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Civiltà perduta: trama, cast e la vera storia dietro al film

Civiltà perduta: trama, cast e la vera storia dietro al film

Considerato uno dei più talentuosi e importanti registi del nuovo cinema statunitense, James Gray ha negli anni dato vita ad acclamati lungometraggi come The Yards, I padroni della notte e C’era una volta a New York. Prima di cimentarsi con la fantascienza di Ad Astra, egli ha poi portato sul grande schermo un complesso film d’avventura come Civiltà perduta (qui la recensione), adattamento del libro Z la città perduta di David Grann e a sua volta basato sulla vera storia dell’esploratore britannico Percy Fawcett. Prende da qui forma un racconto diviso tra avventura e descrizione di un preciso contesto sociale, il tutto con il tocco unico di Gray.

Distribuito al cinema nel 2016, Civiltà perduta trova dunque origine da un testo letterario, che Grann scrisse qualche anno dopo un suo articolo sul New Yorker basato sulla vicenda di Fawcett. Il libro fu un enorme successo, tanto da essere nominato dal New York Times come uno dei dieci libri migliori dell’anno. Poco dopo, la società di produzione fondata da Brad Pitt ne ha acquistato i diritti, invitando James Gray ad adattarlo per il grande schermo. Accolto poi molto positivamente dalla critica, Civiltà perduta è considerato uno dei migliori film del suo anno, imperdibile per gli amanti del genere.

Gray, infatti, ha arricchito una storia già di suo densa di colpi di scena, emozioni e personaggi incredibili ma reali. Il risultato è un nuovo capitolo della sua filmografia da non perdere assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

 

La trama e il cast di Civiltà perduta

La storia è quella del maggiore inglese Percy Fawcett, che viene incaricato dal governo a mappare i territori ancora inesplorati tra Brasile, Bolivia e Perù. Durante questo primo viaggio insieme al biologo Henry Costin, Fawcett trova nel bel mezzo dell’Amazzonia resti di terracotta che lo inducono a ipotizzare l’esistenza di un’antichissima civiltà che Fawcett chiama Z. Entusiasta della scoperta e appoggiato dalla moglie Nina, l’esploratore intraprende dunque un’avventura che si rivelerà però essere più complessa e pericolosa del previsto. Con lo scoppiare della Prima guerra mondiale, inoltre, gli appoggi di cui Fawcett godeva iniziano a venire meno e il suo obiettivo sembrerà farsi sempre più lontano. Certo di aver scoperto qualcosa di grosso, egli proseguirà però imperterrito nella sua ricerca.

Ad interpretare il ruolo di Percy Fawcett si ritrova l’attore Charlie Hunnam. Originariamente, però, la parte era stata offerta sia a Brad Pitt che a Benedict Cumberbatch, i quali rinunciarono però per via di altri impegni. Accanto a Hunnam, nel ruolo del biologo Henry Costin vi è invece Robert Pattinson. Per dar vita ai rispettivi personaggi, entrambi gli attori si sottoposero ad una rigida dieta, arrivando a perdere molto peso. L’attrice Sienna Miller interpreta Nina Fawcett, mentre Tom Holland è il figlio Jack. Completano poi il cast gli attori Angus Macfadyen nei panni di James Murray e Ian McDiarmid in quelli di Sir. George Goldie. Tutti gli attori, inoltre, dovettero prepararsi alla difficoltà delle riprese nella giungla, un ambiente che richiese loro addestramento e sopportazione.

Civiltà perduta cast

Civiltà perduta: la vera storia di Percy Fawcett

Come anticipato, quella di Percy Fawcett è una storia vera. L’esploratore britannico visse dal 1867 a al 1925. Le sue spedizioni nell’America Meridionale ebbero inizio a partire dal 1906, quando si recò in Brasile per mappare parte della giungla. Nel corso di queste esplorazioni egli riportò di diversi incontri con animali sconosciuti alla zoologia, come un anaconda gigante di circa 19 metri. Fino al 1924 egli svolse numerose altre spedizioni, guadagnandosi sempre più il favore dei nativi, che aveva nel tempo imparato a riconoscere e a comprendere. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, tuttavia, fu costretto a tornare in patria per il servizio militare. Si arruolò come volontario e fu destinato al fronte nonostante avesse ormai quasi 50 anni.

Terminata la guerra, egli tornò nuovamente in Brasile per effettuare nuovi studi di zoologia e archeologia. Insieme al primogenito Jack, egli si era convinto dell’esistenza di una città perduta, che ribattezzò Z. Il 20 aprile del 1915 egli partì dunque per quella che si rivelò essere la sua ultima spedizione. Fawcett, il figlio e quanti con loro non furono mai ritrovati. Ancora oggi rimae il mistero circa ciò che gli accadde. Numerose spedizioni furono condotte per cercare di stabilire che fine avesse fatto l’esploratore, ma nessuna portò ad esiti certi. Nel corso dei decenni si susseguirono diverse teorie, tra chi sostiene che il gruppo sia stato ucciso da animali selvatici e chi invece sostiene che la morte sia arrivata per mano di alcune tribù.

Secondo altri, infine, lo stesso Fawcett avrebbe rinnegato la civiltà fondando una propria comunità, vivendo in essa fino alla morte. Nel 2005 il giornalista del The New Yorker David Grann visitò la tribù brasiliana dei Kalapalo scoprendo che si erano tramandati una tradizione orale riguardante Fawcett, secondo la quale egli e il suo gruppo avevano abitato nel villaggio ed erano ripartiti verso est. I Kalapalo avvisarono Fawcett di non viaggiare in quella direzione perché sarebbero stati uccisi dai “feroci indiani” che occupavano il territorio. Si disse inoltre che una civiltà monumentale chiamata Kuhikugu potrebbe essere veramente esistita vicino a dove Fawcett fu visto l’ultima volta. I ritrovamenti di Grann hanno poi dato vita al suo libro Z la città perduta.

Il trailer di Civiltà perduta e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Civiltà perduta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+, Google Play, Apple TV, Tim Vision, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Civiltà Perduta: Sienna Miller nella clip in italiano

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Civiltà Perduta: Sienna Miller nella clip in italiano

La Leone Group, che distribuisce in sala Civiltà Perduta, ha diffuso una clip in italiano del film in cui vediamo protagonisti Sienna Miller e Tom Holland.

Civiltà perduta recensione del film di James Gray con Charlie Hunnam

Il film è stato presentato all’ultimo Festival di Berlino.

Tratto dal romanzo non di fiction di David Grann, il film ricostruisce le avventure di Fawcett nel cuore dell’Amazzonia per scoprire e studiare antiche civiltà. L’uomo aspira a trovare la mitica El Dorado, sfidando l’opinione della comunità scientifica di inizio Novecento, con l’appoggio della famiglia e del suo aiutante (Pattinson).

Civiltà Perduta arriverà in Italia il prossimo 22 giugno 2017.

Civiltà perduta: recensione del film con Charlie Hunnam

Civiltà perduta: recensione del film con Charlie Hunnam

Arriva in sala il 22 giungo Civiltà perduta, il nuovo film di James Gray con protagonisti Charlie Hunnam, Sienna Miller, Robert Pattinson e Tom Holland. Nel 2005, il New Yorker ha pubblicato un articolo in cui David Grann ripercorreva i passi dell’esploratore inglese, Percy Fawcett. Quattro anni dopo, Grann, ancora ossessionato dal mistero che avvolge la vita dell’inglese di inizio Novecento, approfondisce la vicenda in un libro, intitolato La città perduta di Z. Il romanzo è stato un enorme successo, tanto da essere nominato dal New York Times come uno dei dieci libri migliori dell’anno. Poco dopo, la società di produzione co-fondata da Brad Pitt ha opzionato il libro, invitando James Gray ad adattarlo per il grande schermo.

Civiltà perduta, il film

Civiltà perduta narra la storia del maggiore inglese, Percy Fawcett (Charlie Hunnam), che viene incaricato dal governo a mappare i territori ancora inesplorati tra Brasile, Bolivia e Perù. Durante questo primo viaggio insieme al biologo Henry Costin (Robert Pattinson), Fawcett trova nel bel mezzo dell’Amazzonia resti di terracotta che lo inducono a ipotizzare l’esistenza di un’antichissima civiltà che Fawcett chiama Z. Entusiasta della scoperta e appoggiato dalla moglie Nina (Sienna Miller), che rintraccia un documento portoghese in cui si ipotizza una teoria simile, l’esploratore informa la Royal Geographical Society a Londra, dove le sue ipotesi incontrano risa e scherno dei membri della società.

Le teorie di Fawcett incontrano l’appoggio dell’esploratore polare, James Murray (Angus Macfayden), che spinge il maggiore a organizzare una nuova spedizione. Si tratta, tuttavia, di una missione fallimentare: Murray non è affatto preparato per la vita nella giungla, è pieno di pregiudizi nei confronti degli indiani e finisce col mettere in pericolo la vita degli altri membri del gruppo. Fawcett torna in Inghilterra e viene chiamato alle armi. Siamo, infatti, agli albori della Prima Guerra Mondiale. Durante il conflitto, il maggiore subisce un danno alla vista che gli fa guadagnare il titolo di colonnello. Passano cinque anni e il figlio maggiore Jack (Tom Holland) spinge il padre a organizzare un’ultima, fatale spedizione. Infatti, i due scompaiono nel maggio del 1925 nella foresta e non vengono mai ritrovati, nonostante le numerose spedizioni di ricognizione per rintracciarli.

La pellicola si svolge su due piani emozionali: quello del fascino esercitato dall’Amazzonia sul protagonista e quello della famiglia. L’Amazzonia incanta il colonnello a tal punto che non riesce a pensare ad altro che a Z e a come trovarla. Grazie alla fotografia di Darius Khondji, la foresta di James Gray è lussureggiante, quasi terrificante: il paesaggio disabitato e selvaggio buca lo schermo e spinge lo spettatore a calarsi completamente in questa avventura misteriosa e senza fine. Ma James Gray non ci racconta soltanto una bella avventura; anzi, riesce ad addentrarsi perfettamente nella società edoardiana e coglie in modo certosino la peculiarità della famiglia Fawcett e le difficoltà di Percy nel convincere una società colonialista delle sue idee.

Una famigli atipica

La famiglia di Percy è una famiglia atipica: sua moglie, Nina, non è affatto la classica casalinga di inizio Novecento ma è una donna intelligente e in grado di condividere le teorie del marito. Sienna Miller riesce perfettamente a trasmettere questo senso di lungimiranza: Nina Fawcett è impavida, energica e tenace in tutte le scene del film. Anche quando Percy e Jack sono ormai scomparsi, Nina Fawcett non perde la speranza e rimane convinta delle idee del marito.

Nonostante l’eventuale conquista di un territorio economicamente fruttuoso possa portare gloria al Regno Unito, Fawcett si scontra con lo scherno e il riso di una società colonialista, che viene dipinta in tutte le sue controversie da James Gray. L’uomo bianco di inizio Novecento non credeva assolutamente nell’uguaglianza fra le razze: gli indiani d’America erano stati ridotti a schiavi ed era assolutamente impensabile che una razza inferiore come la loro potesse colonizzare un’area che l’uomo bianco non era riuscito nemmeno ad esplorare per intero.

Era difficile fare un pessimo film su Percy Fawcett, perché la sua storia ha tutti gli ingredienti per creare una pellicola di successo. Tuttavia, James Gray la arricchisce con un affresco sociale e una profondità emozionale tali da rendere questo film qualcosa in più. Civiltà perduta è anche un meraviglioso affresco sociale e non solo un semplice racconto d’avventura.

Civiltà Perduta: il trailer italiano del film con Charlie Hunnam

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Civiltà Perduta: il trailer italiano del film con Charlie Hunnam

È stato diffuso da Eagle Pictures il trailer italiano ufficiale di Civiltà Perduta (The Lost City of Z), diretto dal regista James Gray e con protagonisti Charlie Hunnam, Sienna Miller e Robert Pattinson.

Il film è stato presentato all’ultimo Festival di Berlino. Tratto dal romanzo non di fiction di David Grann, il film ricostruisce le avventure di Fawcett nel cuore dell’Amazzonia per scoprire e studiare antiche civiltà. L’uomo aspira a trovare la mitica El Dorado, sfidando l’opinione della comunità scientifica di inizio Novecento, con l’appoggio della famiglia e del suo aiutante (Pattinson). Civiltà Perduta arriverà in Italia il prossimo 22 giugno 2017.

Civiltà Perduta: dal 22 giugno al cinema The Lost City of Z

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Civiltà Perduta: dal 22 giugno al cinema The Lost City of Z

Dopo aver conquistato il pubblico del Festival di Berlino, arriva nelle sale italiane Civiltà Perduta, l’incredibile storia, basata su fatti realmente accaduti, dell’esploratore Percy Fawcett, che negli anni ’20 scomparve durante il suo avventuroso viaggio alla ricerca di una misteriosa e antica città nel cuore delle giungle amazzoniche. Tratto dal bestseller Z la città perduta di David Grann, il film è stato adattato per lo schermo e diretto da James Gray (Little Odessa, Two Lovers, C’era una volta a New York) che ha riunito un cast d’eccezione formato da Charlie Hunnam (King Arthur, Sons of Anarchy), Robert Pattinson (Twilight, Bel Ami) e Sienna Miller (American Sniper, La legge della notte), affiancato dal giovane talento di Tom Holland (Captain America, Spider-Man: Homecoming).

La storia di un sogno che si trasforma in ossessione, quella di un uomo che affronta avversità inimmaginabili, lo scetticismo della comunità scientifica, spaventosi tradimenti e anni di lontananza dalla propria famiglia. Un’ossessione alimentata dalla passione, che cambierà per sempre la vita di questo coraggioso esploratore…spintosi forse troppo oltre i limiti del consentito e del conosciuto. Civiltà Perduta sarà distribuito a partire dal 22 giugno da Eagle Pictures e Leone Film Group.

Sinossi

1925, il leggendario esploratore britannico Percy Fawcett si avventura in Amazzonia, alla ricerca di un’antica civiltà, lo splendente regno di El Dorado, con lo scopo  di fare una delle scoperte più importanti della storia. Dopo aver catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo, Fawcett s’imbarca insieme al figlio, determinato a provare che quest’antica civiltà, da lui rinominata Z, esiste.  Ma la spedizione scompare poi nel nulla …

Civil War: trailer ufficiale del film post apocalittico di Alex Garland

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A24 dopo il primo poster ha pubblicato il trailer ufficiale di Civil War, il prossimo film d’azione del regista Alex Garland.

I dettagli sulla trama sono ancora sconosciuti. Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea“.

Quando uscirà Civil War?

Secondo la data riportata sul poster, Civil War uscirà nella primavera del 2024 negli USA. Il pubblico potrà vedere il film in IMAX. Gregory Goodman, Andrew Macdonald e Allon Reich produrranno il film. Le case di produzione di Civil War sono A24 e DNA Films.

Civil War è scritto e diretto da Alex Garland. Il film è interpretato da Kirsten Dunst, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson, Cailee Spaeny, Karl Glusman, Sonoya Mizuno, Jonica T. Gibbs e Jess Matney.

Civil War è il quarto film diretto da Alex Garland. Il primo, Ex Machina, gli è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Garland ha scritto e diretto anche Annihilation e Men. Nel 2020, Garland ha creato, scritto e diretto Devs, una serie limitata di fantascienza per FX su Hulu.

Civil War: trailer italiano del nuovo film di Alex Garland

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Civil War: trailer italiano del nuovo film di Alex Garland

01 Distribution ha diffuso il trailer italiano di Civil War, dal regista di 28 giorni dopo e Sunshine Alex Garland che vede protagonisti Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson e Nick Offerman. Civil War è un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA dal 18 APRILE AL CINEMA.

Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea

Recentemente il sito Empire Online  ha chiesto al regista perché il Texas e la California si sono uniti contro lo stato centrale, e Garland ha detto: “La risposta è nel film. Nei film tendo a non spiegare le cose. A volte mi sento eccessivamente imboccato dal cinema, e quindi probabilmente reagisco contro questa tipologia di narrazione. Questa domanda, perché il Texas e la California, è una domanda che voglio che il pubblico si ponga“.

La trama del film Civil War

In un’America sull’orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.

Civil War: svelato il poster del nuovo film di Alex Garland, in arrivo il trailer!

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A24 ha pubblicato il primo poster di Civil War, il prossimo film d’azione del regista Alex Garland. Il poster mostra due uomini armati che puntano i fucili mentre stazionano in cima alla torcia della Statua della Libertà. Il primo trailer sarà rilasciato la prossima settimana.

I dettagli sulla trama sono ancora sconosciuti. Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea“.

Civil War film 2024

Quando uscirà Civil War?

Secondo la data riportata sul poster, Civil War uscirà nella primavera del 2024 negli USA. Il pubblico potrà vedere il film in IMAX. Gregory Goodman, Andrew Macdonald e Allon Reich produrranno il film. Le case di produzione di Civil War sono A24 e DNA Films.

Civil War è scritto e diretto da Alex Garland. Il film è interpretato da Kirsten Dunst, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson, Cailee Spaeny, Karl Glusman, Sonoya Mizuno, Jonica T. Gibbs e Jess Matney.

Civil War è il quarto film diretto da Alex Garland. Il primo, Ex Machina, gli è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Garland ha scritto e diretto anche Annihilation e Men. Nel 2020, Garland ha creato, scritto e diretto Devs, una serie limitata di fantascienza per FX su Hulu

Civil War: Sebastian Stan commenta la “love story” tra Steve e Bucky

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Il tema principale di Captain America Civil War, oltre allo scontro tra le fazioni degli Avengers, è stata l’amicizia tra Bucky e Steve, un sentimento forte e pure, che scpinge il capitano a schierarsi contro tutti per difendere l’amico che ha subìto non solo, come lui, il trauma di vivere in un altro tempo, ma anche quello di essere stato torturato e costretto a compiere gesti terribili.

Questo forte legame ha spinto molti fan a ipotizzare e chiedere una vera e propria storia d’amore trai due personaggi, e in merito a questo Sebastian Stan, interprete di Bucky, ha detto la sua: “Io penso sia grandioso. I film sono per le persone che si rapportano a quello che vedono in base a ciò che vogliono. Nessuno qui punterà mai un dito contro (a chi vuole una storia d’amore tra Cap e Bucky) e dirà che è giusto o sbagliato. Per me sono molto carini, è grande! Se qualcuno si prende il disturbo di pensare ai personaggi e al film è una cosa grandiosa. Personalmente non penso ai personaggi in quel modo, ma non c’è giusto o sbagliato.”

E voi invece che ne pensate?

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Nella pellicola lo schieramento di Cap sarà formato da Bucky, Falcon, Ant-Man, Agente 13 e Occhio di Falco. Quello di Iron Man invece da Vedova Nera, War Machine, Black Panther e Vision.

Captain America Civil War posterSinossi: il flm si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali causati dalla loro lotta per proteggere il mondo. Dopo che la città di Lagos, in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio avversario.

Ricordiamo che Captain America: Civil War sarà diretto da Anthony Joe Russo e vedrà nel cast Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman, Sebastian Stan, Samuel L. Jackson, Frank Grillo, Jeremy Renner e Daniel BruhlCaptain America Civil War è arrivato nelle sale italiane il 4 maggio 2016.

Civil War: recensione del film di Alex Garland

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Civil War: recensione del film di Alex Garland

Otto anni fa i Marvel Studios adattano per il grande schermo una delle storie a fumetti più famose e amate di sempre, Civil War. Il film si rivela un grande successo di pubblico, un blockbuster divertente ma un adattamento mediocre della storia originale. Tempo dopo Alex Garland ipotizza una nuova guerra civile, questa volta nella distonia di un mondo verosimile, in cui gli Stati Uniti d’America sono in guerra con se stessi, e non c’è nessun supereroe disposto a schierarsi da una parte o dall’altra, piuttosto eroi improbabili ma reali, come fotografi e giornalisti, che più che schierarsi, vogliono raccontare il conflitto, mostrandone la fondamentale stupidità.

Civil War, la trama

Nel prossimo futuro, gli Stati Uniti hanno rivolto contro se stessi la propria rabbia e la propria aggressività. Nel Paese delle Libertà infuria la Guerra Civile. Mentre i sobborghi bruciano e il cielo è attraversato da proiettili di fuoco, una fazione ribelle secessionista conosciuta come Fronte Occidentale si avvicina sempre più a Washington DC con lo scopo di uccidere il presidente, il quale, nel suo ultimo tentativo di abbindolare i suoi e schernire gli avversari, pronuncia un enfatico discorso alla Nazione, l’ultimo, con una formula che ricorda molto l’enfasi trumpiana. Un riferimento diretto al mondo reale, certo, ma forse anche l’unico presente in Civil War, scritto e diretto dall’inglese Alex Garland, che più che un commento esplicito sugli Stati Uniti di oggi è una riflessione sul conflitto in sé e sulla sua mancanza di senso.

Civil War cast
Stephen McKinley Henderson, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Kirsten Dunst Courtesy of A24, Leone Film Group e Rai Cinema CW_660

In particolare, Garland assume il punto di vista dei reporter di guerra, quelli che “ne hanno visto abbastanza in giro per il mondo” da aver imparato che il campo di battaglia è un terreno comune; che non incorona vincitori né abbatte i vinti; che le stesse atrocità si verificano ovunque ci siano armi e persone pronte a puntarsele contro a vicenda. Lee Smith (Kirsten Dunst), fotografa di prima linea, lo ha imparato molto bene nel suo lavoro in prima linea, tanto che l’ultima cosa che vede quando chiude gli occhi per dormire sono gli orrori a cui il suo obbiettivo ha testimoniato nel corso degli anni. Conosce così bene la lezione che ormai la sua anima è atrofizzata di fronte alla morte, una condizione indispensabile, però, per poter fare quel lavoro, vivendo in una zona grigia della morale in cui non si possono sostenere questioni etiche, come lei stessa spiegherà alla principiante Jessie (Cailee Spaeny), che con lei e si imbarca in un viaggio pericolosissimo dietro le linee nemiche fino a Washington per fotografare e intervistare il presidente.

Quattro volti della stessa professione

La forza di Civil Wars, innanzitutto è quella di costruire un quadro dei corrispondenti di guerra che offre tanti aspetti e caratteristiche quanti sono i protagonisti della storia. Abbiamo detto di Lee, professionista insensibile e fredda, ogni morbidezza nella sua personalità è stata abbandonata da tempo per fare spazio a una indifferenza che le garantisce la sopportazione degli orrori a cui testimonia; Joel (Wagner Moura) rappresenta invece la ricerca del brivido, il suo approccio è più entusiasta; Sammy (Stephen McKinley Henderson) sebbene anziano e fuori forma, non può tollerare l’idea di andare in pensione, è ancora affamato di azione e di notizie, l’insaziabile reporter che farebbe di tutto per uno scoop; infine Jessie, principianti ma appassionata, inorridita e terrorizzata ma assolutamente consapevole di dove vuole essere e cosa vuole fare. Attraverso questo ritratto a quattro facce, Alex Garland racconta della figura del reporter come di una persona deformata dalla prima linea, che per quanto sia atroce, fa fatica a stare bene in qualsiasi altro posto. Più che gli altri film e documentari di reporter di guerra, il film rievoca maggiormente le atmosfere e le psicologie di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow.

Civil War film kirsten dunstE questo ritratto psicologico viene tratteggiato con consapevolezza da Garland che si conferma uno dei filmmaker più interessanti e capaci di questi anni. Il suo stile è feroce e si serve di un abile montaggio, racconta le scene concitate di combattimento quasi con divertimento, riuscendo, complice un cast in stato di grazia, a catturare la triste soddisfazione che si prova nell’immortalare uno scatto che restituisce la verità del momento in mezzo a una carneficina. Usa i silenzi densi e le attese sospese con grande eleganza, riuscendo a costruire grande tensione in pochissimi attimi servendosi di suoi naturali, come il cinguettare di uccelli, immediatamente prima dello scoppio della violenza cieca. Un esempio di questa capacità è la breve sequenza che vede protagonista un superlativo Jesse Plemons.

Non siamo dalle parti de I Figli degli Uomini di Alfonso Cuaron, dove il contesto politico è decisamente più solido, ma Civil War ne replica il fascino visivo, offrendo, paradossalmente, una cinematografia potente al servizio di un racconto dell’orrore, e cattura in modo agghiacciante il terribile potere della guerra che si autoalimenta, privandosi quasi sempre della sua motivazione iniziale e svuotandosi di qualsiasi ideologia e significato.

Civil War: nuovo intenso trailer

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Civil War: nuovo intenso trailer

01 Distribution ha diffuso il nuovo intenso trailer di Civil War, l’atteso nuovo film A24, dal regista che ha co scritto “28 giorni dopo” e “Sunshine Alex Garland che vede protagonisti Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson e Nick Offerman. Civil War è un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA dal 18 APRILE AL CINEMA.

Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea

Recentemente il sito Empire Online  ha chiesto al regista perché il Texas e la California si sono uniti contro lo stato centrale, e Garland ha detto: “La risposta è nel film. Nei film tendo a non spiegare le cose. A volte mi sento eccessivamente imboccato dal cinema, e quindi probabilmente reagisco contro questa tipologia di narrazione. Questa domanda, perché il Texas e la California, è una domanda che voglio che il pubblico si ponga“.

La trama del film Civil War

In un’America sull’orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.

Civil War: la spiegazione del finale, chi vince quando l’America combatte contro se stessa?

Sebbene il suo lavoro rientri generalmente nella categoria della “fantascienza”, le storie e i temi affrontati dallo scrittore/regista Alex Garland nel corso della sua carriera sono stati molto profetici. Come sceneggiatore, Garland ha affrontato i pericoli di una pandemia globale nel suo film di zombie 28 giorni dopo, ha esaminato la realtà di una crisi climatica con la sua space opera Sunshine e ha affrontato lo stato di brutalità della polizia con il suo film d’azione supereroistico e revisionista, Dredd.

Come regista, Alex Garland ha affrontato la realtà dell’intelligenza artificiale con il thriller fantascientifico Ex Machina e il concetto di realtà alternative nella sua sottovalutata miniserie Devs. Con Civil War, Garland ha creato un’analisi incisiva di un conflitto interno che sembra molto simile ai recenti eventi della storia americana. Sebbene sia una visione scomoda, Civil War termina con una nota dolente che affronta il problema sistemico della disunione americana.

Di cosa parla “Civil War”?

Civil War

Ambientato in un futuro non troppo lontano, Civil War (la nostra recensione) immagina una versione dell’America in cui gli Stati Uniti sono nel bel mezzo di un enorme conflitto territoriale. Mentre la maggioranza degli Stati del Nord-Est rimane fedele all’Unione e al Presidente degli Stati Uniti (Nick Offerman), l'”Alleanza della Florida” degli Stati del Sud e le “Forze dell’Ovest” del Texas e della California hanno tentato di secedere e dichiararsi indipendenti. Non volendo collaborare con i termini di stallo proposti, il Presidente ha deciso di bombardare obiettivi nazionali e di aumentare la presenza dell’esercito degli Stati Uniti in tutta la nazione.

Anche se sembra che le fazioni ribelli lanceranno un attacco su larga scala alla Casa Bianca a Washington D.C., un gruppo di giornalisti fa un tentativo disperato di intervistare il Presidente prima che sia troppo tardi. La rinomata fotoreporter Lee Smith (Kirsten Dunst) si è guadagnata un riconoscimento nazionale per il suo eccezionale lavoro di cattura delle immagini della nazione devastata dalla guerra.

È accompagnata dal suo collega floridiano Joel (Wagner Moura) e dal veterano reporter del New York Times Sammy (Stephen McKinley Henderson). Durante il breve soggiorno della squadra a New York, Lee viene avvicinata dall’aspirante fotografa Jessie (Cailee Spaeny), che considera Lee uno dei suoi eroi. Sebbene Lee sia restio all’idea di portare con sé una giovane recluta in una missione così pericolosa, Joel decide di farla partecipare al viaggio verso la capitale.

Durante l’avventura del viaggio, i giornalisti sono esposti a scioccanti dimostrazioni di guerra urbana tra diverse unità militari. Anche se vengono raggiunti dai reporter di Hong Kong Tony (Nelson Lee) e Bohai (Evan Lai) in una città di rifugiati sulla strada per Charlottesville, entrambi i loro colleghi vengono violentemente uccisi da un capo militare (Jesse Plemons) che si rifiuta di tollerare chiunque non sia americano.

Sembra che il soldato squilibrato e i suoi seguaci giustizieranno Joel, Lee e Jessie, poiché hanno raccolto le prove che i miliziani hanno seppellito le loro vittime in una fossa comune. Sebbene Sammy riesca a salvarli travolgendo i soldati, viene ferito mortalmente e muore durante il viaggio in auto. Mentre Lee soffre di un estremo disturbo da stress post-traumatico, Jessie inizia a lavorare ancora più duramente per catturare immagini potenti della guerra. Vuole finalmente dimostrare di essere “degna” agli occhi di Lee trovando lo “scatto perfetto”.

Civil War si conclude con una scioccante battaglia alla Casa Bianca

Civil War Kirsten Dunst

All’indomani della morte di Sammy, Lee, Joel e Jessie arrivano in una base delle forze occidentali a Charlottesville. Apprendono dalla reporter britannica Anya (Sonoya Mizuno) che i ribelli si stanno preparando a prendere d’assalto la capitale e a giustiziare il Presidente fittizio degli Stati Uniti, ritratto come un dittatore non dissimile dal 45° Comandante in Capo americano.

I giornalisti seguono le forze occidentali fino a una violenta battaglia nei pressi della Casa Bianca, dove i soldati ribelli ingaggiano uno scontro a fuoco con i servizi segreti. Sebbene diversi veicoli lascino l’edificio, Lee capisce che si tratta di un’esca per attirare i soldati e decide di entrare alla Casa Bianca.

Mentre i giornalisti entrano alla Casa Bianca, i soldati ribelli rifiutano di accettare i tentativi di resa richiesti dalle guardie del Presidente, dando luogo a un’altra serie di violenti scontri a fuoco. Dopo essere stata quasi bloccata dal fuoco nemico, Jessie viene salvata da Lee, che muore per un colpo di pistola vagante. Jessie riesce a scattare una foto di Lee pochi istanti prima della sua scomparsa, immortalando la morte del suo “eroe” in un dettaglio intimo. Il potente momento di giornalismo viene interrotto quando Joel si unisce ai ribelli per entrare nello Studio Ovale.

Dopo aver circondato il Presidente, i soldati danno a Joel la breve opportunità di interrogarlo per il suo prossimo servizio. Traumatizzato e arrabbiato per la morte di Lee, Joel rifiuta di chiedere un’intervista completa e si limita a chiedere al Presidente una citazione. Mentre implora disperatamente che gli venga risparmiata la vita, il Presidente viene giustiziato a sangue freddo dalle forze occidentali. Il filmato dei soldati in piedi accanto al cadavere del Presidente viene presentato nei titoli di coda, mentre il suono di “Keep Your Dreams” dei Suicide suona in sottofondo per una caduta dell’ago particolarmente inquietante.

Cosa sta dicendo Alex Garland con Civil War?

Cosa sta dicendo Alex Garland con Civil War

Valutare le intenzioni di Civil War è difficile, poiché molti dei migliori progetti di Garland finora richiedono più visioni per essere interamente compresi a livello tematico. Sebbene possa essere visto come un avvertimento sulle prospettive di divisione, Civil War è largamente aspecifico nella sua caratterizzazione delle inclinazioni politiche delle diverse fazioni. La nozione di imparzialità rende in qualche modo il film più inquietante, dal momento che include filmati di simboli americani come la Statua della Libertà.

Sebbene Garland abbia ammesso la sua mancanza di entusiasmo per lo stato dell’industria cinematografica, Civil War è un’opera di finzione incendiaria destinata a generare intense discussioni. Può essere facile criticare la natura grafica della storia del film, ma è anche difficile negare l’impatto viscerale della narrazione che Garland presenta.

Civil War: l’America è in guerra nel nuovo intenso trailer del thriller distopico

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Dopo aver scritto film britannici di successo come 28 giorni dopo e Sunshine, il regista Alex Garland è poi passato dietro la macchina da presa per dirigere film di fantascienza di successo come Ex Machina e Annihilation. Nel 2022, Garland ci ha spaventati tutti con il suo film horror, Men, e il prossimo è Civil War di A24, un film che ci porta in un futuro distopico che non è poi così lontano dalla realtà visti quello che è accaduto non poco tempo fa.

I dettagli sulla trama sono ancora sconosciuti. Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea

Recentemente il sito Empire Online  ha chiesto al regista perché il Texas e la California si sono uniti contro lo stato centrale, e Garland ha detto: “La risposta è nel film. Nei film tendo a non spiegare le cose. A volte mi sento eccessivamente imboccato dal cinema, e quindi probabilmente reagisco contro questa tipologia di narrazione. Questa domanda, perché il Texas e la California, è una domanda che voglio che il pubblico si ponga“.

È interessante notare che, nonostante Civil War sia pubblicizzato come un film di fantascienza, questa non è una descrizione con cui lo stesso regista sembra essere d’accordo.  “L’ho visto descritto come fantascienza, ma non lo vedo affatto come fantascienza”, ha spiegato Garland.

“Non c’è niente di ‘scientifico’ in questo, tanto per cominciare. I giornalisti vengono diffamati, spesso, da tutti i tipi di persone diverse. Dai politici, dal pubblico. Non è necessariamente una parte di uno spettro politico. E la verità è che se volete un governo con pesi e contrappesi, avete bisogno di giornalisti.”

Quando uscirà Civil War?

Secondo la data riportata sul poster, Civil War uscirà nella primavera del 2024 negli USA. Il pubblico potrà vedere il film in IMAX. Gregory Goodman, Andrew Macdonald e Allon Reich produrranno il film. Le case di produzione di Civil War sono A24 e DNA Films.

Civil War è scritto e diretto da Alex Garland. Il film è interpretato da Kirsten Dunst, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson, Cailee Spaeny, Karl Glusman, Sonoya Mizuno, Jonica T. Gibbs e Jess Matney.

Civil War è il quarto film diretto da Alex Garland. Il primo, Ex Machina, gli è valso una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Garland ha scritto e diretto anche Annihilation e Men. Nel 2020, Garland ha creato, scritto e diretto Devs, una serie limitata di fantascienza per FX su Hulu.

Civil War: Jeremy Renner sulla possibile serie Netflix dedicata a Hawkeye

Jeremy Renner non ha mai preso troppo bene il poco spazio lasciato a Occhio di Falco nel Marvel Cinematic Universe.

Non era felice del suo ruolo limitato in The Avengers ed è stato tagliato da Captain America The Winter Soldier, prima ancora di arrivare a girare le sue scene. Un ruolo molto più significativo lo ha avuto Avengers Age of Ultron e il Captain America Civil War, ma ora sembra aprirsi l’ipotesi di una serie Netflix dedicata.

L’attore, intervistato da IGN, ha risposto circa un’eventuale serie tv Netflix dedicata al supereroe:

Non so quanto sia fattibile. Mi piacerebbe scavare in profondità di ogni personaggio che interpreto. Mi sento sempre come se non avessi trascorso abbastanza tempo con i personaggi che interpreto, e [Hawkeye] è certamente uno di questi.

Ecco il video dell’intervista:

Fonte: CBM

Civil War: i Guardiani della Galassia alla premiere di Atlanta

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Si è tenuta ad Atlanta una delle tante anteprime di Captain America Civil War e a sorpresa il cast di Guardiani della Galassia vol. 2 ha presenziato da veri ospiti. Ecco Chris Pratt,Michael Rooker, Sean Gunn, Karen Gillan e Dave Bautista. 

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Leggi la nostra recensione di Captain America Civil War

In Captain America Civil War lo schieramento di Cap sarà formato da Bucky, Falcon, Ant-Man, Agente 13 e Occhio di Falco. Quello di Iron Man invece da Vedova Nera, War Machine, Black Panther e Vision.

Guardiani della galassiaSinossi: Captain America Civil War si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali causati dalla loro lotta per proteggere il mondo. Dopo che la città di Lagos, in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio avversario.

Ricordiamo che Captain America: Civil War sarà diretto da Anthony Joe Russo e vedrà nel cast Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman, Sebastian Stan, Samuel L. Jackson, Frank Grillo, Jeremy Renner e Daniel BruhlCaptain America Civil War arriverà nelle sale italiane il 4 maggio 2016.

Via CS.NET

Civil War: Emily VanCamp sulle critiche negative al bacio tra Sharon e Steve

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Emily VanCamp, interprete di Sharon Carter nel MCU, ha commentato le reazioni negative suscitate dall’ormai celebre scena del bacio con Steve Rogers in Captain America: Civil War. La nipote di Peggy è stata introdotta per la prima volta in The Winter Soldier come ex agente dello SHIELD al servizio di Nick Fury.

Dopo la rivelazione che l’HYDRA si era infiltrata segretamente nell’organizzazione, alla fine Sharon ha deciso di cambiare lavoro, diventando un membro della CIA e venendo coinvolta nel bombardamento delle Nazioni Uniti organizzato da Zemo, evento durante il quale perse la vita T’Chaka, il Re di Wakanda.

L’ultima volta che abbiamo visto Sharon nel MCU, era stata bollata come nemica dello stato all’indomani degli eventi di Civil War dopo aver rubato lo scudo di Cap e le ali di Falcon. Prima di uscire di scena, però, è stata protagonista di una scena in cui lei e Steve si sono scambiati un breve ma intenso bacio, momento che ha generato diverse reazioni negative, sia perché Sharon è imparentata con Peggy (il grande amore di Steve) sia perché perché il co-fondatore dello SHIELD era appena morto.

Ora che Emily VanCamp ha ufficialmente ripreso il ruolo di Sharon Carter grazie alla serie The Falcon and the Winter Soldier, l’attrice ha finalmente avuto modo di commentare le critiche riservate alla famigerata scena del bacio tra Sharon e Steve in Captain America: Civil War. Parlando con Variety, l’attrice ha lasciato intendere che è stata proprio la reazione negativa da parte dei fan ad una possibile relazione tra il suo personaggio e quello di Chris Evans che ha impedito a quella storyline di essere realmente approfondita.

“Ci furono molte reazioni negative a quel bacio. Per quanto riguarda Sharon, alla fine hanno semplicemente cercato di inserirla nel più ampio universo condiviso, ma quando hai a che fare con questo genere di film, così grandi, è totalmente comprensibile. Indipendentemente da Captain America, è interessante vedere chi è diventata in questo lungo periodo di tempo. La cosa più intrigante, per me, era scoprire chi è Sharon adesso. Alla fine, voglio dire… alcune di queste trame funzionano, altre no. Ho sempre pensato che Civil War fosse un film fantastico. Semplicemente, quel bacio è forse una delle cose che non ha funzionato.”

I piani iniziali per Sharon e Steve dopo Civil War

In realtà, c’erano dei piani per continuare la storia d’amore tra Sharon e Steve in Avengers: Infinity War, come rivelato dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely. In una primissima bozza della sceneggiatura, infatti, i due avevano vissuto insieme fino all’attacco di Thanos alla Terra. Il presunto stato della loro relazione, però, non era così eccezionale e, alla fine, Kevin Feige ha probabilmente sentito il bisogno di cancellare quella storyline.

Civil War: ecco quali sono state le ispirazioni di Alex Garland

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Civil War: ecco quali sono state le ispirazioni di Alex Garland

Il nuovo film di A24 Civil War è arrivato nei cinema USA, e immagina cosa potrebbe accadere se gli Stati Uniti entrassero in guerra con se stessi. Il film è stato elogiato per le sue scene di battaglia realistiche, e questo è in parte dovuto ai grandi sforzi compiuti dal regista Alex Garland per rendere quei momenti genuini.

In una nuova intervista con Kevin Polowy di CBR, Garland ha commentato le scene di guerra nel film. Ha condiviso come non voleva che queste scene sembrassero stereotipate, preferendo che fossero molto più realistiche di quanto si vede tipicamente in questo tipo di film. Ciò significava circondarsi di veterani sul set che avevano il compito di garantire che le scene di battaglia si concentrassero maggiormente sul realismo rispetto a ciò che era più tradizionalmente cinematografico.

Civil War di Alex Garland è un inno al lavoro brutale e necessario dei reporter di guerra. È anche un film complicato e disordinato che non fornisce mai risposte facili. “Il punto di partenza è stato che abbiamo preso spunto in termini di suono, immagini, azione, sequenza di eventi, comportamento, ogni sorta di cose del genere, non tanto dal cinema, quanto da filmati di notizie, documentari e anche da esperienze vissute” ha detto Garland parlando dell’ispirazione dietro le scene di battaglia. “Quindi, il supervisore militare era un veterano. Molte delle persone che lavoravano al film erano veterani, e hanno avuto molta – non so quale sia la parola giusta – libertà, incoraggiamento… è stato chiesto loro di mettere in scena questi momenti nel modo più accurato possibile, e dimenticare il modo in cui il film normalmente li presenterebbe, e seguire ciò che ritenevano corretto per la loro esperienza, piuttosto che per il modo in cui il cinema normalmente fa queste cose.”

Sebbene il film sia ambientato negli Stati Uniti, Garland ha anche notato come questo tipo di conflitti siano globali, come ha anche detto: “Il contesto è la divisione, la polarizzazione, la politica populista, sai, questo genere di cose, esiste assolutamente nel mio paese. Esiste in tutta Europa. In gradi diversi, ma a volte davvero estremi in Europa. Inoltre, in Medio Oriente, in Asia e in Sud America. Questo non è un fenomeno per questo paese.”

01 Distribution distribuisce in Italia Civil War, l’atteso nuovo film A24, dal regista che ha co-scritto “28 giorni dopo” e “Sunshine Alex Garland e vede protagonisti Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson e Nick Offerman. Civil War è un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA dal 18 APRILE AL CINEMA.

Civil War: Bucky affronta Iron Man “a mani nude” nei concept

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Civil War: Bucky affronta Iron Man “a mani nude” nei concept

Ryan Meinerding, Character Designer, Concept Artist e capo del Dipartimento di Sviluppo Visuale ai Marvel Studios, ha condiviso dei concept inediti di Captain America: Civil War in cui vediamo Bucky fronteggiare Iron Man a mani nude e accanirsi contro il reattore Arc sul petto dell’eroe.

Ecco di seguito le suggestive rappresentazioni dell’artista che non abbiamo mai visto prima ma che per fortuna trovano la via per farsi ammirare grazie ai canali social privati di chi li realizza. In questo caso, Meinerding ha condiviso i suoi concept su Instagram:

La scena di Civil War in questione è sicuramente la più dura e la più difficile da digerire per i fan Marvel, dal momento che, lontano dalla spettacolarità del confronto all’aeroporto trai due schieramenti di eroi, in questa scena Cap, Bucky e Iron Man se le suonano di santa ragione, lacerando sempre di più quella ferita che si è creata tra Steve e Tony e che si ricucirà soltanto in Avengers: Endgame, tanti anni dopo.

Ricordiamo che Captain America: Civil War è uscito nel 2016, è stato diretto da Anthony e Joe Russo, ed ha concluso nel modo più sorprendente la trilogia di film dedicati al Super Soldato con il volto di Chris Evans. Nel cast del film, oltre a Robert Downey Jr. e a Sebastian Stan, troviamo tutti i volti noti del MCU, e in particolare nel film assistiamo all’esordio di Tom Holland nei panni di Spider-Man e di Chadwick Boseman, in quelli di Black Panther.

Civil War: anche Emily VanCamp aveva dei dubbi sul bacio tra Steve e Sharon

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Emily VanCamp, interprete di Sharon Carter nel MCU, vista di recente in The Falcon and the Winter Soldier, è tornata a parlare del bacio tra il suo personaggio e Steve Rogers in Captain America: Civil War.

La nipote di Peggy è stata introdotta per la prima volta in Captain America: The Winter Soldier come ex agente dello SHIELD al servizio di Nick Fury. Dopo la rivelazione che l’HYDRA si era infiltrata segretamente nell’organizzazione, alla fine Sharon ha deciso di cambiare lavoro, diventando un membro della CIA e venendo coinvolta nel bombardamento delle Nazioni Uniti organizzato da Zemo, evento durante il quale perse la vita T’Chaka, il Re di Wakanda.

L’ultima volta che abbiamo visto Sharon nel MCU, era stata bollata come nemica dello stato all’indomani degli eventi di Captain America: Civil War dopo aver rubato lo scudo di Cap e le ali di Falcon. Prima di uscire di scena, però, è stata protagonista di una scena in cui lei e Steve si sono scambiati un breve ma intenso bacio, momento che ha generato diverse reazioni negative, sia perché Sharon è imparentata con Peggy (il grande amore di Steve) sia perché il co-fondatore dello SHIELD era appena morto.

Parlando con Collider, a Emily VanCamp è stato chiesto di quel particolare momento di Civil War e l’attrice ha candidamente rivelato che anche lei era dubbiosa in merito al bacio. “Ti fidi e speri che alla fine tutto abbia un senso. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono chiesti: ‘Non staremo andato un tantino oltre? Non dovrebbe essere un momento amichevole?’. Non sapevo cosa pensare. Ma forse nessuno di noi lo sapeva davvero”, ha spiegato l’attrice.

“Penso che non sia colpa di nessuno se quel momento non ha funzionato in relazione alla storia. Non credo che qualcuno sapesse già dove fossero diretti i personaggi o cosa sarebbe accaduto dopo quel momento. Tuttavia, è stato un momento dolce. Alla fine stavamo solo facendo del nostro meglio per servire la storia, quindi è anche difficile dire: ‘È stato un momento terribile, non aveva alcun senso’ o cose del genere. Stavamo tutti pensando di fare la cosa giusta e alla fine qualcosa di buono n’è uscito fuori, perché c’è stata quella scena grandiosa tra Sam e Bucky in macchina! Forse è proprio grazie a quella scena – e a quella dinamica – che abbiamo avuto The Falcon and the Winter Soldier.”

I piani iniziali per Sharon e Steve dopo Civil War

In origine, c’erano dei piani per continuare la storia d’amore tra Sharon e Steve in Avengers: Infinity War, come rivelato dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely. In una primissima bozza della sceneggiatura, infatti, i due avevano vissuto insieme fino all’attacco di Thanos alla Terra. Il presunto stato della loro relazione, però, non era così eccezionale e, alla fine, Kevin Feige ha probabilmente sentito il bisogno di cancellare quella storyline.

Civil War, il tempo ha dato ragione a Tony Stark/Iron Man

Civil War, il tempo ha dato ragione a Tony Stark/Iron Man

All’epoca di Captain America: Civil War, il mondo (del MCU) era diviso tra Team Cap e Team Iron Man, ma sembra che il tempo abbia provato la ragione di Iron Man sulle motivazioni di Steve Rogers. In che modo?

Ispirandosi alla narrativa Marvel Comics con lo stesso titolo, i Marvel Studios si sono presi alcune libertà durante la realizzazione di Captain America: Civil War. Il conflitto iniziale tra Iron Man e Captain America riguardava l’introduzione nel MCU degli Accordi di Sokovia, documenti legali imposti dalle Nazioni Unite che imponevano la registrazione di tutti gli esseri potenziati. Steve Rogers/Captain America era contrario, sostenendo che gli Avengers erano ancora i migliori guardiani di se stessi, un sentimento motivato dalla sua esperienza traumatica in Captain America: The Winter Soldier. Nel frattempo Tony Stark/Iron Man era favorevole, citando che senza limiti, i Vendicatori non erano migliori dei cattivi, e combattere il mandato avrebbe solo reso più difficile per loro andare avanti.

A parte la lotta per gli Accordi di Sokovia, il conflitto tra Iron Man e Captain America, in Civil War è diventato personale quando è stato rivelato che Bucky, mentre operava ancora come Winter Soldier dell’HYDRA, era il responsabile della morte dei genitori di Tony. Steve ha nascosto intenzionalmente queste informazioni al suo collega Avenger, sostenendo in seguito che la sua decisione era quella di proteggere Tony, ma sebbene ciò fosse in parte vero, lo ha fatto principalmente per proteggere il suo più vecchio amico. Steve aveva oggettivamente torto per aver mentito, ma il dibattito sulle rispettive posizioni sugli Accordi di Sokovia rimane ancora un argomento caldo, anni dopo l’Infinity Saga. Tuttavia, i Marvel Studios hanno già dimostrato più volte che Iron Man aveva ragione in merito alla questione.

Infinity War e Endgame hanno dimostrato che le paure di Iron Man erano fondate

thanos-cattivoDopo che Tony Stark/Iron Man è quasi morto in The Avengers, ha sviluppato una fastidiosa paura che un’altra minaccia extraterrestre potesse arrivare dopo la sconfitta di Loki nella battaglia di New York. Lo ha espresso più volte in Iron Man 3 e Avengers: Age of Ultron, tanto da creare lui stesso la minaccia di Ultron, ma la sua paura è caduta nel vuoto. Nonostante ciò, ha continuato a lavorare per assicurarsi che la Terra fosse il più pronta possibile quando sarebbe arrivato il momento.

In Avengers: Infinity War, la paura si è concretizzata con l’arrivo di Thanos, che era già al lavoro ai tempi di The Avengers e che si è poi scoperto conosceva bene Iron Man e il suo operato. Questo è stato uno dei motivi principali per cui Iron Man era in realtà favorevole agli Accordi di Sokovia in Captain America: Civil War: voleva che i Vendicatori operassero in preparazione per ciò che sarebbe successo. Sebbene non fosse completamente d’accordo con la cessione di tutto il controllo alle Nazioni Unite, riconosceva che la firma degli Accordi di Sokovia era il modo migliore per tenere unita la squadra perché almeno i Vendicatori sarebbero stati ancora un’unità funzionante.

Iron Man lo ha persino menzionato nel suo sfogo in Avengers: Endgame. Ha ricordato come Capitan America abbia dato la priorità alla sua libertà personale rispetto al bene superiore. Se i Vendicatori fossero rimasti uniti sotto la guida degli Accordi, invece di opporsi, sarebbero stati preparati ad affrontare Thanos in Avengers: Infinity War e l’universo non avrebbe dovuto sperimentare lo Snap. Inoltre, non avrebbero dovuto fare di tutto per invertirlo in Endgame, impresa che è costata la vita a Black Widow prima e a Iron Man dopo.

Gli Accordi di Sokovia ora mettono a rischio gli eroi della Fase 4

Accordi di SokoviaA causa della progressione della storia della Infinity Saga, non c’era davvero tempo per affrontare adeguatamente le conseguenze di Captain America: Civil War. Tuttavia, gli Accordi di Sokovia sono entrati in vigore, poiché la maggior parte dei Vendicatori del Team Cap è stata messa agli arresti o costretta alla clandestinità. Quando la minaccia di Thanos divenne imminente, l’attuazione degli Accordi di Sokovia fu sospesa ufficiosamente poiché tutti gli eroi uscirono allo scoperto nella speranza di fermare il Titano. Poi accadde ci fu lo Snap, che spazzò via metà della vita nell’universo, inclusi alcuni membri dei Vendicatori. Improvvisamente, le Nazioni Unite hanno avuto problemi più grandi che inseguire individui potenziati che non hanno sottoscritto gli Accordi di Sokovia.

Una volta che l’Infinity Saga è stata conclusa, MCU Fase 4 ha dimostrato che gli Accordi di Sokovia sono tornati in vigore con The Falcon and the Winter Soldier e Ms. Marvel. Sam Wilson ha dovuto aderire ai regolamenti del governo e lavorare con loro per vivere, mentre il Dipartimento per il controllo dei danni ha dato la caccia a Ms. Marvel perché è un essere potenziato che non si era ancora dichiarato. Se i Vendicatori avessero seguito il piano di Iron Man in Captain America: Civil War per negoziare i termini degli Accordi di Sokovia, la sua attuazione sarebbe più chiara. Poiché i parametri sono oscuri, i documenti sono più suscettibili alle scappatoie da cui qualsiasi organo di governo può trarre vantaggio. Questo è esattamente quello che è successo in Ms. Marvel quando il Dipartimento per il controllo dei danni è diventato il villain e ha usato mezzi inaccettabili per catturare il giovane supereroe.

La mancata risoluzione degli accordi di Sokovia rende più difficile la rinascita della squadra degli Avengers

La questione degli Accordi di Sokovia non è stata discussa né dalle Nazioni Unite né dai Vendicatori, quindi i restanti eroi del MCU sono attualmente in svantaggio, ignari dei loro diritti specifici. Questo è anche il motivo per cui sarebbe più difficile riassemblare i Vendicatori nella Multiverse Saga. Nella Infinity Saga, Iron Man fungeva da collegamento per i Vendicatori, gestendo le questioni ufficiali. Se avessero concordato sul suo piano di apertura agli Accordi di Sokovia, sarebbe stato parte integrante del processo negoziale in cui avrebbe sostenuto i loro diritti. Tra le sue caratteristiche personali e l’esperienza in Iron Man 2, sarebbe sicuro dire che avrebbe fatto pressioni con successo per ciò che è meglio per i più potenti eroi della Terra. Ora che se n’è andato e non si sa chi guiderà i Vendicatori nella Multiverse Saga, sarebbe più facile per qualsiasi organo di governo costringerli a fare ciò che il governo stesso vuole e mantenere i Vendicatori dispersi.

In definitiva, ciò che vede Iron Man nella posizione del giusto in Captain America: Civil War si riduce all’idea che avesse un piano. Non avrebbe affrontato il mandato degli Accordi di Sokovia come una questione definitiva. Ha esaminato i possibili risultati dell’imposizione delle Nazioni Unite sulla questione e ha trovato il modo migliore per andare avanti, un modo che avrebbe anche assicurato il futuro dei Vendicatori. Ora che se n’è andato, non portare a termine il suo piano per negoziare gli Accordi di Sokovia continua a creare problemi a coloro che ha lasciato.

CityFest: Storie da film, 10 film tratti da 10 romanzi cult

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CityFest: Storie da film, 10 film tratti da 10 romanzi cult

CityFest – Cosa sta succedendo tra il cinema e i libri? Sei film su gli otto candidati all’Oscar sono tratti da opere letterarie (The Revenant- RedivivoLa grande scommessaIl ponte delle spieBrooklynRoomSopravvissuto – The Martian): stiamo assistendo a un ritorno di fiamma di quella relazione tra il racconto letterario e quello cinematografico che è stato molto intenso sin dalla nascita della settima arte?

Martedì 23 febbraio alle ore 21.00 (Auditorium del MAXXI – ingresso libero fino a esaurimento posti) Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI e Mario Sesti Responsabile per Fondazione Cinema di Cityfest-Progetti Speciali, ne parlano con Cristina Comencini, Roan Johnson, Francesco Piccolo e Elena Stancanelli.

Una conversazione sul piacere dei libri, quello dei film e il modo in cui questi si intrecciano, per presentare Storie da film, 10 film tratti da 10 romanzi cult il cofanetto di DVD distribuito dalla BIM con grafica di Nine Antico, nuova stella della graphic novel che ha disegnato in esclusiva tutte le cover.

A dangerous method, Jules e Jim, La Duchessa, Le due inglesi, Miele, One day, Tracks, Two mothers, Under the skin, Un sapore di ruggine e ossa, sono le storie protagoniste di questa collana da leggere e/o guardare in cui le protagoniste assolute sono donne che nonostante tutto, sentono con il loro cuore e pensano con la loro testa.

CityFest: sei masterclass aperte al pubblico dal 25 gennaio al 18 aprile

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Dopo il successo ottenuto lo scorso anno, riprendono nel 2016 le attività di CityFest, il contenitore di eventi culturali realizzato dalla Fondazione Cinema per Roma.  Da gennaio ad aprile, sei masterclass con il pubblico per conoscere da vicino alcuni grandi protagonisti del cinema e della cultura italiana e internazionale: Sergio Castellitto, Matteo Garrone, Radu Mihaileanu, Franco Battiato, Francesca Archibugi e Rocco Papaleo.

Dal 25 gennaio al 18 aprile, presso il MAXXI (nell’ambito del programma di Cinema al MAXXI) e nelle sale del cinema My Cityplex Savoy (grazie alla collaborazione tra Filmauro e la Fondazione), si terranno sei masterclass, curate da Mario Sesti, responsabile dei Progetti Speciali di CityFest, che vedranno protagonisti grandi autori e attori cinematografici, interpreti di talento e personalità del mondo dell’arte e della cultura: un viaggio che – partendo dal puro piacere per il cinema – si snoda attraverso la scoperta del linguaggio, della tecnica e della passione da cui nasce e si sviluppa la settima arte.

Inaugura il nuovo ciclo di appuntamenti Sergio Castellitto, interprete, regista e sceneggiatore fra i più apprezzati del panorama italiano ed europeo, vincitore di tutti i maggiori riconoscimenti del nostro cinema, dai David di Donatello ai Nastro d’argento, dal Globo d’Oro al Ciak d’Oro. Castellitto incontrerà il pubblico lunedì 25 gennaio alle ore 21 presso il cinema My Cityplex Savoy.

Il secondo incontro, che si svolgerà lunedì 15 febbraio alle ore 21, vedrà salire sul palco la pluripremiata regista e sceneggiatrice Francesca Archibugi: nel corso della sua carriera, l’autrice di Mignon è partita, Il grande cocomero e Verso sera, ha diretto con originalità e acume alcuni fra i maggiori attori italiani, da Marcello Mastroianni a Sergio Castellitto, da Stefania Sandrelli a Valeria Golino. L’incontro con il pubblico avrà luogo presso l’Auditorium del MAXXI, come parte integrante del programma di Cinema al MAXXI.

Giovedì 17 marzo alle ore 16.30, il My Cityplex Savoy ospiterà il cantautore, compositore e regista Franco Battiato che dialogherà con il pubblico sul rapporto tra la sua passione per la letteratura mistica e la vocazione ad esprimersi con la musica e con il cinema, della sua esperienza tibetana e della sua singolare attività di autore cinematografico. A questo proposito, prima dell’incontro, gli spettatori potranno assistere, per la prima volta in un cinema della Capitale, all’ultimo film realizzato dall’artista siciliano, Attraversando il Bardo. 

Nel successivo appuntamento – martedì 29 marzo ore 21, Cinema al MAXXI – il pubblico potrà incontrare il cineasta romano Matteo Garrone, uno tra gli autori italiani più amati nel mondo, candidato al Golden Globe e vincitore del premio speciale della giuria a Cannes per Gomorra, lo stesso riconoscimento assegnatogli in seguito per Reality.

Giovedì 7 aprile alle ore 21 nel programma di Cinema al MAXXI, si terrà la masterclass con Radu Mihaileanu, il regista rumeno che sorprese il cinema internazionale raccontando, con Train de vie, la Shoah da un punto di vista completamente inedito, e firmando in seguito Il concerto, pluripremiata commedia presentata alla Festa di Roma. 

L’ultimo appuntamento di questo ciclo di incontri si svolgerà lunedì 18 aprile al My Cityplex Savoy (ore 21), protagonista Rocco Papaleo, versatile artista in grado di muoversi con agio fra i mestieri di comico, cabarettista, autore, musicista, trovando il successo al cinema prima come interprete per Leonardo Pieraccioni, Francesca Archibugi, Paolo Virzì, Giovanni Veronesi e poi come regista di Basilicata Coast to Coast.

Ogni incontro offrirà una conversazione in pubblico, la proiezione di materiali in video e la chance di dialogo con i protagonisti delle masterclass, che verranno videoregistrate dalla Fondazione Cinema e successivamente messe a disposizione on line. Con questa iniziativa la Fondazione Cinema per Roma prolunga l’esperienza della Festa durante tutto l’anno: un programma di incontri accessibile a chiunque a costi popolari. È un progetto che arricchirà il patrimonio d’archivio messo a disposizione delle scuole per il piano di formazione audiovisiva per bambini e ragazzi, curato in co-produzione con Alice nella città.

  

IL PROGRAMMA DELLE MASTERCLASS

 Masterclass – Professione attore

INCONTRO CON SERGIO CASTELLITTO

25 gennaio ore 21 | My Cityplex Savoy (via Bergamo 17/25, Roma) – Ingresso 5 euro

Attore di grande notorietà, da molti considerato l’erede di Mastroianni, ha costruito con attenzione, puntiglio e robusta personalità una gremita carriera da interprete e regista capace di abitare le serie tv come il cinema più romanzesco. È anche autore di lungometraggi di grande impegno e respiro, di affresco e di genere, davanti e dietro la macchina da presa. Castellitto, che più di qualcuno considera l’erede di Mastroianni, incontra il pubblico.

Masterclass – Raccontare al cinema, raccontare il cinema

INCONTRO CON FRANCESCA ARCHIBUGI

15 febbraio ore 21 | MAXXI (via Guido Reni 4a, Roma) – Ingresso 5 euro

Tra i maggiori talenti del cinema italiano emersi alla fine degli anni ’80, erede della migliore commedia, narratrice palpitante di bambini, famiglie, adulti smarriti, la Archibugi ha saputo coniugare la scrittura rifinita e la semplicità dell’inquadratura: la passione per gli attori e la fede nel racconto, l’osservazione del presente e il piacere della ballata.

Masterclass – Altrocinema

INCONTRO CON FRANCO BATTIATO

17 marzo ore 16.30 | My Cityplex Savoy (Via Bergamo 17/25, Roma) – Ingresso 5 euro

Per la prima volta in un cinema a Roma sarà proiettato Attraversando il Bardo. Frutto di una indagine personale che ha impegnato il cantautore per più di tre mesi in un monastero tibetano, è un documentario, inconsueto e avvolgente, che raccoglie testimonianze e riflessioni sulla vita dopo la morte. Si può filmare e raccontare il passaggio oltre la vita?

Masterclass – Raccontare al cinema, raccontare il cinema

INCONTRO CON MATTEO GARRONE

29 Marzo ore 21 | MAXXI (via Guido Reni 4a, Roma) – Ingresso 5 euro

Dal cinema indipendente e documentario è arrivato al prezioso madrigale fantastico del Racconto dei racconti: sia che scoperchi i sottoboschi della cronaca, sia che trasformi il mondo in una fiaba mediatica e allucinatoria come in Reality o prenda la fiaba per rispecchiarvi trasfigurata la nostra realtà contemporanea, il suo occhio è pieno di stupore ed empatia.

 

Masterclass – Raccontare al cinema, raccontare il cinema

INCONTRO CON RADU MIHAILEANU

7 Aprile ore 21 | MAXXI (via Guido Reni 4a, Roma) – Ingresso 5 euro

Il regista rumeno naturalizzato francese, autore di memorabili avventure cinematografiche, allo stesso tempo divertenti e tragiche, come Train de vie e Il concerto, ha uno sguardo dolce, clownesco, satirico e toccante che ritrae con inedita incisività un mondo che razze ed etnie differenti trasformano talvolta in un pasticcio grottesco. 

Masterclass – Professione attore

INCONTRO CON ROCCO PAPALEO

18 aprile ore 21 | My Cityplex Savoy (Via Bergamo 17/25, Roma) – Ingresso 5 euro

Attore, regista, comprimario o mattatore, musicista o comico, Papaleo, il cui talento lavora al crocevia di cinema, teatro e televisione, è una delle risorse più interessanti che lo spettacolo in Italia ha scoperto negli ultimi anni. Entriamo nella sua officina in cui la tavolozza espressiva, il passo musicale da cantastorie, la destrezza dell’assolo sul palco, il gusto del dialetto, lo sguardo da fanale collaborano alla formazione di una personalità da cartoon, imprevedibile e inimitabile.

L’attività di CityFest è realizzata grazie ai Soci Fondatori della Fondazione Cinema per Roma, Roma Capitale, Regione Lazio, Camera di Commercio, Istituto Luce Cinecittà (in rappresentanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), Fondazione Musica per Roma, Città metropolitana di Roma Capitale, con il supporto di BNL Gruppo BNP Paribas e grazie al contributo di Acea SPA.

Cityfest: Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, duetto il 27 maggio

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L'hashtag per partecipare sui sociale è #AskFavinoGermano
L’hashtag per partecipare sui sociale è #AskFavinoGermano

Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, due fra i più importanti e celebrati interpreti del cinema italiano, saranno protagonisti di un incontro con il pubblico che si terrà mercoledì 27 maggio alle ore 21 presso l’Auditorium Parco della Musica (Teatro Studio Gianni Borgna). Il Duetto inaugurerà le attività di CityFest, il grande contenitore di eventi speciali, intrattenimento e formazione che la Fondazione Cinema per Roma, presieduta da Piera Detassis, realizzerà lungo tutto il corso dell’anno. Queste attività, che nel 2015 festeggiano anche un importante anniversario, i primi dieci della Festa del Cinema, coinvolgeranno l’intera Capitale, l’area metropolitana e la Regione con incontri, rassegne, anteprime, lezioni: a CityFest hanno già aderito importanti personalità come Paola Cortellesi, Neri Marcorè, Valerio Mastandrea, Laura Morante.

Il primo incontro vede protagonisti due fra gli attori italiani che hanno maggiormente segnato, con la propria ispirazione, gli ultimi anni del cinema italiano, mostrandosi inoltre capaci di straordinarie interpretazioni anche a teatro e sul piccolo schermo. Pierfrancesco Favino ed Elio Germano hanno prestato il volto a miti della nostra cultura (da Leopardi a Bartali), hanno attraversato con i loro personaggi il decennio più controverso e ribelle del ventesimo secolo (gli anni ’70 di Romanzo Criminale e Mio fratello è figlio unico) e si sono messi in luce sulla scena internazionale, da Cannes fino a Hollywood. I due attori incontreranno il pubblico, discuteranno le sequenze più importanti dei loro film e dialogheranno con Mario Sesti, responsabile dei progetti speciali di Cityfest e creatore di quel format che ha visto protagonisti, dal 2004 a oggi, Servillo e Verdone, Gabriele Muccino e Giuseppe Tornatore, Sergio Rubini e Riccardo Scamarcio, Stefania Sandrelli e Margherita Buy, Mario Monicelli, Daniele Ciprì e Franco Maresco e tantissimi altri. Nella parte finale dell’incontro, i due attori risponderanno alle domande del pubblico che potranno essere rivolte anche attraverso i principali social network.

L’ingresso all’incontro è gratuito, previo ritiro di un coupon (massimo due a persona) presso il desk situato all’interno della biglietteria centrale dell’Auditorium Parco della Musica. I coupon saranno distribuiti il giorno stesso dell’evento (mercoledì 27 maggio), a partire dalle ore 18, fino a esaurimento dei posti disponibili.

L’attività di CityFest è realizzata grazie ai Soci Fondatori della Fondazione Cinema per Roma: Roma Capitale, Regione Lazio, Camera di Commercio, Istituto Luce Cinecittà (in rappresentanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), Fondazione Musica per Roma e Città metropolitana di Roma Capitale

CityFest: l’1 dicembre Lezioni Criminali

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Dopo il successo di pubblico registrato nell’ultimo incontro dedicato ad Alfred Hitchcock, nuovo appuntamento con Lezioni Criminali, il format della Fondazione Cinema per Roma inserito nel programma di CityFest. Martedì primo dicembre alle ore 21 presso la Casa del Cinema di Roma, si terrà un incontro con il pubblico che vedrà protagonisti Giancarlo De Cataldo, tra i più noti autori del noir italiano, Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema e del Noir in Festival, tra i massimi esperti internazionali del cinema poliziesco, e Mario Sesti, responsabile dei progetti speciali di CityFest per la Fondazione Cinema per Roma. I tre passeranno in rassegna le più celebri scene di rapine della storia del cinema, mostrando agli spettatori sequenze realizzate da autori del pantheon della cinefilia (come Stanley Kubrick) e da specialisti “criminali” che hanno fatto della rapina un autentico assolo di virtuosismo cinematografico (come Sidney Lumet e Michael Mann); si arriverà alla più celebre rapina in una commedia (quella de I soliti ignoti) per commentare poi quelle più sorprendenti, stravaganti, inventive e visionarie.

In fondo, la rapina è la madre di tutte le scene d’azione sul grande schermo: il cinema come racconto, linguaggio, emozione, inizia con The Great Train Robbery di Edwin Stanton Porter e tutte le volte che mostra la preparazione, l’esecuzione e l’esito, spesso controverso, di una rapina, ci porta dentro raffinate pianificazioni tecniche e intellettuali, un teatro d’operazioni di alta drammaticità e, infine, inscena un faccia a faccia con il destino che non consente finali prevedibili.

Come da tradizione, la Lezione Criminale sarà preceduta da un testo letto dall’attore Pino Calabrese negli abiti di un maggiordomo – che non può mancare in un atmosfera poliziesca. L’ingresso sarà gratuito fino a esaurimento dei posti previo ritiro di un coupon disponibile presso la Casa del Cinema un’ora prima dell’inizio dell’evento.

CityFest: il programma, si comincia con Captain Fantastic

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CityFest: il programma, si comincia con Captain Fantastic

Dal 22 luglio al 3 settembre, per nove weekend, l’Arena Forlanini ospiterà “Festa d’estate”, una rassegna di alcuni fra i migliori titoli dell’ultima stagione cinematografica abbinati a una serie di celebri pellicole presentate alle scorse edizioni della Festa del Cinema di Roma.

La manifestazione rientra nel programma di CityFest, il contenitore di eventi culturali della Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis, in collaborazione con la Regione Lazio che ha realizzato l’Arena Forlanini con l’obiettivo di sfruttare l’area dell’ex ospedale per il miglioramento della qualità della vita nel quartiere. Le proiezioni, a ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili, saranno accompagnate da incontri aperti al pubblico con autori e attori. La manifestazione ospiterà, inoltre, un omaggio a Paolo Villaggio, dal titolo “Mostruosamente Paolo”: prima di ciascun film, saranno infatti mostrate una serie di pillole tratte dai film più amati dell’attore genovese.

“Festa d’estate” si aprirà sabato 22 luglio alle ore 21 con Captain Fantastic di Matt Ross, in collaborazione con Alice nella città. Il film vede protagonista uno straordinario Viggo Mortensen, candidato all’Oscar® e al Golden Globe per la sua interpretazione. Prima della proiezione, il pubblico potrà incontrare l’attrice Anna Foglietta, che parlerà del suo amore per questa commedia dai toni amari, spesso totalmente fuori dagli schemi. Captain Fantastic, presentato alla Festa del Cinema 2016 in coproduzione con Alice nella città, si è aggiudicato proprio a Roma il Premio del Pubblico.

Domenica 23 sarà la volta di uno dei film italiani più amati della scorsa stagione, Fai bei sogni di Marco Bellocchio: l’ultimo lavoro del regista di Nel nome del padre, L’ora di religione, Buongiorno, notte è basato sul romanzo autobiografico di Massimo Gramellini ed è stato presentato in anteprima a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs.

La programmazione delle settimane successive dedicherà grande attenzione al miglior cinema italiano. Fra i titoli selezionati, Questi giorni di Giuseppe Piccioni, ritratto non convenzionale di quattro donne in una città di provincia, con una intensa Margherita Buy (29 luglio); Slam – Tutto per una ragazza, introdotto dal regista Andrea Molaioli, tratto dal romanzo di Nick Hornby (30 luglio); Pulce non c’è, presentato da Giuseppe Bonito, storia vera di una bambina autistica raccontata con i toni della tragicommedia, premio speciale della giuria di Alice nella Città nel 2012 (5 agosto); 2night di Ivan Silvestrini, tutte le fasi di una relazione fra due ragazzi che si evolve, in maniera inattesa, in una sola notte e in un solo luogo, un’automobile nel traffico romano (6 agosto). Silvestrini parlerà al pubblico prima del film.

Nel weekend di ferragosto la rassegna proseguirà con due insoliti road movie, il dissacrante ed esilarante Simon Konianski del belga Micha Wald (12 agosto), e Il padre d’Italia di Fabio Mollo, che riesce a raccontare con profondità il nostro Paese evitando luoghi comuni e clichè (13 agosto).

Il programma riprenderà con due film che affrontano da diverse prospettive il tema del lavoro: Giorni e nuvole di Silvio Soldini dipinge le difficoltà di una famiglia comune di fronte a un improvviso licenziamento (19 agosto), 7 minuti di Michele Placido racconta la storia di un gruppo di operaie e della battaglia che queste intraprendono in difesa dei loro diritti (20 agosto).

Nel successivo fine settimana, toccherà a Libere, disobbedienti, innamorate – In Between, sorprendente opera prima di Maysaloun Hamoud che porta sul grande schermo la storia di tre giovani donne arabe nella odierna Tel Aviv (26 agosto); il giorno dopo si terrà la proiezione di Mustang di Deniz Gamze Ergüven, candidato come Miglior film straniero agli Oscar® e ai Golden Globe.

La rassegna si chiuderà a settembre con due appuntamenti. All’Arena Forlanini si terranno Orecchie, una delle sorprese dell’ultima stagione cinematografica, opera in grado di cogliere l’assurdo quotidiano grazie alla straordinaria ironia del regista Alessandro Aronadio (2 settembre); e Maria per Roma di Karen Di Porto, storia della giornata di una donna confusa ma dinamica che insegue la sua carriera di attrice nel caos quotidiano della Capitale. Entrambe le proiezioni saranno presentate dai rispettivi registi (3 settembre).

“Con il grande cinema dell’Arena Forlanini va avanti il progetto per dare una nuova vita pubblica al Forlanini – ha detto Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio – Si tratta della più grande iniziativa di rigenerazione urbana degli ultimi 30 anni a Roma, una delle più significative in Italia. Noi vogliamo restituire a Roma e alle nostre città dei luoghi pubblici in cui i cittadini tornano a incontrarsi, a parlare, a condividere momenti di vita. Per questo stiamo chiedendo ai cittadini di votare sul portale internet www.regione.lazio.it/forlanini il futuro di questo spazio e per lo stesso motivo stiamo dando vita a più di 300 eventi estivi in tutto il Lazio. Ci guida una visione, che una comunità più viva, plurale, innovativa e aperta è una comunità dove tutti hanno un futuro migliore”.

“Con ‘Festa d’estate’ avremo l’opportunità di valorizzare, con il nostro lavoro e la nostra passione, uno spazio importante e vitale come quello del Forlanini – ha detto Piera Detassis, presidente della Fondazione Cinema per Roma – Lo faremo con una rassegna cinematografica che attraverserà l’intera estate, pensata per gli spettatori, coinvolgente e per tutti. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di cogliere le migliori proposte dell’ultima stagione cinematografica, individuare alcuni dei film italiani più interessanti e riproporre, scegliendole con cura, le pellicole che ci hanno emozionato fra le molte presentate nelle dodici edizioni della Festa del Cinema. Ci sono temi che attraversano l’intera programmazione, come quelli del lavoro, della famiglia, dei diritti e della libertà, e molti altri ancora che invito il nostro pubblico a individuare. Con il programma estivo di CityFest, proseguiamo con entusiasmo il nostro impegno quotidiano, teso a diffondere il cinema di qualità in tutta la città, in qualsiasi momento dell’anno”.

IL PROGRAMMA DAL 22 LUGLIO AL 3 SETTEMBRE

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili. Prima di ogni proiezione si terrà Mostruosamente Paolo, brevi pillole in ricordo di Paolo Villaggio.

Sabato 22 luglio ore 21

Captain Fantastic

di Matt Ross, 2016, USA, 120’

Con Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler, Annalise Basso.

Il film verrà presentato da Anna Foglietta.

Viggo Mortensen, interpreta il ruolo di un padre che ha vissuto in isolamento con la sua famiglia per oltre un decennio, lontano dalla moderna e consumistica società. Quando una tragedia colpisce la famiglia è costretto suo malgrado a lasciare la vita che si era creato, per affrontare il mondo reale. Film vincitore della Festa del Cinema 2016, una commedia fuori da ogni schema che tratta con intelligenza e originalità il tema dell’educazione e degli infiniti modi di essere genitori.

Domenica 23 luglio ore 21

Fai bei sogni

di Marco Bellocchio, 2016, Italia/Francia, 134’

Con Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo, Guido Caprino

A nove anni Massimo perde improvvisamente la mamma. Dopo un’infanzia solitaria e un’adolescenza difficile diventa un giornalista affermato ma continua a convivere con il ricordo lacerante della madre. Marco Bellocchio traspone il bestseller di Gramellini con profondità e esperienza ricreando le atmosfere del romanzo: si diventa grandi “nonostante” le assenze e le disillusioni.

 

Sabato 29 luglio ore 21

Questi giorni

di Giuseppe Piccioni, 2016, Italia, 120’

con Margherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle

Quattro amiche vivono in una città di provincia. Ognuna di loro è alla ricerca di sé stessa ma, al contempo, tutte sembrano voler fuggire da ciò che le agita nel profondo. Cercheranno di affrontare le situazioni che propone la vita senza infantilismi e con coraggio. Piccioni disegna con attenzione meticolosa i pensieri delle sue protagoniste, le loro idee e i loro pensieri, senza filtri e senza cadere nei luoghi comuni generazionali.

Domenica 30 luglio ore 21

Slam – Tutto per una ragazza

di Andrea Molaioli, 2016, Italia, 100’

con Ludovico Tersigni, Barbara Ramella, Jasmine Trinca, Luca Marinelli

Sarà presente il regista

Samuele è un sedicenne con la passione per lo skateboard e grandi sogni. Dopo l’università vorrebbe viaggiare, cercando di sfuggire al destino della sua famiglia: infatti, sia sua madre che i suoi nonni sono diventati genitori all’età di sedici anni. L’incontro con la bella Alice però sconvolge i suoi piani, soprattutto quando la ragazza gli confessa di aspettare un bambino. Dal bestseller di Nick Hornby, un romanzo di formazione contemporaneo traboccante di energia.

 

Sabato 5 agosto ore 21

Pulce non c’è

di Giuseppe Bonito, 2012, Italia, 97’

Con Pippo Delbono, Marina Massironi, Francesca Di Benedetto, Piera Degli Esposti

Sarà presente il regista

Margherita detta Pulce è una bambina autistica di nove anni: non ha mai imparato a parlare ma comunica a gesti. Ha una famiglia serena che per amore di Margherita si adegua a tutte le sue piccole stranezze. Ma qualcosa scuoterà in modo irreversibile le loro esistenze. Una scottante storia vera, raccontata con estrema sensibilità e poetico pudore.

Domenica 6 agosto ore 21

2night

di Ivan Silvestrini 2016, Italia, 90’

con Matilde Gioli, Matteo Martari, Giulio Beranek

Sarà presente il regista

Una ragazza e un ragazzo trascorrono una notte in macchina per le strade di Roma alla ricerca di un parcheggio; ma ciò che sembrava un incontro fugace si trasforma in qualcos’altro. Un film che gioca con il tempo e lo spazio – tutto in una serata, tutto in una automobile – costruendo atmosfere e personaggi tutt’altro che ordinari. Dialoghi serrati e una regia sicura che mantiene il passo dinamico dei protagonisti.

Sabato 12 agosto ore 21

Simon Konianski

di Micha Wald, 2009, Belgio/Canada/Francia, 100’

Con Jonathan Zaccaï, Popeck, Abraham Leber, Irène Herz, Nassim Ben Abdeloumen

La famiglia Konianski: Simon, 35 anni, eterno adolescente, è stato da poco lasciato dalla donna della sua vita, Ernest, suo padre, costretto ad ospitarlo temporaneamente, gli rende presto la vita impossibile. Con la scomparsa di Ernest, il gruppo s’imbarca in un viaggio non privo di sorprese. Esilarante road movie familiare in cui il comico si intreccia continuamente con le vite piuttosto atipiche dei protagonisti.

Domenica 13 agosto ore 21

Il padre d’Italia

di Fabio Mollo, 2017, Italia, 93’

Con Luca Marinelli, Isabella Ragonese, Anna Ferruzzo, Mario Sgueglia

Paolo fa il commesso in un grande negozio di arredamento. Da poco è stato lasciato dal suo compagno. Una sera incontra Mia, giovane donna incinta che sembra non sapere cosa fare di se stessa, men che meno della bambina che aspetta. Suo malgrado, Paolo si farà carico di Mia e cercherà di riportarla a casa, intraprendendo un viaggio che porterà entrambi in giro attraverso l’Italia del presente. Un road movie non convenzionale che riesce a raccontare il Paese evitando con cura luoghi comuni e cliché.

Sabato 19 agosto ore 21

Giorni e nuvole

di Silvio Soldini, 2007, Italia/Svizzera, 116’

Con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher

Michele è stato estromesso dall’azienda dai suoi stessi soci, che ritenevano la sua gestione poco competitiva. Dopo la confessione del licenziamento alla moglie Elsa, la famiglia è costretta a riconsiderare e ridimensionare il proprio tenore di vita. Soldini racconta, con sguardo composto e consapevole, le quotidiane questioni esistenziali legati all’assenza del lavoro, attraverso gli occhi di una famiglia come tante.

Domenica 20 agosto ore 21

7 minuti

di Michele Placido 2016, Italia/Francia/Svizzera, 92’

Con Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Michele Placido, Fiorella Mannoia, Violante Placido

Una azienda tessile viene acquisita da una multinazionale estera. La nuova proprietà sembra intenzionata a non effettuare licenziamenti ma chiede alle operaie di firmare una particolare clausola che prevede la riduzione di 7 minuti dell’orario di pranzo. Lo sviluppo del dibattito fra le operaie le porterà a una profonda riflessione. Un film che affronta in maniera non banale il tema dell’erosione dei diritti dei lavoratori eternamente in balia delle spietate regole del profitto

Sabato 26 agosto ore 21

Libere, disobbedienti, innamorate – In Between

di Maysaloun Hmoud, 2016, Israele/Francia, 96’

Con Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura, Mahmud Shalaby

Tre ragazze palestinesi condividono un appartamento a Tel Aviv, al riparo dallo sguardo della società araba patriarcale. Non perderanno occasione per far esplodere la loro voglia di libertà. Premiato in tutto il mondo è stato uno dei film rivelazione dell’anno sulla potenza sovversiva delle donne e sul senso dell’emancipazione nel mondo contemporaneo.

Domenica 27 agosto ore 21

Mustang

di Deniz Gamze Ergüven 2015, Francia, 94’

Con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan

In un remoto villaggio della Turchia, cinque giovani sorelle lottano per la loro libertà contro un potere religioso e patriarcale soffocante. Opera prima sorprendente della regista Deniz Gamze Ergüven e candidato al Premio Oscar come miglior film straniero: una storia toccante e coinvolgente in cui il desiderio di libertà è raccontato con il passo dei grandi romanzi di formazione, in equilibrio perfetto tra dramma e commedia.

Sabato 2 settembre ore 21

Orecchie

di Alessandro Aronadio, 2017, Italia, 90’

Sarà presente il regista

con Daniele Parisi, Silvia D’Amico, Pamela Villoresi, Ivan Franek, Rocco Papaleo

Un mattino, al risveglio, il protagonista avverte un fastidioso fischio alle orecchie. La giornata per lui trascorrerà nel tentativo di risolvere il problema uditivo mentre incontrerà personaggi peculiari. Un film capace di cogliere l’assurdo quotidiano grazie a un cast perfetto e all’occhio distaccato e ironico del giovane regista. Una delle sorprese della stagione cinematografica.

 

Domenica 3 settembre ore 21

Maria per Roma

di Karen Di Porto, 2016, Italia, 93’

con Karen Di Porto, Andrea Planamente, Bruno Pavoncello

Sarà presente la regista

Maria è sempre di corsa; accompagnata dall’inseparabile cagnolina Bea, dalla mattina alla sera volteggia per il centro di Roma per accogliere turisti in appartamenti-vacanza, visitare amici per strada, la mamma al negozio di antiquariato e il papà al cimitero, fare provini ed infine partecipare a una festa “di lavoro”. Ma cosa resta di lei alla fine di questa giornata? Opera prima della regista-interprete Karen Di Porto che tratteggia un’immagine inesorabile di Roma imprigionata in una frenesia che spesso si trasforma in immobilità.

CityFest: Il cantautore, compositore e regista Franco Battiato incontra il pubblico

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Mercoledì 25 novembre, alle ore 21, presso il cinema My Cityplex Savoy di Roma (Via Bergamo 17/25, Roma), il cantautore, compositore e regista Franco Battiato sarà protagonista di una masterclass con il pubblico e la stampa. L’evento – che rientra nel programma di CityFest, il contenitore di eventi culturali della Fondazione Cinema per Roma presieduta daPiera Detassis – è realizzato in collaborazione conFilmauro, nell’ottica di una nuova collaborazione con il circuito romano My Cityplex.

Durante l’incontro – che sarà curato da Mario Sesti,responsabile dei progetti speciali di CityFest – gli spettatori potranno assistere a una clip omaggio con le più belle scene di film che utilizzano la musica di Battiato, mentre al termine sarà proiettato il film dell’artista siciliano, Attraversando il Bardo, per la prima volta in un cinema della Capitale. Frutto di una indagine personale che lo ha impegnato per più di tre mesi in un monastero tibetano a Katmandu, Attraversando il Bardo è un documentario che raccoglie testimonianze e riflessioni sulla vita dopo la morte: secondo il “Libro tibetano dei morti”, il Bardo è quel cammino che l’anima compie nell’intervallo di tempo tra la morte e la rinascita.

Franco Battiato converserà con Mario Sesti sul rapporto tra la sua passione per la letteratura mistica e la vocazione ad esprimersi con la musica e con il cinema, della sua esperienza tibetana e della sua singolare attività di autore di cinema a cavallo tra visione lirica e percorso di conoscenza, sguardo sperimentale e documentario.

L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti previo ritiro di un coupon disponibile presso il cinema My Cityplex Savoy a partire da un’ora prima dell’inizio dell’evento.

ATTRAVERSANDO IL BARDO
Oltre alle testimonianze di studiosi e di lama tibetani, il film mette insieme, tra gli altri, i racconti incredibili di un “viaggiatore astrale” che sostiene di essere capace di uscire dal proprio corpo (e di aver ricontattato un suo bisnonno), di un noto fisico quantistico e di un affermato terapeuta, i quali, nonostante le loro convinzioni scientifiche, ritengono che le esperienze di coloro che, sospesi tra la vita e la morte, ritornano in vita e raccontano di aver avuto visione di se stessi dall’esterno, siano una prova indiretta della verità delle credenze tibetane. La mente non abbandona subito il corpo, e la storiografia tibetana racconta di persone che hanno continuato a mantenere il proprio corpo intatto anche dopo la loro morte per giorni e giorni proprio perché la loro anima si trovava in quell’intervallo. Dal pensiero cattolico  (secondo il quale la morte è un nuovo orizzonte nel quale Dio ci accoglierà con amore e gratitudine perché lo abbiamo amato e servito) ai “3 veleni e alle 9 emozioni disturbanti” che ci causano infelicità nella vita, dalle meditazioni del filosofo Manlio Sgalambro all’intervista allo scienziato Jack Sarfatti, il film, che posa uno sguardo struggente su alcuni luoghi suggestivi e remoti della Sicilia (come le Cave di Cusa nel trapanese o l’Altopiano dell’Argimusco) raccoglie una delicata polifonia di voci e trasmette uno sguardo fragile e a tratti toccanti su quell’esperienza di transizione che chiunque dovrà affrontare.

CityFest: Alice nella città, Doc to School 23 e 24 aprile il cinema

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Da lunedì 23 aprile prenderà il via Doc to School, il programma di proiezioni e incontri che porta nelle scuole le migliori espressioni del documentario italiano e i suoi nuovi talenti. Nel prossimo mese, grazie alla collaborazione fra Fondazione Cinema per Roma | CityFest e Alice nella città, il Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca (Via Domenico Parasacchi 21, Roma) ospiterà cinque appuntamenti dedicati agli studenti: Fabia Bettini e Gianluca Giannelli di Alice nella città si occuperanno di introdurre le proiezioni, mentre Mario Sesti per la Fondazione Cinema per Roma curerà l’incontro con gli autori al termine del film. Lo scopo sarà quello di valorizzare l’enorme potenziale educativo dal cinema del reale e far emergere i temi di grande attualità che esso affronta: in particolare, il programma di “Doc to School” focalizzerà la sua attenzione sul mondo del lavoro e della disoccupazione, sulle periferie e l’immigrazione, sull’adolescenza e la ricerca dell’identità.

Lunedì 23, la rassegna sarà inaugurata dal pluripremiato documentario Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno: i due autori parleranno agli studenti del loro lavoro che porta sul grande schermo le storie di Adele, Enzo, Fabio e Silvana, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza nella Napoli piena di speranza del 1999 e l’inizio dell’età adulta in quella paralizzata di oggi. Il film affronta con ironia e disincanto la fatica e la bellezza di crescere al Sud.

Martedì 24, i due registi Luca Bellino e Silvia Luzi parteciperanno alla proiezione Dell’arte della guerra, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Il documentario vede protagonisti quattro operai all’interno della INNSE, l’ultima fabbrica rimasta attiva nel comune di Milano, a rischio chiusura: saliti su un carroponte a venti metri d’altezza, i lavoratori minacciano di buttarsi se non sarà fermato lo smantellamento dei macchinari. Il capannone viene immediatamente circondato da decine di poliziotti, mentre da tutta Italia arrivano centinaia di sostenitori. Per otto giorni e sette notti, i quattro lotteranno a difesa dei loro diritti, stretti in uno spazio di pochissimi metri, a più di quaranta gradi di temperatura.

Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi è il primo degli appuntamenti già fissati per il mese di maggio (gli altre due saranno annunciati successivamente). Il regista romano narra le vite di tre ragazzi provenienti da famiglie immigrate in Italia, tre studenti adolescenti di un istituto tecnico di Ostia: la telecamera segue le loro giornate, sullo sfondo la periferia di Roma, in primo piano i loro amori, i conflitti e il tema dell’identità.

CityFest: 2, 3 e 4 dicembre dall’ex carcere minorile

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CityFest: 2, 3 e 4 dicembre dall’ex carcere minorile

Riapre alla città l’Istituto Apostolico di San Michele di Trastevere, in particolare il suo padiglione anticamente adibito a carcere per la detenzione minorile e nel quale sono stati girati e ambientati decine di film. Grazie ad una co-produzione tra il Piccolo Cinema America e la Fondazione Cinema per Roma, per tre giorni questo spazio, ora parte dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, tornerà a vivere attraverso la luce di un proiettore cinematografico e dei suoi racconti.

L’evento rientra nel nuovo progetto CityFest, nato dalla collaborazione con il Piccolo America, “Roma è il Cinematografo”: un festival itinerante, già pronto a lanciare il suo secondo e terzo evento nel Rione Trastevere, che porterà la cittadinanza a vivere in termini culturali e sociali luoghi normalmente destinati ad altre funzioni, abbandonati o solitamente chiusi alla libera fruizione. Un nuovo modo di vivere la città, il cinema e di fruire quest’ultimo all’interno della città. Tre serate sul tema “Giovani e disagio giovanile” con tre film cult italiani e internazionali: Mery per sempre, che sarà introdotto dal regista Marco Risi il 2 Dicembre, Christiane F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel previsto per giovedì 3, ed in chiusura una serata dedicata al maestro Pedro Almodóvar con la proiezione de La mala educación.

“Abbiamo proposto alla Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Piera Detassis, quest’idea di invadere rioni e quartieri della città riproponendo la fruizione in termini culturali e sociali di alcuni luoghi storici e simbolici dei nostri territori per dimostrare ancora una volta la volontà dei giovani di questa città di essere protagonisti e non semplicemente fruitori – dichiara il portavoce del Piccolo America, Valerio Carocci -. Iniziamo da Trastevere, il nostro ‘Rione Natale’, con questo evento, ma siamo già pronti per attraversare Testaccio e Corviale nei prossimi due anni. Siamo convinti che l’idea del CityFest sia una proposta vincente, ma soprattutto che possa contribuire al rilancio culturale di questa città creando un nuovo legame tra i territori e il cinema. La proposta di programmazione è stata dettata dalla volontà di raccontare questo luogo, attraverso le violenze consumate al suo interno e il disagio provato dai ragazzi reclusi, disagio che ancora oggi, in altre forme, anima e caratterizza gli adolescenti di questo paese”.

“La collaborazione con Piccolo America ci è parsa subito imprescindibile – spiega il presidente Piera Detassis – perché la missione di Fondazione cinema per Roma è fare rete con i tanti protagonisti del cinema e dell’audiovisivo in città e nella regione, ma soprattutto perché ci entusiasma la loro idea, quella di far vivere attraverso i film, i luoghi della città, i monumenti, i quartieri dimenticati, quelli lontani, persino proiettando capolavori sugli ecomostri, come successo a Venezia. Nel caso della rassegna ‘Roma è il cinematografo, c’è qualcosa di più: un ex luogo di reclusione si apre all’esterno, diventando simbolo di una difficile condizione giovanile, sempre presente, ma che è possibile sconfiggere. Oggi più che mai la forza comunicativa e irregolare dei ragazzi del Piccolo America può e deve servire da scudo al timore, liberando l’immaginazione, la riflessione, l’arte”.

Nel 1701, su progetto dell’architetto originario Carlo Fontana, Papa Clemente XI fece costruire il Carcere di Correzione Maschile, terminato nel 1704. Nel 1968 l’enorme edificio, abbandonato e utilizzato durante la guerra per accogliere gli sfollati, venne messo in vendita e acquistato dallo Stato. Il restauro ebbe inizio nel 1973, dopo che nel 1972 il carcere era stato dismesso. Fu quindi a partire dagli anni Settanta che la Clementina, ovvero la sala adibita a Carcere Minorile, venne utilizzata intensamente dal cinema, che negli anni Settanta vi girò decine di film, come Fantozzi contro tutti; Antonio Gramsci, i giorni del carcere; Corleone e dove fu ambientato Sciuscià con cui Vittorio De Sica vinse l’Oscar e con il quale ha esordito da giovanissimo Franco Interlenghi, purtroppo recentemente scomparso e che gli organizzatori ricordano con grande stima ed affetto. Attualmente la struttura, è parte della sede dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, prestigioso centro di ricerca, restauro e formazione, fondato nel 1939 su suggerimento di Giulio Carlo Argan e diretto dai suoi inizi fino al 1959 da Cesare Brandi.

“Crediamo fermamente, da ragazzi che vivono e attraversano questa città, che l’unica risposta, come detto anche dal Presidente Mattarella, all’oscurantismo ed all’intolleranza possa essere la cultura e l’attivazione sociale. Più che mai in questi giorni di paura, come fece Nicolini con l’Estate Romana nel ‘77-‘78, invitiamo i cittadini a non chiudersi nelle case, ma a vivere le strade, le piazze ed i luoghi della cultura, già a partire da  domani sera con la proiezione al Liceo Croce di Colli Aniene per  l’anteprima de La felicità è un sistema complesso di Zanasi e la prossima settimana all’Ex Carcere Minorile. Ringraziamo la presidente Detassis – dichiara ancora Valerio Carocci – per aver accolto la nostra proposta, tutto lo staff del CityFest e soprattutto la direttrice dell’Istituto per il Restauro, arch. Gisella Capponi per averci ospitato con grande disponibilità”.

CityFest Roma: il programma al cinema Aquila 18 al 30 luglio

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CityFest Roma: il programma al cinema Aquila 18 al 30 luglio

“Apre sabato il Nuovo Cinema Aquila con il primo film dedicato ai più piccoli, Mune – Il guardiano della Luna – dichiara l’Assessore alla Cultura e al Turismo di Roma Capitale Giovanna Marinelli – Per questa Amministrazione, come dichiarato da subito, questo luogo, un bene confiscato alla mafia, è una priorità di questa città e non doveva chiudere. Abbiamo dunque lavorato celermente per garantirne la continuità delle attività e, dopo dei brevi lavori di messa a norma, grazie all’importante apporto di Fondazione Cinema per Roma, il cinema riapre le sue porte. È una programmazione gratuita all’interno di CityFest – il grande contenitore di eventi speciali, intrattenimento e formazione della Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis – pensata per le famiglie e i più piccoli, spalmata su tre giorni della settimana (martedì, giovedì e sabato), in attesa della prossima assegnazione per la gestione del bando. Un ulteriore appuntamento di qualità nel cartellone dell’Estate Romana nel momento in cui anche le tradizionali arene stanno avviando la loro programmazione. È il risultato di un percorso condiviso con il municipio V che vuole salvaguardare un progetto culturale e un luogo così importante”.

Festival di Roma 2014 CityFest I sei appuntamenti, che si terranno dal 18 al 30 luglio ogni sabato, martedì e giovedì, saranno curati da Mario Sesti, responsabile dei progetti speciali CityFest, e da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, curatori di Alice nella città, per il settore giovani/educational. La rassegna è stata inoltre realizzata grazie a Lucky Red e Notorius. L’ingresso alle proiezioni sarà gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili.

La programmazione del sabato sarà dedicata al pubblico giovane: si inizierà il 18 luglio, alle ore 18.30, con Mune – Il guardiano della luna, poetica fiaba d’animazione che vede la firma di Alexandre Heboyan, animatore di Kung Fu Panda e Mostri contro Alieni, affiancato da Benoit Philippon co-autore della sceneggiatura. Francese di nome, cosmopolita di fatto, la storia di Mune si svolge in un tempo sospeso tra favola e mito, in cui luna e sole sono oggetti magici e misteriosi trascinati per il mondo dai rispettivi guardiani, incaricati di mantenere così la necessaria armonia terrestre. La convenzionalità dell’intreccio è per i più piccini; per tutti, invece, il piacere dello sguardo.

Martedì 21 luglio alle ore 21 sarà la volta de La cuoca del presidente di Christian Vincent, ispirato alla vita di Danièle Mazet-Delpeuch, cuoca personale del presidente François Mitterrand dal 1988 al 1990: per la sua interpretazione Catherine Frot ha ricevuto la nomination come miglior attrice ai Premi César.

Giovedì 23 luglio alle ore 21, sarà proiettato Quando meno te lo aspetti, una divertente favola moderna frutto della collaborazione fra Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri, gli autori di alcune fra le commedie francesi di maggior successo degli ultimi anni (Il gusto degli altri, candidato all’Oscar come miglior film straniero, Così fan tutti, premio per la migliore sceneggiatura a Cannes).

Sabato 25 luglio, alle ore 18.30, secondo appuntamento dedicato ai ragazzi: il Nuovo Cinema Aquila ospiterà Belle & Sebastien di Nicolas Vanier, tratto dalla raccolta di racconti di Cécile Aubry, che ha firmato anche la serie televisiva, e dal cartone animato giapponese che ha cresciuto milioni di bambini in tutto il mondo. Il film è stato presentato in anteprima a Roma in collaborazione con Alice nella città. Dopo il grande successo di critica e pubblico, è atteso un sequel del film la cui uscita, nelle sale francesi, è prevista a Natale.

La programmazione proseguirà martedì 28 luglio alle ore 21 con la proiezione di Gloria di Sebastián Lelio, ritratto profondo e sincero di una cinquantottenne con un animo da adolescente, interpretata dall’attrice cilena Paulina García, premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Berlino.

Ultimo appuntamento giovedì 30 luglio alle ore 21 con Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore del regista cult Wes Anderson. La pellicola, che ha aperto la 65ª edizione del Festival di Cannes, candidata al Golden Globe come miglior film, ospita un cast di star composto da Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton.

L’attività di CityFest è realizzata grazie ai Soci Fondatori della Fondazione Cinema per Roma, Roma Capitale, Regione Lazio, Camera di Commercio, Istituto Luce Cinecittà (in rappresentanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), Fondazione Musica per Roma, Città metropolitana di Roma Capitale e con il supporto di BNL Gruppo BNP Paribas.

LA PROGRAMMAZIONE DEL CINEMA AQUILA DAL 18 AL 30 LUGLIO

Sabato 18 luglio ore 18.30
Mune, Il guardiano della luna (Mune, le gardien de la lune)
di Alexandre Heboyan, Benoit Philippon, Francia, 2014, 90’

Che cosa succederebbe se il Sole non tornasse a splendere ogni mattina? O se la Luna dimenticasse di fare il suo giro e di illuminare le stelle e il cielo della notte? Dai creatori di Kung Fu Panda arriva la magica favola di Mune, il custode della Luna, che combatterà per proteggere il mondo dalle forze del male che hanno oscurato il Sole e la Luna. Il suo amore per la Luna e per la donna dei suoi sogni lo farà diventare l’eroe più grande dell’Universo!

 

Martedì 21 luglio ore 21

La cuoca del presidente (Les saveurs du Palais)

di Christian Vincent, Francia, 2012, 95’. Con Catherine Frot, Arthur Dupont

Hortense Laborie è una cuoca rinomata che vive nel Périgord. Con sua grande sorpresa, il Presidente della Repubblica la nomina responsabile della sua cucina personale all’Eliseo. Nonostante le gelosie degli chef che operano nelle cucine principali del Palazzo, Hortense riesce ad imporsi grazie al suo carattere forte e alla sua tempra. La genuinità della sua cucina sedurrà in poco tempo il Presidente, ma quello che accade dietro le quinte, nelle stanze del potere, le creerà molti ostacoli…

 

Giovedì 23 luglio ore 21

Quando meno te lo aspetti (Au bout de conte)

di Agnès Jaoui, Francia, 2013, 112’. Con Agathe Bonitzer, Agnès Jaoui, Arthur Dupont, Jean-Pierre Bacri

A 24 anni Laura aspetta ancora il suo principe azzurro. Così, quando ad una festa appare Sandro, che corrisponde esattamente al principe dei suoi sogni, Laura pensa di aver trovato l’uomo giusto. Ma poi incontra Maxime e inizia a chiedersi se non ci siano principi migliori di altri. Dal canto suo anche Sandro ha i suoi problemi: suo padre Pierre, al funerale di suo padre, si è appena imbattuto in Madame Irma, e questo gli ha fatto ricordare che alcuni anni prima Madame Irma gli aveva predetto la data della sua stessa morte. Ora Pierre non riesce più a fare progetti, né con la sua nuova compagna Eleonore, né con Sandro. E anche Maxime ha i suoi problemi; così come pure Eleonore, Marianne, Jacqueline e tutti gli altri. Ma non c’è da preoccuparsi: alla fine vivranno tutti felici e contenti!

Sabato 25 luglio ore 18.30

Belle & Sebastien

di Nicolas Vanier, Francia, 2013, 98’

Durante la Seconda guerra mondiale, il piccolo orfano Sebastien trova conforto nell’amicizia con Belle, un grande cane dei Pirenei che abita nei boschi intorno al paese. Sebastien, colpito dalla dolcezza dell’animale, dovrà difenderlo da chi lo ritiene un feroce e pericoloso predatore.

 

Martedì 28 luglio ore 21

Gloria

di Sebastián Lelio, Cile/ Spagna 2013, 110’. Con Paulina García, Sergio Hernández

Gloria è una cinquantottenne che si sente ancora giovane. Cercando di fare della sua solitudine una festa, trascorre le notti in cerca d’amore in sale da ballo per adulti single. La sua fragile felicità viene però a galla il giorno in cui incontra Rodolfo. L’intensa passione che nasce tra loro spinge Gloria a donare tutta se stessa, come se sentisse che questa è la sua ultima occasione, facendola volteggiare tra speranza e disperazione. Gloria dovrà ritrovare il controllo di sé e attingere ad una nuova forza per scoprire che ancora una volta riuscirà a brillare più che mai.

 

Giovedì 30 luglio ore 21

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (Moonrise Kingdom)

di Wes Anderson, USA, 2012, 94’. Con Bill Murray, Edward Norton, Tilda Swinton, Frances McDormand

Ambientato in un’isola al largo delle coste del New England nell’estate del 1965, il film racconta la storia di due dodicenni che si innamorano, stringono un patto segreto e fuggono insieme nella foresta. Mentre le autorità li cercano, una violenta tempesta al largo dell’isola sta per scatenarsi, e la pacifica comunità locale verrà messa completamente a soqquadro.

CityFest presenta l’omaggio a Sergio Leone

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CityFest presenta l’omaggio a Sergio Leone

Sergio LeonePiccolo Cinema America, nell’ambito del progetto Festival Trastevere Rione del Cinema, CityFest / Fondazione Cinema per Roma, presieduta da Piera Detassis, e Leone Film Group annunciano l’omaggio a Sergio Leone nel luogo in cui è cresciuto e vissuto per più di 20 anni. «Qui ho vissuto come in un›arena – racconta Leone in un’intervista – Dalla scalinata che chiude la strada, venivamo giù a taboga con delle tavole di legno. Ci facevamo pipì sopra, perché scivolassero meglio. Facevamo a sassate, ci battevamo contro quelli di Monteverde. Era la nostra Via Pal, e avrei voluto farne un film. Scrissi una sceneggiatura, ma il mio amico Fellini mi bruciò sul tempo».

Il film appunto non fu mai girato, ma noi abbiamo deciso di portare sulla scalinata le due trilogie di Sergio Leone con tre presentatori d’eccezione quali il maestro Ennio Morricone, che ha personalmente scelto il film da presentare, Dario Argento e Carlo Verdone” – racconta Valerio Carocci presidente del Piccolo Cinema America, associazione che ha ideato l’evento e che ringrazia i tre invitati, i quali hanno generosamente accettato l’invito pervenutogli dai 22 ragazzi ex occupanti della storica sala con il fine di sostenerli

nella loro battaglia – “La scalea del Tamburino (più nota come gli Scaloni di Viale Glorioso), che fu edificata nel 1891 in ricordo del sedicenne ciociaro Domenico Subiaco, morto in difesa della Repubblica Romana dall’invasione francese, dal 30 Giugno al 5 Luglio, ospiterà un mega schermo che sarà installato sul primo blocco di scalini e una cabina di proiezione sorveglierà dall’alto la struttura, trasformando così l’enorme scalinata in un’arena cinematografica a cielo aperto con proiettore acceso dal tramonto all’alba.

Gli spettacoli saranno doppi, il primo intorno alle 21 ed il secondo tra la mezzanotte e l’una: entrambi non saranno provvisti di diffusioni audio, ma saranno proposti al pubblico con la tecnologia “Silent Cinema” realizzata in collaborazione con Radio Città Futura. Ogni spettatore questa volta avrà il suo scalino, ma per seguire la proiezione dovrà presentarsi munito di auricolari e collegarsi sulla frequenza 97.7 con una sua radiolina FM, oppure cellulare con sistema Android (La sincronia del film sarà incompatibile con IOS e RadioStreaming). Per lanciare l’evento, l’unico culturale oltre la mezzanotte in tutta la stagione estiva della città, con tutti i Ragazzi del Cinema America, abbiamo dato vita alla nostra prima regia collettiva, un altro piccolo nostro omaggio ai maestri Leone e Morricone.”

“Il cinema per tutti alla scalinata di Viale Glorioso è un sogno condiviso che si realizza – dichiara Piera Detassis, presidente di Fondazione Cinema per Roma – la grandiosità del cinema di Sergio Leone meritava di incontrare l’energia e l’immaginazione dei ragazzi di Piccolo Cinema America e Fondazione Cinema per Roma, con CityFest, ha fortemente voluto realizzare con loro l’omaggio appassionato ad un grande maestro, nei luoghi stessi che l’hanno visto crescere, giocare e sognare larger than life, proprio come il suo

cinema. Un viaggio nella memoria collettiva e insieme un gesto personalissimo di affetto per l’innovatore capace di regalarci anche un immenso cinema popolare.”

«Il mio modo di vedere le cose talvolta è ingenuo un po’ infantile ma sincero come i bambini della scalinata di viale Glorioso» Sergio Leone

 

“Questa l’iscrizione sulla targa che è ai piedi della scalinata di Viale Glorioso – dichiara Raffaella Leone, figlia del maestro e direttrice della Leone Film Group assieme al fratello Andrea – quella scalinata testimone di tante storie che ho sentito mille volte raccontare da mio padre forse vere, forse “sceneggiate” come era solito fare, ma le uniche in cui non ci fosse la guerra, la fame, la paura. A quella scalinata erano legati gli unici ricordi di gioco e di spensieratezza infantile di cui ci abbia mai parlato ed è emozionante che sia proprio lì che questi straordinari “Ragazzi del Cinema America” abbiano deciso di allestire questa rassegna in suo onore, trasformando la scalinata in cui giocava da bambino nell’arena dove far rivivere il suo cinema. Li ringrazio davvero”. “Abbiamo da sempre pensato che il futuro del “Festival di Trastevere” fosse quello di espandersi a macchia d’olio nel Rione – continua Valerio Carocci – mettendo sempre più in evidenza il suo rapporto con la storia della cinematografia. Siamo onorati e felici che CityFest / Fondazione Cinema per Roma e Leone Film Group abbiamo entrambi accolto a braccia aperte la nostra proposta di collaborazione, questo è per noi un primo passo verso la realizzazione di un Festival multi-schermo a Trastevere, diffuso tra isole, scalinate, piazze e orti botanici. La scalea del Tamburino, anche detta di Viale Glorioso, dai tempi di Leone ad oggi non ha mai smesso di essere uno dei principali punti di ritrovo del territorio, ma in assenza di un’offerta culturale è diventata un degradato punto di bivacco: con questo progetto, tipico della fantasia

degli #SchermiPirata, vogliamo raccontare la sua storia e dimostrare che in questa città, con la cultura ogni luogo può diventare una risorsa ed un vanto a livello nazionale. Ringraziamo inoltre Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio Roma I – conclude Valerio Carocci – per aver sposato l’iniziativa ed incoraggiato ancora una volta la sua organizzazione senza alcuna titubanza.”

PROGRAMMAZIONE COMPLETA

30 Giugno ore 20.30 ENNIO MORRICONE presenta “C’era una volta in America” (1984, 245 min)

3 Luglio ore 21.00 DARIO ARGENTO presenta “C’era una volta il West” (1968, 175 min)

4 Luglio ore 21.00 CARLO VERDONE presenta “Giù la testa” (1971, 151 min)

“presentazioni in diretta streaming sulla pagina fb “I ragazzi del Cinema America”

 

TRILOGIA DEL DOLLARO

30 Giugno ore 20.30 – C’era una volta in America (1984, 245 min)

30 Giugno ore 1.30 – Per un pugno di dollari (1964, 100 min)

1 Luglio ore 21.00/00.15 – Per qualche dollaro in più (1965, 130 min)

2 Luglio ore 21.00/00.15 – Il buono, il brutto, il cattivo (1966, 167 min)

 

TRILOGIA DEL TEMPO

3 Luglio ore 21.00/00.15 – C’era una volta il West (1968, 175 min)

4 Luglio ore 21.00/00.15 – Giù la testa (1971, 151 min)

5 Luglio ore 21.00/1.30 – C’era una volta in America (1984, 245 min)

*Gli orari di proiezione dopo la mezzanotte seguono lo spettacolo precedente

 

tutte le proiezioni sono in versione originale con sottotitoli in inglese