Uma Karuna Thurman
ha senz’altro un nome singolare, ma ai suoi fratelli forse è andata
peggio… vero, Dechen, Ganden e Mipam? La colpa è del padre (che,
fra l’altro, si chiama banalmente Robert): il signor Thurman,
infatti, è uno dei massimi esperti mondiali di buddhismo – tipo che
il Dalai Lama è andato a casa loro per una visita
– e coi figli deve essersi fatto prendere un po’ la mano; menomale
che i ragazzi possono contare su una madre modella (e
psicoterapeuta) per rimediare alle eventuali turbe causate da quei
nomi così poco convenzionali.
In realtà, Uma è poco convenzionale
di natura e pare che i compagni tendano ad emarginarla per il suo
aspetto (spilungona, ossuta e coi piedi lunghissimi) e il suo
carattere anticonformista, ma il problema è presto risolto perché a
15 anni, dopo una recita, la ragazza decide che vuole fare
l’attrice e addio ai banchi di scuola e ai coetanei ottusi. Il
debutto ufficiale è nel 1987, col film
Laura, che però si rivela un flop. Per
fortuna, già l’anno successivo la fanciulla si rifà con ben tre
pellicole, comprese Le avventure del Barone di
Munchausen di Terry Gilliam e
Le relazioni pericolose di
Stephen Frears, cui seguono ruoli drammatici in
svariati progetti, vedi Henry & June,
Analisi finale, Lo sbirro, il
boss e la bionda, Cowgirl – Il nuovo
sesso e – perché no? – anche una puntatina sul
piccolo schermo nelle vesti di Lady Marian (nel tv movie
Robin Hood – La leggenda). Poi arriva il
1994 e un giovane regista chiamato Quentin
Tarantino la sceglie per il ruolo di Mia Wallace, la
sexy-moglie del temibile Marsellus nel rivoluzionario
Pulp Fiction.
Il suo personaggio diventa subito
un’icona pop, e come potrebbe essere altrimenti? Quel caschetto
nero, quel ballo a piedi nudi con John Travolta
/Vincent Vega, quella siringona di adrenalina nel cuore & compagnia
bella sono ormai scolpiti nella storia del cinema e Miss Thurman si
guadagna anche una nomination all’Oscar da non protagonista. Dopo
un film come questo, può pure concedersi qualcosa di più ‘easy’,
quindi eccola sperimentare generi diversi, dal fumettone
Batman & Robin (esperimento fallito),
allo sci-fi Gattaca – La porta
dell’universo; dal feuilleton I
miserabili, al super-eroico (mica tanto, considerati
gli incassi) The Avengers – Agenti
speciali, fino al Woody Allen di
Accordi e disaccordi e al letterario
The Golden Bowl firmato James
Ivory. Poi, nel 2003, a quasi dieci anni dal loro primo
fortunato incontro, Quentin e la sua musa Uma tornano a collaborare
insieme sul set di Kill Bill, storia nata
proprio da un’idea di “Q&U” (come recitano i credits).
L’attrice è perfetta per
interpretare Beatrix Kiddo, meglio conosciuta come “La Sposa”,
vendicativa protagonista del film… anche perché, a questo punto, di
matrimoni la signora ne sa parecchio. Archiviato quello con
Gary Oldman (1990-1992), nel 1998 è diventata la
moglie di Ethan Hawke (conosciuto in
Gattaca), nonché madre dei loro due figli: per la cronaca,
la coppia divorzierà nel 2005 e sarà poi la volta di un fidanzato
miliardario intermittente, Arpad Busson, con un
tira-e-molla di quasi sette anni (quanto basta per sfornare la
terza figlia, sulla quale evidentemente mamma Uma si è voluta
vendicare, chiamandola Rosalind Arusha Arkadina Altalune Florence,
per gli amici “Luna”).
Tornando alla carriera, con i due
Volumi di Kill Bill la Thurman raggiunge
nuovamente lo status di icona pop, merito anche della tutina gialla
a bande nere stile Bruce Lee che, strada facendo, si tingerà di
rosso e che in pochi possono permettersi (lei è alta 1.81 e con
quel fisichetto lì può permettersela eccome). I trionfi
tarantiniani sono seguiti da alti e bassi, vedi Be
Cool, Prime,
The Producers – Una gaia commedia
neonazista, La mia super
ex-ragazza (i bassi di cui sopra), Un
marito di troppo, Bel Ami – Storia di un
seduttore, Quello che so
sull’amore, fino a Comic
Movie (sempre i bassi di cui sopra). Forse, fra i
sesso-dipendenti di Lars Von Trier Uma ritroverà
la retta via, del resto lei è specializzata in doppi
Volumi e magari le dice bene anche stavolta. Altrimenti si
consolerà con una bella borsa Louis Vuitton, che
tanto alla maison lei è di casa.Con noi non c’è la stessa
confidenza, è vero, ma un brindisi per il proprio compleanno non si
rifiuta mai, no? H APPY BIRTHDAY UMA!