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The World’s End: nuovo poster!

è stato diffuso un nuovo poster per The World’s End, ultimo capitolo della trilogia del Cornetto firmata da Edgar Wright e Simon Pegg.

 
 

The World’s End: foto dal set con Simon Pegg e Nick Frost

Edgar Wright vuole portare al termine la sua “Blood and Ice Cream Trilogy“. La traduzione italiana suonerebbe più o meno come: la trilogia del sangue e del gelato, ma dal momento che non suona benissimo, terremo il titolo originale. Questa trilogia, cominciata con L’Alba dei Morti Dementi e Hot Fuzz, si concluderà quindi con The World’s End (La Fine del Mondo).

Nel film cinque amici d’infanzia si ritrovano per fare un giro dei pub, fino ad arrivare al famigerato The World’s End. Una volta sul posto però scopriranno che il destino del mondo è al capolinea. Per l’ennesima volta quindi Simon Pegg e Nick Frost si ritroveranno a salvare il mondo con i loro metodi ‘non convenzionali’ di eroi per caso.

Ecco le foto dal set in cui vediamo anche i giovani attori che interpretano i protagonisti da ragazzi. Il ragazzo con gli occhiali è il personaggio di Nick Frost, mentre quello con la giacca nera è Simon Pegg. Ecco le foto:

 
 

The World’s End: due nuove foto su Empire

Empire ha pubblicato due nuove foto dal film The World’s End, il film che concluderà la trilogia del Cornetto, cominciata con Hott Fuzz e proseguita con Shaun of the

 
 

The World’s End Trailer completo

The Worlds End-trailerGuarda il Full Trailer di The World’s End film diretto da  che chiude la leggendaria trilogia del cornetto che ha visto protagonisti  nei due film precedenti della serie: L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz.

Diretto da La fine del mondo, titolo italiano del film uscirà il 14 Agosto in UK mentre da noi dovremo aspettare il il 26 Settembre e vede protagonisti    e . Tutte le info utili nella nostra scheda: La fine del mondo.

Trama: 20 anni dover tentato di portare a termine un epico pub crawl, cinque amici si riuniscono quando uno dei loro si mette in testa di cimentarsi veramente nella maratona di bevute. È Gary, un 40enne intrappolato nella sua adolescenza, a trascinare tutti gli altri nella loro città natale e cercare di raggiungere infine il mitologico pub chiamato The World’s End. Mentre cercano di conciliare passato e presente, si rendono conto che la vera sfida è quella per il futuro: non solo per loro ma per tutta l’umanità. E raggiungere The World’s End diventa l’ultima delle loro preoccupazioni.

La nostra gallery:

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The World’s End spot tv per il Regno Unito

the world's endEcco uno spot tv di The World’s End, prossimo film di Edgar Wright che da noi si chiamerà La fine del Mondo e che vede protagonista la coppia comica alle prese con il terzo capitolo della “trilogia del cornetto” pensata, scritta e diretta da Wright stesso che ne ha fatto uno dei cicli di film comico demenziali meglio riusciti degli ultimi anni.

Nel film, accanto a Pegg e Frost ci sono anche , , e

The World’s End racconta una reunion di ex compagni del liceo che si ritrovano dopo 20 anni per fare il giro dei Pub. Ma quello che li aspetta è qualcosa di peggio di una ubriacata tra amici, perchè in ogni pub che visiteranno accadrà qualcosa di terribile, fino ad arrivare all’ultimo Pub, che si chiama La fine del mondo.

Ecco lo spot:

 

 
 

The World’s End prime clip del film di Edgar Wright!

the-worlds-end-still1Arrivano le primissime immagini del film The World’s End, il nuovo film di Edgar Wright con . Il filmato è un insieme di immagini tratte dai film più attesi dell’estate e tra questi

 
 

The World’s End poster con Simon Pegg e Nick Frost

Ecco Simon Pegg Nick Frost nel poster di The World’s End, il nuovo film di Edgar Wright che chiuderà la trilogia con Shaun of theDead (L’alba dei morti dementi) e proseguita con Hot Fuzz. L’ultima (per ora) collaborazione tra il regista  Edgar Wright e i due attori  Nick Frost e Simon Pegg sarà, come negli altri due film, una storia che dalla normalità più banale diventerà una vicenda incredibile, in questo caso apocalittica.

La fine del mondo, titolo italiano del film uscirà il 14 Agosto in UK mentre da noi dovremo aspettare il il 26 Settembre e vede protagonisti anche Martin Freeman, Eddie Marsan, Paddy Considine e Rosamund Pike. Tutte le info utili nella nostra scheda: La fine del mondo

 

Trama: 20 anni dover tentato di portare a termine un epico pub crawl, cinque amici si riuniscono quando uno dei loro si mette in testa di cimentarsi veramente nella maratona di bevute. È Gary, un 40enne intrappolato nella sua adolescenza, a trascinare tutti gli altri nella loro città natale e cercare di raggiungere infine il mitologico pub chiamato The World’s End. Mentre cercano di conciliare passato e presente, si rendono conto che la vera sfida è quella per il futuro: non solo per loro ma per tutta l’umanità. E raggiungere The World’s End diventa l’ultima delle loro preoccupazioni.

Fonte: CS.net

 
 

The World’s End : il primo trailer del film con Simon Pegg

the world's endEcco il trailer di The World’s End , film diretto da che chiude la leggendaria trilogia del cornetto che ha visto protagonisti  e nei due film precedenti della serie: L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz.

Ecco il trailer in esclusiva da MSN:

Diretto da , La fine del mondo, titolo italiano del film uscirà il 14 Agosto in UK mentre da noi dovremo aspettare il il 26 Settembre e vede protagonisti  , , e . Tutte le info utili nella nostra scheda: La fine del mondo.

Trama: 20 anni dover tentato di portare a termine un epico pub crawl, cinque amici si riuniscono quando uno dei loro si mette in testa di cimentarsi veramente nella maratona di bevute. È Gary, un 40enne intrappolato nella sua adolescenza, a trascinare tutti gli altri nella loro città natale e cercare di raggiungere infine il mitologico pub chiamato The World’s End. Mentre cercano di conciliare passato e presente, si rendono conto che la vera sfida è quella per il futuro: non solo per loro ma per tutta l’umanità. E raggiungere The World’s End diventa l’ultima delle loro preoccupazioni.

La nostra gallery:

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The World vs. Boris Becker, il trailer del documentario Apple TV+

Apple TV+ ha rilasciato oggi il trailer ufficiale di The World vs. Boris Becker, il nuovo documentario in due parti del regista premio Oscar® Alex Gibney (“Taxi to the Dark Side”, “Enron – L’economia della truffa”, “The Armstrong Lie”, “Going Clear – Scientology e la prigione della fede”) e del produttore premio Oscar® John Battsek (“Un giorno a settembre”, “Searching for Sugar Man”, “The Rescue – Il salvataggio dei ragazzi”, “The Deepest Breath”) che farà il suo debutto il 7 aprile. La docuserie esplora ogni aspetto dell’uomo che è diventato un fenomeno del tennis dopo aver vinto i campionati di Wimbledon a soli 17 anni, arrivando a vincere 49 titoli in carriera, tra cui sei Grandi Slam e una medaglia d’oro olimpica, nonché la sua vita personale, spesso sotto i riflettori e a volte tumultuosa.

Per oltre tre anni i registi hanno avuto un accesso speciale e unico a Boris Becker, fino alla fine di aprile del 2022, quando è stato condannato a due anni e mezzo di carcere per aver nascosto beni e prestiti allo scopo di evitare di pagare i debiti contratti. “The World vs. Boris Becker” presenta interviste intime al campione tedesco, tra cui una conversazione esclusiva realizzata la settimana della sua condanna, insieme ai contributi dei suoi familiari e a quelli di altre stelle del tennis come John McEnroe, Bjorn Borg, Novak Djokovic, Mats Wilander e Michael Stich.

Scritta e diretta da Alex Gibney, la serie è una coproduzione tra la Ventureland di Battsek e la Jigsaw Productions di Gibney, in associazione con la Lorton Entertainment, i cui progetti includono anche “Diego Maradona” di Asif Kapadia, nominato ai premi BAFTA, e il recente documentario di Matt Smith “Rooney”, sul grande calciatore inglese Wayne Rooney. “The World vs. Boris Becker” è prodotto da Battsek e Gibney con i produttori George Chignell ed Erin Edeiken. I produttori esecutivi sono Stacey Offman, Richard Perello, Kerstin Emhoff, Andrew Ruhemann, Julian Bird, Duncan Ford e Ed Barratt. Alex Gibney è anche sceneggiatore e regista della docuserie.

La docuserie si aggiunge alla gamma in espansione di programmi non-fiction con protagonisti i grandi nomi dello sport presenti su Apple TV+, tra cui “Real Madrid – ¡Hasta el final!” la docuserie che va dietro le quinte dell’iconico club calcistico per offrire uno sguardo inedito sulla sorprendente stagione 2021-2022; “Monster Factory”, la serie che segue wrestler dilettanti che sognano di diventare professionisti; “Make or Break”, la serie che porta gli spettatori dietro le quinte della World Surf League; “La lotta per il calcio – Il caso Super League” , che documenta la battaglia dall’alta posta in gioco per il futuro del calcio europeo; la serie di documentari in quattro parti nominata agli Emmy “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic” Johnson e “The Long Game: Bigger Than Basketball”, sul fenomeno della pallacanestro Makur Maker. Tra i prossimi progetti figurano anche un documentario sulla vita e la carriera rivoluzionaria del sette volte campione del mondo di Formula Uno Sir Lewis Hamilton; il film documentario “Underrated”, con la leggenda dell’NBA Stephen Curry e “The Dynasty”, una nuova serie di documentari sui New England Patriots, realizzata dalla Imagine Documentaries di Brian Grazer e Ron Howard, in associazione con NFL Films.

 
 

The World vs. Boris Becker, il documentario dal 7 aprile su Apple TV+

Apple TV+ ha annunciato oggi che “The World vs. Boris Becker“, il nuovo documentario in due parti del regista premio Oscar® Alex Gibney (“Taxi to the Dark Side”, “Enron – L’economia della truffa”, “The Armstrong Lie”, “Going Clear – Scientology e la prigione della fede”) e del produttore premio Oscar® John Battsek (“Un giorno a settembre”, “Searching for Sugar Man”, “The Rescue – Il salvataggio dei ragazzi”, “The Deepest Breath”) farà il suo debutto il 7 aprile. La docuserie esplora ogni aspetto dell’uomo che è diventato un fenomeno del tennis dopo aver vinto i campionati di Wimbledon a soli 17 anni, arrivando a vincere 49 titoli in carriera, tra cui sei Grandi Slam e una medaglia d’oro olimpica, nonché la sua vita personale, spesso sotto i riflettori e a volte tumultuosa.

Per oltre tre anni i registi hanno avuto un accesso speciale e unico a Boris Becker, fino alla fine di aprile del 2022, quando è stato condannato a due anni e mezzo di carcere per aver nascosto beni e prestiti allo scopo di evitare di pagare i debiti contratti. “The World vs. Boris Becker” presenta interviste intime al campione tedesco, tra cui una conversazione esclusiva realizzata la settimana della sua condanna, insieme ai contributi dei suoi familiari e a quelli di altre stelle del tennis come John McEnroe, Bjorn Borg, Novak Djokovic, Mats Wilander e Michael Stich.

Scritta e diretta da Alex Gibney, la serie è una coproduzione tra la Ventureland di Battsek e la Jigsaw Productions di Gibney, in associazione con la Lorton Entertainment, i cui progetti includono anche “Diego Maradona” di Asif Kapadia, nominato ai premi BAFTA, e il recente documentario di Matt Smith “Rooney”, sul grande calciatore inglese Wayne Rooney. “The World vs. Boris Becker” è prodotto da Battsek e Gibney con i produttori George Chignell ed Erin Edeiken. I produttori esecutivi sono Stacey Offman, Richard Perello, Kerstin Emhoff, Andrew Ruhemann, Julian Bird, Duncan Ford e Ed Barratt. Alex Gibney è anche sceneggiatore e regista della docuserie.

La docuserie si aggiunge alla gamma in espansione di programmi non-fiction con protagonisti i grandi nomi dello sport presenti su Apple TV+, tra cui “Real Madrid – ¡Hasta el final!” la docuserie che va dietro le quinte dell’iconico club calcistico per offrire uno sguardo inedito sulla sorprendente stagione 2021-2022; “Make or Break”, la serie che porta gli spettatori dietro le quinte della World Surf League; “La lotta per il calcio – Il caso Super League” , che documenta la battaglia dall’alta posta in gioco per il futuro del calcio europeo; la serie di documentari in quattro parti nominata agli Emmy “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic” Johnson e “The Long Game: Bigger Than Basketball”, sul fenomeno della pallacanestro Makur Maker. Tra i prossimi progetti figurano anche un documentario sulla vita e la carriera rivoluzionaria del sette volte campione del mondo di Formula Uno Sir Lewis Hamilton; il film documentario “Underrated”, con la leggenda dell’NBA Stephen Curry e “The Dynasty”, una nuova serie di documentari sui New England Patriots, realizzata dalla Imagine Documentaries di Brian Grazer e Ron Howard, in associazione con NFL Films

 
 

The World to Come, recensione del film di Mona Fastvold #Venezia77

The World To Come Queer Days

Se l’aveste persa nell’intenso e straziante Pieces of a woman, il concorso della Mostra di Cinema di Venezia offre un’altra interessante occasione di godere della bravura della star di questa edizione, la britannica Vanessa Kirby. È sua la scintilla che accende The World to Come di Mona Fastvold, adattamento dell’omonimo racconto di Jim Shepard, qui anche sceneggiatore al fianco di Ron Hansen (che al lido avevamo già conosciuto per The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford, nel 2007).

È lei la bellissima e vitale Tallie, che trasferitasi con il marito nella Contea di Schoharie scuote la pigra quotidianità della coppia formata da Katherine Waterston (Abigail) e Casey Affleck (Dyer). Siamo nel 1856, e all’epoca erano piccole famiglie contadine a popolare questo angolo dello Stato di New York, sorta di coloni coraggiosi consacrati al duro lavoro e poco altro. Come emerge sin dalle prime scene del film e dalle pagine del diario della stoica Abigail, un costante contrappunto che fa da io narrante – e da coscienza – all’intera vicenda.

Parole ed emozioni

Il potere della scrittura è il primo protagonista che incontriamo, strumento di fuga, libertà ed emancipazione per donne costrette a un ruolo pericolosamente vicino a quello di ogni altro strumento a disposizione del fattore. Una porta aperta verso altri mondi, o altri alieni come lei. Una porta spalancata ad accogliere la nuova amica, con la quale subito si stabilisce un rapporto speciale che riempia il vuoto delle loro vite. E che vediamo trasformarsi sotto i nostri occhi in una storia romantica e contenuta, nella quale lo stesso desiderio sembra cercare una sua forma espressiva.

Che non può esser solo quella delle parole, che pure avvicinano le due donne, o delle emozioni, così difficili da formalizzare. La comprensione profonda che si stabilisce tra loro supera ogni codice e la passione, che a lungo il film lascia sottintesa, traspare da piccoli gesti, sguardi, sorrisi. Il risultato è una storia d’amore talmente soffusa e intima da fagocitare l’intero sviluppo, che procede in maniera volutamente diseguale.

Un amore difficile

The World to ComeLento, placido, inizialmente, quasi a seguire e sottolineare il rigido inverno che fa da incipit al ‘mondo che è’. Immobile, poi, soppiantato dal racconto e dal succedersi degli incontri tra Abigail e Tallie. ugualmente statico per lunghi tratti. L’azione langue, sia sullo schermo sia a livello narrativo, e tanto i ruoli quanto la crisi non potrebbero definirsi senza la voce off ad accompagnarci.

E forse l’attenzione dello spettatore sarebbe messa a più dura prova se non ci fossero degli intermezzi a scaldare gli animi. Ovviamente siamo sempre dalle parti di dramma e disperazione, vista la realtà che vivono i nostri personaggi, nella quale persino Dio delude le aspettative (figurarsi gli uomini, e le donne), ma con l’arrivo della bella stagione le fughe delle due ci regalano scorci piacevoli e momenti di aperta poesia.

La tragedia è inevitabile

Una volta scoperte le carte, ecco l’accelerazione. Dichiaratasi ‘prigioniera dell’assenza’ della compagna, è la silenziosa Abigail a proporre una vena ‘crime’ inaspettata. Ormai liberata dalla scoperta dei suoi sentimenti può affrontare anche il marito, sfidare il ruolo impostole e azzardare un sospetto nei confronti di un altro uomo. I mezzi a sua disposizione però son sempre quelli della parola e della scrittura, che tornano protagonisti in un finale ‘a sorpresa’ che lascia non pochi rammarichi.

Non tanto per l’accenno alla parte più turbolenta della passione amorosa, finalmente rivelata, quanto per quello all’evoluzione del carattere di Abigail. Irriducibile e armata di nuovo coraggio, pronta a sfidare convenzioni, mascolinità varie e persino la realtà. Il lasciarci intuire una tale forza fa parte dell’ondata con cui si conclude il film, un colpo di coda nel quale sembrano concentrarsi e sfogarsi le emozioni tanto a lungo compresse. E dopo il quale tutto sembra possibile. Sulla strada verso il tanto promesso ‘mondo che verrà’.

 
 

The World of Shōgun: aperte le prenotazioni per visitare gratuitamente l’esperienza multisensoriale su Shōgun

The World of Shōgun

Sono aperte le prenotazioni per visitare gratuitamente The World of Shōgun in arrivo a Milano presso lo spazio espositivo della Casa degli Artisti (Via Tommaso da Cazzaniga, Corso Garibaldi, 89/A), per celebrare il debutto in esclusiva su Disney+ di Shōgun, l’attesissima serie evento globale di FX disponibile con i primi 2 episodi da domani, martedì 27 febbraio. Venerdì 1 e sabato 2 marzo il pubblico potrà vivere un’esperienza multisensoriale dedicata al mondo degli Shōgun e realizzata con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano, per celebrare la cultura e i protagonisti di un’epoca ricca di fascino e tradizioni iconiche.

L’accesso a The World of Shōgun è gratuito ed è consentito solo su prenotazione, l’1 e il 2 marzo dalle 10:00 alle 20:00, fino a esaurimento posti. Prenotazioni e maggiori informazioni sul sito qui.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

In The World of Shōgun il pubblico potrà immergersi nelle atmosfere di un Villaggio del Giappone medievale scoprendone la storia e le arti con scenografie tridimensionali, contenuti video e performing arts dal vivo, con opere d’arte originali che spaziano dalla fine del 1600 al periodo Meiji. Gli spettatori conosceranno i valori dei Samurai (Bushido), le arti legate alla scrittura (Shodo), alla musica, le cerimonie del tè nelle case del piacere (Okiya), le manifestazioni del potere politico e dell’onore militare nelle diverse forme dagli abiti, al cibo, all’architettura. Un percorso interattivo realizzato con la supervisione di Paolo Linetti, direttore del Museo d’Arte Orientale – Collezione Mazzocchi, che farà scoprire la storia e le curiosità di questo periodo, arricchito dall’esposizione di oggetti, costumi originali e opere difficilmente esposte e provenienti dalla collezione Mnemosyne, gallerie d’arte, collezioni private ed Enti istituzionali.

Partner di Disney+ per il lancio della serie FX Shōgun e dell’avventura di The World of Shōgun sarà Suzuki, marchio giapponese noto per la sua lunga storia, la dedizione all’innovazione e la qualità dei suoi prodotti. Inoltre, tenacia e determinazione emergono come valori fondamentali all’interno della serie ma sono gli stessi valori espressi nella filosofia del Marchio Suzuki.

 
 

The World of Gilbert & George: alla Festa del Cinema

The World of Gilbert & George

Gilbert&George sbarcano all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, incontrano il pubblico e presentano The World of Gilbert & George (1981, 69’), da loro scritto, diretto e interpretato, l’unico lungometraggio firmato dai due artisti e realizzato in tempi di arte povera e avanguardia concettuale. Il film battezzò la nascita di un rivoluzionario linguaggio: tra le geometrie dell’Union Jack, i colori dei fiori, i cieli di Londra, le architetture vittoriane, le emozioni eccessive, i ragazzi di strada, i barboni, i corpi, e i gesti, esplode un inno d’amore per la città come condizione umana.

Pellicola persa, ritrovata e ora infine restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Milestone Film&Video, The World of Gilbert & George è l’opera seminale che precede di dieci anni l’esplosione della giovane arte britannica e la trasformazione di Londra nel centro della cultura visiva contemporanea. L’evento è a cura di Mario Codognato e Alessandra Mammì.

The World of Gilbert & George

Gilbert & George alla Festa del Cinema (per pubblico e accreditati)

– Lunedì 17 ottobre ore 19:30 MAXXI: proiezione The World of Gilbert&George

– Martedì 18 ottobre ore 16 Sala Petrassi (ingresso libero): incontro con Gilbert&George e a seguire proiezione The World of Gilbert&George

– 18 ottobre ore 21 Casa del Cinema: Gilbert&George introducono Shaolin Martial Arts di Chang Cheh

 

 
 

The World Makes Zombies: primi cinque spot!

World War Z

Arrivano i primi cinque spot di The world makes zombie, progetto sperimentale sul tema degli zombie realizzato dal Leonardo Cruciano Workshop, Interzone Visions, Revok film e Onda Videoproduzioni.

 

Vi ricordiamo che ad A occuparsi della parte produttiva e realizzativa in senso stretto, tre case di produzione: la Interzone Visions (www.interzonevisions.com), la Revok – Film & Media Production (http://www.revokfilm.com/) e la Onda Videoproduzioni (www.ondavideoproduzioni.com), responsabili della parte relativa ad attrezzatura, produzione, shooting, post-produzione. Mentre il special make-up originale è del The world makes zombies: il Made in Italy al lavoro!

 
 

The world makes zombies: il Made in Italy al lavoro!

Oggi vi segnaliamo un’interessantissima iniziativa sul tema degli Zombie, che comprende la messa in onda di tredici post. Gli artefici del progetto sono un gruppo di autorevoli professionisti nel campo del make-up e di Special Effect made in Italy (il Leonardo Cruciano Workshop) e della produzione (la Interzone Visions), oltre a Revok film e Onda Videoproduzioni. Di seguito un approfondimento sull’iniziativa.

Il progetto “The world makes zombies” è una liberissima sperimentazione sul tema “zombie” nata dalla voglia comune nostra e dei nostri partners di unire capacità, possibilità e mansioni, in indipendenza e libertà per ottenere qualcosa di nuovo e visivamente stimolante.

Dato il momento difficile che chi come noi si occupa di Cinema, come di pubblicità, sta vivendo, a causa della crisi economica che blocca la creatività al suo nascere, ci è sembrato naturale accostarci a una riflessione con una valenza se vogliamo sociale più complessa. Abbiamo quindi pensato a un accostamento fra un “Mondo di zombies” e una campagna di “spot” pubblicitari, senza un cliente e no-sense… almeno apparentemente. Il concetto che “il mondo crei zombies” è chiaro, ma il fatto che che la frase negli spot avrà un seguito. Inoltre, il nostro cammino verso la spontanea creazione di una sorta di circuito di produzioni ed entità professionali di alta qualità, ancora disponibili a mettersi in gioco su progetti indipendenti ma visivamente importanti, ha dato vita a un vero e proprio laboratorio di sperimentazione: dallo special make-up alle nuove forme di comunicazione visiva, in continua crescita e con la perenne voglia di mettersi in gioco.

L’idea è nata in seno al Leonardo Cruciano Workshop, che si è occupato dell’ideazione dei concept e di tutta la parte relativa allo special make-up. Una crew di truccatori, scenotecnici, props maker, costumisti si è occupato della costruzione, zombi dopo zombie, del mondo dei vari video. Ad occuparsi della parte produttiva e realizzativa in senso stretto, tre case di produzione: la Interzone Visions (www.interzonevisions.com), la Revok – Film & Media Production (http://www.revokfilm.com) e la Onda Videoproduzioni (www.ondavideoproduzioni.com), responsabili della parte relativa ad attrezzatura, produzione, shooting, post-produzione. Inoltre, abbiamo avuto l’appoggio indispensabile di professionisti con cui collaboriamo e che possiamo vantarci di avere come partner professionali e amici: da Bruno Albi Marini per i Vfx, a Briseide Siciliano per la consulenza scenografica, all’ Officina – Studi e servizi per il cinema (www.officinema.com) per le location, ai make-up artists Jeff Goodwin e Stefano Fava, che non solo hanno prestato il loro volto per due spot, ma che con il loro Cinema Makeup Academy project (http://cinemamakeupacademy.wordpress.com/) hanno partecipato alla creazione di alcuni trucchi.

Per quanto concerne tutto l’aspetto visivo, non possiamo non ammettere di aver pensato tanto al mondo di Romero… Ma, precursori a parte, abbiamo cercato di essere il più possibile “personali”. La cifra stilistica usata nei concept del trucco è stata quella del realismo che può sembrare una parola strana da usare in riferimento a una figura di fantasia come quella dello zombie, ma che in realtà si riferisce al nostro tentativo di avvicinarci per esempio a riferimenti patologici, anatomici, scientifici… Tutto per evitare l’effetto “mascherone” tipico dell’iconografia classica dei film di zombie.

Per le “storie” invece abbiamo deciso che su tutto doveva vincere sempre e comunque l’ironia: la figura dello zombie si presta perfettamente a giochi, metafore e ambivalenze… Non abbiamo cercato la gag a tutti i costi (comunque difficile per un formato così breve e immediato come quello usato per i nostri video) ma abbiamo lasciato che la “naturale” goffaggine dello zombie portasse avanti il nostro ironico punto di vista sul mondo… Quello dei morti viventi è da sempre un “tormentone” molto variegato e divertente, che con tutti suoi significati più metaforici e con le buone potenzialità che può offrire anche a basso costo, ritorna quasi ciclicamente nei momenti di crisi…

Potrete seguire WMZ sulle nostre piattaforme virtuali: il blog www.worldmakeszombies.wordpress.com, che sarà il contenitore di tutto ciò che concerne il progetto, la pagina Facebook (https://www.facebook.com/pages/WMZ-World-Makes-Zombies/218795181522901), quella su Vimeo (http://vimeo.com/user9286540) e presto il canale YouTube. Siamo partiti il 17 novembre con la pubblicazione di un’ anteprima di due minuti e mezzo del backstage. Come annunciato, dal 22 novembre sarà online la versione estesa del dietro le quinte e poi, dal 27 novembre, pubblicheremo, uno al giorno per 13 giorni, i video realizzati.

Ecco il Backstage del progetto, in attesa di vedere i tredici spot prodotti:

Backstage 4′ from WMZ world makes zombies on Vimeo.

 
 

The Words: trama, cast e finale del film con Bradley Cooper

The Words film

Affascinante dramma sul mondo della scrittura, a cui non mancano anche toni da thriller, The Words è arrivato nei cinema nel 2012, segnando il debutto alla regia di Brian Klugman e Lee Sternthal. Nel film da loro ideato nel lontano 1999, si racconta l’atto della creazione artistica e del suo concepimento da parte di un autore, concentrandosi in particolare proprio sulla figura dell’uomo dietro l’opera. I due registi, qui anche sceneggiatori, decidono però di raccontare tale tematica attraverso una storia non propriamente lineare, e che riserva numerosi colpi di scena allo spettatore.

Presentato in anteprima al Sundance Film Festival, The Words non ricevette particolari lodi da parte della critica, la quale sottolineava la mancata appartenenza ad un genere ben preciso. Con il tempo, tuttavia, in molti si sono ricreduti sul film, affermando che esso necessita un’approfondita analisi per poter essere realmente compreso e apprezzato. Al momento dell’uscita in sala, invece, il film venne accolto da un buon successo di pubblico, il quale si dimostrò attratto dalla storia e dagli attori coinvolti. The Words arrivò infatti a guadagnare circa 16 milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget di soli 6.

La popolarità del film venne involontariamente favorita anche da un’inattesa accusa di plagio. Vennero infatti evidenziate diverse somiglianze tra la trama del film e quelle del romanzo Lila Lila, dell’autore svizzero Martin Suter. I due registi, tuttavia, affermarono di non essere a conoscenza di tale libro, e di aver comunque ideato il loro film ben prima della pubblicazione di questo. Un’accusa che ha ricordato molto quella che viene svolta anche all’interno dello stesso The Words, generando così un certo interesse per la vicenda e il film in sé.

The Words: la trama del film

Il film si apre con il noto scrittore Clayton Hammond, il quale è intento in una lettura pubblica di alcuni passi del suo ultimo romanzo di successo, intitolato The Words. Questo ha per protagonista Rory Jansen, giovane aspirante scrittore che tenta in tutti i modi di vendere ad un editore il suo primo romanzo, vedendosi però rifiutato da ogni parte. Per poter mantenere sé stesso e la propria compagna, egli decide allora di accettare un lavoro in un’agenzia letteraria, senza abbandonare però le proprie aspirazioni da scrittore. La sua vita cambia per sempre nel momento in cui, durante il viaggio di nozze a Parigi, Rory si imbatte in una valigetta contenente un vecchio manoscritto, privo di autore.

Spinto dalla bellezza della storia in esso raccontata, Rory decide di pubblicarlo a suo nome, appropriandosi così dell’idea altrui. Il libro si rivela da subito un grandissimo successo, e porta Rory ad ottenere una fama che va oltre le sue aspettative. Tale popolarità non può che portare però anche diversi guai. Ben presto, infatti, un anziano si presenta a Rory come il vero autore del romanzo. Da qui ha inizio un rapporto insolito tra i due, con il giovane scrittore che dovrà scoprire le reali intenzioni del vecchio. In gioco c’è la sua carriera, la sua bella vita e l’amore della sua compagna, convinta che egli sia il vero ed unico autore del romanzo. Per Rory, dunque, è questo un caso in cui la vera verità può soltanto far male.

The Words cast

The Words: il cast del film

Tra i principali motivi del successo del film vi è il suo grande cast di attori, il più dei quali particolarmente noti a livello mondiale. Il primo di questi è Bradley Cooper (Una notte da leoni, A Star is Born), che ricopre il ruolo di Rory Jansen. Questi è amico d’infanzia dei i due registi, per i quali era l’unica scelta per il personaggio. I due raccontarono a Cooper l’idea per il film già nel 1999, e lui accettò di interpretare il protagonista. Passarono poi più di dieci anni prima della realizzazione di The Words, ma l’attore mantenne la sua parola. Nel ruolo di Dora Jansen, invece, vi è l’attrice Zoe Saldana (Avatar, Guardiani della Galassia). Sul set l’attrice intrecciò una vera relazione sentimentale con Cooper, poi durata fino al 2013.

Nel ruolo de Il Vecchio, il vero autore del manoscritto, vi è invece il premio Oscar Jeremy Irons (La corrispondenza, Batman v Superman), mentre il personaggio di Clay Hammond è interpretato da Dennis Quaid (Midway, Qua la zampa!). Altri ruoli importanti sono ricoperti da Oliva Wilde (Her, Richard Jewell), nei panni di Daniella, giovane studentessa che intervista Hammond, e J. K. Simmons (Spider-Man, Whiplash), che dà invece vita a mr. Jansen, padre di Rory. Gli attori Ben Barnes (Dorian Gray, Le cronache di Narnia – Il principe Caspian) e Nora Arnezeder (Maniac, Zoo) sono invece Uomo Giovane e Celia, personaggi che troveranno spiegazione nel corso della storia.

The Words: la spiegazione del finale del film

Nel corso del film si intrecciano tre storie parallele apparentemente legate soltanto dal comune tema della scrittura. La prima, quella con cui si apre il film, è quella di Clay Hammond, apprezzato scrittore intento a leggere alcuni passi del suo nuovo libro. La storia di questo è quella fittizia di Rory Jansen e del manoscritto anonimo trovato e pubblicato a suo nome. La terza, invece, è un racconto nel racconto, ed è quella che vede Il Vecchio, il vero autore del romanzo, raccontare a Rory come abbia avuto l’ispirazione per quella scrittura. Le tre storie si svolgono lasciando presagire un intreccio più ardito di quanto si penserebbe, ma che viene svelato soltanto nel finale.

Si avvisa per tanto che seguiranno spoiler su questo, e si sconsiglia la lettura qualora non si sia ancora visto il film.

Come detto, nel finale le tre storie si svelano per essere in realtà una sola. Con il suo libro The Words, che sembrava essere un racconto di finzione, Hammond sta invece svelando la propria autobiografia. Rory non è altro che Clay da giovane. Egli si è realmente imbattuto in un manoscritto, con il quale ha ottenuto la fama, ma ha anche dovuto confrontarsi con il vero autore e con la storia di questi. Assalito dal senso di colpa, egli ammette così con il nuovo romanzo il suo plagio. Tale liberazione non è però sufficiente per lui, il quale a causa di quello scandalo taciuto perse l’amore di sua moglie Dora. È a lei che Hammond chiede perdono con questo smascheramento, sperando di poterla riabbracciare nuovamente.

The Words: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. The Words è infatti presente su Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, e Netflix. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 26 ottobre alle ore 21:20 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

 
 

The Words: recensione del film con Bradley Cooper

The Words

Arriv al cinema distribuito da Eagle Pictures, The Words il film diretto da Brian Klugman e Lee Sterntha e con protagonisti Bradley Cooper, Zoe Saldana, Dennis Quaid e Jeremy Irons.

In The Words Clay (Dennis Quaid), scrittore di successo e star del mondo letterario americano, sta tenendo una lettura pubblica di brani tratti dal suo ultimo romanzo The Words, per sponsorizzarne il lancio sul mercato. Man mano che legge, i suoi personaggi prendono corpo e così appaiono sullo schermo Rory (Bradley Cooper), aspirante romanziere nonché alter-ego di Clay e Dora (Zoë Saldana), sua moglie.

I due sono alla festa di consegna di un prestigioso premio letterario che lui ha appena vinto grazie al suo straordinario libro “The windows tears”. Mentre la storia, accompagnata dalle parole in sottofondo di Clay, si sviluppa (e parlare di sviluppo è già una concessione), si scopre che in realtà Rory non ha scritto il romanzo di suo pugno, ma ha solo copiato un vecchio manoscritto trovato per caso in una valigetta di pelle. E qui il gioco di scatole cinesi si complica ulteriormente poiché il vero autore del manoscritto, il Vecchio (Jeremy Irons), rivela la sua identità a Rory che, messo al muro, deve decidere se confessare o meno l’inganno che gli ha dato fama e celebrità. Questo interrogativo, che dovrebbe costituire il fulcro dell’intera vicenda e provocare delle riflessioni sul concetto di autorialità, di plagio ecc., resta purtroppo sotterrato dalla stucchevolezza e dalla noia di cui tutto il film è pregno.

The Words Se l’impianto narrativo è infatti potenzialmente interessante, la regia, l’interpretazione e perfino i dialoghi non sono assolutamente all’altezza dei temi che vorrebbero affrontare. Bradley Cooper è costantemente con le lacrime agli occhi senza che allo spettatore arrivi nemmeno un decimo della sua tristezza o del suo tormento interiore, il che ha come unico effetto quello di renderlo ridicolo; senza parlare dei personaggi femminili che hanno lo spessore di un foglio di carta velina (molto molto sottile) e che sembrano far parte del cast più per rispettare delle “quote rosa filmiche” che per un ruolo attivo nella trama.

The Words di Brian Klugman e Lee Sternthal delude davvero su tutta la linea. Unica eccezione l’interpretazione di Jeremy Irons che, sapendo fare discretamente il suo lavoro, spicca per bravura e sembra addirittura fuori contesto. Un gigante tra lillipuziani. Un commento a caldo per The Words? No words.

 
 

The Words: le parole di Bradley Cooper

Bradley Cooper

Uscirà il 12 ottobre nelle sale italiane il film The Words, la nuova storia narrata da Brian Klugman e Lee Sternthal e presentata al Sundance Film Festival 2012.

 
 

The Words – Trailer italiano ufficiale

Il trailer italiano ufficiale di THE WORDS, l’intenso thriller psicologico con Bradley Cooper, Jermy Irons, Dennis Quaid, Zoe Saldana, Olivia Wilde e Ben Barnes, AL CINEMA A SETTEMBRE.

 
 

The Wonderful story of Henry Sugar, la recensione del mediometraggio di Wes Anderson #Venezia80

Benedict Cumberbatch The Wonderful Story of Henry Sugar

Wes Anderson segna la sua doppietta quest’anno e dopo il Festival di Cannes 2023 sbarca al Lido di Venezia per Venezia 80. Il suo mediometraggio di quaranta minuti, che sarà distribuito da Netflix in tutto il mondo dal 27 settembre 2023 è intitolato The Wonderful Story of Henry Sugar e ancora una volta, così come nelle precedenti pellicole il regista americano punta su attori già visti: Ralph Fiennes, Benedict Cumberbatch, Dev Patel, Ben Kingsley, Richard Ayoade. Si tratta di un adattamento al romanzo omonimo di Roal Dahl che Anderson ha messo in cantiere oltre vent’anni fa. Un’opera originale che grazie alla scenografia e all’uso dei colori per cui Wes Anderson è già famoso prende vita come uno spettacolo teatrale.

The Wonderful Story of Henry Sugar, la trama

Un’amata storia di Roald Dahl su un uomo benestante che scopre un guru in grado di vedere senza usare gli occhi e decide di imparare l’arte per imbrogliare nel gioco d’azzardo. Henry – interpretato da Benedict Cumberbatch – è un giocatore d’azzardo che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, prevede le opportunità finanziarie che questo potere potrebbe garantirgli. Per tre anni studia il metodo di meditazione e alla fine ottiene la capacità di vedere attraverso le carte da gioco e persino di prevedere il futuro. Henry porta il suo nuovo talento in un casinò e vede l’avidità di coloro che lo circondano dopo aver vinto una grossa somma di denaro. La sua “redenzione” sarà continuare a bluffare nei casinò di tutto il mondo per aprire orfanotrofi e aiutare i più bisognosi. Una storia abbastanza semplice resa particolare dallo stile del regista.

L’omaggio di Anderson a Dahl è in realtà un inno alla sua infanzia. Cresciuto con i libri dello scrittore, il regista di Grand Budapest Hotel ha ricercato informazioni per oltre un decennio affinché la messa in scena del film risultasse così fedele alla storia originale. Ralph Fiennes interpreta Dahl, nella sua cabina dello scrittore a Gipsy House ed è tra le voci narranti del film. The Wonderful Story of Henry Sugar ha la peculiarità di avere molte voci narranti perché il racconto continua a cambiare prospettiva. Questa caratteristica trova poi la sostanza nella recitazione degli attori come Dev Patel quando interpreta il medico che deve visitare il personaggio di Ben Kingsley. Lo stile dei vari protagonisti è incalzante e va veloce, così come mediometraggio. Le molte voci narranti fanno da effetto matrioska alla narrazione che si scopre pian piano.

The Wonderful Story of Henry Sugar film

Il cinema di Wes Anderson

È uno dei suoi film più artistici perché oltre all’uso dei colori c’è anche un utilizzo della scenografia che diventa quasi un gioco di prestigio, ti cattura. A differenza del suo film precedente presentato a Cannes 2023, Asteroid City, con The Wonderful Story of Henry Sugar tornano le scenografie dioramiche di Rushmore e Le avventure acquatiche di Steve Zizou. Più che un mediometraggio sembra un’opera teatrale fatta di lunghissimi monologhi dove Anderson lascia carta bianca ai suoi interpreti. Per chi ama il buon e vecchio cinema alla Wes Anderson, diventato ormai un marchio di fabbrica – e forse per questo troppo inflazionato – The Wonderful Story of Henry Sugar avrà il morale risollevato dopo un Asteroid City criticato nonostante sia uno dei suoi film più personali.

 
 

The Women: trama e cast della commedia al femminile

The Women film

La commedia è sempre stato un ottimo genere cinematografico con cui abbattere una serie di sciocchi tabù. Grazie a tale genere, i personaggi femminili hanno potuto acquisire sempre più sfumature, allontanandosi dagli stereotipi troppo spesso utilizzati. Già con la fortunata serie Sex and the City si era dimostrato il potere che i personaggi femminili potevano acquisire, cosa che si è poi ulteriormente dimostrata grazie ad una serie di film interamente composti da sole attrici. Tra i più recenti e divertenti di questi vi è The Women, titolo del 2008 firmato dalla regista Diane English, da sempre impegnata in progetti incentrati sull’emancipazione femminile.

Il film in questione non è però un’opera originale, bensì un adattamento moderno del classico del 1939 Donne, diretto dal celebre George Cukor. Entrambi i film sono però basati sull’omonima commedia teatrale del 1936 di Clare Boothe Luce. Nel dar vita ad una nuova versione di questa, la regista e sceneggiatrice ha però apportato una serie di naturali cambiamenti, che hanno permesso una maggior aderenza della storia e dei personaggi alla vita di oggi. In particolare, le protagoniste sono passate dall’essere donne dell’alta borghesia al lavorare qui nel campo della moda e della pubblicità.

Il film, rifiutato da diversi studios, è infine stato realizzato in modo indipendente, divenendo poi un grande successo al box office. A fronte di un budget di 16 milioni di dollari, infatti, The Women è arrivato a guadagnarne circa 50 in tutto il mondo, confermando la presenza di un pubblico interessato a film composti interamente da donne. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Women: la trama del film

Protagoniste del film sono quattro amiche appartenenti all’alta società di New York. La prima di queste è Mary Haines, stilista di successo e felicemente sposata con un broker di Wall Street. La sua migliore amica è Sylvia Fowler, single e senza figli, esclusivamente impegnata nella direzione di una importate rivista di moda. A completare il gruppo vi sono Edie Cohen, mamma a tempo pieno di quattro figli, e Alex Fisher, affermata scrittrice dichiaratamente omosessuale. Le loro giornate sono sempre ricche di eventi, tra il lavoro, la famiglia e i momenti di relax in cui possono raccontarsi segreti propri o altrui. Quella che sembrava essere una serenità destinata a durare finisce però con lo spezzarsi in modo imprevedibile.

Sylvia, infatti, viene a sapere attraverso un giro di pettegolezzi che il marito di Mary la tradisce con Crystal, un’avvenente commessa. Nel tentativo di non ferire l’amica e proteggerla da questa brutta scoperta, Sylvia deciderà di mantenere il più possibile il segreto. Il suo “il più possibile” non dura però molto e Mary verrà ben presto a sapere quanto avviene alle sue spalle. Da qui la donna si ritroverà a vivere un momento di forte crisi, convinta di non potersi più fidare di nessuno. Attraverso la vicinanza con la madre Catherine, però, Mary si deciderà a intraprendere un percorso che la porterà a nuove consapevolezze. L’amicizia, in fin dei conti, non si può spezzare tanto facilmente.

The Women cast

The Women: il cast del film

Come anticipato, il cast del film è interamente composto da personaggi femminili, con la totale assenza di figure del sesso opposto. L’idea di dar vita a questo nuovo adattamento era partita dalle attrice Julia Roberts e Meg Ryan. Entrambe però, finirono con il voler interpretare il ruolo della protagonista Mary. Il progetto finì così in stallo e fu soltanto dopo l’abbandono della Roberts che la situazione si sblocco. La Ryan poté dunque interpretare la parte. Accanto a lei, nel ruolo dell’amica Sylvia, vi è invece la candidata all’Oscar Annette Bening, la quale aveva espresso particolare interesse nei confronti del personaggio e dell’intero film. L’attrice Candice Bergen è invece Catherine, la madre di Mary. Nel film Ricche e famose, la Bergen e la Ryan erano già state madre e figlia.

Al quartetto delle amiche protagoniste si aggiunge l’attrice Debra Messing, celebre per essere stata Grace Adler in Will & Grace, nei panni di Edie Cohen. Jada Pinkett Smith, infine, è la scrittrice omosessuale Alex Fisher. L’orientamento sessuale del suo personaggio, in particolare, è stata una novità appositamente introdotta per questa nuova versione della storia. Nel film è poi presente, nei panni della seducente Crystal, l’attrice Eva Mendes, oggi pressocché ritiratasi dal mondo della recitazione. In ultimo, sono presenti anche due icone come Bette Midler, nei panni di Leah Miller, e Carrie Fisher, nota per essere stata la principessa Leila in Star Wars, qui invece presente nei panni della cronista mondana Bailey Smith.

The Women: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Women è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 marzo alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

 
 

The Woman Who Left: recensione del film di Lav Diaz

In The Woman Who Left nelle Filippine, Horacia, una donna viene riconosciuta innocente dopo aver trascorso trent’anni in prigione. Il suo rilascio avviene nel 1997 in un momento molto fragile e problematico per il paese, scosso da un aumento incontrollato di rapimenti ai danni di gente facoltosa e turisti. Per tutto il periodo della sua detenzione, Horacia ha svolto attività di insegnante e di lavoratrice agricola e la sua vita è trascorsa lenta e rassegnata, nella routine imposta dalle regole del centro di detenzione femminile in cui è rinchiusa.

Una volta libera, dopo un naturale stupore e senso di spaesamento,  torna alla sua vecchia casa e si mette alla ricerca della sua famiglia. Rintraccia la figlia Minerva, alla quale racconta la dolorosa verità, ovvero di essere stata incolpata del suo crimine dall’ex marito Rodrigo, furibondo con lei perché lasciato per un altro uomo. Cerca anche di trovare notizie del figlio Junior, scomparso da tanto tempo. Horacia però non si accontenta di ritornare a poco a poco alla sua vita normale, ormai segnata dalla lunghissima detenzione, non riesce ad accettare i drammatici cambiamenti del suo paese e l’aumentare dei crimini e della violenza; la sua indole è tranquilla e generosa.  Questo fa scattare qualcosa nella sua mente e comincia così a spiare Rodrigo, meditando sentimenti di vendetta.

La trama del film The Woman Who Left

Lav Diaz, l’autore del film, sostiene L’esistenza è fragile e ancora Alla fine di una giornata, in fondo, noi non sappiamo nulla. Partendo da queste considerazioni costruisce, con The Woman Who Left, una storia semplice, ma estremamente complessa al tempo stesso, che vuole portare a chiedersi quale sia la logica di quello che ci accade e soprattutto il perché. Le riprese si sono svolte nelle Filippine, in un momento cruciale e con un approccio quasi documentaristico, cosa che ha conferito realtà e drammaticità al tono della storia. Anche il bianco e nero e la camera fissa supportano uno sguardo drammatico e quasi asettico.

The Woman Who Left 2

Le inquadrature sono studiate accuratamente, in maniera quasi maniacale, anche se costruite abilmente in modo da sembrare rubate. Il regista lascia accadere in tempo reale quello che è richiesto dall’azione, senza interferenze o stacchi di montaggio per aumentare il ritmo. Ma nonostante la sapiente regia, la bella fotografia e la naturale bravura degli interpreti, il film non è di facile fruizione e risulta di una lunghezza e lentezza esasperante. La storia è raccontata come se fosse rubata dal reale, inquadratura dopo inquadratura, in una serie di istantanee che si dipanano per  diversi minuti ognuna, portando la pellicola alla ragguardevole durata di 226 minuti.

Diaz costruisce la storia tragica e delicata di una donna, un’opera importante, un documento toccante calato in una realtà storica e sociale molto lontana dalla nostra percezione, ma che rimarrà purtroppo distante dalla fruizione per le sue scelte drastiche e lontane dalle convenzioni ormai imposte dal cinema occidentale.

 
 

The Woman Who Left, Leone d’Oro, arriva a Milano con Le Vie del Cinema

The Woman Who Left di Lav Diaz, che si è aggiudicato il Leone d’Oro all’ultima Mostra di Venezia, entra infatti in cartellone e verrà proiettato martedì 27 settembre, alle h 15.30 all’Eliseo Multisala e alle h 19 all’Anteo spazioCinema.

Venezia 73: The Woman Who Left recensione del film di Lav Diaz

Salgono quindi a 9 i giorni di programmazione della rassegna. Così dal 19 al 27 settembre Milano ospiterà una selezione ancora più ricca dei film presentati alla 73. Mostra di Venezia e al 69° Festival del film Locarno, oltre che alcuni titoli dalla 52a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e dal 21° Milano Film Festival.The Woman Who Left

Inoltre si aggiunge al cartellone anche l’appuntamento con la regista Irene Dionisio che domenica 25 settembre alle ore 20.30 all’Apollo spazioCinema incontrerà il pubblico in occasione della proiezione del suo film LE ULTIME COSE, presentato nell’ambito della Settimana internazionale della critica.

La manifestazione, promossa da AGIS/ANEC lombarda e Comune di Milano, proporrà 66 proiezioni di 43 film in 14 sale cinematografiche milanesi (Anteo spazioCinema, Apollo spazioCinema, Arcobaleno Filmcenter, Ariosto spazioCinema, Arlecchino, Beltrade, Centrale Multisala, Colosseo Multisala, Ducale Multisala, Eliseo Multisala, Mexico, Orfeo Multisala, Palestrina, Plinius Multisala) attente alla programmazione di cinema di qualità.

 
 

The Woman King: il primo trailer del film con Viola Davis

Le prime immagini di The Woman King con Viola Davis nel ruolo di Nasisca, generale dell’unità militare tutta al femminile del regno del Dahomey, uno degli stati africani più potenti tra il XVIII e il XIX secolo in un’epica storia ispirata a fatti realmente accaduti. Il film, diretto da Gina Prince-Bythewood con Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, Hero Fiennes Tiffin e John Boyega. The Woman King sarà in autunno solo al cinema, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia

The Woman King, la trama del film con Viola Davis

Il film è la straordinaria storia delle Agojie, un gruppo di guerriere tutte al femminile che nell’Ottocento proteggeva il Regno africano di Dahomey con un’abilità e una ferocia mai viste al mondo. Ispirato a fatti realmente accaduti, The Woman King segue l’epico ed emozionante viaggio del generale Nanisca (il premio Oscar® Viola Davis) mentre addestra la nuova generazione di reclute e le prepara alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita. Per alcune cose vale la pena combattere…

 
 

The Woman King, recensione del film con Viola Davis

The Woman King

Arriva finalmente nelle sale italiane The Woman King, l’atteso film con Viola Davis protagonista, qui comandante dell’esercito africano delle Agojie, composto da sole donne e che operò nell’Africa Occidentale del 1823. Con questa pellicola, la regista Gina Prince-Bythewood conferma di voler restituire al pubblico opere che esplorino il passato ma non si dimentichino delle preoccupazioni dell’attuale secolo, proprio come ha fatto con The Old Guard (2020), una gradita reinterpretazione della formula del cinecomic.

The Woman King: la storia delle Agojie

Quella di The Woman King si presenta come un’epopea storica ispirata a eventi realmente accaduti nel Regno del Dahomey, uno degli Stati più potenti dell’Africa nel XVIII e XIX secolo. La trama del film segue Nanisca (Davis), generale dell’unità militare tutta al femminile, e Nawi (Thuso Mbedu), ambiziosa recluta. Insieme hanno combattuto contro i nemici che hanno violato il loro onore, ridotto in schiavitù il loro popolo e minacciato di distruggere tutto ciò per cui avevano vissuto.

Avventurandosi nella storia di questo peculiare esercito, il film ci mostra una serie di esperienze preziose, in cui spiccano i temi dell’eroismo, servizio, disciplina, leadership, amicizia e lealtà. Incontriamo l’ambiente di addestramento e di reggimento delle Agojie, donne che danno il massimo per i principi speciali di questa unità d’élite, fedele al re e alla sua leadership interna, in un’atmosfera di continua motivazione, di rigida disciplina, di partecipazione diretta dei comandanti che insegnano con l’esempio e la loro presenza in prima linea nell’azione. Queste donne vivono a palazzo, in quanto fungono da guardia personale del re, dove sono isolate dalla vita normale della popolazione e da qualsiasi tipo di relazione amorosa. Si addestrano per il combattimento corpo a corpo, pronte a sconfiggere i nemici sui campi di battaglia adiacenti ai villaggi, alle giungle e ai campi, senza mai concedergli tregua.

Un film dall’intenzione incerta

Sebbene The Woman King utilizzi la sua consapevolezza di genere come prova della sua originalità, finisce per poggiarsi sugli stessi cliché di titoli dallo stesso respiro, tra cui Braveheart e Il Gladiatore – indubbiamente rivoluzionari al loro tempo. Pur rendendo omaggio e facendo conoscere alla gran maggioranza del pubblico occidentale le guerriere Agojie, continua a non sapere se preferisce funzionare come film d’azione o esplorare temi profondi quali la schiavitù, il colonialismo o le violenze e sevizie a cui le donne erano sottoposte.

Il punto di forza del film sono sicuramente le sequenze di combattimento, che enfatizzano come queste guerriere lottino per esorcizzare i traumi che si portano dietro in quanto donne in un periodo e luogo a loro sfavorevole, tratto che conferisce a questi frangenti una componente indubbiamente catartica. È un peccato, quindi, che il film sia molto più intento ad accumulare sottotrame di vendetta, storie di amore proibiti e parenti perduti improbabilmente ritrovati, che spingono il film in territorio melodrammatico. La lacuna maggiore di The Woman King è che non si preoccupa di approfondire la storia delle Agojie quanto avremmo voluto, né di mettere loro in bocca qualcosa in più di aforismi e discorsi motivazionali: il film è così impegnato a sottolinearne la loro rilevanza simbolica che dimentica di renderle interessanti.

The Woman King non cerca di mettere in discussione la mascolinità del genere, ma si limita a sostituire i Leonida dell’epoca con donne iper-mascolinizzate. Adotta i principi di forma di 300, un film che ha cambiato il modo di rappresentare i corpi maschili al cinema, ma viene da domandarsi se, così facendo, riesca davvero a portare una prospettiva diversa nel genere. Viola Davis, il cui approccio poderoso alla recitazione l’ha portata ad incarnare personaggi caparbi senza mai rinnunciare alla propria femminilità, sembra prostarsi al servizio di un action-movie beffardo, che si presenta come inno femminista ma non fa che invertire la fantasia virile dei nostalgici del testosterone anni ’80, quella che film come American Psycho si sono divertiti a sovvertire.

I punti di forza di The Woman King

La fotografia e il design della produzione sono certamente due elementi di punta di The Woman King, che ne evidenziano la portata epica con cui vuole imporsi sullo schermo. Non meno di rilievo sono le interpretazioni: Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, interpreti delle Agojie, alzano i loro bastoni, scudi, fucili e coltelli per difendere se stesse e tutto ciò a cui tengono e che è stato loro sottratto per anni. Corrono, saltano e attaccano con movimenti decisi, calcolati, rapidi e feroci. Improvvisamente, siamo con loro: la loro energia risucchia certamente lo spettatore e garantisce una visione quantomeno intrattenitiva.

In definitiva, la storia delle nazioni africane, così ricca di episodi, di epopee, di contrasti tra coraggio, trionfo, umiliazione e sfruttamento, finisce per essere raccontata sotto le influenze di un passato molto complesso e di visioni in costruzione non ancora sufficientemente strutturate e culturalizzate: storie come quella delle donne Agoji, del loro mitico comandante e dei loro giovani guerrieri, aiutano in qualche modo a sanare il passato e a sognare un futuro migliore.

 
 

The Woman King, la spiegazione del finale

The Woman King
Foto di Ilze Kitshoff/Ilze Kitshoff - © 2021 SONY PICTURES ENTERTAINMENT

La storia di un generale che guida i suoi soldati in guerra ha un finale di spessore personale e culturale. Ambientato nel 1823, The Woman King, guidato da Viola Davis (che interpreta Amanda Waller nel DCEU), mescola storia e finzione nella storia del generale Nanisca (Davis), leader delle Agojie, l’unità di guerriere tutte al femminile della nazione del Dahomey, nell’Africa occidentale. Con lo sfondo della tratta transatlantica degli schiavi, The Woman King include molti elementi storici reali, oltre a personaggi unici per il film.

In The Woman King, i Dahomey sono in una tesa rivalità con l’Impero Oyo, che vende prigionieri ai mercanti di schiavi in cambio di moschetti europei e altre armi. Dopo aver salvato un gruppo di prigionieri, i Dahomey ricevono un ultimatum dagli Oyo: consegnare una collezione di prigionieri da vendere come schiavi o entrare in guerra. Con l’appoggio dei suoi soldati, tra cui il suo secondo in comando Izogie (interpretato da Lashana Lynch di No Time To Die), il generale Nanisca si oppone fermamente, mettendo in conflitto i Dahomey e i mercanti di schiavi. Nel frattempo, il nuovo studente di Agojie Nawi (Thuso Mbedu) rivela un aspetto inaspettato del passato di Nanisca.

Come epopea storica ricca di azione, The Woman King è più che convincente grazie alle sue scene di combattimento e all’intensa interpretazione del cast, tra cui Viola Davis nei panni della stoica e irriducibile Nanisca. Il finale di The Woman King rivela anche nuovi lati di lei e di numerosi altri personaggi. Ecco il finale di The Woman King e il suo significato per i personaggi della storia.

Sebbene gli Agojie sconfiggano gli Oyo in una brutale battaglia dopo il rifiuto di Nanisca di soddisfare le loro richieste, subiscono una grave perdita quando numerosi soldati Agojie vengono fatti prigionieri dagli Oyo per essere venduti ai mercanti di schiavi, tra cui Nawi e Izogie. Nonostante sia stata elogiata dal re Ghezo di John Boyega per la sua leadership, a Nanisca viene ordinato di non inseguire gli Agojie prigionieri. Contro questi ordini, Nanisca lascia il villaggio quella notte per riportare a casa l’Agojie catturato, pensando di lavorare da sola, ma viene raggiunta dalla sua stretta alleata Amenza (Sheila Atim) e da numerosi altri guerrieri Agojie.

Nawi e Izogie tentano di fuggire mentre vengono venduti come schiavi; Izogie viene ucciso mentre tenta di salvare Nawi, catturato nuovamente. Quella notte, Nanisca e i suoi soldati Agojie arrivano al trading post per sferrare un attacco a sorpresa; Nanisca uccide anche il leader Oyo Oba Ade (Jimmy Odukoya) in un solo combattimento. Alla fine della battaglia, gli Agojie escono vittoriosi e i loro compagni catturati si salvano.

Il destino di Nanisca per aver disobbedito agli ordini

The Woman King

Naninsca e gli altri Agojie tornano nel Dahomey il giorno dopo, accolti trionfalmente nonostante Nanisca abbia disobbedito agli ordini di Ghezo. Nanisca si reca direttamente dal re del Dahomey dei personaggi di The Woman King, consegnando la spada e offrendo le sue dimissioni da generale Agojie per aver violato i suoi ordini. Invece, Nanisca viene nuovamente elogiata da Ghezo e riceve un onore ancora più grande.

Dopo che gli Agojie hanno sconfitto gli Oyo sotto la guida di Nanisca, Ghezo dichiara che il Dahomey non parteciperà più alla tratta transatlantica degli schiavi. A Nanisca viene conferito il raro titolo di “Re Donna” per la sua leadership e il suo coraggio in battaglia.

Il rapporto di Nanisca con Nawi

The Woman King

Nel corso di The Woman King, Nanisca ha un rapporto complesso con Nawi dopo aver salvato lei e altri prigionieri dagli Oyo. Inizialmente prende l’orfana Nawi sotto la sua ala protettrice per addestrarla come guerriera Agojie, ma Nanisca scopre una verità sconvolgente: Nawi è sua figlia, nata dallo stupro subito da Nanisca molti anni prima, e Nanisca ha rinunciato a Nawi per mantenere il segreto con gli Agojie. Insieme al tema comune del trauma e del dolore del passato, ripreso dal film The Old Guard della regista Gina Prince-Bythewood, questo rende le cose sempre più tese tra loro quando Nanisca le rivela questo segreto, e Nanisca avverte Nawi dei voti di celibato degli Agojie quando la vede avvicinarsi al giovane uomo d’affari brasiliano Malik (Jordan Bolger).
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La vittoria degli Agojie nella battaglia finale finisce per ridisegnare le prospettive sia di Nanisca che di Nawi. Quando gli Agojie tornano a Dahomey, Nawi si congeda silenziosamente da Malik, scegliendo di accettare la vita e i voti che comporta essere un guerriero Agojie. Dopo essere stata incoronata Re Donna, Nanisca si libera finalmente del dolore dello stupro subito da giovane, un’esperienza orribile che né lei né Nawi dovrebbero mai portare.

Il significato della scena dei titoli di coda

La scena dei titoli di coda di The Woman King mostra anche Amenza, la guerriera Agojie di Sheila Atim, che esegue da sola una cerimonia commemorativa rituale per Izogie. A livello di base, Amenza sta rendendo omaggio alla sua compagna guerriera in quanto Agojie che ha dato la sua vita per salvarne un’altra. Tuttavia, la scena si ricollega anche ai sogni apparentemente profetici che Nanisca fa all’inizio del film e che non riesce a capire, e che riguardano la sua relazione con Nawi.

In qualità di generale degli Agojie, la severa Nanisca trova pace dal suo passato traumatico riunendosi con la figlia a cui ha dovuto rinunciare. Il rituale di Amenza è un tributo a questa svolta cosmicamente improbabile e al sacrificio di Izogie per aiutarla a realizzarsi. Con l’aiuto dell’eroismo di Izogie, Nanisca e Nawi possono ricominciare da capo.

Cosa significa la fine di The Woman King per Nanisca e Nawi

The Woman King ha probabilmente uno dei finali più emozionanti tra quelli usciti nelle sale a settembre del 2022. Non è chiaro se Nanisca e Nawi informino i loro compagni Agojie che Nawi è la figlia di Nanisca o se scelgano di mantenere il loro segreto (anche se Amenza ne è consapevole dopo aver visto Nanisca arrivare a questa consapevolezza). L’aver dato via Nawi dopo la sua nascita è stato un atto straziante che Nanisca ha compiuto per paura di essere scomunicata, temendo probabilmente di non essere creduta nel rivelare di essere stata violentata. Tuttavia, Nanisca e Nawi scelgono di andare avanti, ciascuna di loro ha ricevuto una rinnovata fiducia in se stessa e nel significato che ha l’una per l’altra.

Nawi, dopo essere stata accolta nell’Agojie, è determinata a diventare la migliore guerriera possibile e ha più fiducia che mai nel fatto che sua madre la sta guidando. Anche Nanisca non è più oppressa dal dolore che l’affliggeva da tempo e Nawi è tornata nella sua vita contro ogni aspettativa: una storia che scalda il cuore e che il pubblico potrà vedere in autunno. Quando Nanisca e Nawi si uniscono agli Agojie nella danza celebrativa della vittoria alla fine di The Woman King, ognuno guarda all’altro con amore familiare e con un legame guerriero, una combinazione che li unisce per sempre.

 
 

The Woman King in prima tv su SKY e NOW

The Woman King

Arriva in prima tv su Sky l’avvincente The Woman King, lunedì 29 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 su Sky Cinema Adventure), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Emblema del female empowerment nella sua forma più pura, questo film racconta la storia delle leggendarie guerriere Agojie. Con una regia e un incredibile cast al femminile, il film è diretto Gina Prince-Bythewood (nominata ai BAFTA 2023 per Miglior Regia) e vede protagonista la vincitrice del Premio Oscar Viola Davis nei panni della guerriera Nanisca, ruolo per cui l’attrice ha ricevuto una nomination ai Golden Globe e ai BAFTA.

La trama del film The Woman King

The Woman King è la straordinaria storia delle Agojie, un gruppo di guerriere tutte al femminile che nell’Ottocento proteggeva il Regno africano di Dahomey con un’abilità e una ferocia mai viste al mondo. The Woman King segue l’epico ed emozionante viaggio del generale Nanisca (il premio Oscar Viola Davis) mentre addestra la nuova generazione di reclute e le prepara alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita. Per alcune cose vale la pena combattere…

E, in occasione della prima visione del film The Woman King e quella de Le avventure di Errol FLynn, tratto dal libro “Beam Ends” dello stesso Flynn (in prima tv domenica 28 mag. alle 21.15 su Sky Cinema Uno e alle 23.15 su Sky Cinema Collection – Adventure), da lunedì 22 a mercoledì 31 maggio su Sky Cinema Collection (canale 303) si accende Sky Cinema Adventure, una selezione dei migliori film d’avventura con oltre 70 titoli: un vero e proprio concentrato di emozioni straordinarie, al fianco di viaggiatori, eroi fantastici e uomini valorosi moderni e del passato.

Tra i titoli presenti nella collezione, anche The Lost City, avventura dai risvolti sentimentali con Sandra Bullock, Channing Tatum e un imperdibile cammeo di Brad Pitt; due film della saga con l’attore premio Oscar® 2023 Brendan Fraser LA MUMMIA e LA MUMMIA – LA TOMBA DELL’IMPERATORE DRAGONE, rispettivamente primo e terzo capitolo della saga; i cult I GOONIES, prodotto da Steven Spielberg e diretto da Richard Donner, e JUMANJI con un Robin Williams intrappolato nei pericolosi labirinti di un gioco da tavolo; il reboot da 3 Oscar, firmato Peter Jackson, KING KONG, con Naomi Watts, Jack Black e Adrien Brody; la versione di Ridley Scott sulle avventure dell’eroe popolare britannico ROBIN HOOD con Russell Crowe nei panni dell’arciere; e l’avventurosa commedia TUTTI PAZZI PER L’ORO con Matthew McConaughey e Kate Hudson.

Non mancheranno poi avvincenti storie ispirate a romanzi, personaggi della letteratura o videogiochi, tra cui: le nuove imprese dei tre moschettieri e D’Artagnan in MOSCHETTIERI DEL RE: LA PENULTIMA MISSIONE e TUTTI PER 1 – 1 PER TUTTI, diretti da Giovanni Veronesi e interpretati da Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo; VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA con Brendan Fraser e VIAGGIO NELL’ISOLA MISTERIOSA con Dwayne Johnson e Michael Caine; il kolossal di Ron Howard HEART OF THE SEA – LE ORIGINI DI MOBY DICK con Chris Hemsworth; HOOK – CAPITAN UNCINO di Steven Spielberg, in cui Robin Williams è un Peter Pan ormai adulto e Dustin Hoffman il suo arcinemico; tra i film tratti da noti videogame infine il blockbuster UNCHARTED con Tom Holland, Mark Wahlberg e Antonio Banderas, e i due capitoli cinematografici che vedono protagonista l’archeologa interpretata da Angelina Jolie LARA CROFT: TOMB RAIDER e LARA CROFT TOMB RAIDER – LA CULLA DELLA VITA.

 
 

The Woman King con Viola Davis Solo al cinema

The Woman King

The Woman King sarà solo al cinema da domani, giovedì 1 dicembre. Il film diretto da Gina Prince-Bythewood con il premio Oscar Viola Davis nel ruolo di Nasisca, generale dell’unità militare composta da sole donne incaricata di proteggere il regno del Dahomey, uno degli stati africani più potenti tra il XVIII e il XIX secolo. L’epica storia, ispirata a fatti realmente accaduti, delle potenti guerriere Agojie nel conflitto per difendere il regno dalle mire di conquista del vicino Impero Oyo. Nel cast oltre Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, Hero Fiennes Tiffin e John Boyega. The Woman King è prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

La trama del film

The Woman King è la straordinaria storia delle Agojie, un gruppo di guerriere tutte al femminile che nell’Ottocento proteggeva il Regno africano di Dahomey con un’abilità e una ferocia mai viste al mondo. Ispirato a fatti realmente accaduti, The Woman King segue l’epico ed emozionante viaggio del generale Nanisca (il premio Oscar Viola Davis) mentre addestra la nuova generazione di reclute e le prepara alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita: per alcune cose vale la pena combattere.

 
 

The Woman King – Intervista a Gina Prince-Bythewood e Lashana Lynch

The Woman King

Arriva finalmente anche nelle sale italiane The Woman King, action storico diretto da Gina Prince-Bythewood (The Old Guard) che racconta la storia vera delle guerriere Agojie, un esercito composto da sole donne che nel 1820 circa difese dai nemici il regno di Dahomey, situato nell’Africa Occidentale. Progetto che è costato più di cinquanta milioni di dollari, The Woman King vede protagonista assoluta il premio Oscar Viola Davis (Barriere) nel ruolo di Nanisca, capo delle Agojie. Accanto a lei recitano anche John Boyega (Detroit), Thuso Mbedu (The Underground Railroad) e Lashana Lynch (No Time To Die). E proprio con quest’ultima le la stessa regista abbiamo parlato del film durante la presentazione avvenuta allo scorso Toronto Film Festival:

The Woman King è un dramma storico contenente molte scene d’azione, un qualcosa di diverso dai suoi precedenti film. Ha cambiato in qualche modo la sua idea di regia per questo?

Gina Prince-Bythewood: Sapevo di dovermi avvicinare al progetto in maniera diversa, volevo avesse una dimensione epica, il che significava muovere la macchina da presa di piú rispetto a quello che solitamente faccio. Per certi versi ho anche cambiato stile: mi piace ad esempio adoperare la macchina a mano per le scene d’azione, ma non l’ho usata troppo in questo caso perché volevo un approccio più classico, qualcosa nello stile di Braveheart o Il gladiatore. A prescindere dallo stile però, qualsiasi progetto che mi interessa deve cominciare con una buona storia e personaggi interessanti.

Cosa l’ha portata a interpretare il personaggio di Izogie in questo progetto?

Lashana Lynch: La prima volta che ho letto la sceneggiatura ero felicissima del fatto che qualcuno avrebbe realizzato il film, a prescindere se ne fossi stata parte o meno. Non è facile avere uno script che va in profondità nell’esplorare i personaggi e allo stesso l’ambizione di raccontare molte tematiche. Questo equilibrio è molto difficile da ottenere, soprattutto in una produzione di questa portata. Izogie è l’istruttore delle reclute, un ruolo che è stato per me molto importante a livello umano: ho apprezzato molto il modo in cui il personaggio sente la responsabilità di trasmettere alle generazioni più giovani la giusta dose di fierezza ma anche di femminilità. Io stessa ho sentito il peso di onorare al meglio i miei antenati interpretando questa donna.

La forza nel film sta nello spettacolo che offre quanto nella capacità di mostrare gli esseri umani dietro le guerriere. Come siete arrivate a ottenere questo risultato?

G.P-B: Con Viola Davis abbiamo condiviso prima di tutto la gioia di fare qualcosa mai tentato in precedenza, raccontare una storia rimasta sepolta nel passato, ignorata. Abbiamo reso protagoniste donne con cui il pubblico può connettersi, identificarsi. Volevamo essere sicure di mostrare la loro umanità, non soltanto il lato guerriero. Forza e vulnerabilità fanno parte di ogni essere umano, e noi l’abbiamo portato sul grande schermo. Si tratta di un film molto specifico a livello culturale ma con un’anima da blockbuster epico, adatto al grande pubblico. 

L.L.: È stato un progetto complesso da girare, con tante scene di notte oltre che hanno richiesto grosso impegno fisico. È stato bello avere una donna al comando, capace di prendersi cura non soltanto del tuo lato forte e professionale ma anche in qualche modo della tua vulnerabilità. Si è creato un enorme senso di appartenenza anche con il cast tecnico durante le riprese, remavamo tutti nella stessa direzione, verso l’obiettivo comunque di dare il massimo per questa storia e questi personaggi. Mostrare anche la nostra debolezza, non soltanto quelle dei personaggi, è stato fondamentale per connetterci veramente l’una con l’altra, ci ha permesso di conquistare il rispetto reciproco.

A proposito di sentimenti forti, quale è stata la scena più emozionante da realizzare in The Woman King?

G.P-B: Senza dubbio quella ambientata nella piscina dove Nanisca e Nawi si incontrano e confrontano. È stata molto impegnativa a livello emozionale per le due attrici, il livello di profondità che Viola e Thuso hanno saputo dare ai rispettivi personaggi è a dir poco ammirevole. Si sono fidate ciecamente l’una dell’altra. Ne abbiamo parlato molto, ci siamo preparate al meglio e poi invece l’abbiamo girata in fretta, con pochi ciak, per mantenere l’emozione il più vera e potente possibile. 

E cosa invece l’ha sorpresa quanto ha cominciato a fare ricerche per entrare nel personaggio di Izogie?

L.L.: Ho scoperto che a queste guerriere veniva insegnato a non mostrare il dolore fisico, qualcosa che in battaglia può veramente sconcertare il tuo avversario. Ho cercato di esemplificare questo concetto in una scena in cui Izogie si misura con un guerriero in una sfida a chi riesce a trattenere più a lungo il dolore di una lancia conficcata nella spalla. Un altro aspetto che non conoscevo e che ho voluto abbracciare nel film è stata l’importanza della danza in quella cultura: un modo per prepararsi alla battaglia ma anche per celebrare la vita. 

Che tipo di preparazione avete effettuato per realizzare le scene di battaglia?

L.L.: Il linguaggio del corpo di Izogie è dettato dal fatto che fa parte di un esercito, che si addestra con altri soldati, eppure possiede una propria storia ed è finita nelle guardie del re per motivi diversi dalle altre, proviene da un altro ambiente. Ognuna delle attrici insieme a Gina ha creato la backstory del proprio ruolo e l’ha adoperata per costruirlo a livello non solo psicologico ma anche fisico. Con lo stunt coordinator Daniel Hernandez abbiamo definito uno stile personale di combattimento. Ho parlato molto con Gina del fatto che volevo mostrare sia l’aspetto femminile che quello mascolino di Izogie, al fine di evitare lo stereotipo di come le donne di colore vengono mostrate quando si tratta di film d’azione. Ricordo di averle mandato una foto di Jackie Chan che tiene in equilibrio tazze di tè sulla testa, sulle spalle e sulle mani: volevo raggiungere quel livello di equilibrio, di stabilità ma anche di grazia.

G.P-B: Sono stata felicissima di tornare a collaborare con Daniel dopo The Old Guard. ha lavorato a film come John Wick e Avengers: Endgame, tanto per capirci. Quando abbiamo pensato a come organizzare le battaglie tutto partiva comunque dai personaggi e dalle loro storie. Ha creato un modo di combattere specifico per ognuno dei personaggi principali, rendendo credibile il fatto che fossero capaci di sconfiggere guerrieri maschi. Non abbiamo quasi usato controfigure, tutti gli attori hanno fatto la maggior parte delle proprie scene d’azione. Questo mi ha dato la possibilità di girare inquadrature più lunghe, il che ha aumentato il realismo degli scontri. 

È vero che ha sostenuto l’intero training insieme alle attrici? 

G.P-B: Faccio molto allenamento prima di ogni film perché come regista non puoi ammalarti, devi portare sul set la tua stamina, essere pronto fisicamente e mentalmente. Il training camp che il cast ha fatto è stato parte delle prove, ha costruito il carattere dei personaggi. L’ho sostenuto insieme a loro per sviluppare quella fiducia che mi piace avere con un interprete. Se non mi sento di essere accanto a loro quando gli chiedo di spezzarsi la schiena per un ruolo, non posso pretendere poi che si fidino di me. Ci tengo a mostrare che sono anch’io nella battaglia. 

Avete girato The Woman King nei luoghi in cui le vicende narrate avvennero?

G.P-B: Ci sarebbe piaciuto molto girare nell’attuale Benin, dove all’epoca si trovava l’impero Dahomey, ma non c’erano le infrastrutture adatte per permetterci di farlo. Almeno non per una produzione di queste dimensioni. Volevamo a tutti i costi realizzare The Woman King in Africa, in particolar modo nella parte occidentale, così abbiamo effettuato alcune riprese in Ghana. Dal Benin abbiamo fatto venire alcune donne per insegnare al cast le tradizioni tramandate di generazione in generazione e aiutare le attrici con l’accento. 

 
 

The Woman in the Yard, la spiegazione del finale

The Woman in the Yard
Cortesia © Universal Pictures

The Woman in the Yard potrebbe ricevere recensioni contrastanti, con il 41% su Rotten Tomatoes e una valutazione di 5,7/10 su IMDb, ma se pensate che siano troppo severe, non siete i soli. Forse non è la metafora più sottile sul dolore familiare e la depressione, ma è recitato e girato incredibilmente bene. Non vincerà nessun Premio Oscar, ma non è affatto un brutto film. Di certo non è “il peggior film di sempre”, come mi ha urlato ripetutamente una persona insieme a tutti gli altri spettatori in sala una volta iniziati i titoli di coda.

The Woman in the Yard segue Ramona (Danielle Deadwyler) e i suoi due figli dopo la morte del marito e padre in un incidente stradale che ha lasciato Ramona con una gamba rotta. Nella casa che lui aveva comprato da ristrutturare, le cose stanno lentamente andando in pezzi. Come si vede dall’avvincente sequenza iniziale in cui Tay (Peyton Jackson) non trova né cibo per cani, né elettricità, né fiammiferi, Ramona è così depressa che non riesce a prendersi cura dei bambini. Quando La Donna (Okwui Okpokasili) appare nel cortile, viene alla luce la verità inquietante che si cela dietro questo crollo. Il finale ricontestualizza il rapporto tra Ramona e suo marito, così come la scelta di Ramona di uccidere se stessa e i suoi figli o rovinare la vita di tutti loro. Il finale dividerà il pubblico, poiché si può sostenere che concluda tutto in modo troppo semplice. Tuttavia, la sua semplicità riflette la scelta che tutti noi possiamo fare di restare con la nostra famiglia e impegnarci a vivere un giorno alla volta.

“The Woman in the Yard” utilizza cicli temporali surreali per ricontestualizzare il rapporto di Ramona con la donna

Il secondo atto si conclude con un confronto diretto tra Ramona e i suoi figli, che sono fuggiti in soffitta, dove non entra la luce. Dopo aver apparentemente intrappolato Ramona in una sorta di regno delle ombre, vediamo La Donna, con una parte del viso sfigurata, zoppicare verso una spaventata Annie (Estella Kahiha), dicendole che non le avrebbe “mai fatto del male”. La Donna abbraccia Annie e le due scompaiono, spingendo Ramona a cercarle in un tunnel buio, seguendo una torcia lampeggiante come un faro.

Tuttavia, invece di trovare Annie, Ramona entra in una ricostruzione della prima scena: un video di lei e suo marito, David (Russell Hornsby), che parlano di quanto lui non veda l’ora che la casa sia finita. Quando l’abbiamo visto la prima volta, aveva un’atmosfera romantica e giocosa. Ma ora che sappiamo che era Ramona a guidare l’auto la notte in cui David è morto e che ha delle visioni momentanee in cui uccide i propri figli, c’è un tragico senso di colpa che permea le parole e le azioni di Ramona. Quando dice che non sa come chiamare la fattoria, ora sembra un personaggio che non è sicuro perché non vuole davvero essere lì, piuttosto che uno scherzo a cui non ha pensato.

Ci rendiamo presto conto che si tratta di una manipolazione da parte della Donna quando Ramona cerca di abbandonare la visione, ma David avvolge un lenzuolo intorno alla testa di Ramona, soffocandola. Questo è forse uno dei momenti del film che non ha senso per la caratterizzazione di David ed è presente solo per creare shock e spingerci alla scena successiva. Tuttavia, riflette il modo in cui Ramona si sentiva controllata e schiacciata dalla vita che David le aveva imposto. Questo porta alla sequenza più strana del film, in cui Ramona si ritrova improvvisamente nella prima scena in cui abbiamo incontrato La Donna, ma ora sta guardando se stessa che si trascina per chiederle cosa ci fa lì.

Si ripete la frase “Come sono arrivata qui?”, e vediamo Ramona nei panni della Donna che ha rapito Annie in soffitta, il che dà più contesto alla scena precedente. Può essere confuso e fuori luogo, ma aiuta a mostrare come Ramona e La Donna siano la stessa persona e che, piuttosto che una minaccia indesiderata venuta a invadere la sua vita, La Donna è in realtà un’ospite invitata inavvertitamente.

The Woman in the Yard è la parte più oscura del dolore e della depressione di Ramona

Peyton Jackson e Danielle Deadwyler in The Woman in the Yard
Cortesia © Universal Pictures

Una volta terminata la sequenza che fa girare la testa, ci sono solo Ramona e la donna al piano di sopra nella sua stanza, e finalmente capiamo perché lei è lì. La donna è la risposta alle preghiere di Ramona che chiedeva “dammi la forza”, una delle prime frasi che ha pronunciato nel film, ma la forza è molto più oscura di quanto potremmo pensare. Dal momento in cui vede la donna prima di schiantarsi con l’auto alle visioni in cui uccide i suoi figli, il film sembra suggerire che la depressione e il dolore di Ramona sono diventati troppo forti e che la donna è la parte del suo cervello che desidera uccidere ciò che la tiene sotto controllo. Come ha detto al marito durante la loro ultima cena insieme, sente che tutta la sua vita è stata vissuta per gli altri.

Ma Ramona ama ancora i suoi figli e suo marito. Potremmo interpretare l’incidente d’auto come un suo tentativo di suicidarsi senza pensare profondamente a come questo potrebbe influenzare David, il che non sarebbe una rappresentazione del tutto inaccurata di come i pensieri suicidi possano rendere una persona irrazionale. Pertanto, La Donna spiega che è lì per dare a Ramona “la forza” di uccidersi, ed è per questo che nella pistola di David è rimasto solo un proiettile. Questo implica che Ramona sapeva che se ce ne fossero stati altri, avrebbe ucciso i bambini, mentre ora ce n’è solo uno per sé. La donna mostra come, se Ramona si suicida, i suoi figli cresceranno con un futuro positivo perché lei non sarà lì a trattenerli, dato che non può più prendersi cura di loro a causa della sua depressione. Ovviamente, questo non è un punto di vista oggettivo. È l’odio che Ramona prova per se stessa, ma questo è ciò che il suicidio rappresenta per molti, e la sequenza finale diventa ancora più straziante proprio per questo.

Ramona sceglie di non uccidersi in The Woman in the Yard

The Woman in the Yard finale
Cortesia © Universal Pictures

Ramona chiede se può dire addio ai suoi figli e la Donna la abbraccia dicendo: “Certo”. Ramona li spinge fuori di casa, ma Annie le dà il peluche di Mr. Penguin per tenerle compagnia. Ramona si siede sulla stessa sedia in soffitta dove la Donna era seduta in giardino e si punta la pistola al mento, mentre la Donna la spinge con impazienza a premere il grilletto.

Tuttavia, all’ultimo secondo, Ramona vede Mr. Penguin. L’ombra della Donna si trasforma nuovamente in quella di Ramona, che decide di non uccidersi. I suoi figli tornano e Ramona dice loro che, se la figura spettrale dovesse tornare: “Saremo pronti, io sarò pronta”.

La frase “saremo pronti” implica che, anche se questo demone proveniva dal suo subconscio, i bambini lo vedono e lo combattono perché mantenere unita una famiglia richiede che tutti si sostengano a vicenda. Potresti pensare che la decisione di Ramona sia stata troppo facile, dato che non ha dovuto combattere contro la donna per impedirle di morire. Tuttavia, secondo me, questo è un ritratto molto più accurato dell’idea che, quando si tratta di suicidio, l’unica persona la cui opinione conta sul fatto di uccidersi è la persona stessa. Tutti abbiamo bisogno di un motivo per andare avanti nei momenti peggiori, e può essere qualcosa di semplice come voler vedere crescere i propri figli o passare un altro giorno con loro. Può sembrare facile, ma non lo è affatto, e la recitazione impegnativa di Deadwyler aiuta a riflettere questa lotta interiore in cui ogni passo sembra troppo difficile per andare avanti, ma possiamo farlo se scegliamo di farlo.