Secondo quanto recentemente
dichiarato da JJ Abrams ad MTV, Star Trek 2 sarà inizialmente
girato in 2D, per poi essere convertito in 3D in un secondo tempo;
Abrams ha comunque garantito che la conversione sarà di ottimo
livello: vi è tutto il tempo per ottenere un buon risultato; Abrams
ha inoltre affermato che il suo formato preferito è l’IMAX, anche
se non vi sono conferme ufficiali.
Oltre a questi aspetti tecnici, al
momento non vi sono altre novità: Abrams resta molto abbottonato su
tutto il progetto, anche se ha confermato non vi saranno
apparizioni degli attori del cast della serie originale. I set sono
quasi pronti e le riprese dovrebbero cominciare il mese
prossimo.
Deadline ci aggiorna sulla
situazione di Star Trek 2. J.J. Abrams al momento
lavora agli ultimi ritocchi di Super 8 e
difficilmente si dedicherà a Star Trek prima dell’uscita del film.
Nel frattempo Robert Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof hanno già
sviluppato un trattamento di 70 pagine per il sequel e aspettano
l’uscita di Super 8 che libererà Abrams così da poter finalmente
dedicare loro attenzione.
Quello che è certo è il suo ritorno
alla regia nel Sequel, quello che invece sembra un’impresa è
riuscire a rispettare la già annunciata data d’uscita 29
giugno 2012. Deadline a questo proposito aggiunge che la
compagnia sta valutando la possibilità di rinviare il film al
Natale 2012. Secondo la Paramount, comunque, nulla verrà deciso
finché Abrams non annuncerà di aver accettato di dirigere il film,
cosa che accadrà molto probabilmente entro la fine di giugno.
Dopo non poche incertezze iniziali,
il sequel di Star Trek sembra finalmente aver
spiccato il volo, con J.J. Abrams, dopo
qualche tentennamento, ancora dietro la macchina da presa. Le
riprese avranno inizio nel prossimo gennaio e il film sarà nelle
sale il 17 maggio 2013, in 3D.
Gli sceneggiatori Roberto
Orci, Alex Kurtzmann e Damon Lindelof stanno lavorando a
una terza stesura dello script. Confermato il cast del primo
capitolo, che potrebbe essere arricchito dalla presenza di Benicio
del Toro, attualmente in trattative con la produzione. La colonna
sonora sarà affidata a Michael Giacchino, anch’egli confermato.
Sul sito ufficiale di Star Trek è
stata pubblicata una intervista a Roberto Orci e Mike Johnson,
nella quale si parla del film, del cast e della fase avanzata di
pre-produzione. Orci ha detto:
Il cast è davvero eccitato a
riguardo. Abbiamo finalmente un regista e abbiamo iniziato a fare i
sopralluoghi per le location. In questo secondo film l’equipaggio è
riunita insieme sin dall’inizio, quindi potremo lanciarci
direttamente a capofitto nell’avventura.
Nell’intervista, uno degli autori del fumetto tratto dal reboot
di Abrams, Mike Johnson, anticipa:
Mano a mano che ci avvicineremo
all’uscita del prossimo film, le storie inizieranno ad anticipare
ciò che accadrà, magari presentando personaggi che vedremo poi sul
grande schermo.[…] E’ bello poter interagire con Roberto Orci,
perché può chiarirci alcuni elementi della storia che potrebbero
scontrarsi con quello che accadrà nel nuovo film, o aiutarci a
inserire indizi su quello che accadrà: in questo modo potrete
vedere il film e tornare poi ai fumetti, vedendo come si è evoluta
la storia. Bob e io abbiamo discusso le parti principali del nuovo
film, il che è ottimo per farci distribuire qualche indizio nei
fumetti. Ci sono pochi segreti tra noi, e in realtà li so
tutti!
Il film sarà diretto sempre da
Abrams e non si sa ancora quando il film uscirà in sala.
Star Trek è
il primo film del 1979 diretto da Robert Wise con
protagonisti William Shatner, Leonard Nimoy, Deforest
Kelley, James Doohan, Michelle Nichols e George
Takei.
Anno: 1979
Regia: Robert
Wise
Cast: William
Shatner, Leonard Nimoy, Deforest Kelley, James Doohan, Michelle
Nichols, George Takei
Trama: Quando
un’entità aliena, sotto forma di nebulosa, si dirige a tutta
velocità verso la Terra, distruggendo tutto ciò che incontra sul
proprio cammino, il Capitano Kirk, relegato da anni dietro una
scrivania, viene incaricato di tornare a bordo di una rinnovata
Enterprise assieme al suo equipaggio per indagare sull’accaduto.
Dopo una serie di vicissitudini, preso a bordo anche il signor
Spock e raggiunto il centro della nebulosa, l’equipaggio si troverà
di fronte ad una sorprendente verità sull’origine della minaccia e
sulle sue intenzioni…
Analisi: Lo sbarco
sul grande schermo dell’Enterprise e del suo equipaggio, che aprì
la strada a una serie di lungometraggi che dura ancora oggi
(l’uscita del dodicesimo film ispirato alla serie televisiva è
prevista per il 2013) fu per certi versi casuale.
Il tutto in realtà nacque dal
progetto di un seconda serie tv dedicata alle avventure di Kirk &
co., a una decina d’anni di distanza dalla chiusura del primo,
storico, ciclo di episodi.
A solo un paio di settimane
dall’avvio della produzione, il clamoroso ripensamento: alla luce
del successo planetario di Guerre Stellari, si
decide di cambiare la ragion d’essere del progetto e di portare
Star Trek nelle sale cinematografiche, utilizzando
effetti speciali a profusione.
Il punto di forza del film
Star Trek è naturalmente la ‘reunion’ del
cast originale, a partire da Shatner – Kirk e Nimoy – Spock,
per continuare con i vari Kelley – McCoy, Doohan – Scott, Takei –
Sulu, Nichols – Uhura e Koenig – Checov, con l’aggiunta di due
personaggi creati ad hoc, l’aliena Ilia e il capitano Decker, che
avranno un ruolo peraltro determinante nell’economia della
storia.
Per la regia, il produttore e
ideatore della serie Geene Roddenberry decide invece di affidarsi a
Robert Wise, regista navigato che nel suo
curriculum vantava titoli come The
Haunting, Lassù qualcuno mi ama, West
Side Story, Tutti insieme appassionatamente e che aveva
avuto già a che fare con minacce extraterrestri di vario tipo,
dirigendo il celeberrimo Ultimatum alla Terra e il poco fortunato
Andromeda (tratto dal romanzo di Michael
Crichton).
Costato 35 milioni di dollari, il
film ne incassò 139 al botteghino, piazzandosi al quinto posto
nella classifica degli incassi di quell’anno, superando anche
Alien;
un risultato che, per quanto riguarda i film dedicati a
Star Trek, è stato superato solo recentemente, dal
reboot cinematografico della serie classica, uscito nel 2011.
L’accoglienza al
botteghino fu dunque più che lusinghiera; meno quella della
critica: in effetti, il film sembra scontare il ‘peccato originale’
di essere il risultato della repentina ‘virata’ del progetto, dalla
seconda serie al film: il soggetto non rappresentò peraltro una
novità degli appassionati, visto che riproponeva in larga parte
quanto visto nel terzo episodio della seconda stagione della serie
classica, intitolato Changeling (La sfida).
In effetti, ancora oggi il limite
principale di Star Trek è quello di essere in
buona sostanza un episodio ‘extralarge’ della serie, con un ritmo
non propriamente incalzante e qualche punto morto di troppo; gli
stessi attori sembrano in un certo senso risentire del passaggio
dal grande al piccolo schermo. Il risultato è un buon film di
fantascienza, del quale si ricorda soprattutto il finale
(all’epoca) spiazzante, nonché l’efficacissima colonna sonora,
firmata da Jerry Goldsmith, il cui tema principale divenne poi una
sorta di filo conduttore della serie cinematografica, oltre ad
essere utilizzato nella serie televisiva Star Trek – Next
Generation.
Per il pubblico italiano, lo spunto
di maggior curiosità è risiede nel fatto che il film rappresentò il
primo contatto con i personaggi di Star Trek,
uscendo nelle sale nella primavera del 1980 e precedendo di qualche
mese la messa in onda regolare della serie classica sulle tv
locali, anche se a dire il vero un primo esperimento venne fatto da
Telemontecarlo nel 1979, ma la rete monegasca a quei tempi non
aveva una copertura sufficiente del territorio italiano.
Uno sfavillio di luce galattica
avvolge lo spettatore che si lascia prendere da una storia di
nascita e origini. ancora una volta, come già accaduto per il
batman di nolan, per il restyling del mito si torna alle origini
dell’uomo (o nel caso, del vulcaniano), alla nascita e
all’educazione, per capire i ruoli i rapporti i sentimenti che
legano gli eroi che tante avventure hanno attraversato insieme
sull’enterprise tra tv e cinema.
J.J. Abrams
ochestra tutto con maestria ed equilibrio, misurando emozione e
phatos, adrenalina e battaglie, prediligendo lo spostamento della
camera al cut della pellicola, per farci seguire con lo sguardo,
per accompagnarci nei meandri di una storia bella e ben raccontata,
da un punto di vista visivo ma soprattutto da quello narrativo,
merito di due sceneggiatori di tutto rispetto roberto orci e alex
kurtzman che insieme avevano già dato prova di sapere il fatto loro
con transformers, usando la commedia per entrare nell’action puro e
per arrivare attraverso di esso ai sentimenti primordiali del bene
e del male, dimensioni talvolta banalizzate ma sempre attuali.
Merito anche di un cast
convincente, il film si dipana in tutta la sua notevole durata,
senza pesare minimamente sullo spettatore, dosando con reminisenze
(oso dire) kubrikiane riferimenti ben più calzanti e vicini come
star
wars e coinvolgendo lo spettatore che esce dalla sala
soddisfatto, con gli occhi pieni di immagini poderose ed
emozionanti.
Quando Dav e Giulia, le
anime pulsanti dietro Star Shop Roma, si sono confrontati
sulla crescente confusione tra le sedi del loro negozio e
altre città italiane, la soluzione è stata chiara: un
cambio di identità sui canali social della loro attività. Ed
ecco che nasce “Star Shock”, il nuovo volto social
delle fumetterie più seguite d’Italia.
L’annuncio arriva
con un reel dinamico, immerso in una trama da sitcom
che trae spunto dalla realtà quotidiana degli appassionati
di manga e comics. Questo cambiamento segna l’inizio di
una nuova era per il team, che ha già guadagnato popolarità
prima su TikTok e Instagram e poi su YouTube, fino a pubblicare il
mese scorso la sua prima produzione a fumetti, “Nerd in
Action” per Tora Edizioni.
“Star Shock”, con
i suoi impressionanti numeri – oltre 450mila follower su
TikTok, oltre 250mila su YouTube e oltre
100mila su Instagram – rappresenta un punto di
riferimento nello slice of life dedicato al mondo del
fumetto dell’entertainment nerd in Italia. Una
community che accoglie un pubblico di età tra i 6 e i 25
anni e che affluisce settimanalmente nei negozi di via
di Ripetta e via degli Scipioni a Roma per vivere
l’esperienza Star Shock in prima persona e acquistare le
ultime novità del mondo fumettistico.
Il team di “Star
Shock” è stato presente a Lucca
Comics & Games, dove ha presentato la sua nuova
identità con un albo a fumetti inedito e omaggio.
Ma chi sono i volti
dietro Star Shock?
DAV: Il fondatore
e colonna portante delle due fumetterie, con una passione smisurata
per la comunicazione e i social media. Dal suo genio nascono i
video che ogni giorno catturano l’attenzione di migliaia di
appassionati.
GIULS: La regina
del dispetto, con una passione che spazia dai manga ai comics, e
con una fanbase che la adora su TikTok e Instagram.
E poi MARIO, SILVIO,
CLOUD, LAURA, ALESSANDRO e i personaggi che interpretano: la
“Nana Diabolica”, “Luigino”, “Leopoldina”, lo “Stalker”, e tanti
altri fino ad arrivare alla nemesi suprema di Star Shock “Il
Turista Straniero”, il mitico “Do You Have Manga in English?”. Ogni
membro ha una storia unica e un legame profondo con il mondo dei
fumetti, dai comics al manga, dall’amore per la storia alla
passione per Dungeons & Dragons, Magic, la musica e i viaggi.
Il futuro si preannuncia
radioso per Star Shock. Con questa nuova identità e la sua presenza
costante sui social e nelle principali fiere italiane, il team si
apre a nuove collaborazioni e riserva tante sorprese per i prossimi
mesi.
Il remake dell’omonimo
film esce in Italia. Il remake
di Stanno tutti bene, film del 1990 di
Giuseppe Tornatore, della cui storia si sono
innamorati il produttore Gianni Nunnari
(Shutter Island, The Departed) e il regista Kirk
Jones (Svegliati Ned) con Robert De Niro nella parte che fu di
Mastroianni, esce nelle sale questo weekend. Dell’originale
mantiene la storia che si sviluppa attorno ad un padre che cerca di
mantenere unita e forse un po’ sotto controllo, la sua
famiglia.
In Stanno tutti
bene Frank ha quattro figli, ha lavorato tutta la vita
ricoprendo cavi telefonici di pvc per garantire loro un’adeguata
educazione che gli permettesse di avere successo nella vita. Ora è
in pensione ed è diventato vedovo da poco, si ritrova con un nuovo
ruolo: quello di padre, una novità sia per lui che per i suoi
figli. Questi, sembrano avere assolto a tutte le aspettative
paterne, hanno tutti famiglia e/o carriera, e sembrano tutti essere
felici. Il dubbio che i legami con i suoi figli si stiano sfaldando
gli viene quando tutti e quattro non si presentano ad un barbecue
da lui organizzato nei minimi particolari.
Stanno tutti bene, il remake
Decide quindi di partire per andare
a fare una sorpresa e visitare ognuno di loro, e anche capire come
se la passano. I figli (interpretati da un cast notevole:
Drew Barrymore,
Sam Rockwell,
Kate Beckinsale) abitano in quattro punti diversi
degli Stati Uniti e quindi Frank si imbarcherà in un vero e proprio
viaggio on the road, visto che, non potendo prendere l’aereo per
questioni di salute, attraverserà la nazione in autobus, i mitici
Greyhound, in treno, alla fine scoprirà che forse i suoi figli non
sono stati esattamente sinceri con lui. Sono quindi due i temi che
vengono sviluppati da questo film: la famiglia, evidentemente, e il
sogno americano, che premia chi si impegna di più promettendogli di
avere o di far avere ai suoi figli un futuro migliore.
Ma questo secondo paradigma
scricchiola già dall’inizio, visto che Frank ha dedicato una vita
intera al suo lavoro, perdendo completamente la confidenza e il
rapporto con i propri figli, dei quali ha un’immagine ancora legata
all’infanzia, questo non gli permette di accettare che la vita li
abbia portati in un’altra direzione rispetto a quella che aveva
previsto e che, oltre che i successi, questi abbiano potuto anche
affrontare problemi o imprevisti. Oltretutto, l’esposizione per
diversi anni al PVC gli ha regalato una malattia ai polmoni, che lo
obbliga a prendere medicine ogni giorno.
Frank però è permeato da un innato
ottimismo, anche alimentato dal duro lavoro della moglie che ha
sempre un po’ modificato la realtà, facendogli credere che non ci
fossero problemi. E’una bella metafora il fatto che, nel momento in
cui Frank decide di partire, l’inquadratura insista su di lui che
controlla che la casa sia perfettamente chiusa, come ad assicurarsi
che la sua vita sia al riparo, lo è altrettanto un secondo momento,
che segna il momento di cambiamento del personaggio, che, preso
dallo sconforto telefona a casa sua, dove risponde la segreteria
con la voce della moglie defunta.
La base per il melodramma è quindi
molto forte, anche se il regista Kirk Jones, che
ha avuto altre esperienze con commedie surreali come
Svegliati Ned o il fantasy per bambini di
Nanny MacPhee, non vuole mai sbilanciarsi verso il
dramma vero, Stanno tutti bene sembra quindi un
po’ falsato da un finto ottimismo, come quello che si costringono
ad avere nonostante tutti gli eventi, i componenti della famiglia
di Frank e lui stesso. Sulle spalle di De Niro poggiano sia i
momenti comici, aiutato dalla solita perfetta tempistica del corpo
e dell’espressione, sia quelli tragici, quando finalmente a fine
viaggio si rende conto che non tutto è come si aspettava. L’intero
cast sembra bilanciato e affiatato forse perché, come rivela
Drew Barrymore, sono state fatte diverse letture
della sceneggiatura in cui tutti gli attori si sono ritrovati
insieme, sfruttando del tempo per creare sintonia.
Nell’insieme, una posizione un po’
più decisa sugli eventi drammatici che caratterizzano il film
avrebbe giovato alla storia; Frank ha due momenti in cui potrebbe
avere una rivelazione sulla realtà delle cose: nel momento in cui
non trova il primo figlio e poi quando viene assalito da un ragazzo
a cui aveva appena dato del denaro. Da questi due punti il
personaggio inizia a cambiare, potrebbe, forse avrebbe dovuto avere
un trauma, e da quello iniziare a ricostruire con la coscienza che
non tutto è perfetto, anzi, forse è l’imperfezione che rende
normale la vita. Il dramma vero viene però sempre represso, un po’
come si fa in famiglia per far finta che tutti stiano bene.
Il
canto del cigno di Stan Laurel e Oliver Hardy, meglio noti come
Stanlio e
Ollio, diventa nel film di John S.
Baird l’occasione per riflettere sul tramonto di
un’epoca e l’opportunità di scavare nel lato umano della fine di un
matrimonio artistico. Nel 1937, all’apice del loro successo sotto
la direzione di Hal Roach, il duo comico si separa e
sedici anni più tardi – dopo aver smesso con il cinema –
intraprende una tournée in Gran Bretagna e Irlanda; i teatri sono
spesso semivuoti, le tv fanno restare le persone a casa e il mondo
intorno a loro sta cambiando. Tranne l’affetto del pubblico,
“rinato” proprio ad un passo dal loro ultimo saluto alle
scene.
Questo
preludio alla vecchiaia (che inizialmente rifiutano, aggrappati
all’illusione di vedere realizzato il loro nuovo film su Robin
Hood) è un momento chiave della vita di ognuno, ovvero quella
presa di coscienza che include l’accettazione della fine e assume i
contorni di una malinconica ballata romantica; lo sa bene Baird,
bravo nel dare alla pellicola il tono serio che meritava ma anche
il gioco, la purezza e l’innocenza, perché si sa che al tramonto
delle nostre vite torniamo bambini e guardiamo le cose del mondo
come la prima volta.
Straordinari Steve Coogan e John C. Reilly, tanto bravi a restituire
perfettamente la mimica di Laurel e Hardy, quanto efficaci nel
comunicare l’importanza del fattore umano, di ciò che rende
“persone” celebrità conosciute da tutti, della tristezza che si
cela dietro la figura del comico (più evidente quando è vicino al
pensionamento). Allo stesso modo il film riesce a creare un
bellissimo contrappunto con le due mogli, interpretate da
Nina Arianda e Shirley Henderson,
che sullo schermo – ironia della sorte – hanno i numeri più
divertenti.La sceneggiatura frizzante e
mai patetica di Jeff Pope (premio Bafta per
Philomena), unita alla regia discreta di Baird
fanno di Stanlio e Ollio un’inaspettata e
agrodolce commedia come se ne realizzano poche, deliziosa quando
rende omaggio al duo comico slapstick, audace perché
decide di confrontarsi con delle icone ritenute ancora
intoccabili.
Presentato poche settimane fa in
anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2018, Stanlio e Ollio
è il film diretto da Jon S. Baird che
vede John C. Reilly e Steve
Coogan nei panni del celebre duo comico.
Straordinari gli attori, tanto bravi a restituire
perfettamente la mimica di Laurel e Hardy, quanto efficaci nel
comunicare l’importanza del fattore umano, di ciò che rende
“persone” celebrità conosciute da tutti, della tristezza che si
cela dietro la figura del comico (più evidente quando è vicino al
pensionamento). Allo stesso modo il film riesce a creare un
bellissimo contrappunto con le due mogli, interpretate
da Nina Arianda e Shirley
Henderson, che sullo schermo – ironia della sorte – hanno
i numeri più divertenti.
Il film si concentrerà sull’ultima
parte dell’attività lavorativa di Lauren e Hardy, ed è descritto
come un racconto di un’amicizia sincera, “che scalda il cuore”. Il
film è ambientato nel 1953, durante il viaggio in Gran Bretagna e
Irlanda, durante il quale la salute di Hardy cominciò a cedere. Nel
film ci sarà spazio per l’amicizia, per la vita privata
con Shirley
Henderson e Nina
Arianda che interpreteranno rispettivamente Lucielle
e Ida. Il centro emotivo del film sarà il tour live che ha permesso
ai due di riconciliarsi con i fan che li avevano amati da
subito.
Il duo comico formato
da Stan Lauren e Oliver
Hardy è stato per entrambi il periodo di maggiore
successo in carriera, visto che entrambi avevano già lavorato in
numerose produzioni prima di incontrarsi e fare coppia. Stanlio e
Ollio (in inglese Laurel & Hardy) rappresentavano la comicità nella
quotidianità e in breve sono diventati esponenti di spicco della
slapstcik comedy. Come dichiarò lo stesso Hardy: “Il mondo
è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno:
c’è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo
che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo
sa.”
Arriverà in sala il 1° maggio 2019,
distribuito da Lukcy Red, Stanlio e
Ollio, il film diretto da Jon S.
Baird con Steve
Coogan e John C.
Reilly che celebra il profondo legame che ha
unito per tutta la vita il duo comico più amato al mondo.
Ecco di seguito un video per
celebrare l’arrivo del film e che mette a confronto gli originali
comici, maestri della slapstick, e i due attori che li
interpreteranno sullo schermo:
Presentato alla Festa del
cinema di Roma, accolto con un’ovazione del pubblico e
molto apprezzato dalla critica, Stanlio & Ollio di
Jon S. Baird interpretato da Steve
Coogan e John C. Reilly (candidato al
Golden Globe e all’Oscar come miglior attore protagonista) celebra
il profondo legame che ha unito per tutta la vita il duo comico più
amato al mondo.
Scritto da Jeff
Pope, sceneggiatore di Philomena, Stanlio &
Ollio racconta molto più del sodalizio artistico di due icone
della comicità. Linfa del film è la storia di due grandi amici che
hanno vissuto insieme qualcosa di molto speciale riuscendo a
creare, in più di 30 anni di carriera, una vera e propria magia per
cui ancora oggi sono apprezzati da un pubblico di tutte le età.
Un omaggio che mette in luce la
personalità dei due uomini fino a svelare il segreto del loro
immenso e imperituro successo: l’essersi voluti molto bene.
Nella storia del cinema ci sono
tante coppie di interpreti che hanno trovato fortuna proprio grazie
al loro lavoro di squadra. Occorre avere molto carisma e tanta
chimica interpersonale per potersi affermare in questo ambito, e
pochi ci sono riusciti tanto quanto Stan Laurel e
Oliver Hardy. I due comici, in Italia noti come
Stanlio e Ollio, sono infatti una delle coppie cinematografiche
ancora oggi più celebri di sempre, che hanno dato vita a
innumerevoli film capaci di rivoluzionare la commedia con gag e
situazioni paradossali sempre originali e brillanti. La loro storia
è ora stata raccontata nel film biografico Stanlio &
Ollio.
Questa pellicola del 2018, diretta
da Jon S. Baird, è più precisamente basata sui
loro ultimi anni di attività come anche sui dettagli dell’amicizia
che univa i due. Tutto ciò sullo sfondo di una tournée nel Regno
Unito, intervallata dai loro tentativi di realizzare un nuovo film
insieme. Da tempo Hollywood cercava di rendere loro omaggio con un
film che ne raccontasse il genio, i momenti migliori ma anche
quelli più difficili. Per la sua sceneggiatura, Jeff
Pope si è basato sul libro Laurel & Hardy – The
British Tours, che ripercorre proprio quel celebre viaggio
compiuto dai due comici, consapevoli di essere al termine delle
loro carriere.
Apprezzato da critica e pubblico, e
vincitore di diversi riconoscimenti, Stanlio & Ollio è un
ottimo modo per riscoprire il talento di una coppia immortale, che
ancora oggi emoziona e diverte con intelligenza. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Stanlio & Ollio: la trama del film
La vicenda del film si svolge nel
1953, quando Stan Laurel e Oliver
Hardy si ritrovano ben sedici anni dopo i loro massimi
successi a Hollywood. I due, ora invecchiati e con diversi problemi
di salute, decidono di riunirsi per un’ultima torunée in
Inghilterra. Lungo il loro percorso, tuttavia, dovranno
confrontarsi con il cambiare dei tempi, dei gusti e delle emozioni.
A minare il loro nuovo successo, però, ci saranno proprio le
incomprensioni tra i due, le delusioni e la paura dell’insuccesso.
Per Laurel e Hardy, il tour diventerà dunque un’occasione per
trascorrere del tempo insieme al di fuori delle esibizioni e
scoprire lati inesplorati l’uno dell’altro.
Stanlio & Ollio: la vera storia dietro al film
La storia del film differisce in
parte dagli eventi realmente svoltisi. A partire dall’ottobre 1953,
Laurel e Hardy trascorsero effettivamente otto mesi in tournée.
Arrivati a Cobh in Irlanda il 9 settembre 1953 e sbarcati dalle SS
America, ricevettero un caloroso benvenuto, come viene mostrato
nella scena finale del film. Dopo la loro serata di apertura al
Palace Theatre di Plymouth il 17 maggio 1954, Hardy ebbe un lieve
infarto. Egli ha poi soggiornato al Grand Hotel di Plymouth durante
il recupero. La coppia è dunque tornata negli Stati Uniti il 2
giugno. Il resto del tour fu cancellato e Laurel e Hardy non si
esibirono mai più insieme sul palco. Non c’è mai stato un piano per
continuare il tour senza Hardy, poiché Laurel si sarebbe rifiutato
di lavorare con chiunque altro.
Stanlio & Ollio: il cast del film
Per interpretare il celebre duo
comico, una responsabilità non da poco, regista e sceneggiatore
pensarono da subito agli attori SteveCoogan e John C. Reilly,
rispettivamente come Stan Laurel e Oliver Hardy. Durante le
riprese, Coogan e Reilly hanno dovuto imparare, guardare, provare a
fare la famosa danza del duo di Way Out West e persino
recitare gli errori che la famosa coppia ha effettivamente commesso
durante le riprese. I due attori si sono infatti documentati molto
sulla coppia comica, cercando di offrirne un’interpretazione
sincera e non imitativa. Coogan, inoltre, indossa lenti blu al fine
di avere lo stesso colore degli occhi di Laurel.
Reilly, invece, ha dovuto prendere
numerosi chili per poter arrivare ad una stazza simile a quella di
Hardy. Perdere questi a film finito fu poi un processo lunghissimo
e molto complesso, che spinse l’attore a giurare di non farlo mai
più. Egli, inoltre, porta un pesante trucco per tutto il film che
gli permette di assomigliare di più al vero Hardy. Nel film è poi
presente l’attore Danny Huston nei panni del
celebre produttore Hal Roach, con cui la coppia ha avuto diversi
contrasti. Shirley Henderson e Nina
Arianda interpretano invece Lucille Hardy e Ida Kitaeva
Laurel. Richard Cant interpreta infine l’attore
Harry Langdon, altro noto interprete del cinema muto.
Stanlio & Ollio: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È comunque possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Stanlio &
Ollio è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV,Chili, Google Play, Apple
iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 9
ottobre alle ore 21:25 sul canale
Rai 1.
Ecco il trailer di Stanlio &
Ollio, il film diretto da Jon S.
Baird e con Steve Coogan e John
C. Reilly dal prossimo 1 maggio al cinema,
distribuito da Lucky Red.
Presentato alla Festa del
cinema di Roma, accolto con un’ovazione del pubblico e
molto apprezzato dalla critica, Stanlio & Ollio di
Jon S. Baird interpretato da Steve
Coogan e John C. Reilly (candidato al
Golden Globe e all’Oscar come miglior attore protagonista) celebra
il profondo legame che ha unito per tutta la vita il duo comico più
amato al mondo.
Scritto da Jeff
Pope, sceneggiatore di Philomena, Stanlio &
Ollio racconta molto più del sodalizio artistico di due icone
della comicità. Linfa del film è la storia di due grandi amici che
hanno vissuto insieme qualcosa di molto speciale riuscendo a
creare, in più di 30 anni di carriera, una vera e propria magia per
cui ancora oggi sono apprezzati da un pubblico di tutte le età.
Un omaggio che mette in luce la
personalità dei due uomini fino a svelare il segreto del loro
immenso e imperituro successo: l’essersi voluti molto bene.
Uno tra i volti più ricorrenti nel
panorama hollywoodiano è quello di Stanley Tucci,
attore che nella sua carriera ha dimostrato di poter passare con
abilità da un ruolo comico a personaggi complessi, cupi, talvolta
mostruosi. Nel corso degli anni ha partecipato ad alcuni tra i più
celebri film del panorama statunitense, ottenendo di volta in volta
le lodi di critica e pubblico. Ecco 10 cose che non sai di
Stanley Tucci.
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera Tucci
non ha mancato di recitare anche per il piccolo schermo, comparendo
in alcuni episodi di serie come Oltre la legge –
L’informatore (1988-1989), Murder One (1995-1996),
3 libbre (2006), E.R. – Medici in prima linea
(2007-2008) e Fortitude (2015). Nel 2017 si è invece fatto
apprezzare per il ruolo di Jack Warner nella miniserie
Feud. Nel 2019 è stato invece tra i protagonisti di
Limetown.
8. È anche regista e
sceneggiatore. Negli anni Tucci ha dimostrato di non
essere interessato soltanto alla recitazione, compiendo infatti il
grande passo dietro la macchina da presa. Nel 1996 esordisce così
alla regia del film Big Night, da lui anche scritto.
Successivamente dirige Gli imbroglioni (1998), Il
segreto di Joe Gould (2000), Blind Date (2007) e il
recente Final Portrait –
L’arte di essere amici (2017), dove dirige l’attore
Armie
Hammer.
Stanley Tucci: chi è sua
moglie
7. È stato sposato.
Nel 1995 l’attore ha sposato Kathryn Louise Spath,
da cui ebbe due gemelli nati nel 2000, e una figlia nata nel 2002.
La coppia, tuttavia, annuncia la separazione nel 2003. Decidono
però di riconciliarsi, tornando insieme nel 2005, e rimanendo uniti
fino al 2009, anno in cui la donna viene a mancare per via di un
tumore.
6. Ha una nuova
moglie. Nel 2011 l’attore annuncia il fidanzamento con
Felicity Blunt, agente letterario e nota per essere la sorella
dell’attrice Emily
Blunt. I due si sposano l’anno successivo, dando poi
alla luce due figli, nati rispettivamente nel 2015 e nel 2018.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Stanley Tucci in Amabili resti
5. Si è trasformato il più
possibile. Dovendo interpretare il ruolo di un pedofilo
nel film Amabili resti, l’attore decise di camuffarsi il
più possibile poiché si sentiva a disagio all’idea di essere
associato a tale personaggio. Per questo motivo ha infatti
indossato dei denti finti, delle lenti a contatto azzurre, dei
baffi finti, delle imbottiture per apparire più corpulento e degli
occhiali da vista.
4. È stato nominato
all’Oscar. L’attore è risultato particolarmente credibile
e spaventoso nel suo ruolo, tanto da conquistare immediatamente le
lodi della critica, che ha indicato la sua come una delle
performance migliori dell’anno. Tucci ricevette infatti numerose
nomination a importanti premi nel corso della stagione, arrivando
poi a guadagnare la sua prima candidatura come miglior attore non
protagonista ai premi Oscar.
Stanley Tucci in Hunger Games
3. Ha avuto un ruolo chiave
nella saga. L’attore è presente in tutti e quattro i film
di Hunger Games, ricoprendo il ruolo di Caesar Flickerman,
il presentatore dei tributi e delle notizie sui giochi che danno il
titolo ai film. Sebbene egli appaia gentile, si rivela in realtà
essere un uomo presuntuoso, cinico ed egoista, dimostrando un
completo disinteresse nei confronti dei partecipanti al gioco.
Stanley Tucci e BoJack
Horseman
2. Ha partecipato al
doppiaggio della serie animata. Negli anni Tucci si è
affermato anche in qualità di doppiatore, ed è ricordato in
particolare per aver prestato la voce al personaggio di Herb Kazzaz
nella serie animata NetflixBoJack Horseman. Questi fa la sua
comparsa nel quinto episodio della prima stagione, apparendo poi
sporadicamente più volte anche nelle stagioni successive. Si tratta
del migliore amico umano di BoJack, prima che questi lo tradì
lasciando che venisse licenziato dal network dove
collaboravano.
Stanley Tucci: età e altezza
1. Stanley Tucci è nato a
Peekskill, New York, Stati Uniti, l’11 novembre 1960.
L’attore è alto complessivamente 172 centimetri.
Mentre Simon West e Jason
Statham sono in attesa di iniziare le riprese del nuovo atteso
remake di Heat, capolavoro di crime-action del 1986
con Burt Reynolds, è giunta da poco la notizia che
Stanley Tucci avrebbe firmato per entrare nel cast che già
comprende nomi si spicco come quelli di Anne Heche, Cedric The
Entertainer, Hope Davis e Milo Ventimiglia. Basandosi
sul canovaccio del film originale, tratto dal romanzo di William
Goldman (nuovamente chiamato a collaborare alla sceneggiatura),
Heat segue le vicende di un uomo (Statham), ex
giocatore d’azzardo, impegnato nel tentativo di uscire dal mondo
che quasi lo ha distrutto.
Il suo lavoro consiste ora
nell’offrire protezione a giocatori facoltosi, preferendo i suoi
pugni alle più comuni armi, ma quando un amico viene ucciso da un
boss mafioso, il nostro eroe giura una sanguinosa vendetta. E
diciamoci la verità; Statham è abituato a quanto genere di cose.
L’attore, oltre ad essere impegnato come protagonista, figura anche
come produttore associato. Mentre le riprese dovrebbero avere luogo
a breve a New Orleans e Las Vegas, ricordiamo che nel cast figurano
anche Sofia Vergara, Michael Angarano e Dominik
Garcia-Lorido. In un primo momento la regia era stata affidata
nientemeno che al maestro Brian De Palma, ma dopo la sua
rinuncia al progetto, ora il regista è tornato come collaboratore e
consulente. Peccato!
Proprio in questi giorni a Las
Vegas si sta svolgendo il CinemaCon, la versione cinematografica
del ComiCon. Riservata agli esercenti cinematografici in cui
vengono presentati in anteprima trailer e materiale promozionale
vario nonché incontri di presentazione dei film più importanti
della prossima stagione, proprio in questa occasione, durante
l’incontro della Paramount Pictures, Michael
Bay ha annunciato che nel suo
prossimo Transformers
4troveremo
un’interessantenew-entry: Stanley
Tucci.
Stanley Tucci già
visto per esempio in Percy Jackson e gli Dei
dell’Olimpo e più recentemente nel primo capito di
Hunger Games, nel quarto capitolo della
fortunata saga robotica dividerà lo schermo con
Mark Wahlberg, il giovane attore
irlandese Jack Reynor e
poi Nicola Peltz. Inoltre proprio durante
un’intervista rilasciata al sito Collider,
Michael Bay ha annunciato che il film, girato in
IMAX, sarà qualcosa di grandioso. Aspettiamo allora con ansia il 27
giugno 2014.
Attualmente sugli schermi nel ruolo
di Caesar Flickerman in The Hunger Games, Stanley Tucci farà presto
da ‘mentore’ ad Emma Watson sul set di Your Voice In My Head.
La Watson ritroverà sul set David
Yates, regista di quattro film della saga di Harry Potter, e
interpreterà il ruolo di un’aspirante suicida dopo ila fine di una
relazione con un noto giornalista. La protagonista sarà aiutata da
un psichiatra (Tucci) il quale ha la sua bella dose di problemi,
visto che è un malato terminale. La Warner appare intenzionata a
puntare fortemente sul film, che viene considerato un potenziale
candidato agli Oscar.
Tucci nel frattempo ha finito di
lavora su Jack The Giant Killer, che uscirà il prossimo anno, nel
quale Tucci sarà sul grande schermo con il remake di Gambit firmato
da Michael Hoffman e nel thriller The Company You Keep, per la
regia di Robert Redford.
I Marvel Studios hanno comunicato che
l’attore candidato agli Oscar Stanley Tucci (Amabili Resti,
Il Diavolo Veste Prada) è entrato nel cast di Captain America: The
First Avenger, che Joe Johnston girerà a breve in Inghilterra.
I film di Stanley
Kubrick non smettono di suscitare nei fan la voglia di
omaggiare il grande lavoro del regista Newyorkese e londinese
d’adozione. Ebbene oggi un supercut intenso arriva da Jorge
Luengo Ruiz.
Stanley Kubrick è stato un
regista, sceneggiatore e produttore cinematografico
statunitensenaturalizzato britannico.
Considerato tra i maggiori cineasti
della storia del cinema, è stato anche direttore della fotografia,
montatore, scenografo, creatore di effetti speciali,scrittore e
fotografo. Le sue opere sono considerate dal critico
cinematografico Michel Ciment “tra i più importanti contributi alla
cinematografia mondiale del ventesimo secolo”.
Stanley
Kubrick
È conosciuto per aver affrontato
con grande successo di critica e pubblico un ampio numero di
generi cinematografici: il noir con Il bacio dell’assassino,
il thriller con Rapina a mano armata, il peplum con
Spartacus, la satira politica con Il dottor
Stranamore, la commedia nera con Lolita, lafantascienza
in 2001: Odissea nello spazio, la fantascienza sociologica
in Arancia meccanica, il genere storico in Barry
Lyndon, l’horror con Shining, il genere guerra con
Paura e desiderio,Full Metal Jacket e Orizzonti di
gloria, il dramma psicologico in Eyes Wide Shut.
A quasi vent’anni dalla sua
scomparsa, Stanley Kubrick “rivive” grazie alla
sceneggiatura ritrovata di Burning Secret,
progetto mai realizzato dal regista americano e tratto dal romanzo
di Stefan Zweig su un adattamento scritto insieme
a Calder Willingham nel 1956.
Lo script, come riporta The
Guardian, è stato scovato da Nathan Abrams, docente di cinema
alla Bangor University, e contiene oltre cento pagine che
potrebbero facilmente essere tradotte in un film per il grande
schermo nel caso qualche filmaker fosse interessato.
“Gli
appassionati del cinema di Kubrick sanno che voleva realizzare
questo progetto, tuttavia nessuno pensava fosse completato. Ora ne
abbiamo la prova concreta“, ha dichiarato Abrams. “Sembra
la versione opposta di Lolita, dove il personaggio principale fa
amicizia con il figlio per arrivare alla madre e credo che con il
codice di produzione del 1956 sarebbe stato complicato da
realizzare.“
Un progetto incompiuto di Stanley Kubrick entrerà presto in produzione,
a circa due decenni di distanza dalla morte del celebre regista,
avvenuta nel marzo del 1999. Kubrick è considerato uno dei più
grandi registi della storia, autore di classici immortali come
2001: Odissea nello spazio,
Arancia meccanica e
Shining. Con una carriera lunga quasi mezzo secolo,
Kubrick è noto per la meticolosa attenzione ai dettagli e per le
produzioni lunghe e rigorose. In vita, ha realizzato un totale di
13 lungometraggi, prendendosi lunghe pause dopo il completamento di
ogni film.
Ora, secondo quanto riportato da
Variety, Kubrick tornerà nuovamente alla ribalta, poiché una
delle sue sceneggiature archiviate, co-scritta insieme a
Jim Thompson, sarà ufficialmente adattata in un
lungometraggio. Kubrick aveva collaborato con Thompson durante gli
inizi della sua carriera, a pellicole quali con Rapina a mano
armata, Orizzonti di gloria e Spartacus. Il progetto
in questione è un thriller noir dal titolo Lunatic at
Large: i diritti sono stati opzionati dai produttori Bruce
Hendricks e Galen Walker. La produzione del film inizierà in
autunno. I dettagli sulla trama e sugli altri membri coinvolti non
sono ancora stati rivelati.
Kubrick ha lasciato molti progetti
incompiuti al momento della sua morte, incluso il film di
fantascienza A.I. Intelligenza artificiale,
che Steven
Spielberg ha in qualche modo “riscoperto” e
portato sullo schermo nel 2001. Nel corso degli anni, molti
produttori hanno anche tentato di far risorgere dalle ceneri la sua
epopea storica dedicata alla vita di Napoleone, senza però mai
riuscirci. I produttori Hendricks e Walker hanno entrambi alle
spalle decenni di esperienza nell’industria cinematografica, quindi
il progetto è decisamente in buone mani. Tuttavia, essere
all’altezza degli ambiziosi standard di Kubrick sarà senza dubbio
un’ardua impresa…
Nel 1956
Stanley Kubrick scrisse una sceneggiatura per un
film drammatico sulla Guerra Civile dal titolo The
Downslope. Il film non fu mai realizzato, ma la
sceneggiatura è ancora desiderosa di farsi conoscere. Al suo
richiamo ha risposto Marc Foster
(World War z) che sta sviluppando il
progetto in una trilogia.
Il film sarà prodotto da
Lauren Selig, Barry Levine e Reneé
Wolfe.
Il progetto ha il pieno supporto
della famiglia Kubrick. Il leggendario regista scrisse la
sceneggiatura in seguito alla pubblicazione di Fear and Desire e
prima di Sentieri di Gloria. Entrambi i film erano schierati contro
la guerra.
The
Downslope si concentra su una serie di battaglie
della Guerra Civile nella Shenandoah Valley tra il generale
dell’Unione George Armstrong Custer e il colonnello dei confederati
John Singleton Mosby, noto come il Fantasma Grigio. La sua
cavalleria, i Mosby’s Rangers, indebolivano i nemici in una serie
di raid mirati che creò un circolo di vendetta tra i due
capitani.
Kubrick sviluppò la storia con lo
storico Shelby Foote e passò anni a studiare e scrivere la storia.
Adesso i suoi sforzi potranno vedere la luce.
Grazie ad una nuova ricerca è emerso
che Stanley Kubrick avrebbe voluto realizzare un
adattamento de Il dottor Živago insieme a
Kirk Douglas. Grazie a classici immortali come
Orizzonti di gloria, Il dottor Stranamore,
2001: Odissea nello spazio e
Arancia meccanica, Kubrick è universalmente riconosciuto
come uno dei più grandi registi della storia del cinema.
Sebbene la filmografia di Kubrick
includa più opere considerate dei veri e propri capolavori, il
regista non è stato tra i più prolifici della sua generazione,
avendo realizzato soltanto 13 lungometraggi in 46 anni di carriera.
Naturalmente, Kubrick aveva intenzione di girare molti più film di
quelli che alla fine ha realizzato, incluso un film sulla vita di
Napoleone per cui portò anche a termine numerose ricerche. Ad un
certo punto, Kubrick aveva anche pianificato di dirigere un
adattamento del libro “Supertoys Last All Summer Long”, un progetto
che è poi arrivato nelle mani Steven Spielberg e che alla fine è diventato
A.I. – Intelligenza artificiale, uscito nel 2001.
Come rivelato dallo storico del
cinema James Fenwick, l’elenco dei film non realizzati di Kubrick
includeva anche quello che sarebbe stato un adattamento di uno dei
più grandi romanzi del XX secolo, ossia Il dottor
Živago di Boris Pasternak.
The Guardian riferisce della scoperta da parte di Fenwick di
una lettera di Kubrick a Pasternak, in cui il regista informava
l’autore della sua intenzione di acquistare i diritti del suo
libro, pubblicato nel 1957 dopo essere stato contrabbandato fuori
dall’Unione Sovietica. Fenwick ha anche portato alla luce
un’altra sorprendente rivelazione: il leggendario Kirk Douglas voleva i diritti per realizzare
lo stesso Zivago con l’intenzione di girare il film in Unione
Sovietica (una mossa che all’epoca sarebbe stata senza
precedenti).
Il dottor Živago: dall’idea di
Stanley Kubrick al capolavoro di David Lean
Evidentemente, Kubrick voleva che il
suo Dottor Živago fosse un film di prestigio che potesse spingere
ancora di più la sua carriera. Fenwick cita i taccuini del regista,
nei quali si legge: “Il momento preciso di assoluto successo
per un regista è quando gli viene concesso di girare un grande
classico della letteratura di oltre 600 pagine, che non comprende
molto bene e che è comunque impossibile da adattare a causa della
complessità della trama o l’inafferrabilità della sua forma o
contenuto.”
Come saprà certamente ogni cinefilo
che si rispetti, alla fine Kubrick e Douglas non sono riusciti ad
assicurarsi i diritti del Dottor Živago, che alla fine è stato
adattato da David Lean nell’omonimo film con
Omar Sharif e Julie Christie. Il
film di Lean, uscito nel 1965, è stato nominato per 10 Oscar,
vincendone cinque, incluso uno per la memorabile colonna sonora di
Maurice Jarre.
A 15 anni dalla sua
morte il mondo del cinema rende omaggio a Stanley
Kubrick. E lo fa nel luogo che il genio della cinepresa ha
odiato più di ogni altro durante la sua vita (non solo artistica):
Hollywood.
Candidato 13 volte al Premio Oscar e
vincitore del Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia,
Kubrick, uno dei più grandi registi di sempre, vive ancora. Agli
studi della Warner Bros. di Los Angeles il suo ricordo è vivo
grazie alle parole di alcuni degli attori che sotto le sue mani
sono diventati grandi. In alcuni casi grandissimi. L’occasione è la
presentazione di un cofanetto blu-ray con le opere del grande
regista scomparso e dell’anteprima mondiale del documentario
Kubrick Remembered, di Gary Khammar.
Malcolm McDowell, il mitico capo drugo Alex di
Arancia Meccanica racconta come Kubrick lo coinvolse nel
famosissimo film: “Entrò nel piccolo alloggio dove abitavo,
chiuse la porta a chiave, mi lanciò un libro e disse: ‘Quando hai
finito di leggerlo chiamami’. Quel libro si intitolava ‘A Clockwork
Orange’, e mi avrebbe cambiato la vita per sempre”.
Oltre a McDowell, a ricordare il
regista c’era Ryan O’Neal, protagonista di Barry
Lyndon:“Quando mi chiedono se il film mi è piaciuto,
rispondo sempre con una smorfia. Andiamo! Dura tre ore ed è anche
un po’ “noiosetto”. Ciò non ha però impedito a O’Neal di chiamare
il figlio avuto con Farah Fawcett proprio Redmond, come il suo
personaggio nel film. Il fatto è che anche a lui Kubrick ha
cambiato la vita: “Era maniacale nella cura dei particolari, una
volta mi chiese per la sessantesima volta di rifare una scena e io
gli risposi che cosa avrei dovuto modificare: ‘Nulla,ne
voglio solo un’altra fatta esattamente nello stesso modo’.Leon Vitali era legato al regista da profonda
amicizia: oltre a interpretare il figliastro Lord Bullingdon in
Barry Lyndon e il Gerofante Rosso di
Eyes Wide Shut, fu suo assistente per ben
25 anni: “Definire Kubrick in una parola? Impossibile, ne uso
tre: forza della natura”.
Gary Khammar, il
regista del documentario “Kubrick Remembered” racconta il Kubrick
che nessuno conosce, quello privato, riservato, timido ma simpatico
al tempo stesso, grazie alle testimonianze e agli aneddoti
dell’ultima moglie, Christiane Kubrick, della
figlia Katharina e di tanti personaggi che con il regista del Bronx
hanno lavorato gomito a gomito: “Dei suoi film lui era
produttore, regista, direttore della fotografia, responsabile delle
luci e anche del suono, voleva avere sempre tutto sotto controllo.
Amava il talento e il talento amava lui. La più grande sorpresa che
emerge dal documentario? Scoprire quanto lui non fosse una persona
chiusa, anzi. Era molto aperto, un giocherellone, amava la
famiglia, i suoi animali domestici e gli amici. Solo non aveva
interesse nell’essere famoso, per questo aveva deciso di vivere in
Inghilterra, lontano dai riflettori e dalla vita frenetica di
Hollywood. Per questo non rilasciava mai interviste, una cosa che
la stampa inglese non gli perdono’ mai”.
A 15 anni dalla sua scomparsa sono
in molti a chiedersi se il cinema abbia trovato un degno erede di
Stanley Kubrick: “Steven Spielberg e Christopher Nolan possono assomigliarli in
qualche modo – afferma Khammar – Ma lui è su un altro livello. Per
molti sarà sempre il miglior regista di tutti i tempi”.
Nella settimana post Oscar 2014, il
web era un fermento di polemiche contro la scelta dell’Academy di
non premiare Leonardo DiCaprio, all’unanimità
considerato il migliore attore della sua generazione. Ebbene, molte
voci si sono alzate contro queste polemiche, dal momento che il
buon DiCaprio è in grande compagnia. Molti attori altrettanto bravi
non hanno mai vinto una statuetta, come Peter
O’Toole, morto con 8 nomination. Ma la faccenda si fa
ancora più grave se pensiamo ai registi che non hanno mai vinto un
premio Oscar per la regia. Tra Fellini, Chaplin, Welles e
Hitchcock, spicca però uno dei più grandi, se non il più grande in
assoluto, Stanley Kubrick, di cui oggi ricorre il
15esimo anniversario della morte, avvenuta a Londra il 7 marzo del
1999.
Dagli inizi negli anni ’50, fino al
suo ultimo film Eyes Wide Shut,
Stanley Kubrick non ha mai smesso di innovare,
sperimentare e creare, consegnando al mondo un cinema nuovo e
moderno, aperto ad infinite possibilità, e del quale tutti i
cineasti di oggi sono debitori. Kubrick ha regalato un saggio di
cinema in ogni suo approccio al mezzo, realizzando un perfetto
connubio tra arte e tecnica, e rivoluzionando tutti i generi che ha
affrontato: l’horror con Shining, il film
storico con Barry Lindon, lo sci-fi con
2001 Odissea nello spazio, il film a
carattero sociale con Arancia Meccanica,
il film di guerra con Full Metal
Jacket…
Stanley colpì l’Academy solo con gli
effetti speciali di 2001, film al quale i “professoroni” di
Hollywood non furono in grado di negare la statuetta, unica in una
carriera che è rimasta ineguagliata e che sempre e pre sempre
rimarrà un modello di arte, tecnica, scienza applicata al cinema e
inarrivabile bellezza e grazia in tutte le sue forme.
Ecco di seguito una galleria
fotografica per ricordarne il genio:
Uscirà il 15 Novembre 2011
l’attesa Edizione Blu-ray in edizione limitata dei film di maggior
successo del più importante regista del secolo scorso: Stanley
Kubrick. L’edizione si intitolerà: STANLEY
KUBRICK – UN REGISTA VISIONARIO.
Stand by Me – Ricordo di un’estate è
universalmente riconosciuto come uno dei film più riusciti della
carriera di Rob Reiner, ma anche come uno degli
adattamenti più belli tratti dalle opere di Stephen King. Uscito nel 1986,
Stand by Me è tratto dal racconto “Il corpo (The
Body)”, contenuto nella raccolta di novelle “Stagioni
diverse”. Per l’adattamento cinematografico vennero scelti
gli allora giovanissimi Wil Wheaton, River Phoenix, Corey
Feldman e Jerry O’Connell.
In una recente intervista con
Yahoo Entertainment, è stato proprio Wheaton a rivelare che la
sua interpretazione del piccolo Gordie – il protagonista della
storia – è stata influenzata dal delicatissimo rapporto con i suoi
genitori. Da bambino, Will Wheaton non era interessato alla
recitazione, ma pare sia stato costretto dalla madre, un’attrice
sfruttatrice e manipolatrice. In qualità di capro espiatorio della
famiglia, che viveva all’ombra di suo fratello, Wheaton ha anche
subito gravi abusi psicologici da parte del padre, un medico
specialista.
I parallelismi tra Wheaton e Gordie
sono difficili da cogliere per chi non conosce la storia pregressa
dell’attore, ma è sicuramente qualcosa che il regista Rob
Reiner ha colto quando ha scelto Wheaton per la parte.
“Non volevo fare l’attore quando ero bambino”, ha spiegato
l’attore, che all’epoca dell’uscita di
Stand by Me aveva 14 anni. “I miei genitori mi
hanno costretto a farlo, in particolare mia madre. Mia madre mi ha
insegnato ad andare nella sua agenzia e a dire all’agente che si
occupava dei bambini: ‘Voglio fare quello che fa la mamma’. E
grazie ad una combinazione di incredibili abusi emotivi da parte di
mio padre e di molteplici manipolazioni da parte di mia madre, alla
fine sono riuscito ad esprimere quello che vedete nel
film.”
“Quanto avevo vissuto mi ha dato
la possibilità di interpretare Gordie al meglio”, ha aggiunto.
“Perché l’esperienza di Gordie rifletteva molto la mia
esperienza. Siamo stati entrambi invisibili nelle nostre case.
Abbiamo entrambi un fratello che è considerato il figlio
prediletto. Siamo entrambi il capro espiatorio della famiglia.
Quando guardo Stand by Me adesso, non posso ignorare
quell’incredibile tristezza nei miei occhi. E non posso ignorare la
realtà che è stata quella tristezza, quell’isolamento che penso mi
abbia dato ciò di cui Gordie aveva bisogno per prendere vita. Penso
che Rob Reiner lo avesse capito.”
Stand By Me è uno di quei
film che ha rivoluzionato il mondo del cinema, diventando simbolo
della gioventù di allora, come per quella di adesso, e del cinema
degli anni ’80 in senso più generale.
Questo film, intitolato anche
Stand By Me – Ricordo di un’estate, è diventato un vero e
proprio cult, un punto di riferimenento per i prodotti audiovisivi
odierni. Adattamento cinematografico del racconto Il Corpo
di Stephen King, questo film rimarrà sempre
nell’immaginario collettivo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Stand By Me.
Stand By Me film
1. Per Stephen King questo
film è stato il miglior adattamento dei suoi libri. I
lavori di Stephen King sono spesso stati soggetti ad
adattamenti cinematografici e anche Stand By Me lo è in
quanto è stato tratto dal racconto Il corpo, appartenente
alla raccolta Stagioni diverse. Sembra che dopo una
proiezione privata del film, alla presenza anche del regista
Rob Reiner, King non si mise a parlare e uscì
dalla sala a fine film. Al suo ritorno, disse al regista che questo
era il miglior adattamento dei suoi racconti che avesse mai
visto.
2. Di questo film venne
cambiato il titolo. Il racconto sul quale il film di basa
è intitolato Il Corpo e, inizialmente, il film si sarebbe
dovuto chiamare così. In seguito, la Columbia Pictures decise di
ribattezzarlo Stand By Me perché pensava che Il
Corpo potesse essere un titolo fuorviante.
3. Sono stati usati dei
teleobiettivi appositi per la scena del treno. In
Stand By Me, la scena in cui Gordie e Vern stanno correndo
verso la macchina da presa con il treno alle spalle è stata
realizzata con i due attori all’estremità opposta rispetto al
treno. Infatti, la crew del film usò un teleobiettivo con delle
lenti che riuscissero comprimere l’immagine in maniera tale che il
treno sembrasse alle spalle dei ragazzi
Stand By Me frasi
4. Un film con frasi
diventate cult. Non sono molti i film che riescono a
rimanere nell’immaginario collettivo per diversi anni grazie anche
a delle frasi particolarmente incisive. Eppure, Stand By
Me è uno di questi. Ecco alcuni esempi:
Non ho mai più avuto amici come
quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha? (Gordie
adulto)
Non avevo ancora 13 anni la prima
volta che vidi un essere umano morto. Fu nell’estate del 1959,
molto tempo fa. Ma solo misurando il tempo in termini di anni.
(Gordie adulto)
È come se Dio ti avesse dato
qualcosa. Tutte quelle storie che ti vengono in mente… Dio ha
detto: “questa è roba tua, cerca di non sprecarla.” Ma i ragazzini
sprecano tutto, se non c’è qualcuno che li tiene d’occhio. E se i
tuoi vecchi sono troppo incasinati per farlo, dovrei farlo io,
forse! (Chris)
Un giorno tu diventerai un grande
scrittore, Gordie. Potrai anche scrivere di noi, se sarai a corto
di idee. (Chris)
Ragazzi, vi va di vedere un
cadavere? (Vern)
Io ci scommetto che se con te mi
metto ci rimetto! (Teddy, Chris, Vern)
Stand By Me streaming
5. Il film è disponibile su
diverse piattaforme streaming. Chi volesse vedere Stan
By Me – Ricordo di un’estate per la prima volta o volesse
rivederlo, è possibile farlo grazie alla sua presenza su diverse
piattaforme in streaming digitale, come Rakuten Tv, Chili e
iTunes.
Stand By Me canzone
6. La canzone di Ben E.
King ha avuto una nuova vita. Il successo del film ha
suscitato un rinnovato interesse per la canzone Stand By
Me presente nella colonna sonora e ispirando il titolo
definitivo del film. La versione di Ben E. King fu
originariamente pubblicata nel 1961 e poi venne ri-pubblicata in
seguito all’uscita del film. Questa nuova pubblicazione fece
arrivare la canzone al numero 9 della Top Ten dell’autunno
1986.
7. Michael Jackson voleva
fare una cover di Stand By Me. Nella colonna sonora del
film, la canzone Stand By Me è forse la più famosa,
realizzata da Ben E. King. Pare che Michael
Jackson volesse realizzare una cover della canzone per il
film e che Ron Reiner, pur restando in dubbio, preferì utilizzare
la canzone della sua versione originale.
Stand By Me cast
8. Corey Feldman ha provato
tanti diversi tipi di risata. Per realizzare una risata
vera, che sembrasse somigliare a quella descritta nella storia di
King, Corey Feldman e il regista Rob Reiner si
misero a provare ben 30 tipi di risate diversi, prima di decidere
quale potesse essere quella ottimale per il personaggio di Teddy
Duchamp.
9. River Phoenix aveva
ottenuto un altro ruolo. Quando venne preso dopo il
provino per far parte del film, River Phoenix venne scelto per il ruolo di
Gordie Lachance. Fu il regista Rob Reiner ad intervenire, pensando
che sarebbe stato meglio se avesse interpretato il personaggio di
Chris Chambers.
10. Il ruolo di Gordie
Lachance era uno dei più gettonati. Sebbene il ruolo di
Gordie sia andato a Will Wheaton, erano diversi
gli attori considerati per interpretare il personaggio. Tra questi,
vi erano i famosi
Sean Astin,
Stephen Dorff e Ethan Hawke.
Dopo il trailer del film che
riporta sul grande schermo una versione animata di Lupin
III (qui), ecco un altro
interessnte prodotto made in Japan in cui ritroviamo sul
grande schermo un personaggio molto amato dell’animazione
giapponese. Si tratta del gatto blu Doraemon, che torna in una
nuova avventura in animazione CGI 3D dal titolo
Stand By Me Doraemon.
Nel manga il gatto robot è
stato mandato da un bambino del futuro, ad aiutare quello che
diventerà suo nonno, Nobita, un bambino che vive nel presente. Ogni
giorno Doraemon, Nobita e altri bambini sono i protagonisti di una
serie di avventure, risolte o causate dai gadget contenuti della
tasca dimensionale di Doraemon.