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Wonder – White Bird: trailer del sequel di Wonder, dal 4 gennaio al cinema!

Notorious Pictures in collaborazione con Medusa Film ha diffuso il trailer del film Wonder – White Bird, l’atteso sequel del film di successo Wonder. Il trailer arriva nella giornata mondiale della gentilezza.

La magia di Wonder – il celebre libro poi divenuto film che ha dato vita al movimento “Choose Kind”, letteralmente, ‘Scegli la gentilezza’ – torna ad emozionarci con un nuovo capitolo tratto dalla graphic novel di R. J. Palacio: Wonder – White Bird, al cinema dal 4 gennaio.

Il film, diretto dall’acclamato regista di Neverland e Non così vicino Marc Forster e interpretato da Ariella Glaser, Orlando Schwerdt, Bryce Gheisar, Gillian Anderson ed Helen Mirren, è infatti lo spin-off del celebre film campione d’incassi Wonder (Stephen Chbosky, 2017).

Se nel film di Stephen Chbosky veniva raccontata la coinvolgente storia di August Pullman, detto Auggie che, nato con una rara malattia, si trovava ad affrontare il mondo della scuola per la prima volta, riuscendo a trovare il suo posto nel mondo e nel cuore dei compagni di scuola grazie alla sua travolgente gentilezza, in Wonder – White Bird ci si concentra sul bullo Julian.

Dopo essere stato espulso dalla sua vecchia scuola per come aveva trattato Auggie, Julian – interpretato dal giovane talento Bryce Gheisar – cerca con fatica di ambientarsi nel nuovo istituto. Vedendolo in difficoltà, sua nonna Sara (Helen Mirren) decide di raccontargli la dolorosa storia della sua infanzia. Di come lei, giovane ragazza ebrea (interpretata da Ariella Glaser) nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe, Julien (Orlando Schwerdt). Di come la sensibilità e il coraggio di questo ragazzo le abbiano salvato la vita. Ma, soprattutto, di quanto può essere forte il potere della gentilezza, tale da cambiare il mondo.

Esattamente come Wonder, anche Wonder – White Bird è una storia emozionante sul modo in cui, anche nelle circostanze più drammatiche, l’empatia per gli altri possa davvero fare la differenza nel mondo.

 
 

Wonder – White Bird, al cinema dal 4 gennaio

Wonder - White Bird

La magia di Wonder – il celebre libro poi divenuto film che ha dato vita al movimento “Choose Kind”, letteralmente, ‘Scegli la gentilezza’ – torna ad emozionarci con un nuovo capitolo tratto dalla graphic novel di R. J. Palacio: Wonder – White Bird, al cinema dal 4 gennaio distribuito da Notorious Pictures in collaborazione con Medusa Film.

Il film, diretto dall’acclamato regista di Neverland e Non così vicino Marc Forster e interpretato da Ariella Glaser, Orlando Schwerdt, Bryce Gheisar, Gillian Anderson ed Helen Mirren, è infatti lo spin-off del celebre film campione d’incassi Wonder (Stephen Chbosky, 2017).

Se nel film di Stephen Chbosky veniva raccontata la coinvolgente storia di August Pullman, detto Auggie che, nato con una rara malattia, si trovava ad affrontare il mondo della scuola per la prima volta, riuscendo a trovare il suo posto nel mondo e nel cuore dei compagni di scuola grazie alla sua travolgente gentilezza, in Wonder – White Bird ci si concentra sul bullo Julian.

Dopo essere stato espulso dalla sua vecchia scuola per come aveva trattato Auggie, Julian – interpretato dal giovane talento Bryce Gheisar – cerca con fatica di ambientarsi nel nuovo istituto. Vedendolo in difficoltà, sua nonna Sara (Helen Mirren) decide di raccontargli la dolorosa storia della sua infanzia. Di come lei, giovane ragazza ebrea (interpretata da Ariella Glaser) nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe, Julien (Orlando Schwerdt). Di come la sensibilità e il coraggio di questo ragazzo le abbiano salvato la vita. Ma, soprattutto, di quanto può essere forte il potere della gentilezza, tale da cambiare il mondo.

Esattamente come Wonder, anche Wonder – White Bird è una storia emozionante sul modo in cui, anche nelle circostanze più drammatiche, l’empatia per gli altri possa davvero fare la differenza nel mondo.

 
 

Wonder – White Bird da oggi 4 gennaio al cinema

Gennaio al cinema Wonder - White Bird film 2023

La magia di Wonder – il celebre libro poi divenuto film che ha dato vita al movimento “Choose Kind”, letteralmente, ‘Scegli la gentilezza’ – torna ad emozionarci con un nuovo capitolo tratto dalla graphic novel di R. J. Palacio: Wonder – White Bird, al cinema dal 4 gennaio, distribuito da Notorious Pictures in collaborazione con Medusa Film.

Il film, diretto dall’acclamato regista di Neverland e Non così vicino Marc Forster e interpretato da Ariella Glaser, Orlando Schwerdt, Bryce Gheisar, Gillian Anderson ed Helen Mirren, è infatti lo spin-off del celebre film campione d’incassi Wonder (Stephen Chbosky, 2017).

Se nel film di Stephen Chbosky veniva raccontata la coinvolgente storia di August Pullman, detto Auggie che, nato con una rara malattia, si trovava ad affrontare il mondo della scuola per la prima volta, riuscendo a trovare il suo posto nel mondo e nel cuore dei compagni di scuola grazie alla sua travolgente gentilezza, in Wonder – White Bird ci si concentra sul bullo Julian.

Dopo essere stato espulso dalla sua vecchia scuola per come aveva trattato Auggie, Julian – interpretato dal giovane talento Bryce Gheisar – cerca con fatica di ambientarsi nel nuovo istituto. Vedendolo in difficoltà, sua nonna Sara (Helen Mirren) decide di raccontargli la dolorosa storia della sua infanzia. Di come lei, giovane ragazza ebrea (interpretata da Ariella Glaser) nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe, Julien (Orlando Schwerdt). Di come la sensibilità e il coraggio di questo ragazzo le abbiano salvato la vita. Ma, soprattutto, di quanto può essere forte il potere della gentilezza, tale da cambiare il mondo.

Esattamente come Wonder, anche Wonder – White Bird è una storia emozionante sul modo in cui, anche nelle circostanze più drammatiche, l’empatia per gli altri possa davvero fare la differenza nel mondo.

 
 

Women Talking: Rooney Mara, Claire Foy e Jessie Buckley nel trailer de film!

Women Talking - Il diritto di scegliere

MGM e United Artists Releasing hanno svelato il primo trailer del dramma di Sarah Polley Women Talking, basato sul romanzo bestseller di Miriam Toews, che uscirà in sale selezionate il 2 dicembre prima di espandersi il giorno di Natale. Il film, ambientato nel 2010, vede le donne di una comunità religiosa isolata alle prese con la riconciliazione della loro realtà con la loro fede. Il loro conflitto interiore deriva da ripetuti episodi di violenza – e in particolare violenza sessuale – inflitti loro dagli uomini della loro comunità, che li costringono a considerare di lasciare l’unico mondo che abbiano mai conosciuto.

“Perché l’amore, l’assenza di amore, la fine dell’amore, il bisogno di amore si traducono in tanta violenza?” Ona di Rooney Mara chiede nel trailer. “Quando ci saremo liberati, dovremo chiederci chi siamo”. La sceneggiatrice e regista Polley osserva in una dichiarazione che nel suo ultimo film, “un gruppo di donne, molte delle quali non sono d’accordo su cose essenziali, hanno una conversazione per capire come potrebbero andare avanti insieme per costruire un mondo migliore per se stesse e per i propri figli .” Aggiunge che mentre “il retroscena dietro gli eventi in Women Talking è violento”, il suo film in sé non lo è.

Non vediamo mai la violenza che le donne hanno subito. Vediamo solo brevi scorci delle conseguenze“, ha commentato la regista. “Invece, osserviamo una comunità di donne riunirsi perché devono decidere, in un brevissimo lasso di tempo, quale sarà la loro risposta collettiva”. Polley rivela che quando ha letto per la prima volta il libro di Toews, l’ha colpita profondamente, “sollevando domande e pensieri sul mondo in cui vivo che non avevo mai articolato. Domande sul perdono, la fede, i sistemi di potere, il trauma, la guarigione, la colpevolezza, la comunità e l’autodeterminazione.” “Mi ha anche lasciato sconcertante speranza”, aggiunge. “Ho immaginato questo film nel regno di una favola… volevo sentire in ogni fotogramma il potenziale infinito e le possibilità contenute in una conversazione su come rifare un mondo distrutto”.

Women Talking è prodotto da Orion Pictures di MGM, Plan B Entertainment e da ascoltare/dire, il film è stato presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival 2022 prima di essere proiettato al TIFF e al New York Film Festival. Il suo cast oltre a Rooney Mara comprende anche Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Ben Whishaw e Frances McDormand. Dede Gardner, Jeremy Kleiner e McDormand hanno prodotto, con Brad Pitt, Lyn Lucibello Brancatella ed Emily Jade Foley come produttori esecutivi.

 
 

Women Talking, il trailer e la locandina italiana

Svelato il trailer e la locandina di Women Talking, il dramma osannato dalla critica diretto da Sarah Polley, che arriverà al cinema l’8 marzo con Eagle Pictures. Candidato a due Premi Oscar – Miglior Film e Miglior Sceneggiatura non originale -, Women Talking è basato sul romanzo best-seller di Miriam Toews e porta sul grande schermo la storia di un gruppo di donne di una colonia religiosa che discutono di un segreto scioccante che riguarda gli uomini della comunità che per anni le hanno drogate e poi violentate. Quando la verità viene a galla, le donne discutono della loro drammatica condizione e dovranno decidere se restare e combattere o andare via.

Un cast d’eccezione dà voce a queste donne raccontate da Sarah Polley: Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Sheila McCarthy, Michelle McLeod, Kate Hallett, Liv McNeil, August Winter, Frances McDormand ed al loro fianco anche Ben Whishaw.

“Quando ho letto il libro di Miriam Toews sono stata assalita da domande e pensieri sul mondo in cui vivo, ho pensato a cose che non avevo mai considerato. Domande sul perdono, la fede, i sistemi di potere, e ancora traumi, guarigioni, colpevolezze, il ruolo della comunità e l’autodeterminazione. Ma la lettura ha lasciato in me anche una speranza sconcertante – ha spiegato Sarah Polley -. Anche se la storia parla di una piccola comunità religiosa, ho sentito la necessità di tessere una grande tela, che avesse una portata epica e attraverso la quale riflettere l’enormità e l’universalità delle domande sollevate nel film. Volevo sentire in ogni fotogramma le infinite potenzialità e possibilità contenute in una conversazione sul come migliorare un mondo in frantumi”.

Women Talking, il poster

 
 

Women Talking – Il diritto di scegliere, la recensione del film con Rooney Mara e Claire Foy

Women Talking - Il diritto di scegliere recensione film

La vita nella colonia Monitoba in Bolivia descritta da Miriam Toews nel romanzo Women Talking del 2018 prende vita nel grande schermo grazie a un adattamento di Sarah Polley. Il romanzo, prima, e il film poi mettono in scena fatti realmente accaduto in un tempo non molto distante da quello di oggi. Il romanzo, a eccezione del film, è raccontato dal punto di vista di August (interpretato da Ben Whishaw), l’uomo redige il verbale dell’assemblea. Invece, nel film, tutto viene raccontato dal punto di vista di Autje, interpretata da Kate Hallett.

Jessie Buckley, Rooney Mara, Claire Foy fanno parte di un cast stellare che compone Women Talking – Il diritto di scegliere. Ambientato nel 2010, il racconto della regista su questa colonia senza nome rivela una scioccante verità sugli uomini che gestiscono questa comunità, isolata e senza nome. Ogni protagonista porta con sé un bagaglio emotivo ricco di traumi, paure ma anche speranze per il futuro. Il film, come un’opera teatrale racconta allo spettatore in prima persona i dubbi e le incertezze di questa bolla dove vivono delle giovani donne e i loro bambini, vittime della violenza dei mariti e dei padri. Al cinema dall’8 marzo.

Ona

Women Talking – Il diritto di scegliere, la trama

Una giovane donna si risveglia a letto, da sola, piena di lividi e macchie di sangue. Un’altra l’abbraccia. Se Women Talking – Il diritto di scegliere potesse trasmettere un’emozione sarebbe proprio un abbraccio, caldo e avvolgente nel quale ci rifugiamo per sentirci al sicuro. Sarebbe l’abbraccio di una madre che abbraccia la figlia, di due sorelle, di due amiche che cercano in quell’abbraccio la speranza di andare avanti. Il film ha una durata di 104 minuti che servono a Sarah Polley per raccontare un tempo diegetico della durata di un giorno. In questa colonia isolata e senza nome si svolgono i fatti del film che, come un’opera teatrale, ci mostra un fienile come “unica ambientazione”.

Ambientazione e abiti di scena sembrano portare allo spettatore in un tempo lontano, nel 900 ma ci troviamo nel 2010 in un contesto avulso dalla quotidianità. Salomè (Claire Foy), Ona (Rooney Mara), Mariche (Jessie Buckley), Agata (Judith Ivery), Greta (Sheila McCarthy), Mejal (Michelle McLeod), Autje (Kate Hallett) e Scarface Janz (Frances McDormand) sono le protagoniste di questa opera come donni, madri e sorelle vittime di uomini violenti. Le protagoniste del film hanno scelto questa vita perché non ne conoscono i confini al di fuori di essa, al di fuori di quella proprietà dove sono nate e cresciute subendo abusi fin da piccolissime.

Il compito della generazione di Ona, Salomé e Mariche è quello di sovvertire questo sistema ed entrambe hanno delle motivazioni valide e una rabbia in corpo che le porta a compiere delle scelte difficili durante il loro cammino. La tradizione della colonia di Women Talking – Il diritto di scegliere, che vive in solitudine, vede le donne analfabete e impossibilitate ad avere una istruzione, a prendere decisioni. Una rivelazione importantissima, con cui la regista apre il film, è proprio lo sconvolgimento di quest’ordine. Gli uomini hanno usato anestetici per drogare e violentare le donne e le ragazze di notte, causando talvolta gravidanze indesiderate. Dopo un feroce attacco, tutti gli uomini della colonia vengono arrestati e per la prima volta le donne rimangono da sole: la decisione da prendere, per loro, non è facile.

MaricheNon fare niente. Restare e lottare. Partire.

Come potremo essere perdonate, se non dagli anziani a cui abbiamo disobbedito?

Mariche nel lungo dibattito che dà vita al film: Non fare niente. Restare e lottare. Partire. è quella che incarna la prima scelta. Non fare niente. Mariche è sposata con Klauss con cui ha diversi figli. Il personaggio di Jessie Buckley in Women Talking – Il diritto di scegliere difende la sua posizione con le unghie e con i denti davanti anche all’evidenza più atroce. La decisione messa ai voti, con un sistema davvero obsoleto – ma l’unico che le donne conoscono – consta in queste tre scelte. Il pensiero della donna è netto e consapevole: non vuole abbandonare la colonia. Non vuole farlo perché significherebbe abbandonare la sua famiglia, la quotidianità. Non vuole farlo per paura di ritrovarsi da sola del mondo, ignoto. Spaventata dall’illusione di libertà.

Restare e lottare. Ona, il personaggio di Rooney Mara, è quella che appare stranamente più serena nelle sue convinzioni. La donna è incinta, porta dentro di sé non il frutto dell’amore, ma di un abuso. La storia, infatti, è raccontata da una voce fuori campo (Autje di Kate Halle) che parla a questo futuro bambino proprio sui fatti della colonia, di quelle 24 ore che accompagnano la pellicola. Ona in Women Talking – Il diritto di scegliere è ben consapevole a cosa va in contro restando, ma proprio in nome di quel bambino la sua posizione appare inizialmente ambigua. Prima decide di restare e lottare, ma pian piano Salomé riesce a farle cambiare opinione.

Partire. Salomé, personaggio interpretato da Claire Foy in Women Talking – Il diritto di scegliere, preferirebbe partire, andare via da quella colonia così stretta, così brutale. La sua posizione è quella più schierata perché Salomé è il personaggio più schietto e aperto. Vorrebbe partire perché restare significherebbe compromettere sé stessa, i suoi figli e la sua integrità. Partire per Salomé è l’unica scelta: se non lo farà sarà costretta a uccidere tutti gli uomini, un passo che non si sarebbe mai perdonato perché significherebbe scendere al loro stesso livello. Brucerebbe all’inferno anziché permettere a un altro uomo di toccare lei e le sue figlie.

L’Amore genera Amore

Ci troviamo in aperta campagna, eppure l’atmosfera è chiusa. Ce lo dicono anche i toni e i colori della pellicola totalmente desaturati che si aprono solo alla fine del film, quando la scelta di partire si concretizza. Nonostante questa cupezza realistica, le conversazioni tra le protagoniste sono brillanti e scorrevoli aiutate da un dark humor che le lega. I dialoghi scritti magnificamente dalla Polley in Women Talking – Il diritto di scegliere cercano di essere un inno all’amore. Più volte nel film il tema viene toccato su radici differenti.

L’amore dei genitori per i propri figli: tale al punto da mettere in discussione una vita conosciuta per l’ignoto. L’amore verso Dio: un sacrificio che le sette donne protagoniste di Women Talking – Il diritto di scegliere sono pronte a mettere in gioco pur di reclamare questo legame profondo con la fede. L’amore verso sé stesse: il film è un inno a questo amore che cerca di generare a sua volta la fiducia in questa scelta così difficile: partire per non perdersi, partire per amore verso sé stesse.

 
 

Women in Comics: 22 fumettiste USA per la prima volta in mostra in Europa

Women in Comics

Preceduta da quattro incontri in streaming arriva a Roma, direttamente da New York, in esclusiva europea, la mostra Women in Comics curata da Kim Munson e dalla leggendaria Trina Robbins. La straordinaria collettiva di 22 artiste statunitensi che “hanno fatto la Storia del fumetto nordamericano”, in programma dal 1° giugno 2021 a Palazzo Merulana, è promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta da ARF! Festival e Comicon.

WOMEN IN COMICS: GLI INCONTRI.

Con la curatela della fumettista e illustratrice Rita Petruccioli (Bao Publishing, Il Castoro, Mondadori) e della giornalista Francesca Torre (StayNerd.it, Inside Art) i quattro incontri in streaming metteranno alcune delle migliori autrici di Women in Comics – in diretta dagli Stati Uniti – a confronto con cinque tra le più rappresentative colleghe italiane, su tematiche di grande rilevanza socio-culturale e attualità legate ai movimenti femministi e l’arte militante, al corpo femminile e la sua rappresentazione nel disegno, all’antirazzismo, il transfemminismo e l’intersezionalità, alla violenza e il rapporto tra generi e identità nel fumetto.

Questo il calendario degli incontri che si svolgeranno tutti alle ore 18:

Giovedì 18 marzo 2021: Fumetto e femminismi: e noi dove eravamo? Trina Robbins (dagli USA) incontra Silvia Ziche (dall’Italia), moderate dalla scrittrice Susanna Raule.

Giovedì 15 aprile 2021: Corpi rivoluzionari e donne che li disegnano”. Emil Ferris e Coleen Doran (dagli USA) incontrano Sara Pichelli (dall’Italia), moderate dal giornalista RAI Riccardo Corbò.

Giovedì 13 maggio 2021: “Balloon intersezionali”. Alitha Martinez e Ebony Flowers (dagli USA) incontrano Fumettibrutti ed Elisa Macellari (dall’Italia), con la moderazione a cura Bande de Femmes.

Giovedì 10 giugno 2021: Drawing Power: raccontare la violenza a fumetti”. Trininad Escobar (dagli USA) incontra Rita Petruccioli (dall’Italia), con la moderazione a cura della Casa delle donne Lucha Y Siesta.

 

WOMEN IN COMICS: LA MOSTRA.

Arriva a Roma l’esposizione originale che è stata allestita una sola volta nel 2020 alla Galleria della prestigiosa Society of Illustrators di New York, l’Associazione professionale fondata da Henry S. Fleming nel 1901 (oggi diretta da Anelle Miller) che, oltre alle mostre, dal 1959 ogni anno, produce e pubblica Illustrators Annual, considerato uno dei più importanti cataloghi di illustrazione del mondo.

Composta da 90 opere originali la mostra Women in Comics, che aprirà il 1° giugno a Palazzo Merulana, propone una storia di autodeterminazione dei comics nordamericani grazie alle sue 22 protagoniste che, dal fumetto vintage degli anni ’50 al graphic novel più autoriale, esplorando temi come amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza, attraversa la psichedelia degli anni ’70 e del fumetto underground, fino alla scena contemporanea mainstream di Marvel DC Comics.

“Questa mostra” – sottolinea la curatrice Kim Munson“è una rappresentazione dell’ampia gamma e diversità delle donne che operano nei fumetti e dei tanti generi in cui stanno lavorando, siano esse memorie personali, storie per bambini, di supereroi, di genere epico/fantasy, o ancora nel graphic journalism e nella grafica editoriale.”

Accanto alle tavole di Trina Robbins, vera e propria icona “militante” del fumetto underground e dell’attivismo femminista che nel 1986 è stata la prima fumettista della storia a disegnare Wonder Woman per una major come la DC Comics, saranno presenti opere originali di Afua Richardson e Alitha Martinez (entrambe autrici afroamericane e attiviste, vincitrici dell’Eisner Award per il loro lavoro su World of  Wakanda della Marvel, serie spin-off del già “politico” Black Panther di Ta-Nehisi Coates), di Colleen Doran (che ha disegnato sui testi di sceneggiatori del calibro di Neil Gaiman e Alan Moore) e di Emil Ferris, il cui graphic novel La mia cosa preferita sono i mostri (pubblicato in Italia da Bao Publishing) è diventato un vero successo editoriale di critica e pubblico, premiato anche con il Fauve d’Or al Festival Internazionale di Angoulême come “Miglior fumetto dell’anno” del 2018.

E ancora: Ebony Flowers (autrice di Hot Comb, considerato da Guardian, Washington Post e Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden (Su un raggio di sole, Bao), Jen Wang (Il Principe e la sarta, Bao), Joyce Farmer (Special Exits, Eris Edizioni) e tante altre.

WOMEN IN COMICS: IL DOCUFILM.

Completerà il programma la proiezione di She Makes Comics della regista Marisa Stotter (Respect Films, 2014), un film/documentario – “la storia mai raccontata delle donne nell’industria dei fumetti” – che verrà proiettato per la prima volta in Italia a ciclo continuo nella sala espositiva di Palazzo Merulana e sarà collegato ad un progetto didattico che coinvolgerà le scuole italiane.

 
 

Womb con Eva Green dal 24 Agosto al Cinema

E’ stata fissata per il 24 Agosto la release italiana del thriller fantascientifico del regista ungherese Benedek Fliegauf. Una potente storia d’amore incentrata sul controverso tema della clonazione umana, ispirata al mito di Orfeo ed Euridice.

 
 

Woman Of: recensione del film di Malgorzata Szumowska e Michal Englert #Venezia80

Woman of film recensione

Con il titolo originale di Kobieta Z, Malgorzata Szumowska e Michal Englert presentano il loro film in Concorso a Venezia 80. Una storia di accettazione e identificazione in tre atti, metaforici, dove la protagonista Aniela si mette a nudo. Woman Ofquesto il titolo internazionale, ripercorre quattro decenni di storia a partire da un momento molto particolare vissuto in Polonia durante la guerra. Un racconto ampio e commovente che ha richiesto molti anni di lavoro e di incontri con persone transgender.

Protagonista è Aniela (Małgorzata Hajewska-Krzysztofik), che ha vissuto per quasi la metà della sua vita come un uomo in una città di provincia e nel film compie il suo faticoso viaggio verso la libertà. Lo stesso viaggio e transizione che affronta diversi cambiamenti passando dal comunismo alla dipendenza dalla Russia alla libertà. La città diventa lo specchio di questi protagonisti in Woman Of, che sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

Woman Of, la trama

Ambientato nel contesto della trasformazione della Polonia dal comunismo al capitalismo, Woman Of ripercorre 45 anni di vita di Aniela Wesoły, che vive più della metà della sua vita adulta in una città polacca provinciale come uomo. Il viaggio di Aniela alla ricerca della libertà personale come donna trans rivela difficoltà nel matrimonio e nella genitorialità, relazioni familiari tese e atteggiamenti complicati nel suo ambiente, che la pongono costantemente in situazioni impossibili. Quali scelte dovrà fare Aniela? Sarà pronta a sacrificare tutto per diventare chi è veramente?

Nel racconto di Malgorzata Szumowska e Michal Englert la vita Aniela è divisa in tre atti. Cresciuto durante la guerra il giovane Andrej è stato scartato dall’esercito per lo smalto ai piedi ma fino alla mezza età questa cosa non lo aveva colpito quanto avrebbe dovuto. O forse più che altro non sapeva come gestire la cosa. Andrej sposa Iza, una giovane donna di cui si innamora perdutamente e all’istante. Nel primo atto si ripercorrono dunque velocemente le scene del loro corteggiamento e matrimonio fino ad arrivare a una inquadratura fissa, dove tutti sono di spalle e festeggiano il compleanno di Andrej. “Esprimi un desiderio”, sempre lo stesso per 45 anni.Woman of film

Identificazione

Attraversando varie fasi della vita di Aniela passiamo anche per tappe storiche importati in Polonia. Mentre lo schermo segna come data il 1989 vediamo che anche Andrej inizia a cambiare: il periodo di forte libertà dato dalla caduta del Muro di Berlino porta alla luce il vero io di Andrej. Contestualmente però i rapporti con la moglie, prima focosi, iniziano a spegnersi. Non siamo ancora entrati nel secondo atto, siamo ancora alla fase di negazione e rassegnazione dove Aniela lotta contro sé stessa per trovare la sua vera identità. In questo caso cercherà il parere di tutti i medici per capire cosa c’è di sbagliato in lei, come possono aiutarla. Non riscontrando nulla che non va inizia così una prima fase di accettazione da parte di Andrej verso la sua nuova identità che è ancora offuscata ai suoi occhi.

Cresciuto negli anni della guerra, quando i sentimenti e le pulsioni andavano represse, la nuova fase della vita di Andrej si apre dunque alla sperimentazione. Mentre cerca di esplorare la sua nuova identità nella privacy di casa sua Andrej ruba gli indumenti della moglie e di nascosto davanti lo specchio cerca sé stessa. E si vede. Si riconosce. Inizia la transizione in un periodo in cui ancora in Polonia tutto quello che usciva fuori dai ranghi canonici veniva associato alla schizofrenia.

Diventare autentici

Il percorso di transizione è iniziato e così anche Aniela attraversa il secondo atto della sua vita. Un atto di consapevolezza del proprio corpo. Il cambiamento avviene anche tra le mura domestiche perché Woman Of non si adatta alle norme sociali di una famiglia tradizionale perché Aniela non si sente a casa propria nel suo Paese, lo stesso che ha delle regole rigidissime sulle pratiche di transizione. E ancora una volta la storia si riflette simbolicamente nella storia della Polonia quando il film riflette su quanto possa essere difficile comprendere un mondo in rapida evoluzione.

Un film che sicuramente farà discutere per i temi trattati e per la presenza così forte di questa Polonia ancora così indietro cercando di opporsi all’introduzione di cambiamenti che da tempo sono diventati la norma in altre parti del mondo. Così una volta superato il nuovo millennio entriamo nel terzo atto della vita di Aniela, quella della completa accettazione e ritorno alla situazione di partenza. Come un viaggio dell’eroe, la situazione si ristabilizza ma inevitabilmente i personaggi ne escono cambiati. La moglie e la famiglia imparano ad accettare la nuova identità di Aniela che non ha più desideri da esprimere al suo compleanno perché ha già tutto quello che ha sempre desiderato.

 
 

Woman in Gold: trailer italiano del film con Helen Mirren

The Woman in Gold

La Eagle Pictures ha diffuso il trailer italiano di Woman in Gold, diretto da Simon Curtis, con protagonisti Helen Mirren, Ryan Reynolds e Daniel Bruhl.

Il film, basato su una sceneggiatura scritta da Alexi Kay Campbell, racconta nei dettagli la vita di Maria Altmann (Mirren) che venne incaricata dal governo Austriaco di recuperare cinque pezzi d’arte firmati da Gustav Klimt che erano stati rubati durante la Seconda Guerra Mondiale dai nazisti. Reynolds interpreterà l’avvocato della Altmann mentre Bruhl dovrebbe interpretare l’accusa. Alla regia ci sarà Simon Curtis, che ha già diretto Marilyn.

The Woman in GoldIl film sarebbe il secondo, in breve tempo, che si occupa della questione, spesso dimenticata, delle opere d’arte trafugate e/o distrutte durante il secondo conflitto mondiale. Di recente infatti è arrivato al cinema Monuments Men, che con tono incerto ha cercato di raccontare la grande tragedia della cultura che, giustamente, è storicamente passata in secondo piano rispetto a quella dell’umanità in quegli anni.

Nel cast di The Woman in Gold ci sono Helen Mirren, Ryan Reynolds, Daniel Bruhl, Antje Traue, Tatiana Maslany, Max Irons, Charles Dance, Katie Holmes, Moritz Bleibtreu, Elizabeth McGovern e Jonathan Pryce .

 
 

Woman in Gold: recensione del film con Helen Mirren

Woman in gold

Sugli orrori della guerra e sull’ormai sacrale epopea della Shoah è già stato scritto e filmato moltissimo, scegliendo di volta in volta registri drammatici, comici e poetici ma sempre mettendo al centro i protagonisti diretti di questi terribili eventi. Pochi però hanno avuto l’intuizione di usare l’arte (Woman in Gold) come veicolo privilegiato per simboleggiare la frustrazione e il senso d’impotenza di coloro che, come Maria, sono sopravvissuti ma non hanno visto la loro condizione riconosciuta e rispettata, soprattutto dal mare della burocrazia di Stato che ha tentato più volte di cancellare a colpi di decreti i loro diritti postumi.

La trama di Woman in Gold

In Woman in Gold Maria Altmann, ebrea austriaca trasferitasi da molti anni in America per sfuggire alle persecuzioni naziste, conduce una vita tranquilla nella sua boutique di moda, ma l’improvvisa morte della sorella risveglia in lei la sofferenza del passato, in particolare quando viene a sapere di essere virtualmente l’unica erede del celebre dipinto Ritratto di Adele Bloch-Bauer realizzato da Gustav Klimt e appartenuto ad una cara zia, confiscato durante le retate naziste di Vienna. Incontrando le accanite resistenze del geloso governo austriaco che si rifiuta di restituire il prezioso quadro, Maria (Helen Mirren) ingaggerà assieme al giovane e intraprendente avvocato Randol Schoenberg (Ryan Reynolds) una estenuante battaglia legale che ben presto uscirà dai confini personali per divenire il simbolo di un’intera generazione non risarcita del dolore e delle ingiustizie pre e post belliche.

The Woman in Gold

Un biopic storico

Partendo dal toccante romanzo autobiografico dell’avvocato Schoenberg, nipote del celebre compositore, Simon Curtis tenta di riproporre con Woman in Gold l’essenza poetica e la forza documentaria del genere biopic-storico, già sperimentato con Marilyn, stavolta giocando sul sicuro grazie a una materia narrativa fra le più coinvolgenti e patetiche (in senso etimologico), costruendo attorno alla sublime Helen Mirren una fastosa e retorica impalcatura che brilla e sfavilla alle luci della storia/memoria e delle foglie dorate di Klimt. Il regista però non può far nulla per nascondere l’evidente sostrato filmico che pesca copiosamente nelle soluzioni narrative del recente Philomena, laddove viene replicata palesemente la lotta di un’anziana e cocciuta signora contro le maglie della legge, supportata da un rappresentate (qui un Ryan Reynolds anonimo e incolore) inizialmente titubante e infine paladino dei diritti umani.

Così come Curtis non possiede certo lo spessore di Frears, la sceneggiatura di A.K.Campbell si dimostra incapace di sfruttare al meglio la carta dell’arte come espressione di un intero popolo e finisce per condire di leziosa retorica un prodotto che, fra lacrime posticce e grandi monologhi, finisce per diventare niente più che un dramma processuale in cui, come in un grottesco mix fra Low & Order e Schindler’s List, un cast nutrito e una fotografia patinata e impeccabile danno vita a una viziata invettiva contro i vecchi poteri dello Stato di Guerra e la lotta dei singoli contro il sistema.

 
 

Woman in Gold: nuovo trailer del film con Helen Mirren e Ryan Reynolds

The Woman in Gold

woman in goldCome segnala Indie Wire, Weinstein Company ha reso disponibile oggi su Youtube un nuovo trailer di Woman in Gold, film che è stato presentato in anteprima al 65esimo Festival internazionale del cinema di Berlino. Il film vede protagonista Helen Mirren e vanta la presenza nel cast anche di Daniel Brühl, Ryan Reynolds, Katie Holmes, Max Irons, Charles Dance, Elizabeth McGovern e Jonathan Pryce.

Woman in Gold è la notevole storia del viaggio di una donna che reclama la sua eredità e cerca giustizia per ciò che è accaduto alla sua famigli. Sessanta anni dopo che ha abbandonato Vienna durante la Seconda Guerra Mondiale, un’anziana donna, Maria Altmann, ritorna per cercare di riottenere dei beni di famiglia sequestrati dai nazisti, tra cui il famoso dipinto di Gustave Klimt Ritratto di Adele Bloch-Bauer. Insieme al suo giovane avvocato Randy Schoenberg (Reynolds), si imbarcano in una grande battaglia che li condurrà nel cuore dell’establishment austriaco e della corte suprema statunitense, oltre a metterla di fronte a difficili verità del suo passato.

 

https://www.youtube.com/watch?v=h_VMwJDz4HU

Woman in Gold sarà distribuito nelle sale cinematografiche americane a partire dal 3 aprile 2015.

Fonte: Indie Wire

 
 

Woman in Gold: disponibile in Home Video

Woman in Gold filmIl 2016 home video di Eagle Pictures prosegue il 23 marzo con l’uscita home video di Woman in Gold, pellicola di Simon Curtis che vede protagonista una delle icone del cinema internazionale, Helen Mirren. Nel film l’attrice britannica Premio Oscar interpreta Maria Altmann, una donna ebrea fuggita da Vienna poco dopo l’arrivo dei nazisti che, saccheggiando la sua abitazione, trafugarono un prezioso quadro di Gustav Klimt, la Donna in Oro, in seguito restituito al governo Austriaco. La coraggiosa donna 50 anni dopo decide di sfidare le autorità austriache con l’aiuto di un giovane avvocato (Ryan Reynolds) per chiedere che le venga restituito ciò che era suo.

Oltre ad Helen Mirren e Ryan Reynolds, per la prima volta insieme sul grande schermo, nel cast figurano anche Katie Holmes (Batman Begins), Max Irons (Posh), Daniel Brühl (Bastardi senza gloria), Jonathan Pryce (I pirati dei caraibi) ed Elizabeth McGovern (Downton Abbey).

Woman in Gold, straordinaria storia vera – legata a doppio filo ad uno tra i pittori più iconici ed apprezzati – di una donna che lotta contro la burocrazia e le avversità con determinazione e ironia, sarà disponibile in DVD ed in Blu-ray a partire dal 23 marzo.

In entrambe le versioni il prodotto rientra nella promozione “30lafortuna” realizzata da Eagle Pictures per festeggiare il suo trentesimo anniversario. Per tutto il 2016 acquistando i prodotti novità con lo speciale bollino “30lafortuna” si potranno ricevere vantaggi immediati e aggiudicarsi premi ogni 3 e 30 giorni e partecipare all’estrazione finale di una crociera nel Mediterraneo. Maggiori informazioni su “30lafortuna” sono disponibili su www.30lafortuna.it.

 
 

Woman and Child: recensione del film di Saeed Roustayi

Woman and Child recensione film

Con Leila e i suoi fratelli ci aveva presentato la storia di una donna dalla schiena ricurva che porta su di sé il peso di una famiglia di soli fratelli maschi. Leila si scontrava a gran voce con questi, tentando di risvegliarli dal torpore di una società patriarcale che li aveva privilegiati fin dalla nascita. Ora, il regista iraniano porta sulla Croisette un altro carattere femminile forte, ma ancora più controverso: si chiama Mahnaz, ed è la protagonista di Woman and Child, in concorso a Cannes 78.

Chi è la madre e chi il figlio?

Mahnaz (in una straordinaria interpretazione di Parinaz Izadyar) è la madre del titolo, una donna che si prende cura dei suoi due figli dopo la morte del marito. La sua routine quotidiana consiste nell’alternarsi tra casa e lavoro come infermiera, incontrare un potenziale nuovo compagno, Hamid (interpretato da Payman Maadi), e tornare ad accudire la sua famiglia. A darle una mano c’è sua madre, perennemente irritata per qualcosa, la sua adorabile figlia più piccola e, naturalmente, il figlio citato nel titolo. Aliyar (Sinan Mohebi) è un adolescente ribelle che sembra attratto dai guai: come se cercasse attivamente il caos per poi tuffarcisi dentro anima e corpo. I suoi insegnanti, i dirigenti scolastici e molti compagni non lo sopportano – anche se alcuni lo seguono, attratti dalla sua capacità di fomentare il disordine e persino il bullismo. È facile intuire che il suo comportamento sia, almeno in parte, una reazione alla perdita del padre, ma ciò non lo rende meno ingestibile. La situazione degenera al punto che un professore, Samkhanian (Maziar Seyedi), decide di sospenderlo.

Quel che accade dopo è tragico, violento e del tutto inaspettato, scatenando una catena di conflitti, incomprensioni, litigi e accuse all’interno della famiglia. Mahnaz cerca risposte dalla scuola, dagli avvocati, dalla giustizia e dai suoi stessi parenti, ma riceve solo porte sbattute in faccia e una vaga empatia che non si traduce mai in vero sostegno. Le cose peggiorano quando, a causa di alcune decisioni drastiche prese dalla sorella, Mahnaz comincia a essere vista come una squilibrata, quasi una nemica. Sempre più sola, senza nessuno che le dia ascolto o creda alla sua versione dei fatti, la donna finisce per compiere azioni via via più assurde, tanto da incarnare – paradossalmente – ciò che gli altri pensano di lei.

Una furia femminile rara nel cinema iraniano

Aliyar sale e scende per le case, gioca d’azzardo, salta ovunque, marina la scuola. È un ragazzo spigliato, che porta il caos ovunque vada e sembra attratto dai guai come da una calamita. In famiglia gli chiedono sempre di fare i compiti altrui, ma nessuno sembra capace di arginare la sua inquietudine. È facile pensare che il suo comportamento sia anche una reazione alla perdita del padre, ma ciò non lo rende meno problematico. Dopo un tragico evento che coinvolge proprio il ragazzo, la donna si rivolge alla scuola, agli avvocati, alla giustizia e alla propria famiglia per ricevere risposte. Quello che ottiene, al contrario, sono solo porte sbattute in faccia, parole vaghe e accuse. Le cose peggiorano quando, a causa di decisioni drastiche prese dalla sorella, Mahnaz comincia a essere percepita come squilibrata, quasi una minaccia. Nessuno le dà ascolto, nessuno le crede davvero. Anche la madre la rimprovera: “se non torni a lavorare, vedrai cosa farò” e la accusa di non prendersi abbastanza cura della figlia: “l’hai fatta invecchiare, ha i capelli grigi”.

Il rapporto con l’uomo che frequenta è altrettanto carico di tensione: le ha chiesto di nascondere la sua vita precedente, lei ha accettato, ma poi non si assume le responsabilità. Il problema, come lei stessa ammette, è che i suoi figli capiscono troppo. E quando in un ribaltamento inaspettato delle dinamiche, Hamid, che ha voluto restare al di fuori della loro esistenza, sarà costretto a diventare parte della famiglia, la situazione peggiorerà rovinosamente.

Parinaz Izadyar, una performance devastante

Roustayi ci regala un’opera di una ferocia implacabile, che farà molto discutere e già lo ha fatto al Festival, e che riflette sul vittimismo come piaga della società moderna. Si muove costantemente sul filo del melodramma, ma riesce a restituire una rabbia femminile raramente vista in un film iraniano. È una storia di donne contro donne: contro la madre, contro la sorella, contro sé stessa. Mahnaz è un personaggio respingente, che cerca disperatamente di restare in piedi mentre tutto attorno a lei crolla: la sua è una parabola di disintegrazione, emotiva e sociale, che non cerca giustificazioni né assoluzioni.

La performance di Parinaz Izadyar è devastante: il film si apre con lei in un centro estetico, intenta a prepararsi per un incontro con il suo uomo, ma col passare del tempo la vediamo imbruttirsi, dentro e fuori, fino a consumarsi. La sua Mahnaz è una donna che si è uccisa ma non è morta. In un passaggio del film, accusa bruscamente Hamid: “Tu non volevi una donna e un bambino, volevi una donna bambina“. Forse, nella sua solitudine, Mahnaz si allontana dai figli per diventare lei stessa figlia di sé stessa, nel disperato tentativo di trovare un senso a quanto di tragico accaduto.

Il regista iraniano costruisce un film furioso, che grida e urla, dove i personaggi si insultano costantemente – come già accadeva in Leila e i suoi fratelli, ma qui con un’intensità ancora maggiore. È un’opera che divide e fa discutere, e che mostra senza filtri il peso dell’incomprensione e dell’abbandono. In questo senso, la fragilità di Mahnaz non è il punto di partenza, ma l’esito finale di una società che non prevede spazio per donne così arrabbiate.

 
 

Wolves: trailer vietato del film con Jason Momoa

Arriva il primo trailer vietato del film Wolves, l’esordio alla regia di David Hayter sceneggiatore dei cinecomic X-Men e Watchmen. Nel cast Jason Momoa, Merritt Patterson e Stephen McHattie.

WolvesWolves segue uno studente di liceo (il Lucas Till mutante Havok di X-Men: L’inizio) che scopre una sua lenta, ma inesorabile metamorfosi in licantropo. Dopo il brutale assassinio dei suoi genitori il ragazzo parte alla ricerca di risposte e purtroppo per lui ne troverà di terrificanti.

Cayden Richards, 18 anni, ha tutto: è il capitano della squadra di football del liceo ed ha una splendida ragazza, ma quando si sveglia una notte e trova i suoi genitori brutalmente assassinati lui è inorridito e si rende conto che si sta trasformando in un animale: un brutale lupo selvaggio. In preda al panico Cayden fugge, determinato a scoprire cosa gli sta accadendo. La sua ricerca lo porta alla strana, isolata cittadina di Lupine Ridge, dove due clan di licantropi sono sull’orlo di una guerra. I clan contrapposti sono guidati da Connor, il potente maschio alfa purosangue di un branco selvaggio e John Tollerman, un vecchio contadino impegnato a tutelare i cittadini umani di Lupine Ridge. Ma quando Cayden s’innamora di Angelina, la bella e giovane compagna promessa di Connor, una battaglia all’ultimo sangue è inevitabile. Così quando il passato comincia a rivelarsi, il posto di Cayden nel mondo diventa più chiaro, così come il suo potere nel porre fine alla violenza selvaggia che lo circonda.

 
 

Wolves trailer del film sui lupi mannari con Jason Momoa

wolvesPubblicato online il trailer di Wolves, debutto alla regia di David Hayter, sceneggiatore famoso a Hollywood per aver scritto Watchmen, X-Men e X-Men 2.
Il film vede protagonista il Khal Drogo di Game of Thrones,  Jason Momoa e Havok di X-Men – L’inizio ovvero Lucas Till.
Di seguito la sinossi  e il trailer del film:
Cayden Richards, diciottenne, ha tutto: capitano della squadra di football del liceo, uno studente talentuoso e una bella ragazza. Una notte oscura però trova la sua famiglia orrendamente massacrata mentre inizia a realizzare che la colpa è sua e che si sta trasformando in un animale: Un selvaggio e feroce lupo.
Preso dal panico, Cayden scappa ma determinato a scoprire cosa gli stia succedendo. Nella sua ricerca finirà in un isolata città; Lupine Bridge. Qui due clan di lupi mannari stanno iniziando una guerra per il territorio.
I due clan sono comandati, uno da Connor , un potente alpha sangue puro del clan più feroce, e l’altro da John Tollerman, un vecchio contadino interessato alla protezione degli umani che vivono a Lupine Ridge.
Cayden s’innamorerà della promessa sposa di Connor, la bella Angelina, la guerra mortale avrà inizio mentre inizierà a scoprire la verità su quello che è accaduto.”

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Fonte: CBM

 
 

Wolverne l’immortale ecco il costume giallo rimasto nel cassetto

Lo aspettavamo tutti, ma alla fine il cinema ci ha delusi. Wolverine non è mai stato lui, peri veri fan, senza la sua tutina gialla e blu; e pensare che nelle idee dei produttori c’era, in principio, quella di far indossare a Hugh Jackman il famigerato costume sgargiante che abbiamo imparato ad amare nei fumetti e nella bella serie animata sui mutanti della Marvel.

Ecco infatti una foto che ci mostra il costume giallo, piegato nel cassetto e inutilizzato per il film Wolverine L’immortale.

IMMAGINE NON DISPONIBILE

Se è vero che il costume, inteso filologicamente, sarebbe risultato un po’ ridicolo in un film, è pure vero che essendo il tono di Wolverine l’immortale (involontariamente) comico un pizzico di giallo non avrebbe cambiato molto le cose.

In realtà i più nerd ricorderanno un bellissimo scambio di battute tra Scott/Ciclope e Logan/Wolverine in X-Men di Bryan Singer in cui Logan chiede perchè era necessario indossare delle divise tutte uguali e Scott risponde così: “Avresti preferito una tutina aderente gialla e blu?”.

E voi che ne pensate? Vi sarebbe piaciuto vedere Jackman in calzamaglia gialla?

Fonte : ME

 
 

Wolverine: Zac Efron risponde ai rumor sul suo casting

X-Men le origini - Wolverine film

Mentre sappiamo che Hugh Jackman tornerà (per l’ultima volta?) nel panni di Wolverine in Deadpool 3, continuano a rimanere aperti i casting per un attore più giovane che ne possa raccogliere l’eredità.

L’ultimo, in ordine di tempo, che è stato associato al ruolo è Zac Efron, che, ospite a The Tonight Show con Jimmy Fallon, ha risposto alle voci che lo vorrebbero il frontrunner per il ruolo.

Dopo che Fallon ha chiesto se Zac Efron fosse a conoscenza di voci secondo cui la Marvel stesse cercando un “tipo alla Zac Efron” per interpretare il nuovo Wolverine del MCU, l’attore è apparso aperto a un ruolo nel franchise, ma ha anche ammesso che il suo collega Jackman se la cava ancora bene nel ruolo: “Wow, potrebbero semplicemente chiamarmi. Penso che Hugh lo stia ancora facendo abbastanza bene. Devo dargliene atto”.

Credevamo di aver detto addio, in grande stile, al Wolverine di Hugh Jackman nel 2017, dopo Logan di James Mangold. Il film aveva chiuso in maniera perfetta la parabola del personaggio, lasciando aperta una strada per il futuro nel personaggio di Laura/X-23. Al momento però, mentre non ci sono ancora conferme in merito a un progetto su Laura, il Wolverine di Jackman tornerà in Deadpool 3, anche se non sappiamo ancora in quale veste e in che misura. Potrebbe trattarsi di un cameo o anche solo di una variante del personaggio stesso, dal momento che questa nuova avventura del Mercenario Chiacchierone si svolge all’interno del MCU e che quindi avrà probabilmente a che fare con il Multiverso.

 
 

Wolverine: un supercut mostra tutte le sue vittime

X-Men le origini Wolverine

Ecco un supercut realizzato dal canale Youtube Mr Sunday in cui ci vengono mostrate tutte le vittime cinematografiche di Wolverine, nei sette film in cui compare in azione.

Che ve ne pare?

Basato sul celebre arco narrativo a fumetti, in Wolverine: L’immortale troviamo Logan, il guerriero eterno, in Giappone. Lì, l’acciaio dei samurai si scontrerà con gli artigli d’adamantino, mentre Logan affronterà una misteriosa figura dal suo passato, in un’epica battaglia che lo cambierà per sempre. Il film uscirà in Italia il 25 luglio 2013.  Tutte le news sul film nel nostro speciale: Wolverine. Tutte le info invece del film nella nostra scheda: Wolverine: L’immortale

 
 

Wolverine: un nuovo candidato per il mutante con gli artigli

Wolverine moglie

Si chiama Pablo Schreiber, è trai protagonisti di American Gods ed è il nuovo candidato, o meglio, autocandidato, al ruolo di Wolverine, dopo i gloriosi 17 anni in cui il personaggio è stato collegato indissolubilmente a Hugh Jackman.

Dopo Logan, l’attore australiano ha confermato che aveva concluso la sua parabola con il mutante con gli artigli di Adamantio, così adesso è plausibile che si cerchi un sostituto.

Russell Crowe spiega perché rifiutò il ruolo di Wolverine

Ecco cosa ha raccontato Pablo Schreiber: “Ero un grande ha di Wolverine e Daredevil da ragazzino. Sono i miei eroi preferiti e coglierei in un attimo l’occasione di interpretare uno di loro due. Sapete che Hugh ha finito con Wolverine, quindi magari in un eventuale reboot, forse, è ora di un nuovo Wolverine.”

Riuscirà Schreiber, o chi per lui, a rimpiazzare degnamente il ruolo di Jackman e a raccoglierne l’eredità? Difficile da dirsi.

Intanto il franchise degli X-Men è in pieno fervore per la preparazione di ben due titoli nuovi, X-Men Dark Phoenix e New Mutants, oltre alle riprese di Deadpool 2 in corso.

 
 

WOLVERINE: Taron Egerton è il favorito per sostituire Hugh Jackman nel ruolo di Logan

WOLVERINE: Taron Egerton

Hugh Jackman si è “ritirato” dal ruolo di Wolverine dopo Logan di James Mangold, ma l’attore è stato convinto a riprendere il ruolo per un team-up con il Merc with a Mouth di Ryan Reynolds in Deadpool & Wolverine del mese prossimo.

Non sappiamo se Hugh Jackman continuerà a vestire i panni dell’iconico mutante artigliato anche dopo il trequel vietato ai minori, ma si vocifera che tornerà almeno per un altro film (probabilmente Avengers: Secret Wars). È sempre possibile che l’attore australiano continui a vestire i panni del Wolverine del MCU, ma è più probabile che il ruolo venga affidato a un attore più giovane.

Non siamo sicuri che i Marvel Studios abbiano in mente qualcuno, ma diversi attori sono emersi come i preferiti dai fan, tra cui la star di Kingsman e Rocket Man Taron Egerton, che è anche l’attuale favorito dai bookies.

Ecco l’elenco completo con le quote delle scommesse, secondo Sportscasting

  • Taron Egerton +200
  • Tom Hardy +300
  • Scott Eastwood +500
  • Henry Cavill +800
  • Jeremy Allen White +800
  • Charlie Hunman +900
  • Jamie Dornan +1000
  • Zac Efron +1600
  • Daniel Radcliffe +2000

Questo non significa che Taron Egerton o gli altri elencati siano o saranno mai in trattativa per il ruolo, naturalmente, ma è certamente un’interessante visione di quali attori gli allibratori pensano che emergeranno come principali contendenti per interpretare Wolverine.

Ecco cosa potrebbe dire Taron Egerton, che potrebbe vestire i panni di Logan, in un’intervista del 2023. “Non sarò io a interpretare Wolverine. Non ci sono segnali che indichino che sia così. E non so se… forse sto arrivando al punto in cui non è più quello che voglio. Non lo so… Non direi mai, e adoro quei film. Mi sono davvero divertito a guardarli negli ultimi 10, 15 anni. Ma se… Sai, forse non sono più la cosa giusta per me. Penso che forse ho superato il punto in cui mi sembrava la cosa giusta [per la mia carriera]“.

 
 

Wolverine: Scott Eastwood vuole essere l’erede di Hugh Jackman

Scott Eastwood vuole a tutti i costi essere il nuovo Wolverine. Il giovane attore figlio d’arte, che a breve vedremo in Pacific Rim – La Rivolta, è stato già in passato accostato al ruolo che ha regalato fama e successo a Hugh Jackman, ma adesso sembra davvero convinto a voler indossare gli artigli e unirsi agli X-Men (e forse ai Vendicatori).

Data la sua esperienza con Suicide Squad, Eastwood non è nuovo ai cinecomics, e questo sembra renderlo anche più audace nel proporsi per il ruolo rimasto scoperto dopo Logan – The Wolverine.

Ecco cosa ha detto a Screen Rant:

S.R: “Un sacco di persone ha pensato a te come nuovo Wolverine, che te ne pare?”

S.E.: “Sì, l’ho sentito.”

S.R.: “Che ne pensi?”

S.E.: “Amo Wolverine. Lui è uno dei miei personaggi preferiti dei fumetti, è un ribelle cazzuto. È come un cane sciolto… non gioca secondo le regole… si tratta del tipo di personaggio che amo.”

S.R.: “Se venissero da te, diresti di sì al ruolo?”

S.E.: “Al 100%.”

Wolverine: 10 attori che potrebbero interpretarlo nel MCU

Che ve ne pare? Scott Eastwood potrebbe essere la persona giusta a raccogliere l’eredità di Hugh Jackman?

Vedremo Eastwood in Pacific Rim – La Rivolta. Diretto da Steven S. DeKnight vede protagonisti nel cast John Boyega, Scott Eastwood, Jing Tian, Cailee Spaeny, Rinko Kikuchi, Burn Gorman, Adria Arjona e Charlie Day.

Il conflitto che ha coinvolto il nostro pianeta tra mostri alieni e super macchine pilotate dall’uomo e costruite per annientarli è stato solo il preludio ad un nuovo devastante assalto nei confronti dell’umanità che vedremo in Pacific Rim – La Rivolta. John Boyega (Star Wars: Il risveglio della forza) veste i panni del ribelle Jake Pentecost, un tempo promettente pilota Jaeger il cui leggendario padre diede la vita per assicurare la vittoria dell’uomo sui mostruosi “Kaiju”. Jake decide poi di abbandonare il suo addestramento, per ritrovarsi coinvolto nel mondo della criminalità.

Quando però una minaccia ancora più inarrestabile rischia di abbattersi sulle nostre città e di mettere in ginocchio l’umanità, la sorella Mako Mori (Rinko Kikuchi) —adesso a capo di una nuova e coraggiosa generazione di piloti cresciuti all’ombra della guerra— dà a Jake un’ultima possibilità per dimostrarsi all’altezza dell’eredità lasciata dal padre. Mentre cercano giustizia per i caduti, la loro unica speranza è unire le forze in una rivolta globale contro l’estinzione.

Jake verrà affiancato da Lambert, un talentuoso pilota rivale (interpretato da Scott Eastwood, Fast & Furious 8), e dalla quindicenne Amara (Cailee Spaeny, al suo debutto), un’hacker di Jaeger. Ribellandosi per diventare la più potente linea di difesa mai esistita, faranno rotta verso una nuova, spettacolare avventura di gigantesca portata.

L’uscita di Pacific Rim – La Rivolta è stata fissata per il 22 marzo 2018.

 
 

Wolverine: più di 50mila persone vorrebbe Danny DeVito

Trovare un attore che possa sostituire Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine, ma anche nei cuori dei fan, sarà difficilissimo, tuttavia sembra che molti di loro abbiano già fatto la proprio scelta.

Su Change.org, portale dedicato alle petizioni on line, c’è una petizione che ha raccolto oltre 50mila firme, a sostegno di Danny DeVito come nuovo Wolverine. Sebbene la petizione sia emersa per la prima volta molti mesi fa, recentemente ha iniziato a raccogliere ancora più consensi. Il prossimo obiettivo perseguito sono le 75.000 firme. Al ritmo con cui le persone stanno firmando, tale obiettivo sarà probabilmente raggiunto entro la fine dell’anno, se non prima di Natale. DeVito non ha ancora commentato la petizione e forse non sa ancora della sua esistenza, tuttavia, la stessa petizione tiene conto anche del desiderio di Mark Ruffalo di vedere Hulk contro Wolverine.

Danny DeVito è la star di film molti amati e di recente ha fatto sentire la sua voce in merito al sequel de I Gemelli, con Arnold Schwarzenegger. Inoltre non è estraneo agli adattamenti dei fumetti, avendo già recitato in Batman il ritorno di Tim Burton, nel ruolo del Pinguino. Negli ultimi anni, tuttavia, ha recitato principalmente nella commedia di successo di FX, It’s Always Sunny in Philidelphia. Vedremo Danny DeVito il prossimo anno in Jumanji: The Next Level.

Di recente ha inoltre lavorato accanto a Colin Farrell nel live action di Dumbo, sempre diretto da Tim Burton, ed è divertente la coincidenza che, dopo aver lavorato con l’attore irlandese, sia proprio lui a raccoglierne il testimone nel ruolo del villain dei fumetti in The Batman di Matt Reeves.

 
 

Wolverine: perché a Hugh Jackman non importa se il ruolo passa a un altro?

Dopo ben nove apparizioni cinematografiche, Hugh Jackman, con Logan, ha detto addio al personaggio di Wolverine lo scorso inverno. Adesso, per il futuro, è plausibile che si cerchi un nuovo attore per interpretare il ruolo del mutante artigliato, ma sembra che a Jackman questa cosa non crei problemi.

Sappiamo di Christian Bale e della sua possessività nei confronti di Batman, e di Jack Nicholson che pare aver commentato la scelta di Heath Ledger come Joker, ma nessun attore che ha passato a un altro il suo ruolo sembra aver avuto la classe di Hugh quando ha spiegato perché non è geloso del suo Wolverine, che ha interpretato per 17 anni.

Parlando con THR di questo argomento, Hugh Jackman ha raccontato di quando ha ottenuto la parte, a discapito di Dougray Scott, che preferì invece il franchise di Mission Impossible all’epoca.

Hugh Jackman nella prima foto di The Front Runner, di Jason Reitman

Ecco cosa ha raccontato Jackman: “L’ho incontrato diverse volte (riferito a Scott, ndt) e gli ho chiesto scusa ma lui mi ha detto ‘Sono solo affari, ma tu hai appena ottenuto uno dei più grandi ruoli disponibili, quindi spacca tutto’. Ricordo di essere rimasto così impressionato dalla sua classe, e spero di essere abbastanza uomo da fare lo stesso, quando capiterà che a qualcun altro andrà il ruolo di Wolverine, farò esattamente lo stesso… e mi sento davvero felice di essere parte di questa eredità del personaggio. Credo che ruolo così grandi, personaggi così vivano ben altre l’attore che li interpreta. Bond, Superman, Batman…”. 

Senza dubbio Hugh Jackman ha raggiunto uno status e una sicurezza per cui darà la sua benedizione al prossimo che indosserà gli artigli del Mutante Canadese!

 
 

Wolverine: per Simon Kinberg è “impossibile” sostituire Hugh Jackman

Ormai è ufficiale che Hugh Jackman concluderà la sua lunga e fortunata carriera da Wolverine con il terzo film stand alone del mutante con gli artigli di adamantio. Tuttavia sappiamo anche che un personaggio così amato e importante nelle storie degli X-Men non potrà rimanere lontano dal grande schermo per molto tempo.

Si parla già di recasting quindi e di quale attore può essere in grado di raccogliere un testimone così pesante. Per il protuttore Simon Kinberg la risposta è semplice e complicata allo stesso tempo. Ecco cosa ha dichiarato a Digital Spy durante la visita al set di X-Men Apocalypse:

Credo fermamente che sia necessario trovare un modo per raccontare nuove storie di Wolverine. Quindi o convinciamo Hugh a tornare, a continuare a mangiare pollo e ad allenarsi in palestra per qualche mese, o troviamo una soluzione creativa per andare avanti. In tutta onestà, non riesco a immaginare nessun altro in quel ruolo, e non ci sono molti personaggi per cui potrei dirlo.

E voi che ne pensate? Quanto sarà difficile trovare un nuovo Wolverine?

 
 

Wolverine: Luke Hemsworth, fratello di Chris, si candida per il ruolo

Luke Hemsworth, fratello di Chris e Liam, noto per la serie tv Westworld, ha ammesso che vorrebbe interpretare Wolverine sul grande schermo. Ad oggi, la fama dell’iconico personaggio Marvel è indissolubilmente legata a Hugh Jackman, che ha interpretato il mutante al cinema per oltre quasi 20 anni.

Sappiamo che Logan – The Wolverine di James Mangold ha ufficialmente segnato l’ultima apparizione dell’attore australiano nei panni del personaggio che gli ha regalato la fama internazionale e adesso, anche sulla scia dell’acquisizione della Fox da parte della Disney, ci sarà un nuovo attore – probabilmente più giovane – che raccoglierà l’eredità di Jackman e andrà ad interpretare una nuova iterazione di Wolverine nel più ampio MCU.

Al momento non sappiamo ancora quali siano i piani dei Marvel Studios in merito all’introduzione dei mutanti nel loro universo condiviso, ma è chiaro che Wolverine sia un ruolo che farebbe gola a qualsiasi attore, anche se è evidente il peso di raccogliere un’eredità alquanto importante come quella lasciata da Hugh Jackman.

Adesso, in una recente intervista con Screen Rant in occasione della promozione del suo nuovo film Death of Me, Luke Hemsworth ha rivelato che amerebbe interpretare il personaggio e che ha iniziato a pensare alla cosa dopo il suo cameo in Thor: Ragnarok di Taika Waititi (l’attore ha interpretato uno dei membri del gruppo di attori che mettono in scena gli eventi di The Dark World, impersonificando proprio il Dio del Tuono).

“Mi piacerebbe molto”, ha spiegato l’attore. “Sono cresciuto con loro. Ho imparato a disegnare attraverso i fumetti… ho iniziato a copiarli più o meno dall’età di 10 anni. Spawn era un grande per me. Ho davvero adorato il personaggio di Todd McFarlane. E poi Batman: avrei sfidato Robert Pattinson per quei guanti. E poi c’è Wolverine! Lo voglio dire: “Diamo quella parte ad un altro australiano’. Forse dovrò farmi crescere un bel po’ di peli sul petto, ma sono assolutamente pronto per Wolverine.”

 
 

Wolverine: lo zampino di Kevin Feige nel look di Hugh Jackman

wolverine

Durante la sua ultima intervista con Vanity Fair, Kevin Feige, boss Marvel Studios, ha raccontato di quando ha lavorato al fianco di Bryan Singer nella prima trasposizione cinematografica degli X-Men.

In particolare, Feige ha spiegato che è stato grazie al suo intervento che il look di Hugh Jackman, nei panni di Wolverine, è stato realizzato omaggiando quello dei fumetti.

Jackman è profondamente diverso, fisicamente, dal suo mutante, eppure è entrato subito nel cuore dei fan. Magari anche grazie al look “cornuto” del personaggio, che richiama in qualche modo la maschera della tutina gialla che il suo personaggio non ha mai indossato.

Feige ha spiegato anche che il look non era ben visto all’inizio, perché si pensava potesse risultare ridicolo, tuttavia su quella pettinatura è stato poi basato uno dei migliori personaggi dell’intera storia dei cinecomics.

“Non mi è mai piaciuta l’idea per cui le presone non provano nemmeno a fare certe cose perché queste cose hanno un alto potenziale di risultare ridicole o sciocche. Tutto o quasi quello che c’è nei fumetti ha un enorme potenziale di risultare stupido. Ma questo non vuol dire che non bisogna lo stesso provare a renderlo bello.”

Wolverine: perché a Hugh Jackman non importa se il ruolo passa a un altro?

La scelta di Feige ha influenzato X2, X-Men:Conflitto FinaleX-Men: Giorni di un Futuro PassatoI ciuffi laterali sono stati leggermente mitigati in X-Men Le Origini: Wolverine e in The Wolverine, mentre è stato completamente abbandonato in Logan.

L’atteggiamento propositivo e azzardato di Kevin Feige gli ha permesso non solo di conferire al Wolverine di Jackman il suo iconico look cinematografico, ma ha anche portato Feige a capo dei Marvel Studios, i quali hanno creato il franchise di maggior successo al box office di tutti i tempi.

Ogni giorno, Feige compie scelte in bilico tra il ridicolo e il cool, correndo anche qualche rischio, che fino a questo momento ha sempre pagato.

Fonte: Vanity Fair

 
 

Wolverine: le audizioni per il sostituto di Hugh Jackman

Wolverine attore

Nella speranza di trovare il nuovo Wolverine, l’anchorman Conan O’Brien ha cercato l’erede di Hugh Jackman. Il risultato però non è stato dei migliori, visto che ai suoi provini si sono presentati Larry King, Betty White, Hannibal Buress, Patton Oswald e Nick Offerman.

 
 

Wolverine: la scena preferita di Hugh Jackman nei panni di Logan

Mentre si appresta a prestare per l’ultima volta il suo corpo e il suo volto a Wolverine, Hugh Jackman sta promuovendo Pan di Joe Wright, ma ovviamente tutti vogliono sapere di più sul suo mutante.

Nell’intervista che vi proponiamo Hugh suggerisce al prossimo pretendente al ruolo di Wolverine di cominciare ad allenarsi sei mesi prima delle riprese perché per lui è stata dura dover entrare nel fisico di Wolverine. “Abbiamo dovuto nascondere parecchie cose – ha confessato – e se guardi attentamente il primo film, c’è una certa trasformazione fisica nel suo corso”. Per quanto riguarda la sua scena preferita nei panni del mutante con gli artigli di adamantio, Jackman non ha dubbi: “Il cameo in X-Men l’Inizio”.

Ecco di seguito l’intervista che Digital Spy ha fatto all’attore australiano in occasione della presentazione del film.

Wolverine 3, per la regia di James Mangold, arriverà nei cinema il 3 marzo 2017. David James Kelly ha scritto la bozza iniziale dello script, che è stata successivamente riscritta da Michael Green (Smallville, Heroes, Green Lantern). Le riprese dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2016. Ulteriori voci non confermate, ipotizzano che il film si baserà sul fumetto Vecchio Logan (Old Man Logan), scritto da Mark Millar e disegnato da Steve McNiven nel 2008.

 
 

Wolverine: la Marvel ha trovato la nuova voce del personaggio

Wolverine moglie

Lo scorso Febbraio, con Logan, Hugh Jackman ha detto addio a Wolverine, personaggio dei fumetti Marvel, in forze alla Fox, che ha fatto la fortuna dell’attore, il quale, allo stesso tempo, ha contribuito a rendere il personaggio una vera icona per il grande pubblico.

Adesso, in occasione dell’esordio della Marvel su Stitcher Premium, la casa delle Idee ha trovato la nuova voce del personaggio: Richard Armitage, il Thorin de Lo Hobbit.

Logan – The Wolverine recensione del film con Hugh Jackman

Si tratta chiaramente soltanto di un podcast, una trasmissione radiofonica che non avrà nulla a che fare con il futuro del personaggio al cinema, ma è chiaro che Wolverine è ancora vivo nel cuore dei fan, e forse prima di quanto immaginiamo, potrebbe tornare sul grande schermo.

La trasmissione, intitolata Wolverine: The Long Night, sarà di dieci episodi ed stata scritta da Benjamin Percy, della DC Comics. L’attore britannico presterà la voce a Logan.

La storia comincia con due agenti, Sally Pierce e Tad Marshall, che arrivano nella città di Burns, Alaska, per investigare su una serie di omicidi. Il duo si unisce al vice Bobby Reid per investigare sul maggiore sospettato, Logan, ma questo si rivela essere solo la punta dell’iceberg.

La trasmissione esordirà su Stitcher Premium nella primavera del 2018, prima di essere diffusa più ampiamente nell’autunno 2018.