverse settimane ormai facendo visionare documentari e backstage di film e serie tv all’interno delle scuole e invitando i ragazzi a discuterne e confrontarsi insieme agli insegnanti. Da sempre lavoriamo con le scuole e continueremo a farlo anche quest’estate, quando daremo vita al primo campus estivo sul cinema, attraverso il quale i ragazzi realizzeranno un cortometraggio dedicato a tematiche sociali”.

 

FABRIZIO CATTANI, direttore artistico del Festival – “Ci aspettano dieci giorni molto intensi fatti di proiezioni di film, documentari, backstage e cortometraggi. Punta di diamante saranno, come sempre,  gli undici film italiani in concorso, alcuni dei quali non sono ancora usciti al cinema, per cui sarà un’ottima occasione per vederli ed apprezzarli. Ampio spazio verrà poi dato ai cortometraggi, oltre un centinaio quelli iscritti alla decima edizione dello Spello International Short Film Festival, molti italiani ma numerosi anche dall’estero con partecipazioni da Stati Uniti, Cina e Giappone. Cinquantotto quelli selezionati e che saranno proiettati, mentre i vincitori verranno scelti in una rosa di 18 opere”.

 

MORENO LANDRINI, sindaco di Spello – “Sarà un’edizione importante non solo perché se ne celebra il decennale, ma anche perché siamo riusciti a collocarla in un momento in cui si può tornare a vivere la cultura in presenza, seguendo tutte le regole previste. Quest’anno, poi, il Festival dedicherà ampio spazio alle tematiche della lotta alla criminalità organizzata e della legalità e lo farà collocandosi a cavallo tra due anniversari importanti, la strage di Capaci che abbiamo celebrato domenica 23 maggio e quella di via D’Amelio in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sarà un invito a riflettere su questi temi anche in un’ottica di crescita e di ripresa futura”.

 

VINCENZO ARONICA, responsabile eventi e marketing del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma – “Il Festival del Cinema di Spello sarà la nostra prima uscita ufficiale dopo questo lungo lockdown. Un’uscita segnata dall’inaugurazione della mostra che celebra Leonardo Sciascia e dalla presentazione di un libro a lui dedicato. Sarà un momento di riflessione su com’è stata raccontata la criminalità organizzata e su come il cinema influenza la vita quotidiana. Insieme al Festival abbiamo messo a punto una serie di attività che accompagneranno il pubblico in un percorso molto bello in cui Leonardo Sciascia sarà sicuramente predominante e in cui il cinema lo renderà alla portata di tutti, permettendo di comprenderlo al meglio. Questo ultimo anno e mezzo ci ha un po’ cambiato e ora vedremo dal vivo questo cambiamento che effetto avrà”.

 

ANDREA PILATI, vicesindaco ed assessore alla cultura del Comune di Marsciano – “Il nostro Comune ha creduto fin da subito in questo Festival avviando una collaborazione con il progetto ‘La musica e i giovani nel cinema’. Quest’anno, però, abbiamo voluto fare un piccolo passo in più e portare il Festival a Marsciano con diversi appuntamenti. Insieme all’organizzazione avevamo anche firmato un progetto per la realizzazione di un campus estivo che non è stato però finanziato, ma siamo contenti che grazie all’impegno della presidente Cocchini verrà comunque realizzato”.

 

LAURA DELLI COLLI, nipote di Tonino Delli Colli – “Essere presente alla mostra dedicata a Tonino Delli Colli sarà per me un viaggio nella memoria della mia famiglia e il Festival del Cinema di Spello era secondo me il luogo più giusto per ospitarla”.

 

IRENE FALCINELLI, assessore alla cultura del Comune di Spello – “Il Festival compie quest’anno dieci anni e celebra questo compleanno all’insegna della grandezza e di importanti valori. Lo farà aprendo alla riflessione su tematiche che appartengono al nostro presente e che saranno affrontate attraverso quel linguaggio articolato che solo il cinema incarna, ma anche dando spazio, oltre che alla musica, anche alla danza ed al teatro e a tutte quelle professionalità che di questo mondo fanno parte”.

 

PATROCINI – Il “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema” si avvale del patrocinio di: Ministero della Cultura, Regione Umbria, Assemblea Legislativa Regione Umbria, Camera di Commercio di Perugia, Comune di Spello, Comune di Perugia, Comune di Assisi, Comune di Gubbio, Comune di Campello sul Clitunno, Comune di Trevi, Comune di Bastia Umbra, Comune di Foligno, Comune di Bevagna, Comune di Costacciaro, Comune di Cascia, Comune di Montefalco, Comune di Deruta, Comune di Nocera Umbra, Comune di Todi, Comune di Marsciano, Comune di Giano dell’Umbria, Comune di Torgiano, Strada regionale dei vini e dell’olio, Strada dei Vini del Cantico, Comitato Italiano Paralimpico, UISP Regione Umbria.

 

MAIN PARTNER – Main partner per l’edizione 2021 del “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema”: il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Meno di Trenta, l’Associazione creatori di suoni, Associazione 100 Autori, l’Associazione Compositori Musiche da Film, #Umbre, BCC Spello e Bettona, VusCom, Graphic Masters, Eventuno, Fria.

 

MEDIA PARTNER – Media Partner per l’edizione 2021 del “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema”: Rai Movie, Rai per il Sociale, Comingsoon.it, Radio Gente Umbra, Cinemaitaliano.info, Taxidrivers.it e Umbria Eventi.

 

GEMELLAGGI – Il “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema” è gemellato con: Pitigliani Kolno’a Festival, DanzArt Festival, Sfax Cinemed, Centro Studi e ricerche e storia di problemi eoliani, Greenwich Village Film Festival, William Penn University, Astarox Production.

Festivalieri: mine vaganti

Festivalieri: mine vaganti

Oggi ho il primo impegno di lavoro alle 11.00. Vi rendete conto? Le 11.00. Col sole alto nel cielo e senza la bruma e i lupi che ululano come nella brughiera scozzese. Per un uomo sotto Festival il momento in cui il Capo ti comunica che attaccherai alle 11.00 è recepito come il miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro. Quando l’ho saputo sono entrato in uno stato di trance mistica recitando il rosario in varie lingue morte che non conosco e ripetendo ossessivamente (in italiano) la frase ‘Io sono giapponese’.giapponese A questo punto però ero di fronte a un dilemma shakespeariano. Ho ben due ore di vantaggio in mattinata rispetto agli altri giorni. Naturalmente le pagherò stasera con gli interessi, ma ‘Sticazzi (ricordate il nostro vecchio adagio veneziano?). Noi festivalieri viviamo al secondo, navigando a vista, quindi stasera non esiste, è come il futuro dei film distopici.

Quindi che faccio? Dormo come farebbe chiunque di normale oppure mi sveglio comunque all’aurora e vado in piscina per tentare di ridare un tono alle mie membra distrutte dalle fatiche e dagli eccessi festivalieri? Essendo un grande sportivo, ho deciso fermamente di puntare la sveglia alle 6.30 e andare in piscina.

Poi però col cazzo che me so’ alzato.

Anzi ho pure fatto tardi e dunque mi ritrovo a correre come un pazzo per arrivare in tempo, come sempre. Il clima è desertico e alterna notti gelide a giornate dal caldo terrificante e, dovendo vestirmi a strati – cioè, più che altro, sono il pilota del Gordian, tre robot uno dentro l’altro –  e pur essendomi adeguatamente docciato arrivo alla Sala Petrassi che puzzo come una capra. Nessuno se ne accorge, fortunatamente. Gli altri puzzano come un letamaio.

sonicPerò, ci sono momenti della giornata in cui tutto si parifica. Sono un po’ come i punti di salvataggio dei videogiochi. Se Sonic fa girare il palloncino, non importa che abbia perso tutti gli anelli. Se muori ricominci da lì. Le proiezioni in questo arduo percorso sono i nostri punti di salvataggio. Se ci arrivi, non importa quanto in ritardo, tutto riparte da lì. E ci arrivo. Venti minuti in ritardo, dai. Manco troppo. Faccio pure in tempo a fare la piscia.

Vah che è una bella giornata dopotutto. E ora un bel filmetto allegro, quel che ci vuole per iniziare energicamente la giornata. E invece no.

È un film di ragazzini che alla fine della guerra vengono costretti a disinnescare mine, esplodendo spesso in mille pezzi con tanto di budella al vento e arti monchi che al cospetto i primi venti minuti di Salvate il soldato Ryan sembrano una parodia dei fratelli Zucker. Land of Mine recensioneSapete che c’è, io i festival me li vivo il più tranquillo possibile. Non sto lì a studiare tutto il programma in anticipo per sapere esattamente di cosa parla il film. Se posso, preferisco la sorpresa. E eccallà, a sorpresa. Land of mine, si chiamava, e ora si capisce che quel ‘mine’ non stava per ‘mia’, ma per ‘mina’. Detto questo, è un film bellissimo, ma andateci allegri.

Però prima avete riso sull’espressione ‘fare la piscia’, ammettetelo.

(Ang)

Ciao, oggi mi sono svegliata e stavo al Roma Film Fest (o Festa o comecazzosechiama). Voi direte: e che sorpresa è? Non è una sorpresa, se stai a Roma. Ma io ieri ero a Milano, e credo di essermi addormentata a Milano.

colazioneQuindi non capisco come sia potuto succedere che io e la mia amica Sedia stessimo facendo colazione insieme al baretto dell’Auditorium. Sedia è un’amica che mi segue da un anno a questa parte, è la mia amica del cuore, quella che riempie le mie solitudini immeritate.

Insomma, quando ho realizzato di essere nuovamente al Festival ho deciso di vedere Une enfance, un film ‘dove l’innocenza e la spensieratezza collidono con la violenza di situazioni psicologicamente estenuanti’. Il protagonista vuole essere un bambino, ma è schiacciato dal peso delle responsabilità. Ecco l’epifania. Ecco perché mi sono materializzata sorprendentemente al Comecazzosechiama. Il fato mi voleva dire qualcosa. Che la vecchiaia, se ancora non mi viene a prendere con un poderoso tracollo prematuro, è solo perché a guardarmi se sta a taglia’.

Torno al norde. Forse.

A domani

(Vì)

Festival Visioni dal Mondo: dal 15 al 18 settembre l’ottava edizione

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Si terrà da Giovedì 15 a Domenica 18 settembre a Milano l’8° Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo, l’atteso appuntamento annuale con il cinema del reale ideato, fondato e diretto da Francesco Bizzarri, con la direzione artistica di Maurizio Nichetti.

L’8° Festival Visioni dal Mondo, con un calendario ricco di contenuti e appuntamenti, conferma la formula aperta al pubblico con ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Anche per questa edizione, Visioni dal Mondo offrirà la possibilità di seguire le anteprime da tutta Italia sul sito ufficiale del Festival www.visionidalmondo.it attraverso le sale web della piattaforma streaming italiana MYmovies.

Con quest’edizione Visioni dal Mondo torna a essere un prezioso momento di incontro e socializzazione tra spettatori, ospiti nazionali e internazionali del Festival, ma soprattutto un’occasione di relazione e confronto tra gli operatori del settore – ha sottolineato Francesco Bizzarri, ideatore e Presidente di Visioni dal Mondo –. Abbiamo scelto di mantenere la visione in streaming che rappresenta un’ulteriore possibilità, un completamento che però non può sostituirsi all’emozione e al calore delle sale piene di gente. Il nostro Festival, che si è sempre posto come uno sguardo attento sulla complessità della nostra contemporaneità a livello mondiale, attraverso i 36 film documentari di forte impatto che con grande attenzione abbiamo selezionato, confermerà il coraggio e la forza di intercettare i cambiamenti, far conoscere gli aspetti inediti del cinema della realtà, ma anche delle storie di ieri e di oggi per affrontare con maggiore coscienza il nostro domani”.

Mai come in questi anni abbiamo sentito la necessità di informarci: scienza, medicina, geopolitica, clima e conservazione ambientale possono essere temi di cui non si smetterebbe mai di parlare. – ha dichiarato Maurizio Nichetti, direttore artistico di Visioni dal Mondo – Per capire, per prevenire o anche semplicemente per avere meno paure, più coscienza della realtà che ci circonda, quella realtà che il cinema, a volte, riesce a rappresentarci in modo onesto. Un’immagine vale sempre più di tante parole”.

36 le anteprime gratuite in calendario. Sono 36 le anteprime dei film documentari italiani e internazionali in programma per le diverse sezioni del Festival: Concorso Italiano con le due categorie lungometraggi e new talent opera prima rivolto ai cineasti italiani, Concorso Internazionale, dedicato a produzioni straniere e Panorama Fuori Concorso.

Il tema dell’8° Festival Visioni dal Mondo. Più conoscenza. Più coscienza. è il tema dell’8° Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo. Conoscenza e Coscienza, due termini assonanti che indicano il modo in cui ogni individuo si pone rispetto alle scelte che compie, alle idee che privilegia, alle credenze e ai comportamenti. Conoscere per stabilire un’unione cosciente con il reale, la conoscenza salva l’uomo dalle limitazioni e lo apre oltre i confini della propria coscienza.

I grandi temi di attualità indagati da Visioni dal Mondo 2022. Arte, il valore dello sport, la giustizia, sostenibilità e ambiente, denunce sociali, i conflitti mondiali e l’informazione, il disagio giovanile e le periferie, coraggio, questi alcuni dei temi di attualità mondiale che saranno indagati attraverso lo sguardo autentico del Festival Visioni dal Mondo. Testimonianze reali si intrecciano con storie di vita personali e offrono spunti di riflessioni con diverse chiavi di lettura accomunate dal denominatore del tema dell’8° Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo Più conoscenza. Più coscienza.

L’incontro con il regista. Sarà Domenico Procacci, produttore e regista, la guest of honor dell’8° Festival con un incontro in programma domenica 18 settembre. Procacci presenterà il lungometraggio, versione cinematografica della docuserie appassionante e intensa, Una squadra di cui è regista e autore (insieme a Sandro Veronesi, Lucio Biancatelli, Giogiò Franchini con la consulenza di Mario Giobbe e Luca Rea). Procacci è anche autore dell’omonimo libro dedicato al Tennis e alla squadra di Davis italiana più grande di sempre, edito da Fandango libri. In Una Squadra Procacci racconta il team che ha fatto storia in Italia, e non solo: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli, i quattro che nei secondi anni ’70 fecero grande l’Italia della racchetta, con 4 finali di Coppa Davis in 5 anni. Nel ’76 e nel ’77 la squadra ha come capitano non giocatore una leggenda del tennis italiano, Nicola Pietrangeli, il quinto protagonista della docuserie. Prodotto da Fandango, Sky e Luce Cinecittà.

I partner e gli sponsor 2022. L’8° Festival è patrocinato da RAI, dall’Associazione dell’autorialità cinetelevisiva 100autori e CNA Cinema e Audiovisivo. Main sponsor BNL BNP Paribas, sponsor Pirelli e GK Investment Holding Group, media partner Rai Cultura, Rai Documentari e Sky Documentaries, il sostegno di Rai Cinema, la collaborazione di Luce Cinecittà, Lombardia Film Commission, Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani, MYmovies.it, CoPro, The Israeli Coproduction Market, Image Building, il magazine Lampoon e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci come cultural partner. Il Festival è associato ad Afic – Associazione Festival Italiani di Cinema, e si svolge nell’ambito di “Milano è Viva”, il palinsesto promosso dal Comune di Milano con l’obiettivo di sostenere lo spettacolo dal vivo.

I luoghi del Festival. Per l’edizione 2022 il Festival ha scelto tre luoghi simbolo della cultura del capoluogo lombardo: il Teatro Litta, una delle più significative opere dell’architettura lombarda e già sede delle passate edizioni, l’Eliseo, cinema fondato nel 1957 oggi conosciuto come Eliseo Multisala, quale sede prescelta per ospitare i film documentari internazionali selezionati dal Festival e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci dove verranno proiettate le migliori produzioni in realtà virtuale del mondo documentaristico.

Le sezioni del festival 2022

Concorso Italiano dedicato ai cineasti italiani con due categorie, lungometraggi e new talent opera prima. 17 i film documentari in Concorso per i premi:

  • Premio Visioni dal Mondo Concorso Lungometraggi Italiani del valore di 5.000 euro, assegnato da autorevoli giurati, quali: il regista Luca Lucini, l’attrice Amanda Sandrelli e il critico cinematografico Giancarlo Zappoli;
  • Premio new talent opera prima BNL BNP Paribas Visioni dal Mondo del valore di 2.500 euro, conferito da una giuria composta da studenti delle facoltà e delle scuole di cinema milanesi Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, IED – Istituto Europeo di Design e Centro Sperimentale di Cinematografia.

I lungometraggi in Concorso concorreranno al Riconoscimento Rai Cinema, dedicato a Franco Scaglia che prevede l’acquisizione dei diritti televisivi per le Reti Rai.

Concorso Internazionale, rivolto alle produzioni indipendenti straniere, con la proiezione in anteprima italiana di 12 film documentari che concorreranno al Premio Visioni dal Mondo Giuria Internazionale, del valore di 3.000 euro, assegnato da giurati internazionali quali: Pnina Halfon, direttrice di CoPro24 the Israeli Market, Bjork Jensen, produttore e consulente con la sua società Ginger Foot Films e la produttrice Stefania Casini.

Panorama Fuori Concorso con la proiezione di alcuni dei più prestigiosi e significativi film documentari che sono stati realizzati in questa stagione o in anteprima assoluta, coprodotti da Rai Cinema, Luce Cinecittà, Sky Arte, Sky Documentaries e Rai Documentari.

Visioni Incontra. Visioni Incontra, la sezione Industry del Festival curata da Cinzia Masòtina, responsabile dell’advisory e coordinamento, aprirà la manifestazione e si terrà giovedì 15 e venerdì 16 settembre. La sezione, esclusivamente dedicata al settore, a inviti e per soli accreditati, prevede panel, roundtable e il Concorso Visioni Incontra, dedicato ai progetti documentari ancora nella fase work in progress o in final development.

Tra le attesissime anteprime, storytelling del reale, in cartellone al Festival:

Film di apertura dell’ottava edizione del Festival DUE CON, regia di Felice Valerio Bagnato e Gianluca De Martino in programma giovedì 15 settembre alle ore 20.30 al Teatro Litta alla presenza dei pluricampioni di canottaggio Carmine e Giuseppe Abbagnale, protagonisti del film documentario. Con la produzione di Solaria Film e Peacock Film in collaborazione con Rai Documentari e RSI Televisione Svizzera, DUE CON racconta la vita e i successi di Giuseppe e Carmine Abbagnale, pluricampioni mondiali e olimpici di canottaggio ed eroi italiani tra gli anni ‘80 e ’90. I fratelli, nati in periferia di Pompei e allenati dallo zio, divisi tra la fatica e lo studio, raccontano per la prima volta in un documentario, la storia dei loro incredibili successi internazionali, attraverso repertorio inedito, testimonianze di appassionati, giornalisti e avversari storici. Un’avvincente storia di vittorie raggiunte con passione, etica e sacrificio. Un viaggio emozionante in un passato leggendario dello sport italiano alla fine del secolo breve.

Hotel Sarajevo, regia Barbara Cupisti, una coproduzione Clipper Media, Luce Cinecittà con Rai Cinema. A trent’anni dalla guerra nei Balcani e dall’assedio di Sarajevo, uno dei più lunghi della storia moderna, tre generazioni si raccontano: Boba, fixer di guerra, Zoran che aveva solo tredici anni, Belmina che non era ancora nata. Un confronto nella memoria e nel trauma, per provare a superarlo. L’hotel Holiday Inn di Sarajevo, “casa” di molti corrispondenti stranieri e troupe televisive ascolterà e unirà queste storie. Hotel Sarajevo ripercorre insieme ai suoi protagonisti alcune delle vicende del conflitto nella ex- Jugoslavia per raccontare le ferite di una guerra avvenuta nel cuore dell’Europa.

SPAZIO ITALIANO – Dalle origini al Progetto San Marco, regia di Marco Spagnoli, prodotto da Luce Cinecittà. La storia dell’Italia e del suo rapporto con lo Spazio inizia negli anni Trenta: a Guidonia, infatti, viene creata la cosiddetta Città dell’Aria che raccoglie alcuni scienziati italiani. Le ricerche italiane porteranno, durante la seconda guerra mondiale, a creare Larson, un progetto segreto simile a quello che ha portato Wernher von Braun in America. Se uno di loro, Edoardo Amaldi, si rifiuterà categoricamente di andare negli USA, diventando così il padre della fisica italiana, un altro, Antonio Ferri, partigiano pluridecorato, verrà convinto da Moe Berg, ex stella del baseball diventato spia poliglotta, ad andare in America, dove darà un contributo fondamentale alla stabilizzazione dell’F1, ovvero il motore di quello che sarà l’Apollo 11, portando l’uomo sulla Luna.

In Italia, invece, il professore della sapienza Luigi Broglio, generale dell’aviazione, prenderà in mano il progetto satellitare italiano, arrivando, grazie ai buoni uffici di Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e Enrico Mattei, a creare due progetti: il primo è il lancio del primo satellite italiano chiamato San Marco, terzo dopo URSS e USA nel 1964. L’altro è la creazione di una base di lancio in Kenya a Malindi.

Sound Gigante di Giangiacomo De Stefano. La musica italiana viene associata all’opera, al pop, al Festival di Sanremo. Ma la musica italiana è stata molto di più e per un periodo durato circa venti anni ha prodotto innovazione, avanguardia, sperimentazione e ha ispirato artisti di tutto il mondo, influenzando rock, elettronica, cinema, arte. La serie, composta da 4 episodi narrati da Alessio Bertallot, racconta, attraverso interviste, musica e materiali di repertorio le vicende dei protagonisti di una vera e propria storia alternativa della musica italiana, che, fuori dai soliti schemi prevedibili e popolari, ha dato via a un nuovo sound, un sound gigante!”. La serie composta da quattro episodi è prodotta da Sky e Kplus in collaborazione con Sonne Film e Sample. A Visioni dal Mondo in anteprima l’EP.1 1964. Nel 1964 “Per un pugno di dollari” irrompe nella storia del cinema. La colonna sonora scritta da Ennio Morricone è un elemento fondamentale del successo di questo film rivoluzionario e porta alla ribalta i cosiddetti spaghetti western. Quello che emerge da questo filone e poi da parte del cinema di genere è la matrice per qualcosa di completamente nuovo. Una via italiana al rock e all’immaginario che contemporaneamente sta prendendo forma nei paesi anglosassoni.

The Last Human di Ivalo Frank. La vita sulla Terra inizia e finisce con la Groenlandia. Il film documentario narra la storica scoperta della prima forma di vita da parte del ricercatore Minik Rosing. Un film documentario poetico sul nostro presente raccontato attraverso gli occhi dei giovani groenlandesi che condividono con generosità e sensibilità i loro sogni, le loro speranze e i loro sentimenti verso il futuro. Allo stesso tempo, viaggiamo tra i fiordi della Groenlandia insieme allo scienziato di fama mondiale Minik Rosing, seguendo le tracce e le scoperte della prima vita sulla Terra. Minik Rosing è stato il motivo per cui recentemente la nostra comprensione dell’origine della vita è stata completamente stravolta. Rosing ha scoperto le prime tracce di vita sulla Terra in un piccolo fiordo vicino a Isua. La sua scoperta ha preceduto di oltre 300 milioni di anni tutte le precedenti tracce di vita. La vita è iniziata in Groenlandia. Ma allo stesso tempo, lo scioglimento delle masse di ghiaccio sta accelerando di giorno in giorno e gli scienziati di tutto il mondo concordano sul fatto che potrebbe affogare la nostra intera civiltà se si lascia che continui. La fine della vita inizierà anche dalla Groenlandia.

With This Breath I Fly di Sam French e Clementine Malpas presenta un ritratto intimo di due coraggiose donne afghane che lottano per la loro libertà dopo essere state imprigionate per crimini morali, denunciando al contempo la complicità dell’Unione Europea nel censurare le loro voci.

Al culmine dell’occupazione internazionale dell’Afghanistan, due donne – Gulnaz, violentata e ingravidata dallo zio, e Farida, in fuga da un marito violento – vengono imprigionate con l’accusa di “crimini morali” da un sistema giudiziario afghano sostenuto da miliardi di dollari di aiuti dell’Unione Europea. Il film documentario segue le due donne coraggiose mentre lottano per la loro libertà.

The Killing of a Journalist. Matt Sarnecki, produttore e regista cinematografico nel film documentario The Killing of a Journalist, presentato in anteprima mondiale a Hot Docs Festival, rende omaggio al giornalista investigativo slovacco Ján Kuciak, assassinato nel 2018 a seguito delle sue inchieste sulla corruzione, intraprese con la sua fidanzata, Martina Kušnírová.

Il film documentario esplora come l’intreccio tra criminalità organizzata, governo corrotto, sistema legale e forze dell’ordine possa praticamente definire la vita in un Paese europeo nominalmente democratico. La protagonista principale è la collega di Kuciak del sito web Aktuality.sk, Pavla Holcová, che ha lavorato insieme a lui per scoprire i legami tra i più alti funzionari e l’oligarca Marian Kočner, e con la mafia calabrese della ‘Ndrangheta. Considerato il primo omicidio “mirato” nella storia della Slovacchia, l’episodio ha portato l’opinione pubblica ad una protesta mai vista prima dopo la caduta del regime comunista.

Festival Mix Milano: per il 2020 versione “ibrida”, nuove location e massima sicurezza

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Torna con una nuova formula in tre diverse location il Festival Mix Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture: l’attesa 34a edizione si terrà infatti dal 17 al 20 settembre presso il Piccolo Teatro di Milano e per la prima volta nel Cortile di Palazzo Reale a Milano in collaborazione con AriAnteo e in streaming su MYmovies.

Una modalità “ibrida” del tutto inedita che permette di garantire la continuità del festival nel pieno rispetto delle norme per la sicurezza in vigore, sfruttando le nuove tecnologie senza rinunciare alla sala cinematografica.

A inaugurare il ricco programma che in quattro giorni offrirà il meglio produzione cinematografica gay lesbica e queer, italiana e internazionale, all’insegna del nuovo claim “Love Together”, è il film And Then We Danced dello svedese di origine georgiana Levan Akin: molto apprezzato alla Quinzaine des Réalisateurs durante la 72a edizione del Festival di Cannes e candidato dalla Svezia agli Oscar 2020, è il racconto di un percorso di formazione, di accettazione e consapevolezza, sullo sfondo di una società conservatrice e patriarcale come quella georgiana. Non a caso il film è stato oggetto di proteste, anche violente, in Georgia, a causa del contenuto, ritenuto “offensivo nei confronti della tradizione” del Paese.

Oltre alle proiezioni, suddivise nelle consuete tre sezioni competitive – Lungometraggi, Documentari e Cortometraggi – il festival sarà arricchito da un consistente programma di appuntamenti di letteratura, teatro e musica, sia in streaming che in presenza, che intende allargare i confini del Festival coinvolgendo la città di Milano e creando occasioni di incontro, scambio, confronto e intrattenimento intorno alle tematiche LGBTQ+. La cura e l’attenzione che gli organizzatori del festival hanno messo negli anni per la realizzazione di un evento a 360 gradi come questo, dimostra il legame che il MIX ha con il suo territorio, che lo ha portato a essere un fondamentale punto di riferimento nel panorama culturale LGBTQ+ italiano e non solo, sapendo rinnovare ogni anno il rapporto con il suo pubblico, sempre più numeroso – 12.000 spettatori solo nel 2019, +40% rispetto al 2018.

Come per le ultime edizioni, tutte le proiezioni saranno ad ingresso gratuito per le amiche e gli amici del MIX che effettueranno il tesseramento all’associazione MIX Milano APS tramite il sito. La nuova campagna di tesseramento partirà a fine luglio, ulteriori informazioni su festivalmixmilano.com. Per garantire la massima sicurezza di pubblico e operatori, i biglietti per tutte le proiezioni e per la partecipazione agli eventi collaterali, sia in streaming che in presenza, saranno prenotabili solo dal sito, attraverso un’apposita piattaforma.

Organizzato da MIX Milano APS (Associazione di Promozione Sociale), il festival è diretto e prodotto da Paolo Armelli, Andrea Ferrari e Debora Guma insieme a un team di giovani e intraprendenti figure professionali. La selezione dei film a tematica lesbica è realizzata in collaborazione con IMMAGINARIA, International Film Festival of Lesbians and other Rebellious Women.

Festival Laceno d’Oro: dal 18 agosto al 5 settembre

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Festival Laceno d’Oro: dal 18 agosto al 5 settembre

Festival Laceno d'OroSi tiene  ad Avellino dal 18 agosto al 5 settembre 2014 la 39ma edizione del Festival Internazionale del Cinema Laceno d’Oro, fondato nel 1959 da Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, con il nome tutelare di Pier Paolo Pasolini e ora diretto da Antonio Spagnuolo, presidente del Circolo Immaginazione, con la collaborazione di Leonardo Lardieri, Sergio Sozzo e Aldo Spiniello, caporedattori di Sentieri Selvaggi. Il festival si apre lunedi’ 18 agosto a Piazza del Debbio con un incontro eccezionale: il regista cinese Jia Zhang-Ke, gia’ vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia con il film Still Life e l’attrice  Zhao Tao, gia’ protagonista del film di Andrea Segre, Io sono Li, per cui ha ricevuto il David di Donatello come miglior attrice protagonista presentano il loro ultimo film Il tocco del peccato – A touch of sin, definito da Le Monde “il più bel film cinese di tutti i tempi”. Durante la serata, il regista cinese ricevera’ ilCamillo Marino alla carriera e il giorno seguente,  martedi’ 19 agosto, presso il carcere Borbonico, alle ore 18:30 introdurra’ la proiezione di Accattone, esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini e alle 22:30 presentera’ il proprio film Pickpocket. Il regista terra’ anche una masterclass aperta al pubblico in cui si raccontera’ a 360 gradi. “Questa edizione del festival – sottolinea il direttore artistico – segna la volonta’ di rilanciare il Laceno d’Oro nel panorama delle rassegne cinematografiche nazionali e internazionali di qualita’, attirando non solo il grande pubblico, ma avvicinandosi in maniera trasversale a target e generazioni diverse”.

Cinque anteprime nazionali, ventiquattro incontri con autori, attori e produttori, ma anche retrospettive, cortometraggi, documentari, performance, workshop, due mostre speciali che si dipaneranno in undici diverse location tra le citta’ di Avellino, Atripalda e Mercogliano. Quindi, un omaggio all’underground italiano a cura di Sentieri Selvaggi  e una sezione interamente dedicata ai documentari che raccontano il lavoro, a cura di Zia Lidia Social Club.

Ormai considerato uno dei Grandi Eventi del cartellone campano per l’estate, il Laceno ‘Oro e’ tra le più storiche e importanti manifestazioni dedicate al cinema di ricerca in Italia. Sette le sezioni del Festival, in primis la retrospettiva dedicata al regista Jia Zhang-Ke, che sara’ presente al festival, ma anche la sezione delle Nuove Visioni, cuore del festival sulla grande produzione indipendente italiana e straniera. Tra le più importanti novità di questa edizione, i 22 incontri di Visti da vicino, con autori, attori, produttori e registi che dialogano con il pubblico degli spettatori in occasione delle proiezioni. Non di solo “cinema del reale” si parla: da non perdere la sezione Post Cinema & Digital Video, con performance e sperimentazioni che danno spazio alla dimensione multimediale del cinema al tempo delle neo-tecnologie. Da segnalare, inoltre, lo speciale su Elvira Notari, campana di Cava de’ Tirreni, che fu la prima donna regista italiana e una delle prime della storia del cinema mondiale, alla quale il Festival rende doveroso omaggio con una mostra-rassegna. Tanti, infine, gli eventi paralleli come contest, mostre e concerti che completano un’offerta di primo livello nel panorama campano e non solo. Tra le varie offerte uniche del festival, dall’1 al 5 settembre il regista Daniele Gaglianone terra’ presso la Casina del Principe di Avellino un workshop di  “Sceneggiatura e Regia” . Edoardo Winspeare presenta il suo ultimo, gia’ premiatissimo film, In grazia di Dio, mentre la scuola e’ al centro del film La mia classe, di Daniele Gaglianone, interpretato da Valerio Mastandrea. Il regista francese Martin Provost presenta a Mercogliano (3 settembre) il suo Violette. Numerosi i registi, attori e produttori ospiti del festival, che presentano al pubblico i propri lavori, da Fabio Mollo regista di Il sud e’ niente  a Federico Di Cicilia che presenta L’ultimo goal.  Presso la Chiesa di S.Nicola di Atripalda, il regista Alessandro Rak presentera’ il suo L’arte della felicita’, mentre i registi Claudio Casazza e Luca Ferri presentano il loro Habitat [Piavoli]. Guido Lombardi e il produttore Gaetano Di Vaio presentano Take five, mentre il giovane Sebastiano Riso presenta al pubblico Più buio di mezzanotte. Quindi, Luca Bellino e Silvia Luzi (per L’arte della guerra), Cyop & Kaf (per Il segreto), Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller (per Polvere – Il grande processo dell’amianto).

Tra le anteprime nazionali, martedi’ 26 agosto, la proiezione di Se chiudo gli occhi non sono piu’ qui, interpretato da Beppe Fiorello e diretto da Vittorio Morini, che sara’ presente alla proiezione. Sempre presso il Carcere Borbonico alle ore 18:00 l’inaugurazione delle mostre sul Laceno d”oro e su Elvira Notari. Alle 20:30 a Piazza del Debbio, il documentario Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno. che saranno presenti alla proiezione accompagnati dalla produttrice Antonella Di Nocera. Mercoledi’ 20 agosto e’ la volta di Piccola patria, di Alessandro Rossetto, che sara’ presente alla proiezione. Al film e’ associato il concerto che si terra’ la sera presso il carcere Borbonico, “Piccola Patria Tour” degli autori delle musiche, Stag & Maria Roveran  quest’ultima anche attrice del film. Giovedi’ 21 agosto il regista Davide Manuli presenta al pubblico il suo ultimo film, La leggenda di Kaspar Hauser , interpretato tra gli altri da Vincent Gallo e Claudia Gerini.  Quindi, il documentario vincitore dell’ultimo Festival del cinema di Roma, Tir, di Alberto Fasulo, che sara’ presente alla proiezione. Presso la Terrazza del Teatro Gesualdo di Avellino, la sera , concerto dj-set & vj-set techno con le musiche del film La leggenda di Kaspar Hauser, con Silvia Calderoni e Emiliano Campagnola.

Il Laceno d’Oro sara’ occasione di dibattiti e tavole rotonde, come quella a cura di Paolo Speranza (Quaderni di Cinemasud) dal titolo “Il cinema dimenticato di Elvira Notari“, che si avvale della presentazione del documentario “Elvira” e del libro su Elvira Notari edito da Quaderni di Cinemasud. Numerosi gli omaggi alla regista: dalla proiezione con sonorizzazione di E’ piccerella a cura del compositore Giosi Cincotti alla proiezione sonorizzata di  ‘A Santanotte, a cura del compositore Rocco De Rosa.  Altro concerto da non perdere, la proiezione e risonorizzazione, il 22 agosto, in chiave elettronica di “The lodger” di Alfred Hitchcock, con le musiche di AV-K. Spazio anche alla danza con “Brevi dialoghi : azione performativa/immagine”, con il coordinamento coreografico di Hilde Grella, con Martina Ferrante e Michela Tartaglia, allieve del Triennio Tecnico-Compositivo dell’Accademia Nazionale di Danza  presso il Teatro Gesualdo. Altro evento unico, mercoledi’ 27 agosto,“El hombre invisible. Omaggio a William Borroughs per il centenario della nascita”, a cura di Alfonso Amendola. Racconto memoriale e performance-reading con risonorizzazione dei film scritti da  William S. Burroughs e diretti da Antony Balch: “The Cut-Ups” (1966); “William Buys a Parrot” (1963); “Bill and Tony” (1972) e “Towers open fire” (1963). Domenica 31 agosto e’  quindi la volta della performance visivo-sonora dal titolo Il cinema espanso, a cura delle Cellule d’intervention Metamkine.

Il primo settembre a Mercogliano si tiene la tavola rotonda a cura di Vittoria Troisi (Centrodonna) dal titolo“Cinema e realtà: i nuovi possibili”, alla presenza e con gli interventi di Edoardo Winspeare, Daniele Gaglianone, Sergio Sozzo, Marina Brancato, Alfonso Amendola, Franco Festa e Paolo Speranza. Per chiudere, omaggio di rilievo, il 4 settembre, dedicato al regista Giuseppe De Santis, con l’incontro con Gordana Miletic De Santis, Ettore De Conciliis e Virginio Palazzo.

Giocando sulla tradizionale denominazione di Festival del cinema neorealistico, e rinnovandola, il Laceno d’Oro presenta “Gli occhi sulla citta’”, contest dedicato a cortometraggi che raccontino lo sguardo sulla citta’, attraverso le trasformazioni tecnologiche, le nuove connessioni che modificano distanze e rapporti umani.  Opere di ogni genere e nazionalita’ che riflettono e ripensano gli spazi urbani, raccontando aspetti del passato, del presente ma anche del futuro, rendendo la citta’ non solo un luogo fisico, ma anche un “personaggio delle storie”.

Il Laceno d’Oro 2014 e’ promosso dalla Regione Campania, Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali, insieme ai Comuni di Avellino, Mercogliano e Atripalda, curato dal Circolo di Cultura cinematografica Immaginazione, un progetto realizzato con il cofinanziamento dell’Unione Europea attraverso i fondi POR FESR 2007-2013, Asse 1 Ob. operativo 1.12.

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